XIX Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 10 di Mercoledì 19 marzo 2025

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Minardo Antonino , Presidente ... 3 

Audizione del Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Generale C.A. Salvatore Luongo, sulle linee generali dell'incarico ricoperto (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Minardo Antonino , Presidente ... 3 
Luongo Salvatore , Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri ... 3 
Minardo Antonino , Presidente ... 14 
Bagnasco Roberto (FI-PPE)  ... 14 
Minardo Antonino , Presidente ... 14 
Carrà Anastasio (LEGA)  ... 14 
Minardo Antonino , Presidente ... 14 
Graziano Stefano (PD-IDP)  ... 14 
Minardo Antonino , Presidente ... 15 
Chiesa Paola Maria (FDI)  ... 15 
Minardo Antonino , Presidente ... 15 
Comba Fabrizio (FDI)  ... 15 
Minardo Antonino , Presidente ... 15 
Luongo Salvatore , Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri ... 15 
Minardo Antonino , Presidente ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANTONINO MINARDO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, con il consenso dell'audito, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Generale C.A. Salvatore Luongo, sulle linee generali dell'incarico ricoperto.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Generale Salvatore Luongo, sulle linee generali dell'incarico ricoperto.
  Ricordo che l'audizione si inserisce nell'ambito di un ciclo di audizioni con i vertici delle Forze armate.
  Do il benvenuto al Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, generale Salvatore Luongo, accompagnato dal generale di divisione Arturo Guarino.
  Dopo l'intervento del Comandante generale darò la parola ai colleghi che intendano porre domande a cui potrà poi rispondere il generale Luongo. Chiedo, dunque, ai colleghi di far pervenire al banco della Presidenza la propria iscrizione a parlare.
  Do subito la parola al generale Luongo per il suo intervento.

  SALVATORE LUONGO, Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri. Buongiorno. È veramente un grande privilegio per me porgere il mio saluto e quello di tutta l'Arma dei carabinieri alla Commissione e a tutti i suoi componenti.
  Consentitemi un momento di emozione per aver vissuto questi corridoi e queste aule in altra veste, quando, da capo ufficio legislativo, spesso ero con voi per affrontare problemi e tematiche complesse.
  Ringrazio per l'opportunità che mi è stata offerta di fornire elementi di conoscenza sull'Arma dei carabinieri e anche di riflessione sulle linee programmatiche che andrò a delineare attraverso una relazione, spero, sintetica. Se il signor presidente me lo consente, poi lascerò un documento un po' più completo, di approfondimento, in modo che, eventualmente, se ci fossero motivi di approfondimento o situazioni che potremmo affrontare anche in altra sede, io sarò assolutamente a disposizione.
  Consentitemi di fare una piccola introduzione sull'attuale scenario geopolitico di riferimento e sulle direttive del signor Ministro della difesa per illustrare le capacità e le progettualità dell'Arma quale Forza armata e Forza di Polizia sia nel contesto nazionale sia in quello internazionale.
  Sono competenze che, lo sapete bene, richiedono anche un forte e preciso approfondimento delle risorse organiche e di quelle finanziarie, perché è così solo che potremo affrontare nuove e diverse esigenze, siano esse di carattere operativo o anche di natura completamente diversa. Faccio molto spesso riferimento al welfare del personale. Come ben sapete, per noi il patrimonio più importante, la nostra risorsa più importante sono proprio i Carabinieri.Pag. 4
  L'attuale contesto geopolitico genera un'esigenza di protezione fortemente avvertita. Come tutti sappiamo, il conflitto in Ucraina ha segnato un momento di cesura e al tempo stesso di accelerazione di dinamiche che impongono un rafforzamento della politica di difesa e di deterrenza. L'offensiva avviata da Hamas il 7 ottobre del 2023 contro lo Stato di Israele ha riacceso, invece, i riflettori sul conflitto arabo-israeliano, offrendo terreno fertile alla propaganda islamista. È una situazione che ha fatto registrare preoccupanti momenti di tensione relative alle azioni che hanno coinvolto l'Iran e la Siria.
  Un altro momento di riflessione sotto il nostro profilo sicuramente va rivolto alla Groenlandia, che è balzata repentinamente al centro del dibattito politico a causa dei plurimi interessi mostrati dagli Stati che confinano con la calotta artica. A ciò si aggiungono, ovviamente, tutte quelle insidie alla sicurezza che sono rappresentate dallo sviluppo dell'intelligenza artificiale, dalla creazione di algoritmi quantistici di cifratura in grado di compromettere i modelli matematici su cui si basa la sicurezza dei nostri sistemi. Sapete che anche sotto il profilo delle trasmissioni «cripto» abbiamo dovuto arginare dei tentativi di intrusione molto forti e significativi.
  Non va trascurato anche lo spionaggio cibernetico e tutto ciò che attiene ai cosiddetti «nuovi domini», quali lo spazio, la subacquea, la dimensione cyber cognitiva, l'ambiente informativo, lo spettro elettromagnetico; settori quasi tutti connotati da una regolamentazione che, al momento, genera alcune lacune capacitive.
  Sul fronte interno permangono accanto alle manifestazioni tipiche della criminalità diffusa le minacce provenienti non solo dal crimine organizzato nelle sue forme endemiche e in quelle di matrice etnica, ma anche dall'attivismo di un variegato fronte eversivo, dal terrorismo confessionale e, infine, dal sempre più marcato profilo transazionale assunto dalla delinquenza. Proprio quest'ultima caratterizzazione ha radicalmente mutato il panorama criminale, sia nelle espressioni organizzative sia nelle modalità d'azione. Si è passati, infatti, da strutture delinquenziali prevalentemente statiche e molto radicate sul territorio a consorterie dotate di estrema flessibilità, capacità di rapido adattamento ai mutamenti sociali, politici ed economici del cosiddetto «villaggio globale» e, quindi, la produzione di interazione con altre matrici criminali in funzione delle rispettive specializzazioni.
  Si tratta di uno scenario da cui discende una domanda di sicurezza preminente, trasversale e sostenuta da tutte le componenti del sistema Paese. Lo stesso Ministro della difesa, nel Documento programmatico pluriennale 2024-2026, individua, quale funzione imprescindibile dello strumento militare, da esercitare con un approccio nativamente interforze e con programmi che permettono di conseguire maggiore efficienza operativa e, quindi, credibilità strategica, questi settori: la difesa dello Stato, includendo in tale compito anche la dissuasione da atti potenzialmente ostili; la tutela di prioritari interessi strategici nazionali, se e ovunque essi siano minacciati; lo stimolo e l'incentivo alla ricerca e allo sviluppo tecnologico e nei confronti del settore industriale nazionale.
  In particolare, per l'Arma dei carabinieri l'autorità politica ha previsto il prioritario consolidamento delle capacità dei reparti territoriali mobili e specializzati nel contrasto alla criminalità, nell'espletamento dei servizi a tutela dell'ordine pubblico, nell'esecuzione delle operazioni straordinarie di controllo del territorio, nella vigilanza degli obiettivi sensibili, nonché nel settore del soccorso in caso di pubblica calamità; essendo l'Arma individuata quale struttura operativa del servizio nazionale di protezione civile.
  Mi fermerei solo un attimo alla collocazione ordinativa dell'Arma. Come sapete, l'Arma è una Forza armata, una Forza militare di polizia, con una competenza generale ed in servizio permanente di pubblica sicurezza. Essa dipende dal Ministro della difesa per il tramite del Capo di Stato Maggiore per quanto attiene ai compiti militari e funzionalmente dipende dal Ministro dell'interno per gli aspetti afferenti alla tutela e alla sicurezza pubblica.Pag. 5
  All'Arma, poi, risale la competenza esclusiva nei compiti di specialità relativi a sanità, igiene, sofisticazioni alimentari, lavoro e legislazione sociale, tutela del patrimonio archeologico, storico, artistico e culturale nazionale. Inoltre, stiamo sempre più specializzandoci verso la contraffazione monetaria e l'impiego illecito di criptovalute. Come ben sapete, nel nostro DNA c'è la protezione ambientale che sta diventando – per – noi un aspetto significativo dopo l'acquisizione del Corpo forestale dello Stato. In quest'ambito abbiamo sempre più cercato di valorizzare queste componenti per creare una cultura ambientale che si installa, poi, attraverso tutta una serie di reti, sul territorio.
  L'Arma è pienamente partecipe del sistema di difesa esterna e di sicurezza militare del Paese. Assicura, quale Forza armata, lo svolgimento di una pluralità di compiti, dal concorso alla difesa integrata del territorio nazionale, alla partecipazione alle missioni di mantenimento e ripristino della pace e della sicurezza internazionale, alla vigilanza e sicurezza di tutte le sedi diplomatiche e consolari italiane all'estero, secondo un approccio particolare e originale – cercheremo di innovare sempre più in questo settore – a cui la comunità internazionale guarda con interesse perché connotato da due caratteri distintivi. Il primo risiede nella duplice natura dell'istituzione, capace di abbracciare la difesa militare e gli obiettivi strategici e, al contempo, di contrastare i traffici illeciti internazionali, di tutelare i diritti umani e di ripristinare l'ordine e la sicurezza pubblica, grazie anche a quell'approccio ormai forte nell'Arma, che è un approccio di prossimità, di vicinanza alle comunità che ci vengono affidate.
  Il secondo riguarda il modo di operare, sempre a diretto contatto con la popolazione, anche in luoghi distanti per geografia e per cultura, ma con una mentalità aperta, che cerca di prevenire i bisogni e di porre in atto dei rimedi prima che queste situazioni possano degenerare.
  I Carabinieri esercitano, altresì, in via esclusiva, la funzione di Polizia militare, che rappresenta uno strumento imprescindibile all'interno della più complessa architettura di sicurezza, nonché un fattore abilitante nel contesto NATO.
  I nuovi impegni assunti dall'Italia nell'ambito dell'Alleanza atlantica prevedono l'approntamento di Forze di polizia militare da schierare all'occorrenza all'estero a supporto delle grandi unità dell'Esercito, in applicazione delle politiche NATO di deterrenza e di difesa. In tale ottica, abbiamo previsto l'impiego degli assetti della linea mobile dell'Arma in via ordinaria preposti prevalentemente a svolgere servizi di ordine pubblico in Patria, nonché il supporto dell'organizzazione territoriale.
  Attualmente i Carabinieri svolgono attività di Polizia militare in tredici distinti Paesi affiancando unità italiane e alleate. Faccio una piccola precisazione. Quando parlo di assetti della linea mobile faccio riferimento, ovviamente, alla Prima e Seconda Brigata Mobile, che sono brigate ad altissima componente specialistica e in pratica svolgono il servizio di ordine e sicurezza pubblica, ma vengono addestrati anche per compiti di carattere militare.
  Come ho già accennato in premessa, l'inevitabile adattamento alle nuove minacce provenienti dal contesto internazionale ha comportato l'immediato avvio di programmi di aggiornamento e potenziamento delle nostre capacità militari, in aderenza alle direttive impartite dal Ministro della difesa con il richiamato documento programmatico 2024-2026 e in piena sintonia con gli indirizzi del signor Capo di Stato Maggiore della Difesa.
  Perciò abbiamo dato maggiore impulso alla difesa integrata del territorio nazionale. È stata determinata la costituzione di una Brigata di «formazione», con tre Reggimenti alle dipendenze (dislocati a Bologna, a Napoli e a Bari). È una brigata che opererà con assetto modulare assimilabile a un reparto di contingenza e consentirà di offrire un pacchetto di capabilities e skills altamente specializzato e interoperabile con gli altri settori della Difesa.
  È uno sforzo che l'Arma sta cercando di porre in essere per assicurare delle capacità e delle forze prontamente operative e anche addestrate.Pag. 6
  Per fare questo è necessario provvedere a consolidare dei settori, in particolare la motorizzazione, con l'acquisizione di veicoli tattici. Poi, dovremo aumentare il nostro livello di addestramento e di integrazione con le altre Forze armate, attraverso delle mirate pianificazioni con esercitazioni congiunte. Dovremo anche rivedere l'armamento e l'equipaggiamento, con l'approvvigionamento di dispositivi controcarro.
  Lo scorso 28 maggio, come ben sapete, il 1° Reggimento Carabinieri Tuscania è entrato a far parte del comparto operazioni speciali della Difesa italiana quale forza speciale.
  Il Reggimento Tuscania è conosciuto da tutti. È il primo Reggimento paracadutisti, è una componente molto qualificata, un reparto di élite che, oggi, per l'addestramento che svolge, non è secondo a nessuno dei reparti di questa entità. Per molto tempo è stato impiegato anche all'estero. Ovviamente, oggi, è necessario assicurare dei livelli di addestramento elevatissimi. Quindi, il suo impiego all'estero viene autorizzato solo in casi eccezionali, ovvero durante particolari situazioni di crisi o quando abbiamo la necessità di appoggiare i reparti che si trovano all'estero o quei Carabinieri che fanno servizio presso le sedi diplomatiche.
  In tale prospettiva di sviluppo capacitivo, come ho detto, ho istituito dei gruppi di lavoro all'interno dello Stato Maggiore del Comando Generale, integrati da rappresentanti delle organizzazioni funzionali, ma ancor di più da membri esterni – membri laici – perché c'è necessità di avere uno sguardo un po' diverso rispetto a quello che tendenzialmente siamo abituati a mettere nelle cose.
  Quali saranno i compiti di questi gruppi? Dovranno valutare se siamo in grado di assicurare il mantenimento del ruolo, delle funzioni e delle specificità attribuite ai Carabinieri dalla vigente legislazione, cioè de iure condito, nonché di progettare e sviluppare modelli organizzativi e operativi che, attraverso l'ottimizzazione delle risorse, lo snellimento dei flussi decisionali, l'eliminazione delle ridondanze e la valorizzazione delle caratteristiche intrinseche dei Carabinieri, adeguino la risposta in relazione alle emergenti istanze provenienti dalla società civile e dalla comunità internazionale.
  Segnalo, al riguardo, l'istituzione del Dipartimento innovazione e audit. Lo abbiamo posto alle dirette dipendenze del Vice Comandante generale e abbiamo scelto di sviluppare l'attività di audit con la finalità di perseguire l'eccellenza organizzativa attraverso un processo strutturato di miglioramento continuo e di rinnovamento tecnologico.
  In sostanza, siamo riusciti a immettere un sistema di intelligenza artificiale attraverso due canali che lavorano sui processi, ma nel momento in cui erogano servizi questa attività sui processi viene immediatamente controllata sul territorio attraverso il processo di audit. Questo, al fine di evitare uno scollamento tra la parte teorica e la parte pratica. Ovviamente, questa ricerca di rinnovamento metodologico si declina attraverso delle azioni mirate presso le articolazioni centrali e periferiche dell'Arma, con particolare attenzione alla gestione delle risorse umane, alla efficienza operativa e ai processi logistico-amministrativi.
  L'audit finora ci sta consentendo di rilevare criticità procedurali, ridondanze e qualche disfunzione organizzativa. Immediatamente stiamo promuovendo delle soluzioni migliorative.
  Tornando al ruolo dell'Arma in ambito Difesa – per un focus sulla protezione all'estero – l'Arma, oggi, schiera circa 450-500 Carabinieri, al fianco delle altre Forze armate, in sedici teatri operativi e ventiquattro differenti missioni, sotto l'egida ONU, UE, NATO o condotte in forza di accordi internazionali.
  In questa cornice si collocano tre categorie importanti di attività: stability policing, capacity building e military diplomacy.
  Le attività di stability policing abbracciano, nei teatri operativi, gli obiettivi propriamente militari con quelli politici di lungo termine, per ristabilire l'ordine e la sicurezza pubblica attraverso l'affermazione dello Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani.Pag. 7
  L'Arma svolge questa peculiare funzione sin dal 1998, appena dopo gli accordi di Dayton. Fu creato, per il teatro ex jugoslavo, un particolare reparto, il Multinational Specialized Unit; un'unità che è stata replicata poi nel tempo, nel 1999 in Albania e nel 2003 in Iraq, esperienza quest'ultima segnata, purtroppo, dagli attentati di Nassiriya del 2003 e del 2006.
  Oggi con lo stesso modello continuiamo a operare in Kosovo con il Reggimento MSU formato da 180 unità e già integrato da elementi, per esempio, dei Carabinieri moldavi – che abbiamo, come ben sapete, fondato noi – ed elementi di altre Gendarmerie e Polizie.
  Contestualmente, questo tipo di Reggimento svolge anche ricerca informativa sulle cellule radicalizzate operanti nei Balcani. Le notizie acquisite sono riferite allo Stato maggiore della Difesa, al Comando operativo di vertice interforze nonché – e questo è un valore aggiunto dell'Arma – al Comitato di analisi strategica antiterrorismo.
  In questo Comitato, chiamato CASA, istituito presso il Ministero dell'interno, si riescono ad analizzare tutte quelle informazioni che spesso sfuggono all'attività di intelligence pura.
  Consentiteci di dirvi che nel recente periodo, grazie a questa attività, abbiamo consentito l'emissione di 170 provvedimenti di inammissibilità in area Schengen.
  Segnalo, in ultimo, l'attivazione in Bosnia, a Drvar, di una LOT House dei Carabinieri – in pratica un avamposto del tutto simile a una stazione dei Carabinieri in Patria – per monitorare la pacificazione del Paese. Ci ripromettiamo di andarla a visitare a breve, ma già sappiamo che i risultati sono molto positivi.
  Nell'attività di capacity building si inquadrano, invece, le missioni addestrative italiane: la MIADIT per la formazione delle forze di sicurezza somale, gibutiane e palestinesi; la missione bilaterale di supporto in Niger, MISIN; la missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia, MIASIT; nonché la missione militare bilaterale in Libano, MIBIL.
  L'Arma è altresì presente nelle regioni del Corno d'Africa e del Sahel, oltre che in Medio Oriente. In Israele e in Palestina l'Italia ha aderito a una collaborazione elaborata dall'Office of Security Coordination for Israel and the Palestinian Authority (OSC) di Gerusalemme – retto da un generale americano – prospettata al Governo italiano dal Segretario di Stato USA.
  L'iniziativa è già operativa e riguarda l'attuazione di un percorso pluriennale di formazione e di qualificazione della Palestinan Civilian Police (PCP) da impiegare soprattutto nei campi profughi palestinesi. Le attività addestrative sono attualmente condotte a Gerico da una task force multinazionale, di cui fanno parte dodici Carabinieri.
  L'Arma si è resa disponibile a guidare la coalizione che potrà raggiungere, a pieno regime, un massimo di 300 unità, di cui 200 Carabinieri, con il coinvolgimento di Paesi amici, possibilmente appartenenti al mondo arabo, o delle forze di gendarmeria della Federazione Internazionale delle Forze di Polizia (FIEP).
  Attualmente – per essere onesti – questo tipo di attività è in una fase di stallo, perché stiamo attendendo indicazioni dal Dipartimento di Stato americano per capire se dobbiamo continuare e con quali modalità. Più che altro, c'è un problema di finanziamento.
  Per ora, la nostra attività la stiamo proseguendo: stiamo continuando ad addestrare personale e siamo in ottimi rapporti sia con le autorità palestinesi che con quelle israeliane (con le quali svolgiamo un'attività congiunta). Credo che, a breve, ci sarà un incontro con il generale Fenzel, che è il responsabile di questa attività, per capire che tipo di sviluppo possa avere. Noi pensiamo – in modo ottimistico – che l'attività dovrebbe andare avanti.
  Nella stessa area, l'Arma contribuisce a due delle più rilevanti missioni civili dell'Unione europea, EUPOL COPPS a Ramallah ed EUBAM a Rafah. Come ben sapete, il 29 gennaio scorso, sette Carabinieri erano presenti al valico di Rafah, al confine tra Gaza ed Egitto, con il compito di coordinare e facilitare il passaggio dei feriti e dei malati palestinesi, garantendo loro assistenza e protezione. Purtroppo, gli eventi di Pag. 8questi giorni ci hanno portato a ripiegare il personale per problemi di sicurezza. Il personale stava lavorando benissimo, riusciva anche ad assicurare 100-150 transiti al giorno, ma purtroppo è diventato pericoloso. Quindi, insieme alle altre due forze di gendarmeria, francesi e spagnole, abbiamo ripiegato il dispositivo e siamo in attesa. Dipenderà da quello che succede, non tanto da noi.
  La terza dimensione dell'attività internazionale è ricondotta alla military diplomacy, un aspetto, a mio avviso, molto importante.
  L'Arma è uno strumento operativo prezioso a disposizione del Governo per favorire le relazioni privilegiate con le forze di sicurezza dei Paesi strategici negli interessi nazionali, con l'opportunità di facilitare la penetrazione di aziende italiane che già forniscono materiali ed equipaggiamenti ai reparti dei Carabinieri. Infatti, quando noi andiamo all'estero, la prima cosa che ci chiedono è di capire il nostro modello, come siamo equipaggiati, perché svolgiamo i compiti in questo modo, in che modo possono essere integrati.
  Sinora abbiamo siglato accordi con le forze di sicurezza di 20 Paesi. Un esempio significativo riguarda la polizia di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, e la Lekhwiya in Qatar. La Lekhwiya, in sostanza, è una piccola Arma dei carabinieri che svolge la propria azione tipicamente a diretta dipendenza del Ministro degli interni del Qatar. Sono molto interessati al nostro modello e anche al nostro equipaggiamento.
  Pensate che in questo momento abbiamo allievi della Lekhwiya che parteciperanno ai nostri corsi presso la Scuola ufficiali. Inoltre, stiamo cominciando a progettare moduli operativi e di addestramento per personale che parteciperà alle Olimpiadi Milano-Cortina nel prossimo 2026.
  L'apprezzamento da parte dei Paesi della penisola arabica è veramente trasversale. Anche se sono distanti tra loro, sono univoci nell'apprezzare il modo con cui i Carabinieri si rapportano per queste attività.
  È un momento importante per noi, perché riusciamo a trasferire tutto quello che abbiamo e, a quanto ci risulta – perché noi non ci occupiamo dei ritorni in materia industriale – ci sono già interessamenti da parte del Qatar e degli Emirati su alcuni settori di difesa interna e anche di alta tecnologia. Ad esempio, stanno cominciando a vagliare la possibilità di mutuare alcuni aspetti dalla modalità «elicotteri Arma», che è in parte diversa rispetto a quella che viene utilizzata anche dalle Forze armate.
  Un'ulteriore esperienza di successo – mi risulta personalmente, perché me ne sono occupato recentemente – ha riguardato le Forze di sicurezza messicane. Nel 2019 il Messico ha costituito la Guardia Nacional sul modello organizzativo dell'Arma, anche a seguito della consulenza fornita proprio da noi. Recentemente, c'è stato il transito di dipendenza della Policia Nacional dal Ministero degli interni al Ministero della difesa, perché si sono voluti strutturare proprio come l'Arma dei carabinieri.
  Più in generale – e questo dipende, ovviamente, dalle risorse che abbiamo a disposizione – l'auspicio è di poter avviare analoghe esperienze in altri Stati, specie nel continente africano, in linea con le recenti linee politiche estere nazionali, compendiate anche con gli accordi internazionali di cui l'Arma fa parte. A questi impegni si aggiunge l'attività di vigilanza alle sedi diplomatiche – come avevo accennato – nelle aree più a rischio. Oltre ai servizi di vigilanza e sicurezza, l'Arma assicura servizi di protezione e scorta a favore dei capi missione e del personale diplomatico. Attualmente siamo presenti in 219 sedi, di cui 38 a rischio, con circa 600 Carabinieri.
  Quale struttura operativa di protezione civile, l'Arma interviene in soccorso alle popolazioni colpite da calamità naturali – avete potuto osservare quello che è successo durante le alluvioni di questi giorni – garantendo, nel contempo, la continuità dei servizi di ordine e sicurezza pubblica nelle aree di crisi. Per meglio comprendere questa funzione, volevo segnalarvi che a Vibo Valentia, presso la sede del 14° Battaglione «Calabria», è stato recentemente completato il primo dei tre poli logistici per l'emergenza,Pag. 9 intesi come centri per l'immagazzinamento di mezzi e materiali da utilizzare in caso di necessità, secondo il modello mutuato dall'esperienza militare fatta nei teatri operativi esteri del M.O.C., acronimo di «modulo operativo campale». Questo modulo operativo campale lo abbiamo utilizzato, recentemente, durante un'esercitazione in montagna tenutasi nel corso delle gare di sci dell'Arma a Selva di Val Gardena.
  Quale Forza di polizia, l'Arma – come ben sapete – è impegnata in tutte le attività a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica: dal controllo del territorio alle indagini di polizia giudiziaria, dai servizi d'ordine pubblico alla protezione degli interessi diffusi della collettività. Le competenze di polizia sono esercitate, ovviamente, nell'ambito del quadro giuridico definito dalla legge n. 121 del 1981, secondo un modello di coordinamento – che io definisco, ormai, compiuto – tra Arma, Polizia di Stato e le altre Forze di polizia. Questo equilibrio imprescindibile è assicurato dall'unità di indirizzo espressa dal Ministro dell'interno, dal lavoro pregevole del Dipartimento della pubblica sicurezza e, principalmente, dal riguardo delle competenze attribuite ai comparti di specialità, nonché dall'autentica pariteticità tra le Forze di polizia.
  Mi spiego. Noi dobbiamo fare sempre in modo che non vi siano ridondanze e sovrapposizioni, perché questo ci consente di evitare dispersioni di risorse. Consentitemi la franchezza: è inutile che una Forza di polizia (penso all'Arma dei carabinieri, ma vale per qualsiasi altra) si occupi di cose che rientrano nella specialità di altre Forze di polizia, perché diventa ridondante; nessuno di noi ha l'opportunità di valutare con l'esatta competenza un core business che non rientra nelle nostre corde.
  Ad esempio, il patrimonio culturale è da sempre stato affidato all'Arma dei carabinieri: abbiamo compiuto tanti sforzi e investito risorse, siamo stati all'estero con i caschi blu della cultura. È una specializzazione elevatissima, in cui i Carabinieri sono veramente – non lo dico per appartenenza, ma per onestà intellettuale – all'avanguardia. Inserirsi in questi settori, trovare soluzioni di sovrapposizioni, a mio avviso, non fa bene al Paese, perché sprechiamo risorse e ci mettiamo anche nelle condizioni di lavorare in competizioni senza senso.
  Sul piano tecnologico, uno dei principali prodotti del sistema di coordinamento nazionale è la banca dati delle Forze di polizia, in cui sono memorizzate le informazioni acquisite da ciascuna Forza di polizia su fatti, provvedimenti ed eventi attinenti a violazioni penali o amministrative, ai fini della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, nonché per la prevenzione e la repressione dei fenomeni criminali. Il loro sistematico e trasversale impiego realizza una circolarità informativa immediata di grande efficacia, che per essere ancora più profonda richiede un accesso più esteso al patrimonio di dati disponibili, soprattutto in materia di rapporti finanziari; cruciali per lo sviluppo delle indagini patrimoniali.
  Al riguardo, cito un dato a livello conoscitivo, ma che può essere di interesse per la Commissione: il 76 per cento degli eventi inseriti nella banca dati sono originati dai reparti dell'Arma dei carabinieri, siano essi denunce da parte dei cittadini, arresti o deferimenti all'autorità giudiziaria. L'ho accennato anche durante il mio intervento nel corso dell'inaugurazione dell'anno accademico: proprio per aiutare i cittadini in questa faticosa attività che riguarda la denuncia di smarrimento, stiamo cercando di avere un accordo con PagoPA, per utilizzare l'App Io e fare in modo che le denunce di smarrimento arrivino direttamente sul telefonino e vengano poi trasmesse alle stazioni dei Carabinieri, che le validano, senza la necessità di andare presso la stazione dei Carabinieri e fare lunghe file, in modo da aiutare il cittadino e sostenerlo in questa criticità.
  Per quanto attiene al fronte interno del contrasto all'illegalità, le più recenti investigazioni restituiscono uno scenario della criminalità organizzata che ha mutato il proprio approccio – come ho detto – evolvendosi da associazioni orientate al controllo del territorio con la violenza a vere e proprie holding criminali interessate ai guadagni, piuttosto che esclusivamente al poterePag. 10 in ambito locale. Hanno subìto una mutazione genetica. Interessa poco se devono controllare il territorio, che lasciano anche a piccole bande criminali: l'importante, per queste grosse consorterie – che tra l'altro si sono federate tra loro – sono i grandi traffici (i traffici internazionali di sostanze stupefacenti, di armi e, purtroppo, anche un controllo di carattere finanziario dei trasferimenti).
  Nel triennio 2021-2024 le indagini svolte dai reparti dell'Arma hanno portato all'arresto di 2.074 persone per associazione di tipo mafioso, mentre sul fronte dell'aggressione ai patrimoni illeciti, parte integrante della cultura investigativa dell'istituzione, sono stati eseguiti sequestri per oltre 1 miliardo 243 milioni di euro e confische per 587 milioni di euro. Nello stesso periodo vi sono state attività investigative che riguardano 34 accessi ispettivi presso altrettanti comuni finalizzate a verificare le condizioni per lo scioglimento degli enti.
  Ricordo – giusto per darvi un elemento – che lo scorso 24 febbraio, a Catania, il ROS ha eseguito delle misure cautelari nei confronti di persone affiliate alla famiglia Santapaola-Ercolano, documentando, tra l'altro, il condizionamento in alcune elezioni amministrative. Il comando provinciale di Palermo e il ROS, a febbraio, hanno proceduto all'arresto di 180 soggetti appartenenti a mandamenti mafiosi palermitani (anch'essi con rapporti con locali situazioni sotto il profilo del controllo, più che politico, affaristico).
  Venendo, ora, alla minaccia eversiva e terroristica, si registra una ritrovata vitalità da parte dell'area anarchico-insurrezionalista, particolarmente attiva nella diffusione attraverso il web di una propaganda istigatoria in chiave antisistema incentrata sulle campagne di lotta antirepressiva, antiautoritaria, anticapitalista, antimilitarista (quest'ultima legata in particolare alla causa palestinese).
  Da segnalare, inoltre, la crescente divulgazione della propaganda estremista a carattere marcatamente xenofobo, antisemita, neonazista e suprematista. Per quanto riguarda la minaccia di matrice jihadista, pur in assenza, allo stato, di concreti e specifici segnali di minaccia, va evidenziato come l'Italia sia esposta al pericolo derivante dalla possibile attivazione di attori solitari pronti a raccogliere i ripetuti appelli a condurre attacchi contro i Paesi occidentali, tra cui il nostro. Li abbiamo avuti nel nord Europa, avete visto tanti attacchi, tra cui molti di essi riconducibili a «lupi solitari», che per il momento siamo riusciti a fronteggiare, anche attraverso un'attività informativa dedicata.
  Sempre con riferimento al quadro della minaccia, il cambiamento climatico e il degrado ambientale sono fenomeni che, oltre ad avere attinenza con la qualità della vita, hanno scatenato a livello internazionale una corsa tra i principali Paesi per assumere un ruolo nella guida verso la neutralità climatica. In ragione di ciò, per cercare di assicurare la salvaguardia degli ecosistemi e lo sviluppo sostenibile, come recentemente riconosciuto anche dalla nostra Carta costituzionale, le questioni sono state prese a sistema nel nostro ordinamento e, a seguito dell'assorbimento del Corpo forestale dello Stato, l'Arma rappresenta, oggi, il più articolato e robusto Corpo di polizia forestale ambientale e agroalimentare, unico nel panorama internazionale. Non esiste a livello internazionale una forza di polizia a competenza generale che abbia una struttura così forte e radicata sotto il profilo della polizia ambientale. I 7.000 carabinieri forestali sono, quotidianamente, impegnati su tre fronti: polizia ambientale, tutela dei parchi e delle aree protette e diffusione della cultura ambientale, che portiamo avanti continuamente attraverso partecipazione a convegni, mostre, attività didattiche nelle scuole, perché riteniamo sia una priorità di cui il Paese ha bisogno.
  Al loro lavoro fa, ovviamente, eco l'intera istituzione, che si muove ispirandosi alla gestione ecosostenibile delle proprie strutture e della mobilità. Vi do qualche dato: in riferimento all'attività, i reparti del comparto ambientale hanno eseguito in tutti i settori di specifica competenza circa 906.529 controlli, perseguendo 19.062 reati. Particolare rilievo assume il dato concernente gli illeciti amministrativi accertati,Pag. 11 che sono ben 36.328. I rilevanti risultati ottenuti sono il frutto di un'attenta strategia di prevenzione e di contrasto che si muove lungo tre direttrici che coprono l'intera filiera degli ecosistemi: il contrasto al traffico illecito di rifiuti; la salvaguardia della biodiversità e il controllo della sicurezza dei prodotti agroalimentari. Proprio in questo settore, grazie anche all'apporto del Parlamento, siamo riusciti a istituire la figura dell'«ispettore ambientale», nonché quella dell'«ispettore agroalimentare», figure importantissime perché hanno l'incarico di vigilare sull'ecosistema forestale e sull'osservanza delle norme a tutela dell'inquinamento atmosferico, idrico e acustico.
  Con riguardo, invece, alla cristallizzazione dell'attribuzione dell'ispettore agroalimentare, l'obiettivo è quello di preservare le realtà produttive del nostro Paese, tutelando il made in Italy e contrastando l'agropirateria, purtroppo molto diffusa.
  Tutto il supporto logistico dell'Arma è garantito perseguendo la crescente educazione al rispetto dell'ambiente; ecco perché abbiamo provato a dotarci di vetture green, sostanzialmente tutte con motore termico e motore elettrico. Nel settore infrastrutturale, il concetto di «Arma green» si è declinato in molteplici azioni finalizzate a costruire caserme a elevata classe energetica, realizzare interventi di efficientamento degli edifici esistenti e installare sistemi di autoproduzione energetica da fonti rinnovabili. L'ultimo progetto riguardava proprio il Comando interregionale Podgora – che comandavo – il quale prevedeva la creazione di una comunità locale che potesse erogare energia a tutto il quartiere di Trastevere. È in corso e, quindi, a breve sarà attivato.
  Per quanto attiene questa cultura ambientale, ritengo sia un aspetto su cui dobbiamo lavorare e che dobbiamo anche promuovere, perché penso sia parte integrante della formazione del cittadino, in particolare delle giovani generazioni. Guardando le giovani generazioni, i Carabinieri hanno avuto mandato di incontrare studenti ovunque. Sono state visitate oltre 7.500 scuole e più di 28 mila sono stati gli studenti che hanno visitato le caserme dell'Arma o una delle 150 riserve gestite dal Raggruppamento Carabinieri Biodiversità.
  Anche nel settore ambientale, come sapete, la proiezione internazionale è trainante: partecipiamo alla rete di esperti ambientali che fa capo all'UNESCO e ai cosiddetti «caschi verdi per l'ambiente», per interventi a salvaguardia dei siti naturalistici riconosciuti patrimonio dell'umanità.
  Infine, volevo segnalarvi che abbiamo promosso la riqualificazione del Centro di addestramento di Sabaudia quale centro di eccellenza internazionale. Non so se avete avuto opportunità di visitarlo, ma se non lo avete fatto vi invito a farlo e, nel caso accettaste l'invito, parteciperei con piacere. Tale Centro è posto a disposizione delle Nazioni Unite per la formazione di operatori ambientali, specie nel continente africano. Al riguardo, ci è stata chiesta recentemente anche una collaborazione da parte del Brasile, perché vorrebbero portare le nostre tecnologie in Amazzonia per capire se possono essere applicate anche lì sotto il profilo della tutela ambientale.
  Un altro tema rilevante riguarda la sfida immateriale della cyber defence e della cyber investigation. In questo caso, le direttrici principali di intervento dovranno essere orientate verso un modello organizzativo gestionale snello, agile e scalabile, ispirato alla valorizzazione delle competenze delle tecnologie e dei processi.
  Come sapete, finora ci siamo preoccupati, nel dominio cyber, di esprimere capacità prettamente difensive, a protezione della nostra infrastruttura critica e telematica. Non vi nascondo che abbiamo continuamente tentativi di accessi e di intrusione nei nostri sistemi, che sinora siamo riusciti sempre a sconfiggere.
  Un altro salto che dobbiamo fare sotto il profilo generazionale è, invece, andare verso la cyber investigation per assicurare la prevenzione e il contrasto delle nuove forme di criminalità, sempre più evolute nell'era digitale, con una marcata specializzazione nel comparto della digital forensics. Abbiamo, perciò, rivisto il modello organizzativo strutturandolo a livello centrale su componenti ad altissima specializzazione,Pag. 12 che assicurano sia l'attività di cyber investigation attraverso il Reparto Indagini Telematiche (RITEL) del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS), sia le funzioni di supporto all'autorità giudiziaria e a tutti i reparti dell'Arma in ambito digital forensics, attraverso il Reparto Tecnologie Informatiche (RTI) sempre del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (RaCIS). In altre parole, abbiamo tentato di evitare di polverizzare sul territorio determinate competenze, le abbiamo messe nel ROS, che – come sapete – è il nostro reparto di eccellenza sotto il profilo investigativo, dopodiché le iniettiamo nei nuclei investigativi più importanti, attraverso il lancio di alcune unità particolarmente capaci che dedichiamo ai nuclei investigativi molto complessi, quali Napoli, Roma, Palermo, Torino e Milano.
  A livello periferico, stiamo cercando di dedicare «operatori di indagini telematiche» presso i nuclei investigativi. Tali assetti si completano con le sezioni cyber investigation dei Comandi specializzati e con la Sezione Criptovalute – importantissima – del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria.
  In tema di intelligenza artificiale, l'Arma è impegnata con convinzione nei programmi di ricerca e sviluppo nel settore e partecipa con propri rappresentanti al Gruppo di Progetto interforze per l'elaborazione del «Piano attuativo» discendente dalla «Strategia per l'implementazione dell'Intelligenza Artificiale in ambito Difesa».
  Per ciò che attiene alla prevenzione e alla repressione dei reati, stiamo investendo importanti risorse nella realizzazione di piattaforme di Comando e Controllo – per ridurre il margine di errore correlato alle fasi decisionali – e nello sviluppo e nel potenziamento di applicativi per lo studio e l'analisi dei fenomeni criminali, anche in chiave predittiva. Al riguardo, cito il sistema «Teseo», un software ideato dai nostri tecnici, in grado di acquisire, organizzare e mettere in correlazione qualsiasi dato di interesse operativo presente nei nostri hub informativi interni.
  Consentitemi un'ultima considerazione al riguardo, che devo riservare alla componente umana, che dovrà rimanere sempre il fulcro del progresso tecnologico e di ogni iter decisionale. Ciò richiede – e richiederà – mirati investimenti nello sviluppo delle competenze e nella promozione di una cultura digitale che favorisca un continuo approccio al cambiamento, allo scopo di affrontare le sfide future con mentalità aperta, ma nella consapevolezza che l'innovazione tecnologica costituisce ormai il principale acceleratore del progresso sociale ed economico del Paese. È superfluo sottolineare che si tratta di processi e acquisizioni particolarmente onerosi anche sotto il profilo finanziario.
  Un cenno vorrei farlo sulla struttura portante dell'istituzione. Come sapete, il nostro modello si fonda sull'organizzazione territoriale, nasce dalla vitalità e da quella particolare attitudine alla vicinanza al cittadino, che si esprime attraverso la stazione dei Carabinieri. Intorno ad esse gravitano tutti i reparti più importanti dell'Arma, dedicati ad altre attività di specializzazione.
  Noi continuiamo a pensare che il nostro cuore pulsante debba essere rappresentato dalle 4.559 stazioni, le 64 tenenze, i 539 reparti territoriali e compagnie, i 14 gruppi e i 106 comandi provinciali, che formano – vi assicuro – un sistema integrato e dinamico di presidio e di conoscenza fortemente ancorato alle comunità, secondo un modello di prossimità che si riflette direttamente sulla percezione di sicurezza dei cittadini. A questi, ovviamente, si aggiungono i Nuclei Carabinieri Forestali e i Nuclei Carabinieri Parco. Li abbiamo aumentati: sono 783 i Nuclei Carabinieri Forestali e quasi 148 i Nuclei Carabinieri Parco. Spesso, tenenze e stazioni costituiscono l'unico presidio di polizia in 7.412 dei 7.901 comuni italiani, ove risiede – questo è un dato importante – il 57 per cento della popolazione nazionale. Esse rappresentano, non solo i terminali del dispositivo dell'Arma, ma, a mio avviso, un baluardo dello Stato e un presidio di sicurezza per le comunità.
  Abbiamo pensato nel tempo di trovare dei sistemi di razionalizzazione per migliorare l'offerta di sicurezza al cittadino, anchePag. 13 pensando ad accorpamenti, rivisitazioni, ma ogni volta che abbiamo tentato di trovare questo tipo di soluzioni organizzative, sicuramente valide, ci siamo scontrati contro l'animus e la sensazione che proveniva dai cittadini. I cittadini vogliono la stazione dei Carabinieri, la vogliono nel Paese, la vogliono esistente, la vogliono presente. Dobbiamo cercare di trovare un sistema che ci consenta – e ci stiamo pensando – di mantenerle snelle, ma sempre presenti, per assicurare la proiezione esterna dei nostri servizi.
  Vi assicuro che il carico operativo di queste nostre unità operative elementari è gravoso. Le stazioni dei Carabinieri ricevono circa il 71 per cento del totale delle denunce presentate dai cittadini a tutte le Forze di polizia, che sale al 74 per cento se si considerano anche gli altri reparti, assicurando il 61 per cento dei reati scoperti, effettuando il 58 per cento di deferimenti all'autorità giudiziaria e il 47 per cento degli arresti, la metà dei quali in flagranza; un indice, quest'ultimo, rappresentativo anche dell'efficacia dei servizi di pattugliamento del territorio.
  A ciò si aggiunge il concorso nei servizi di ordine e sicurezza pubblica in supporto dei Reparti della linea mobile, un impegno quantificabile mediamente – solo per le stazioni – in 1.000-1.100 uomini al giorno per l'ordine pubblico in costanza di servizio e che, nel fine settimana o in eventi particolarmente a rischio, sale a circa 3.000-3.500 unità. Penso che il controllo del territorio esercitato dall'organizzazione territoriale costituisca la principale forma di prevenzione dell'illegalità, in grado di incidere direttamente sulla soglia d'allarme sociale.
  Alcuni dati ci consentono di qualificare l'impegno. I reparti dell'Arma hanno svolto, nel 2024, 4.103.020 servizi preventivi, con una media giornaliera di 11.241, controllando più di 14 milioni di persone e circa 9,6 milioni di veicoli. In tale quadro, a fronte della necessità di protezione, i servizi di prevenzione sono destinati a fronteggiare emergenti criticità; vengono schierati contingenti di rinforzo caratterizzati da spiccato dinamismo e versatilità operativa.
  È opportuna un'adeguata gestione delle funzioni istituzionali, che richiede una adeguata e coerente struttura di riorganizzazione. L'attuale programma di rinnovamento ci mostra la possibilità di mettere a sistema tutte le componenti dell'Arma per assicurare ai cittadini sempre una risposta aderente alle loro legittime aspettative.
  Alla luce di quanto detto, è necessario che ci orientiamo sempre più verso una componente che sia qualificata e che sia sempre più dedicata alla capacità di integrazione con gli altri dispositivi.
  Ecco perché penso – e mi avvio a concludere – che l'Arma dei carabinieri abbia la possibilità di essere un punto di snodo per assicurare alla difesa e alla sicurezza al Paese una capacità di reazione anche a quelle minacce al momento non preventivabili.
  Sapete che, nonostante dei piccoli tagli lineari che sono stati operati nell'ambito del comparto Difesa solo sui nostri capitoli, l'Arma è riuscita, attraverso delle risorse integrative, a programmare, nei settori di investimento, dei progetti ad altissimo contenuto tecnologico e di garantire allo stesso l'efficienza dei servizi istituzionali.
  Il sistema di difesa e sicurezza nazionale, del quale, come abbiamo visto, l'Arma dei carabinieri è pienamente partecipe attraverso i collaudati meccanismi di integrazione tra le Forze armate e il coordinamento delle Forze di polizia, affronta, oggi, molteplici e spesso interconnessi fattori di rischio. Questi ultimi impongono sforzi e professionalità crescenti poiché crescente è l'insidia delle minacce che si rinnovano costantemente richiedendo l'impegno sinergico di tutti gli attori coinvolti. Ecco perché le linee programmatiche – che ho cercato di illustrare – mirano a ottimizzare le strutture di comando e controllo e di supporto, ricorrendo il più possibile alle potenzialità offerte dalla tecnologia informatica, nonché a migliorare la sinergia con le altre Forze armate e Forze di polizia e a incrementare i livelli di professionalità riconosciute come eccellenti anchePag. 14 a livello internazionale e apprezzate negli ambienti accademici e scientifici.
  Signor presidente, onorevoli deputati, consentitemi di chiudere questo mio intervento rinnovando l'impegno dell'Arma a profondere ogni sforzo per essere quanto più possibile all'altezza delle aspettative che promanano dalle istituzioni, dalle comunità e dagli italiani.
  Grazie per l'attenzione. Resto a disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, generale Luongo, per la sua relazione.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
  Prego, on. Bagnasco.

  ROBERTO BAGNASCO. La mia è una domanda che le avranno fatto decine di volte, ma è sempre importante, proprio perché, come lei giustamente ha detto, le persone e i territori desiderano avere i Carabinieri, in tutte le realtà, piccole e grandi.
  Come sta procedendo – è una domanda semplice, ma abbastanza delicata – il processo di integrazione tra quello che fate voi e quello che fa la Polizia di Stato? Desidererei, se è possibile, una risposta il più possibile sincera. Sono sicuro che lei lo farà.

  PRESIDENTE. Grazie, on. Bagnasco. Prego, on. Carrà.

  ANASTASIO CARRÀ. Signor generale, più che una domanda desidero esprimere il mio sincero apprezzamento per la dettagliata e puntuale relazione che ci ha illustrato e che conferma, ancora una volta, il ruolo insostituibile dell'Arma dei carabinieri nella tutela della sicurezza dei cittadini, nella difesa delle istituzioni democratiche e nel contrasto alla criminalità in tutte le forme.
  Per me è molto emozionante ascoltare la sua relazione, perché ho trascorso quasi tutta la mia vita nell'Arma dei carabinieri, indossando la divisa per circa trentanove anni. La sua descrizione, per quanto riguarda le linee programmatiche, mi ha fatto rivivere bellissimi momenti che ho vissuto nell'Arma. Più che delle domande, chiedo a lei cosa può fare questa Commissione per migliorare ancora di più l'eccellente servizio che nella quotidianità svolgete e la sicurezza che date ai cittadini e al nostro Paese. Se c'è qualcosa che questa Commissione può fare, avrà sempre il nostro sostegno, a nome mio personale e soprattutto del gruppo Lega di cui mi onoro di far parte.
  Le auguro un buon lavoro e un grande in bocca al lupo per un futuro sempre più roseo per tutta l'Arma che lei rappresenta, in considerazione del ruolo di grandissima responsabilità e importanza che ricopre.

  PRESIDENTE. Grazie, on. Carrà. Prego, on. Graziano.

  STEFANO GRAZIANO. Vorrei ringraziare il Comandante generale dei Carabinieri che oggi, a mio avviso, ha fatto una relazione molto dettagliata, particolarmente nella descrizione di ciò che è oggi l'Arma dei carabinieri, ma anche relativamente a ciò che vuole essere domani con la nuova guida del Comandante Luongo.
  Lei ha iniziato la sua relazione – è una cosa che mi ha molto colpito – parlando del welfare dell'Arma (aspetto cui noi teniamo molto e che riteniamo fondamentale). Vorrei chiederle qual è la politica che vuole mettere in campo l'Arma ma, anche, qual è la politica che la nostra Commissione può proporre per dare una mano all'Arma dei carabinieri.
  Arma che cogliamo l'occasione per ringraziare per il prezioso lavoro che fa insieme alle donne e gli uomini carabinieri che, ogni giorno, danno una sicurezza in più ai cittadini, non solo sul piano nazionale, ma anche sul piano internazionale.
  Mi concentro sulla vicenda alloggi e sulla vicenda che riguarda in particolare il tema pensionistico. Noi abbiamo presentato una proposta di legge e vorremmo anche presentare una risoluzione su questo tema. La mia preoccupazione va soprattutto ai militari di truppa, perché, chiaramente, hanno un problema molto serio da Pag. 15questo punto di vista. Su questi due aspetti le chiederei qual è la politica che si può mettere in campo, cosa potremmo inserire all'interno di una risoluzione per dare una mano a lei e all'Arma dei carabinieri.
  Sul piano internazionale, l'Arma svolge una funzione importante e fondamentale nelle missioni internazionali. In alcuni luoghi ci siamo stati, come in Kosovo e in Serbia. Sono luoghi nei quali la tensione è molto alta ancora oggi e nei quali i Carabinieri hanno svolto una funzione molto importante. Certamente, non solo i quei luoghi, penso, ad esempio, al Gibuti o a tutto il versante di Gerico.
  C'è qualche missione internazionale in cui lei ritiene si possa evitare di essere presenti e in cui si sono esaurite le funzioni oppure, a suo avviso, è necessario continuare in quella direzione, perché hanno un valore importante? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, on. Graziano. Prego, on. Chiesa.

  PAOLA MARIA CHIESA. Grazie, signor generale, come sempre, per la relazione precisa e puntuale. Ho una domanda. Quarta rivoluzione industriale e intelligenza artificiale. In che modo l'Arma dei carabinieri partecipa al Gruppo di Progetto interforze per l'elaborazione e la stesura del Piano attuativo?

  PRESIDENTE. Grazie, on. Chiesa. Prego, on. Comba.

  FABRIZIO COMBA. Grazie, signor Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, per la sua puntuale e utile relazione.
  La mia domanda si collega a quella che fu la legge 23 agosto 2004, n. 226, che – come noto – decise di sospendere la leva obbligatoria e, conseguentemente, anche il collegato del servizio nell'Arma dei carabinieri, ossia la realtà – importante – dei Carabinieri ausiliari.
  Chi le parla, così come il collega Carrà, ha vestito con onore quella divisa e si è sentito – e si sente tuttora – cuciti quegli alamari sulla pelle.
  Noi, nel 2018, abbiamo presentato, attraverso un nostro collega, anch'egli carabiniere in congedo (il collega Deidda), una proposta di legge per la reintroduzione della figura del Carabiniere ausiliario. Mi rivolgo a lei per conoscere la sua idea in proposito e chiederle se, oggi, con la sospensione della leva obbligatoria, non si possa ipotizzare, con mezzi diversi, uno strumento legislativo ad hoc.
  Infatti, quella del Carabiniere ausiliario era una figura, non solo di supporto umano, ma anche di grande qualità, perché erano delle risorse «fresche», che arrivavano anche da profili di elevato livello. Ad esempio, ricordo che, quando l'ho fatto io, c'erano ingegneri, nonché persone qualificate che arrivavano da tantissime esperienze universitarie di buona qualità.
  Dunque, anche in virtù del fatto che, oggi, l'Arma dei carabinieri vive una carenza organica di 12.000 unità, chiedo se non possa essere anche quello uno strumento utile allo svolgimento delle funzioni dell'Arma. Infatti, quando parliamo di Arma dei carabinieri pensiamo al presidio territoriale che questa svolge puntualmente attraverso la sua rete delle stazioni. In questo contesto, la presenza del Carabiniere ausiliario – cui veniva demandato lo svolgimento di determinati compiti – non andava a sottrarre l'impiego di uomini, anche in un rapporto sinergico, più funzionale per azioni investigative e di presidio del territorio.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, on. Comba. Non essendovi altre richieste di intervento, do la parola al generale Luongo per la replica.

  SALVATORE LUONGO, Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri. Grazie, presidente. Cercherò di essere abbastanza breve, ma di rispondere a tutti. Partendo dalla domanda dell'on. Bagnasco, va detto con molta chiarezza che mentre le stazioni dei Carabinieri sono sostanzialmente sempre aperte, e quindi consentono l'afflusso di persone e anche di cittadini, non sempre questo avviene nei commissariati di Polizia di Stato. Qualche volta, quindi, può succederePag. 16 un certo «scompenso». Però, le devo dire con molta franchezza che con l'attuale Capo della Polizia abbiamo attivato un tavolo per cercare di rimettere in sinergia queste piccole criticità, per evitare che ci possa essere uno scollamento. Io ritengo che sia necessario ancora lavorare sulla capacità di essere esclusivi per alcune attività. Il piano coordinato di controllo del territorio, per esempio, prevede che le grandi città vengano divise in aree. Di queste aree, due vengono vigilate dalla Polizia e una dall'Arma dei carabinieri, perché loro sono molto più presenti in città rispetto all'Arma dei carabinieri. In periferia, invece, al di fuori di questa area, quasi la totalità delle aree è affidata all'Arma dei carabinieri. Sostanzialmente stiamo lavorando su questo per evitare che ci siano distonie.
  L'altra questione – secondo me ancora più importante cui facevo cenno in precedenza – è rappresentata dall'opportunità che ogni Forza di polizia svolga i propri compiti nella specialità in via esclusiva, senza che ci siano ingerenze, sovrapposizioni e ridondanze. Lo dico e lo sottolineo. Sono pronto ad assumermene la responsabilità. Se continuiamo a fare i Carabinieri che vogliono andare a fare la Polizia ferroviaria, la Polizia che vuole venire a fare altre cose, la Guardia di finanza che ne vuole fare altre, noi ci troviamo con situazioni di buco, a discapito dei cittadini. Sostanzialmente abbiamo un tavolo coordinato per cercare di superare alcune criticità.
  Cosa potete fare per noi? Due sono i settori su cui voi, veramente, ci potete dare una mano. Un primo settore di supporto, anzitutto per la vostra professionalità, è il ruolo che la Commissione Difesa può assumere quale veicolo per trasmettere e far conoscere agli altri parlamentari cosa siano l'Arma dei carabinieri e il Comparto difesa e sicurezza in un contesto multidisciplinare in cui la gente non comprende, spesso, che i nostri sforzi sono finalizzati al benessere della collettività.
  Ancora, quando chiediamo risorse – e, quest'anno, abbiamo subito dei tagli lineari non accettabili – o quando chiediamo, per esempio, di aumentare il reclutamento (anche con reclutamenti straordinari), dateci una mano attraverso le vostre azioni, di carattere legislativo ma anche solo di pressione. Basta quella, perché il vostro è un peso specifico molto importante. Ci serve il sostegno nei momenti più opportuni.
  Vi rivolgo un invito veramente con affetto. Venite a vederci, state vicino a noi, perché questo ci consente di creare quel rapporto di conoscenza che anche nel momento in cui succede qualcosa lo sapete subito, senza andare a fare attività prognostiche. La vostra vicinanza per noi è fondamentale.
  Onorevole Graziano, le sue domande sono particolarmente significative. Cercherò di darle delle risposte. Su alcune, se mi permette, mi riservo di fornirle una risposta più approfondita.
  La nostra risorsa più importante sono i Carabinieri e a loro dobbiamo dedicare ogni sforzo. Considerate che, oggi, un Carabiniere percepisce, appena arriva, uno stipendio di 1.420 euro al mese. Se un Carabiniere viene inviato a svolgere servizio a Roma e non ha l'alloggio in caserma – cosa che può succedere, perché proprio nell'ottica della razionalizzazione in qualche caserma stiamo diminuendo la capacità alloggiativa (questo è uno dei problemi) – dovrà trovarsi una casa fuori, e capite che cosa significa a Roma.
  Dobbiamo sostenerli sotto due profili, il profilo della tutela legale, perché il Carabiniere quando si trova in crisi ha bisogno di tutele che siano dirette, immediate, senza passaggi, senza situazioni che arrivano dopo, a consuntivo, con tutta una serie di problemi.
  L'altra è la cosiddetta «previdenza complementare», la previdenza dedicata. Ci sono degli studi, fatti anche qui in Commissione, che sono importantissimi. Cosa possiamo fare noi per aiutarvi in questo? Oltre a trovare degli accorgimenti di natura tecnica, anche di sistematicità della norma, dobbiamo cercare di darvi una mano perché le risorse che si richiedono per questo tipo di intervento sono molto sostenute.
  Penso che dovremmo lavorare su due piani paralleli, previdenza dedicata e complementare attraverso un forte impegno Pag. 17dell'Amministrazione e poi l'appoggio, per una piccola parte, a fondi privati che dobbiamo trovare in collaborazione, attraverso un impegno che deve essere comune. La norma deve consentire l'accesso a una previdenza dedicata e complementare e poi, attraverso un'apertura verso, ad esempio, Poste Italiane o altre società a partecipazione statale, fare un piccolo fondo dedicato che ci consente di integrare già la previdenza dedicata.
  Sapete, infatti, che dopo la famosa riforma Dini, dal 1996 in poi, i Carabinieri futuri saranno tutti a contributivo puro. Io sono uno degli ultimi che arriverà al retributivo. Abbiamo fatto una proiezione: un tenente dell'Accademia che oggi entra in Accademia, al termine della sua carriera avrà una pensione pari a 1.800 euro. Anche un Generale di Corpo d'armata prenderà 1.800 euro. Non è possibile. Questa è la prima cosa. Ci metteremo al lavoro per cercare delle soluzioni.
  Io sono nel gruppo di lavoro dedicato al welfare. Se voi mi consentite, lo porterò qui in Commissione e cercherò di spiegare quali sono le nostre progettualità. Mettiamo a sistema le norme e vediamo se ci possiamo dare una mano. Se qualcuno della Commissione va a parlare con l'Amministratore delegato di Poste Italiane, probabilmente, il rapporto è diverso rispetto a se ci dovesse andare uno di noi.
  Per quanto riguarda il problema alloggiativo, è un problema molto serio. Sto cercando personalmente di trovare dei project financing che ci consentano di costruire caserme con già delle strutture alloggiative dedicate. Cosa è successo? Nel tempo, purtroppo, si è pensato molto all'infrastruttura logistica fine a sé stessa, ma non agli alloggi di servizio.
  Abbiamo sedi in cui gli alloggi di servizio non esistono più, quando invece l'Arma era riconosciuta per il fatto che avesse sempre, presso le stazioni dei Carabinieri, anche gli alloggi di servizio. Purtroppo, questo nel tempo è andato scemando. Dobbiamo tornare a una soluzione alloggiativa. C'è il progetto «Casa del Carabiniere», che prevede anche la costruzione di ulteriori alloggi di servizio. Dobbiamo migliorare la capacità delle nostre strutture ricettive ed essere – consentitemi il termine – meno ortodossi nell'individuazione delle aree. Dobbiamo creare dei collegamenti con le comunità locali per andare in deroga rispetto al sistema urbanistico (cosa che è già consentita).
  Purtroppo, nel tempo, non abbiamo mai applicato una norma del codice dell'ordinamento militare – l'articolo 133, se non sbaglio – che prevede che le stazioni dei Carabinieri vengano definite opere destinate alla difesa nazionale. In questo caso si potrebbe andare in deroga attraverso un decreto interministeriale adottato dal Ministro della difesa. Nel tempo questa procedura non è stata più seguita, perché era farraginosa e creava problemi. Adesso la norma è stata un po' migliorata. Per cui, attraverso questo veicolo – lo stiamo già adottando per la nuova sede che dobbiamo realizzare a Livorno, in cui sono previste otto palazzine – potremo probabilmente trovare delle soluzioni. Ovviamente, sono progetti che io vedo a breve, medio e lungo termine. Mi auguro qualcosa a brevissimo termine, perché bisogna dare una risposta. A me piacerebbe dire ai miei Carabinieri «andate in quella stazione e siete sicuri che avrete un alloggio di servizio». Questa sarebbe la mia soluzione.
  Passo ai Carabinieri ausiliari. Io ho un'idea. È un'idea che non farà molto piacere alle Forze armate, ma – mi dispiace – io devo fare il Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Alla luce della penuria di risorse, sul piano effettivo l'Arma registra, oggi, 12.300 unità in meno. Nell'ottica futura io credo che ci sarà sempre una diminuzione di «Strade sicure» rispetto all'attuale contingente (che grava circa 7.000 uomini) e, quindi, andrà in riduzione. Lo hanno portato già a 5.000 unità, ma scenderà ulteriormente, perché le Forze armate si devono addestrare. Io ho bisogno di Carabinieri della riserva volontaria – ovvero, i vecchi Carabinieri ausiliari, con lo stesso modello – cioè Carabinieri che possono fare un servizio volontario della durata di un anno, prorogabile fino a tre, senza alcuna possibilità di stabilizzazione (bisogna essere chiari su questo), riservato Pag. 18a giovani di età da 22 a 35 anni, i quali, aderendovi, fruirebbero di certificazioni da parte nostra, curriculum professionali e tutto ciò che serve per mantenerli, anche sotto il profilo dell'appetibilità, nel mercato esterno.
  Vi dico subito che le nostre proiezioni ci dicono che questa sarebbe una grande apertura. Noi avremmo anche il veicolo, perché voi sapete che l'articolo 9 della legge n. 119 del 2022 prevede l'istituzione di una riserva operativa per le Forze armate. Lì è stato molto «regimentato» – si parla di 10.000 unità – ma se ci dovesse essere la possibilità di aprire quella delega e aumentare i numeri, noi ci porteremmo avanti.
  È ovvio – ve lo dico sin d'ora – che questo tipo di Carabinieri ausiliari della riserva volontaria – perché io li vorrei definire così: «Carabinieri ausiliari della riserva volontaria» – crea difficoltà alle Forze armate, perché il bacino da cui si attinge, purtroppo, è lo stesso e le Forze armate dicono che questo creerebbe problemi al loro reclutamento.
  Io, però, francamente, devo fare il Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. L'ho detto già ai colleghi. Devo assicurare alla mia unità organizzativa tutte le risorse disponibili. Oggi io ho 12.500 unità in meno. Stiamo facendo innumerevoli sforzi. Il mio Stato Maggiore è praticamente esaurito da quando sono arrivato io, lo dico francamente, perché do input in continuazione. Sto cercando di fare il training on the job, cioè una formazione soltanto di due anni e, poi, il terzo anno, per esempio, i sottufficiali li sto mandando dove farò, però, la formazione, quindi devo addestrare i comandanti di stazione. Devo cercare di rimodulare i corsi formativi cercando di mettere un mese in più al personale. Oggi per assicurare l'abilitazione per il personale reclutato siamo passati da un anno di reclutamento per i Carabinieri, a sei mesi. Noi mettiamo sulla strada Carabinieri che hanno fatto sei mesi di corso e li abilitiamo a fare tutto. Questo è a rischio di tutti. Io queste cose le devo mettere a sistema.
  Nel documento che vi ho lasciato ci sono scritte tutte queste cose. Io sono comunque a disposizione, personalmente.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Non essendovi altre richieste di intervento, ringrazio il generale Luongo per la disponibilità e tutti i colleghi intervenuti.
  Dichiaro, quindi, conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.45.