XIX Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 12 di Mercoledì 7 maggio 2025

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Minardo Antonino , Presidente ... 3 

Audizione del Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Gen. Luca Goretti, sulle linee generali dell'incarico ricoperto (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Minardo Antonino , Presidente ... 3 
Goretti Luca , Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica ... 3 
Minardo Antonino , Presidente ... 14 
Graziano Stefano (PD-IDP)  ... 14 
Chiesa Paola Maria (FDI)  ... 15 
Fassino Piero (PD-IDP)  ... 15 
Bicchielli Pino (NM(N-C-U-I)M-CP)  ... 15 
Carrà Anastasio (LEGA)  ... 15 
Pellegrini Marco , intervento in video conferenza ... 15 
Bagnasco Roberto (FI-PPE)  ... 15 
Lomuti Arnaldo (M5S)  ... 16 
Minardo Antonino , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANTONINO MINARDO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Gen. Luca Goretti, sulle linee generali dell'incarico ricoperto.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, del Capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare, generale Luca Goretti, sulle linee generali dell'incarico ricoperto.
  Ricordo che l'audizione si inserisce nell'ambito di un ciclo di audizioni con i vertici delle Forze armate.
  Do, quindi, il benvenuto al Capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare, generale Luca Goretti, accompagnato dal generale Giandomenico Taricco, comandante del Comando Aeronautica militare Roma (COMAER), dal generale Roberto Del Vecchio, capo 3° reparto Stato maggiore dell'Aeronautica militare, e dal tenente colonnello Federico Manni, aiutante di volo del Capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare.
  Dopo l'intervento del Capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare, darò la parola ai colleghi che intendano porre domande, cui potrà rispondere il generale Goretti. Chiedo, dunque, ai colleghi di far pervenire sin da subito al banco della Presidenza la propria iscrizione a parlare.
  Do la parola al generale Goretti per il suo intervento.

  LUCA GORETTI, Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica. Grazie. Signor presidente e onorevoli deputati, desidero innanzitutto porgere loro un deferente saluto a nome mio personale ma, soprattutto, a nome di tutta l'Aeronautica militare.
  Ringrazio per l'odierna audizione, che rappresenta una preziosissima occasione per fornire, in questa autorevole sede, i principali orientamenti strategici dell'Aeronautica militare nei domini che le appartengono come core business e come intrinseca natura, sin dai suoi albori e in maniera costante in tutto il suo percorso evolutivo.
  Ci troviamo nel pieno di una trasformazione epocale, un'era in cui la nostra Forza armata si proietta con audacia e determinazione verso orizzonti inesplorati, come recita un antico adagio perfettamente calzante per il nostro percorso: «sic itur ad astra (così si sale verso le stelle)». Difatti, ci stiamo espandendo anche nel dominio spaziale. Questa citazione dell'Eneide incarna splendidamente l'evoluzione che sta plasmando il potere aerospaziale e la crescita della nostra Aeronautica militare, con una proiezione sempre più forte verso lo spazio.
  Nata oltre un secolo fa, l'Aeronautica militare ha sempre coltivato un desiderio innato di esplorare dimensioni e ambienti sconosciuti. Questo spirito pionieristico, alimentato da soluzioni tecnologiche sempre più innovative, continua a guidarci, portando in alto i valori aeronautici, incarnati, soprattutto, nel nostro personale.
  Oggi, grazie alle tecnologie più avanzate e a quelle future, proiettiamo la naturale Pag. 4capacità del volo oltre i limiti precedentemente concepiti, in un continuo influsso tra atmosfera e spazio. Con altrettanta lungimiranza abbiamo delineato le sfide che ci accompagneranno verso il prossimo ventennio, tracciando le linee strategiche per affrontarle, forti di quel patrimonio di valori e di professionalità che ci contraddistingue fin dalle origini.
  Abbiamo analizzato il contesto strategico globale in rapida evoluzione, in cui l'«Arma azzurra» è chiamata a operare a sostegno del Paese, e lo abbiamo contestualizzato guardando gli effetti emergenti nel cruciale settore aerospaziale. Consapevoli di questo scenario, stiamo già attivamente preparando la nostra Forza armata alle tendenze evolutive del futuro attraverso un approccio modulare, trasformativo e continuativo. Questo rende l'Aeronautica militare pronta ad accogliere le più avanzate evoluzioni tecnologiche, divenendo essa stessa motore e volano di innovazione per la difesa nazionale.
  L'Aeronautica militare traguarda una pianificazione del proprio incremento capacitivo in linea con le ambizioni definite dalle volontà politiche e dalla NATO attraverso un incremento coerente con le risorse disponibili e caratterizzato da un approccio multidominio. In questo contesto la componente aerospaziale si conferma come elemento abilitante e moltiplicatore di effetti sulla superficie, garantendo alla componente terrestre e navale il necessario sostegno attraverso una robusta e tempestiva capacità di distribuzione dei dati (tornerò in seguito sulla distribuzione dei dati) e informazioni per massimizzare l'efficacia operativa.
  Questo naturale percorso evolutivo permetterà alla nostra forza armata di dotarsi in modo ordinato e con il giusto anticipo degli strumenti idonei per adempiere pienamente ai propri compiti e missioni, assicurando un adeguato livello di capacità decisionale e deterrenza e, qualora necessario, una giusta capacità di intervento, a protezione degli interessi nazionali strategici e vitali, ovunque nel mondo, con tempestività, efficacia e, soprattutto, risolutezza.
  Il rafforzamento e la trasformazione che attendono la nostra «Arma azzurra» rappresentano il primo passo verso la completa ridefinizione di ciò che, oggi, noi consideriamo convenzionale nell'aerospazio. Questa è una rotta obbligata, che richiederà adattamento alle naturali oscillazioni, ma che per i fini che persegue e per l'orizzonte temporale che ambisce a raggiungere dovremo affrontare con la necessaria lungimiranza e visione strategica. Dovremo essere in grado, quindi, di anticipare le tendenze evolutive, proiettandoci con coraggio verso le sfide future, quali il cyberspazio, le emerging and disruptive technologies, le quantum technologies, la sesta generazione di velivoli da combattimento e lo spazio.
  Con la stessa reattività, flessibilità e proiettabilità che abbiamo recentemente messo in campo nella campagna nell'Indo-Pacifico e nel Nord America al tour delle Frecce tricolori, dovremo essere capaci di riorientare le nostre linee di indirizzo strategico per assicurare sempre e ovunque la rilevanza operativa del potere aerospaziale.
  Uno dei programmi più rilevanti della Forza armata, a voi tutti noto, è il Global Combat Air Programme (GCAP). Già nel 2018 ci rendemmo conto dell'urgenza di programmare il futuro della componente aerotattica della Forza armata, anticipando le sfide e soppesando al meglio le minacce. Ciò che emerse dai nostri studi fu la necessità di avviare un'impresa finalizzata a dotarsi di un assetto capace di subentrare gradualmente, a partire dalla seconda metà del prossimo decennio, al velivolo Eurofighter, valorizzando tutte le opportunità che il progresso tecnologico offriva. Il tutto fu concretizzato in un documento che, partendo dalla minaccia, arrivava a indicare le possibili opportunità, valorizzando un approccio innovativo che vedeva l'allargamento dell'orizzonte posto dalle capacità di un singolo velivolo a un «sistema dei sistemi» integrato e interoperabile.
  Non sarà sufficiente, però, sostituire numericamente i velivoli che verranno dismessi. Per essere efficaci negli scenari futuri, ormai quasi attuali, bisogna lavorare su diverse direttrici che, partendo dal Pag. 5velivolo, si espandano con assetti autonomi e collaborativi, quelli che noi chiamiamo «effects», come vengono definiti gli armamenti di nuova generazione, e un air combat cloud, una banca dati funzionale allo scambio, analisi e gestione dei dati del teatro di operazioni, e non solo.
  Gradualmente, come detto, si sostituirà l'Eurofighter e si integrerà in modo complementare la componente F-35 nel prossimo futuro con il GCAP. GCAP e F-35 rappresenteranno il cuore della prima linea da combattimento della Forza armata che, dotata di due diversi sistemi d'arma, garantirà il giusto livello di resilienza. Le loro capacità operative, in primis le caratteristiche di bassa osservabilità e interoperabilità, consentiranno alla Difesa di esprimersi efficacemente nella difesa nazionale e in operazioni di coalizione, anche a beneficio delle forze di superficie.
  L'adesione al GCAP garantisce il soddisfacimento di questi requisiti operativi e, allo stesso tempo, offre un'occasione unica in termini di rilevanza e prosperità del sistema-Paese, in quanto non è da considerarsi quale semplice programma per lo sviluppo o per l'acquisizione di un velivolo di nuova generazione, ma di fatto ha una rilevanza tale dal punto di vista economico e industriale da poter essere di grande interesse non solo per il Dicastero della difesa ma anche per gli altri Dicasteri.
  Il GCAP contribuirà a realizzare tecnologie innovative, con rilevanti ricadute in termini di occupazione, competenze e know how per tutto l'ecosistema industriale nazionale. Si pone, dunque, come linfa principale per il laboratorio scientifico-tecnologico nazionale, ora in grado di proiettare la visione strategica di sicurezza del nostro Paese in un unico programma di lunga durata, innescando processi virtuosi, che si articolano su più dimensioni, capaci di contribuire fattivamente alla crescita del Paese in un orizzonte di medio-lungo termine.
  È stata una sfida, una sfida molto importante, che ha visto coinvolti non soltanto l'Aeronautica militare e la Difesa, ma anche il comparto industriale, il comparto della ricerca e il comparto dell'università. Abbiamo messo tutte queste persone intorno a un tavolo per capire esattamente quello che doveva essere un sistema d'armi, un sistema dei sistemi, idoneo per quelle che sono le sfide del futuro. È stata una sfida vincente. Ma è stata una sfida perché abbiamo completamente sconvolto dei dettami e dei parametri che erano prassi consolidata: un militare chiede qual è il requisito, un'industria propone qualche cosa, si vede se le cose sono concilianti e poi si acquisisce. L'approccio è stato completamente diverso: sediamoci intorno a un tavolo, vediamo quello che le tecnologie delle nostre industrie possono fare, vediamo come i centri di ricerca e le università possono contribuire per darci innovazione attraverso i giovani ricercatori e vediamo se questo si concilia con la minaccia, in base a quello che gli esperti del settore, che sono i militari, possono offrire. Tutto quanto è concentrato in una gestione unitaria, gestione unitaria che ha visto tutti gli attori coinvolti, e il prodotto che è emerso è un prodotto assolutamente innovativo, dove ognuno ha contribuito e ha dato il proprio pensiero per sviluppare un prodotto nazionale che, una volta messo a sistema con altre nazioni, come Giappone e Inghilterra, è risultato vincente. Ci siamo posti in campo internazionale alla pari delle altre nazioni. Ce l'hanno riconosciuto, ce ne hanno dato merito. Oggi siamo decisamente alla pari rispetto alle altre due nazioni e decisamente quotati, perché è giusto che sia così. D'altronde, l'Italia, quando si mette insieme e lavora insieme, non è seconda a nessuno. Non ci sono dubbi.
  Bisogna cambiare pelle. Ecco, noi l'abbiamo fatto. Il generale Taricco, che è qui presente, è l'esempio di questo percorso. Lo abbiamo scelto e abbiamo investito su di lui. Oggi è il nostro rappresentante presso l'Agenzia GCAP in Inghilterra, insieme a giapponesi e inglesi, perché ha la competenza, ha seguito il programma sin dall'inizio e ha oggettivamente messo intorno a un tavolo le realtà commerciali, le realtà industriali, i centri di ricerca, le università. Quindi, lui conosce fin dall'inizio il problema e sa perfettamente che, se il sistema è un sistema che nasce interoperabile, si Pag. 6abbatteranno anche i costi per l'interoperabilità a mano a mano che i vari sistemi d'arma dovranno essere integrati. È un approccio concettuale completamente diverso, proprio al fine di economizzare la spesa e ottenere il massimo beneficio.
  In tale ottica, quindi, in parallelo con le attività negoziali che hanno consentito di consolidare una partnership paritetica – lo sottolineo, paritetica – per grande volontà del nostro Ministro della difesa, e bilanciata con Regno Unito e Giappone, sono state avviate diverse iniziative di maturazione tecnologica nazionali, che hanno portato all'avvio di oltre cento progetti nazionali, fondamentali per lo sviluppo di tecnologie rilevanti in ambito di sesta generazione, e di diverse iniziative tese a sostenere e accrescere il network di eccellenze italiane, che supporteranno il Ministero della difesa nella fase di sviluppo del programma.
  Queste attività, che mi piace definire una vera riserva aurea di settore, rappresentano un pregiato catalizzatore per l'industria nazionale, per le piccole e medie imprese e per le start-up nel settore dell'avionica, della sensoristica, della propulsione, dei materiali e dello sviluppo in ambiente digitale, nella simulazione, nell'armamento e nelle contromisure dell'armamento, nella ricerca dei velivoli autonomi e collaborativi. Tutto questo, quindi, è una preziosa opportunità per selezionare e formare personale altamente specializzato e qualificato in ambiti strategici per il Paese, e non solo militari. Mi riferisco, infatti, anche alle scienze applicate, alla tecnologia, all'ingegneria e alla matematica, innescando processi virtuosi, che coinvolgono in sinergia reticolare le università, i centri di ricerca e i think tank. Una volta innescati, questi processi si autosostengono, producendo risultati diffusi in tutti gli ambiti che richiedono personale altamente qualificato, perché c'è il passaparola. I nuovi ingegneri chiedono di poter entrare a far parte di questo programma, perché i propri colleghi, magari poco più anziani di loro, hanno avuto questa esperienza. Non siamo più noi che convinciamo questi ragazzi a entrare in questo percorso, ma sono i ragazzi stessi che trovano altri ragazzi. Capite perfettamente che questo processo virtuoso è un processo che si autoalimenta.
  Promuovere tanto la ricerca e lo sviluppo quanto le collaborazioni sinergiche con diverse università italiane, valorizzando competenze ed eccellenze del mondo accademico nazionale, è il vero valore aggiunto che il programma offre al Paese, opportunità che si realizzeranno ben prima che il GCAP spicchi il volo. Accrescendo la nostra base industriale stiamo, quindi, contribuendo a mantenere le nostre aziende e le nostre università rilevanti e preparate alle sfide future. Tutto ciò che sviluppiamo lo innestiamo e lo proviamo sui velivoli in dotazione, come l'Eurofighter, visto che tanto il GCAP sostituirà l'Eurofighter. Quindi, abbiamo anche una base vera e concreta per la sperimentazione e apriamo il nostro mondo, un mondo spesso chiuso, a questi centri di ricerca e a queste università per sperimentare e provare su un velivolo effettivamente se quello che loro hanno inventato, pensato o ipotizzato è funzionale per il velivolo successivo. Quindi, capite che sono economie di scala enormi, che portano valore aggiunto.
  Una delle dimensioni più sfidanti del GCAP è rappresentata, però, dalle tempistiche necessarie alla finalizzazione del progetto. Questa altissima tecnologia, parte della quale ancora da sviluppare, in poco più di dieci anni sarà pronta al combattimento. Arrivare tardi a volte equivale a non arrivare affatto. Con questa consapevolezza, i team governativi e industriali dei tre Paesi, nel giro di due anni netti dalla dichiarazione di dicembre 2022 con la quale i tre Primi Ministri di Italia, Gran Bretagna e Giappone davano avvio al GCAP, sono stati capaci di consegnare un costrutto di programma ben definito e pronto a lavorare, di cui la nascita della GCAP International Government Organisation (GIGO) a dicembre 2024 ha segnato un'ulteriore tappa storica, a cui se n'è prontamente aggiunta un'altra, la già citata sigla dell'accordo industriale che si pone alle fondamenta della prossima joint venture industriale. Un tempo ci volevano più di vent'anni da un'idea a mettere il velivolo in linea.Pag. 7
  La tecnologia, che in alcuni ambiti ci dà una mano, è per noi in certi casi un killer, perché va troppo veloce, quindi dobbiamo adattarci al suo progresso. Questo suo progresso impone che da un'idea concettuale il velivolo, per non diventare obsoleto, debba essere messo in linea in dieci anni. I costi sono sempre gli stessi. Quindi, capite perfettamente quanto sia importante non sbagliare, perché in dieci anni si possono fare errori. Non dobbiamo perdere tempo e dobbiamo lavorare bene con tutte le organizzazioni che, di fatto, concorrono allo sviluppo di un processo, diversamente rischiamo di trovarci dopo dieci anni con un prodotto che non serve.
  Prima ci volevano vent'anni e avevamo il tempo, adesso non più. Questo tempo e la tecnologia devono far pensare a un sistema dei sistemi in grado di essere «upgradato» a mano a mano che la tecnologia si evolve. Vi faccio un esempio: oggi vedete un Eurofighter che non è lo stesso Eurofighter del primo giorno, perché la cellula è la stessa, ma la tecnologia al suo interno è cambiata. Quindi, il cuore pulsante di una progressione tecnologica di un sistema d'arma non è più dettato dallo scheletro o dalla pelle, ma è dato da ciò che sta al suo interno. Avere la capacità di cambiare costantemente i software che gestiscono il sistema di bordo rappresenta la chiave di volta del nostro progresso. Capite effettivamente che, come Forza armata, abbiamo l'esigenza concreta e reale di lavorare con le università e le start-up, perché le idee innovative dei giovani di oggi, che sono digitali, molto più digitali rispetto a me, sono di gran lunga il motore primario dell'innovazione tecnologica, a cui noi dobbiamo tendere, diversamente rispetto al passato.
  Il modello di collaborazione impostato con i Paesi partner è stato strutturato su diversi livelli di competenza, in oltre cinquanta aree tecnologiche, e consentirà di accrescere le capacità conoscitive, operative, sistemiche e produttive del Paese, mantenendo l'Italia fra i Paesi leader nel campo della ricerca applicata.
  Il costrutto organizzativo del programma si realizza nella sua agenzia governativa, nata in ossequio ai princìpi e ai criteri sanciti formalmente nel trattato internazionale firmato il 14 dicembre 2023 dai Ministri della difesa di Giappone, Italia e Regno Unito, che prevede una gestione bilanciata del programma a livello governativo e le attribuisce una personalità giuridica propria, oltre alla competenza, a gestire i programmi in maniera unificata e super partes, assicurando una capacità paritetica di influenza e supervisione delle tre nazioni.
  Faccio un inciso. Il nostro Ministro della difesa è attualmente l'unico Ministro che ha preso parte a tutte le negoziazioni sin dal primo momento. Sono già cambiati due ministri giapponesi e tre ministri inglesi. Voi capite perfettamente che la presenza costante e continua della nostra autorevole figura politica ha inciso pesantemente sul rispetto e sulla quotazione del nostro Paese nei confronti del Giappone e, soprattutto, del Regno Unito generando una forte credibilità nei confronti del popolo giapponese, che notoriamente fa del rapporto fiduciario la base fondante della sua stessa realtà. Quindi, avere un Ministro della difesa competente e «sul pezzo» sin dal primo momento ha contribuito in maniera determinante a ottenere il successo che stiamo avendo in questo momento come quotazione dell'Italia nel rapporto privilegiato con gli altri partner.
  La neocostituita agenzia è in una fase di crescita che la vedrà operare a regime idealmente entro fine anno, con circa 450 dipendenti, 100 dei quali individuati nel Ministero della difesa, nella Forza armata che rappresento. È un investimento. Se noi crediamo nel programma – almeno questo è il mio pensiero – dobbiamo prendere le migliori risorse a nostra disposizione, sia giovani che meno giovani, e darle al programma, perché il programma rappresenta il nostro futuro e il futuro della nostra stessa Forza armata, anche a scapito della quotidianità. Bisogna avere il coraggio di guardare oltre, di guardare in avanti, di avere una visione che consenta alla Forza armata di poter competere nei tempi futuri, accettando delle limitazioni sul corrente, attraverso un'attività di supervisione. Pag. 8Questa è stata la nostra filosofia, che oggi sta facendo crescere nuove generazioni di ufficiali, di colonnelli e tenenti colonnelli in maniera completamente diversa, perché questo è quello che, oggi come oggi, in campo internazionale viene richiesto.
  Simmetricamente, però, sul fronte industriale la joint venture di prossima costituzione, con la partecipazione bilanciata tra BAE Systems (Regno Unito), Leonardo (Italia) e Mitsubishi Heavy Industries (Giappone), rappresenterà l'unico soggetto responsabile della sixth designer configuration, il nuovo velivolo di sesta generazione. Il joint venture agreement, sottoscritto dalle tre industrie nazionali il 13 dicembre scorso, contiene i princìpi regolatori dell'organizzazione industriale ed è corredato da un piano di distribuzione geografica delle attività che tuteli la partecipazione bilanciata da parte delle tre industrie, a garanzia di un adeguato ritorno in termini di prosperità per il Paese. Un impianto organizzativo così configurato garantirà, dunque, all'Italia l'accesso allo sviluppo congiunto di tecnologie pregiate, con un livello adeguato di partecipazione, e al contempo contribuirà a minimizzare la segregazione delle competenze. Questo consente a ogni industria di mettere in campo la propria competenza, senza nascondere i propri difetti, aumentando e manifestando i propri pregi e mettendo sul piatto della bilancia ognuno quello che è in grado di fare. Poi è il consorzio che sceglie quello che è migliore, ma quella competenza è messa sul tavolo in maniera palese, in modo tale che tutti si possano abbeverare a quelle esigenze e possano portare, quindi, quella tecnologia in casa per far crescere il proprio settore, che magari è carente.
  L'impostazione GCAP, infatti, raccoglie le esperienze e capitalizza le lezioni apprese nei precedenti programmi soprattutto dal punto di vista della collaborazione industriale. A differenza di quanto avviene, ad esempio, nel programma Eurofighter, dove ogni industria nazionale partner detiene la design authority sulla propria quota di workshare, la joint venture di GCAP sarà depositaria di questa competenza favorendo una crescita bilanciata del know how, una maggiore trasparenza dei costi delle varie attività e una più chiara disciplina delle proprietà intellettuali, senza trascurare i benefìci in termini di efficienza e di processi che una tale impostazione produce, riducendo i tempi e i costi dei processi produttivi, sia iniziali che di modifica. Quindi, la concezione, la produzione e la progettazione congiunta del GCAP garantiranno all'Italia il mantenimento delle capacità ingegneristiche per progettare e sviluppare sistemi di combattimento aereo di nuova generazione e per mantenere un adeguato livello di sovranità nazionale.
  Ciò rappresenta senza dubbio un passo avanti assolutamente necessario per mantenere il vantaggio competitivo su tecnologie in aree di rilevanza strategica e, al contempo, per valorizzare e tutelare le competenze maturate dalla nostra base industriale grazie alla partecipazione a programmi precedenti.
  Il GCAP, quindi, è una sfida tecnologica, uno sforzo ambizioso per identificare e gestire con sicurezza ed efficacia una serie di tecnologie emergenti e dirompenti per ottenere risultati operativi specifici e unici favorendo, altresì, la trasformazione digitale del tessuto industriale nazionale, che si riverbera anche sull'organizzazione stessa. Una trasformazione digitale di una componente tecnica necessariamente deve portare a una trasformazione digitale delle competenze sul personale e sulla stessa organizzazione, così come è avvenuto per il velivolo F-35. La linea F-35 aveva determinate regole, legate più che altro al concetto di sicurezza, e noi non abbiamo segretato questo programma all'interno dell'Aeronautica militare. Abbiamo trasformato tutta l'Aeronautica militare in modo tale che fosse compatibile con i criteri di segretezza legati al programma americano. Questo ha comportato una consapevolezza da parte del personale del rispetto di certe procedure. Queste procedure, che abbiamo trasferito anche ad altri programmi, hanno consentito di livellare anche i processi formativi del personale. Quindi, adesso in maniera osmotica riusciamo tranquillamente a spostare le persone perché sono già formate con la stessa e identica mentalità. Pag. 9Questo è il valore aggiunto di programmi innovativi: prendere il meglio di un programma, magari che viene anche dall'esterno, adattarlo alle nostre esigenze e trasformare l'organizzazione.
  La partecipazione al GCAP ha consentito di consolidare la partnership con Paesi come Regno Unito e Giappone, ponendo le basi per l'avvio di ulteriori iniziative di cooperazione tra i summenzionati Paesi, tra cui il recente interesse del Giappone per il velivolo M-346 o la sua adesione all'International flight training school di Decimomannu. Questi due esempi sono una chiara dimostrazione che con diversi Paesi, che stanno mostrando un chiaro interesse, possiamo portare valore aggiunto.
  La consapevolezza e la partecipazione ai programmi internazionali, la nostra credibilità dal punto di vista industriale e militare e la competenza professionale del nostro personale hanno attirato l'attenzione del Giappone, che ha scelto l'Italia come partner privilegiato, quando notoriamente ha sempre visto gli Stati Uniti d'America come partner primario. Scegliere noi, un Paese che è dall'altra parte della Terra, per noi ha significato molto. Significa avere la consapevolezza che stiamo facendo qualcosa di positivo. Pertanto, abbiamo valorizzato questa realtà attraverso un percorso, anch'esso innovativo, che ha visto l'industria italiana mettersi insieme, ancora una volta, con la componente militare, dando vita a una scuola internazionale a Decimomannu, che adesso vede piloti in addestramento non soltanto del Giappone, ma anche di Singapore, Germania, Austria, Inghilterra, – gli americani verranno a breve – e Paesi del Medio Oriente. Quindi, di fatto, noi siamo in questo momento il catalizzatore dei programmi addestrativi dei piloti della futura generazione mondiale. Capite perfettamente come questo cambio di passo, completo di adattamento alle novità, e anche la capacità di osare e accettare queste sfide ha portato come conseguenza discendente anche tutta un'altra serie di attività. Attraverso la consapevolezza di quello che l'industria nazionale è in grado di produrre, abbiamo prodotto delle sinergie vincenti, riconosciute da Paesi blasonati che, normalmente, prima di offrire il proprio allievo o ragazzo nelle mani di qualcun altro ci pensano molto.
  Avere l'inglese che firma un contratto per poter addestrare i propri piloti a Decimomannu in Italia è molto importante. Avere lo svedese che ha sviluppato un programma addestrativo insieme a una componente industriale americana come la Boeing, che firma un contratto per i prossimi dieci anni è altrettanto importante. Avere l'americano che viene a volare da noi e ci chiede di poter avere dieci di loro addestrati in Italia, anche questa è importantissimo a mio avviso. Sono segnali di attenzione e di riconoscimento della nostra potenzialità dimostrata nei fatti.
  La potenzialità non è dettata soltanto dalla competenza che l'Aeronautica ha nell'addestramento, ormai secolare, ma dalla competenza che, una sinergia e un lavoro di insieme, fatto tra l'industria nazionale e la componente militare, ha portato come realizzazione. L'abbiamo fatto in un territorio come quello sardo, attraverso una consapevolezza e una rappresentazione di quello che stanno facendo alla componente sarda, alla popolazione sarda e alla amministrazione sarda, per essere sicuri di poter avere l'accettazione anche del territorio.
  La risposta è stata decisamente positiva, tant'è vero che ci abbiamo messo meno di due anni per costruire questo campus e adesso ci sono i ragazzi sardi che vengono da noi e fanno l'apprendistato sotto la supervisione di sottufficiali che sono prossimi al congedo. Peraltro, io ho offerto alla Leonardo questi sottufficiali come supervisori dell'attività addestrativa dei giovani di oggi, in quanto non posso permettermi di perdere questo know how.
  Sapete meglio di me che io posso assumere soltanto quando una sedia si è liberata. Quindi, il mio rischio è di vedere vanificata l'esperienza di una persona anziana solo per aver raggiunto il limite di età in quanto non posso assumere per tempo per poteri far lavorare insieme.
  Insieme con le industrie ci siamo inventati questa procedura. Mando loro un elenco di personale affidabile con una grande esperienza ai quali mancano due anni per la Pag. 10pensione. Quindi, possono automaticamente decidere di autocongedarsi. Vengono assunti da Leonardo e quindi questo know how io non lo perdo, lo trasferisco alla nostra industria nazionale. Questo accresce la competenza professionale della nostra industria, che poi forma, assumendo le persone sul territorio – è quello che io chiamo professionalizzazione a chilometro zero – prende le maestranze nuove, giovani, negli istituti tecnici e li forma lì dove loro abitano. Hanno una attenzione particolare, vivono sul territorio e quindi tutte le risorse rimangono in quell'area. Il risultato è strepitoso.
  Vi posso assicurare che è veramente un piacere vedere come questa macchina, con questa idea diversa e innovativa, opera in Sardegna.
  Se consideriamo l'attivazione contemporanea di diversi ambiti industriali, imprenditoriali e di ricerca tecnologica, si stima che a fine 2024 il personale impiegato sul Global Combat Air Programme (GCAP) si attesterà a circa 2.350 unità.
  Le proiezioni per il 2025 in termini di crescita di personale impiegato indica un aumento del 32 per cento, con un totale stimato, a fine 2025, di circa 3.100 persone come indotto non soltanto militare, ma anche industriale.
  A queste vanno aggiunte anche tutte quelle professionalità che svolgono attività non esclusivamente o direttamente etichettate come GCAP, ma che ricadono nel più vasto bacino delle iniziative di maturazione tecnologica, di ricerca e di approvvigionamento logistico ad esso collegato e che per la natura delle attività svolte non è possibile conteggiare. È tuttavia evidente come ci sia un consistente effetto spillover del programma GCAP sul comparto produttivo nazionale con delle rilevanti ricadute in termini di indotto.
  Le aziende italiane coinvolte nel programma – tra cui Leonardo, MBDA Italia, Elettronica, Avio Aero – attraverso la loro competenza e l'attivazione delle rispettive catene logistiche, interesseranno sempre più attivamente alla base delle piccole e medie imprese nazionale, formando un network capace di mettere a sistema le diverse eccellenze nazionali già attive, promuovendone di nuove, e dimostrando, ancora una volta, che, attraverso questa sinergia, si diventa competitivi in campo internazionale.
  In tale contesto appare evidente l'importanza di un dialogo costante con gli altri dicasteri, che, valorizzando la portata fortemente innovativa del programma, richiederà una riflessione sugli attuali meccanismi di sostegno alla ricerca e sviluppo industriale – mi riferisco alla famosa legge n. 808 del 1985 e al Piano nazionale della ricerca militare (PNRM) – con il fine ultimo di garantire coerenza negli sforzi, negli obiettivi e stabilità negli investimenti, promuovendo contestualmente la competitività nel panorama industriale nazionale. Un tale dialogo riveste importanza cruciale anche in considerazione del ruolo determinante che avrà l'integrazione della dimensione spaziale nello sviluppo del sistema GCAP.
  In un panorama strategico di rapida evoluzione, segnato da una accelerazione senza precedenti del progresso tecnologico, il concetto di aerospazio, inteso come il naturale continuum tra l'ambiente aereo e lo spazio extra-atmosferico, assume un valore sempre più centrale. Questa interconnessione tra i due domini non è solo una questione tecnologica, ma è una necessità operativa che ridefinisce il modo in cui vengono condotte le operazioni militari.
  In un contesto geopolitico sempre più competitivo, che vede il divario tecnologico tra i principali competitors progressivamente assottigliarsi, la capacità di deterrenza così come quella di condurre operazioni nell'ambito dei conflitti armati ad alta intensità e ad alto livello tecnologico saranno sempre più strettamente connessi a livello di integrazione tra assetti e infrastrutture spaziali che saremo in grado di conseguire.
  Lo spazio rappresenterà non solo per il GCAP, ma soprattutto per il GCAP, così come tutte le piattaforme di sesta generazione, una naturale ed inevitabile estensione operativa attraverso cui poter esprimere e sfruttare a pieno un potenziale innovativo in termini di capacità di sorveglianza,Pag. 11 rilevamento, elaborazione e ingaggio.
  I nuovi scenari operativi impongono, infatti, che i sistemi di combattimento aereo avanzati non operino isolatamente, ma siano completamente interconnessi con le capacità spaziali, almeno per la disseminazione dei dati in loro possesso, sfruttando le risorse disponibili in termini di dati e servizi prodotti per ottimizzare il processo decisionale, la reattività e la resilienza operativa degli uomini che dovranno prendere le decisioni.
  Le piattaforme aeree di sesta generazione dovranno necessariamente avvalersi di sistemi di comunicazione satellitari avanzati in grado di estendere la capacità di comando e controllo oltre la linea dell'orizzonte. Inoltre, la crescente disponibilità di satelliti in orbita bassa, se adeguatamente valorizzata, potrà aumentare la capacità di trasmissione dati riducendo la latenza e migliorando l'affidabilità delle comunicazioni così come incrementare le prestazioni dei data link tattici attraverso cui assicurare un flusso di informazioni ad alta velocità tra asset operativi, rendendo quindi possibile una gestione coordinata delle operazioni su vastissime aree geografiche.
  Oggi come oggi, l'impiego operativo del mezzo aereo non è più confinato ai nostri confini nazionali, ma deve essere proiettato ovunque nel mondo, perché la rilevanza di un Paese si misura anche dalla capacità di proiettare le proprie capacità operative, altrimenti non si ha rilevanza. Se queste capacità operative, proiettandole dall'altra parte del mondo, non hanno un legame con casa madre, sono cieche. Queste informazioni si ottengono soltanto attraverso i satelliti. Avere un sistema tale che permetta di passare questi dati in tempo reale, dal punto di vista operativo, è decisamente importante.
  Il servizio spaziale più pervasivo per i caccia di sesta generazione continuerà a essere quello legato alla disponibilità di informazioni di positioning, navigation and timing, provenienti dai sistemi globali di navigazione satellitari, quali, ad esempio, lo statunitense GPS e l'europeo Galileo. Ciò al fine di assicurare una navigazione sicura, un impiego efficace di armamento di precisione e una adeguata sincronizzazione delle comunicazioni.
  Infine, anche per quanto attiene alle capacità di sorveglianza e di rilevamento, lo spazio si configura quale abilitante fondamentale per velivoli di sesta generazione nella misura in cui può rendere disponibili, con una copertura pressoché globale, dati e immagini ad alta risoluzione provenienti da una varietà di sensori, supportando l'identificazione di minacce e migliorando la complessiva consapevolezza informativa a supporto delle operazioni aeree. La possibilità di integrare efficacemente e senza soluzione di continuità l'intera gamma delle capacità spaziali precedentemente descritte risulta tuttavia fortemente minacciata dal progressivo deterioramento della cornice di sicurezza nello spazio.
  La libertà di accesso e di uso dello spazio risultano, infatti, oggi seriamente minacciate dal mutevole e complesso quadro strategico di riferimento, nel quale l'ambiente spaziale si configura sempre più come una dimensione altamente congestionata. La competitività e la gestione contesa dell'ambiente spaziale rappresentano degli elementi che non possiamo sottacere, non possiamo far finta che non esistano. Quindi, mentre l'uso commerciale dello spazio cresce in maniera esponenziale, complice l'affermazione delle mega costellazioni e anche, recentemente, di quello che io chiamo il «turismo spaziale», si intensificano, anche in conseguenza delle crescenti tensioni sul piano internazionale, lo sviluppo e l'impiego di capacità di counter space, ossia dirette contro i sistemi orbitali, al fine di limitarne o negarne l'utilizzo in caso di conflitto.
  Numerosi eventi di cronaca testimoniano, infatti, come i satelliti sono ormai soggetti ad una molteplicità di attività ostili con caratteristiche e livelli di intensità estremamente variabili. Lo spazio, in definitiva, non è più soltanto un ambiente da cui derivano servizi a supporto delle operazioni militari e del funzionamento della società, ma è diventato a tutti gli effetti un dominio di combattimento potenziale, ovveroPag. 12 un teatro operativo di confronto militare in cui, peraltro, la distinzione tra attività civili e militari risulta sempre più sfumata. Basta pensare all'utilizzo di satelliti commerciali nella crisi in Ucraina. Non abbiamo utilizzato satelliti militari, abbiano utilizzato dei satelliti commerciali per poter passare informazioni e dare dei dati alla componente ucraina per poter sopravvivere. Capite perfettamente che la dicotomia e il passaggio tra qualcosa di commerciale e qualcosa di militare è veramente sottile.
  Di fronte a tale scenario, in progressivo deterioramento, diventa essenziale adottare un approccio olistico, mirato ad assicurare un'adeguata protezione e difesa delle infrastrutture spaziali a salvaguardia della continuità di accesso ai servizi da essi erogati.
  Dobbiamo, innanzitutto, sviluppare capacità in grado di generare effetti difensivi ed offensivi nel dominio spaziale. Come Forza armata proiettata verso lo spazio dobbiamo garantire la sicurezza dello spazio e dallo spazio. Ciò implica la necessità di sviluppare capacità per proteggere e difendere gli asset spaziali critici, contrastare le minacce emergenti, mantenere la libertà di azione nel dominio spaziale e assicurare la resilienza dei sistemi predisponendoci al contempo ad operare anche in scenari degradati e contesi. In questa prospettiva, ovviamente, non potevamo restare fermi. L'Aeronautica militare sta, quindi, potenziando le proprie capacità di sorveglianza e caratterizzazione degli oggetti spaziali rafforzando quella che si chiama la Space Situational Awareness (SSA), elemento chiave per prevenire e scoraggiare azioni ostili nello spazio. Parallelamente diventa imprescindibile conseguire una capacità concreta di risposta alle minacce con uno sguardo particolare alle soluzioni non cinetiche. Anche qui abbiamo usato un approccio completamente diverso. Abbiamo visto che la maggior parte dei giovani di oggi non sa fare a meno del cellulare, vive di cellulare, vive di tecnologia e, quindi, è altamente predisposta all'utilizzo del computer e all'impiego di questi sistemi innovativi, molto più rispetto alla mia generazione che ancora fa fatica ad accenderlo. Abbiamo un bacino ogni anno di quelli che si chiamano i VFI (Volontari in ferma prefissata iniziale) che hanno un periodo temporaneo di ferma e, dopodiché, possono fare i concorsi per entrare in Aeronautica. Abbiamo mandato come comandanti delle persone che sono esperte nel settore spaziale o sono dei periti selettori per «sniffare» – uso consapevolmente questo termine – all'interno di queste 700-800 persone i ragazzi più predisposti nel settore tecnologico, offrendo loro la possibilità di poter diventare quelli che noi chiamiamo «i guardiani dello spazio». Si tratta, in sostanza, di poter stare in una sala e controllare quello che effettivamente succede al di sopra delle nostre teste, perché sono digitalmente preparati e motivati, perché è un loro ambiente naturale e ci consentono, attraverso un sistema di copertura quotidiano e giornaliero, di fare un servizio di sorveglianza e di allarme per vedere esattamente come questi satelliti si spostano.
  Oggi come oggi ogni satellite che viene messo in orbita, per regola, anche non scritta, deve avere una sua patente. Bisogna dire esattamente chi lo manda in orbita, qual è il sistema che lo ha messo in orbita, qual è la finalità e, soprattutto, qual è l'ente sorgente che lo controlla. È open source. Se andate su un qualsiasi sistema internet potete vedere esattamente, cliccando sul satellite, la storia di quel satellite. Ci sono, però, dei satelliti che vengono mandati e che ogni tanto si spostano. Si spostano perché magari decadono per un problema di combustibile, decadono perché è finita la loro vita operativa o si spostano perché qualcuno li sposta.
  Capire esattamente chi e come ha fatto spostare questo satellite necessita di un occhio particolare, un occhio esperto.
  La curiosità giovanile ha un valore aggiunto in questo genere di attività, perché mette in gioco le proprie skill, la propria curiosità e la propria capacità di poter individuare qualche cosa di strano.
  Noi abbiamo preso questi ragazzi e gli abbiamo insegnato questo tipo di mestiere. Vi posso assicurare che il risultato è strabiliante.Pag. 13 Si appassionano, ci chiedono di rimanere, fanno il concorso per rimanere in questo posto e, una volta che si sono stabilizzati, li mettiamo a fare dei corsi negli Stati Uniti o in Francia o anche da noi, tramite le nostre industrie, per migliorare la loro capacità e, quindi, si autoalimentano come passione.
  Rispetto a un ragazzo che, ipoteticamente, un tempo faceva la guardiania all'area sotto l'acqua, fanno una guardiania diversa. È lo stesso concetto, è una difesa del nostro territorio, ma fatta dentro una stanza guardando un computer, cosa che io magari non sarei capace di fare perché non capirei niente di tutti questi numeri. Loro, invece, apprendono in maniera rapida come funziona il sistema.
  Avere un sistema di deterrenza e di controllo legato con le altre nazioni, come gli Stati Uniti, come il Giappone, come la Francia, ci pone tra le nazioni rispettate in questo settore. Lo dico perché lo hanno notato e ci hanno chiesto di far parte del raggruppamento di dieci nazioni che fanno il controllo di tutto quello che accade sopra la nostra testa, nel settore satellitare. Averci chiamato e averci accettato è stata non solo la riprova della positività di quello che stavamo facendo, ma anche la conferma che l'idea del processo formativo dei nostri ragazzi è risultato vincente, perché sono venuti a vedere come lavoravamo, altrimenti non ci avrebbero preso.
  È fondamentale – sto per chiudere – ottimizzare la governance spaziale militare nazionale. L'evoluzione del dominio spaziale richiede ormai una visione strategica chiara e coerente. Oggi più che mai è fondamentale definire una governance spaziale militare efficace che disciplini in modo univoco le responsabilità e i flussi decisionali, favorendo una gestione integrata e garantendo la chiara comprensione della struttura da parte degli alleati e dei partner internazionali. In questo contesto l'Aeronautica militare assume un ruolo centrale nell'ambito del Dicastero operando come lit service per il dominio spaziale, anche se il sistema e tutto il comparto è interforze, ma affermandosi come Forza armata di riferimento competente e responsabile per la formazione, per l'addestramento e per l'equipaggiamento delle relative Forze.
  È necessario, quindi, continuare a investire sulla cooperazione spaziale internazionale. Questo ci consente di crescere mettendo in evidenza quello che siamo in grado di fare. Questa collaborazione nell'ambito dell'alleanza euro-atlantica e delle altre principali coalizioni internazionali, consente di garantire una standardizzazione nella formazione e nell'addestramento, di garantire un'organizzazione capillare per fare attività esercitative e condividere, soprattutto, questi dati e questa nostra esperienza con i nostri colleghi internazionali.
  Oggi più che mai è necessario assicurare rapidità d'azione agendo sulla cooperazione civile e militare, promuovendo l'integrazione dei servizi spaziali commerciali per scopi di sicurezza e difesa.
  Come voi sapete, abbiamo mandato il nostro colonnello Walter Villadei sulla ISS (International Space Station) utilizzando la space economy. Siamo stati precursori di questa apertura, di questa struttura. La space economy, di fatto, non è altro che un'opportunità che può essere offerta non soltanto al comparto industriale, non soltanto al comparto istituzionale, ma anche a tutti gli imprenditori per poter sperimentare qualche cosa di innovativo. Attraverso gli esperimenti che ha fatto Walter Villadei abbiamo potuto testare anche altre cose e altri materiali che non hanno alcuna attinenza con il mondo militare. Mi riferisco alle tute che potrebbero essere utilizzate anche per i nostri sportivi che parteciperanno alla discesa libera alle prossime Olimpiadi, perché attraverso l'analisi della porosità dei tessuti si può ridurre lo strato di questi tessuti e quindi migliorare l'aerodinamica. Guadagnare quel centesimo potrebbe garantire al nostro sportivo di vincere la medaglia d'oro. Capite perfettamente le ricadute che ci sono.
  In sintesi, lo spazio non è più un'opzione, ma per noi è una necessità. L'integrazione della dimensione spaziale nei tradizionali domini operativi così come nel programma GCAP rappresenta un percorso fondamentale per garantire uno strumento militare flessibile, resiliente ed efficacePag. 14 lungo l'intero spettro operativo del XXI secolo.
  Tuttavia, la sicurezza nello spazio non può essere affidata al caso. Richiede azioni concrete e una visione lungimirante, con un impegno coordinato su più fronti, dalla protezione degli asset spaziali alla definizione della governance efficace, dalla cooperazione internazionale all'integrazione del settore civile e commerciale. Solo attraverso questo approccio olistico e proattivo sarà possibile preservare la resilienza dell'intero ecosistema spaziale, garantendo la continuità operativa e la sicurezza di lungo termine per la nostra nazione.
  Sono convinto che nei prossimi anni la sicurezza dello spazio definirà la sicurezza sulla terra. Oggi lo spazio è un ambiente non ancora ostile, dove la deterrenza è fondamentale. Se io faccio una cosa a te, tu la fai a me, quindi non ci si fa nulla, ma domani, e lo sguardo in maniera futuristica, una volta acquisita la padronanza dello spostamento su altri pianeti – mi riferisco alla luna – diventerà diverso. Forse i vecchi film di un tempo diventeranno realtà e, quindi, non si parlerà più di deterrenza, ma si potrà parlare di conflitto. Se noi non siamo attenti a controllare bene quello che sta accadendo nel settore spaziale, se non controlliamo bene questa corsa alla luna, questa corsa attraverso questi domini, ci troveremo in difficoltà. Per nostra indole l'Aeronautica deve essere avanti a questi fenomeni, deve vedere questi fenomeni.
  Ecco perché nella visione della Aeronautica militare lo spazio rappresenta l'estensione naturale del proprio dominio.
  Vi ringrazio veramente, perché se noi siamo stati in grado di poter portare avanti questi nostri progetti e guardare anche nei prossimi anni con una visione diversa e innovativa è perché abbiamo avuto dietro le spalle un Governo, dei Governi, un Ministro della difesa e un Parlamento che ci hanno ascoltato. Oggi ne è la riprova. Io posso tranquillamente dirvi le cose come sono, rispondere alle vostre domande con estrema chiarezza e professionalità senza dover nascondere niente, perché so perfettamente che le vostre domande e le vostre richieste sono la naturale conseguenza di sapere dove noi stiamo andando.
  Il mio obbligo, come ho sempre detto ai miei collaboratori, è quello di dire esattamente dove stiamo andando e perché, in maniera tale che questa consapevolezza, questa osmosi e questo scambio informativo rappresenti la migliore garanzia di una serenità programmatica che consenta a una Forza armata di progredire e di evolvere con gradualità, ma con tenacia, senza dover necessariamente fare le corse ad ostacoli. Per questo io vi sono veramente grato. Io l'ho vissuto in tutto questo periodo in cui ho fatto il Capo di Stato maggiore e ritengo che questo foro – il Parlamento – rappresenti la chiave di volta del nostro successo.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, generale Goretti.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  STEFANO GRAZIANO. Grazie, presidente.
  Voglio ringraziare il generale Goretti che, in qualità di Capo di Stato maggiore, ha guidato in modo eccellente e brillante l'Aeronautica militare. Gli facciamo anche gli auguri perché sappiamo che tra qualche giorno non sarà più il Capo di Stato maggiore, concludendosi a breve il suo mandato, e questo un po' ci dispiace.
  Tra le Forze armate mi pare evidente che l'Aeronautica militare sia quella più avanzata. Lo è da sempre. È un po' più avanti perché, ovviamente, guarda allo spazio. Le chiederei, dunque, tre cose.
  Il tema dello spazio aereo è il tema del futuro, quando lei è arrivato che cosa ha trovato e, ora che conclude il suo incarico, cosa si è evoluto.
  Ancora, a suo avviso, rispetto al quadro internazionale – molto instabile e fragile, perché l'Europa era un continente di pace e ora, in realtà, siamo al centro di conflitti che riguardano il fianco est, ma anche il fianco sud – quale pensa possa essere l'evoluzione dei diversi scenari esistenti.
  Inoltre, considerate le limitate risorse disponibili, cosa pensa si debba fare relativamentePag. 15 al personale dell'Aeronautica militare, sia relativamente al tema degli alloggi che a quello pensionistico, aspetto molto sentito, soprattutto, dai militari di truppa. Grazie ancora.

  PAOLA MARIA CHIESA. Grazie, signor generale, per la relazione precisa e puntuale. È sempre un piacere sentirla. Ho tre curiosità: incremento dei quantitativi di armamento munizionamento; come si intende aumentare la capacità nella guerra elettronica; e settore ISTAR. Grazie.

  PIERO FASSINO. Grazie, generale. Apprezzo moltissimo tutte le cose che ha detto. Nel suo ragionamento – lo riassumo così – ha sottolineato la necessità che le strategie siano sempre più ispirate da una metodologia sistemica, il rapporto tra la dimensione militare e la dimensione industriale, gli assetti informativi e simili.
  In questa chiave, per esempio, c'è l'esperienza che stiamo coltivando anche con Leonardo, con l'industria e le strutture dell'Aeronautica, nel rapporto con il Giappone e con altri soggetti.
  In Europa si è aperto un capitolo, ribadito ancora stamattina dalla Von der Leyen nel rapporto che ha presentato al Parlamento europeo, relativo alla costruzione di un sistema di sicurezza europeo. In che misura questa logica sistemica che lei ci ha illustrato si colloca dentro questa dimensione? Questo è un punto strategico decisivo.
  Grazie.

  PINO BICCHIELLI. Grazie, generale Goretti, non solo per la relazione puntuale, precisa e preziosa per il nostro lavoro, ma anche per tutto quello che ha fatto per le nostre Forze armate e per il Paese. Le siamo davvero grati.
  Ho partecipato, un mese fa, a Varsavia, alla PESC (Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune). Tra i temi affrontati c'era il dominio spazio. Lo sviluppo e l'autonomia tecnologica sono stati due temi su cui ci siamo concentrati.
  Lei ritiene che sia necessario che il nostro Paese e le nostre Forze armate si dotino di una capacità satellitare autonoma a banda larga e a bassa latenza?
  Secondo lei ci sono priorità tecnologiche che dobbiamo soddisfare? In particolare, poiché lei, giustamente, ci spiega che un velivolo qualsiasi, un qualsiasi sistema d'arma, in realtà, viene modificato nel tempo, qual è il livello di autonomia tecnologica sugli avanzamenti che stiamo facendo su questi sistemi d'arma (soprattutto sui velivoli)?

  ANASTASIO CARRÀ. Signor generale, la ringrazio per la sua relazione e per le belle parole che ha espresso nei nostri confronti e nei confronti del Governo, che ha lavorato veramente bene in questi tre anni. Desidero chiederle se lei ritiene utile e possibile per l'Italia, anche solo in via temporanea, utilizzare capacità offerte da operatori come SpaceX per potenziare la connettività delle Forze armate, senza, naturalmente, compromettere i progetti europei come Iris, oppure, i nostri progetti nazionali di Mercurio.

  MARCO PELLEGRINI, intervento in video conferenza. Grazie, presidente.
  Mi dispiace moltissimo non essere stato con voi in presenza, però ho seguito attentamente la relazione svolta dal generale.
  Ci tenevo a ringraziare il generale per il lavoro svolto e per l'incarico che ha espletato, nonché per la chiarezza con cui ci ha raccontato, oggi, alcuni aspetti di sicuro interesse per la Commissione Difesa. Davvero grazie, generale. Le auguro buon lavoro per il prosieguo della sua carriera.

  ROBERTO BAGNASCO. Prima di tutto, rivolgo i miei auguri ai nostri militari che ieri sono stati, purtroppo, protagonisti di un incidente, che per fortuna mi sembra sia andato piuttosto bene, anche grazie alla loro straordinaria maestria e alla loro straordinaria preparazione. Rivolgo i miei auguri anche al nostro Capo di Stato maggiore, che ci lascia, ma che sicuramente non lo farà senza avere altre prospettive importanti. Ha parlato di professionalità e le professionalità sono un qualcosa da mantenere con estrema attenzione, e noi ne abbiamo una, in questo caso, molto significativa.Pag. 16 Penso che il Paese ne avrà assolutamente bisogno.
  Una domanda molto breve che si inserisce in quello che lei ha sottolineato, ossia la ricerca dello spazio per ciò che concerne il lavoro dell'Aeronautica militare, la crescente esigenza di integrazione tra telecomunicazioni satellitari avanzate e sistemi di osservazione della Terra. L'Italia ha, oggi, la possibilità concreta di sviluppare soluzioni proprie, come satelliti con interconnessione laser e data center orbitanti? In che misura il settore industriale nazionale, di cui lei ha parlato molto, può essere giustamente coinvolto? Grazie, generale.

  ARNALDO LOMUTI. Grazie, presidente.
  Mi unisco anch'io ai ringraziamenti per la presenza del generale Goretti. Non so se si ricorda, ci siamo conosciuti il 1° maggio a Rivolto, dove ho avuto l'onore di conoscere personalmente lei e anche la nostra Medaglia al valore militare, la patriota, professoressa Del Din.
  Il progetto GCAP-21 è veramente interessante e, oserei dire, lungimirante, finalmente lo riconosciamo, per quanto riguarda la qualità della difesa aerea. Io, però, ho presentato un'interrogazione tempo fa al Governo per capire alcuni punti e toglierci alcuni dubbi. C'è un costo iniziale di 9 miliardi, ma vorrei capire – l'ho chiesto al Governo, ma non è riuscito a rispondermi; non pretendo che mi dia una risposta, ma la domanda gliela faccio lo stesso – quali sono le previsioni di spesa per questo progetto.
  Questa domanda nasce anche da una preoccupazione. È un progetto extraeuropeo, quindi non prende finanziamenti europei, al pari di quanto, invece, li potrebbe prendere un progetto franco-tedesco di nuova tipologia, drenando finanziamenti dal mercato con l'emissione di debito comune, cosa che mi risulta impossibile per quanto riguarda il GCAP-21. Vorrei conoscere una previsione di spesa, quindi.
  Inoltre, visto che abbiamo questo progetto così lungimirante, vorrei sapere qual è l'esigenza di chiedere altri 25 cacciabombardieri F-35, oltre ai 90 già previsti e ai 24 Typhoon. In particolare, c'è un'esigenza di mercato, di rapporti con gli Stati Uniti, oppure, c'è un'esigenza operativa. In effetti, come è stato già detto, ci sono mutamenti molto veloci, cambiamenti geopolitici, a partire dal conflitto russo-ucraino – sul quale critico e giudico anche il nostro Governo, al pari di quello degli altri Paesi europei che definirei maldestri, inadeguati e imbarazzanti per come è stata trattata la questione del conflitto russo-ucraino –, che ci spingono ad avere paura e ad accelerare una ulteriore spesa, nonché ulteriori progetti costosissimi per aumentare – ripeto, anche giustamente – la difesa. Quella della difesa è una voce imprescindibile di ogni Paese. Per quanto concerne, invece, il conflitto in Medioriente, basta girarsi dall'altra parte, verso il massacro di donne e bambini, e quindi lì il timore per aver gestito male i conflitti geopolitici è minore.
  Le due domande, quindi, sono qual è la previsione di spesa per il GCAP-21 – oltre i 9 miliardi iniziali che servono alla ricerca e allo sviluppo – e qual è l'esigenza di altri 25 cacciabombardieri F-35, oltre ai 90 già previsti.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lomuti.
  Non essendovi altre richieste di intervento, chiederei al generale Goretti di far pervenire le risposte per iscritto, in considerazione dell'inizio dei lavori dell'Assemblea che ci impediscono di proseguire con l'audizione.
  Ringrazio, dunque, il generale Goretti per la disponibilità e tutti i colleghi intervenuti.
  Dichiaro, quindi, conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.35.