Sulla pubblicità dei lavori:
Boldrini Laura , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Boldrini Laura , Presidente ... 3
Careccia Grazia , vicedirettrice per il Medio Oriente e l'Africa del Nord di ... 4
Boldrini Laura , Presidente ... 6
Marinari Tina , rappresentante di ... 6
Boldrini Laura , Presidente ... 6
Porta Fabio (PD-IDP) ... 6
Boldrini Laura , Presidente ... 7
Onori Federica , intervento in videoconferenza ... 8
Boldrini Laura , Presidente ... 8
Careccia Grazia , vicedirettrice per il Medio Oriente e l'Africa del Nord di ... 8
Marinari Tina , rappresentante di ... 10
Boldrini Laura , Presidente ... 10
Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA BOLDRINI
La seduta comincia alle 15.20.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.
Audizione di rappresentanti di Amnesty International .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella Comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione di rappresentanti di Amnesty International Italia.
Ricordo che la partecipazione da remoto è consentita alle colleghe e ai colleghi secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento.
Anche a nome dei componenti del Comitato, saluto e ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori la dottoressa Careccia, accompagnata dalla dottoressa Tina Marinari, coordinatrice delle campagne di Amnesty International Italia, e dalla dottoressa Anneliese Baldaccini, responsabile dell'ufficio relazioni istituzionali.
L'opportunità di organizzare l'audizione odierna scaturisce dalla pubblicazione del rapporto «You feel like you are subhuman. Israel genocide against Palestinians in Gaza», pubblicato da Amnesty International il 5 dicembre scorso. Nel rapporto si evidenzia che nel corso dell'offensiva militare che ha fatto seguito all'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, Israele avrebbe compiuto atti proibiti dalla Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, che Israele ha ratificato nel 1950, con l'intento specifico di distruggere la popolazione palestinese di Gaza.
Più nel dettaglio, Amnesty International ha prima esaminato se la popolazione palestinese a Gaza costituisca parte di un gruppo protetto, ai sensi della citata Convenzione, ovvero un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Si è poi concentrata su tre dei cinque atti vietati dalla Convenzione sul genocidio: uccidere membri del gruppo; causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita volte a provocarne la distruzione fisica in tutto o in parte. Ha esaminato se Israele abbia commesso questi atti con lo specifico intento di distruggere, in tutto o in parte, il gruppo in quanto tale.
A tal fine, Amnesty International ha intervistato 212 persone; tra queste, vittime palestinesi, sopravvissuti e testimoni di attacchi aerei, sfollamenti, detenzioni, nonché persone che hanno affrontato l'impatto delle restrizioni israeliane sugli aiuti umanitari. Amnesty ha anche parlato con membri dell'autorità locale di Gaza, operatori sanitari palestinesi e rappresentanti di organizzazioni non governative e Agenzie ONU coinvolte nella risposta umanitaria nella Striscia. Tali interviste sono state integrate con documentazione visiva e digitale, tra cui immagini satellitari, filmati e fotografie pubblicate sui social media o ottenute direttamente da ricercatori di Amnesty.
Ricordo che, peraltro, un procedimento per presunte violazioni da parte di Israele Pag. 4dei suoi obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio, è in corso presso la Corte internazionale di giustizia, che ha emesso una serie di misure cautelari, giuridicamente vincolanti, per garantire il diritto della popolazione palestinese di Gaza ad essere protetta da atti di genocidio.
Forniti questi elementi di contesto, mi fa piacere dare la parola alla dottoressa Careccia affinché svolga il suo intervento.
GRAZIA CARECCIA, vicedirettrice per il Medio Oriente e l'Africa del Nord di Amnesty International. Signora presidente, La ringrazio per averci dedicato il vostro tempo in un momento molto intenso di lavori. È stato un momento molto intenso di lavori anche per noi. Abbiamo prodotto questo rapporto, di oltre trecento pagine, che va ad analizzare una serie di elementi che ci hanno portato a concludere che Israele ha commesso – e sta continuando a commettere – atti genocidi a Gaza, esattamente come sono stati descritti precedentemente, quindi nella forma di uccisioni, dell'infliggere danni e lesioni fisiche e mentali e la creazione di condizioni di vita che portano alla distruzione fisica del gruppo.
Molta dell'analisi è stata svolta sulla base di evidenze raccolte sul campo, come è stato descritto. Siamo passati ad un'analisi progressiva verso l'utilizzo dello strumento della Convenzione del 1948 proprio perché, a seguito delle iniziali indagini condotte sulle prime operazioni militari, è emerso un comportamento, una pratica ripetuta in cui il diritto umanitario veniva violato in maniera costante. In che forme? Nelle forme di attacchi diretti contro la popolazione civile – quindi in situazioni in cui non c'erano obiettivi militari – e in maniera indiscriminata – quindi con l'utilizzo di armi ad alto impatto esplosivo –, per esempio bombardamenti con bombe da novecento chilogrammi, che hanno un impatto devastante a livello di area, quindi di danni alla popolazione civile, danni alle infrastrutture, ma anche danni fisici, quindi l'uccisione, l'impatto che queste armi hanno in maniera sproporzionata sui bambini, che fisicamente sono, ovviamente, meno in grado di resistere all'impatto devastante di queste armi.
Abbiamo condotto in profondità le analisi di quindici attacchi. Questo è solo un esempio, un piccolo gruppo di incidenti che abbiamo potuto verificare in profondità. Abbiamo anche guardato ad un'ampia gamma di simili attacchi, circa 124, in cui abbiamo trovato la continuazione di questo pattern. Il pattern ci indica che, dal punto di vista del diritto umanitario, questa azione era prevenibile. L'idea che fosse semplicemente una mancanza di attenzione o uno sbaglio, con la ripetizione costante nel tempo, veniva a perdere di efficacia.
Abbiamo iniziato a capire che era necessario fare quello che la giurisprudenza internazionale ha indicato come il metodo di analisi in questo tipo di situazioni, ovvero l'analisi cumulativa. Gli attacchi individuati e analizzati individualmente, ma anche in maniera complessiva rispetto a una situazione di policy, di politiche che vanno avanti da molti anni; per esempio, il blocco della Striscia di Gaza, che ormai va avanti da oltre diciassette anni.
In questo contesto, chiaramente, le operazioni militari hanno un impatto molto maggiore. Nella valutazione di questo impatto, diventava evidente che l'obiettivo non fosse solo un obiettivo militare. È chiaro, abbiamo prova che ci siano obiettivi militari e, in quanto tali, abbiamo anche denunciato i gruppi armati palestinesi per aver violato il diritto internazionale locando obiettivi militari in prossimità di obiettivi civili. Tuttavia, anche in questo caso il diritto umanitario ci dice che la parte che attacca ha degli obblighi di prestare delle precauzioni per evitare un impatto eccessivo sulla popolazione civile.
Proprio in questa continuativa violazione del diritto umanitario e in quella che si percepisce come una totale mancanza di attenzione alla protezione dei civili – per cui i civili diventano elementi collaterali rispetto all'azione militare –, proprio in questo, nel continuare a violare la protezione dei civili, si può evincere anche l'elemento genocida dell'azione israeliana; posto, poi, in questo contesto molto più ampio del blocco e degli ostacoli posti all'ingresso e alla consegna degli aiuti umanitari a Gaza; abbiamo visto anche come le forze Pag. 5israeliane, ma anche le autorità israeliane abbiano imposto un totale blocco sulla Striscia di Gaza, a partire dai primi giorni di ottobre 2023.
A rafforzare ulteriormente l'elemento dell'intento ci sono state le dichiarazioni. Nel nostro lavoro di ricerca abbiamo analizzato oltre 102 dichiarazioni fatte da alti esponenti del Governo israeliano e dell'esercito. Ci siamo focalizzati su queste persone perché abbiamo prestato particolare attenzione a coloro che potevano avere una posizione di comando e decisionale per quanto riguardava la condotta delle operazioni militari. Queste dichiarazioni - che tutti abbiamo, purtroppo, sentito - hanno un carattere gravemente disumanizzante nei confronti dei palestinesi, che venivano definiti animali umani, ai quali veniva detto «volevate l'inferno, avete l'inferno» oppure frasi del tipo «non c'è nessuno innocente a Gaza», queste frasi sono indicative di un intento chiaramente distruttivo.
Ada ulteriore prova dell'elemento mentale del crimine, abbiamo riscontrato che queste parole poi sono state tradotte in azioni sul campo da parte dei soldati. Abbiamo analizzato oltre sessantadue video e materiali condivisi sui social media, in cui i soldati non hanno nascosto che l'intento era quello di distruggere la popolazione, negando qualsiasi elemento di distinzione tra civili e non civili.
In queste analisi abbiamo identificato nuovamente l'intento di distruggere fisicamente parte del gruppo. In tutto questo elaborato abbiamo voluto prestare particolare attenzione anche alla situazione dei prigionieri palestinesi, proprio a riprova del fatto che certe violazioni e abusi sono avvenuti senza la necessità militare. La stessa cosa vale per azioni militari in cui sono state distrutte grandi aree civili, ma anche strutture del patrimonio culturale e religioso della Striscia di Gaza; ulteriormente a riprova che queste azioni, che avvenivano in aree in cui non c'era più un obiettivo militare, avevano solo l'obiettivo di distruggere la possibilità di una vita futura di questa comunità, quindi distruggere anche il futuro di questo gruppo.
Abbiamo fatto un lavoro di grande analisi e di raccolta molto dettagliata di informazioni. Mi rendo conto che trecento pagine non sono una lettura semplice, ma vi invito a sfogliarle e anche ad andare a vedere le storie che abbiamo potuto raccogliere e quanto per noi sia importante dare voce e trovare uno spazio di giustizia. Abbiamo una responsabilità molto importante quando le persone ci raccontano, mentre stanno ancora raccogliendo i resti dei propri familiari. Prendono il tempo per parlare con noi e ci chiedono di essere loro testimoni e di portare avanti un discorso di giustizia e di rispetto del diritto internazionale, che per noi è l'elemento fondamentale di una soluzione del conflitto e anche un messaggio molto importante per tutti noi. Continuare con l'impunità rispetto a queste gravissime violazioni del diritto internazionale significa rendere il diritto internazionale meno efficace per tutti, quindi andare ad erodere il potere protettivo e di prevenzione che il diritto internazionale dovrebbe svolgere.
Poi lascerò, magari, la parola alla mia collega Tina Marinari, per sviluppare di più quello che chiediamo in termini di azioni pratiche da parte degli Stati. La responsabilità principale rimane in capo ad Israele e noi chiediamo un'immediata cessazione di tutti gli atti proibiti nella Convenzione del 1948 e di tutti gli atti proibiti dalle Convenzioni di Ginevra, dal diritto umanitario più in generale; però c'è anche una responsabilità forte degli Stati terzi, anche a fronte di quella che è stata la determinazione della Corte internazionale di giustizia, non solo nel caso avviato dal Sudafrica, ma anche con l'identificazione dell'esistenza di un regime di occupazione, che occupazione non è. Con il parere consultivo di luglio 2024 la Corte è stata molto chiara: il regime di occupazione israeliano deve cessare; concetto ribadito dall'Assemblea Generale delle Nazioni unite, che ha posto un limite di dodici mesi. Noi speriamo che questi dodici mesi siano veramente dodici mesi e non continuino per decenni, come abbiamo visto.
PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Careccia. Do ora la parola alla dottoressa Marinari.
TINA MARINARI, rappresentante di Amnesty International. Signora presidente, mi unisco ai ringraziamenti.
Vorrei aggiungere solo pochi dettagli rispetto alle nostre preoccupazioni in merito al nostro Paese. Io rappresento la sezione italiana. Con il lancio di questo rapporto a livello globale abbiamo presentato anche un appello al nostro Presidente Meloni, perché quello che chiediamo all'Italia, come al resto della Comunità internazionale, è di lavorare per un cessate-il-fuoco immediato. Questa è sicuramente la prima richiesta e necessità. Abbiamo bisogno che la popolazione a Gaza possa di nuovo avere accesso a cure mediche, cibo e a tutti i viveri, a tutto quello che può servire alla sopravvivenza della popolazione palestinese, che è stata messa a dura prova in questi quattordici mesi.
Abbiamo bisogno che si ristabilisca, in qualche modo, la possibilità di poter vivere senza rischiare di essere uccisi da un bombardamento da un momento all'altro.
La preoccupazione specifica e le richieste specifiche per il Governo italiano sono anche relative all'invio di armamenti e di assistenza tecnologica in questi mesi. Dai dati Istat che sono stati resi pubblici sappiamo che sono partiti almeno 4 milioni di armi e munizioni e sappiamo bene che, confermata dalla stessa Leonardo, ci sono state autorizzazioni per 7 milioni per pezzi di ricambio e di manutenzione per vendite precedenti legate agli M-346.
Noi abbiamo accolto con fiducia le varie dichiarazioni in cui è stata annunciata dal Governo la sospensione di sottoscrizione di nuove licenze. Quello che ci preoccupa è la fornitura che è continuata rispetto a licenze autorizzate precedentemente al 7 ottobre. Questo perché, sebbene siano licenze che siano state firmate e autorizzate il 7 ottobre, nel momento in cui si registra una situazione come quella che ha descritto la mia collega Careccia – quindi una situazione di rischio effettivo di genocidio in una situazione in cui vengono registrati ripetutamente crimini di guerra e crimini contro l'umanità – continuare a fornire armi e assistenza, anche da remoto, mette in una posizione di rischio e anche di complicità di questi crimini.
Ci sono leggi nazionali, come la legge n. 185 del 1990, la posizione comune dell'Unione europea e il Trattato per il traffico di armi che chiariscono la necessità di dover interrompere il flusso di armi, perché solo nel momento in cui interrompiamo questo flusso di armi possiamo contribuire in maniera efficace e anche in maniera autorevole alla richiesta di un cessate-il-fuoco. La nostra richiesta di embargo non è solo rispetto all'Italia e all'Unione europea, ma è una richiesta globale. Non possiamo pensare di poter chiedere, da un lato, il cessate-il-fuoco durante eventi pubblici e incontri bilaterali e multilaterali e, dall'altro, continuare ad autorizzare e vendere armamenti; anche perché sappiamo che le munizioni e i componenti degli M-346 sono quelli con cui l'esercito israeliano effettua le esercitazioni e sui quali fanno pratica per poi portare avanti le loro attività sul Territorio occupato palestinese.
Rispetto al resto dell'invio di armi e munizioni attestato dai dati Istat, sappiamo che vengono considerate componenti civili, ma ci chiediamo come si possa continuare ad inviare armamenti ad un Paese che porta avanti un regime di apartheid, porta avanti un'occupazione militare e continua a violare i diritti fondamentali della popolazione palestinese, a prescindere dal territorio in cui risiede, sia questo Gaza, Cisgiordania o il territorio israeliano.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
FABIO PORTA. Farò alcune brevissime considerazioni e anche un ringraziamento, che si estende ovviamente a quello che Amnesty International fa un po' in tutti i contesti in cui i diritti dell'uomo a livello internazionale sono minacciati.
Farò un breve intervento anche perché poi devo devo spostarmi, alle 16 ho un'altra Pag. 7conferenza stampa. Sul rapporto mi interessava saperne di più, se è disponibile, se è online. Mi pare che queste trecento pagine siano anche oggetto di attenzione; immagino che la presidenza del Comitato lo metterà a disposizione, e di questo vi ringrazio.
Volevo sapere se il rapporto è relativo a questi quattordici mesi, se ha una sua concentrazione temporale più o meno limitata. Mi interessa anche capire se Amnesty ha una sua presenza in questo momento a Gaza, perché sappiamo i problemi che stanno vivendo le organizzazioni internazionali proprio a causa dell'occupazione e degli attacchi di Israele.
La seconda considerazione è molto più delicata. Sappiamo tutti quanto è complesso e contraddittorio il riferimento al genocidio per quello che sta succedendo nella Striscia di Gaza. La cosa è interessante e immagino che con altrettanta responsabilità ne abbiate tenuto conto nella redazione del vostro rapporto. Vorrei capire se gli elementi che sono stati considerati, le dichiarazioni dei militari, i video, la metodologia usata per questi attacchi, a vostro parere – vorrei sapere anche con quale tipo di impostazione siete arrivati a questa conclusione – vanno nella direzione di una tipologia che ovviamente non può che essere considerata in maniera preoccupante da parte della Comunità internazionale, di attacchi con questo tipo di caratterizzazione, orientata al genocidio o comunque alla intenzione di eliminazione di un gruppo di persone o addirittura di una popolazione.
Grazie.
PRESIDENTE. Anche io avrei diverse domande da porre.
Intanto, riguardo al rapporto, vorrei sapere in che misura l'intelligenza artificiale, questi programmi tipo «Lavender», siano alla base di queste conseguenze delle deflagrazioni. Mi spiego: se si programma di colpire l'obiettivo militare, quando il meccanismo è automatizzato chiaramente non si può intervenire neanche per evitare danni collaterali, se si capisce che ci sono dei civili coinvolti. Vorrei sapere se queste metodologie, questi sistemi informatici sono stati molto diffusi, se ne siete conoscenza, e qual è l'impatto che questi hanno rispetto alle perdite di vite umane e di persone che non c'entrano niente.
In secondo luogo, quali Stati hanno preso atto della vostra ricerca, del vostro rapporto dettagliato, che è uscito ormai qualche giorno fa? Quali sono state le reazioni degli Stati? Nel nostro Paese non c'è stata nessuna reazione governativa, da quello che io so. Non mi è parso di averla vista. Questo non so se per disattenzione, noncuranza per non far soffermare il dibattito su un tema così importante; come si evince anche oggi, in questo Comitato, manca quell'interessamento che una crisi come questa meriterebbe. Mi chiedo se in Italia ci sono state delle reazioni e di che tipo. Invece, a livello internazionale, come è stato accolto questo rapporto?
La Corte penale internazionale agisce contro gli individui: c'è stato il mandato di arresto contro Netanyahu, Gallant e Deif. Noi come intergruppo della Camera per la pace tra Israele e Palestina siamo stati recentemente all'Aia e abbiamo incontrato giudici, procuratori, avvocati e avvocate, i quali hanno detto che chiaramente continuano a portare avanti il lavoro e dunque a seguire tutti i dossier, ma non sfugge loro il fatto che è iniziato il conto alla rovescia nei loro confronti; neanche tanto contro loro come individui, ma contro la stessa Corte penale internazionale, perché se la legge che è stata già, in prima lettura, approvata nel Congresso verrà approvata anche in seconda lettura, ci saranno sanzioni così pesanti contro la Corte e contro coloro che si relazionano con la Corte che non sarà più possibile operare. Dai sistemi informatici che vengono usati ai sistemi bancari e a tutto quello che significano gli spostamenti e i visti, essi non sarebbero più nelle condizioni di operare.
Vi chiedo, in questo caso, se voi state percependo questo timore e se la comunità internazionale sta prendendo atto della gravità, perché se si arrivasse a questo, chiaramente, cadrebbe tutto un impianto di norme e di regole che ci siamo dati per impedire che ci sia un'impunità rispetto a crimini di guerra contro l'umanità e al Pag. 8genocidio. Sarebbe una batosta pesantissima allo Stato di diritto internazionale, alla legalità internazionale, a tutto vantaggio della barbarie.
Voi come percepite questo? Che sentore avete, se lo avete? Effettivamente gli Stati si stanno adoperando per fare pressione nei confronti degli Stati Uniti e di Israele affinché non vadano avanti con questo provvedimento? Gli Stati si stanno assumendo una responsabilità oppure domina un silenzio inquietante?
FEDERICA ONORI, intervento in videoconferenza. Ringrazio i nostri auditi per il loro intervento. Vorrei porre due domande. La prima riguarda l'invio di armamenti da parte dell'Italia ad Israele. Il Ministero degli Affari esteri è stato sollecitato diverse volte negli ultimi mesi a rispondere su questo punto specifico; anche voi avete toccato questo punto nella vostra relazione. La risposta che viene data è che, oltre al fatto che non ci sono nuovi accordi, in riferimento a quelli precedenti già in essere non c'è, di fatto, l'invio di munizioni ed armamenti, se non di materiale – se ricordo bene le parole del Ministro Tajani – come componenti radio o cose di questo tipo.
Vorrei chiedervi se la risposta che dà il Governo, secondo voi, è esaustiva e in caso contrario se ci sono delle modalità di verifica, magari più specifiche e più concrete, che voi avete proposto e suggerito.
Il secondo quesito riguarda il punto che adesso toccava la presidente Boldrini, ovvero il chiaro percorso che si è intrapreso come Comunità internazionale finalizzato a togliere valore e autorevolezza ad istituti ed enti come la Corte penale internazionale, ma anche la Corte internazionale di giustizia. Secondo voi, questo percorso si può riprendere? Siamo in tempo a relazionarci come Comunità internazionale per ridare a questi istituti l'autorevolezza di cui avremmo bisogno? Come valutate lo storico di questo percorso? Ci sono dei momenti, secondo voi, che hanno effettivamente impresso questa svolta in negativo? Perché questi enti stanno perdendo autorevolezza? Ci sono dei momenti che voi individuate come momenti chiave in relazione a questo?
Grazie.
PRESIDENTE. A questo punto passerei la parola alla dottoressa Careccia e alla dottoressa Marinari per la replica.
GRAZIA CARECCIA, vicedirettrice per il Medio Oriente e l'Africa del Nord di Amnesty International. Vi ringrazio per queste domande.
Inizierei dalla parte metodologica del lavoro, visto che la domanda era sul periodo che è stato preso in analisi. Le indagini più specifiche e in profondità hanno riguardato il periodo che va da ottobre 2023 a luglio 2024. Questo non significa che quello che è successo dopo non è preso in considerazione, ma capirete che l'attività di indagine è particolarmente complessa, anche perché per ogni incidente e per ogni attacco che abbiamo analizzato abbiamo raccolto le testimonianze non solo di vittime e testimoni ma anche di esperti, anche militari, per capire l'impatto e l'utilizzo di armi, nonché tutta una serie di informazioni, che hanno permesso di identificare lo status delle vittime, per capire, ad esempio, se erano civili o meno.
Siamo andati a vedere sui social media, abbiamo cercato di capire il tipo di lavoro che facevano e le loro affiliazioni. È un lavoro, molto capillare, di triangolazione di informazioni. Per ogni incidente che abbiamo analizzato, abbiamo sottoposto il risultato delle indagini alle autorità israeliane, ovvero abbiamo scritto al Ministro della Difesa al fine di consentire loro di fornire la loro versione dei fatti. Ebbene, in questo esercizio di dialogo abbiamo sempre trovato un silenzio assordante. Questa è la pratica di cui, purtroppo, abbiamo avuto esperienza con Israele negli ultimi anni.
La nostra presenza a Gaza purtroppo è negata dal 2012. Abbiamo continuato a fare richiesta di ingresso, peraltro parte della nostra richiesta è che anche agli investigatori internazionali sia consentito di entrare nella Striscia di Gaza, ma dal 2012 non possiamo più entrare. Tuttavia, ci avvaliamo del supporto e del lavoro coraggiosoPag. 9 e generoso di consulenti locali, che abbiamo formato negli anni, non solo negli ultimi quattordici mesi, i quali ci hanno consentito di raccogliere prove, come resti di munizioni e armi che sono state usate in questi attacchi, nonché certificati medici. Per ogni incidente abbiamo la lista delle vittime. Nel nostro rapporto abbiamo anche provato a dare loro un volto, quindi abbiamo ricercato le fotografie di queste persone. È importante che le vittime siano al centro del nostro lavoro e come tali lo sono. Questa è la nostra metodologia di base.
Abbiamo guardato alla Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio proprio perché dall'analisi puramente del diritto umanitario non riuscivamo a trovare una coerenza di intento. L'impatto di queste operazioni militari e l'assenza di obiettivi militari ci portavano verso una direzione che il diritto umanitario non riusciva sufficientemente a spiegare, anche in termini di mancanza di attenzione verso la popolazione civile. Quindi, un attacco indiscriminato o sproporzionato, ripetuto in maniera costante, con impatti così devastanti, in una scala e con un livello di rapidità distruttiva tale, non poteva essere capito se non tramite la Convenzione sul genocidio, che ci porta un elemento importante, quello del dolo specifico, quindi di un intento distruttivo, che può essere portato avanti in parallelo a intenti militari. Ma proprio perché c'è questo intento distruttivo verso la popolazione civile, questo è di per sé genocida.
Il lavoro di indagine che abbiamo svolto sul campo relativamente all'utilizzo di altre metodologie di guerra – penso all'utilizzo dell'intelligenza artificiale – è stato molto difficile per noi. Stiamo ancora lavorando su questo aspetto, anche perché molto del nostro lavoro è sull'utilizzo dell'intelligenza artificiale e di sistemi di riconoscimento facciale. A marzo 2023 abbiamo pubblicato un rapporto sull'utilizzo di software per il riconoscimento facciale dei palestinesi; abbiamo preso due casi di studio, uno a Gerusalemme e uno a Hebron, che ci hanno aperto un mondo purtroppo macabro, in cui tutti i palestinesi sono schedati. Sulla possibilità che queste tattiche militari siano allineate con gli obblighi del diritto umanitario abbiamo ancora molto lavoro da fare, proprio per il discorso della distinzione e della capacità di questi sistemi di fermare un attacco prima che diventi indiscriminato o sproporzionato.
La valutazione che noi facciamo di ciò che sta avvenendo e dell'impatto che sta avendo sulla protezione che il diritto internazionale deve fornire è purtroppo negativa. Abbiamo ricevuto manifestazioni di supporto al nostro rapporto dal Sudafrica, che ha trovato in questa ricerca importanti evidenze, ma anche da altri Paesi, come l'Irlanda e la Spagna; quest'ultima si è espressa in maniera estremamente favorevole. L'Italia ha risposto in maniera scarna a questo lavoro: c'è stato un tweet del Ministro degli affari esteri Tajani, in cui peraltro non viene riconosciuto il genocidio come framework legale di quello che sta avvenendo. Ovviamente, Israele ha aspramente criticato il nostro rapporto, utilizzando anche termini molto gravi, ma capiamo. È stato interessante vedere che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America, pur non associandosi, chiaramente, con la nostra posizione sull'utilizzo della Convenzione sul genocidio, ha preso una posizione di difesa rispetto alla reputazione di Amnesty International, che svolge un lavoro di grande accuratezza a livello globale, come è stato detto.
È molto grave l'attacco che viene posto contro le Istituzioni internazionali, in particolare contro la Corte penale internazionale, perché questo è uno strumento che gli Stati si sono dati, delegando a questa Istituzione parte della giurisdizione nazionale. È un pezzetto di sovranità che viene dato ad un'Istituzione internazionale, affinché si faccia giustizia nei casi in cui sia impossibile per uno Stato nazionale o non ci sia volontà di perseguire e punire queste gravissime violazioni del diritto internazionale.
Ciò che gli Stati Uniti stanno facendo con Israele, ovvero la delegittimazione della Corte penale internazionale, è un processo che è iniziato anche prima della situazione corrente. Ricordiamo che gli Stati Uniti, già Pag. 10con il procuratore precedente, Fatou Bensouda, avevano dichiarato Fatou Bensouda e parte del suo staff come persone non grate. Quindi, questi attacchi purtroppo si sono protratti nel tempo, senza sufficienti risposte. All'Assemblea degli Stati parte, che si è svolta a L'Aia, noi abbiamo lanciato il nostro rapporto proprio per ribadire l'importanza della Corte penale internazionale e dei sistemi di giustizia internazionale, e in quella occasione l'Assemblea ha fatto una dichiarazione di sostegno alla Corte. Poi, rimarrà parte della responsabilità degli Stati che hanno ratificato lo Statuto di Roma continuare a sostenere la Corte, perché è essenziale continuare a sostenere il lavoro che è stato fatto, anche di indagine. Del resto, le indagini che sono state fatte, non solo in Palestina ma anche altrove, sono essenziali per vittime che, altrimenti, rimangono assolutamente prive di qualsiasi accesso alla giustizia.
È un momento importante dal punto di vista politico per quello che riguarda più ampiamente i Territori palestinesi occupati e i palestinesi come popolo. Nel 2022 abbiamo pubblicato un rapporto che denuncia l'apartheid israeliano contro tutti i palestinesi, sui quali Israele esercita una forma di controllo, non solo i palestinesi presenti nei territori occupati ma anche i palestinesi cittadini di Israele, e contro i rifugiati. Quindi, guardiamo più ampiamente al popolo palestinese nella sua interezza e a come può essere protetto.
Il lavoro fatto da parte di Israele contro il diritto al ritorno è una questione gravissima. Gli attacchi contro l'UNRWA (United Nations relief and works agency for Palestine refugees) e le leggi che sono state adottate in Israele contro l'UNRWA non sono un'aggressione nei confronti di un'Istituzione umanitaria ma nei confronti del diritto al ritorno, e su questo dobbiamo essere molto forti.
Concludo il mio intervento richiamando l'importante questione relativa agli sviluppi in Cisgiordania. Noi lavoriamo a tutto tondo. La situazione a Gaza è gravissima e il cessate-il-fuoco è essenziale, ma adesso dobbiamo prestare molta attenzione anche alla situazione in Cisgiordania, con il Ministro delle Finanze del Governo israeliano che dichiara che per il 2025 sarà completata l'annessione della Cisgiordania. Quindi, è essenziale e urgente un'azione, fatta non solo di dichiarazioni e posizioni diplomatiche, ma anche di politiche chiare, che prendano le distanze dalle violazioni di norme perentorie del diritto internazionale.
Se ci sono altre domande, sono a vostra disposizione. Grazie.
TINA MARINARI, rappresentante di Amnesty International. Rispetto alla vendita di armi, il Governo ha posto fine alla possibilità di avere nuove licenze però, come dicevo prima, ha continuato ad alimentare. Questi dati sono pubblici, vengono letti anche da persone esperte di vendita di armi e, incrociando i dati dell'Istat e i dati forniti dalle dogane, in particolare sulle autorizzazioni ricevute da Leonardo, c'è una conferma ufficiale sia da parte di Leonardo sia da parte del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, nell'ambito dell'indagine portata avanti da Altreconomia. Non è facile reperire questi dati, ma ci si può lavorare e ci sono persone esperte che continuano a farlo.
Qual è la metodologia utilizzata e quali sono i riferimenti per autorizzare caso per caso, come è stato dichiarato dal Presidente Meloni e dal Ministro Tajani: è quello che vorremmo capire anche noi. Perché si può dare luce verde a Leonardo e, invece, luce rossa per il rifornimento di munizioni e armamenti alla Marina militare israeliana? Vorremmo capire anche noi qual è la differenza, la ragione per cui quelli sono stati fermati e gli altri no. Questa è una delle nostre richieste nei confronti dell'attuale Governo.
PRESIDENTE. Vi ringrazio di aver voluto presentare questo importante rapporto al Comitato permanente sui diritti umani della Camera. Metteremo a disposizione dei colleghi e delle colleghe la versione digitale del vostro rapporto.
Vi anticipo che questo Comitato a metà gennaio farà una visita istituzionale in IsraelePag. 11 e in Palestina per portare avanti un focus sui diritti umani e poi magari tradurlo in un atto parlamentare. Inoltre, sempre a gennaio avremo in discussione una mozione che si occupa proprio della Corte penale internazionale.
Vi ringrazio per il lavoro attento, scrupoloso e dettagliato che avete fatto in questo rapporto. Sono trecento pagine che non lasciano dubbi rispetto alla volontà, all'intento di colpire un gruppo sociale e di portarlo all'annientamento. Dunque, questo dovrebbe rappresentare un allarme che tutti gli Stati membri e la Comunità internazionale dovrebbero ascoltare, mettendo in atto, di conseguenza, misure adeguate alla gravità della situazione.
Noi cercheremo di incalzare il Governo su questo. Anche dal punto di vista delle armi: adesso prenderemo in mano di nuovo il rapporto di Altreconomia e se avete elementi aggiuntivi vi prego di fornirceli, perché faremo un'interrogazione su questo.
Per il resto, chiameremo sempre in causa il Governo in merito alle sue responsabilità di fronte a una situazione così agghiacciante, gravissima, che viene esposta e documentata nel vostro rapporto.
Vi ringrazio e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 16.10.