Sulla pubblicità dei lavori:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 6
Audizione di rappresentanti di Confindustria dispositivi medici e, in videoconferenza, dell'Associazione italiana delle aziende sanitarie ospedaliere e territoriali e delle aziende socio-sanitarie residenziali e territoriali di diritto privato (AIOP)
(Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera)
:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 6
Barni Nicola , presidente Confindustria dispositivi medici ... 7
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 11
Pelissero Gabriele , presidente dell'Associazione italiana delle aziende sanitarie ospedaliere e territoriali e delle aziende socio-sanitarie residenziali e territoriali di diritto privato (AIOP) ... 11
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 14
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP) ... 14
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 15
Barni Nicola , presidente Confindustria dispositivi medici ... 15
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP) ... 16
Barni Nicola , presidente Confindustria dispositivi medici ... 16
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 16
Audizione di rappresentanti di Assopetroli-Assoenergia, in videoconferenza, e dell'Unione energie per la mobilità (UNEM)
(Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera)
:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 17
Murano Gianni , presidente dell'Unione energie per la mobilità (UNEM) ... 17
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 20
Gallitelli Sebastiano , segretario generale di Assopetroli-Assoenergia ... 20
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 24
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP) ... 24
Dell'Olio Gianmauro (M5S) ... 24
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 25
Murano Gianni , presidente dell'Unione energie per la mobilità (UNEM) ... 25
Gallitelli Sebastiano , segretario generale di Assopetroli-Assoenergia ... 26
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 27
Audizione di rappresentanti di Conflavoro-PMI e, in videoconferenza, di Confimi Industria
(Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera)
:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 27
Centra Maurizio , membro del Comitato Tecnico Scientifico con delega alla fiscalità di Conflavoro-PMI ... 28
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 31
Ramaioli Fabio , direttore generale di Confimi Industria ... 31
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 37
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP) ... 37
Lucaselli Ylenja , intervento in videoconferenza ... 37
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 38
Centra Maurizio , membro del Comitato Tecnico Scientifico con delega alla fiscalità di Conflavoro-PMI ... 38
Ramaioli Fabio , direttore generale di Confimi Industria ... 40
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 41
Audizione di rappresentanti di ANCE e Confedilizia
(Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera)
:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 41
Brancaccio Federica , presidente di ANCE ... 42
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 45
Spaziani Testa Giorgio , presidente Confedilizia ... 45
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 48
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP) ... 48
Dell'Olio Gianmauro (M5S) ... 48
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 49
Brancaccio Federica , presidente di ANCE ... 49
Spaziani Testa Giorgio , presidente Confedilizia ... 50
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 51
Audizione di rappresentanti di Confcommercio-Imprese per l'Italia, Confesercenti, Confartigianato, CNA, Casartigiani e Confassociazioni
(Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera)
:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 51
Taranto Luigi , segretario generale Confcommercio-Imprese per l'Italia ... 52
Bussoni Mauro , segretario generale Confesercenti ... 57
Panieri Bruno , direttore politiche economiche di Confartigianato ... 61
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 64
Panieri Bruno , direttore politiche economiche di Confartigianato ... 64
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 64
Panieri Bruno , direttore politiche economiche di Confartigianato ... 65
Alemanno Riccardo , presidente aggiunto di Confassociazioni ... 65
De Pasquale Federica , vicepresidente nazionale di Confassociazioni ... 66
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 68
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP) ... 68
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 70
Audizione di rappresentanti dell'Alleanza delle Cooperative italiane, Confapi e Confprofessioni
(Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera)
:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 70
Granero Gianluigi , direttore di Legacoop ... 71
Venturelli Marco , segretario generale Confcooperative ... 72
Napoli Francesco , vicepresidente nazionale Confapi ... 74
Monticelli Francesco , responsabile ufficio studi Confprofessioni ... 79
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 83
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP) ... 83
Dell'Olio Gianmauro (M5S) ... 84
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 85
Granero Gianluigi , direttore Legacoop ... 86
Venturelli Marco , segretario generale Confcooperative ... 86
Napoli Francesco , vicepresidente nazionale Confapi ... 87
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 87
Audizione di rappresentanti di Confagricoltura, CIA-Agricoltori italiani, in videoconferenza, Coldiretti e COPAGRI
(Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera)
:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 87
Caputo Nicola , direttore direzione politiche fiscali e amministrazione Confagricoltura ... 88
Ausanio Alessandra , responsabile per i rapporti con il Parlamento della Direzione Relazioni esterne e comunicazione di Confagricoltura ... 91
Fini Cristiano , presidente nazionale CIA-Agricoltori italiani ... 93
Calabria Gianfranco , vice Capo area legislativa Coldiretti ... 96
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 98
Pacifici Manfredi , referente nazionale area legislativa COPAGRI ... 99
Calabria Gianfranco , vice Capo area legislativa Coldiretti ... 101
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 101
Calabria Gianfranco , vice Capo area legislativa Coldiretti ... 102
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 102
Audizione di rappresentanti del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (CNDCEC), del Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro, in videoconferenza, e di Rete professioni tecniche
(Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera)
:
Dell'Olio Gianmauro , Presidente ... 102
Regalbuto Salvatore , consigliere tesoriere con delega Area Fiscalità Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (CNDCEC) ... 103
Saggese Pasquale , responsabile Area Fiscalità della Fondazione nazionale Commercialisti ... 106
Buscema Giuseppe , componente del collegio dei revisori del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro ... 107
Caratti Luca , componente del consiglio di amministrazione della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ... 110
Zambrano Armando , coordinatore di Rete professioni tecniche ... 111
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 114
Giuntoli Massimo , Rete professioni tecniche ... 114
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 115
Dell'Olio Gianmauro (M5S) ... 115
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 116
Regalbuto Salvatore , tesoriere del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (CNDCEC) con delega Area Fiscalità ... 116
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 118
Regalbuto Salvatore , tesoriere del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (CNDCEC) con delega Area Fiscalità ... 118
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 118
Regalbuto Salvatore , tesoriere del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (CNDCEC) con delega Area Fiscalità ... 118
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 118
Audizione di rappresentanti di CGIL, CISL, UIL, UGL, CISAL e, in videoconferenza, CONFSAL
(Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera)
:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 118
Ferrari Christian , segretario confederale CGIL ... 119
Ganga Ignazio , segretario Confederale CISL ... 122
Buonomo Vera , segretaria Confederale UIL ... 126
Ulgiati Luigi , vice segretario generale UGL ... 130
Blasi Massimo , segretario confederale CISAL ... 133
Serafini Elvira , vice segretario generale CONFSAL ... 137
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 140
Grimaldi Marco , intervento in videoconferenza ... 141
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP) ... 141
Torto Daniela , intervento in videoconferenza ... 142
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 143
Ferrari Christian , segretario confederale CGIL ... 143
Buonomo Vera , segretaria Confederale UIL ... 144
Ganga Ignazio , segretario Confederale CISL ... 145
Ulgiati Luigi , vice segretario generale UGL ... 147
Blasi Massimo , segretario confederale CISAL ... 147
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 149
Audizione di rappresentanti di Confindustria
(Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera)
:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 149
Tarquini Maurizio , direttore generale di Confindustria ... 149
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 154
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP) ... 154
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 155
Tarquini Maurizio , direttore generale di Confindustria ... 155
Lai Silvio (PD-IDP) ... 156
Tarquini Maurizio , direttore generale di Confindustria ... 157
Lai Silvio (PD-IDP) ... 158
Tarquini Maurizio , direttore generale di Confindustria ... 158
Bonetti Elena (AZ-PER-RE) ... 158
Tarquini Maurizio , direttore generale di Confindustria ... 159
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 160
Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale docenti AFAM (ANDA), in videoconferenza
(Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera)
:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 160
Caroccia Antonio , presidente di ANDA ... 161
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 163
Torto Daniela , intervento in videoconferenza ... 163
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 165
Caroccia Antonio , presidente di ANDA ... 165
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 165
Audizione di rappresentanti di Feder Fiduciarie e ItaliaFintech
(Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera)
:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 166
Vedana Fabrizio , presidente Feder Fiduciarie ... 166
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 169
Bottesini Michelangelo , presidente di ItaliaFintech ... 169
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 172
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP) ... 173
Centemero Giulio (LEGA) ... 173
Dell'Olio Gianmauro (M5S) ... 174
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 174
Vedana Fabrizio , presidente Feder Fiduciarie ... 174
Bottesini Michelangelo , presidente di ItaliaFintech ... 176
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 177
Audizione di rappresentanti di CODIRP
(Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera)
:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 177
Cignarelli Tiziana , segretario generale CODIRP ... 177
Sordini Fabio , segretario nazionale dell'associazione unitaria psicologi italiani (AUPI), in rappresentanza di CODIRP ... 181
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 181
Guerra Maria Cecilia (PD-IDP) ... 181
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 182
Cignarelli Tiziana , segretario generale CODIRP ... 182
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 183
Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale consulenti del lavoro (ANCL), in videoconferenza
(Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera)
:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 183
Catalano Cecilia , responsabile operativo del centro studi nazionale ANCL ... 184
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 187
Audizione di rappresentanti della Compagnia delle opere, in videoconferenza
(Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera)
:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 187
Dellabianca Andrea , presidente Compagnia delle opere ... 188
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 192
Audizione di rappresentanti dell'Associazione per la difesa degli utenti dei servizi bancari e finanziari (ADUSBEF), in videoconferenza
(Attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera)
:
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 192
Tanza Antonio , presidente ADUSBEF ... 193
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 196
Donno Leonardo , intervento in videoconferenza ... 196
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 198
Tanza Antonio , presidente ADUSBEF ... 198
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo , Presidente ... 200
Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
GIUSEPPE TOMMASO VINCENZO MANGIALAVORI
La seduta comincia alle 14.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.
Audizione di rappresentanti di Confindustria dispositivi medici e, in videoconferenza, dell'Associazione italiana delle aziende sanitarie ospedaliere e territoriali e delle aziende socio-sanitarie residenziali e territoriali di diritto privato (AIOP).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti di Confindustria dispositivi medici e dell'Associazione italiana delle aziende sanitarie ospedaliere e territoriali e delle aziende sociosanitarie residenziali e territoriali di diritto privato (AIOP).
Intervengono, per Confindustria dispositivi medici, il dottor Barni, il dottor Beccagutti e la dottoressa Gellona, per AIOP, in videoconferenza, il dottor Pelissero.
Chiedo ai nostri ospiti di contenere la propria relazione entro un tempo massimo di sette minuti, così da dar spazio a eventuali interventi dei parlamentari e alle relative repliche da Pag. 7parte vostra. Al sesto minuto vi darò un cenno per informarvi che il tempo sta per scadere.
Do la parola al dottor Barni.
NICOLA BARNI, presidente Confindustria dispositivi medici. Buongiorno a tutti. Ringrazio i presidenti e i componenti delle Commissioni riunite per il cortese invito.
Io oggi sono qui per portare alla vostra attenzione un allarme che riguarda il nostro settore. Questo allarme si chiama payback e sta mettendo a rischio il futuro delle nostre imprese, dei nostri dipendenti e delle loro famiglie, dei medici, dei pazienti e dell'intero sistema sanitario nazionale.
Confindustria dispositivi medici è la federazione di Confindustria che unisce e rappresenta le oltre 4.600 imprese, di cui il 94 per cento sono piccole e medie imprese e il 6 per cento è costituito da grandi imprese, a cui si aggiungono start-up e PMI innovative che forniscono alle strutture sanitarie italiane le tecnologie mediche per il benessere e la cura delle persone.
Usando una semplificazione, all'interno di un ospedale tutto ciò che non è farmaco è dispositivo medico e non esiste un percorso di cura che non coinvolga almeno un dispositivo medico nelle diverse fasi (prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione). Il nostro è un comparto che vale lo 0,8 per cento del PIL, produce un giro d'affari di 18,3 miliardi di euro, siamo il secondo Paese in Europa per numero di occupati nel settore, con quasi 118 mila addetti, di cui la maggior parte altamente qualificati. È un comparto che costituisce una parte importante del tessuto imprenditoriale e si snoda soprattutto sull'asse Milano-Bologna-Roma. Pensiamo al distretto di Mirandola, per citarne uno, ma vi sono cluster industriali e aree di specializzazione rilevanti anche in Veneto, Toscana, Campania, Puglia e Sicilia, intorno alle quali sono cresciuti dei veri e propri parchi tecnologici di eccellenza.Pag. 8
La nostra è una filiera che potrebbe esprimere grande potenzialità in termini di innovazione, crescita e sviluppo, se solo non si trovasse davanti al rischio di una crisi irreversibile per effetto di un meccanismo normativo di controllo della spesa sanitaria perverso, che trasferisce la responsabilità pubblica di razionalizzazione e gestione della spesa sulle imprese, il payback sui dispositivi medici. Per questo, voglio anticiparvi, già in questi primi minuti, le richieste che andrò a declinare nel dettaglio nel corso della relazione.
Al fine di tutelare una filiera produttiva e distributiva di eccellenza, salvaguardare le forniture agli ospedali italiani, tutelare la formazione e il lavoro dei medici e garantire ai pazienti un accesso ai servizi sanitari degni della storia del nostro Paese, è necessario agire su quattro elementi: bloccare il payback relativo agli anni 2019-2024 e cancellarlo definitivamente a partire dal 2025; identificare nuove forme di gestione e controllo della spesa e, nel frattempo, rimodulare i tetti di spesa per i dispositivi, al fine di allinearli alla reale domanda di salute e agli standard europei; mitigare l'impatto del payback relativo al triennio 2015-2018 attraverso un ulteriore finanziamento statale, forme di rateizzazione e supporto, con garanzia statale, per l'accesso al credito, con particolare riguardo alle condizioni delle piccole e medie imprese; posticipare al 31 dicembre 2025 i termini di pagamento del contributo dello 0,75 per cento sul fatturato delle imprese dei dispositivi medici.
Le nostre imprese producono e distribuiscono dispositivi medici alla sanità pubblica, partecipando a gare pubbliche in cui la quantità e i prezzi, che sono quasi sempre al massimo ribasso, vengono stabiliti in maniera unilaterale dalla stazione appaltante, che spesso è la regione. Una volta avvenuta la gara, la fornitura non è interrompibile, pena un procedimento penale per interruzione di pubblico servizio. Per effetto del payback, se Pag. 9la regione con l'acquisto effettuato sfora il tetto di spesa relativo a quell'anno, alle nostre imprese viene chiesto di pagare il 50 per cento della spesa in eccesso, spesa che non solo non possiamo controllare ma sulla quale non possiamo neppure incidere, non avendo alcun tipo di influenza sulla domanda di salute. Questo meccanismo infernale, seppur esista dal 2015, è stato attuato per la prima volta ad agosto 2022 e ha determinato una richiesta da parte delle regioni di circa 2 miliardi di euro, poi ridotto a un miliardo, per i soli acquisti effettuati dal 2015 al 2018. Ebbene, su quelle forniture, sul fatturato conseguente e sul relativo margine di profitto noi abbiamo già pagato i costi di produzione, gli investimenti in ricerca e sviluppo, abbiamo retribuito i dipendenti e soprattutto abbiamo versato le tasse, nella misura che voi ben conoscete.
I soli esborsi del payback relativi al quadriennio 2015-2018, senza considerare quegli ulteriori accumulati dal 2019 ad oggi, non sono – lo ripeto, non sono – compatibili con la sostenibilità economica delle nostre imprese. Le piccole e medie imprese si troverebbero con livelli di indebitamento proibitivi per la sopravvivenza dell'attività, oltre che con rating di solvibilità insufficienti a ottenere finanziamenti bancari. La partecipazione stessa a future procedure pubbliche d'acquisto verrebbe seriamente messa in discussione non potendo presentare bilanci in attivo. Le grandi imprese, invece, saranno costrette ad avviare procedure di mobilità, che colpirebbero migliaia di dipendenti e le loro famiglie, oltre che obbligherebbero la riduzione degli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, nonché a riconsiderare la loro permanenza sul mercato italiano.
Qualora, quindi, il payback non fosse immediatamente bloccato, sospendendone l'attuazione dal 2019 al 2024 e cancellandolo definitivamente per il futuro, e gli sforamenti richiesti oggi per gli anni 2015-2018 fossero confermati, senza ulteriori Pag. 10interventi, gli effetti sarebbero davvero disastrosi. La crisi e il blocco delle catene di produzione e distribuzione significherebbero una minore disponibilità di dispositivi medici nelle strutture sanitarie pubbliche e un livello di innovazione sempre più basso a disposizione dei medici, con un impatto immediato sulla qualità del loro lavoro, di chi opera in corsia e nelle sale operatorie, sulla capacità diagnostica preventiva, sulla quantità ma anche sulla qualità dei percorsi formativi che vengono offerti ai clinici. In ultima istanza, il venir meno di una pedina delle tre fondamentali sulla scacchiera del diritto alla salute, istituzioni, imprese e personale medico e sanitario, costituirebbe un cortocircuito, con esiti imprevedibili, certamente non positivi, che colpirebbero pesantemente il Servizio sanitario nazionale, a scapito delle persone più fragili e di coloro che non possono permettersi le cure private.
Per questo, oggi mi rivolgo alle Commissioni riunite e al Governo per richiedere la vostra attenzione e per trasmettervi l'urgenza di iniziare a risolvere oggi questo vulnus per il passato e per il futuro. È necessario che arrivi alle nostre imprese un segnale chiaro e che si avvii qui e oggi un percorso di collaborazione tra imprese e istituzioni, con l'obiettivo condiviso di superare definitivamente il payback.
La stessa Corte costituzionale ha definito il payback sui dispositivi medici costituzionalmente legittimo solo nella misura in cui esista una proporzione dell'ammontare richiesto, che significa sostenibilità per le imprese, ma soprattutto una circoscrizione temporale, identificando con chiarezza l'arco temporale 2015-2018 e giustificando questo contributo di solidarietà per sopperire temporaneamente a una situazione di crisi economico-finanziaria del nostro sistema sanitario nazionale.Pag. 11
In ultimo, ma non per importanza, in questo contesto di allarme le nostri imprese dovrebbero anche versare un'ulteriore tassa, lo 0,75 per cento del fatturato annuo. Considerato lo stato di salute economico-finanziario delle nostre imprese e la concomitante e irrisolta situazione del payback, riteniamo assolutamente imprescindibile il posticipo di un anno, a dicembre 2025, del versamento del primo contributo. Siamo convinti, come più volte sostenuto dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che le imprese vadano lasciate lavorare e non vessate. Con il vostro supporto auspichiamo da oggi di poter invertire la rotta che ci ha portato a questa condizione di difficoltà, con l'obiettivo di riprendere il trend di crescita e di sviluppo, parte del DNA del comparto dei dispositivi medici, riuscendo così anche a fornire un contributo più sostanzioso alla crescita del PIL e al sistema-Paese.
Vi ringrazio.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Do la parola al dottor Pelissero.
GABRIELE PELISSERO, presidente dell'Associazione italiana delle aziende sanitarie ospedaliere e territoriali e delle aziende socio-sanitarie residenziali e territoriali di diritto privato (AIOP). Buongiorno. Grazie, presidente, per l'invito. Rivolgo un saluto a tutti i commissari. Io sono il presidente nazionale di AIOP, l'associazione di categoria che fa parte del sistema confindustriale e che rappresenta la parte di gran lunga prevalente di tutte le componenti di diritto privato che operano per il Servizio sanitario nazionale.
Due sono i dati che servono a dare la nostra dimensione: abbiamo 550 aziende associate in tutto il territorio nazionale e produciamo per il Servizio sanitario nazionale quasi un milione di ricoveri all'anno e un volume di circa 50 milioni di prestazioniPag. 12 ambulatoriali all'anno, che corrispondono grosso modo al 20-25 per cento dell'attività ospedaliera e al 45-50 per cento dell'attività ambulatoriale.
Abbiamo osservato e molto apprezzato l'orientamento contenuto nella legge di bilancio 2024, che ha visto per la prima volta la modifica del regime vincolistico, introdotto dodici anni fa, con la disponibilità di un incremento significativo di risorse destinate all'aumento dei volumi di prestazioni che i nostri erogatori producono per il Servizio sanitario nazionale. Mi riferisco alla previsione di un incremento del volume di attività pari all'1 per cento, al 3 per cento e al 4 per cento, rispettivamente, negli anni 2024, 2025 e 2026. È stato un vero segnale di inversione di tendenza rispetto a un decennio di restrizioni progressive dei volumi di attività e del finanziamento, che è stato particolarmente apprezzato. Sicuramente questo rappresenta il vero contributo essenziale per il superamento del fenomeno delle liste d'attesa.
Su questa decisione del passato, che ora è operante, si proiettano i prossimi due anni. Dobbiamo, però, segnalare un'allerta importante. È necessario che, oltre al finanziamento che è avvenuto con la legge di bilancio 2024, vi siano dei meccanismi che rendano effettivo l'utilizzo di queste risorse per trasformarle in prestazioni rivolte agli utenti. Da questo punto di vista, riteniamo indispensabile che perduri una forte sollecitazione da parte delle autorità centrali nei confronti delle regioni e delle province autonome con, se possibile, degli elementi vincolistici che garantiscano l'utilizzo concreto di queste risorse per quanto riguarda l'erogazione di prestazioni ai cittadini.
Abbiamo letto con altrettanta soddisfazione le previsioni contenute nelle bozze della legge di bilancio 2025, della quale qui si discute, in particolare con il grande apprezzamento per Pag. 13la previsione di incrementi tariffari significativi. Questa decisione, a nostro giudizio, si sforza di risolvere quella che è una sostanziale criticità del Servizio sanitario nazionale, che ha generato nell'ultimo decennio più di una discussione, poiché i valori tariffari che utilizziamo, che sono valori tariffari determinati prima dell'anno 2011, sono perlopiù inadeguati e non in grado di consentire la produzione di prestazioni né ambulatoriali né in regime di ricovero, con adeguati livelli di sicurezza, qualità e funzionalità, e in molti casi addirittura decisamente non sostenibili dal punto di vista finanziario.
Questa previsione, che – ripeto – noi consideriamo molto positivamente ma soprattutto essenziale per assicurare la sostenibilità, negli anni a venire, del Servizio sanitario nazionale, essendo noi erogatori di una percentuale importante dei volumi di prestazioni effettivamente erogate ai cittadini, richiede, però, anch'essa, un'attenzione particolare. Sappiamo che sono in corso di determinazione le valorizzazioni dei tariffari sia ambulatoriali che di ricovero, che sono, come dicevo, fermi da più di dieci anni, tuttavia noi non abbiamo la notizia e la conoscenza dei contenuti delle proposte che sono in elaborazione e che riteniamo dovranno utilizzare le maggiori risorse che la legge di bilancio in discussione dovrebbe rendere disponibili. Non aver potuto confrontarci sull'effettiva quantificazione delle tariffe costituisce, a nostro giudizio, un pericolo e un pregiudizio potenziale all'efficacia dell'azione che il Governo e il Parlamento stanno mettendo in opera con l'incremento dei valori complessivi messi a disposizione per la produzione di prestazioni sia ambulatoriali che ospedaliere, perché crediamo che soltanto gli erogatori che hanno la precisa e chiara consapevolezza dei costi di produzione e dei valori minimi di sostenibilità per l'erogazione debbano essere recepiti e confrontati con gli orientamenti dell'autorità centrale.Pag. 14
Chiediamo pertanto che, accanto alla giusta attivazione di nuove risorse, prospetticamente, per sostenere il valore delle prestazioni che il Servizio sanitario eroga, si attivi in modo veramente significativo un confronto tecnico, concreto per addivenire alla determinazione di valori sostenibili, attuali e soprattutto in grado di garantire i livelli di qualità che fino ad oggi abbiamo, con fatica, assicurato.
Ultima considerazione. Essendoci lamentati per più di dieci anni del progressivo disinvestimento nei confronti del Servizio sanitario nazionale, rileviamo con soddisfazione un'inversione di tendenza, che ovviamente auspichiamo che continui anche negli anni a venire.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Do la parola ai colleghi parlamentari che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MARIA CECILIA GUERRA. Il tema posto dal presidente di Confindustria dispositivi medici è molto rilevante, anche dal punto di vista dell'onerosità di una sua soluzione, quindi il fatto che nel disegno di legge di bilancio non sia previsto nulla genera grosse difficoltà a intervenire. Pertanto, vi chiedo: poiché voi avete già prospettato misure che possono essere articolate e declinate con una spalmatura dei costi (se capisco bene), quale suggerimento ci potreste dare? In termini emendativi è molto difficile intervenire su temi di questo tipo, specialmente da parte delle opposizioni, ma il problema è generale.
Passo a una seconda domanda. Nello sforamento dei famosi tetti, incriminati, quanto ha inciso – se siete in grado di dirlo – l'elemento dell'innovazione? Credo, come lei accennava, che uno dei problemi nel valutare questo fenomeno sia il fatto che, nel momento in cui sono stati definiti quei tetti, probabilmente Pag. 15c'era un insieme di dispositivi molto diverso per quanto riguarda la gamma, la capacità di risposta ai diversi problemi, quindi l'onerosità, il contenuto innovativo e così via, rispetto al momento in cui i tetti sono stati applicati. Siete in grado di scorporare queste informazioni?
Grazie.
PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi parlamentari, do la parola agli auditi per la replica.
NICOLA BARNI, presidente Confindustria dispositivi medici. La domanda mi sembra estremamente pertinente. Seduta stante, non riesco a scorporare il dato, però posso dirle che noi vendiamo ogni anno un milione e mezzo di dispositivi medici al Servizio sanitario nazionale, di cui centinaia di migliaia cosiddetti «nuovi» e centinaia di migliaia cosiddetti «disruptive». Quindi, sicuramente all'interno di quella componente del famoso tetto del 4,4 per cento finiscono dei dispositivi cd. innovativi che, evidentemente, al tempo non erano stati considerati.
Mi permetto però di aggiungere che, se vado a vedere la serie storica del consumo, dei fabbisogni di salute in Italia, comparandolo anche con quello dei sistemi europei, è piuttosto evidente che ci sia un livello di fissazione dei tetti di spesa più basso rispetto a quello della media europea. Per questa ragione, tra le nostre proposte – prima ho avuto poco tempo per poterle declinare – c'è anche il progressivo innalzamento dei tetti di spesa, almeno fino ad arrivare al 7 per cento, che è il livello considerato allineato alla media europea. Credo che questa sia una misura estremamente concreta.
D'altra parte, sul quadriennio 2015-2018, c'è ancora un miliardo di euro da recuperare. Ciò che auspichiamo sarebbe un ulteriore sforzo da parte dello Stato, con i fondi che sono Pag. 16stati magari trovati all'interno di questa manovra di bilancio, per un'ulteriore riduzione e per misure che possano andare nella direzione di pagamento fino a facilitare l'accesso al credito, soprattutto pensando alle piccole e medie imprese, che potrebbero risultare altamente penalizzate da questo tipo di contesto. Queste, secondo me, sono misure che si potrebbero e si dovrebbero attuare per poter consentire a queste aziende di continuare a operare.
Chiaramente abbiamo anche proposte di governance del dispositivo medico, andando un pochino oltre. Però, come sempre ripeto, si parla di governance nel momento in cui c'è futuro. Secondo me è prioritaria la risoluzione del payback prima di parlare di proposte future e di come andiamo a governare la spesa dei dispositivi medici.
MARIA CECILIA GUERRA. Scusi, presidente, una precisazione. L'accesso al credito ha due profili, mi sembra di aver capito da quello che lei ha detto prima, ovverosia un qualche intervento che potrebbe essere di garanzia, o cose di questo tipo, nella consapevolezza, però, che è proprio questo debito a rendere in generale più difficoltoso il rating. Ho capito bene?
NICOLA BARNI, presidente Confindustria dispositivi medici. Il rating di solvibilità si abbassa a causa del payback. Proprio per questo dico: se già mettiamo le aziende in difficoltà, quantomeno cerchiamo di tutelarle nell'accesso al credito, altrimenti risulterebbero come se fossero vittime due volte.
PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi parlamentari, ringrazio gli auditi e auguro loro una buona giornata.
Audizione di rappresentanti di Assopetroli-Assoenergia, in videoconferenza, e dell'Unione energie per la mobilità (UNEM).
Pag. 17 PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti di Assopetroli-Assoenergia e dell'Unione energie per la mobilità (UNEM).
Per Assopetroli-Assoenergia si collegherà, in videoconferenza, il dottor Gallitelli, per l'Unione energie per la mobilità intervengono il dottor Murano, la dottoressa Cappelli e il dottor Giannocco.
Chiedo ai nostri ospiti di contenere la propria relazione entro un termine massimo di sette minuti, al sesto minuto vi avviserò, così da lasciare spazio ai colleghi parlamentari di poter eventualmente intervenire e a voi per le relative repliche.
Do la parola al dottor Murano.
GIANNI MURANO, presidente dell'Unione energie per la mobilità (UNEM). Vi ringrazio dell'opportunità che ci viene concessa di rappresentare la nostra posizione. Cercheremo di essere velocissimi per dar spazio a eventuali domande.
L'UNEM, acronimo di Unione energie per la mobilità, associazione che deriva da Unione Petrolifera, rappresenta la filiera non solo dell'oil ma anche di tutti i carburanti che trovate nelle stazioni di servizio e nella rete, inclusa la raffineria. I numeri della filiera sono piuttosto ampi – evito di elencarli, perché impiegherei tutto il tempo a mia disposizione – come anche i numeri degli associati, che sono circa un'ottantina tra società petrolifere conosciute e società meno note, ma comunque importanti in questo momento di transizione.Pag. 18
Vado sui temi principali che vogliamo affrontare oggi. Chiaramente l'argomento preminente è rappresentato dall'accisa sui carburanti. Qualche dato vi sarà già noto, tuttavia credo sia ugualmente importante richiamarlo. Se andiamo a vedere le accise sui carburanti, riportate nella memoria che abbiamo depositato, troviamo i vari Paesi in arancione e rosso, la media europea in blu e l'Italia in verde. Come vedete, le accise su benzina e gasolio sono tra le più alte in Europa. Per il gasolio abbiamo l'accisa più alta, siamo secondi solo al Regno Unito, che è fuori dall'Unione europea, per la benzina siamo i secondi, dopo l'Olanda. Quindi, sicuramente rappresentiamo un picco per quello che riguarda l'accisa sui carburanti.
Se andiamo a vedere la differenza di accisa tra benzina e gasolio – di questo si è parlato in queste ultime settimane – scopriamo, sorprendentemente, che qui siamo nella media. Di fatto, l'Italia è esattamente allineata con la media dell'Unione europea. Quindi, questo non sembrerebbe apparire un problema. Abbiamo voluto rappresentarla, però, anche da un altro punto di vista. Abbiamo considerato i valori delle accise sui carburanti liquidi e li abbiamo rapportati al litro e abbiamo considerato le medesime accise più l'accisa sull'elettrico e le abbiamo rapportate a una tratta ipotetica di cento chilometri.
Come potete vedere nella slide n. 7 della memoria medesima, le accise su benzina e gasolio sono evidentemente e significativamente più alte delle altre. Poi, siamo andati a fare un confronto a livello di emissioni di CO2, che è il dato che ci interessa dal punto di vista della transizione ecologica. Potete vedere i chili di CO2 emessa per cento chilometri per ciascun tipo di carburante, che è notevole per il gasolio e la benzina, il GPL si attesta a circa l'80 per cento rispetto a benzina e gasolio, l'elettrico a circa il 50 per cento, i biocarburanti a circa il 20 per cento, ed è il valore più basso. Se, però, andiamo a fare un Pag. 19confronto con l'accisa per unità di CO2 emessa, chiaramente quello che viene penalizzato più di tutti è proprio il biocarburante. Quindi, il paradosso che riscontriamo in questa fase è che il vettore energetico, che, dal punto di vista della transizione, sembrerebbe essere il più vicino all'obiettivo della decarbonizzazione, è quello più penalizzato dal punto di vista dell'accisa. È chiaramente un paradosso, che secondo noi andrebbe corretto.
Andando alle conclusioni, l'attuale configurazione delle accise non è assolutamente legata all'impronta carbonica. Quindi, se volessimo intervenire sui sussidi ambientalmente dannosi (SAD) dovremmo riconoscere un'agevolazione ai biocarburanti, o attraverso una defiscalizzazione diretta, come fu fatto una volta con la benzina senza piombo, oppure con un credito d'imposta sugli investimenti proprio per la produzione di biocarburanti. Allo stesso tempo, visto che il Parlamento intende promuovere i biocarburanti, bisogna, oltre che individuare una premialità per i biocarburanti, così come si è fatto e come si sta facendo per l'elettrico, anche introdurre degli obblighi o degli incentivi all'uso dei biocarburanti sul trasporto pubblico locale. Ci sembra a nostro avviso un altro modo per promuovere i biocarburanti e, quindi, contribuire ulteriormente alla decarbonizzazione.
D'altra parte – questo è l'ultimo punto – abbiamo notato che il disegno di legge in discussione prevede l'estensione dell'obbligo dell'utilizzo del documento di accompagnamento semplificato in versione elettronica (e-DAS), ipotesi su cui siamo particolarmente favorevoli, perché riteniamo che ogni misura, soprattutto di digitalizzazione, che limita o diventa un deterrente per contrastare l'illegalità debba essere fortemente supportata. Quindi, reputiamo che sia una procedura corretta.Pag. 20
Riassumendo velocemente, chiediamo un supporto ai biocarburanti, che in questo momento sono penalizzati a livello di accisa, e un supporto all'estensione dell'e-DAS e, quindi, a un'ulteriore digitalizzazione per favorire il contrasto all'illegalità.
PRESIDENTE. Grazie mille.
Do la parola al dottor Gallitelli.
SEBASTIANO GALLITELLI, segretario generale di Assopetroli-Assoenergia. Grazie. Buon pomeriggio a tutti. Vi ringrazio innanzitutto per l'invito e per l'occasione che ci viene offerta di esprimere il nostro parere in questo importante processo, quale quello della legge di bilancio.
Vado subito ai contenuti. Preliminarmente, mi preme esprimere a nome dell'associazione una valutazione complessivamente positiva sul disegno di legge in esame, soprattutto nella parte in cui introduce ulteriori elementi in materia di controllo sulle frodi nel settore che noi rappresentiamo.
Abbiamo anche apprezzato che in un contesto particolarmente complesso come quello attuale, in cui è sempre più difficoltoso reperire risorse per sostenere le iniziative previste nel bilancio, si è cercato, almeno momentaneamente, di non incidere in modo drastico sui sussidi ambientalmente dannosi. In particolare, per quanto riguarda i settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca, il mantenimento delle agevolazioni fiscali sicuramente eviterà un effetto inflattivo, che a cascata poi avrebbe colpito anche gli operatori di questi comparti e tutti i cittadini. Quindi, l'approccio prudente adottato preserva anche la competitività delle imprese italiane verso quelle europee e rafforza, quindi, la stabilità del sistema produttivo nazionale.
Venendo ai singoli articoli, evidenziamo la necessità di apportare un correttivo all'articolo 7, comma 1, del disegno di Pag. 21legge, che modifica la disciplina della tassazione dei redditi da lavoro autonomo e dipendente nei casi di concessione di auto concesse in uso promiscuo ai dipendenti. La norma prevede una partecipazione al 50 per cento del reddito per l'utilizzo delle auto a motore endotermico, con la riduzione al 10 per cento nel caso di uso di auto elettriche. A tal fine, noi riteniamo che questa misura debba essere estesa anche alle auto alimentate a biometano, in quanto nell'intero ciclo di vita queste sono a impatto CO2 neutro o addirittura negativo, quindi non si capisce perché queste devono essere discriminate. In linea generale, come sempre abbiamo fatto, sosteniamo un approccio neutrale dal punto di vista tecnologico.
Facciamo un plauso al completamento delle misure antifrode adottate per quanto riguarda il nostro settore. Ricordiamo che il nostro settore è stato oggetto, per ben cinque leggi di bilancio, di una serie di misure che hanno dotato le amministrazioni di un arsenale antifrode, che ha permesso di ridurre il fenomeno delle frodi a un livello fisiologico. In particolare, apprezziamo che all'articolo 6 del disegno di legge di bilancio si sia previsto l'ampliamento dell'utilizzo dell'e-DAS anche per le movimentazioni di prodotti sotto i mille chili. Riteniamo che il completamento del processo di digitalizzazione possa aiutare a scovare le frodi anche quando si nascondono dietro questi piccoli trasferimenti. Ancor più importante per noi è l'articolo 9, comma 7, del disegno di legge di bilancio nella misura in cui estende all'Agenzia delle dogane e dei monopoli la possibilità di utilizzare i dati anche della fatturazione elettronica.
Questo è un aspetto estremamente importante, perché va nella direzione dell'interoperabilità delle banche dati, che, in questo momento in cui la filiera della distribuzione dei carburanti è quasi del tutto digitalizzata, permette di andare a scovare le frodi esistenti, ma soprattutto consente di effettuare Pag. 22controlli mirati e non più a tappeto, che sono spesso inefficaci ma soprattutto dispendiosi per le risorse dello Stato. Questa misura può permettere di recuperare nuovo gettito e, allo stesso tempo, evitare interventi a tappeto, che certamente non favoriscono il raggiungimento di questo obiettivo.
Altro significativo passo avanti, ci piace evidenziarlo, in una delle misure collegate alla legge di bilancio, che è lo schema di decreto legislativo recante revisione delle disposizioni in materia di accise, nella misura in cui introduce il sistema di qualificazione dei soggetti obbligati accreditati (SOAC), perché questo meccanismo realizza un rapporto fiduciario tra gli operatori più qualificati e l'amministrazione fiscale e, allo stesso tempo, offre vantaggi a questi soggetti esonerandoli da alcuni oneri.
Ulteriore commento che intendiamo fare riguarda le proposte introdotte dall'articolo 8 del disegno di legge di bilancio. Si tratta delle detrazioni per le spese di intervento per il recupero del patrimonio edilizio e la riqualificazione energetica degli edifici. Sappiamo che questo è un tema estremamente importante e controverso, considerato che ancora oggi si discute degli effetti nefasti del Superbonus. Apprezziamo il fatto che si introducano alcune modifiche al quadro normativo dei bonus edilizi, includendo anche la proroga delle detrazioni per le spese sostenute nel triennio 2025-2027, però a nostro avviso è il momento di mettere le mani a una riforma strutturale e di più ampio respiro, che possa dare stabilità sia ai cittadini che alle imprese e, nello stesso tempo, traguardare gli obiettivi di efficientamento energetico che ci siamo dati e che siamo obbligati a perseguire per effetto delle direttive europee.
Per poter fare questo, a nostro avviso oggi è necessario cercare un equilibrio fra benefìci fiscali e risultati in termini di efficientamento energetico, il che può essere perseguito attraversoPag. 23 una riforma della misura nel suo complesso cercando di parametrare le detrazioni fiscali all'effettivo risultato in termini di efficientamento energetico e, contestualmente, per evitare quello che si è verificato durante l'ultimo periodo con il Superbonus, che ha visto il proliferare di aziende non qualificate o anche fantasma in alcuni casi, prevedendo che questi interventi siano realizzati da soggetti esperti e affidabili, come sono le ESCO (energy service company). Quindi, bene aver previsto la proroga, seppur ottimizzata, degli incentivi, però a nostro avviso è necessario fare altro e fare di più, attraverso una riforma molto più strutturata dell'intero meccanismo.
Concludo facendo un ultimo riferimento al taglio delle risorse al Fondo automotive previsto dal disegno di legge di bilancio. A nostro avviso questo taglio determina una criticità molto importante non soltanto al settore automotive ma anche al comparto della distribuzione dei carburanti. Questa decisione, infatti, da un lato rischia di rallentare significativamente il processo di ammodernamento e di rinnovamento del parco auto italiano in un momento importante e cruciale per la decarbonizzazione del settore dei trasporti, dall'altro rischia di minare o rendere insostenibili quegli investimenti che le aziende del comparto distributivo in parte hanno già iniziato a realizzare negli anni scorsi e stanno anche oggi realizzando. Riteniamo che un taglio così importante come quello previsto nell'attuale testo del disegno di legge di bilancio metta in pericolo tutti gli investimenti già realizzati e quelli in programma finalizzati ad adeguare l'infrastruttura alla distribuzione dei prodotti a basso contenuto carbonico. Temiamo che un taglio così drastico possa portare a un mancato ritorno economico e, quindi, rendere questi asset un investimento a perdere.Pag. 24
Sarebbe necessario, se vi fosse ancora spazio, rivedere questa misura per sostenere non solo il comparto dell'automotive, cosa che altre associazioni del settore hanno già evidenziato e sostenuto, e sono sicuro che sosterranno nelle prossime audizioni, ma per evitare anche l'impatto negativo che essa potrebbe avere sul comparto distributivo che noi rappresentiamo.
Vi ringrazio per l'attenzione.
PRESIDENTE. Grazie a lei, dottor Gallitelli.
Do la parola ai colleghi parlamentari che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MARIA CECILIA GUERRA. Una domanda marginale. Avete esposto il tema, ognuno il suo, in maniera molto chiara. Ho visto un certo favore – non mi meraviglia – nei confronti dei biocarburanti. Vorrei capire meglio una cosa. Deriva proprio da una mia ignoranza, ma credo che possa essere utile anche per i colleghi. Vorrei comprendere quanto questo settore possa avere un futuro vero di sviluppo nel nostro Paese. Voi avete sottolineato la necessità, ad esempio, di un prelievo fiscale più equilibrato, la neutralità tecnologica e così via, però vi chiedo che spazio ha, che tipo di innovazione c'è, che possibilità di sviluppo vedete e in quali tempi.
Grazie.
GIANMAURO DELL'OLIO. Sulla base delle tabelle fornite relative alle accise sui carburanti, e in particolare a quella relativa alle differenze fra l'accisa sulla benzina e quella sul gasolio, al di là del confronto con l'Unione europea, visto che l'Italia sostanzialmente è nella media e considerate le indicazioni che ci sono state date in merito alla necessità di allineare le accise dei carburanti, vediamo che in Italia le due accise sono più alte che nella media europea. Quindi, se si devono allineare Pag. 25in qualche maniera, bisogna ridurle. Però, volevo capire se avevate già fatto degli studi per capire l'impatto sul consumo totale, perché io posso anche aumentare l'accisa, ma poi ho un consumo che si sposta o che passa da altre parti. Quindi, volevo sapere se avevate già fatto delle valutazioni in tal senso.
PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi parlamentari, do la parola ai nostri auditi per la replica.
GIANNI MURANO, presidente dell'Unione energie per la mobilità (UNEM). Rispondo innanzitutto alla prima domanda posta dall'onorevole Guerra. Sicuramente anche il Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) individua molto spazio per i biocarburanti e la nostra valutazione è che al 2030 dovremmo riuscire a produrre poco meno di cinque milioni di tonnellate e al 2040 nove milioni di tonnellate. Ci sono già due bioraffinerie che vanno in quella direzione, una terza, che è quella di Livorno, è in fase avanzata di realizzazione. Poi, c'è tutta una serie di raffinerie che già lavorano il feedstock, ovvero il prodotto idoneo per realizzare biocarburanti insieme ai carburanti fossili. È uno spazio che anche a livello europeo sta mostrando notevoli opportunità.
Riteniamo, inoltre, che in Italia sia possibile anche sviluppare una filiera che vada dal feedstock anche da parte agricola alla produzione di biocarburanti, senza dimenticare che il PNIEC individua il 30 per cento della componente bio nei carburanti per incontrare l'obiettivo del «Fit for 55». Quindi, è assolutamente un settore che si può sviluppare, in Italia abbiamo eccellenze anche da un punto di vista tecnologico, motivo per cui varrebbe la pena, secondo noi, investire su queste potenzialità, considerando che quello a cui assisteremo è una riduzione in assoluto dei carburanti liquidi, anche per la Pag. 26penetrazione dell'elettrico, dunque una riduzione dei carburanti fossili e una crescita dei biocarburanti. Piuttosto che importarli dall'estero, cosa che in parte già si fa, abbiamo l'opportunità di sviluppare una filiera nazionale, che sarebbe anche una garanzia da un punto di vista di sicurezza degli approvvigionamenti.
La seconda domanda è particolarmente pertinente. Ciò che abbiamo visto noi è che in quel meccanismo di «più uno, meno uno» tra gasolio e benzina di fatto consente di avere circa 100 milioni di euro all'anno di surplus. Il primo anno sono 100 milioni di euro, il secondo anno sono 100 più 200 milioni di euro, il terzo anno sono 100 più 200 più 200 milioni di euro. Questo perché i consumi del gasolio rappresentano i due terzi dei consumi, l'altro terzo è sulla benzina, quindi andando ad aumentare l'accisa sul gasolio anche di un solo centesimo di euro si genera un surplus. Sappiamo che non ci sono tante risorse, però questa riteniamo che possa essere un'opportunità per sviluppare qualcosa sui biocarburanti che consenta, soprattutto lato investimenti, di supportare i vari progetti che ci sono in Italia. In effetti, se si va alla slide successiva, si vede chiaramente che ci sono altri vettori energetici che potrebbero offrire alcune opportunità per cercare di guadagnare qualche spazio sul lato delle accise. Quindi, una rimodulazione potrebbe essere utile.
SEBASTIANO GALLITELLI, segretario generale di Assopetroli-Assoenergia. Aggiungo qualche considerazione a quelle già fatte dal dottor Murano circa il futuro dei biocarburanti, avendolo citato nella nostra relazione parlando di biometano, che ovviamente è un biocarburante.
Oggi dove siamo? Siamo avanti, perché non parliamo di qualcosa che deve venire ma di una realtà. Già oggi sull'autotrazione si consumano circa 700 milioni di tonnellate di metano Pag. 27e la produzione di biometano supera il 50 per cento. Quindi, già oggi più della metà del metano che va a finire negli impianti è di produzione bio. Ricordiamo che il metano, in base alla materia prima che viene utilizzata per produrlo, può avere addirittura un saldo negativo a livello di CO2. Quindi, non parliamo di un qualcosa che deve venire, ma di una realtà, ed è una realtà tutta italiana, un'eccellenza tutta italiana, che come tale deve essere preservata e sostenuta.
Con riferimento al secondo quesito, quello relativo al peso delle accise, il dottor Murano è stato esaustivo. Avendo oggi un consumo di gasolio di due terzi rispetto al totale tra benzina e gasolio, è evidente che c'è questo surplus. A maggior ragione, mi sento di sostenere la necessità di investire una parte del surplus che ne deriverebbe per sostenere la produzione dei biocarburanti attraverso, ovviamente, un'esenzione dalle accise, perché non avrebbe senso che avesse le stesse accise dei carburanti fossili, e quindi favorire ulteriormente lo sviluppo di questa filiera, che – lo ripeto ancora una volta – è una peculiarità e un'eccellenza del mercato italiano, che come tale va preservata e non ostacolata.
PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi parlamentari, ringrazio i nostri ospiti e auguro loro una buona giornata.
Audizione di rappresentanti di Conflavoro-PMI e, in videoconferenza, di Confimi Industria.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, Pag. 28l'audizione di rappresentanti di Conflavoro-PMI e di Confimi Industria.
Intervengono, per Conflavoro-PMI, il dottor Centra, la dottoressa Botta e il dottor Libroya De Lucia; per Confimi, in videoconferenza, il dottor Ramaioli e il dottor Zuech.
Chiedo ai nostri ospiti di contenere la propria relazione entro un tempo massimo di sette minuti, al sesto minuto vi informerò, così da lasciare spazio a eventuali interventi dei parlamentari e alle vostre repliche.
Do la parola al dottor Centra.
MAURIZIO CENTRA, membro del Comitato Tecnico Scientifico con delega alla fiscalità di Conflavoro-PMI. Grazie, presidente. Cercheremo, ovviamente, di rispettare i tempi assegnatici, anche se gli argomenti sono tanti.
Parto da alcune considerazioni generali. La limitatezza delle risorse disponibili probabilmente ha indotto l'estensore del disegno di legge a essere particolarmente concentrato su alcuni temi e non su altri. Davanti al rallentamento dell'economia, sostanzialmente noto a tutti, forse chiuderemo l'anno con una crescita dello 0,5-0,6 per cento e per l'anno successivo è previsto ugualmente un livello di crescita molto contenuto, addirittura al di sotto dell'1 per cento, francamente ci aspettavamo da questa legge così importante per la vita dei cittadini e, quindi, dell'intera nazione qualche maggiore intervento sull'argomento dello sviluppo economico. Non abbiamo trovato in questo testo nulla che faccia presagire la possibilità per le piccole e medie imprese, ma in generale per il sistema economico e produttivo, di riuscire a recuperare, nell'anno che stiamo per affrontare, quella competitività persa, che, se non riusciremo a recuperare in tempi brevi, porterà il nostro Paese verso scenari molto pericolosi.Pag. 29
Il disegno di legge in esame è molto ampio, ma noi ci limiteremo a richiamare soltanto alcuni aspetti. Interventi che cerchino, in linea di principio, di ridurre le spese sono assolutamente meritevoli di attenzione e approvazione anche da parte vostra, ma certamente non sostenere lo sviluppo significa non creare quelle condizioni, soprattutto con la crescita delle imprese, necessarie a portare nelle casse dello Stato, quindi a beneficio della collettività, maggiori imposte e maggiori contributi, che peraltro con la crescita economica e con l'auspicato sviluppo ulteriore delle piccole e medie imprese porterebbero anche maggiore occupazione, che a sua volta porterebbe, anche in questo caso, maggiori imposte e maggiori contributi.
In questo contesto particolarmente statico sotto il profilo della crescita economica, sicuramente appare alquanto anomalo il fatto che non sia stata colta l'occasione per affrontare uno dei temi che in questo momento sono di maggiore attualità per le piccole e medie imprese, mi riferisco al tema del payback, ossia quella modalità, prevista dalla normativa, per la quale se le regioni superano i limiti di spesa annuali, l'eccedenza della loro spesa viene ripartita fra le regioni stesse e i loro fornitori, fornitori che non sempre sono in grado di gestire questa possibilità, anzi oserei dire che sono addirittura nell'impossibilità di gestirla. Per quale motivo? Perché la norma in questione, sebbene riformata nel 2015, è rimasta nel cassetto e non è stata attuata per molto tempo, e oggi abbiamo dei provvedimenti in forza dei quali le imprese del settore sono tenute a contribuire con risorse molto ingenti, che possono arrivare anche all'80 per cento del loro fatturato, e ad affrontare oneri non previsti e non prevedibili che potrebbero portare alla chiusura di quelle che abbiamo stimato in circa 4 mila imprese, che danno lavoro a circa 190 mila lavoratori sul territorio nazionale. Quindi, su questo argomento, che è particolarmente Pag. 30spinoso, noi auspichiamo, qualora non sia possibile l'annullamento di questa previsione, una sostanziale modifica che la renda più equa e applicata a partire da una data futura, data che potrebbe essere il 2025 o il 2026, che permetta a tutte le imprese di affrontare questo onere maggiore rispetto alle previsioni e alle gare già vinte, onere di natura solidaristica, con strumenti che abbiano realmente questa funzione.
Andando avanti in rapidissima sequenza sugli argomenti a nostro avviso più rilevanti del disegno di legge di bilancio, non abbiamo compreso e forse neanche condiviso l'intervento sulle detrazioni fiscali previsto dall'articolo 2, che modifica l'articolo 16-ter del testo unico delle imposte sui redditi, perché a nostro avviso è iniquo e cerca di introdurre in via surrettizia qualcosa che, se necessaria al bilancio dello Stato, si poteva ottenere con un aumento delle aliquote, anche marginale, anche microscopico, ponendo a carico dei contribuenti con maggior reddito un'imposta leggermente superiore al 43 per cento. Già il 43,10 per cento avrebbe generato una marea di entrate.
Condividiamo, invece, la rideterminazione del valore dei terreni e delle partecipazioni prevista all'articolo 5 del disegno di legge, però anche in questo caso, come per altre previsioni, auspichiamo che diventi stabile e non ripetuto ormai da venti anni, con una frequenza a dir poco allarmante. Appare evidente che andrebbe introdotta una regola stabile di rivalutazione, magari tenendo presente un lasso di tempo tra una rivalutazione e l'altra, ove fosse possibile.
Non abbiamo condiviso l'intervento sui fringe benefit previsto all'articolo 7 del disegno di legge, di cui proponiamo l'abolizione. Tuttavia, laddove, per motivi vari, questo non fosse possibile, stante il fatto che questo nuovo articolo porta all'assurdo che automobili di bassissima cilindrata a benzina determinano un reddito presunto, un fringe benefit che è quasi Pag. 31doppio rispetto ad automobili di grossissima cilindrata ed elettriche, auspichiamo, come riportato nei documenti che vi abbiamo consegnato questa mattina, una sua rideterminazione, lasciando nel valore del 30 per cento il limite di reddito per le autovetture ordinarie e applicando due limiti più bassi, rispettivamente il 20 e il 10 per cento, sulla base delle tariffe ACI, per tutte le automobili ibride, non solo le plug-in, e per le automobili elettriche.
Abbiamo perplessità anche sulla tracciabilità delle spese prevista all'articolo 10, laddove per le spese delle trasferte dei dipendenti si presume che, una volta introdotta la nuova norma, non si possa fare uso del contante, che invece proponiamo di continuare a utilizzare almeno entro una certa soglia.
In chiusura, vediamo favorevolmente gli interventi fatti sia nell'ambito del welfare aziendale (articolo 68), anche se ancora una volta in deroga ai principi del testo unico, mentre noi auspichiamo che la norma venga introdotta in modo stabile nel testo unico, sia sui premi di produttività con l'aliquota ridotta al 5 per cento. Anche in questo caso auspichiamo che la norma possa essere rivista nel senso di introdurre un sistema che consenta di utilizzare la tassazione ridotta sui premi di produttività anche in assenza di accordi sindacali nelle piccole e medie imprese, ad esempio fino a quindici dipendenti.
Spero di essere stato nei termini. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Do la parola al dottor Ramaioli.
FABIO RAMAIOLI, direttore generale di Confimi Industria. Rivolgo un ringraziamento e un saluto ai presidenti Mangialavori e Calandrini e ai componenti delle Commissioni.
Confimi Industria, rappresentando il comparto manifatturiero privato italiano, evidenzia che la situazione in cui si è Pag. 32delineata questa legge di bilancio deriva dalla rigidità dei parametri del Patto di stabilità, che hanno condizionato la manovra. Vi è, quindi, la nostra consapevolezza del quadro d'insieme, tra l'altro già delineato quando è stato presentato il Piano strutturale di medio termine. Non possiamo, però, esimerci dal sottolineare che un'economia composta, come la nostra, da piccole e medie imprese abbia necessità a breve di un intervento, sia in Italia sia, a più largo spettro, a livello europeo, di politica industriale in grado di tutelarci dalla concorrenza internazionale. Preoccupa enormemente la situazione della Germania, che è il nostro primo partner commerciale, preoccupa la situazione geopolitica, anche se non dico nulla di nuovo, e preoccupa la politica, che definirei umorale, dell'Unione europea per quanto concerne i tassi d'interesse.
La crescita del comparto manifatturiero si sta arrestando, c'è un calo degli ordinativi che comporta una riduzione delle commesse per il 30 per cento delle aziende e c'è una crescita al ricorso degli ammortizzatori sociali pari al 15 per cento.
È ovvio che va invertita la rotta anche per quanto concerne il tema del costo del lavoro. Facciamo presente che su circa 300 miliardi di euro di stipendi che le imprese versano circa il 60 per cento è trattenuto dallo Stato. Su questo tema bisogna assolutamente intervenire.
Un altro grido di allarme è legato al tema dell'energia. Mentre, da un lato, stiamo intervenendo correttamente sulla revisione delle fonti energetiche, dall'altro, il prezzo medio pagato dalle aziende italiane in primavera era di 86,8 euro al megawattora, contro il 62,3 euro della Germania, il 28,2 della Francia e il 13,6 della Spagna. Gli effetti di questa disparità così evidente li stiamo riscontrando oggi.
Confimi Industria ritiene, quindi, essenziale che la legge di bilancio di quest'anno includa quelle misure volte a incentivare Pag. 33le assunzioni stabili e in tal senso apprezziamo la proroga al 2025, 2026 e 2027, prevista dall'articolo 70 del disegno di legge di bilancio, della maggiorazione del costo ammesso in deduzione al 20 e al 30 per cento, già prevista per il 2024, per l'incremento delle assunzioni a tempo determinato. Ci permettiamo di suggerire in questa sede di valutare un'evoluzione, adottando un meccanismo simile all'ACE (aiuto alla crescita economica) ma sul lavoro, che quindi premi il cumulo incrementale, al netto dei decrementi, quale il meccanismo di riduzione del cuneo, facilitare gli investimenti per la transizione digitale e snellire la burocrazia. Su questo ci permettiamo di segnalare il tema relativo alla misura «Transizione 5.0», che, pur essendo stato accolto positivamente a livello istituzionale, sta mostrando dati che non sono in linea con quanto ci si poteva aspettare. Tant'è che ancora oggi le imprese preferiscono tornare sulla misura «Transizione 4.0».
Ci permettiamo, anche in questa sede, di segnalare alcune ipotesi per rendere più fruibile e appetibile questo fondamentale strumento, come ad esempio intervenire con una proroga, rimuovere per le imprese del sud il cumulo con il credito ZES, allargare i settori e i campi di intervento e provare a trovare soluzioni più semplici nell'iter delle domande. Su questo forse il ministero potrà fare delle aperture.
Per quanto riguarda la riduzione della pressione fiscale, sottolineiamo positivamente il fatto che alcune misure sono state confermate, come l'accorpamento e la riduzione del primo scaglione IRPEF, la conferma del cosiddetto «bonus Befana», anche se quest'anno cambierà nome, e l'aumento della soglia detassata dei benefit. Sostanzialmente sono confermati gli effetti delle misure dello scorso anno sulla riduzione del carico fiscale per i redditi bassi. Solo in questo modo, ovverosia con un minimo di stabilità normativa, le aziende possono anche pianificarePag. 34 interventi strutturali. Comunque, il cammino della riforma fiscale è ancora molto lungo.
Per quanto concerne il concordato biennale, attendiamo i dati ufficiali. Chiaramente è stato pensato in un periodo post Covid in cui c'era entusiasmo, ma oggi i trend economici possono avere successo se pressati a ritmo crescente, media 6-7 anni, mentre ora siamo di fronte al massimo a un trend di un anno, un anno e mezzo, per cui credo che questo non possa avere al momento un grande successo. Tra l'altro, le aziende manifatturiere sembrano non essere interessate dal provvedimento.
Troviamo interessante, tema che abbiamo approfondito nella memoria che abbiamo depositato, la particolare novità dello split payment per i lavoratori pubblici.
Per quanto riguarda il rapporto banche-imprese, dato per scontato che non si riuscirà a intervenire sugli extraprofitti, che sostanzialmente forse è anche una cosa che ha una sua logica, noi crediamo che le banche sempre di più stiano avendo difficoltà a fornire credito alle aziende, un po' per i parametri rigidi scaturiti dagli accordi di Basilea, un po' perché si sta andando dietro la moda di alcune misure, pensiamo a quelle sulla sostenibilità, che gravano ancora sulle aziende. In tal senso sarebbe opportuno riuscire a trovare degli strumenti alternativi. Noi riproponiamo con forza il tema della compensazione multilaterale di crediti e debiti B2B documentati da fatture elettroniche, il cosiddetto «baratto finanziario». In Italia c'è già una norma primaria prevista dalla legge di bilancio per l'anno 2021, già finanziata – per l'attuazione – con 5 milioni di euro ma di cui mancano al momento i decreti attuativi, di concerto tra il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero delle imprese e del made in Italy, sentito il Garante per la protezione dei dati personali.Pag. 35
Questo è importante, perché sono sotto gli occhi di tutti i numeri dell'aumento delle imprese in crisi, con procedure concorsuali e composizione negoziata della crisi, che determina anche potenziali rischi per i conti pubblici, che sono collegati alle assunzioni e alle massicce esposizioni che sono state assunte con le garanzie concesse nel periodo Covid da SACE e dal Fondo di garanzia per le PMI.
Chiediamo, inoltre, un emendamento soppressivo per quanto riguarda l'articolo 112 del disegno di legge di bilancio, con riferimento alla misura con cui si vorrebbe imporre un rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze nei collegi sindacali delle società che chiedono contributi pubblici superiori a 100 mila euro.
Chiediamo una proroga per l'obbligo di sottoscrizione delle polizze catastrofali, non tanto perché il tema è sentito e c'è anche una certa serietà delle aziende nell'affrontarlo, quanto perché ad oggi non si conoscono ancora bene i costi e i contorni e si ritiene fondamentale evitare l'obbligo fino a quando non saranno definiti parametri chiari e trasparenti.
Per quanto riguarda le ristrutturazioni, sul «bonus casa» crediamo che il riordino sia condivisibile. L'aspetto che ci limitiamo a sottolineare in questa sede, visto il tempo a disposizione, è che probabilmente l'aumento al 50 per cento per la ristrutturazione della prima casa è poco se rapportato al 36 per cento concesso sulle seconde case e sugli immobili commerciali. Questo perché, se dobbiamo seguire le normative europee e se dobbiamo considerare il calo che ci sarà nel settore dell'edilizia, non vorremmo trovarci di fronte a una brusca frenata e che le misure degli scorsi anni non possano essere riproducibili.
Per quanto riguarda le misure in materia di lavoro, previdenza sociale e famiglia, accogliamo favorevolmente il rafforzamento delle misure di sostegno alla natalità e alla maternità. Pag. 36Proponiamo l'introduzione nella legge di bilancio di misure legate al sostegno alla natalità per le imprenditrici sia sulla maternità, sia sulla previdenza, sia sul taglio del cuneo fiscale.
Per quanto riguarda la sanità in senso stretto, anch'io lancio il segnale dell'assenza, allarmistica da questo punto di vista, del tema dei dispositivi legati al payback. Proponiamo due soluzioni, una che vada a chiudere il 2015-2018 e l'altra il 2019. Il tema è molto sentito, dal momento che si rischia di mettere in ginocchio un intero comparto.
È interessante la detassazione fino a 5.000 euro delle somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro, previsto dall'articolo 68 del disegno di legge di bilancio. Probabilmente bisognerà intervenire sul reddito dei dipendenti e sul raggio del trasferimento di residenza. Effettivamente cento chilometri ci sembrano tanti.
Interpretiamo positivamente il rifinanziamento previsto dall'articolo 72 della decontribuzione Sud e degli esoneri contributivi. In particolare, però, servirà, per aumentare l'occupazione giovanile e femminile, intervenire su alcune proposte. Noi abbiamo due proposte. La prima è stata avanzata dal Gruppo giovani imprenditori e prevede l'introduzione di metodi per sviluppare le soft skills, ovvero le competenze non cognitive e trasversali. La seconda è finalizzata a incentivare la partecipazione femminile nelle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Inoltre, la decontribuzione per i giovani qualificati nei settori chiave potrebbe costituire un vantaggio competitivo.
Quindi bene il rifinanziamento della misura, auspichiamo che diventi strutturale.
Abbiamo qualche dubbio sul credito d'imposta per l'occupazione femminile, nel senso che, se viene continuamente rifinanziato, dovremmo fare un monitoraggio.Pag. 37
Chiudiamo con il tema del credito d'imposta ZES. Seppur apprezziamo la volontà di rifinanziarlo, sarebbe stato meglio riprendere ciò che è successo nel passato, in quanto riteniamo che l'aver soddisfatto il 18 per cento delle richieste a fronte di un 50-60 per cento di attesa, rischia di depauperare questa iniziativa. Gli importi in gioco sono, a nostro avviso, troppo bassi e chiediamo un rifinanziamento.
Ottimo, infine, il rifinanziamento di interventi in materia di infrastrutture e investimenti.
Nella memoria che vi lasciamo troverete tutte le nostre proposte illustrate in maniera molto più particolareggiata. Resto a disposizione della platea per eventuali domande. Grazie, presidente.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Do la parola ai colleghi parlamentari che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MARIA CECILIA GUERRA. Vorrei fare solo una domanda su uno dei tanti punti sollevati da Confimi. È una questione che mi interroga da tempo. Perché dovremmo dare una decontribuzione per l'assunzione di giovani molto qualificati? Credo che quei giovani le aziende dovrebbero litigarseli. Non credo sia necessario prevedere incentivi per assumerli. Non riesco proprio a capirlo.
Grazie.
YLENJA LUCASELLI, intervento in videoconferenza. Vorrei porre una prima domanda a entrambi gli auditi sui dispositivi medici. Al netto del fatto che questa è una normativa che proviene da lontano e che doveva essere applicata e, comunque, era conosciuta dalle aziende coinvolte, questo ai fini ovviamente degli accantonamenti, siamo assolutamente consapevoli delle Pag. 38difficoltà che le aziende stanno affrontando, per cui vorrei capire meglio le soluzioni che vengono prospettate. In particolare, volevo chiedere se, ad esempio, il fatto che all'interno della normativa venga individuato in maniera specifica cosa rientra nel payback e cosa no, quindi dispositivi monouso e dispositivi pluriuso, può essere d'aiuto alle regioni per non caricare sul payback costi che non dovrebbero essere considerati.
Vi chiedo, inoltre, se la reintroduzione del deposito dei listini, come avveniva fino al 2012, può essere un modo per controllare i prezzi, in modo tale che ci sia una gestione basata sulla programmazione più ponderata.
Vi pongo tali questioni perché mi piacerebbe trovare una soluzione alla questione del payback sui dispositivi medici, per cui dobbiamo capire quali sono le soluzioni prospettate dalle associazioni di categoria.
PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi parlamentari, do la parola ai nostri auditi per la replica.
MAURIZIO CENTRA, membro del Comitato Tecnico Scientifico con delega alla fiscalità di Conflavoro-PMI. Per quanto riguarda il discorso degli accantonamenti, che è il primo dei due temi trattati dall'onorevole Lucaselli, è quasi doveroso e forse anche pleonastico dire che non era possibile fare nessun accantonamento di bilancio per due ordini di motivi. Innanzitutto per fare un accantonamento bisogna avere la certezza o, quantomeno, la ragionevole possibilità di valutare quali siano gli effetti, in questo caso di una norma, di qualunque fatto che incide sulla determinazione del bilancio e, quindi, sulle valutazioni che l'amministratore deve fare per la chiusura dello stesso. Anzi, la possibilità di fare degli accantonamenti nasce tecnicamente soltanto dopo che il processo si è completato, Pag. 39ossia quando si conoscono gli sforamenti fatti dalle regioni, peraltro sforamenti fatti unilateralmente.
L'imprenditore, in particolar modo la piccola e media impresa, è nell'impossibilità di agire sulla regione. Non conosce i dati, non c'è un sistema di condivisione dei dati e non può in nessun caso determinare l'entità dello sforamento né effettuarne la verifica o il controllo. D'altronde, se l'impresa – ripeto, parliamo soprattutto di piccole e medie imprese – non dovesse rispettare gli ordinativi che riceve dalla regione, addirittura farebbe un'omissione e, quindi, sarebbe responsabile di impedire un pubblico servizio. Quindi, sotto questo aspetto direi che è veramente difficile.
Sarebbe certamente auspicabile un sistema che metta intorno allo stesso tavolo tutti i soggetti per determinare, ma con regole certe e preventive, da applicare a partire da una certa data in poi, non con effetto retroattivo, come è successo adesso, questa possibilità di sforamento e le modalità. Faccio un esempio banalissimo. Questo sforamento è un rischio, ma è un rischio che non è neanche assicurabile, perché da un lato esiste una norma che determina e regola il fenomeno, dall'altro non c'è la possibilità per i soggetti su cui grava l'onere, quindi le imprese, di poter determinare in qualche modo l'entità dello sforamento e, quindi, della propria compartecipazione.
L'altro argomento trattato è più di natura organizzativa, se non addirittura politica, nel senso che sicuramente si potrebbe creare un organismo che faccia effettivamente il monitoraggio, organismo al quale dovrebbero partecipare sia le istituzioni, ovvero le regioni, sia le rappresentanze degli imprenditori che operano in questo settore, ma ovviamente tutto questo dovrebbe avvenire sotto forma di regole nuove da istituire e da porre in essere a partire da una certa data. Per il passato onestamente noi sottolineiamo solo una cosa: auspichiamo l'annullamento Pag. 40della norma perché a nostro avviso è del tutto iniqua, ma oltre a questo c'è da dire che la possibilità che hanno le piccole e medie imprese di sostenere l'onere è prossima allo zero. Noi abbiamo oltre 4 mila imprese e oltre 190 mila dipendenti, ma se prendiamo la singola impresa in alcuni casi l'onere che sopporta arriva all'80 per cento del fatturato, non all'8 per cento dell'utile. Non so se rendo l'idea. Si poteva immaginare un sistema diverso, un sistema che in modo solidaristico, come dicevamo prima, magari prevedesse dei contributi basati su regole certe e stimabili, su cui fare degli accantonamenti di bilancio, ma con un intento diverso, che è quello solidaristico. Questo di oggi, onestamente, ha tutt'altra natura e anche tutt'altro fine.
Grazie.
FABIO RAMAIOLI, direttore generale di Confimi Industria. Non aggiungo ulteriori commenti a quanto detto da Conflavoro, se non che anche noi sul tema del payback rimaniamo saldi sull'idea dell'annullamento.
Per quanto riguarda le soluzioni proposte, onorevole Lucaselli, per noi è essenziale chiudere il capitolo 2015-2018 con una dilazione e una centralizzazione della riscossione, eventualmente con la contestuale introduzione del meccanismo di compensazione. Le soluzioni proposte sono entrambe valide sia nella misura di circoscrivere i dispositivi rientranti nel computo, sia nell'instaurazione di un repertorio e del relativo monitoraggio, con il coinvolgimento di tutte le parti. È molto importante – lo sottolineiamo – per effettuare la programmazione sull'effettivo fabbisogno, calcolato sui dati storici e non lasciato a variabili che sono a volte aleatorie e anche un po' volubili.
Sappiamo che la centralizzazione è un tema che riguarda le regioni. Darebbe certezza sia alle aziende di accedere a una Pag. 41dilazione tramite un sistema convalidato, cosa molto importante, che alle stesse amministrazioni regionali, che altrimenti noi crediamo rimarrebbero intasate. Resta sullo sfondo, comunque, il fatto che sia una norma che reputiamo iniqua.
Per quanto concerne l'osservazione sulla decontribuzione fiscale, è una proposta, ci rendiamo conto che non è una soluzione. In questi giorni – questione che prima non ho toccato – siamo di fronte al tema della forte richiesta di manodopera. È un tentativo per provare a cercare di colmare quel gap che spesso viene rimproverato alle piccole e medie imprese italiane sui temi di alta strategia e altamente qualificati. Quindi, è un tentativo per provare ad avere più appeal verso quelle figure che, altrimenti, rischiamo di perdere, andando di conseguenza a ingrossare le fila di realtà europee.
È una proposta che abbiamo messo all'interno di osservazioni molto più ampie per quanto concerne gli incentivi al rilancio occupazionale che potrete trovare all'interno della nostra memoria.
PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi parlamentari, ringrazio gli auditi e auguro loro una buona serata.
Audizione di rappresentanti di ANCE e Confedilizia.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti di ANCE e Confedilizia.
Intervengono per ANCE la dottoressa Brancaccio, il dottor Bocognani e la dottoressa Ferrante; per Confedilizia, il dottor Spaziani Testa e il dottor Gagliani Caputo.Pag. 42
Chiedo a tutti gli auditi di contenere la propria relazione entro un tempo di sette minuti, al sesto minuto vi farò un cenno, in maniera tale da lasciare la possibilità ai colleghi parlamentari di intervenire e a voi di fare la replica.
Do la parola alla dottoressa Brancaccio.
FEDERICA BRANCACCIO, presidente di ANCE. Buongiorno. Grazie. Cercherò di essere sintetica, rimandando a un documento che vi sarà inviato. Tra l'altro, ci ho tenuto moltissimo a essere personalmente qui presente, perché questo è il provvedimento più importante dell'anno. Non sarò nemmeno eccessivamente tecnica, altrimenti non basterebbero nemmeno settanta minuti.
Entrando nel merito, la nostra associazione da anni sottolinea l'esigenza di guardare un po' lontano, un po' oltre, e le nuove regole del Patto di stabilità che portano l'orizzonte a cinque e sette anni sono per noi un'ottima occasione per farlo. Gli ambiti strategici che noi riteniamo fondamentali sono quattro: la casa, la messa in sicurezza del territorio, la riqualificazione del nostro patrimonio e, ovviamente, la prosecuzione e il completamento dell'ammodernamento infrastrutturale avviato con il PNRR. Abbiamo potuto leggere in questa manovra che solo marginalmente questi temi hanno trovato un'adeguata allocazione di risorse. Ci rendiamo conto, chiaramente, come si dice, che la coperta è corta, ma è fondamentale dare una spinta e una priorità a questi temi, che potrebbero anche rilanciare il PIL.
Il primo tema è la casa. La nostra generazione non ha mai vissuto in Europa un problema come quello che si sta vivendo sull'esigenza di dare una casa, un abitare accessibile non solo ai giovani ma anche agli anziani e ai lavoratori. Abbiamo visto che sono state allocate pochissime risorse, anche se ben venga la previsione di un «Piano Casa Italia». Ma l'assenza di una Pag. 43dotazione finanziaria adeguata rischia di limitarne fortemente l'efficacia.
Insieme a Confindustria abbiamo lavorato a una serie di ipotesi. Confindustria si è dedicata in particolare al welfare degli interventi per dare un sostegno alla locazione dei lavoratori oltre cento chilometri dalla loro residenza, noi ci siamo dedicati in particolare a una serie di potenziali misure per dare risposte a più ampie fasce della popolazione, in un partenariato pubblico-privato, con strumenti di finanza innovativa, finanza paziente.
Il secondo tema è la messa in sicurezza del territorio. È certamente positivo aver previsto dotazioni post calamità, ma questo Paese deve assolutamente fare prevenzione. Da un'indagine che abbiamo fatto insieme al CRESME (Centro di ricerche di mercato) è emerso che negli ultimi dieci anni il costo per gli eventi alluvionali da un miliardo all'anno è passato a tre miliardi di euro all'anno. Questo ovviamente senza tener conto dell'incalcolabile costo della perdita di vite umane. Tre miliardi l'anno di costi post calamità dovrebbero far pensare, invece, a un grande piano di intervento e di prevenzione in Italia, un Paese fragile.
Il terzo tema riguarda la riqualificazione degli edifici. Non entro nel merito se il 50 per cento o il 36 per cento sia giusto o meno, o se sia poco. Certo, con il 36 per cento siamo al limite della tentazione di far tornare il nero. Ma quello che chiediamo, e anche questo lo chiediamo ormai da più di un anno, è un tavolo di confronto per individuare misure strutturali che guardino anche in prospettiva al 2050, anche se sappiamo che il 2050 è una data eccessivamente sfidante, per intervenire non solo rispetto all'efficientamento energetico, ma anche rispetto alla messa in sicurezza anche dal punto di vista sismico.Pag. 44
Che cosa ci preoccupa? Ci preoccupano i tagli, che apparentemente non ci sono, perché dal 2027 – sto parlando in termini di investimenti e di infrastrutture – si parla di una dotazione pari a circa 24 miliardi di euro nel decennio, per il finanziamento di investimenti e infrastrutture che, come annunciato, dovrebbe garantire le risorse necessarie a dare attuazione a riforme e investimenti nel dopo-PNRR. Ma, pe un verso rispetto a questa previsione al 2027 manca una programmazione di cosa e di come verrà finanziato, per altro verso assistiamo a tagli agli enti territoriali, tra i quali anche un taglio di circa 2,4-2,5 miliardi di euro dei contributi alle regioni proprio per la messa in sicurezza del territorio, tagli dei contributi ai comuni per le piccole e medie opere e dei fondi per la progettazione.
La difficoltà che abbiamo avuto specialmente in alcune aree del Paese, in particolare nel Mezzogiorno, ad affrontare la sfida del PNRR è stata proprio la carenza di risorse per le progettazioni. Quindi, anche laddove dal 2027 in poi ci dovesse essere una ripresa degli investimenti ordinari, arrivarci senza una progettazione e senza fondi per i nostri enti territoriali potrebbe rischiare di farci tornare a quella stagnazione, di cui purtroppo abbiamo fresca memoria, del 2008, 2010 e 2020, quando il nostro settore è andato in deflazione. Rammentiamo che fermare l'edilizia significa anche rallentare il PIL.
Un intervento, invece, puntuale, che apparentemente è solo puntuale e non guarda al futuro, ma assolutamente necessario in questa manovra sarebbe la proroga della disciplina sull'aggiornamento dei prezzi, contenuta nel decreto-legge n. 50 del 2022 (cd. DL Aiuti), che sosterebbe tutte quelle imprese che si sono aggiudicate gli appalti prima dell'esplosione dei prezzi. Abbiamo stimato che dal 1° gennaio 2025 rischiano di fermarsi circa 10 miliardi di opere.Pag. 45
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei, dottoressa Brancaccio.
Do la parola al dottor Spaziani Testa.
GIORGIO SPAZIANI TESTA, presidente Confedilizia. Grazie, presidente.
I minuti a mia disposizione li utilizzo, ringraziando per l'invito rivolto a Confedilizia, per rappresentare la posizione della proprietà immobiliare, con riferimento in particolare a due temi: il tema degli interventi edilizi e il tema dell'affitto.
Per quanto riguarda il primo tema, dico subito chiaramente che siamo molto preoccupati dal notevole drastico taglio degli incentivi per gli interventi edilizi che viene previsto dalla manovra, sia direttamente, sui singoli incentivi, per i singoli interventi edilizi, sia indirettamente, attraverso l'intreccio con il meccanismo del tetto reddituale alle detrazioni, che vale per quasi tutte le detrazioni, comprese quelle edilizie.
Il quadro è quello di un passaggio da una fase pre-superbonus che prevedeva per le ristrutturazioni edilizie classiche il 50 per cento di detrazione e detrazioni fino all'85 per cento per quelle riguardanti l'efficientamento energetico e il miglioramento sismico; ad una fase che, di fatto, a regime, nel triennio, prevederà percentuali pari al 30 e 36 per cento in funzione della tipologia di immobile. Poiché è previsto un trattamento diverso per l'abitazione principale, segnalando però che, se la nozione di «abitazione principale» sarà quella ordinaria, si tratterà di interventi effettuabili solo da parte di chi abita già nella casa. Peraltro, generalmente interventi non rilevantissimi e comunque molti resteranno esclusi. Tipicamente, si fanno interventi quando si accede a una nuova abitazione, non quando ci si abita già.
Quindi dal 50/85 per cento al 30/ 36 per cento è un cambiamento epocale. Per il 2025 c'è una percentuale maggiore Pag. 46per l'abitazione principale, con i limiti che ho evidenziato e si tratta, peraltro, solo del 2025. Questo ci preoccupa molto e lo consideriamo davvero inspiegabile, anche in relazione alle situazioni di bilancio. Si tratta di un cambiamento di un sistema che era in atto – se guardiamo ai dati – da oltre un quarto di secolo, un sistema che ha attraversato tutte le maggioranze, tutti i Governi, che non era né un insieme di previsioni in favore dei proprietari né un insieme di previsioni per una edilizia assistita. Erano previsioni che avevano, ciascuna di esse, un interesse generale. Non c'è un diritto alle detrazioni, ma c'è stata nel tempo l'individuazione di interessi generali, che fosse la lotta al sommerso (vedi ristrutturazione edilizia), che fosse il miglioramento delle situazioni ambientali (vedi efficientamento energetico) o che fosse il miglioramento della sicurezza dell'immobile (vedi miglioramento sismico, quindi sismabonus, ecobonus e bonus casa, come viene definito, ma io li chiamo «incentivi»).
Questo sistema non ci sarà più. La conseguenza sarà che non saranno fatti moltissimi interventi, perché il combinato disposto di questa riduzione e dell'intreccio con i tetti reddituali alle detrazioni porterà innanzitutto a una difficoltà di programmazione e comunque con percentuali di detrazione talmente basse che, evidentemente, senza nascondersi la realtà, comporteranno il forte rischio che, quando si faranno interventi, questi torneranno nel sommerso, con evidenti ricadute anche sulla sicurezza sul lavoro.
Noi invitiamo a ripensare tutta questa impostazione affinché possano essere raggiunti degli obiettivi, che – ripeto – sono stati sempre ritenuti di interesse generale.
Se è vero che molti interventi non saranno fatti e ci sarà un rischio di degrado per il patrimonio immobiliare italiano, considerate le situazioni demografiche che tutti conosciamo e le Pag. 47situazioni reddituali, che – anch'esse – tutti conosciamo, è vero anche che ci aspettiamo assolutamente (ce lo aspettavamo già e ce lo aspettiamo a maggior ragione se queste scelte non verranno modificate) che non si avvii alcuna ipotesi di obbligo di interventi di qualsiasi tipo, neppure quelli che gli obiettivi della direttiva (UE) 2024/1275 cosiddetta «casa green» potrebbero portare a considerare realizzabili. Nella direttiva c'è un obbligo per gli Stati di raggiungere livelli di riduzione media del consumo di energia. Qualsiasi livello si ipotizzi, se quella direttiva non sarà cambiata, non si può pensare minimamente a obblighi nei confronti dei proprietari e comunque, molti interventi non saranno fatti.
Un ultimo riferimento all'affitto. Noi apprezziamo lo spunto presente nel disegno di legge di bilancio rispetto all'adozione di un piano per l'edilizia residenziale pubblica. Se è vero, come è vero, che ci sono continui allarmi sulla situazione di difficoltà di accesso all'abitazione, è bene che il Governo italiano si preoccupi di intervenire sull'edilizia economica e popolare e comunque, in generale, sull'edilizia pubblica, perché ha bisogno di essere rimessa in piedi.
Allo stesso modo, come si è intervenuti in questo disegno di legge di bilancio – apprezzabile certamente – sul rifinanziamento del Fondo garanzia prima casa per giovani in determinate condizioni, crediamo si debba intervenire sull'affitto privato, in particolare almeno sull'affitto a canone concordato, quindi a canone calmierato. Abbiamo fatto una proposta, piccola, ma significativa: quella di intervenire sull'IMU per quei tipi di contratti a canone più basso rispetto a quello di mercato. Attualmente c'è un meno 25 per cento a carico dello Stato. Se si dimezzasse l'IMU per quel tipo di contratti a canone concordato, l'onere sarebbe inferiore a quello previsto per il 2025 Pag. 48per il Fondo garanzia prima casa, circa 70 milioni di euro, quindi si potrebbe affiancare a quello.
Ringrazio per l'attenzione.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MARIA CECILIA GUERRA. Signor presidente, vorrei chiedere una precisazione rispetto all'intervento della presidente Brancaccio. Ritengo sia assolutamente indispensabile intervenire sulla questione della proroga della disciplina sull'aggiornamento dei prezzi, contenuta nel decreto-legge n. 50 del 2022 (cd. DL Aiuti). Mi sembra che il mancato intervento possa avere conseguenze molto gravi, come ci veniva detto. Vorrei capire se avete anche una quantificazione della somma che dovremmo prevedere per questo tipo di intervento.
Per il resto, le altre cose che sono state dette dalla dottoressa Brancaccio hanno un respiro molto ampio. Difficilmente possiamo intervenire in termini di emendamenti. Il tema è assolutamente importante. Il Piano di edilizia residenziale pubblica, richiamato da entrambi gli auditi, purtroppo, pur essendo un elemento anche per noi essenziale, mi sembra essere per ora nient'altro che un titolo.
GIANMAURO DELL'OLIO. Signor presidente, ho due domande. La prima riguarda l'acquisto della prima casa. Visto che c'è il rinnovo dei mutui, ma mancano le agevolazioni fiscali, vorrei capire, dal vostro punto di vista, l'impatto di questo mancato rinnovo.
L'altra domanda, invece, riguarda le modifiche delle detrazioni fiscali, quindi al 50 e al 36 per cento, questo abbattimento. La mia impressione è che, come avete entrambi detto, ci sarà Pag. 49spazio per il nero e questo significherà una riduzione del mercato dell'edilizia, almeno quello fatturato, e probabilmente un problema dal punto di vista fiscale. Avremo le persone che richiederanno di fare dei lavori, con una spesa da parte dei cittadini senza una compartecipazione da parte dello Stato. Vorrei capire se avete fatto delle stime su quanto effettivamente la riduzione di spesa dello Stato avrà poi un impatto sulla riduzione di IRES, visto che ci sarà probabilmente il nero. Almeno questo è quello che penso io.
Le domande le rivolgo a entrambi, ovviamente.
PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la replica.
FEDERICA BRANCACCIO, presidente di ANCE. Parto dalle ultime due domande. Ringrazio perché avevo dimenticato nei passaggi la precisazione sul tema dei giovani e delle agevolazioni fiscali sull'acquisto della prima casa. Per noi è un passaggio critico, proprio all'interno di quello che da tempo cerchiamo di dire, di avere uno sguardo verso il futuro, di visione, quindi di sostegno non solo alla nostra categoria, ma ai giovani. Abbiamo visto che è stato fatto addirittura un passo indietro non rinnovando l'agevolazione fiscale sull'acquisto della prima casa.
La seconda domanda è molto più complicata. Stiamo cercando di fare delle stime. Ovviamente sono sempre delle previsioni. Non vogliamo riaprire la diatriba Superbonus, se è stato buono o non lo è stato, che cosa ha portato o che cosa non ha portato. Nel giro di un mese – anche meno – potremo avere stime un po' più attendibili, che ovviamente vi forniremo.
Passo alla domanda sul caro-materiali. Noi stimiamo necessaria una copertura più o meno come quella dell'anno scorso, intorno ai 300 milioni di euro, ma la nostra proposta è che, nel prorogare la misura, si inseriscano anche dei meccanismi che Pag. 50agevolino la copertura non su un fondo interamente ministeriale, centrale, quindi con la possibilità di utilizzare più quadro economico della commessa, che oggi, invece, si ferma al 50 per cento degli imprevisti e, laddove questo non fosse sufficiente, anche di riprogrammare i lavori non ancora aggiudicati, non ancora partiti.
Insomma, il motto è: facciamo anche un lavoro in meno, ma facciamolo bene ed evitiamo quello che è successo nel decennio 2010-2020, ossia tanti cantieri fermi, sospesi, degradati, il cui costo di ripresa è stato nettamente superiore a una proroga della disciplina prevista nel decreto-legge Aiuti.
GIORGIO SPAZIANI TESTA, presidente Confedilizia. Molto brevemente. L'onorevole Guerra ha fatto anche un breve riferimento al Piano Casa Italia, cioè il Piano di edilizia residenziale pubblica, che in effetti anche noi rileviamo essere per ora semplicemente un annuncio.
Sfrutto l'occasione del riferimento dell'onorevole Guerra per ribadire la necessità che all'annuncio – questo è un messaggio, naturalmente, al Governo e al Parlamento – seguano stanziamenti e un reale impegno su questi temi, che non riguarda solo nuove costruzioni, ma la gestione oculata del patrimonio edilizio pubblico esistente.
Con riferimento alle considerazioni espresse dall'onorevole Dell'Olio, per quanto riguarda il Fondo prima casa, naturalmente sì, l'assenza delle agevolazioni fiscali attenua la misura, ma sappiamo che anche l'aspetto relativo alle garanzie può essere - e lo è stato in passato - un aiuto per quanto riguarda i soggetti interessati per l'acquisto.
Ribadisco, però, la nostra posizione, di avere eguale attenzione all'affitto privato, alla necessità di allargare l'offerta abitativa. Questo lo si può fare non solo dando garanzie maggiori ai proprietari in termini di rientro in possesso dell'immobile,Pag. 51 ma anche intervenendo con la leva fiscale. Ribadiamo la proposta di un intervento sull'IMU, almeno per i contratti a canone concordato.
Con riferimento al nero, non abbiamo dati. Si potranno fare degli studi o addirittura delle valutazioni in concreto. Se la norma non cambierà, certo è che, quando si arriverà al 30 per cento di detrazione, considerando in molti casi il 22 per cento di IVA, è facile farsi due conti sull'appetibilità dell'uno o dell'altro sistema, fermo restando che noi tutti dobbiamo puntare all'applicazione di tutte le leggi.
Segnalo, e chiudo, che «nero» vuol dire non solo meno entrate fiscali per lo Stato, ma vuol dire anche interventi necessariamente minori perché fatti da ditte anche un po' più piccole e, comunque, come ho accennato prima, grande rischio per la sicurezza sul lavoro, perché ci sarebbero minori garanzie sui cantieri. Dobbiamo rifuggire da tutto questo.
D'altronde quella misura era nata nel 1997 proprio per contrastare il sommerso. Non credo che nel frattempo siamo diventati tutti buoni. Bisognerà contrastare ancora il sommerso.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a tutti voi per il contributo. Dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione di rappresentanti di Confcommercio-Imprese per l'Italia, Confesercenti, Confartigianato, CNA, Casartigiani e Confassociazioni.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, Pag. 52l'audizione di rappresentanti di Confcommercio-Imprese per l'Italia, Confesercenti, Confartigianato, CNA, Casartigiani e Confassociazioni.
Intervengono per Confcommercio-Imprese per l'Italia il dottor Taranto, il dottor Bella, il dottor Vescina e il dottor De Luca; per Confesercenti il dottor Bussoni, il dottor Miceli e la dottoressa Treré; per Confartigianato, CNA e Casartigiani i dottori Panieri, Trevisani, Stabile, Carpentieri e Barduzzi; per Confassociazioni il dottor Alemanno e la dottoressa De Pasquale.
Chiedo ai nostri ospiti di contenere la propria relazione entro un tempo massimo di sette minuti, allo scadere del sesto vi darò un segnale, in maniera tale da lasciare spazio agli interventi dei colleghi parlamentari e a voi per la replica.
Do la parola agli auditi.
LUIGI TARANTO, segretario generale Confcommercio-Imprese per l'Italia. Signor presidente, la ringrazio.
La congiuntura economica appare in forte rallentamento. La revisione dei conti trimestrali indica per il primo semestre del 2024 una variazione tendenziale del prodotto in volume di quattro decimi di punto. Tenendo conto del maggior numero di giornate lavorative del 2024 rispetto al 2023, la crescita del primo semestre può essere rivista allo 0,6 per cento.
È evidente che per raggiungere l'obiettivo programmatico dell'uno per cento, il secondo semestre del 2024 dovrebbe segnare un tendenziale dell'1,4 per cento, ma la prospettiva appare già compromessa dalle valutazioni provvisorie dell'ISTAT per il terzo trimestre, che indicano stagnazione congiunturale e la conferma del tendenziale per i primi mesi del 2024 al +0,4 per cento.
Il raggiungimento degli obiettivi indicati dai documenti del Governo è vincolato, dunque, a una variazione congiunturale di entità eccezionale in relazione alla storia economica degli ultimi Pag. 53vent'anni del nostro Paese, ma gli ultimi dati suggeriscono la presenza di diffusi elementi di fragilità, in particolare nel funzionamento del circuito redditi-fiducia-consumi.
L'occupazione ai massimi di sempre e il maggior reddito disponibile da lavoro derivanti dai rinnovi contrattuali e dalla riduzione del cuneo nonché il sostegno potenziale del rientro dall'inflazione elevata non si traducono ancora in spinte apprezzabili verso maggiori consumi.
Recenti indagini suggeriscono che la componente prospettica del clima di fiducia è depressa da aspettative incerte sull'evoluzione dei redditi e dell'occupazione. La nostra previsione per la chiusura del 2024 è di un PIL in crescita non oltre lo 0,8 per cento, ma con rischi orientati al ribasso.
La paventata perdita di slancio dell'economia nella seconda parte dell'anno in corso avrebbe, ovviamente, almeno due effetti negativi: amplierebbe il rapporto deficit-PIL e ridurrebbe l'eredità trasmessa al 2025, indebolendo le prospettive di crescita e rendendo più arduo il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica fissati per il 2026.
Il tratto distintivo del disegno di legge bilancio 2025-2027 è comunque, come è noto, la scelta di rendere strutturali, a partire dal 1° gennaio 2025, l'accorpamento delle aliquote IRPEF in tre scaglioni e gli effetti delle misure di riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti.
Va sottolineato in particolare che sotto il profilo della riduzione del carico fiscale a favore del lavoro dipendente è positiva la trasformazione del meccanismo della decontribuzione, meccanismo che poteva ingenerare nei contribuenti disorientamento riguardo al rapporto tra contributi e prestazioni previdenziali future.
Merita ancora di essere evidenziato quanto già rammentato dal documento programmatico di bilancio. Dagli interventi sul Pag. 54cuneo e dal sostegno delle famiglie più numerose si attende un impulso favorevole sui consumi e, indirettamente, attraverso la maggiore domanda, un impatto benefico sugli investimenti delle imprese, in confronto allo scenario tendenziale a legislazione vigente. Da questo riconoscimento traiamo spunto ulteriore per ribadire la necessità di perseguire, anche con il supporto degli esiti del concordato preventivo biennale, la riduzione dal 35 al 33 per cento della seconda aliquota IRPEF, nonché l'innalzamento del corrispondente scaglione di reddito da 50 mila a 60 mila euro, ciò anche in considerazione dell'impatto del drenaggio fiscale sui redditi di medio livello.
Parimenti urgente, sul versante dei redditi di impresa, è dare attuazione ai princìpi di delega in materia di IRPEF e IRES premiali, allo scopo di favorire il reinvestimento degli utili in azienda promuovendo la capitalizzazione delle imprese e premiando nuovi investimenti a sostegno dell'innovazione.
Andranno valutati attentamente gli impatti del processo di riordino delle detrazioni per oneri e spese per i soggetti con reddito complessivo superiore a 75 mila euro, in particolare per l'incrocio tra la saturazione dei panieri fiscali determinati con l'applicazione del quoziente familiare ed il processo di progressiva riduzione delle aliquote di detrazione per ristrutturazioni edilizie e interventi per l'efficienza energetica.
Sul versante delle misure di contrasto all'evasione diviene obbligatoria, a partire dal 1° gennaio 2026, l'integrazione tra pagamenti elettronici e memorizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi. L'obbligatorietà dell'accettazione dei pagamenti vige nel nostro Paese dal 2012. Il numero dei terminali censito è quasi pari alla somma di quelli di Francia e Germania. Secondo le stime dell'Osservatorio sui pagamenti del Politecnico di Milano, nel 2024 per la prima volta i pagamenti elettronici supereranno o quantomeno eguaglieranno in termini di valore Pag. 55delle transazioni quelli in contanti. Trasparenza del mercato dei servizi di pagamento e comparabilità dei costi divengono sempre più urgenti.
Bene gli interventi in materia di detassazione dei premi di produttività e dei fringe benefits, nonché la conferma della super-deduzione del costo del lavoro per le assunzioni a tempo indeterminato. L'auspicio è che queste misure incentivanti, previste per il triennio 2025-2027, diventino anch'esse strutturali.
Importante per il settore turistico ricettivo della somministrazione di alimenti e bevande e degli stabilimenti termali la conferma, per redditi da lavoro dipendente non superiori ai 40 mila euro nel 2024, del trattamento integrativo speciale, che non concorre alla formazione del reddito, pari al 15 per cento delle retribuzioni lorde corrisposte in relazione al lavoro notturno e allo straordinario effettuato nei giorni festivi.
A seguito della decisione della Commissione europea del 25 giugno 2024, viene meno, a partire dal 1° gennaio 2025, la cosiddetta «Decontribuzione Sud». Il comma 3 dell'articolo 72 del disegno di legge di bilancio 2025-2027 istituisce nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze un fondo per le zone assistite delle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise e Abruzzo, dedicato al finanziamento di interventi a finalità occupazionale e all'acquisizione di beni strumentali per le imprese.
Relativamente a questi ultimi segnaliamo fin d'ora l'esigenza di prevedere agevolazioni coerenti con le necessità poste dalla transizione digitale sostenibile nel sistema dei servizi, stimolando, tra l'altro, l'acquisto di hardware e software finalizzati alla digitalizzazione delle piccole e medie imprese.
Positivo è il rifinanziamento del credito di imposta per la ZES unica sud previsto dall'articolo 77. Tuttavia, lo stanziamentoPag. 56 di 1,6 miliardi per l'anno 2025 risulta evidentemente sottostimato. Basti ricordare che le prenotazioni del credito d'imposta sono state pari, nel 2024, a circa 9,5 miliardi di euro.
Proponiamo, dunque, di valutare l'ipotesi di massimizzare l'effetto incentivante del credito d'imposta ZES unica sud introducendo la soglia massima di investimento di 3 milioni per le piccole imprese e di 10 milioni per le medie imprese, nonché di prevedere che l'utilizzo dei fondi regionali della politica di coesione 2021-2027, come definito dal comma 6 dell'articolo 77 in commento, sia dedicato alle piccole e medie imprese, riservando, invece, agli investimenti di grandi dimensioni strumenti incentivanti più coerenti, come i contratti di sviluppo e i contratti d'area, strumenti anch'essi meritevoli di rifinanziamento.
L'articolo 79 istituisce un fondo di 110 milioni di euro per il 2025 a sostegno dell'offerta turistica nazionale, anche per la destagionalizzazione, la digitalizzazione, le filiere e gli investimenti sul turismo sostenibile. Si auspica un confronto con il partenariato, il potenziamento e soprattutto la tempestiva messa a terra delle risorse.
La prudenza della disciplina fiscale del disegno di legge di bilancio si riflette anche sul settore delle infrastrutture e dei trasporti. Se, infatti, il nuovo fondo MEF dedicato allo sviluppo infrastrutturale del Paese conta su una dotazione complessiva di 24 miliardi di euro distribuiti su dieci anni, a partire dal 2027, i definanziamenti contemporaneamente effettuati comportano una riduzione di oltre 9 miliardi di euro di spese in conto capitale nel primo quinquennio. A fronte del positivo rifinanziamento delle misure a supporto dell'intermodalità e del mancato rialzo dell'accisa sul gasolio, che resta comunque la più alta dell'Unione europea, è fonte di seria preoccupazione la riduzione della dotazione finanziaria del Ministero delle Pag. 57infrastrutture e dei trasporti per oltre 800 milioni di euro nel triennio.
Mancano, infine, adeguate misure a sostegno della transizione ecologica del settore della filiera dell'automotive. A quest'ultimo proposito colpisce il severo ridimensionamento previsto per il fondo automotive, che occorre riconsiderare per garantire il supporto a una filiera già fortemente gravata dagli effetti della difficile transizione.
Affidiamo la memoria a ulteriori considerazioni.
MAURO BUSSONI, segretario generale Confesercenti. Signor presidente, la ringrazio per l'invito.
La valutazione sulla legge di bilancio del 2025 non può che partire dagli ultimi dati macroeconomici che ci ha fornito l'ISTAT la settimana scorsa. Quest'anno il PIL resterà sicuramente al di sotto delle indicazioni programmatiche, ma anche il risultato atteso per il 2025 sembra ormai fuori portata.
Continua nel complesso a risultare del tutto assente la spinta propulsiva dei consumi delle famiglie. Arresto del PIL e diminuzione dell'occupazione fanno scattare un campanello d'allarme. Il contributo del PNRR non è sufficiente a sostenere la crescita dell'economia italiana. Venuti meno i sostegni straordinari del post-pandemia, occorre avere la consapevolezza che saggi di espansione superiori all'uno per cento possono essere realizzati solamente attraverso un'accelerazione della spesa delle famiglie.
Gli interventi volti a confermare la rimodulazione delle aliquote di imposta e a ridurre il carico fiscale su una parte dei contribuenti sono certamente condivisibili. Per limitare, però, i danni del fiscal drag chiediamo la detassazione degli incrementi salariali derivanti dai rinnovi contrattuali. Si potrebbe, inoltre, ipotizzare che tale misura riguardi solo le aziende che applicano i contratti di lavoro più rappresentativi, ottenendo, così, Pag. 58anche il risultato di far emergere i cosiddetti «contratti pirata» e di interrompere politiche retributive evasive.
L'invecchiamento e la riduzione della popolazione italiana sono un problema sia per la sostenibilità del sistema previdenziale sia per l'economia e la società in generale. Il calo demografico ha colpito in maniera particolarmente acuta i piccoli comuni nei quali vivono 24 milioni di persone. Invecchiamento e riduzione della popolazione stanno facendo saltare il tessuto imprenditoriale, con una perdita di ricchezza e lavoro che accelera il processo di spopolamento di vaste aree territoriali.
L'assenza di commercio locale contribuisce al degrado sociale, economico e fisico di centri e distretti urbani. Suggeriamo una tassazione di vantaggio anti-desertificazione per chi avvia un'impresa in un'area ad alta desertificazione commerciale, poteri speciali ai sindaci, un fondo di rigenerazione per sostenere queste misure. Proponiamo l'istituzione di un fondo proprio per la rigenerazione, alimentato dai contributi che sono stati utilizzati fino a ora per la rottamazione delle licenze, ma aggiungendo una tassa aggiuntiva per quanto riguarda i ricavi che vengono effettuati dalle grandi piattaforme che operano online.
Negli ultimi anni nel commercio i livelli di denatalità di nuove imprese sono allarmanti. Si passa da un tasso di 5,1 nuove imprese ogni 100 esistenti a un tasso di 2,9. Un progetto sulla rigenerazione va messo al centro delle politiche del Governo.
Considerazioni attente vanno fatte anche sul tema del turismo e sulla capacità che questo comparto può avere nel sostenere il ciclo economico italiano. Il turismo in Italia nel 2024, in particolare nei primi sette mesi di quest'anno, mostra, invece, una ripresa moderata. Il turismo è un settore strategico per la nostra economia.Pag. 59
Va fatta una valutazione, su cui finora si è riflettuto poco, relativa agli effetti del cambiamento climatico sul turismo. Nel medio periodo il cambiamento climatico avrà, infatti, un impatto significativo sul turismo in Europa, influenzando sia le destinazioni che le stagioni turistiche.
L'articolo 2 del disegno di legge di bilancio introduce misure di riduzione della pressione fiscale sui redditi medio-bassi. Attenzione, però, ai livelli intermedi, che rischiano di essere penalizzati dal fiscal drag.
L'articolo 4 interviene su due aree specifiche: l'imposta sui servizi digitali e la tassazione delle plusvalenze sulle cripto-attività. La modifica dell'articolo amplia il perimetro soggettivo dell'imposta sui servizi digitali, che generano ricavi dai servizi digitali erogati in Italia.
Confesercenti evidenzia la necessità di chiarire meglio l'ambito applicativo della norma. All'articolo 5 sono previste una serie di modifiche in materia di rideterminazione dei valori di acquisto di partecipazioni. Confesercenti, pur apprezzando questa misura, rileva alcune criticità: il costo della perizia potrebbe essere oneroso per le PMI, l'imposta sostitutiva del 16 per cento è alta, il termine di pagamento fissato al 30 novembre è troppo ravvicinato.
Agli articoli 9 e 10 si introducono interventi significativi per promuovere la tracciabilità dei pagamenti a rafforzare la compliance fiscale. Obiettivo condiviso. L'aggiornamento tecnologico, però, rappresenta un onere finanziario non trascurabile. Inoltre, riteniamo che l'introduzione di un portale pubblico per la comparazione dei costi delle transazioni economiche tra imprese e fornitori di servizi di pagamento sia strettamente allineata alle finalità dell'articolo 9. Oltretutto, si richiede agli imprenditori di intervenire ulteriormente, come sostituti di imposta, per far fronte agli eventuali debiti maturati dai dipendenti,Pag. 60 che hanno salari superiori ai 2.500 euro, nei confronti del fisco. Ci pare, questa, una norma veramente da evitare. Non si possono caricare gli imprenditori di ulteriori oneri.
Valutiamo positivamente l'articolo 74 del disegno di legge. Opportuno il rinnovo e il potenziamento della misura della «nuova Sabatini». L'articolo 77 della legge di bilancio proroga il credito d'imposta per le Zone economiche speciali (ZES) nel Mezzogiorno e per acquisti e investimenti immobiliari effettuati tra il 1° gennaio e il 15 novembre 2025. Occorre elevare, però, i limiti previsti.
All'articolo 112 del disegno di legge di bilancio si prevedono misure per il potenziamento dei controlli di finanza pubblica, imponendo l'inserimento di un rappresentante del MEF nei collegi di revisione di enti e organismi di funzione. Riteniamo che questa norma debba essere abrogata.
La proposta di Confesercenti per la riapertura dei termini del concordato preventivo biennale nasce dall'esigenza di dare maggiore flessibilità e certezza ai contribuenti. Confesercenti ritiene essenziale procedere, inoltre, a una revisione sistematica delle tax expenditures. La mancanza di un quadro organico e il continuo ricorso a misure non coordinate hanno generato incertezza tra contribuenti e imprese.
Particolare apprezzamento, invece, lo esprimiamo per le agevolazioni previste in materia di lavoro notturno e straordinario riguardo al settore del turismo e dei pubblici esercizi. Occorre valorizzare e incentivare le politiche attive e l'attenzione verso le competenze, soprattutto quelle legate al digitale, nonché favorire processi di formazione continua, anche per gli autonomi e per le imprese.
Abbiamo inviato, presidente, il documento integrale con le nostre osservazioni, che è a vostra disposizione. Grazie.
BRUNO PANIERI, direttore politiche economiche di Confartigianato. Signor presidente, ringrazio lei e i commissari per averci voluto sentire in audizione sul disegno di legge di bilancio.
Ricordo che già in occasione delle audizioni presso codeste Commissioni rispetto al Piano strutturale di bilancio avevamo avuto modo di svolgere alcune considerazioni, soprattutto in termini di impianto della manovra, per il quale avevamo espresso apprezzamento per la volontà del Governo di mantenere fede agli impegni assunti in sede europea, nel senso di garantire stabilità al bilancio pubblico e di intervenire avendo come priorità la stabilizzazione dei conti.
In quella stessa sede, tuttavia, le nostre organizzazioni avevano anche formulato l'auspicio che venisse mantenuta un'attenzione alla crescita, con l'obiettivo di conseguire alla fine dell'anno una crescita del PIL, obiettivo tutt'altro che scontato, sia perché – come è già stato richiamato – le previsioni dell'ISTAT ci dicono che non sta andando come era stato previsto, sia perché continuano a esserci segni di debolezza della domanda e la spesa delle famiglie, soprattutto per beni di vendita al dettaglio, rimane in flessione, mentre l'unica cosa che tiene sembrerebbe essere la spesa per servizi.
Continuano a permanere le tensioni geopolitiche, che certamente non contribuiscono a un clima favorevole di ripresa di congiuntura economica. Abbiamo settori molto importanti del made in Italy che cominciano ad accusare segni importanti di crisi, primo tra tutti l'automotive, ma a seguire anche il comparto della moda. Così come riteniamo che ci sia da attendersi un indebolimento delle attività dell'edilizia, soprattutto a seguito del depotenziamento degli ecobonus, degli incentivi per l'edilizia e in presenza di una ancora debole incidenza del PNRR per riportare i livelli dell'edilizia a quelli che abbiamo Pag. 62conosciuto nel recente passato. Non ultima la politica monetaria, che ancora continua a essere stringente, quindi ancora comporta ripercussioni importanti sul costo del denaro.
A nostro avviso, sono tre le componenti sulle quali bisognerebbe recuperare, nell'ambito della legge di bilancio, uno spazio per potersi garantire una maggiore possibilità di agganciare una ripresa possibile. Sicuramente c'è tutta la partita della riduzione del carico tributario, sia per le persone che per le imprese, così come la necessità di restituire capacità di investimento al privato. Abbiamo visto, negli ultimi tempi, segni di flessione assolutamente preoccupanti.
Così come sicuramente l'obiettivo della riqualificazione energetica, ambiziosamente fissato dai provvedimenti comunitari, rischia di non essere raggiunto in maniera soddisfacente a seguito degli interventi di riduzione, come abbiamo detto, degli ecobonus.
Senza dubbio è una priorità la riduzione del costo del lavoro, così come riteniamo ci sia la necessità importante di potenziare le competenze e l'apprendistato professionalizzante, per quello che ci riguarda, che, a nostro modo di vedere, rappresentano le strade migliori per garantire una ripresa strutturale dell'andamento occupazionale.
Da ultimo c'è il tema del credito, con l'esigenza di non abbassare la guardia su un fronte che rischia di riprodurre nuovamente criticità. L'auspicio è che il fondo di garanzia venga mantenuto all'attuale regime di esercizio, recuperando, se possibile, nel corso del 2025 un'attenzione particolare al sistema delle micro e piccole imprese, che più delle altre imprese soffrono problematiche di accesso al credito.
Questi obiettivi solo in parte vengono colti dal disegno di legge di bilancio. Sicuramente è da ritenersi positivo, a nostro avviso, a proposito del sostegno agli investimenti privati, il Pag. 63rifinanziamento triennale della «legge Sabatini», anche con risorse, a nostro modo di vedere, congrue, mentre non altrettanto si può dire per quanto riguarda gli interventi – come è già stato richiamato – sulla ZES unica, che ci preoccupano perché non coperti da un sufficiente fabbisogno finanziario per poter far fronte a quelle che saranno presumibilmente le richieste.
Certamente non va nella direzione giusta l'individuazione di una web tax che, con lo scopo importante di andare a ridurre una competizione sleale tra grossi player nel mercato digitale a livello internazionale e imprese nazionali, finisce, con l'estensione generalizzata, per penalizzare tutte le imprese. A nostro modo di vedere, anche da questo punto di vista andrebbe introdotto un correttivo.
Per quanto riguarda le misure di carattere fiscale, un apprezzamento per la conferma della riduzione a tre aliquote, nonché la misura degli scaglioni di reddito, per i quali secondo noi si va nella direzione giusta, di dare stabilità al sistema fiscale, che è comunque un valore importante, che va recuperato, al sistema nel suo complesso. Così come da parte delle nostre organizzazioni auspichiamo che quando si interviene sulle detrazioni si abbia un occhio particolarmente attento all'esigenza di armonizzare queste detrazioni per non comportare sperequazioni tra diverse categorie di soggetti beneficiari.
Sempre per quanto attiene al riordino delle detrazioni fiscali, l'individuazione dei massimali è sicuramente una misura di prima riorganizzazione, però anche in questo caso dobbiamo mettere in evidenza che, soprattutto con la premialità data per le famiglie che hanno più di due figli, si rischia, sostanzialmente, una sperequazione, una diversa incidenza con ripercussioni ed effetti negativi, tenendo conto di come è composta la popolazione italiana, che vede la maggior parte dei nuclei familiari con poco più di un figlio.Pag. 64
Sicuramente negativa per parte nostra è la riduzione delle detrazioni dei lavori dell'edilizia, per la quale riteniamo sia opportuno ripristinare, almeno per la prima casa e almeno per un triennio, i valori precedenti di intensità fiscale, così come sarebbe auspicabile una proroga del bonus verde, che è stato prorogato soltanto per l'anno 2024. In materia di aggancio e interoperabilità tra pagamenti elettronici e registratori telematici c'è da ritenere che, laddove venga ulteriormente attribuito un onere al contribuente, questo venga almeno messo nella condizione di poter comparare le offerte. Sappiamo che il POS è divenuto obbligatorio, ma ancora non abbiamo norme efficaci che consentano la comparabilità per gli esercenti tra le diverse offerte del sistema.
Sulla web tax abbiamo già detto. Riteniamo debba essere reintrodotta una soglia di applicabilità, che può essere ricompresa, al fine di non penalizzare soprattutto le piccole imprese, nella soglia di applicazione dell'ISEE di 5.164.569 euro.
Per quanto riguarda il collegio dei revisori, riteniamo debba essere assolutamente eliminata la norma che introduce il rappresentante del Ministero dell'economia nei collegi dei revisori, misura che assolutamente va a minare la garanzia di indipendenza dell'organo di controllo all'interno dell'impresa, senza portare, a nostro avviso, alcun valore aggiunto in ordine all'ottimizzazione dell'impiego delle risorse, dei famosi 100 mila euro di cui l'impresa fruisce in termini di aiuti e di agevolazioni.
PRESIDENTE. Le chiedo di concludere, per cortesia.
BRUNO PANIERI, direttore politiche economiche di Confartigianato. Sì, presidente. La legge di bilancio è abbastanza estesa e noi siamo tre organizzazioni.
PRESIDENTE. Lo capisco, ma siete tanti e devo dare la possibilità a tutti di intervenire. Grazie.
Pag. 65 BRUNO PANIERI, direttore politiche economiche di Confartigianato. Concludo dicendo semplicemente che le altre considerazioni le troverete nel documento, nella memoria, che credo via sia stata già consegnata. Per cui, ci rimettiamo a quelle che sono le vostre curiosità e le vostre eventuali necessità ulteriori per rispondere alle vostre domande.
Grazie.
RICCARDO ALEMANNO, presidente aggiunto di Confassociazioni. Signor presidente, la ringrazio. Porto i saluti del presidente di Confassociazioni, Angelo Deiana.
Andrò particolarmente su alcune proposte, dato che le nostre valutazioni della legge di bilancio sono nella memoria già inviata alla Commissione, che spero venga consegnata a tutti i commissari. Una seconda parte, ma mantenendo i sette minuti da lei indicati, sarà svolta dalla dottoressa De Pasquale, per illustrare altre due proposte particolarmente significative nel sociale.
La prima proposta sulla legge di bilancio va a favore delle famiglie. Si tratta di rilevare dagli accertamenti definitivi un contributo che vada a beneficio del fondo per le famiglie, accertamenti definitivi che, peraltro, dovrebbero intensificarsi a seguito del concordato biennale promosso dall'attuale Governo. Per cui, un riconoscimento da parte degli evasori alle famiglie. Non sarebbe una norma, in via strutturale, risolutiva del problema delle famiglie, ma sarebbe sicuramente innovativa.
Il secondo intervento, sempre per le famiglie, è quello che abbiamo definito «consolidato di famiglia». Perché non poter compensare le imposte versate all'interno del nucleo familiare quando ci siano crediti d'imposta di un soggetto componente – ripeto – del nucleo familiare e un soggetto che deve versare? Sicuramente ci sarebbe un aumento della liquidità in seno alle famiglie.Pag. 66
Un altro intervento importante, a cui teniamo moltissimo, riguarda una norma giusta nelle indicazioni di massima, si tratta della tutela dei professionisti in stato di malattia o di infortunio, ma che contiene una pesante discriminazione. Una norma varata con la legge di bilancio per l'anno 2022 in cui i professionisti, esclusivamente i professionisti iscritti ad albi professionali, quindi non riconoscendo tutti i soggetti di cui alla legge n. 4 del 2013 e quelli iscritti in registri o elenchi, sono esentati dagli adempimenti fiscali in caso di malattia o di infortunio. Quest'anno è stata ulteriormente modificata inserendo tra gli eventi che portano a questo esonero dagli obblighi tributari, giustamente, anche le maternità a rischio e le malattie dei figli minori.
Tutti provvedimenti sicuramente corretti, che condividiamo, ma è dal 2022 che c'è questa discriminazione in atto, ovvero il fatto che non tutti i professionisti possono godere di questa tutela. Credo sia tempo che il Parlamento ponga rimedio a quella che è stata una norma introdotta proprio dal Parlamento nell'anno 2021.
Le ultime proposte di semplificazione e di efficienza a carico dello Stato, senza oneri a carico dello Stato, riguardano le compensazioni dei crediti e il deposito degli atti alle Camere di commercio da parte delle imprese, che sono elencate nell'ambito della nostra memoria che è stata depositata.
Con il suo permesso, passerei la parola alla dottoressa De Pasquale.
FEDERICA DE PASQUALE, vicepresidente nazionale di Confassociazioni. Signor presidente, grazie per questo sdoppiamento, ma Confassociazioni è molto articolata. Per quanto riguarda il mondo associativo, noi rappresentiamo anche numerose associazioni che riguardano il mondo condominiale e dei revisori contabili.Pag. 67
Partirei immediatamente nel chiedervi un'attenzione particolare sul mondo del condominio. Mi limito a questo. Per quanto riguarda i bonus, così come rivisti nell'articolo 8, noi abbiamo un serio dubbio che la cosa possa funzionare all'interno della proprietà condominiale per come è articolata. Molti di voi abiteranno in condominio e sapranno che esiste un'unica e sola delibera assembleare frutto di una dinamica di attenzione da parte di tutti i condomini.
Questo vuol dire che una diversificazione così impostata, tra un'aliquota per coloro che risiedono in una prima casa e una seconda aliquota per la seconda casa, rischia di far saltare letteralmente tutta la procedura delle assemblee condominiali.
Tengo a precisare che, non essendoci più il regime previsto, oltretutto, con il Superbonus, il 110, e così via, torniamo a una delibera assembleare che va adottata con il quorum originario previsto per i lavori di edilizia in quest'ambito, che è pari alla metà del valore dell'edificio della maggioranza dei condomini presenti in assemblea. Vuol dire, quando parliamo dei famosi mille millesimi, almeno 500 millesimi. In questo caso, il soggetto che avrebbe una detrazione inferiore perché seconda casa non si recherà proprio in assemblea per deliberare. Questo è il primo problema che abbiamo.
Il secondo problema è dato dal fattore temporale. Quando si parla di condominio noi non possiamo avere questo balletto tra le diverse aliquote (50 per cento, 36 per cento e 30 per cento). Questo rischia, oltretutto, di far aumentare i prezzi, come è successo, e di non far terminare i lavori che normalmente sono previsti. Tenete conto che da quando i condomini iniziano a pensare a un lavoro di ristrutturazione a quando si può cominciare questo lavoro di ristrutturazione ci vogliono – se va bene – dai due ai sei mesi, dipende dalla grandezza del condominio. Non basta una sola assemblea. Ci vuole la prima Pag. 68per nominare il tecnico, la seconda per valutare il capitolato, poi le imprese e gli altri soggetti che vanno nominati come responsabili dei lavori e quant'altro. Capite bene che una detrazione che si articola su aliquote diverse comporterebbe problematiche anche dal punto di vista della tenuta contabile all'interno del condominio.
Infine, sottolineo che la norma condominiale, che spesso non è tenuta in considerazione quando si prendono queste decisioni, comporta la creazione anteriormente di un fondo, quindi prima che si comincino i lavori, in base all'articolo 1135 del Codice civile. Quindi, prima i condomini devono versare nel fondo previsto per questi lavori straordinari e poi i lavori possono cominciare.
La nostra richiesta – le proposte emendative le trovate insieme alla nostra memoria – è quella di uniformare la detrazione con un'aliquota del 40 per cento, che a nostro avviso è sostenibile, per gli anni 2025, 2026 e 2027, quindi una aliquota fissa per tre anni.
PRESIDENTE. Grazie mille.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MARIA CECILIA GUERRA. Signor presidente, la ringrazio.
Gli argomenti sono tantissimi, quindi mi limito a due osservazioni collettive, non riprendendo gli argomenti che tutti quanti avete posto. Immagino ci abbiate lasciato del materiale, che studieremo, anche ai fini di eventuali proposte emendative.
La prima osservazione è relativa alla web tax. Ne avete parlato, ma con una certa prudenza, nel senso di provare a trovare soluzioni di confinamento di questa nuova norma. Mi aspettavo una posizione più drastica. Io non ne vedo proprio il senso. La web tax, che abbiamo sostenuto anche in passato, Pag. 69aveva, però, una funzione molto precisa, cioè di arrivare a una tassazione sui ricavi, dove non potevamo applicare una tassazione sui profitti, vista la regolamentazione internazionale che ce lo proibisce, diretta alle grandi multinazionali. Estenderla a tutti, quindi anche a soggetti che in Italia pagano l'imposta sui profitti, al di là della dimensione, è una cosa che proprio non si può giustificare dal punto di vista di nessuna logica del sistema fiscale.
È vero che il nostro sistema fiscale ormai è stato privato di qualsiasi logica, ma ogni tanto ricordarcelo avrebbe un senso. È una cosa così, che, in quanto docente di Scienze delle finanze per ora prestata al Parlamento, mi provoca alcune problematiche di fondo.
Per quanto riguarda Confassociazioni, non posso che sposare la sottolineatura dell'esistenza di una discriminazione nei confronti dei professionisti della legge n. 4 del 2013, che è già stata più volte, nel corso del tempo, citata dal dottor Alemanno, che vigila su questa ingiustizia palese. È vero, noi abbiamo un problema in generale di riconoscimento di alcune prestazioni, di alcuni elementi di welfare anche a un mondo diverso rispetto a quello del lavoro dipendente, nelle forme adeguate per quel mondo. Non si può, però, segmentarlo. Bisogna trovare collettivamente, magari anche gradualmente, soluzioni che evitino di creare ingiustizie, quando si vogliono, invece, superare.
Non posso non dire che una riflessione collettiva, e qui mi dissocio da quello che avete detto, sul trattamento integrativo speciale per il turismo andrebbe fatta. Perché io credo che quella norma sia assolutamente ingiustificata. Come è possibile che si chieda allo Stato, alla collettività, quindi ai contribuenti di farsi carico di un pezzo di retribuzione. È veramente una cosa senza senso. L'impresa decide di far fare lavoro notturno e straordinario, evidentemente non lo paga adeguatamente, Pag. 70perché sennò riuscirebbe comunque a ottenerlo, e il 15 per cento lo mettiamo noi? Ma a quale titolo? Qual è la ragione per una cosa di questo tipo?
Credo che il problema per cui si ha difficoltà in quei settori sia che talvolta non è una cosa generalizzata, ma si voglia avere una mano d'opera a prezzi non adeguati. Abbiamo moltissima evidenza di situazioni in cui i prezzi che vengono praticati all'utente del turismo, al cliente sono cresciuti tantissimo a fronte di paghe rimaste ferme. Credo sia moralmente iniquo andare avanti con questo tipo di previsione.
PRESIDENTE. Grazie. Erano più considerazioni che domande.
Ringrazio tutti gli auditi. Vi auguro una buona serata.
Dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione di rappresentanti dell'Alleanza delle Cooperative italiane, Confapi e Confprofessioni.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti dell'Alleanza delle Cooperative italiane, Confapi e Confprofessioni.
Intervengono per Alleanza delle Cooperative italiane il dottor Granero, il dottor Rosati, il dottor Della Vecchia, il dottor Venturelli e il dottor Mingrone; per Confapi il dottor Napoli e il dottor Bianchi; per Confprofessioni il dottor Monticelli e il dottor Girella.
Chiedo ai nostri ospiti di contenere la propria relazione entro un tempo massimo di sette minuti, al sesto minuto vi Pag. 71informerò della scadenza del tempo, per lasciare spazio a eventuali interventi dei parlamentari e alle relative repliche.
Do la parola agli auditi.
GIANLUIGI GRANERO, direttore di Legacoop. Signor presidente, la ringrazio per l'opportunità.
Cercherò di rappresentarvi alcuni punti, dividendo l'intervento con il dottor Venturelli, che mi seguirà, consegnando il documento, al quale poi potrete fare riferimento per la presentazione più complessiva delle nostre osservazioni e proposte.
In premessa ci teniamo a sottolineare come a fine 2024 l'andamento medio delle cooperative italiane sia non negativo, il che significa, però, non un quadro positivo. Questo va in qualche modo spiegato, nel senso che, rispetto anche ai dati ISTAT e ai dati di molti e significativi centri di ricerca che sono usciti in questi mesi, il dato cooperativo è particolare perché la cooperazione è presente in tutti i settori dell'economia. Il suo dato medio, quindi, tende a mediare risultati, che in questo caso sono maggiormente negativi, nel settore manifatturiero e in quello agricolo, nei quali la cooperazione esprime leadership nazionali ed europee ed è significativamente presente sui mercati mondiali. Questo lo sottolineo perché è evidente che il rallentamento nel settore manifatturiero, così come in quello agricolo rappresenta una preoccupazione per l'economia italiana dei prossimi mesi e del prossimo futuro.
Alcune osservazioni rispetto alle scelte attuate dal Governo, pur condividendo la prudenza che caratterizza il disegno di legge di bilancio, conoscendo lo stato della finanza pubblica del nostro Paese. Detto questo però ci preoccupa il contributo che viene richiesto alla finanza pubblica da parte degli enti locali, poiché immaginiamo che questo dato determini l'allentamento della capacità di investimento di tali enti, ma anche di spesa Pag. 72corrente, con tutte le conseguenze che possono esserci sulle dinamiche di sviluppo del Paese.
In tale contesto mi preme in particolare sottolineare uno degli elementi per noi particolarmente significativo: il tema più generale della revisione dei prezzi nei contratti pubblici. Questo vale certamente nel settore delle costruzioni, dove pensiamo che occorre reiterare le misure già assunte per consentire la revisione dei prezzi, ma più in generale vale nei confronti di tutta la pubblica amministrazione. Il dato che vi rappresentiamo è quello che la pubblica amministrazione italiana è il peggiore pagatore, in questo momento, sul mercato italiano. Il movimento cooperativo italiano ha fatto uno sforzo molto importante di adeguamento dei contratti. Se non ne conseguono i necessari adeguamenti, ovviamente ciò comporta uno sbilancio dal punto di vista della redditività delle imprese, che già soffrono di marginalità contenute, e i risultati che potete immaginare. Qui è assolutamente necessario un intervento.
Chiudo con un'ultima annotazione, ossia la richiesta di cancellare la previsione, di cui all'articolo 112 del disegno di legge di bilancio, della nomina di un rappresentante del MEF in ogni collegio sindacale o di revisione in imprese che percepiscono contributi pubblici superiori ai 100 mila euro. Questa proposta ci sembra irragionevole. Come motiviamo adeguatamente nel nostro documento, ci sembra di andare contro la libertà di impresa, l'autoregolamentazione che il sistema garantisce alle imprese italiane e ci sembra anche inattuabile dal punto di vista pratico.
MARCO VENTURELLI, segretario generale Confcooperative. Buongiorno a tutti.
Dovendoci soffermare su quello che sarebbe, a nostro avviso, necessario integrare o modificare, comunque non vogliamo dimenticare l'apprezzamento per le risorse che hanno rifinanziatoPag. 73 la «nuova Sabatini», il credito d'imposta per le ZES, l'aumento di risorse per il bonus giovani e il bonus donne. Mancano, però, alcune risorse cruciali, oltre che sul versante lavori/costruzioni, per il finanziamento del fondo, come detto dal collega, anche sul versante di una costituzione del fondo per gli appalti di servizi. In particolare, ci preoccupa il restringimento della finanza pubblica locale, che invece deve affrontare un adeguamento di tariffe derivanti da aumenti contrattuali consistenti che sono avvenuti in questi ultimi tempi.
Su lavoro e previdenza, va bene il consolidamento di alcuni istituti. Bene, quindi, le misure di sostegno per soggetti con reddito medio-bassi, la conferma della tassazione agevolata al 5 per cento per i premi di produttività, fringe benefit, strumenti per la maternità genitoriale. Riteniamo che vada affrontato, invece, in modo più ampio, anche per chi non è oggi nel mercato del lavoro, il tema per favorire l'accesso alla previdenza integrativa. Qui bisognerebbe spingere maggiormente, incentivare il passaggio ai fondi di previdenza integrativa. Diversamente ci troveremo con una nuova platea di poveri nelle generazioni che arriveranno alla pensione tra un po' di decenni.
Ricordiamo che attendiamo prima o poi un'estensione, nelle prossime leggi di bilancio, del taglio del cuneo anche sul lato imprese. Abbiamo condiviso in questo passaggio di dedicare tutto alla riduzione sul versante lavoratori.
In modo flash, apprezziamo le risorse a diversi fondi sociali, dalle vittime di violenze alla non autosufficienza, il contrasto alle dipendenze comportamentali tra giovani e il consistente aumento del fondo dedicato al servizio civile universale. Riteniamo che, invece, sia una criticità incrementare le risorse sanitarie solo per l'ospedaliero e l'ambulatoriale e non, invece, per le altre forme di assistenza – come ricordato – come la domiciliarità. Inoltre, è stato ricordato il problema delle tariffe.Pag. 74
Arrivo velocemente alla conclusione ricordando che nella riforma fiscale, che condividiamo sia come impostazione che come sta avanzando, va comunque recuperato uno strumento per favorire la capitalizzazione delle imprese e la soppressione dell'ACE. È veramente un handicap pesante. Solo nelle imprese cooperative costa 100 milioni di euro di maggiore imposizione.
Penso, poi, al tema degli indicatori sintetici di affidabilità, che non sono ritagliati a misura di una impresa con natura giuridica cooperativa, che ha istituti come il ristorno, come le riserve indivisibili, che non sono tenute in conto nella lettura che danno gli indicatori, che in qualche modo, poi, distorcono il livello di affidabilità. Da cui discendono, come sappiamo, anche alcuni istituti, a cominciare dal concordato preventivo biennale attuale.
Sulle disposizioni energetiche e ambientali, bene la chiusura dei bonus, ma crediamo vada rivista una politica di incentivazione rivolta alla riqualificazione energetica e alla transizione ambientale.
Sulla sugar tax ci aspettiamo che venga reintrodotto almeno un rinvio, se non la soppressione.
Finisco dicendo che occorrono risorse per la messa in sicurezza del territorio per alcune fasce sociali relativamente all'abitazione.
Per quanto riguarda agricoltura e pesca, vista la situazione critica su molti versanti, anche per diverse calamità naturali che hanno aggravato la situazione di alcune imprese, oltre che per la situazione di mercato, crediamo vi sia la necessità di rifinanziare i vari fondi.
Condividiamo, infine, il finanziamento dei partenariati estesi.
Grazie.
FRANCESCO NAPOLI, vicepresidente nazionale Confapi. Signor presidente, onorevoli senatori, onorevoli deputati, la ConfederazionePag. 75 della piccola e media industria privata italiana vi ringrazia per l'invito a partecipare all'odierna audizione, in cui la confederazione può esprimere le proprie valutazioni sul disegno di legge di bilancio 2025.
Il quadro economico-finanziario della nostra economia delineato negli ultimi mesi ci mostra un rallentamento della crescita del tessuto economico e produttivo, la revisione ISTAT delle stime trimestrali e annuali del PIL ha comportato una correzione al ribasso della crescita acquisita per il 2024, che molto probabilmente renderà più difficile il conseguimento di una variazione annuale del PIL reale dell'uno per cento. Gli ultimi dati sull'andamento del PIL diffusi nei giorni scorsi ci dicono che nel terzo trimestre dell'anno non si registra alcuna variazione di crescita economica rispetto al trimestre precedente, per una percentuale complessiva del 2024 di appena lo 0,4 per cento.
L'attuale realtà è che la nostra economia sta crescendo, signor presidente, meno della media dell'Unione europea. La piccola e media industria è il comparto che ne sta risentendo maggiormente.
Ci troviamo, quindi, in un momento estremamente cruciale, caratterizzato anche da uno scenario internazionale instabile a causa di tensioni geopolitiche e di conflitti in atto.
Sappiamo bene, signor presidente, che le risorse messe a disposizione nella legge di bilancio sono contingentate e che negli interventi si prosegue su una strada già delineata, non potendosi generare misure strutturali ed espansive, che darebbero maggiore slancio al nostro sistema industriale.
La nostra valutazione sul complesso della manovra è prudente. Se da un lato emergono importanti conferme e aspetti positivi, dall'altro emerge preoccupazione per misure che potrebbero rivelarsi insufficienti, quando non addirittura di ostacoloPag. 76 nel sostenere adeguatamente le PMI industriali in questa fase complessa.
Confapi ritiene fondamentale, signor presidente, rappresentare due temi particolarmente rilevanti per le PMI industriali rappresentate, che non vengono adeguatamente affrontati nella manovra di bilancio in discussione: l'automotive e l'energia. Nel settore dell'automotive è previsto un severo definanziamento, per oltre 4,5 miliardi di euro distribuiti su sei anni, che rappresenta una riduzione di circa l'80 per cento delle risorse inizialmente previste, pari a 5,8 miliardi di euro. L'attuale crisi, signor presidente, dell'industria automobilistica italiana, aggravata dalla scelta di Stellantis di ridurre la produzione nazionale, ha portato, in base agli ultimi dati ISTAT sulla produzione industriale nel settore automotive, una contrazione della produzione nazionale del 35,9 per cento rispetto all'anno scorso. Ciò ha avuto effetti devastanti sulle piccole e medie industrie dell'indotto, le più colpite dalla crisi del settore, costretto ad affrontare un aumento significativo della cassa integrazione guadagni.
Per questa ragione la confederazione della piccola industria privata ritiene non più procrastinabile l'adozione di un piano strutturale che accompagni il tessuto produttivo industriale dell'indotto dell'automotive verso la transizione ecologica, con un serio e deciso piano di salvaguardia della filiera.
Il secondo tema è quello dei costi energetici, sul quale, come Confapi, signor presidente, riteniamo non si possa prescindere dal richiamare l'attenzione, dato l'impatto negativo sulla competitività delle nostre PMI industriali, sia nei confronti delle PMI degli altri Paesi europei che di quelli extra europei. Il tema dell'energia è un elemento strategico per il sistema produttivo del nostro Paese. Confapi da tempo ritiene indifferibile la definizione di un piano pluriennale dell'energia, che rappresentaPag. 77 la vera priorità per il mondo industriale italiano, unitamente a una politica industriale che miri all'autosufficienza.
Riguardo alle misure in materia fiscale, signor presidente, entrando nel merito del provvedimento in esame, tra gli obiettivi del disegno di legge c'è la conferma della rimodulazione per il 2025 della diminuzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente. All'interno di una riforma complessiva della tassazione, ribadiamo che una revisione del cuneo fiscale sul lavoro lato impresa non sia più differibile. Confidiamo, quindi, che si possa completare quanto prima la piena attuazione della riforma fiscale anche per le imprese.
Con riguardo all'articolo 4, onorevoli senatori e onorevoli deputati, che prevede l'estensione della web tax del 3 per cento a tutti i soggetti che esercitano attività di impresa e realizzano ricavi da servizi digitali del territorio italiano, riteniamo si tratti di una misura troppo penalizzante per le PMI che operano nel digitale. Per questo, signor presidente, chiediamo che vengano ripristinati i precedenti parametri, incrementando, semmai, la percentuale di tassazione per i soli giganti del web.
Riguardo alle misure in materia di lavoro e produttività, signor presidente, la misura di riduzione al 5 per cento dell'aliquota sostitutiva sui premi di produttività fino a 3 mila euro, prorogata per il prossimo triennio, come previsto nell'articolo 67, è sicuramente apprezzabile. Tuttavia, se l'obiettivo è in primis quello di incentivare le imprese e premiare i propri dipendenti aumentando al contempo il loro potere d'acquisto, proponiamo di rendere le norme sui premi di produttività più flessibili e accessibili. La riduzione al 5 per cento sui premi fino a 3 mila euro necessiterebbe di un intervento più incisivo per raggiungere risultati migliori. Per questo proponiamo di agire su più fronti: rendere strutturale la riduzione dell'aliquota al 5 per cento sui premi di produttività fino a 3 mila euro, detassare Pag. 78i premi in presenza di obiettivi non necessariamente collegati ai dati storici, incrementare l'importo massimo del premio di produttività, che può beneficiare di decontribuzione, portandolo da 800 euro a 1.500 euro per ciascun dipendente.
In merito alle misure fiscali per il welfare aziendale, articolo 68, si apprezza l'incremento dei fringe benefit nel triennio 2025-2027. Inoltre, al fine di sostenere la genitorialità dei propri dipendenti e la natalità, suggeriamo di prevedere misure di defiscalizzazione o premi per le piccole imprese che investono anche in forma aggregata, il welfare aziendale collegato all'incremento della natalità.
Un altro passaggio, signor presidente, sulle misure in materia di incentivi alle imprese. Il provvedimento sui crediti d'imposta per le spese in ricerca e sviluppo contenuto nell'articolo 74 risolve in parte il problema delle imprese che ne hanno beneficiato e che hanno presentato richiesta di accesso alla procedura di riversamento spontaneo entro il 31 ottobre 2024, riconoscendo loro un contributo in misura percentuale rispetto al credito oggetto della procedura.
Vi è poi, presidente, il tema dell'edilizia, all'articolo 8. Prendiamo atto che è confermata la programmata riduzione progressiva delle agevolazioni, che scompariranno con decorrenza dal 2028. Riteniamo, tuttavia, che non si possa, signor presidente, continuare a introdurre meccanismi retroattivi, che tolgono certezze giuridiche ed economiche agli operatori dei settori, come quello che vincola il ricorso al superbonus al 65 per cento ai soli interventi per i quali sia stata presentata la CILA alla data del 15 ottobre 2024. A nostro avviso, il periodo temporale sopraccitato andrebbe quantomeno esteso a tutto il 2024.
Chiudo semplicemente, signor presidente, con un tema molto caro, quello del fondo per la prevenzione del fenomeno dell'usura,Pag. 79 l'articolo 115. Da tempo sosteniamo, anche tramite la nostra associazione Confidi, la necessità di estendere, per rendere più competitivo lo strumento, una garanzia di Stato a ponderazione zero negli assorbimenti di capitale, al pari del fondo di garanzia per le PMI.
Chiaramente, signor presidente, un elaborato più articolato è stato già inviato alla vostra segreteria.
Grazie.
FRANCESCO MONTICELLI, responsabile ufficio studi Confprofessioni. Onorevoli presidenti, deputati e senatori, vi ringrazio.
La manovra di bilancio ha preso forma in un contesto macroeconomico complesso. Lo spazio di manovra a disposizione di Governo e Parlamento è limitato, anche da impegni economici legati a scelte assunte durante la pandemia, che continueranno necessariamente ad avere un impatto sul bilancio dello Stato anche nei prossimi anni.
Il Governo, quindi, opta per una manovra equilibrata, che mobilita risorse per alcuni interventi prioritari. Condividiamo la prudenza del Governo. Sosteniamo da sempre che è prioritaria per il nostro Paese una politica di contenimento e di rientro del debito. Al contempo non si può, però, tacere la preoccupazione che questa prudenza possa incidere sulle misure per la crescita.
Su questo richiamiamo l'attenzione di Governo e Parlamento a uno sforzo nella direzione dello stimolo della crescita economica. In questo senso, ci sono obiettivi che riteniamo fondamentali. Un sostegno, per esempio, alle aggregazioni tra imprese. La frammentazione del tessuto imprenditoriale costituisce un freno alla crescita economica e alla realizzazione di obiettivi di transizione digitale ed ecologica. Servono riforme strutturali. Da questo punto di vista, attendiamo che la riforma Pag. 80degli incentivi per le imprese venga portata a termine nel corso del prossimo anno, come da programma, con l'approvazione definitiva del Codice degli incentivi.
Il mondo delle professioni guarda questo intervento con particolare attenzione. Secondo i principi di delega, la riforma degli incentivi dovrà includere strumenti di sostegno al settore dei servizi professionali. Il nostro settore è chiamato all'impegnativo passaggio verso l'aggregazione dell'imprenditorialità, quindi sono fondamentali le risorse che consentano di crescere, di adeguarsi tecnologicamente anche agli studi professionali, ad elevare le competenze del personale. Riteniamo che questo sia un passaggio fondamentale e lo attendiamo con particolare attenzione.
Per quanto riguarda alcuni contenuti specifici del disegno di legge di bilancio, nel complesso degli interventi in materia di lavoro, valutiamo positivamente la riduzione del costo lavoro e gli incentivi alle assunzioni. Per quanto riguarda la riduzione strutturale del cuneo fiscale, sicuramente viene ampliata la platea dei beneficiari, con effetti rilevanti nelle classi di reddito medio-basse.
Parallelamente sono introdotti nuovi incentivi all'assunzione e confermate e ulteriormente rafforzate misure già esistenti. I criteri di accesso a taluni di questi strumenti potrebbero essere oggetto di revisione al fine di estendere ulteriormente gli ambiti di applicazione. Su questo lasciamo la memoria con alcuni suggerimenti in questo senso. Più tardi ci sarà anche l'Associazione dei consulenti del lavoro in audizione, che sicuramente darà qualche indicazione in questo senso.
Da questo punto di vista, quindi, guardiamo positivamente sicuramente al complesso degli interventi.
Comprendiamo la scelta, quasi obbligata, dall'attuale contesto socioeconomico di intervenire sulla riduzione del cuneo. Pag. 81Chiediamo, ovviamente, che le risorse disponibili in futuro possano essere destinate anche prioritariamente a soggetti che lavorano sulle aggregazioni, sulla ricerca e lo sviluppo. Su questo siamo particolarmente interessati a dare delle proposte in futuro.
Per quanto riguarda il welfare, da questo punto di vista lo riteniamo sicuramente importante. Per quanto riguarda i premi di risultato, siamo soddisfatti dell'applicazione dell'aliquota IRPEF ridotta al 5 per cento sui premi di risultato. Così come per l'innalzamento della soglia di esenzione fiscale per i fringe benefit fissata ordinariamente a 258 euro, in maniera del tutto anacronistica. Anche su questo presenteremo delle proposte per rendere maggiormente fruibile lo strumento.
Bene anche l'esenzione fiscale delle somme per il pagamento dei canoni di locazione per i lavoratori che trasferiscono la propria residenza oltre 100 chilometri. Anche su questo forniremo delle proposte, che presenteremo nel documento.
Per quanto riguarda il tema fiscale, la stabilizzazione delle tre aliquote è apprezzabile. La riduzione delle tasse per i redditi medio-bassi ha permesso di rafforzare nelle buste paga l'effetto del taglio del cuneo fiscale. Riteniamo che questi interventi siano in linea con i principi contenuti nella legge delega di riforma fiscale, in particolare con l'articolo 5.
È positiva l'intenzione del Governo di proseguire il percorso di riduzione delle aliquote attraverso un ulteriore intervento sullo scaglione intermedio. Qui si viene incontro anche al ceto medio, indebolito e impoverito dall'inflazione degli ultimi anni in maniera importante.
Un obiettivo ineludibile per garantire equità alla riforma è proprio quello di proseguire nella riduzione delle aliquote, specie a fronte del taglio delle detrazioni, che altrimenti risulterebbePag. 82 penalizzante per una fascia importante di contribuenti, in particolare quelli con redditi superiori a 75 mila euro.
Le risorse provenienti dall'adesione al concordato preventivo biennale dovranno convergere in questa direzione. Sul concordato abbiamo più volte manifestato un certo disagio, perché abbiamo riscontrato l'oggettiva impossibilità di comunicare correttamente la disciplina del concordato per una serena valutazione del contribuente circa l'adesione.
Per quanto riguarda il tema della sanità, che è un capitolo centrale della manovra, chiudiamo con due punti. Non possiamo che segnalare l'assenza di risorse per la medicina convenzionata. Riscontriamo che il PNRR prevede di riformare il sistema sanitario in un'ottica di potenziamento della medicina territoriale a livello infrastrutturale. Servirebbero, però, risorse anche per la medicina generale. Segnaliamo che, a questo punto, c'è un ingiustificato divario tra la borsa di studio riconosciuta agli specializzandi e quella riconosciuta ai medici in formazione in medicina generale. Tra l'altro, la borsa di studio è specificatamente destinata a certe discipline in quanto meno richieste. Segnaliamo che la medicina generale non è un percorso intrapreso da molti neolaureati, quindi servirebbe un intervento anche in questa direzione.
Chiudiamo con un flash sulle misure per la natalità e il sostegno alla famiglia. Bonus nuove nascite, bonus asilo nido e decontribuzione per le lavoratrici madri è bene che si sia previsto che sono interventi che riguardano anche le lavoratrici e i lavoratori autonomi. Segnaliamo, però, che rimane – questo è un tema da affrontare – un problema per quanto riguarda il welfare dei professionisti, in particolare quelli iscritti alla gestione separata INPS. C'è tutta una serie di esigenze di welfare che riguardano questi lavoratori e che andrebbero affrontate in maniera adeguata.Pag. 83
Indichiamo nella memoria una serie di valutazioni in tal senso.
PRESIDENTE. Grazie mille.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MARIA CECILIA GUERRA. Signor presidente, anche in questo caso, tanti soggetti auditi, quindi tanti temi. È possibile affrontarne solo alcuni.
Per quanto riguarda Alleanza delle cooperative, volevo sottolineare e chiedere una cosa sul tema della mancata revisione dei prezzi nei contratti pubblici, che è una questione molto importante. Mi chiedevo una cosa, per collegamento di idee con un'altra norma presente nella legge di bilancio. Il rischio è che si scarichi – alla fine è questo il tema – il problema del pagamento di chi deve lavorare sul soggetto che prende l'appalto. Non viene enfatizzato, secondo voi? Il rischio non aumenta a fronte di una norma che prevede un blocco del turnover del 75 per cento in un contesto, per quanto riguarda gli enti comunali, di compressione delle risorse, che già in passato ha portato a ricerca di minor costo del lavoro? Le cooperative rappresentano uno degli interlocutori, sotto questo profilo. Mi chiedo se avete fatto una riflessione, una valutazione su questo.
Alleanza delle cooperative è l'unica, mi sembra, se non mi sono distratta, perché effettivamente anche noi siamo sottoposti a una batteria di informazioni molto ampia, ad aver citato la soppressione dell'ACE. Volevo chiedere anche agli altri, in particolare a Confapi, in questo caso, se questa soppressione non costituisca una questione molto problematica in relazione al fatto che, da un lato, abbiamo una difficoltà nel ricorso al credito e, dall'altro, l'unica via che potenziava, sosteneva il Pag. 84ricorso all'autofinanziamento viene eliminata. A me sembra una decisione drastica e da contestare, ma non ho sentito affermazioni in questo senso da altri auditi.
A Confapi volevo chiedere in particolare una cosa. Siccome, e lo condivido appieno, ha posto come problemi centrali l'automotive e l'energia, per quanto riguarda l'automotive stiamo lavorando sull'ipotesi di prevedere, nell'ambito di possibili sostegni in questo caso al settore dell'automotive, di introdurre clausole che subordinino gli eventuali contributi o aiuti pubblici a un elemento di local content, strategia già introdotta in Francia, che subordina la fruizione dell'aiuto pubblico al fatto che ci sia una percentuale garantita nella filiera di produzione non dico nazionale, per via del condizionamento europeo, ma almeno europea. Mi sembra che questo sia un modo fattivo, nell'ambito di un contesto di politiche attive, che devono essere anche altro rispetto a questo e che soprattutto non dovrebbero portare a un taglio di risorse di 4,6 miliardi di euro, per dare una prima risposta alla filiera.
Per quanto riguarda i professionisti, la questione della discriminazione nei confronti delle misure di welfare che si sono intraprese, che non vengono estese a tutto il mondo delle professioni, è un tema che abbiamo affrontato anche nell'audizione precedente e su cui abbiamo sensibilità e siamo d'accordo.
Grazie.
GIANMAURO DELL'OLIO. Vorrei fare una domanda, che sicuramente rivolgo ad Alleanza delle cooperative, ma che estendo anche agli altri soggetti, in ordine alla richiesta di soppressione dell'articolo 112 del disegno di legge di bilancio sui revisori.
Premesso che anch'io avevo notato questa cosa e all'inizio dicevo che neanche nell'ex Unione Sovietica accadevano cose Pag. 85del genere, peraltro pare che il Ministro Tajani abbia parlato di Stasi, per cui credo che ci sia un po' di confusione su questa norma, mi pongo la seguente domanda: avete fatto delle valutazioni sul numero delle aziende coinvolte in Italia? Tra l'altro, è stato posto questo limite di 100 mila euro, che personalmente reputo estremamente basso.
È vero che non c'è un costo superiore per l'azienda, ma a quel punto ci sarebbe un revisore in meno, perché il revisore che interviene, rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze, ha lo scopo, più che fare il revisore vero e proprio, di potenziare le funzioni di controllo e monitoraggio. Per come è scritta la norma, sembrerebbe che il rappresentante del ministero debba essere un soggetto del Ministero dell'economia e delle finanze. Quindi, mi chiedo: ma questo cosa fa nella vita? Se vi è un certo numero di aziende e questo rappresentante di mestiere dovrà andare nelle varie aziende italiane per svolgere la funzione di revisore, magari lui lavora in una sede ubicata nel centro Italia, quindi a Roma o in zone limitrofe, e deve andare a Canicattì o ad Aosta, comincia a diventare complesso. Quindi, vorrei capire l'aspetto operativo e funzionale e l'impatto che tutto questo può determinare.
Personalmente credo che la necessità di controllo debba esserci. Il punto è che non so quanto questo possa comportare un problema per le aziende nelle attività di revisione, fermo restando questo limite di 100 mila euro. Quindi, vi chiedo, oltre all'ipotesi di abrogazione dell'articolo e di innalzamento del limite per ridurre il numero delle aziende, se avete qualche altra indicazione o qualche altra modifica da suggerire.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Do la parola ai nostri auditi per la replica.
GIANLUIGI GRANERO, direttore Legacoop. Provo a essere rapido così, se riusciamo, mi aiuta il collega Venturelli.
Sulla domanda relativa al turnover, onorevole Guerra, direi che questo è un problema più di qualità complessiva della pubblica amministrazione che, come sappiamo bene, si scarica sul sistema-Paese. Il problema che noi abbiamo posto è quello della diminuzione delle risorse, perché attraverso l'accantonamento per far fronte alla spesa pubblica diminuiscono ulteriormente le risorse agli enti locali, che già sono scarse, secondo il nostro giudizio, il che comporta l'ulteriore difficoltà nell'adeguamento di prezzi e tariffe rispetto ai quali siamo chiamati a seguito degli adeguamenti contrattuali a cui anche lei faceva riferimento nel suo intervento.
Sulla questione dell'articolo 112, la stima che noi facciamo è inevitabilmente – mi scuserà, presidente, la terminologia poco tecnica – spannometrica. Noi calcoliamo un numero che va dalle 80 mila alle 100 mila imprese, quindi un numero enorme. È per questo che nel mio precedente intervento, forse in modo non troppo preciso, parlavo dell'impossibilità oltre che della mancata correttezza di tale previsione, perché tutte le norme fanno riferimento alla capacità di autocontrollo e alla responsabilità dei professionisti iscritti agli ordini. In questo modo si va a scardinare un principio generale che è insito nel sistema normativo che regola il sistema di controllo delle imprese. Pertanto, la nostra proposta non è quella di emendare ma proprio di abrogare quell'articolo.
MARCO VENTURELLI, segretario generale Confcooperative. Aggiungo soltanto una rapida considerazione. In questo modo un aumento dei costi verrebbe provocato. Oltretutto, questo controllo in termini di trasparenza dei contributi pubblici o di tracciabilità bancaria è già presente. Oggi il quadro, se la necessità è quella di un controllo dei contributi pubblici per Pag. 87singola impresa, dispone già di open data del Ministero dell'economia e delle finanze, di tracciabilità bancaria e di obblighi delle imprese, con finalità di trasparenza, di pubblicare i contributi pubblici ricevuti nel corso dell'anno. Quindi, ci sono strumenti alternativi già in vigore.
FRANCESCO NAPOLI, vicepresidente nazionale Confapi. Sull'aiuto alla crescita economica, onorevole Guerra, dico che il clima di incertezza ovviamente non aiuta la piccola e media impresa. Quella misura è stata prima introdotta e poi tolta. Sicuramente occorre una misura chiara per incentivare la patrimonializzazione e svincolare investimenti.
Per quanto riguarda l'automotive, la crisi del settore automobilistico è un segnale di quanto velocemente l'industria debba adattarsi a un mondo in rapida evoluzione. Ci preoccupa il definanziamento di 4,5 miliardi di euro, in un momento in cui questo settore ne ha veramente bisogno, perché l'indotto sta soffrendo tantissimo. Sono molte le aziende che rischiano la chiusura.
Sulla questione energia, il costo ha un impatto negativo sulla competitività. Le nostre imprese pagano l'energia il 70 per cento in più di quelle francesi, il 50 per cento in più di quelle tedesche e il 35 per cento in più di quelle spagnole. Quindi, un piano pluriennale sull'energia e un piano industriale in questo Paese non sono più rinviabili.
PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi e dichiaro conclusa questa sessione di audizione.
Audizione di rappresentanti di Confagricoltura, CIA-Agricoltori italiani, in videoconferenza, Coldiretti e COPAGRI.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge Pag. 88recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti di Confagricoltura, CIA-Agricoltori italiani, Coldiretti e COPAGRI.
Intervengono, per Confagricoltura, il dottor Caputo e la dottoressa Ausanio, per CIA-Agricoltori italiani, in videoconferenza, il dottor Fini, per Coldiretti il dottor Calabria e la dottoressa Carulli, per COPAGRI il dottor Pacifici.
Chiedo ai nostri ospiti di contenere la propria relazione entro un tempo massimo di sette minuti, al sesto minuto vi farò un segno, così da lasciare spazio a eventuali interventi e alle vostre repliche.
Do la parola agli auditi.
NICOLA CAPUTO, direttore direzione politiche fiscali e amministrazione Confagricoltura. Grazie, presidente. Grazie per l'invito all'audizione anche a nome della presidenza della direzione confederale.
Il nostro giudizio sulla legge di bilancio si divide in due parti. La prima, quella più generale, riguarda le misure adottate in tutti i settori, che riteniamo positive, come quella della riduzione della pressione fiscale attraverso la messa a regime delle aliquote IRPEF e degli scaglioni di reddito, come già era avvenuto nel 2024, e quella della riduzione del cuneo fiscale. Qui c'è questo cambio: a fronte dell'esonero dal pagamento dei contributi a carico del contribuente, vi è la corresponsione di somme in funzione del limite di reddito fino a 20 mila euro in misura diretta, somme che non concorrono alla base imponibile, poi si procede con detrazioni che vanno in via decrescente fino a 40 mila euro. Questa misura, che è stata confermata, la riteniamo positiva. Riscontriamo una criticità nel fatto che ci sarà l'intervento dei sostituti d'imposta, che dovranno fare tutta Pag. 89una serie di adempimenti per erogare queste somme che, appunto, prevedono il loro intervento.
Riteniamo positiva la conferma dell'imposta sostitutiva sui premi di produttività e la proroga della maggiorazione del costo deducibile delle nuove assunzioni.
Per quanto riguarda gli investimenti, la proroga del finanziamento della «legge Sabatini» e la proroga del credito d'imposta per investimenti nella ZES unica riteniamo siano utili a dare una spinta e un sostegno agli investimenti. Relativamente alla ZES unica vorrei aggiungere che è prevista una proroga al 2025 del credito d'imposta per gli investimenti in beni strumentali fatti nel Mezzogiorno, però questa riguarda in generale tutti i settori e solo in parte l'agricoltura, ovvero per la parte trasformazione e commercializzazione. Invece, non è prevista la proroga del credito di imposta, previsto dall'articolo 16-bis del decreto-legge n. 124 del 2023, per quanto riguarda il settore primario agricolo. Peraltro, per il 2024 non abbiamo ancora il provvedimento che permette l'accesso al credito d'imposta. Vorremmo, quindi, che delle due cose si tenga conto, vale a dire sia della proroga, come avviene per gli altri settori, al 2025, sia del fatto che per il 2024 non abbiamo potuto utilizzare gli strumenti.
Per quanto riguarda le misure più di tipo agricolo, abbiamo una misura, che riguarda anche altri comparti, relativa alla messa a regime dell'imposta sostitutiva sulla rivalutazione dei terreni e delle aree edificabili e delle partecipazioni societarie. Questa è una misura che si è prorogata per lungo tempo nel sistema fiscale, addirittura dal 2001, quindi ben venga la messa a regime.
Con riferimento a misure più propriamente fiscali, vorremmo avanzare alcune proposte che ci interessano in modo Pag. 90specifico, peraltro alcune di queste non richiederebbero nemmeno coperture di carattere finanziario.
Una prima proposta riguarda l'allineamento della disciplina fiscale e della disciplina civilistica per determinate attività agricole. Qualche giorno fa abbiamo partecipato all'audizione sulla riforma fiscale e sul decreto che modifica l'IRPEF e le imposte dirette, dove è previsto un allineamento della disciplina fiscale a quella civilistica per le attività agricole innovative, le attività di coltivazione vertical farm, le attività idroponiche e aeroponiche. C'è tutto un settore in evoluzione. Ebbene, vorremmo che lo stesso si realizzasse per quanto riguarda le agroenergie. Abbiamo un comparto di produzione di energia nel settore agricolo, dove l'imprenditore agricolo può intervenire, tra l'altro con investimenti importanti, finanziati anche nell'ambito del PNRR e, quindi, nel settore della produzione di energia da fonti fotovoltaiche e da fonti agroforestali, per quanto riguarda i biocarburanti. È un settore molto importante e in continua evoluzione, a cui sono state destinate somme importanti da parte dell'Unione europea. Quindi, vorremmo che ci fosse un allineamento della disciplina fiscale a quella civilistica. Questo significa intervenire sul codice civile e prevedere che anche l'attività di produzione di energia da parte degli imprenditori agricoli si riconosca come attività agricola connessa. I tempi sono maturi, per cui riteniamo che questa discrasia oggi non abbia più senso.
Una seconda proposta riguarda due misure di aiuto ad alcuni settori. Una è l'innalzamento delle percentuali di compensazione IVA, uno strumento molto tecnico per quanto riguarda la liquidazione IVA, nei settori degli allevamenti di bovini e suini. Peraltro, è una norma che è esistita fino a due anni fa, poi non è stata più prevista. Poiché abbiamo ancora degli strascichi del periodo di crisi, dalla pandemia alla guerra Pag. 91russo-ucraina, gli aumenti dei costi conseguenti non sono stati ancora assorbiti, quindi questa misura potrebbe essere molto utile per compensare questi maggiori costi. L'altra è la proroga del «bonus verde». La gran parte dei bonus è stata prorogata, sia pure con limitazioni delle detrazioni fiscali, mentre il «bonus verde», che offre la possibilità di fare investimenti per la sistemazione a verde di balconi, aree scoperte eccetera, che anche da un punto di vista climatico hanno effetti positivi e sicuramente possono essere d'aiuto al settore florovivaistico, non è stato prorogato. Si tratta di una detrazione del 36 per cento, fino a 5.000 euro di spesa, ripartibili in dieci anni. Riteniamo che sarebbe molto utile prevedere questa proroga.
Una terza e ultima proposta riguarda il criterio di prevalenza. Per effetto di questi eventi climatici disastrosi, molte volte gli agricoltori si trovano in difficoltà in quanto non hanno la produzione, quindi per restare sul mercato devono acquistare da altri agricoltori prodotti che non hanno realizzato. C'è una norma della legge di bilancio per l'anno 2022 che prevede che l'agricoltore che acquista da altri agricoltori mantenga la sua qualificazione di imprenditore agricolo e di prevalenza, che è lo strumento per garantire il riconoscimento dell'impresa agricola in base al codice civile. Noi vorremmo che questo criterio fosse meglio definito ai fini civilistici e fiscali.
Grazie.
ALESSANDRA AUSANIO, responsabile per i rapporti con il Parlamento della Direzione Relazioni esterne e comunicazione di Confagricoltura. Grazie, presidente.
Per quanto concerne le misure leggermente più verticali del comparto, pongo all'attenzione delle Commissioni solo tre proposte. Innanzitutto l'inclusione all'interno dell'articolo 2135 anche dell'attività svolta dalle aziende faunistico-venatorie, in quanto in molti casi i concessionari di questo tipo di aziende Pag. 92risultano essere anche imprenditori agricoli, che svolgono un'attività, seppur senza scopo di lucro, quindi a titolo gratuito, di tutela ambientale, e di fatto potrebbero configurarsi ai sensi del comma 3 dell'articolo 2135.
Inoltre, per quanto concerne le misure per fronteggiare le epizoozie, riteniamo che sarebbe opportuna l'istituzione, vista la recrudescenza di alcuni fenomeni infettivi per quanto riguarda il settore zootecnico, di un fondo per le emergenze finalizzato esclusivamente alla compensazione dei danni, diretti e indiretti, a favore degli allevatori colpiti. A tal fine, riteniamo che in una prima fase l'istituzione di questo fondo potrebbe essere supportata da un cambio di destinazione d'uso dei 9 milioni di euro previsti all'articolo 82, comma 2, del disegno di legge di bilancio in questione, che attualmente sono destinati a favore della prosecuzione del Progetto LEO (Livestock Environment Opendata) e che, dopo diversi anni di finanziamenti pubblici, visto anche che dovrebbe aver già visto la sua conclusione, potrebbero essere dirottati verso questo obiettivo, che risponde a un criterio emergenziale per quanto riguarda il settore zootecnico.
Infine, nonostante il «decreto agricoltura» abbia già previsto – ne siamo consapevoli – un sostegno a favore delle produzioni agricole in Sicilia, i danni per i fenomeni di siccità, a tutti noti, renderebbero eventualmente complementari e non, quindi, sostituibili e sovrapponibili due misure di intervento che individuiamo e di cui facciamo rimando in memoria, che consegneremo in serata. La prima misura è un riconoscimento di importo forfettario a ettaro, a titolo di indennizzo, per quelle aziende agricole che nel corso del 2024 abbiano subìto una riduzione, a causa della siccità, del 30 per cento del volume rispetto allo standard value o, comunque, alla produzione avuta nel 2021 e nel 2022. In realtà, è una misura che consisterebbe Pag. 93in una replica di quanto già avvenuto nel 2023 e nel 2024 per il comparto della produzione di pere e kiwi e che, quindi, risulterebbe già nota nei meccanismi e negli effetti benèfici all'azione del legislatore. La seconda misura è un provvedimento che possa prevedere interventi di sostegno all'attività di investimento delle aziende agricole aventi sede operativa in Sicilia finalizzata al rinnovo, all'installazione o all'ammodernamento di impianti irrigui volti a migliorare le possibilità di prevenzione di tale tipologia di fenomeno disastroso.
Grazie.
CRISTIANO FINI, presidente nazionale CIA-Agricoltori italiani. Buonasera e grazie.
Anch'io voglio fare una considerazione di carattere generale prima di entrare nello specifico della materia agricola, tenuto conto che nella manovra sulla materia agricola purtroppo non ci sono tante misure.
Rispetto alla legge di bilancio 2025 riteniamo, da un lato, molto apprezzabile la riduzione della pressione fiscale, così come la riduzione del cuneo fiscale, peraltro richiesta già da tempo da noi. Quindi, reputiamo molto apprezzabili questi provvedimenti. Dall'altro lato, però, constatiamo ancora una volta sul tema delle pensioni minime, che sta molto a cuore a CIA-Agricoltori italiani, anche perché le pensioni minime degli agricoltori sono veramente irrisorie, che purtroppo sono stati messi solo pochi spiccioli, pochi euro. Quindi, chiediamo che vengano innalzate ulteriormente le risorse per le pensioni minime verso agricoltori che hanno lavorato una vita in campagna, hanno lavorato per cinquanta o sessant'anni, perché effettivamente 600 euro al mese sono veramente pochi.
Vi è anche un tema legato alla sanità, che investe soprattutto le aree interne. Riteniamo che si possa e si debba aumentare lo stanziamento a livello sanitario, perché soprattutto per quel che Pag. 94riguarda le aree interne occorre una maggiore attenzione ai presìdi sanitari.
Per quel che riguarda il settore agricolo, sicuramente in questo disegno di legge troviamo molto poco, tant'è che noi rilanciamo alcune proposte e alcune richieste, prima fra tutte, tema già sollevato dagli auditi che sono intervenuti, la ZES unica agricola. Il Mezzogiorno d'Italia a livello agricolo sta vivendo una crisi drammatica, dovuta alla siccità, dovuta a tanti fattori, quindi riteniamo che questa possa dare un impulso ulteriore alle attività agricole. Ma denotiamo soprattutto che manca ancora il decreto attuativo per quel che riguarda la ZES unica agricola per l'anno 2024. Tenuto conto che la presentazione delle domande scade il 15 dicembre, abbiamo veramente pochissimo tempo. Occorre, dunque, che venga pubblicato immediatamente in Gazzetta Ufficiale. Inoltre, chiediamo la proroga per tutto il 2025 del credito d'imposta.
Per quanto riguarda altre misure che riteniamo fondamentali, c'è tutto il tema legato al ricambio generazionale, quindi per quel che riguarda i giovani lo sgravio contributivo a favore dei giovani agricoltori. Era già stato inserito precedentemente, ma per l'anno 2024 è stato sospeso. Come, del resto, occorre rifinanziare per l'anno 2025 le misure a favore dello sviluppo dell'imprenditorialità in agricoltura e del ricambio generazionale.
Occorre fare grande attenzione anche rispetto alle crisi fitosanitarie. Sarebbe opportuno creare un fondo ad hoc per quel che riguarda sia le crisi fitosanitarie che le epizoozie, quindi un fondo ad hoc per cercare di andare incontro alla situazione drammatica che stanno vivendo allevatori e agricoltori in generale.
Occorre, inoltre, rifinanziare per l'anno 2025 il contributo a sostegno del settore suinicolo per quel che riguarda la PSA Pag. 95(peste suina africana). Ci sono aziende che hanno avuto danni diretti e indiretti per la mancata movimentazione dei capi. Quindi, occorre intervenire, pena la chiusura di aziende. Dobbiamo cercare di ristorarle.
È fondamentale intervenire anche sulla questione Xylella. Occorre introdurre la figura di un commissario straordinario nazionale per fronteggiare questa emergenza che da tanti anni giace su vari tavoli, ma sulla quale non si trovano soluzioni. Ricordo a tutti che sono stati stanziati, anni fa, dei fondi per la regione Puglia per cercare di andare incontro alle esigenze degli agricoltori, ma purtroppo di queste risorse sono state spese solo una parte. Occorre una regia nazionale che possa dare il via a queste risorse ma che possa anche rimpinguare il fondo, al fine di cercare di togliere tutti gli alberi malati e sviluppare una nuova fase olivicola a livello pugliese.
Riteniamo fondamentale anche il tema del lavoro lungo la filiera. È stato apprezzabile che nel «decreto agricoltura» sia stato inserito un passaggio, un rafforzamento per quel che riguarda le pratiche sleali, ma dobbiamo introdurre anche un osservatorio per il monitoraggio del rapporto tra l'andamento dei costi medi della produzione agricola e i prezzi medi all'origine dei prodotti agricoli.
Credo che questi siano temi fondamentali da portare avanti, come anche tutto il tema legato ai cambiamenti climatici e alla manutenzione e messa in sicurezza del territorio. Abbiamo assistito a eventi alluvionali, in particolar modo in Emilia-Romagna, Marche e Toscana, stiamo assistendo a ciò che avviene in Spagna, io credo che un Paese che guarda avanti debba cercare di mettere maggiormente in sicurezza il territorio, e in questo ritengo che gli agricoltori possano dare il loro contributo. Quindi, occorre l'istituzione di un fondo ad hoc per Pag. 96interventi di manutenzione e messa in sicurezza del territorio e del suolo anche dal punto di vista agricolo.
Queste sono le misure prioritarie che CIA-Agricoltori italiani porta alla vostra attenzione. Grazie.
GIANFRANCO CALABRIA, vice Capo area legislativa Coldiretti. Grazie, presidente. Le estendo anche i ringraziamenti del presidente di Coldiretti, Ettore Prandini.
Noi ci siamo visti qualche settimana fa in quest'aula per parlare del Piano strutturale di bilancio e il disegno di legge di bilancio naturalmente si colloca in un ambito di naturale continuità rispetto al Piano strutturale di bilancio, che attua in Italia il Patto di stabilità e crescita di matrice comunitaria. È chiaro che, come diceva il Ministro Giorgetti, se abbiamo chiesto che il piano di aggiustamento sia elaborato a livello settennale, è altrettanto vero che le manovre fiscali da qui ai prossimi anni devono essere orientate al realismo, alla credibilità e alla prudenza, e questi elementi obiettivamente sono rinvenibili in questo disegno di legge, che naturalmente non ci aspettavamo che fosse espansivo. Tuttavia, in considerazione del fatto che il parametro di riferimento è la spesa netta aggregata, che non può superare a livello medio l'1,5 per cento del PIL, riscontriamo qualche ambito di manovra, qualche spazio di intervento fiscale. D'altronde, nonostante le previsioni dell'ISTAT in ordine all'aumento del PIL siano state leggermente riviste al ribasso, in ogni caso una crescita c'è, anche se non di carattere esuberante. Conseguentemente, la nostra organizzazione di rappresentanza non può assolutamente auspicare una manovra di carattere regressivo e non ci sembra che questa manovra sia di carattere regressivo, anche perché i capisaldi delle misure e degli interventi di carattere fiscale che sovraintendono all'esercizio dell'attività di imprese agricole e della pesca sono sostanzialmente confermati.Pag. 97
Si era detto anche nel precedente confronto che gli spazi di manovra che potrebbero manifestarsi a seguito della messa a regime di questo istituto dell'adempimento collaborativo noi ci auguriamo e auspichiamo che possano essere indirizzati anche alle esigenze del settore agricolo, del settore agroalimentare e del settore della pesca.
Venendo al merito del disegno di legge, ci sono norme importanti, come quelle che hanno rifinanziato il Fondo nazionale indigenti e il Fondo per gli acquisti dei beni alimentari di prima necessità, che obiettivamente possono svolgere il ruolo di volano di crescita anche per le imprese che producono cibo, quindi in primis quelle agricole e agroalimentari.
È importante anche l'estensione temporale delle misure previste dalla cosiddetta «nuova Sabatini» e la proroga annuale del credito d'imposta ZES unica. Riguardo a quest'ultimo aspetto, presidente, non posso che confermare quanto dicevano i precedenti auditi circa la necessità che sia esteso, per il medesimo periodo temporale, anche il credito d'imposta ZES unica agricola, ovvero quello destinato all'agricoltura, a imprese della produzione primaria, come introdotto dal decreto-legge agricolo n. 63 del 2024.
Sono importanti le risorse per la zootecnia. Su questo punto faccio una chiosa. Le previsioni dell'articolo 82, comma 2, che prevedono il rifinanziamento del Progetto LEO, a nostro avviso possono esplicitare delle ricadute positive nei confronti delle imprese agricole, essendo questo Progetto LEO una infrastruttura importante, in relazione alla quale possono essere efficientati anche interventi di interesse degli allevamenti italiani. È vero che sono sempre importanti gli interventi che si connotano per una dazione diretta di fondi e risorse pubbliche, ma è altrettanto importante creare un ambiente istituzionale, una infrastruttura che sia in grado di seguire e assecondare le Pag. 98esigenze delle imprese. Quindi, a nostro avviso il Progetto LEO merita di essere rifinanziato, come è stato rifinanziato dall'articolo 82, comma 2.
Sono importanti le somme per il settore suinicolo, ma naturalmente non posso che confermare quanto dicevano in precedenza gli auditi in ordine alla necessità di incrementarle.
È altrettanto importante proseguire lungo la strada che ci ha condotto finora al contenimento della pressione fiscale e soprattutto contributiva. La misura della decontribuzione dei giovani under quaranta che operano nel settore dell'agricoltura a nostro avviso deve essere assolutamente ripristinata per l'anno 2025, così come deve essere prorogata la misura relativa alle detrazioni IRPEF per gli interventi di manutenzione del verde, ai quali facevano riferimento anche gli auditi che sono intervenuti, perché questa misura, che non comporta grossi oneri a carico della finanza pubblica, ha generato ricadute positive su tutto il settore.
Un'ultima chiosa. È vero che la legge di bilancio non potrebbe contenere norme ordinamentali, tuttavia esistono norme che, pur apparendo ordinamentali, in realtà non fanno altro che agevolare e rendere efficiente l'esercizio di attività di impresa. Si è fatto riferimento in particolare alla nuova definizione del regime di connessione della produzione delle agroenergie rispetto alle attività agricole principali. Questo è un elemento che chiediamo al Parlamento di valutare con grande attenzione, perché a nostro avviso è arrivata l'ora che si faccia chiarezza su questo importantissimo aspetto delle attività connesse a quelle agricole.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei, anche per essere stato nei tempi.
Pag. 99 MANFREDI PACIFICI, referente nazionale area legislativa COPAGRI. Grazie, presidente. Grazie, onorevoli membri della Commissione.
Entro subito nel merito del testo del disegno di legge, anche perché molti dei punti fondamentali per il settore primario sono già stati ampiamente tracciati dagli auditi che sono intervenuti. Voglio innanzitutto porre all'attenzione delle istituzioni e del legislatore il momento piuttosto delicato che sta attraversando tutto il comparto primario. In particolare, sono sotto gli occhi di tutti le recrudescenze di fitopatie ed epizoozie, gli effetti sempre più frequenti e violenti dei cambiamenti climatici, che influiscono direttamente e negativamente sulla produttività delle colture, fenomeni estremi che, come gelate, alluvioni e soprattutto siccità, pensate a quella che si è verificata in Sicilia e in Sardegna questa estate, hanno quasi completamente distrutto i raccolti, con pesanti ripercussioni sul reddito dei produttori agricoli.
Oggi, dopo i positivi interventi che sono stati messi in campo dal Governo negli ultimi mesi a favore delle imprese del primario, ci troviamo davanti a una manovra che per l'agricoltura risulta essere caratterizzata da luci e ombre. Ovviamente, ci sono misure e interventi certamente condivisibili, quali l'accorpamento in tre scaglioni delle aliquote IRPEF e il taglio strutturale del cuneo fiscale. Questi sono sicuramente da accogliere con favore. Così come la disposizione di cui all'articolo 75 che prevede il rifinanziamento della cosiddetta «nuova Sabatini», norma fondamentale, soprattutto in questo momento in cui le micro, piccole e medie imprese hanno particolare difficoltà per l'accesso al credito. Quindi, il fondo rappresenta sicuramente un fondamentale aiuto per la competitività e l'ammodernamento delle aziende.Pag. 100
Apprezziamo molto anche quanto contenuto nell'articolo 82, soprattutto l'istituzione di un fondo in tema di sostegno alla ricerca sulle tecniche genomiche, che a nostro parere rappresentano il futuro dell'agricoltura, anche perché vengono poste le basi, tramite la ricerca, per nuove varietà più resistenti sia alle fitopatie sia ai drastici mutamenti dovuti ai cambiamenti climatici. In particolare, giova ricordare che l'Italia nel campo delle TEA (tecnologie evolutive avanzate) gioca un ruolo di primo piano a livello europeo, quindi il fatto che venga istituito un fondo triennale, con uno stanziamento di 3 milioni di euro per ogni anno, è sicuramente una buona notizia. Ci aspetteremmo, comunque, un maggiore sforzo volto a incentivare l'innovazione e la ricerca.
Attendiamo quanto abbiamo già discusso il mese scorso durante l'audizione sul Piano strutturale di bilancio, ossia tutte quelle riforme annunciate e collegate alla manovra di bilancio. Mi riferisco in particolare a quelle misure volte al rafforzamento dei settori agricoli, nel quale ci auguriamo che rientrino tutte le misure inerenti al supporto alle aziende che hanno subìto gravi danni da epizoozie e fitopatie (PSA, blue tongue, Xylella fastidiosa) e le disposizioni inerenti alla revisione del sistema degli illeciti in agricoltura e dei reati agroalimentari. Rispetto a quest'ultimo tema, si tratta di misure fondamentali volte alla tutela del nostro made in Italy. Va ricordato, infatti, che il fenomeno dell'italian sounding raggiunge un valore di circa 11 miliardi di euro l'anno, e quella è tutta ricchezza che viene tolta al comparto agroalimentare italiano, per finire in facile lucro illecito da parte di altre aziende.
Ricollegandomi a quanto detto precedentemente dagli auditi, nutriamo alcune perplessità relativamente all'articolo 77, che estende i termini di cui all'articolo 16 della legge n. 162 del 2023 – mi riferisco ovviamente alla ZES unica Mezzogiorno – Pag. 101posto che il citato articolo 16 non tratta del tema agricoltura, che è stato inserito successivamente dal decreto-legge n. 63 del 2024, mediante l'introduzione dell'articolo 16-bis. Giova pertanto evidenziare, ancora una volta, questa discrasia tra il comparto primario e tutto il resto del sistema produttivo del Paese. Ci auguriamo che tale discrasia venga corretta durante l'iter.
A questo punto mi permetto di presentare alcune misure che secondo noi, se rese strutturali o, quantomeno, confermate anche per il 2025, potrebbero rappresentare un importante strumento di valorizzazione e di incentivazione per l'agricoltura.
Un problema fondamentale, che è già stato ricordato, è il ricambio generazionale in agricoltura. Solo l'8 per cento delle aziende agricole, che corrisponde a circa 55.000 aziende, è condotto da giovani under quaranta. Ovviamente, l'invecchiamento della popolazione e anche di chi conduce le imprese e le aziende agricole comporta gravi ripercussioni anche sulla tenuta e sull'abbandono dei terreni. Quindi, riteniamo che sarebbe importante reintrodurre quanto era già previsto nella legge di bilancio per l'anno 2023, ossia l'esonero contributivo per i giovani under quaranta. Questa è sicuramente una misura importante, finalizzata a incentivare e introdurre nuovo ricambio generazionale per le imprese del settore primario.
Vi ringrazio.
GIANFRANCO CALABRIA, vice Capo area legislativa Coldiretti. Presidente, ho notato dal mio cronometro che ho parlato trenta secondi in meno degli altri, quindi le chiedo di poter esprimere un'ultima breve considerazione, se è possibile.
PRESIDENTE. Trenta secondi, prego.
Pag. 102 GIANFRANCO CALABRIA, vice Capo area legislativa Coldiretti. A proposito delle epizoozie e delle fitopatie, anche Coldiretti ritiene essenziale un intervento per valorizzare il fondo emergenziale in agricoltura introdotto dalla legge di bilancio dell'anno scorso, anche prevedendo specifici strumenti di semplificazione per l'accesso alle somme ivi recate. Conseguentemente, anche secondo Coldiretti questa è una misura che deve assolutamente trovare albergo nel disegno di legge di bilancio.
Grazie, presidente.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, ringrazio gli auditi e dichiaro conclusa l'audizione.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
GIANMAURO DELL'OLIO
Audizione di rappresentanti del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (CNDCEC), del Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro, in videoconferenza, e di Rete professioni tecniche.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (CNDCEC), del Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro e di Rete professioni tecniche.Pag. 103
Intervengono per il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili Salvatore Regalbuto, consigliere tesoriere con delega area fiscalità, e Pasquale Saggese, responsabile dell'area fiscalità della Fondazione nazionale commercialisti; per il Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, in videoconferenza, Giuseppe Buscema, componente del collegio dei revisori del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, e Luca Caratti, della Fondazione studi consulenti del lavoro; per Rete professioni tecniche, Armando Zambrano, coordinatore, e Massimo Giuntoli.
Chiedo ai nostri ospiti di contenere la propria relazione entro un tempo di sette minuti così da lasciare spazio a eventuali interventi dei parlamentari e alle relative repliche. Al sesto minuto darò un segnale con un campanello.
Do la parola agli auditi.
SALVATORE REGALBUTO, consigliere tesoriere con delega Area Fiscalità Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (CNDCEC). Signor presidente, la ringrazio.
Un ringraziamento da parte dell'intero Consiglio nazionale e del presidente De Nuccio per questa opportunità che ci viene offerta.
Considerati i tempi, vado direttamente al fulcro di quelle che sono le nostre proposte in merito al disegno di legge di bilancio 2025. Vi è stato fatto pervenire un documento, che vi preghiamo di porre agli atti.
Partiamo immediatamente con quello che per noi è un elemento assolutamente fondamentale, ossia l'articolo 112 del disegno di legge. L'articolo 112, in maniera – devo dire – sorprendente, introduce una previsione di nomina da parte del Ministero dell'economia e delle finanze di un rappresentante designato dal Ministero stesso nell'ambito dei collegi sindacali delle società di diritto privato. Semplifico i concetti per ragioni Pag. 104di tempo. Tutto ciò finalizzato a un monitoraggio di quelle società che percepiscono contributi pubblici, contributi statali di importo significativo. Questa soglia di significatività, sulle prime battute, viene fissata in euro 100 mila. Consentiteci, con molta franchezza, di chiedere la soppressione di questa norma in maniera categorica, in primo luogo perché, come professione che ricopre per la stragrande maggioranza il ruolo di membro dei collegi sindacali, francamente non ne ravvediamo la necessità, semplicemente perché il collegio sindacale è già oggi un elemento di presidio di altissimo profilo che il nostro sistema giuridico pone a tutela non solo degli interessi degli azionisti, dei soci, delle società, ma a tutela del buon andamento economico in generale, ma soprattutto – ci permettiamo di dire – questa norma va in un solco che è già stato battuto in precedenza e che più volte è stato meritevole delle censure da parte dell'Unione europea.
Oggi la norma presuppone che lo Stato possa nominare negli organismi di governance, negli organismi di controllo dei suoi esponenti allorché abbia una partecipazione all'interno di queste società e in maniera proporzionale, salvo situazioni di interesse strategico. Questa norma, così come è scritta oggi, l'articolo 2449 del Codice civile, è già frutto di una modifica, che prima non prevedeva questo criterio di proporzionalità. Vi è di più. In precedenza abbiamo già assistito all'abrogazione dell'articolo 2450 del Codice civile, che dava allo Stato la possibilità di nominare tout court membri all'interno dei Consigli di amministrazione e degli organi di controllo, a prescindere dal possesso di una partecipazione.
È evidente, quindi, che già l'Unione europea ci ha dato elementi chiari e netti per la critica a questa normativa. In più, consentiteci di dire, non solo per le considerazioni preliminari, ci pare su un crinale di legittimità costituzionale abbastanza Pag. 105delicato, nel senso che la libertà di impresa dovrebbe essere un principio garantito. Francamente, in un sistema di controlli che funziona, non comprendiamo l'inserimento di questa norma e ne chiediamo fermamente la soppressione.
Per ragioni sistematiche, vado avanti io brevemente con le nostre proposte su tutto il contesto dei bonus edilizi. Comprendendo il perimetro in cui le normative di modifica si stanno inserendo, evidentemente con l'obiettivo di ridurne anche il costo a carico dello Stato, per quello che riguarda il bonus casa, che è la detrazione più comune, viene ridotta immediatamente e poi viene potenziata per coloro che adibiscono l'immobile ad abitazione principale. Comprendiamo questa finalità. Ci permettiamo di segnalare che, nell'ambito dei soggetti che possono beneficiare di questa detrazione potenziata, bisognerebbe includere non solo i proprietari titolari di diritti reali di godimento, ma anche i loro familiari. Se metto una casa a disposizione di un figlio, che ci risiede, è altrettanto meritevole rispetto al proprietario o al titolare del diritto reale di godimento.
Più radicale, invece, è la proposta che vi sottoponiamo per quello che riguarda tutto il mondo ecobonus e sisma bonus. Anche in questo ambito, l'attuale testo normativo, l'attuale disegno di legge premia con detrazioni maggiorate il fatto che le unità immobiliari destinatarie degli interventi siano utilizzate come abitazioni principali. Proprio per la natura delle agevolazioni (ecobonus, miglioramento energetico; sisma bonus, miglioramento sismico), a nostro parere, in questi casi, che sono casi – ripeto – ben mirati di interventi, perché sono, tra l'altro, interventi molto più pervasivi (sisma bonus e ecobonus), la premialità, anche in ottica di direttiva «Case Green» e di efficientamento vero degli edifici, dovrebbe essere vincolata al miglioramento delle classi energetiche e sismiche degli edifici, Pag. 106non tanto al fatto che l'immobile sia detenuto come abitazione principale. In questo ambito, quindi, vi proponiamo una modifica legislativa che vada in questa direzione.
Considerati i tempi, mi fermo e passo la parola – se mi consente, presidente – al collega Saggese.
PASQUALE SAGGESE, responsabile Area Fiscalità della Fondazione nazionale Commercialisti. Signor presidente, anche da parte mia un ringraziamento a lei e a tutte le Commissioni riunite.
Per quanto riguarda l'intervento sulla curva delle aliquote IRPEF, il giudizio è sicuramente positivo per la misura che va nella direzione della pressione fiscale e nel rendere strutturale la riduzione da quattro a tre delle aliquote IRPEF. Tuttavia, sottolineiamo la necessità di ridurre la pressione fiscale sul ceto medio, in particolare prevedendo o una riduzione dell'aliquota di almeno due punti percentuali sul secondo scaglione di reddito, quello che attualmente va dai 28 mila euro ai 50 mila euro di reddito, ovvero innalzando il limite massimo dello stesso scaglione di reddito da 50 mila a 70 mila, in modo da ridurre la pressione fiscale proprio per quella fascia di contribuenti.
Apprezzabile anche l'ampliamento della platea dei beneficiari della riduzione del taglio del cuneo fiscale, che viene ampliata ai contribuenti con redditi compresi tra 35 mila e 40 mila euro. Tuttavia, evidenziamo il fatto che si è reso, con l'intervento in manovra, ancora più articolato e complesso il già complesso sistema di detrazione di deduzioni, che si è stratificato nel tempo.
Sono stati introdotti nuovi limiti alla fruizione delle detrazioni di imposta, che si vanno ad aggiungere ai limiti già oggi esistenti. Bisognerebbe, quindi, effettuare un intervento di riordino complessivo dei limiti alle detrazioni per semplificare il Pag. 107sistema di calcolo dell'imposta effettivamente rimasta a carico del contribuente e ampliare l'ambito degli oneri detraibili esclusi da questi limiti, estendendoli non solo alle spese sanitarie, ma anche, per esempio, agli interessi passivi su mutui per l'acquisto e la costruzione dell'abitazione principale o per le spese per l'efficientamento energetico degli edifici o la riduzione del rischio sismico.
Valutiamo positivamente la messa a regime dell'imposta sostitutiva sulla rideterminazione del valore di terreni e partecipazioni per le persone fisiche e gli enti non commerciali, ma qui bisognerebbe dare attuazione al criterio presente nella legge delega di riforma del sistema fiscale, che prevede una riduzione dell'aliquota dell'imposta sostitutiva all'aumentare del periodo di possesso del bene oggetto di rivalutazione.
Sulle cripto-attività, invece, l'innalzamento dell'aliquota dal 26 al 42 per cento richiederebbe l'introduzione di una possibilità di affrancare le plusvalenze maturate al 31 dicembre 2024, pagando un'imposta sostitutiva del 26 per cento su base opzionale, per evitare l'applicazione retroattiva della nuova misura delle aliquote.
Grazie.
GIUSEPPE BUSCEMA, componente del collegio dei revisori del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro. Signor presidente, la ringrazio.
Un ringraziamento anche da parte nostra, come Consiglio nazionale, per lo spazio che ci viene riservato. Abbiamo inviato un documento, che ci riserviamo, peraltro, di integrare con alcune proiezioni. Cercherò di concentrare l'attenzione, visto il tempo che ci è stato riservato, su tre misure: il cuneo fiscale, il costo del lavoro e la tematica dei controlli, che è già stata affrontata.Pag. 108
Per quanto riguarda il cuneo fiscale, sicuramente è positivo l'articolo 2 per quanto concerne la riduzione degli scaglioni a tre, quindi stabilizzando la disciplina introdotta lo scorso anno temporaneamente per il 2024. Stessa cosa per le detrazioni. È positiva anche la scelta di andare nella direzione di ridurre il cuneo fiscale per i redditi fino a 20 mila euro, attraverso un bonus, in misura percentuale a seconda della soglia reddituale, piuttosto che una ulteriore detrazione di mille euro per i redditi nella fascia superiore ai 20 mila euro e fino a 40 mila euro.
A questo proposito, però, invitiamo gli onorevoli a porre attenzione sull'impatto di queste misure. Per quanto riguarda il cuneo fiscale sicuramente la misura sarà positiva, però bisogna ricordare che viene a cessare la riduzione del cuneo contributivo. Ricordiamo che nel periodo 2024 abbiamo una riduzione della contribuzione a carico del lavoratore del 6 per cento per i redditi nella fascia da 25 mila a 35 mila euro e nella misura di 7 punti percentuali per i redditi più bassi. Quindi, riguardo l'introduzione delle nuove regole per la riduzione del cuneo fiscale, non tenendo conto della riduzione del cuneo contributivo, in effetti, dalle prime simulazioni emerge che, in realtà, una larga fascia di lavoratori potrebbe trovare una riduzione del netto in busta paga piuttosto che un aumento della retribuzione, andando sicuramente in direzione contraria rispetto all'obiettivo del legislatore.
A questo proposito, abbiamo già indicato nel nostro documento di valutare se mantenere il cuneo contributivo o almeno inserire una clausola di salvaguardia. Come dicevo, invieremo delle simulazioni proprio per dare tangibilità di queste considerazioni che ho appena indicato.
L'altro aspetto riguarda gli incentivi sul costo del lavoro. Il legislatore sembra andare nella direzione di prorogare per due anni la maxi deduzione del costo del lavoro del 20 per cento. Pag. 109In realtà, invitiamo a valutare se le risorse destinate al costo del lavoro attraverso questa misura non sia preferibile destinarle alla riduzione contributiva del costo del lavoro. Questo per diverse ragioni, non ultima l'immediata tangibilità per il datore di lavoro che avrebbe una percezione mensile della riduzione del costo del lavoro e questo inciderebbe positivamente sulle nuove assunzioni.
La riduzione del cuneo fiscale rischierebbe invece di avere effetti negativi.
Il primo effetto è quello di allungare i tempi di fruizione di detta riduzione, perché bisogna aspettare la dichiarazione dei redditi; il secondo è che va a disperdersi all'interno di un calcolo delle imposte e il datore di lavoro potrebbe non avere immediata percezione dell'incremento del personale che ha dato luogo a quella riduzione.
Un altro aspetto riguarda la «decontribuzione Sud» oggetto dell'articolo 72 del disegno di legge. Per ragioni inerenti alla compatibilità con gli aiuti di Stato si è scelto di bloccare questa misura al 31 dicembre 2024. Noi proponiamo, in attesa che si dia adozione alla misura prevista dal comma 3, cioè gli interventi volti a mitigare il divario dell'occupazione nelle aree svantaggiate, di valutare se, almeno con riferimento alle piccole imprese, si possa mantenere la «decontribuzione Sud» in regime di de minimis, il che consentirebbe, almeno alle piccole imprese, di fruire dell'incentivo, compatibilmente con gli aiuti di Stato.
Chiudo, prima di dare la parola al collega, sui controlli previsti dall'articolo 112. Anche dal nostro punto di vista appare molto sproporzionata l'introduzione di un membro di nomina ministeriale all'interno dei collegi sindacali. Se ci sono situazioni per le quali è necessario procedere a maggiori controlli in caso di benefici è preferibile che questa valutazione Pag. 110venga fatta ex post e non attraverso l'inserimento all'interno dei collegi sindacali di un terzo membro di nomina ministeriale.
Io mi fermerei qui e darei la parola al collega Luca Caratti.
Grazie per l'attenzione.
LUCA CARATTI, componente del consiglio di amministrazione della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. Signor presidente, la ringrazio anch'io per l'invito.
Mi concentro subito su alcuni punti che riteniamo cruciali, in particolare sui temi legati al sostegno della genitorialità e al welfare. È estremamente positiva l'elevazione di un ulteriore mese dell'indennità per il congedo parentale all'80 per cento ed è altrettanto positiva l'introduzione della decontribuzione per le lavoratrici madri, ma includendo nella platea dei destinatari anche le lavoratrici autonome.
In tema di misure di welfare aziendale si apprezza la misura che eleva, per un triennio, la soglia di non imponibilità prevista dall'articolo 51, comma 3, del Testo unico delle imposte sui redditi. Si chiede, però, di valutare di rendere strutturale questa misura ormai in termini originari, essendo abbondantemente superati in termini di valore.
Valutiamo inoltre positivamente il mantenimento, per il prossimo triennio, dell'imposta sostitutiva al 5 per cento sull'erogazione dei premi di risultato derivanti da una valutazione di incrementalità di alcuni indicatori. Proprio su questo punto si chiede di valutare, stante l'attuale contesto socioeconomico, la possibilità di prevedere l'applicazione della medesima imposta sostitutiva anche soltanto al mero raggiungimento degli obiettivi delle imprese, sempre, ovviamente, all'interno dei requisiti previsti dalla normativa esistente, ma senza considerare la necessaria incrementalità rispetto al periodo precedente, come attualmente previsto.Pag. 111
In ultimo, mi soffermo sul tema legato alla flessibilità in uscita. È positiva la proroga delle forme di anticipo pensionistico. In particolare, in questo caso ci si riferisce alla cosiddetta «opzione donna». Di fatto, si suggerisce la possibilità di valutare la modifica di uno dei requisiti oggettivi per le lavoratrici, fermi restando, ovviamente, i requisiti soggettivi – ovvero i 35 anni di anzianità contributiva e i 60 anni di età anagrafica –, ovvero di sostituire la previsione che impone, di fatto, che le lavoratrici siano dipendenti o licenziate da aziende per le quali è attivo un tavolo di crisi presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, con, ad esempio, la possibilità di prevedere la stessa facoltà di accesso anticipato alle lavoratrici che hanno terminato il godimento della «Nuova assicurazione sociale per l'impiego» (NASPI).
Ringrazio per l'attenzione. Ho concluso.
ARMANDO ZAMBRANO, coordinatore di Rete professioni tecniche. Signor presidente, la ringrazio.
Anche noi abbiamo inviato, come Rete professioni tecniche – che raccoglie le nove professioni dell'area tecnica e scientifica – un documento che prevede sia interventi immediati sul disegno di legge di bilancio in discussione, sia temi di carattere più generale che riguardano problematiche soprattutto sulla sicurezza degli edifici e così via.
Per quanto riguarda gli aspetti più immediati, sono innanzitutto da apprezzare le modifiche alle aliquote IRPEF, è un passo in avanti verso la semplificazione e l'equità fiscale. Sul tema degli incentivi edilizi, però, questo ulteriore abbassamento delle aliquote preoccupa, proprio perché sappiamo bene come ci siano migliaia di cantieri in sospeso o in difficoltà di completamento, che possono diventare seri problemi per i condomini, che sono spesso destinatari di questi contributi.Pag. 112
Noi stiamo dicendo da anni – lo abbiamo fatto anche di recente, con un tavolo che mette insieme una serie di associazioni del comparto edilizio – che c'è bisogno di una normativa di lungo respiro, che vada anche ad affrontare i temi della direttiva europea sul risparmio energetico. Nel frattempo, però, non possiamo buttare a mare queste centinaia di imprese, che comunque hanno lavorato e tanti condomini che hanno investito in questi interventi. Crediamo opportuno, dunque, che questi incentivi proposti in diminuzione vengano ripristinati, quantomeno in valori accettabili. Proponiamo il 50 per cento fino al 2025, il 40 per cento fino al 2026 e il 36 per cento fino al 2027.
Come dicevo, però, c'è bisogno di guardare lontano e, insieme alle professioni e alle imprese che si occupano di questo, cominciare a pensare a come affrontare questo tema della sostenibilità energetica, quindi raggiungere i livelli che prevede la direttiva europea di riduzione del consumo energetico del 16 per cento entro il 2030 e del 22 per cento entro il 2035, fino ad arrivare nel 2050 a consumo pari a zero. È una sfida importante, però avremmo dovuto incominciare a pensarci da ieri, oggi può essere già troppo tardi.
Sul «piano Casa Italia», ossia l'articolo 71 del disegno di legge di bilancio relativo al rilancio delle politiche abitative in Italia, siamo sicuramente favorevoli. Lo abbiamo detto anche in precedenti occasioni. È indispensabile rivedere il comparto dell'edilizia, soprattutto quella sociale. Per fare questo, però, non dimentichiamo che abbiamo un arretrato di normative in campo urbanistico ed edilizio, il che crea difficoltà ogniqualvolta si vogliano fare, soprattutto, interventi sull'esistente e di rigenerazione urbana.
Il «Salva Casa» ha offerto un primo passaggio importante sul tema della definizione della conformità edilizia, ma occorre Pag. 113fare i passi successivi e andare, per esempio, verso un fascicolo del fabbricato che serva a certificare la qualità, la sicurezza e le caratteristiche di un edificio. Dopodiché, si possono immaginare interventi per aree, per comparti, che lo Stato può definire in modo da risolvere il problema della necessità delle abitazioni.
Tornando al tema della fiscalità, vi è un problema come professionisti, in generale, ordinistici, ossia il tema delle società tra professionisti, che non riesce a decollare per tanti motivi. È evidente che c'è un problema anche di natura fiscale. Su questo abbiamo fatto una serie di proposte, che avrebbero ben diritto di essere prese in considerazione nell'esame del disegno di legge di bilancio.
Tutto ciò, unitamente al problema della flat tax – che, a nostro avviso, dovrebbe essere elevata da 85 mila a 100 mila euro – può essere un elemento anche di aggregazione, se si eguaglia lo stesso livello di regime forfettario anche alle società, aumentando ovviamente il massimale, in funzione, per esempio, dei soci professionisti. Ciò rappresenterebbe un modo per non scoraggiare – come sta avvenendo in questi anni e, addirittura, costringere alla chiusura – quelle poche società tra professionisti, soprattutto nel campo tecnico, che pure ci sono. Negli altri campi ce ne sono di più, ma pensate che nel campo tecnico c'è la concorrenza delle società di ingegneria, che possono svolgere liberamente le medesime attività delle società tra professionisti, senza i vincoli che queste hanno.
Un ultimo tema importante è quello del partenariato pubblico-privato. Il correttivo sugli appalti ha recato un livello di semplificazione secondo noi insufficiente. Terminati i fondi del PNRR, vi saranno grandi difficoltà a realizzare opere pubbliche. Il partenariato pubblico-privato è un meccanismo importante per consentire di riprendere le attività e la realizzazione Pag. 114di opere pubbliche. Per questo ci riserviamo di presentare ancora altre proposte di semplificazione.
Sul tema di un'ulteriore proposta sulle società tra professionisti, che riguarda la riduzione dell'IRES, presidente, se mi consente, darei la parola all'architetto Giuntoli, che dovrebbe essere in collegamento, per completare l'esposizione.
Gli altri temi li troverete nell'ambito del nostro documento. Grazie.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
GIUSEPPE TOMMASO VINCENZO MANGIALAVORI
PRESIDENTE. Rimangono un paio di minuti. Prego, dottor Giuntoli.
MASSIMO GIUNTOLI, Rete professioni tecniche, intervento in videoconferenza. Signor presidente, la ringrazio.
Il coordinatore Zambrano è stato molto sintetico ed esaustivo sui punti di carattere generale. Mi soffermo soltanto su un punto. Tutti gli incentivi fiscali, tutto quello che ha prodotto il mondo del superbonus o non superbonus, rilancio o meno dell'edilizia, incluso anche il PNRR, ha messo in evidenza che il sistema Italia, dal punto di vista degli studi professionali, non è strutturato. Vi sono studi piccoli, non competitivi sul panorama europeo. Pertanto per diventare efficienti, sia dal punto di vista della qualità, sia dal punto di vista dell'apporto del lavoro, vi è bisogno di strutturare meglio le società tra professionisti.
Come diceva l'ingegnere Zambrano, un'altra delle proposte che abbiamo ben evidenziato è un emendamento che va a modificare, all'articolo 5, il comma 1. Si propone di ridurre l'aliquota IRES – semplifico, ma è scritto nel documento che l'ingegner Zambrano deposita – alla metà, quindi portarla al 12 Pag. 115per cento per i due periodi di imposta successivi a quello in cui è avvenuta l'aggregazione, in modo tale che l'aliquota venga ridotta, in sostanza, del 50 per cento per tutta la parte di eccedenza di incremento di reddito. Quindi, per quella parte in cui il soggetto A si aggrega con il soggetto B e ha un incremento reddituale, si propone una riduzione del 50 per cento dell'aliquota di imposta per i due periodi d'imposta successivi. Questa è una grande cosa che va ad aumentarne una buona, che è quella della neutralità fiscale, per cui vi ringraziamo, perché è già estremamente positiva la neutralità fiscale per chi si aggrega. Non basta, però, perché le società tra professionisti sono pochissime.
Vi chiediamo, quindi, ed è espressamente messo nel documento, questa possibilità.
Grazie dell'ascolto.
PRESIDENTE. Grazie.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
GIANMAURO DELL'OLIO. Signor presidente, volevo rivolgere una domanda in particolare per quanto riguarda la soppressione dell'articolo 112. È, più che altro, una curiosità. Ho fatto la stessa richiesta prima all'Alleanza delle cooperative italiane e ho chiesto quante aziende più o meno sarebbero coinvolte e la loro risposta è stata tra le 80 mila e le 100 mila imprese. Il problema è capire la ratio. Se i soggetti che devono intervenire per conto del Ministero devono essere revisori, c'è un problema. Se, invece, sono dipendenti del Ministero, a quel punto incomincia a esserci un potenziale conflitto di interessi. Volevo capire bene il punto.
La domanda vera e propria, invece, riguarda le cripto-attività. Vi chiedo, gentilmente, di specificare la vostra proposta Pag. 116su questo tema. La nostra opinione sulla questione è che portare al 42 per cento l'aliquota dell'imposta sostitutiva sulle plusvalenze e gli altri proventi derivanti dalle operazioni in cripto-attività per ottenere un gettito, quantificato dalla relazione tecnica, di 16,7 milioni di euro, in realtà, è fittizio, perché, un secondo dopo che viene approvata la norma, spariscono tutte le aziende e le persone utilizzeranno provider esteri. Banalmente, quindi, andremo a creare semplicemente problemi.
Stiamo studiando un emendamento per intervenire e assicurare il rendimento allo Stato, ma non creare un problema. La maggior parte delle cripto-attività vengono utilizzate dai giovani, ma l'Italia credo che sia il terzo o il quarto Paese dell'Unione europea che le utilizza. Quindi, dovremmo gestirle, più che semplicemente tassarle. Intervenendo in questa maniera, a gamba tesa, sulla materia, si va solo a distruggere un settore. Come diceva Savona qualche anno fa «Il vaso di Pandora è stato aperto e va gestito, perché non lo si può richiudere». Nella realtà non mi pare sia stato finora gestito. In questa maniera, credo si possa creare solamente un problema.
Grazie.
PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la replica.
SALVATORE REGALBUTO, tesoriere del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (CNDCEC) con delega Area Fiscalità. Grazie per la domanda.
Per quanto riguarda l'articolo 112, per ragioni di tempo io non mi sono addentrato sulla stesura della norma. Molto sinceramente, la nostra richiesta – come abbiamo precisato – è la soppressione tout court. La norma è molto lacunosa per le ragioni che ha detto lei, onorevole. In primo luogo, non è comprensibile, proprio numericamente, come si faccia a ricoprirePag. 117 una posizione in così tante possibili situazioni (100 mila euro è un limite veramente basso) e, soprattutto, la norma si va a sovrapporre alla norma madre sui controlli, che è quella prevista dal codice civile.
Il collegio sindacale è un organo collegiale, quindi non si può demandare a uno dei tre membri una funzione che, per sua natura, è collegiale. Lo Stato ha tutta la possibilità, la legittimità e il dovere – fatemi dire – di fare i controlli, il potere e il dovere, ma ci sono altri mezzi, non sicuramente quello di andare a incidere in maniera così pervasiva sulla vita di società ed enti di diritto privato, soprattutto tenendo conto che, peraltro, questo comporterebbe adeguamenti di statuti e costi ulteriori.
Sulla stesura della norma non vado oltre. Non ci vogliamo neanche arrivare lì, sia chiaro. Se dovessimo entrare nel merito della stesura di cos'è un contributo – se è un contributo in denaro, è un contributo sotto forma di credito d'imposta – si aprirebbe un tema infinito.
Per quanto riguarda le cripto-attività, la detenzione attraverso provider è comunque soggetta a monitoraggio da quadro RW del modello dei redditi, quindi, in ogni caso, è monitorata. La volontà di incrementare la tassazione su questo tipo di asset è, evidentemente, una volontà politica, su cui il Consiglio nazionale non interviene più di tanto.
La nostra proposta è, innanzitutto, quella di allineare la norma. Oggi la norma, per assurdo, consentirebbe di riportare minusvalenze relative agli anni 2023-2024 – minusvalenze patite in un regime in cui la tassazione era del 26 per cento – e di poterle compensare nell'anno in cui si conseguono plusvalenze che sarebbero tassate al 42 per cento. Questo crea un disallineamento, che è quello che diceva prima il dottor Saggese.Pag. 118
Per il resto, il discorso su ulteriori sistemi per tassare senza penalizzare è più macro-economico, più di obiettivo generale. Sicuramente le plusvalenze realizzate su questi tipi di asset talvolta hanno raggiunto volumi tali che l'intenzione del legislatore di intercettarle probabilmente è lodevole.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
SALVATORE REGALBUTO, tesoriere del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (CNDCEC) con delega Area Fiscalità. Posso aggiungere una cosa?
PRESIDENTE. Certo.
SALVATORE REGALBUTO, tesoriere del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (CNDCEC) con delega Area Fiscalità. Per non penalizzare si potrebbe dare la possibilità ai detentori di cripto-attività al 31 dicembre di affrancarne il valore mediante il pagamento di un'imposta sostitutiva, un po' come si fa con le altre partecipazioni, in modo tale da non incidere dall'oggi al domani e dare comunque una possibile way out, che sarebbe anche fonte di gettito.
PRESIDENTE. Grazie per il vostro contributo. Vi auguro una buona serata.
Dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione di rappresentanti di CGIL, CISL, UIL, UGL, CISAL e, in videoconferenza, CONFSAL.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario Pag. 1192025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti di CGIL, CISL, UIL, UGL, CISAL e CONFSAL.
Intervengono per la CGIL i dottori Ferrari, Brancato e Giangrande; per la CISL i dottori Ganga e Colotto; per la UIL i dottori Buonomo, Gambardella e Kumor; per UGL i dottori Ulgiati e Bitti; per CISAL i dottori Blasi, Romano e Marone; per CONFSAL i dottori Serafini e Rinaudo.
Chiedo ai nostri ospiti di contenere la loro relazione entro un tempo di sette minuti, al sesto minuto vi darò un segnale, così da lasciare spazio a eventuali interventi e alle vostre relative repliche.
Do la parola agli auditi.
CHRISTIAN FERRARI, segretario confederale CGIL. Signor presidente, innanzitutto la ringrazio per l'opportunità di portare il punto di vista della CGIL all'attenzione del Parlamento.
Parto da una brevissima descrizione della realtà economica e sociale del nostro Paese, che va guardata in faccia senza infingimenti: PIL che cresce dello «zero virgola»; produzione industriale che cala da 19 mesi consecutivi; domanda interna che ristagna, mentre l'export ad agosto ha perso il 6,7 per cento in valore e il 10,7 per cento in volume sull'anno precedente; precarietà, lavoro nero e sommerso che colpiscono 6 milioni di lavoratrici e lavoratori; l'evasione fiscale contributiva è a quota 82,4 miliardi; l'inflazione cumulata nel triennio 2021-2023 è stata del 17,3 per cento.
Il disegno di legge di bilancio si inserisce in questo quadro e non certo in quello decantato dal Governo, che continua a celebrare record immaginari.
Alla domanda su quanto la legge di bilancio possa cambiare questo stato di cose è lo stesso Esecutivo a rispondere, certificandoPag. 120 per i prossimi anni un impatto della politica economica sul PIL tra 0,3 e 0,0 punti percentuali.
Il vero problema è che i provvedimenti in discussione sono destinati a peggiorare ulteriormente le cose, in particolare con quella vera e propria fiera di tagli agli investimenti e ai servizi pubblici decisa per rispettare il nuovo Patto di stabilità – cui anche il Governo italiano ha dato il via libera in Europa – che condannerà il nostro Paese a sette anni di austerità. A pagare il prezzo più salato di questa impostazione saranno lavoratori, pensionati, ceti popolari, che, dopo aver subìto una brutale perdita del potere d'acquisto causata da un'inflazione da profitti, lasciata libera di consumarsi a loro danno, verranno colpiti anche nel cosiddetto salario indiretto o sociale.
Noi sosteniamo che c'era, e c'è, un'alternativa all'ulteriore diminuzione dei dipendenti pubblici, all'ennesimo taglio per istruzione, ricerca, regioni ed enti locali, alla programmazione di una riduzione delle risorse per la sanità pubblica tale da raggiungere nel 2027 il livello più basso mai registrato in rapporto al PIL, pari al 5,91 per cento. Si potevano, e si possono, recuperare molte risorse da profitti, extraprofitti, rendite, grandi patrimoni, evasione fiscale e contributiva. Invece, non solo non si vanno a prendere i soldi dove vi sono, ma si fa addirittura l'opposto, riducendo la progressività fiscale- con la conferma della flat tax e la sua eventuale estensione – e ricorrendo a condoni, concordati e a ogni altro strumento possibile e immaginabile per favorire gli evasori. A parole si predica il «meno tasse per tutti», nei fatti chi vive di salari e di pensione pagherà nel 2024 oltre 17 miliardi di IRPEF in più a causa del drenaggio fiscale, finendo per finanziare di tasca propria anche il taglio del cuneo, in una sorta di grande partita di giro a saldo zero.Pag. 121
Oltretutto, siamo al terzo anno di fila in cui si tenta di vendere come nuovo sostegno ai lavoratori ciò che nuovo non è affatto, ma è, semplicemente, la fiscalizzazione della vecchia decontribuzione, con la novità che la stragrande maggioranza del mondo del lavoro non solo non vedrà un euro in più in busta paga, ma ci perderà addirittura qualcosa. Direi che non è certamente questo il modo di affrontare una questione salariale – che in Italia è ormai grande come una casa –, un'emergenza che, evidentemente, il Governo non ha alcuna volontà di risolvere, come dimostra l'intenzione di rinnovare i contratti del pubblico impiego coprendo appena un terzo di quanto perso con l'inflazione.
C'è, poi, il capitolo previdenziale. È completamente scomparso dall'orizzonte il superamento, promesso in campagna elettorale, della legge Monti-Fornero, con l'azzeramento, di fatto, delle già insufficienti forme di flessibilità in uscita, che riguarderanno appena lo 0,011 per cento dei lavoratori dipendenti, e con l'obiettivo, completamente ribaltato, di allungare, per ora in via volontaria, l'età lavorativa sino a 70 anni e oltre.
Infine, si sta privando il Paese, attraverso il taglio degli investimenti pubblici, – a cominciare dalle risorse destinate al settore dell'automotive, che rischia di implodere – della possibilità stessa di mettere in campo politiche industriali in grado di affrontare la transizione digitale, ambientale ed energetica e di invertire un declino produttivo che è sempre più evidente.
Se a tutto ciò aggiungiamo i pesanti ritardi nell'attuazione del PNRR e l'assenza di qualunque strategia per il Mezzogiorno, allora troviamo la piena spiegazione della crescita anemica in corso, che potremmo persino rimpiangere nei prossimi anni.
L'unico settore che non solo non subisce alcuna austerità, ma che vede un incremento delle risorse senza precedenti è la spesa militare, con circa 35 miliardi di euro in più da qui al Pag. 1222039 tra il Ministero della difesa e il Ministero delle imprese e del made in Italy. Una scelta che ci vede radicalmente contrari perché preannuncia la conversione della nostra economia in un'economia di guerra, che non può portare nulla di buono, e perché, inoltre, consideriamo inaccettabile che si rilanci con i soldi pubblici la corsa al riarmo, mentre si tagliano i salari, mentre il Servizio sanitario nazionale rischia di collassare e mentre il welfare diventa sempre meno pubblico e sempre meno universalistico.
Non credo che serva altro per motivare la nostra mobilitazione, che culminerà nello sciopero generale del prossimo 29 novembre, a meno che non arrivino risposte alle nostre rivendicazioni che mettono al centro l'aumento dei salari e delle pensioni, il sostegno a sanità, istruzione e servizi pubblici e politiche industriali che puntino davvero a cambiare un modello di sviluppo ormai insostenibile sia dal punto di vista sociale che da quello ambientale.
Grazie.
IGNAZIO GANGA, segretario Confederale CISL. Signor presidente, ringrazio lei e le Commissioni Bilancio di Camera e Senato per questa occasione di confronto.
La manovra, nei limiti finanziari imposti dal Patto di stabilità europeo, presenta per noi diversi interventi in linea con le nostre rivendicazioni. Di conseguenza, pur riscontrando aspetti migliorabili e da modificare, riteniamo che il disegno di legge risponda a diverse urgenze dei lavoratori, delle famiglie e del sistema socioeconomico nel suo complesso.
In particolare, sul fronte del sostegno ai redditi da lavoro dipendente abbiamo apprezzato la decisione di rendere strutturale e di elevare la soglia del taglio del cuneo fiscale contributivo.Pag. 123
Altro elemento che abbiamo giudicato favorevolmente è la conferma della defiscalizzazione al 5 per cento dei salari legati alla produttività e al welfare contrattato, la conferma della detassazione sui fringe benefit, la detassazione fino a 5 mila euro per i neoassunti che si spostano dal luogo di residenza.
Per noi è importante la conferma strutturale della decontribuzione a favore delle lavoratrici madri, nonché il rafforzamento degli incentivi alle assunzioni.
Sul fronte famiglia, abbiamo valutato con favore l'assegno per i nuovi nati e il rafforzamento dei congedi parentali, anche se all'interno del contributo da noi prodotto e posto a vostra disposizione vi sono alcuni punti nei quali si propone il rafforzamento del bonus per gli asili nido.
È positiva la conferma delle misure di incentivo alle ristrutturazioni.
Sul fronte welfare e pubblico impiego, abbiamo valutato positivamente l'incremento del Fondo sanitario nazionale, anche se chiediamo un rafforzamento ulteriore per favorire soprattutto assunzioni e stabilizzazioni di personale sanitario.
È importante il rafforzamento delle misure a sostegno dei rinnovi contrattuali nel triennio 2025-2027 e nel quadriennio 2028-2031, dove si va a costituire la riserva tecnico-economica.
Sul capitolo pensioni, abbiamo accolto favorevolmente il ripristino del modello di indicizzazione delle pensioni all'inflazione, secondo le regole che avevamo pattuito con il precedente Governo Draghi. Ovviamente, le misure a scadenza rifinanziate – «APE sociale», «Quota 103», «Opzione Donna» – , pur con regole che all'epoca avevamo ritenuto un po' troppo ferree – per cui necessiterebbero di una maggiore flessibilizzazione – le riteniamo positive. Così come il contributo di solidarietà introdotto per banche e assicurazioni, riteniamo che debba essere esteso anche alle multinazionali della logistica, del digitale, Pag. 124dell'energia, del farmaceutico, che hanno macinato utili importanti, soprattutto durante la crisi pandemica.
A fronte di queste valutazioni positive, riteniamo ora necessario intervenire sui margini di miglioramento e di modifica della manovra. In particolare, chiediamo di aumentare le risorse destinate alle pensioni minime e alla non autosufficienza, che esprimono nel nostro testo scritto una serie di criticità che chiediamo vengano recuperate e sanate.
Riteniamo sia necessario rafforzare gli sgravi per le fasce medie di reddito elevando ulteriormente la soglia di décalage del cuneo e abbassando la seconda aliquota dell'IRPEF.
Contestiamo il passaggio sul taglio strutturale degli organici nella scuola e il blocco parziale del turnover nella pubblica amministrazione, nell'università e nella ricerca.
Anche noi poniamo l'accento sul tema del taglio all'automotive. Abbiamo rilevato, nelle tabelle allegate alla manovra, che già nel 2025 vi è una riduzione di 562,186 milioni di euro, con un contenimento delle risorse a sostegno del settore nel periodo 2025-2030 di 4,6 miliardi di euro. È un tema che sottoponiamo all'attenzione del Parlamento perché è una questione che ci preoccupa tantissimo. Riteniamo che questi finanziamenti vadano necessariamente ripristinati.
Riteniamo fondamentale aprire un confronto su una riforma organica della previdenza per introdurre più flessibilità, più sostenibilità sociale e più inclusione, specialmente per giovani e donne.
Chiediamo un segnale maggiore sul fronte del contrasto all'evasione e all'elusione fiscale.
Su tutti questi fronti siamo pronti a un confronto strutturato sia con il Governo, sia con il Parlamento. Presenteremo su questi temi, sui quali abbiamo evidenziato alcune criticità, delle Pag. 125proposte emendative volte a migliorare il testo secondo queste linee.
Quanto ad alcuni temi specifici, relativamente al mercato del lavoro – articolo 29 – non condividiamo che dal 2025 non sia più erogato il sussidio di disoccupazione ai lavoratori italiani rimpatriati e ai frontalieri oggi previsto. Riteniamo sia positivo lo stanziamento di 400 milioni di euro per finanziare la proroga degli ammortizzatori di cui all'articolo 30. Auspichiamo che quanto previsto al comma 10 dell'articolo 30 sul programma nazionale «Garanzia di occupabilità dei lavoratori» (GOL) contribuisca veramente a raggiungere i tre milioni di beneficiari del programma stesso. Riguardo alle lavoratrici madri – articolo 35 – riteniamo che sia positivo che divenga strutturale e venga esteso alle lavoratrici autonome. Relativamente all'articolo 70, sempre in materia lavoristica, riteniamo positiva la proroga della super deduzione IRES per il triennio 2025-2027. Per quanto concerne l'articolo 72 relativamente agli incentivi per il rilancio occupazionale ed economico, le risorse risparmiate dalla misura «Decontribuzione Sud» in scadenza al 31 dicembre 2024 e spostate sui bonus per giovani, donne e Zone economiche speciali (ZES) noi riteniamo che debbano essere mirate nel senso già indicato dall'articolo 70, quindi che debbano essere maggiormente orientate alle sacche di maggiore complessità, nel quadro di un sistema assunzionale a favore di giovani e donne.
Relativamente al tema previdenza, la misura di cui all'articolo 23, relativo alle misure di trattamento in servizio dei dipendenti, per noi non presenta profili di problematicità. Riteniamo che gli incentivi al trattamento in servizio possano, se volontari, rappresentare un'opportunità per il lavoratore e per una pubblica amministrazione che si sta fortemente impoverendo, però non devono in alcun modo essere intesi come Pag. 126un'apertura verso ulteriori incrementi di requisiti pensionistici e non devono assolutamente pregiudicare le assunzioni di nuovo personale. Quindi, riteniamo che siano positive queste misure pensionistiche espresse dall'articolo 24. Con riferimento alle pensioni minime ribadisco che si deve fare di più per rafforzare la percentuale, che è stata ridotta dal 2,7 al 2,4 per cento quest'anno, per cui chiediamo un sostegno e un'attenzione maggiore.
Riteniamo positiva l'apertura che si sta dando a una congiunzione tra primo e secondo pilastro delle misure pensionistiche, tuttavia sul secondo pilastro ci saremmo aspettati molto di più, perlomeno un semestre di silenzio-assenso in modo da rafforzare questa seconda gamba della previdenza che può rappresentare un utile sostegno per giovani e donne, che, notoriamente, hanno un montante previdenziale più debole, per cui bisogna insistere anche su una campagna di educazione previdenziale e di educazione finanziaria, che costerebbe pochissimo al Paese.
Tutto il resto lo troverete all'interno del testo che vi abbiamo inviato. Grazie.
VERA BUONOMO, segretaria Confederale UIL. Grazie, presidente. Grazie alle Commissioni per questo momento di confronto.
Senza entrare nel merito dell'analisi macroeconomica e del periodo che stiamo attraversando, io dico subito che per la UIL questa legge di bilancio è completamente insufficiente a rispondere alle sfide del Paese e, soprattutto, non fa altro che richiamare un paradigma che poco è consono a questo periodo, ossia quello dell'austerity. Le politiche fiscali, sociali e sanitarie del welfare che sono proposte non sono un reale sostegno per i lavoratori, per le lavoratrici e per i pensionati, quindi non Pag. 127sono un sostegno nemmeno per le famiglie, che continuamente vengono richiamate in tutte le norme.
Registriamo in questa manovra un approccio inadeguato per affrontare i problemi sostanziali che abbiamo in Italia, che sono il precariato, la povertà lavorativa, le disuguaglianze territoriali, senza pensare a questa spada di Damocle rappresentata dall'autonomia differenziata. Il sistema sanitario viene definanziato, così come vengono tagliate le risorse a tutti i ministeri e agli enti locali, colpendo in particolar modo l'istruzione e il welfare. Si sa che quando si parla di tagli a pagarne le conseguenze sono sempre i cittadini e, quindi, la qualità della vita delle persone.
Con riferimento al fisco va detto che, a partire dal primo trimestre del 2024, i salari reali – quindi non quelli nominali, che sono aumentati a seguito dei rinnovi contrattuali – in Italia sono ancora inferiori del 6,9 per cento rispetto al periodo pre-pandemia. Questa diminuzione è tra le più rilevanti dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Di fronte a questa erosione salariale nulla viene fatto e la riconferma del taglio del cuneo fiscale non riesce a far recuperare il potere d'acquisto di questi salari che sono fermi da vent'anni. Nonostante la solita propaganda, il netto in busta paga, che si avrà solo da gennaio, è soltanto per i redditi al di sopra dei 35 mila euro, invece quelli inferiori subiranno sicuramente dei tagli rispetto all'anno scorso.
La riconferma dell'IRPEF a tre aliquote va a vantaggio soprattutto dei redditi più alti. La UIL è per una revisione complessiva del sistema fiscale orientata alla progressività, all'allargamento della base imponibile, alla riduzione delle disparità fiscali, che tuttora sussistono, tra la tassazione sui redditi da lavoro e da pensione e quelle fonti, come le rendite finanziarie e i dividendi, che, invece, godono oggi dei vantaggi.Pag. 128
Siamo completamente contrari a questi concetti e a questi ricorsi a condoni – anche se vengono chiamati in modo diverso – e alla flat tax, come ricorda anche l'Europa nelle varie raccomandazioni. Questo è il Paese che negli ultimi anni ha registrato venti condoni, che è un modo per far pace con gli evasori. Rappresentano una visione completamente diversa da quella della UIL. Premiare chi non rispetta le regole e perseguitare lavoratori e pensionati, che sono gli unici a pagare le ritenute alla fonte, significa non voler affrontare il problema di un'evasione che si attesta intorno agli 80 miliardi di euro.
Il concordato preventivo – si scrive «concordato», ma si legge «indennità e condono» – è l'esempio eclatante di una misura che è pensata per fare cassa, ma che va sempre incontro agli evasori. Se pensiamo che per i dipendenti pubblici che hanno cartelle esattoriali superiori ai 5.000 euro e hanno uno stipendio superiore a 2.500 euro viene data la possibilità alle amministrazioni di trattenere degli importi, capiamo qual è il metodo di questo Governo: essere forte con i deboli e debole con i forti.
Rispetto alla questione dell'extratassa sugli extraprofitti, il messaggio che viene lanciato è chiaro: non è una tassa, ma è semplicemente un prestito, che verrà restituito entro due anni. Un prestito che speriamo non diventi fruttifero, ma in questo Paese tutto può accadere. È molto diversa dal modo in cui è stata concepita nel 2022. Anche in questo caso vorrei fare un parallelo tra il sacrificio che viene chiesto alle banche e quello che, invece, viene fatto sempre con i dipendenti pubblici, ai quali il trattamento di fine rapporto (TFR) e il trattamento di fine servizio (TFS) – che, ricordo, è salario differito e, quindi, è un diritto del lavoratore –, viene riconosciuto dopo dodici mesi e, se è superiore ai 50.000 euro, addirittura anche dopo Pag. 129più di dodici mesi. Quindi, si utilizzano due pesi e due misure, nonostante ci troviamo nello stesso Paese.
Rispetto alle pensioni, sono state riproposte le stesse misure dello scorso anno che non sono state assolutamente migliorate, anzi sono soluzioni che non portano a nessun risultato e che non affrontano minimamente il problema alla fonte. Noi siamo per una riforma strutturale delle pensioni. Non incontriamo questo Governo, che è deputato a decidere, da più di un anno. Quanto al sistema previdenziale, esso è insostenibile e non guarda alle giovani generazioni, ma, anzi scarica il peso delle scelte infauste che vengono fatte adesso proprio sulle future generazioni.
Oggi i pensionati italiani sono tra i più tassati d'Europa, il 30 per cento in più degli altri Paesi. Non intendo commentare l'aumento di 3 euro al mese delle pensioni minime, che rappresentano 10 centesimi al giorno. Un altro cavallo di battaglia di questo Governo è stato quello di migliorare la condizione dei pensionati con le pensioni minime e quello dell'abolizione della legge Monti-Fornero, invece non è accaduto nulla.
Le misure, quali «Opzione Donna», «Quota 103» e «APE sociale», sono misure che non risolvono il problema, tanto che le adesioni e le richieste sono state dimezzate, sono il 50 per cento rispetto a quelle dell'anno precedente, proprio perché non sono convenienti e, quindi, difficilmente vengono prese in considerazione.
Per quanto riguarda la possibilità per i dipendenti pubblici di andare in pensione non a sessantasette, ma a settant'anni, anche se è indicato che è volontariamente, per noi è soltanto un modo per evitare il turnover e far entrare nella pubblica amministrazione giovani.
C'è un'assenza totale per quanto riguarda la sicurezza nei luoghi di lavoro e il precariato. Non c'è attenzione per quanto Pag. 130riguarda la famiglia, perché tutte le misure che vengono prese in considerazione sono misure spot per aiutare le donne. Intanto le donne sono donne a prescindere dall'avere figli o meno, e se ne hanno due, tre, quattro o uno solo. Questa è già un'altra questione che non ci vede assolutamente d'accordo. Per aiutare le donne bisognerebbe investire in infrastrutture sociali di prossimità, asili nido e tempo pieno a scuola, non su misure spot.
La sanità è assente, anche se sono appostati e allocati 1,3 miliardi di euro di risorse. Non è sufficiente. Mancano 30 mila tra medici e infermieri, il sistema sanitario nazionale è al collasso, le liste d'attesa sono sempre lunghissime. Questo è un Paese che non parla di uguaglianza, di equità e di un concetto universalistico del welfare, quindi non ci riconosciamo assolutamente in questa visione.
Questo è il motivo per il quale insieme alla CGIL abbiamo proclamato lo sciopero generale per il 29 novembre. Pensiamo di dover essere ascoltati rispetto a cambiamenti che sono necessari per il futuro di questo Paese.
LUIGI ULGIATI, vice segretario generale UGL. Grazie, presidente.
L'Unione generale del lavoro, dopo la presentazione del Piano strutturale di bilancio, ha formulato una serie di richieste, condivise anche con una mobilitazione del sindacato nei luoghi di lavoro e nelle maggiori piazze del Paese. Queste richieste si articolano lungo tre direttrici: il rafforzamento del potere di acquisto di stipendi e pensioni, il sostegno alle famiglie e all'occupazione, ulteriori misure per abbattere l'insicurezza nei luoghi di lavoro.
Rispetto alla riduzione della pressione fiscale, si guarda con interesse all'introduzione del quoziente familiare e al décalage del taglio del cuneo fiscale e contributivo, che riduce l'effetto Pag. 131distorsivo derivante dall'applicazione dell'aliquota fissa. Riteniamo positiva la conferma del taglio del cuneo contributivo maggiorato per le lavoratrici madri.
Riteniamo sia necessario rafforzare le politiche di natalità, oltre che con incentivi economici, potenziando anche i servizi sul territorio.
È positiva l'aliquota fiscale di maggior vantaggio sugli accordi collettivi di produttività e la disciplina dei fringe benefit. Rimane la necessità di favorirne una più capillare diffusione, spesso circoscritta a imprese di maggiori dimensioni e al nord Italia.
Va valutata anche la possibilità di introdurre misure per agevolare la sottoscrizione dei rinnovi dei contratti collettivi nazionali nel settore privato. È interessante lo stanziamento delle risorse per il rinnovo dei contratti nel pubblico impiego. Semmai, andrà fatta una verifica sul reale potere d'acquisto degli stipendi dei lavoratori pubblici, ma questo nel corso della vigenza contrattuale.
Sul versante previdenziale, prorogare gli strumenti di flessibilità in uscita è sicuramente condivisibile. Va superata la rigidità della riforma Fornero per favorire una maggiore libertà di scelta della persona in ragione di età anagrafica, anzianità contributiva, condizioni psico-fisiche, disabilità, non autosufficienza, esposizione a fattori di rischio per la salute e la sicurezza, settori usuranti e precocità nell'ingresso nel mondo del lavoro. Riteniamo necessaria la definizione di una pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere professionali discontinue.
Il sostegno alla previdenza complementare risponde ad una richiesta formulata anche da questa organizzazione sindacale. È un'opportunità per il lavoratore e sarebbe un volano di crescita economica e sociale per il Paese. Ebbene, il disegno di Pag. 132legge di bilancio appare, al momento, carente sotto questo profilo.
Occorre il rilancio delle adesioni alla previdenza complementare, mancando sia la previsione di un nuovo semestre bianco di adesioni, sia il rafforzamento delle agevolazioni fiscali. Occorre, inoltre, la rivalutazione degli assegni pensionistici. Se attivata in queste modalità, garantirebbe il potere d'acquisto degli stessi.
Sul versante del sostegno alla famiglia e al lavoro, è condivisibile la proroga sugli strumenti già esistenti, ma vanno valorizzati per i nuclei familiari numerosi. L'Italia è uno dei Paesi che vivono un periodo critico sul versante della natalità. Bisogna potenziare i congedi parentali, i servizi all'infanzia e il sostegno alle famiglie più disagiate.
È interessante il «Piano casa» per la definizione di un «Piano nazionale dell'edilizia residenziale pubblica e sociale», ma questo dipende dalle risorse che effettivamente verranno messe in campo.
La leva fiscale rappresenta un'opportunità per indirizzare risorse verso il lavoro e le attività produttive, quindi è condivisibile il principio adottato anche in questa legge di bilancio di favorire le imprese che assumono e che investono in innovazione. Nonostante la crescita dell'occupazione che si è registrata negli ultimi anni, permangono alcune forti criticità: alto tasso di inattività, ridotta partecipazione di giovani e donne, che è territoriale e che penalizza soprattutto il Mezzogiorno e le periferie. Quindi, vanno fatti interventi mirati sul versante della riqualificazione professionale e vanno fatti investimenti sull'istruzione ad ogni livello.
Potrebbero arrivare, seppur sotto forma di una tantum, delle entrate sul percorso di concordato biennale. Ebbene, a nostro avviso queste dovrebbero essere destinate al Fondo ordinario Pag. 133per il finanziamento del Servizio sanitario nazionale – in aggiunta a quelle che sono già state destinate dalla legge di bilancio, al fine di ridurre le liste di attesa e l'enorme pressione esercitata sui pronto soccorso – al Fondo speciale equità livelli essenziali e dei servizi, al Fondo per la non autosufficienza e al Fondo per la disabilità e la povertà. Inoltre, occorrono una dotazione organica alla formazione del personale e attività di digitalizzazione dei servizi.
Il disegno di legge di bilancio appare carente rispetto al fenomeno dell'insicurezza nei luoghi di lavoro – che si traduce in infortuni, compresi quelli mortali – e nella crescita delle malattie professionali. Quindi, occorre uno sblocco strutturale dell'avanzo di bilancio dell'INAIL. Va favorita la formazione nei luoghi di lavoro e nelle scuole di ogni ordine e grado. Occorre assumere nuovi ispettori del lavoro e valorizzare le competenze professionali, dal medico competente ai Responsabili servizio prevenzione e protezione (RSPP)
Occorre fare, infine, una riflessione sul definanziamento del Fondo per la transizione verde. Il Governo ha deciso di intervenire in maniera consistente spostando larga parte delle risorse su altre voci, in particolare sui programmi tecnologici per la difesa aerea nazionale e l'acquisizione di unità navali. La decisione deve essere assunta con estrema attenzione, anche con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, con l'obiettivo di salvaguardare i livelli occupazionali, compreso l'indotto. Quindi, va fatto un percorso di riqualificazione del personale dipendente e di ammodernamento dei siti produttivi.
Grazie, presidente.
MASSIMO BLASI, segretario confederale CISAL. Grazie, presidente. Ringrazio le Commissioni riunite per questa occasione di confronto.Pag. 134
Anche per noi il giudizio sulla manovra non può prescindere dal contesto complessivo e dalla necessità – imposta anche dalle direttive europee, ma forse anche un po' dal buonsenso – da parte di questo Paese di predisporre un piano nel medio-lungo periodo di rientro dal debito pubblico, che è veramente notevole e ha raggiunto livelli che non avevamo mai toccato in passato.
Fatta questa doverosa premessa, la manovra destina, a nostro giudizio, gran parte delle risorse disponibili verso obiettivi assolutamente condivisibili. Vi è la tutela del lavoro dipendente, dei pensionati e dei redditi medio-bassi; vi è l'attenzione, che noi apprezziamo, verso altri importanti temi sociali, quali la tutela, anche attraverso le lavoratrici madri, della natalità e della famiglia; vi è il supporto alla contrattazione collettiva e alle politiche del lavoro.
Vi sono, ovviamente, anche aree di forte criticità che vado subito a evidenziare, dal momento che si muovono prevalentemente dentro il settore del pubblico impiego. È molto critica la situazione nella scuola, negli enti locali e nel trasporto pubblico locale.
Nel dettaglio, è evidente che, nell'aver reso strutturale il beneficio già introdotto attraverso il taglio del cuneo contributivo, la misura cambia veste e diventa una misura totalmente fiscale, però si va verso una strutturalità. Inoltre, è stato accolto il principio di estendere il beneficio ai redditi fino a 40 mila euro. Questo è il tetto che è stato individuato perché c'era il problema dello «scalone», tema che avevamo ampiamente evidenziato anche in occasione del confronto che si fece lo scorso anno sempre sulla legge di bilancio. Qui c'è una variazione, perché si fa anche riferimento al reddito complessivo ai fini di questo beneficio fiscale e crediamo che il concetto possa comportare delle penalizzazioni per qualcuno.Pag. 135
Apprezziamo anche la stretta sulle detrazioni per i redditi sopra i 75 mila euro, perché, a nostro giudizio, le politiche sociali devono avere questa valenza, devono essere sociali, ovvero fatte per chi ha bisogno e non fatte a prescindere e comunque.
Altre misure che riteniamo positive sono il mantenimento della tassazione agevolata sui premi di produttività, l'innalzamento dei fringe benefit e la maggiorazione del costo ammesso in deduzione in presenza di nuove assunzioni. Queste sono tutte misure che sono state prorogate per tre anni, il nostro obiettivo è renderle, a regime, strutturali.
Ci sono misure interessanti, quali il welfare per i neoassunti che si spostano di almeno cento chilometri dalla residenza, per cui, però, chiediamo la riduzione del limite a cinquanta chilometri e viene rafforzata la disciplina dei congedi parentali e quella sulla decontribuzione per le lavoratrici madri. Anche qui viene stabilito un limite a 40 mila euro, che invece, in questo caso, dovrebbe essere alzato, perché lo riteniamo obiettivamente basso. Così come sono apprezzabili le previsioni di cui articoli 31, 32 e 33 che riguardano i bonus.
Con riferimento alle politiche occupazionali, in realtà non c'è molto di nuovo, perché si procede con interventi programmati con il PNRR e con leggi precedentemente adottate. Qui l'invito al Governo è quello di non abbassare la guardia. È un settore che va continuamente attenzionato, perché abbiamo un costo del lavoro basso. L'abbiamo detto anche in occasione del confronto sul Piano strutturale di bilancio: non possiamo pensare che la produttività in Italia possa essere spinta dai salari bassi. Le politiche di moderazione salariale sono sempre fallimentari, anche da un punto di vista macroeconomico. Questo è un elemento che non deve venir mai meno.Pag. 136
Con riferimento al pubblico impiego, si ravvisano delle criticità. C'è sicuramente l'integrazione del Fondo per il salario accessorio di 115 milioni di euro, ma è insufficiente, e poi c'è il blocco del turnover, che qui viene legato al discorso del passaggio delle competenze, argomento che a noi interessa molto e rispetto al quale siamo molto sensibili. Qui si adotta una scorciatoia pericolosa. Tutto quello che riguarda il passaggio delle competenze merita un'attenzione particolare e si dovrebbe coinvolgere anche la contrattazione integrativa negli enti pubblici. In particolare, si è in presenza del blocco del turnover e del trattenimento in servizio con misure che sono sostanzialmente di risparmio pubblico e che, a nostro giudizio, non sono condivisibili. Per il pubblico impiego chiediamo lo stesso regime fiscale per i premi di produttività che opera nel privato. Così come chiediamo la possibilità di inserire nella contrattazione tutta la materia dei fringe benefit in generale e per tutto il mondo del lavoro. Le criticità più forti le riscontriamo soprattutto nella scuola e nel trasporto pubblico locale. Nella scuola che cosa succede? Succede che ci sono dei segnali sicuramente positivi, perché è istituito il Fondo per la valorizzazione del sistema scolastico ed è rafforzato il Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa, così come vi è l'estensione della «Carta del docente» a tutto il personale. Però sono tutte misure insufficienti. Nella scuola vi sono dei paradossi. Ad esempio, la formazione continua si paga con i fondi contrattuali. Questo non è condivisibile, perché è un settore particolare.
Nel documento a vostra disposizione ci sono otto punti rivendicativi per la scuola, che vi invitiamo ad approfondire con attenzione. In questa sede mi limiterei a sottolineare che dentro il problema previdenziale presente in questo Paese noi riteniamo che la categoria del personale docente dovrebbe beneficiarePag. 137 di norme particolari, perché vi è un fenomeno di burnout che si sta manifestando in maniera sempre più evidente. Quindi, per il tipo di lavoro che si fa, è evidente che il trattenimento in servizio oltre un certo limite di età potrebbe essere anche deleterio per i ragazzi.
Altra area di forte criticità che vogliamo evidenziare – ci sarà uno sciopero a breve – è quella del trasporto pubblico locale, un settore dove per sedimentazione vi è stata una trascuratezza generale per il mancato finanziamento del Fondo per il trasporto pubblico locale e una scarsa attenzione per i rinnovi contrattuali. Negli ultimi vent'anni, due o tre sono saltati. Siamo preoccupati perché è un settore critico, che ha una valenza e si riverbera in maniera fortissima sulla qualità della vita dei cittadini. Anche qui chiediamo un'integrazione delle risorse stanziate e un'attenzione al rinnovo dei contratti.
Grazie.
ELVIRA SERAFINI, vice segretario generale CONFSAL. Grazie. Per la CONFSAL il testo della legge di bilancio per l'anno 2025 presenta un aspetto alquanto positivo, in particolare su alcuni punti interessanti, quali la riduzione delle aliquote IRPEF – con vantaggi per i redditi più bassi – e la riduzione strutturale del cuneo fiscale, previsioni, queste, che vanno sicuramente a vantaggio dei lavoratori.
Con riferimento al pubblico impiego, sono apprezzabili gli stanziamenti per l'incremento del salario accessorio pari al 6 per cento relativamente al contratto 2022-2024 e gli ulteriori stanziamenti per i trienni 2025-2027 e 2028-2030, nonché la possibilità di permanere in servizio su base volontaria. Non è assolutamente condivisibile la riduzione del 25 per cento del turnover. Chiediamo, pertanto, di rivedere tale disposizione.Pag. 138
Per quanto riguarda la previdenza, ci appare opportuna la possibilità, per chi posticipa il pensionamento, «Quota 103», di ottenere la quota contributiva in busta paga senza tassazioni.
Sono altrettanto condivisibili gli anticipi per le lavoratrici madri con più figli e la valorizzazione della previdenza complementare.
Auspichiamo un più consistente incremento delle pensioni minime e l'introduzione di dispositivi per agevolare l'adesione alla previdenza complementare. Occorre garantire ai giovani sottoposti a forme di discontinuità del rapporto di lavoro una pensione minima su base contributiva.
Per quanto riguarda il lavoro, apprezziamo il rifinanziamento delle deduzioni per le imprese che assumono donne e categorie svantaggiate, nonché l'esonero contributivo per le lavoratrici madri, che diventa strutturale in questo caso. Sono condivisibili le misure finalizzate alla stabilizzazione del personale precario impiegato nei progetti del PNRR. Chiediamo che siano rese strutturali le agevolazioni fiscali sul salario accessorio e che siano completamente perseguite nuove politiche attive del lavoro attraverso il potenziamento dei centri per l'impiego e il rifinanziamento dell'apprendistato, per renderlo coerente con la formazione professionale.
Con riferimento al fisco, riteniamo molto positivo aver reso strutturale il taglio del cuneo fiscale e la conferma del sistema a tre aliquote, che sarà sicuramente vantaggioso per le classi medie, mentre l'estensione della no tax area a 8.500 euro avvia un percorso di protezione per i redditi più bassi.
Per quanto riguarda la sanità, si deve riconoscere che il Governo sta avviando un'apprezzabile inversione di tendenza per l'incremento del Fondo sanitario nazionale, però si puntualizza che non è più rinviabile un piano di assunzioni per risolvere definitivamente le carenze strutturali sbloccando i Pag. 139tetti di spesa. Occorre, inoltre, rendere di nuovo appetibile il lavoro nelle strutture sanitarie pubbliche attraverso un sistema di detassazione del salario accessorio.
Per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro, non riscontriamo nel disegno di legge alcun incremento degli stanziamenti, in un momento in cui gli infortuni e le morti sul lavoro aumentano vertiginosamente.
Per quanto riguarda il Mezzogiorno, non bastano gli incentivi per le assunzioni, occorre garantire una reale sinergia tra gli interventi previsti dal PNRR e quelli in capo al Piano nazionale di coesione per accelerare la spesa e raggiungere più rapidamente i risultati in termini di sviluppo economico.
Con riferimento alla famiglia, riscontriamo positivamente le misure atte a garantire il maggior supporto economico durante i primi anni di vita del bambino attraverso l'indennizzo strutturale dell'80 per cento per i tre mesi di congedi parentali. Sono apprezzabili le misure tese ad agevolare l'accesso agli asili nido e l'erogazione di un bonus per ogni figlio nato nel 2025. Tali misure, però, devono essere accompagnate da maggiori finanziamenti per l'assegno unico e universale.
Per le politiche sociali occorre garantire un reale innalzamento dei livelli di prestazione sociali con adeguate risorse per la non autosufficienza delle persone e a sostegno dei familiari che si occupano di esse.
Per le politiche a sostegno della casa non sono sufficienti gli incentivi per la riqualificazione del patrimonio edilizio e i sostegni ai mutui per la prima casa, occorrono anche delle detrazioni stabili per i più giovani che intendono acquistare un'abitazione e delle misure a sostegno degli affitti.
Per quanto riguarda le infrastrutture e i trasporti, non sono sufficienti gli stanziamenti per il trasporto pubblico locale e, per far fronte all'emergenza del settore delle industrie coinvolte Pag. 140nella produzione automobilistica, occorre rivitalizzare le funzioni dei tavoli di concertazione con le parti sociali.
Per quanto riguarda l'istruzione e la ricerca, si chiedono maggiori stanziamenti per la valorizzazione del personale dell'università e della ricerca e del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA). Apprezziamo ciò che si sta cercando di apportare per quanto riguarda il settore dell'istruzione, per il quale sono stati stanziati 386 milioni di euro dal 2025 al 2027 e 75 milioni di euro a regime per migliorare l'offerta educativa. È stata estesa la «Carta del docente» anche ai docenti a tempo determinato con incarico annuale. Riteniamo, innanzitutto, che gli stanziamenti previsti debbano essere messi subito a disposizione delle scuole per incrementare il «Modello organizzativo finlandese» (MOF) (). A nostro parere occorrono interventi specifici per il mondo della scuola finalizzati a rivedere i criteri di determinazione degli organici. Sono previsti tagli di 5.660 posti per il personale docente e 2.174 posti per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario.
Occorre rivedere i criteri di reclutamento, prevedere un investimento specifico per il personale scolastico e per l'offerta formativa, estendere l'uso della «Carta del docente» a tutto il personale, anche a quello amministrativo.
Per quanto riguarda la CONFSAL, si rimane a disposizione per qualsiasi opportuna revisione del disegno di legge per il bilancio del prossimo anno, con spirito collaborativo, per il sostegno alle innovazioni, ma con le giuste garanzie per la tutela di tutti i lavoratori.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie mille.
Do la parola ai colleghi parlamentari che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MARCO GRIMALDI, intervento in videoconferenza. Ringrazio tutti gli auditi, ai quali rivolgo una sola domanda. Un lavoratore italiano guadagna mediamente 15 mila euro in meno di un lavoratore tedesco e 10 mila euro in meno di un lavoratore francese, però credo che il problema non sia il cuneo fiscale, che, seppur stabilizzato, è comunque una misura positiva per il reddito. Passo, dunque, alla domanda, conoscendo anche le divisioni presenti tra i sindacati: cosa servirebbe, soprattutto in una manovra come questa, per aumentare il potere d'acquisto, oltre ovviamente al taglio del cuneo fiscale? Non credo, visto che anche questo c'è da qualche anno, che cambieranno e aumenteranno i salari in Italia. Quindi, chiedo ai nostri auditi cosa servirebbe, a loro parere, per aumentare il salario e per aumentare il potere d'acquisto, oltre al cuneo fiscale.
Grazie.
MARIA CECILIA GUERRA. Grazie a tutti gli auditi.
Il tempo purtroppo è molto limitato, quindi rivolgerò alcune domande solo ad alcuni di loro. Gli altri non me ne vogliano. In particolare, vorrei chiedere a CGIL, CISL e UIL una risposta su questo tema. Che cosa pensate dell'assenza, in questa manovra, dei contratti di espansione? Pensate che sia uno strumento utile da riproporre? In particolare, ritenete che sia necessario mettere a punto un sostegno, in particolare, per le imprese che sono impegnate in un piano di reindustrializzazione e riconversione che hanno un'estensione temporale che eccede il sostegno previsto per tutta la cassa integrazione? Questo è un problema serissimo. Lo vedremo nei settori strategici, e, in quei settori strategici, tra un po' ci saremo dentro. Se non vogliamo una disoccupazione di massa o una incapacità di compiere queste operazioni, questo problema andrà posto.Pag. 142
Vorrei chiedere, in particolare al rappresentante della CISL, un chiarimento. Lui ha detto: sono positivi gli interventi su banche e assicurazioni, occorre estendere qualcosa del genere anche ad altri settori che hanno fatto grandi utili. Siccome l'intervento su banche e assicurazioni non è un intervento sugli utili ma, come abbiamo capito, è un prestito con restituzione senza tassi d'interesse, come si potrebbe riprodurre un intervento analogo negli altri settori che sono stati elencati?
Vorrei chiedere a tutti e tre un chiarimento sul tema del fringe benefit. Tutti voi avete espresso posizioni diverse, spesso a favore, ma mi chiedo come possa esserci un elemento di favore per un fringe benefit come quello dei 5.000 euro da parte dei sindacati nel momento in cui si tratta di fringe benefit generalmente definiti unilateralmente e, quindi, al di fuori del campo della contrattazione.
Grazie.
DANIELA TORTO, intervento in videoconferenza. Ringrazio tutti i soggetti che hanno dato il loro contributo in questa fase di confronto.
Ci tengo a ribadire che anche per noi la manovra 2025 presenta incongruenze e mancanze e richiede una revisione profonda e a 360 gradi, se vogliamo veramente rispondere alle esigenze delle famiglie, dei lavoratori, del mondo sanitario e pubblico, dei pensionati, ma anche, come sentivo, del mondo dei trasporti, della scuola e dell'ambiente, e non considererei, da ultimo, il mondo della cultura e della qualità della vita, facendo particolare riferimento anche alle politiche abitative. Del resto, leggendo attentamente la relazione illustrativa che accompagna il testo del disegno di legge, personalmente ho ritenuto inaccettabile che la previsione di spesa per il prossimo anno destinata ad ambiente, cultura e qualità della vita rappresenti solo lo 0,8 per cento di tutte le risorse. È un dato allarmante, Pag. 143che ci fa capire qual è l'approccio di questo Governo, che vede queste misure come una spesa, anziché come un investimento. Questo dimostra una visione miope, che da una parte non offre un futuro alle nuove generazioni e, dall'altra, continua a penalizzare i più anziani, se pensiamo al livello delle pensioni.
Come Movimento 5 Stelle siamo pronti a raccogliere tutti gli emendamenti in questa direzione, al fine di costruire una manovra più equa e più lungimirante, perché ad oggi non ci appare come una manovra di austerity – lo è stata quella dell'anno scorso e dell'anno precedente – ma come una manovra punitiva.
PRESIDENTE. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte dei colleghi parlamentari, do la parola ai nostri auditi per la replica.
CHRISTIAN FERRARI, segretario confederale CGIL. Rispetto al tema sollevato dall'onorevole Grimaldi, oltre ovviamente al fisco, il tema vero è rappresentato dal fatto che in Italia i salari lordi sono bassi. Questo è il punto. Chiaramente le leve sono quelle della contrattazione collettiva nazionale di lavoro, anche sostenuta da apposite misure di defiscalizzazione, a partire dagli oltre tre milioni di lavoratori e lavoratrici pubbliche che – lo ripeto – nella tornata 2022-2024 rischiano di vedersi riconosciuto soltanto un terzo dell'inflazione cumulata, quindi con una perdita significativa di potere d'acquisto, che non va solo a loro danno, ma contribuisce in maniera negativa anche alla domanda interna e, quindi, anche al rilancio del sistema economico più complessivamente inteso.
Altre misure sono il salario minimo – non in contrapposizione, ma a rafforzamento della contrattazione collettiva – il contrasto alla precarietà, al part-time e alla discontinuità, che è uno degli elementi della questione salariale pluridecennale in Pag. 144Italia, e, ovviamente, il salario indiretto sociale, perché se si garantisce l'accesso alla sanità, alla scuola, alle politiche sociali, alla non autosufficienza, – poc'anzi veniva citato anche il tema dell'abitazione – è evidente che si contribuisce positivamente anche a migliorare le condizioni di reddito delle famiglie.
Penso che il nostro Paese debba abbandonare una strategia di competizione fondata sulla compressione dei costi, a partire dalla svalutazione dei salari, che è stato un po' il tratto strutturale che ha caratterizzato il modello economico europeo, in particolare quello italiano, negli ultimi decenni.
Per quanto riguarda il tema sollevato dall'onorevole Guerra, noi siamo assolutamente d'accordo, soprattutto in questa fase in cui partirà un processo profondo di ristrutturazione del nostro sistema industriale e del nostro sistema produttivo, legato anche alle transizioni che stanno attraversando questo periodo: occorre dotarci di tutti gli strumenti e, quindi, anche delle risorse in grado di difendere l'occupazione, di accompagnarla, di riqualificarla attraverso ammortizzatori sociali, attraverso strumenti, come quelli che sono stati richiamati e, aggiungiamo, soprattutto in una fase come quella che abbiamo di fronte, senza escludere nulla, a partire anche dal blocco dei licenziamenti. Occorre difendere l'occupazione. Da questo punto di vista, servono politiche industriali che abbiano questo obiettivo fondamentale, ma soprattutto l'obiettivo di fare di queste transizioni energetiche, digitali ed ecologiche anche una grande occasione per creare nuovo lavoro stabile e di qualità.
VERA BUONOMO, segretaria Confederale UIL. Aggiungo qualche informazione rispetto a quello che ha detto il mio collega. Veniva richiamato il fatto che il taglio del cuneo fiscale, così come è stato concepito in questo momento, da solo non è utile a migliorare il potere di acquisto dei lavoratori e delle lavoratrici. Nella memoria prodotta c'è un riferimento chiaro a Pag. 145un'indagine che abbiamo fatto come UIL. Riteniamo che un modo per migliorare i salari – che, come ho detto prima, sono fermi da vent'anni – sia sicuramente investire di più sulla contrattazione, che in questo Paese in alcune occasioni viene richiamata come una salvezza, come un qualcosa di utile anche per migliorare le condizioni dei lavoratori, mentre in altri momenti viene messa un attimo da parte e dimenticata rispetto alla necessità che, invece, venga utilizzata.
Soprattutto, chiediamo che vengano anche detassati gli aumenti contrattuali, che si investa meglio e di più sulla contrattazione di secondo livello, in modo da poter dare maggiori risorse ai lavoratori e alle lavoratrici.
La questione della politica industriale, in questo momento, è una delle più grandi preoccupazioni che abbiamo, soprattutto perché non vi è la giusta attenzione, né in termini di risorse, né in termini di monitoraggio di quelle che sono le situazioni che abbiamo in tutto il Paese. Deve essere comunque ricordato che, qualsiasi tipo di strumento venga utilizzato o sia utile allo scopo finale, se non si effettuano investimenti sulla progettualità e sulle grandi transizioni, senza tener conto di quella sociale e della condizionalità, tutti i passaggi che vengono fatti, tutte le sfide che ci troviamo di fronte e che ci impone il mercato, l'Europa e la globalizzazione, lasceranno moltissimi lavoratori a casa, a prescindere dagli strumenti di sostegno.
Abbiamo parlato tante volte di un Support to mitigate unemployment risks in an emergency permanente (SURE), che possa essere utile in questo momento di transizione, ma, soprattutto, facciamo riferimento alla condizionalità e allo strumento necessario per sostenere i lavoratori e le lavoratrici attraverso questi periodi di transizione importanti.
IGNAZIO GANGA, segretario Confederale CISL. All'onorevole Grimaldi rispondo che è fondamentale, per quanto ci Pag. 146riguarda, rinnovare i contratti collettivi all'interno delle loro vigenze e delle loro scadenze negoziali e poi dare anche impulso al secondo livello contrattuale. Per questo insistiamo molto sulla necessità di rinnovi tempestivi, sia nel pubblico, sia nel privato.
Riteniamo che in questo scenario sia indispensabile insistere, rilanciare la centralità della contrattazione, per raccogliere e per rispondere ai bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici. Mai come oggi la forza e il potere dei lavoratori passano per la capacità che avremo di negoziare contratti all'interno delle vigenze stesse, pur rendendoci conto che il contratto è un universo molto più ampio rispetto al solo salario. All'interno del contratto si negozia il welfare, per rispondere anche all'onorevole Guerra, si negozia anche il fringe benefit. Abbiamo sempre detto, anche nelle audizioni degli anni precedenti, che debbono essere riportati all'interno del perimetro negoziale, non possono essere ad personam, come spesso succede all'interno dei sistemi delle imprese stesse, o addirittura, unilaterali, quindi devono essere individuati specificamente dall'imprenditore, dal datore di lavoro al lavoratore.
Relativamente al tema del rafforzamento del contributo da parte delle imprese che hanno realizzato utili, abbiamo sempre insistito inizialmente su una tassa, poi su un contributo di solidarietà. Riteniamo che all'interno di questo scenario sia opportuno continuare a insistere su questa idea del contributo di solidarietà stesso. Rispetto al contratto di espansione, siamo stati sempre d'accordo all'idea di questo strumento. Lo abbiamo sempre valutato positivamente, lo abbiamo sempre sostenuto. Abbiamo anche sempre sostenuto che sarebbe utile e opportuno reinserirlo, ma siamo anche ben consci che è una spesa molto onerosa e non sempre siamo riusciti a centrare l'obiettivo di utilizzarlo come strumento, soprattutto per accompagnarePag. 147 momenti di particolari criticità del sistema delle imprese. È sicuramente uno strumento su cui non ci dispiacerebbe poterci confrontare per poterlo reintrodurre, perché è uno strumento molto utile, per quanto riguarda, perlomeno, la mia organizzazione. Troverete numerosissime audizioni in cui abbiamo sostenuto il concetto della positività del contratto di espansione.
LUIGI ULGIATI, vice segretario generale UGL. Rispondo velocemente all'onorevole Grimaldi con riferimento alla domanda sui redditi. Innanzitutto, la leva fiscale è fondamentale per incrementare i livelli salariali. Dopodiché, abbiamo un'altra importante leva che è quella dei rinnovi contrattuali, quelli di primo livello e quelli di secondo livello. Soprattutto quelli di secondo livello, purtroppo, non sono così frequentemente rinnovati, specialmente nelle medie imprese, ma le piccolissime imprese generalmente non rinnovano questi contratti.
È corretto affermare che la parte salariale non è la sola voce della busta paga, ma vi è tutta un'altra serie di voci che comprendono il reddito di un lavoratore, compresi i fondi contrattuali.
Altra questione. Si potrebbe mettere in atto un meccanismo di partecipazione maggiore dei lavoratori agli obiettivi di impresa, non soltanto attraverso il premio di partecipazione, ma anche attraverso meccanismi – che state anche esaminando in Parlamento – sulla partecipazione dei lavoratori agli obiettivi, ma anche alla ridistribuzione dei guadagni dell'impresa, quindi con un incremento del reddito. È un meccanismo complesso, ma credo che su questa strada si possano fare ragionamenti in grado di migliorare le condizioni dei lavoratori.
MASSIMO BLASI, segretario confederale CISAL. Signor presidente, per quanto riguarda la prima domanda, non c'è una Pag. 148misura, ma vi è una serie di cose che si possono fare per migliorare la situazione salariale. Innanzitutto, c'è un problema di carattere generale: deve essere sconfessata la teoria che serve la moderazione salariale per spingere produzione e produttività. La moderazione salariale è sempre deleteria.
Detto questo, va rafforzata la contrattazione sindacale, va aiutata fiscalmente su tutte le forme di salario accessorio, ma, soprattutto, vanno introdotte anche delle forme sanzionatorie per i datori di lavoro che non rinnovano i contratti. Sapete perché il pubblico impiego italiano ha stipendi mediamente molto più bassi rispetto alla media europea? Non è un problema di adesso. È un settore che nello scorso decennio ha avuto nove anni di blocco dei contratti – nessuno ha detto niente –, e non c'è stato modo di sanzionare questa circostanza. Siamo dovuti intervenire noi a proporre un ricorso innanzi alla Corte costituzionale per obbligare lo Stato a riaprire i contratti. Questa è una questione enorme, perché mette tutti nelle condizioni di dire «io non rinnovo il contratto», e non succede niente. Invece andrebbero introdotti meccanismi di penalizzazione.
Rispondo pure – anche se la domanda non l'ha rivolta a me – all'onorevole Guerra dicendo che uno degli strumenti potrebbe essere la contrattualizzazione del fringe benefit, che è un punto su cui stiamo insistendo molto. È un fringe benefit diverso. Si tratta di inserire, all'interno della contrattazione, risorse aggiuntive non tassate e non fiscalizzate, danari che possono essere utilizzati subito per spese immediate e necessarie delle famiglie, che, quindi, rientrano nel circuito economico, producendo anche un effetto virtuoso dal punto di vista della moltiplicazione del reddito. Ci sono varie cose che si possono fare, ma la prima cosa che va fatta è la tutela della Pag. 149contrattazione, che è un diritto, e chi non rinnova il contratto va penalizzato.
PRESIDENTE. Ringrazio tutti gli auditi e dichiaro conclusa questa sessione di audizione.
Audizione di rappresentanti di Confindustria.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti di Confindustria.
Intervengono il dottor Tarquini, direttore generale di Confindustria, il dottor Matonti, il dottor Fontana, la dottoressa Abruzzese, la dottoressa Sciacca e la dottoressa Avallone.
Chiedo al dottor Tarquini di contenere la propria relazione entro un termine massimo di tredici minuti, così da lasciare spazio a eventuali interventi dei parlamentari e alle successive repliche. Un minuto prima avviserò della scadenza del tempo.
MAURIZIO TARQUINI, direttore generale di Confindustria. Signor presidente, ringrazio lei e gli onorevoli e senatori per questo invito.
Le nostre valutazioni partono dal fatto che l'economia italiana è in sostanziale stallo, come confermato anche dai dati dell'ultimo trimestre. Siamo oramai abbastanza certi che non riusciremo, quest'anno, a raggiungere il risultato dell'uno per cento di crescita del PIL; forse sarà molto difficile anche lo 0,8 stimato da quasi tutti, compresi noi.
La produzione industriale – come sapete – è caduta di oltre sette punti negli ultimi ventiquattro mesi, con una variazione Pag. 150tendenziale negativa da diciannove mesi consecutivi. Questo, è vero, non accade solo in Italia. C'è una debolezza complessiva dell'eurozona. Per fornire un dato di contesto, dal 2019 a metà 2024, nell'area euro il PIL è cresciuto del 3,4 per cento, rispetto al 10,7 per cento negli Stati Uniti, e al 22,8 per cento in Cina. È, chiaramente, una situazione che vediamo prospetticamente abbastanza a rischio di una inversione del ciclo, con la possibilità – come sosteniamo ormai da tempo – che molte imprese, sia nazionali che multinazionali, possano decidere di rilocalizzare la loro attività in contesti europei o extraeuropei qualora le condizioni di produzione fossero decisamente migliorative.
In questo quadro, auspichiamo una manovra che sia incisiva, che abbia una visione di politica industriale e un impulso deciso sugli investimenti, per consolidare, invece che disperdere, quello slancio che l'economia italiana ha mostrato negli ultimi anni.
Dall'analisi del testo, che auspichiamo possa essere migliorato durante il percorso parlamentare, riteniamo che le risposte non siano adeguate ai problemi, ai rischi che vediamo sopra. Motiviamo e vediamo quali possono essere i possibili ambiti di intervento, premettendo che apprezziamo e riteniamo che sia un grande valore da preservare l'attenzione posta sui conti pubblici, in coerenza con un quadro di politica fiscale volto a centrare gli obiettivi fissati dal recente piano strutturale.
Il punto è che nella manovra mancano, di fatto, sostegni agli investimenti e alle imprese che li realizzano. Questo è diventato ancor più vero nel corso di quest'anno, nel quale abbiamo scontato la cancellazione dell'Aiuto alla crescita economica (ACE) con la manovra dello scorso anno, e un avvio del piano «Industria 5.0», che, per tanti motivi, alcuni connessi alle regolamentazioni europee, oggettivamente ha grande difficoltà a prendere il proprio slancio.Pag. 151
Consideriamo positivi gli interventi di proroga del finanziamento del credito d'imposta per gli investimenti nella ZES unica e apprezziamo il rinnovo del credito d'imposta per la quotazione delle piccole e medie imprese (PMI) e il rifinanziamento della «Nuova Sabatini».
Non vi sono misure, che a noi avrebbero fatto molto piacere, volte a sostenere gli investimenti, quali risorse aggiuntive per i contratti di sviluppo e di ricerca industriale, con particolare riferimento agli accordi di innovazione. Non abbiamo visto neanche una spinta di partenza ai grandi progetti di interesse comune europeo (IPCEI).
Apprezziamo, e consideriamo strategico, che il credito d'imposta in ricerca e sviluppo resti sostanzialmente invariato. Con riferimento al Mezzogiorno, che – non va dimenticato – in questi ultimi anni sta crescendo più della media nazionale – quindi sta diventando un fattore di vitalità – siamo preoccupati perché dal 2025 potrebbe venir meno «decontribuzione Sud». Occorrerà valutare se le misure sostitutive, che sono comunque da negoziare in Europa, possano svolgere effettivamente quel ruolo.
Riteniamo assolutamente importante mantenere il fondo di garanzia per le PMI. Riteniamo che occorra un rifinanziamento di circa 200 milioni, quindi non particolarmente oneroso. È fondamentale, perché moltissime imprese ricorrono a questo anche per effettuare i loro investimenti, per esempio con la «Nuova Sabatini». I numeri degli anni passati, ovviamente, sono molto alti poiché vi era stata la misura per il Covid. È una misura tradizionale nel nostro Paese, che riteniamo sia molto utile non tanto alle banche, come qualcuno immagina, quanto alle micro e piccole imprese.
Siamo abbastanza preoccupati del poderoso taglio previsto per il fondo automotive negli anni 2025-2030. Ricordiamo che Pag. 152la filiera dell'auto ha avuto un crollo rilevante negli ultimi mesi: meno 26 per cento a luglio 2024 rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Questo riguarda tutti i mezzi automobilistici. Gli autoveicoli, in particolare, sono scesi del 34 per cento.
Pensiamo che almeno una parte di quelle risorse, forse superiore a quella prevista, debba essere mantenuta per sostenere l'offerta del settore, intendendo in tal senso le aziende della filiera, in particolar modo della filiera della componentistica, settore cruciale sia della nostra domanda interna, ma anche del nostro export.
Siamo rimasti molto colpiti dalla misura che prevede la presenza di un rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze nel collegio di revisione, per un numero enorme di imprese, perché al momento sono quelle con 100 mila euro di contributi. Imprese e non solo: imprese, fondazioni, associazioni. Oggettivamente, pensiamo che forse sarebbe il caso di soprassedere del tutto a una misura di questo tipo, che – vogliamo ricordare – non fu adottata neanche quando si mise mano al codice civile del 1942, ritenendola forse un po' troppo strong, anche all'epoca.
Le misure di sostegno al reddito valgono, sostanzialmente, il 60 per cento della manovra, 17,7 miliardi su 30. Ovviamente abbiamo un approccio positivo, nella sostanza, a questa misura che, per lungo tempo, abbiamo chiesto per ridurre la distanza tra retribuzione netta e costo del lavoro, però pensiamo anche che una misura così fatta, anzi addirittura incrementata rispetto al passato, lasci troppo poco spazio per sostenere gli investimenti, che, invece, consideriamo il faro che dovrebbe seguire una manovra che punta non solo a resistere, ma a crescere almeno nella misura prevista nel piano strutturale di bilancio.Pag. 153
Contemporaneamente, mentre per una parte di cittadini vi è un miglioramento del potere d'acquisto, per altri, quelli che superano i 75 mila euro, c'è una penalizzazione. Sembrano misure un po' in contraddizione l'una con l'altra, in un momento in cui dovremmo sostenere il livello dei consumi in maniera più decisa.
Aggiungo anche – non è scritto nella relazione – che 75 mila euro, corrispondono a 3.500 euro al mese. Un ottimo stipendio, ma non parlerei di soglie di ricchezza, tanto più per chi vive di lavoro dipendente in una grande città.
Troviamo poco comprensibile – lo abbiamo più volte detto, anche prima di questo incontro – la rimozione del limite di fatturato per l'imposta sui servizi digitali, di cui avevamo ben compreso lo spirito, nella forma attuale, per le grandi imprese, specie quelle oltreoceano. In questo modo, così come redatta, se domani costruissimo una start-up digitale e il primo anno facessimo – perché siamo bravi – 600 mila euro di fatturato, probabilmente avremmo zero margini, visto che siamo all'inizio, ma pagheremmo 18 mila euro di imposta, che, onestamente, non convince.
Un altro punto – un po' naïf, diciamo così, perché non è connesso al tema della legge di bilancio – è la misura che trasferisce dalle imprese farmaceutiche ai grossisti una percentuale sul prezzo di vendita al pubblico dei medicinali, con l'effetto di un taglio netto dei ricavi. Le norme che stabiliscono i prezzi e le ripartizioni del valore tra industria, grossisti e farmacie sono storicamente state generate in negoziazioni con il Ministro della salute. Oggi è inserita, modificata, all'interno della legge di bilancio. Anche in questo caso chiediamo – se è possibile – di espungerla da questo contesto ed eventualmente aprire un tavolo con il Ministero della salute. L'abbiamo reputata come una cosa calata, quasi posta di nascosto.Pag. 154
Mi avvio al punto finale, poi lascerò la relazione agli atti.
Riteniamo fondamentale incidere sugli investimenti, su qualcosa che spinga le nostre imprese, anche quelle che non sono qui, ma che potrebbero venire, a valutare l'Italia come un punto dove venire a produrre. Chiediamo che nella legge di bilancio vi sia una misura coraggiosa che lavori su un'IRES premiale, una misura che potrebbe trovare spazio. Oggi è un momento di vera difficoltà. Siamo all'apice di una curva. Ancora non abbiamo il segnale, però tutti gli indicatori ci danno un 2025 problematico, specie nel mondo industriale. Una misura anticongiunturale come questa, che ci metterebbe in grande capacità competitiva con tutti i Paesi europei e che, di fatto, ripristinerebbe, nella sostanza, quella che fino all'anno scorso era l'ACE, potrebbe spingere soggetti anche non così famosi come quelli di cui si parla, ma ne conosciamo tanti che stanno pensando di ridurre il loro impegno qui in Italia per andare a lavorare in altri Paesi europei o addirittura fuori dall'Europa. È una misura coraggiosa, ma si può lavorare nelle pieghe di bilancio per trovare la copertura, partendo anche dal presupposto che la copertura sarà necessaria non nel 2025, ma nel 2026. La misura è efficace da subito, ma produce i suoi effetti sul bilancio dello Stato l'anno successivo.
Riteniamo che tutto quello che sposta da rendita a investimento sia necessario, e su questo chiediamo la vostra massima attenzione.
Grazie.
PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MARIA CECILIA GUERRA. Mentre lei parlava, scorrevo la relazione, anche per le parti che non ha potuto trattare.
Mi vorrei soffermare brevemente sull'IRES premiale che proponete per capire una cosa che non ho capito fin qui, non Pag. 155solo in questa audizione, ma anche nelle altre cose che pubblicamente sono state dette. Questa idea di intervenire sull'IRES, riducendola di 5 punti percentuali, a condizione che si facciano investimenti innovativi, nuove assunzioni o altre cose, come si pone con tutti gli altri incentivi? È la vostra proposta di incentivo, quindi, che sostituisce tutti gli altri? La finalità degli investimenti c'è già in «Transizione 5.0», che andrebbe potenziata e sistemata. L'ACE forse sarebbe meglio rispetto al trattenimento degli utili, perché, dal punto di vista del finanziamento, favorisce indubbiamente anche il rafforzamento patrimoniale, che qui viene considerato come obiettivo, che avviene anche attraverso l'investimento di capitale proprio, non solo con gli utili non distribuiti.
Avete più volte detto che preferite una misura di questo genere piuttosto che il 120 per cento per l'assunzione di personale, però vorrei capire, se interpreto bene, che questa misura, in qualche modo, condensa le altre oppure qual è il piano complessivo nel trattamento delle società di capitali, dal punto di vista fiscale, che voi considerate più efficace.
PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la replica.
MAURIZIO TARQUINI, direttore generale di Confindustria. Riteniamo «Industria 5.0» uno strumento transitorio, perché collegato al PNRR. È uno strumento sul quale oggi vediamo molte difficoltà. Le aziende lo stanno utilizzando molto meno di quanto auspicavamo. Per fare modifiche, per renderlo più facile o più interessante – e sappiamo che il Ministero delle imprese e del made in Italy si sta impegnando – quasi sempre e su quasi tutto si deve negoziare con l'Unione europea. Questo significa che, probabilmente, la possibilità di utilizzo non sarà significativa, perché, essendo PNRR, ha anche una sua scadenza. Se capisco che posso utilizzarlo nel marzo del 2025 e Pag. 156ordino un macchinario, dovrei essere sicuro che quel macchinario mi venga consegnato in tempo utile, ma questo non è detto. Questo è il motivo. La scadenza fa sì che molti si allontanino da quell'ipotesi.
L'IRES o l'ACE non sono molto diverse. L'impatto è quasi lo stesso. Cambia la logica. Noi abbiamo pensato a una sorta di IRES premiale, collegata alla patrimonializzazione dell'azienda almeno per il 70 per cento del totale dell'utile e al fatto che una parte di questi siano investimenti innovativi o investimenti sulle persone, quindi formazione, contrattazione aziendale o welfare, che diano il segno netto di qualcuno, come un imprenditore, che scommette sul Paese.
L'altra cosa è sicuramente un elemento che potrebbe distinguerci sui mercati internazionali come elemento di attività. Nei report che fanno le major della consulenza in tutto il mondo uno dei parametri che c'è sempre è l'imposta sull'impresa. Se avessimo il 19 per cento invece che il 24, o, meglio, invece che il 27 per cento, perché in realtà sommiamo anche l'IRAP, quindi se avessimo il 22 per cento, saremmo sicuramente non i più cari, come oggi, ma competitivi con la maggior parte dei Paesi europei. Avendo già l'energia cara e le infrastrutture nella situazione in cui versano, almeno gli investimenti non siano premiali.
Chiaramente è una misura onerosa, però nelle pieghe del bilancio, se ci mettiamo a lavorare, e se c'è coraggio, le coperture si trovano.
SILVIO LAI. Signor presidente, ci sarebbero molte cose da chiedere. Quello che hanno detto i relatori rispetto a un tema di mancanza di una visione di politica industriale sul progetto complessivo della manovra di bilancio meriterebbe approfondimenti che richiederebbero molto più tempo.Pag. 157
Io mi concentro, invece, su una questione: l'articolo 68, ossia le misure fiscali per il welfare aziendale. Una cosa piccola, però vorrei in qualche modo capire il senso di questa misura. Questa è una misura che consente di detrarre 5 mila euro annui, fino a un massimo di 10 mila euro, per i lavoratori che accettano di spostarsi di 100 chilometri tra il precedente luogo di residenza e la sede di lavoro contrattuale. È una misura che vale 370 milioni in tre anni. Se io la divido per 10 mila euro, sono 37 mila persone che in qualche modo si pensa si debbano trasferire di almeno 100 chilometri per alimentare un'attività industriale.
Posto che non si tratta di un'attività che viene fatta per il sistema pubblico, ma solo per il sistema privato, mi chiedo quale sia il senso. L'unico senso che avrebbe, in teoria, è spostare risorse umane dal sud, dal Mezzogiorno, verso il nord, con un effetto disastroso: 37 mila persone, che poi sono 37 mila famiglie – quindi spesso si arriva a 100 mila persone –, ulteriore emigrazione, che non è detto che sia un'emigrazione di successo. Se uno si stacca dall'idea di restare nel luogo di residenza per andare a lavorare, forse non sceglie un sistema come quello del nord Italia, ma, a quel punto, se sono giovani, scelgono altre strade.
Mi chiedevo se questa misura era stata in qualche modo sollecitata dal mondo industriale e qual è il vostro giudizio sui suoi rischi.
Grazie.
MAURIZIO TARQUINI, direttore generale di Confindustria. Magari non ho letto bene il testo. Quello che ricordo è che la misura vale 5 mila euro, non 10 e, comunque, è rivolta soltanto a giovani neo-assunti. Non riguarda lo spostamento. Questo vale sia nella direzione sud-nord, ma anche nella direzione nord-Pag. 158nord e al limite, ma di questo non ho contezza, nella direzione sud-sud.
Oggi un giovane al primo impiego ha una retribuzione netta tra i 1.500 e 1.700, non arriva a 2 mila euro, per cui se non ha una solidità patrimoniale alle spalle o famiglie che lo supportano e deve andare a lavorare in una città o in un contesto che può essere non soltanto Roma e Milano, ovviamente, ma anche Vicenza, Parma, Napoli: gli affitti sono sufficientemente onerosi e il delta fa sì che molti spesso rinuncino. Questo, ovviamente, è vero anche per il mondo pubblico. Stiamo vedendo che anche nel mondo pubblico c'è questa valutazione. Quando l'affitto supera il 30 per cento della retribuzione di partenza, può essere un deterrente ad accettare di cambiare lavoro o di prendere un lavoro in un'altra città.
I flussi migratori sud-nord in questi ultimi anni non sono particolarmente evidenti, però – ripeto – è anche vero se devo muovermi da Pontassieve a Milano. È una misura che ha un impatto solo sui giovani, ovviamente a termine, non tutta la vita, per 4 o 5 anni. In questo momento non ho contezza di cosa sia previsto esattamente nella misura.
SILVIO LAI. Massimo due anni, senza limiti d'età, ma solo per la prima assunzione.
MAURIZIO TARQUINI, direttore generale di Confindustria. Prima assunzione, quindi auspicabilmente giovani.
ELENA BONETTI. Signor presidente, rispetto alle domande che hanno già fatto i colleghi, aggiungo un altro tema che riguarda la questione dell'occupazione, in particolare la questione di giovani e donne, che mi sembra un altro capitolo in qualche modo presente anche nella vostra nota.
Noi abbiamo riscontrato, di fatto, un'assenza di politiche non solo di incentivo fattivo di inserimento nel mondo del Pag. 159lavoro, ma anche misure di carattere premiale, salariali, per i giovani e le donne, anche a fronte della situazione dei noti divari, da questo punto di vista, che i salari, la retribuzione e la continuità di carriera hanno per queste categorie.
La domanda va puntualmente su una parte, su cui stiamo anche iniziando a riflettere. Ritenete che l'estensione dell'unica misura presente che intercetta la questione dei salari, della decontribuzione per le madri lavoratrici che hanno un reddito alto, come impatto – perché quelle con reddito basso sono già incluse nella misura del taglio del cuneo fiscale – abbia un riscontro rispetto ai dati che voi avete, cioè di donne con uno stipendio alto che dal terzo figlio lasciano il lavoro, o no?
Seconda domanda: ritenete che i congedi parentali, che vengono aumentati all'80 per cento, ma senza una premialità rispetto al fatto che li assumano i padri, non possano rappresentare un ulteriore incentivo alla permanenza fuori dall'attività lavorativa da parte delle donne, perché non sono affiancati, invece, da un sostegno al rientro all'attività lavorativa? A fronte anche del fatto che la maternità obbligatoria rimane coperta solo all'80 per cento, quindi rimane gravante sulle imprese, soprattutto sulle piccole e medie imprese, come un costo aggiuntivo del lavoro femminile rispetto a quello maschile.
Grazie.
MAURIZIO TARQUINI, direttore generale di Confindustria. È una domanda che richiederebbe un intervento molto lungo. Provo a rispondere con tre battute.
Sul tema delle pari opportunità sul lavoro e sul tema dell'occupazione femminile, in Italia c'è molto da fare ancora. Sicuramente noi abbiamo un tasso di occupazione femminile molto più basso di quello dei Paesi con i quali ci confrontiamo. Sicuramente ci possono essere temi di incentivazione, anche di natura fiscale, ma probabilmente l'origine del problema è a Pag. 160monte. Normalmente, le misure di incentivo funzionano tanto meglio quanto è più alta la predisposizione a essere incentivati. Noi abbiamo un problema sicuramente più ampio, se pensiamo che abbiamo almeno 15 punti di differenza sul tasso di occupazione femminile italiano rispetto a quello tedesco e a quello francese, che forse è da ricercare in modalità organizzative della nostra società prima ancora che nell'incentivo.
Così come sul tema delle pari opportunità abbiamo fatto, in questi 20 o 30 anni, molti passi in avanti, ma ancora non siamo affatto al capolinea per rendere indifferente paternità e maternità. C'è un problema oggettivo che andrebbe affrontato, non necessariamente attraverso la legge di bilancio, attraverso incentivi, però secondo me andrebbero pensate delle norme ad hoc se vogliamo smuovere quel tasso. Tra l'altro, ne abbiamo bisogno come Paese. Essendo un Paese che perde occupazione, avendo tassi di occupazione femminile molto più bassi della media, occorre lavorare sicuramente su quel versante per cercare di aumentare le possibilità anche di crescita del Paese stesso.
PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi e i colleghi e dichiaro conclusa questa sessione di audizione.
Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale docenti AFAM (ANDA), in videoconferenza.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale docenti AFAM (ANDA).Pag. 161
Interviene, in videoconferenza, il dottor Caroccia, presidente di ANDA.
Chiedo al nostro ospite di contenere la propria relazione entro un termine di sette minuti, così da lasciare spazio ad eventuali interventi dei parlamentari e alle relative repliche.
ANTONIO CAROCCIA, presidente di ANDA. Buonasera. L'ANDA ringrazia i presidenti, gli onorevoli e i senatori delle Commissione riunite della Camera e del Senato per l'audizione corrente.
In virtù della legge n. 508 del 1999, le istituzioni AFAM sono istituzioni di alta formazione e comprendono l'Osservatorio di musica, le Accademie di belle arti, l'Accademia nazionale d'arte drammatica, l'Accademia nazionale di danza e gli istituti superiori per le industrie artistiche.
Ancora oggi, dopo un quarto di secolo da questa legge, sostanzialmente, i professori AFAM non godono dello stesso status giuridico dei colleghi universitari, il che comporta disparità nel trattamento e nelle opportunità di carriera. I salari degli insegnanti AFAM risultano inferiori rispetto a quelli dei colleghi universitari, creando disuguaglianze, nonostante le mansioni medesime svolte da coloro che li percepiscono. Ad esempio, questa sperequazione economica potrebbe essere colmata gradualmente incrementando l'indennità integrativa speciale, come anche la retribuzione professionale dei docenti di alta formazione, garantendo così il progressivo allineamento giuridico economico delle carriere dei professori AFAM con quelle dei professori universitari.
La cooperazione nello status giuridico ed economico non è solo una questione di equità, ma un investimento strategico nella qualità dell'alta formazione artistica e musicale italiana. Riconoscere pienamente il valore dei professori AFAM significa potenziare l'attrattività del settore, trattenere i migliori talenti Pag. 162e stimolare l'eccellenza proprio della didattica e della ricerca artistica.
Siamo consapevoli che tale equiparazione richiede un impegno significativo, ma riteniamo che sia un passo necessario per valorizzare pienamente il sistema AFAM e allinearlo agli standard internazionali di eccellenza nel settore dell'alta formazione artistica e musicale.
La situazione del personale docente e tecnico-amministrativo è particolarmente critica. Occorre prevedere un adeguato fabbisogno assunzionale ordinario per garantire sia il funzionamento, sia la stabilizzazione di coloro che lavorano in condizioni di precarietà.
Per risolvere queste problematiche occorre prevedere lo stanziamento di fondi per le facoltà assunzionali utili a prevedere un numero di assunzioni superiore rispetto a quelle previste dalle sole cessazioni; un piano di reclutamento che permetta di colmare le attuali carenze di organico sia per il personale docente, che per quello tecnico-amministrativo.
Altro punto cruciale è la valorizzazione della ricerca in ambito artistico e musicale. È necessario stanziare fondi specifici e potenziare i dottorati di ricerca nelle discipline artistiche garantendo, anche per il futuro, le borse dottorali. Sarebbe un insuccesso non poter garantire ulteriori cicli dottorali dopo quest'anno grazie ai fondi del PNRR.
Inoltre, è opportuno prevedere fondi per la ricerca che devono essere destinati ai docenti, come è anche fondamentale il ripristino dell'anno sabbatico e, altresì, fondi specifici per l'attivazione della nuova figura del ricercatore, un'attivazione che, come al solito, non avvenga – come spesso sciaguratamente è accaduto per questo settore – davvero a costo zero.Pag. 163
La ricerca artistica è un elemento fondamentale per l'innovazione culturale e sociale del Paese e deve essere sostenuta con adeguate politiche pubbliche.
Altre questioni cruciali sarebbero il riconoscimento del titolo, la denominazione del titolo per gli studenti, ancora oggi oggetto di incertezze e interpretazioni contrastanti e approssimative, poiché le denominazioni sono spesso non univoche. Noi rilasciamo diplomi accademici e non lauree o lauree magistrali.
L'implementazione di queste misure è essenziale per garantire che le istituzioni AFAM possano operare in condizioni adeguate, offrire una formazione di eccellenza e competere proprio a livello internazionale. Un investimento significativo nelle risorse finanziarie e strutturali dell'AFAM non solo migliorerà la qualità dell'offerta formativa, ma avrà anche un impatto positivo sull'intero ecosistema culturale e creativo del Paese.
Pertanto, l'ANDA chiede alle Commissioni bilancio di prevedere adeguati stanziamenti per il settore nella legge di bilancio, garantire l'equiparazione dello stato giuridico ed economico con il settore universitario, avviare un piano pluriennale di investimento nel settore e sostenere lo sviluppo e l'innovazione del sistema AFAM.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
DANIELA TORTO, intervento in videoconferenza. Ringrazio il presidente per il suo contributo. È chiaro che il settore dell'alta formazione musicale e coreutica è spesso un argomento un po' trascurato sia dal Governo, sia dall'impegno parlamentare. Questo occorre affermarlo. La decisione di accoglierePag. 164 l'invito di una voce rappresentativa di questo settore è un passo importante intanto per aprire un dialogo proficuo non solo con il ministero competente, ma anche con tutte le forze politiche che oggi operano in Parlamento e in questa Commissione.
È chiaro che quando si insegue un obiettivo diventa fondamentale che ci sia un impegno collettivo unitario per raggiungerlo. Remiamo tutti nella stessa direzione e riconosciamo il valore di una categoria, perché parliamo di professionisti e di eccellenze per il nostro Paese.
L'apertura alle tematiche sollevate dal presidente Caroccia rappresenta un inizio significativo, perché parliamo di una tessera di un puzzle che è molto più ampio e che mira, essenzialmente, al riconoscimento dell'importanza di un'istruzione artistica, di un'istituzione culturale di alto livello, equiparata a quella universitaria in tutti i suoi aspetti, dai titoli al trattamento economico e giuridico.
Non basta il plauso a chi opera in questo mondo, perché poi ci ritroviamo veramente tutti ad applaudire. Dietro vi è un lavoro immane e, purtroppo, è giusto che il Governo e il Parlamento si adoperino per offrire degli strumenti concreti che facciamo sì che l'Italia diventi una forza competitiva anche all'interno del panorama musicale internazionale.
Io sono convinta, presidente, che i colleghi presenti in questa sessione di audizione possano e vogliano sostenere la causa. Mi auguro che si mostreranno vicini anche per quanto riguarda le proposte emendative che potrete mandarci. Il mio, a questo punto, diventa un appello accorato al presidente Mangialavori che è sempre disponibile, come a tutti i colleghi di opposizione e di maggioranza, e vedo Ylenja Lucaselli che è presente ai lavori da questa mattina.Pag. 165
Concludo con una piccolissima domanda al presidente Caroccia. Quali sono, se ci sono, le principali carenze nelle infrastrutture per la didattica e nelle sedi che valorizzano il nostro patrimonio artistico, culturale e musicale?
PRESIDENTE. Do la parola al nostro ospite per la replica.
ANTONIO CAROCCIA, presidente di ANDA. Grazie, onorevole Torto. Le istituzioni AFAM soffrono di una cronica insufficienza dei fondi e questo rende estremamente difficile non solo garantire una didattica di qualità, ma anche gestire le strutture e i servizi necessari.
Molti istituti – ricordiamo che sono istituti storici – operano spesso in sedi inadeguate, con strumentazioni obsolete, il che penalizza la qualità dell'apprendimento e anche delle attività artistiche. Quindi è indispensabile un piano di investimento strutturale che consenta di dotare queste istituzioni di risorse necessarie per competere a livello europeo e internazionale.
Sarebbe fondamentale continuare a stanziare fondi dedicati all'edilizia AFAM per l'adeguamento e la messa in sicurezza delle strutture esistenti e la realizzazione di nuovi spazi didattici e performativi.
È di somma importanza anche finanziare la tutela e la salvaguardia dei patrimoni delle istituzioni AFAM con un adeguato stanziamento di fondi per la salvaguardia e, soprattutto, la valorizzazione di biblioteche, archivi, fototeche, raccolte di strumenti, disegni, dipinti, incisioni, gipsoteche e via dicendo. In questo ambito sono necessari davvero fondi destinati alla valorizzazione dei beni e all'implementazione delle raccolte, nonché risorse dedicate per il personale specializzato.
PRESIDENTE. Grazie. Ringrazio anche l'onorevole Torto per le belle parole, ma in qualità di presidente non partecipo alle votazioni. Mi auguro che vada tutto bene.Pag. 166
Ringrazio il nostro ospite e dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione di rappresentanti di Feder Fiduciarie e di ItaliaFintech.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti di Feder Fiduciarie e di ItaliaFintech.
Intervengono, per Feder Fiduciarie, il dottor Vedana, e, per ItaliaFintech, il dottor Bottesini e il dottor Crivellaro.
Chiedo ai nostri ospiti di contenere la propria relazione entro un tempo di sei minuti così da poter lasciare spazio a eventuali interventi dei parlamentari e alle relative repliche. Più o meno a un minuto di tempo dalla fine di avviserò con un segno.
Do la parola al dottor Vedana.
FABRIZIO VEDANA, presidente Feder Fiduciarie. Buonasera.
Grazie dell'opportunità che ci viene offerta di portare la voce della nostra associazione in questo contesto. Mi soffermerò brevemente su una norma contenuta nel disegno di legge di bilancio per l'anno 2025, l'articolo 4 recante disposizioni in materia di imposta sui servizi digitali di plusvalenze da cripto-attività, in particolare sulla parte della norma che vorrebbe incrementare l'imposta sul capital gain, sui cosiddetti guadagni derivanti dalla vendita delle cripto-attività, passando dal 26 per cento – aliquota definita poco meno di due anni fa da questo stesso Parlamento, da questo stesso Governo – al 42 per cento.
Proverò in questi pochi minuti a dirvi perché sarebbe importante mantenere, quantomeno al 26 per cento, l'aliquota Pag. 167sulla plusvalenza delle cripto-attività. Il mondo dei detentori delle cripto-attività è un mondo che è composto, in questo momento, da più di tre milioni di italiani. Non stiamo parlando di una piccolissima fetta residuale del Paese, ma ormai di una fetta importante. Se vogliamo usare dei termini ancora più chiari, dobbiamo pensare a un numero di persone pari alla popolazione di sei importanti città italiane: Napoli, con un milione di abitanti, Bari, Bergamo, Firenze, Bologna e Torino. Arriviamo a 3,5 milioni di persone che detengono in Italia cripto-attività.
Un altro dato forse ancora più importante – questo è un dato reso pubblico anche recentemente dal Politecnico di Milano, che ha fatto, in tal senso, una ricerca con l'aiuto dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di finanza – che più dovrebbe far riflettere la politica in questa fase è che a detenere le cripto-attività nel nostro Paese sono, per il 65 per cento, i cosiddetti millennial. Non ce ne sono tantissimi in questo Parlamento, ma ce ne sono molti più del passato. I millennial sono coloro che hanno un'età compresa tra i 18 e i 39 anni. Sono gli investitori di oggi, ma, soprattutto, di domani. Sono coloro che hanno deciso di investire una piccola parte dei loro risparmi in cripto-attività e dalla sera alla mattina si ritroverebbero a veder tassati questi guadagni in una misura decisamente più onerosa, quasi il doppio.
Apro e chiudo una parentesi. Nel nostro Paese coloro che giocano pagano, sui guadagni da gioco, sulle vincite, tra il 10 e il 20 per cento. Nel nostro Paese coloro che investono in titoli di Stato pagano il 12,50 per cento, coloro che fanno operazioni in Borsa pagano il 26 per cento sul guadagno. Coloro che comprano cripto-attività e le vanno poi a vendere pagherebbero il 42 per cento.Pag. 168
È una cosa che risulta veramente poco chiara, soprattutto se alla luce di questo dato: il 65 per cento degli italiani che hanno cripto-attività sono giovani, con un'età compresa tra i 18 e i 39 anni. Il tempo corre, quindi non mi dilungo ulteriormente. Non vi dico che in questi 12 mesi l'Italia ha recepito tante normative europee, proprio in materia di cripto-attività, che ne hanno regolamentato il mercato, sia relativamente agli operatori che a tutta una serie di aspetti antiriciclaggio, a volte considerati un elemento di debolezza delle cripto-attività. Da fine anno, quindi, entreranno in vigore tutta una serie di norme che, di fatto, porteranno tutto il settore delle cripto-attività ad essere molto più regolamentato, anche dal punto di vista antiriciclaggio.
Passo alle proposte. Siamo presenti oggi perché, chiaramente, le fiduciarie hanno un ruolo importante nel gestire l'attività di sostituzione d'imposta. È importante nel settore delle cripto – come lo è stato, a suo tempo, nel settore delle attività finanziarie detenute all'estero – individuare dei soggetti che fungano da sostituto d'imposta, dei soggetti che, nell'interesse del contribuente, ma anche e soprattutto dello Stato, si facciano parte attiva, su incarico del cliente, nell'effettuare i calcoli delle imposte dovute e versino le imposte allo Stato.
Questo garantirebbe allo Stato di introitare molto più dei poco più di 20 milioni che oggi ha incamerato.
Lascio agli atti le proposte perché non vi è tempo per descriverle tutte. Credo che il messaggio importante sia avere un occhio di attenzione diverso rispetto a questo mondo, perché è un mondo non fatto solo, come forse si pensa, di riciclatori o di speculatori, ma è un mondo fatto soprattutto di tanti giovani che hanno una concezione del risparmio molto diversa rispetto alla nostra e, quindi, andare a tassare questi loro risparmi rischierebbe di fargli perdere un po' di fiducia anche nello Stato; loro che, nei prossimi anni, dovranno gestire anche Pag. 169ricchezze molto importanti che riceveranno in eredità dai loro genitori e quindi, probabilmente, dovranno fare scelte difficili, o non facili, su dove detenere queste attività.
Grazie della vostra attenzione.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Do la parola al dottor Michelangelo Bottesini.
MICHELANGELO BOTTESINI, presidente di ItaliaFintech. Illustri presidenti, onorevoli deputati e senatori, innanzitutto vi ringrazio, a nome dell'associazione, per l'invito a partecipare e per la possibilità di esprimere il punto di vista delle tante imprese del settore fintech che rappresentiamo.
Ci tengo ad evidenziare, in questi pochi minuti a disposizione, alcuni elementi importanti per comprendere il contesto in cui ci troviamo a operare come settore.
Il settore Fintech in Italia è composto da oltre 600 aziende che danno lavoro a oltre 20 mila addetti. Parliamo comunque di un settore molto innovativo, con grande necessità di avere competenza.
Tutte le aziende fintech hanno nella loro mission tre elementi, che da un lato sono elementi di differenziazione di competenza e, dall'altro, sono elementi di investimento. Quindi, sicuramente devono garantire innovazione e applicare tecnologie innovative di frontiera. Devono, inoltre, avere una forte competenza negli ambiti normativi che devono governare proprio per rimanere nel perimetro della regolamentazione e devono gestire l'attenzione ai temi di rischio finanziario informatico. Quindi, per loro natura, le aziende fintech sono rispettose di tutto il contorno normativo.
In questo momento, quello che riteniamo possa essere un contesto normativo stabile, solido e armonico a livello europeo favorirebbe molto lo sviluppo di un settore che è fortemente Pag. 170dinamico, che è in crescita e che attira, grazie al suo contenuto di grande tecnologia, molti giovani e, soprattutto, giovani neolaureati in materie science, technology, engineering and mathematics (STEM).
In questo elemento, per creare innovazione e incentivare lo sviluppo del settore fintech, abbiamo molto apprezzato le azioni che sono state fatte nel corso degli ultimi anni nell'ottica di promuovere l'attrazione anche di investimenti dall'estero. Ad esempio, possiamo citare la recentissima «legge capitali» di quest'anno, così come la neo approvata – il 23 ottobre scorso –, legge sulle start-up o il sostegno al venture capital o i sandbox regolamentari. Così come apprezziamo e sosteniamo il principio e il contenuto degli articoli 9 e 10 di questo decreto, di questa proposta. Il testo va nella direzione di una maggior trasparenza, tracciabilità e standardizzazione a sostegno di una società cashless. Per cui, l'orientamento e lo stimolo ai pagamenti digitali, dove si promuovono le soluzioni fintech e la pubblica amministrazione riesce a gestire in modo efficiente e moderno le transazioni finanziarie – e, quindi, ne beneficia in termini di efficienza ed efficacia sui controlli – è un percorso che apprezziamo.
Allo stesso modo, però, esprimiamo una fortissima preoccupazione per quanto previsto all'articolo 4, sia per le norme relative alla web tax, sia per quanto riguarda l'incremento dell'aliquota sulle plusvalenze delle cripto-attività di cui il collega ha appena esplicitato.
In particolare, quello che ci preoccupa è, soprattutto, l'ambito di incertezza nel momento in cui vogliamo attrarre investimenti dall'estero, vi è una variabilità così forte che vede normare nell'ambito di un solco dove le imprese che dovranno lavorare sul mondo delle criptovalute avranno da sottostare al markets in crypto-assets regulation (MiCAR), che entrerà a Pag. 171regime il prossimo anno. Chi vuole investire in Italia e fare investimenti in area digitale di market place, fino all'anno scorso, sapeva di essere un player favorito, soprattutto su un operatore locale e dove la norma sulla web tax aveva il principio di voler andare a colpire chi lavora sul mercato internazionale, i big player over the top, in questo modo, con l'attuale previsione di rimozione totale delle soglie, si vanno a colpire le start-up, le piccole e medie imprese, coloro che vogliono fare impresa e sicuramente si vanno a ridurre le possibilità di attrarre capitali dall'estero, perché diamo la sensazione di avere un clima di incertezza e di variabilità continua delle norme sull'innovazione e sugli investimenti, perché da un lato li incentiviamo e, dall'altro, li andiamo a sovrattassare.
Vorrei ricordare, inoltre, che una tassazione lineare sul fatturato può portare, alla fine, effetti negativi o incrementare i prezzi sui clienti, sui consumatori finali. Comunque, manterrà un elemento di costo aggiuntivo che sicuramente, soprattutto le start-up, non riescono a sopportare.
Non ripeto, ma sostengo quanto già espresso sull'incremento della tassazione sulle criptovalute. Riteniamo che un'armonizzazione anche in questo caso e, quindi, di nuovo, la sensazione, per chi opera nel mondo delle criptovalute, di far parte di uno standard e di non dover essere soggetti a eccezioni è rilevante. Peraltro, gli operatori iscritti al registro dell'Organismo degli agenti e dei mediatori creditizi (OAM) sono diventati 150 e gestiscono transazioni per oltre 3 milioni di clienti, tra l'altro con un importo medio abbastanza ricco, stiamo parlando di 1.600 euro di portafogli medi di criptovalute. Questo è quello che registrano i dati OAM a giugno di quest'anno.
Riteniamo che debba essere considerata come una asset class di piccolo risparmio, tutelata esattamente come diversificazione dei portafogli di investimento. Non è sicuramente un Pag. 172consiglio che diamo quello di investire il 100 per cento del proprio portafoglio nelle cripto-valute, ma, probabilmente, come diversificazione, nell'ambito dell'1-2 per cento del portafoglio. Perché deve avere una tassazione differenziata? Questo sarebbe un forte detrimento per le aziende che hanno investito in Italia e che sviluppano questo mercato.
Alla fine, come considerazione, se andiamo a guardare banalmente i risultati degli indicatori di performance chiave del Digital Decade 2030 e andiamo a confrontarli, l'Italia in questo momento è indietro proprio sulla parte di creazione di unicorni. Dalla lettura dei predetti indicatori, indicati in una tabella contenuta nella memoria che depositiamo agli atti delle Commissioni, si evince, infatti, che ci sono 263 unicorni in Europa e solo sette in Italia. Questo vuol dire che non agevoliamo lo sviluppo di una nazione. In qualche modo dobbiamo recuperare questo gap. Così come sull'intelligenza artificiale e sui data analytics siamo assolutamente in gap.
Per concludere, riteniamo come ItaliaFintech che l'applicazione di queste due modifiche di tassazione aggraverebbe non solo il contesto attuale di mercato, ma aumenterebbe molto il rischio di fuga di cervelli, incentivando la propensione dei giovani brillanti laureati in materie STEM a cercare all'estero sbocchi lavorativi che possono essere stimolanti e attrattivi più che nelle imprese italiane.
Vi chiediamo, quindi, di riconsiderare questa misura e, anziché sanzionare con una sovrattassa, incentivare lo sviluppo delle piattaforme di innovazione tecnologica, dell'intelligenza artificiale e del digitale.
PRESIDENTE. Grazie.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MARIA CECILIA GUERRA. Ringrazio i nostri ospiti per le precisazioni.
Per quanto riguarda la tassazione sulle plusvalenze da cripto-attività, concordo sulla valutazione. Io, tra l'altro, sono contraria a qualsiasi differenziazione nell'ambito di attività e di redditi che abbiano natura omogenea. Il mio, quindi, è un discorso generale. Guardando le vostre diapositive, ci sono due punti che mi preoccupano. Uno è quello in cui si dice «incrementare la pressione sugli operatori perché applichino l'imposta di bollo» e l'altro è quello in cui dite «permettere l'accesso dell'Agenzia delle entrate alle informazioni». In realtà non è vero che mi preoccupano, ma volevo chiedere se voi avete la sensazione che ci sia un problema specifico di evasione fiscale o di difficoltà di applicazione dell'imposta così com'è adesso, che possa, in qualche modo, avere indotto a questa scelta che, comunque, non condivido. Partiamo da questo.
Sono d'accordissimo, invece, sulla possibilità di ricorrere al risparmio amministrato. Mi chiedo se qualcuno al mondo sa perché proprio il 42 per cento, perché mancava questa aliquota. Ne abbiamo circa quattordici o quindici diverse. Almeno si poteva scegliere il 43. Non per suggerire un'aliquota più alta, ma almeno aveva il senso di essere la più alta aliquota dell'IRPEF. Il 42, a mia conoscenza, è un dato inedito. Non so se avete qualche ragione voi da potermi suggerire.
Ribadisco solo che, per quanto riguarda la web tax, che aveva tutt'altre finalità e tutt'altri scopi, questa trovata di applicarla a tutte le imprese comporta, in alcuni casi, una duplicazione di imposte, profitti e ricavi che non trova alcuna giustificazione.
Grazie.
GIULIO CENTEMERO. La mia domanda è relativa alla lista che è uscita il 29 ottobre 2024, quindi la settimana scorsa, Pag. 174rispetto al riepilogo dei poteri di controllo assegnati a Banca d'Italia e a Consob rispetto al mondo delle cripto-attività. Spesso sui giornali si legge solo bitcoin o solo criptovalute, in realtà le cripto-attività sono tante altre cose, quindi anche i non fungible token (NFT) e qualsiasi cosa che venga prodotta dai registri distribuiti. Cosa ne pensate? Questa assegnazione di poteri è sufficiente a prevenire eventuali abusi oppure andrebbe fatto qualcosa in più?
GIANMAURO DELL'OLIO. Dal punto di vista emendativo, mentre per quanto riguarda la norma sulle cripto-attività credo che l'unica possibilità sia un'abrogazione – così com'è, infatti, quei 16,7 milioni probabilmente non arriverebbero mai, perché scapperebbero tutti facilmente –, per quanto riguarda la web tax, invece, le vostre proposte quali possono essere per cercare di escludere, oltre ai soggetti classici, le start-up, e altri tipi di soggetti che verrebbero penalizzati in maniera oltremodo pesante rispetto a quanto già normalmente non paghino le tasse?
PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per le repliche.
FABRIZIO VEDANA, presidente Feder Fiduciarie. Inizio io e poi lascio la parola al collega. Non ci sono elementi significativi e indicativi del fatto che, allo stato attuale, ci sia una chiara evasione d'imposta. Certamente vi è uno stato normativo che si è costruito sul tema delle cripto-attività nel corso degli ultimi anni, derivante da una situazione molto confusa, prima della legge di bilancio per il 2023, non era chiaro se le cripto-attività dovessero essere tassate e come dovessero essere tassate, se dovessero essere esposte nel quadro RW della dichiarazione dei redditi oppure no.
Lo Stato ha rimediato con la legge di bilancio per l'anno 2023 dando delle indicazioni. Molti di quei 3,5 milioni di italiani Pag. 175forse non hanno adempiuto ai loro obblighi fino in fondo. Dico «forse», in termini dubitativi, perché forse hanno anche giocato sul fatto che oggi chi detiene cripto-attività non finisce nell'anagrafe dei rapporti, perché non c'è un'autorità di vigilanza che effettivamente vigila sugli operatori cripto.
C'è l'OAM, che è l'Organismo degli Agenti e Mediatori, che prende atto della registrazione degli operatori in cripto, ma non è tenuto a fare attività di vigilanza.
Mi ricollego poi alla domanda dell'onorevole Centemero che, invece, mi porta a dire che, in base alla nuova normativa europea che entrerà in vigore a fine anno, MiCAR (Markets in Crypto-Assets Regulation), recepita dall'Italia, queste due autorità si sono spartite i compiti di vigilanza e saranno loro, dal prossimo anno, a dover decidere chi ha i requisiti per poter fare l'operatore in cripto in Italia e faranno sugli stessi anche attività di vigilanza. È probabile che, per effetto di questa nuova vigilanza, i soggetti di cui stiamo parlando, gli operatori in cripto, dovranno, come tutti gli altri – banche, intermediari e fiduciari – alimentare l'anagrafe dei rapporti, cioè l'anagrafe che ha l'Agenzia delle entrate, che costituisce il database dal quale l'Agenzia delle entrate pesca per poter poi fare dei controlli.
Vi è una situazione che è, secondo me, irripetibile per lo Stato. L'irripetibilità è dare la chance a quei 3 milioni di persone che non hanno ad oggi messo nulla in dichiarazione dei redditi – quindi sfuggono a qualsiasi forma di tassazione – di farlo. È per quello, forse, che oggi la base imponibile è così residuale: 17 milioni o 20 milioni non sono niente rispetto ai miliardi che hanno in mano i 3,5 milioni di italiani. L'irripetibilità è dire agli italiani che hanno le cripto, di cui molti sono giovani: «Ragazzi, qui la festa è finita. Se volete mettervi a posto, io Stato vi do la possibilità di farlo, vi do un arco temporale di qualche mese per Pag. 176sanare la vostra posizione. Dal prossimo anno sarete trattati come tutti gli altri. Si tassa al 26 per cento. Avete una serie di obblighi. Sappiate che dal prossimo anno io, Stato, avrò dei poteri che oggi non ho. Avrò una visibilità delle vostre informazioni che oggi non ho».
MICHELANGELO BOTTESINI, presidente di ItaliaFintech. Farò solo due commenti veloci.
Rispetto alla domanda dell'onorevole Centemero, ritengo che il percorso sia quello di seguire la MiCAR e le previsioni all'interno della normativa europea, sempre nell'ottica di armonizzazione e, quindi, non creare norme locali differenti quando già abbiamo un costrutto che può essere uniforme a livello europeo. Quindi, assolutamente, bisogna cogliere l'opportunità.
Mi sembra giustissima la proposta del collega di far emergere quello che oggi è una base imponibile che non emerge e non inasprire. L'inasprimento dell'aliquota rischia di far ridurre la base imponibile ed evadere, perché con le cripto gli investimenti finanziari sono già liquidi – se non gassosi – nei movimenti internazionali. Oggettivamente, credo sia più importante rendere certa, uniforme e sicura, attraverso il monitoraggio, la base imponibile, più che inasprire ulteriormente e magari in una prima fase cercare di creare un incentivo per dichiarare. A quel punto, gli incrementi di valore e le plusvalenze successive, che tutti saranno contenti di avere, porteranno a un introito rilevante nelle casse dello Stato.
Per quanto riguarda, invece, il suggerimento sulla web tax, sulle soglie, credo che la previsione della precedente legge fosse sufficiente. Non dobbiamo far altro che mantenere quello che, giustamente, era stato scritto nella previsione precedente. Non andrei a inventarmi anche qui cose diverse: if it works, don't fix it.
PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti per il loro contributo e dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione di rappresentanti di CODIRP.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti di CODIRP.
Intervengono la dottoressa Cignarelli, segretario generale, e il dottor Sordini.
Chiedo ai nostri ospiti di contenere la propria relazione entro un termine di sei minuti, così da lasciare spazio a eventuali interventi dei parlamentari e alle relative repliche. Un minuto prima vi informerò. Grazie.
Do la parola alla dottoressa Cignarelli.
TIZIANA CIGNARELLI, segretario generale CODIRP. Grazie, presidente, della convocazione.
Come Confederazione della dirigenza pubblica abbracciamo tutte le aree di contrattazione. Nell'approcciarci a questa manovra, non abbiamo potuto astenerci dal considerare il quadro complessivo, sia dal punto di vista fiscale, che, in generale, dei trattamenti retributivi dei dipendenti pubblici, ma non solo. In realtà, è notizia anche degli ultimi giorni la valutazione che è stata fatta, dal punto di vista statistico, che soltanto il 15 per cento degli italiani regge il peso, e, di conseguenza, la tenuta dei servizi sulle proprie spalle. Quindi, di fatto, l'IRPEF che deriva dai redditi superiori ai 40.000 euro riesce a sostenere il 42 per cento del gettito fiscale.
Tutto questo per dire che, in realtà, gli interventi anche sui dipendenti pubblici non possono non tener conto del quadro Pag. 178generale ed è un quadro nel quale ci sono stati – e continuano, purtroppo, anche con questa manovra – ad esserci degli interventi di settore, degli interventi diversificati tra le posizioni, tra lavoratori autonomi e dipendenti, tra dipendenti privati e dipendenti pubblici. Alcuni non sono toccati e altri sono toccati più volte. In tutto questo, anche in questa manovra notiamo che non c'è l'omogeneità degli interventi che ci saremmo aspettati. Considerato che da gennaio a giugno 2024 – questi sono dati della Ragioneria generale dello Stato – c'è stato un aumento del gettito delle entrate contributive e tributarie soprattutto da lavoratori dipendenti, in realtà, anche semplicemente un criterio ragionieristico non risulta essere stato rispettato nella manovra, perché, di fatto, non sono i lavoratori dipendenti poi a poter fruire dei benefici previsti dalla manovra.
Si dovrebbe prendere ad esempio un principio che abbiamo riscontrato, nel testo, all'articolo 12, laddove vi sono le disposizioni in materia di gioco pubblico. Si legge che la finalità dell'intervento è la parità di trattamento tributario tra tipologie omologhe di gioco pubblico raccolto a distanza. Ebbene, ci chiediamo come mai lo stesso approccio non venga adottato sia negli interventi di carattere tributario, sia, in generale, negli interventi di politica retributiva.
Troviamo una smentita già all'interno dell'articolo 2, con la riduzione delle detrazioni per i rapporti da lavoro dipendente superiori a una certa soglia. Su questo, la nostra richiesta è che qualsiasi intervento che riguardi la riduzione di detrazioni rispetto a spese, oneri e, comunque, ogni altro onere sostenuto dal contribuente, valga soltanto per il futuro. Nell'articolo 2 ciò non è molto chiaro. Non si possono avere dei tagli o, comunque, delle riduzioni rispetto a detrazioni in corso, ma si deve rispettare il fatto che debbano riguardare spese e oneri che vanno sostenuti da quella data in poi, come è stato fatto Pag. 179all'interno dell'articolo 8 a proposito delle spese di ristrutturazione. La norma deve essere più chiara e riferirsi a spese successive al 1° gennaio, ossia sostenute a partire dal 1° gennaio 2025.
Disparità le ritroviamo ancora sul fatto che sono sottoposti alla flat tax i lavoratori autonomi e non, invece, i lavoratori dipendenti. Disparità ci sono anche tra lavoratori dipendenti e, ulteriormente, tra i lavoratori dipendenti pubblici. Ricordiamo solo che alcuni dipendenti pubblici pagano gli oneri riflessi, che sono posti completamente a proprio carico.
Venendo, poi, alle norme del lavoro pubblico in particolare, prendo in considerazione l'articolo 23 sul trattenimento in servizio, che va letto unitamente all'articolo 110 relativo al blocco del turnover. L'articolo 23 prevede l'aumento del limite ordinamentale dell'età del pensionamento a 67 anni per tutti. Esso, però, va considerato insieme alla questione del blocco del turnover, addirittura la possibilità di trattenere in servizio gli ultra sessantasettenni fino a settant'anni.
La valutazione che noi facciamo è questa. Trattenere in servizio da una parte e non assumere dall'altra fa venir meno, quantomeno, una delle due gambe del ricambio generazionale. È veramente un risparmio quello rappresentato dal fatto di trattenere in servizio gli ultra sessantasettenni, o è semplicemente un rinvio della pensione? In realtà, si tratta del personale che costa di più e del quale fino a poco tempo fa si diceva che ce ne dovevamo liberare perché obsoleto. Adesso, invece, lo tratteniamo e il problema è che non assumiamo. Quindi, anche l'obiettivo dell'affiancamento nel mentoring, che è assolutamente condivisibile, rischiamo di non realizzarlo. Tra due o tre anni, cinque anni al massimo, coloro che stiamo trattenendo in servizio chi potranno formare? Perché il personale sarà già completamente formato.Pag. 180
Riguardo al tema delle pensioni, purtroppo anche qui notiamo una restrizione rispetto ai criteri attuali, tali da far pensare e ritenere che sia più semplice e più equo, a quel punto, attendere i requisiti della «legge Fornero», perché con la nuova disciplina prevista dall'articolo 103 si aumentano gli anni, però, contemporaneamente, si riduce il tetto massimo della pensione. Stiamo parlando, comunque, di un peggioramento rispetto alla disciplina attuale. In tutto questo, in un regime pensionistico, non possiamo, quando ci si approccia al tema delle pensioni, soltanto pensare a un problema di spesa. Bisognerebbe pensare anche a un discorso intergenerazionale e non solo ai vincoli di bilancio. Questo, ancora, non è presente neanche con questa legge di bilancio.
L'ultimo articolo che commentiamo è quello sui tetti, ossia l'articolo 111. Si parla di tetti retributivi e di differenziazioni e deroghe. Si parla di tetti per i vertici di alcuni enti. Non si comprende assolutamente la differenziazione, né il meccanismo delle deroghe. Si tratta di una norma di non chiara applicazione rispetto alla quale riteniamo, invece, di fare una controproposta: applicare quel tetto dei 240.000 euro – che, ad oggi, ha costituito un buon limite di spesa – ma intervenire su quei trattamenti di fine servizio o fine rapporto, su quei trattamenti retributivi differiti che sono sotto l'attenzione della Corte costituzionale, la quale ha invitato più volte il Parlamento a intervenire in proposito. Non ridurre i tempi di pagamento, ma ridurre gli importi. Ridurre l'importo dei TFS, che in alcuni casi raggiungono anche 600.000-700.000 euro e spostare i tetti non dal discorso retributivo, ma dalle voci indirette che si percepiscono e gli esborsi che vengono sostenuti alla fine dei rapporti di lavoro.
Nel documento che abbiamo inviato abbiamo individuato anche altre ipotesi di necessaria perequazione per i medici Pag. 181INPS, per i dirigenti scolastici rispetto al trattamento retributivo. Lascio la parola per due minuti al mio collega per un emendamento sulla sanità.
FABIO SORDINI, segretario nazionale dell'associazione unitaria psicologi italiani (AUPI), in rappresentanza di CODIRP. Buonasera a tutti, presidente e componenti delle Commissioni. La nostra richiesta riguarda l'articolo 62, in cui si prevede che l'indennità di specificità medica venga incrementata sia nel 2025, sia nel 2026. Con l'ultimo contratto nazionale di lavoro del gennaio scorso è stata introdotta anche per la dirigenza sanitaria – sono 14.000 dirigenti ed è composta da psicologi, farmacisti, biologi, fisici e chimici – questa indennità, che è notevolmente inferiore a quella dei medici, di circa 600 euro mensili. Con l'incremento della indennità di specificità medica previsto anche per il 2026 questa forbice aumenterà ancora di più, arrivando a circa 800 euro mensili. Sono dirigenti che lavorano nelle medesime équipe. Pensate alla salute mentale, dove ci sono psicologi e psichiatri. Pensate all'ambito della farmacia o dei laboratori di analisi, in cui ci sono biologi e medici. Si creerebbe una ulteriore discriminante tra colleghi che lavorano nella stessa équipe.
Noi proponiamo di utilizzare una parte dell'accantonamento previsto all'articolo 47, di circa 20 milioni di euro, lo 0,4 per cento, per colmare questo gap, perché questi sono soldi che vengono accantonati per i futuri rinnovi del contratto previsto per il 2026. Questa è la nostra proposta di emendamento.
PRESIDENTE. Grazie.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
MARIA CECILIA GUERRA. Grazie.Pag. 182
Ci sono molte altre considerazioni nel documento che ci avete lasciato che approfondiremo, perché effettivamente sono cose anche complicate per noi, sicuramente in buona parte nuove. Tuttavia, mi sembra che uno dei punti di fondo sia quello di cercare punti di omogeneità all'interno di un trattamento che si è stratificato nel tempo, ma che è molto diversificato, su cui questa legge interviene.
Guarderemo tutto con interesse, compresa questa ultima considerazione sulle indennità per i dirigenti non medici.
Volevo chiedere alla presidente se mi poteva riconfermare un dato, perché ho seguito, ma forse non ho capito del tutto. La norma sulla possibilità del trattenimento in servizio è una norma che voi valutate negativamente, sicuramente – se ho capito bene – sotto il profilo della necessità di un rinnovamento all'interno della pubblica amministrazione e, quindi, anche sulla difficoltà che ci sia un passaggio di conoscenze quando ormai c'è un problema di obsolescenza della dirigenza in essere. Ho capito bene?
Dal profilo del lavoratore che opta per questa scelta, vedete qualche problematica particolare? Io non sono d'accordo, quindi volevo capire il vostro punto di vista.
PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la replica.
TIZIANA CIGNARELLI, segretario generale CODIRP. Dal nostro punto di vista, il trattenimento in servizio può avere un senso per l'affiancamento al nuovo assunto per il trasferimento delle competenze. Purtroppo, invece, in questa legge di bilancio, in questa manovra, se si sommano le due norme, in realtà c'è il blocco del turnover e quindi è come se fosse una distribuzione e uno spostamento di risorse dal nuovo assunto a quello che invece trattengo. In questo senso, non è condivisibile, perché, in primo luogo, potrebbe non essere per niente un risparmio e, in Pag. 183secondo luogo, perché occorre una rigenerazione del sistema pubblico che, piuttosto, avrebbe dovuto vedere un rafforzamento delle nuove immissioni.
Dal punto di vista del lavoratore, c'è la possibilità di scegliere se rimanere in servizio. Rischiamo, però, nel funzionamento complessivo della pubblica amministrazione, se non si danno delle indicazioni già con la legge, di non comprendere quale sarà questo 10 per cento che viene trattenuto.
Faccio un esempio. Se con il PNRR si è appurato che le competenze di cui più è sfornita la pubblica amministrazione sono quelle professionali, professionistiche, ci dovrebbe essere almeno un'indicazione qui per dire: «Se rimanete sguarniti, trattenete queste professioni, queste competenze che sono carenti o per le quali non stiamo riuscendo a fare i concorsi». Si dovrebbero dare almeno delle indicazioni di questo tipo, perché il sistema pubblico ha dimostrato di reggere, ma di non reggere, per esempio, nell'attuazione del PNRR.
Favoriamo l'ingresso dei giovani su queste materie, su queste competenze, oppure, almeno, tratteniamo quelli che ancora ci sono per provare a resistere finché non arrivano le nuove risorse. Però, cerchiamo di uscire dal semplice conto ragionieristico di uscita ed entrata soprattutto perché, con questa manovra, si sta bloccando il piano assunzionale nel 2025.
La pubblica amministrazione, a questo punto, non può incorrere in questo nuovo stop all'ingresso di nuove leve.
PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti per il loro contributo e dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale consulenti del lavoro (ANCL), in videoconferenza.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge Pag. 184recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale consulenti del lavoro (ANCL).
Interviene, in videoconferenza, la dottoressa Catalano, responsabile operativo del centro studi nazionale ANCL. Dottoressa, le chiedo la cortesia di contenere la sua relazione entro un tempo massimo di sei minuti, in maniera tale da poter lasciare lo spazio ai colleghi parlamentari per eventuali interventi e a lei per la replica.
Do la parola alla dottoressa Catalano.
CECILIA CATALANO, responsabile operativo del centro studi nazionale ANCL. Buonasera a tutti.
Vi ringrazio a nome dell'Associazione nazionale dei consulenti del lavoro e vi porto anche i saluti del dottor Dario Montanaro, che è il presidente nazionale. In virtù delle necessità rappresentate dai professionisti nostri iscritti e, in particolar modo, dai nostri esperti del Centro studi nazionale ANCL, riporto alcune riflessioni che hanno ad oggetto le principali misure di natura fiscale, tributaria e giuslavoristica, oggetto del disegno di legge di bilancio.
Affido poi alla memoria scritta ulteriori considerazioni più puntuali. Nell'insieme, la valutazione che si può esprimere è positiva, seppur con qualche miglioramento e revisione auspicabili. In particolar modo, ci preme precisare la positiva previsione di misure strutturali, prime tra tutti quelle in materia di premi di produttività. Richiamando anche quanto già detto dalla nostra confederazione audita prima di noi, è importante introdurre delle riforme strutturali che possano apportare un sostegno all'aggregazione di imprese a fronte della crescente frammentazione del tessuto imprenditoriale, che, di fatto, si Pag. 185traduce in un freno alla crescita economica e agli obiettivi di transizione.
Venendo alle misure che compongono il disegno di legge, iniziamo dall'articolo 2, ossia il taglio del cuneo fiscale e gli adeguamenti addizionali IRPEF. Si valuta positivamente l'incremento della soglia del reddito agevolato che, di fatto, permetterà, ovviamente, l'estensione della platea dei beneficiari. Si invita, però, a riflettere in base alle detrazioni per spese e altri esoneri, perché se da una parte la stretta risulta interessare redditi medio-alti – controbilanciata, poi, anche da una rimodulazione in relazione al numero dei figli – vi sono una serie di limitazioni alle detrazioni fiscali che potrebbero essere superate, magari prevedendo degli interventi che possano prevedere anche la detrazione di spesa aventi rilevanza sociale e nell'ottica di una crescita economica, come per esempio spese per colf e badanti, erogazioni liberali per favorire il terzo settore, spese d'istruzione e sportive.
L'articolo 8 rivede le misure relative alle detrazioni per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio. Di fatto, si invita a riflettere sul fatto che moltissime imprese edili e dell'indotto si sono ampliate per far fronte al periodo eccezionale del superbonus 110 per cento. Pertanto, un così drastico dietrofront potrebbe comportare tagli del personale e una crisi del settore non indifferenti.
Passo alla misura sui congedi parentali, quella dell'articolo 34, la circostanza che ci sia un incremento nei mesi fruibili, che si aggiunge all'incremento avuto con la legge di bilancio del 2024 e che fa sì che, nel 2025, si arrivi a tre. È positivo anche il fatto che questo incremento vada di pari passo con un incremento del trattamento economico.
Sui premi di produttività mi sono già espressa, quindi è positiva la misura, che è la conferma, in generale, come misura Pag. 186strutturale. Attenzione con riferimento ai fringe benefit di cui all'articolo 68. Il fatto che si preveda una misura di riconoscimento del fringe benefit per i neoassunti, previo superamento della distanza di 100 chilometri, fa sì che si ammetta un'autocertificazione del lavoratore, e, ovviamente l'attestazione, con eventuali ripercussioni non solo in termini di mancata determinazione puntuale e operativa del calcolo di questi 100 chilometri, ma anche a rischio di eventuali dichiarazioni non perfettamente veritiere e, quindi, conseguenze di recuperi a carico del datore di lavoro. Sul punto si auspica un intervento operativo, di natura tempestiva, che possa garantire l'operazione in maniera trasparente.
Mi avvio agli ultimi commenti, venendo all'articolo 69 sul trattamento integrativo speciale per i dipendenti di strutture turistico-alberghiere. Positiva la previsione della misura, confermata rispetto allo scorso anno, tuttavia sarebbe auspicabile – considerato che numerosi sono i settori che ad oggi hanno difficoltà nel reperire personale, quindi non soltanto quello delle strutture turistico-alberghiere – la possibilità di prevedere effettivamente un'estensione ad altri settori. La reticenza di lavorare durante i festivi, il lavoro notturno e gli straordinari interessa molti altri ambiti e non solo questo.
Mi avvio a conclusione con l'esame degli ultimi due articoli. Il primo è l'articolo 72. Qui mi spendo soltanto sul «bonus giovani» e poi lascio, ovviamente, le altre misure alle memorie scritte. Sul punto si evidenzia che, seppur positivo è il rinnovo già introdotto nel decreto-legge «Coesione» n. 60 del 2024, il requisito richiesto, ovvero l'assenza di un precedente contratto a tempo indeterminato, limita sensibilmente la fruibilità della misura. Si suggerisce, ad esempio, di trasformare questa previsione nel requisito che imponga l'assenza sì di un precedente contratto a tempo indeterminato, ma, ad esempio, superiore a Pag. 187dodici mesi, quindi vincolando in questo caso il requisito ad un arco temporale più ristretto.
Infine, c'è l'articolo 112, relativo a misure di potenziamento dei controlli di finanza pubblica, che prevede l'introduzione di un rappresentante del MEF nel collegio sindacale delle imprese che percepiscono contributi pubblici di rilevante entità. La norma desta effettivamente preoccupazione oltre a definire un'ipotesi di violazione del dettato costituzionale, limitando la libertà di impresa economica, mette in discussione la terzietà degli organi di controllo e dei professionisti nominati per tali incarichi.
Si potrebbe suggerire, quale alternativa, l'inserimento di un obbligo per gli organi di controllo di effettuare una puntuale rendicontazione ed attestazione dell'utilizzo delle risorse in esame con periodicità trimestrale. Vi ringrazio. Ovviamente depositeremo le nostre memorie già domani.
PRESIDENTE. Sono io a ringraziare lei. Non mi sembra ci siano interventi.
Ringrazio la nostra ospite per il contributo offerto e dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione di rappresentanti della Compagnia delle opere, in videoconferenza.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti della Compagnia delle opere.
In videoconferenza, interviene il dottor Dellabianca, presidente della Compagnia delle opere.Pag. 188
Chiedo al nostro ospite di contenere la propria relazione entro un tempo massimo di cinque minuti, così da lasciare spazio ad eventuali interventi dei parlamentari e alle relative repliche. Quando sarà quasi alla scadenza la avviserò io.
Do la parola al dottor Dellabianca.
ANDREA DELLABIANCA, presidente Compagnia delle opere. Desidero ringraziare il presidente e tutti gli onorevoli deputati e senatori delle Commissioni per l'opportunità di essere qui oggi a rappresentare le riflessioni della Compagnia delle opere sulla nuova legge di bilancio. Come saprete, la Compagnia delle opere annovera circa 12.000 imprese associate, tra cui 700 organizzazioni no profit, oltre 800 scuole paritarie e istituti educativi, 60.000 studenti e 5.000 dipendenti.
Ci piace sottolineare che consideriamo tutti questi soci degni del titolo di imprese, vere e proprie opere. Per cui, farò il mio intervento suddiviso su queste tre aree, cercando di approfondire le misure della manovra e focalizzandomi su questi tre aspetti essenziali per l'associazione che rappresento, quindi: famiglia, educazione e sussidiarietà.
Con piacere e soddisfazione, Compagnia delle opere coglie un primo passo verso l'introduzione del cosiddetto «quoziente familiare», con riferimento alle detrazioni per le famiglie con redditi superiori ai 75.000 euro. Questa è una misura che sosteniamo e richiediamo da anni ed è motivo di orgoglio vederne finalmente l'inserimento, almeno come principio, in una legge di bilancio.
L'obiettivo è premiare i nuclei familiari con figli, riducendo la pressione fiscale in base al numero di componenti. Certamente siamo ancora lontani dall'introduzione effettiva del quoziente familiare vero e proprio. Riconoscere la famiglia come un'entità fiscale autonoma, con una soggettività giuridica distinta dai singoli membri, è, per noi, un punto cruciale. Questa Pag. 189visione non vede contrapposizione tra sostegno alle famiglie e quello alle imprese. Anzi, sostenere la famiglia significa contribuire allo sviluppo delle imprese composte da famiglie che operano anche per il loro benessere, con particolare attenzione anche alla classe media, che è fonte di valore economico non secondario per il nostro Paese.
Da questo punto di vista, riteniamo estremamente positiva la stabilizzazione del congedo parentale all'80 per cento per i primi tre mesi dalla nascita. Queste sono misure fondamentali per invertire il trend demografico, che è uno dei problemi più gravi del nostro tempo. Il sistema welfare Paese non può essere sostenibile senza un'inversione dei dati relativi alla natività e senza una corretta gestione dei flussi migratori, che è bene ricordare anche per un'urgenza a breve termine.
L'accoglienza, infatti, deve essere vista non solo come un dovere, ma anche come un'opportunità per coloro che credono nei valori fondanti della nostra società italiana. Per sostenere, inoltre, in maniera diretta le aziende sarebbe opportuno riflettere sulla possibilità di introdurre una detassazione degli utili reinvestiti nell'azienda, con particolare attenzione alla forma di agevolazione per gli utili investiti delle PMI. Infatti, le analisi condotte da Banca Italia evidenziano che l'abrogazione dell'ACE rischia di determinare un aumento del costo del capitale, riducendo gli incentivi agli investimenti, proprio perché le nostre piccole e medie imprese hanno un problema di capitalizzazione e sono molto esposte finanziariamente.
Favorire l'investimento dei capitali dell'impresa o degli utili all'interno dell'impresa è un fattore fondamentale di sostenibilità del sistema economico.
Positiva, invece, è la proroga al 2027 del credito d'imposta per la quotazione delle PMI, che sono nuove forme in cui le PMI Pag. 190accedono al loro sviluppo, mentre le banche sono più in un sistema di finanza corrente.
Come associazione, riteniamo sia fondamentale una riflessione anche sul «Fondo di garanzia», che è uno strumento indispensabile per favorire l'accesso al credito delle PMI. Oggi è importante non toglierlo, anche se è un qualcosa che toglie le banche dal rischio, ma avrebbe una conseguenza sulla garanzia e sulla finanziabilità delle imprese molto negativa se non fosse reintrodotto.
Sul fronte lavoro è positiva la riduzione al 5 per cento dell'aliquota per l'imposta sostitutiva per i premi di produttività e le annesse somme erogate. Oltre a questo, Compagnia delle opere propone di introdurre incentivi fiscali per i datori di lavoro che hanno sottoscritto il Codice di autodisciplina di imprese responsabili in favore della maternità, che è stato promosso dal Ministro Roccella. Ciò in quanto favorisce l'inserimento a lavoro delle donne e alimenta il fabbisogno di lavoro di figure professionali che le imprese oggi hanno.
Auspichiamo, inoltre, che venga prevista la cessione gratuita e solidale del welfare aziendale, prevedendo che le risorse complessive residue dei piani di welfare possano essere destinate, per scelta del lavoratore, a enti del terzo settore, al Servizio sanitario nazionale, alla protezione sociale o per servizi che gli interventi sui territori. Questo perché, se non viene utilizzata la quota residua del welfare, viene persa. In questo modo potrebbe essere utilizzata non a fini propri, ma per sostenere un sistema di sviluppo sociale sul territorio.
Decisivo è anche rafforzare le politiche attive sul lavoro, soprattutto per l'apprendistato di primo e terzo livello. Oltre al programma GOL (Garanzia occupabilità dei lavoratori), le regioni stanno rispondendo in modo efficace alla domanda di competenze nel mondo del lavoro. Allo stesso modo, la formazionePag. 191 professionale terziaria non universitaria, cioè realizzata tramite gli istituti tecnici superiori (ITS), ha un impatto positivo immediato sull'occupabilità. Questo oggi è sostenuto dal PNRR. Tuttavia, bisognerebbe iniziare a pensare a un sistema di finanziamento a partire dal 2027, perché riteniamo questo strumento oggi una fondamentale risorsa per la formazione e l'inserimento lavorativo soprattutto nelle professioni tecniche.
Un ulteriore aspetto imprescindibile quando si parla di lavoro è la formazione, che, per la Compagnia delle opere, da sempre rappresenta una priorità assoluta. Per questo motivo, sosteniamo con convinzione la proposta dell'Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà di introdurre un credito d'imposta per le spese sostenute dalle aziende nella formazione del loro capitale umano, che comprende dipendenti, fornitori e collaboratori.
Riteniamo positivo tutto il «Piano casa», che oggi è un tema fondamentale per l'attrattività nelle aree ad alta richiesta lavorativa, dove il costo della vita è alto. Occorre prevedere un «Sistema casa» che abbia come obiettivo un sistema dell'abitare, integrando giovani lavoratori, silver age, famiglie, studenti, aree sociali e aree artigianali, per creare un contesto abitativo che sia positivo e non, come oggi spesso si vede, nelle periferie più limitrofe delle città.
Mi avvio alla conclusione sottolineando due temi. Il primo è sul mondo del terzo settore, dove non è realistico l'inserimento dell'obbligo della dotazione della partita IVA, poiché questo obbligherebbe molte realtà del terzo settore a non sostenere i costi di trasformazione. Occorre un percorso più ampio e più lungo.
Desta anche molta preoccupazione – e concludo – la proposta di cui all'articolo 112, ossia la proposta di inserire un rappresentante del MEF nei collegi di revisione o sindacali di Pag. 192tutte le società, organizzazioni e fondazioni che ricevono più di 100.000 euro di contributi pubblici. Ritengo che il numero di queste realtà sia così ampio da rendere difficoltosa la nomina di questo soggetto.
È molto importante la conferma dei fondi per l'acquisto di derrate alimentari per gli indigenti, che però non sono ancora adeguati alle esigenze imposte dall'aumento della povertà.
Vi ringrazio per il lavoro che sta facendo. Sono disponibile per eventuali domande.
PRESIDENTE. Grazie. Mi sembra che non ci siano domande.
Ringrazio il nostro ospite per il contributo offerto e dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione di rappresentanti dell'Associazione per la difesa degli utenti dei servizi bancari e finanziari (ADUSBEF), in videoconferenza.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione per la difesa degli utenti dei servizi bancari e finanziari (ADUSBEF).
Interviene, in videoconferenza, il dottor Tanza, presidente di ADUSBEF.
Chiedo al nostro ospite se può contenere la sua relazione entro un tempo massimo di sei minuti. Naturalmente, presidente, un minuto prima della scadenza del tempo la avviserò. Questo per dare la possibilità ai colleghi parlamentari di poter intervenire e a lei di replicare.Pag. 193
Do la parola al dottor Tanza.
ANTONIO TANZA, presidente ADUSBEF. Signor presidente, illustrissimi onorevoli, vi ringrazio per aver voluto sentire l'ADUSBEF.
Relativamente all'articolo 17, ossia con riferimento ai mutui per la prima casa, sottolineiamo che una delle maggiori preoccupazioni per le famiglie è il rischio di perdere la propria casa a causa dell'impossibilità di sostenere le rate del mutuo in seguito all'aumento dei tassi dovuto alla politica monetaria europea.
Per rafforzare la protezione delle famiglie in difficoltà si potrebbe, secondo il nostro punto di vista, introdurre un blocco temporaneo dei pignoramenti delle abitazioni principali per i mutuatari che rientrano nei criteri economici come, ad esempio, ISEE sotto una certa soglia o famiglie con figli o disabili. Ciò darebbe alle famiglie il tempo necessario per ristrutturare i propri debiti o accedere a fondi a supporto senza temere la perdita immediata nella propria casa.
Altra misura potrebbe essere quella di prevedere un'estensione del periodo di rinegoziazione dei mutui a tasso variabile, garantendo la possibilità di passare a tassi fissi senza penalità, magari a condizioni particolarmente favorevoli sempre per le famiglie con ISEE bassi o con caratteristiche di particolare debolezza.
Un secondo elemento potrebbe essere l'inclusione di misure di sostegno per l'efficientamento energetico delle abitazioni. Quindi, oltre alle misure legate al mutuo, si potrebbe favorire la ristrutturazione energetica delle abitazioni come forma di investimento per ridurre i costi di gestione delle case e migliorare la qualità della vita delle famiglie. Le banche, così arricchite dopo gli extra profitti, potrebbero essere incentivate ad offrire mutui a condizioni agevolate per l'efficientamento energetico.Pag. 194 Altra misura potrebbe essere un'estensione del sostegno a famiglie monoreddito e con disabilità. Per rendere la legge ancora più inclusiva, si potrebbero prevedere delle misure a favore delle famiglie monoreddito o delle famiglie in cui i coniugi hanno perso il lavoro a causa della crisi economica, che, purtroppo, sono tante.
Tali famiglie potrebbero accedere a contributi più elevati rispetto agli altri beneficiari, ed ancora le famiglie con persone disabili o comunque non autosufficienti. Si potrebbe offrire un sostegno supplementare a queste famiglie, che devono già sostenere costi sanitari e di assistenza elevati, aumentando la percentuale di copertura del contributo fino al 50 per cento o più. Inoltre, sarebbe molto efficace la previsione di un meccanismo di indicizzazione per prevenire future crisi.
Per evitare che misure temporanee debbano essere reiterate in futuro, si potrebbe introdurre un meccanismo di indicizzazione del tasso variabile per i mutui, collegato a parametri più stabili rispetto ai tassi d'interesse della BCE o, comunque, prevedere un tetto massimo ai tassi variabili per le famiglie con ISEE più basso. Ciò eviterebbe aumenti delle rate dei mutui improvvisi e difficilmente sostenibili, specialmente in tempi di crisi economica e con stipendi che sono piuttosto stabili e fissi a differenza della fluttuazione economica in corso.
Infine, si potrebbe pensare a un maggiore accesso al credito per le famiglie in difficoltà. Le banche dovrebbero aiutare le famiglie con redditi bassi e in difficoltà economiche tramite strumenti come il mediocredito agevolato per coprire spese impreviste o per ristrutturare le abitazioni e, ancora, fideiussioni pubbliche per garantire i mutui a favore delle famiglie che non riescono a ottenere finanziamenti dal sistema bancario o tradizionale.Pag. 195
Passando ad un altro argomento, faccio un veloce accenno anche alla cosiddetta legge «Salva Suicidi», ossia la legge n. 3 del 2012. Si potrebbe migliorare questo strumento perché, pur offrendo senz'altro ai cittadini in stato di sovraindebitamento la possibilità di ristrutturare i propri debiti attraverso procedure specifiche, tuttavia, l'accesso a queste procedure comporta ancora costi significativi per il debitore, inclusi onorari per professionisti e spese procedurali. È ovvio che una famiglia in difficoltà ha grandissime difficoltà a sostenere questi costi. Attualmente, infatti, non risultano disposizioni nella legge di bilancio che prevedano la gratuità delle operazioni legate alla legge «Salva Suicidi», specialmente per i casi più drammatici e più gravi.
Tuttavia, è stata proposta l'istituzione di un fondo nazionale per coprire queste spese procedurali, al fine di rendere accessibili queste soluzioni anche a chi non dispone delle risorse economiche. Lo abbiamo appreso da un comunicato ANSA, sebbene non se ne rinviene traccia nella legge di bilancio.
Un altro argomento che sta molto a cuore all'ADUSBEF, di cui non troviamo traccia nella legge di bilancio, riguarda le misure specifiche per rendere gratuiti i pagamenti con carta. Si è tanto parlato dell'abolizione del contante, però, in verità, per i commercianti tutte le operazioni hanno un costo, un costo che va ad arricchire, ovviamente, il sistema bancario e, nello stesso tempo, disincentiva l'utilizzo della carta.
La manovra estende l'obbligo di accettare pagamenti elettronici a categorie finora esentate, come taxi e altri soggetti. Questo, però, significa che le categorie obbligate dovranno munirsi di strumenti per accettare pagamenti con carta, aumentando così l'uso dei pagamenti elettronici che attualmente rimpingua le casse già piene delle banche. Viceversa, sanziona in maniera significativa sia il privato al di sopra di determinati Pag. 196importi, di un determinato numero di operazioni, ma, principalmente, i commercianti, gli imprenditori e altre piccole e medie imprese.
Per ottenere alcune detrazioni fiscali sarà necessario effettuare le spese tramite pagamenti tracciabili con carte di credito e di debito. Questo senz'altro incentiva l'uso dei pagamenti elettronici, perché solo le spese effettuate con questi metodi tracciabili saranno ammissibili per determinate detrazioni. Non è giusto, però, che debbano comportare un costo da parte dei privati, che, ovviamente, per evitare questi balzelli, molte volte preferiscono utilizzare il contante.
Queste solo le modifiche che proponiamo.
Concludo con il problema delle azioni di classe. La nuova normativa, la cosiddetta «normativa europea», prevede che le penali vengano devolute ai ministeri, al Ministero della giustizia e al Ministero delle imprese e del made in Italy. Viceversa, la «riforma Bonafede», regolata dal codice di procedura civile, prevedeva che queste somme venissero devolute ai ricorrenti. Ovviamente, se i ricorrenti sono stimolati con un aiuto economico hanno la possibilità e l'interesse di promuovere delle azioni e anche di rischiare delle spese legali nel caso in cui vadano male. Viceversa, con la nuova procedura, ne beneficerà il ministero, ma ovviamente saranno molto demotivate le associazioni che dovranno intraprendere le azioni a tutela dei consumatori. Questo è un altro problema che abbiamo rilevato.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
LEONARDO DONNO, intervento in videoconferenza. Ringrazio l'avvocato Tanza, presidente ADUSBEF, per il suo contributo.Pag. 197 Avvocato, le banche nel 2023 hanno aumentato in maniera considerevole le rate dei mutui, soprattutto quelli a tasso variabile, a danno dei clienti e dei cittadini che si sono visti aumentare le rate dei mutui del 40, 50, 60 e anche 70 per cento addirittura in alcuni casi.
Il Movimento 5 Stelle da subito, a inizio 2023, ha denunciato questo andamento, questo pericolo per i cittadini, tant'è che a marzo del 2023 chiedemmo al Presidente del Consiglio se avesse intenzione di intervenire su questo problema. Lei ci rispose, in un question time, che la colpa di questo era del superbonus. Immagini un po' quale era la percezione del problema.
Dopo qualche mese, credo fosse agosto, la Premier Meloni e il vice Premier Salvini annunciarono in pompa magna la tassazione degli extraprofitti delle banche. Ricordiamo che nel 2023 alcune stime parlavano di record extraprofitti, record di circa 40 miliardi di euro, o forse anche di più, dei principali istituti bancari del Paese. Dopo questo annuncio, ci sono state diverse polemiche all'interno anche delle forze politiche di maggioranza e questa tassazione – che noi condividevamo perché eravamo stati i promotori di questa tassazione – è diventata da una tassazione obbligatoria a una tassazione facoltativa.
Con questa tassazione facoltativa le banche dovevano, secondo la Presidenza del Consiglio, ricapitalizzarsi, ripatrimonializzarsi e concedere più credito alle famiglie e alle imprese, cosa che però ci risulta, anche dalle sue parole, non sia avvenuta. Lo stesso Ministro Giorgetti ha poi ammesso, interrogato sempre da noi, che lo Stato praticamente non ha incassato nulla da questa norma. Oggi, però, ancora gli esponenti di questo Governo e della maggioranza festeggiano per aver ottenuto delle risorse dalle banche e per essere stati gli unici ad aver colpito le banche. Di fatto, e arrivo alle domande, Pag. 198però, non ci risulta che sia stata applicata alcuna tassazione. Quindi, volevo chiederle che cosa ne pensa della proposta del Movimento – che abbiamo proposto e riproporremo ancora in questa legge di bilancio – di tassare una parte degli extraprofitti delle banche che hanno guadagnato, grazie alla Banca centrale europea, senza fare nulla di proprio, utili miliardari, quindi dividendi miliardari a danno, però, dei cittadini che rischiano di perdere la casa, come anche lei ha ricordato benissimo prima. Che cosa ne pensa di questa proposta di tassazione degli extraprofitti? Che cosa ne pensa della proposta del Governo, che a noi risulta essere veramente una presa in giro, perché si tratta semplicemente dell'anticipo di un prestito che le banche stanno facendo al Governo, quindi con nessuna tassazione, tant'è che le banche sono state d'accordo su questa tassazione.
Lei parlava di una serie di misure che sono assolutamente condivisibili e proveremo anche a sensibilizzare la maggioranza su questi provvedimenti. Ha parlato anche dell'abolizione delle commissioni, però, purtroppo, questa è una delle tante promesse tradite della Presidente del Consiglio, che prometteva di abolire le commissioni sulle banche, così come prometteva di abolire le accise, così come prometteva di non abbandonare gli imprenditori e i cittadini italiani. Invece, in questa legge di bilancio lacrime e sangue, purtroppo, stiamo vedendo che sta accadendo tutto il contrario di quello che era stato promesso.
Grazie.
PRESIDENTE. Do la parola al presidente Tanza per la replica.
ANTONIO TANZA, presidente ADUSBEF. Sarò velocissimo. Grazie della domanda. Come sappiamo, la lotta all'inflazione dettata dalla politica europea ha avuto dei vincitori e dei perdenti. Hanno vinto alla grande le banche, che si sono viste Pag. 199raddoppiare le rate di mutuo che incassavano. La lotta ha visto perdere le famiglie, le piccole e medie imprese e ha visto perdere gli italiani.
Tutto ciò ha comportato un immenso divario tra chi ha guadagnato e ha festeggiato miliardi di incassi e chi, invece, ha perso la casa. Al di là della casa, sono andate in fumo le famiglie, perché ovviamente abbiamo tanta gente che si è separata. Vi è veramente un disagio sociale elevatissimo.
Sarebbe stato opportuno eliminare o alleggerire questo divario. Noi ci siamo permessi, nella prima parte del mio intervento, di dare delle soluzioni, specialmente alle famiglie con ISEE basso e con difficoltà economiche, perché bisogna fare una grande distinzione, ovviamente, tra chi ha i soldi e, quindi, seppur soffrendo per un raddoppio della rata, comunque riesce a pagare, dalle famiglie con stipendi bloccati o monoreddito, con un solo stipendio, che, ovviamente, rischiano di perdere la casa con pignoramenti e con debiti con le stesse banche che sono state invece tanto beneficiate. Ci sarebbe bisogno di un intervento del Governo per salvare gran parte delle famiglie povere che rischiano di trovarsi fuori di casa.
Detto questo, che è proprio un'emergenza spicciola, immediata, dall'altra parte sarebbe stato forse opportuno un intervento di tassazione reale e non consentire alle banche di accantonare utili e di portarli a bilancio, che è sempre una fonte di arricchimento, tantomeno anticipare di un anno o due il versamento fiscale. Non ci sembra che questa manovra di bilancio porti sostegno alle famiglie a cui facevo riferimento.
Ci vorrebbe un blocco dei pignoramenti, un blocco della vendita, una rinegoziazione assistita magari da parte dello Stato che consenta di far mantenere la casa alle famiglie con una sola abitazione e monoreddito. Si tratta veramente di un intervento salvavita, che dovrebbe essere nel cuore di tutti noi per aiutare Pag. 200specialmente gli italiani, le famiglie che stanno naufragando, che stanno affogando nel mare dei debiti. Sarebbe veramente un'opera auspicabile.
PRESIDENTE. Grazie, dottor Tanza.
Ringrazio il nostro ospite per il contributo offerto e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 21.30.