XIX Legislatura

VI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Martedì 31 ottobre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Osnato Marco , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI FENOMENI DI EVASIONE DELL'IVA E DELLE ACCISE NEL SETTORE DELLA DISTRIBUZIONE DEI CARBURANTI

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Assocostieri.
Osnato Marco , Presidente ... 3 
Soria Dario , direttore generale di Assocostieri ... 3 
Osnato Marco , Presidente ... 3 
Soria Dario , direttore generale di Assocostieri ... 3 
Osnato Marco , Presidente ... 3 
Soria Dario , direttore generale di Assocostieri ... 3 
Borrelli Francesco Emilio (AVS)  ... 4 
Osnato Marco , Presidente ... 4 
Soria Dario , direttore generale di Assocostieri ... 4 
Osnato Marco , Presidente ... 5 
Jacorossi Emanuele , consigliere di Assocostieri ... 5 
Osnato Marco , Presidente ... 5 
Jacorossi Emanuele , consigliere di Assocostieri ... 5 
Osnato Marco , Presidente ... 7 
Soria Dario , direttore generale di Assocostieri ... 7 
Osnato Marco , Presidente ... 7 
Soria Dario , direttore generale di Assocostieri ... 7 
Osnato Marco , Presidente ... 7 
Soria Dario , direttore generale di Assocostieri ... 8 
Osnato Marco , Presidente ... 8 
Jacorossi Emanuele , consigliere di Assocostieri ... 8 
Osnato Marco , Presidente ... 8 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Italiana Petroli Spa:
Osnato Marco , Presidente ... 8 
Luccisano Francesco , responsabile delle relazioni esterne, sostenibilità e academy di Italiana Petroli Spa ... 8 
Osnato Marco , Presidente ... 12 
Luccisano Francesco , responsabile delle relazioni esterne, sostenibilità e academy di Italiana Petroli Spa ... 12 
Osnato Marco , Presidente ... 12 
Luccisano Francesco , responsabile delle relazioni esterne, sostenibilità e academy di Italiana Petroli Spa ... 12 
Osnato Marco , Presidente ... 13 
Luccisano Francesco , responsabile delle relazioni esterne, sostenibilità e academy di Italiana Petroli Spa ... 13 
Osnato Marco , Presidente ... 13 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di FE.G.I.C.A. – Federazione gestori impianti carburanti e affini:
Osnato Marco , Presidente ... 13 
Di Vincenzo Roberto , presidente di FE.G.I.C.A ... 13 
Osnato Marco , Presidente ... 15 
Di Vincenzo Roberto , presidente di FE.G.I.C.A ... 15 
Osnato Marco , Presidente ... 15 
Di Vincenzo Roberto , presidente di FE.G.I.C.A ... 15 
Osnato Marco , Presidente ... 15 
Di Vincenzo Roberto , presidente di FE.G.I.C.A ... 16 
Osnato Marco , Presidente ... 16 

Allegato 1: Risposta di Assocostieri al questionario trasmesso dalla Commissione ... 17 

Allegato 2: Presentazione informatica illustrata dai rappresentanti di Assocostieri ... 25 

Allegato 3: Risposta di FE.G.I.C.A. al questionario trasmesso dalla Commissione ... 41

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MARCO OSNATO

  La seduta comincia alle 14.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Assocostieri.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di Assocostieri, con la quale proseguiamo l'indagine conoscitiva sui fenomeni di evasione dell'IVA e delle accise nel settore della distribuzione dei carburanti. Sono collegati in videoconferenza l'avvocato Dario Soria, direttore generale, il Dottor Emanuele Jacorossi, consigliere, e l'avvocato Ettore Sbandi, esperto fiscale, che saluto e ringrazio per la loro disponibilità.
  Cedo quindi la parola ai nostri ospiti, pregandoli di limitare il loro intervento complessivo a circa dieci minuti, al fine di lasciare poi adeguato spazio al successivo dibattito. Prego.

  DARIO SORIA, direttore generale di Assocostieri. Buon pomeriggio Presidente. Buon pomeriggio anche agli onorevoli deputati. Io condivido una presentazione che abbiamo preparato, vediamo se riesco a visualizzarla.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, avvocato, ma la sentiamo a tratti in questo momento.

  DARIO SORIA, direttore generale di Assocostieri. Evidentemente abbiamo qualche problema tecnico. Comunque proviamo, sperando che mi riusciate a sentire. Provo anche a condividere ancora una volta la presentazione. Vedo che mi vedete, però non riesco a condividere da qui la presentazione, per qualche motivo. Peccato: la manderemo sicuramente per la Commissione e poi magari, se il nostro consigliere Jacorossi ne dispone, può condividere il suo schermo. Comunque, nonostante queste difficoltà, cerco di guadagnare un pochino del tempo che ci ha dato, Presidente. Intanto volevamo ovviamente ringraziare, e non è un ringraziamento di maniera, l'invito rivolto ad Assocostieri a contribuire a questa indagine conoscitiva sulle frodi nel settore dei carburanti. Con me sono qui collegati il nostro consigliere, dottor Jacorossi, e poi i nostri esperti fiscali, tra cui l'avvocato Sbandi.
  Il punto di vista che oggi volevamo portare è quello di un'associazione che rappresenta gli operatori di logistica energetica, tra cui i depositi di oli minerali, di prodotti chimici, di oli vegetali, di GPL, i terminali di rigassificazione italiani, i depositi small scale e poi gli operatori e gli armatori del settore del bunkeraggio. La prima slide che avrei voluto farvi vedere è proprio quella relativa all'ambiente.

  PRESIDENTE. Avvocato, mi scusi, faccia se può attenzione con le carte, perché altrimenti urtano il microfono e non si sente. Grazie.

  DARIO SORIA, direttore generale di Assocostieri. Dicevo che secondo noi, per analizzare e contrastare efficacemente le frodi, bisogna proprio concepire e verificare gli snodi logistici dove si possono annidare Pag. 4questi fenomeni, soprattutto in tema di IVA e accise e in prospettiva, come vedremo, anche con riferimento ad altre frodi. Quindi, per ciò che interessa ai nostri fini, i prodotti petroliferi, e soprattutto benzina e gasolio, una volta estratti e raffinati raggiungono soprattutto via nave – in questo caso è una modalità più controllabile e raggiunge tipicamente i depositi fiscali costieri – oppure in alcuni casi anche via autobotte, i depositi fiscali, che sono un po' la cerniera tra la logistica primaria e la logistica secondaria, da cui poi si dipanano i successivi flussi verso i depositi commerciali e la distribuzione della rete.
  Per questo – visto che il consigliere Jacorossi ha condiviso le slides, gli chiedo se può far vedere la terza slide, quella sulla logistica – crediamo che sia cruciale, ai fini della verifica delle informazioni, monitorare dal punto di vista economico e fisico i passaggi di questa filiera, quella della logistica. Quindi siamo convinti, dal punto di vista di Assocostieri, che l'inserimento dei dati nelle banche dati dell'Amministrazione – in un'ottica once only, quindi con la possibilità di inserire i dati in maniera univoca – e, poi, l'interoperabilità delle banche dati tra tutte le amministrazioni coinvolte – sia quelle fiscali, Agenzia delle Entrate, Agenzia delle Dogane, Guardia di Finanza, che i ministeri, tra cui il MIT, il MASE e financo il GSE – sia il primo pilastro per il controllo delle frodi attraverso una adeguata base documentale.
  Il secondo aspetto collegato a questo, che secondo noi è l'altra condizione fondamentale, è quello relativo alla digitalizzazione spinta del settore. Questo se consideriamo che le frodi che abbiamo osservato ciclicamente nel tempo consistevano, a volte, nelle agevolazioni ed esenzioni di accisa per determinati usi (il bunkeraggio, l'agricolo, che venivano lucrati indebitamente), a volte nei fenomeni dei falsi esportatori abituali, in virtù di false lettere d'intento; a volte abbiamo visto, appunto, la presenza di prodotti organoletticamente alterati e a volte, anche, prodotti che partono dal cancello della compagnia venditrice con valori di densità o temperatura che magari, poi, sono diversi da quelli presenti sull'e-DAS.
  Su questi aspetti, specialmente, moltissimo è stato fatto dal 2016, da quando allora ci sedemmo ai primi tavoli con il sottosegretario De Micheli; il muro costituito da tutte le misure messe in campo è imponente. Abbiamo preparato un paio di slides dove – solo per citare quelle dell'ultimo quinquennio – abbiamo misure molto pervicaci, come il tracciamento delle bettoline e delle autobotti, la fatturazione elettronica, il pagamento dell'IVA anticipata, la telematizzazione – con l'e-DAS e l'INFOIL – l'eliminazione delle lettere d'intento. E cito solo i trend topics del settore. L'effetto di tutte queste misure, a nostro giudizio, è stato sicuramente positivo, quindi ha contribuito a ridurre quasi di un ordine di grandezza l'impatto delle frodi e, nel fare questo, noi abbiamo rilevato nel tempo come, sulle segnalazioni delle nostre aziende associate, ci sono stati anche – come dire – degli effetti collaterali, me li faccia chiamare così, che hanno portato in alcuni casi a penalizzare, nel recinto degli operatori onesti, quelli che magari avevano dimensioni minori o nicchie di mercato.
  Per questo, oggi, una delle proposte che avanziamo è proprio quella di utilizzare, in un'ottica di contrasto alle frodi, anche i requisiti soggettivi degli operatori.

  FRANCESCO EMILIO BORRELLI. Presidente, è impossibile sentire.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, l'onorevole Borrelli ha ragione, credo che ci sia qualcosa che urta il microfono ogni tanto e non riusciamo ad ascoltarla.

  DARIO SORIA, direttore generale di Assocostieri. Allora provo a concludere, magari poi chiedo l'assistenza del consigliere Jacorossi. Ciò che volevo dire è che sicuramente noi, come Assocostieri, a valle dell'emanazione di queste misure, abbiamo cercato di agire su due fronti: da un lato, approfondire la disseminazione e l'analisi e la discussione interna con gli operatori e favorire momenti di condivisione istituzionale, come quello che, per esempio, abbiamoPag. 5 fatto – tra un paio di slides c'è qualche informazione in merito – presso Civiltà Cattolica, con l'Agenzia delle Entrate, il MASE, l'Agenzia delle Dogane e la Guardia di Finanza, dove abbiamo effettivamente discusso le nostre proposte e quello che ritenevamo si potesse fare. Questa contaminazione, secondo me, è quella che, in maniera anche istituzionalizzata, consente un monitoraggio tempestivo delle frodi. Se poi gli effetti di tutte queste misure, come dicevo poc'anzi, sono stati a nostro avviso positivi e quindi si è ridimensionata la straordinarietà del fenomeno – mi sentirei di dire che da straordinario è diventato tendenzialmente ordinario – oggi però ci sono delle nuove frontiere di potenziali frodi, su cui la dinamicità degli operatori criminali, che dobbiamo sempre monitorare in un'ottica di early warning, sta rivolgendo l'attenzione. Credo che su questo, forse meglio di me, il consigliere Jacorossi potrà continuare la presentazione, sperando che lui lo possiate sentire meglio.

  PRESIDENTE. Grazie avvocato. Prego, dottor Jacorossi.

  EMANUELE JACOROSSI, consigliere di Assocostieri. Sì, buongiorno a tutti. Da operatori non ce la sentiamo di fare stime sulle frodi. Però pensiamo di capire quale possa essere il trend, perché anticipare il trend ci dà un bel vantaggio nell'ottica di capire come contrastarle, con il presupposto che, purtroppo, questi operatori ancora stanno dentro il mercato e lo conoscono bene, alla pari di un operatore normale. Noi quello che vediamo è che il rischio si annida nel green deal europeo, che essenzialmente – leggiamo – è l'immissione in consumo di prodotti sostenibili per l'ambiente. Sono prodotti che hanno tantissimo valore unitario, sui quali, se non normati, se non regolamentati e senza un'autorità che verifichi o controlli, è molto semplice che si possano verificare delle frodi di importi unitari molto rilevanti. Chiedo se si vede la slide.

  PRESIDENTE. Sì, la vediamo.

  EMANUELE JACOROSSI, consigliere di Assocostieri. Perfetto. Quello che abbiamo pensato per arginare questo rischio è proprio il passaggio dal bene fisico a un bene documentale. Mentre un tempo la frode sul gasolio era proprio il contrabbando, ovvero presupposto era l'esistenza di un bene fisico che veniva contrabbandato, oggi con i biocarburanti stiamo assistendo a un bene che ha un valore supplementare, in funzione di quel documento legato alla sostenibilità che si porta dietro. Oggi parliamo di un 10 per cento immesso al consumo nel mondo dell'autotrazione. Quindi di gasolio e benzina, per legge, il 10 per cento è di origine vegetale. Il rifornimento marino e il rifornimento aereo sono prossimi a zero.
  Con gli obiettivi del green deal, l'Europa si pone l'ambizione di arrivare ad avere una maggioranza assoluta di questi prodotti sostenibili anche nell'aviazione e anche nel bunkeraggio. Da qui possiamo renderci conto dell'importanza di avere un sistema di certificazione, di controllo, fondamentale: altrimenti stiamo gettando le basi per una nuova crisi, tra 5-10 anni. Quindi è importante il monitoraggio. Pertanto, per dare un numero, oggi quando parliamo di evasione IVA, stiamo parlando di un'IVA applicata ogni mille litri, quindi al metro cubo, che vale, a prezzi correnti, poco più di 300 euro al metro cubo. Quindi, quando un operatore disonesto evade l'IVA, stiamo parlando di 300 euro al metro cubo. L'accisa vale 600 euro sul gasolio e 800 sulla benzina, al metro cubo.
  Quando parliamo di prodotti sostenibili, stiamo parlando di prodotti che hanno un valore, in virtù di quella sostenibilità – vera o presunta – di oltre 1.500 euro ogni mille litri. Quindi è una frode, ogni mille litri, che vale 5 volte più dell'IVA.
  Chi è che controlla? Oggi c'è un ente certificatore, che non è una autorità: l'ente certificatore certifica sulla base dei numeri che gli vengono rappresentati.
  Quindi, se arriva una ditta cinese che dice che sta producendo un prodotto super bio-avanzato da alghe microbiologiche, non in conflitto con il cibo, con la foresta, quindi al valore massimo, l'ente certificatore certifica quel numero. Forse la prima Pag. 6volta andrà a vedere l'impianto, ma poi non starà là a controllare le dichiarazioni. Quindi quello che stiamo affrontando è un problema innanzitutto globale, non è solo europeo: quando si parla di sostenibilità, chi produce la sostenibilità è nel mondo; poi chi se ne avvantaggia è l'Unione europea, ma stiamo parlando di un problema globale, quindi cross border.
  Poi non vi ho detto anche del paradosso del controllo. Il controllo fatto in Europa paradossalmente significherebbe quasi favorire l'extra-UE rispetto agli operatori dell'Unione europea. Bandire l'extra-UE significherebbe paralizzare il cittadino dell'Unione europea: e quindi c'è la criticità di fare un controllo che sia efficace, ma anche equo. Equo perché il settore italiano della logistica e del prodotto petrolifero soffre di enormi fatturati – perché sono enormi – ma ha una marginalità che non è quella che deriva dal fatturato, che è il fatturato ingannevole.
  Eppure questi 10 miliardi – l'ultimo dato che abbiamo sentito in tema di IVA, di frodi che si consumano – rappresentano sia un danno per l'Erario, ma anche al tempo stesso per gli operatori, perché è tutto indotto, tutto fatturato rubato agli operatori onesti.
  Quindi dal 2012-2013 c'è stato un fatturato in decremento proprio per effetto di questa concorrenza sleale. Poi c'è stato il COVID e, poi, una doppia tassazione sui presunti extraprofitti, in cui l'operatore logistico, che è un price taker – quindi se un prezzo è basso, paga il prezzo basso, se un prezzo è alto paga un prezzo alto – sulla marginalità è stato invece equiparato ai produttori. Questa è stata una realtà tutta italiana. Viviamo in un contesto storico in cui gli operatori della logistica hanno subito negli anni diversi eventi, sicuramente non positivi; si sono adeguati, perché comunque sono stati contenti che la risposta dello Stato sia stata una risposta molto dura, e hanno accettato quindi tutti gli obblighi, dall'e-DAS elettronico all'INFOIL. Tutti questi fattori li hanno accettati, contenti di potersi togliere il peso delle frodi, perché il primo danno ce l'hanno in casa propria.
  È però importante arrivare a una forma di controllo che sia in tempo reale. Se tra quattro anni esce una notizia sui giornali in cui hanno bloccato una frode di 200 milioni, quei 200 milioni il danno l'hanno ormai fatto, a livello di concorrenza. Quello che dobbiamo realizzare è un sistema di controllo che sia in tempo reale, e che rispetti il meccanismo dell'once only, cioè senza appesantire gli oneri dell'operatore. Da questo punto di vista l'e-DAS e l'INFOIL li abbiamo giudicati con molto favore, proprio perché consentono di fare dei controlli, ma senza che siano invasivi.
  Chiudo dicendo che abbiamo una specificità, un obbligo tutto italiano, che è l'obbligo «in purezza». Oggi «in purezza» significa immettere in consumo – in virtù di una legge italiana, il decreto-legge cosiddetto 'Aiuti' – biocarburanti «in purezza»: è un obbligo che si sovrappone a quello derivante dalla direttiva RED III, fatto forse per stimolare l'inclusione di prodotti green in misura maggiore. Qui, come abbiamo già segnalato a tutti gli operatori e ai ministeri competenti, si annidano dei fortissimi rischi, perché il CIC «in purezza» è il certificato di immissione in consumo che attesta il maggior valore del bene. Quindi è importante il fatto che questo documento sia attestato addirittura dal cliente, non dal fornitore, perché in base alla destinazione d'uso fatta e dichiarata dal cliente finale – nel CIC – quel prodotto acquisisce un valore massimo. Noi ci siamo opposti a questa impostazione, perché significa ampliare la platea dei soggetti controllati, non solo tutti quelli a monte, ma anche quelli a valle.
  Come dire, la signora Maria, che utilizza un carburante sostenibile, lo deve dichiarare al fornitore, il quale lo dichiara all'operatore. È un fortissimo paradosso.
  Chiudo dicendo che oggi parliamo di CIC, ma dovremmo lanciare un warning molto pesante sul fatto che, ormai, i beni avranno un valore in base al documento che li accompagna, legato alla sostenibilità; oggi è un CIC, domani è l'ETS, che sarà in funzione dell'impronta carbonica di quel prodotto. Quindi non sarà un prodotto in quanto tale a determinare il suo valore, ma Pag. 7il documento che lo accompagna. L'ideale sarebbe una bella blockchain per tutto il settore petrolifero e dei biocarburanti. È l'unica cosa che potrebbe attestarne veramente il valore.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Non so se ci sono domande tra i colleghi: non mi pare che ce ne siano, quindi le faccio io. Scusi se prima c'è stata un po' di ilarità sul carburante «in purezza», perché da veneto ero abituato a sentir parlare del vino in purezza, ma il carburante mi mancava! Rispetto anche a quanto avete detto oggi, ma anche rispetto al questionario che avete gentilmente compilato, soprattutto nella risposta numero 1, fate menzione di frodi strutturate poste sotto regìe criminali, e anche oggi mi sembra che abbiate evidenziato che comunque c'è questa eventualità, purtroppo. Quindi chiedo se Assocostieri dispone di elementi ulteriori, sia in ordine al valore economico delle frodi fiscali, sia in ordine alle acquisizioni realizzate o di cui abbiate avuto notizia. E se, e in che modo, avete l'opportunità di rapportarvi alle Autorità competenti, sia dal punto di vista fiscale che tributario, per evidenziare queste eventuali frodi.

  DARIO SORIA, direttore generale di Assocostieri. Provo a rispondere io, sempre che riusciate a sentirmi.

  PRESIDENTE. Sì, la sentiamo.

  DARIO SORIA, direttore generale di Assocostieri. Sicuramente, sotto questo profilo, ci siamo mossi grazie alle segnalazioni che avevamo ricevuto dai nostri associati, che risalgono – per quanto riguarda le prime segnalazioni – a circa 10 anni fa. Quindi parliamo sicuramente di molto tempo fa, e la dinamica delle segnalazioni era decisamente diversa, perché nelle ipotesi che venivano ricevute – la cui quantificazione è sempre stata fatta in un numero che, grosso modo, nella sua dimensione massima, avevamo stimato, ma con dati non incontrovertibili, in un po' meno di 10 miliardi di euro, circa 6-7 miliardi di euro – tipicamente si trattava di frodi in cui avevamo, per esempio, prodotti che venivano dalla Slovenia o addirittura dalla Polonia e magari erano, come dicevamo prima, camuffati dal punto di vista organolettico: quindi oli lubrificanti al posto di gasolio o prodotti miscelati. Poi a volte, invece, c'erano le frodi cartolari, con documenti di viaggio utilizzati per più viaggi, senza citare quelle eclatanti relative alle false dichiarazioni d'intento, che sono state un grande classico. C'è da dire che, sotto questo aspetto, anche i profili soggettivi, cioè il fatto di poter avere licenze trader magari date da diversi Uffici delle Dogane sul territorio e non centralizzati, hanno introdotto una componente di variabilità rispetto agli operatori. Il tema che, a distanza di tempo, oggi ci permettiamo di segnalare a questa Commissione è cercare di valorizzare anche, come dicevamo prima, i requisiti soggettivi degli operatori, cioè andare a valutare la singola storia, sia fiscale che dal punto di vista soggettivo: se l'operatore A.E.O. ha già un modello 231 da molto tempo, se è comunque un soggetto che ha certificati di sostenibilità di vario genere, ecco questo operatore è un operatore storico sul mercato e presumibilmente, salvo prova contraria, ha diritto a una certa benevolenza. Questo è il tema su cui ci siamo confrontati.
  Peraltro, oltre al vademecum della legalità che fu fatto a suo tempo, abbiamo anche cercato di creare una sorta di know your customer, cioè una valutazione da poter fare sugli operatori con cui i nostri soggetti lavorano, perché non vogliamo essere, nemmeno involontariamente, il cavallo di Troia per poter far entrare nei nostri depositi soggetti che invece magari non hanno i requisiti. La stessa cosa valeva per le domande – che a volte avevamo in quel periodo – di ammissione ad associazione, le quali venivano vagliate con particolare attenzione, per evitare di far entrare degli operatori non dico disonesti, ma dalla dubbia valorizzazione soggettiva.

  PRESIDENTE. Grazie avvocato. Credo che abbia risposto anche alla domanda che le avrei fatto, perché al punto 2 del questionario parla di una stratificazione normativa fonte anche di alcune storture. Le Pag. 8avrei chiesto quali sono i vostri suggerimenti di carattere normativo, ma mi sembra che siano quelli che ha appena esposto. Oppure vuole aggiungere qualcosa?

  DARIO SORIA, direttore generale di Assocostieri. Ho usato la prima risposta a mo' di endiadi. L'ultimo elemento, su questa sua sollecitazione, è che forse si potrebbe anche fare il tagliando – per esempio – alla normativa in tema di IVA anticipata, alla legge n. 205 del 2017, poiché le misure emergenziali, in alcuni casi, sono lì da molto tempo e su qualcuna si potrebbe operare con un fine tuning. Noi abbiamo fatto alcune proposte specifiche: soprattutto mi riferisco al tema dell'IVA anticipata, che è la parte principale. Anche su questo si potrebbe fare, come dire, un piccolo tagliando alle misure, cercando, nella logica che dicevo prima, di rendere l'armamentario straordinario una difesa ordinaria.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Prego dottor Jacorossi, se vuole intervenire.

  EMANUELE JACOROSSI, consigliere di Assocostieri. Sì, solo due puntualizzazioni. La prima, che ho scritto anche nella slide: si dovrebbe equiparare il biodiesel al gasolio. Tutte le norme di contrasto ai fini IVA valgono per il gasolio e la benzina, in quanto la norma prevede la nomenclatura combinata. Manca il biodiesel, che si dovrebbe inserire, in quanto sullo stesso si potrebbero annidare delle frodi sull'IVA: è il caso ad esempio di un operatore che compra il biodiesel, lo rivende con l'IVA e poi se ne va intascando i soldi dell'IVA. Questo è un intervento molto di nicchia, tecnico, però secondo me opportuno: si tratta di equiparare il biodiesel, quando si parla di prodotti che viaggiano in sospensione d'accisa, farlo viaggiare in sospensione di IVA, così com'è oggi per il gasolio e la benzina.
  L'ultima nota: è importante dare indirizzi comuni. Oggi, ad esempio, sul prezzo medio l'indirizzo che si vuole dare è che, se c'è un prezzo alto, sei cattivo, sei uno speculatore, quindi ti devi adeguare al prezzo medio. Faccio notare che nelle frodi – constatazione empirica – chi fa le frodi il prezzo ce l'ha più basso di tutti. Quindi è importante non spingere troppo su un aspetto, perché ce ne potrebbe essere un altro, altrettanto importante, che vale la pena preservare.

  PRESIDENTE. Se non avete altro da aggiungere, vi ringrazio molto sia per l'illustrazione della presentazione informatica che per le risposte al questionario, documentazione della quale autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegati 1 e 2). Grazie mille e a presto. Dichiaro conclusa questa audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Italiana Petroli Spa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di Italiana Petroli Spa, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui fenomeni di evasione dell'IVA e delle accise nel settore della distribuzione dei carburanti. È in collegamento in videoconferenza il dottor Francesco Luccisano, Responsabile delle relazioni esterne, sostenibilità e academy, che saluto e ringrazio per la sua disponibilità. Gli cedo quindi subito la parola, pregandolo di limitare il suo intervento a circa dieci minuti complessivi, al fine di lasciare poi adeguato spazio al successivo dibattito.

  FRANCESCO LUCCISANO, responsabile delle relazioni esterne, sostenibilità e academy di Italiana Petroli Spa. Grazie Presidente, buongiorno a tutti i membri della Commissione in ascolto. Farò un intervento di cui poi lascerò memoria; chiedo di poter poi anche inviare nuovamente il testo del questionario che abbiamo mandato, perché nell'approfondire ci è venuta voglia di inserire qualche altro elemento. Quindi, prima della pubblicazione, vi manderemo una versione emendata anche del questionario.
  Parto con una piccola presentazione che è dovuta: IP è il più importante attore privato del settore della mobilità dei carburanti. È un'azienda che ha compiuto 90 Pag. 9anni quest'anno, abbiamo finito da pochi giorni un po' di celebrazioni. Oggi ha 4600 aree di servizio, un vasto sistema logistico fatto di depositi e di raffinerie che riforniscono porti e i principali aeroporti italiani. Due dati recenti, per dare l'idea della nostra attenzione al settore: il primo è il via libera che l'Antitrust ha dato, non più tardi di un paio di mesi fa, alla nostra acquisizione degli asset di ESSO, della ESSO italiana, tra cui anche la raffineria di Trecate (Novara), che ci porta 10 milioni di tonnellate di capacità di raffinazione e poi, non più tardi di due settimane fa, la firma di un accordo con il fondo australiano Macquarie per costituire una società che infrastrutturerà 510 stazioni di servizio con ricariche elettriche ultrafast, quindi un'attenzione sia ai carburanti liquidi e alla raffinazione che alla transizione. Siamo molto felici di poter dare un contributo a questo ciclo di audizioni su questo tema, quello dell'illegalità, signor Presidente, che per noi è centrale da anni, ma assume una rilevanza molto importante in questo periodo in cui sembrerebbe consolidarsi – tra l'attività del Parlamento, quella del Governo e quella degli attori della filiera – anche una voglia e una possibilità di una riforma strutturale del settore, che lo proietti nel futuro. E in effetti mi farebbe piacere, visto che persone anche molto esperte si sono espresse su che cosa bisogna fare, mi piacerebbe partire per un attimo dal perché è prioritario farlo sull'illegalità.
  La lotta all'illegalità nel settore dei carburanti non è soltanto un modo di assicurare the rule of law, direbbero gli inglesi, o di contrastare la criminalità: è la condizione necessaria per fare in modo che questo comparto fatto di raffinazione, logistica e distribuzione sia, anche nel futuro, quella che noi chiamiamo una infrastruttura strategica della transizione. Perché diciamo che è così? Per varie ragioni. La raffinazione è un'industria chiave per la sicurezza energetica del Paese. Ce ne siamo accorti con la guerra in Ucraina, quando avere un po' di capacità industriale, di trasformare petroli che arrivavano da altre parti del mondo, ci ha permesso di non collassare in termini di disponibilità di carburanti. È stato un reality check importante, perché di raffinazione non parlava quasi più nessuno. Ma la raffinazione è anche un luogo dove avviene la transizione: le raffinerie sono il posto dove si producono i biocarburanti – lo facciamo anche a Trecate e a Falconara – e sono i luoghi dove si comincerà, anche grazie al PNRR, a produrre l'idrogeno verde. Quindi sono dei luoghi strategici.
  La rete dei distributori di carburante è il posto dove avviene la transizione della mobilità, dove ci saranno le ricariche elettriche, come ho raccontato prima, dove ci saranno i biocarburanti, dove ci sarà l'idrogeno. Allora, se non si parte da qui – e scusi se la prendo larga, Presidente –, cioè dal ruolo centrale del settore dei carburanti nell'evoluzione della mobilità, non si capisce perché è strategico parlare di lotta all'illegalità.
  Per anni, i problemi del settore si sono affrontati con un approccio al ribasso: bisogna chiudere, razionalizzare, smantellare, ridimensionare; sono state chiuse cinque raffinerie, molti attori multinazionali sono usciti dal Paese, alcuni li abbiamo acquisiti noi. Non si è invece partiti da un disegno chiaro di come debba essere il futuro. Il risultato è stato che, molto spesso, la rete si è sviluppata in maniera polverizzata e senza una visione strategica; e tante volte sono entrati in gioco degli attori meno raccomandabili di quelli che si vorrebbero in un settore così importante per l'erario.
  Oggi in Italia, faccio un esempio, ci sono oltre 6.000 distributori, sui 21.000, che sono senza marchio. È un caso, abbastanza unico in Europa, di polverizzazione e molto spesso, la competizione tra i distributori è stata solo unidimensionale, sul prezzo del carburante. È inevitabile, in questo contesto, che lo sviluppo dell'illegalità fiscale sia stato molto veloce. Il meccanismo è semplice, è ovvio, ed è stato anche molto ben descritto anche nel vostro documento di analisi: poiché il prezzo finale del carburante è in larga parte composto da tasse, qualsiasi espediente fatto per evaderne un pezzo – l'accisa, l'IVA – è premiante e consente al delinquente di distruggere la concorrenza Pag. 10legale. Ha detto bene prima di me Jacorossi che, molto spesso, i prezzi bassi sono stati una spia di frodi. Adesso stanno imparando e i prezzi li tengono bassi, ma non bassissimi, in modo che non siano una spia troppo evidente, però certamente il controllo dei prezzi può essere molto importante.
  Quanto all'illegalità, abbiamo visto quali sono le sue forme: la creatività dei criminali è nota, quindi si va dallo sdoganamento di gasolio pagando l'accisa dei lubrificanti, alla creazione di società cartiere con falsi crediti IVA, all'abuso delle agevolazioni IVA per i carburanti agricoli, insomma le forme di illegalità sono tantissime, poi andremo più nel dettaglio. È importante dire che questo tipo di illegalità ha la faccia buona del prezzo basso, ma poi si riverbera sulla qualità del prodotto. Danneggia l'ambiente, danneggia i motori, perché i carburanti di contrabbando non hanno interesse a rispettare le norme ambientali. Danneggia anche le condizioni dei lavoratori che lavorano nella rete. Immaginiamo il gestore di un'area di servizio che vive di contrabbando. Sicuramente non è tutelato quanto il gestore di una compagnia che ha un contratto di lavoro negoziato con i sindacati e tutelato in questo senso. Quindi diciamo che mantenere la legalità è una condizione essenziale per chi, come noi, ha deciso di credere e investire in questo settore in Italia. Faccio un piccolo excursus storico sull'illegalità e poi dico cosa resta da fare. L'excursus storico può essere interessante, per dire che dell'illegalità non ce ne accorgiamo solo adesso.
  C'è stato il periodo 2015-2017 che è stato quello dell'allarme e della denuncia. Io personalmente sono entrato a lavorare in questo settore proprio in quegli anni e tutti siamo stati stupiti nel capire quale grande dimensione avesse assunto, quale magnitudine, l'illegalità fiscale. Abbiamo letto le analisi più disparate, ma tra 1 e 4 miliardi l'anno di evasione IVA e accisa sono numeri veramente impressionanti. Quegli anni sono stati gli anni della denuncia.
  Il 2017 e il 2018 sono stati gli anni dell'attività normativa. Sono state citate le varie novità importanti: la fatturazione elettronica, che il settore ha accettato di portare a casa un anno prima degli altri settori come obbligo; il documento di trasporto elettronico, che ha sostituito quello cartaceo; un irrigidimento della normativa sulle dichiarazioni di intenti; i requisiti sempre più stretti sul passaggio di titolarità dei depositi fiscali. Tante norme, è vero, un impianto impressionante, ma spesso per rincorrere una criminalità che si evolveva. Quindi, credo che non debba spaventare il fatto che ci sia un'attività normativa in evoluzione, perché in evoluzione è la criminalità e quindi, tutto sommato, questo tipo di attività è inevitabile.
  Poi il biennio 2018-2019 ha visto l'inizio della repressione. Sono venute fuori le prime grandi operazioni e numerosi attori sono stati costretti dalla digitalizzazione a emergere dall'illegalità, a entrare nel mercato e a utilizzare pratiche legali. La parentesi della guerra ha visto un calo di questo fenomeno, ma non perché l'accisa era più bassa, ma perché semplicemente c'era meno prodotto in giro e c'era meno possibilità di accedere a fonti opache, ma successivamente sono tornate nuove inchieste. Credo che da queste nasca poi l'attenzione di questa Commissione.
  Il ritorno dell'illegalità è segno di due cose: primo, che la digitalizzazione della filiera, che il settore ha spinto con forza e con sacrifici, ha funzionato, perché fa emergere i fenomeni negativi e li mette alla luce del sole; secondo, che c'è sempre un'evoluzione nell'illegalità.
  E allora, per chiudere, che cosa resta da fare? Io direi che ci sono quattro cose che restano da fare.
  In primo luogo bisogna tenere gli occhi aperti sui depositi dei carburanti: a fronte di un dimezzamento del numero dei distributori, che in 25 anni sono scesi da 40.000 a 21.000 – segno che la domanda di certo non è aumentata – i depositi sono aumentati esponenzialmente nel nostro territorio. Oggi ci sono circa 400 depositi fiscali e numerosissimi piccoli depositi commerciali, che operano spesso con destinatario registrato e hanno taglie molto piccole. È una proliferazione che va posta in qualche Pag. 11misura sotto controllo, bilanciando la positiva attenzione alla concorrenza, quindi «più siamo meglio stiamo», con il focus sull'affidabilità degli attori che vengono fatti entrare in un settore che, piaccia o no, è un esattore delle tasse e quindi ha una delicatezza particolare. Sono stati fatti passi importanti sui depositi, con la revisione dei criteri per il rilascio delle autorizzazioni, con la creazione di un registro unico, con l'obbligo di versamento anticipato dell'IVA. Non bisogna abbassare la guardia e, probabilmente, bisogna assicurare lo stesso livello di digitalizzazione a tutti i depositi, anche a quelli di piccola taglia, che altrimenti possono diventare aree grigie; perché acquisire un deposito di piccola taglia consente di avere un titolo per operare nel mercato italiano, anche se magari da quel deposito di piccolissima taglia manco ci si passa, e per operatori che possono essere «grigi». In particolare, noi riteniamo che sia utile estendere a tutti i depositi, anche quelli sotto i 3.000 metri cubi, il sistema INFOIL, che è un sistema informatico che consente di comunicare all'autorità doganale tutti i dati relativi all'ingresso e all'uscita dei prodotti.
  Secondo punto da fare: bisogna chiudere il cerchio della digitalizzazione. Ci sono due aspetti, due norme, che hanno iniziato a chiudere il cerchio della digitalizzazione e vanno conclusi, vanno portati a termine. Il primo è il registro di carico e scarico telematico, che è stata forse la misura più efficace, e che oggi è attivo però solo sui punti vendita di carburante interamente automatizzati. Detto tra noi, Presidente, sono quasi tutti i nostri, di Eni e di Q8, e sono quelli dove onestamente l'illegalità ha meno capacità di manifestarsi, perché se non altro li controlla un ufficio centralizzato. Noi pensiamo che il registro di carico e scarico elettronico funzioni e vada esteso a tutti gli altri distributori. E poi c'è il documento di trasporto elettronico, anche questa è una misura molto efficace: quindi le autobotti ora circolano con un documento che non è più cartaceo, ma codificato elettronicamente. La normativa prevede anche che le autobotti e le bettoline utilizzate per trasportare i prodotti sottoposti ad accisa siano dotati di un tracciamento, di un sistema di tracciamento della loro posizione e di misurazione automatica della trasmissione delle quantità scaricate. Questo pezzo della normativa, quindi il tracciamento, non è stato ancora attuato. Andrebbe, peraltro, attuato anche per chi trasporta oli lubrificanti, e non solo per chi trasporta carburanti da combustione. Attuare quest'ultima parte consentirebbe di chiudere davvero il cerchio della digitalizzazione e andrebbe veramente in sinergia con l'utilizzo delle banche dati a disposizione della Pubblica Amministrazione – l'Anagrafe carburanti, il portale prezzi e via dicendo – su cui va reso merito, devo dire, a questo Governo di aver iniziato un lavoro di integrazione, ormai un po' di mesi fa, che dovrebbe andare a chiudersi alla fine di quest'anno e che a lungo il settore aveva richiesto. I dati sono tutti lì, bisogna cominciare a utilizzarli.
  Un punto importante, Presidente: nessuna di queste innovazioni è gratuita, nessuna è immediata, in questo senso capisco le preoccupazioni di chi dice: «no, è un altro aggravio di investimenti, è un altro aggravio di formazione delle nostre persone» e via dicendo; però in questo senso il Governo può porsi l'obiettivo di aiutare questo tipo di innovazioni tecnologiche eventualmente con dei crediti d'imposta, con dei sostegni alla formazione. Sicuramente si tratta di investimenti che all'erario ritornano molto rapidamente, perché fanno ridurre l'evasione.
  Un altro punto su cui lavorare è quello dei biocarburanti: l'hanno spiegato molto bene prima di me i colleghi di Assocostieri, ma mi preme fare una premessa. I biocarburanti sono il bene, non sono il male. I biocarburanti sono una tecnologia essenziale per ridurre le emissioni e lo stock dei veicoli esistenti e serviranno per farlo sui mezzi di trasporto su gomma, sugli aerei e sulle navi. Sui biocarburanti l'Italia ha un expertise che dobbiamo difendere e credo sia stato giusto farlo anche a livello europeo. E sui biocarburanti l'Europa sta già facendo tanto. Pochi sanno che già il 10 per cento del gasolio consumato sulle nostre strade è di origine bio; e quindi è qualcosa Pag. 12che sta già succedendo in termini di sostenibilità. Ovviamente, man mano che aumenta la percentuale di obbligo, ed essendo questi prodotti ovviamente più costosi della benzina e del gasolio, ovviamente l'illegalità guarda con interesse alla possibilità di introdurre in consumo dei carburanti senza ottemperare all'obbligo bio. E quindi in questo momento, su questo tema, come abbiamo visto anche in precedenza, i controlli sono scarsi, spesso fatti a posteriori dal GSE; quindi è potenzialmente molto facile immaginarsi delle violazioni analoghe o simili a quelle che venivano fatte e che sono state fatte durante questi anni sull'IVA e sulle accise. Con un'aggiunta che, se volete, è paradossale: la tassazione dei carburanti, quindi l'accisa e l'IVA, non premiano in alcun modo i carburanti sostenibili, quindi oggi un biocarburante avanzato introdotto in consumo all'interno del gasolio miscelato paga la stessa accisa, la stessa IVA – e la stessa IVA sull'accisa – che paga il gasolio fossile. Allora certamente anche una rimodulazione della tassazione, che vada anche incontro ai dettami che il Fit for 55 europeo ci chiede di fare in termini di tassazione ambientale, insieme a dei controlli rafforzati sui biocarburanti, ci permetterebbero di fare in modo che i biocarburanti siano davvero un grande asset di transizione e non un buco da utilizzare per l'illegalità.
  Chiudo con un ultimo riferimento, che è quello di porre un'attenzione anche a quegli attori, i cosiddetti traders, che operano depositando carburanti presso depositi fiscali terzi: per questi, forse, una autorizzazione che venga rilasciata centralmente, anziché dalle singole autorità locali delle dogane, può essere utile; perché più siamo controllati e meglio è.
  Presidente, io non ho altro, spero di aver comunicato l'idea che il lavoro sull'illegalità è un lavoro di competitività e di proiezione futura, e non solo di repressione.

  PRESIDENTE. Sì, grazie dottor Luccisano, ha spiegato molto bene. Apprezzo anche il fatto che vorrà integrare il questionario, sul quale poi basiamo la nostra valutazione, insieme alle audizioni che stiamo facendo. A questo proposito, se posso, prendendo anche spunto da quello che ho letto e da quello che ho sentito, le farei alcune domande. A un certo punto, nelle sue risposte al questionario, pone una questione riferita alla problematica dei biocarburanti e dei relativi cali. Cosa si intende esattamente per calo dei carburanti e in che percentuali avviene per la realizzazione delle frodi evidenziate? E poi, sui biocarburanti, come potrebbe essere assolto il ruolo di GSE in materia di controllo rispetto a questo tema?

  FRANCESCO LUCCISANO, responsabile delle relazioni esterne, sostenibilità e academy di Italiana Petroli Spa. Sulla prima domanda mi riservo di farle avere una risposta per iscritto, perché era uno dei punti su cui ho chiesto un approfondimento. Sul tema dei controlli, in effetti noi abbiamo sensibilizzato direttamente il GSE che, nei limiti della sua attività, sosteneva che i controlli loro li possono fare soltanto a posteriori, sui certificati che vengono acquisiti dagli operatori. È probabile che, invece, un sistema di controllo contestuale all'immissione in consumo possa essere più efficace in termini di intervento degli enti di controllo. Certamente, come diceva mi pare Jacorossi prima di me, assimilare sempre di più il sistema dei controlli che viene fatto sui carburanti addizionali anche ai controlli su quelli bio, che ormai sembrano un pezzo importante del consumo di carburanti liquidi, è un passo importante.

  PRESIDENTE. Ancora un paio di domande velocissime. Mi pare che dalla sua esposizione emerga qualche perplessità rispetto, non alla complessità, ma ad alcune situazioni di no logo. Crede che si possa capire meglio questo fenomeno, che ci siano degli strumenti per controllare meglio queste realtà?

  FRANCESCO LUCCISANO, responsabile delle relazioni esterne, sostenibilità e academy di Italiana Petroli Spa. Certamente, Presidente, sarebbe sbagliato stabilire un'equivalenza, stabilire che chi lavora in regime liberalizzato e non con le compagnie Pag. 13petrolifere sia necessariamente un malfattore o qualcuno che cerca l'illegalità. C'è un sistema di pompe no logo che lavorano facendo una concorrenza assolutamente legale e con anche dei casi di grande successo, di etichette che si sono poi consolidate come operatori di grande valore. Quello che però è importante è stabilire, come dicono gli inglesi, un level playing field, un campo da gioco uguale per tutti, per cui la concorrenza ce la facciamo tutti sulla qualità del servizio e sulla qualità del carburante, rispettando i dettami che la legge ci offre. Facevo l'esempio prima del registro di carico e scarico elettronico: è abbastanza paradossale che si sia partiti a infrastrutturare registri di carico e scarico delle aree di servizio cosiddette ghost, quelle remotizzate, e invece magari esiste una vasta area che non ha né il registro di carico e scarico né la capacità di gestione digitale, di trasmissione digitale delle informazioni fiscali, che sono quelle magari dove si può creare maggior area di rischio.
  Devo dire, per un liberale è molto difficile, e metto un accento personale, è molto difficile dire che in questi casi «grande è meglio», però è vero che aziende strutturate con sistemi di controllo molto penetranti e digitalizzate hanno garantito nel tempo una certezza del diritto che in altri casi non è stata confermata.

  PRESIDENTE. Grazie. L'ultima domanda velocissima: mi pare che anche da parte vostra come di altri ci siano delle perplessità sullo scontrino fiscale.

  FRANCESCO LUCCISANO, responsabile delle relazioni esterne, sostenibilità e academy di Italiana Petroli Spa. Mi pare che l'abbia detto bene UNEM la settimana scorsa. Pensiamo che i dati necessari per individuare qualcosa che non va, ci siano tutti: si pensi a un distributore che chiuda il cerchio della digitalizzazione, quindi che abbia un'autobotte mappata, che scarichi il prodotto da un deposito e lo porti a un distributore con un DAS elettronico, che trasmetta i corrispettivi IVA all'Agenzia delle entrate e che abbia un dialogo con l'Agenzia delle dogane, con il suo registro di carico e scarico, che peschi da un deposito che ha un sistema INFOIL, che comunichi i prezzi ormai giornalmente, come vuole il Decreto prezzi... c'è anche troppo! Si tratta solo di farlo fare a tutti e poi trarne le giuste conseguenze, più che prevedere uno scontrino, che poi rimane anche in tasca.

  PRESIDENTE. Grazie, qui è venuto fuori un po' ancora di più il liberale che è in lei, un po' di deregulation: scherzo, mi permetto di scherzare.
  Non mi pare che ci siano altre domande, quindi la ringrazio molto, la saluto e aspetto volentieri allora l'integrazione che ha annunciato all'inizio dell'audizione. Grazie mille. Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di FE.G.I.C.A. – Federazione gestori impianti carburanti e affini.

  PRESIDENTE. Buongiorno. Concludiamo le audizioni odierne con l'audizione di rappresentanti di FE.G.I.C.A. – Federazione gestori impianti carburanti e affini, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui fenomeni di evasione dell'IVA e delle accise nel settore della distribuzione dei carburanti. È in collegamento in videoconferenza il dottor Roberto Di Vincenzo, che ringrazio. Chiedo scusa per il ritardo, ma purtroppo si sono allungate le audizioni precedenti. Le cedo la parola ringraziandola ulteriormente, pregandola di stare all'interno di dieci minuti complessivi.

  ROBERTO DI VINCENZO, presidente di FE.G.I.C.A. Forse riusciamo a fare anche prima dei dieci minuti. Intanto ringrazio la Commissione e lei, Presidente.
  Ci avete posto una serie di quesiti che si iscrivono all'interno di un dibattito che oramai va avanti da anni. Il problema della distribuzione dei carburanti non può essere soltanto ridotto – e risolto – a un problema di IVA e accisa, anche se queste ne costituiscono una parte essenziale, soprattutto per l'evasione che si determina nei confronti dell'erario. È chiaro che, quando si movimenta un prodotto che è gravato da un onere pubblico superiore a Pag. 14un euro, la fantasia si sbizzarrisce e dà la possibilità di mettere a punto degli elementi di frode. Abbiamo visto di tutto: dalle società cartiera alle importazioni parallele, fino alle importazioni di basi lubrificanti che hanno una diversa tassazione in Italia e nel resto d'Europa, che, reintrodotte sul mercato italiano, sono state dilavate e sono diventate poi parte essenziale del gasolio per autotrazione.
  Abbiamo quindi una pluralità di soggetti, come dice anche la Guardia di Finanza; ma se noi mettessimo un presidio costante o lo avessimo messo, al confine con la Slovenia, avremmo visto decine di autobotti entrare in Italia e percorrere le autostrade del Paese. Quindi è chiaro che è un fenomeno importante e non si può immaginare di turare la falla in una diga mettendoci un dito; qui abbiamo il problema di creare un vero argine, e il vero argine sono le regole. Noi continuiamo a dire, l'abbiamo detto in Parlamento, l'abbiamo detto nella precedente legislatura, anche all'onorevole Osnato, l'abbiamo detto a questo Governo, ai Governi precedenti: senza una riforma del settore, che qualifichi il settore e soprattutto gli operatori che intervengono in questo settore e consentono lo svolgimento del servizio di pubblica utilità, di pubblico servizio in autostrada, non crediamo che si possa fare tanta strada.
  D'altra parte, la stessa magistratura lo ha rilevato, in epoche diverse. In una audizione alla X Commissione, a ottobre del 2018, il Procuratore generale della Repubblica di Trento ha avuto modo di affermare – non smentito ovviamente – che circa un terzo del gettito fiscale che deriva dai carburanti prendeva altre strade. Il Procuratore generale Antimafia, Cafiero De Raho, alla fine pubblicò anche una serie di intercettazioni telefoniche effettuate a soggetti affiliati alla 'ndrangheta, in cui si diceva: «conviene commercializzare in carburanti perché al massimo, se ti prendono un prodotto adulterato su cui c'è una frode, rischiamo una contravvenzione e poco altro. I proventi sono uguali a quelli della cocaina, ma sicuramente il rischio è minore». Quindi questo, forse un po' enfaticamente, è il tema in oggetto.
  Ho visto le audizioni di UNEM e di Assopetroli e da questa situazione si esce certamente. Nel corso degli anni, sono stati fatti degli interventi per limitare gli spazi e tirare un po' le redini dei controlli, ma senza un quadro normativo complessivo che ridia certezza a questo settore e definisca e qualifichi la figura del titolare dell'impianto e del fornitore, noi troveremo sempre delle condizioni di questo tipo.
  D'altra parte, di questa miriade di operatori indipendenti che si sono affacciati sul mercato dopo l'uscita – l'esplosione, in senso figurato ovviamente – delle compagnie petrolifere, nessuno ha un'integrazione verticale nella filiera; sono tutti passaggi che arrivano direttamente dai produttori, cioè dai raffinatori; nessuno o pochissimi sono titolari dei depositi costieri, non c'è una nave di prodotto che venga importata da questi soggetti. Esiste un margine fra il prezzo medio in Italia e il prezzo che questi signori fanno, e questo dovrebbe far accendere un minimo le attenzioni.
  Certo, se volessimo essere provocatori – nonostante sia nella nostra natura, non lo voglio fare – dovremmo dire che il prezzo amministrato avrebbe risolto un sacco di problemi al Governo, al Paese, agli automobilisti, agli operatori. Ma fare queste affermazioni vuol dire andare troppo controcorrente e, poiché non abbiamo le branchie, non riusciamo a risalire il fiume: però questo risolverebbe.
  È chiaro, la qualità dei prodotti è un altro elemento che difficilmente viene preso in esame, perché costa troppo fare le analisi ai prodotti; allora avere o non avere il 10 per cento di additivo bio, sposta di 5, 6, 7 centesimi al litro, quindi è tutto un rincorrere un prezzo sempre più basso. Anche qui, se mi permettete nella sede istituzionale una battuta, nessuno immaginerebbe mai di andare dal fornaio e comprare un chilo di pane a 25 centesimi. Ecco, noi invece continuiamo a dire che, al netto dell'IVA e al netto dell'accisa, noi preferiamo dare l'impressione che si possa comprare un litro di benzina o di gasolio a 25 centesimi. Anche da qui, da questo equivoco di fondo, io credo che forse sarebbe il caso che si uscisse.

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  PRESIDENTE. Grazie mille. È stato di parola, perché è stato anche sotto i dieci minuti. È stato anche volutamente tra il provocatorio e il nostalgico sui prezzi amministrati, ma non credo...

  ROBERTO DI VINCENZO, presidente di FE.G.I.C.A. Guardi, se fossi stato nostalgico o provocatorio avrei ricordato che esiste una delibera CIPE, mai cancellata, del '91 che autorizza, in una situazione di criticità dei prezzi, a tornare per un tempo determinato ai prezzi sorvegliati con sorveglianza ex post. Mi chiedo: le rilevazioni settimanali che vengono fatte e pubblicate dal MIMIT sono di fatto un controllo ex post o manca solo il controllo ex post, con l'evidenza comunque del numero? Ecco, ma non ho fatto il provocatore.

  PRESIDENTE. Faccio autoironia, non sarò certo io a accusarla di nostalgismo ...
  Non posso, almeno in questa sede, raccogliere, ma in altra sede più politica e meno istituzionale raccolgo volentieri, il tema della complessità del mercato dei petroli e degli idrocarburi, che non può essere soltanto attenzionato con riferimento alla lotta all'evasione; ma nel ruolo attuale, in questo momento, posso interessarmi solo di questo ed è per questo che ci siamo concentrati – come Commissione – sulla lotta alle frodi e all'evasione, sulle accise e altro. Su questo le faccio due domande velocissime, così rispetto anche la sua velocità. Nella memoria voi evidenziate alcune violazioni in materia contrattualistica, inerenti alle violazioni tributarie ed erariali da comportamenti scorretti e illeciti. Come ne siete venuti a conoscenza, come le avete potute gestire?

  ROBERTO DI VINCENZO, presidente di FE.G.I.C.A. Sono elementi che abbiamo segnalato da tempo alle autorità di controllo. Abbiamo una normativa di carattere generale che fissa i rapporti fra titolare dell'impianto e gestore, all'interno di un quadro normativo se vuole rigido ma definito. Nel 40-50 per cento dei casi questo quadro non viene rispettato. Le faccio un esempio. Avere sull'impianto – del quale l'automobilista non ha percezione perché vede una bandiera – un operatore che non ha né contratto di comodato, né contratto di commissione, spesso non ha contratto certamente di lavoro dipendente, nella migliore delle ipotesi ha un contratto di appalto o di guardiania, significa sottrarre centinaia di milioni – moltiplicando i numeri che abbiamo ovviamente sulla strada – all'erario; da una parte, a titolo di contributi che il lavoratore versa, dall'altra di gettito all'Inps per la mancata corresponsione degli oneri riflessi. Questo è l'altro elemento. La X Commissione ha concluso i suoi lavori – ne sarete certamente a conoscenza – approvando tre risoluzioni che rimarcano e fotografano proprio questa situazione. Se la risoluzione fosse stata una sarebbe stata meglio, ma insomma adesso la palla passa nelle mani del Governo, col quale ci auguriamo di avere migliore sorte rispetto a quella che abbiamo avuto a gennaio del 2023 rispetto alla trasparenza dei prezzi. Però il fenomeno esiste ed è diffuso: ecco perché i contratti, le certezze normative, la riduzione del numero dei punti di vendita sono elementi centrali anche per la transizione ecologica.
  Noi oggi abbiamo quasi 25.000 punti di vendita – 23/24 mila, adesso finalmente il database sarà unificato – e sono un hub straordinario per l'elettrificazione della rete, per l'idrogeno, per i carburanti integrativi o alternativi. Invece andiamo in giro bucando le città per mettere le colonnine in posti inusuali per chi guida un'automobile e decuplicando i costi. Basterebbe associare le bonifiche dei serbatoi, la chiusura degli impianti, con un distributore di elettricità, magari ultrafast, o magari con una predisposizione per l'idrogeno, per avere già una rete bella e pronta, bella ed europea. Poi mancherebbero le vetture, ma questo è un altro ragionamento.

  PRESIDENTE. Anche questo è vero. La ringrazio, la congederei con una domanda flash proprio su un tema nel quale ho visto una vostra grandissima contrarietà, che non è isolata, cioè il tema dello scontrino. Non crede che consentirebbe di conoscere meglio nel dettaglio il prezzo, anche rispettoPag. 16 al tema della trasparenza, invece di andare a cercarlo su internet?

  ROBERTO DI VINCENZO, presidente di FE.G.I.C.A. Lo scontrino siamo obbligati a farlo su tutto quello che è diverso dai carburanti. D'altra parte, ragioniamo di un prodotto che ha IVA e accisa assolta. Noi commercializziamo, pagando l'IVA, solo sul nostro margine. Dovremmo fare uno scontrino che scomputi il nostro margine sul prezzo generale; così come il nostro regime di fatturazione è discendente dall'applicazione dell'articolo 18 del D.P.R. n. 600 del 1973, e cioè del volume di affari al netto del prezzo corrisposto al fornitore. Quindi parliamo veramente di poca cosa.

  PRESIDENTE. La ringrazio per la precisione, la puntualità e anche la simpatia. La ringrazio molto e la saluto. Autorizzo la pubblicazione, in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, del contributo predisposto in risposta al questionario preventivamente inviato dalla Commissione (vedi allegato 3). Dichiaro, quindi, conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.

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ALLEGATO 1

Risposta di Assocostieri al questionario trasmesso dalla Commissione.

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ALLEGATO 2

Presentazione informatica illustrata dai rappresentanti di Assocostieri.

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ALLEGATO 3

Risposta di FE.G.I.C.A. al questionario trasmesso dalla Commissione.

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