XIX Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Giovedì 23 febbraio 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Minardo Antonino , Presidente ... 3 

Audizione del Capo di Stato Maggiore della Marina militare, Ammiraglio Enrico Credendino (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Minardo Antonino , Presidente ... 3 
Credendino Enrico , Capo di Stato Maggiore della Marina militare ... 3 
Minardo Antonino , Presidente ... 13 
Carrà Anastasio (LEGA)  ... 13 
Minardo Antonino , Presidente ... 14 
Bicchielli Pino (NM(N-C-U-I)-M)  ... 14 
Minardo Antonino , Presidente ... 14 
Bagnasco Roberto (FI-PPE)  ... 14 
Minardo Antonino , Presidente ... 15 
Pellegrini Marco (M5S)  ... 15 
Minardo Antonino , Presidente ... 15 
Chiesa Paola Maria (FDI)  ... 15 
Minardo Antonino , Presidente ... 16 
Graziano Stefano (PD-IDP)  ... 16 
Minardo Antonino , Presidente ... 16 
Mulè Giorgio (FI-PPE) , in videocollegamento ... 16 
Minardo Antonino , Presidente ... 17 
Malaguti Mauro (FDI)  ... 17 
Minardo Antonino , Presidente ... 17 
Padovani Marco (FDI)  ... 17 
Minardo Antonino , Presidente ... 17 
Credendino Enrico , Capo di Stato Maggiore della Marina militare ... 18 
Minardo Antonino , Presidente ... 19 

ALLEGATO: Presentazione informatica illustrata dal Capo di Stato Maggiore della Marina militare, Ammiraglio Enrico Credendino ... 21

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANTONINO MINARDO

  La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Capo di Stato Maggiore della Marina militare, Ammiraglio Enrico Credendino.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Capo di Stato Maggiore della Marina militare, Ammiraglio Enrico Credendino.
  Do il benvenuto all'Ammiraglio Credendino e ai suoi accompagnatori: il Contrammiraglio Roberto Micelli; il Contrammiraglio Enrico Giurelli; il Contrammiraglio Giancarlo Ciappina e il Capitano di corvetta Rino Gentile.
  Dopo l'intervento dell'Ammiraglio Credendino sarà data la parola ad un parlamentare per gruppo per un primo giro di interventi e, dopo la replica dell'Ammiraglio, potrà aver luogo un secondo giro di domande da parte di altri colleghi che ne facciano richiesta. Chiedo, dunque, ai colleghi di far pervenire fin d'ora al banco della Presidenza la propria iscrizione a parlare.
  Do adesso la parola all'Ammiraglio Credendino per la sua relazione. Prego Ammiraglio.

  ENRICO CREDENDINO, Capo di Stato Maggiore della Marina militare. Grazie presidente. Buongiorno a tutti da parte di tutte le donne e gli uomini della Marina militare.
  La Marina è una delle quattro Forze armate pienamente integrata nel sistema di difesa. È multidimensionale per definizione. Noi lavoriamo da sempre in tutte le dimensioni: sopra e sotto la superficie marina; in aria con la flotta aerea; sul terreno con i marines e usiamo lo spazio per le comunicazioni e tutto quello che riguarda l'Intelligence.
  Le navi sono sistemi di sistemi; quindi, sono tecnologicamente estremamente avanzate. Da qui una grande attenzione verso il dominio subacqueo e il dominio cyber (prendere navi cyber resilient, come si dice). La Marina è anche una costola fondamentale del cluster marittimo nazionale. Infatti, noi siamo quelli che consentono a tutti gli operatori del cluster marittimo – mercantili, pescherecci, chi lavora sotto la superficie – di operare in sicurezza sul mare e dal mare. Da qui grande interazione con il mondo civile; le navi sono duali per definizione. Tutte le navi della Marina hanno grandi spazi, sono modulari, possono essere impiegate per l'attività per cui siamo nati, ma anche a favore della collettività. Ricordo che il primo impiego della portaerei Cavour, che è la massima espressione di potenza bellica di un Paese, è stato a supporto dei terremotati di Haiti. Imbarcò una grandissima quantità di materiali della Protezione Civile, ospedali da campo, andò ad Haiti – dove rimase alcune settimane – e fu l'ospedale di Haiti. Da qui, quindi, la grande dualità della Marina.
  Per comprendere chi siamo, cosa facciamo e perché serve una Marina bisogna avere un'idea del mare e di come funzioniamo sul mare. Quindi farò, nella prima Pag. 4parte della relazione, una carrellata su questioni che tutti conoscono, un po' a spot però. Seguirò un filo logico che consentirà di avere una visione d'insieme di quelle che sono le attività che facciamo e perché le facciamo.
  Intanto diciamo che gli specchi acquei ricoprono il 70 per cento della superficie terrestre e l'80 per cento della popolazione mondiale vive entro 200 chilometri dalla linea di costa. Dunque è facilmente accessibile dal mare e risente anche immediatamente degli effetti dei cambiamenti climatici. Questo vale in particolare per il nostro Paese, dove il 30 per cento della popolazione vive entro 300 metri dalla linea di costa. Ci sono studi che parlano dell'erosione del nostro territorio nei prossimi cent'anni e quindi, dai più ottimisti ai più pessimisti, tutti concordano che ci sarà certamente un'erosione a meno che non vi sia un'inversione degli effetti dei cambiamenti climatici, cosa che noi seguiamo con attenzione dato che siamo lungo la costa.
  Il 90 per cento del traffico merci mondiale viaggia via mare che è il mezzo più sicuro per portare merci da una parte all'altra del mondo. Da qui, chiaramente, il ruolo delle marine nel controllare e supportare il traffico marittimo, nel presidiare gli stretti, nel mantenere aperte le linee di comunicazione marittima. Ricordo che il traffico via mare inquina cinque volte meno del traffico su strada e tre volte meno del traffico su rotaia.
  Alcuni pensano che le comunicazioni digitali viaggino via satellite. No, il 98 per cento delle comunicazioni digitali viaggia tramite dorsali sottomarine che collegano tutto il mondo. Nel Mediterraneo ci sono una quantità incredibile di cavi sottomarini. Noi abbiamo un accordo appunto con Sparkle che è ditta leader nella stesura dei cavi digitali sottomarini, per controllarli gestirli e tutelarli. Qui oltre ad un attentato, che non è difficile, è possibile che si verifichi anche un incidente. Pensiamo a una nave che da fondo all'ancora nel posto sbagliato; quando tira su l'ancora trancia il cavo e scollega l'interessato dal resto del mondo. Ricordate l'eruzione del vulcano a Tonga che ha isolato l'isola per alcune settimane perché avevano un solo cavo che la collegava al resto del mondo.
  Il mondo subacqueo è ancora poco conosciuto. Oggi noi conosciamo meglio la superficie di Giove degli alti fondali marini (che sono non esplorati per l'80 per cento) dei fondali abissali (che sono sconosciuti per il 97 per cento). Quindi, ancora una volta, si conosce meglio la superficie di Marte degli alti fondali. È un mondo nuovo; un mondo verso cui tutti i Paesi hanno cominciato una corsa, così come c'è la corsa verso lo spazio, perché il cibo del prossimo secolo proverrà per il 40 per cento dal mare. Ci sono terre e metalli rari, ci sono gas, petrolio e minerali e quindi la Marina ha un ruolo importantissimo nella gestione del mondo subacqueo.
  Questa lastrina mostra l'Italia vista da terra verso il mare e ci fa vedere quanto sia protesa nel Mediterraneo; un Paese con i sette ottavi di frontiera liquida e soltanto un ottavo di frontiera terrestre. La frontiera terrestre peraltro è presidiata dalle montagne, da un sistema di alleanze importante. Tutto può succedere; nessuno si aspettava una guerra nel cuore dell'Europa, ma pensare che i carri armati russi arrivino in Italia è alquanto difficile oggi. Se dovessero arrivare non saremmo qui a parlare probabilmente. Quindi, i rischi immediati provengono dal mare e dalla grande frontiera liquida che noi abbiamo. Rischi e opportunità. L'Italia è un Paese povero di materie prime importa il 60 per cento e ciò che trasforma lo esporta sempre via mare.
  Alcune cifre, adesso non andiamo nel dettaglio, magari lo possiamo fare un'altra volta, però siamo primi nel campo marittimo in diversi settori. Per ogni euro che si investe in marittimità se ne attivano altri 1,7 per il sistema mare e 2,4 per la cantieristica militare. L'anno scorso il valore aggiunto del sistema mare complessivamente attivato è stato circa il 9 per cento del totale dell'economia nazionale.
  Ci sono 21 mila imprese giovanili che lavorano nel settore marino e, per quanto riguarda il settore ittico nazionale, anche Pag. 5questo è uno dei primi in Europa. Abbiamo 12 mila pescherecci che dobbiamo tutelare e proteggere (conosciamo tutti le problematiche di quando vanno a pescare di fronte alla Libia). L'approvvigionamento energetico proviene quasi interamente via mare: il petrolio, il gas allo stato aeriforme, il gas allo stato liquido. Guardando questa cartina si capisce immediatamente perché lavoriamo nel Golfo di Guinea a ovest, davanti al Mozambico o nel Golfo Persico, perché da lì partono i traffici energetici che poi arrivano sul territorio nazionale.
  In questa lastrina è mostrata la sintesi delle infrastrutture critiche marittime nazionali, dove arriva appunto l'energia, il gas, il petrolio le informazioni digitali. Ci sono le prospezioni che sta facendo Eni sotto Cipro, abbiamo delle piattaforme davanti alla Libia ed è evidente quanto sia necessario che la Marina sia in mare per proteggere e tutelare queste infrastrutture. All'indomani dell'attentato al Nord Stream 2 ho lanciato l'operazione fondali sicuri. Sono partiti i nostri cacciamine per andare a controllare le condotte che vanno dalla Tunisia, dalla Libia e dall'Albania verso la Sicilia. Oggi abbiamo questa nuova operazione che, appunto, controlla che non ci siano pericoli per le nostre condotte, le nostre infrastrutture critiche in mare.
  Il Mediterraneo è un mare piccolo. Soltanto l'1 per cento della superficie d'acqua mondiale, ma è interessato dal 20 per cento del traffico marittimo mondiale in costante aumento; sarà il 25 per cento entro cinque anni. Il 16 per cento del totale del traffico internet mondiale diventerà il 20 per cento entro cinque anni. Per di più il Mediterraneo collega tre continenti, tre confessioni religiose, tre culture. È anche, come ci ricorda Limes, un medio oceano cioè la strada più rapida per andare dall'Atlantico al Pacifico, ecco perché il traffico è in aumento.
  Gli stretti, che sono appunto la chiave per poter avere vari liberi e sicuri, sono i quattro che vedono in lastrina: quello più importante, ma non perché il nostro, è lo stretto di Sicilia perché chi entra o esce può farlo o da Gibilterra o da Suez, ma chi vuole andare da est a ovest e viceversa passa davanti casa nostra, nello stretto di Sicilia. Noi abbiamo il dovere di sapere tutto quello che succede e di poter intervenire per evitare rischi di minacce che passano nello stretto di Sicilia. Un esempio dell'importanza degli stretti è quello che tutti ricorderanno di quando ci fu l'interruzione del Canale di Suez per l'incidente a una super portacontainer. Ci fu un costo di 10 miliardi di dollari al giorno dovuto all'interruzione.
  Ma ancora di più la pirateria. Al picco della pirateria, nel 2010, gli armatori hanno deciso di non transitare più da Suez, ma di circumnavigare l'Africa. Ci fu – in quell'epoca – un aumento del 30 per cento dei premi assicurativi per via delle navi che venivano piratate nell'Oceano indiano, e un aumento del tempo necessario per arrivare a destinazione, con un aumento immediato del costo delle materie prime del 30 per cento. Dopodiché, una volta che gli armatori circumnavigavano l'Africa, non entravano più nel Mediterraneo, ma andavano direttamente nei porti del nord Europa che sono meglio attrezzati dei nostri, con un grave rischio di marginalizzazione del Mediterraneo. Questo spiega perché noi lavoriamo costantemente in operazioni antipirateria. Oggi abbiamo Nave Bergamini che è impiegata nell'Oceano Indiano in questo compito.
  Dall'avvento dell'amministrazione Obama in poi gli Stati Uniti, che fino a quel momento avevano mantenuto l'equilibrio nel Mediterraneo, hanno spostato il focus verso l'Indo-Pacifico. E ancora oggi l'Indo-Pacifico è la loro primaria area di interesse strategico, poiché la marina cinese sta crescendo in maniera molto, molto rapida e molto preoccupante. Oggi nel Mediterraneo abbiamo una portaerei americana, la portaerei Bush, perché era in transito dall'Atlantico al Pacifico quando scoppiò la guerra e l'invasione russa in Ucraina ed è rimasta nel Mediterraneo per essere pronta a intervenire dal mare in Ucraina. Ma è transitoria questa situazione e, quindi, appena la situazione cambierà la portaerei andrà nell'Indo-Pacifico per rimanervi.Pag. 6
  Gli americani hanno necessità, e ce lo dicono più volte, che il Mediterraneo sia mantenuto in equilibrio, sia stabile. Non si possono permettere, nessuno si può permettere un Mediterraneo instabile e, quindi, chiedono agli alleati di assumere una responsabilità importante e di mantenere quest'area stabile. Chi lo può fare? Noi e la Francia fondamentalmente, con la Francia che però lavora su quattro mari. La Francia ha una Marina molto simile alla nostra, anche se ha 10 mila persone in più rispetto alla Marina italiana, ma il numero di navi sono le stesse. Però lavora su quattro mari: l'Atlantico, il Pacifico, l'Indiano e il Mediterraneo. Quindi, i francesi dicono: «Noi possiamo sfruttare l'Italia se l'Italia intende assumere un ruolo di leadership nella gestione del controllo del Mediterraneo» e questo ci chiedono gli americani, anche in chiave di contenimento turco. La marina turca sta crescendo in maniera esponenziale. A breve arriveranno a 60 mila donne e uomini, cioè la somma quasi della Marina italiana e quella francese. Saranno la prima marina della NATO, così come oggi sono il primo esercito della NATO. Quindi, da qui l'esigenza per noi di poter essere presenti con una flotta adeguatamente bilanciata.
  Il Mediterraneo è una zona molto turbolenta; c'è una competizione permanente fra Stati rivieraschi per l'accesso a risorse economiche, ci sono fenomeni criminali di varia natura (contrabbando di armi e droga, i trafficanti di esseri umani). È necessario presidiarlo costantemente. C'è anche un problema di riarmo crescente dei Paesi della sponda del Mediterraneo, soprattutto in termini navali. Paesi che comprano armi da diversi attori. L'Algeria, per esempio, compra le navi da Italia, Francia e Germania, ma i sommergibili li ha comprati dai russi e, quindi, hanno sei sommergibili moderni dotati di missili Kalibr, quelli che conosciamo tristemente oggi. Lo stesso l'Algeria: ha comprato navi da noi e dalla Francia, ma i sommergibili li ha comprati dai cinesi e dai russi. E quindi c'è appunto un problema di riarmo.
  Gli effetti immediati della guerra in Ucraina per la nostra sicurezza si sono riverberati ancora una volta sul mare e sono l'aumento impressionante dei numeri della flotta russa nel Mediterraneo e nel Mar Nero, a livelli che non si vedevano nemmeno ai tempi della guerra fredda. Nel 2015 nel Mediterraneo c'era una nave russa, una nave appoggio che usava una piccola base in Siria a Tartus. Oggi la base in Siria è cresciuta ed è una base navale moderna: non ha un cantiere, non hanno i bacini per cui non possono fare grandi elaborazioni, ma possono ospitare molte navi. Dal 2015 a oggi il numero di navi è aumentato. Fino a qualche settimana fa avevamo 18 navi: 15 navi e tre sommergibili, compreso un sommergibile balistico e 25 navi circa nel Mar Nero. Dopo un anno di attività alcune di queste navi sono dovute rientrare in Russia per fare i lavori. Oggi ce ne sono una decina più o meno. Questo è un numero alto, dicevo, che non è una minaccia diretta al territorio nazionale, ma aumenta moltissimo la tensione. Richiede a noi di essere più presenti in mare, agli alleati di essere presenti in mare. Oggi i russi hanno un atteggiamento aggressivo che non era usuale nel Mediterraneo, era più evidente del Baltico. Il Baltico fino all'anno scorso lo chiamavano il mare russo. Oggi non è più mare russo, oggi è il mare della NATO, ma comunque lì c'era un atteggiamento molto aggressivo che non si vedeva nel Mediterraneo e che invece adesso vediamo. Abbiamo avuto occasioni in cui, per esempio, una nave russa ha lanciato droni verso una portaerei americana che stava facendo operazioni di volo, con una nostra nave che si è interposta fra le due per essere pronta a tutelare gli aerei americani. È una situazione complicata e il rischio di incidente è possibile, e quando c'è un incidente di questa natura non si sa mai dove si può andare a finire.
  C'è la questione della «territorializzazione» del mare. L'Italia è l'ultima ad avere deciso di promulgare una zona economica esclusiva, perché noi abbiamo sempre affermato il principio della libera navigazione in alto mare. Ma dato che tutti i Paesi rivieraschi hanno promulgato nel tempo la loro zona economica esclusiva anche l'Italia lo sta facendo. Rimane soltanto un 20 Pag. 7per cento di mare libero nel Mediterraneo e anche questo chiaramente aumenta la tensione. In questa lastrina è raffigurata quella che dovrebbe essere la futura zona economica esclusiva; abbiamo già iniziato a presidiarla lanciando un'operazione che si chiama Vigilanza marittima.
  Andando alla Marina, l'Italia è una media potenza regionale a forte connotazione marittima, così è stata definita nel documento del Ministro della difesa pro tempore che riguarda il Mediterraneo allargato, e noi siamo pienamente integrati nel sistema interforze multinazionali interalleato, ma abbiamo anche molti contatti e relazioni trasversali proprio in ragione della nostra dualità e del fatto che siamo una costola fondamentale del cluster marittimo nazionale. Quindi, lavoriamo molto a favore di altri Ministeri, con tutto il mondo mercantile dei pescatori e abbiamo anche grandi interazioni col terzo settore. Le nostre navi, quando vanno nell'Oceano Indiano o nel Golfo di Guinea, imbarcano materiali medicali che vengono dismessi nei nostri ospedali ma che sono fondamentali per i paesi rivieraschi, quindi questa è una delle attività che facciamo costantemente col terzo settore.
  Lo strumento navale è prontamente impiegabile. Le navi in porto sono sempre rifornite di armi, munizioni, viveri e personale, quindi, possono partire in 24 ore. Noi siamo in grado di mettere in mare un gruppo navale di livello di una brigata in 24 ore e di dislocarlo ovunque serva. Le caratteristiche sono questa rapidità di intervento, una grande mobilità, la proiettabilità, una importante versatilità strategica, cioè le navi possono cambiare missione istantaneamente e questo dà una grande flessibilità operativa. Hanno grande autonomia logistica, in teoria possono rimanere in mare per un tempo indefinito, come stanno facendo i russi da un anno a questa parte nel Mediterraneo, perché vengono rifornite in mare di viveri e di combustibile. Queste caratteristiche rendono lo strumento marittimo abilitante per ogni tipologia di intervento, cioè in grado di supportare, operando dal mare e sul mare, sia le azioni diplomatiche che di deterrenza volte evitare situazioni escalatorie, quanto le attività a maggior contenuto militare necessarie per assumere, sin dalle prime fasi della crisi, un vantaggio tattico che possa contenere successivi sviluppi. Per esempio, la portaerei può essere dislocata a 13 miglia da un Paese su cui vogliamo intervenire; 13 miglia vuol dire essere in acque internazionali e da lì può esercitare deterrenza, si possono effettuare incontri diplomatici a bordo e può essere pronta a intervenire nell'immediato. Il nostro strumento marittimo si basa sul cosiddetto Trident: il gruppo portaerei, il gruppo anfibio nazionale e la componente subacquea che è data dalla somma dei sommergibili e dalle forze speciali. I due gruppi il gruppo anfibio e il gruppo portaerei insieme rappresentano l'expeditionary task-force che è un assetto unico e pregiato e al mondo, oggi, questo assetto con gli aerei di quinta generazione ce l'hanno soltanto gli Stati Uniti, il Regno Unito e l'Italia. La Francia ha il gruppo expeditionary, ma con gli aerei di quarta generazione. Noi oggi abbiamo un vantaggio tattico e strategico importantissimo e operiamo lungo due direttrici: quella operativa di difesa e sicurezza marittima in contesti multi dominio, multinazionali, multidimensionali; e quella cooperativa ossia l'interazione, relazione e diplomazia navale verso alleati partner, anche nell'ambito di iniziative nazionali e internazionali. La combinazione di queste due direttrici (quella operativa e quella cooperativa) si estrinseca in un continuo impegno volto ad essere in grado di proiettare capacità con la massima efficacia, efficienza e rapidità dove e quando serve, tanto in forma autonoma, quanto nel quadro di dispositivi alleati o di coalizione.
  Quello di cui stiamo parlando è rappresentato in questa lastrina: questo è il Mediterraneo allargato; tutti questi puntini che vedete sono navi, sono bersagli navali. Nel Mediterraneo giornalmente abbiamo circa 10 mila imbarcazioni che circolano nel Mediterraneo di cui dobbiamo conoscere tutto, in mezzo alle quali si possono nascondere, o si nascondono, le minacce e i rischi per la sicurezza nazionale. Quindi, Pag. 8dobbiamo avere navi posizionate in modo che possano essere in grado di intervenire lontano dalla costa per evitare che la minaccia arrivi sul territorio. Ripeto, questa è la situazione media giornaliera, è una foto di ieri mattina.
  Come funziona il concetto di impiego della Marina? Da qualche tempo, da pochi mesi abbiamo assunto il cosiddetto schema di manovra che ha assunto anche la NATO per la gestione dei suoi gruppi standing di forze navali, e consiste in una rappresentazione unitaria dinamica e bilanciata del concetto operativo di impiego della Marina. Si tratta di realizzare nel più ampio contesto interforze, inter-agenzia e multinazionale, un continuo operativo marittimo che abbraccia tutta l'area di prioritario interesse strategico e nazionale e caratterizza tanto la dislocazione delle unità navali di superficie e subacquee con tutti i loro assetti a contorno, quanto le funzioni da essa assolte nell'ambito dei tradizionali ruoli della Marina, a partire dall'impiego in alta intensità, il caso di emergenza, necessità e urgenza, fino a ricomprendere la basilare funzione di guardia costiera o di supporto intra dicastero.
  In sintesi, questo schema di manovra assicura la massima efficacia nelle attività svolte secondo criteri di economia e massimizzazione dei ritorni sugli investimenti in prontezza, la persistenza delle capacità della Marina nelle diverse aree di interesse compreso l'Artico e l'Indo-Pacifico, i compiti che il codice dell'ordinamento militare assegna direttamente al Capo di Stato Maggiore della Marina e lo scopo di avere le navi pronte dove e quando servono, sulla base del livello della minaccia, dell'asse di probabile provenienza della minaccia avvalendosi, appunto, di un attento posizionamento concepito a monte.
  Passo alle operazioni che noi oggi abbiamo nel Mediterraneo. Quella che vedete in verde è l'operazione Mediterraneo sicuro. Fino a qualche mese fa l'operazione Mare sicuro abbracciava soltanto il tratto di mare che dalla Libia arriva verso l'Italia, ma poi il Ministro della difesa pro tempore, lo scorso anno, ha deciso di allargare l'area dalle Baleari a tutto il Mediterraneo orientale, proprio per dare anche un messaggio politico agli alleati dell'intenzione dell'Italia di assumere la leadership nel Mediterraneo.
  Quindi, oggi abbiamo queste operazioni: la vigilanza marittima che ha il controllo della zona economica esclusiva; l'operazione fondali sicuri; la vigilanza pesca a tutela dei nostri pescherecci e partecipiamo a operazioni NATO e dell'Unione europea (Irini ed altre). Abbiamo i due gruppi portaerei e il gruppo anfibio pronti a muovere, sempre in alta prontezza operativa, e abbiamo fino a sei navi e sommergibili nell'area di Mediterraneo sicuro. Abbiamo poi tre navi fuori dagli stretti, una che partecipa all'operazione di sicurezza nel Golfo di Guinea dove c'è un fenomeno di pirateria diverso rispetto a quello dell'Indiano. Nell'Indiano sequestrano le navi, nel Golfo di Guinea rapiscono gli equipaggi. Ma c'è anche, nel Golfo di Guinea, un grave problema di pesca illegale e non regolamentata che sta causando gravissimi problemi alle popolazioni dell'area e su cui noi stiamo lavorando, insieme ai francesi, per capire chi esercita questa pesca illegale. Abbiamo un'idea ma stiamo costruendo un'intelligence dedicata a questa situazione.
  Lavoriamo molto con la nostra flotta mercantile, facciamo molte attività addestrative con loro, li supportiamo, ci addestriamo e facciamo attività di capacity-building per i Paesi interessati. E qui è interessante notare che i Paesi, la Nigeria e gli altri, da quando lavoriamo nel Golfo di Guinea gradiscono molto la nostra presenza. Io vengo costantemente invitato ad andare in quei posti e noi abbiamo un atteggiamento probabilmente meno, tra virgolette, coloniale di altri Paesi europei che lavorano in quell'area e che sono visti con meno simpatia rispetto a noi. Quindi, abbiamo una buona possibilità di entrare, anche attraverso questa operazione, in quei Paesi.
  Nell'Oceano Indiano lavoriamo ad operazione antipirateria da moltissimi anni e qui abbiamo anche un'attività di controllo degli interessi nazionali e sicurezza energetica in Mozambico, dove ci sono piattaformePag. 9 di ENI nel Golfo e partecipiamo all'operazione AGENOR nel Golfo Persico dove c'è una presenza costante dei Paesi europei, in primis Regno Unito e Francia. Loro hanno addirittura delle loro basi navali e, quindi, una presenza costante che consente anche l'inserimento dell'industria di quei Paesi su cui noi abbiamo cominciato a lavorare dall'anno scorso.
  Questa è la sintesi delle attività della Marina. Noi abbiamo un impegno giornaliero medio di 15/20 navi, con oltre 3 mila marinai in attività. In questo momento abbiamo 27 unità in operazioni di cui 17 sono in mare, un sommergibile e 21 velivoli, di cui 15 sono in mare. Stiamo producendo lo sforzo maggiore degli ultimi decenni ed è proprio in conseguenza anche della guerra in Ucraina e degli effetti che questa ha sul Mediterraneo. Tenete conto che noi oggi siamo in grado di mettere in mare continuativamente 22 navi, di cui 12 legacy, cioè 12 navi vecchie che andranno ammodernate nei prossimi anni, e dieci navi moderne. Il massimo sforzo che possiamo fare per un periodo di 6/8 mesi è di 30 navi contemporaneamente in mare, di cui 18 legacy.
  In questa lastrina abbiamo il modello operativo interforze di riferimento del 2017. Le navi in rosso sono quelle che dobbiamo ammodernare per cui è previsto un piano di ammodernamento e di rinnovamento nei prossimi 15 anni, parzialmente e non completamente finanziato, dove abbiamo alcune criticità (per esempio le navi antiaeree, le navi di difesa aerea e i cacciatorpedinieri cosiddetti DDGH: oggi ne abbiamo quattro ma due sono vecchi. Il Doria e il Duilio sono le navi nuove che peraltro andranno ammodernate a partire dal 2026 e sono molto efficienti, molto efficaci. Il Mimbelli e il Durand de la Penne che allora navi all'avanguardia ma che oggi sono sempre navi importanti perché hanno una grande capacità di scoperta degli aerei, ma non hanno più i missili perché sono scaduti. Erano missili americani e, quindi, sono navi che non sono nemmeno in grado di auto difendersi. Possono concorrere alla scoperta aerea ma in effetti servono a poco da quel punto di vista. Le navi anfibie sono tutte da rimpiazzare, il Garibaldi – che ha ormai quarant'anni che è la nave di bandiera della flotta anfibia – è in attesa che entri in linea la nave Trieste, cosa che dovrebbe avvenire l'anno prossimo, per andare in disarmo.
  Abbiamo 62 navi maggiori più due Intelligence di cui, ripeto, una parte deve essere ammodernata o rinnovata nei prossimi 15 anni e i finanziamenti sono parzialmente stati individuati, ma non completamente. Per quanto riguarda la flotta aerea, siamo l'unica Marina d'altura che non ha aeromobili a pilotaggio remoto. Il perché non saprei dirlo, ma la situazione è questa. Ne abbiamo uno, ci stiamo dotando appunto di questi quattordici aeromobili a pilotaggio remoto che dovranno essere imbarcati sulle navi, che sono fondamentali perché consentono di volare sul territorio ostile senza mettere a repentaglio gli equipaggi, e siamo altresì l'unica Marina di altura che non ha l'aereo da pattugliamento marittimo in versione antisommergibile. Qualunque sia l'opzione se andare sul modello straniero oppure su quello italiano il C-27, comunque richiederà dai quattro ai cinque anni prima che possiamo essere in grado di dotarci di questo strumento. Oggi siamo costretti a chiedere agli Stati Uniti, quando abbiamo l'esigenza, di fornirci un loro pattugliatore marittimo di quelli stanziati a Sigonella. Quindi non abbiamo un'autonomia strategica da questo punto di vista con questo assetto che è fondamentale.
  Stiamo rinnovando il parco dei velivoli anfibi e, quindi, alcune considerazioni finanziarie. Gli stanziamenti in legge di bilancio 2023 non favoriscono il tempestivo conseguimento delle capacità individuate dal modello di riferimento per la Marina, che ha visto assegnazioni inferiori alle reali necessità di rinnovamento e ammodernamento da avviare nell'anno sia sul bilancio Difesa sia su quello del MIMIT. Nello specifico, le assegnazioni risultano più basse rispetto al quadro delle esigenze sull'intero quindicennio coperto dal Fondo Difesa 2023-2037 e questo soprattutto nel quinquennio 2023-2027 in cui l'ormai consolidato incremento della Pag. 10curva dei fabbisogni, diretta conseguenza anche dell'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime a causa dell'attuale situazione geopolitica, richiederebbe maggiori disponibilità finanziarie per consentire l'avvio e il sostegno ai programmi della Marina, così come delle altre Forze armate. Inoltre le minori risorse MIMIT in legge di bilancio 2023, hanno generato ritardi nei pagamenti delle fregate anti sommergibile che rimpiazzano quelle che abbiamo ceduto all'Egitto, con rischio penali e interruzione soprattutto di sostegno ai programmi del nuovo sommergibile, dell'elicottero NH-90 e di altre frame che sono la spina dorsale della flotta.
  Per rimediare a queste criticità è necessario intraprendere misure che conferiscano al processo di ammodernamento e rinnovamento dello strumento Difesa certezza, stabilità e profondità degli investimenti. In tal senso, come peraltro sostenuto dal Ministro della difesa nel corso dell'audizione dello scorso 25 gennaio, quale provvedimento mirato ad accordare strutturalità al ciclo di programmazione, sarebbe auspicabile già con la prossima legge di bilancio, ridotare il Fondo per gli investimenti della Difesa mediante un'unica manovra che accorpi i volumi finanziari relativi a tre provvedimenti successivi. Questo provvedimento potrebbe anche essere accompagnato da una semplificazione delle norme amministrativo-contabili tanto nazionali quanto europee, volte a favorire l'efficientamento e la velocizzazione dell'attività di procurement militare. L'attuale impianto normativo per gli appalti pubblici è infatti contraddistinto da tempistiche acquisitive spesso non coerenti con le esigenze di tempestività nell'approntamento, in generale con la necessità di immediatezza nell'espressione di capacità operative da parte delle Forze armate.
  Partendo dalla condivisa esigenza di aggiornare la disciplina dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture nel settore Difesa e sicurezza, si potrebbe cogliere l'opportunità di elaborare un codice ad hoc per il settore della Difesa che tenga conto delle nostre peculiarità e consenta al dicastero di potersi dotare di sistemi a capacità in tempi decisamente più rapidi. In altri termini, oggi la burocrazia e la situazione attuale, non ci consente di stare al passo con l'evoluzione tecnologica che è rapidissima e questo rappresenta un grosso problema. Quindi, per fare tutto quello che dobbiamo fare, dobbiamo tenere conto del fatto che quando si parla di navi bisogna pensare a un criterio rotazionale di uno a tre. Cioè, per avere una nave sempre in mare, ce ne vogliono tre di quel tipo, perché due navi fanno sei mesi in acqua ciascuna e una è ferma per lavori di manutenzione, cambio equipaggio, addestramento elementare. Il criterio dovrebbe essere uno a quattro, ma con le navi moderne si riesce a scendere uno a tre. Quindi le FREMM, per esempio, nascono per fare 3 mila ore di moto l'anno, cioè 125 giorni di mare. Oggi ne fanno 4.200, andando incontro a una grande usura a cui riusciamo a rispondere, ma soprattutto con una grande usura degli equipaggi. Tenete conto che i francesi, che hanno lo stesso numero di navi FREMM, proprio per evitare di sottoporre l'equipaggio a questo impegno così gravoso, hanno deciso di dotare ogni FREMM di due equipaggi. Quindi ogni FREMM francese ha due equipaggi, dal comandante all'ultimo marinaio, così come ogni sommergibile francese. Noi non riusciamo a garantire un equipaggio completo per nessuna delle nostre FREMM, questa è la differenza.
  Stavo dicendo che quando mettiamo in mare o il gruppo anfibio nazionale o il gruppo portaerei o la somma dei due, questi assetti devono andare in giro con una scorta. La scorta ideale, cioè il livello necessario, sarebbero tre navi antiaeree, tre FREMM antisommergibile e un sommergibile che li scorti. Ora, i nostri sommergibili sono estremamente efficienti, efficaci, strumenti di intelligence formidabili, ma proprio per come sono fatti sono lenti. Quindi li possiamo impiegare nel Mediterraneo, non fuori dal Mediterraneo. Non abbiamo tre navi antiaeree, di difesa aerea oggi in grado di garantire la necessaria scorta a questi gruppi navali, ma due che rappresentano il livello minimo da alta intensità. Quindi noi oggi siamo in grado di mettere Pag. 11in mare il gruppo portaerei o la capacità expeditionary per 6/8 mesi, ma chiaramente sguarnendo le altre operazioni, perché abbiamo solo due navi antiaerei e dobbiamo sperare che siano entrambe non ai lavori. Abbiamo quattro FREMM antisommergibile, ne avremo sei nei prossimi quattro anni, quindi la situazione è molto complessa. Riusciamo a garantire continuativamente il livello minimo a bassa intensità.
  In ordine di priorità queste sono le navi di cui avremo bisogno rispetto al modello di riferimento interforze che è del 2017 e che andrà aggiornato. Quindi, sempre in ordine di priorità, noi avremo bisogno da tre a sei fregate antisommergibile in più, due navi antiaeree in più, una seconda portaerei, per garantire di avere la portaerei tutto l'anno disponibile, una nave logistica e due sommergibili. Ora, tale adeguamento capacitivo potrebbe trovare coerente attuazione ove si concretizzasse l'impegno politico di raggiungere il 2 per cento del PIL per le spese della Difesa. L'autoriferimento assunto nell'ambito dell'Alleanza atlantica e l'auspicata misura di un'unica manovra che accorpi i volumi finanziari relativi ai tre provvedimenti successivi costituirebbe un tangibile passo verso tale obiettivo, fornendo l'adeguata copertura finanziaria al corretto dimensionamento non solo della Marina, ma anche delle altre Forze armate, come ha già ricordato il Generale Serino nella sua recente audizione.
  Quando si investe in marittimità si investe in Italia. L'80 per cento dei fornitori sono nazionali e c'è un grande livello occupazionale che si attiva per costruire una nave; dal taglio della lamiera alla consegna ci vogliono 4 anni. In questi quattro anni si attiva un indotto molto importante, si attivano piccole e medie imprese. L'esempio di Castellammare di Stabia è palese. Da quando costruiamo le navi, l'economia di quella città ha ricominciato a crescere e, quindi, gli investimenti marittimità, pur essendo investimenti importanti, poi ritornano e danno concreti benefici per il Paese sia sui livelli produttivi che su quelli occupazionali.
  Passiamo rapidamente al personale, che rappresenta la più importante risorsa. Al di là dei numeri, se si guardano le percentuali di ripartizione tra le Forze armate, tra gli anni '80 e oggi non è cambiato nulla dal punto di vista della ripartizione delle percentuali, però è cambiato il mondo. Negli anni '80 noi avevamo un grande Esercito a presidio della frontiera terrestre dal Patto di Varsavia, una grande Aeronautica che doveva contrastare gli obiettivi del Patto di Varsavia nei territori ostili e una Marina che svolgeva un ruolo ancillare di scorta alle portaerei americane. Il mondo è cambiato, ma noi evidentemente non ce ne siamo accorti perché il taglio è stato fatto a pantografo e ha tenuto conto soltanto di esigenze economiche per cui ha avuto un grave impatto, sulla Marina militare in particolare. Come ha detto il Generale Serino nella sua audizione, l'ideale sarebbe tornare alla situazione precedente alla legge n. 244 del 2012, con un modello a 190 mila uomini e donne che consentirebbe alle Forze armate di avere l'auspicato livello di numero di personale. Se guardiamo la ripartizione degli altri Paesi più simili a noi, vediamo che i numeri e le percentuali di ripartizione tra Marina e Aeronautica sono più o meno simili. In Francia i marines fanno parte dell'Esercito, per cui se noi consideriamo la funzione marines in effetti la Marina ha 57 mila persone. Da noi c'è ancora un grosso sbilanciamento rispetto ad altri Paesi a noi simili, che hanno adeguato più rapidamente di noi i loro strumenti all'attuale situazione geopolitica.
  La condizione del marinaio è molto complicata soprattutto nei primi quindici anni di carriera quando si rimane tutti a bordo in maniera più continuativa, e sono gli anni in cui una persona mediamente crea la propria famiglia. Noi li passiamo in mare, lontano da casa, in condizioni difficili anche dal punto di vista fisico. Ho passato cinque mesi nell'Indiano, quando comandavo le operazioni antipirateria, di cui i primi 77 giorni col monsone e con vento a 50 nodi, sempre in mare e, al di là del mal di mare che uno può soffrire o meno, poi ci si abitua, è tanta la fatica fisica che si fa nelle continue accelerazioni che comporta lo stare a bordo in Pag. 12quelle condizioni: non si riesce a dormire la notte. Insomma, una condizione anche stressante dal punto di vista fisico oltre che mentale e che porta il personale a transitare dall'impiego militare all'impiego civile. Per la Marina negli ultimi anni abbiamo avuto un numero di transiti pari a 2.600 persone. Quindi, quasi l'8 per cento della forza della Marina contro i 1.000 dell'Esercito, ma 1.000 su 90 mila, e solo i 100 dell'Aeronautica. Questo appunto è l'indice di quanto la condizione del marinaio sia molto, molto difficile. Il problema di queste fuoriuscite è che rimangono però a carico della Forza armata, cioè sono posti che risultano occupati dalla Forza armata anche se è gente che non c'è più. Questo, per esempio, non mi consente di arruolare 2.600 persone fintanto che questi non vanno in pensione, e questo è un gravissimo problema per noi. Nello studio che ha fatto il mio predecessore, l'Ammiraglio Cavo Dragone quando era al mio posto, è stabilita una esigenza della Marina di 39 mila unità e un'esigenza minima di 35 mila unità. Oggi non siamo a questa situazione.
  Vado avanti rapidamente. Sui civili vale la stessa situazione, noi dovremmo avere 9.000 unità, ne abbiamo oggi 4.700, ma siccome c'è stato il blocco del turnover stanno raggiungendo per la maggior parte tutti insieme l'età pensionabile. Al primo gennaio del 2028, considerando anche le assunzioni già previste, noi avremo un numero di 3.500 civili; quindi, un terzo di quelli che ci servono. Oggi abbiamo una carenza dell'85 per cento di dirigenti, del 44 per cento di tecnici e del 28 per cento di amministrativi, il che ha un impatto veramente importante su alcune infrastrutture soprattutto sugli arsenali.
  Per formare un operaio ci vuole tempo, è necessario quindi riaprire anche la scuola operai.
  Abbiamo un parco di infrastrutture di circa 3 mila infrastrutture con un'importante debito manutentivo e per le quali abbiamo avviato differenti programmi di adeguamento, modernizzazione ed efficientamento energetico. Gli arsenali sono strutture strategiche non tanto per la Marina, ma proprio per il Paese. Nelle città in cui sono dislocati – soprattutto Taranto, Spezia, Augusta e Brindisi – sono un importante fattore di economia, ma sono afflitti da un grave debito manutentivo, hanno necessità di adeguamento tecnologico importante e hanno delle criticità (che poi riassumo alla fine) rappresentate dai vincoli degli appalti pubblici. Insomma, per realizzare un'impresa ci vogliono dai cinque ai sette anni. Un esempio, l'Accademia Navale sta rinnovando tutto il parco degli allievi, un'impresa di 60 milioni di euro che avverrà in sei anni. Bene, questi lavori dovevano iniziare nel 2001. Io sono arrivato in Accademia e mi fu detto: «Stanno per iniziare questi lavori, sarà molto complicato». I lavori sono iniziati nel 2022. Questi sono i fatti, quindi non riusciamo con questo sistema a mantenere in efficienza il parco infrastrutturale della Marina. Lo stesso vale per le basi navali che stiamo adeguando per garantire alle nuove navi di poter ormeggiare. Avremo un parco di basi navali moderno. Io ho visitato di recente Tolone, la base navale francese, sembra di essere veramente su un altro pianeta rispetto a noi, ma ci stiamo adeguando. Anche qui non ci sono tutte le risorse che serviranno. C'è un grande piano di investimenti, ma serviranno più risorse e lo stesso vale per le basi aeromobili, soprattutto Grottaglie, dove verranno ospitati gli F-35 che è in corso di adeguamento.
  Abbiamo una criticità negli alloggi. Abbiamo il 35 per cento di alloggi inagibili e un 20 per cento di occupati sine titulo. Faccio un esempio: alloggi ad incarico ne abbiamo 1.676, di cui 500 necessitano di lavori e 316 occupati da sine titulo, quindi soltanto la metà disponibili per il personale. Anche qui comunque stiamo lavorando e stiamo investendo, ma le principali criticità della parte infrastrutturale sono i vincoli imposti dal codice degli appalti e i tempi espansi delle fasi di attraversamento dei procedimenti, come ad esempio acquisizione dei pareri e autorizzazione da parte degli enti preposti, prescrizioni dell'ANAC e la gestione del contenzioso che è molto importante. Qui andrebbero individuate Pag. 13nuove soluzioni: ad esempio, prevedere un Commissario straordinario per le grandi imprese, come è stato fatto per il ponte di Genova, considerando appunto che vengono realizzate nell'interesse della sicurezza del Paese. Quindi, individuare quelle opere che vengono realizzate esclusivamente nell'interesse della sicurezza del Paese e per queste destinare un Commissario straordinario.
  Noi abbiamo già individuato per la Marina tutte quelle imprese che possono essere eleggibili un esempio il cinema dell'Accademia navale, che è chiuso e sta crollando, andrà ricostruito ma quello ovviamente non serve al Paese, non deve essere ristrutturato nell'interesse del Paese seguirà il codice degli appalti regolarmente, ci vorranno otto anni per averlo. Comunque sono tante le infrastrutture che abbiamo individuato e dove potremmo nominare un Commissario straordinario per velocizzare la ristrutturazione.
  Mio avvio alla conclusione. La dimensione subacquea, il mondo nuovo. La dimensione subacquea sta diventando una vera e propria dimensione fisica. Le leggi naturali che regolano il mondo subacqueo son diverse da quelle che regolano il mondo superficiale, quindi nel mondo si sta andando verso la quinta dimensione fisica che si aggiungerà alle altre quattro. In legge di bilancio è stato stabilito di attivare il polo nazionale subacquea. L'idea è di tagliare il nastro a La Spezia il prossimo 9 giugno; la Marina avrà un ruolo di direttore d'orchestra, stiamo scrivendo il decreto ministeriale che poi il Ministro della difesa dovrà concordare con il MUR e con il MIMIT e darà avvio appunto a questo mondo. Sarà un incubatore di start up, uno spin off dell'attività. Il mondo subacqueo sarà popolato da droni, con una nave madre di superficie o subacquea, con o senza pilota e da sensori. Questo è il mondo subacqueo. Ci sono grandissimi investimenti anche già dei privati, mega yacht, adesso vengono tutti costruiti con un sommergibile tascabile che serve fare turismo subacqueo o al proprietario per scappare in caso di attentato.
  Ci sono grandi investimenti che devono essere fatti che sono pari a quelli che si fanno per lo spazio; c'è la grande corsa allo spazio che, come ho detto, è molto meglio conosciuto del mondo subacqueo. Qui siamo a casa nostra ed è ora di cominciare a lavorare a casa nostra.
  Chiudo presentando il giro del mondo di Nave Vespucci, che ha compiuto ieri 91 anni. Partirà a luglio per un giro del mondo di 22 mesi. Farà 31 soste in 28 Paesi in tutti i cinque continenti. Lì sarà il sistema Paese che si muoverà e il Ministro della difesa ha scritto a tutti i Ministri di essere presenti perché è il sistema Paese che si muove. Dovrebbe essere nominato ambasciatore per gli oceani nel 2024, nella Giornata Mondiale degli oceani quando sarà a Honolulu. Io direi che con questo ho terminato la mia presentazione rapida.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'Ammiraglio Credendino per l'ampia relazione, completa e anche per la presentazione informatica che ci ha illustrato e di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato). Passiamo adesso alla richiesta di intervento dei colleghi. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Carrà. Prego onorevole Carrà.

  ANASTASIO CARRÀ. Buongiorno Ammiraglio. Intanto la ringrazio per la sua presenza e, soprattutto, per l'eccellente presentazione delle linee programmatiche della Marina militare.
  Il quesito che mi pongo è che essendo lo scenario internazionale profondamente mutato negli ultimi anni, in particolare dopo lo scoppio della crisi ucraina, le minacce alla sicurezza nazionale e a quella degli alleati europei sono aumentate. In particolare, il mar Mediterraneo è tornato ad essere un teatro operativo fondamentale sia per il nostro Paese sia per l'Unione europea e, di conseguenza, la Marina militare italiana dovrà aumentare ulteriormente la sua attività di controllo e di presidio degli interessi nazionali nel Mare nostrum.
  Le chiedo, dunque, qual è lo stato attuale del personale a disposizione delle Pag. 14Forze armate e se è sufficiente per svolgere tutti i compiti assegnati, visto tutte le problematiche che Lei ci ha evidenziato. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Carrà.
  Onorevole Bicchielli.

  PINO BICCHIELLI. Ammiraglio la ringrazio soprattutto perché la sua relazione è stata dettagliata, precisa, puntuale (mi dispiace essere arrivato con pochi minuti di ritardo) e soprattutto severa e giusta e sarà fonte del nostro lavoro. È ovvio che le preoccupazioni che Lei ci ha rappresentato diventano da oggi anche le nostre preoccupazioni, e con il presidente sicuramente dobbiamo farcene carico, anche perché la situazione geopolitica negli ultimi anni è completamente mutata e non possiamo più guardare con distacco le vicende. Credo anche che il raggiungimento del 2 per cento del PIL è un obiettivo che ci dobbiamo porre.
  Però su un tema che mi sta a cuore, cioè quello del fianco sud che ormai è diventato un asset strategico – come Lei ha più ha detto più volte – e della necessità di avere una conoscenza approfondita e completa di ciò che accade nel Mediterraneo, asset centrale come ribadito anche nel documento programmatico pluriennale della Difesa per il triennio del 2022-2025, penso che tutto ciò presupponga un rafforzamento dell'intelligence strategica.
  E quindi le chiedo, nello specifico, proprio perché c'è bisogno di questo rafforzamento, se le unità FREMM nella versione antisommergibile sono secondo Lei sufficienti per questo tipo di operazione oppure bisogna iniziare a pensare anche ad altro? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Bagnasco.
  Prego.

  ROBERTO BAGNASCO. Grazie presidente.
  Ringrazio l'Ammiraglio per la sua presenza e per l'illustrazione estremamente attenta e compiuta che ci ha fornito anche attraverso questo materiale cartaceo che fisicamente ci ha reso molto più facile seguire il suo interessantissimo intervento.
  A nome del gruppo politico di Forza Italia ringrazio la Marina che quotidianamente continua a dare un prezioso contributo alla sicurezza e alla stabilità del Paese e dell'Europa.
  Io le parlerò di una questione particolare che voglio inserire nel discorso più ampio, sul quale trovo molte convergenze, sull'importanza della Marina in questo momento particolare e sul fatto che noi siamo una realtà totalmente inserita sul mare e, quindi, è talmente ovvio e talmente semplice capire quanto sia importante avere una Marina all'altezza della situazione.
  Io le parlerò di qualcosa di più specifico, riallacciandomi a quanto anche Lei ha accennato nella sua relazione per quanto riguarda l'importanza economica degli investimenti che andiamo a fare sul settore della Marina, investimenti che soprattutto in alcuni territori, come la Liguria da dove io vengo; il mio Collegio va da Genova a La Spezia.
  Da Genova a La Spezia ci sono tantissime, quasi tutte le più grandi aziende che operano nel settore. Quindi, per la Liguria, ma direi anche a livello nazionale, questi investimenti sono estremamente importanti sia dal punto di vista economico che strategico, come lei giustamente ci ha fatto rilevare.
  Quindi, colgo l'occasione della sua presenza per sottoporle una questione molto specifica. La legge di bilancio del 2023, con l'articolo 1 commi 658 e 659, ha promosso la valorizzazione del settore della subacquea. Lei ne ha parlato e ho visitato più volte questi straordinari siti della subacquea nazionale sul nostro territorio. Ritiene che sia sufficiente l'istituzione del polo nazionale al fine di rafforzare la ricerca e l'innovazione nel dominio sottomarino e mettere quest'ultimo, (ha chiuso proprio con questo quindi mi fa piacere inserirmi in questo discorso) in sicurezza, con l'obiettivo di favorire anche le opportunità industriali ed economiche? Il compito di promuovere le attività di valorizzazione del settore della subacquea nazionale Pag. 15è stato affidato alla Marina. Nel polo nazionale della subacquea, che si presume avrà sede presso il Centro di supporto e sperimentazione navale di La Spezia, le aziende nazionali della navalmeccanica svolgeranno un ruolo fondamentale, sia per guidare le attività di ricerca, sia per favorire la filiera nazionale che è composta da numerose PMI. La Marina militare che ha assunto la governance dell'iniziativa, ritiene che possa essere coinvolto il tessuto produttivo locale, ossia le aziende piccole, medie e grandi del settore, che esistono sul territorio.
  Questa è una domanda specifica e spero possa dare una risposta affermativa ovviamente.

  PRESIDENTE. Grazie. Do a questo punto la parola all'onorevole Pellegrini.

  MARCO PELLEGRINI. Grazie presidente. Ammiraglio, innanzitutto voglio ringraziarla per l'ampia illustrazione che ci ha fatto. Devo dire che è stata ricca e sintetica allo stesso tempo, quindi, davvero complimenti. Ci ha illustrato sia la situazione attuale, i teatri di intervento della nostra Marina e anche, come dire, un'evoluzione futura.
  Mi ha particolarmente colpito il riferimento che Lei ha fatto alla necessità che ha la Marina di ammodernarsi, da una parte, e, dall'altra, di reperire sia risorse umane, Lei ha fatto esplicito riferimento a questo confrontando la nostra situazione con quella di nostri alleati, sia mezzi strumentali.
  A questo proposito vorrei fare con Lei una considerazione che è generale e che, però, va nel particolare. La considerazione generale è che se noi – io tra l'altro provengo da una Commissione economica di cui sono stato membro nella scorsa legislatura – decidessimo di audire qualsiasi articolazione dello Stato le assicuro, e questo glielo dico per esperienza personale, che tutte le articolazioni dello Stato ci direbbero che mancano uomini e donne, mancano mezzi e che quindi ci sarebbe bisogno di ulteriori investimenti.
  Questi sono fatti, non sono impressioni, quindi io sono sicuro che quello che Lei ha rappresentato corrisponde esattamente alla verità. Però, il compito della politica è anche quello di stabilire quali sono le priorità per il Paese. Quindi, quando Lei fa riferimento all'auspicio del raggiungimento del 2 per cento della spesa militare sul PIL nei tempi più brevi possibili, che poi è un impegno che abbiamo preso come Paese in ambito NATO, ciò si scontra con la situazione del Paese. È noto a tutti noi che il Paese attraversa una situazione non facilissima; veniamo da una pandemia, siamo in una situazione di guerra, le sanzioni purtroppo colpiscono anche le nostre aziende, alcune in maniera pesante e, quindi, la politica deve individuare il bilanciamento tra le esigenze che Lei ha rappresentato e l'esigenza (e la dico proprio terra terra) dei cittadini che devono mettere il piatto a tavola. Non è banale decidere quando e come raggiungere il 2 per cento, perché un conto è farlo in un anno, in due anni, un conto è farlo nei prossimi dieci anni dando respiro ad altri settori del Paese.
  Quindi, e concludo anche perché i lavori d'Aula incombono, io mi permetto di segnalarle questo, che credo sia utile anche alle interlocuzioni tra le nostre Forze armate e la politica. Non c'è una mancanza di volontà o una sordità, un non voler ascoltare le esigenze delle nostre Forze armate, nel suo caso la Marina, ma ripeto noi abbiamo il dovere di sentire le esigenze di tutto il Paese.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Chiesa.

  PAOLA MARIA CHIESA. Grazie presidente. Buongiorno a tutti. Mi unisco anch'io ai ringraziamenti nei confronti dell'Ammiraglio per avere illustrato le linee programmatiche in Commissione difesa e, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, faccio gli auguri di buon compleanno all'Amerigo Vespucci, la nave più bella del mondo, che ieri ha compiuto 92 anni.
  Io ho una curiosità e qualche domanda. Parto dalla curiosità. Nel 2016 ero presente a Mugello alla consegna da parte di FincantieriPag. 16 di Nave Alpino una fregata FREMM, dal motto «di qui non si passa». Non so se abbia già risposto, ma le chiedo se sono previste nuove consegne o no.
  Altra domanda. Gibuti, che sarà oggetto di una visita prossima della Commissione difesa. In cosa consiste la vostra missione, solamente antipirateria o altro?
  Infine, quanto sono importanti i protocolli d'intesa, per esempio con Confindustria, per la ricollocazione del vostro personale in congedo? Ne avevo segnata un'altra, ma mi ha anticipato il collega quindi ha già parzialmente detto lui.

  PRESIDENTE. Do a questo punto la parola all'onorevole Graziano. Prego.

  STEFANO GRAZIANO. Innanzitutto grazie e buongiorno a tutti. Un grazie di cuore alla Marina e, in particolare, all'Ammiraglio che ha brillantemente illustrato quella che è la situazione geopolitica, infrastrutturale e di sistema che c'è nei mari del mondo e, soprattutto, del Mediterraneo, dove l'Italia è di fatto il punto cardine di tutto il sistema.
  Io penso che, anche come Commissione (lo dico al presidente) dovremmo fare una riflessione sul fatto che il sistema di difesa principale che noi dobbiamo avere è quello che va via mare, perché essendo una penisola e avendo il mare dappertutto, ripercorrendo la logica degli impegni prioritari all'interno della Difesa di cui dovremmo tenere conto, chiaramente il punto di fondo che noi abbiamo è quello.
  Vorrei chiedere delle informazioni sul tema dei pescherecci, su quello che succede al largo della Libia e, sostanzialmente, vorrei sapere quanto riesce la Marina a tenere testa a questa situazione e quanto è impegnata, anche perché le risorse di bilancio sono limitate.
  Un'altra cosa molto allarmante è quella della presenza delle navi russe, del loro numero elevato al largo della Siria. Questo, ovviamente, cambia la situazione ed è importante capire qual è il quadro di comando oggi all'interno del Mediterraneo e che cosa accadrà nel futuro perché, se non sbaglio, a breve bisognerà cambiare il quadro di comando del Mediterraneo o comunque ci deve essere sicuramente un cambio strategico del comando. Io penso che su questo il Governo debba fare un lavoro affinché sia all'Italia a guidare questo processo.
  Infine quali misure secondo Lei bisogna adottare per evitare l'uscita così massiccia del personale impiegato nella Marina, perché questo a mio avviso diventa un elemento fondamentale insieme al fatto che Lei ci ha detto che oggi, in alcuni casi, ci sono le navi che non hanno nemmeno l'autodifesa, quindi, siamo ben oltre la condizione di base. È chiaro che, però, se non abbiamo più né le armi di autodifesa e addirittura non abbiamo nemmeno il personale, siamo oltre la bandiera bianca. Per cui dobbiamo provare a capire quali sono le misure urgenti che si possono fare.
  Rinnovo, lo dico da capogruppo del Partito Democratico, i ringraziamenti all'Ammiraglio, ma su questo ultimo aspetto dobbiamo porre un tema, perché se c'è un'uscita massiccia e non abbiamo più il personale il quadro diventa complicato da gestire.
  La ringrazio ancora e mi fermo qui.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Graziano. Do la parola all'onorevole Giorgio Mulè, collegato da remoto. Prego onorevole Mulè.

  GIORGIO MULÈ, in videocollegamento. Grazie presidente.
  Buongiorno Ammiraglio Credendino. I ringraziamenti, anche in questo caso, non sono di rito perché avere rappresentato la situazione alla Commissione, con gli occhi della realtà e in senso davvero istituzionale, fa ulteriormente onore all'Istituzione della Marina militare. Quindi, grazie per averci messo nelle condizioni di avere un quadro chiaro ed esaustivo. I ringraziamenti sono poi proprio rispetto a quello che Lei ha rappresentato, per l'impegno che le donne e gli uomini della Marina riescono ad assicurare alla Repubblica nonostante le carenze di mezzi e di uomini.
  Quindi, tralascio quanto già detto dal collega Bagnasco e mi collego all'ultimo Pag. 17intervento dell'onorevole Graziano, proprio sull'aspetto che assume i contorni di una – mi consenta – malattia, che evidentemente dobbiamo affrontare. Riguarda soprattutto la Marina militare, ma riguarda anche, in parte non così importante ma numericamente seria, l'Esercito e in maniera molto minore l'Aeronautica, cioè il transito del personale militare nel settore civile. A questo riguardo volevo chiederle se eventualmente poteva darci dei dati ulteriori sul periodo che passa da quando vengono arruolati a quando si chiede il transito, per verificare se c'è un intervento da fare da parte del Parlamento in sede di reclutamento, in sede di accompagnamento psicologico, oppure se si tratta di qualcosa di diverso.
  È tutto molto chiaro invece, e la ringrazio, per la dotazione dei mezzi. E quando oltretutto porta l'esempio della Francia, che ha tre equipaggi pronti e uno in backup rispetto all'unico, che anche è insufficiente, che ha l'Italia, già mette in piedi una situazione che si commenta da sola rispetto alle nostre capacità.
  Volevo soltanto sollecitarle, se ritiene, un eventuale informazione alla Commissione riguardo l'aspetto cyber che in questi giorni, peraltro, si ripropone con prepotenza e se su questo la Marina ha già dei programmi avviati, se si è già dotata di un sistema, all'interno dello stato maggiore della Difesa o autonomamente, che le permette di tranquillizzare, come certamente sarà, la Commissione e, quindi, il Parlamento oppure se è necessario anche in questo campo preoccuparsi per fare degli interventi di supporto alla Marina.
  La ringrazio ancora Ammiraglio e buon lavoro.

  PRESIDENTE. Grazie. Do ora la parola all'onorevole Malaguti. Avverto i colleghi che l'Aula inizierà alle 9 e 55, quindi, alle 9 e 50 dobbiamo sospendere la seduta.

  MAURO MALAGUTI. Grazie Presidente. Mi unisco ai ringraziamenti per la sua presenza Ammiraglio.
  Non avevo dubbi che ci fossero delle carenze in termini di organici e di mezzi perché è evidente che se i Governi dal 2014 in poi non hanno rispettato l'accordo del 2 per cento della spesa per la difesa in termini di PIL, adesso siamo all'1,38 per cento, non si può pensare di essere all'avanguardia. In particolare, con la Marina visto che noi siamo una piattaforma sul Mediterraneo e dovremmo avere un occhio di riguardo, proprio per questo motivo evidente, per la nostra Marina. Poi c'è anche da dire che se alcuni Governi stanziano risorse per provvedimenti assurdi, che non cito per non far nascere delle polemiche in questa Commissione, non è colpa né della Marina, né dell'Aviazione, né dell'Esercito.
  Ma, comunque, al di là di questo, la domanda che io le vorrei porre è questa. Io ho ancora sotto gli occhi la vicenda traumatica di dei due marò, Girone e Latorre, che considero un capitolo vergognoso della nostra diplomazia. Loro hanno fatto solo il loro dovere con scrupolo e competenza. Volevo chiederle se da quell'esperienza così brutta per la nostra diplomazia, per gli stessi marò e per tutto il nostro Paese, si sia pensato a qualche provvedimento per evitare situazioni analoghe in futuro e per far uscire immediatamente i nostri militari da una situazione così spinosa. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Padovani.

  MARCO PADOVANI. Grazie presidente. Grazie Ammiraglio per essere stato così preciso ed aver fatto una fotografia netta e chiara sulla situazione.
  Due domande velocissime. Una che, sostanzialmente, ha già parzialmente risposto, sulla situazione dell'arsenale di La Spezia, dove so che sono arrivati alla sua attenzione molti appelli per quanto riguarda il personale.
  L'altra domanda è questa. Lei ha parlato di un atteggiamento aggressivo da parte dei russi sul Mediterraneo. Se dovessimo quantificare le percentuali di possibilità di incidenti sul Mediterraneo, lo possiamo fare, abbiamo un'idea di quello che potrebbe essere? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Do a questo punto la parola all'Ammiraglio Credendino per la replica. Grazie.

Pag. 18

  ENRICO CREDENDINO, Capo di Stato Maggiore della Marina militare. Cercherò di essere rapido. Se magari rimane qualcosa fuori posso dare delle schede o posso anche tornare.
  Comincio dalla cyber perché non ne ho parlato durante la relazione per mancanza di tempo. Noi abbiamo una grande attenzione alla cyber sicurezza. Le nostre navi, soprattutto quelle che stiamo costruendo adesso, saranno tutte cyber resilient. Nelle esercitazioni di un mese che faremo ad aprile che vedrà in mare tutta la flotta in navigazione, per la prima volta in assoluto faremo un grande addestramento di cyber sicurezza per vedere come gli equipaggi sono in grado di rispondere. Oggi abbiamo iniziato con una esercitazione piuttosto semplice di phishing; abbiamo mandato un sacco di messaggi a tutto il personale per vedere chi abbocca. Siamo molto attenti alla cyber, è una nostra priorità, anche perché la nave, quando è in mare, è molto vulnerabile e da lì è possibile entrare per poi causare danni.
  Secondo punto il personale. È la mia proprietà assoluta ed è la principale difficoltà della Marina. Quindi, se bisogna parlare di investimenti, bisogna ovviamente partire dal personale. Essendo sottodimensionati succede che molti equipaggi, quando rientrano, non hanno la possibilità di fare recupero psicofisico. Ci sono persone che rientrando da sei mesi di attività e che, poi, devono andare in temporaneo imbarco su un'altra nave che non ha l'equipaggio completo e che riparte per altri sei mesi. Questo avviene di frequente nei primi anni di vita professionale. Io sono uscito nel 1984 dell'Accademia e sono sbarcato dopo dodici anni consecutivi d'imbarco.
  Quindi, è chiaro che in questa fascia avvengono le fuoriuscite e meno gente c'è e più ci sono fuoriuscite, perché è il cane che si morde la coda. Meno gente c'è, meno la gente riesce a fare una vita familiare, personale, ad avere un adeguato recupero psicofisico, decidendo così di uscire. Io ho parlato con quelli che danno le dimissioni. Se ne vanno veramente con grandissimo dispiacere, ma mi dicono tutti: «Ammiraglio, non ce la facciamo più! Semplicemente non ce la facciamo più!». Io ho istituito anche un consigliere per il benessere e la salute mentale del personale. Il mio consigliere è un Ammiraglio specializzato in psichiatria. Stiamo facendo degli studi sul modello organizzativo della Marina per vedere cosa possiamo cambiare. Ho tagliato il 20 per cento il mio stato maggiore per aumentare il bacino di persone da poter mandare a bordo. L'anno scorso ho mandato in disarmo due navi; era vecchie, ma ancora funzionano egregiamente, tra cui una rifornitrice, soltanto per poter impiegare quegli equipaggi sulle navi nuove.
  Nave Garibaldi, che oggi è la nostra nave anfibia. Il giorno in cui entrerà in linea la nave Trieste la nave Garibaldi andrà in disarmo e tutto l'equipaggio passerà sul Trieste, ma è chiaro che la carenza di personale è una priorità assoluta. Per fare quello che stiamo facendo, stiamo chiedendo uno sforzo incredibile al personale che sta rispondendo in maniera eccellente, ma è necessario – per esempio – considerare fuori organico quelli che fuoriescono. Cioè, una volta che uno esce dalla Marina deve essere considerato fuori organico. Questo mi consentirebbe di arruolare per ogni persona che esce una persona in più, cosa che oggi non posso fare perché devo aspettare che quella persona vada in pensione per poter fare l'arruolamento. Questa è una cosa per esempio da fare, possibilmente con la massima urgenza, e che potrebbe consentirci di avere 3 mila persone in più in tempi ragionevoli.
  È poi chiaro che le scelte le fa la politica. Noi abbiamo il dovere, come tecnici, di rappresentare la situazione. Quello che mi preme dire è che quando si investe in marittimità si investe in Italia. Tutto quello che si investe rientra in Italia. Costruire navi per Fincantieri, per esempio, potrebbe voler dire aprire altri cantieri che loro hanno dormienti sul territorio nazionale. Sono investimenti che rientrano in PIL e in occupazione. Questo è l'investimento marittimità.
  La situazione nel Mediterraneo, come ho detto, è molto complessa. Siamo in una situazione di equilibrio instabile. Siamo il Pag. 19fianco sud dell'Alleanza atlantica, il fianco sud dell'Europa. Quello che avviene nella regione Mediterraneo allargato si riverbera sui Paesi della sponda sud dell'Europa e, da lì, direttamente sull'Europa. E tutto questo avviene mediamente via mare, dove peraltro abbiamo i nostri interessi energetici principali. Nella lastrina le infrastrutture critiche nazionali abbiamo visto che il mare, per l'Italia, è fonte di prosperità e di crescita, ma anche di insicurezza. Quindi, dobbiamo essere presenti in mare perché le navi devono poter essere preposizionate lungo tutta l'area delle operazioni, che è stata appunto scelta dal Ministro pro tempore in maniera così ampia per consentire di essere presenti tempestivamente, dove serve e quando serve, per capire di quei 10 mila bersagli giornalieri quali sono pericolosi e quali no e poterli fermare quando sono ancora molto lontani dal territorio nazionale.
  La situazione è, appunto, di equilibrio instabile. Dicevo che i russi hanno nel Mediterraneo una postura molto aggressiva che fa parte un po' del gioco delle parti, ma non ce l'avevano fino all'anno scorso, non l'avevamo mai vista. La percentuale del rischio di incidenti è difficile calcolarla. Certamente il Mediterraneo è molto affollato, oggi noi abbiamo quattro gruppi di portaerei: quello italiano, quello francese, quello americano e la nave anfibia spagnola. Ci stiamo addestrando con i tre gruppi fra Italia, Spagna e Stati Uniti. La portaerei francese sta rientrando dal Golfo ed è in transito, ma non si erano mai viste quattro portaerei alleate insieme nel Mediterraneo. Abbiamo una componente forte turca che lavora anche davanti alle nostre coste. I russi arrivano fino allo Ionio senza problemi, fanno puntate verso lo Ionio con un gruppo navale di tre navi moderne. La nave russa – che in questo momento è la nave più moderna – oggi si trova in Sudafrica e ha imbarcato i missili ipersonici (noi non sappiamo se sono efficaci o meno e questo poi lo vedremo) ma entrerà nel Mediterraneo nelle prossime settimane. Quindi sarà la nave più moderna al mondo, così dicono i russi, se hanno effettivamente i missili ipersonici contro cui oggi è difficile riuscire a rispondere. Insomma, la situazione è complessa, turbolenta e aggravata dalla corsa alle risorse, dagli effetti dei cambiamenti climatici, dal traffico di esseri umani. Il rischio di incidenti è alto e quando c'è un incidente nessuno sa dove si può arrivare.
  Abbiamo una nave intelligence e ne costruiremo un'altra prossimamente. Usiamo i sommergibili che sono uno strumento di intelligence straordinario perché il sommergibile può rimanere a quota periscopica a lungo senza essere visto, e può essere ovunque nel Mediterraneo. Il Mediterraneo oggi è molto affollato da molti sommergibili di molti Paesi, anche quello russo.
  Il Polo Nazionale della subacquea è un incubatore dove devono entrare tutti quelli che vogliono lavorare nel mondo della subacquea e sarà un mondo popolato da piccole e medie imprese, dalle micro imprese, oltre che dai grandi gruppi industriali. Si andrà, quindi, da Fincantieri, Lonardo, ENI, perché anche ENI lavora sott'acqua con noi, Sparkle al grande indotto spezzino che nascerà a San Bartolomeo dove non solo c'è il nostro centro di ricerca, ma c'è anche un centro di eccellenza della NATO che riguarda appunto il mondo subacqueo. Ma è inclusiva la situazione, noi vogliamo che tutti quelli che si occupano del mondo subacqueo siano dentro il Polo nazionale della subacquea.
  Sugli investimenti abbiamo parlato.
  Gibuti: la missione antipirateria dell'Unione europea che si svolge nell'Oceano Indiano sta diventando un'operazione di sicurezza marittima a 360 gradi e la proposta che abbiamo fatto col collega francese all'Unione europea è di fondere le due operazioni, quella nell'Oceano Indiano e quella nel Golfo Persico, in modo da fare un'unica operazione di sicurezza marittima dell'Unione europea in quell'area, in modo da efficientare i mezzi che lavorano.
  Io direi che il tempo è scaduto, se c'è altro sono pronto poi eventualmente a mandare risposta scritta.

  PRESIDENTE. Grazie. Ringrazio ancora l'Ammiraglio Credendino anche per la presentazione informatica che ci ha illustrato, di cui autorizzo la pubblicazione in Pag. 20allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Ovviamente non mancheranno altre occasioni di confronto con la Commissione, e sicuramente organizzeremo una visita con i colleghi della Commissione.
  Ringrazio tutti i presenti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.50.

Pag. 21

ALLEGATO

Pag. 22

Pag. 23

Pag. 24

Pag. 25

Pag. 26

Pag. 27

Pag. 28

Pag. 29

Pag. 30

Pag. 31

Pag. 32

Pag. 33

Pag. 34

Pag. 35

Pag. 36

Pag. 37

Pag. 38

Pag. 39

Pag. 40

Pag. 41

Pag. 42

Pag. 43

Pag. 44

Pag. 45

Pag. 46

Pag. 47

Pag. 48

Pag. 49

Pag. 50

Pag. 51

Pag. 52

Pag. 53

Pag. 54

Pag. 55

Pag. 56

Pag. 57

Pag. 58

Pag. 59

Pag. 60

Pag. 61

Pag. 62

Pag. 63

Pag. 64

Pag. 65

Pag. 66

Pag. 67

Pag. 68

Pag. 69

Pag. 70

Pag. 71

Pag. 72

Pag. 73

Pag. 74

Pag. 75

Pag. 76

Pag. 77

Pag. 78

Pag. 79

Pag. 80