XIX Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUL COMMERCIO INTERNAZIONALE

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Martedì 25 giugno 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Giuseppe Andrea , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE DINAMICHE DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE E INTERESSE NAZIONALE
Di Giuseppe Andrea , Presidente ... 3 
Daniele Luigi , rappresentante della Camera di commercio italo-germanica ( ... 3 
Di Giuseppe Andrea , Presidente ... 6 
Onori Federica (AZ-PER-RE) , intervento in videoconferenza ... 6 
Billi Simone (LEGA)  ... 6 
Calovini Giangiacomo (FDI)  ... 7 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 7 
Di Giuseppe Andrea , Presidente ... 7 
Daniele Luigi , rappresentante della Camera di commercio italo-germanica ( ... 7 
Di Giuseppe Andrea , Presidente ... 9 

(La seduta termina alle 12.35) ... 9 

ALLEGATO: Presentazione informatica illustrata da Daniele Luigi, rappresentante della Camera di commercio italo-germanica ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANDREA DI GIUSEPPE

  La seduta comincia alle 12.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della Camera di commercio italo-germanica (AHK Italien ).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle dinamiche del commercio internazionale e interesse nazionale, l'audizione di rappresentanti della Camera di commercio italo-germanica (AHK Italien).
  Ricordo che la partecipazione da remoto è consentita alle colleghe e ai colleghi secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento.
  Anche a nome dei componenti del Comitato, saluto e ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori il dottor Luigi Daniele, communication and public affairs manager, accompagnato dal dottor Edoardo Annecker.
  Ricordo che AHK Italien dal 1921 rappresenta la business community italo-tedesca e agisce su incarico del Ministero dell'economia e del clima tedesco per promuovere le relazioni economiche tra aziende italiane e tedesche. Con circa 700 aziende socie, tra Italia e Germania, l'associazione unisce realtà di diversi settori, di ogni dimensione: dai grandi gruppi tedeschi alle PMI italiane, alle filiali e multinazionali e ai singoli imprenditori; per quanto riguarda i settori: industria – meccanica, automotive, macchinari –, i servizi – economico-finanziari, telecomunicazioni, trasporti medicali –, nonché singoli professionisti.
  Considerati i tempi stretti dell'audizione, do subito la parola al dottor Luigi Daniele, affinché svolga il suo intervento.

  LUIGI DANIELE, rappresentante della Camera di commercio italo-germanica (AHK Italien). Ringrazio la Commissione e il presidente per averci dato la possibilità di esporre oggi, davanti a voi, lo stato dell'arte delle relazioni italo-tedesche.
  Come dicevamo, AHK Italien è la Camera di commercio italo-germanica. Agisce su impulso e incarico del Ministero dell'economia e della protezione climatica tedesco e fa parte di un network di 150 Camere tedesche all'estero in 93 Paesi. Ci occupiamo di rappresentare gli interessi dell'economia tedesca in Italia, ma abbiamo anche una società di servizi legata per esempio all'internazionalizzazione, per il supporto reciproco alle imprese tedesche che vogliono internazionalizzarsi in Italia o, viceversa, aziende italiane che vogliono approdare sul mercato tedesco. È una società di formazione del lavoro e, di fatto, è l'unica società certificata in Italia per il modello di formazione duale, sul modello tedesco, in Italia.
  Partirei, innanzitutto, dal dato più evidente delle relazioni italo-tedesche, cioè il trend del dato commerciale (slide n. 3). Tradizionalmente, ogni anno ha portato un miglioramento delle relazioni fra Italia e Germania; il COVID-19, chiaramente, ha rappresentato un freno parziale, potremmo dire, ma nella fase post-pandemica abbiamo visto un aumento molto più marcato e in qualche modo anche molto più corposo. Non è stato soltanto un effetto rimbalzo, ma è stato in Pag. 4qualche modo il frutto di relazioni economiche fra aziende italiane e tedesche molto strutturate, che in momenti di crisi sono diventate una reciproca risorsa, un reciproco valore aggiunto. Abbiamo visto anche con la guerra in Ucraina dei ritorni delle catene del valore e siamo arrivati nel 2022 al valore record di 168,5 miliardi. È chiaro che in questo valore c'è anche una parte di inflazione, ma se andiamo a guardare il valore del 2023 è 164,3 miliardi. Quindi, al netto dell'inflazione che scende, torniamo ad avere il secondo miglior risultato di sempre, molto più alto rispetto ai livelli pre-COVID.
  Complessivamente, quello che abbiamo visto è che dopo il COVID Italia e Germania, che già avevano delle relazioni molto forti, sono diventate ancora più interconnesse ed integrate. Come potete vedere (slide n. 3), il nostro import è un po' superiore all'export (abbiamo 89 miliardi contro 74), quindi la bilancia commerciale pende in maniera favorevole a Berlino. Tutto sommato, però, è anche molto distribuito e dà anche l'idea dei rapporti molto interconnessi e compenetrati.
  Dalla prospettiva tedesca l'Italia è il sesto partner commerciale. È chiaro che ai primi posti troviamo Cina e Stati Uniti, quindi attori con i quali noi, come Sistema-Italia, non siamo paragonabili, però al tempo stesso l'Italia figura tra i principali partner europei e mondiali. Molto più netta la situazione dal lato italiano, perché la Germania è saldamente ai primi posti, superando di quasi 60 miliardi, per esempio, la Francia, che è il nostro secondo partner commerciale.
  Se andiamo a guardare i settori chiave dei nostri rapporti italo-tedeschi (slide n. 6), troviamo soprattutto il chimico-farmaceutico, i mezzi di trasporto – in cui rientra anche l'automotive, punto cardine dei rapporti tra Italia e Germania –, i macchinari, la siderurgia, l'elettrotecnica, l'alimentare (che da stereotipo uno si immaginerebbe molto più al centro, invece sì, è presente, ma in qualche modo è secondario rispetto a settori più corposi).
  Come potete vedere, se andiamo a differenziare i settori notiamo in maniera più netta lì dove c'è una chiara predominanza dell'import o dell'export: il chimico-farmaceutico si basa praticamente sull'import italiano, stessa cosa per i mezzi di trasporto. La situazione è un po' diversa se invece andiamo a guardare la siderurgia o l'alimentare, dove invece l'export italiano è molto più forte, e anche qui, però, se andiamo a guardare i valori, tutto sommato la situazione è molto distribuita. Quindi, ancora una volta, abbiamo la prova di un sistema dove, bene o male, non c'è un termine che è fornitore rispetto all'altro, ma abbiamo due sistemi molto interconnessi e molto integrati.
  Andiamo a guardare le realtà locali che costituiscono l'interscambio (slide n. 7): troviamo innanzitutto la Lombardia, e qui faccio una parentesi storica. La Lombardia negli anni è sempre stata una delle principali regioni dell'interscambio italo-tedesco, ma abbiamo notato, dopo il COVID, che ha sempre più aumentato il suo peso, ha staccato di molto il Veneto, che è la seconda regione italiana dell'interscambio, e ad oggi con 53 miliardi vale pressappoco un terzo del totale dell'interscambio. È molto import; c'è una parte consistente di export, ma la parte dominante è sicuramente l'import dalla Germania.
  Al secondo posto abbiamo il Veneto, con 24 miliardi, seguono l'Emilia-Romagna, il Piemonte e il Lazio. L'Emilia-Romagna è una regione dove l'export italiano è superiore all'import, quindi è una di quelle regioni che riequilibrano un po' la bilancia commerciale, per così dire. Tra l'altro, l'Emilia-Romagna è una di quelle regioni – non abbiamo i dati in questa slide –, insieme a Campania, Puglia ed altre prevalentemente localizzate nel Meridione – quindi l'Emilia-Romagna è in controtendenza –, che sono in controtendenza rispetto al dato nazionale, in quanto anche il 2023 è in aumento rispetto al 2022. Abbiamo visto questa leggera flessione dell'interscambio nel 2023, ma va differenziata regione per regione, poiché Emilia-Romagna, Puglia e Campania sono le principali regioni che continuano a crescere anche nel 2023.
  Se guardiamo oltre confine (slide n. 8), vediamo invece che i Lander più attivi sono il Baden-Württemberg, la Baviera, il Nordreno-Vestfalia, l'Assia e la Sassonia inferiore. Qui – basta guardare il grafico – la situazione è un po' più distribuita, poiché non c'è Pag. 5una regione che stacca nettamente le altre. Abbiamo il Baden-Württemberg in prima posizione, con un sorpasso abbastanza recente sulla Baviera, avvenuto nel 2022, ma anche il Nordreno-Vestfalia, tutto sommato, ha 5 miliardi in meno rispetto al Baden-Württemberg. Qui l'interscambio è molto più distribuito a livello territoriale, anche se è concentrato prevalentemente nei Lander occidentali o meridionali, quindi nell'ex Germania Est non abbiamo dei veri e propri campioni dell'interscambio con l'Italia, per il momento.
  Se andiamo a guardare la presenza tedesca in Italia (slide n. 9), vediamo che la Germania è la prima per numero di imprese tra i Paesi stranieri in Italia ed è la terza per fatturato. La Germania soffre in qualche modo la concorrenza degli Stati Uniti, se guardiamo al fatturato, e anche della Francia, però al tempo stesso, a livello di imprese, le imprese tedesche rappresentano il 15,7 per cento delle imprese straniere. È quindi il Paese più presente, a livello numerico, nel sistema economico italiano, ed è il terzo per fatturato.
  Se andiamo a guardare i numeri invece che le percentuali (slide n. 10), notiamo che oggi il numero di imprese è circa 1.700, con un fatturato di 95 miliardi. È interessante notare, tra l'altro, che già nella fase pre-COVID, quindi nel periodo 2015-2019, abbiamo visto una sorta di selezione qualitativa delle imprese tedesche in Italia: ne è sceso leggermente il numero, da 1.900 e 1.700, è aumentato il fatturato e soprattutto sono aumentate anche le persone occupate, che oggi sono oltre 192 mila, quindi un centro di medie dimensioni; parliamo, tra l'altro, di occupati in maniera diretta, quindi non stiamo considerando anche l'indotto.
  Le aziende italiane – se guardiamo cosa facciamo noi, come Italia, in Germania (slide n. 11) – sono molto integrate nel sistema tedesco. In particolar modo, è utile guardare in alcuni settori come le aziende italiane incidono sul fatturato totale. Sono, per esempio, il 4,4 per cento del fatturato totale della distribuzione all'ingrosso tedesca, il 2,5 dei trasporti, l'1,7 del manifatturiero. Come media del fatturato dei vari settori, l'Italia pesa per il 2 per cento nel totale delle imprese straniere in Germania. In alcuni casi questo è ancora più accentuato, per esempio nella produzione dei materiali e in elettrotecnica (nella produzione dei materiali arriviamo addirittura al 6 per cento). Quindi, è una presenza italiana abbastanza corposa.
  Se andiamo a guardare in maniera più ampia al contesto europeo (slide n. 12), vediamo che sui vari settori industriali, categorizzati così dall'Eurostat, la Germania è prima in 52, la Francia in 6, l'Italia in 3, ma l'Italia è seconda in 17 e la Germania in 9. Quindi, non c'è un settore industriale in cui noi, a livello europeo, non troviamo al primo o secondo posto per produzione l'Italia o la Germania. Se andiamo a guardare i dati sulla produttività divisa per la dimensione delle imprese, vediamo che c'è una grande complementarietà fra le medie imprese italiane e le grandi imprese tedesche.
  Al tempo stesso, anche a livello geografico notiamo una forte interdipendenza e connessione reciproca tra Italia e Germania (slide n. 13). Lo vediamo su alcuni settori, in particolare: qui abbiamo preso a titolo esemplificativo l'automotive o i macchinari e l'equipaggiamento, perché se andiamo a guardare in questi due settori le prime dieci regioni europee troviamo quasi sempre regioni tedesche – soprattutto meridionali – e regioni italiane. Addirittura, vediamo che sull'automotive c'è anche una presenza più polacca ed est-europea in senso ampio, mentre sui macchinari non si trova che una regione non tedesca e non italiana, che è l'Île-de-France, in settima posizione. Tutto il resto, le prime dieci regioni europee per aziende legate ai macchinari sono italiane o tedesche; quindi, oltre che un'interconnessione più globale, molto spesso c'è un conglomerato geografico a tutti gli effetti, perché – ripeto – sono tutte regioni della Germania meridionale o dell'Italia settentrionale, in molti casi.
  Parlando di rapporti tra Italia e Germania nel 2024, è inutile nascondersi anche il rallentamento tedesco del 2023 (slide n. 14). Noi ovviamente non neghiamo che c'è stato un calo della produzione industriale in Germania – anche perché altrimenti saremmo veramente scorretti – però in qualche modo è utile, secondo noi, andare a metterlo su una prospettiva di più lungo termine e vediamo, nel periodo del 2016-2024, che tutto sommato se abbiamo un problema questo è Pag. 6più legato ad una bassa crescita europea che non ad un rallentamento tedesco; che c'è stato, ma che fa notizia più per il fatto in sé di esserci stato che non per la reale entità, se consideriamo che il PIL tedesco ha chiuso a –0,3 per cento nel 2023.
  Le due grandi variazioni che notate in questo grafico (slide n. 14) sono durante il COVID e post-COVID: la Germania cresce di meno dopo il COVID, è vero – perché è la linea più bassa che vedete nella seconda curva –, ma è anche la linea più alta che vedete nella prima, quindi in qualche modo cresce di meno dopo il COVID anche perché aveva meno da recuperare rispetto ad altri Paesi europei. Nel complesso, quello che noi facciamo sempre notare, però, è che al netto del rallentamento e dei problemi che la manifattura italiana e tedesca e, in generale, l'economia italiana e tedesca si trovano ad affrontare – prima con il COVID, poi con la guerra in Ucraina e quindi con la riconfigurazione generale di questi anni che ci spinge a tenere insieme la sostenibilità e la competitività del sistema –, Italia e Germania insieme rappresentano oltre il 6 per cento del PIL mondiale e l'Unione europea, complessivamente, allo stato attuale rappresenta il 16,8 del PIL. Se pensiamo che la Cina ha il 18,6, abbiamo dei dati che ci restituiscono il fatto che la nostra manifattura, i nostri sistemi economici sono ancora molto forti e Italia e Germania in qualche modo sono anche in una posizione privilegiata per poter agire da motore manifatturiero all'interno del contesto europeo e del mercato unico europeo.
  Abbiamo una serie di sfide attuali: sicuramente c'è la transizione e la necessità di tenere insieme transizione e competitività, soprattutto dal punto di vista manifatturiero. È una priorità per Italia e Germania intensificare l'integrazione del mercato europeo, proprio per poter in qualche modo sfruttare il peso della manifattura dei due Paesi e l'interconnessione, però come Camera di commercio italo-germanica a noi piace sempre far notare che nulla è scritto: non è scritto da nessuna parte che l'Unione europea e Italia e Germania siano in qualche modo destinate a svolgere ruoli di secondo piano rispetto a Stati Uniti e Cina, ma dipende dalle scelte che prendiamo; i numeri ci sono e la nostra manifattura può essere ancora molto competitiva.
  Ho concluso la presentazione. Se ci sono domande, curiosità, dubbi, chiarimenti, sono a disposizione.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola ai colleghi, sia in presenza sia da remoto, che desiderano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FEDERICA ONORI, intervento in videoconferenza. Signor presidente, ringrazio il nostro audito e tutta la Camera di commercio italo-germanica per questo intervento, che per noi è molto importante, specialmente alla luce del dibattito che stiamo portando avanti in Italia sull'autonomia differenziata. Immagino – vorrei chiederlo al nostro audito – loro stiano anche osservando questo dibattito e siano interessati ai risvolti che il dibattito e le riforme avranno in Italia.
  Chiedo che tipo di previsioni hanno cominciato a fare, se si sono già esercitati in questo ambito, rispetto all'autonomia, per quel che riguarda la competenza nel commercio internazionale. Quindi, se vedono positivamente una maggiore devoluzione di competenze alle regioni in questo ambito o se pensano che questo possa invece precludere alcune strade. Prima abbiamo ascoltato alcuni dettagli rispetto alle singole regioni, che quindi sembrerebbero già ora, con questo impianto, poter esprimere la loro vocazione specifica rispetto, in questo caso, alla Germania sul tipo di commercio da effettuare e sul fatto di essere più o meno importatori ed esportatori.
  Mi chiedo se l'assetto dell'autonomia differenziata possa produrre effetti migliorativi o peggiorativi in questi termini. Grazie.

  SIMONE BILLI. Grazie mille. Mi scuso innanzitutto perché sono arrivato in ritardo, ma vi stavo seguendo online.
  Le questioni da discutere sarebbero tantissime, perché sono tanti gli interessi ed i settori di comune interesse, però vorrei concentrare l'intervento su un paio di cose, su cui sono curioso di sapere come funziona il vostro sistema. Innanzitutto, come funziona il vostro sistema di finanziamento? Come Pag. 7probabilmente sapete, le nostre Camere di commercio sono istituti privati che vengono però riconosciuti dallo Stato italiano e quindi ricevono – è un dato pubblico – circa 7 milioni di euro l'anno come supporto dallo Stato italiano per la propria attività. Poi, però, ognuna si finanzia da sola, chiaramente secondo anche le leggi locali, là dove opera. Sarei quindi curioso di conoscere qualche dettaglio in più appunto sul vostro sistema di finanziamento e poi sapere se avete mai lavorato o se collaborate con Assocamerestero e con le nostre Camere di commercio italiane all'estero.
  C'è un'altra questione su cui vorrei avere un vostro parere: come già accennavate, è molto importante l'integrazione e la maggiore interconnessione possibile tra i nostri due Paesi. Io direi anche che in un'Europa unita – perché noi siamo per un'Europa unita – non si possono affrontare le sfide globali, economiche, finanziarie, commerciali che ci attendono andando divisi. Solo un'Europa unita può affrontare le sfide che ci attendono nel prossimo futuro. In quest'ottica, come già voi accennavate, cosa si potrebbe fare, dal vostro punto di vista, per migliorarsi e per affrontare queste sfide insieme, nell'interesse dei rispettivi popoli, sia italiano sia tedesco? Grazie mille.

  GIANGIACOMO CALOVINI. Signor presidente, ringrazio i rappresentanti della Camera di commercio italo-germanica. Ho due domande molto veloci, ritornando però su qualche dato economico tedesco. L'ha detto anche Lei, è abbastanza innegabile che ci sia stata un po' di difficoltà o di recessione in Germania, dal punto di vista economico, negli ultimi mesi. Io frequento spesso la Germania, sono rientrato la settimana scorsa da una missione che ho fatto lunedì e martedì a Francoforte.
  Volevo chiederle se, dal suo punto di vista, è mancata un po' di progettualità economica o industriale da parte dell'ultimo Governo, se comunque c'è una sorta di aspettativa con un nuovo Governo che probabilmente ci sarà in Germania e il fatto che magari la politica industriale sia stata un po' abbandonata; volevo capire se questo sia vero, però senza entrare in dinamiche e in commenti politici, che so che magari non vuole fare.
  In secondo luogo, guardando i numeri lato Germania, che mi hanno abbastanza colpito – un po' li conoscevo, ma non così tanto –, rilevo il fatto che la Germania a livello di importazione dipende dalla Cina, di fatto, con numeri estremamente importanti, considerando che il secondo posto dei Paesi Bassi – però anche questa è una domanda – è dovuto al fatto che magari viene importato qualcosa attraverso il porto di Rotterdam, quindi si hanno dei dati olandesi che in realtà invece corrispondono comunque a importazioni dall'Estremo Oriente. Non è un dato che può preoccupare la Germania il fatto che comunque viva di importazioni da un gigante asiatico? Grazie.

  PAOLO FORMENTINI. Signor presidente, volevo chiedere anch'io più o meno la stessa cosa che ha chiesto l'onorevole Calovini, ma articolerò la domanda in modo leggermente diverso.
  Nell'ultima slide (slide n. 15) scrivete che un'Unione europea più integrata potrebbe essere in grado di competere con Stati Uniti e Cina. Collegandomi alla domanda precedente – e ritenendo personalmente che la competizione si indirizzerà nei confronti della Cina, non tanto degli Stati Uniti, e che anzi sia necessario che le economie europee si integrino con quella degli Stati Uniti per fare ciò che non siamo riusciti a fare durante il COVID e ciò che non siamo riusciti a fare finora sulle catene di approvvigionamento –, che evoluzione vedete in Germania? Sappiamo che c'è stato dapprima un ripensamento sull'esposizione verso la Cina e oggi, invece, vediamo una continuazione dello status quo.

  PRESIDENTE. Grazie. Non essendoci altri interventi, faccio io una domanda.
  Al netto del calo che anche Lei ha sottolineato, in questo momento di instabilità politica tedesca, guardandola prospetticamente, quali possono essere le ripercussioni a livello economico?

  LUIGI DANIELE, rappresentante della Camera di commercio italo-germanica (AHK Pag. 8Italien). Grazie agli onorevoli deputati e deputate per queste domande e spunti di discussione.
  Partirei dalla questione cinese, perché vedo che è un tema ricorrente. Giustamente, è vero che la Cina rappresenta per la Germania un importante partner economico, il principale partner economico, e abbiamo visto quanto il peso cinese sulla Germania in qualche modo influenzi anche le dichiarazioni della politica tedesca e le azioni del Governo tedesco.
  Partirei intanto da una considerazione: da quando c'è stata l'invasione dell'Ucraina - e quindi si è posto un tema con la Russia per quanto riguarda le forniture energetiche, ma anche più globalmente con la Cina - abbiamo visto che, da una parte, la politica tedesca cercava di mantenere un dialogo aperto con la Cina, dall'altra, però, le aziende iniziavano a portare avanti – magari lentamente, gradualmente – quel de-risking di cui parlava Scholz, perché se andiamo a guardare i dati di commercio vediamo che è aumentato negli ultimi due anni l'interscambio della Germania con gli Stati Uniti ed è diminuito quello con la Cina. Quindi, la Cina rimane il primo partner commerciale per la Germania, però le gerarchie stanno un po' cambiando; si sta assottigliando la disparità tra la Cina e gli Stati Uniti nelle priorità commerciali tedesche.
  Questo è un qualcosa che anche noi stiamo vedendo, laddove molte aziende ci dicono che hanno progettato o sono in fase di progettazione cambiamenti nelle catene del valore proprio per evitare un'eccessiva dipendenza da altri soggetti esterni, non soltanto la Cina. Ricordo, per esempio, nelle settimane successive all'invasione dell'Ucraina, quando facemmo una serie di rilevazioni interne periodiche, ci colpì il fatto che addirittura un'azienda su due diceva di aspettarsi o di ritenere molto probabile una nuova separazione del mondo in aree economiche. Non è andata così – o, per il momento, non è andata così – però ci colpì molto questo dato, perché era sintomo del fatto che le aziende stavano iniziando a rivalutare anche le loro catene di fornitura, quindi si sarebbe intensificata quella rimodulazione che avevamo già visto durante il COVID, con l'accorciamento delle catene. Quanto poi la Cina pesi anche sui Paesi Bassi – anche per rispondere all'onorevole Calovini – questo lo vedremo un po' anche da quanto scenderà l'interscambio con i Paesi Bassi, che però, c'è anche da dire, sono un Paese che ha tantissima esternalizzazione di servizi da parte della Germania. Quindi, c'è in generale il tema del porto di Rotterdam, sicuramente, ma è anche un Paese che – così come l'Austria, per esempio – ha esternalizzato molti servizi di aziende tedesche laddove, vuoi per similitudini culturali, vuoi – come nel caso dell'Austria – per affinità linguistiche, è più facile attirare aziende tedesche.
  Alla domanda su come ci finanziamo, risponderei che ciò avviene in maniera molto simile tutto sommato alle Camere italiane. Quindi, c'è una parte di contributo che possiamo definire statale, che può variare molto a seconda delle singole Camere (nel caso della Camera italiana, è ormai veramente molto ridotto); c'è una quota associativa che pagano le aziende socie, ma soprattutto, per le aziende che vogliono cercare partner commerciali per acquisizioni e fusioni eccetera, c'è questa parte di servizi che ormai è veramente predominante e direi molto significativa per il nostro bilancio. Sotto questo punto di vista, ci finanziamo in maniera minore con il contributo statale e molto più con servizi alle imprese e con le quote associative della nostra Camera. Abbiamo una serie di collaborazioni con le Camere italiane; soprattutto, in realtà, abbiamo una serie di collaborazioni con le altre Camere estere in Italia e con le altre Camere tedesche in altri Paesi; questo soprattutto, per esempio, con una serie di relazioni o di analisi di come si stanno orientando le aziende tedesche all'estero.
  È chiaro, come dicevamo, che per noi una maggiore integrazione europea è una priorità per Italia e Germania, è un chiaro interesse di Italia e Germania, e pensiamo soprattutto all'unione dei mercati e all'unione fiscale, perché sono quelle che ci interessano maggiormente per il nostro campo d'azione; non ci sfugge che per fare queste cose si passa se non per un più integrato, quantomeno per un più efficiente sistema di governance europea complessiva. Soprattutto – questo in realtàPag. 9 lo possiamo fare anche a livello bilaterale, come ha dimostrato il piano d'azione italo-tedesco a cui serve dare concretezza – anche al di là del piano europeo i singoli Paesi possono ragionare anche di politiche industriali maggiormente coordinate, soprattutto in Italia e Germania, dove effettivamente l'industria e la manifattura sono spesso un'unica catena del valore.
  Riguardo all'autonomia differenziata, noi come Camera non abbiamo una posizione in merito. Chiaramente aspettiamo di vedere i dati per poter poi vedere come evolverà l'interscambio e quali misure saranno eventualmente consigliabili. Possiamo dire, comunque, che l'interscambio tra Italia e Germania, come abbiamo visto, ha alcune realtà territoriali protagoniste più di altre, ma è vero che anche le altre – penso soprattutto all'Italia – hanno un potenziale non indifferente da poter sfruttare e, al di là delle misure da prendere, questa è una cosa che può essere valutata e tutelata in qualche modo per poter sprigionare un potenziale che ad oggi magari è inespresso.
  Presidente, quanto alla sua domanda, ad oggi non abbiamo dei segnali di allarme o delle cartine di tornasole: la principale sfida, se vogliamo, a livello politico la potremo vedere qualora nel Bundestag, alle elezioni che si terranno ormai tra non molto, una forte presenza di Alternative für Deutschland dovesse tradursi in un isolazionismo della Germania nei confronti dello scenario europeo e nei confronti dell'Italia. Capisce bene, però, che ad oggi stiamo ragionando di scenari non concreti.
  Qui torno anche su un tema che aveva sollevato l'onorevole Calovini – e mi scuso se avevo dimenticato di rispondere – che è un po' il mancato decisionismo del Governo tedesco, su cui però voglio anche fare notare che alle elezioni del 2021 il COVID era superato, nessuno si aspettava l'invasione dell'Ucraina, quindi in qualche modo il Governo tedesco aveva anche una forma di agenda politica tarata su quella fase. È innegabile che Italia e Germania dall'invasione dell'Ucraina hanno sofferto più di altri, perché erano i più esposti alle forniture di gas russo, perché erano più esposti anche alla crisi che ne è derivata a livello energetico, ma soprattutto perché, più sul lungo termine – sebbene oggi siamo sostanzialmente autonomi dal gas russo, sia come Italia che come Germania – rimane però il tema più ampio di una rimodulazione di alcune catene del valore, di alcuni rapporti di forniture, rapporti esteri, tema che continua ad interrogare sia la politica italiana che la politica tedesca.
  Sicuramente poteva esserci più incisività da parte del Governo tedesco. Mi sento però di dire anche che questo è stato il frutto di circostanze non preventivabili che hanno colpito effettivamente la Germania ancor più dell'Italia. C'è da tenere in considerazione che quell'accordo di Governo era stato fatto in un mondo ormai precedente; se pensiamo al mondo del 2021, effettivamente era molto diverso.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Luigi Daniele per il suo contributo e anche per la documentazione, che sarà pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.35.

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