Sulla pubblicità dei lavori:
Minardo Antonino , Presidente ... 2
Audizione del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Luciano Portolano, sulle linee generali dell'incarico ricoperto
(ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento)
:
Minardo Antonino , Presidente ... 2
Portolano Luciano , Capo di Stato Maggiore della Difesa ... 3
Minardo Antonino , Presidente ... 22
Bicchielli Pino (NM(N-C-U-I)M-CP) ... 22
Padovani Marco (FDI) ... 22
Fassino Piero (PD-IDP) ... 23
Carrà Anastasio (LEGA) ... 24
Malaguti Mauro (FDI) ... 24
Mulè Giorgio (FI-PPE) ... 24
Graziano Stefano (PD-IDP) ... 25
Minardo Antonino , Presidente ... 25
Portolano Luciano , Capo di Stato Maggiore della Difesa ... 25
Malaguti Mauro (FDI) ... 31
Portolano Luciano , Capo di Stato Maggiore della Difesa ... 31
Minardo Antonino , Presidente ... 32
Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANTONINO MINARDO
La seduta comincia alle 8.20.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, con il consenso dell'audito, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.
Audizione del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Luciano Portolano, sulle linee generali dell'incarico ricoperto.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, del Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano, sulle linee generali dell'incarico ricoperto.
Ricordo che l'audizione si inserisce nell'ambito di un ciclo di audizioni con i vertici delle Forze armate.
Do, quindi, il benvenuto al Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano, accompagnato dal generale di divisione, Filippo Gabriele, Capo Ufficio generale del Capo di Stato maggiore della Difesa, dal maggiore Roberto Del Santo, aiutante di campo, e dal tenente colonnello Ottorino Greco, Capo sezione studi dell'Ufficio generale del Capo di Stato Maggiore della Difesa.
Dopo l'intervento del Capo di Stato Maggiore della Difesa, darò la parola ai colleghi che intendano porre domande cui il generale potrà rispondere. Chiedo, dunque, ai colleghi di far pervenire al banco della Presidenza la propria iscrizione a parlare.Pag. 3
Do subito la parola al generale Portolano per il suo intervento.
LUCIANO PORTOLANO, Capo di Stato Maggiore della Difesa. Buongiorno, presidente Minardo. A lei, al vicepresidente Fassino, al vicepresidente della Camera, onorevole Mulè, e agli onorevoli deputati presenti porto il mio saluto e quello di tutto il personale militare e civile della Difesa che mi onoro di comandare da sette mesi. È un periodo nel quale ho trovato conferma del quotidiano impegno e dell'esemplare spirito di sacrificio con il quale il nostro personale serve l'Italia onorando il tricolore, nonché i valori della nostra Costituzione in Patria e all'estero.
Vi sono grato per questo invito che mi offre l'opportunità di illustrare gli aspetti più rilevanti delle linee programmatiche che, in piena aderenza alla visione agli obiettivi politico-militari fissati dal signor Ministro della difesa, onorevole Crosetto, sono posti alla base del mio mandato.
Nel corso del mio intervento affronterò temi di assoluta attualità che ritengo di grande importanza per la difesa e la sicurezza dell'Italia, condividendo taluni aspetti di riflessione sulle prospettive dello strumento militare. Come ho già avuto modo di dire più volte, l'attuale momento storico ci impone di perseguire con forza la duplice esigenza di sostenere, da un lato, la dimensione collettiva della sicurezza in ambito euroatlantico e, dall'altro, di disporre di un'autonoma capacità difensiva, tutto ciò in un quadro strategico ampio nel quale la cooperazione internazionale, pilastro della sicurezza collettiva, richiede la piena assunzione delle responsabilità da parte di ciascun attore. In tale quadro, l'approccio che intendo perseguire non è solo guidato da vincoli di natura finanziaria, che rappresentano tuttavia una variabile di cui tener conto, quanto piuttosto da una logica che privilegi il soddisfacimento delle reali esigenzePag. 4 capacitive dello strumento militare, essenziali per perseguire gli obiettivi strategici operativi prefissati.
Il mio vuole essere un approccio «mission driven», ossia guidato dalla missione, piuttosto che focalizzato solo ed esclusivamente sulle risorse disponibili, quindi focalizzandomi e definendo le priorità funzionali a quelle che sono poi le risorse disponibili. In quest'ottica, la sfida che devo e che dovrò affrontare consiste nel trovare il giusto bilanciamento tra i bisogni nazionali e le esigenze derivanti dalla dimensione sovranazionale della difesa e sicurezza. È una sfida complessa e multiforme, che richiederà un adeguato volume di risorse negli anni a venire; una sfida alla quale bisogna dare una risposta efficace e concreta, che punti non solo all'efficienza operativa e al costante aggiornamento delle capacità esprimibili dello strumento militare, ma che riesca a valorizzare le eccellenze nazionali come quelle del comparto industriale della Difesa, in quanto asset strategico da preservare e valorizzare.
Appunto per questo, ritengo opportuno indicare da subito il mio «end state» – il risultato che mi prefiggo di ottenere – che consiste nel rendere disponibile all'Italia uno strumento militare credibile e al passo con i tempi; uno strumento adeguato a livello di ambizione della Difesa, in grado di contribuire al conseguimento degli obiettivi coerenti con l'esigenza di difendere il territorio e gli interessi nazionali e con il ruolo dell'Italia nell'ambito delle alleanze e delle organizzazioni internazionali di riferimento.
Come già asserivo da Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti, è chiara la necessità di garantire al Paese e, quindi, alle nostre Forze armate tutte le capacità necessarie per esprimere uno strumento militare evoluto efficace ed efficiente, uno strumento capace di assolvere pienamente tutte e quattro le missioni assegnate alle Forze Pag. 5armate, ma in particolare le prime due, ossia la difesa dello Stato e la difesa degli spazi euroatlantici ed euromediterranei, in quanto opzioni di impiego più onerose. Tali opzioni d'impiego hanno, peraltro, assunto un ruolo primario nell'attuale scenario geopolitico. Infatti, se è vero che nell'ultimo trentennio l'attenzione è stata marcatamente rivolta alle crisis response operations, è altrettanto vero che oggi, come ci dimostra il conflitto russo-ucraino, l'Italia deve poter disporre anche, e soprattutto, di un'efficace capacità militare e di difesa e di deterrenza tesa a tutelare la nostra sovranità nazionale anticipando gli eventi piuttosto che subirli.
Nel mio disegno strategico prefiguro, quindi, uno strumento militare spiccatamente interforze, in grado di orchestrare azioni sincronizzate in tutti i domini per produrre effetti operativi e strategici tanto nella dimensione fisica quanto in quella virtuale e cognitiva. In questa prospettiva intendo promuovere uno sfidante percorso di evoluzione della Difesa affinché essa possa essere al contempo pronta, resiliente, scalabile e altamente proiettabile.
Per risolvere tale problema complesso ho adottato un approccio strategico che mutua il processo di pianificazione militare, individuando le azioni che, adeguatamente sincronizzate, consentiranno il conseguimento del citato «end state», che ricordo nuovamente essere la possibilità di garantire all'Italia la disponibilità di uno strumento credibile in quanto capace di assolvere tutte le missioni che la legge ci assegna. Tuttavia, prima di passare ad illustrare le mie linee programmatiche, vorrei soffermarmi brevemente sul fatto che la velocità con la quale si susseguono gli eventi impone la necessità di dover dar seguito a un'analisi dinamica dello scenario internazionale. È chiaro a tutti come l'attuale quadro geopolitico e strategico continui ad essere contrassegnato da un profondo mutamento Pag. 6degli equilibri internazionali, con un'evidente frattura tra i Paesi che sostengono il modello democratico e quelli come Russia, Iran, Corea del Nord ed altri che promuovono sistemi autoritari. Questo divario ideologico si intreccia, peraltro, con la aperta competizione per l'accesso alle risorse energetiche e alle materie prime, con le ingerenze per procura sulle principali rotte commerciali e si manifesta anche con i destabilizzanti conflitti in corso in Ucraina e in Medioriente, così come con forme di contesa spesso sotto la soglia del conflitto.
È questo il quadro in cui il Mediterraneo allargato sta assumendo una rinnovata centralità, fungendo da punto focale per gli interessi vitali e strategici nazionali, per la sicurezza dell'Europa e più in particolare del fianco sud dell'Alleanza. È una dimensione, quella del Mediterraneo allargato, immersa in una fascia di instabilità che si estende fino all'estremo Oriente, dove si stanno tessendo nuove trame geopolitiche. Mi riferisco nello specifico all'eco delle tensioni che proviene dai quadranti del Mar Cinese orientale e meridionale, nel quale ora si somma quello peraltro mai sopito che giunge dall'area del Kashmir; un'area da sempre contesa tra l'India e il Pakistan, entrambe – come sappiamo – potenze nucleari.
Guardando più da vicino ai quadranti strategici di più stretto interesse nazionale osserviamo come il Medioriente permanga in una fase di escalation delle crisi, con Israele coinvolto su più fronti. Se ne contano attualmente sei, quello tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, tra Israele ed Hezbollah a sud del Libano, in Cisgiordania così come in Siria, ma anche con l'Iran, che attualmente sta rafforzando le sue difese in previsione di possibili risposte militari. L'Iran, peraltro, vede i propri proxy – pensiamo allo Yemen, tra cui gli Houthi – ancora impegnati a sviluppare azioni concorrenti nel Mar Rosso contro Israele.Pag. 7
Anche il quadro securitario in Iraq è incerto, in continua evoluzione, soprattutto alla luce degli sviluppi dello scenario in Siria. Allo stesso tempo, i già fragili equilibri dell'area del Nordafrica e del Sahel sono stati ulteriormente intaccati. Si pensi, solo in ordine di tempo, a quanto sta accadendo ancora una volta in Libia a seguito dell'uccisione di Abdel Ghani al Kikli, capo di una delle milizie forti operanti a Tripoli. Si pensi alla crisi tra Mali e Algeria, nuovamente acuitasi, così come all'incremento delle ostilità in Sudan. In questo contesto Mosca e altri competitors stanno adottando, con rinnovato impeto, strategie di sovversione, disinformazione e persuasione con l'obiettivo di erodere l'influenza occidentale e guadagnare maggiore leva politica. In Paesi come il Mali, Burkina Faso e Niger le citate autocrazie stanno cercando di radicarsi alimentando le tensioni interne, spesso sfruttando la frustrazione sociale e il malcontento contro le potenze ex coloniali. Ad est dell'Europa il conflitto in Ucraina è un altro degli elementi centrali di questo complesso quadro, in quanto coinvolge direttamente le grandi potenze mondiali e ha conseguenze profonde sull'assetto di sicurezza europeo ed internazionale.
Mosca, malgrado le perdite sul campo di battaglia, sta ricostituendo le capacità militari perdute e crescendo militarmente quantomeno nella sua dimensione convenzionale a un ritmo più rapido di quanto fosse stato previsto. Infatti, l'Esercito russo oggi è più grande di quanto non fosse all'inizio della guerra. Tale situazione desta, in prospettiva, una forte preoccupazione anche in ragione di una rinnovata postura assertiva di Mosca lungo tutto il fianco est della NATO.
Richiamando le recenti parole del Presidente Meloni, l'Alleanza atlantica deve anche guardare con maggiore considerazione il fianco sud dell'Alleanza, particolarmente importante soprattutto in un tempo di minaccia ibrida. È proprio su questo Pag. 8sfondo che si inserisce il forte e consolidato impegno del nostro Paese nelle principali organizzazioni internazionali di riferimento, le quali restano attori chiave per la realizzazione di una cornice di sicurezza e stabilità solida e condivisa. È una condizione necessaria, anche se non sufficiente, questa, per garantire le catene di approvvigionamento e per proteggere le infrastrutture critiche. Sono aspetti che hanno assunto carattere prioritario per molte nazioni, compresa la nostra, aspetti che sono stati richiamati nel recente Libro bianco europeo della Difesa e che sono, ulteriormente, resi cogenti dalle esigenze legate all'introduzione di nuove tecnologie. Al riguardo mi preme evidenziare come l'attuale rapida evoluzione tecnologica rappresenti uno dei principali fattori di accelerazione e di cambiamento funzionale al mantenimento di un vantaggio tecnologico sui competitors strategici. Anche per questo nei moderni scenari registriamo diverse forme di conflittualità che differiscono per tipologia di condotta e pervasività, ma che sono accomunate dal massiccio e spregiudicato uso di nuove tecnologie che consentono di condurre azioni anche complesse in maniera più rapida, efficace ed efficiente.
Settori come l'intelligenza artificiale, la robotica, la cibernetica, le nanotecnologie e le biotecnologie, ora più che mai, stanno convergendo per migliorare le capacità operative delle Forze armate. Tuttavia – consentitemi di aprire una brevissima parentesi – voglio ancora una volta sottolineare che, nonostante il progresso tecnologico stia trasformando radicalmente i conflitti, il fattore umano è, e resterà sempre, la nostra risorsa cruciale e determinante.
Detto ciò, nel mio ruolo di Capo di Stato Maggiore della Difesa sono consapevole di come il panorama internazionale sia caratterizzato da un incremento del livello generale di conflittualità. Sono, quindi, altrettanto consapevole che le Forze Pag. 9armate sono chiamate ad un impegno che si prevede lungo e gravoso e richiederà capacità, risorse e adattamenti su larga scala. In concreto, ho avviato un processo di adattamento dello strumento militare che, recependo le linee programmatiche e il vigente atto di indirizzo del signor Ministro della difesa, persegue sei obiettivi strategico-militari incardinati in un nuovo documento di strategia militare nazionale, documento che per la prima volta è in fase di redazione e a breve sarà portato all'attenzione dell'autorità politica.
Prefiguro, quindi, uno strumento militare che sia all'avanguardia, motivato, funzionalmente organizzato, compiutamente interforze; uno strumento che sia integrato, razionale ed efficiente, particolarmente orientato all'impiego efficace nei quadranti di prioritario interesse strategico in prospettiva multi-dominio, tecnologicamente bilanciato tra le componenti e in grado di contribuire in maniera credibile alla tutela degli interessi nazionali, alla deterrenza e alla difesa assieme agli Stati membri delle organizzazioni internazionali di riferimento dell'area euroatlantica; uno strumento in grado di intercettare le macro tendenze globali tramite il collegamento a competenze esterne alla Difesa, tra cui il mondo accademico, l'industria e i think tank, e infine che sia capace di supportare lo sviluppo e l'implementazione della cultura della difesa e di concorrere alla capacità di influenza nazionale nei consessi internazionali.
Mi soffermerò, quindi, per brevità di trattazione, su alcune priorità che insistono su cinque linee di azioni individuate per perseguire tali obiettivi e che ritengo utili allo sviluppo di successive riflessioni.
La prima linea di azione attiene alla coerenza dello strumento militare e vede tra le condizioni decisive quelle che riguardano l'ammodernamento e il rinnovamento generazionale dei mezzi e dei sistemi d'armamento, oltre che alla Pag. 10riduzione e, in prospettiva, alla completa risoluzione della asimmetria tecnologica tra, e all'interno, delle Forze armate affinché possano essere soddisfatti i criteri di interoperabilità, interconnettività e intercambiabilità.
Altra condizione decisiva è l'addestramento continuo e realistico. Parliamo di addestramento per la preparazione al warfighting, necessario a fronteggiare le minacce del XXI secolo con un approccio interforze all domain, nell'ambito di scenari coerenti con i piani difensivi dell'Alleanza ed, in particolare, con quello riferito alla regione sud-est che ci riguarda direttamente.
Quindi, strettamente legata alla prima è la seconda linea d'azione, che opera nella dimensione cooperativa per garantire un'efficace proiezione all'esterno del Paese. Essa si basa su strumenti come esercitazioni multinazionali, cooperazione bilaterale e multilaterale, programmi di scambio, nonché acquisizione di posizioni di leadership nell'ambito delle organizzazioni internazionali, quali la NATO, l'Unione europea e l'ONU.
La terza linea di azione, invece, riguarda la ricerca e lo sviluppo e l'innovazione tecnologica perseguita, anche attraverso lo sviluppo e l'adozione delle già accennate nuove tecnologie, per essere pronti ad affrontare le moderne minacce, come gli attacchi cibernetici o azioni ibride.
Con riferimento alla quarta linea d'azione, che è relativa alla razionalizzazione funzionale, intendo rendere lo strumento più snello, reattivo e capace di esprimere una superiorità informativa e cognitiva, caratteristiche fondamentali per garantire flussi decisionali più rapidi ed efficaci.
Infine, la quinta e ultima linea di sforzo o di azione è quella dedicata al personale; una risorsa da valorizzare adeguatamente riconoscendone la specificità, proponendo e, auspicabilmente,Pag. 11 attuando misure volte a ringiovanire i ranghi, oltre che a rigenerare le Forze.
Proseguirei ora con l'illustrazione più dettagliata delle linee di sforzo appena citate. Per quanto attiene alla prima, che ricordo essere la coerenza dello strumento, sin dal mio insediamento ho posto particolare attenzione all'ammodernamento e al rinnovamento delle Forze armate. In tale quadro ho indirizzato i miei primi sforzi a individuare e dare priorità alle capacità necessarie a garantire la nostra abilità di assolvere le missioni assegnate sia nel contesto dell'Alleanza, con l'obiettivo di soddisfare le esigenze connesse con le offerte fatte nel tempo – e mi riferisco evidentemente ai cosiddetti «capability target 25» della NATO, sia in quello nazionale – con l'obiettivo di implementare il Piano militare di difesa nazionale, in corso di redazione.
Alla luce di ciò ho inteso articolare la discendente pianificazione generale interforze su tre driver o pilastri che attengono rispettivamente il primo agli impegni assunti con la NATO, un driver o pilastro già approvato dal signor Ministro Crosetto, il secondo attinente alle esigenze correlate al Piano militare di difesa nazionale, il terzo ai compiti istituzionali assegnati alle Forze armate ex lege.
In questo senso la pianificazione generale interforze dovrà garantire il corretto bilanciamento tra l'acquisizione di nuove capacità e il mantenimento di adeguati livelli di prontezza. A tale scopo, al fine di perseguire la prontezza operativa in maniera trasversale a tutti i domini, è mio intendimento assicurare il necessario supporto agli assetti legacy delle Forze armate. Parliamo di assetti già in servizio ma, soprattutto, di ripianare e mantenere un adeguato stock di munizionamento con un focus particolare sulle battle decisive munitions, ossia le munizioni più importanti, poiché la loro carenza mina la Pag. 12prontezza dello strumento militare e compromette l'efficacia operativa anche dei sistemi più avanzati. Al riguardo, nell'ambito del segmento Surface Air and Missile Defence, ad esempio, abbiamo avviato l'approvvigionamento di ulteriori attuatori. Mi riferisco agli Aster 15, Aster 30, Aster 30 B1 NT, e simili. Partecipiamo a programmi di sviluppo capacitivo di sistemi di nuova generazione.
A fattor comune tra i vari domini, nel cosiddetto inter-dominio o cross domain, puntiamo a rafforzare le capacità correlate alla superiorità informativa, aspetto fondamentale per supportare i processi decisionali, pianificare e condurre le operazioni, che ricordo essere il core business della Difesa.
Una crescente attenzione è stata posta al dominio spaziale, con una priorità sui programmi satellitari per le telecomunicazioni e l'osservazione terrestre, ma anche su quelli per l'osservazione dello spazio. Inoltre, considerata la rilevanza della raccolta e gestione dei dati che abilitano i processi decisionali e la superiorità informativa si proseguirà con determinazione nella trasformazione digitale dello strumento.
In termini capacitivi ciò significa investire nelle info e infrastrutture digitali e nella governance, per la valorizzazione dei dati classificati e non. L'obiettivo sarà quello di implementare servizi evoluti per la connettività avanzata e di un ecosistema digitale allo stato dell'arte, utile anche per conseguire un'adeguata razionalizzazione della struttura della Difesa.
In ultimo, e non certo per importanza, c'è il perseguimento della sicurezza e della resilienza cibernetica e delle informazioni, nonché lo sviluppo di capacità abilitanti per la condotta di operazioni full spectrum nel dominio cyber.
Per quanto attiene al dominio terrestre, sono in itinere una serie di programmi orientati all'ammodernamento e al rinnovamento delle capacità di supporto di fuoco indiretto delle Pag. 13unità dell'Esercito, tramite l'ammodernamento degli obici PzH 2000 e dei lanciarazzi MLRS, nonché l'acquisizione dei più moderni lanciarazzi HIMARS e dell'obice semovente ruotato per le brigate medie.
Come è noto, si sta procedendo anche con l'ammodernamento della componente corazzata, con priorità alle piattaforme cingolate delle forze pesanti, e a breve si farà altrettanto con le capacità di mobilità e contro-mobilità delle unità del Genio e la mobilità tattica terrestre, essenziale per operare nelle molteplici tipologie di scenari.
Inoltre, vi sono altri ambiti in cui è necessario ammodernare le forze terrestri. Nello specifico, mi riferisco alle capacità di intelligence, sorveglianza, ricognizione, acquisizione obiettivi, soprattutto con una campagna di acquisizione di sistemi unmanned, sia aerei che terrestri, nonché alla capacità di comando, controllo e resilienza dell'Esercito, mediante la realizzazione di reti e strumenti di connettività di nuova concezione, supportati e protetti dallo sviluppo di attività cibernetiche ed elettromagnetiche avanzate. Un esempio di implementazione pratica è la bolla tattica dell'Esercito. Tali reti dovranno, comunque, rispondere ai requisiti di interoperabilità, interconnettività e intercambiabilità, quali fattori abilitanti in ottica multi-dominio.
Per quanto concerne, invece, il dominio marittimo, ritengo sia prioritario orientare gli sforzi nel settore delle capacità di ingaggio missilistico antinave, di lotta subacquea, di difesa aerea e missilistica delle unità navali, al fine di conseguire ingaggi di precisione in profondità e contrastare minacce balistiche e ipersoniche, oltre che nello sviluppo di specifiche capacità anti-drone.
Altro settore prioritario è quello delle capacità subacquee, che includono sistemi avanzati a pilotaggio remoto e mezzi per Pag. 14operazioni subacquee, sia difensive che offensive, allo scopo di garantire la cosiddetta «under water situational awareness» e la sicurezza delle infrastrutture critiche, delle reti energetiche e delle linee di approvvigionamento per il Paese.
Sarà necessario, inoltre, investire anche nel contrasto alla minaccia antisommergibile, antinave e alla capacità di sorveglianza e, più in generale, nella maritime situational awareness, nell'acquisizione di unità navali per raccolta dati e nel potenziamento della rete radar costiera, come pure nelle capacità unmanned air delle unità navali atte a svolgere compiti di sorveglianza e ricognizione.
Relativamente al dominio aereo, si continuerà a sostenere i programmi Eurofighter 2000 e Joint Strike Fighter attraverso l'acquisizione di ulteriori 24 Eurofighter in sostituzione dei primi aerei entrati in linea, la cui vita operativa terminerà nel 2029, e con l'incremento di ulteriori 25 F35, portando il totale degli assetti italiani da 90 a 115, di cui 75 Alfa e 40 Bravo.
Parallelamente, proseguirà lo sviluppo del Global Combat Air Programme (GCAP), insieme a Regno Unito e Giappone, e del delicato settore della difesa aerea missilistica integrata attraverso l'adeguamento della rete radar a esso dedicata, inclusi lo sviluppo e l'acquisizione di nuovi radar in grado di rilevare le minacce balistiche e ipersoniche.
In ultimo, si proseguirà con il programma JAMMS (Joint Airborne Multi-mission, Multi-sensor System) per la realizzazione di una piattaforma aerea multi-missione e multi-sensore, necessaria a elevare significativamente il controllo, l'analisi, il supporto delle operazioni nello spettro elettromagnetico.
La seconda linea di sforzo, quella legata alla cooperazione, è strettamente interconnessa con la prima. Come già richiamato, l'Italia e il mondo occidentale si trovano, oggi, ad affrontare un insieme di minacce tra le più complesse, che non Pag. 15riguardano più soltanto la sfera militare, ma investono i sistemi paese delle Nazioni, mettendo alla prova la credibilità e la capacità di deterrenza della NATO e dell'Unione europea. In questo contesto, sono necessarie risposte condivise e lungimiranti, che potranno concretizzarsi solo mediante una cooperazione internazionale sempre più stretta. Difficilmente, infatti, una singola nazione potrà autonomamente sviluppare un vantaggio tecnologico capacitivo, competitivo in tutti i domini e per tutte le piattaforme, né tantomeno potrà generare autonomamente il necessario effetto di deterrenza.
Si tratta, dunque, di perseguire uno sforzo collaborativo che possa andare anche oltre i confini delle tradizionali alleanze di riferimento e che coinvolga Paesi con i quali condividiamo esigenze di sicurezza e stabilità internazionale. Si continuerà, pertanto, a sostenere una stretta collaborazione con Paesi alleati e partner, supportando iniziative di cooperazione avviate dall'Italia, come il Piano Mattei in Africa, dove opereremo secondo la logica «equip, train and sustain», così da generare effetti indiretti e positivi sulla nostra sicurezza nazionale.
Inoltre, è stato dato impulso all'integrazione del nostro strumento militare con quello di altri Paesi amici, alleati e partner, anche attraverso la partecipazione a programmi acquisitivi comuni, ad attività addestrative e a percorsi formativi congiunti che rafforzino l'interoperabilità e la condivisione delle esigenze operative dei singoli Paesi.
Infine, con riferimento alle capacità militari dell'Unione europea e ai cambiamenti in atto nella struttura di comando dell'Alleanza atlantica, ho già proceduto a un'attenta analisi delle posizioni di start nelle rispettive strutture, individuando quelle di primario interesse per la Difesa, allo scopo di assicurare già nel breve termine e in entrambe le organizzazioni, Pag. 16una maggiore e più profilata rappresentatività nazionale, che sia commisurata al nostro ruolo di principali contributori.
Dando consequenzialità al mio intervento, la terza linea di azione riguarda ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica. Esse sono il fulcro attorno al quale ruota l'ammodernamento dello strumento militare e il mantenimento dell'autonomia strategica nazionale. Muoversi in maniera proattiva nel campo dell'innovazione è, infatti, la chiave per rimanere competitivi e mantenere un vantaggio tecnologico nei confronti di potenziali avversari.
Pertanto, ritengo che la ricerca e l'innovazione tecnologica vadano preservate e rafforzate, favorendo un percorso di collaborazione con altri Paesi, in un contesto in cui l'Italia possa mantenere un ruolo di partner capace, fortemente propositivo e non retrocedere alla mera funzione di cliente.
Le tecnologie emergenti, come l'intelligenza artificiale, il quantum computing, i sistemi autonomi e la robotica, rappresentano i principali ambiti nei quali sarà necessario concentrare gli sforzi della ricerca, in quanto saranno integrate sulle nuove piattaforme, migliorando sia l'efficienza operativa sia la protezione del nostro personale.
Analogamente, gli sviluppi tecnologici ci consentiranno di rendere maggiormente efficienti i nostri sistemi d'arma e di ridurne il footprint energetico. Sarà, dunque, fondamentale continuare a coltivare e promuovere una sempre crescente cooperazione con il mondo accademico, i centri di ricerca e l'industria, valorizzando anche la capacità innovativa delle piccole e medie imprese e delle start-up, che forniscono un contributo rilevante allo sviluppo del pensiero innovativo.
Inoltre, sarà indispensabile far convergere in modo più deciso i progetti di ricerca con le dinamiche di sviluppo capacitivo dello strumento militare e con quelle di politica industrialePag. 17 della Difesa, concentrando l'attenzione e le risorse su quelle aree in cui siamo consapevoli di avere un potenziale gap rispetto alla velocità dello sviluppo tecnologico, tra cui le aree cyber, spazio e dell'intelligenza artificiale.
Un'altra linea di azione – la quarta – riguarda la rivisitazione della struttura organizzativa dell'area tecnico-operativa della Difesa. Si tratta di perseguire un necessario adattamento sul piano ordinativo, formativo, di impiego e tecnologico. Nello specifico, mediante un adeguamento delle norme, intendo sviluppare uno strumento più snello e reattivo, che si basi su percorsi decisionali sempre più rapidi ed efficienti, esaltandone l'evoluzione in chiave interforze ed elevando, quindi, i livelli capacitivi e di prontezza operativa. Al riguardo, sono in corso azioni per conseguire un efficientamento delle strutture operative della Difesa attraverso l'accorpamento di funzioni e le relative capacità, ma tale razionalizzazione non potrà prescindere dalla correlata esigenza di agire nell'ambito della componente infrastrutturale della Difesa in un'ottica volta a migliorare la prontezza e la capacità di risposta dello strumento militare a situazioni di crisi, per la quale è fondamentale garantire il rapido dispiegamento delle forze.
In questo senso, ritengo prioritario implementare le iniziative in termini di mobilità militare, o cosiddetta «military mobility», derivanti dal Reinforcement and Sustainment Network della NATO e dall'Action plan on military mobility 2.0 dell'Unione europea, potenziando le porzioni dei corridoi europei di mobilità insistenti sul territorio nazionale. Tale potenziamento genererà positive ricadute anche sulla rete nazionale dei trasporti, in quanto, oltre a rendere possibile l'implementazione del Piano militare di difesa nazionale, aumenterà le capacità di intervento, soccorso e assistenza in occasione di emergenze militari o calamità naturali.Pag. 18
In tale ambito, è stato effettuato un aggiornamento delle infrastrutture nazionali costituenti la rete geografica militare e dei corridoi prioritari di mobilità e, in collaborazione con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, è stato definito e presentato alla Commissione europea l'elenco dei progetti nazionali potenzialmente eleggibili ai cofinanziamenti europei per il periodo 2028-2034.
Parallelamente, si continuerà a dare un forte impulso all'adeguamento e alla razionalizzazione delle infrastrutture militari, sostenendo importanti progetti già avviati, quali caserme verdi, basi blu e aeroporti azzurri.
Ho lasciato intenzionalmente per ultima l'area più rilevante, quella relativa al personale, la quinta linea di azione. Le sfide globali attuali impongono una riflessione profonda sulla gestione delle risorse umane, che va ben oltre le strutture organizzative. Ne deriva, quindi, l'esigenza prioritaria di riequilibrare le dotazioni organiche adeguandole alle reali esigenze funzionali, bilanciare le forze in servizio permanente e quelle in ferma prefissata, valorizzare le capacità del personale e promuovere percorsi professionali innovativi e flessibili. Come ho già avuto modo di dire in altre sedi, eventuali variazioni all'attuale modello a 160 mila unità, introdotto dalla legge n. 119 del 2022, saranno possibili solo al termine di un processo sistematico che, partendo dall'esame delle esigenze complessive, contemperi l'individuazione delle capacità necessarie ad assolvere tutti i compiti della Difesa.
Richiamando quanto detto in precedenza, lo studio avviato per la revisione e l'adattamento dello strumento militare ci consentirà, tra l'altro, di quantificare l'esigenza organica complessiva. Al contempo, si stanno conducendo approfondimenti sull'istituto della riserva, al fine di disporre di un adeguato bacino di personale aggiuntivo rispetto alle consistenze organichePag. 19 in servizio permanente, che consenta, al pari di quanto avviene nei principali Paesi alleati, di disporre di personale addestrato e prontamente impiegabile, in grado di supportare e integrare le unità delle Forze armate, sin dal tempo di pace, in tutte e quattro le tipologie di missioni assegnate allo Strumento militare.
Infine, un'altra delle principali priorità è la valorizzazione del personale civile del Dicastero. Per il personale militare è verosimile ipotizzare l'eventuale necessità di disporre di organici adeguati all'epoca in cui viviamo, attraverso un modello che consenta di sfruttare al meglio le risorse già presenti, assicurando il necessario turnover con nuove professionalità da impiegare, anche in aree specialistiche tecnologicamente avanzate, quali il procurement, politiche pubbliche, cyber, aerospazio, informatica e comunicazione.
È altrettanto importante concentrarsi sul ringiovanimento dello strumento militare attraverso una revisione delle modalità di reclutamento e formazione, esigenza - questa - che riguarda prevalentemente la categoria dei graduati e che risale alle ingenti missioni realizzate negli anni dal 1997 al 2002 e alla struttura del modello professionale in vigore. Per fare ciò, occorrerà meglio bilanciare le forze in servizio permanente con quelle in ferma prefissata e, in tal senso, rendere la carriera militare un'opzione maggiormente attrattiva per i giovani del nostro Paese, favorendone il reclutamento.
Altro tema particolarmente rilevante è quello afferente alla qualità delle competenze del personale. La formazione rappresenta un asset fondamentale per garantire che le Forze armate siano pronte ad affrontare le sfide operative contemporanee e del futuro, ad agire in profondità attraverso nuovi domini e a rispondere a una vasta gamma di minacce complesse. Mi riferisco a un rinnovato sistema formativo che tenda verso un Pag. 20nuovo paradigma, sempre più a carattere interforze e nell'ambito del multi-dominio. Lo stiamo realizzando lungo tre linee di apprendimento: approccio multi-dominio di interforze, dominio spazio, dominio cyber e competenze digitali; aree che sono state progressivamente integrate nei programmi formativi delle Forze armate, dell'Arma dei carabinieri e del Centro alti studi della Difesa, già a partire dall'anno accademico in corso.
Rispetto alle altre priorità, mi preme condividere anche altre iniziative legate al benessere del nostro personale. Sussiste, infatti, la necessità di una revisione dell'impianto normativo che disciplini l'impiego e riconosca la specificità del personale militare, fondamentale per garantire un corretto equilibrio tra i peculiari doveri e i diritti che derivano dal suo status. In questa prospettiva è stata elaborata una bozza di schema di disegno di legge delega al Governo, che introduce disposizioni derogative rispetto alla regolamentazione del pubblico impiego. La proposta normativa mira, tra l'altro, a introdurre istituti compensativi, sia in materia di trattamento economico di servizio sia in materia di trattamento pensionistico. Relativamente a quest'ultimo aspetto, assume centrale rilevanza l'auspicata riforma pensionistica del comparto Difesa e sicurezza, che ancora necessita di un'integrazione di fondi per poter essere avviata.
Infine, la proposta amplia le misure di tutela legale del personale e definisce una solida rete di supporto per il ricollocamento nel mondo del lavoro del personale cessato dal servizio, con particolare attenzione a coloro che provengono dalle categorie della ferma prefissata.
In conclusione, come ho avuto modo di affermare anche nel corso dell'audizione per la delibera sulle missioni internazionali dell'anno scorso, lo scenario di riferimento ha improvvisamente ridato centralità alla Difesa e alla cultura della prontezza e Pag. 21della deterrenza. I cambiamenti sono rapidi e di grande ampiezza, ma, sebbene sia complesso effettuare una compiuta previsione dei loro sviluppi, è necessario operare al fine di non subirli, cercando, per quanto possibile, di anticiparli aumentando la resilienza e le capacità di adattamento delle forze armate, così come di tutti gli altri strumenti del potere nazionale.
Abbiamo bisogno di uno strumento militare che sia caratterizzato da processi decisionali agili, flessibili e attivi, uno strumento militare che possa contare su una stabilità finanziaria tale da consentire di pianificare con sicurezza gli investimenti utili a soddisfare i prioritari programmi di sviluppo capacitivo, ma che al contempo consenta di garantire la propria operatività e il proprio funzionamento attraverso un adeguato sostegno del settore esercizio, attualmente affetto da ipo-finanziamento. Tale condizione, infatti, incide in maniera importante sia sui livelli di efficienza dei mezzi e dei sistemi in dotazione sia sulla possibilità di effettuare idonee attività esercitative, impattando - in sintesi - sulla prontezza delle Forze armate.
Concludo dicendo che solo mediante un'azione unitaria delle leve del potere nazionale, con una difesa più integrata e con una solida base industriale della difesa, l'Italia, nel suo complesso, potrà affrontare le sfide odierne e future, proteggendo la sua sicurezza e quella dei suoi cittadini, per preservare i valori fondanti della libertà, della pace e della democrazia.
Ritengo che il potenziamento della prontezza operativa delle Forze armate, l'adozione di nuove capacità e tecnologie, nonché la sinergia tra le politiche nazionali e le strategie europee di difesa, siano decisivi per affrontare le minacce, sia convenzionali che ibride, che ci attendono.Pag. 22
Rinnovo, quindi, a tutti, onorevoli membri della Commissione, il mio ringraziamento per il tempo e l'attenzione accordatami, nell'auspicio di poter conseguire, grazie anche al vostro sostegno, risultati all'altezza delle aspettative del Paese.
PRESIDENTE. Ringrazio il generale Portolano.
Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni. Purtroppo, non avendo molto tempo, in considerazione dell'inizio dei lavori dell'Assemblea, chiederei ai colleghi di formulare i quesiti in forma sintetica.
PINO BICCHIELLI. Grazie, presidente.
Ringrazio il generale per la sua relazione precisa e puntuale. Tra l'altro, avevo alcuni dubbi e lei, nella relazione, è stato esaustivo, chiarendoli. I temi da lei affrontati sono quelli di cui discutiamo spesso in Commissione, dall'addestramento al ringiovanimento delle forze armate, ai nuovi domini, alla riserva militare, che è stata frutto proprio di approfondimento nel corso dei lavori di questa Commissione.
Su un punto le chiedo di essere più preciso, pur rendendomi conto che non è sicuramente facile. Mi riferisco al munizionamento. Come ha spiegato bene nella sua relazione, soprattutto dopo le vicende del conflitto russo-ucraino, ci siamo resi conto che c'erano delle deficienze e abbiamo dovuto contribuire al sostegno dell'esercito ucraino. Lei ci ha spiegato che si sta velocemente lavorando. Le chiedo, dunque, se effettivamente ci sono ancora queste mancanze e se ha un'idea dei tempi in cui riusciremo ad avere un munizionamento completo.
MARCO PADOVANI. Grazie, presidente.
Grazie, generale, per averci fornito questa fotografia perfetta su come sono previste da lei le linee programmatiche.
Sarò velocissimo. A distanza di sette mesi, vorrei chiederle come ha trovato lo stato di salute dell'Esercito, alla luce, Pag. 23ovviamente, di quella che sarà, secondo lei, un'autonoma capacità difensiva in proiezione futura (il collega Bicchielli ha già citato alcuni punti importanti, l'ammodernamento, l'addestramento, la cooperazione) e quanto tempo ci vorrà per colmare quella forbice rispetto alle altre nazioni europee, se questa forbice effettivamente esiste.
PIERO FASSINO. Signor presidente, ringrazio il generale Portolano per questa relazione molto esaustiva, che naturalmente esamineremo nel testo per valutarne tutte le implicazioni.
Le rivolgo due domande molto semplici. Lei ha parlato di un dimensionamento adeguato delle nostre Forze armate, partendo dalla base di 160 mila effettivi che sono stati definiti fin qui. Qual è la sua – se è possibile – previsione di adeguamento? La dimensione ottimale per raggiungere o realizzare gli obiettivi che lei ha indicato, quale potrebbe essere?
La seconda domanda riguarda un elemento di sinergia strategica. Si è aperta in Europa la discussione sul sistema europeo di difesa. Ieri, con un annuncio non previsto, la Commissaria agli affari esteri, alla politica estera e alla politica di sicurezza, Kaja Kallas, ha annunciato che sarebbe pronto un contingente di 5 mila effettivi per interventi che l'Unione europea decidesse di mettere in campo. Mi chiedo questo suo impianto – ovviamente di straordinaria ambizione, che condivido – in che misura si colloca dentro le linee di organizzazione di un sistema europeo di difesa, che – come sappiamo – è un processo complesso, lungo, che non si realizza in qualche settimana e neanche in qualche anno. È evidente che, a questo punto, se l'Europa va in questa direzione dal punto di vista nazionale, si tratta di collocare le nostre scelte dentro un contesto di questa natura. Come pensa di perseguire questo obiettivo?
ANASTASIO CARRÀ. Signor generale, la ringrazio per la sua relazione molto esaustiva. Con lo scoppio della guerra in Ucraina e le tensioni in Medioriente risulta sempre più necessario adeguare i nostri sistemi operativi e informativi. Con le tecnologie di comunicazione a banda larga e a bassa latenza in orbita (LEO), lei vede per la prima volta un vero sviluppo del concetto di multi-dominio? Ritiene che queste tecnologie possano permettere una crescita tecnologica simmetrica e interoperante tra le varie componenti delle nostre Forze armate e, magari, anche una interoperatività con le forze NATO?
MAURO MALAGUTI. Grazie, generale, per la relazione molto dettagliata. Quando c'è stato l'assalto missilistico dell'Iran a Israele, oltre l'utilizzo dei caccia inglesi, francesi e giordani, Israele si è difesa con il sistema Iron Dome. Mi sembrava di aver capito che anche l'Europa avesse un certo interesse nell'acquisire questo sistema di difesa. Vorrei sapere se lei è a conoscenza che si stia andando avanti questa possibilità.
GIORGIO MULÈ. Generale Portolano, lei in apertura ha parlato di velocità e di dinamismo. Rispetto alle cinque linee di azione e ai sei obiettivi che si è dato nel suo mandato e rispetto anche all'attività che svolge la Commissione, vorrei capire quanto sono impellenti decisioni che questa Commissione deve prendere in ordine a programmi che già sono in atto. Lei faceva riferimento al JAMMS, per esempio. Ieri la Commissione ha deliberato a maggioranza la prosecuzione di questo programma, con polemiche politiche interne alla Commissione. Vorrei capire quanto è fondamentale andare celermente su questi programmi o se si può in alcuni programmi, ad esempio quello del JAMMS, secondo lei, fermarsi e attendere.
Pag. 25 STEFANO GRAZIANO. Signor presidente, ringrazio il generale Portolano per la relazione. Rispetto alla sua azione, avendo depositato una risoluzione – che successivamente chiederò di discutere – sulle tematiche concernenti il personale militare, vorrei soffermarmi in particolare su due aspetti fondamentali: il versante del benessere del personale, con specifico riferimento alla questione degli alloggi nelle Forze Armate, e il tema pensionistico. Quest'ultimo rappresenta un elemento di forte criticità, soprattutto per quanto riguarda le truppe, in quanto coloro che sono entrati nell'Arma dopo la riforma sono soggetti al sistema contributivo e non più a quello retributivo, con il rischio concreto di penalizzazioni rilevanti. È quindi urgente intervenire affinché si possano realizzare condizioni più eque anche sotto il profilo pensionistico.
Da un lato, dunque, il tema degli alloggi, dall'altro quello delle pensioni, entrambi elementi centrali per le condizioni del personale, sui quali mi chiedo che cosa possiamo fare come Commissione per contribuire ad accelerare le azioni necessarie. Questo, naturalmente, si collega anche a quanto da lei illustrato in merito al processo di ammodernamento delle Forze Armate.
In particolare, mi interesserebbe sapere quali, secondo lei, sono in questo momento i comparti che necessitano maggiormente di interventi. Mi pare evidente che l'Aeronautica e anche la Marina siano in una fase più avanzata, mentre l'Esercito debba compiere ancora un percorso significativo da questo punto di vista.
PRESIDENTE. Grazie.
Do, ora, la parola al generale Portolano per la replica, che chiederei di contenere in pochi minuti. Eventualmente, generale, potrà mandare degli approfondimenti scritti.
LUCIANO PORTOLANO, Capo di Stato Maggiore della Difesa. Proverò a dare risposte brevissime alle domande che sono state Pag. 26poste. Dopodiché, resto a disposizione per tutti gli approfondimenti necessari. Ogni domanda meriterebbe quasi una audizione a sé stante, un approfondimento a sé stante.
Inizio con la prima domanda, quella relativa al munizionamento. Ci sono carenze di munizionamento nel campo della difesa aerea, nel campo delle artiglierie, e simili. Lo dico in maniera molto semplice. Un dovere da parte dell'Italia, così come della comunità internazionale, è sostenere l'Ucraina, e l'Italia ha partecipato e continua a partecipare a questa nobile missione con impegno, tenuto conto dell'aggressione di un Paese come la Russia nei confronti di uno Stato sovrano. È un dovere, quindi, sostenere l'Ucraina nelle sue capacità difensive rispetto a quella che è un'aggressione, anche con la donazione di munizionamento di diversa tipologia, munizionamento che ha comportato un abbassamento del livello all'interno degli stock price nazionali.
Mi si chiedeva quanto tempo ci vorrà per integrare nuovamente gli stock price. Dipende da due fattori: la capacità di spesa che ho per poter acquisire munizionamento e, essenzialmente, la capacità di produzione dell'azienda e di chi, poi, mi deve garantire questo munizionamento. Nella mia relazione ho parlato di sistemi missilistici nell'ambito della capacità di difesa aerea (ad esempio, gli ASTER e i CAMM-ER). Per quanto riguarda le esigenze nazionali, tenuto conto di quanto è stato donato all'Ucraina e della capacità attuale dell'inventario nazionale, c'è un bel gap da colmare, che però richiede, al di là dei fondi a disposizione, la capacità (parlo di MBDA e di altre aziende) di produrre, in funzione della mia capacità di spesa, quanto è necessario per ricolmare gli stock price. I tempi, quindi, sono relativi a una combinazione di capacità di spesa, da una parte, e capacità di produzione, dall'altra.Pag. 27
Per quanto riguarda le capacità di spesa, credo che oggi pomeriggio il Ministro Crosetto illustrerà le motivazioni che hanno portato al raggiungimento dell'obiettivo del 2 per cento del PIL come base iniziale, per poi soddisfare tutte le esigenze dal punto di vista finanziario correlate alle capacità richieste dalla NATO, ma anche alle capacità di difesa nazionale.
L'altra domanda era relativa allo stato di salute dell'Esercito, di chi ha vissuto per anni, nell'ultimo trentennio, impegnato nello sviluppo di attività connesse con quello che noi chiamiamo «mantenimento della pace», oppure, nell'attività di peacekeeping. Il termine «peacekeeping» è molto limitativo, ma il problema è che è entrato nella nostra mentalità guardando anche alle operazioni, in maniera molto più ampia, cosiddette «peace operations», che includono anche il peace enforcement, che abbiamo tante volte cercato di moderare e di far rientrare nel campo del peacekeeping. L'Esercito, oggi, è nelle condizioni efficaci di poter sviluppare, quindi pianificare e condurre, efficaci operazioni nel campo del peacekeeping, ma con certe difficoltà, quindi gap, in un'operazione devoluta a quanto richiesto dalla prima missione assegnata alle Forze armate. Infatti, la prima e la seconda missione, missioni interconnesse e complementari tra loro, è il warfighting. Ci vorrà del tempo. Probabilmente non l'ho specificato in maniera molto dettagliata, ma l'ho detto nel corso dell'audizione: c'è un processo in atto di trasformazione o, meglio, di adattamento dello strumento militare relativo all'Esercito per acquisire quelle capacità che forse abbiamo ma non sono adeguatamente sviluppate, ma anche quelle capacità che non abbiamo mai avuto. Anche perché fino a ieri, prima dell'avvento del Presidente Trump, quelle capacità erano essenzialmente garantite dal nostro alleato strategico, ossia gli Stati Uniti. Quindi, ci sono dei gap da colmare.Pag. 28
Per quanto riguarda la domanda dell'onorevole Fassino, sulla difesa europea e sulla nostra capacità di integrazione della difesa europea, mi si consenta di parlare molto apertamente. Intanto dobbiamo, dal mio punto di vista, essere d'accordo su cosa intendiamo per difesa europea: difesa dell'Unione europea o difesa del continente europeo? La difesa dell'Unione europea, dal mio punto di vista, è in un certo senso limitativa, relegata soltanto ai 27 Stati, che adesso utilizzano meccanismi alquanto restrittivi, anche nel campo dello sviluppo, dell'innovazione e della ricerca. Dal mio punto di vista, invece, quando parliamo di eurodifesa del continente europeo, parliamo di pilastro europeo dell'Alleanza. In questo contesto, dobbiamo essere complementari all'Alleanza atlantica. Se vogliamo essere efficaci nell'ambito della difesa europea in maniera complementare alla NATO, dal mio punto di vista, abbiamo bisogno di realizzare una struttura di comando e controllo, che oggi non esiste. L'Unione europea ha il comando di pianificazione e condotta, ma con capacità estremamente limitate.
Dobbiamo istituire la figura di un «comandante unico europeo», che sia referente a livello politico, sulla base di quella che dovrebbe essere la politica estera, la politica di difesa del continente europeo (Unione europea, quindi, più i rimanenti Paesi) e creare una rete di standardizzazione o processi di standardizzazione tra tutti i Paesi. Oggi esiste in ambito NATO, in quanto esistono processi standard e documenti che impongono la standardizzazione tra tutti i Paesi della NATO; non esiste, invece, in quello che lega l'Unione europea al rimanente dei Paesi NATO.
Una rete di informazioni classificate, una rete intelligence, oggi, a livello europeo non esiste. Esiste, invece, a livello NATO. Così come non esiste un fusion center che sia in grado di raccogliere dati, elementi e informazioni da rendere disponibili Pag. 29a tutti i Paesi che fanno parte di questa struttura di difesa europea.
Noi come ci integriamo? Dal mio punto di vista, le capacità, oggi come oggi, per un pilastro di difesa europea sono devolute alle singole nazioni, che operano nell'ambito di una struttura europea che ha le sue basi su quello che ho appena accennato. Un incremento, quindi, delle capacità delle singole nazioni complementari tra loro, attraverso l'applicazione dei princìpi di interoperabilità, interconnettività e intercambiabilità, elementi che oggi, però – mi si consenta di dirlo –, in un certo senso esistono, ma sono molto limitati.
Esiste un meccanismo in ambito di Unione europea che consente questa integrazione e complementarietà tra Unione europea e NATO. Mi riferisco all'applicazione dell'accordo Berlin Plus del 2003, un accordo che funziona e che dà, dal mio punto di vista (ripeto, è una considerazione personale), all'unica missione dell'Unione europea oggi esistente, che produce effetti dal punto di vista politico-strategico, la capacità di funzionare. Mi riferisco all'operazione Althea in Bosnia-Erzegovina. Tramite l'applicazione del Berlin Plus molti dispositivi, molti assetti, molti elementi di intelligence, molti elementi informativi, vengono condivisi con l'Unione europea per dare efficacia alla condotta delle operazioni in Bosnia-Erzegovina, che è intimamente legata allo sviluppo dell'altra operazione contermine in Kosovo, la KFOR.
Quando ero Capo di Stato maggiore al Joint Force Command di Napoli, struttura NATO, avevo il «doppio cappello»: ero sia il Capo di Stato maggiore della struttura NATO e, a mente dell'implementazione del Berlin Plus, ero Head of European Command Elements. Tutta la parte di gestione relativa ai servizi di Stato maggiore dell'operazione Althea veniva gestita dalla NATO. L'operational commander di quella missione, attualmente,Pag. 30 è il Vicecapo di Stato maggiore di SHAPE, quindi dell'Alleanza, principio che potrebbe essere applicato in termini molto più ampi a tutta l'organizzazione sia della NATO che dell'Unione europea, magari con altri nomi, magari perfezionando i vari meccanismi che all'interno del Berlin Plus esistono per rendere efficace questo sistema di complementarietà.
L'onorevole Carrà mi chiedeva come riusciamo a realizzare il cosiddetto «approccio al multi-dominio» anche attraverso sistemi di costellazione LEO. Le costellazioni LEO, dal mio punto di vista, oggi, stanno assumendo una rilevante importanza per via delle loro caratteristiche. Se parliamo di comunicazioni satellitari, ma anche di osservazione terrestre, le caratteristiche dei satelliti a orbita bassa sono alta velocità di trasmissione, alta capacità di comunicazione e trasferimenti dati, così come costi contenuti rispetto ai sistemi che abbiamo in orbita geostazionaria e in orbita media. Questo è uno dei requisiti che sono stati inseriti nell'ambito della pianificazione generale interforze, come una delle esigenze operative che attualmente, come Italia e come Forze armate italiane, abbiamo.
È chiaro che nella pianificazione generale interforze è stato inserito lo sviluppo di Iris2 come futuro meccanismo per soddisfare queste esigenze. Parliamo di una costellazione, però, di cui disporremo probabilmente nel 2030, parliamo di 290 satelliti, e poi c'è comunque una condivisione di tutti i dati e delle capacità disponibili. Le costellazioni LEO, tuttavia, non rappresentano l'elemento sine qua non per poter realizzare il cosiddetto «multi-dominio», che si realizza attraverso una combinazione di tutti i domini. LEO fa parte del dominio spazio, ma il problema è avere capacità che integrino tra loro tutti i sistemi che operano nel dominio spazio, nel dominio cyber, nel dominio land, air, maritime e aggiungiamo, nell'ambitoPag. 31 del maritime, la parte under water. Più che altro, parlo di interconnettività e intercambiabilità di sistemi. Nell'ambito dell'area interforze parlo, invece, di interoperabilità dei vari sistemi.
Su altre domande potremmo entrare nello specifico....
MAURO MALAGUTI. Avevo chiesto relativamente all'Iron Dome. [intervento fuori microfono]
LUCIANO PORTOLANO, Capo di Stato Maggiore della Difesa. Giusto, onorevole Malaguti. L'Iron Dome è uno degli obiettivi che ci stiamo prefiggendo ed è una delle priorità che il Ministro Crosetto ha voluto porre come elemento nell'ambito della pianificazione generale interforze. Senza timore di essere smentito, vi dico che è la prima priorità. Oggi esistono sistemi di difesa aerea, ma non abbiamo un sistema di copertura totale sulla parte nazionale, soprattutto, quando andiamo a guardare in maniera più estesa l'area di responsabilità della NATO, con riferimento ai Paesi del fianco sud dell'Alleanza.
Per quanto riguarda il JAMMS, anche questa, dal mio punto di vista, è una priorità. Parliamo di un assetto che ha essenzialmente compiti di early warning, compiti di sorveglianza aerea nel dominio aereo e nel dominio terrestre. Per quanto riguarda la componente di electronic warfare, essenzialmente è quell'assetto indispensabile per garantire nell'ambiente dello spettro elettromagnetico la capacità di difesa, ma anche di interdizione di eventuali azioni o attività svolte nell'ambito dello spettro elettromagnetico a svantaggio delle prerogative nazionali e dell'Alleanza stessa. Nell'ambito della configurazione completa del JAMMS gli assetti sono: sei CAEW, due JAMMS veri e propri e due velivoli per la parte electronic attack. Quando parliamo di electronic attack parliamo assolutamente di capacità di sviluppo di operazioni nell'ambito dello spettro elettromagnetico,Pag. 32 non parliamo di armi, non parliamo di munizioni, non parliamo di velivoli armati, ma parliamo di velivoli che operano nell'ambito dello spettro elettromagnetico e nell'ambito del dominio cyber.
PRESIDENTE. Grazie, generale Portolano.
Non essendovi altre richieste di intervento, ringrazio il generale per la disponibilità e tutti i colleghi intervenuti.
Dichiaro, quindi, conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 9.30.