XIX Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Mercoledì 4 ottobre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ciaburro Monica , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE CONDIZIONI DI LAVORO E DI VITA DEI VOLONTARI IN FERMA PREFISSATA DOPO LA SOSPENSIONE DEL SERVIZIO DI LEVA OBBLIGATORIO E L'INGRESSO DELLE DONNE NELLE FORZE ARMATE, NONCHÉ A UNDICI ANNI DALLA LEGGE N. 244 DEL 31 DICEMBRE 2012 SULLA REVISIONE DELLO STRUMENTO MILITARE

Audizione del Capo del I Reparto dello stato maggiore della Marina militare, Ammiraglio Enrico Giurelli.
Ciaburro Monica , Presidente ... 3 
Giurelli Enrico , Capo del I Reparto dello stato maggiore della Marina militare ... 3 
Ciaburro Monica , Presidente ... 9 

ALLEGATO: Presentazione informatica illustrata dal Capo del I Reparto dello stato maggiore della Marina militare ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
MONICA CIABURRO

  La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Capo del I Reparto dello stato maggiore della Marina militare, Ammiraglio Enrico Giurelli.

  PRESIDENTE. La seduta odierna reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle condizioni di lavoro e di vita dei volontari in ferma prefissata dopo la sospensione del servizio di leva obbligatorio e l'ingresso delle donne nelle Forze armate, nonché a undici anni dalla legge n. 244 del 31 dicembre 2012 sulla revisione dello strumento militare, l'audizione dell'Ammiraglio Enrico Giurelli, Capo del I Reparto dello stato maggiore della Marina militare.
  Saluto e do il benvenuto all'Ammiraglio Giurelli, accompagnato dal Capitano di vascello Nicasio Falica.
  Ricordo che, dopo l'intervento del nostro, ospite darò la parola ai colleghi che intendano porre domande o svolgere osservazioni. Successivamente, l'Ammiraglio potrà rispondere alle domande poste. A tal proposito chiedo ai colleghi di far pervenire fin da ora, al banco della Presidenza, la propria iscrizione a parlare.
  Do, quindi, la parola all'Ammiraglio Giurelli.

  ENRICO GIURELLI, Capo del I Reparto dello stato maggiore della Marina militare. Grazie onorevole presidente e onorevoli deputati, per l'opportunità che mi viene data oggi di essere qui e di parlare di uno degli aspetti più importanti della vita delle Forze armate.
  Poiché io sono il terzo dei tre Capi Reparto che hanno già parlato su questo argomento, cercherò di evitare di toccare gli stessi argomenti che sono stati già ampiamente illustrati dai miei predecessori dell'Esercito e dell'Aeronautica.
  Nel corso del mio intervento cercherò di fornire una panoramica sullo stato attuale della Marina, che è fondamentale per poter dare un'idea più precisa di quella che è la condizione del volontario e, più in generale, la condizione del marinaio.
  Quando ero piccolo e andavo alle elementari si diceva che l'Italia è un Paese circondato dal mare. In effetti l'Italia vive, insiste ed è totalmente circondata dal mare: ottomila chilometri di coste. Il 60 per cento di quello che importiamo e il 50 per cento di quello che esportiamo passa attraverso il mare che ci circonda. L'economia di questo mare, la blue economy, è trainante per il Paese. Il Paese vive e prospera grazie alla blue economy, grazie a tutta quell'economia che vive e si appoggia sul mare.
  Il Mediterraneo, tra le altre cose, è un bacino estremamente strategico, perché collega di fatto tre continenti, tre religioni ed è la strada più corta che c'è tra l'Atlantico e il Pacifico, quindi, anche la strada dove è più facile produrre commercio ed è uno dei mari con più choke points, con più spazi ristretti, passaggi obbligati attraverso cui il commercio è costretto a passare cioè: Suez, il Canale di Sicilia, Gibilterra e tutta l'area dei Dardanelli.Pag. 4
  La rilevanza del Mediterraneo, l'importanza del commercio sul Mediterraneo, viene confermata anche da cosa potrebbe succedere laddove il Mediterraneo non fosse fruibile. Ad esempio, l'interruzione del flusso del Canale di Suez ha comportato una perdita di circa 10 miliardi di dollari al giorno (per dare un'idea di qual è l'economia mossa dal mare) e il fatto che la pirateria abbia, per un certo numero di anni rappresentato un problema all'interno del bacino del Corno d'Africa e dell'Oceano Indiano, ha fatto sì che le rotte marittime si siano spostate dal Mediterraneo alla circumnavigazione dell'Africa. Questo ha comportato un aumento del 30 per cento dei prezzi, ma ha comportato anche una marginalizzazione del Mediterraneo, che vuol dire meno ricchezza per l'Italia.
  Per questo la Marina militare è intervenuta prontamente. Io sono stato il comandante di una nave che per la prima volta, nel 2005, ha fatto antipirateria per il 100 per cento della missione: mi riferisco alla prima missione «Mare Sicuro» in Oceano Indiano. Quindi, la Marina è intervenuta immediatamente, al di fuori degli stretti nelle aree di interesse, per cercare di ridurre questa marginalizzazione e fare in modo che i canali di traffico potessero riprendere all'interno del Mediterraneo.
  Da ultimo, in ordine cronologico, sui giornali tutti i giorni c'è la guerra in Ucraina con tutte le crisi che questa ha comportato.
  Il Mediterraneo è un bacino sempre più dinamico, caratterizzato da una permanente competizione tra gli Stati rivieraschi, con un problema di riarmo soprattutto per quanto riguarda alcune aree della zona del Mediterraneo e la guerra in Ucraina ha sensibilmente modificato tutti gli asset all'interno di questa zona d'acqua.
  Per comprendere qual è la complessità del cluster marittimo all'interno del Mediterraneo, vi mostro questa lastrina: quei puntini che vedete sono le navi che in un giorno qualsiasi transitano all'interno del Mediterraneo. Quella è la situazione del traffico marittimo delle unità navali civili, mercantili e militari che ci sono ogni giorno nel Mediterraneo. Quindi, evidentemente la presenza all'interno del Mediterraneo, e soprattutto il mantenimento dell'ordine, della pace e del corretto transito delle merci e delle persone, è fondamentale per il nostro Paese.
  In questo scenario così complesso, l'Italia si è affermata da tempo come una media potenza regionale marittima che ha interessi globali.
  Cosa fa la Marina in questo ambito? Difende i confini, blocca le minacce marittime sopra e sotto la superficie, concorre alla pace e alla stabilità internazionale, protegge le vie di comunicazione, funge da catalizzatore per la marittimità nazionale del cluster, interviene quando e dove serve per tutelare gli interessi nazionali. Il Paese deve poter contare, quindi, su uno strumento marittimo. Uno strumento marittimo è un binomio di uomini e di mezzi che deve essere sempre pronto, addestrato, pronto a partire dovunque ci sia un interesse nazionale e in grado di operare in piena autonomia dovunque lo richieda la situazione. Questo vuol dire che normalmente, ogni giorno, ci sono in mare almeno 25 navi e un sommergibile, 3.500 persone che operano costantemente in mare. Oggi, per esempio, ne abbiamo 38 di cui 9 fuori dagli stretti, con 4 mila militari. Ci sono state punte, nello scorso mese di aprile, di 42 navi contemporaneamente in mare, 3 sommergibili e qualcosa come 7 mila marinai. Considerate che la Marina ha circa 28 mila persone, praticamente uno su tre era in acqua.
  Lo scenario che ho descritto ci ha posto molte sfide. L'ultima – dopo l'incidente che c'è stato nel Nord Stream 2, il gasdotto che è saltato – è quella della difesa di tutti quei vitali link che ci sono sotto l'acqua e che collegano questo Paese alle fonti di energia, di comunicazione, e alle capacità di poter connettersi col mondo che lo circonda.
  Questa è un'altra delle missioni che da ultimo la Marina si è trovata a dover svolgere. È chiaro che per tutelare gli interessi nazionali non si può prescindere da una fittissima rete di contatti interni, transnazionali, di cooperazione dentro e fuori il nostro Paese e, soprattutto, far parte di quel cluster marittimo nazionale che è, come dicevo all'inizio, una delle basi, uno Pag. 5dei fondamenti della ricchezza e del benessere di questo Paese.
  Quindi il controllo, la sicurezza e la rilevanza del dominio marittimo sono essenziali per l'Italia. Per fare questo dobbiamo avere una massa critica di personale, cioè un numero di persone che consentano alla Forza armata di sostenere gli impegni, uno strumento marittimo che sia consistente e tecnologicamente avanzato, una conoscenza condivisa di quello che succede in mare, una cooperazione internazionale, interministeriale e interagenzia e una capacità di raccordo e sintesi per evitare che ci siano duplicazioni.
  Oggi affronteremo principalmente, direi esclusivamente, il tema del personale che è fondamentale perché ovviamente una nave vive perché all'interno della nave c'è un equipaggio.
  Partiamo un po' da lontano, cosa è successo negli ultimi vent'anni. È finita la guerra fredda (non c'era più, perché adesso è ritornato il confronto est-ovest), siamo passati dalla difesa della frontiera nord orientale, il cosiddetto Vallo di Gorizia, a un problema di minaccia diffusa e soprattutto di minaccia che comprende tutto il globo terracqueo che va più o meno dall'India agli Stati Uniti, al continente americano.
  In tutto questo la Difesa ha visto un taglio di unità, da 300 mila a 150 mila. Quindi siamo esattamente la metà di quelli che eravamo all'inizio degli anni 2000, con la differenza che il modello degli anni 2000 era un modello a connotazione prettamente terrestre fatto, nato e cresciuto per difendere la soglia di Gorizia. Quello di cui noi abbiamo bisogno oggi è un modello che sia più dinamico e che soprattutto tenga conto del fatto che la minaccia non è più localizzata in quei 300 chilometri di confine, ma è una minaccia localizzata praticamente in mezzo globo terrestre.
  Chiaramente i tagli sono stati fatti con un principio che poteva avere anche una sua logica, quello del pantografo. Cioè, se le percentuali delle tre Forze armate erano, a spanne, il 60 per cento per l'Esercito, il 23 per cento per l'Aeronautica e il 17 per cento per la Marina, questi tagli sono stati operati mantenendo questo criterio percentuale. Criterio percentuale che – di taglio in taglio – è andato a intaccare in maniera principale quello che era il fratello più piccolo dei tre, cioè la Marina, che a un certo punto si è trovata ad essere troppo piccola, perché 26.800 persone quando sei portato a tenerne in mare 7 mila, va da sé che poi sorge un problema e una difficoltà operativa non da poco. Il taglio a pantografo ha colpito soprattutto la Forza armata che aveva la percentuale di personale tecnico e specializzato più alta. Considerate che in Marina il 65 per cento circa è altamente specializzato o laureato. Quindi, parliamo di un numero molto elevato di persone che hanno un altissimo livello di conoscenza, di pratica e soprattutto di tecnica.
  Quello che è successo alle Forze armate italiane in realtà è più o meno successo anche alle Forze armate dei principali Paesi europei (non so se l'istogramma si riesce a leggere bene) con l'eccezione che tendenzialmente Marina e Aeronautica in Inghilterra, Francia e Spagna sono allineate. Un caso a parte è quello della Turchia, in cui la Marina è più grande dell'Aeronautica, ma è uno spike. Peraltro, sia gli inglesi che i francesi hanno mantenuto un livello di sostanziale parità tra le due Forze armate e, chiaramente, gli eserciti hanno tendenzialmente una componente di personale più elevata.
  Con l'approvazione della legge n. 119 del 2022 c'è stata la prima modifica sostanziale a quello che era stato un po' l'ultimo dei provvedimenti, forse anche quello più impattante (la legge n. 244 del 2012) che aveva fissato il limite a 150 mila unità nel 2025. Con la legge n. 119 questo limite è stato spostato al 2034 e, contemporaneamente, c'è stato anche un incremento di 10 mila unità che, per la Marina Militare, vuol dire arrivare a circa 30 mila persone, 30.050 per l'esattezza.
  Trentamila persone che hanno all'interno una componente di circa il 20 per cento di volontari in ferma prefissata, quelli che abbiamo cominciato a reclutare nell'anno 2000 e che oggi rappresentano l'entry point di quasi tutto il sistema di reclutamentoPag. 6 della truppa delle Forze armate e anche dei sergenti e dei marescialli.
  Per noi la truppa, i volontari in ferma prefissata iniziale triennale, rappresentano sicuramente la spina dorsale, un elemento a cui non possiamo rinunciare, vedremo poi perché. Trentamilacinquanta è un numero sicuramente superiore a 26.800, ma che ancora non è esattamente quello di cui noi avremmo bisogno. Per poter dare ristoro al personale attualmente impiegato in ambito operativo, da uno studio fatto dallo stato maggiore della Marina, la Marina dovrebbe avere circa 10 mila persone in più, cioè avvicinarsi alla soglia delle 40 mila unità che, con opportune verifiche di costi e soprattutto di sostenibilità, ha un limite inferiore che comunque non può essere sotto le 35 mila unità. Questo studio è stato più volte rappresentato anche dal signor Capo di stato maggiore (non da ultimo in Commissione Difesa sia qui, sia al Senato qualche mese fa) e il limite di 35 mila per noi è una sorta di minimo indispensabile per poter dare una risposta a quelle che sono le principali difficoltà del personale, in particolare del personale più giovane, quello che è poi il target di questa presentazione.
  Quali sono le conseguenze del sotto dimensionamento degli organici? Sono che c'è un sempre maggior esodo di personale militare verso l'esterno (in particolare verso remunerazioni più elevate sia dell'industria privata, sia del pubblico), un elevatissimo numero di volontari in ferma prefissata che transitano verso le forze di Polizia (qui non tanto per una questione economica quanto soprattutto per un appeasement con il luogo di provenienza, con la possibilità di vivere una vita leggermente meno difficile rispetto a quella delle navi), un aumento di richieste di forme di tutela. Noi abbiamo circa 1.300 istanze per usufruire della legge n. 104. Ora 1.300 istanze su 28.000 persone comincia a diventare una percentuale significativa e soprattutto, un fenomeno che è quello del transito all'impiego civile che per la Marina militare (quella linea blu siamo noi, tanto per darvi un'idea) è assai significativo perché siamo un terzo dell'Esercito. Guardate la linea dell'Esercito e la nostra. Noi perdiamo 300-400 persone all'anno che transitano all'impiego civile.
  A suo tempo, quando venne presentata in queste aule, la norma che consente il transito all'impiego civile aveva una sua razionalità. Oggi, probabilmente, avrebbe bisogno di un tagliando, ma so che il Segretariato generale ci sta già lavorando.
  Il transito all'impiego civile è un fenomeno che impatta su circa il 10 per cento dell'organico della Forza armata. In altre parole, noi abbiamo perso 2.700 persone a partire dal 2012; quindi – dal 2012 al 2023 (in dieci anni) – abbiamo perso 2.700 persone perché, per come è scritta oggi la norma, impattano sul bilancio del personale militare. Quindi, da una parte le perdiamo come disponibilità; dall'altra, abbiamo difficoltà a sostituirle perché impattano sul bilancio complessivo del personale militare della Difesa, però il fenomeno per noi è un pochino più evidente per tutta una serie di motivi che ora andiamo a vedere.
  La legge n. 119 del 2022 tra l'altro, come abbiamo detto, ha spostato il sistema di reclutamento dei volontari in ferma prefissata dal modello uno più quattro al modello tre più tre. L'uno più quattro è quello che conosciamo e che abbiamo impiegato fino a oggi; il volontario in ferma prefissata annuale, al termine di un anno, poteva transitare o nelle Forze di polizia o nei volontari in ferma prefissata quadriennale, o lasciare il servizio. Questo volontario è stato oggi sostituito da una forma completamente diversa. Il volontario in ferma prefissata iniziale fa tre anni; al termine del primo anno può fare domanda per il transito nelle Forze di polizia. Al termine del secondo anno può fare domanda per il transito nelle Forze armate e, al termine del terzo anno, se non è transitato va in congedo, mentre se è transitato come volontario in ferma triennale fa altri tre anni, dopodiché in maniera pressoché cilindrica transita nel servizio permanente.
  Il VFP1 tendenzialmente aveva un impiego di natura logistica, era impiegato come persona che a bordo veniva impiegata principalmente per compiti logistici; al VFI invece, all'atto del primo incorporamento, viene assegnata una qualificazione con un Pag. 7corso di formazione di ben quattro mesi e quindi va a bordo a fare un impiego prettamente operativo. Quindi, c'è un salto di qualità rispetto al passato. Questo personale ha un impiego molto più qualificante: il numero di quelli che fanno la parte prettamente logistica è di meno del 30 per cento del totale, gli altri sono tutti impegnati in componenti specialistiche e in impieghi operativi.
  All'interno dei volontari in ferma prefissata annuale, a suo tempo, lo stato maggiore della Marina ha creato una nicchia; un certo numero di volontari venivano selezionati per le forze speciali e le componenti specialistiche (incursori, sommergibilisti, personale dei reparti di volo). Questi ragazzi che superavano tutta la parte selettiva venivano immediatamente canalizzati nel VFP4 e nel servizio permanente con il transito uno a uno; quindi non c'era bisogno di un successivo passaggio. Di contro questo sistema è stato ovviamente duplicato anche per i volontari in ferma prefissata iniziale.
  Il transito interno, di cui parlavamo prima, il cosiddetto principio dei vasi comunicanti è una delle caratteristiche proprie delle Forze armate. Il personale nasce e cresce dal basso, quindi il volontario in ferma prefissata iniziale si fa i suoi tre anni e passa alla ferma triennale. Dalla ferma triennale transita come volontario in servizio permanente e lì può, con concorsi interni, diventare sergente, maresciallo o ufficiale. È fondamentale che questo sistema funzioni perché svuotando verso l'alto il contenitore dei volontari in ferma prefissata, questo ci consente di reclutare giovani dall'esterno. Quindi, per noi è fondamentale che ci sia questa dinamica di crescita che, tra l'altro, è estremamente produttiva per i giovani perché crescendo, diventando marescialli e ufficiali, hanno sicuramente una remunerazione più elevata e leniscono in parte quel problema pensionistico che sui giovani è particolarmente impattante.
  Tra le altre cose lo svuotamento dei ruoli superiori è fondamentale perché negli anni '70, '80 e '90 sono stati reclutati un numero elevatissimo di marescialli che fuoriescono, per età anagrafica, praticamente tutti insieme. Quindi, se noi non alimentiamo un certo numero di ingressi dal basso, ci troveremo a un certo punto a non avere più neanche un maresciallo.
  Il 25 per cento circa dei volontari in ferma prefissata è rappresentato da personale femminile ed è una percentuale altissima, probabilmente più alta rispetto a quella che hanno altre Marine di pari di livello in ambito europeo. È una percentuale molto alta dovuta anche al fatto che non ci sono più preclusione all'impiego. Mentre all'inizio del reclutamento del personale femminile c'erano alcune aree (come incursori e sommergibilisti) dove non si poteva accedere, oggi queste preclusioni sono state tolte. Tant'è vero che abbiamo un primo subacqueo palombaro donna, che si è brevettata da poco a COMSUBIM e abbiamo il primo capitano di vascello sanitario donna, la prima donna che ha messo i gradi di capitano di vascello e, tra non molti anni, avremo già i primi ammiragli donna. Voi sapete che la Marina degli Stati Uniti ha, al momento, un CNO che è una donna.
  L'alimentazione dei ruoli, abbiamo detto, è fondamentale per il funzionamento del sistema e questo è basato sull'ordinario reclutamento dal basso. Ordinario reclutamento dal basso che comporta una necessità, cioè quella di mantenere un numero di volontari in ferma prefissata iniziale da reclutare ogni anno, che sia sufficiente (sufficiente per noi vuol dire più di mille) e soprattutto che, in qualche maniera, sia allettante venire nelle Forze armate. Perché dico questo? Perché nell'anno 2023 abbiamo avuto un calo drastico del numero di domande per l'accesso ai volontari in ferma prefissata iniziale. Calo drastico vuol dire che nell'anno 2021 abbiamo avuto 25 mila domande, nell'anno 2023 7.500. Perché? Qui si potrebbe discutere e potremmo spendere forse più di un'audizione sull'argomento. Fondamentalmente ci sono due aspetti: il primo è di natura sociale. Non c'è più il Covid, hanno riaperto tutte le assunzioni, tutti assumono, quindi è chiaro che andare a fare un impiego nella città di provenienza è molto più comodo che andarePag. 8 a fare il marinaio e trovarsi con una media di vent'anni di imbarco davanti, prima di poter accedere a un impiego a terra. La condizione del marinaio è una condizione di per sé particolarmente complessa.
  Il secondo è il generale calo demografico del Paese. Già all'inizio degli anni 2000 allo stato maggiore della Difesa era stata individuata questa criticità, a partire dall'anno 2022 in avanti, per cui il numero di nativi in Italia tende a scendere in maniera quasi verticale e la competizione per le assunzioni sarà sempre più forte. I dati Istat li conosciamo tutti.
  Quali sono i segnali oggettivi di difficoltà della condizione del marinaio? Il disagio, i periodi fuori casa piuttosto lunghi, la pressione e l'incertezza degli impegni. Perché il fatto che uno non sa quando è a casa e quando è fuori crea non pochi problemi, anche a livello familiare. La disconnessione delle famiglie, problemi poi connessi alla cronica mancanza di alloggi soprattutto in talune sedi. Quindi noi abbiamo cercato di investire, per quanto possibile, nel bilanciamento di sacrifici e strumenti di compensazione.
  Cercare di portare i sacrifici e gli strumenti di compensazione in equilibrio è l'unico aspetto che può, in qualche maniera, risolvere una parte di quell'equazione, cioè dare appeal e un giusto desiderio di accedere ad una carriera. I sacrifici sono tanti: la mobilità, la lontananza dalla famiglia, le spese del pendolarismo, i periodi in mare, i doppi e tripli incarichi. Chiaramente questi possono essere compensati da una programmazione dell'impiego e da un trattamento economico adeguato, da una disponibilità di fruibilità di alloggi in tutte le sedi. Asili nido, per esempio, perché avendo il 25 per cento di donne reclutate chiaramente il problema asili nido non è secondario. La previdenza, la valorizzazione della professionalizzazione. Sulla valorizzazione della professionalizzazione, ad esempio, voi sapete che c'è un organo del Segretariato generale che è deputato al reinserimento nel mondo del lavoro dei volontari in ferma prefissata che non vengono collocati all'interno delle Forze armate. Quello è uno strumento che va assolutamente valorizzato.
  Cosa può fare la Marina per cercare di riequilibrare? Può cercare in qualche maniera di lavorare sull'impiego, sul numero di giorni che trascorrono in mare, sull'assegnazione degli incarichi. Dove la Marina non può arrivare? Sul trattamento economico, sulla disponibilità e fruibilità degli alloggi (in parte sì e in parte no) perché chiaramente i soldi che sono allocati vengono spesi, quelli che non sono allocati non possono essere spesi. Sulle convenzioni di beni e servizi che hanno bisogno di un appoggio più ampio, penso per esempio a Difesa Servizi S.p.A., agli asili nido, alla previdenza che è un tasto dolente.
  È chiaro che chi è andato in pensione col sistema retributivo, e quindi è andato in pensione con il calcolo basato sull'ultimo stipendio percepito, ha sicuramente delle pensioni particolarmente interessanti. Per chi andrà in pensione col sistema prettamente contributivo, e quindi con quello che ha pagato nel corso dell'anno, stiamo parlando di una retribuzione che varia tra il 60 e il 55 per cento dell'ultima retribuzione.
  Chiaro che se parliamo della retribuzione di un altissimo dirigente è un discorso; se parliamo di 1.250 euro al mese, vuol dire andare in pensione con 700 euro al mese, e capite bene che siamo sotto la soglia di povertà. Il lavoro, sul discorso previdenza, è uno di quegli aspetti fondamentali per poter dare quell'appeal al reclutamento che altrimenti andremmo a perdere. Queste sono alcune delle sfide di domani a cui la Forza armata sta cercando oggi di migliorare andando a lavorare sugli alloggi, sul potenziamento delle strutture di supporto, sul welfare del personale.
  Quello che dobbiamo andare a discutere e a trattare su altri tavoli sono fondamentalmente: il trattamento economico del personale in servizio e gli interventi di natura previdenziale.
  In conclusione, lo scenario chiede alla Marina militare di essere presente, credibile e di contribuire al di là della difesa dello Stato che appare come una formula, difesa dello Stato vuol dire fare in modo Pag. 9che tutti i giorni arrivi la nave che porta il grano alla Buitoni che prepara la pasta. Perché se la pasta manca al supermercato chiaramente questo crea un disagio a livello nazionale. Questo è uno degli aspetti su cui la macchina si deve concentrare, ma ce ne sono molti altri. Avete davanti agli occhi le immagini di Lampedusa, il problema dello svuotamento dei centri d'accoglienza a cui le unità della Marina hanno dato ampio appoggio.
  Questo vuol dire avere mezzi e persone che siano in grado di ricondizionarsi. Se una nave fa 3 mila ore di moto, deve fare poi un certo numero di lavori che la tengono ferma in manutenzione. La stessa cosa vale per la gente. Oggi, tanto per dare un'idea, ci sono persone che all'arrivo della nave in porto vengono prese e messe sulla nave che sta uscendo, ed escono di nuovo in mare senza soluzione di continuità. A volte anche per due turni di fila (due turni vuol dire otto mesi). Quindi è chiaro che ci sono delle problematiche serie, legate a particolari professionalità ma sicuramente presenti, perché poi fare il marinaio non è monotematico.
  Per esempio il cuoco. Il cuoco prepara da mangiare ma a bordo di una nave fa parte delle squadre di sicurezza, è un operatore antincendio, si occupa della manutenzione non solo della cucina ma di parti della nave, va ai posti di manovra, aiuta l'ormeggio della nave. Quindi, il personale che sta a bordo ha un tasso di usura e un tasso di impiego, che va al di là del singolo lavoro per cui è professionalmente preparato. Il tempo di ricondizionamento è fondamentalmente legato al numero di persone che possono essere impiegate: meno sono, più il tempo di ricondizionamento si comprime; prima queste persone si usurano, prima uno le perde.
  Chiaramente non possiamo neanche pensare di sparire dal mare o di ridurre l'impegno, perché questo vorrebbe dire che al posto della nave italiana verrà una nave turca o una nave di un altro Paese. Quindi questo va ad incidere su quello che è l'asset nazionale.
  Per concludere, di cosa abbiamo bisogno? Prima il presidente ha giustamente detto «i soldi sono quelli che sono». Abbiamo bisogno di gente, abbiamo bisogno di un impegno che sia ovviamente legato a tempi fruibili, soprattutto per quello che riguarda il futuro dei giovani che entrano in Forza armata oggi e che andranno in pensione tra quarant'anni, ma che tra quarant'anni dovranno poter contare su un sistema previdenziale che in qualche maniera li supporti e chiaramente le basi vanno messe da oggi.
  Poi c'è quel miglioramento della condizione del marinaio che è fondamentale per tutto lo strumento, perché le migliori navi senza equipaggio non navigano.
  Io avrei concluso. Ringrazio per l'attenzione e sono a disposizione per qualsiasi approfondimento o domanda.

  PRESIDENTE. Grazie Ammiraglio.
  Se non ci sono interventi, ringrazio l'Ammiraglio Giurelli per lo scenario che ci ha rappresentato molto dettagliatamente e anche per la presentazione informatica che ci ha lasciato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico dell'audizione odierna (vedi allegato).
  Sicuramente dobbiamo rendere di nuovo appetibile questa nostra Marina, soprattutto ai giovani, se vogliamo dare alla Marina un futuro glorioso come è stato fino ad oggi.
  Dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.35.

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