Sulla pubblicità dei lavori:
Deidda Salvatore , Presidente ... 2
Audizione del Ministro delle imprese e del
made in Italy
, Adolfo Urso, nell'ambito dell'esame della Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro comune per i servizi di
media
nell'ambito del mercato interno (legge europea per la libertà dei
media
) e modifica la direttiva 2010/13/UE (COM(2022) 457
final
)
(ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Deidda Salvatore , Presidente ... 2
Urso Adolfo , Ministro delle imprese e del made in Italy ... 2
Deidda Salvatore , Presidente ... 4
Di Maggio Grazia (FDI) ... 5
Deidda Salvatore , Presidente ... 5
Cangiano Gerolamo (FDI) ... 5
Deidda Salvatore , Presidente ... 5
Iaria Antonino (M5S) ... 5
Deidda Salvatore , Presidente ... 5
Urso Adolfo , Ministro delle imprese e del made in Italy ... 5
Deidda Salvatore , Presidente ... 8
Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA IX COMMISSIONE SALVATORE DEIDDA
La seduta comincia alle 12.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web tv della Camera dei deputati.
Audizione del Ministro delle imprese e del made in Italy , Adolfo Urso, nell'ambito dell'esame della Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro comune per i servizi di media nell'ambito del mercato interno (legge europea per la libertà dei media ) e modifica la direttiva 2010/13/UE (COM(2022) 457 final ).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione, davanti alle Commissioni riunite cultura, scienza e istruzione e trasporti, poste e telecomunicazioni, del Ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso (a cui do il bentornato nelle nostre Commissioni), nell'ambito dell'esame della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro comune per i servizi di media nell'ambito del mercato interno (legge europea per la libertà dei media) e modifica la direttiva 2010/13/UE (COM(2022) 457 final).
Ringrazio di nuovo il Ministro per aver accettato l'invito delle Commissioni. Saluto il presidente Mollicone che sta arrivando e i colleghi della VII Commissione.
Avverto che dopo la relazione del Ministro si svolgeranno gli interventi dei deputati, per procedere poi allo svolgimento della replica.
Cedo dunque subito la parola al Ministro Urso.
ADOLFO URSO, Ministro delle imprese e del made in Italy. Grazie innanzitutto di questo nuovo e significativo invito da parte delle Commissioni riunite, in questo caso della Commissione cultura, scienza istruzione e della Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni, su uno degli aspetti significativi, forse tra i più importanti che riguardano le competenze del Dicastero delle imprese e del made in Italy.
Il tema di oggi ruota, infatti, sul settore dei servizi dei media e sulla proposta, emersa a livello eurounitario, che mira a promuovere l'attività degli investimenti transfrontalieri, agevolare la cooperazione normativa e la diffusione di servizi di qualità, ed infine a garantire un'allocazione equa e trasparente delle risorse.
In questo settore giova evidenziare come le tecnologie digitali stiano producendo impatti profondi e strutturali, grazie alle nuove modalità di creazione e fruizione di contenuti, ampliatesi dai tradizionali apparecchi televisivi a milioni di schermi connessi.
Il 16 settembre 2022 la Commissione ha presentato la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, che istituisce un quadro comune per i servizi di media nell'ambito del mercato interno. La proposta, che si inserisce nel processo di costruzione di un quadro europeo per la disciplina dei media adeguato all'ambiente digitale, è suddivisa complessivamente, come sapete, in quattro capi: che riguardano le disposizioni generali, i diritti e i doveri dei Pag. 3fornitori e dei destinatari dei servizi media, il quadro di riferimento per la cooperazione normativa e, infine, le disposizioni finali.
Il fine dello strumento è quello, da una parte, di difendere il fondamentale principio di evitare le ingerenze e il controllo del potere esecutivo sui media, e dall'altra parte di stabilire i principi di tutela del pluralismo e della operatività dei media, in linea tra le altre cose con il Digital Service Act, che mira a contrastare la diffusione illegale dei contenuti includendo la protezione dei minori, e con il Digital Market Act, che mira a creare un mercato competitivo ed equo con regole precise per i cosiddetti gatekeeper.
Altro elemento importante è la volontà di superare la frammentazione delle normative nazionali, agevolando la cooperazione normativa. Sotto questo aspetto va ricordato che il mercato dei media e dei contenuti audiovisivi è ormai evidentemente globale, e la eterogeneità delle normative ha favorito in questi anni l'affacciarsi in questo settore di una simmetria regolatoria tra broadcaster e over the top place.
Le piattaforme digitali hanno progressivamente modellato nuove modalità di diffusione dei media e di circolazione dell'informazione, travalicando i confini nazionali. Si pensi ad esempio alla questione della responsabilità degli OTT nell'esercitare attraverso gli algoritmi un potere di indirizzo editoriale paradossalmente ben maggiore, oggi ancor di più in prospettiva, della semplice messa in onda di un servizio sulla televisione lineare diffuso da broadcaster ampiamente regolati.
Sotto questo aspetto, dobbiamo ricordare sempre che accanto al principio della libertà ci deve essere quello della responsabilità di coloro che veicolano l'informazione online, così come succede nei media tradizionali dove il giornalista – molti tra noi, e io stesso sono un giornalista professionista – è responsabile dei suoi articoli e il direttore risponde di quanto pubblicato sulla sua testata. Nel mondo di Internet bisogna superare gli schemi dell'anonimato, c'è bisogno che ogni individuo garantisca per le notizie che diffonde online per porre un freno alle fake news. A questa eterogeneità, a livello comunitario, si sta cominciando quindi a dare risposta, come detto, attraverso non solo il Media Freedom Act, ma anche attraverso il Digital Service Act, il Digital Market Act e la direttiva sui servizi media audiovisivi.
Come detto in premessa, lo sviluppo tecnologico sta profondamente cambiando il settore dei media.
I dati dell'ultimo Osservatorio trimestrale sulle comunicazioni Agcom sono evidenti: nel solo mese di settembre 2022, lo scorso anno, 39 milioni 274 mila utenti unici si sono collegati ai siti e app di informazione generalistica, più un milione e mezzo di utenti rispetto a settembre 2021, una crescita significativa. Ciascun utente ha trascorso in media un'ora e quindici minuti, navigando sui siti e app di informazione generalista. Inoltre, l'ultimo Rapporto Auditel-Censis certifica l'ampliamento dei dispositivi connessi a Internet all'interno delle abitazioni a 93 milioni 200 mila, con un incremento di 20 milioni di device rispetto al 2017, 16 milioni di smart TV, con un incremento di 11 milioni di dispositivi rispetto al 2017. Quindi in cinque anni, dal 2017 al 2022, abbiamo avuto un incremento più che significativo.
Una fruizione non più vincolata alle sole mura domestiche e non più lineari in quanto on demand, nuovi modelli di business che hanno prodotto effetti profondi sulle dinamiche di mercato, venendo a generare nuovi equilibri, caratterizzati da fenomeni aggregativi dei principali produttori di contenuti e dei broadcaster. Una reazione competitiva su scala globale del mercato dei media audiovisivi, accentuata dalle potenzialità offerte dalla capacità trasmissiva basata sulle infrastrutture digitali di ultima generazione, che ha reso possibile una convergenza multimediale di condivisione dei contenuti a opera delle piattaforme.
Per l'Italia la proposta è ritenuta condivisibile in quanto stabilisce vincoli giuridici uniformi per tutti i servizi di media, al fine di assicurare il buon funzionamento e lo sviluppo del mercato degli stessi servizi e dei contenuti digitali, e al contempo un Pag. 4livello minimo di salvaguardia del pluralismo e dell'indipendenza dei media.
Quanto alla nuova previsione dell'istituzione di un Comitato europeo per i servizi media audiovisivi, all'articolo 8 della proposta, che sostituisce il gruppo dei regolatori europei per i servizi di media audiovisivi istituito dalla direttiva AVMS, si rappresenta che diversi Stati membri hanno sollevato interrogativi in merito all'indipendenza del Comitato, in particolare in relazione alla Commissione, alla luce del livello proposto di coinvolgimento della Commissione in determinati casi, anche quando la decisione o il parere del Comitato saranno adottati d'intesa con la Commissione.
A tal proposito, si ritiene che il nuovo board rimanga un mero organo consultivo della Commissione europea, e le sue competenze saranno sempre esercitate su richiesta e/o comunque in accordo con la Commissione stessa, esclusivamente in relazione all'applicazione del regolamento medesimo o della direttiva sui servizi media audiovisivi.
È stato altresì espresso parere favorevole in merito alle regole e alle procedure per la cooperazione strutturata, richieste di informazioni e misure esecutive anche urgenti, da parte di un'autorità nazionale, orientamenti in materia di regolamentazione dei media e coordinamento delle misure sui servizi di media di Paesi terzi sotto la guida del Comitato.
Infine, sulla fornitura di servizi media in ambito digitale, l'Italia ha chiesto di esplicitare meglio i criteri e le modalità con le quali le grandi piattaforme sono legittimate ad effettuare le valutazioni di compatibilità con i propri termini e condizioni ai fini dell'eventuale decisione di rimuovere i contenuti.
L'intento è quindi quello di chiedere una modifica finalizzata a rafforzare la tutela dei fornitori di servizi di media, contro l'ingiustificata rimozione di contenuti o il diniego di accesso da parte delle piattaforme digitali, introducendo misure ulteriori oltre all'obbligo di negoziazioni in buona fede tra le parti, come ad esempio il ricorso a un'autorità terza indipendente o il riconoscimento di un diritto di ricorso al giudice o all'autorità nazionale competente.
In conclusione, come avete avuto modo di ascoltare, i temi che riguardano i servizi di media sono ampi e delicati. Sono temi che rappresentano grandi opportunità per la crescita, ma per i quali esistono aspetti sensibili che la politica responsabilmente ha il compito di governare, soprattutto quando si tratta di nuovi media con evidenti ricadute sugli utenti finali, specialmente se minori.
L'attenzione quindi è massima per questo settore, che è ricco di opportunità ma che dev'essere indubbiamente presidiato in modo particolare, affinché la digitalizzazione che accompagna lo sviluppo tecnologico sia sempre più un mezzo di democrazia e di inclusività, in grado di offrire crescita per imprese e cittadini.
In linea generale, a livello nazionale l'ordinamento interno è in gran parte già allineato, persino in alcuni casi anche più avanzato rispetto alla proposta europea, se pensiamo alla tutela del pluralismo, alle video sharing platform e alle metodologie per la rilevazione dell'audience.
La conferma dell'attenzione del Governo per questi temi di estrema delicatezza è nel progetto, tuttora in corso, di correttivo del testo unico sui media audiovisivi, che ha recepito nel nostro ordinamento la direttiva (UE) 2018/1808 sui servizi di media audiovisivi. Questo testo unico è improntato alla finalità di offrire una sempre maggiore tutela del pluralismo e della sicurezza della diffusione dei contenuti digitali.
In conclusione, il regolamento, a fronte di un impatto marginale sugli ordinamenti nazionali più avanzati qual è quello italiano, andrà a incidere profondamente su quei Paesi, sugli altri Paesi, che hanno avuto maggiore difficoltà nell'introdurre nel loro sistema giuridico e istituzionale adeguati e condivisi princìpi di pluralismo informativo e di libertà dei media.
PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro.
Diamo la parola ai deputati. Si è iscritta la deputata Di Maggio. Prego.
GRAZIA DI MAGGIO. Grazie, Presidente. Soprattutto grazie al Ministro Urso per aver risposto celermente alla nostra chiamata in audizione e per averci fornito una chiave di lettura sicuramente importante rispetto ad una proposta di regolamento complessa.
Entro nel merito e faccio riferimento anche ad alcuni Stati membri a noi vicini, quali la Francia e la Germania, che hanno evidenziato e sottolineato delle criticità per quanto riguarda questa proposta di regolamento, che istituisce un quadro comune per i servizi dei media in ambito europeo, soprattutto sulla base giuridica adottata. Mi riferisco all'articolo 114 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il quale prevede il riavvicinamento delle legislazioni nazionali per la creazione del mercato interno. Infatti il Trattato già all'articolo 167, comma 5, vieta un'azione di armonizzazione normativa per quanto concerne gli aspetti culturali dei servizi dei media. Sulla base di questo scenario, le chiedo quindi qual è il suo punto di vista in questa direzione. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie. La parola al collega Cangiano. Prego.
GEROLAMO CANGIANO. Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro.
Negli ultimi anni sono emersi una serie di scandali anche internazionali: facciamo l'esempio dello scandalo Cambridge Analytica con Facebook. Sono tante le preoccupazioni in ordine al funzionamento delle piattaforme, che in certi casi si pongono come veri e propri intermediari tra le istituzioni e gli utenti.
Anche in virtù di questi scandali, noi chiediamo al Ministro in che modo si pensa di orientarsi rispetto a questa problematica, anche in vista di altri scandali. Noi chiediamo quindi al Governo cosa si intende fare. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie. Prego, collega Iaria.
ANTONINO IARIA. Buongiorno, signor Ministro.
Una delle critiche che muovono a questa nuova proposta di regolamento è che potrebbe andare a incidere su prassi o regolamenti che nell'Unione Europea funzionano bene dal punto di vista della regolamentazione dell'attività dell'editoria online e altro. Vorrei quindi chiedere se voi nella vostra proposta avete chiaramente colto questo problema, nel senso che magari con questo nuovo regolamento si vanno a intaccare regolamenti che già funzionano bene per l'Unione europea.
L'altro discorso che mi interessa è quello legato alle fake news. Se da una parte questo regolamento tenta di bloccare le fake news io mi chiedo come si possa fare, perché ho visto degli esempi recenti: per esempio questa famosa fake news in cui si asseriva che il Superbonus costava 2.000 euro per ogni cittadino italiano, che causava un debito di bilancio, è andata in tutte le piattaforme, sia editoriali sia online, e non è stata per niente bloccata se non con molta difficoltà nel fare un'informazione corretta.
PRESIDENTE. Grazie. Se non vi sono altri deputati che vogliono intervenire do la parola per la replica al Ministro, ovviamente aggiungendo anche che, essendo un argomento abbastanza complesso, se poi vuole completare le risposte con uno scritto può farlo. Prego.
ADOLFO URSO, Ministro delle imprese e del made in Italy. Grazie, Presidente. Alcune tematiche mi erano state anticipate, ma io penso di poter rispondere a tutte e tre le domande, ovviamente anche all'ultima, che ha un sapore squisitamente politico che non mi sfugge.
La tutela delle specificità culturali, ed è questa la premessa con cui noi affronteremo anche questa tematica, del nostro patrimonio, ma anche degli altri patrimoni e delle altre specificità culturali delle nazioni che con noi hanno costruito e stanno implementando la casa comune europea... Credo che sia il maggiore valore, la maggiore ricchezza dell'Europa, non a caso la storia lo dimostra. Il Governo, consapevole di questo, della storia del nostro Paese, delle sue specificità, ma Pag. 6anche della storia degli altri Paesi e delle loro specificità culturali come patrimonio complessivo d'Europa, intende tutelarla, promuoverla e farne la cifra del proprio impegno in tutti i fori nazionali e internazionali.
L'Europa ha un senso se riesce a costruire progetti che moltiplicano in aree ben specifiche la forza degli Stati, senza minimamente minarne l'essenza, che è in primis culturale. Lo sappiamo noi italiani più di altri, perché lo Stato italiano è recente, la cultura e la società italiana sono millenarie. Più integrazione dove è necessario, direi strategico, più identità dove essa è un valore aggiunto.
In questo contesto si colloca la nostra posizione: partendo dal dato di fatto che il mercato dei media è profondamente mutato nell'ultimo decennio, in maniera sempre più profonda in ragione della trasformazione digitale. In particolare, la digitalizzazione e le piattaforme digitali hanno progressivamente modellato nuove modalità di diffusione dei media e di circolazione delle informazioni travalicante i confini nazionali. Anche stamattina per esempio, in uno degli incontri, ho affrontato le potenzialità di Google, che da una parte può apparire una minaccia ma dall'altra sicuramente è una potenzialità ben espressa.
In questo caso, l'uso dell'articolo 114 a cui si fa riferimento, che ricordiamo è oggetto di un parere che attendiamo dal servizio giuridico del Consiglio, e sullo sfondo l'obiettivo di avvicinamento delle legislazioni nazionali, si collocano a nostro avviso in linea con gli obiettivi di tutela del pluralismo informativo, ove si guardi alla dimensione geografica sovranazionale dei contenuti media che è sempre più prevalente.
I nuovi media ovviamente non hanno confini né nazionali né europei, e nemmeno internazionali. Le piattaforme, infatti, possono agire sia come intermediarie dei tradizionali fornitori di servizi media, che hanno tendenzialmente natura nazionale o locale, sia direttamente come fornitori. In entrambi i casi, tuttavia, le piattaforme competono con i media tradizionali per l'attenzione degli utenti e anche per le risorse pubblicitarie.
Per questi motivi, da un lato, la proposta di regolamento prosegue nel lento e graduale percorso iniziato dall'ultima direttiva, quella che citavo prima, (UE) 2018/1808, di adeguamento e di armonizzazione del piano regolatore esistente fra i media tradizionali e le piattaforme. Questa è la vera scommessa.
Dall'altro lato, la proposta di regolamento cerca di minimizzare gli ostacoli esistenti per i fornitori di servizi media tradizionali all'esercizio di attività e di investimenti transfrontalieri e al consolidamento di mercato, anche al fine di far fronte economicamente all'evoluzione del mercato e alla concorrenza più o meno diretta delle piattaforme. Il tutto, ripeto, avendo chiaro un principio che è quello, a nostro avviso, che il perseguimento di un corretto funzionamento del mercato interno dei servizi media non deve in nessuna maniera assumere la forma di una omogeneizzazione culturale dei contenuti. Non deve esserlo soprattutto nella nostra Europa.
In questo l'Italia, grande Paese fondatore come Francia e Germania, a cui faceva riferimento, e non a caso, la deputata che ha posto la domanda, è e sarà sempre un baluardo contro ogni possibile cancellazione delle identità. Cercheremo quindi di vegliare affinché, in un ambito di concorrenza con i servizi digitali, si realizzi un'armonizzazione delle condizioni ed affinché le possibili estensione e consolidamento dei servizi siano associati a una maggiore differenziazione dell'offerta, quantomeno su base nazionale e regionale, valorizzando quello che una volta veniva definito il villaggio globale.
Solamente in questo modo infatti i media, o i media tradizionali, possono pensare di competere con le piattaforme digitali. E la proposta di regolamento che abbiamo di fronte si deve sviluppare non in contrasto con l'articolo 167, fermi restando specifici approfondimenti in relazione ai principi di sussidiarietà e proporzionalità, che devono sempre essere presenti, tanto più in quanto si parla ovviamente di contenuti culturali.
Nella seconda domanda, nella seconda osservazione si fa riferimento ad alcuni scandali di cui mi occupai anche nella precedente veste istituzionale di presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che hanno occupato, e giustamente, l'attenzione anche in Italia e certamente nel contesto europeo.Pag. 7
È indubbio che le due indagini che venivano evidenziate hanno dimostrato il livello di influenza che hanno raggiunto le grandi piattaforme online, non solo grazie alla loro forza economica, ma soprattutto per il controllo che hanno consolidato negli anni in materia di dati e di informazioni. Quanta informazione esse possiedono! E sempre più è loro monopolio.
Il rischio, come ebbi modo di approfondire appunto durante la mia esperienza al Copasir, è concreto e attuale, con particolare riguardo alla diffusione di notizie false online, alle pratiche manipolative e alla violazione della privacy. Tanto più quando questo è realizzato in un contesto di dominio globale che alcuni sistemi autoritari intendono realizzare; ma non mi riferisco ovviamente soltanto a loro.
È dunque evidente che occorre intervenire, per ricondurre entro confini condivisi a livello internazionale l'influenza che queste piattaforme hanno acquisito su accesso e distribuzione di contenuti, servizi, prodotti e informazione.
Da un lato bisogna intervenire anche a livello nazionale sul rapporto tra i media digitali e i cittadini, che ormai necessitano di competenze e livelli di alfabetizzazione mediatica più elevati. Lo stiamo facendo assieme al Dipartimento per le politiche della famiglia, al Dipartimento per la trasformazione digitale e al Dipartimento per le politiche giovanili, in applicazione dell'articolo 1, comma 360, della legge di bilancio, che come è noto ha istituito un Fondo, con una dotazione di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2023-2025, per la promozione di progetti di alfabetizzazione mediatica e digitale e progetti educativi a tutela dei minori, da parte dei fornitori di servizi di media e di piattaforme di condivisione video. È ovvio che il ruolo dei genitori è fondamentale, anche e soprattutto in questo, ma noi dobbiamo svolgere il ruolo che compete alle istituzioni.
Dall'altro lato, ed è quello che la Commissione europea sta cercando di fare con il Media Freedom Act, con il Digital Service Act e col Digital Market Act prima richiamati, occorre un intervento dal punto di vista normativo nell'ottica della trasparenza e della responsabilizzazione. Pur consapevoli che le competenze europee in materia limitano gli strumenti giuridici a disposizione dell'Unione europea, il lavoro comunitario è importante per fissare norme fondamentali su cui poi gli Stati membri potranno operare a livello nazionale. È un primo passo, con molte luci e qualche ombra, che richiede una costante attenzione da parte del Governo, per fare in modo che ci sia la massima trasparenza sia sulle modalità di funzionamento delle piattaforme online, sia sull'utilizzo dei dati che vengono raccolti attraverso di esse.
Si tratta ovviamente di problemi complessi, nuovi, che necessitano anche di un coordinamento nazionale.
In riferimento, poi, alla richiesta di come contrastare le fake news, molto spetta ovviamente alla capacità degli individui, anche nostra, di fornire le informazioni appropriate. Io mi riferisco anche a quanto riguarda poi l'Ordine dei giornalisti di cui faccio parte. Io sono sempre più convinto che bisogna agire con i grandi principi della libertà e della responsabilità, e questo vale anche per chi posta delle notizie sui social network. Altri Paesi di cultura occidentale si stanno muovendo in tal senso, e penso che anche l'Italia debba muoversi in tal senso.
Per esempio anche per quanto riguarda l'anonimato; è una riflessione che faccio. La rete Internet, quando si sviluppò, si sviluppò anche in altri contesti fuori dalle nostre democrazie occidentali e all'inizio era un'espressione di libertà. La maggior parte delle notizie che venivano postate, per esempio in Russia come in Cina, erano notizie che facevano evidenziare il bisogno di libertà da parte dei cittadini. Oggi, se andate invece su notizie che appaiono sui social in quei Paesi, la maggior parte delle notizie che appaiono sono notizie di conformità politica istituzionale. Questo vuol dire che se una volta l'anonimato poteva essere il mezzo in alcuni Paesi, là dove magari le libertà non erano così tutelate, definite e valorizzate per poter esprimere le proprie opinioni, oggi invece nel nostro continente, nel nostro mondo, l'anonimato è un modo talvolta per propalare fake news difficili da contrastare.
Quindi, il problema di come fare emergere tutto questo riguarda il principio della Pag. 8responsabilità, che noi nella nostra cultura, nelle nostre democrazie, possiamo assolutamente valorizzare, perché è coniugato con quello della libertà. Magari in altri contesti non è esattamente così, e quindi capisco che in altri contesti l'anonimato può essere anche lo strumento con cui far valere delle informazioni che altrimenti non potrebbero essere date.
È una riflessione che offro ai colleghi parlamentari, perché credo che sia il momento di normare meglio questo aspetto nelle nostre democrazie, anche a tutela dalle fake news. Ricordo che durante la precedente esperienza del Copasir (e concludo), andammo a fare una missione molto importante e significativa a Bruxelles e a Washington, proprio per capire come la Commissione con i suoi strumenti avesse creato anche un organismo, che pubblicamente individua fake news e le denuncia: soprattutto ovviamente fake news che servono probabilmente a diffondere una narrazione particolarmente contrastante con la realtà; piuttosto che negli Stati Uniti, là dove già ormai da tanto tempo esistono organismi simili.
E infine porto un esempio che mi ha molto colpito, nella mia esperienza. Due-tre anni fa, quando dovevamo contrastare la disinformazione sulla pandemia, ci eravamo convinti, o molti tra noi si erano convinti, che effettivamente la narrazione che veniva propalata, anche attraverso fake news, campagne costruite su falsi profili social, ci eravamo quasi convinti che davvero i nostri vaccini fossero inefficaci, o comunque tardivi, e che la nostra democrazia fosse troppo debole per contrastare la pandemia; e che invece altri sistemi, a democrazia autoritaria o addirittura sistemi autoritari, fossero più efficaci nel contrastare la pandemia e che i loro vaccini ottenuti celermente fossero più efficaci a tutelare i propri cittadini.
Questa era la narrazione, la vulgata che si era diffusa anche nel nostro Paese. Bene, due anni dopo, noi ci siamo probabilmente liberati dalla pandemia, mentre coloro che volevano farci credere con le loro narrazioni sui social che il loro sistema autoritario fosse più efficace delle democrazie occidentali nel contrastare, col controllo sociale pervasivo che potevano mettere in campo, la pandemia, e che i loro vaccini tempestivi ottenuti fuori dalle regole occidentali erano in condizioni di vincere il Covid... Possiamo invece dire, confortati in questo, che purtroppo in quel sistema o in quei sistemi la pandemia ha provocato molte più vittime di quanto si pensasse o di quanto viene narrato, e soprattutto purtroppo ancora è un fenomeno da contrastare; mentre noi, con i nostri metodi di libertà e di responsabilità, e con i nostri strumenti di controllo anche per quanto riguarda gli studi farmaceutici e certamente quelli nel campo vaccinale, alla fine abbiamo avuto più efficacia nel contrastare anche questo fenomeno.
PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Ringrazio anche il dottor Giuseppe Stamegna e l'ingegner Giorgio Maria Tosi Beleffi, che hanno accompagnato il Ministro. Ringrazio tutti i colleghi intervenuti, gli uffici delle Commissioni.
Dichiaro quindi conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 12.30.