XIX Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Mercoledì 29 gennaio 2025
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Minardo Antonino , Presidente ... 2 

Audizione del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Gen. C. A. Carmine Masiello, sulle linee generali dell'incarico ricoperto (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Minardo Antonino , Presidente ... 2 
Masiello Carmine , Generale di Corpo d'Armata, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito ... 3 
Minardo Antonino , Presidente ... 29 
Malaguti Mauro (FDI)  ... 30 
Minardo Antonino , Presidente ... 30 
Graziano Stefano (PD-IDP)  ... 30 
Minardo Antonino , Presidente ... 33 
Bagnasco Roberto (FI-PPE)  ... 33 
Minardo Antonino , Presidente ... 34 
Mulè Giorgio (FI-PPE)  ... 34 
Minardo Antonino , Presidente ... 35 
Masiello Carmine , Generale di Corpo d'Armata, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito ... 35 
Minardo Antonino , Presidente ... 40

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANTONINO MINARDO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione diretta attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Gen. C. A. Carmine Masiello, sulle linee generali dell'incarico ricoperto (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Carmine Masiello, sulle linee generali dell'incarico ricoperto.
  Ricordo che l'audizione rappresenta l'inizio di un ciclo di audizioni con i vertici delle Forze armate.
  Do il benvenuto al Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Generale di Corpo d'Armata Carmine Masiello, accompagnato dal Generale di divisione Roberto Vergori, dal Maggiore Francesco Minopoli, dal Colonnello Andrea Martellotti, dal Tenente colonnello Matteo Bizzarri e dal Tenente colonnello Salvatore Verde.
  Dopo l'intervento del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito darò la parola ai colleghi che intendano porre domande, a cui potrà rispondere il generale Masiello.
  Chiedo, dunque, ai colleghi di far pervenire al banco della Presidenza la propria iscrizione a parlare.Pag. 3
  Do adesso la parola al Generale di Corpo d'Armata Carmine Masiello, per il suo intervento.

  CARMINE MASIELLO, Generale di Corpo d'Armata, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Signor presidente, porto a lei, agli onorevoli deputati e deputate presenti e al vicepresidente Mulè il saluto di tutto il personale militare e civile dell'Esercito italiano che mi onoro di comandare da quasi un anno.
  Grazie per questo invito che mi offre l'opportunità di illustrare le linee programmatiche di sviluppo poste alla base del mio mandato, quale primo responsabile dell'organizzazione e dell'approntamento dell'esercito, nonché dell'impiego del dispositivo per la difesa terrestre del territorio.
  La complessità dell'attuale scenario internazionale impone di riflettere sulle nuove esigenze di difesa e sicurezza del Paese e di investire in prontezza, efficienza e capacità di deterrenza delle nostre Forze armate. L'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa, il conflitto in Medioriente, la recente crisi in Siria, l'instabilità dei vicini Balcani e del continente africano, sono avvenimenti che influenzano, direttamente e non, gli interessi dell'Italia e la sicurezza dei cittadini.
  Non intendo in questa sede elaborare teorie sui mutati contesti geopolitici e sul crollo della pacifica convivenza internazionale, però desidero premettere che la mia visione, su come affrontare il presente e di come pensare al futuro dell'Esercito, affonda le radici sia nell'analisi dell'aumento delle minacce alla pace, a noi sempre più vicine, sia nella consapevolezza di come il carattere di questi conflitti si sia evoluto in nuovi paradigmi altamente competitivi e pericolosi.
  L'Esercito ha il dovere – come ha sempre fatto – di prepararsi a qualsiasi evenienza, nel quadro delle direttive del Ministro della difesa e del Capo di Stato Maggiore della difesa, proprio per poter far fronte agli scenari peggiori, evitando di Pag. 4farsi trovare impreparato. Alla luce dei tempi in cui viviamo, questo compito non è semplice. È necessario disporre di uno strumento militare che nel contesto delle alleanze di cui l'Italia fa parte (ONU, NATO, Unione europea) sia capace non solo di fronteggiare i possibili avversari nei domini tradizionali (terrestre, marittimo e aereo), ma anche di contrastare le minacce emergenti nei domini spazio e cyber, adeguandosi rapidamente – e sottolineo «rapidamente» – all'incessante ondata tecnologica, che sta comportando una vera e propria rivoluzione in campo militare.
  Se consideriamo lo scenario ucraino, che ne è la dimostrazione più evidente, si combattono contemporaneamente tre tipi di conflitti: uno tradizionale, di carri armati, artiglierie e trincee; uno innovativo e tecnologico, di droni, missili ipersonici e attacchi cibernetici; infine, una guerra ibrida e di disinformazione, orientata a indebolire le opinioni pubbliche e a minare il morale dei combattenti.
  L'impatto di tale metamorfosi sul campo di battaglia, per gli eserciti come il nostro, è stato dirompente. Infatti, negli ultimi trent'anni circa siamo stati focalizzati e strutturati sulle operazioni di mantenimento e supporto alla pace, nelle quali abbiamo contribuito all'affermazione dello stato di diritto e alla risoluzione di crisi nel mondo, pagando anche un grosso tributo in termini di vite umane.
  In sintesi, si tratta per l'Esercito di riappropriarsi rapidamente della capacità di condurre operazioni ad alta intensità, attraverso rapidi interventi strutturali, tra cui: in primis un rinnovato dimensionamento quantitativo e qualitativo dello strumento, che include la rivitalizzazione delle strategie di reclutamento e mobilitazione; dedicati programmi di ammodernamento e rinnovamento di armi, mezzi e sistemi e ripianamento delle scorte di materiali e munizioni; e, in terzo luogo, Pag. 5il modo in cui ci formiamo, addestriamo, operiamo e organizziamo, inclusi i programmi di sostegno e di benessere per il personale.
  Le linee programmatiche di sviluppo poste alla base del mio mandato perseguono un obiettivo forse ancora più ambizioso, quello di un vero e proprio cambiamento culturale e di approccio organizzativo, cioè nel modo in cui pensiamo e agiamo, in cui la capacità di innovarsi e l'attitudine al cambiamento continuo rappresentino l'attività vitale dell'Esercito. L'Esercito deve essere proattivo, adeguandosi alle minacce attuali, mentre si trasforma per quelle che verranno, in quanto le sfide si affrontano e si vincono con un'evoluzione continua.
  Tale obiettivo richiede un investimento concreto sulle nuove generazioni, che sono il futuro delle istituzioni, e sulla loro formazione. I giovani sono capaci di intercettare le evoluzioni rapidissime della nostra società e possono e devono essere il motore del cambiamento per far crescere l'Esercito.
  Sin dall'inizio del mio mandato ho dato forte impulso al progetto «Distanza Zero», fatto di diverse iniziative e progettualità che tendono all'azzeramento delle distanze tra il centro e la periferia. Queste danno a tutto il personale, senza distinzione di grado, età e anzianità di servizio, la possibilità di essere coinvolto e di potersi esprimere e consente ai decisori di intercettare le idee e le intuizioni migliori. Sono fermamente convinto che le idee non hanno gradi.
  Il progetto ha già fatto registrare un ottimo segno di vitalità dell'istituzione, assicurando un valore aggiunto di proposte su come adeguare processi, procedure e capacità dell'Esercito. In tale quadro, la formazione ha un ruolo abilitante e insostituibile nella spinta innovativa, necessaria per cambiare e adeguare lo strumento militare terrestre alla velocità oggi richiesta. La formazione dovrà essere il volano di un'atmosfera organizzativa,Pag. 6 capace di evitare la stagnazione intellettuale, di diffondere il contraddittorio costruttivo, il pensiero laterale, il contrasto alla repressione dell'errore, errore che, invece, deve essere accettato quale parte di un percorso di crescita individuale e collettiva, purché non sia frutto di ignavia, scarico di responsabilità e mediocrità. La paura di sbagliare toglie ossigeno all'innovazione. Solo sbagliando si cresce e l'Esercito ha bisogno di crescere e innovarsi.
  In sintesi, la formazione è l'elemento strategico di intersezione dei tre assi portanti di sviluppo che ho posto alla base del mio mandato: addestramento, tecnologia e valori. Senza di essi l'Esercito non esiste o non sopravvive. L'addestramento è l'assicurazione di essere sempre pronti, all'altezza delle aspettative che la Nazione ripone su di noi. La tecnologia rappresenta la proattività e l'elemento chiave per assicurare ai nostri soldati le migliori soluzioni industriali possibili, a vantaggio di una superiore capacità di ingaggio, di difesa e di protezione delle nostre forze. I valori rappresentano le nostre regole di vita, ovvero l'impegno che ognuno di noi ha assunto giurando fedeltà alla Repubblica, al cospetto del tricolore, racchiuso nelle stellette che portiamo sul bavero. Tali regole sono la garanzia che l'Esercito ci sarà sempre quando il Paese chiama.
  Fatta questa premessa doverosa, tratterò ora diversi aspetti tecnici, con riguardo al modello organizzativo, a tematiche del personale, ammodernamento e rinnovamento dello strumento, logistiche e infrastrutture, preparazione e impiego operativo e, infine, risorse finanziarie.
  Partendo dal modello organizzativo e dagli aspetti di carattere quantitativo, essi sono connessi in particolare con il tema delle dotazioni organiche. Con l'approvazione della legge n. 119 del 2022 e del decreto legislativo n. 185 del 2023 è stato invertito il trend di riduzione delle dotazioni organiche della Pag. 7difesa, prevedendo un incremento di 3.700 unità per l'Esercito e fissando i volumi complessivi per la Forza armata a 93.100 unità (mi riferisco al personale militare), da conseguire entro il 2033. Tali volumi risultano, comunque, inadeguati alle esigenze di carattere operativo e non assicurano alla Forza armata la massa necessaria ad affrontare un eventuale conflitto ad alta intensità, che richiede, tra l'altro, la capacità di alimentare e rigenerare le forze impiegate in combattimento.
  Le limitazioni dell'attuale modello appaiono immediatamente evidenti se analizziamo le richieste avanzate dall'Alleanza atlantica nell'ambito degli obiettivi capacitivi 2025, i cosiddetti «capability targets» 2025, e diventano ancora più significative se confrontate con la necessità di assicurare ulteriori forze per l'esecuzione del Piano militare di difesa nazionale.
  Per il solo conseguimento del primo obiettivo, lo stato maggiore dell'Esercito, in sinergia con il vertice Interforze, ha stimato la necessità di un incremento delle dotazioni organiche tra le 40 mila e le 45 mila unità rispetto alle previsioni normative vigenti, definendo un modello in chiave NATO oscillante tra le 133 mila e le 138 mila unità, sul quale sono in corso approfondimenti per la verifica di ulteriori esigenze per la difesa nazionale.
  Si tratta certamente di numeri importanti, che richiedono riflessioni e soluzioni che non possono più essere posticipate. Occorre in primo luogo perseguire un incremento delle dotazioni organiche, esplorando, in regime di pariteticità con le altre Forze armate, la possibilità di individuare veicoli normativi in grado di aumentare le dotazioni organiche in ragione dei compiti esclusivi attribuiti all'Esercito e non generabili all'occorrenza, come ad esempio: nel comparto sanitario proiettabile; nell'ambito delle capacità di combattimento nel sottosuolo; Pag. 8nell'attività cyber nello spazio elettromagnetico, capacità fondamentale per i conflitti futuri sempre più datacentrici; nella difesa antiaerea contro missili balistici quale contributo dell'Esercito alla difesa dello spazio aereo nazionale, oltre che delle unità schierate in operazioni.
  Parallelamente, occorre ristrutturare, con estrema urgenza, il comparto delle forze di completamento, evolvendo verso la costituzione di un bacino di forze di riserva prontamente impiegabili in grado di espandere, all'occorrenza, il modello vigente, alimentare e rigenerare le forze e concorrere alle esigenze derivanti dalle operazioni sul territorio nazionale o di sostegno alla popolazione.
  In aggiunta a ciò, nell'ambito delle potestà ordinative di mia competenza e in linea con l'indirizzo della Difesa, sto procedendo a una riorganizzazione interna, nell'ottica di costituire nuove unità maggiormente funzionali alle esigenze dettate dai moderni scenari operativi, anche costituendo le cosiddette «unità quadro», cioè da alimentare all'occorrenza.
  In ultimo, la riconfigurazione ordinativa riguarderà anche lo stato maggiore dell'Esercito e i comandi di vertice della Forza armata, che a breve verranno rivisti con un approccio funzionale in un'ottica di recupero di preziose dotazioni organiche a favore della componente operativa. In sintesi, la consapevolezza della mutata situazione di sicurezza internazionale impone una riflessione urgente sul dimensionamento quantitativo della Forza armata.
  Vengo a trattare le tematiche del personale, con particolare riferimento alle criticità connesse con il reclutamento, alla necessità di disporre di un bacino di forze di riserva e alla tutela della specificità militare.
  Richiamo in questa sede le parole del generale Randy Alan George, mio omologo statunitense, che ha affermato come il Pag. 9reclutamento costituisca la sfida principale che dobbiamo affrontare. Molti dei Paesi alleati e partner stanno affrontando criticità nei reclutamenti correndo ai ripari con molteplici iniziative per avvicinare i giovani alle Forze armate. Il trend delle domande per i concorsi di arruolamento per le varie categorie dell'Esercito è oggetto di continua e attenta analisi.
  Il potenziale incremento dei conflitti in corso, il calo demografico, i livelli di occupazione record, le prospettive e le opportunità generate dal PNRR, nonché i mutamenti generazionali, influenzano negativamente il reclutamento.
  Con specifico riguardo alla categoria degli ufficiali, dopo un periodo di costante livello delle domande di partecipazione ai concorsi per l'accademia, si sta registrando, per il 2025, una flessione significativa delle candidature, tanto che abbiamo promosso un prolungamento dei termini di presentazione delle domande di due settimane (il concorso scadrà il 30 gennaio prossimo).
  Mi preme, altresì, evidenziare che le criticità legate alla mancanza di attrattiva soprattutto di concorsi per reperire personale laureato in professionalità pregiate, corpo ingegneri e corpo sanitari, sono anche determinate da ragioni di trattamento economico non competitivo, dalle quali discende, peraltro, anche un fenomeno di esodo del personale già in servizio permanente.
  In linea generale, per tutti i gradi, il trattamento economico non è adeguato a livello di competenze e di responsabilità richieste, favorendo la citata fuoriuscita di personale e soprattutto di coloro che operano in settori di nicchia e/o di coloro che non hanno davanti a sé particolari prospettive di carriera in termini di impiego e avanzamento.
  Ho dato, pertanto, mandato al mio stato maggiore di individuare aree di intervento con soluzioni rapide, il cui riscontro Pag. 10è stato quasi immediato nella positività dei risultati, in particolare per la categoria dei volontari. Abbiamo, nello specifico, semplificato le procedure concorsuali con l'obiettivo di avvicinare alle istituzioni un maggior numero di ragazzi e ragazze che intendono sposare i nostri valori, riducendo al massimo la burocratizzazione dei processi, alleggerendo le spese concorsuali a carico dei candidati e combattendo gli stereotipi degli anni Settanta che dipingevano il militare come una figura molto lontana da quella del soldato odierno attraverso una comunicazione efficace tesa a valorizzare la professione in armi.
  Con l'ultimo blocco di reclutamento del 2024 abbiamo raggiunto l'obiettivo di oltre 3.000 idonei, a fronte di 2.000 posti a concorso. Per cui, ho disposto di rendere disponibile una nuova sede per addestrare le reclute. L'obiettivo è non lasciare nessuno a casa. Chi ha investito tempo e denaro per superare il concorso vestirà l'uniforme, purché condivida i valori del mondo militare intesi come servizio al Paese. Per il primo blocco 2025 abbiamo registrato, dal numero delle domande, una rinnovata attrazione. Speriamo fortemente di veder confermato questo trend.
  Un ulteriore importante intervento, per il quale stiamo sviluppando appositi approfondimenti con relative proposte normative che saranno veicolate allo stato maggiore della Difesa, è l'adozione di un sistema di reclutamento misto, che, avvalendosi dell'articolo 803 del COM (Codice dell'Ordinamento Militare), consenta di disporre di contingenti aggiuntivi di personale appartenente alla categoria dei militari di truppa in ferma prefissata, per soddisfare specifiche esigenze operative derivanti da attività di concorso, soccorso e assistenza sul territorio nazionale e all'estero.
  Con riguardo alle forze di riserva, che altri Paesi contemperano compiutamente, inizio con il dire che oggi non disponiamoPag. 11 di un sistema in grado di garantire un output operativo in linea con i mutati scenari internazionali, né tanto meno di svolgere efficacemente i compiti in circostanze di pubblica calamità e in altri casi di straordinaria necessità e urgenza.
  È necessario, quindi, mettere mano a una robusta revisione della normativa vigente in materia, al fine di rivitalizzare le attuali forze di completamento, trasformandole, in linea con gli studi in atto presso lo stato maggiore dell'Esercito e all'esito delle indispensabili interlocuzioni con il Capo di Stato Maggiore della Difesa e con l'autorità politica, in un bacino di forze di riserva opportunamente articolato e alimentato secondo il nuovo modello di reclutamento del personale in ferma, che prevede, all'atto del congedo, di confluirvi automaticamente e permanervi per un congruo periodo.
  Sempre in tema di risorse umane, alla criticità sui volumi di forze di cui ho già detto, si aggiunge il numero di personale che beneficia degli istituti di legge speciali, con particolare riguardo alla tutela della paternità e maternità, previsti dal decreto legislativo n. 157 del 2000, alla condizione di disabilità di cui alla legge n. 104 del 1992 e all'eleggibilità per l'espletamento di un mandato elettorale, previsto dal decreto legislativo n. 267 del 2000, nella considerazione che tali istituti non consentono il completo impiego della componente umana nell'ambito dello strumento militare.
  Oggi tale volume si assesta a circa 6.700 militari. La specificità militare, che è la terza tematica che intendo portare all'attenzione di questa Commissione, richiederebbe un approccio diverso, tale che salvaguardi l'operatività dell'Esercito e i doveri connessi allo status di militare, senza far venir meno i diritti della persona e le garanzie costituzionalmente garantite.
  Inoltre, essa è connessa al tema della prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro, sulla quale l'Esercito profonde da Pag. 12sempre un impegno continuo nella convinzione che essa sia un tratto distintivo del nostro modo di essere, pensare e agire, che incrementa lo spirito di corpo e la nostra efficienza.
  Tuttavia, nella condotta delle operazioni militari, di quelle emergenziali e nell'esecuzione delle attività addestrative, gli oneri e la complessità degli adempimenti connessi all'applicazione delle norme prevenzionali impattano notevolmente con la necessità di assicurare rapidità del processo decisionale e prontezza ed efficacia dell'azione, che sono elementi indispensabili all'espletamento dei peculiari compiti di istituto. Pertanto, ritengo necessaria, in particolare oggi, un'approfondita riflessione che favorisca l'evoluzione della norma prevenzionale così da permettere al personale di potersi addestrare e operare efficacemente in ambienti e situazioni che nulla hanno di ordinario.
  È giunto, dunque, il momento di affrontare organicamente il tema della piena valorizzazione della specificità militare attraverso una norma ad hoc, al fine di rendere più efficace l'assolvimento degli altri compiti istituzionali affidati all'Esercito, al contempo sostenendo gli imprescindibili diritti posti a tutela della persona e del lavoratore in una spirale virtuosa di rispetto di valori e di impegno verso le istituzioni.
  Infine, occorre pensare a un sistema di benessere dedicato, che abbia anche la funzione di mitigare gli impatti che un servizio stressante e impegnativo come quello operativo può generare. In quest'ottica, occorre mettere a sistema il nostro modello organizzativo e di impiego con i programmi di sostegno e benessere per il nostro personale, nella piena consapevolezza che la risorsa umana è il fulcro della prontezza ed efficacia dell'Esercito.
  La centralità del soldato nell'Esercito non può essere separata dalla tutela delle famiglie. Programmi di assistenza familiare,Pag. 13 alloggi adeguati e servizi di sostegno di base sono essenziali per valorizzare il servizio reso al Paese dalle nostre donne e dai nostri uomini. Sono temi di primaria importanza, che cerchiamo di affrontare con gli strumenti e le risorse disponibili, in sinergia con le associazioni professionali a carattere sindacale tra militari, divenute pienamente operativi nel 2024. I loro rapporti con l'amministrazione sono già evoluti in una dimensione di grande rispetto reciproco e collaborazione, divenendo, nell'ambito della loro sfera di competenza, un valore aggiunto, anzi – direi – un moltiplicatore di efficacia a supporto dell'azione di comando.
  Gli alloggi di servizio, sui quali tornerò in seguito, gli asili nido, le strutture per il recupero psicofisico, quali basi logistiche e foresterie, per fare degli esempi, sono iniziative che dovranno essere inquadrate dal punto di vista normativo e sostenute da più adeguate risorse, ma che devono accompagnarsi ad altre norme, oggi assenti, che rendono tutto il «personale con le stellette» impiegabile, senza limitazioni di luogo e tempo, nelle situazioni di crisi e di emergenza e, con specifici accorgimenti, nelle attività di aggiornamento professionale e di addestramento.
  A quanto esposto sinora si affianca l'esigenza relativa alla disponibilità ed efficienza dei necessari strumenti per operare. Disporre di mezzi materiali e sistemi d'arma tecnologicamente avanzati e competitivi costituisce condizione irrinunciabile affinché l'Esercito possa operare quale strumento militare credibile ed efficace e, quindi, dissuasivo.
  Oggi vince chi ha il vantaggio della superiorità tecnologica. Per questo, come ho sottolineato all'inizio del mio mandato in più sedi, e reputo importante ripeterlo oggi, l'Esercito o è tecnologico o non è. L'attuale divario che ci separa dalle altre componenti deve essere colmato nel più breve tempo possibile. Pag. 14In tale ottica, nel mese di settembre 2024 abbiamo dato avvio, con una prima esercitazione e sperimentazione, all'introduzione di nuove soluzioni tecnologiche per sistemi d'arma e piattaforme, con le quali stiamo iniziando a equipaggiare le unità dell'Esercito, ponendoci all'altezza, in alcuni settori anche all'avanguardia, rispetto a molti eserciti occidentali.
  È una iniziativa che trova il proprio fondamento concettuale e capacitivo nella cosiddetta «bolla tattica», attraverso l'utilizzo combinato di capacità cibernetiche, di gestione dello spazio elettromagnetico e sistemi di comunicazione satellitari, al fine di creare una sorta di «schermo» nel quale le nostre unità possano muoversi liberamente e protette, senza essere visibili, attaccando e degradando la capacità tecnologica avversaria. Tale architettura consente a tutti gli elementi schierati sul campo di battaglia di dialogare dinamicamente e in modo collaborativo, rendendo più efficiente il comando e controllo, aumentando le capacità di ingaggio a tutto vantaggio della rapidità delle decisioni dei comandanti, della letalità delle unità sul terreno e soprattutto della protezione delle nostre forze.
  La bolla tattica costituisce, quindi, l'elemento cardine dell'evoluzione tecnologica dell'Esercito. In termini di sistema d'armi e piattaforme, richiamo quindi le principali esigenze della Forza armata, le cui priorità vertono: sul rinnovamento della componente pesante; sull'adeguamento della protezione delle forze alle diversificate minacce presenti sui campi di battaglia odierna e provenienti soprattutto dalla terza dimensione; sulla capacità di ingaggio degli obiettivi alle lunghe distanze; e sulla componente elicotteristica e aeromobile a pilotaggio remoto.
  Per quanto attiene alla componente pesante, essa dovrà basarsi su una nuova generazione di carri armati e veicoli da combattimento cingolati, caratterizzati da elevata mobilità e Pag. 15livello di protezione, superiori capacità di ingaggio anche in scenari urbani e interazioni con piattaforme remotizzate, terrestri e aeree per giungere ad un approccio sistemico nella gestione delle operazioni.
  Tale esigenza si traduce negli ambiziosi programmi per il nuovo carro armato e per il nuovo sistema da combattimento blindato dell'Esercito. Tutto ciò fermo restando la necessità di portare a compimento l'ammodernamento del carro armato «Ariete C2» e il mantenimento in condizioni operative del veicolo «Dardo», esigenza sulla quale ritornerò a breve.
  Relativamente alle forze medie e leggere sono stati già avviati programmi di acquisizione del veicolo blindato medio «Freccia», nella versione di aggiornamento di mezza vita, e del veicolo tattico leggero multiruolo «Lince 2». A tali programmi si aggiungono quelli relativi all'unità con capacità specialistiche, che prevedono l'acquisizione di piattaforme idonee all'impiego, di unità paracadutisti, aeromobili e alpini con capacità artiche e anfibie.
  Altra esigenza, confermata dagli ammaestramenti dei principali conflitti in corso, è quella di procedere allo sviluppo di una capacità di difesa integrata e multilivello dei dispositivi terrestri da minacce provenienti dalla terza dimensione, incrementando le prestazioni numeriche dei sistemi e creando un continuum prestazionale tra i diversi segmenti capacitivi, partendo da quello a media portata, rappresentato dall'ormai ben noto «SAMP/T», passando al sistema a corta portata, rappresentato dal programma «GRIFO» sul missile «CAMM-ER», fino al contrasto delle minacce a cortissima portata, comprendendo in tale ambito anche le capacità di contrasto ai droni delle categorie micro e mini, nonché i sistemi contro razzi, artiglierie e mortai.Pag. 16
  Con particolare riferimento alla cortissima portata, l'Esercito mira a potenziare le proprie capacità attraverso lo sviluppo di un sistema da prevedere nelle configurazioni spalleggiabile e veicolare, accomunate dalla possibilità di impiego del medesimo missile.
  La terza priorità è la capacità di ingaggio di precisione in profondità. In tale segmento l'Esercito deve dotarsi di nuovi sistemi lanciarazzi, ma anche di obici semoventi ruotati, di obici leggeri e relativo munizionamento, per incrementare il supporto di fuoco a tutti i livelli ordinativi.
  A tali programmi si affiancano quelli relativi al munizionamento di precisione «Vulcano» e al munizionamento circuitante da acquisire in diverse tipologie per incrementare le possibilità di ingaggio selettivo e la distanza di impiego a integrazione delle artiglierie tradizionali.
  Chiudo la disamina delle priorità capacitive dell'Esercito con un richiamo alla componente elicotteristica e al segmento di aeromobili a pilotaggio remoto.
  In riferimento agli elicotteri incide il programma relativo al «Nuovo Elicottero da Esplorazione e Scorta (NEES) AH-249 Fenice» di prevista introduzione in servizio nel 2027 e sul quale l'Esercito, sin dall'inizio, ha lavorato con l'industria per la definizione dei requisiti e l'introduzione di innovazioni tecnologiche avanzate nei settori della digitalizzazione, della connettività e dell'integrazione dei sistemi senza equipaggio.
  In riferimento agli APR (aeromobili a pilotaggio remoto), e in particolare ai segmenti micro e mini, è evidente, come ho anticipato in premessa, che tali sistemi stiano oggi rivoluzionando – anzi, direi hanno già rivoluzionato – il modo di combattere richiedendo disponibilità fino ai minimi livelli ordinativi per supportare le funzioni di intelligence, sorveglianza e acquisizione obiettivi e in prospettiva futura di gestione del Pag. 17fuoco e di ingaggio, passando da un approccio «sensore sistema d'arma» a un approccio «qualsiasi sensore, miglior sistema d'arma».
  Per tale insieme di ragioni, l'Esercito ha avviato un programma di acquisizione massiva di APR micro e mini. Tuttavia, le lezioni apprese dai conflitti in corso ci dicono tali quantità essere ancora lontane dall'ottimale.
  Essi, in sistema con gli altri sensori, decisori e attuatori, che costituiscono la bolla tattica, dovranno essere coordinati da innovativi strumenti per la gestione del campo di battaglia e integrati attraverso modalità trasmissive eterogenee (Wi-Fi, tecnologia 5G, satellitare e radio) all'interno delle cosiddette «reti da combattimento», supportati da algoritmi di intelligenza artificiale che permettano la compressione dei tempi nel processo di scambio informativo, al fine di massimizzare l'efficacia dell'operazione.
  Il piano di ammodernamento e rinnovamento dell'Esercito contempera numerosi altri programmi, tra cui evidenzio quelli relativi al rinnovamento dell'equipaggiamento del soldato, ai sistemi di comando e controllo, mobilità, contromobilità e protezione delle forze, alla logistica. Sono tutti programmi che non tratterò per ragioni di tempo, ma che in modo tra loro trasversale, sinergico e integrato, apportano un fondamentale contributo all'efficacia e all'efficienza dello strumento militare terrestre.
  Con particolare riguardo all'ammodernamento delle capacità, riveste un ruolo cruciale il mantenimento in condizioni operative delle piattaforme oggi in inventario, le cosiddette «flotte legacy», esigenza che deriva dalla constatazione che il rinnovamento delle flotte da combattimento, in particolare per la componente pesante, vedrà i primi significativi effetti non prima del 2030.Pag. 18
  Pertanto, per garantire una credibile capacità di combattimento nell'immediato e l'assolvimento delle missioni assegnate alla Forza armata, risulta imprescindibile il mantenimento in efficienza delle piattaforme in servizio, oggi afflitte da un livello medio di efficienza pari a circa il 30 per cento, a causa sia della crescente vetustà di alcuni complessivi o sotto complessivi sia della lentezza nella produzione da parte dell'industria della ricambistica necessaria.
  Per questo motivo, a partire dal 2024, è stata avviata una strategia per la risoluzione di tali criticità; strategia che prevede l'intervento di tutti gli attori coinvolti in maniera sinergica sia dell'amministrazione Difesa sia del comparto industriale.
  A novembre scorso, con la firma di uno specifico decreto interministeriale, abbiamo segnato un deciso punto di svolta in quanto, consentendo la stipula di contratti pluriennali oltre i tre anni, tale decreto assicurerà al comparto industriale una maggiore profondità temporale dei finanziamenti e, quindi, una pianificazione delle manutenzioni e degli approvvigionamenti di ricambi più efficace.
  È, quindi, evidente come il processo di ammodernamento e di rinnovamento dell'Esercito richieda adeguate risorse in conto capitale nonché certezza, profondità e stabilità degli stanziamenti.
  Tale esigenza è ancora più pressante nell'attuale momento storico, che ha determinato una vera e propria corsa agli armamenti. Tale dinamica sta determinando un sovraccarico in termini di domanda per i principali sistemi che, se non si vuole accumulare ulteriore ritardo, impone l'avvio delle imprese in un lasso di tempo molto breve, tanto più che l'aumento dei prezzi, generato da tale incremento della domanda a livello mondiale e dal costo delle materie prime, comporta una ridotta capacità Pag. 19acquisitiva anche a fronte di un aumento del bilancio della Difesa.
  La certezza, profondità e stabilità dei finanziamenti rappresenta, però, solo uno degli aspetti che concorrono all'efficacia e all'efficienza del processo di acquisizione. Parimenti, occorre, da un lato, intervenire sulla semplificazione delle norme e rapidità dei processi che regolano il procurement militare, e, dall'altro, adottare un approccio sempre più sinergico e proattivo nelle relazioni con il mondo dell'università e della ricerca e con il comparto industriale.
  Relativamente al primo aspetto – il procurement – richiamo il lungo processo che oggi parte dalla redazione di un'esigenza operativa, passa per la declinazione dei requisiti tecnici, per arrivare, infine, all'attuazione di procedimenti tecnico-amministrativi, che soggiacciono, anche per l'acquisizione di sistema d'arma e per materiali e servizi per fini specificamente militari, alle norme ordinarie del codice degli appalti.
  In un contesto come quello odierno, in cui le evoluzioni tecnologiche sono all'ordine del giorno – e, tanto per fare un esempio, un drone, per citare uno dei programmi di cui si parlava in precedenza, diventa obsoleto pochi mesi dopo l'introduzione in servizio – la Difesa ha bisogno – è indispensabile – di adottare processi acquisitivi e aderenti, dal punto di vista dei tempi e dei requisiti, alle proprie esigenze.
  Non è possibile pensare che l'acquisizione, la certificazione, l'introduzione in servizio di un sistema d'arma ad alto contenuto tecnologico richieda procedimenti pluriennali quando le innovazioni tecnologiche avvengono ormai nell'arco di pochi mesi.
  Non è possibile pensare che per acquisire un carro armato ci si debba rifare alle norme ordinarie. Serve una decisa svolta nella direzione di un procurement militare, che trovi, nelle Pag. 20deroghe previste dal codice degli appalti, i cosiddetti contratti esclusi a estranei, la procedura principale per l'affidamento. Auspichiamo in tal senso una rapida revisione dell'attuale impianto del decreto legislativo n. 208 del 2011 che, pur prevedendo le citate fattispecie contrattuali, non è più adeguato a soddisfare, con aderenza e tempestività, le nuove sfide della difesa.
  Quanto al secondo aspetto, nella concezione, sviluppo e ingegnerizzazione di soluzioni tecnologiche ai problemi militari, non possiamo fare a meno di adottare un approccio di sistema Paese, quindi un approccio basato sulla collaborazione e cooperazione delle istituzioni, delle industrie, delle università e del mondo scientifico della ricerca; un approccio che sia, però, pragmatico e che dia risultati immediati.
  Non possiamo, oggi, pensare a logiche autoreferenziali in base alle quali non cerchiamo il confronto sin dall'inizio, con carattere di innovazione, quotidianamente, per comprendere l'impatto delle tecnologie emergenti e la loro applicazione nel mondo militare.
  In sintesi, il rapporto con l'industria della difesa deve andare oltre la mera relazione committente e fornitore, evolvendo in un lavoro di squadra, con unitarietà di intenti e di risultato, in cui andare a definire congiuntamente cosa serve ed entro quando serve, attraverso un continuo dialogo e confronto con le grandi, medie e piccole imprese operanti nel settore.
  In questo senso voglio citare alcuni esempi di procedure virtuose che abbiamo avviato e stiamo portando avanti. Ho richiamato in precedenza il programma «NEES», dal cui avvio, nel 2014, l'Esercito ha posto in essere, con la design authority e la società Leonardo Elicotteri, una costante, strutturata ed efficiente interazione biunivoca.Pag. 21
  Penso, inoltre, alle iniziative in corso, tese a mappare le realtà industriali su tutto il territorio nazionale, soprattutto nell'ambito dell'attività di ricerca, sviluppo e sperimentazione concettuale, come nel caso della campagna su sistemi robotici autonomi, così come al meccanismo di richieste di proposta all'industria; iniziative che sono accolte con entusiasmo dal settore industriale, che ha mostrato vitalità e un forte spirito di collaborazione.
  Passo al tema delle attività logistiche. Normalmente, e aggiungo erroneamente, siamo abituati a guardare a tali attività come accessorie alle condotte delle operazioni, ma la logistica, ci tengo a sottolinearlo, segna il passaggio dalla estemporaneità di un piano alla sua scientificità. Non c'è operazione militare senza un'attenta valutazione della sua fattibilità e sostenibilità.
  Le attività logistiche sono molteplici, interconnesse tra di loro e intimamente collegate ai volumi finanziari a esse attribuiti. Una logistica ben strutturata anche sotto il profilo finanziario, ad esempio nel settore del rifornimento e del mantenimento, assicura la funzionalità della flotta di mezzi e sistemi impiegati, oggi, nell'ambito delle ventidue operazioni e missioni al di fuori dei confini nazionali che l'Esercito continua a garantire, dalla Lettonia all'Africa.
  Non parlerò di tutte le attività logistiche, ma proprio in considerazione dell'urgenza in cui tali ambiti versano, mi vorrei soffermare principalmente sugli aspetti legati alla disponibilità di scorte, con particolare riferimento a quelle di munizionamento e infrastrutture.
  Relativamente al munizionamento, evidenzio che tale settore ha subito un forte ipofinanziamento negli anni. Per quanto il nostro personale possa essere addestrato, preparato e dotato di piattaforme allo stato dell'arte, dai livelli di scorta dipende la Pag. 22sostenibilità e la fattibilità dei nostri impegni nazionali e internazionali, nonché la credibilità della nostra deterrenza.
  In merito bisognerà agire in maniera parallela su due ambiti: incrementare le risorse finanziarie per avvicinarsi agli attuali volumi di scorte richiesti dall'Alleanza, che devono essere costituiti necessariamente in tempo di pace; e stringere accordi internazionali che velocizzino gli approvvigionamenti, stante la limitata capacità industriale del Paese e dell'Unione europea nello specifico settore.
  Passando alle infrastrutture ritengo che caserme nei centri cittadini prive e lontane da aree addestrative, senza strutture sportive o alcuna misura di benessere siano un modello ormai superato.
  Dobbiamo aspirare a realizzare basi nuove, autosostenibili, che comprendano tutto e siano resilienti dal punto di vista energetico.
  In tale ottica abbiamo definito un programma di riqualificazione infrastrutturale che riguarda nel complesso ventotto infrastrutture. Stimiamo di avviare il rinnovamento delle prime sette, rimandando l'avvio delle restanti progettualità in relazione alle risorse disponibili, sia in termini finanziari, sia di disponibilità di personale tecnico.
  Inoltre, in piena coerenza con quanto previsto nell'ambito del procurement militare, nella considerazione che le infrastrutture militari sono parte integrante del sistema difesa, appare assolutamente urgente sottoporre anche tale settore ad una normativa specifica del codice degli appalti per la realizzazione di infrastrutture militari, le cui progettualità, anche per carenza di personale tecnico-qualificato, richiedono in media almeno quattro o cinque anni per essere portate a compimento; tempistiche inadeguate se confrontate con i mutamenti geopolitici Pag. 23in atto, in quanto influiscono negativamente sulle condizioni dei nostri soldati e delle loro famiglie.
  Al tema infrastrutturale si accompagna la scarsa capacità di alloggiare e supportare il personale in servizio. Molto si è fatto gravitando con le risorse disponibili sulle aree urbane maggiormente sottoposte a criticità di carattere alloggiativo, come Milano, Bologna, Bolzano, Verona e Roma, ma molto occorrerà fare in quanto dei 7.823 alloggi complessivi, utili ai fini istituzionali, solo il 36 per cento risulta assegnato a personale in titolo. Pertanto, traguardando la complessiva necessità, sarà necessario, in primo luogo, ribilanciare gli alloggi occupati dai sine titulo – che oggi sono il 24 per cento del totale – verso personale in servizio, prediligendo chi è soggetto a trasferimenti di autorità.
  Tutti questi interventi finora richiamati non avrebbero senso se non valutati a sistema con la preparazione e l'impiego dello strumento.
  L'inevitabile ritorno al concetto di combattimento o, in altri termini, ai «sacri» testi della guerra classica e convenzionale, dettato dal rinnovato contesto di sicurezza internazionale, comporta una profonda riflessione circa lo stato di salute addestrativa dell'Esercito, da troppi anni orientato all'operazione di mantenimento e supporto alla pace e all'operazione «Strade sicure», con un conseguente degrado della propria capacità di combattimento.
  L'operazione «Strade sicure» vede oggi l'impiego di un contingente dell'Esercito di 6.635 soldati, articolato su undici comandi interprovinciali o interregionali, i cosiddetti «raggruppamenti», in tutte le regioni italiane, a eccezione del Molise, operando in cinquantasette province e nei principali capoluoghi di regioni e città metropolitane.Pag. 24
  Tuttavia, sebbene la collettività nazionale abbia imparato, anche grazie a tale operazione, a conoscere e ad apprezzare l'Esercito, il costante e prolungato impiego ha un effetto diretto e cumulativo sul livello di preparazione e prontezza dei reparti operativi rispetto all'assolvimento delle primarie missioni istituzionali, tutto ciò acuito dal recupero psicofisico accumulato dal personale (al termine di un turno il personale accumula 55 giorni di recupero) e dal ricondizionamento dell'unità al termine dei cicli di impiego.
  Ciò non consente di far fronte all'esigenza prioritaria di addestrare l'Esercito e preparare le forze all'impiego in contesti sempre più competitivi, ad alta intensità e intrinsecamente letali, come dettato dal paradigma di sicurezza attuale.
  Per quanto riguarda l'estero, l'Esercito impiega attualmente oltre 4.200 soldati con un trend in crescita e nei limiti della forza massima autorizzata di 5.323 unità. Come anticipato, siamo impiegati in ventidue operazioni e missioni sulle trentotto della Difesa, tra cui voglio ricordare il delicato impegno in Libano e l'incrementata presenza sul fianco est dell'Alleanza, dove sono schierati assetti in Lettonia, Ungheria e Bulgaria, significando che in quest'ultimo teatro operativo, dove abbiamo la guida del contingente, l'Esercito sta mettendo in atto tutte le predisposizioni necessarie al fine di innalzare a livello «brigata» il contingente attualmente schierato.
  A ciò si aggiunge il bacino delle forze in prontezza, con tempi da due a centottanta giorni, che per il 2025 si attesterà ad oltre 12.000 unità prontamente impiegabili a seconda delle varie esigenze, tra le quali evidenzio l'impegno dell'Esercito nell'ambito della nuova forza di reazione rapida della NATO, la cosiddetta ARF (Allied Reaction Force).
  In sintesi, nel 2025 l'Esercito impiegherà circa 23.000 soldati ogni giorno, su una componente operativa proiettabile complessivaPag. 25 di 56.000. Tutto ciò deve tener conto del personale destinato al funzionamento delle parti, ma anche di quello che usufruisce dei già citati istituti di leggi speciali.
  Si tratta di uno sforzo enorme nella considerazione che il ciclo ideale di impiego del personale prevederebbe una fase di preparazione, una di esecuzione e una di recupero, al fine di assicurare adeguati livelli di prontezza.
  Ad oggi, proprio a causa dell'onere dell'impiego sostenuto, che ho descritto, seppur sinteticamente, tale ciclo ideale risulta ampiamente contratto nelle fasi di recupero. La situazione di crisi sopra descritta potrebbe essere mitigata, nel breve tempo, attraverso una revisione in senso riduttivo dell'operazione «Strade sicure» e adottando, nel contempo, provvedimenti normativi finalizzati a «monetizzare» i periodi di recupero del personale, maturati in un semestre dell'operazione.
  Altro aspetto che impatta sull'output operativo della Forza armata è l'esigua disponibilità di poligoni e aree addestrative sul territorio nazionale, presso le quali unità possono effettivamente esercitarsi nella manovra.
  In Italia disponiamo solo di tre aree addestrative dove poter effettuare esercitazioni a livello di gruppo tattico, quindi battaglione o reggimento, e utilizzare l'artiglieria con direzione e distanze di tiro comunque compresse e senza alcuna possibilità di impiegare munizionamento a lunga gittata di precisione.
  Segnalo, inoltre, la pressoché totale indisponibilità di aree addestrative in talune regioni in cui insistono brigate dell'Esercito, come ad esempio in Sicilia.
  In uno scenario internazionale in cui le forze pesanti sono ancora l'elemento decisivo e in cui l'artiglieria, nelle varie forme, ha ritrovato la sua fondamentale centralità a supporto della manovra, tali possibilità addestrative rappresentano troppo poco per l'Esercito. Anche in tale ambito occorre adottare dei Pag. 26provvedimenti investendo sulle aree addestrative attuali e sfruttando i piani di cooperazione internazionale per individuare e utilizzare aree addestrative all'estero, che presentano una serie di vantaggi non riscontrabili nei poligoni nazionali in termini di dimensioni e vincoli normativi.
  Vengo all'ultimo argomento, le esigenze finanziarie. Le linee programmatiche finora illustrate devono trovare coerenza e concretezza in un'alimentazione finanziaria stabile e incrementale secondo un percorso di crescita per la spesa della Difesa verso l'obiettivo del 2 per cento, così come accordato nel summit della NATO in Galles nel lontano 2016 e sostanziato da rifinanziamenti quindicennali avvenuti con le leggi di bilancio dal 2018 in poi, che rendono finalmente disponibili importanti volumi per il rinnovamento tecnologico di strumenti operativi.
  Devo comunque rappresentare che il conseguimento dei nuovi obiettivi capacitivi dell'alleanza, con orizzonte 2025-2044 e l'impiego derivato dal nuovo modello operativo della NATO, impongono un nuovo modello di difesa e, quindi, di Esercito, che avrà bisogno di risorse finanziarie con certezza, profondità e stabilità degli stanziamenti. In tema di sostenibilità sarà necessario operare una bilanciata allocazione delle risorse, con riferimento ai tre macro settori di spesa relativi al personale, all'esercizio e all'investimento poiché tutti concorrono al conseguimento di uno strumento militare adeguatamente dimensionato e addestrato, logisticamente sostenibile e tecnologicamente avanzato.
  In merito, la legge di bilancio 2025 comporta per la Funzione Difesa una ripartizione pari a circa il 50 per cento per il personale, il 10 per cento per l'esercizio e il 40 per cento per l'investimento, quando la ripartizione teorica dovrebbe essere «50-25-25».Pag. 27
  Ciò deriva dall'incremento apportato dai sopra citati fondi ai soli investimenti di conto capitale, a cui non hanno fatto seguito analoghe strategie finanziarie volte ad incrementare in modo proporzionale anche i volumi dei capitoli di parte corrente del settore Esercizio; settore peraltro colpito da reiterati provvedimenti di spending review e di contenimento della spesa pubblica.
  L'Esercito, in particolare, soffre il grave ipofinanziamento del settore Esercizio più delle altre Forze armate, nella considerazione che fonda la propria capacità di combattimento sul soldato, unitamente a un parco eterogeneo di piattaforme e sistemi mantenuti in efficienza.
  Le risorse del settore Esercizio, infatti, anche per il 2025 rimangono cristallizzate sui volumi pre-guerra in Ucraina, ovvero riferibili a uno scenario in cui le attività addestrative erano calibrate per impieghi a «bassa intensità». Tale situazione incide in maniera importante sui livelli di efficienza dei mezzi e dei sistemi di dotazione sulle infrastrutture, sul mantenimento delle scorte e sulla possibilità di effettuare attività addestrative e formative necessarie.
  Il definitivo cambio di passo verso una adeguata operatività della Forza armata non si potrà, quindi, realizzare se non si faranno interventi su quanto detto.
  Nel settore Personale ritengo necessario un incremento delle dotazioni del Compenso Forfettario di Impiego (CFI), al fine di ottimizzare le attività addestrative e di approntamento. Parimenti occorre adeguare le dotazioni sui capitoli afferenti al Compenso per Lavoro Straordinario (CLS), utile a remunerare l'intero fabbisogno mediamente maturato nel corso dell'anno dal personale, senza ricorrere al cosiddetto «recupero compensativo».Pag. 28
  Infine, laddove si dovesse dare seguito all'auspicato incremento di dotazioni organiche, occorrerà sostenere finanziariamente i necessari provvedimenti normativi.
  Nel settore Esercizio è imprescindibile un percorso di crescita delle dotazioni finanziarie, che, partendo da un ripianamento dell'attuale carenza, oggi stimato in 600 milioni di euro, permetta di far fronte alle criticità descritte con un rateo di crescita coerente con gli altri settori di spesa.
  Relativamente al settore Investimento, il conseguimento dei nuovi obiettivi capacitivi NATO richiederà ulteriori risorse rispetto a quelle già sentite per avere uno strumento terrestre adeguato, almeno alla pari dei nostri potenziali avversari ma anche dei nostri principali alleati. A queste, inoltre, si dovranno aggiungere ulteriori risorse per colmare le attuali carenze nel settore delle manutenzioni delle piattaforme legacy, delle scorte e delle infrastrutture.
  Infine, segnalo la tematica del debito contratto per il mancato pagamento del tributo ICI/IMU relativo agli alloggi di servizio in uso al personale militare, che ammonta ad oggi a circa 134 milioni di euro, cui si aggiunge un fabbisogno annuale attestato su circa 14 milioni di euro.
  Tale debito rischia di inficiare l'operatività della Forza armata in quanto taluni enti locali hanno intimato di avviare procedure di riscossione coattiva del credito (pignoramenti), con il conseguente blocco dei conti correnti delle unità interessate, a danno della stessa operatività.
  Signor presidente, onorevoli deputati, torno brevemente su quanto detto inizialmente. La delicata situazione internazionale, carica di gravi crisi, conflitti e incognite per il futuro, impone al Paese di disporre di un Esercito con capacità di deterrenza credibile. Nello specifico, l'Esercito è oggi – e cito, ovviamente con le dovute proporzioni, un mio illustre predecessorePag. 29 all'indomani di Caporetto – «un'arma spuntata», da circa tre decenni di impieghi in operazioni di supporto alla pace e in attività concorsuali sul territorio nazionale, portate comunque a compimento con risultati di assoluta eccellenza, con immancabile fede, dedizione e impegno, riscuotendo il plauso in ogni contesto internazionale e suscitando l'orgoglio in tutto il Paese, nonostante le ristrettezze di risorse e il sovraccarico degli impegni operativi.
  Necessitiamo ora di risorse, spazi e opportunità addestrative per ricostituire le nostre fondamentali capacità di combattimento, per poter operare efficacemente anche in conflitti ad alta intensità qualora il Paese lo richieda, in nome e per l'affermazione dei valori di pace e libertà, ed essere preparati a difendere la patria e i cittadini italiani, sperando che non serva mai.
  Grazie al supporto del Governo e del Parlamento, che sentiamo quanto mai vicini, sono certo che l'Esercito riceverà le risorse umane, materiali e finanziarie di cui necessita e vedrà l'adozione dei necessari provvedimenti normativi a tutela dell'operatività dello strumento, cui ho accennato nel corso del mio intervento.
  Parlando a nome di tutti gli uomini e le donne che mi onoro di comandare, assicuro il massimo impegno a far sì che i provvedimenti che saranno adottati per dare ai nostri soldati strumenti migliori trovino adeguati ritorni in termini di prontezza, efficacia ed efficienza dell'Esercito, a tutto vantaggio della difesa, sicurezza e deterrenza, che sono i pilastri fondamentali per la garanzia della democrazia e la prosperità del Paese.
  Ringraziandovi per l'attenzione che mi avete dedicato, sono a disposizione per rispondere a eventuali domande.

  PRESIDENTE. Grazie, generale Masiello.Pag. 30
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
  Prego, on. Malaguti.

  MAURO MALAGUTI. Ringrazio il generale Masiello per la sua presenza questa mattina. Temo che i tempi che ci sono rimasti siano molto stretti perché siamo chiamati al voto d'Aula. Mi limiterò, quindi, a dire che condivido pienamente le istanze da lei avanzate nella dettagliata relazione. I 10.000 militari nordcoreani che combattono oggi in Ucraina certificano nei fatti, semmai ce ne fosse stato bisogno, che ormai c'è un'alleanza strategica tra i Paesi di stampo totalitario contro l'Occidente.
  Anche le affermazioni di Trump, che ha detto che l'America non può più essere il gendarme del mondo, ci chiamano a delle nuove responsabilità. Chiedo e spero che ci sia una forte consapevolezza negli eserciti europei di tutto questo, che aumenti una sinergia tra loro, perché le democrazie – in cui noi fortunatamente siamo – hanno una debolezza intrinseca nei tempi di reazione e di programmazione.
  Se non vogliamo che l'Occidente si perda nelle pieghe della storia, spero che questa consapevolezza aumenti in tutti gli eserciti europei e che ci sia una maggiore sinergia per la possibilità di avere una deterrenza che impedisca delle azioni muscolari come quella di Putin, avvenuta in Ucraina.

  PRESIDENTE. Grazie, on. Malaguti. Prego, on. Graziano.

  STEFANO GRAZIANO. Grazie, presidente. Grazie, generale Masiello.
  Ha fatto una relazione molto dettagliata e precisa e ha illustrato anche vicende a «tinte fosche», perché ci sono alcune cose che, a mio avviso, sono molto importanti e danno anche il segno della difficoltà.Pag. 31
  Tra quella aerea, quella marittima e quella terrestre nelle Forze armate – è un dato oggettivo, lo vediamo anche dai sistemi d'arma che stiamo mettendo in campo – quella terrestre è quella rimasta più indietro. Lei lo ha detto con chiarezza e in realtà il lavoro che sta facendo questa Commissione in questi anni è stato esattamente questo, ovvero provare a rimettere in ordine questo quadro.
  Le vorrei porre, generale, fondamentalmente tre domande. Una riguarda il personale, perché lei ha detto delle cose che, a mio avviso, hanno un valore molto forte rispetto al trattamento del personale e soprattutto agli alloggi del personale.
  Faccio una premessa. Sul tema della cybersecurity, un tema molto importante ormai per tutti, la ricerca di quel tipo di personale, con gli stipendi oggi offerti, in realtà, è difficile, quasi impossibile.
  Qualche giorno fa nell'audizione con il Ministro Crosetto ho evidenziato che, a mio avviso, bisogna iniziare a inserire dalle scuole ufficiali e sottufficiali delle specializzazioni nella direzione della cyber, per provare a recuperare personale dall'inizio. Altrimenti, se non iniziamo, non troveremo mai una soluzione. Che cosa ne pensa di questo tema della cyber?
  Con riferimento al tema del personale, invece, in particolare sulla vicenda della truppa e delle pensioni, il rischio è che la «truppa», quando va in pensione, si trovi con un contributivo che la porterà ad avere una pensione molto bassa. È un elemento su cui noi dobbiamo lavorare. Infatti, proprio perché penso ci sia un problema, mi sono permesso di presentare un progetto di legge in questa materia.
  Se noi non riusciamo a reclutare – come lei ci sta spiegando e come oggi ci sta dicendo – c'è un tema che riguarda le condizioni esterne, oltre che un tema di qualità della vita delle Pag. 32persone durante e dopo l'esercizio del mandato, anche in relazione ad un possibile sviluppo della «riserva».
  Vengo alla terza domanda. Lei – giustamente – ha detto «noi lavoriamo nella direzione dell'ONU, della NATO e dell'Unione europea, in coordinamento». Quello che facciamo, ad oggi, lo abbiamo fatto sempre in missioni di pace. Chiaramente, negli ultimi ottant'anni, l'Europa è stato un continente di pace ma oggi c'è stato un rovesciamento. Infatti, siamo un continente circondato da guerre: Russia-Ucraina, e la tensione in Serbia-Kosovo (non emerge mai, ma in realtà quella tensione c'è, anche se è coperta dalla questione israelo-palestinese da un lato e dalla Russia-Ucraina dall'altro).
  Sulla difesa europea qual è il suo pensiero e cosa bisogna fare per andare in quella direzione? Questo, a mio avviso, dà il segno di un'Europa più forte. Altrimenti, il rischio reale è che noi, da soli, nonostante tutti gli investimenti che potremmo fare in quella direzione e che in qualche modo stiamo facendo, non reggiamo l'impatto con il mondo russo e la Cina. Persino l'America ha detto con chiarezza «non sono più il poliziotto del mondo, vi dovete organizzare».
  Questi aspetti, ritengo siano utili. Peraltro, forse una riflessione la dobbiamo fare compattamente su un altro elemento. Il generale Masiello questa mattina ci ha detto che ci sono 134 milioni di debiti dell'Esercito verso gli enti locali e che – giustamente – gli enti locali rivendicano queste somme. Forse ci dobbiamo porre qualche problema e provare a capire come risolverlo.
  In tutto questo c'è, a mio avviso, un altro tema, ancora più forte, ossia il tema del bilancio tra il personale, l'esercizio e gli investimenti: «50-10-40» non funziona, deve essere «50-25-25». Significa che noi abbiamo troppo investito e abbiamo difficoltà a gestire quello su cui abbiamo investito. Significa, Pag. 33altresì, che non riusciamo a fare formazione sotto questo profilo.
  Su queste tre cose le chiederei una sua idea e soprattutto cosa possiamo fare noi, come Commissione difesa, per dare supporto all'Esercito italiano, ringraziando, ovviamente, gli uomini e le donne dell'Esercito italiano, in Italia e nel mondo, che difendono la pace, perché – ovviamente – l'Esercito lavora per la difesa, soprattutto, della pace.

  PRESIDENTE. Grazie, on. Graziano. Prego, on. Bagnasco.

  ROBERTO BAGNASCO. Grazie, presidente. Ringrazio il generale Masiello per la sua relazione che, oltre ad accenti molto positivi, ci ha dato modo – per quanto possibile, ovviamente – di avere un quadro abbastanza preciso di una situazione che è sicuramente molto difficile. Il tono e soprattutto il contenuto della relazione ci mettono di fronte alle nostre precise responsabilità nei confronti di una situazione che, al di là dell'impegno, delle capacità e dell'abnegazione dell'Esercito e delle Forze armate in generale, è sicuramente molto difficile, anche per l'evolversi della situazione internazionale, che ci ha – almeno noi, ma credo in parte anche i protagonisti come l'Esercito e le altre Forze armate – preso, se non alla sprovvista, sicuramente non totalmente in sintonia con quella che è stata in questi anni l'evoluzione della situazione. Questo è un dato di fatto difficilmente negabile.
  Avrei tantissime domande. Le riflessioni che ha fatto il Generale mi hanno interessato tutte. Ne faccio una forse abbastanza banale. Tra le tante riflessioni che ha fatto c'è anche quella delle caserme, alcune delle quali – ha detto – sono in situazioni sicuramente non positive e altre, dal punto di vista logistico, sono situate in realtà che ormai le rendono difficilmente utilizzabili in maniera importante. Queste caserme avranno Pag. 34un valore importante, perché potrebbero essere locate nel centro delle città. Questo, dal punto di vista economico, da loro un valore significativo.
  Da quando si decide di alienare una caserma a quando questo viene fatto in maniera concreta e reale quanto tempo passa? Alcune situazioni le ho viste negli anni e ho osservato tempi veramente molto, molto dilatati. È una domanda banale, ma che vuole essere anche una risposta alla necessità di cambiare le nostre metodologie di lavoro, che sono assolutamente obsolete.
  Per il resto, la ringrazio per quello che sta facendo e, soprattutto in questa occasione, per la sincerità e l'attenzione con le quali ha fatto questa relazione, che non è stata – se me lo consentite, ma non dovrebbe mai esserlo – una relazione di maniera, ma è stata una relazione sofferta e, proprio per questo, maggiormente apprezzabile.

  PRESIDENTE. Grazie, on. Bagnasco. Prego, on. Mulè.

  GIORGIO MULÈ. Comandante, intanto la ringrazio per quello che ci è venuto a dire e per la schiettezza con cui ce l'ha detto. Innanzitutto, il ringraziamento va a tutti i militari impegnati nelle 22 missioni nel mondo e a tutti coloro che in Italia oggi garantiscono, come è stato sottolineato, la pace.
  La sua relazione, che si conclude in modo drammatico con la citazione dell'«arma spuntata», chiama questa Commissione a un atto di responsabilità affinché – lo dico anche al presidente e ai colleghi – quello che oggi è stato detto non rimanga lettera morta. A mio giudizio, dal reclutamento all'addestramento, alla situazione degli alloggi, passando per le dotazioni, ci obbliga a un atto di indirizzo politico che possa incidere nell'immediato in quei problemi che lei ha evidenziato, atto di indirizzo politico che, evidentemente, è una risoluzione nella Pag. 35quale si da seguito ad alcune emergenze che lei ha sollevato (dai 134 milioni di ICI e IMU, passando per l'addestramento e per i poligoni). Questo, è un problema che ha causato anche lo «sfregio» delle divise dei suoi predecessori, costretti a subire processi lunghi, che hanno inciso anche nella vita personale, nonché in quella professionale. Il fatto che la Brigata Aosta in Sicilia non abbia un'area dove addestrarsi la dice lunga sull'incapacità di mantenere in addestramento i nostri militari.
  La domanda sarebbe: quanto spendiamo per andare in Romania e all'estero, quando, invece, potremmo farlo in Italia? Per questa e tante altre domande – mi rivolgo al presidente – valuterei la possibilità di aggiornarci per una riflessione più approfondita su tutti i temi, affinché si possa definire una risoluzione, o quello che deciderà in autonomia la Commissione, per dar seguito nell'immediato e dare quelle risposte che, come ha detto il generale Masiello, impongono una riflessione urgente. L'imposizione e l'urgenza non possono fare in modo che la Commissione stia silente rispetto alla drammaticità – chiamiamo le cose con il loro nome – di ciò che ha evidenziato il comandante Masiello.
  Grazie ancora.

  PRESIDENTE. Grazie, on. Mulè. Non essendovi altre richieste di intervento, do la parola al generale Masiello per la replica.

  CARMINE MASIELLO, Generale di Corpo d'Armata, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Vi ringrazio per le domande.
  Difesa europea e sinergia tra eserciti europei. Tra gli eserciti europei c'è già sinergia, l'ho già detto in altre sedi. Il problema della difesa europea in senso lato non è tendenzialmente un problema tecnico-militare. Operare con gli eserciti europei, che sono anche della NATO, per noi cambia poco, siamo abituati a lavorare insieme. Il problema è, ovviamente, politico, è una questione di decisioni politiche che vanno prese.Pag. 36
  Personalmente, registro un certo attivismo, in primis da parte nostra, perché stiamo ulteriormente migliorando le capacità di integrazione. In questo periodo, il focus è sulla formazione: cercare di incrementare gli scambi formativi, in modo che sin dall'inizio si percepisca questa identità europea.
  Abbiamo, anche, scambi sempre maggiori di ufficiali, anche sulle linee di comando, e questa è una cosa non scontata. Faccio un esempio. Oggi una divisione italiana ha un vicecomandante francese e una divisione francese ha un vicecomandante italiano. Queste cose qualche anno fa sarebbero state inconcepibili, però oggi esistono. Quindi, ci stiamo muovendo verso questa direzione. Questi scambi normalmente avvenivano tra America e Gran Bretagna, per fare degli esempi. Quindi, qualcosa si sta muovendo. Non sta a me parlarne, però è su tutti i giornali l'attivismo di gruppi industriali di diversi Paesi che cercano collaborazione, cercando sinergie, fanno alleanze, nello spazio, nella difesa, la stessa joint venture Leonardo-Rheinmetall. Quindi, anche l'industria si sta iniziando a muovere nel campo della difesa.
  Ritengo che, essenzialmente, sia il ruolo della politica, in questo momento, quello prioritario: dare gli indirizzi, cercare di superare, per quanto possibile, il concetto di sicurezza nazionale in senso stretto, che tutti i Paesi hanno. Se non si passerà da un concetto di sicurezza nazionale a un concetto di sicurezza europea diventerà sempre più difficile costruire questa sicurezza europea. È un problema politico e culturale, ovviamente.
  Dal punto di vista puramente tecnico-militare, andare in operazioni con al fianco l'esercito francese e l'esercito tedesco, o sotto bandiera NATO o sotto bandiera europea, posso assicurarvi che tecnicamente non fa alcuna differenza per noi.
  Per quanto riguarda le altre domande poste dall'onorevole Graziano, sulla questione della cyber, penso che il Ministro Pag. 37Crosetto abbia ampiamente illustrato le problematiche che ci sono nel settore cyber. Come ha detto lui, bisogna lavorare integrandosi con il mondo cosiddetto «civile», non possiamo pensare di fare tutto in house. È un problema di retribuzioni, ma non solo di retribuzioni. Certo è che andranno fatte delle scelte e individuate delle misure.
  Personalmente, nel mio precedente incarico ho provato a fare dei reclutamenti straordinari di ufficiali nel particolare settore. Le risposte sono state notevolmente al di sotto delle aspettative. È essenzialmente un problema di remunerazione, c'è poco da fare.
  Devo dire, d'altro canto, che i ragazzi che abbiamo oggi, che indossano l'uniforme, non sono tutti così presi da questa voglia di guadagnare di più. C'è da fare un'azione anche da parte nostra sulla linea di comando. Facciamo molta attenzione, li curiamo in maniera particolare e cerchiamo di tenerli legati all'istituzione e al sistema valoriale che contraddistingue l'istituzione.
  Faccio un esempio che mi ha colpito. Ho visitato qualche tempo fa un'unità dell'Esercito in cui abbiamo alcuni specialisti nel settore, ragazzi che sono veramente la punta di diamante non soltanto dell'Esercito, ma probabilmente a livello nazionale. Alla mia domanda, rivolta ad uno di questi ragazzi, sul perché lui rimanesse nell'Esercito e non andasse fuori a guadagnare sette-otto volte tanto, la risposta è stata semplice e disarmante allo stesso tempo. Lui mi ha detto: «perché a me piace servire l'Italia. Voglio stare qui perché voglio servire l'Italia». Di fronte a una tale risposta vi posso assicurare che un comandante si sente disarmato e pensa «guarda che ragazzi che abbiamo». La seconda parte della discussione è stata «cosa posso fare io per farti lavorare meglio, per venirti incontro». Mi ha risposto: «mi dia un basco diverso dagli altri», il che Pag. 38significava che aveva bisogno di sentirsi, in un certo senso, unico nella sua specializzazione, di sentirsi considerato. Questa è l'attenzione che i comandanti devono avere verso queste particolari specializzazioni. Questa è la parte che compete ai comandi, però sicuramente c'è un problema di remunerazione, su cui dovremo prima o poi mettere mano. È prevista un'indennità per l'operatore cyber di pochissime decine di euro, che non sono competitive con il mercato civile.
  Sugli alloggi c'è il problema del recupero dei sine titulo e c'è il problema delle risorse finanziarie per rimettere in efficienza gli alloggi che, oggi, non sono abitabili, e su quello dobbiamo fare sicuramente uno sforzo. Se non si può mettere mano agli alloggi, bisognerà trovare un'altra soluzione, soprattutto nelle città a elevata tensione abitativa, in cui gli affitti sono veramente inavvicinabili. Se guardiamo a realtà di altri Paesi, in alcune città vengono date indennità ad hoc proprio per consentire alle persone di vivere. Penso alla Francia: a Parigi e Lione, per esempio, si prevede, per i militari che vengono trasferiti, una indennità ad hoc che consente di vivere in quelle città. A Milano o a Roma è assolutamente impensabile che un nostro militare si possa permettere un affitto. La soluzione di questo problema è molto difficile.
  Sulle pensioni, ci sono discussioni sulla previdenza dedicata. I nostri ragazzi lasciano prima il servizio per il logorio di una carriera passata sotto le armi, ma questo ha come handicap il fatto che hanno meno contributi, quindi riscuotono veramente una pensione bassa. Su questo va fatta una riflessione. Sapete meglio di me che ci sono iniziative in corso, alle quali ritengo vada dedicata la giusta attenzione.
  Su ICI e IMU mi sono già espresso, è una questione su cui torniamo. Ci stanno pignorando i conti correnti, non sappiamo più cosa fare, però questa è la verità. Alla fine si tratta di un Pag. 39volume di risorse non incredibile, sono 140 milioni di euro. Non è tanto il pagamento dell'annuale, perché quello lo mettiamo in bilancio e riusciamo a trovarlo, quanto il debito pregresso che non riusciamo ad azzerare: 140 milioni sull'esercizio sono per noi una cifra considerevole.
  Mi aggancio, quindi, alla questione dell'esercizio, visto che si è parlato anche di questo. La ripartizione «50-25-25» fu individuata dall'ammiraglio Di Paola quando era Ministro della difesa. Noi, oggi, la consideriamo ancora ideale. Io ho una ripartizione percentuale un po' diversa, sono più su «50-35-15» o «50-30-20», questo perché nell'investimento di tecnologie c'è bisogno di spendere più del 25 per cento, questo è evidente, ma sicuramente l'esercizio non può stare al 10 per cento.
  Faccio un esempio, che porto all'estremo: è come comprarsi una Ferrari e non avere i soldi per la benzina, non avere la capacità di guidarla, quindi, come insegnare come pilotare una macchina del genere. Questa è la verità. Noi stiamo acquistando mezzi a elevatissimo contenuto tecnologico (mi riferisco, ad esempio, al nuovo carro, alla Blindo Centauro 2, allo stesso Freccia) che hanno bisogno di formazione, hanno bisogno di addestramento: dobbiamo poterli utilizzare. Parlo solamente di addestramento, ma poi c'è la questione delle caserme: anche il minuto mantenimento, cioè quello che serve per mantenere una caserma, è esercizio. Se non ci vengono dati soldi per quell'esercizio le caserme cadono. I comandanti non hanno nemmeno i soldi per riparare un water o cose simili. Su quello dobbiamo intervenire, perché stiamo raggiungendo livelli veramente bassi.
  Penso di aver risposto a tutte le domande dell'onorevole Graziano.
  Per quanto riguarda la domanda su quanto tempo passa tra la decisione di vedere la caserma e la finalizzazione del procedimento, non sono in grado di dare una risposta perché non Pag. 40è una competenza dell'Esercito. Noi la rendiamo disponibile, ma se ne occupano altri soggetti. Sicuramente passano anni e anni.
  Per quanto riguarda la «sorpresa» del ritorno al combattimento ad alta intensità, con la quale ci siamo trovati a doverci confrontare, non è una questione che ha riguardato solo l'Esercito italiano, questo lo voglio evidenziare. Il ritorno al combattimento ad alta intensità è stata una sorpresa per tutti gli eserciti occidentali. Erano tutti nella stessa condizione. Oggi siamo tutti nella stessa condizione e stiamo cercando di recuperare. Però, come ho detto, e lo sottolineo, mentre reagiamo dobbiamo guardare a quello che potrebbe succedere tra 20-30 anni. Non possiamo continuamente essere sorpresi. Lavoriamo, quindi, per il futuro.
  Infine, presidente Mulè, la ringrazio per le considerazioni che ha fatto. Io ho cercato di essere al massimo trasparente, ho delineato la situazione così com'è. Non è sicuramente delle migliori. In particolare l'Esercito, proprio perché è la Forza armata più impegnata nell'operazione di sostegno alla pace, che ha sofferto di ipofinanziamento nel tempo, ha bisogno di maggiore attenzione. Quindi, sarò grato alla Commissione per tutto quello che potrà fare per sopperire alle carenze in cui versa oggi la Forza armata, alle quali stiamo cercando di mettere riparo.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio ancora il generale Masiello, i suoi accompagnatori e tutti i colleghi intervenuti.
  Dichiaro, quindi, conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.50.