XIX Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 14 di Giovedì 11 settembre 2025

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Minardo Antonino , Presidente ... 3 

Audizione del Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare, Generale S.A. Antonio Conserva, sulle linee generali dell'incarico ricoperto (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Minardo Antonino , Presidente ... 3 
Conserva Antonio , Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare ... 3 
Minardo Antonino , Presidente ... 11 
Chiesa Paola Maria (FDI)  ... 11 
Minardo Antonino , Presidente ... 11 
Comba Fabrizio (FDI)  ... 11 
Minardo Antonino , Presidente ... 12 
Graziano Stefano (PD-IDP)  ... 12 
Minardo Antonino , Presidente ... 12 
Bagnasco Roberto (FI-PPE)  ... 13 
Minardo Antonino , Presidente ... 13 
Malaguti Mauro (FDI)  ... 13 
Minardo Antonino , Presidente ... 13 
Comba Fabrizio (FDI)  ... 13 
Minardo Antonino , Presidente ... 13 
Conserva Antonio , Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare ... 13 
Comba Fabrizio (FDI)  ... 17 
Conserva Antonio , Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare ... 17 
Minardo Antonino , Presidente ... 17 
Pellegrini Marco , intervento in video conferenza ... 17 
Minardo Antonino , Presidente ... 17 
Pellegrini Marco , intervento in video conferenza ... 17 
Minardo Antonino , Presidente ... 17 
Conserva Antonio , Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare ... 17 
Minardo Antonino , Presidente ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANTONINO MINARDO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare, Generale S.A. Antonio Conserva, sulle linee generali dell'incarico ricoperto.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare, generale Antonio Conserva, sulle linee generali dell'incarico ricoperto. Ricordo che l'audizione si inserisce nell'ambito di un ciclo di audizioni con i vertici delle Forze armate.
  Do, quindi, il benvenuto al Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare, generale Antonio Conserva, accompagnato dal generale Giacomo Lacaita, capo dell'Ufficio generale del Capo di Stato Maggiore.
  Dopo l'intervento del nostro ospite darò la parola ai colleghi che intendano porre domande, cui potrà rispondere il generale Conserva. Chiedo, dunque, ai colleghi di far pervenire al banco della Presidenza la propria iscrizione a parlare.
  Do subito la parola al generale Conserva per il suo intervento.

  ANTONIO CONSERVA, Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare. Buongiorno, presidente Minardo.
  Illustri onorevoli, per me è veramente un onore, oggi, essere qui. Lo faccio con profondo senso di responsabilità che contraddistingue il mio incarico fin dalla sua assunzione il 16 maggio scorso.
  In questo consesso così significativo affrontiamo un tema di importanza capitale, che tocca le fondamenta stesse della nostra sicurezza nazionale e della nostra sovranità, il ruolo imprescindibile e le impellenti necessità della nostra Aeronautica militare. In un contesto geopolitico in costante e rapida mutazione, in cui le sfide si manifestano con una complessità e una velocità senza precedenti, e le minacce assumono forme sempre più articolate e multidimensionali, la capacità di difendere il nostro spazio aereo e di proiettare la nostra deterrenza non è più una questione tattica, ma un insostituibile pilastro strategico della nostra libertà e della stabilità e prosperità del nostro Paese.
  Il mio intervento odierno, al pari di quanto già fatto davanti alla 3a Commissione Affari esteri e difesa del Senato, si propone di tracciare un quadro chiaro e dettagliato delle linee di indirizzo programmatiche che mi prefiggo di seguire durante il mio mandato, in aderenza a quelle del Capo di Stato Maggiore della difesa e del signor Ministro della difesa.
  Dopo aver brevemente accennato al contesto geopolitico di riferimento ed aver richiamato il compito primario che è affidato all'Aeronautica militare, illustrerò le risorse e gli strumenti indispensabili di cui la Forza armata necessita per adempiere la missione assegnata.
  Nella parte finale del mio intervento mi soffermerò sulle priorità strategiche che ritengo debbano guidare le nostre scelte in una visione chiara e audace, attraverso un investimento costante e un impegno congiuntoPag. 4 da parte di tutte le istituzioni, l'industria, le università e i centri di ricerca, per salvaguardare un futuro di pace e sicurezza per la nostra Nazione e per le generazioni a venire.
  Come appare evidente dalla realtà che stiamo vivendo, ci troviamo di fronte a uno scenario di poli-crisi globale, un'interconnessione di sfide che spaziano dai conflitti regionali ad alta intensità – come quello in corso ai confini dell'Europa tra Russia e Ucraina, senza tralasciare quanto sta accadendo in Medio Oriente – al terrorismo internazionale che, sebbene mutato, continua a rappresentare una minaccia diffusa. A ciò si aggiungono le sempre più pressanti guerre ibride che sfumano il confine tra pace e conflitto.
  In un contesto di questo genere, caratterizzato dalla proliferazione di tecnologie avanzate, accessibili a un numero crescente di attori, dallo sviluppo di missili ipersonici in grado di volare a velocità tali da rendere quasi impossibile l'intercettazione con i sistemi attuali, dai droni autonomi e dagli sciami di droni che possono saturare le difese aeree con costi e rischi minimi per l'aggressore, dalle ormai consuete minacce cibernetiche, lo spazio aereo e, in senso ancora più ampio, la dimensione aerospaziale hanno acquisito una centralità strategica divenendo, di fatto, una piattaforma abilitante indispensabile per ogni tipo di operazione militare e civile.
  La guerra in Ucraina ha testimoniato chiaramente queste nuove dimensioni della minaccia. Le centinaia di vettori lanciati, ogni notte, tra droni e missili balistici, ipersonici e da crociera, nonché l'incremento dei ratei di produzione di armamento russi, coerentemente con la transizione verso un sistema di economia di guerra, mostrano un livello di minaccia inimmaginabili fino a qualche anno fa.
  Passiamo ai compiti dell'Aeronautica militare. In questo scenario il compito fondamentale, assegnato all'Aeronautica militare, è quello di continuare ad assicurare forze operativamente rilevanti ad elevata prontezza per la difesa aerospaziale e per la deterrenza. Analizziamo più a fondo questi due concetti.
  Il primo è la difesa aerospaziale. Come conseguenza degli sviluppi della tecnologia, il tradizionale concetto di difesa aerea si è trasformato in difesa aerospaziale, ossia capacità di sorveglianza e controllo continuo e integrato su un'area molto ampia, sia orizzontalmente, ma soprattutto verticalmente.
  Infatti, oggigiorno, l'area di diretta competenza dell'Aeronautica militare si estende dall'atmosfera più bassa, dove operano gli aeromobili e i droni, fino allo spazio esterno, dove orbitano i satelliti e transitano i missili ipersonici e balistici intercontinentali.
  Il secondo è la capacità di deterrenza, ovvero la capacità di dissuadere un conflitto prima che esso abbia inizio attraverso la dimostrazione di una forza tale da rendere inaccettabili i costi di un'aggressione. In questo senso occorre far leva non solo sulla capacità di difenderci, ma anche sulla dimostrazione tangibile della nostra forza, risolutezza e capacità di proiezione di potenza in qualsiasi teatro operativo, dimostrando la nostra determinazione a proteggere gli interessi vitali dell'Italia.
  Essere in grado di esprimere la capacità di deterrenza che il contesto di riferimento richiede, impone un salto qualitativo, anzi, un vero e proprio salto «quantico» rispetto alle capacità oggi disponibili.
  La deterrenza non è una questione puramente materiale legata all'acquisizione di armamenti sofisticati, ma è strettamente connessa con l'addestramento costante ed estremamente realistico del personale, con la prontezza operativa impeccabile in ogni condizione meteorologica e in ogni scenario, connessa con l'integrazione profonda interforze e con le Forze armate alleate. La capacità di operare efficacemente con i nostri partner della NATO e dell'Unione europea risulta fondamentale.
  Questi sono elementi indispensabili nel nostro potere deterrente in quanto inviano un messaggio collettivo di unità e forza a chiunque intenda minacciare la pace e la stabilità.
  Per poter adempiere ad un compito così complesso, l'Aeronautica militare necessita di un approccio olistico e integrato che tenga, quantomeno, conto di cinque elementiPag. 5 indispensabili per costituire, sostenere e impiegare efficacemente un rilevante potere aerospaziale. Segnatamente: sistemi d'arma, scorte, personale, aeroporti militari, gestione e controllo dello spazio aereo.
  Consentitemi un brevissimo approfondimento su questi cinque elementi che sono il cuore dell'espressione del potere aerospaziale.
  Un primo elemento di una capacità di deterrenza è costituito dalla disponibilità di un numero adeguato di sistemi d'arma che siano performanti, interoperabili e tecnologicamente avanzati. Per tale ragione l'Aeronautica militare ha aderito al programma GCAP (Global Combat Air Programme) per lo sviluppo di un caccia di sesta generazione in partnership con il Regno Unito e il Giappone.
  Questa iniziativa non rappresenta un mero programma di sviluppo aeronautico, ma si configura come un autentico incubatore di tecnologie d'avanguardia suscettibili di essere valorizzate in ambito interforze e negli altri domini operativi, oltre che foriere di effetti secondari positivi nell'intero comparto aerospaziale, capaci quindi di trainare industrie nazionali, piccole e medie imprese, università e centri di ricerca in un processo di progresso, ricerca e sviluppo su ampia scala.
  La modernizzazione continua e l'acquisizione di nuove piattaforme sono essenziali per garantire la piena interoperabilità con le Forze alleate e preservare l'autonomia strategica nazionale nell'ambito di una partecipazione attiva e responsabile alle organizzazioni internazionali e sovranazionali di cui l'Italia fa parte.
  Infatti, l'adesione dell'Italia a questa organizzazione, legittimata dall'articolo 11 della Costituzione, non fa venir meno, ma rafforza la responsabilità di dotarci delle necessarie capacità operative di difesa e deterrenza per consentirci di garantire l'integrità del territorio nazionale e la tutela dei nostri interessi ovunque sia necessario.
  In tale ottica le pratiche di pooling e sharing delle capacità militari e delle competenze industriali con i nostri partner della NATO e dell'Unione europea affiancano ed integrano le capacità nazionali amplificandone gli effetti complessivi.
  Il secondo elemento che vorrei portare alla vostra attenzione sono le scorte, spesso sottovalutate nel dibattito pubblico e relegate in secondo piano, ma in realtà linfa vitale di ogni operazione militare prolungata e di successo. In questa categoria ci sono non solo le munizioni, ma anche i pezzi di ricambio per gli aeromobili e per gli altri sistemi d'arma, nonché il carburante e tutti i materiali essenziali per la condotta delle operazioni. Senza un adeguato approvvigionamento persino le linee di volo più moderne, equipaggiate con i sistemi più avanzati e con personale altamente addestrato, sarebbero rapidamente incapacitate ad operare trasformandosi in risorse inefficaci. Un livello adeguato di scorte è dunque cruciale per la prontezza operativa e la capacità di sostenere missioni di lunga durata.
  Il terzo elemento fondamentale è il personale, vero cuore pulsante della Forza armata. Nessun sistema d'arma, per quanto tecnologicamente avanzato e sofisticato, può operare efficacemente senza il capitale umano che lo gestisce, lo manutiene con perizia, lo impiega con intelligenza tattica e lo sviluppa con visione strategica. Mi riferisco ai piloti, ai tecnici, ai logistici, ai controllori del traffico aereo, agli operatori radar, agli analisti dati e immagini, ai comandanti dei vari livelli.
  Tuttavia, allo stato attuale, gli organici sono in continuo calo. In queste condizioni sarà sempre più sfidante gestire un futuro caratterizzato da crescente incertezza. È necessario uno sforzo comune per invertire questa tendenza, sanando nel breve termine un bisogno impellente e non più procrastinabile di un incremento del personale in servizio attivo e della riserva. Questo è al momento al vaglio dello Stato Maggiore della difesa.
  I nuovi reclutamenti sono essenziali per diverse ragioni. In primis, garantiranno il necessario rimpiazzo e ricambio generazionale, assicurando il trasferimento di conoscenze e competenze dai veterani ai nuovi giovani in ingresso. Inoltre, permetteranno l'introduzione e la valorizzazione di nuove Pag. 6competenze specialistiche che sono diventate vitali nell'attuale contesto tecnologico, ad esempio nel campo della cyber security, dell'analisi dei dati, dell'ingegneria aerospaziale, della robotica, dei sistemi autonomi, dell'intelligenza artificiale e di tutte le altre emerging disruptive technologies (le tecnologie emergenti che cambiano i paradigmi). Infine, l'aumento degli organici consentirà di sostenere operazioni complesse e prolungate riducendo il sovraccarico operativo sul personale.
  In particolare, in questo contesto i riservisti, con la loro esperienza maturata sia durante il servizio attivo sia nel settore civile, potrebbero rappresentare una risorsa inestimabile per l'Aeronautica e un vero e proprio moltiplicatore di forze. Essi, infatti, sarebbero richiamabili in caso di necessità per aumentare rapidamente la resilienza operativa, la flessibilità e la capacità di mobilitazione rapida in situazioni di crisi o emergenza. Inoltre, essi potrebbero ricoprire ruoli specialistici e garantire la continuità operativa in caso di assenze o turnazioni prolungate e alleggerire così significativamente il carico sul personale in servizio attivo.
  Il quarto elemento, spesso poco visibile, che voglio segnalare è rappresentato dagli aeroporti militari, elemento assolutamente centrale del potere aerospaziale. Dietro ogni aeromobile che si alza in volo per solcare il cielo in difesa, protezione e proiezione, c'è una rete complessa e organizzata di infrastrutture che ne rende possibile l'azione.
  Gli aeroporti militari non sono soltanto luoghi di decollo e atterraggio, sono centri nevralgici di operazioni, logistica, tecnologia e sicurezza. Pensiamo alle piste di volo, agli hangar, alle aree operative presso queste infrastrutture. Lì i mezzi si preparano, si mantengono, si proteggono, sono il luogo in cui il personale tecnico lavora con rigore e precisione affinché ogni aeromobile sia pronto al volo in ogni condizione. Una base aerea funziona come un organismo vivente. Ogni elemento è interconnesso e deve rispondere rapidamente a esigenze operative sempre più dinamiche. Dove c'è una base c'è una capacità di reazione, dove c'è capacità di reazione c'è deterrenza, dove c'è deterrenza ci sono stabilità e credibilità a livello internazionale. Senza aeroporti militari adeguati, moderni e strategicamente distribuiti non può esistere alcun potere aerospaziale efficace. Ecco perché investire nelle infrastrutture aeronautiche non è solo una scelta tecnica, è una scelta strategica, culturale e politica che riguarda il presente della nostra sicurezza e il futuro della nostra sovranità.
  Veniamo ora al quinto ed ultimo elemento, rappresentato dalla capacità di gestione e controllo dello spazio aereo. Oggi, controllare lo spazio aereo non significa soltanto far volare i propri velivoli, ma vuol dire anche: vedere prima, reagire meglio, comunicare più rapidamente e decidere con precisione. Tutto parte dalla sorveglianza e dalla difesa aerea con radar terrestri, sensori avanzati, aerei radar e satelliti con cui monitoriamo costantemente ciò che avviene nel cielo. È un tracciamento continuo che permette di identificare ogni potenziale minaccia, a cui si affianca la capacità di risposta immediata attraverso sistemi di intercettazione, difesa missilistica e allerta rapida.
  Elemento abilitante di questa fondamentale attività è il sistema di comando e controllo, il cosiddetto «sistema C4ISR», acronimo inglese di Command, Control, Communications, Computers, Intelligence, Surveillance and Reconnaissance. Si tratta di una infrastruttura di comunicazione e informazione che collega, in tempo reale, i centri decisionali con chi opera sul campo o in cielo.
  Questo sistema è ciò che ci consente di trasformare i dati in azione e l'azione in superiorità. In questo contesto la capacità di dominare il cyberspace e di gestire l'ambiente elettromagnetico, oltre che lo spazio extra-atmosferico, è fondamentale. Si tratta di una rete interconnessa a terra, in cielo e nello spazio e deve essere cyber resilient, altrimenti rischia di essere facilmente compromessa.
  Lo spazio non è più solo una frontiera, è un ambiente operativo a tutti gli effetti, intimamente interconnesso con le dinamiche aeree. L'Aeronautica militare ha lo spazio nel proprio DNA, essendo esso una Pag. 7naturale estensione del tradizionale spazio aereo all'interno del quale da oltre un secolo operiamo. Essere padroni del cielo, oggi, significa non solo difendere il proprio spazio aereo, ma anche poter operare nello spazio in difesa dei nostri interessi.
  Veniamo ora alle priorità strategiche. Per poter conseguire gli obiettivi delineati e per assicurare all'Italia una Aeronautica militare non solo all'avanguardia, ma soprattutto efficace, resiliente, credibile e rilevante nel contesto internazionale di riferimento, è imperativo concentrarsi su una serie di priorità strategiche chiare e non più procrastinabili. Esse riguardano lo sviluppo capacitivo, l'innovazione tecnologica, la protezione dei nostri assetti e, non da ultimo, il benessere del nostro personale.
  Consentitemi di elencare e trattare molto sinteticamente le dodici priorità strategiche dell'Aeronautica militare, a mio parere tutte ugualmente importanti.
  La prima è la difesa antimissile e antidrone. Pur beneficiando del garantito supporto dello «scudo» americano, è fondamentale sviluppare una difesa nazionale solida e autonoma per proteggere efficacemente il nostro territorio, affiancando e integrando detto supporto.
  La proliferazione di nuove minacce con i missili balistici e da crociera avanzati, spesso ipersonici o con traiettorie manovrate, o i droni che possono essere di varie dimensioni, categorie e capacità, che per la loro stessa caratteristica sono una minaccia subdola e a basso costo, rende indispensabile un significativo rafforzamento delle nostre capacità di difesa antimissile e antidrone.
  Vengo alla seconda priorità. I droni, in chiave difensiva, avranno un ruolo cruciale poiché saranno in grado di scoprire tempestivamente la minaccia e difendere automaticamente gli obiettivi sensibili mantenendo, però, sempre l'uomo nel processo decisionale. Questi sistemi automatizzati sono cruciali per garantire la protezione dalla minaccia (anche quelle provenienti da un semplice container trasportato vicino a una base aerea o a una centrale elettrica).
  Terza priorità. La protezione del territorio richiede la capacità di impiegare a pieno il potere aerospaziale per mezzo di sistemi di comando e controllo all'avanguardia, che rappresentano il cervello e il sistema nervoso centrale dell'Aeronautica militare e, più in generale, della Difesa. Elaborare in tempo reale le informazioni raccolte permette al decisore di scegliere tempestivamente gli strumenti necessari per contrastare la minaccia. Il vantaggio competitivo si gioca sulla velocità. Occorre essere più rapidi, nel ciclo di comando e controllo, rispetto all'avversario e per questo dobbiamo investire in algoritmi avanzati, in intelligenza artificiale, in capacità di difenderci e di operare liberamente nel cyberspace. Senza un sistema di comando e controllo resiliente, sicuro, integrato a livello interforze, internazionale e agile è letteralmente impossibile coordinare efficacemente le operazioni aeree e aerospaziali.
  La quarta priorità è rappresentata dai sensori radar a lungo e a corto raggio necessari per una consapevolezza situazionale completa dell'ambiente aerospaziale. In questo ambito è, pertanto, essenziale modernizzare l'attuale rete radar italiana integrando sistemi a lungo raggio e rafforzando la flotta degli aerei radar, come il CAEW. A livello europeo si prevede lo sviluppo di programmi comuni per la difesa antimissile, con sensori orbitali e radar a lunga gittata, mentre, in ambito nazionale, l'Italia deve potenziare la sorveglianza strategica e tattica su vaste aree e siti critici. L'integrazione di questi sistemi in una rete comune aumenta l'efficacia della difesa aerea.
  Quinta priorità. Poiché la sorveglianza, la ricognizione e le comunicazioni in tempo reale a livello globale dipendono sempre più dagli assetti spaziali, dobbiamo potenziare le nostre capacità satellitari per la raccolta di dati intelligence, la navigazione di precisione, le comunicazioni sicure a banda larga e la gestione delle operazioni remote.
  La dipendenza da sistemi satellitari esterni o non controllati genera vulnerabilità e, pertanto, investire nello spazio risulta cruciale per preservare il necessario grado di autonomia in questo settore. SemprePag. 8 in questo ambito capacitivo un'altra esigenza è rappresentata dagli assetti a pilotaggio remoto a lungo raggio che, alla luce delle attuali dinamiche geopolitiche del fianco sud, garantiscono una capacità di sorveglianza imprescindibile.
  In un contesto caratterizzato da instabilità crescenti nel Nord Africa, nel Sahel e nel Mar Rosso – dove attori non statali come i miliziani Houthi minacciano le rotte commerciali e la sicurezza regionale – la capacità di proiezione, persistenza e sorveglianza garantita da questi assetti diventa fondamentale per il controllo dello spazio aereo e marittimo.
  Allo stato attuale, l'Aeronautica militare è in grado di condurre missioni di sorveglianza su gran parte dell'area di interesse nazionale, il cosiddetto Mediterraneo allargato, operando direttamente dalle basi dislocate sul territorio nazionale tramite i sistemi di controllo satellitari della Difesa. L'impiego di questi sistemi risulta ancor più rilevante se si fa riferimento al contrasto dei traffici illeciti e all'immigrazione irregolare, integrando le esigenze di difesa con quelle di sicurezza interna, in un'ottica di utilizzo delle risorse dual-use.
  Peraltro, il settore specifico dei sistemi a pilotaggio remoto a lungo raggio può rappresentare un settore di forte richiamo per l'industria nazionale, al fine di creare sinergie di mutuo beneficio per il sistema Paese.
  La sesta priorità è la dimensione cibernetica che è senza ombra di dubbio un nuovo e pervasivo fronte di conflitto. Ogni sistema connesso, ogni rete, ogni database è un potenziale bersaglio. Proteggere le nostre reti militari, i nostri sistemi informatici, le nostre infrastrutture critiche e i dati sensibili dagli attacchi cibernetici è una priorità assoluta per l'Aeronautica militare. Questo significa investire in personale specializzato, in tecnologie di protezione avanzate, in capacità di rilevamento e risposta rapida agli incidenti informatici e anche nello sviluppo di una cultura della sicurezza cibernetica che permei ogni livello dell'organizzazione. La compromissione del cyberspace di una Forza armata a fortissima connotazione tecnologica come l'Aeronautica militare potrebbe avere effetti devastanti sulle nostre capacità operative.
  La settima priorità è l'armamento, cosiddetto «deep strike», per l'attacco in profondità di obiettivi strategici nemici, fondamentali per la soppressione delle difese aeree nemiche e per colpire, eventualmente, infrastrutture chiave dedicate a colpire l'Italia.
  Inoltre, sempre in un'ottica di generazione di deterrenza, dobbiamo assicurare un giusto livello di capacità missilistica aria-aria di ultima generazione per garantire la superiorità aerea e le intercettazioni di minacce aeree, dei missili anti-nave, nonché il munizionamento di precisione a supporto delle forze di superficie impegnate in operazioni terrestri. L'armamento è diversificato e si occupa di tutti gli ambiti di intervento della Forza armata.
  L'ottava priorità è la capacità di dispiegare forze, equipaggiamenti e rifornimenti su lunghe distanze e in tempi rapidi, che è requisito fondamentale per la partecipazione ad operazioni internazionali, per il supporto alle missioni umanitarie e, di conseguenza, per generare un effetto deterrente.
  Sembra strano, ma anche un aereo da trasporto può creare deterrenza perché dimostra la capacità di sostenere e proiettare le forze nel tempo.
  In questo ambito, quindi, è prescindibile aggiornare le nostre flotte aeree da trasporto ed integrarle, dotandoci di velivoli da trasporto strategico, per poter esprimere pienamente la nostra capacità di intervento globale.
  Parallelamente, anche la capacità di rifornimento in volo rappresenta un elemento cardine della proiettabilità del potere aerospaziale, estendendo in modo esponenziale l'autonomia e la persistenza in volo dei nostri aerei con operazioni a lungo raggio senza la necessità di scali su basi intermedie. Il rifornimento in volo è anche importante per sostenere uno sforzo difensivo dell'Italia e del Mediterraneo.
  La nona priorità è il completamento e la modernizzazione delle flotte di velivoli specializzati e multi-missione per il controllo, Pag. 9la sorveglianza aerea avanzata e la direzione delle operazioni aeree, per la raccolta dati, per la mappatura elettronica del campo di battaglia e la valutazione degli effetti, nonché per contrastare le minacce avversarie, disturbare le loro comunicazioni e proteggere le nostre forze da attacchi cyber e attacchi elettromagnetici.
  La decima priorità è la logistica, le scorte, le infrastrutture e la modernizzazione delle basi. Afflitte da decenni di ipo-finanziamenti le nostre basi risalgono, di fatto, al periodo della guerra fredda. La vetustà delle strutture richiede ingenti investimenti per preservare la capacità di supporto logistico operativo agli assetti aerei.
  Il rinnovamento e l'ammodernamento degli aeroporti militari sono fondamentali per la sicurezza dei voli, l'efficienza logistica e la capacità di ospitare velivoli di ultima generazione. Basi moderne e resilienti sono cruciali non solo per la prontezza operativa, ma anche per il soddisfacimento delle esigenze a supporto della popolazione civile, per le missioni di soccorso aereo, trasporto sanitario d'urgenza, contrasto alla criminalità e al terrorismo, lotta contro gli incendi e concorso alle pubbliche calamità.
  L'undicesima priorità è il benessere e la motivazione del personale, fattore decisamente critico e non meno importante delle capacità tecnologiche. Un militare sereno e supportato è un militare più motivato, quindi più efficace. Un'indennità di alloggio fissa e continuativa, parametrata al costo degli affitti, sarebbe un passo fondamentale e un investimento imprescindibile per attrarre e, soprattutto, per trattenere i migliori talenti nella Forza armata, nonché per consentire alle famiglie di affrontare con dignità i continui trasferimenti a cui l'organizzazione militare espone spesso il personale. Questo intervento, da affiancare ad analoghi interventi a supporto di chi serve la Nazione con dedizione e sacrificio, allevierebbe in maniera significativa le famiglie dei nostri militari (che – come dicevo – sono spesso soggetti a trasferimenti), garantendo una maggiore stabilità e qualità della vita e, in ultima analisi, renderebbe la carriera militare più attrattiva e sostenibile.
  In quest'ottica, sono da inquadrare altri interventi che ritengo siano necessari. Mi riferisco a efficaci misure a supporto del reinserimento nel mondo del lavoro, soprattutto per i militari che abbiano concluso con merito un periodo temporaneo di servizio nelle Forze armate, alle misure tese a garantire stipendi concorrenziali e incentivanti in relazione a specifici avanzamenti di carriera, nonché a misure che possano garantire la previdenza complementare e integrativa.
  Parlando di risorse aggiuntive da investire sulla funzione personale del bilancio integrato della Difesa, non si può non notare che, allo stato attuale, essa incide per circa il 50 per cento. Questa percentuale, che valutata in maniera asettica, sebbene appaia elevata, in realtà è il risultato di un sottofinanziamento strutturale del comparto Difesa, più che di uno squilibrio interno alla funzione stessa. In altri termini, non è la spesa per il personale a essere eccessiva, ma piuttosto il bilancio complessivo della Difesa a risultare insufficiente rispetto alle esigenze reali.
  Quando saremo in grado di destinare alla Difesa un livello di investimento coerente, con l'ambizione di garantire sicurezza, libertà e credibilità internazionale, la distribuzione tra le varie componenti del bilancio sarà automaticamente riequilibrata.
  In tale contesto, con il previsto incremento della percentuale di PIL per difesa e sicurezza, recentemente approvato in ambito NATO, in termini percentuali, si prevede un abbassamento relativo dell'incidenza della voce «personale» attorno a circa il 25 per cento. Inoltre, con il necessario aumento degli organici e, più in generale, con l'auspicabile introduzione di misure di miglioramento della condizione militare, si ipotizza che il peso della funzione «personale» dovrebbe attestarsi a circa un terzo del bilancio, ovvero a un valore ottimale di equilibrio.
  La dodicesima, e ultima, priorità che porto dinanzi a questa illustre Commissione è la necessità di ricercare ogni possibilePag. 10 soluzione organizzativa per incrementare l'efficienza e l'efficacia dell'azione amministrativa. In tale senso, coerentemente con l'atto di indirizzo del signor Ministro della difesa del 2024, che mira a un profondo processo riorganizzativo delle strutture centrali del dicastero, ho incaricato il mio staff affinché sia data esecuzione a un'imprescindibile evoluzione dell'assetto organizzativo generale della Forza armata, in particolare dello Stato Maggiore e degli alti comandi, con lo scopo principale di eliminare duplicazioni, imprimere maggiore efficienza ai processi e aumentare le capacità operative esprimibili.
  Questa razionalizzazione è necessaria per eliminare ridondanze burocratiche, migliorare l'attività internazionale interforze e interagenzia, nonché adattare le strutture di vertice alle esigenze operative e strategiche del XXI secolo, garantendo che le decisioni siano prese con la massima tempestività ed efficacia. Una struttura di comando e controllo razionale, snella, agile e interconnessa è cruciale per la rapidità decisionale, per l'ottimizzazione delle risorse e la piena interoperabilità tra le diverse Forze aeree e tra le Forze armate.
  Illustri onorevoli, ritengo che il quadro di sintesi presentato costituisca un'analisi approfondita e, spero, esaustiva delle sfide complesse che ci attendono nel panorama della sicurezza globale e delle soluzioni concrete non più rimandabili, che sento forte l'urgenza di implementare per garantire la sicurezza, la sovranità e la stabilità del dominio aerospaziale della Difesa e, per estensione, della nostra intera Nazione.
  Il compito primario e irrinunciabile della nostra Aeronautica è quello di assicurare forze ad elevata prontezza per la difesa aerospaziale e per la deterrenza, un compito che è diventato ancora più critico in un mondo così incerto e in rapida evoluzione, come quello attuale. Per compiere la missione assegnata, l'Aeronautica militare ha la necessità vitale di incrementare il personale, sia attivo che riservista, riconoscendo il valore inestimabile del capitale umano. È altresì necessario incrementare la dotazione di sistemi d'arma più avanzati e innovativi, delle scorte, non per una mera corsa agli armamenti, ma per mantenere il necessario vantaggio quantitativo e tecnologico nel contesto competitivo in cui operiamo, assicurandoci, così, la capacità di sostenere le operazioni con continuità nel tempo.
  Le priorità strategiche che ho elencato, dai sofisticati sistemi di comando e controllo alla robusta cyber defense e cyber resilience, dalla difesa antimissile di nuova generazione alla modernizzazione capillare degli aeroporti, dall'innovazione degli armamenti al benessere e alla dignità del nostro personale militare, fino alla necessaria razionalizzazione delle strutture organizzative, non sono una lista di desideri, ma rappresentano un piano d'azione integrato e interconnesso, un vero e proprio investimento strategico nel futuro della nostra Nazione. Sono scelte che richiedono non solo coraggio politico, ma anche lungimiranza strategica e un impegno finanziario significativo e continuativo, che deve essere percepito non come un costo, ma come un investimento nella più fondamentale delle assicurazioni per il nostro avvenire.
  Illustri onorevoli, ritengo che il futuro della nostra sicurezza, prosperità e capacità di influire sullo scenario internazionale dipenda in larga misura dalla capacità di agire come sistema Paese. Oggi, con determinazione, visione e unità di intenti, l'Aeronautica militare rappresenta non solo uno scudo indispensabile per la nostra libertà e un garante della pace, ma anche un simbolo della nostra capacità tecnologica e della resilienza come nazione.
  In questo contesto, i partenariati con l'industria nazionale, la collaborazione con le università, i centri di ricerca e i think-tank sono fondamentali.
  Richiamando le parole del Ministro Crosetto, con il mondo industriale è necessario un rapporto di partnership che superi il tradizionale paradigma cliente-fornitore per sviluppare nuove tecnologie che garantiscano sicurezza, competitività industriale e sviluppo economico.
  Negli ultimi anni l'Aeronautica ha fatto progressi significativi e si è posizionata tra le forze aeree più importanti a livello mondiale,Pag. 11 ciò anche grazie alla stretta sinergia con l'industria, come testimonia il modello della International Flight Training School, dove, in Sardegna, addestriamo piloti militari provenienti da tutto il mondo. Questo è un esempio virtuoso di collaborazione governativa e industriale, che spero possa essere replicato in tutto il comparto della formazione.
  Anche grazie a questa sinergia, la nostra credibilità è aumentata e il livello addestrativo è assolutamente comparabile, se non superiore, a quello delle nazioni più virtuose nell'ambito aerospaziale. Tuttavia, la competizione è intensa e non è possibile adagiarsi sui successi consolidati. Pertanto, vi invito tutti – ciascuno nel proprio ruolo e con la propria influenza – a riflettere profondamente su questa priorità e a contribuire attivamente alla realizzazione di un'Aeronautica militare sempre più forte, più efficiente, più resiliente e più preparata, capace di affrontare le sfide del presente e in grado di proteggere con successo il nostro futuro e quello delle generazioni a venire.
  La sicurezza è un bene comune, un diritto inalienabile e la difesa aerospaziale ne è, in questo secolo, un pilastro assolutamente irrinunciabile. Oggigiorno, destinare una maggiore spesa alla Difesa non rappresenta una scelta dettata da pressioni esterne – né dagli Stati Uniti né dalla NATO – ma costituisce una necessità strategica: è il costo da sostenere per restare un Paese rilevante, libero, sicuro e prospero.
  Concludo citando il Presidente del Consiglio dei ministri: «senza difesa non c'è sicurezza, senza sicurezza non c'è libertà, senza sicurezza e libertà non può esserci né benessere né prosperità».
  Grazie infinite per la vostra attenzione e per il vostro prezioso tempo. Resto a disposizione per le domande che vorrete pormi.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, generale Conserva.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
  Prego, on. Chiesa.

  PAOLA MARIA CHIESA. Grazie, signor generale, per la relazione precisa e puntuale. È in atto la riforma del comparto delle Forze speciali. Che cosa cambia o cosa potrà cambiare per il 17° Stormo incursori, passando direttamente alle dipendenze dello Stato Maggiore della difesa?

  PRESIDENTE. Grazie, on. Chiesa. Prego, on. Comba.

  FABRIZIO COMBA. Signor generale, la ringrazio. Mi limiterò a poche considerazioni, nella consapevolezza che l'argomento richiederebbe un approfondimento ben più ampio. Parlo anche sulla base della mia esperienza personale di pilota, titolare di licenza da oltre quarant'anni.
  La preoccupazione, da Lei sottolineata, riguarda anche oggi la nostra struttura sotto il profilo degli aeromobili a disposizione, della flotta e dei 191 velivoli complessivamente operativi, che comprendono aerei da combattimento, da ricognizione, da sorveglianza, da addestramento e altri ancora.
  Io sono particolarmente legato all'MB-339, simbolo importante della nostra tradizione, ma è ormai una macchina superata, benché abbia dato grandi soddisfazioni e mantenga ancora un ruolo di prestigio internazionale grazie all'impiego da parte delle Frecce Tricolori.
  È noto che, dal mese di giugno, è in corso un avvicendamento della flotta, in particolare per quanto concerne gli aerei da combattimento, con l'introduzione degli F-35, velivoli molto più performanti, con i quali il nostro Paese è chiamato a rappresentare, con determinazione, le proprie capacità e la propria efficienza nell'ambito della NATO.
  Vorrei sapere se tale processo di ammodernamento sia stato effettivamente avviato nei termini previsti e, soprattutto, se uno dei punti da lei richiamati, ossia la carenza di circa dieci mila unità all'interno dell'Arma, si trovi ancora in una fase preliminare o se sia già iniziata una concreta attività di arruolamento, affinché quella che è sempre stata un'eccellenza – la prima Pag. 12Arma, storicamente riconosciuta per meriti e professionalità – possa continuare ad assolvere i propri compiti con il massimo livello di efficienza.
  Pertanto, mi soffermo sui sistemi riguardanti l'armamento, le scorte, il munizionamento, il personale, l'aerospazio e il controllo. Vi sarebbero molte ulteriori questioni da affrontare, ma la principale preoccupazione è che al momento non sembri ancora avviata una fase effettiva di rinnovamento di un parco aeromobili oggi in larga parte obsoleto.
  Grazie, signor comandante.

  PRESIDENTE. Grazie, on. Comba. Prego, on. Graziano.

  STEFANO GRAZIANO. Ringrazio il Capo di Stato Maggiore, generale Conserva, per la relazione, articolata e rigorosa nei contenuti.
  Vorrei soffermarmi su alcune questioni centrali. Anzitutto, appare necessario un quadro dei rischi reali che il Paese potrebbe dover fronteggiare e delle conseguenti priorità operative. L'Aeronautica militare italiana si colloca, non solo in Europa ma a livello globale, ai vertici per capacità ed efficienza, frutto di investimenti significativi negli anni.
  Un secondo tema riguarda il personale, aspetto da lei opportunamente richiamato. È essenziale affrontare sia la questione delle indennità abitative, che rivestono un valore concreto, sia l'eventualità di riprendere la costruzione di alloggi nelle basi, come avveniva in passato, così da garantire condizioni di benessere psicologico, fisico ed economico adeguate.
  Vorrei quindi chiederle quale sia l'attuale quadro del reclutamento. In particolare, se nei percorsi formativi degli ufficiali sia stata già introdotta una preparazione specifica sulle competenze cyber, ambito nel quale è necessario intervenire precocemente, data la forte competizione con il mercato del lavoro civile.
  Desidero inoltre conoscere quali siano, a suo avviso, le esigenze più rilevanti in relazione agli aeromobili e alle infrastrutture logistiche a terra.
  Preannuncio la mia intenzione di presentare una risoluzione, che auspico possa raccogliere il consenso anche della maggioranza, sulle due questioni da lei indicate: alloggi e indennità. È indispensabile rafforzare il benessere psicofisico del personale, soprattutto in un contesto internazionale segnato da crescenti tensioni. Dopo ottant'anni di pace, l'Europa si trova oggi esposta a scenari di conflitto: dalla guerra in Ucraina alle tensioni tra Serbia e Kosovo, dalle instabilità in Nordafrica e Medio Oriente fino alle crisi recenti che hanno interessato Doha, Tunisi, la Polonia e, quotidianamente, l'area di Gaza.
  Tali eventi confermano la necessità di una difesa aerea ancora più solida. L'Aeronautica dispone di capacità avanzate, ma è fondamentale valutare con precisione come impiegare le risorse disponibili.
  Un ulteriore nodo riguarda la distribuzione della spesa per la Difesa. Attualmente, su una spesa di 100, circa il 50 per cento è destinato al personale, il 10 per cento all'esercizio e il 40 per cento agli investimenti. Ritengo che tale ripartizione sia squilibrata: è come possedere mezzi sofisticati senza la possibilità di mantenerli operativi. A mio avviso la formula corretta dovrebbe essere 50-25-25, così da garantire sostenibilità complessiva. Qual è la sua valutazione in merito?
  Condivido quanto già espresso dal collega Comba circa la necessità degli ammodernamenti. Tuttavia, non basta potenziare la componente tecnologica: è altrettanto necessario garantire formazione continua e risorse per l'esercizio, senza le quali i mezzi rischiano di restare sottoutilizzati.
  Non intendo sollevare polemiche, ma avviare una riflessione costruttiva. La presenza del Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica costituisce per noi un'occasione preziosa per ricevere indicazioni utili. Come Commissione Difesa abbiamo il dovere di sostenere le Forze armate e di contribuire a costruire un equilibrio tra obiettivi ideali e condizioni reali, su cui si misura l'efficacia delle nostre decisioni.

  PRESIDENTE. Grazie, on. Graziano. Prego, on. Bagnasco.

Pag. 13

  ROBERTO BAGNASCO. Riprendo l'intervento del collega Graziano, del quale condivido in particolare le osservazioni riguardanti la possibilità e la difficoltà di diversificare i costi della Difesa. Questo, ovviamente, non significa limitare le spese, ma ottimizzare il modo di impiegare le risorse disponibili.
  In primo luogo, desidero chiederle se ritiene possibile avviare un processo di ottimizzazione della spesa, partendo dalla situazione attuale, per migliorare l'efficienza complessiva del sistema. Naturalmente ciò non esclude l'esigenza di incrementare le risorse, ma richiede che esse vengano innanzitutto spese in modo più razionale.
  Il contesto internazionale, in continua evoluzione, propone quotidianamente nuove criticità che pongono in difficoltà il nostro sistema di difesa. Tra queste, vi è certamente l'ottimizzazione dei rapporti con gli altri Paesi, che rappresenta un elemento essenziale. Su questo le chiedo, generale, di fornirci un'indicazione.
  Desidero inoltre sottolineare la stima che nutro per le Forze armate, e in particolare per l'Aeronautica militare, che ho avuto modo di apprezzare anche in esperienze istituzionali pregresse. Tale affidabilità, tuttavia, deve accompagnarsi a un rafforzamento delle collaborazioni internazionali, sulle quali chiedo un chiarimento specifico e trasparente.
  Siamo consapevoli delle difficoltà, anche di natura politica oltre che tecnica, ma riteniamo necessario comprendere quali margini concreti di azione siano disponibili e quali interventi possano essere realisticamente perseguiti.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, on. Bagnasco. Prego, on. Malaguti.

  MAURO MALAGUTI. Grazie, generale, per la sua relazione molto chiara ed esaustiva. Ho letto recentemente un articolo sui droni, i quali hanno acquisito un'importanza fondamentale negli ultimi conflitti, in cui si diceva che la ricerca è andata molto avanti, soprattutto con riferimento all'intercettazione degli sciami con onde radio, visori e simili. Volevo chiedere se, sotto questo profilo siamo abbastanza aggiornati. So che ci sono aziende importanti che stanno lavorando in questo settore.
  Nella sua relazione ha anche accennato alla questione delle scorte. So che già in passato, anche attraverso testimonianze di personale dell'Aviazione leggera ormai in congedo, il problema dei ricambi rappresentava una criticità rilevante Considerata la crescente esigenza di operatività, tale questione appare oggi ancora più urgente e necessita di una soluzione. Anche sotto questo punto di vista le chiedo se abbiamo fatto qualche passo in avanti.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, on. Malaguti. L'onorevole Comba voleva aggiungere qualcosa.

  FABRIZIO COMBA. Grazie, presidente.
  Vorrei solo collegarmi al discorso dell'efficientamento. Credo abbiano efficientato il più possibile in Aeronautica. A questo punto, è un problema di risorse. Se siamo al quattordicesimo posto – davanti a Paesi come l'Egitto, il Pakistan, e ne avremmo da aggiungere molti altri – nella classifica mondiale come Forza aerea militare questo la dice lunga. Un tempo eravamo tra le prime cinque e, oggi, siamo al quattordicesimo posto.
  Credo, quindi, che di efficientamento ne sia stato fatto molto. Occorre rendersi conto che bisogna implementare e che, per implementare, bisogna investire, non c'è altra possibilità.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, on. Comba. Do, ora, la parola al generale Conserva per la replica.

  ANTONIO CONSERVA, Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare. Grazie per i vostri quesiti.
  Mi avvio a rispondere partendo dal quesito dell'onorevole Chiesa circa la riforma del comparto Forze speciali. Ovviamente, è un'attività in itinere guidata dallo Stato Pag. 14Maggiore della Difesa, su indicazione del signor Ministro. Stiamo seguendo un trend consolidato in molte nazioni, soprattutto in ambito occidentale. Non credo avremo molti problemi nell'implementare le soluzioni che saranno individuate. Crea sistema, sinergie e, soprattutto, una capacità di visione a lungo termine condivisa.
  Le peculiarità che Esercito, Marina e Aeronautica esprimono nei loro comparti di Forze speciali rimarranno caratteristiche premianti, però, metterle a sistema in un'unica organizzazione ne aumenterà l'efficacia operativa e contribuirà, a mio avviso, in maniera significativa nella costruzione della visione di medio-lungo termine. Peraltro, questo comporta la capacità di accedere a programmi industriali, sia in ambito nazionale che in ambito europeo. Vedo, quindi, con estrema fiducia questo cambiamento e ritengo che possa portare dei benefici.
  Il colore della divisa ha in sé un patrimonio che viene dalla storia, ma questo non vuol dire che, se le mettiamo assieme, questo patrimonio venga disperso. Questo patrimonio sarà messo a sistema e la componente delle Forze speciali italiana si eleverà – credo – ai massimi livelli, paragonabile alle migliori a livello mondiale.
  Onorevole Comba, lei ha parlato della preoccupazione per il ricambio generazionale dei mezzi. L'Aeronautica ha investito da sempre in programmi a medio-lungo termine. Si tratta di attendere i frutti di questi programmi. Abbiamo fermato il velivolo AMX lo scorso anno, quest'anno il 339 Alfa della scuola di volo, pur mantenendolo – ancora per due-tre anni – a disposizione delle Frecce Tricolori. Abbiamo ancora il 339-CD, che fino al 2030 contribuirà alla missione addestrativa. La prima tranche dell'Eurofighter dovrà essere sostituita attorno al 2030 e c'è un ordinativo di 24 velivoli. Vi è, poi, il potenziamento della flotta F-35. Lei ha citato un numero di 200 aeroplani da combattimento – che può dirsi una soglia «psicologica» – rispetto a cui dovremmo cercare di non scendere mai al di sotto. Purtroppo, in questa fase di transizione abbiamo numeri inferiori, ma credo che in prospettiva riusciremo a risalire la china. Peraltro, il sistema d'arma aeroplano è solo uno degli elementi. Abbiamo parlato di sensori, di capacità di disporre di un web per lo scambio delle informazioni in ambito sia nazionale che internazionale, di certificazione dei dati, dell'assoluta necessità di consapevolezza della situazione operativa. Quindi, i mezzi sono importanti, ma lo è anche tutto il contesto. Per non parlare della logistica, e vengo dunque alla seconda parte della sua domanda. L'efficientamento è sicuramente un processo continuo. Non ci si ferma mai, ci sono sempre aree di miglioramento. Indubbiamente le risorse, soprattutto dal punto di vista della logistica e delle scorte, fanno la differenza. D'altronde, se anche apparentemente abbiamo un livello qualitativo paragonabile alle principali nazioni europee, a livello quantitativo iniziamo a soffrire. Se paragoniamo i numeri, a livello di scorte e sostegno logistico siamo ancora più carenti. Ma noi veniamo da una situazione in cui il budget della Difesa era la metà di quello francese, di quello tedesco, di quello del Regno Unito. Quindi, è chiaro che da qualche parte la «coperta era corta», così come è chiaro che, rispetto alle misure a sostegno del personale, siamo molto lontani dai livelli stipendiali degli altri Paesi. Ma questo riguarda un po' tutto il mondo del lavoro in Italia, che è penalizzato se rapportato ai lavoratori di tutti i settori a livello europeo.
  Abbiamo fattori di criticità, che sono stati ben identificati, e i programmi di medio e lungo termine vanno a sanare i gap capacitivi. È chiaro, c'è un sostegno finanziario – l'ho detto in conclusione del mio precedente intervento – ma noi non stiamo decidendo di spendere di più perché qualcuno ce l'ha detto dall'esterno. Noi dobbiamo spendere di più, altrimenti non saremo rilevanti e rischiamo di non poter partecipare alla pari con i nostri colleghi europei nello sviluppo delle future capacità. Infatti, a questi tavoli ci si siede con il portafoglio pieno, in modo tale da poter assicurare i contratti all'industria nazionale, altrimenti si viene marginalizzati o a livello tecnologico (per cui le tecnologie più pregiate rimangono ad altri), o a livello del Pag. 15lavoro che ritorna in Italia. Quindi, è fondamentale la cosiddetta «partnership equa», in cui si contribuisce con lo stesso numero di risorse ma si accede anche ai contenuti più pregiati in egual misura rispetto alle altre nazioni.
  L'Europa ha deciso di investire di più, i programmi europei avranno sempre più peso, ma dobbiamo ricordarci che gli Stati nazionali ancora ragionano da singoli Stati e cercano di portare acqua al proprio mulino. Quindi, per poter essere vincenti nel contesto europeo servono le risorse, così come servono per poter assicurare reali capacità di risposta alle nuove minacce, che soltanto tre anni e mezzo fa potevano essere immaginabili ma non nell'entità. Ad esempio, la trasformazione in un'industria bellica del comparto industriale russo è veramente preoccupante. Noi ci auguriamo che la pace trionfi nel più breve tempo possibile. Tuttavia, dopo che la pace avrà eventualmente trionfato in Ucraina, il problema non è risolto. Anzi, la Russia avrà forze e capacità esuberanti rispetto alle nostre. Quindi, dobbiamo stare estremamente attenti.
  Passo alle altre domande. Onorevole Graziano, abbiamo parlato di pericoli, di necessità e di prospettiva futura di investimento. La prospettiva della Difesa, ma anche e soprattutto delle Forze aeree, è guardare sempre almeno dieci o quindici anni in avanti. Un'iniezione di risorse oggi porta a risultati, nella migliore delle ipotesi, a livello di scorte nel giro di tre o quattro anni, e a livello di sistemi complessi tra dieci e quindici anni. Quindi, se decidiamo di investire in radar, in cyber defence, in missilistica, i risultati arrivano nel lungo termine, per cui è molto importante investire con gradualità, in base alle risorse disponibili del Paese, ma con una prospettiva di medio-lungo periodo, diversamente non si realizzano gli investimenti industriali e non si fa vero sviluppo tecnologico. Del resto, ad esempio, anche piani mirabolanti da 100 miliardi di euro per la difesa, come ha fatto la Germania un paio di anni fa, non si traducono in una spesa efficace nell'anno, bensì in una spesa efficace in dieci anni. Quindi, anche nel paragonare questi volumi finanziari che sembrano enormi su base annuale, li dobbiamo immaginare spalmati su dieci o quindici anni. Ad esempio, i 100 miliardi di sanità che noi spendiamo annualmente, nella Difesa li spenderemo in dieci anni. Bisogna mettere tutto in relazione. Quindi, i pericoli sono ben chiari, come anche le necessità. Sappiamo esattamente come spendere al meglio le risorse e dobbiamo farlo in partnership, nella maggior parte dei programmi. Non andremo quasi mai da soli. Anche le regole europee ci imporranno la collaborazione con gli altri Stati.
  Con riferimento al personale, gli alloggi rappresentano sicuramente un punto cruciale per il benessere del personale stesso. È molto difficile costruire alloggi nel posto in cui servono e occorre tanto tempo. L'eventuale soluzione dell'indennità ha un effetto di beneficio immediato, diffuso su tutto il territorio nazionale. Ovviamente, è complementare al patrimonio alloggiativo della Difesa, che lo sta continuando a ristrutturare e potenziare. Quindi, sono due misure. Ma questo avviene in quasi tutti i Paesi del mondo: c'è il doppio binario, l'indennità per chi non riesce ad avere l'alloggio, mentre chi ha l'alloggio di servizio non beneficia dell'indennità. È un sistema più equilibrato, anche per garantire a tutti l'alloggio, perché l'alloggio di servizio ha sempre come criterio la priorità dell'incarico. Più l'incarico è rilevante per la prontezza operativa – a tutti i livelli, dal sottufficiale all'ufficiale – e più è elevata la priorità. In questo mondo, in cui la logistica ha la sua importanza, è chiaro che l'indennità di alloggio consente di dare aiuto a tutte le fasce delle specialità e dei gradi delle Forze armate.
  Con riferimento al settore cyber e alle skill del personale stiamo investendo sulle competenze. C'è il settore privato che offre stipendi più alti dei nostri, ma questo non importa, dal momento che per i giovani il percorso nelle Forze armate può accrescere il loro know-how. Ci saranno dei meccanismi di indennità che cercheranno di compensare queste capacità. Poi, se potenzialmente questi giovani prima o poi andranno nel mondo civile, ove rimangano Pag. 16nel sistema-Italia, non stiamo perdendo risorse. La Difesa ha formato, costruito e impiegato, fino a una certa fascia d'età, il militare nel settore cyber, se poi andrà nel settore privato contribuirà alla resilienza nazionale in quel settore. È chiaro che dal punto di vista della Difesa ho tutto l'interesse a tenerli con noi, quindi ben venga qualsiasi iniziativa volta a premiare la specializzazione del personale. Certamente, nella fase di reclutamento, i primi tre anni in cui il militare si sente un po' precario e il successivo triennio, quando inizia a guadagnare qualche certezza di stabilizzazione, non favoriscono i super-specialisti. Quindi, dovremmo trovare dei meccanismi tramite i quali i ragazzi – dopo che sono entrati, anche solo dopo un anno in cui li abbiamo testati e abbiamo verificato che sono validi – vengono avviati immediatamente su percorsi professionali di assoluto rilievo, consolidandone il prima possibile lo status con il passaggio al servizio permanente. Pertanto, se ci fossero dei meccanismi nei settori più in crisi, che sono sicuramente l'aerospazio, la cyber e simili, ben vengano.
  Vengo al tema delle percentuali ottimali di spesa affrontato dagli onorevoli Graziano e Bagnasco. Nella letteratura mondiale il tema viene affrontato individuando diverse percentuali di spesa. Vorrei solo precisare che le acquisizioni dei nuovi mezzi portano sempre con sé un bagaglio di supporto logistico integrato che, in genere per i primi cinque, nove o dieci anni, assicura la sostenibilità logistica dell'assetto. Sul 10 per cento dedicato alle spese di esercizio sono concentrate le spese di addestramento, quindi se dal punto di vista della logistica e dei pezzi di ricambio possiamo far conto sull'investimento iniziale di acquisizione, sull'addestramento dobbiamo trovare dei sistemi per favorirlo. In parte, ci aiuta il «decreto Missioni», che serve per preparare le Forze all'impiego nei teatri operativi, e in parte ci aiutano alcune quote dedicate in bilancio per l'alta prontezza operativa. Tuttavia, in prospettiva futura dobbiamo vedere il personale gratificato, quindi dobbiamo allontanarci dal 50 per cento, ma con la salita del budget attestarci attorno a un terzo della destinazione della spesa per il personale. Poi, tra investimento ed esercizio bisogna capire bene quanto addestramento e quanto sostegno logistico associato alle nuove acquisizioni ci serve. Quindi, per l'investimento sforeremo sempre il 40 per cento e per l'addestramento saremo attorno al 25-30 per cento. Però, non occorre fossilizzarsi sulle percentuali. A suo tempo, la legge n. 244 del 2012, nota anche come legge «Di Paola», la volle identificare per fare chiarezza – vale a dire che non si possono avere risorse superiori al 50 per cento per il personale –, ma anche all'epoca era visto in un'ottica di crescita del bilancio per poter abbassare questa percentuale. Quindi, se il nostro bilancio raddoppierà nei prossimi dieci anni, è chiaro che si dimezzerà la percentuale per le spese di personale, liberandosi risorse per migliorare la condizione militare.
  Vengo all'onorevole Malaguti e al tema droni intercettori. I droni sono un problema serio perché sono a basso costo e, dunque, possono essere prodotti in grandi quantità. Peraltro, come abbiamo appreso dalle notizie di cronaca, nello sciame di droni adoperati per gli attacchi, alcuni sono armati e alcuni sono disarmati, creano confusione, fanno sprecare una grande quantità di munizioni per fermare la minaccia. Quindi, innanzitutto è importante dotarsi di sistemi e capacità di intercettazione a basso costo e, in questo, i droni difensivi potrebbero essere la soluzione, perché se il drone offensivo costa poco, il drone difensivo costa altrettanto poco. Tuttavia, per essere efficace il drone difensivo ha bisogno di sensori e di una rete interconnessa di sensori, che chiaramente sono dispositivi costosi. Quindi, lì stiamo investendo.
  Oggi siamo pronti? Siamo pronti, ma utilizzando mezzi costosi, dato che li intercettiamo con i nostri velivoli più pregiati. Chiaramente dobbiamo trovare soluzioni che abbiano un giusto rapporto tra costo ed efficacia. Inoltre, i nostri velivoli più capaci si devono occupare esclusivamente di minacce più elevate tecnologicamente (missili da crociera, missili balistici, missili ipersonici). Sarebbe come dire che la difesa ad alto costo si deve occupare di minacce Pag. 17ad alto costo, mentre per le minacce a basso costo occorre trovare strumenti difensivi adeguati. Le nostre industrie, sia quelle grandi sia quelle piccole, sono molto attive in questo settore. Quindi, adesso si tratta di mettere a sistema tutto ciò che viene prodotto in Italia per trovare un sistema efficace. I sistemi oggi a nostra disposizione lo sono, ovviamente sono molto limitati in quantità. E qui torniamo alla questione precedente: il problema che abbiamo sugli aerei da caccia lo abbiamo anche in tutti gli altri settori. Dobbiamo aumentare la quantità, puntando alla massima qualità e a contenere i costi.
  Onorevole Comba, parlare di classifica è difficile. Su YouTube ci sono migliaia di filmati che fanno la classifica delle Forze armate.

  FABRIZIO COMBA. Ma i numeri delle macchine sono quelli. [intervento fuori microfono]

  ANTONIO CONSERVA, Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare. Certo, onorevole, i numeri e i quantitativi sono quelli, dobbiamo sicuramente aumentarli, ma il focus deve essere sulla qualità e sulle capacità esprimibili. La consapevolezza operativa, la certezza di avere il dato al momento giusto e poter prendere la giusta decisione, la necessità di avere la superiorità nello spettro elettromagnetico e nel mondo cyber, devono potenziare il nostro dispositivo tradizionale di difesa. Infatti, una falla sul fronte dello spettro elettromagnetico o sul fronte cyber rischia di compromettere anche i sistemi tecnologicamente più avanzati. Quindi, lo dobbiamo vedere come un continuum, una rete sicura e in grado di passare le informazioni sulla minaccia e trasmettere le informazioni a chi deve fermare questa minaccia, prendendo la decisione giusta al momento giusto. È questa la complessità delle future operazioni militari o, meglio, delle presenti operazioni militari: consapevolezza, intelligence, superiorità elettromagnetica, garanzia di sicurezza cyber dei propri sistemi di comando e controllo.
  Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie, generale Conserva.

  MARCO PELLEGRINI, intervento in video conferenza. Presidente, mi scusi, vorrei fare una brevissima domanda.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Pellegrini.

  MARCO PELLEGRINI, intervento in video conferenza. Desidero, anzitutto, ringraziare il generale per la sua relazione molto interessante e molto ricca. La mia domanda si collega a quanto ci ha appena detto, generale, sui droni e sulle modalità di attacco. Le chiedo se può fare una previsione – sia dal punto di vista tecnologico che dal punto di vista industriale – quanto ai tempi dell'approntamento di un sistema di difesa di droni che riesca a contrastare un attacco di droni.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, on. Pellegrini. Prego, generale Conserva.

  ANTONIO CONSERVA, Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare. Grazie, onorevole Pellegrini. La tecnologia c'è, le nostre industrie hanno significative capacità, i sistemi esistono in Aeronautica, in Marina e nell'Esercito. L'investimento dovrà essere concentrato sui sensori e sui software di intelligenza artificiale per gestire reti autonome difensive, tramite cui all'operatore viene presentata la situazione più chiara possibile, in modo tale che l'operatore possa autorizzare sistemi di risposta automatica, dalla difesa di una nave alla difesa di una brigata dell'esercito in movimento, di un aeroporto militare, di un aereo o di un elicottero in volo. Ormai i droni li dobbiamo pensare in grado di costruire un vero e proprio perimetro difensivo rispetto alle infrastrutture critiche, ma anche un perimetro di sicurezza attorno alle unità terrestri, navali e aeree che si muovono.
  È forse questa la sfida: grazie all'intelligenza artificiale e ai software evoluti creare sistemi di autoprotezione delle forze e Pag. 18delle infrastrutture critiche in grado di agire rapidamente e automaticamente, una volta che l'operatore umano conferma effettivamente un attacco, dando una risposta che è a basso costo per coloro che fanno l'intervento o l'intercettazione. Ciò che costa è l'insieme di sensori che servono per vedere queste minacce puntiformi, perché occorrono sensori multispettrali, che non sono solo radar, ma lavorano nella parte passiva nell'infrarosso e nel visivo. È questa la complessità. A mio avviso, le Forze armate italiane hanno chiarissima la minaccia e anche chiarissime le contromisure.
  La loro realizzazione la vedo nel breve-medio termine, non nel lungo termine, perché abbiamo già ottime capacità sia nella sensoristica sia nei software di gestione di comando e controllo. Quindi, sono ottimista. Se avremo le risorse, nel giro di tre anni potremo decuplicare la nostra capacità difensiva dai droni.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie ancora, generale Conserva.
  Non essendovi altre richieste di intervento, ringrazio il generale per la disponibilità e tutti i colleghi intervenuti.
  Dichiaro, quindi, conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.50.