Sulla pubblicità dei lavori:
Mollicone Federico , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULLE TEMATICHE AFFERENTI AL LAVORO SPORTIVO
Audizione di rappresentanti dell'Associazione italiana calciatori (AIC) e Confederazione italiana degli sportivi (CIDS), dell'Associazione nazionale atlete (Assist), della Federazione italiana nuoto (FIN) Toscana, della Lega di pallavolo di serie A, della Federazione italiana pallavolo (FIPAV), dell'Istituto nazionale tributaristi (INT), dell'Osservatorio italiano Esports, delle Associazioni sportive e sociali italiane (ASI), del Collegio nazionale maestri di sci, della Federazione italiana hockey (FIH), di AssoDanza Italia e di ANIF
Eurowellness
.
Mollicone Federico , Presidente ... 3
Calcagno Umberto , presidente dell'Associazione italiana calciatori (AIC) e della Confederazione italiana degli sportivi (CIDS) intervento in videoconferenza ... 3
Mollicone Federico , Presidente ... 5
Pesoli Loredana , Responsabile delle relazioni istituzionali dell'Associazione nazionale atlete (Assist) ... 5
Mollicone Federico , Presidente ... 6
Bresci Roberto , presidente della Federazione italiana nuoto (FIN) Toscana, intervento in videoconferenza ... 6
Mollicone Federico , Presidente ... 7
Righi Massimo , presidente della Lega di pallavolo di serie A intervento in videoconferenza ... 8
Mollicone Federico , Presidente ... 9
Guarino Giancarlo , consulente legale della Federazione italiana pallavolo (FIPAV) ... 9
Mollicone Federico , Presidente ... 10
Pucciarmati Tiziana , consigliere nazionale dell'Istituto nazionale tributaristi (INT) intervento in videoconferenza ... 10
Mollicone Federico , Presidente ... 11
Caputo Luigi , fondatore e amministratore delegato dell'Osservatorio italiano Esports e Amministratore delegato di Sport Digital House ... 12
Mollicone Federico , Presidente ... 13
Minunzio Emilio , vicepresidente delle Associazioni sportive e sociali italiane (ASI) ... 13
Mollicone Federico , Presidente ... 14
Cuc Giuseppe , presidente del Collegio nazionale maestri di sci, intervento in videoconferenza ... 14
Bonelli Maurizio , presidente dell'Associazione maestri di sci italiani, intervento in videoconferenza ... 15
Mollicone Federico , Presidente ... 15
Mignardi Sergio , presidente della Federazione italiana hockey (FIH) intervento in videoconferenza ... 15
Mollicone Federico , Presidente ... 16
Baldassari Miriam , presidente di AssoDanza Italia ... 16
Mollicone Federico , Presidente ... 18
Duregon Giampaolo , presidente di ANIF EuroWellness ... 18
Mollicone Federico , Presidente ... 19
Perissa Marco (FDI) ... 19
Mollicone Federico , Presidente ... 20
Perissa Marco (FDI) ... 20
Berruto Mauro (PD-IDP) ... 21
Mollicone Federico , Presidente ... 23
Mignardi Sergio , presidente della Federazione italiana hockey (FIH) intervento in videoconferenza ... 23
Pesoli Loredana , responsabile delle relazioni istituzionali dell'Associazione nazionale atlete (ASSIST) ... 24
Duregon Giampaolo , presidente di ANIF EuroWellness ... 24
Bellotti Stefano , segretario generale della Federazione italiana pallavolo (FIPAV) ... 24
Mollicone Federico , Presidente ... 24
Perissa Marco (FDI) ... 24
Mollicone Federico , Presidente ... 25
Berruto Mauro (PD-IDP) ... 25
Mollicone Federico , Presidente ... 26
Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA VII COMMISSIONE
FEDERICO MOLLICONE
La seduta comincia alle 13.15.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata, oltre che con la redazione del resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione di rappresentanti dell'Associazione italiana calciatori (AIC) e Confederazione italiana degli sportivi (CIDS), dell'Associazione nazionale atlete (Assist), della Federazione italiana nuoto (FIN) Toscana, della Lega di pallavolo di serie A, della Federazione italiana pallavolo (FIPAV), dell'Istituto nazionale tributaristi (INT), dell'Osservatorio italiano Esports, delle Associazioni sportive e sociali italiane (ASI), del Collegio nazionale maestri di sci, della Federazione italiana hockey (FIH), di AssoDanza Italia e di ANIF Eurowellness .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle tematiche afferenti al lavoro sportivo, di rappresentanti dell'Associazione italiana calciatori (AIC) e Confederazione italiana degli sportivi (CIDS), dell'Associazione nazionale atlete (Assist), della Federazione italiana nuoto (FIN) Toscana, della Lega di pallavolo di serie A, della Federazione italiana pallavolo (FIPAV), dell'Istituto nazionale tributaristi (INT), dell'Osservatorio italiano Esports, delle Associazioni sportive e sociali italiane (ASI), del Collegio nazionale maestri di sci, della Federazione italiana hockey (FIH), di AssoDanza Italia e di ANIF Eurowellness.
Iniziamo con l'audizione dei rappresentanti dell'Associazione italiana calciatori, AIC, e della Confederazione italiana degli sportivi. Saluto e ringrazio il dottor Umberto Calcagno, presidente dell'AIC, che partecipa all'audizione in videoconferenza. Ricordo che l'intervento dovrà essere contenuto in cinque minuti. Chiedo poi ai colleghi di essere veloci anche con i quesiti, in modo da permettere la prosecuzione di tutte le altre audizioni. Grazie.
UMBERTO CALCAGNO, presidente dell'Associazione italiana calciatori (AIC) e della Confederazione italiana degli sportivi (CIDS) intervento in videoconferenza. Buongiorno. Grazie ai presidenti Mollicone e Rizzetto e a tutti i deputati e le deputate che compongono le due Commissioni per l'invito che ho ricevuto come presidente dell'Associazione italiana calciatori, ma anche, se non soprattutto, come presidente della Confederazione italiana degli sportivi, che riunisce al suo interno tutte le associazioni maggiormente rappresentative di atlete, atleti, allenatori e allenatrici in Italia.
L'indagine conoscitiva sul lavoro sportivo ci riguarda molto da vicino e riguarda atleti e atlete di altissimo livello che hanno portato anche di recente, ad esempio con la pallavolo, i nostri colori sul tetto del mondo, sia al maschile e sia al femminile: ragazzi e ragazze che sono sconosciuti al nostro sistema previdenziale e al nostro sistema assicurativo e che hanno bisogno di tutele, di un riconoscimento e di una dignità professionale. Oggi facciamo tutti finta che facciano un altro mestiere.
Anche per il riconoscimento questo provvedimento ha un'importanza fondamentale per chi vive di sport a livelli più bassi, per Pag. 4chi sostenta se stesso e i propri familiari con l'attività sportiva, che svolge formalmente a livello dilettantistico, ai sensi dell'articolo 2 della legge n. 91. Non sono soltanto atleti e atlete, ma anche allenatori e allenatrici, istruttori e istruttrici, maestre e maestri: tutti quei soggetti ai quali tutti noi affidiamo lo sport dei nostri figli sul territorio, le società sportive dilettantistiche, che meritoriamente svolgono questa attività.
Al di là della sensibilità di tanti parlamentari, che in modo trasversale, anche insieme al ministro Abodi, si interessano da tanto tempo delle nostre questioni, è arrivato il momento di interessarsene in maniera concreta e questo provvedimento darà la possibilità di far fare a tutto il mondo dello sport un salto di qualità vero.
Dobbiamo però anche ricordarci che fare politica interessandosi di sport, come in tutti gli altri ambiti, significa anche trovare le risorse. Oggi, al di là della copertura che il decreto contiene in merito al versamento dei contributi previdenziali, abbiamo bisogno di fare un vero salto di qualità.
Siamo personalmente molto delusi da tutto ciò che non è avvenuto e che poteva essere: il PNRR, Next Generation EU in materia di lavoro giovanile e di lavoro al femminile, ci aveva fatto sperare che ben altre risorse sarebbero state assegnate proprio a provvedimenti come quello in discussione oggi. Questo non è avvenuto. Crediamo che ci debba essere da parte della politica e di tutti noi una presa di coscienza che, al di là di queste coperture nell'immediatezza, c'è bisogno di fondi strutturali dedicati allo sport. Ci auguriamo che in questa legislatura lo sport entri finalmente in Costituzione, e che ci entri come una grande agenzia educativa, al fianco della scuola e delle famiglie.
Dobbiamo evitare che anche la crisi generata dalla pandemia metta proprio le famiglie e le società dilettantistiche, cioè chi opera sul territorio, l'uno contro l'altro, quasi in una sfida tra poveri, che rappresenta, probabilmente anche nell'istituto del vincolo sportivo, la punta di un iceberg di tante storture che oggi abbiamo.
La politica – ma anche tutti noi – se ne deve interessare, trovando le giuste modalità per finanziare una delega in bianco che lo sport ha sempre dato ai privati all'interno dei nostri territori. Non ne dubito: anche la celerità e le modalità con le quali state affrontando questi lavori lasciano ben sperare sui futuri provvedimenti.
Nei prossimi giorni invieremo anche delle memorie scritte: segnalo tecnicamente alla vostra attenzione alcuni aspetti, in modo molto rapido.
Abbiamo un problema già riscontrato sull'apprendistato professionalizzante che è già entrato all'interno del mondo del sistema sportivo e del calcio, in particolare. I versamenti, purtroppo, ci consta che siano in questo momento inseriti all'interno del fondo lavoratori ordinari e non all'interno, invece, dell'ex fondo sportivo, l'ex ENPALS, che oggi è confluito all'interno dell'INPS. Questo ci crea problemi molto grandi. Oggi la carriera di uno sportivo professionista è ben al di sotto dei dieci anni, e se tre anni di questi vengono svolti con versamenti previdenziali che poi creano problemi di ricongiunzione o di altro tipo, non è un aspetto di poco conto. Altrettanto, per il futuro lavoratore sportivo abbiamo un problema di versamenti alla gestione separata dell'INPS. Anche in questo caso capiterà molto spesso – non soltanto nel calcio, ma anche in altri sport, come ad esempio il basket o altri sport dove ci sono possibilità di professionismo, ex articolo 2 della legge n. 91 del 1981 – di avere comunque dei contributi da lavoratore sportivo che poi non si possono ricongiungere all'attività sportiva professionistica che eventualmente questi atleti e queste atlete potrebbero svolgere. C'è anche un problema che riguarda l'ex CIV, che prima era l'ENPALS, dove gli atleti e le atlete erano rappresentati, ma oggi, da quando è confluita all'interno dell'INPS, nonostante la legge lo abbia previsto, non siamo mai entrati a farne parte.
Vi segnalo che il principio formalistico che c'è all'interno del mondo professionistico oggi, con l'articolo 4 della legge n. 91, andrebbe probabilmente riproposto, magari con una modalità meno invasiva, anche nel sistema del futuro lavoratore sportivo,Pag. 5 con i contratti collettivi, ma anche con un modulo allegato a questi, da depositare all'interno delle federazioni, perché non scordiamoci che poi i controlli e tutto ciò che deriva anche dall'articolo 12 della legge n. 91 – che oggi è saltato, io credo, per un mero errore di compilazione del decreto legislativo n. 36 – costituiscono un altro aspetto molto importante e molto di attualità che vi segnalo in quanto riguarda i controlli sulle società sportive professionistiche che il CONI demanda alle federazioni. L'articolo 12 della legge n. 91 è alla base di tutto ciò che le federazioni che hanno un sistema professionistico possono e devono fare a livello di iscrizione al campionato e di controlli durante la stagione sportiva.
Vi ringrazio ancora per l'invito.
PRESIDENTE. Grazie a lei, dottor Calcagno. Procedo con Loredana Pesoli, Responsabile delle relazioni istituzionali dell'Associazione nazionale atlete, Assist. Prego.
LOREDANA PESOLI, Responsabile delle relazioni istituzionali dell'Associazione nazionale atlete (Assist). Grazie, presidente, per l'invito.
Assist è un'associazione che da più di vent'anni opera a fianco delle atlete, ma anche degli atleti, che hanno sostanzialmente le stesse problematiche da risolvere laddove non viene riconosciuto il loro ruolo di lavoro sportivo.
Il decreto legislativo n. 36 ha lasciato aperti ancora molti fronti e non ha chiarito molti aspetti di quelli che ci aspettavamo, soprattutto sul lato di genere, laddove le atlete, pur avendo determinato per il Paese grandi livelli di eccellenza, ancora oggi sono considerate dilettanti in ogni forma di attività sportiva.
Quello che a noi è parso effettivamente presente in tutti questi decreti legislativi e anche nel dibattito che si è svolto su questi, è la presenza di bias cognitivi che non hanno dato mai la possibilità di approfondire fino in fondo le tematiche relative alla presenza delle donne nel mondo dello sport e alle loro peculiari e particolari esigenze di assetto interno alle attività sportive. Tra l'altro, anche recentemente abbiamo assistito a questioni legate alla gravidanza, alla maternità, ultimamente anche alla funzione di allattamento. Soprattutto in una fase in cui l'attenzione è molto orientata al valore della maternità e a tutto ciò che a questa afferisce, ci aspettiamo davvero un'attenzione particolare a tutti questi aspetti.
Nel decreto legislativo n. 36 è presente una frase che pone qualche dubbio e qualche interrogativo inquietante, laddove si dice che, in assenza di determinate disposizioni di legge, si attiveranno tutte le procedure legate a maternità, gravidanza, e altro; quindi, noi temiamo che questa possa essere una via di fuga pericolosa, laddove invece si dovrebbero riconoscere profondamente questi aspetti legati anche all'attività delle atlete.
Per quanto riguarda la questione posta, il riconoscimento del lavoro sportivo, sappiamo che da tempo ormai non si tratta più di un'acquisizione di consenso di principio, ma siamo di fronte a molti elementi dirimenti rispetto alle problematiche di natura economica. Ma ormai questa affermazione davvero ha perso potenzialità e potenza anche nel dibattito che si è aperto nell'opinione pubblica, perché spesso sono state dettate forti riforme e forti modifiche nei tanti ambiti: questi aspetti sono stati in qualche modo affrontati e lentamente superati. Quindi credo che l'attenzione debba essere rivolta anche a una maggiore capacità di utilizzo dei finanziamenti esistenti, che forse sono stati fino a oggi dirottati, magari in buona fede, soltanto su alcuni settori e in alcuni filoni: parlo – ma non per criticare, semmai per ottimizzarne l'utilizzo – dei finanziamenti rivolti ai corpi militari, che avrebbe dovuto essere un'opzione in qualche modo momentanea ed è invece diventata, come spesso accade, più che definitiva. Con questo non voglio dire che vogliamo escludere questo aspetto, ma senz'altro ottimizzarlo e magari renderlo fruibile a un maggior numero di soggetti.
In via definitiva, dovremmo anche ragionare sul fatto che per noi è fondamentale che sia il legislatore, sempre e comunque, a determinare il perimetro di definizione del lavoro sportivo, senza delegare Pag. 6questo compito a nessuna federazione, a nessuna società sportiva, perché il lavoratore sportivo e la lavoratrice sportiva sono soggetti che hanno diritto, per cittadinanza, a questo riconoscimento, e che arrivi dalla fonte più importante di definizione, non da fonti secondarie, quindi senza alcuna surroga. Abbiamo detto più volte che rilasciare, invece, questa delega quasi in bianco è come dire a Confindustria di decidere lei stessa quali delle industrie associate possa essere riconosciuta come portatrice di lavori professionali rispetto al lavoro e quali no; quindi, qualcun altro decide se dirigenti, quadri, impiegati e operai sono tali o se sono semplicemente dilettanti che vanno là tutti i giorni per otto/dieci ore. Le garanzie devono essere assolutamente vincolate alla volontà del legislatore.
Le nostre atlete lamentano da tanti anni un disinteresse alla loro condizione di vita e di lavoro: hanno diritti riconosciuti, ma vedono ancora in qualche modo minimizzata e lasciata sulle loro spalle tutta la problematica legata alle malattie, alla gravidanza, al puerperio, financo all'allattamento. Sono proprio di questi giorni alcuni interventi rispetto al fatto che le atlete che tornano a fare attività sportiva a livello agonistico debbano essere garantite anche nella fase di allattamento dei loro bambini. Noi crediamo che una società aperta e veramente interessata alla maternità, a questo importante momento della vita delle atlete, debba rendersi conto nel decreto stesso, nella legge, che questi aspetti vanno tutelati assolutamente. Chiediamo in questa seduta, in questa audizione, che questo diventi uno degli aspetti prioritari del nuovo decreto.
Le garanzie per la fine del periodo di impegno agonistico e sportivo sono nel decreto ancora fumose e contraddittorie, così come fumosa e contraddittoria è ancora, nella parte della formazione, la garanzia della cosiddetta doppia carriera per atleti e atlete: non è prevista la possibilità di permessi, così come per altre categorie di lavoratori e lavoratrici, dedicati alla preparazione degli esami e a sostenere esami di maturità, ancorché universitari. Questo è un altro aspetto che dovrebbe essere, secondo noi, messo a fuoco.
Per quanto riguarda poi la distinzione delle varie classificazioni dei lavoratori e delle lavoratrici sportive, abbiamo interesse che ci sia una netta distinzione, perché questo è a garanzia di tutti, tra le attività di volontariato e le attività prettamente di lavoro. Così come significhiamo che, per quanto riguarda il volontariato – così come per tante altre attività che affiancano spesso il lavoro ordinario delle persone o che hanno una valenza di tipo intenzionale perché si è particolarmente vicini al mondo dello sport – non debbano superare dei limiti di riconoscimento economico, che sono sufficienti nel decreto, per essere a copertura dell'impegno di un volontario o di una volontaria, che evidentemente si avvicinano anche a queste attività in maniera discontinua, a volte in maniera estemporanea.
Un'altra preoccupazione è legata al fatto che con la normativa nuova e vigente potrebbe corrersi il rischio di aggirare il dettato normativo con l'utilizzo dei voucher; chiedo una riflessione su questo perché ci pare che ci sia questo rischio con la nuova normativa.
Per quanto riguarda il livello della no-tax area, probabilmente in fase poi di modifica anche del testo sulla riforma fiscale, questo potrebbe essere da ritoccare.
Crediamo che anche per quanto riguarda il report di tutti i finanziamenti erogati allo sport, sia necessario un rendiconto semestrale a tutti i livelli. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei. Proseguiamo con l'audizione del dottor Roberto Bresci, presidente della Federazione italiana nuoto, FIN, Toscana. Saluto e ringrazio il dottor Bresci, che partecipa all'audizione in videoconferenza.
ROBERTO BRESCI, presidente della Federazione italiana nuoto (FIN) Toscana, intervento in videoconferenza. Buongiorno a tutti. Grazie a lei, presidente, e a tutti gli onorevoli e ai colleghi presenti, in presenza e in videoconferenza.
Cercherò di limitarmi al tempo che mi è stato assegnato, senza ulteriori preamboli.Pag. 7 Sono un dirigente della Federazione italiana nuoto, in quanto presidente del Comitato regionale toscano.
La riforma del lavoro sportivo era una necessità oramai inderogabile e quindi anche dai nostri organismi è stata accolta con favore, anche a seguito di tutto il copioso contenzioso che si era verificato negli ultimi anni; non dimentichiamo le famose sentenze della Corte di cassazione del 2020 e 2021, che hanno riconosciuto come lavoratori subordinati molte figure che erano state negli anni precedenti incaricate nei rapporti di collaborazione di natura sportiva.
Il mio intervento sarà prevalentemente di natura tecnico-specifica, cercando di esemplificare quelli che sono, a nostre parere, le modifiche e gli interventi che necessitano di un maggiore approfondimento. Partiamo dall'articolo 25, dove viene definita la figura del lavoratore sportivo tra tutti coloro che svolgono mansioni rientranti sulla base dei regolamenti dei singoli affilianti, tra quelle necessarie per lo svolgimento dell'attività sportiva. È evidente qui un chiaro rinvio ai regolamenti delle federazioni sportive nazionali, degli enti di promozione sportiva e delle discipline sportive associate, alle quali viene rimesso l'onere e l'onore di disciplinare quali sono le mansioni rientranti ai fini dello svolgimento dell'attività sportiva. Riteniamo che forse sarebbe opportuno stabilire quanto meno un coordinamento e una verifica di quanto stanno predisponendo le singole federazioni e gli enti di promozione, così come le discipline sportive associate, al fine di essere preparate al 1° luglio, con l'entrata in vigore della nuova normativa, sulla definizione di queste figure.
All'articolo 25, comma 6, si fa riferimento alla figura del lavoratore sportivo, quando questi è rappresentato da dipendenti delle pubbliche amministrazioni. La normativa fa riferimento alle prestazioni di natura gratuita, qualora vengano svolte dai dipendenti delle pubbliche amministrazioni, per le quali non è necessaria nessuna autorizzazione, bensì una semplice comunicazione. Qualora, invece, la figura del pubblico dipendente percepisca un corrispettivo, e quindi venga attratto nell'alveo dei lavoratori sportivi, è necessaria l'autorizzazione dell'amministrazione pubblica. È chiaro che in questi termini si rischia di lasciare un'ampia discrezionalità ai dirigenti della pubblica amministrazione, se autorizzare o meno il proprio dipendente a svolgere l'attività di lavoratore sportivo. Probabilmente sarebbe opportuno fissare limiti di orario o di compenso, al di sotto dei quali non è necessaria l'autorizzazione da parte dell'ente concedente.
Proseguendo sempre nell'analisi del dettato normativo, all'articolo 28, ove si fa riferimento alla presunzione del lavoro sportivo in ambito dilettantistico, ricomprendendo tra le collaborazioni coordinate e continuative, uno dei due requisiti richiesti per essere attratti nell'area delle collaborazioni coordinate e continuative è quello che la prestazione non superi le diciotto ore settimanali. Ebbene, su questo limite e su questo parametro dettato dalla lettera a) dell'articolo 28 sarebbe necessario, a nostro parere, fare ulteriori approfondimenti e quanto meno specificare qual è il perimetro temporale entro il quale le diciotto ore devono essere valutate. Mi spiego meglio: andrebbe chiarito se le diciotto ore devono essere verificate all'interno di ogni singola settimana oppure prevedere un arco temporale medio, facendo riferimento all'intera stagione sportiva.
Un altro problema che si può verificare nel momento in cui si fa riferimento alle collaborazioni coordinate e continuative è quello del cumulo fiscale della franchigia di imposta fino a 15.000 euro con gli altri redditi eventualmente percepiti dal lavoratore sportivo.
Andando ancora rapidamente in sintesi, concludo velocemente facendo riferimento all'articolo 34 e al premio INAIL previsto anche per le figure dei volontari e dei collaboratori coordinati e continuativi sotto i 5.000 euro. Si ritiene che questo provvedimento sia eccessivamente oneroso per tali figure.
La ringrazio, presidente.
PRESIDENTE. Grazie. Passo ora la parola al dottor Massimo Righi, presidente Pag. 8della Lega di pallavolo di serie A, in videoconferenza.
MASSIMO RIGHI, presidente della Lega di pallavolo di serie A intervento in videoconferenza. Buonasera. Grazie presidente e grazie signori deputati dell'opportunità che ci avete concesso. Sarò molto breve e poi, come anticipato da lei, invierò un documento di sintesi un po' più specifico rispetto a quello che dirò.
Ho sentito l'intervento precedente. Anche noi siamo dell'idea che le diciotto ore settimanali per l'attività sportiva dei lavoratori, affinché non venga riconosciuta la presunzione del rapporto di lavoro subordinato, possano essere non sufficienti e, soprattutto, siamo dell'idea che sia importante specificare se è una media settimanale o se deve essere rapportata all'intera durata del contratto, perché abbiamo situazioni di preparazione estiva dei giocatori, piuttosto che pause invernali; ci sono feste o attività delle nazionali che possono compromettere un po' questo tipo di calcolo. Quindi condividiamo l'idea di fare una media settimanale, rapportata però all'intera durata del contratto.
L'altra cosa che ci lascia quanto meno desiderosi di un chiarimento è il tema dell'erogazione dei premi, che, nata per risolvere il problema dei giocatori delle nazionali che partecipano ai ritiri, soprattutto a livello dilettantistico, per poterli in qualche maniera ricompensare, rischia di far sì che qualche società, come abbiamo già ascoltato, dica: «Io quest'anno metto un premio salvezza altissimo, anche se sono la squadra favorita per lo scudetto, perché in questa maniera avrò un significativo abbattimento delle tasse, perché c'è una ritenuta secca che è sicuramente più bassa di quello che può essere l'imponibile al quale invece deve essere sottoposto il compenso da prestazione sportiva». Non so come si possa intervenire, o se si può intervenire. Sicuramente, in sede di concertazione nella redazione dell'accordo e del contratto collettivo, che stiamo facendo con le associazioni di categoria, cercheremo di mettere una percentuale massima del premio rispetto al contratto. Chiaramente sono premi sottoposti ad alea, perché è la salvezza, piuttosto che la vittoria, piuttosto che altre cose, negli sport di squadra – negli sport individuali ci sono altri generi di obiettivi – però vorremmo che ci fosse una proporzione logica e non un tentativo di elusione della normativa.
L'altro tema che ci sta molto a cuore – e anche qui vi chiediamo di comprendere meglio qual è la norma – è la difficoltà nel capire in materia di decontribuzione sulla contribuzione previdenziale se debba essere fatto il calcolo sulla riduzione del 50 per cento dell'aliquota contributiva o se sia una riduzione del 50 per cento dell'imponibile contributivo; abbiamo notato che in alcuni atti della VII Commissione stessa si parla di una riduzione del 50 per cento delle aliquote, mentre nella relazione illustrativa del decreto si parla in un altro senso. Chiaramente cambia molto se è una riduzione dell'imponibile contributivo o se è una riduzione, viceversa, dell'aliquota contributiva. Per cui siamo dell'idea che ci debba essere una riduzione che salvi le società sportive, e quindi che sia una riduzione dell'aliquota contributiva tout court, perché dal 25 per cento passa al 12,5 per cento per i prossimi cinque anni: questo consentirebbe la sostenibilità di questa operazione, di questo nuovo intervento, che sposiamo perché siamo molto contenti di ciò che si sta facendo con la riforma della legge sullo sport, ma al tempo stesso siamo messi in grossa difficoltà se gli aiuti non sono adeguati.
La penultima specifica è l'IRAP, che è un altro costo nuovo che si va ad aggiungere ai costi delle società. Era un costo forse un po' imprevisto per noi, che però ha un peso notevole. Per cui chiediamo, anche in questo caso, che l'IRAP non rilevi ai fini del calcolo, nel senso che i compensi degli sportivi dilettanti non rilevino ai fini del calcolo della base imponibile per l'IRAP; altrimenti, anche in questo caso, avremmo un ulteriore appesantimento delle già difficili situazioni finanziarie dei club dilettantistici, che si vedrebbero, molto probabilmente, costretti a fare delle scelte piuttosto complicate.
In ultima analisi, volevo semplicemente fare un'esortazione alle Commissioni, chiedendoviPag. 9 di aiutarci anche nel credito d'imposta per le sponsorizzazioni sportive. So che non è materia di queste Commissioni, quindi non lo approfondisco, però vi chiedo solo di avere sensibilità verso questo tema.
Gentile presidente, grazie per l'opportunità. Ribadisco, noi siamo contenti che il mondo dello sport dilettantistico trovi un suo riconoscimento, trovi quelli che sono i valori sociali che lo caratterizzano, e crediamo che in questa legge si possano trovare questi percorsi. Vi chiediamo solo che sia un percorso di sostenibilità, perché in questo momento senza sostenibilità non riusciamo ad andare avanti, e la selezione naturale non è sicuramente la strada migliore per lo sport in questo momento, nel senso che abbiamo bisogno che tutte le società sportive, sia di vertice che di base, possano essere ancora il fulcro dell'attività di tutti i nostri giovani, perché ricordiamoci che lo sport dilettantistico fondamentalmente è rivolto ai nostri giovani.
Grazie di tutto, signor presidente e signori deputati. Buon lavoro e grazie ancora per l'opportunità.
PRESIDENTE. Grazie a lei, dottor Righi. Ora abbiamo in audizione il dottor Stefano Bellotti, Segretario generale della Federazione italiana Pallavolo, FIPAV.
GIANCARLO GUARINO, consulente legale della Federazione italiana pallavolo (FIPAV). Buongiorno presidente, buongiorno onorevoli deputati. Sono l'avvocato Giancarlo Guarino, per conto del presidente e del Segretario generale della FIPAV. Ringrazio a nome della federazione per questa opportunità.
Anche il nostro è un intervento molto sintetico e su base tecnica, perché la federazione si sta preparando a dare applicazione alla riforma, incontrando una serie di problemi che riguardano sia la rielaborazione e l'implementazione dei regolamenti interni delle federazioni, sia la necessità di dare indicazioni alle società sportive, le quali sono i soggetti ultimi su cui impatterà, sotto i vari profili, la riforma. Abbiamo una serie di quesiti e di proposte, di tipo tecnico-pratico, che passo a elencare rapidamente.
Rispetto all'articolato della legge, gli articoli 7, 8 e 9, che riguardano gli adeguamenti degli statuti delle associazioni sportive, riteniamo che sia opportuno indicare un termine per questi adeguamenti, altrimenti sono indicazioni normative che rischiano di rimanere inattuate.
Per quanto riguarda l'articolo 25 – faccio presente che alcune delle nostre cose sono già state indicate dai colleghi che mi hanno preceduto – anche noi rileviamo questo enorme problema relativamente all'autorizzazione ai pubblici dipendenti in caso di ricezione di compensi per il lavoro sportivo. In particolare, per noi il problema è molto delicato per quanto concerne la funzione degli arbitri. Gli arbitri hanno sovente compensi largamente al di sotto dei 5.000 euro, però la formalità dell'ottenere l'autorizzazione dalle pubbliche amministrazioni di appartenenza rischia di mettere a repentaglio la loro disponibilità a svolgere le funzioni, e questo potrebbe riflettersi negativamente sull'organizzazione dei campionati. Quindi proponiamo la possibilità di un silenzio/assenso di trenta giorni dopo la comunicazione dell'incarico, oppure che, per almeno una fascia di compensi al di sotto dei 5.000 euro o altra fascia, si mantenga l'istituto della semplice comunicazione, come era previsto in precedenza. Questo, come ripeto, è per facilitare l'autorizzazione di queste posizioni.
Per quanto riguarda l'articolo 28 – il rapporto di lavoro nell'area dilettantistica – anche noi ci accostiamo alla necessità di chiarire e possibilmente elevare il tetto delle diciotto ore, chiarendo come debbano essere computate, ma soprattutto aumentandone il numero, perché va tenuto conto della particolarità dell'attività sportiva con riferimento alle fasi morte che non sono strettamente tecniche, quali gli spostamenti, le fasi pre-campionato, e altro, così come riferiva anche il dottor Righi della Lega di volley. Per quanto riguarda in generale i commi 3, 4 e 5 – concernenti l'implementazione delle modalità formali dell'instaurazione del rapporto di lavoro – intanto va rimediato alla carenza dell'indicazione nella norma delle federazioni sportive nazionali, delle discipline sportive associate,Pag. 10 degli enti di promozione sportiva, CONI, CIP, Sport e Salute, cioè tutti quei soggetti che possono essere datori di lavoro o comunque titolari di contratti e che devono, quindi, poter avere accesso alla modalità semplificata per l'instaurazione del rapporto. Conseguentemente, è assolutamente essenziale dare corso alla normazione di grado secondario che consenta la funzionalità delle modalità semplificate attraverso l'utilizzo del registro delle società sportive tenuto da Sport e Salute, affinché tutte queste funzionalità siano effettivamente messe a disposizione degli enti e delle società sportive. Da questo, secondo noi, dipende l'effettiva messa sul terreno della riforma nell'immediato. A latere di questo c'è anche una tematica forse non oggetto di legge, ma che sicuramente ha un grosso peso, ed è la duplicazione dei due registri, nel senso che il registro che è tenuto per legge da Sport e Salute, di fatto, ha una duplicazione che continua a essere gestita dal CONI, e questo comporta una duplicazione di oneri a carico delle società sportive.
Sul vincolo sportivo, vi è necessità di stabilire se la limitazione alla libertà contrattuale sia riferita solo all'area contrattualizzata e se si possa, in ipotesi, prefigurare una sopravvivenza del vincolo sportivo per le aree non contrattualizzate, quindi quelle che riguardano, per esempio, gli atleti master o le categorie non interessate dal fenomeno lavorativo.
Al comma 2 c'è bisogno di chiarire se il premio possa essere riconosciuto anche in presenza di successivi contratti di lavoro sportivo o, al contrario, nelle aree non contrattualizzate, quindi al di sotto, così come già è fatto, per tradizione pattizia, da molti sport di squadra nell'ambito delle federazioni.
Per quanto riguarda i controlli sanitari (articolo 32) raccomandiamo che non si duplichino, perché già gli sportivi sono controllati in base alla normativa sullo sport. La normativa sul lavoro pretende che i controlli sanitari siano unici e non doppiati, con il rischio di sovrapposizioni e sovraccarichi di costi.
Alla stessa stregua, come è stato già detto, sull'INAIL (articolo 34, comma 3) chiediamo che ci sia un'area di esenzione totale dall'adempimento al di sotto dei 5.000 euro, altrimenti si creerebbe uno scompenso con quella che è invece la disciplina per quanto riguarda l'INPS.
In merito al trattamento tributario, segnaliamo che l'articolo 26, comma 2 consente la cessione del contratto di lavoro subordinato, ma non consente la cessione del contratto di collaborazione coordinata e continuativa; quindi la legge prevede già un regime fiscale agevolato con l'applicazione dell'articolo 148 del testo unico delle imposte. Chiediamo che questa esenzione venga estesa anche ai contratti di collaborazione coordinata e collaborativa.
L'esigenza di esenzione dall'IRAP è stata già segnalata.
Concludo segnalando che, in generale, non è disciplinato il trattamento fiscale dei premi di formazione e preparazione.
Grazie, presidente.
PRESIDENTE. La ringrazio. Proseguiamo ora con la dottoressa Pucciarmati, consigliere nazionale dell'Istituto nazionale tributaristi, in videoconferenza.
TIZIANA PUCCIARMATI, consigliere nazionale dell'Istituto nazionale tributaristi (INT) intervento in videoconferenza. Buongiorno a tutti. Innanzitutto un cordiale saluto e un doveroso ringraziamento ai presidenti e a tutti gli onorevoli componenti le Commissioni riunite VII e XI per questo invito, anche a nome dell'Istituto nazionale tributaristi, che oggi rappresento. Apprezziamo l'iniziativa che consideriamo frutto dell'interesse che il mondo sportivo a 360 gradi sta accentrando in questo momento su di sé. Ricordiamo che abbiamo in atto una riforma il cui contenuto riteniamo apprezzabile e che, come tale, rivoluzionerà sicuramente il pensiero e il modus operandi delle dirigenze e dei sodalizi sportivi, direzionandoli in una più ordinata e regolamentata organizzazione, oltre a una nuova consapevolezza della loro gestione. Si auspica di avere uno scenario definito, dove ci siano regole certe e Pag. 11che coloro i quali debbano applicarle lo possano fare senza incertezze. Sono giuste le opportune tutele che riguardano i lavoratori sportivi, assolutamente legittime, ma devono essere prodotto anche di una parte applicativa e gestionale semplice.
Per velocizzare l'intervento e dare spazio a tutti, faremo un volo radente su quelli che sono i nostri pensieri che esplicheremo in modo più esaustivo nella memoria che invieremo.
Il perno centrale, secondo noi, è rappresentato dal registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche che dovrebbe diventare veramente un serbatoio di dati, oltre a quelli che verranno già inseriti dagli organi affilianti, anche implementandolo di ulteriori dati oltre a quelli già previsti. Ci potrebbe essere utile e dare via via informazioni, ovviamente anche a livello statistico, per comprendere e monitorare gli sviluppi della riforma nella sua applicazione, comprendendo anche la parte relativa significativa del lavoro sportivo. Il registro dovrà rappresentare l'unico archivio, e uno solo, speriamo, di tutta la documentazione di tutti gli adempimenti dei sodalizi sportivi.
Alle associazioni sportive e società sportive dilettantistiche, nell'illustrare il contenuto del decreto legislativo n. 36, nello specifico del lavoro sportivo, dobbiamo spiegare loro che non possono fare paragoni con quanto hanno fatto fino a oggi, e cioè abitualmente applicando a qualsiasi rapporto che ricomprendesse un'attività sportiva i compensi erogati in base all'articolo 67, ricordando loro le numerose sentenze con le quali si è pronunciata la Corte di cassazione sezione lavoro fra dicembre 2021 e gennaio 2022. Pertanto si ritiene che sul passato sia auspicabile e non rinviabile una sanatoria per tutte quelle posizioni che verranno regolarizzate con l'entrata in vigore della riforma, sia per quanto concerne i controlli delle precedenti annualità su un errato utilizzo dell'articolo 67, sia in merito a possibili recuperi contributivi per riconduzione a lavoro subordinato.
Altra cosa che vogliamo sottolineare è l'assoggettamento a INAIL, che oggi appare ancora poco chiaro, dei rapporti di collaborazione, che creerebbe un ulteriore aggravio economico non sostenibile per il mondo sportivo, perché tutte le realtà in questione sono a oggi tenute a un vincolo assicurativo dei propri soci tesserati con la federazione o ente di promozione di affiliazione e riteniamo, pertanto, che possano sussistere i presupposti di un esonero.
La riforma andrà anche a definire la figura del volontario, per la quale proponiamo, sulla linea di quanto previsto per il mondo del terzo settore, l'istituzione di un registro, anche non vidimato, dei volontari, al fine di evidenziare queste figure ed evitare la possibilità di incroci con altre forme di collaborazione sportiva.
Per quanto concerne i dipendenti pubblici, dal momento che la riforma è finalmente intervenuta andando a prevedere anche per queste categorie la possibilità di svolgere una collaborazione sportiva e ricevere compensi, si ritiene, al fine di agevolare questi soggetti e nel tentativo di evitare i rallentamenti originati dalla burocrazia, che sia preferibile in merito alla comunicazione che tali soggetti devono obbligatoriamente presentare al loro referente, valga la regola del silenzio/assenso in un ragionevole tempo oppure un'esenzione fino a un determinato esiguo importo.
In ultimo, le associazioni e le società sportive dilettantistiche si troveranno nella maggior parte dei casi a dover rivedere i propri statuti, quanto meno per poter dettagliare al meglio l'oggetto sociale, con specifico riferimento alle attività svolte in via stabile principale, nonché alle eventuali attività secondarie strumentali. Si ritiene debba essere prevista una modalità analoga a quella prevista dal codice del terzo settore, ovvero un periodo di almeno un anno nel quale poter effettuare le variazioni con le maggioranze previste per le assemblee ordinarie, e un'esenzione di imposte e oneri in fase di registrazione.
Come ultimo punto, illustrato anche da chi mi ha preceduto, l'esonero dell'IRAP sui compensi, sul lavoratore subordinato e i Co.Co.Co. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie. Passo la parola al dottor Caputo, fondatore e Amministratore delegato dell'Osservatorio italiano Pag. 12Esports e Amministratore delegato di Sport Digital House, che è qui in presenza. Prego.
LUIGI CAPUTO, fondatore e amministratore delegato dell'Osservatorio italiano Esports e Amministratore delegato di Sport Digital House. Grazie presidente e grazie a tutti i deputati delle Commissioni.
Il mio intervento verte su un aspetto innovativo dello sport, che la riforma dello sport potrebbe cogliere e far diventare una straordinaria opportunità. Sto parlando del mondo dei videogiochi competitivi, gli Esports, che, al di là del dibattito se siano sport o meno – un dibattito che è ancora in corso nelle varie federazioni e istituzioni dello sport – sta portando alla luce tantissimi ragazzi che si avvicinano alla carriera del videogiocatore professionista. Questo tipo di lavoro oggi non è riconosciuto. Ci sono tantissimi ragazzi che iniziano questa carriera, sono soprattutto minorenni: si inizia a giocare in modo competitivo a quindici/sedici anni ed è una carriera brevissima; a ventiquattro/venticinque anni si è già vecchi per questo settore, dato che, a differenza dello sport tradizionale, prevede una manualità e un grado di concentrazione che un minorenne riesce sicuramente a sostenere meglio.
Nell'ambito di questo settore non è riconosciuta la figura del pro player. Le sollecitazioni da parte delle istituzioni sono arrivate nel corso degli ultimi anni. Ricordo, per esempio, la risoluzione del Parlamento europeo del 10 novembre 2022, che invitava i Paesi membri dell'Unione a sostenere il mondo degli Esports con legislazioni ad hoc perché l'Esports viene riconosciuto come un fenomeno aggregativo e di inclusione sociale, quindi un fenomeno culturale.
Dal nostro ultimo report di marzo, come Osservatorio italiano Esports, che è la principale organizzazione che monitora questo settore, emerge che in Italia ci sono 5 milioni di appassionati di Esports e 1,2 milioni sono hardcore gamers, cioè ragazzi che giocano più di ventuno ore a settimana e, di questi, il 42 per cento è donna. Quindi stiamo parlando di un fenomeno molto inclusivo che magari in altri sport non c'è.
Ricordo che il prossimo 20-25 giugno il CIO ha organizzato l'Olympic Esports Week, cioè un'intera settimana che eleggerà i primi campioni olimpici, quanto meno riconosciuti dal CIO, su diverse discipline sportive, come per esempio baseball, ciclismo, danza, motorsport, scacchi, taekwondo, tennis, tiro con l'arco e vela. Ormai è un dato di fatto che l'Esports esiste. Questo però non avviene per legge. Le figure professionali che ruotano in questo mondo non hanno nessun tipo di tutela e manca proprio una definizione di cosa sia un pro player.
Da ultimo, il CONI nel 2021 ha già riconosciuto, per esempio, il motorsport come disciplina sportiva, quindi ha dato l'assist per iniziare un percorso di questo tipo.
La nostra proposta è quella di riconoscere la figura del videogiocatore all'interno dell'attività sportiva e questo potrebbe portare tantissimi benefici. Innanzitutto, contratti certi per questi ragazzi e una tutela dei minori; sono tanti i minorenni che vengono immessi in questo mercato e magari non hanno le competenze per riuscire a capire bene cosa siano questi contratti ed essere accompagnati in un percorso di crescita. Inoltre, questo tipo di riconoscimento sbloccherebbe tantissimi investimenti anche economici di realtà che vogliono investire nel mondo degli Esports, ma sono frenati dalla mancanza di un quadro normativo. Indirettamente si riconoscerebbero anche le altre figure professionali che ruotano intorno ai pro player, cioè i coatch Esports, i caster, gli streamer, i content creator, tutte figure oggi che non sono minimamente tutelate, né dal punto di vista legislativo, né fiscale.
Concludo il mio intervento citando due esempi di Paesi a noi vicinissimi. La Francia nel 2016 è stato il primo Paese europeo a riconoscere la figura dei pro player in maniera ufficiale. In Francia i pro player sono protetti dal codice del lavoro e per essere tesserati devono seguire un preciso iter. A febbraio del 2023 la Repubblica di San Marino è stato il primo Paese in Europa a emanare un codice degli Esports, quindi una riforma completa che riguarda Pag. 13tutti gli aspetti di questo settore, che consentirà di attirare investimenti. Grazie mille.
PRESIDENTE. Grazie, dottor Caputo.
Lascio ora la parola a Emilio Minunzio, vicepresidente delle Associazioni sportive e sociali italiane, ASI, in presenza. Prego.
EMILIO MINUNZIO, vicepresidente delle Associazioni sportive e sociali italiane (ASI). Grazie presidente. Buongiorno onorevoli deputati della VII e dell'XI Commissione.
Non posso non unirmi ai ringraziamenti di chi mi ha preceduto, soprattutto dei rappresentanti degli enti di promozione sportiva, per questa opportunità concessaci. È un'opportunità apprezzabile nei suoi modi e nei suoi termini; è una consultazione che di fatto ci consente di rappresentare al meglio le istanze di una parte consistente del sistema sportivo italiano.
Sul punto vorrei sottolineare nuovamente il peso, ma soprattutto le connotazioni della nostra rappresentanza. Gli EPS, l'abbiamo detto, aggregano circa due terzi delle associazioni e delle società sportive esistenti nel territorio nazionale, che sono circa centodiecimila; se si considerano i plurimi rapporti affiliativi parliamo di circa novantamila rapporti di affiliazione. Ma soprattutto sono quegli organismi che culturalmente si approcciano al proprio tessuto associazionistico in una forma assistenzialistica, nel senso più capillare di questo termine; quindi ben conoscono gli aspetti che contraddistinguono le loro attività, ivi comprese le difficoltà con le quali devono notoriamente convivere quotidianamente.
Detto ciò, il sistema sportivo italiano andava sicuramente riformato; lo chiedeva a gran voce tutto il comparto, ma nello stesso tempo era assolutamente prevedibile che un così ampio raggio di applicazione comportasse delle fibrillazioni all'interno di alcune sue declinazioni.
Ci sentiamo di dire che la vera e propria partita va giocata adesso, va giocata in questa fase di messa a terra, quindi nell'accompagnare l'attuazione della riforma con gli strumenti ovviamente a nostra disposizione, e questo nella maniera più armonica e, soprattutto, con un fine – penso che possa essere condivisibile da tutti – che è quello di evitare disagi a un mondo già abbondantemente sofferente.
Alla luce di ciò è evidente che la riforma riguardante il lavoratore sportivo e il lavoro sportivo sta generando, soprattutto nelle ASD in particolare, delle grosse preoccupazioni.
Nel solco già tracciato dai precedenti interventi, visto il poco tempo a disposizione, mi limiterò a evidenziare in maniera sintetica, elencandoli semplicemente, alcuni punti meritevoli di ulteriori riflessioni, che ovviamente saranno rappresentati con un approfondimento adeguato all'interno della memoria che andremo a depositare.
Prima di ciò forse è opportuno tracciare velocemente il profilo dei soggetti principalmente destinatari di questi riforma, perché la sensazione che si possano confondere le identità di questi soggetti un po' esiste, ma va scongiurata.
Dobbiamo prendere in considerazione in primis le associazioni sportive dilettantistiche, che rappresentano il soggetto giuridico più diffuso nel mondo dello sport. Gran parte di loro nasce in maniera spontanea, quindi sono a volte delle realtà anche relativamente consistenti in termini di tesserati e di associati, e costituiscono la gran parte del nostro tessuto associazionistico. Quindi, sono soggetti che vivono l'associazionismo nel rispetto dei propri principi, che è quello della collegialità, attraverso gli strumenti a disposizione, che sono quelli dell'assemblea dei soci e dei consigli direttivi. Quindi, andare a chiedere a questi soggetti di doversi identificare dall'oggi al domani in datori di lavoro, a nostro avviso, va davvero pensato con estrema prudenza.
A tal proposito, possiamo già registrare un notevole disagio da parte di questi soggetti, ad esempio, a interagire con il RAS. Per carità, è un sistema ben fatto e ben pensato, ma che, non permettendo l'interazione a soggetti intermedi o a noi enti di promozione sportiva, quali loro organismi sportivi di riferimento, sta generando grosse difficoltà, a differenza del RUNTS (Registro nazionale terzo settore), che prevede proprio che le reti associative si mettano a Pag. 14disposizione; perché noi facciamo questo di mestiere, sia come enti di promozione sportiva e sia come reti associative, cioè assistiamo i nostri associati anche in queste questioni amministrative.
A proposito di RUNTS e a proposito di terzo settore, gran parte di queste associazioni si è già orientata nella natura giuridica di EPS, proprio per avere la possibilità nei prossimi anni – possono rimandare questa scelta – di fare riferimento sia al sistema sportivo tradizionale che al mondo del terzo settore, e quindi si trovano in questo momento, «schiacciati» tra queste due riforme epocali, per carità, assolutamente opportune e utili.
In altre parole, va anche ricordato che le associazioni sono il penultimo anello della catena del sistema sportivo italiano, cioè quello più prossimo, che aggrega a sua volta i praticanti. La riforma del lavoro sportivo, se non indirizzata correttamente e soprattutto non supportata adeguatamente da ammortizzatori finanziari, andrà direttamente a toccare le tasche dei praticanti. Questo è sicuramente un risultato non auspicato da parte di nessuno di noi.
Venendo sinteticamente al collaboratore sportivo, dobbiamo capire chi è questa figura. Molto spesso, soprattutto in questi ambiti che abbiamo citato, sono persone che hanno il loro lavoro, la loro famiglia, ma che decidono semplicemente per passione – li vogliamo chiamare amatori? Li vogliamo chiamare appassionati? – di dedicare il loro tempo libero, magari perché anche un figlio che pratica quella disciplina, nell'ambito sportivo, in realtà senza limiti di tempo, perché poi, in base alle discipline, le ore che uno gestisce, che può essere la totalità del proprio tempo libero, possono diventare anche significative. Dobbiamo svolgere una riflessione in più anche su questo, valutando se prevedere dei rimborsi e dei compensi, che sono di fatto delle indennità.
La soglia dei 10.000 euro, comunque ridimensionati dalla recente inflazione, perché i 10.000 euro di oggi non sono certo i 10.000 euro del 2018, quando il tetto fu elevato da 7.500 euro a 10.000 euro, tiene a oggi in equilibrio questi rapporti. Il rischio è, invece, che la soglia dei 5.000 euro possa essere davvero troppo compressa.
PRESIDENTE. La ringrazio. Poi ovviamente a integrazione può inviarci una memoria con tutti i dati, con tutti i ragionamenti e le proposte.
Proseguiamo con il dottor Giuseppe Cuc, presidente del Collegio nazionale dei maestri di sci, accompagnato da Maurizio Bonelli, presidente dell'Associazione nazionale maestri di sci italiani, che partecipano all'audizione in videoconferenza.
Ricordo anche a voi che i cinque minuti sono cumulativi, per cui dovrete dividerli.
GIUSEPPE CUC, presidente del Collegio nazionale maestri di sci, intervento in videoconferenza. Intanto grazie ai presidenti delle Commissioni e ai deputati presenti.
Siamo rappresentanti di quindicimila maestri di sci, che sono definiti professionisti, in quanto esiste una legge nazionale, la legge n. 81 del 1991 e, a cascata, diciotto leggi regionali, che vanno a definire il quadro normativo di tutta la nostra professione. Perché è nata questa legge? È nata soprattutto per tutelare la professione e gli utenti dai pericoli derivanti dall'attività specifica che viene svolta in ambiente di montagna e di alta montagna.
Evidentemente ci sentiamo comunque degli educatori sportivi, in quanto la maggior parte, direi l'80-90 per cento, della nostra attività viene svolta comunque con minori e con bambini e il nostro compito è quello di educarli alle buone pratiche e alla conoscenza dell'ambito specifico della montagna.
Siamo comunque, nello svolgimento dell'attività, obbligati per legge a essere iscritti a un albo professionale che ogni regione detiene e ha il dovere di controllarne l'efficienza e l'efficacia. Possiamo svolgere l'attività in forma di liberi professionisti oppure in un sistema di associati tra liberi professionisti, le scuole di sci esistenti sul territorio.
Siamo comunque un tassello importante nell'ambito dell'offerta turistica invernale, quindi direi che un'attenzione nei nostri confronti c'è sempre stata e ci vuole, e siamo tutelati da una legge.Pag. 15
Lascerei a Maurizio Bonelli alcuni aspetti più puntuali, che riguardano questa normativa. Intanto grazie.
MAURIZIO BONELLI, presidente dell'Associazione maestri di sci italiani, intervento in videoconferenza. Grazie. Mi unisco ai ringraziamenti del presidente Cuc e di coloro che ci hanno anticipato.
Il maestro di sci è un libero professionista. La legge n. 81 del 1991 – che non è da confondere con la legge n. 91 del 1981 – ha istituito il collegio nazionale e poi i vari collegi regionali e provinciali delle province di Trento e di Bolzano. Di fatto il maestro di sci è un libero professionista e determina il proprio reddito ai sensi dell'articolo 53 e seguenti del Testo unico delle imposte sui redditi.
Il rapporto del maestro di sci con le ASD, intese come sci club in particolare, è molto stretto, ma è evidente che la prestazione professionale del maestro di sci, perché tale è a questo punto, rientra e si incardina nella normativa prevista per i liberi professionisti, cui fa cenno l'articolo 53 testé richiamato.
Le altre situazioni e le altre figure, che sono previste dal decreto legislativo n. 36 del 2021 che entrerà in vigore dal 1° luglio, a noi poco interessano, nel senso che, purtroppo o per fortuna, dobbiamo attenerci a quella che è una normativa fiscale ben precisa.
Gli allenatori dei vari sci club, delle ASD che praticano lo sci, sono prima di tutto maestri di sci, per diventare allenatori devono essere maestri di sci, e quindi non si sottraggono alla normativa di riferimento. Anche dal punto di vista previdenziale noi siamo, purtroppo, assoggettati alla gestione INPS dei commercianti, sebbene anomala perché la nostra non è un'attività commerciale, ma professionale, come per guide alpine e qualche altra piccola professione che evidentemente non sviluppa numeri tali da poter vedere istituita una propria cassa istituzionale. Noi pertanto paghiamo i contributi INPS come fossimo commercianti e a tali contributi siamo assoggettati.
Ringrazio di nuovo chi ci ha invitato. Stiamo ascoltando con molto piacere quelle che sono le criticità e i consigli che i colleghi stanno dando alle Commissioni. Grazie e buon lavoro.
PRESIDENTE. Grazie. Un plauso all'Associazione maestri di sci, che è intervenuta in due in quattro minuti e quarantacinque secondi, dimostrando che hanno una consapevolezza del tempo che deriva dalla loro professione.
Proseguiamo con le ultime tre audizioni e poi ci saranno eventuali quesiti dei colleghi. Ora abbiamo il dottor Mignardi, presidente della Federazione italiana hockey, in videoconferenza. Prego.
SERGIO MIGNARDI, presidente della Federazione italiana hockey (FIH) intervento in videoconferenza. Ringrazio il presidente e i deputati delle Commissioni VII e XI riunite.
La federazione che rappresento è una federazione olimpica dal 1908, basata soprattutto sul volontariato e sulla passione. Nel mondo è così: è presente nei giochi olimpici, e la parola più utilizzata è family e amicizia.
Intanto desidero precisare che parlo a titolo personale, non per conto anche di altre federazioni – anche se comunque siamo in collegamento – ma esprimerò semplicemente dei punti, facendo un intervento di tipo concettuale e valoriale.
Primo concetto. Il sistema è complesso, quindi complimenti per questa audizione, perché ascoltare tutte le componenti di un mondo e di un ambito così articolato è veramente un'opera meritoria. Ribadisco che il sistema è complesso, ci vogliono relazioni e rapporti, ma soprattutto regole certe e chiare.
E quindi vengo subito al punto. C'è un problema di rapporto di lavoro; noi siamo una federazione fondata soprattutto sul volontariato. Ci sono problemi previdenziali e assicurativi dei lavoratori; abbiamo una serie di tipologie diverse, da chi ha posizione previdenziale, a chi non ce l'ha, a chi inizia l'attività con l'idea di essere poi un professionista dell'hockey; ma siamo sostanzialmente dilettanti. Certo c'è un problema di riferimento di contrattualistica nazionale.Pag. 16
Il tema che io pongo e che lascio ai deputati valutare è questo: attenzione agli impatti, perché il mondo dello sport è molto articolato; dalle piccole ASD, che gestiscono 10.000 euro, a quelle medie, che ne gestiscono 50.000, 80.000, 100.000, a quelle che gestiscono anche un milione. Un mondo come il mio, quello dell'hockey su prato, basato sul volontariato, è chiaro che ha una percentuale forte e importante di associazionismo, proprio perché è familiare, amichevole, basato su una gestione economica modesta.
Da qui c'è il tema del rapporto con chi poi insegna a giocare a hockey, perché l'hockey non è uno sport semplice: ci sono regole particolari, quindi ci vuole qualcuno che insegni e che dedichi del tempo. Normalmente il tempo viene utilizzato dai nostri tecnici in maniera volontaria e in maniera affettiva, verso soprattutto le scuole di hockey e i giovani.
Abbiamo sia personale tecnico con posizione previdenziale, sia personale che non ha posizione previdenziale; quindi si va avanti per accordi.
È chiaro che questo comporta un'altra questione, relativa agli aspetti fiscali e giuslavoristici; giustissimo prevedere le imposte dirette e indirette, su cui naturalmente si basa il mondo del lavoro. È chiaro che affidare ad associazioni modeste, di tipo familiare e di tipo amichevole, compiti di tipo amministrativo, gestionali e giuslavoristici significherebbe un affaticamento molto problematico.
Siamo anche un tipo di attività sportiva che deve essere ben distinta da un'attività di tipo wellness o fitness, perché sono mondi completamente diversi. Da noi ci si prepara, ci si allena, si fanno le competizioni, perché alla fine c'è una classifica e c'è il piacere di sapere se siamo arrivati primi, secondi, terzi, senza altro guardare.
Per noi sarebbe molto grave se non si mettesse mano a quella che potremmo chiamare una ricerca di massima semplificazione e di massima sostenibilità, soprattutto delle fasce più basse dal punto di vista della gestione economica delle ASD.
La proposta è molto semplice: è una proposta naturalmente personale. La ASD stabilisce un rapporto con il collaboratore sportivo sulla base di chi ha una posizione previdenziale – quindi la questione dei 5.000 euro o una soglia superiore sarebbe auspicabile, da confermare – oppure senza posizione previdenziale – qui forse la federazione potrebbe intervenire con gli organi competenti per stabilire una sorta di perimetro e di cornice su cui muoverci – e poi stabilisce dei rapporti con il volontario (quindi solo rimborsi spese).
Il tema delle diciotto ore a noi riguarda molto, perché noi potremmo avere un allenatore che fa diciotto ore, per esempio, in due giorni, perché c'è la riunione tecnica, perché c'è l'allenamento pratico, perché c'è la muscolazione: sono impegni che vengono liquidati velocemente. Sulle diciotto ore inviterei a svolgere una riflessione.
Ultimissima raccomandazione. Faccio un appello agli studenti atleti, che sono i ragazzi meritevoli, che si impegnano e che sono con grande responsabilità anche molto impegnati a scuola, e devono essere in qualche maniera aiutati.
Grazie a tutti e scusate se ho superato i cinque minuti.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Ora abbiamo in presenza la dottoressa Baldassari, presidente di AssoDanza Italia. Prego.
MIRIAM BALDASSARI, presidente di AssoDanza Italia. Grazie. Buongiorno a tutti. Buongiorno presidente, buongiorno onorevoli e buongiorno colleghi. Saluto e ringrazio in particolare gli onorevoli Berruto e Perissa, che ci hanno fortemente voluti qui oggi.
AssoDanza Italia è l'associazione di rappresentanza categoriale del comparto danza. La platea dei nostri rappresentati è costituita da circa diecimila ASD e SSD, associazioni culturali e di promozione sociale, che operano su tutto il territorio nazionale, con oltre trentamila insegnanti tecnici, collaboratori, amministrativi, direttori, presidenti e amministratori, il cui operato si rivolge a anche due milioni e cinquecentomila famiglie italiane.
La danza condivide con lo sport valori importantissimi, come la disciplina nell'allenamento,Pag. 17 la sopportazione del dolore, il rispetto per l'altro, sia che sia compagno o che sia avversario, la dedizione e la costanza, e quindi condividiamo con lo sport non solo questo, ma anche i luoghi di svolgimento dell'attività. Accanto alle scuole prestigiose troviamo anche corsi di danza all'interno di palestre, centri sportivi, circoli, palestre scolastiche, oratori e centri giovanili.
A oggi l'89 per cento delle realtà coreutiche private in Italia ha una ragione sociale sportivo-dilettantistica; pertanto, riteniamo massimamente importante il tema della riforma dello sport, sia sul piano datoriale, che nell'interesse degli insegnanti di danza che operano nelle realtà sportive.
Ascoltando a meno di tre mesi dalla data del 1° luglio, che a oggi è chiara – e, anzi, evidenziamo subito la necessità di una chiarezza assoluta istituzionale su questa data importante – ci troviamo di nuovo a ragionare su questa norma.
Il primo punto di riflessione nasce da un confronto recente che abbiamo avuto con il professor Guido Martinelli, che salutiamo e ringraziamo. In un recente convegno, il professore ci ha evidenziato la necessità ex ante – effettivamente si sarebbe forse dovuto far prima – di una definizione di sport più precisa, declinando quattro macro tipi: lo sport di base, svolto da un'alta percentuale di volontari, ragionevolmente anche ascrivibile al terzo settore; lo sport praticato nelle palestre per la salute e il benessere; lo sport di avviamento talent scouting; e lo sport d'élite, che offre già lavoro alle promesse emergenti. Partire da una scansione delle diverse interfacce del mondo sportivo, differenziandolo identitariamente, dal nostro punto di vista è necessario per una corretta specificazione dello strumento normativo, affinché la legge assuma una giusta concretezza.
Lo scorso febbraio abbiamo avviato un'indagine molto importante demoscopica ADI «Sport Evolution 1.0», rivolta alle ASD e alle SSD su tutto il territorio nazionale sul tema della riforma dello sport, realizzata dall'istituto di ricerca Lab 201, che ci segue costantemente come nostro partner. La ricerca ha ottenuto un significativo campione di oltre tremila, tra dirigenti sportivi e collaboratori, di cui riportiamo alcuni dati particolarmente interessanti. Poi invieremo la ricerca completa insieme con la memoria.
L'83,5 per cento degli operatori sportivi intervistati pensa che la riforma possa essere una minaccia alla sopravvivenza delle piccole realtà amatoriali. Queste realtà, che sono il tessuto connettivo del sistema sportivo nazionale, rischiano di soccombere, come detto anche dai colleghi, a una pressione fiscale e a una mole ingente di adempimenti, se non si terrà conto davvero della gestione fino a oggi estremamente spontanea e informale che hanno praticato.
Il 75,3 per cento dei titolari di ASD e di SSD ritiene che i nuovi costi del lavoro sportivo non consentiranno agli enti sportivi dilettantistici la sostenibilità delle assunzioni su medio e lungo periodo; quindi è necessario prevedere misure strutturali a sostegno dello sport. Questo consentirà ai dirigenti sportivi di mantenere in vita le loro attività, garantendo un posto di lavoro stabile e adeguati diritti ai collaboratori, evitando però pratiche elusive.
Il 57,2 per cento degli intervistati invece ritiene che la riforma dello sport sia uno strumento efficace per conferire loro una nuova dignità professionale.
Noi in particolare di ADI siamo legati al valore di questa riforma perché gli operatori dello sport fino a oggi sono stati privi di qualsiasi tutela, non per scelta, ma per l'assenza totale dei riferimenti giuslavoristici adeguati.
La danza in particolare, ma tutto lo sport, vive spesso un'ibridazione costante dei ruoli: il datore di lavoro e il lavoratore coincidono spesso, soprattutto nelle realtà di base. Questo ha certamente generato una confusione non funzionale al riordino della materia.
In tema di diritti emerge preponderante la tutela di alcune esigenze non più procrastinabili. Noi nella danza siamo pressoché al 90 per cento donne. Qui torno sul tema della collega. Pensiamo a tutte le colleghe che fino a oggi non hanno potuto vivere la maternità in modo sereno, con la prospettiva di un reintegro certo al ritorno Pag. 18dal parto e poi un sostegno in caso di maternità a rischio.
Pretendere rispetto dei diritti però prevede certamente l'impegno nell'adempiere a nuovi doveri. Ma il mondo dello sport che noi abbiamo intervistato questo lo ha capito ed è pronto ad accogliere la sfida. È necessario però un quadro legislativo chiaro sulle qualifiche tecniche, che si basi su un sistema unico di certificazione delle competenze. Alcune discipline sportive, come ci diceva anche il collega dello sci, hanno già dei quadri di riferimento nazionale. La danza è in itinere. La riforma dello sport si presenta come un catalizzatore del processo.
Il 71,6 per cento degli intervistati auspica che l'inquadramento degli istruttori di specifica disciplina possa portare a una revisione degli attuali livelli e percorsi di qualifica in base a ruoli e a mansioni svolte; la certificazione delle competenze dovrà essere ottenuta con percorsi di certificazione univoci su tutto il territorio nazionale e in linea anche con i parametri comunitari, che tra l'altro l'Italia ha già recepito da tempo. Marginalizzare, questo aspetto dal nostro punto di vista, vuol dire preludere a un impoverimento formativo che nuoce a chi ci sta più a cuore, cioè ai nostri giovani.
Per questo chiediamo, presidente – ove possibile, ci appelliamo a lei – l'istituzione di un tavolo permanente per lo sport – questo ci piacerebbe davvero molto – attraverso il quale sia garantito un confronto costruttivo che coinvolga i rappresentanti degli sport di base, che vengano poi ascoltati insieme ai grandi interlocutori.
Chiudo il mio intervento con la voce di una giovane allieva, che ci manda un messaggio molto importante. Si chiama Sofia, ha quattordici anni, ha iniziato a ballare da quattro anni e adesso, per fare danza come vuole lei, fa sessanta chilometri per andare e per tornare, con l'aiuto dei suoi genitori, che chiaramente si mettono a disposizione. Sofia ci dice: «In Italia ci sono sport di serie A e sport di serie B. Lo studio professionale di uno sport da adolescenti è riconosciuto anche con contratti di lavoro se lo si pratica seriamente; molti sport agonistici consentono agevolazioni scolastiche importanti, mentre per chi si impegna in altre discipline, come la danza, non c'è alcun riconoscimento. Penso che sia ingiusto. Vorremmo avere davanti a noi prospettive affidabili di carriera, qualcosa che potremo chiamare lavoro. Siamo un capitale inestimabile per il nostro Paese, vogliamo lavorare in Italia e speriamo in un futuro migliore». Questa è Sofia. Io vi ringrazio tanto, grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Concludiamo il ciclo di audizioni con Giampaolo Duregon, presidente di ANIF EuroWellness, qui in presenza. Poi invito i colleghi a fare quesiti essenziali, visti i tempi.
GIAMPAOLO DUREGON, presidente di ANIF EuroWellness. Grazie presidente. Ringrazio le Commissioni.
L'associazione esiste da quasi trent'anni e si è sempre occupata di problemi legislativi, giuslavoristici e quant'altro.
Brevemente, dico che siamo stati un po' noi i primi a presentare una proposta di legge, approvata nel 2017, per l'introduzione dei contributi per gli istruttori, queste figure che, uniche in Italia, non avevano la contribuzione. La legge approvata fu poi abrogata dal nuovo Ministro Giorgetti, che però subito presentò un'altra proposta normativa. Noi, da allora, abbiamo presentato undici emendamenti (con Giorgetti, poi con Spadafora e poi con la Vezzali). Ci ha fatto piacere vederla approvata definitivamente a settembre 2022. Ma sono rimasti fuori tre punti, che passo subito a illustrarvi.
Non dimentichiamo che questo settore – che raggruppava circa centomila società registrate (ora sono un po' ridotte con il Covid) – affonda le radici nel sociale. Lo sport dovrebbe essere organizzato dallo Stato, ma sono le società sportive e le associazioni sportive che si sostituiscono affinché cinque milioni di ragazzi vengano avviati allo sport, nonché i restanti quindici milioni di adulti, in totale sono venti milioni, pratichino lo sport all'interno di organizzazioni sportive, centri sportivi, piuttosto che altre formule. Non dimentichiamoPag. 19 che tutto questo è un patrimonio che affonda le radici nel sociale e quindi da sempre abbiamo avuto delle agevolazioni. Ne abbiamo sempre avute, ma occorrono ancora alcuni punti da migliorare che consentirebbero ai titolari dei centri sportivi di gestirli in maniera più facile, più possibile e più sostenibile.
Le agevolazioni economiche ci sono già state, però ci sono tre punti importanti da segnalare; uno l'ho sentito già nominare, ed è il limite delle diciotto ore per quanto riguarda i contratti di collaborazione sportiva; un limite oltre il quale si può subire una verifica che magari va a dimostrare che sono lavoratori dipendenti.
Questo contratto è fatto su misura per queste società e associazioni, perché lavorano spesso da ottobre a maggio e hanno dunque un periodo breve; spesso questi istruttori fanno lezioni in più posti, spesso sono giovani studenti universitari. Quindi, andare a inquadrarli alla diciannovesima ora a settimana in un rapporto a tempo indeterminato creerebbe problemi enormi, secondo me, alle società e alle associazioni sportive. Per cui noi, adesso, chiediamo ancora una variazione – presentammo una proposta di modifica al riguardo – a affinché si possano portare le ore da diciotto a trenta perlomeno, perché, avendo svolto un'indagine conoscitiva all'interno dei vari associati della nostra associazione, abbiamo visto che la media è questa. Il contratto non diviene un contratto a tempo indeterminato perché si fanno trenta ore a settimana; le modalità sono sempre le stesse: l'istruttore fa queste ore nei vari corsi, nelle varie discipline, magari recandosi da un centro all'altro, magari a giorni alternati. Andare a cambiare questo tipo di contratto o perlomeno rischiare, come è successo prima del 2023 – perché non dimentichiamo che i vari controlli sono stati per ora congelati in attesa che entri in vigore la riforma – di arrivare a una riforma con diciotto ore settimanali significa incappare di nuovo in tutte queste verifiche: ce ne sono state più di trenta nel corso dell'anno 2022.
Aggiungo due punti. Ho sentito già parlare dell'INAIL. Poiché gli istruttori, in effetti, corrono pericoli limitatissimi di incidenti, in quanto sportivi istruttori (a bordo vasca non è che uno può affogare), chiediamo che il contributo non debba superare il 20 per mille.
Infine, i corsi di formazione. I corsi di formazione sono possibili solo per i contratti a tempo indeterminato, ma nel nostro settore facciamo tantissimi corsi di formazione perché è il pane quotidiano di ogni insegnante che deve crescere. Quindi chiediamo che questi fondi vengano riconosciuti alla formazione e a questa tipologia di contratto.
Concludo dicendo che, se non superiamo questo scoglio, veramente non avremo fatto quel grande passo che serve con questa riforma. Abbiamo sì messo i contributi, ma mettiamo le società e le associazioni sportive nei guai perenni e continui, come è accaduto fino a poco tempo fa.
PRESIDENTE. Grazie a lei. Ora do la parola ai deputati che intendono intervenire.
MARCO PERISSA. Di nuovo un ringraziamento al presidente e alle Commissioni per questo intenso ciclo di audizioni, che ha saputo coinvolgere organismi istituzionali e associazioni di categoria, anche se in ambito sportivo la definizione di associazione di categoria è un'affermazione forte. Infatti, anche quelle che hanno parlato oggi possono essere considerate associazioni che tentano di rappresentare una categoria, pur senza alcun riconoscimento di diritto o un merito – che invece hanno – da parte delle istituzioni con le quali si relazionano; sono meritorie di fare un lavoro di approfondimento, di analisi e spesso e volentieri anche di proposte estremamente consistenti, sia nei numeri che nella qualità delle proposte che ascoltiamo. Quindi un ringraziamento anche a loro e ovviamente ai colleghi che hanno preso parte alle audizioni.
In questo ciclo di audizioni, a seconda dei soggetti auditi, accorpati più o meno per affinità di lavoro, sono emersi una serie di argomenti che avevano, di volta in volta, minimi comuni denominatori.
Oggi, riguardo a quanto è emerso, mi sento di dover fare alcune considerazioni, Pag. 20da sottoporre chiaramente anche all'attenzione degli auditi. Sarà funzionale al di fuori dei lavori delle Commissioni, per continuare a confrontarci sul processo di modifica.
Uno degli ultimi argomenti, in ordine cronologico, che è stato introdotto, è il concetto di ex ante: diceva la dottoressa Baldassari che forse avremmo dovuto farlo prima. Innanzitutto, visto il numero degli interventi ascoltati in queste settimane di audizioni, mi sono davvero chiesto che cosa sarebbe accaduto se la riforma fosse entrata in vigore il 1° gennaio, perché francamente un intervento a favore di questa riforma in un mese e mezzo di audizioni non l'ho sentito neanche dal Governo, tant'è vero che si è assunto la piena responsabilità di dire: «Non il 1° gennaio, ma il 1° luglio», offrendo un orizzonte, ampiamente condiviso da Fratelli d'Italia, di lasciare ferma e ineluttabile la volontà di affermare il principio del lavoro sportivo in tempi brevissimi (questo lo dico per tranquillizzare chi ha avuto qualche perplessità su un'ulteriore possibile proroga dell'entrata in vigore) Dalle informazioni in nostro possesso la volontà di Fratelli d'Italia non è quella di prorogare l'entrata in vigore. Le affermazioni in pubblico del Ministro Abodi sono quelle di confermare l'entrata in vigore il 1° luglio, quindi non c'è nessun ragionevole dubbio, se non eventuali forme di strumentalizzazione del pensiero altrui, per poter immaginare che la riforma possa slittare ancora. Eppure, lo dico con franchezza, non avrei mai immaginato che il lavoro da fare per rendere questa riforma – mi piace definirla così, come obiettivo – equa, giusta e sostenibile, sarebbe stato così tanto, perché le osservazioni che sono giunte sono molteplici e intervengono in diversi settori, taluni anche interconnessi tra di loro. Infatti, per modificare una soglia oraria sul dettato normativo bisogna intervenire a correggere quegli articoli da cui nasceva il principio della soglia oraria delle diciotto ore.
Quindi il principio dell'ex ante mi fa riflettere su quanto fosse importante fare questo lavoro di ascolto, che, lo dico con un po' di orgoglio, in questa legislatura è stato possibile; mentre il lavoro di concertazione fatto dal precedente Governo, evidentemente, non aveva dato soddisfazione alla maggior parte dei soggetti attori di questo mondo.
PRESIDENTE. Onorevole Perissa, ricordo a lei e a tutti i colleghi che, essendo una sede di audizione, sarebbe opportuno che completasse il suo intervento con un quesito.
MARCO PERISSA. Certo, ci mancherebbe. La ringrazio per il promemoria.
Mi accingo a formulare il quesito. Mi sembra evidente che un argomento che ha legato tutte quante le audizioni è la differenza dei soggetti presso i quali questa riforma interviene, classificandoli a volte con alcuni termini, in altri casi con termini differenti, ma raggruppando lo stesso principio: i più piccoli, i medi e i più grandi. Questo introduce un concetto e un modo di affrontare il sistema sportivo un po' diverso rispetto a quello al quale il legislatore ci ha abituati negli ultimi decenni. Infatti, il dettato normativo nel nostro ordinamento sportivo ci dice che esiste la pallavolo, il calcio, l'hockey, la danza, e altro, in una definizione di sport che conoscete meglio di me, che è quella che sostanzialmente delega al CONI la tenuta dell'albo delle discipline sportive e alle federazioni la possibilità di certificarle o riconoscerle, in contrasto con un dettato normativo europeo, che invece ha una definizione di sport molto più ampia. Ma se noi la applicassimo in Italia saremmo carenti di soggetti che, come le federazioni e gli enti di promozione sportiva, garantiscano al legislatore una capacità di monitoraggio, controllo e indirizzo delle nuove discipline sportive.
Quello che mi sembra abbastanza evidente quando si parla di lavoro sportivo non è che il calcio vuole il lavoro sportivo, la pallavolo non lo vuole, l'hockey lo desidera in un modo e la danza lo desidera in un altro: ma c'è un mondo associativo che evidentemente non è in grado di sopportare il peso economico, gestionale e organizzativo di questa riforma e che, al crescere della capacità organizzativa dei soggetti associativiPag. 21 – aggiungo io – del valore della produzione e, quindi, della capacità organizzativa e dell'utenza dei soggetti associativi, pian piano si riscontra una maggiore disponibilità ad accogliere la riforma, così come è pensata nell'articolato complessivo.
Arrivo quindi alla domanda, schivando ogni forma di possibile accusa negli interventi successivi. Non ritenete che possa essere funzionale intanto il ripristino per i soggetti associativi di una fascia del valore della produzione, al di sotto della quale non applicare la riforma, recuperando l'applicazione dell'articolo 67 del TUIR per le prestazioni sportive, norma attualmente abrogata dal testo che entrerà in vigore?
Non ritenete che, in continuità con questa affermazione, sia utile immaginare una progressiva applicazione dell'articolato vigente, all'aumentare del valore della produzione e della capacità organizzativa, a prescindere dalla disciplina sportiva praticata dal soggetto?
Lo dico in parole semplici. Non ritenete che possa essere utile dire alle società più piccole che «reintroduciamo una norma che preveda l'applicazione dell'articolo 67 del TUIR, nel presupposto del volontariato, liberandole e ringraziandole di quell'immenso sforzo che fanno per portare lo sport nei luoghi più difficili della nostra terra, perché difficilmente raggiungibili o in contesti sociali davvero difficili»? Si può prevedere per chi supera certi valori della produzione una fascia media, che prescinda dal numero di ore. Per quei soggetti che prestano la loro opera presso soggetti sportivi che non superano una determinata soglia del loro valore di produzione si può prevedere una presunzione tout court di lavoro autonomo, da realizzare in forma di partita IVA o in forma di Co.Co.Co.? Ce lo dobbiamo dire: questa riforma non riconosce i diritti; riconosce costi, è una cosa diversa. Non è prevista la tutela della maternità; non ci sono le ferie nei Co.Co.Co.; non ci sono i permessi e i contributi versati, secondo una circolare dell'INPS, al di sotto dei 20.000 euro all'anno vengono considerati al 30 per cento del versato. Ciò significa che un lavoratore sportivo, per determinare un contributo pensionistico, ha bisogno di lavorare tre volte in più rispetto a un lavoratore normale. Questa riforma non garantisce diritti, certifica un principio, riconosce una professionalità, inquadra un sistema di operatori, ma non riconosce diritti, e quindi, a parità di diritti non riconosciuti, forse vale la pena dire che se il soggetto associativo non è sufficientemente capiente, quei collaboratori, a prescindere dalle ore che dedicano a quel tipo di attività, vengono considerati autonomi, lasciando alla libertà della trattazione tra il soggetto datore e quello ricevente se sia da inquadrare in un Co.Co.Co., come previsto dal testo vigente, o da una partita IVA, che però, se si iscrive in gestione separata, tanto versa e tanto riceve almeno di contributi.
Se si supera una certa soglia di reddito, allora si può prevedere anche la presunzione di lavoro subordinato, però rivolta a quei soggetti giuridici che hanno una capienza nel loro valore della produzione, giustificata da una pianta organica, che è in grado di accogliere questa riforma.
Vi faccio questa domanda perché questa è la novità più importante di modifica e correzione, su cui Fratelli d'Italia sta lavorando e che presenterà, in maniera informale, in un dialogo con gli uffici del Ministero, nei prossimi giorni, cercando di capire anche dai soggetti interessati da un'eventuale modifica di questo genere del testo vigente, che tipo di considerazione ci possa essere.
MAURO BERRUTO. Farò anch'io una breve premessa di dieci minuti e poi una domanda. Parto rispondendo al collega Perissa sul suo stupore per non avere mai o quasi mai sentito un intervento a favore di questa riforma. Credo, al netto dell'orgoglio di parte, che sia giusto rivendicare che queste Commissioni per la prima volta, abbiano audito tanti soggetti. Ma non si può non riconoscere che nella precedente legislatura ci sono stati cinque anni di audizioni. Tantissimi soggetti sono stati auditi; i lavori sono disponibili e, soprattutto nella seconda parte della precedente legislatura, ci sono stati interventi correttivi che hanno sostanzialmente cambiato l'impatto di questa riforma.Pag. 22
Ma il motivo per cui noi abbiamo sentito poche voci a favore è perché non li abbiamo chiamati, caro onorevole Perissa, nel senso che oggi, per la prima volta, abbiamo sentito qualche componente della controparte, ammesso che esista una parte e una controparte e che invece, come io ritengo, questa riforma debba andare verso un obiettivo comune di dare norme e tutele di diritti, tanto a quelli che sono stati definiti datori di lavoro, quanto ai lavoratori. È evidente anche a un bambino che gli uni senza gli altri non esisterebbero, in maniera bidirezionale.
A me dispiace un po' che questa indagine conoscitiva, la cui deliberazione ci ha visti favorevoli, sia arrivata oggi, al 3 aprile, alla conclusione, quando era stato fissato il termine del 30 aprile per la sua conclusione. Non ho ben capito quale sia stato il criterio di priorità di ascolto dei diversi soggetti, quale il calendario, perché fino a oggi nessuna componente che facesse riferimento agli atleti, ai tecnici, ai lavoratori e alle lavoratrici del mondo dello sport sia stata audita. Me lo chiedo e poi magari ne discuteremo nell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite.
Finalmente, però, oggi, abbiamo sentito evocati quei fantasmi dal dottor Calcagno, dalla dottoressa Pesoli, dalla dottoressa Baldassari ovvero quei lavoratori e quelle lavoratrici che fino a questo momento sono stati degli ectoplasmi che non hanno avuto modo nella loro professionalità di vedersi riconoscere non solo tutele e diritti, ma anche una dignità. Lo dico perché sono stato uno di questi per trent'anni, questo mi fa sempre piacere sottolinearlo.
Arrivo alla sintesi e alla domanda. È chiaro che, sentite le parti in modo un po' sproporzionato – lo sottolineo di nuovo – emergono e si confermano due elementi, cioè l'impatto economico e l'impatto burocratico-amministrativo. Credo che sia evidente da tutti gli interventi che abbiamo ascoltato, non solo oggi, ma anche nelle precedenti audizioni, la necessità di una ammortizzazione finanziaria, che auspico sia una misura strutturale, non una ennesima misura emergenziale. Mi permetto di dirlo, visto che domani avrò l'onore di discutere in Aula, come relatore di minoranza, insieme al relatore di maggioranza, Alessandro Urzì, di Fratelli d'Italia, la modifica all'articolo 33 della Costituzione, in materia di attività sportiva. Credo che questo sia coerente: iniziare a immaginare interventi strutturali di politiche pubbliche per ammortizzare quell'impatto.
Sul registro unico ci siamo confrontati diverse volte; abbiamo ascoltato il Ministro, e Sport e Salute diverse volte, manifestando loro ottimismo rispetto al fatto che questo registro funzionerà dal 1° luglio; evidentemente lo condividiamo, lo sosteniamo e lo vogliamo portare alla vostra riflessione.
Di alcune questioni si è parlato molto: mi riferisco al tetto delle diciotto ore, e alla necessaria autorizzazione da parte della pubblica amministrazione. Da una parte, non mi piace tanto l'idea che si possa rilanciare, come a un'asta, se le ore necessarie per determinare una presunzione di lavoro subordinato siano diciotto, ventiquattro, trenta, come ho sentito nell'ultimo intervento. Io non ho dubbi che vada disciplinato meglio questo aspetto, soprattutto intervenendo su come queste diciotto ore vengono calcolate, stabilendo se siano settimanali o se ci sia un monte ore annuale; so bene che ci sono sport, per esempio, che hanno una stagionalità, concentrando certe attività in certi momenti dell'anno.
La seconda riflessione comune è quella della soglia di esenzione totale, che era 10.000 euro ed è stata portata a 5.000 euro, al netto di quello che avete detto – e credo che anche questo sia ampiamente condiviso – riguardo all'impatto della quota INAIL sotto i 5.000 euro. Pongo semplicemente una domanda; non credo che oggi sia sostenibile che la forma rappresentata dal volontariato o dai lavoratori occasionali non rientri in un limite annuale di 5.000 euro all'anno (dividendolo per dodici mesi, fa 410 euro al mese); mi sembra che sia un contenitore che dà dignità al riconoscimento della figura del volontario, distinguendolo però da quello che invece è qualcosa di un po' diverso dal volontario.Pag. 23
Infine, anche il tema dell'autorizzazione della pubblica amministrazione rappresenta un aspetto da correggere, e sarà fatto. Le due proposte emerse sono quella del silenzio/assenso oppure quella della quota al di sotto della quale quella autorizzazione non debba servire.
Aggiungo invece gli elementi nuovi che emergono da questa audizione. Ringrazio il dottor Righi per avere, con plastica evidenza, dimostrato come sia facile poi attuare interpretazioni distorsive di una norma, e mi riferisco ai premi. Ho fatto l'allenatore per trent'anni, se mi davano un premio perché non prendevo un'ammonizione durante la partita è un premio, è lecito; la fantasia purtroppo lì può scatenarsi in maniera anche distorsiva, e credo che sia fondamentale, come suggeriva il dottor Righi, definire che cosa si intenda per premi e magari definire anche una quota economica che corrisponda agli stessi.
È stata richiamata giustamente la necessità di non raddoppiare l'intervento dei controlli sanitari, perché la categoria degli sportivi ha una cultura peraltro molto evoluta sul tema.
Ringrazio la dottoressa Pesoli in particolare di avere evocato un tema di cui abbiamo parlato molto poco, che si affianca e si abbina allo sport dei gruppi sportivi militari, che è quello dello sport universitario. Forse su questo aspetto possiamo fare qualcosa.
Ringrazio la dottoressa Baldassari per avere evocato la costituzione di un tavolo permanente dello sport che possa accompagnare questa riforma, perché – lo ridiciamo, l'ha detto l'onorevole Perissa e lo voglio dire io (anche se tocco un po' meno palla), l'ha detto soprattutto il Ministro in più occasioni – questa riforma il 1° luglio partirà e, partendo, naturalmente troverà alcune difficoltà, che non si risolveranno in una settimana, né in un mese. Quindi, l'idea di istituire un tavolo permanente, dove possano sedere però tutte le componenti interessate da questa riforma, credo che sia un bene comune, che possa accompagnare questa riforma nel suo avvio verso la migliore delle soluzioni possibili.
Ringrazio anche per le sollecitazioni relative al mondo degli Esports, perché questo è un principio di realtà; non può essere un giudizio, è un fatto, è un dato e quindi credo che anche questo argomento possa essere affrontato nell'ambito di questo tavolo permanente.
Concludo la premessa e arrivo alla domanda. Mi riferisco in particolare ai rappresentanti delle federazioni che ho ascoltato, al dottor Calcagno, che, oltre a essere presidente dell'Associazione calciatori è anche vicepresidente della Federazione gioco calcio; al dottor Bresci, in quanto rappresentante della Federazione pallavolo, ai rappresentanti della Federazione hockey, ai rappresentanti dell'ASI, che sono presenti, a tutti gli amici che saluto e che conosco bene. La domanda è: che cosa stanno facendo oggi le federazioni in relazione a ciò che la riforma chiede loro di fare? Mi riferisco alle tipizzazioni in relazione alle specificità dei lavoratori. C'è un tema che è stato evocato che riguarda gli arbitri, per esempio, che andrà risolto. Esiste la questione dei premi di formazione; non è oggetto di questa indagine, ma si dovrà affrontare anche quello. Vorrei capire lo stato dell'arte, in questo momento, di federazioni e di enti di promozione sportiva rispetto a quello che sta succedendo in realtà, perché vorrei evitare l'effetto «Deserto dei Tartari» – nel senso proprio del libro di Buzzati – rappresentato dall'idea che tanto poi, alla fine, ci sarà di nuovo un rinvio. Io credo che se c'è una cosa sulla quale abbiamo tutti una certezza e che aiuta tutti, lavoratori e società sportive, è che, come ci ha detto il Ministro, il 1° luglio questa riforma partirà; quindi tanto vale arrivarci nel modo migliore possibile.
PRESIDENTE. Grazie. Do la parola ai nostri ospiti per la replica. Prego, Sergio Mignardi, presidente della Federazione italiana hockey.
SERGIO MIGNARDI, presidente della Federazione italiana hockey (FIH) intervento in videoconferenza. È stata posta una questione sulle diverse figure. Faccio un esempio che ci riguarda. Noi abbiamo gli arbitri, Pag. 24i delegati tecnici, i cronometristi, gli assistenti agli arbitri, abbiamo diverse tipologie di impegno, che hanno bisogno proprio di una regolamentazione.
Stiamo facendo, sulla base della normativa vigente, una serie di accordi di collaborazione per ogni tipologia di compiti svolti. Però, se ci fosse un perimetro, un quadro generale, una sorta di linee guida, soprattutto sotto gli aspetti delle responsabilità e degli aspetti previdenziali, assicurativi e anche di riconoscimento economico, credo che potrebbe essere un buon servizio alle federazioni come la mia.
LOREDANA PESOLI, responsabile delle relazioni istituzionali dell'Associazione nazionale atlete (ASSIST). Volevo rispondere all'onorevole Perissa dicendo che non è forse esattamente vero che, anche se limitatamente, questa riforma non darà garanzie e non darà diritti, perché comunque il riconoscimento dell'attività di lavoro sportivo per le atlete significherà entrare di diritto in un ambito al momento precluso, quindi con diritti in relazione a maternità, gravidanza, allattamento e puerperio. Per carità, certo che la copertura previdenziale potrebbe non essere riconosciuta (Commenti del deputato Perissa). Tutto il lavoro sportivo femminile dovrebbe essere riconosciuto, a qualsiasi livello, senza tirar fuori chi non è eccellenza, quindi comunque un percorso di riconoscimento di diritti basilari di cittadinanza l'avrebbero tutte. Dopodiché, se la copertura previdenziale è troppo bassa, quello è un problema che non riguarda soltanto le atlete, in questo caso, ma riguarda tutta la platea di chi percepisce poco e quindi contribuisce poco.
Altro aspetto. Per il lavoro autonomo, non vedo perché si dovrebbe andare su gestione separata INPS e non creare una cassa ad hoc per questo settore.
GIAMPAOLO DUREGON, presidente di ANIF EuroWellness. Prima l'onorevole Perissa ha parlato dell'esigenza di trovare dei livelli entro cui contenere coloro che magari non sono ancora in grado di assolvere a determinati adempimenti.
Vivendo questo settore, questo ambiente da tanti anni, posso affermare che è difficilissimo creare questi livelli, perché poi sorgono sicuramente problemi nel definire chi sta dentro e chi è fuori, e quindi bisogna essere ben precisi. Però è senz'altro un'idea praticabile.
Dico anche che cerchiamo di arrivare nel miglior modo possibile al momento dell'entrata in vigore della normativa il 1° luglio, perché noi ci lavoriamo da tantissimi anni e ho visto volar via tanto lavoro, anche perché ci sono stati cambiamenti di Governo. Credo che dovremo arrivarci e comunque cominciare ad applicarla. Nessuno ci impedisce di migliorarla via, via, per strada. Mi fa piacere che il Ministro abbia detto e ripetuto che il 1° luglio si parte comunque, perché altrimenti rimanere ancora così è veramente complicato.
STEFANO BELLOTTI, segretario generale della Federazione italiana pallavolo (FIPAV). Volevo rispondere all'onorevole Berruto che chiedeva cosa stanno facendo le federazioni. Sicuramente la data del 1° luglio è una data che abbiamo ben fissa, e proprio per questo abbiamo attivato un'attività di ascolto del movimento, cosa che non era mai stata fatta nella storia della federazione, perché riteniamo che tutti debbano, peraltro come è stato fatto oggi qui, poter dare un possibile contributo. Stiamo attuando un'attività di revisione regolamentare rispetto a quello che la norma porterà, fermo restando che noi la suddivisione delle figure, bene o male, l'avevamo già ben individuata. È chiaro che tutto questo fa il pari con l'attesa di alcuni chiarimenti che porterebbero a una accelerazione o meno di alcuni aspetti. Però, devo dire che la nostra federazione, il nostro movimento, si sta concentrando sulla data del 1° luglio con grande attenzione e con grande determinazione.
PRESIDENTE. Grazie. Per una velocissima replica, prego onorevole Perissa e onorevole Berruto.
MARCO PERISSA. Presidente, solo per dire alla dottoressa Pesoli che il tema dei contributi INPS è stato da noi preso in considerazione, e l'idea di costituire una Pag. 25cassa apposita per il mondo dello sport è stata oggetto anche di una precedente audizione, su mia proposta. Mi si faceva presente da parte di uffici tecnici che, probabilmente, l'apparato cassa avrebbe un costo di gestione per il sistema sportivo che non potrebbe essere sostenuto semplicemente se alimentato dai contributi versati. Quindi, sarebbe più opportuno lavorare, per esempio, sull'attivazione di una sezione specifica dell'INPS, che si occupi in maniera diretta di tali aspetti. L'obiettivo su cui stiamo cercando di lavorare è cercare di far sì che i lavoratori ricevano in proporzione rispetto a quanto versato, sia questo poco o tanto.
Attualmente, però, il testo prevede che versino dei contributi, ma la normativa vigente e soprattutto le circolari dell'INPS determinano che al di sotto dei 20.000 euro quei contributi vengano considerati al 30 per cento del versato; quindi, di fatto, i lavoratori sportivi sarebbero dei contribuenti a rendere nei confronti delle casse previdenziali, perché non maturerebbero mai i requisiti per poter avere indietro il versato. Comunque stiamo cercando di correggere anche questo elemento di difficoltà.
Al presidente Duregon invece tenevo a specificare che la mia proposta non era un libro dei sogni. Di fronte all'affermazione secondo la quale intanto occorre verificare l'applicazione da questo 1° luglio e poi si potrà valutare di apportare le correzioni, ci tenevo a precisare che da un punto di vista tecnico quello che ho proposto è fattibile entro il 1° luglio, poiché è già previsto dalla normativa che i soggetti sportivi carichino all'interno del RAS i loro rendiconti economico-finanziari o bilanci per i soggetti costituiti in forma di capitale. Sulla base di questo elemento, se la volontà politica è chiara, ovvero quella di identificare alcune fasce di applicazione della riforma, si tratta di descrivere il quantum per una fascia piuttosto che per l'altra, ma si può applicare efficacemente in tempi brevissimi, con gli strumenti normativi che sono a disposizione del Parlamento e del Governo nei prossimi due mesi.
PRESIDENTE. Breve replica dell'onorevole Berruto. Vi ricordo che in audizione non è questa la prassi, e questo lo dico anche a beneficio degli auditi, nel senso che ci sono le relazioni degli auditi, ci sono i quesiti, c'è la replica degli auditi e l'audizione si conclude. Però, per cortesia istituzionale, ho permesso lo svolgimento di queste ulteriori precisazioni.
Per replicare al collega Berruto, devo dire che in realtà abbiamo ridotto le audizioni, ma tutte le richieste di audizione sono state esaminate e a tutti i soggetti è stata inviata la richiesta di memoria, che verrà ovviamente inclusa nell'ambito dell'indagine conoscitiva. Questo è stato fatto non perché abbiamo selezionato discrezionalmente i soggetti da audire, ma semplicemente per il motivo che ricordava lei: il 1° luglio entra in vigore la riforma e quindi i tempi sono stretti.
MAURO BERRUTO. Semplicemente ringrazio per la risposta al mio quesito. Voglio solo chiudere con un'idea. Io credo che tutte le parti in causa, dai commissari di queste Commissioni ai soggetti che abbiamo audito, abbiano lo stesso obiettivo comune: quello di fare la migliore delle riforme possibili e la più sostenibile delle riforme possibili; questo deve essere l'unico territorio comune all'interno del perimetro in cui dobbiamo agire. Lo dico e lo ripeto: nessuno vuole mettere in difficoltà il mondo dello sport ulteriormente rispetto ai tre anni ormai passati fra pandemia e caro energia; ma evidentemente, questo è un momento di discontinuità che ci permette di cambiare un paradigma e che, a sua volta, permette di creare un modello più funzionale e più orientato allo scopo.
Ribadisco: domani porteremo in Aula una modifica della Costituzione e mi auguro davvero che questa estate – perché tecnicamente è possibile che entro giugno questa modifica dell'articolo 33 della Costituzione sia effettiva – avremo due momenti epocali di discontinuità con una storia precedente, ma orientati a crearne una più solida e più rispettosa dei diritti e della dignità di tutti, lavoratori, lavoratrici e naturalmente anche associazioni sportive e chi fa vivere lo sport. Questo è l'unico obiettivo comune e, al di là delle querelle, io e l'onorevole Perissa, che rappresentiamo Pag. 26due visioni diverse del mondo per tante altre cose, sullo sport credo che abbiamo la possibilità di dimostrare che si possono fare cose ben fatte e insieme.
PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi e ringrazio i colleghi. Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.15.