XIX Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 17 di Martedì 25 febbraio 2025

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Mollicone Federico , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPATTO DELLA DIGITALIZZAZIONE E DELL'INNOVAZIONE TECNOLOGICA SUI SETTORI DI COMPETENZA DELLA VII COMMISSIONE

Audizione di Gino Roncaglia, professore ordinario di digital humanities , filosofia dell'informazione ed editoria digitale presso l'Università Roma Tre e, in videoconferenza, di Gerlando Palazzotto, giornalista, autore teatrale, esperto di nuove tecnologie.
Mollicone Federico , Presidente ... 3 
Roncaglia Gino , professore ordinario di ... 3 
Mollicone Federico , Presidente ... 6 
Caso Antonio (M5S)  ... 6 
Mollicone Federico , Presidente ... 6 
Grippo Valentina (AZ-PER-RE)  ... 6 
Mollicone Federico , Presidente ... 6 
Roncaglia Gino , professore ordinario di ... 6 
Mollicone Federico , Presidente ... 7 
Palazzotto Gerlando , giornalista, autore teatrale, esperto di nuove tecnologie ... 8 
Mollicone Federico , Presidente ... 9 
Manzi Irene (PD-IDP)  ... 9 
Mollicone Federico , Presidente ... 9 
Palazzotto Gerlando , giornalista, autore teatrale, esperto di nuove tecnologie ... 9 
Mollicone Federico , Presidente ... 9 

ALLEGATO: Slides illustrative della relazione svolta Gino Roncaglia, professore ordinario di digital humanities, filosofia dell'informazione ed editoria digitale presso l'Università Roma Tre ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FEDERICO MOLLICONE

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Gino Roncaglia, professore ordinario di digital humanities , filosofia dell'informazione ed editoria digitale presso l'Università Roma Tre e, in videoconferenza, di Gerlando Palazzotto, giornalista, autore teatrale, esperto di nuove tecnologie.

  PRESIDENTE La Commissione prosegue il ciclo di audizioni nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impatto della digitalizzazione e dell'innovazione tecnologica sui settori di competenza della VII Commissione.
  L'ordine del giorno reca l'audizione di Gino Roncaglia, professore ordinario di digital humanities, filosofia dell'informazione ed editoria digitale presso l'Università Roma Tre e di Gerry Palazzotto, giornalista, autore teatrale, esperto di nuove tecnologie, che saluto e ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Cedo la parola al professor Roncaglia per lo svolgimento del suo intervento.

  GINO RONCAGLIA, professore ordinario di digital humanities, filosofia dell'informazione ed editoria digitale presso l'Università Roma Tre. Vi ringrazio per l'invito. Per me tornare alla Camera è sempre un piacere, perché ho lavorato qui come documentarista dai ventitré ai trentasei anni, dunque un periodo importante della vita.
  È molto tempo, proprio da quando lavoravo alla Camera, che mi occupo di questi temi legati alla digitalizzazione, in particolare alla digitalizzazione del patrimonio culturale, su cui ci sarebbe moltissimo da dire ma, conoscendo i tempi veloci delle audizioni, ho pensato di focalizzarmi soprattutto su due aspetti. Chiederei di far partire le slides, così posso seguire un ordine (vedi allegato).
  Il primo tema su cui vorrei concentrarmi riguarda le nuove sfide che sono poste dall'intelligenza artificiale anche nel campo della digitalizzazione del patrimonio culturale. Sappiamo che tutti i processi di digitalizzazione del patrimonio culturale pongono una serie di problemi delicati in particolare per quello che riguarda i criteri di selezione dei contenuti, le scelte metodologiche, le scelte di standard, le scelte degli strumenti e delle piattaforme di fruizione, i modelli di distribuzione e accesso che, in linea generale, dovrebbero essere il più possibile aperti, anche per le questioni altrettanto importanti della tutela del diritto d'autore e del copyright.
  Oggi questo quadro, di per sé già complesso, viene ulteriormente modificato dal fatto che dobbiamo considerare, nel riflettere sulle strategie di digitalizzazione, tutti gli aspetti legati all'intelligenza artificiale generativa e al fatto che i contenuti che digitalizziamo vengono anche utilizzati nell'addestramento dei sistemi di intelligenza artificiale generativa. Questo pone la necessità di nuove cautele e anche di attenzioni in parte nuove. A tale proposito c'è un aspetto che vorrei sottolineare: i sistemi di intelligenza artificiale generativa sono addestratiPag. 4 con grandi quantità di testi, ma non hanno bisogno di testi di alta qualità per imparare a usare il linguaggio. In altre parole, questi sistemi imparano a usare il linguaggio anche su basi di dati di bassa qualità. Però, per dare un output di qualità hanno bisogno di basi di dati e di basi di addestramento molto buone. Va sempre ricordato che questi sistemi non copiano mai le risposte dai modelli di addestramento ma ricavano dai modelli di addestramento modelli numerici di collegamento tra i token (le parole) del linguaggio e sono produttori di token: sono cioè produttori di sequenze di parole e dunque non sono sistemi di information retrieval. Il corpus di addestramento non funziona come un database da cui recuperano informazioni ma dal corpus si creano modelli. Pertanto, il fatto che nel corpus di addestramento siano rappresentati adeguatamente contenuti della nostra tradizione culturale rappresenta oggi una priorità anche geopolitica, perché è sulla base di quei contenuti che il modello crea relazioni tra i concetti, i termini e i problemi di cui lo investiremo.
  Chiedersi, dunque, che tipo di contenuti dobbiamo digitalizzare oggi non vuol dire solo chiedersi che tipo di contenuti è importante preservare per il futuro, ma anche chiedersi che tipo di contenuti è importante utilizzare oggi per l'addestramento dei sistemi di intelligenza artificiale. Questo, rispetto alle priorità tradizionali della digitalizzazione del patrimonio culturale, è un aspetto nuovo e può suggerire anche scelte in parte diverse rispetto a quelle tradizionali, che erano basate soprattutto – questo insegnavo fino a pochi anni fa – su considerazioni archivistiche e bibliografiche.
  In particolare, oggi diventa importante non limitarsi alla digitalizzazione delle fonti primarie, che ovviamente sono fondamentali, ma cercare di rappresentare adeguatamente nei processi di digitalizzazione anche la ricerca, prodotta adesso nel nostro Paese, che viene molto spesso poco considerata da questo punto di vista. Spesso la ricerca è dispersa, non viene considerata nelle strategie. In genere pensiamo alla digitalizzazione del patrimonio soprattutto come alla digitalizzazione di fonti primarie. Dal punto di vista del loro rilievo culturale, dovremmo porre particolare attenzione ai prodotti delle attività didattiche e di terza missione degli atenei e non solo al prodotto delle attività di ricerca. In altre parole, dovremmo porci il problema di conservare e digitalizzare in maniera più ampia tutto il lavoro che viene fatto nell'ambito accademico, non soltanto il lavoro di ricerca ma anche il lavoro di didattica.
  C'è un concetto, quello di open courseware, l'idea di rendere aperti i contenuti dei corsi universitari, che era un concetto già importante – avviato dal Massachusetts institute of technology (MIT) intorno al 2000 – che poi si è rivelato importantissimo, perché questi corsi distribuiti in forma aperta dal MIT sono stati utilizzati massicciamente in tutto il mondo, corsi di altissima qualità in formato aperto. Ebbene, oggi diventa importante che anche le nostre università producano e distribuiscano contenuti di questo genere, anche perché poi questi contenuti dovrebbero essere inclusi all'interno di corpora di addestramento per buoni sistemi di intelligenza artificiale anche europei. Questa è una priorità in parte nuova.
  Il secondo tema su cui vorrei porre l'attenzione è legato all'aspetto del rapporto tra la digitalizzazione del patrimonio culturale e il sistema formativo, in particolare nei campi dell'information literacy, dell'alfabetizzazione al buon uso dell'informazione, che ormai è una competenza di cittadinanza essenziale, e all'AI literacy, l'alfabetizzazione alle conoscenze di base sull'uso dei sistemi di intelligenza artificiale, che rappresentano ormai la componente più importante dell'information literacy. La capacità del nostro sistema Paese di indirizzare e utilizzare correttamente il nuovo ecosistema digitale anche nel campo dei beni culturali dipende dall'esistenza di buoni modelli e di buone pratiche di alfabetizzazione informativa, e appunto l'AI literacy oggi è il campo più importante dell'information literacy.
  Questa sfida riguarda sicuramente la scuola e l'università, ma riguarda anche un Pag. 5aspetto che, secondo me, è veramente importante: quello del lifelong learning. Dobbiamo stare attenti al fatto che oggi ci sono competenze di base, che dovrebbero essere competenze essenziali, che il nostro sistema scolastico non ha dato alle generazioni non più giovanissime, perché non erano competenze di base venti, trenta, quarant'anni fa. Dunque, ci troviamo in una situazione in cui non c'è solo un problema di aggiornamento professionale nei vari campi di competenza, ma c'è anche un problema di lifelong learning su competenze di base, che dobbiamo riuscire a recuperare nella popolazione adulta, perché la popolazione adulta quei temi e quelle competenze non le ha mai incontrate nel suo percorso di formazione. Queste competenze sono importanti, anche perché il mercato del lavoro sarà sempre più influenzato dall'evoluzione dell'intelligenza artificiale. Ovviamente, il mercato del lavoro è già stato ampiamente influenzato dall'evoluzione del digitale, dell'ecosistema digitale e delle reti, ma sarà influenzato sempre di più dall'intelligenza artificiale, che oggi incide anche su campi che prima consideravamo appannaggio umano, i cosiddetti «lavori creativi». Se pensiamo a campi come le traduzioni, il lavoro editoriale, la produzione di grafica editoriale, queste cose sempre più si faranno in simbiosi con l'intelligenza artificiale per certi versi, se non affidando molta parte del lavoro all'intelligenza artificiale. Questi aspetti, nell'affrontare l'impatto dell'intelligenza artificiale sul mercato del lavoro, vanno sicuramente considerati con grande attenzione, proprio perché riguardano moltissime professioni, anche professioni nell'ambito culturale. Questo vuol dire ripensare all'organizzazione del sistema scolastico e formativo, ma vuol dire anche, se dobbiamo colmare dei bisogni formativi anche nella popolazione adulta, tornare tutti a scuola, in un certo senso.
  Credo ci sia da fare qualche considerazione su come fare tutto questo al meglio, lavorando sul nostro sistema formativo. Abbiamo un sistema scolastico di buona qualità, che ha un problema rispetto ai sistemi scolastici di maggiore successo formativo: è troppo ancorato ai gruppi classe e alla didattica disciplinare.
  Qualche anno fa, andando a Londra, alla London book fair, dove c'era un incontro denominato what works (cosa funziona nella formazione) mi ha colpito molto il fatto che erano invitati esponenti dei sistemi formativi di maggiore successo nei test PISA, nei test internazionali. Quello che c'era di comune tra questi sistemi formativi, in realtà, era pochissimo. Le materie, i testi, erano di tipi diversi. Quello che era veramente in comune era l'alta considerazione sociale della scuola e della formazione in quei Paesi e anche il ruolo particolare, l'attenzione particolare agli interessi personali delle studentesse e degli studenti.
  Ci serve, quindi, una scuola che abbia più terzi spazi e terzi tempi. Credo che l'investimento migliore in questo campo sia nelle biblioteche scolastiche, considerate non più come semplice stanza dei libri, ma come hub culturale della scuola. Dovremmo investire di più in quel sistema. Le biblioteche scolastiche sono il posto migliore per fare formazione trasversale.
  L'ultimo accenno che vorrei fare è quello a questa occasione, secondo me storica, che abbiamo. Siamo in una situazione in cui c'è una tendenza alla diminuzione della popolazione scolastica per motivi demografici e contemporaneamente una situazione in cui c'è una progressiva sostituzione di un ampio ventaglio di professionalità da parte dei sistemi di intelligenza artificiale. I rischi sono ovvi: da un lato, c'è il rischio di una perdita di centralità della scuola e anche di finanziamenti; dall'altro lato, c'è il rischio di una progressiva erosione dei posti di lavoro.
  Se, però, riuscissimo, anziché ridurre i posti di lavoro, a ridurre i tempi di lavoro e a liberare tempo per la formazione continua, per il lifelong learning, potremmo ipotizzare di utilizzare questa occasione di una scuola meno affollata per far lavorare il nostro sistema formativo anche sul lifelong learning per gli adulti. Questa, secondo me, è un'occasione straordinaria ed è un aspetto che meriterebbe una riflessione politica specifica.Pag. 6
  Mi fermerei qui. Ho cercato di dare rapidamente un quadro e ho lasciato alla Commissione una nota più estesa.

  PRESIDENTE. Verrà distribuita a tutti i componenti. La ringrazio, professore. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna delle slides illustrate dall'audito (vedi allegato)
  Prima di dare la parola al collega Caso per le domande, ne pongo una io. Vorrei sapere come si pone relativamente a un sistema di machine learning, di addestramento dell'intelligenza artificiale basato sull'enciclopedia Treccani, sul modello di quello che avviene in Francia, proprio rispetto a quello che lei ha detto sull'addestramento di qualità dell'intelligenza artificiale.
  Prego, collega Caso.

  ANTONIO CASO. Grazie, professore, per il suo contributo preziosissimo. Avrei tante domande da fare, magari poi ci scambiamo i contatti e ne parliamo di persona. Vado su uno dei punti che lei ha trattato e che personalmente sto cercando di approfondire nell'ultimo periodo, ovvero l'impatto dell'intelligenza artificiale sul lato della formazione ed educazione dei ragazzi e delle ragazze. Lei ha introdotto l'argomento e ha sottolineato che bisognerebbe immaginare una scuola abbastanza diversa per affrontare anche questi temi.
  Mettendo sul piatto di una bilancia i pro e i contro dell'utilizzo dell'intelligenza artificiale, quanto si sbilancia più dal lato dei pro rispetto ai contro? Immagino, in realtà, che tra i contro legati ad un utilizzo massivo dell'intelligenza artificiale durante il processo formativo vi sia quello che i ragazzi e le ragazze deleghino tanto (per poi, forse, diventare troppo) all'intelligenza artificiale, ciò che può essere un rischio. In che modo – ovviamente non andando sul divieto degli strumenti, sappiamo che è inimmaginabile – si può intervenire per far sì che lo strumento di intelligenza artificiale non faccia perdere agli studenti la capacità di elaborare un ragionamento critico?
  Ho letto diversi articoli che stanno iniziando a spingere sul lato più allarmistico del tema, considerando l'impatto come negativo, temendo la diminuzione della capacità degli studenti di elaborare un pensiero critico e quindi un impigrimento del ragionamento degli studenti. In che modo, secondo lei, si può agire per fare in modo che anche in ambito scolastico l'intelligenza artificiale diventi un'opportunità e non solo un rischio?
  Grazie.

  PRESIDENTE. C'è una domanda da remoto da parte dell'onorevole Grippo.

  VALENTINA GRIPPO. Grazie, presidente.
  Vorrei aggiungere alcune riflessioni sul tema. Lei ci ha fornito una ricognizione molto utile dell'intelligenza artificiale in relazione a due dei temi più importanti per questa Commissione, che sono evidentemente quelli della cultura, quindi tutto il tema della catalogazione, metadatazione, attribuzione di senso, l'utilizzo dell'intelligenza artificiale su questi processi, e dell'educazione.
  In questo momento sono in collegamento da Berlino, proprio da una conferenza sull'intelligenza artificiale, dove uno dei temi è il ruolo che potrà avere l'Europa in un quadro di competizione globale nell'essere, magari, più avanti del resto del mondo sull'utilizzo dell'intelligenza artificiale. Non solo, quindi, utilizzare l'intelligenza artificiale per la formazione sui temi tradizionali, ma arrivare prima a formare nelle nuove generazioni persone in grado di utilizzare l'intelligenza artificiale in modo critico, sfruttandola al massimo, cambiando il proprio lavoro. Vorrei chiederle una riflessione su questo aspetto.

  PRESIDENTE. Do la parola al professor Roncaglia per la replica.

  GINO RONCAGLIA, professore ordinario di digital humanities, filosofia dell'informazione ed editoria digitale presso l'Università Roma Tre. Grazie.
  Naturalmente sono domande che richiederebbero ciascuna parecchio tempo, ma cerco di rispondere in maniera molto sintetica.Pag. 7 Per quello che riguarda l'uso di corpora particolarmente autorevoli e validati, come quello della Treccani, sicuramente sì, è opportuno riflettere su questi aspetti. Il sistema di punta europeo in questo momento è Mistral, che è un sistema francese, ma anche in Italia abbiamo Vitruvian-1, che è un buon sistema italiano, e sempre di più andremo verso un uso differenziato di sistemi diversi, in particolare verso l'uso di modelli un po' più piccoli (non proprio piccolissimi, ma un po' più piccoli) dei grandi modelli on the cloud, distillati dai grandi modelli e integrati con corpora specifici. Quindi, lavorare a un corpus italiano rappresentativo in ambito culturale, secondo me, sicuramente sarebbe positivo. Credo che, naturalmente, la Treccani sia uno dei partner naturali in un lavoro di questo tipo, come lo possono essere anche altri. Ricordiamo che l'addestramento di questi modelli non riguarda necessariamente solo testi. Per esempio, Rai Cultura e Rai Educational hanno molti materiali.
  Lavorare sul patrimonio culturale italiano e – come dicevo – anche sul patrimonio di ricerca e didattica degli atenei, secondo me, sarebbe molto importante.
  Per quello che riguarda la questione del rapporto con l'educazione, viene molto spesso citato il rischio, che in verità è già una realtà, anche nelle università, di studentesse e studenti che usano i sistemi di intelligenza artificiale generativa per farsi fare i compiti, per barare. L'unico modo per fermare, per evitare questa forma di cheating, a meno che non si pensi di vietare tutto, cosa non praticabile, è cambiare un pochino le pratiche di alcune tipologie di prove di valutazione. Oggi, in effetti, non ha più senso chiedere prove di valutazione scritte tradizionali perché vengono fatte dall'intelligenza artificiale, mentre ha molto senso cercare di includere le competenze di Information Literacy, in particolare di AI Literacy nei compiti didattici.
  Ad esempio, un lavoro che abbiamo fatto in università è stato chiedere alle studentesse e agli studenti di un corso di triennale di lavorare insieme, o meglio in piccoli gruppi, all'addestramento di bot concorrenti, cercando di scegliere quali corpora testuali possono essere utili per addestrarli e vedere quali sono i risultati migliori. In questo modo, loro lavorano con i sistemi di intelligenza artificiale, imparano a capirne anche i limiti e le problematiche, ma, contemporaneamente, per selezionare fonti di qualità, hanno bisogno di conoscere molto bene anche i contenuti. Questo, in forme diverse, si può fare anche a livello di scuola secondaria di secondo grado. Naturalmente, ripensare a tipologie di prove per le scuole primarie e per le secondarie di primo grado è un compito un po' diverso, ma anche lì credo non abbiano senso i divieti e abbia senso cercare di lavorare soprattutto sulle opportunità.
  Per quello che riguarda l'ultima domanda, in parte credo di avere anche risposto con le prime due risposte. Effettivamente, in questo momento la dimensione europea è essenziale.
  Come dicevo, Mistral, il sistema francese, è un po' il sistema di punta prodotto in questa fase iniziale in ambito europeo, ma più si va verso sistemi misti, e non necessariamente solo large language models, più c'è spazio anche per iniziative europee differenziate.
  Non è detto che in campi diversi si debbano usare necessariamente gli stessi corpora di addestramento. Si può lavorare in campi diversi. L'Europa sappiamo che ha un primato, per esempio, per quello che riguarda la fisica e l'uso di questi sistemi nella ricerca nelle scienze hard è enorme: in tutto il campo della medicina, della genomica, della biologia. Questi sono tutti campi in cui ha sicuramente senso lavorare a livello europeo con delle strategie europee.
  Naturalmente su questo serve anche lavorare a livello europeo nel campo della formazione.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il professor Roncaglia.
  Proseguiamo con l'intervento, in videoconferenza, di Gerlando Palazzotto, giornalista, autore teatrale ed esperto di nuove tecnologie, che saluto e ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.Pag. 8
  Cedo la parola al dottor Palazzotto per lo svolgimento del suo intervento, che ricordo deve essere assolutamente contenuto in cinque minuti.

  GERLANDO PALAZZOTTO, giornalista, autore teatrale, esperto di nuove tecnologie. Buon pomeriggio. Quella che vi racconterò oggi, brevemente, è un'esperienza tecnologica di un teatro d'opera del sud, che forse può offrirvi qualche suggestione per un piano di innovazione legato alla cultura.
  Dal 2006 al 2023 il Teatro Massimo di Palermo, di cui poi ho curato l'innovazione, è stato al centro di un esperimento tecnologico senza precedenti in Italia e con pochi paragoni in Europa, cioè l'istituzione nel 2016 di una web-tv che ha trasmesso online, gratuitamente, tutte le prime delle opere, dei balletti e in generale degli spettacoli che prevedevano repliche.
  Fin dal principio, con l'allora sovrintendente Francesco Giambrone, l'obiettivo è stato quello di dimostrare che un utilizzo corretto del web non cannibalizza neanche un biglietto. Anzi, porta a un aumento della visibilità di un prodotto culturale con il conseguente incremento di vendite, di biglietti, di abbonamenti. Questo perché l'utente che guarda l'opera tramite la web-tv è stimolato a provare l'esperienza del teatro dal vivo, parliamo ovviamente di teatri d'opera, perché non si accontenta delle immagini che, per quanto curate, gli arrivano tramite un computer.
  In poche parole, il web in questo caso e in questo campo crea desideri: il desiderio di godere di un'opera che si svolge in un luogo meraviglioso, come meravigliosi sono i nostri teatri d'opera. I vantaggi, però, non si fermano qui. Faccio un rapido excursus.
  Anch'io vi ho mandato una memoria dove questo viene approfondito in una maniera più adeguata.
  Anzitutto è fondamentale la diffusione di forme d'arte, quella dell'opera, del balletto, della musica classica, che sono considerate lontane dal grande pubblico, e penso soprattutto ai giovani, attraverso un mezzo di moda e moderno come il web, che, se ben usato, diffonde e non snatura.
  C'è, poi, nella nostra esperienza una grande visibilità di carattere mondiale che i nostri teatri hanno anche attraverso il web, testimoniata, ad esempio – parlo di Palermo, ovviamente – dalla prima pagina del New York Times del 2018, nella quale si faceva esplicito riferimento allo streaming, oltre alla vendita e distribuzione di prodotti televisivi già confezionati da televisioni come RAI, Sky, ARTE eccetera.
  La cosa che mi piace ricordare con una grande forza è che c'è tutta la parte dell'indotto sociale, con la possibilità di piazzare, ad esempio, maxischermi in quartieri periferici in modo da diffondere questa cultura della musica anche in zone disagiate. Io vi parlo da Palermo, che non è Disneyland. Noi abbiamo portato Madama Butterfly o Il Barbiere di Siviglia in quartieri come lo Zen, come La Kalsa, zone complicate della città, e lo abbiamo fatto con un buon successo.
  Passando a questioni più tecniche, che riguardano la digitalizzazione del nostro patrimonio, vi segnalo che in quel periodo, dal 2016 al 2023, abbiamo creato un archivio digitale di tutti gli spettacoli del Teatro Massimo in alta definizione. Con questo sistema non si archiviano soltanto gli spettacoli integrali, ma anche tutte le riprese delle singole telecamere. Capite quanto è prezioso questo sistema, perché in futuro magari un regista potrà rimontare queste riprese, scegliendo altre inquadrature.
  Il nostro percorso è stato segnato da partnership interessanti, non frequenti per un teatro d'opera italiano, per giunta del sud, con colossi come Google e YouTube, che hanno sponsorizzato produzioni e con i quali abbiamo avuto rapporti di collaborazione per sperimentazioni digitali nuove nel campo dell'opera. Poi, anche se è emergenza passata, mi piace ricordare la capacità di affrontare un periodo complicato come la pandemia da COVID-19 con una forza produttiva senza paragoni in Italia. Pensate che in due anni abbiamo fatto oltre trenta spettacoli tutti dal vivo da Palermo.
  Il nostro ex direttore Omer Meir Wellber ha vinto il Premio Abbiati proprio per l'inaugurazione della stagione 2021, che era un'opera interamente esclusivamente pensata per lo streaming a teatro chiuso.Pag. 9
  Faccio, infine, una brevissima nota sull'innovazione non solo tecnologica, perché comunque, secondo la nostra visione, la tecnologia deve andare anche insieme all'innovazione dei linguaggi. Il Teatro Massimo ha prodotto in quegli anni una tetralogia di opere originali sulle stragi di mafia del 1992 e sui misteri del depistaggio dell'inchiesta sull'eccidio di via d'Amelio, un teatro d'inchiesta nei luoghi del teatro d'opera con orchestra, coro, danzatori e formazioni giovanili. Anche questa è innovazione.

  PRESIDENTE. Grazie.
  Prima di procedere a eventuali domande, devo purtroppo scusarmi con gli altri auditi, che verranno contattati dalla segreteria, perché, essendo l'unico presidente disponibile, devo spostarmi a una commemorazione istituzionale sull'anniversario dell'invasione dell'Ucraina.
  Non so se ci sono domande per il dottor Palazzotto. Dopodiché, dobbiamo interrompere e riprendiamo, se è possibile per gli auditi, domani o altrimenti in altra data, concordandola con la segreteria.
  Cedo la parola all'onorevole Manzi.

  IRENE MANZI. Interverrò molto brevemente. Sono state citate esperienze importanti di mantenimento, mi viene da dire, dello spettacolo dal vivo durante la fase non semplice del COVID-19. In giro per l'Italia ci sono state anche esperienze analoghe. Come, secondo lei, oggi che fortunatamente abbiamo superato quella fase di emergenza, possono ancora valorizzarsi – lo spettacolo in presenza è sicuramente un valore aggiunto – e possono integrarsi?
  Oggi, in una condizione differente, non più di pandemia, di distanziamento sociale, come vede l'uso delle nuove tecnologie rispetto allo spettacolo dal vivo? Ha citato l'esperienza del portare lo spettacolo nei quartieri più difficili, più a rischio. Come potrebbe implementarsi magari ulteriormente questa integrazione tra spettacolo in presenza e spettacolo a distanza? Mi consenta il gioco di parole, ma serve a rendere magari la differenza di contesto.

  PRESIDENTE. Do la parola al nostro ospite per la replica.

  GERLANDO PALAZZOTTO, giornalista, autore teatrale, esperto di nuove tecnologie. Il web in questo senso è uno strumento non solo di promozione, perché i teatri devono vivere anche di pubblico, ma è altresì uno strumento fondamentale di promozione dei contenuti. Ad esempio, io non penso soltanto allo streaming delle opere, dei balletti e dei concerti. Penso, ovviamente, a degli streaming avanzati dove, ad esempio, lo spettatore da casa può scegliere la telecamera dalla quale guardare lo spettacolo. Se io voglio provare l'ebbrezza di vedere uno spettacolo dal palco reale, io ho una telecamera piazzata sul palco reale che dà l'impressione di essere lì, la stessa cosa se sono particolarmente interessato al direttore d'orchestra o all'orchestra.
  In generale, l'idea, secondo me, di interazione ideale è quella di proporre anche contenuti che sono complementari, cioè spiegare, raccontare come nasce un'opera. Noi lo abbiamo fatto persino con i fumetti. Bisogna farsi venire qualche idea. Tutto qui.

  PRESIDENTE. Grazie.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.50.

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ALLEGATO

Slides illustrative della relazione svolta Gino Roncaglia, professore ordinario di digital humanities, filosofia dell'informazione ed editoria digitale presso l'Università Roma Tre.

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