XIX Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Martedì 25 giugno 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Mollicone Federico , Presidente ... 2 

Audizione del Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, nell'ambito dell'esame, in sede referente, del disegno di legge C. 1902, di conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, recante disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell'anno scolastico 2024/2025 e in materia di università e ricerca (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Mollicone Federico , Presidente ... 2 
Bernini Anna Maria , Ministro dell'Università e della ricerca ... 2 
Mollicone Federico , Presidente ... 5 
Manzi Irene (PD-IDP)  ... 5 
Caso Antonio (M5S)  ... 6 
Mollicone Federico , Presidente ... 6 
Bernini Anna Maria , Ministro dell'Università e della ricerca ... 6 
Mollicone Federico , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FEDERICO MOLLICONE

  La seduta comincia alle 19.55.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, del Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, nell'ambito dell'esame, in sede referente, del disegno di legge C. 1902, di conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, recante disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell'anno scolastico 2024/2025 e in materia di università e ricerca.
  Ringrazio il ministro per aver accettato l'invito della Commissione e le cedo la parola per lo svolgimento della relazione.

  ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Signor presidente, ringrazio lei e tutta la Commissione per avermi voluto audire su un provvedimento che vede insieme la collaborazione del Ministero dell'istruzione e del merito e del Ministero dello sport, quindi del Ministro Valditara e del Ministro Abodi. Credo che questa Commissione abbia già audito il Ministro Valditara, non so se abbiate già sentito il Ministro Abodi. Si tratta di un provvedimento che regolamenta degli ambiti di operatività, in alcuni casi fortemente interconnessi.
  Il tema che ha generato l'esigenza di questo provvedimento riguarda la specializzazione degli insegnanti di sostegno.
  Ciò che ci ha indotto ad adottare le disposizioni contenute nel decreto-legge in esame è la necessità di sanare una patologia di sistema che riguarda la collaborazione degli insegnanti di sostegno all'interno della compagine scolastica e in particolare la loro specializzazione che, come sapete, è materia di confine tra il Ministero dell'istruzione e del merito e il Ministero dell'università e della ricerca. Si tratta di una specializzazione che per sua natura viene attribuita attraverso dei corsi di formazione che sono tenuti dalle università. Quello che però abbiamo rilevato, ed è questa la patologia del sistema, è che nel tempo si sono accumulate delle forme di precariato formativo o meglio delle forme di precariato all'interno di strutture scolastiche proprio per la gestione di quell'attività di sostegno a persone disabili non autosufficienti, inammissibili in un contesto in cui si vuole dare una vera regolamentazione in particolare a questa attività che, lo dico senza tema di essere considerata eccessivamente demagogica, è a metà tra la professione e la missione. Si tratta veramente di un'attività molto importante.
  L'arco temporale che il Ministero ha preso in considerazione riguarda l'attività di sostegno alla disabilità esercitata anche in via «precaria», quindi non specializzata, per tre anni nell'arco degli ultimi cinque. Ci siamo dati, ovviamente, un benchmark temporale relativamente all'attività svolta per consentire a queste persone, che si Pag. 3sono già misurate e che hanno già svolto la loro attività, di acquisire la relativa specializzazione.
  Naturalmente, trattandosi di un provvedimento una tantum, caratterizzato da necessità ed urgenza, ci siamo dati anche una deadline temporale, che è il 31 dicembre 2025.
  Tutto ciò premesso, e mi scuso di aver detto cose che magari la Commissione già conosce, vorrei sottolineare l'aspetto che più riguarda le competenze del mio Ministero, ossia la possibilità di collaborare con il Ministero dell'università e del merito per la formazione propedeutica all'assegnazione della specializzazione di queste categorie che devono essere protette, perché, a loro volta, hanno già esercitato un'attività di supporto, protezione, assistenza e sostegno, attraverso o corsi di formazione rilasciati dalle università, e questa è l'ipotesi fisiologica, o da Indire o attraverso accordi di collaborazione tra le università e Indire, e questo riguarda nello specifico l'articolo 6.
  C'è, poi, un ulteriore ambito di applicazione che riguarda l'attività congiunta con il Ministero dell'istruzione e del merito, relativa al riconoscimento della specializzazione all'esercizio di attività di sostegno scolastico alla disabilità, conseguita all'estero.
  Questo è il tema sul quale ci siamo misurati maggiormente, perché anche in questo caso noi abbiamo dovuto contemperare diverse istanze. La prima è che nel tempo si è accumulata una mole di istanze, di richieste che non sono state definite nei tempi necessari per poter rispondere alla domanda di sostegno che la società civile ha, ma non solo – abbiamo richieste specifiche da associazioni di genitori, dalle scuole che ci chiedono di poter affrontare il tema e risolverlo – e ugualmente anche per sanare quella dimensione di precarietà che, come dicevo prima, non può essere collegata a un'attività di questo tipo.
  In questo caso noi abbiamo ugualmente previsto un doppio binario: la possibilità di ottenere il riconoscimento del titolo conseguito all'estero sulla base dei percorsi ordinari o, in alternativa, la possibilità di frequentare un corso Indire per ottenere la specializzazione che, anche se la norma non lo dice espressamente, ma credo che lo si possa intuire dall'interpretazione letterale del testo, avverrà in conformità a quanto stabilito nell'articolo 6, sempre per coprire la più ampia platea possibile di soggetti destinatari della norma.
  Ovviamente, su tutto questo, ed è qui che si è misurata la necessità di sanare il problema mantenendo alta la qualità dell'offerta formativa, si lavorerà insieme, attraverso norme attuative, con il Ministero dell'istruzione e del merito per valutare nello specifico la qualità dei titoli conseguiti all'estero, proprio perché l'obiettivo del Ministero dell'università e naturalmente anche del Ministero dell'istruzione e del merito per la parte di sua competenza è quello di evitare la proliferazione di titoli para, meta o non universitari, come accade il più delle volte, che abbiamo riscontrato essere parte di un sottobosco di sistema nei confronti del quale abbiamo reagito con segnalazioni all'Antitrust ed esposti alla Procura della Repubblica.
  Mai avremmo potuto, in questo specifico contesto, fare alcunché che non fosse caratterizzato da una valutazione sulla qualità, cosa che avverrà attraverso la normazione secondaria, la normazione attuativa.
  Resta sempre l'autonomia delle singole università nello svolgere corsi di specializzazione per soggetti vocati all'attività di sostegno scolastico, alla disabilità, provenienti da altro ambito di operatività, quindi magari caratterizzati dall'aver svolto non un ciclo di preattività triennale senza specializzazione, ma semplicemente il normale cursus honorum, costituito dal corso di formazione che caratterizza questa specifica specializzazione.
  Tutto ciò premesso, non vorrei ribadirlo ancora una volta, l'ho già detto, ma è parte del percorso, si tratta di una disposizione una tantum. Soprattutto la parte legata al riconoscimento dei titoli rilasciati da università o entità straniere, di cui noi come Ministero dell'istruzione e del merito e Ministero dell'università dobbiamo valutare la compatibilità e l'equipollenza, potrà essere attuata una sola volta. Quindi anche Pag. 4in questo caso c'è un orizzonte di operatività che non può andare oltre il one shot. In aggiunta – io, ovviamente, faccio riferimento solamente alla parte che riguarda la sottoscritta di questa disposizione – c'è anche una parte che riguarda i contratti, i cosiddetti «assegni di ricerca», che abbiamo chiesto di prorogare al 31 dicembre. Ed è un tema che, secondo me, può interessare questa Commissione più forse pro futuro che non nel contesto di questa specifica audizione. Però, qualche anticipazione la vorrei dare.
  In questo momento i contratti di ricerca, che regolano l'attività – anche qui la platea è ampia – dei neolaureati, dei ricercatori, dei dottorati, sono massimamente divaricati. Esiste il contratto di ricerca, il contratto che è stato posto in essere durante la legislatura precedente dalla riforma del mio predecessore, il Ministro Cristina Messa, la cui operatività è in parte vincolata ad una contrattazione collettiva che da due anni a questa parte sta avvenendo tra ARAN e le rappresentanze sindacali, su cui, però, visto che la norma prevede un minimo applicativo stipendiario, il Ministero ha rilasciato un'interpretazione autentica dicendo che chi vuole utilizzare il contratto di ricerca così com'è, cioè da previsione normativa, lo può già fare, posto che ARAN e le rappresentanze sindacali si stanno ulteriormente misurando per riempire questo contratto di contenuti ulteriori sia sotto il profilo del trattamento economico sia sotto il profilo delle tutele, come mi è stato riferito dal Presidente di ARAN.
  L'altra parte della forbice sono gli assegni di ricerca, destinati, come sapete, giusti gli effetti della riforma del mio predecessore e della scelta operata su una valorizzazione di tutele crescenti nella ricerca, a scomparire e a non essere più rinnovati. La proroga al 31 dicembre è motivata dal fatto che esistono ancora dei PRIN che si basano sull'utilizzo degli assegni di ricerca, senza i quali le università rimarrebbero sguarnite, ma che rappresentano, scusate la naïveté, l'ultimo treno per Yuma, passato il quale bisogna organizzare un altro assetto contrattuale.
  Per quanto ci riguarda, la nostra idea è quella di uscire da questo inferno del precariato, perché questo è al momento un contratto di ricerca non attuato. Proprio prima di venire da voi ho fatto un ulteriore approfondimento e al momento nessuna università ha applicato questo contratto di ricerca. Gli assegni di ricerca sono sicuramente strumenti non sufficientemente in grado di garantire una continuità nelle tutele dei ricercatori.
  La nostra idea è quella di costruire un set contrattuale. Quella che è stata recentemente impropriamente definita la riforma del pre-ruolo non è solamente la riforma del pre-ruolo, ma è una cassetta degli attrezzi composta da borse e contratti a tutele crescenti, che prevede naturalmente al massimo della tutela il contratto di ricerca e altre tipologie contrattuali che metteremo a disposizione.
  Prima di tutto avrà – lo anticipo – un percorso parlamentare, quindi sarà un disegno di legge di iniziativa governativa su cui il Governo si confronterà con il Parlamento e soprattutto darà vera attuazione a quella autonomia delle università, che è un'autonomia ovviamente didattica, organizzativa dell'offerta formativa, ma anche organizzativa e gestionale, di governance, consentendo ai rettori di scegliere all'interno di un set di borse e contratti qual è la soluzione migliore per inquadrare il ricercatore, se con più tutele, se con un maggiore asset stipendiale, a seconda del tipo prima di tutto di persona che si deve contrattualizzare e successivamente di risultato che si deve ottenere.
  Questa è un'anticipazione che io vi do non avendo ancora presentato questo disegno di legge in Consiglio dei ministri. Però, mi sembra corretto darla, visto che sto chiedendo l'ultimo rinvio, l'ultima proroga degli assegni di ricerca, e non lo faccio particolarmente volentieri, ma solo perché al venir meno degli assegni di ricerca corrisponde un vacuum contrattuale da qui al 31 dicembre, perché i PRIN e alcuni aspetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza si basano proprio su una parte degli assegni di ricerca, avendo il contratto di ricerca natura immediatamente applicabile, ma destinataPag. 5 a perfezionarsi ulteriormente a fronte della trattativa, che speriamo avrà un esito, tra ARAN e le rappresentanze sindacali.
  Vi ringrazio. Non voglio farvi perdere altro tempo, riservandomi di ritornare, però, se e quando lo vorrete, dopo aver presentato il testo in Consiglio dei ministri.
  Grazie a tutti.

  PRESIDENTE. Grazie anche per la disponibilità a tornare in audizione.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  IRENE MANZI. La ringrazio della presenza, ministra.
  Ascoltando il suo intervento sia per la parte che riguarda la specializzazione temporanea, mi verrebbe da dire parallela, relativa al sostegno, sia rispetto al tema degli assegni di ricerca mi è sorto qualche interrogativo.
  Rispetto al problema del precariato formativo, che lei ha definito una patologia di sistema, che sicuramente riguarda il settore, mi sento di interpretare questo provvedimento come una sorta di atto di solenne sfiducia nei confronti delle università, e di sfiducia anche verso chi sta per iniziare la frequenza di un nuovo percorso legato ai TFA, che trova sostanzialmente un binario parallelo costituito senza ovviamente voler mettere in alcun modo in dubbio la qualità di una realtà come Indire, che assolutamente non mi appartiene.
  In questo atto, io ravviso un atto di sfiducia e la creazione di un percorso, anche se temporaneo, ma parallelo, che può eventualmente coinvolgere le università. Rispetto a questa prima parte del provvedimento la domanda che mi sento di fare, tra l'altro senza una definizione rispetto a questo percorso da 30 CFU, è quale sarà effettivamente il percorso formativo a cui verranno sottoposti coloro che frequenteranno, senza rammentare, rispetto ai titoli esteri, che è attualmente vigente una convenzione con il CIMEA, che avrebbe dovuto semplificare e accelerare le procedure di riconoscimento.
  Lei non ritiene che, in realtà, pur restando l'autonomia delle singole università, non si dia un messaggio anche sbagliato in questo caso, all'esterno, sulla formazione qualificata universitaria? Sono state rese in questa sede delle osservazioni molto puntuali e precise da parte della SIPeS, la Società di pedagogia speciale che si occupa e segue direttamente questo tema e che abbiamo cercato anche di recepire nei nostri emendamenti. Non siamo propriamente sostenitori di questo sistema parallelo sia rispetto ai titoli esteri che rispetto alla formazione perché non interviene, e qui mi piacerebbe conoscere qual è il raccordo tra Ministero dell'università e Ministero dell'istruzione, su problemi relativi a una disparità purtroppo di offerta formativa che si registra rispetto al sistema del sostegno.
  È un problema di disparità territoriale, per esempio tra centronord e centrosud, che magari avrebbe richiesto l'apertura di un tavolo di verifica con le università e con i due ministeri per provare ad affrontare questo tema, unito al tema del precariato e che però non si risolve, a mio avviso, con percorsi paralleli, in questo caso di formazione, ma forse con un piano, chiamato in causa il Ministero dell'istruzione, un percorso di superamento del precariato e di creazione di posti stabili, ovviamente in organico di diritto.
  Vengo – poi lascerò spazio anche ai colleghi – al tema degli assegni di ricerca. La legge n. 79 del 2022 era stata approvata da una larghissima maggioranza, che comprendeva, anche in questo caso, Forza Italia. Quel sistema voleva – come ha ricordato anche lei – superare il precariato. Noi riteniamo che questo rilanciare la palla in avanti al 31 dicembre, quindi prorogare il sistema precedentemente in vigore, antecedente alla riforma, sia un modo, in realtà, per non affrontare un tema.
  In realtà, servono anche risorse per attivare quel contratto di ricerca, per garantire lo stesso numero di ricercatori, che attualmente sono assegnisti di ricerca. Le risorse attualmente a disposizione con maggiori tutele non sono, in questo senso, sufficienti.
  Vorrei sapere se da parte del Ministero avremo modo di confrontarci sul provvedimentoPag. 6 che lei ha annunciato e che, per certi versi, è stato anticipato anche dalla stampa, su cui, purtroppo, però, nell'ambito della Commissione che era stata istituita lo scorso anno dal suo ministero, non c'è stato, per esempio, un coinvolgimento del personale precario, dei ricercatori precari, che potevano portare delle loro rappresentanze, osservazioni e considerazioni importanti.
  Pensiamo sia determinante procedere e accelerare (spetta ad ARAN, alle rappresentanze sindacali), ma ovviamente serve anche una volontà politica forte rispetto al tema del rinnovo del contratto di ricerca. Soprattutto, vorremmo sapere se effettivamente c'è la disponibilità, l'interesse, l'impegno da parte del ministero a voler stanziare finalmente le risorse. Lei ha anticipato che verrà superato – noi non siamo propriamente d'accordo – il sistema della legge n. 79/2022, perché nasceva dall'esigenza di dare garanzia e stabilità a quel personale. La ricerca è un primo passaggio, un primo ingresso. Vorremmo sapere se c'è un impegno concreto su questo.

  ANTONIO CASO. Signor presidente, inevitabilmente sarò ripetitivo, perché i miei dubbi e quesiti sono del tutto simili a quelli appena espressi dalla collega Manzi.
  Ministro, lei si ricorderà che la questione di assegni e contratti di ricerca è stato, forse, il primo argomento che insieme abbiamo affrontato nella sua prima audizione in questa Commissione e nelle Commissioni riunite. Lei ci dice che è l'ultima volta che verrà rinviato, che verrà prorogato l'attuale utilizzo degli assegni di ricerca. Dovremmo avere fiducia, ma fiducia non ne abbiamo. Quindi, vedremo.
  Non mi è proprio chiarissimo cosa avverrà dopo, qual è l'auspicio. Come diceva poco fa la collega, la fine è il punto focale di tutto. I contratti di ricerca costano più degli assegni di ricerca, perché garantiscono le tutele. Su questo meccanismo delle tutele crescenti mi auguro che ci sarà un ampio confronto, non solo internamente, ma anche esternamente con gli interessati, su quello che verrà fuori, che il Ministero elaborerà; però dalle sue parole, con tutto il rispetto per l'autonomia degli atenei, inizio a intravedere il rischio di creare una disparità totale tra gli atenei più ricchi e quelli meno ricchi. Quindi, in base a dove si trova il ricercatore, tanto si può avere un assegno con poche tutele e tanto si può avere un contratto che, invece, tutela un po' di più. Le parla chi ha avuto per otto anni un assegno di ricerca precario.
  Detto ciò, ritornerei anche sulla questione di INDIRE. Nulla da dire contro l'ente, sebbene esso facesse altro. Lei dice che è una situazione momentanea, ma a tutti gli effetti, così come hanno detto anche più sindacati, sembra una manifestazione di sfiducia nei confronti del sistema universitario, l'ennesima toppa. Non voglio, con questo, addossarvi le colpe di quello che vive la formazione e l'immissione in ruolo di docenti, non solo di sostegno, nel mondo della scuola, però uno dei problemi che negli anni, nei decenni ha vissuto proprio questo mondo è il costante mettere delle toppe, che non risolvevano in modo strutturale il problema. Quello che vedo qui è l'ennesima toppa, che non risolverà il problema.
  Immagina l'adozione di qualche misura più strutturale per il futuro? Grazie.

  PRESIDENTE. Non essendovi altre domande, do la parola al ministro per la replica.

  ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Ringrazio prima di tutto l'onorevole Manzi e l'onorevole Caso. Se entrambi sono d'accordo, visto che i macro-temi sono comuni, cercherei di trattarli insieme.
  Io ho parlato di precariato formativo. Sì, è così. Sicuramente il precariato formativo non si risolve attraverso una formula parallela. Onorevole Manzi, lei mi diceva questo. L'onorevole Caso, invece, faceva riferimento al fatto che io ho detto che si tratta di una formazione momentanea. In realtà, non è una formazione momentanea perché lo dico io, è una formazione a termine perché lo dice la norma.
  Da qui al 31 dicembre 2025 si celebrerà l'ambito di operatività della norma. Ritengo sia un'umiliazione delle università? Pag. 7No, e vi spiego perché. Giustamente l'onorevole Manzi ha fatto riferimento alla formula ordinaria di organizzazione formativa della specializzazione per il sostegno alla disabilità. Ovviamente non si tratta di imposizioni, onorevole Caso. Lei, giustamente, ha ricordato che le università sono autonome. Nessuno può imporre alle università di formare numeri diversi da quelli che loro ritengono di potere e di dovere formare. Nessuno può imporre alle università, da una certa latitudine in poi, di non essere interessate alla formazione del sostegno alla disabilità. Nessuno può imporre al sistema di non avere specializzandi formati perché le università, in questo momento, non riescono a coprire tutto il fabbisogno.
  Cosa vogliamo fare, al netto del fatto che nessuno di noi ha bisogno di mettere in discussione la qualità di INDIRE? INDIRE è anche università. All'interno di INDIRE c'è la compagine universitaria. Io non ho avuto – e me ne scuso – l'opportunità di seguire le vostre audizioni, se ce ne sono state. Avete citato alcuni stakeholders, alcuni rappresentanti di categoria. Quello che posso dirvi, e ve lo dico per esperienza diretta, è che tutti i passi che abbiamo fatto li abbiamo fatti di concerto con il rappresentante per la formazione della CRUI, il professor Lucio d'Alessandro, rettore dell'Università Suor Orsola Benincasa che, ovviamente, a sua volta ha ribadito la necessità che non si tratti di una regola, ma di un'eccezione e ha perfettamente ragione. Non stiamo creando un modello alternativo. Ha ragione l'onorevole Manzi quando dice che è un percorso parallelo. Sì parallelo, ma a termine. A un certo punto, si spegne e questo parallelismo non può esistere più. Nel frattempo, però, dobbiamo capire con quali modalità e con quali capienze rispondere a un bisogno perché gli specializzandi vanno comunque formati per il sostegno.
  Ricordava giustamente l'onorevole Manzi che da una certa latitudine in poi si forma, dal centro verso il sud mentre dal centro verso il nord molto meno, i numeri sono bassissimi.
  L'idea di un tavolo è ottima, lo possiamo fare, in un'ottica strutturale. Io non vorrei confondere la congiuntura con la struttura. Questa è una scelta congiunturale, perché – ripeto – abbiamo ricevuto, come voi, immagino, non solo sollecitazioni, ma preghiere di famiglie, di bambini e ragazzi disabili che non hanno gli insegnanti di sostegno. Questo problema va risolto. Al netto della sensibilità delle università, che io sono la prima a tutelare, perché questo è parte del mio compito, bisogna trovare una soluzione temporanea, che si apra e si chiuda.
  Per quanto riguarda le specializzazioni per titoli esteri, CIMEA rimane. Sono due percorsi paralleli: c'è il riconoscimento con CIMEA e c'è, one shot, la possibilità di risolvere il drenaggio di una lista d'attesa che ci siamo ritrovati e dobbiamo gestire. Non l'abbiamo creata, però ce ne dobbiamo assumere la responsabilità e lo dobbiamo fare sempre con le modalità e gli obiettivi di cui sopra, rispondendo a un bisogno qui e ora. Non possiamo raccontare alle famiglie dei bambini disabili che non siamo in grado di rispondere a questo bisogno perché dobbiamo seguire un percorso o vi dobbiamo dare una caratterizzazione unica.
  Io sono assolutamente convinta che quello che stiamo facendo determini un buon equilibrio con la garanzia della qualità dell'offerta formativa, che – ripeto – rimane quella. Il coordinamento tra il MIM e il Ministero dell'università – perdonatemi se non l'ho detto, ma lo consideravo ovvio – è quotidiano. Soprattutto sulla formazione degli insegnanti, ci confrontiamo quotidianamente, facciamo atti di formazione secondaria di concerto, insieme. Quindi, possiamo aprire qualsiasi tavolo. Ci mancherebbe. Io lo chiamerei «gruppo di lavoro», perché il tavolo dà l'idea – quello sì – del calcio del barattolo o del pallone mandato in tribuna. Noi vogliamo risolvere il problema, non mandare palloni in tribuna.
  Gli assegni di ricerca. Immaginavo, giustamente, la questione dell'assegno di ricerca e del contratto di ricerca. Vi faccio una premessa: il contratto di ricerca non nasce finanziato. Il contratto di ricerca Pag. 8nasce a invarianza finanziaria, e questo lo abbiamo deciso tutti. Possiamo parlare fino alla fine del mondo di questo, io sono apertissima a qualsiasi soluzione alternativa. Vorrei ricordare a tutti noi che abbiamo concordato, nella scorsa legislatura, che il contratto di ricerca fosse posto in essere a invarianza finanziaria, quindi sono le università che lo pagano, e fa parte di quelle scelte doverose. Se vogliamo offrire diverse soluzioni, non possiamo offrire un unico contratto a tutti, perché non sono tutti uguali. Pensiamo al ricercatore che viene dall'estero. Non voglio, però, tediarvi con temi che tratteremo ampiamente quando il disegno di legge arriverà in Parlamento.
  Il confronto sarà massimo, perché non sarebbe un disegno di legge se non si volesse aprire un confronto massimo con tutte le rappresentanze possibili e immaginabili. Onorevole Manzi, se vogliamo fare un disegno di legge governativo diamo per acquisito che il confronto avvenga nel luogo dove il confronto è e deve essere massimo, cioè in Parlamento. La nostra Commissione ricomprendeva CRUI, CODAU, Conferenza Stato-Regioni, CUN, una serie di organismi rappresentativi, che non rappresentano certamente il plenum della rappresentanza o della rappresentatività, ma sono l'inizio di un percorso, che avrà un esito parlamentare.
  Sul finanziamento del contratto di ricerca, lo ripeto, facciamo attenzione, perché non è nato con questi obiettivi. Il testo della norma è chiaro. Ricordo a tutti noi, a me stessa prima di tutto, che quel testo è cristallizzato come milestone del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  Concludo con un riferimento specifico all'onorevole Caso, la cui parola non ho mai messo in dubbio, e la prego di fare lo stesso con me. Io non ho mai detto bugie e non lo farò nemmeno questa volta, anche perché al 31 dicembre l'assegno di ricerca dovrà cadere comunque, a prescindere dalla mia sincerità, che non vedo perché debba essere messa in dubbio. A prescindere da questo, anche chi volesse dubitare ingiustamente di me, sappia che al 31 dicembre l'assegno di ricerca non ci deve essere più, ed è questo il motivo per cui occorre ora prorogarli, essendo necessario garantire la continuità del sistema, perché il contratto di ricerca da solo non ce la fa. Lei sa – ha detto che ha passato otto anni da precario, e non è l'unico, purtroppo, e sono proprio le patologie che stiamo cercando di sanare – che i PRIN si basano sugli assegni di ricerca. Quindi se noi non avessimo fatto questa scelta, ripeto, dolorosa, ma doverosa, avremmo creato un vacuum, cioè non l'inferno, ma il doppio inferno del precariato.
  Tutto quello che verrà – e vorrei che queste parole rimanessero agli atti, e poi basta, ha ragione, ho finito – sarà meglio di tutto questo inferno di precariato che le università stanno vivendo adesso, con un contratto di ricerca che non riusciamo ad applicare non per nostra volontà e un assegno di ricerca destinato a sparire.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Bernini per il suo prezioso contributo e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 20.30.