XIX Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 2 di Mercoledì 7 maggio 2025
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Formentini Paolo , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE DINAMICHE GEOPOLITICHE NELLA REGIONE DELL'ARTICO
Formentini Paolo , Presidente ... 2 
Bozzato Fabrizio  ... 3 
Formentini Paolo , Presidente ... 7 
Boldrini Laura , intervento in videoconferenza ... 8 
Billi Simone (LEGA)  ... 9 
Gardini Elisabetta (FDI)  ... 9 
Formentini Paolo , Presidente ... 10 
Bozzato Fabrizio  ... 10 
Formentini Paolo , Presidente ... 14 
Maullu Stefano Giovanni (FDI)  ... 14 
Formentini Paolo , Presidente ... 15 
Bozzato Fabrizio  ... 15 
Formentini Paolo , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE - Centro Popolare: NM(N-C-U-I)M-CP;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
PAOLO FORMENTINI

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di Fabrizio Bozzato, Senior Research Fellow presso il Department of Coordination and Planning della Sasakawa Peace Foundation .

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle dinamiche geopolitiche nella regione dell'Artico, l'audizione di Fabrizio Bozzato, Senior Research Fellow presso la Sasakawa Peace Foundation.
  Anche a nome dei componenti della Commissione, saluto e ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori il dottor Bozzato, che abbiamo già avuto il piacere di audire in sede di indagine conoscitiva sulle tematiche relative alla proiezione dell'Italia e dei Paesi europei nell'Indo-Pacifico.
  Al riguardo, colgo l'occasione per congratularmi con il dottor Bozzato per la sua recente nomina ad Ambasciatore straordinario plenipotenziario del Sovrano Militare Ordine di Malta presso gli Stati federati di Micronesia.
  Segnalo che la Sasakawa Peace Foundation, istituita nel settembre 1986 come fondazione privata senza scopo di lucro, da sempre impegnata in progetti e attività volte a promuovere la pace su scala globale attraverso la cooperazione internazionale,Pag. 3 dal 31 marzo al 3 aprile 2025 ha preso parte ad una serie di eventi di alto profilo a tema Artico in Italia, confermando la crescente leadership della fondazione nel promuovere il dialogo, la collaborazione scientifica e la diplomazia multilaterale nelle regioni polari. Tra l'altro, ha partecipato attivamente all'organizzazione della conferenza internazionale Arctic Connections 2025 e Space in the Arctic, organizzate dalla Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale, dalla Reale Ambasciata di Norvegia a Roma e dall'High North Center for Business and Governance della Nord University.
  Considerati i tempi stretti, cedo subito la parola al dottor Bozzato affinché possa svolgere il proprio intervento.

  FABRIZIO BOZZATO, Senior Research Fellow presso il Department of Coordination and Planning della Sasakawa Peace Foundation. Onorevole presidente e onorevoli deputati, buongiorno. Oggi ho l'onore di parlarvi da Tokyo, in Giappone, dove ha sede la Sasakawa Peace Foundation.
  Vi ringrazio vivamente per l'opportunità di intervenire oggi su un tema di crescente importanza geopolitica quale quello dell'Artico. È per me un onore poter condividere con questa autorevole Commissione alcune riflessioni e proposte frutto dell'esperienza maturata in ambito di ricerca e cooperazione internazionale presso la Sasakawa Peace Foundation.
  L'Artico, da lungo tempo percepito come una regione periferica, sta acquisendo una centralità inedita nell'agenda internazionale. Non si tratta più soltanto di un ecosistema fragile da preservare, ma di uno spazio strategico nel quale si intersecano dinamiche climatiche, economiche, tecnologiche e di sicurezza. I dati scientifici ci dicono che il cambiamento climatico avanza più rapidamente nell'Artico rispetto ad altre parti del pianeta; il riscaldamento medio registrato nella regione è più che doppio rispetto alla media globale; lo scioglimento dei ghiacci marini Pag. 4estivi ha ridotto l'estensione della banchisa artica di oltre il 40 per cento negli ultimi quarant'anni. Questo fenomeno, oltre a rappresentare una minaccia esistenziale per molte specie e comunità indigene, sta anche trasformando l'Artico in un teatro di nuove opportunità e, al contempo, nuove tensioni.
  L'apertura graduale delle rotte artiche, in particolare la rotta marittima settentrionale – Northern Sea Route – e il passaggio a nord-ovest – Northwestern Passage –, sta riscrivendo le mappe della connettività globale e attirando l'interesse di attori statali e privati. Le potenzialità logistiche, l'accesso alle risorse naturali – tra cui idrocarburi, metalli rari e biomasse – e la rilevanza strategica delle infrastrutture dual use (a uso duale) collocate nella regione stanno accelerando una competizione multilivello, in cui si confrontano approcci divergenti alla governance e alla sicurezza.
  L'Artico è anche un luogo di cooperazione concreta, definito da molti analisti come un laboratorio di diplomazia multilaterale, capace, fino a tempi recenti, di promuovere un dialogo costruttivo tra Paesi con interessi anche contrastanti. Il Consiglio artico, fondato nel 1996, ne è stata finora la massima espressione, offrendo una piattaforma di scambio su basi scientifiche, inclusive e non conflittuali.
  Tuttavia, l'invasione russa nell'Ucraina ha posto sotto forte pressione questo sistema di cooperazione. Il congelamento temporaneo dell'attività del Consiglio artico e la sospensione delle relazioni con Mosca hanno evidenziato la vulnerabilità delle istituzioni multilaterali in contesti di crisi geopolitica ed è oggi più che mai necessario pensare a strumenti complementari e resilienti per salvaguardare lo spirito collaborativo che ha contraddistinto la governance artica.
  In questo scenario l'Italia può e deve giocare un ruolo più attivo. Il nostro Paese, pur non essendo uno Stato artico, Pag. 5partecipa da oltre un decennio al Consiglio artico come Stato osservatore e ha accumulato un capitale di credibilità scientifica, diplomatica e tecnologica che merita di essere valorizzato. L'Italia è, infatti, uno dei pochi Paesi non artici a mantenere una base scientifica permanente alle Isole Svalbard – la base del Dirigibile Italia – e vanta una lunga tradizione di ricerca polare grazie al Consiglio nazionale delle ricerche, all'Enea, all'Istituto di scienze polari e ad altre istituzioni universitarie e tecniche.
  Inoltre, le competenze dell'industria italiana nei settori della cantieristica navale, dell'ingegneria marittima, dei sistemi satellitari e delle tecnologie criogeniche – per menzionarne alcuni – possono essere messe al servizio di una presenza più strutturata dell'Italia nel Grande Nord.
  In questo contesto si inserisce anche la cooperazione tra Italia e Giappone, che reputo particolarmente promettente. I due Paesi condividono una forte identità marittima e un impegno crescente nella diplomazia scientifica. Durante il seminario congiunto Italia-Giappone sull'Artico e gli Oceani, tenutosi a Roma il 2 aprile, dal titolo Italia-Giappone, prospettive comuni sull'Artico, abbiamo avviato un dialogo sostanziale su come unire le forze per contribuire ad una governance sostenibile dell'Artico fondata su tre pilastri fondamentali: diritto internazionale, trasparenza e inclusività.
  Nel quadro di un ordine internazionale multipolare e interconnesso, Roma e Tokyo si muovono come connettori strategici, capaci di facilitare il dialogo tra attori regionali e globali. La loro cooperazione si articola lungo tre direttrici principali: 1) diplomazia scientifica, come strumento per rafforzare la fiducia reciproca e condividere dati e conoscenze; 2) governance marittima, fondata su trasparenza, inclusività e sostenibilità; 3) uso del soft power, per promuovere valori condivisi e contrastare approcci unilaterali o coercitivi.Pag. 6
  A questo proposito, desidero introdurre un concetto che abbiamo elaborato presso la Sasakawa Peace Foundation, quello della blue infinity loop. Si tratta di un modello analitico, ma anche di una cornice operativa e innovativa che considera l'interconnessione tra le principali regioni marittime del pianeta – Pacifico, Artico, Oceano Indiano e Atlantico – come un sistema circolare e continuo – un infinity loop, appunto – nel quale sfide ambientali, logistiche e di sicurezza sono collegate. In questa visione, concettualizzata nel 2019 dal contrammiraglio Akimoto, l'Artico non è un'area remota da trattare separatamente, ma un nodo critico di una rete oceanica globale, che richiede, dunque, soluzioni integrate.
  Questo approccio sistemico e olistico può essere utile anche alla definizione di una strategia italiana per l'Artico che tenga conto delle complementarietà tra dimensione polare e interessi euromediterranei, tra protezione ambientale e sicurezza energetica, tra diplomazia climatica e innovazione tecnologica.
  Durante il seminario a Roma abbiamo anche delineato alcune direttrici operative per la collaborazione tra Italia e Giappone: 1) promuovere progetti di ricerca congiunta sull'impatto del cambiamento climatico in ambiente artico; 2) sviluppare piattaforme logistiche resilienti, capaci di supportare missioni scientifiche e operazioni civili; 3) collaborare con le comunità locali e indigene per integrare il sapere tradizionale nelle politiche di adattamento; 4) preparare congiuntamente, per quanto possibile, l'Arctic Circle Rome Forum del gennaio 2026, evento che potrà consolidare il ruolo dell'Italia come piattaforma neutrale di dialogo e collaborazione transregionale.
  Veniamo ora alle raccomandazioni concrete che vorrei sottoporre alla vostra cortese attenzione.
  Prima raccomandazione: ridefinire la strategia nazionale dell'Artico, da integrare nella politica estera e di sicurezza Pag. 7marittima, in coordinamento con le altre iniziative europee e transatlantiche. Seconda raccomandazione: istituire un programma Italia-Giappone di cooperazione polare, comprendente borse di studio, scambi di ricercatori e progetti congiunti nei campi dell'osservazione ambientale, della sicurezza marittima e della tecnologia navale. Terza raccomandazione: sostenere la diplomazia scientifica incentivando la presenza italiana in consorzi internazionali e la partecipazione ad iniziative come l'International Arctic Science Committee e l'Arctic Circle Forum. Quarta raccomandazione: creare spazi di dialogo inclusivo, valorizzando eventi come l'Arctic Circle Forum (già menzionato) e promuovendo la partecipazione di attori non statali, giovani ricercatori, think tank e rappresentanti delle popolazioni indigene. Infine, adottare il concetto della Blue Infinity Loop come strumento per connettere politiche marittime, energetiche, climatiche e industriali, promuovendo un approccio integrato alle sfide del ventunesimo secolo.
  Onorevole presidente e onorevoli deputati, l'Artico non è solo una frontiera geografica: è una frontiera della diplomazia, della scienza e della responsabilità globale, un luogo dove possiamo ancora costruire fiducia, innovazione e cooperazione. L'Italia dispone certamente delle competenze, delle relazioni e della legittimità necessarie per contribuire alla stabilità, alla sostenibilità e alla pace in quella regione.
  La sfida che ci attende è chiara: evitare che l'Artico diventi un nuovo campo di confronto, come purtroppo sta già avvenendo, e lavorare affinché rimanga uno spazio di speranza, di ricerca e di collaborazione tra le nazioni.
  Vi ringrazio per l'attenzione e resto a vostra disposizione per eventuali domande e approfondimenti.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questi o formulare osservazioni.

Pag. 8

  LAURA BOLDRINI, intervento in videoconferenza. Grazie, presidente.
  Ringrazio il dottor Bozzato per questa esposizione sull'Artico. Penso che quello della sua fondazione sia un approccio assolutamente condivisibile, perché parla di una governance globale, che dovrebbe essere nell'interesse comune, dal momento che l'Artico è un bene comune. Quelli che Lei ci ha esposto – lo scioglimento dei ghiacci, il riscaldamento climatico, che è il doppio di altre zone – sono tutti motivi di grande preoccupazione.
  Lei sta seguendo gli sviluppi di politica internazionale: non più tardi di tre giorni fa il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha nuovamente ribadito l'intenzione di prendere, anche con la forza – sono parole sue –, la Groenlandia. A parte che questo implicherebbe lanciare una sfida all'Unione europea, perché la Danimarca è un Paese dell'Unione europea – penso, dunque, a tutte le ripercussioni dal punto di vista anche dell'alleanza militare, dell'Alleanza atlantica –, come vive questa fase storica dal suo osservatorio, dalla sua fondazione? È entrato nel dibattito politico il tema che un Paese possa occuparne un altro perché ne ha bisogno. Mentre un'affermazione del genere quando viene fatta da Putin suscita, giustamente, lo sdegno mondiale – anche perché poi segue l'azione, come abbiamo visto in Ucraina – adesso ci troviamo di fronte al Presidente degli Stati Uniti d'America che fa queste affermazioni.
  A livello di confronto internazionale con fondazioni, think tank, il mondo che Lei conosce, come vivete questa minaccia che così spesso Donald Trump pone sulla Groenlandia, dunque sull'Artico, sull'autonomia, sul fatto che l'Artico comunque è un ecosistema fragile? Come state affrontando questo momento? Pag. 9Quali sono le vostre preoccupazioni in merito a questo aspetto specifico?
  Lei ci ha fatto una panoramica in cui si parla di diritto internazionale, di trasparenza, di inclusività, e io non posso essere più d'accordo con Lei, dottor Bozzato, ma qui parliamo dell'uso della forza. Le chiedo, quindi, come state interpretando questo momento e quali sono le vostre preoccupazioni.

  SIMONE BILLI. Signor presidente, ringrazio anch'io il dottor Bozzato per la sua disponibilità. Questa è una delle prime audizioni che facciamo sull'Artico, quindi le domande sarebbero tantissime, ma vorrei focalizzare l'attenzione su tre questioni. Prima di tutto, per quanto riguarda la governance dell'Artico, ne ha già accennato Lei, Le chiedo quali riforme e quali strumenti istituzionali ritiene più urgenti per rafforzare questa governance, considerando innanzitutto l'attuale situazione con la Russia all'interno del Consiglio artico, quindi lo spazio che può avere un Paese che non è nel Consiglio artico o, comunque, che è presente nel Consiglio Artico come osservatore, come l'Italia.
  Un'altra domanda, dottor Bozzato, riguarda le questioni scientifiche: Lei ha già accennato alle questioni ambientali, che di sicuro sono molto importanti, ma vede - secondo la sua esperienza - altre importanti questioni scientifiche che riguardano l'Artico?
  Un'altra domanda riguarda le tecnologie spaziali italiane, il monitoraggio soprattutto ambientale dell'Artico: come pensa che possano essere sviluppate, considerando anche le collaborazioni con il Giappone?

  ELISABETTA GARDINI. Ambasciatore, La ringrazio per il suo intervento così chiaro ed esaustivo. Vorrei conoscere il suo punto di vista su una questione: Lei ha parlato molto della Pag. 10diplomazia climatica, della crisi climatica. Questa crisi climatica nell'Artico come può ripercuotersi sul Mediterraneo? Quali sono, secondo Lei, i settori italiani più vulnerabili?
  Per quanto riguarda il ruolo dell'Italia, la sua posizione può essere veramente vulnerabile in questo senso (spostarsi dal Mediterraneo all'Artico e tante cose che potrebbero oggi essere delle opportunità importanti): come può proporsi l'Italia come ponte scientifico e diplomatico tra regioni artiche e mediterranee, che sono entrambe delle frontiere climatiche?

  PRESIDENTE. Prima di ridarle la parola dopo le tante domande ne aggiungerei ancora una: ci può dare qualche elemento della visione giapponese dell'Artico? Già ci ha accennato a questa nuova visione del Blue Infinity Loop, ma come si pone, qual è la dottrina giapponese? Le chiedo se ce la può delineare brevemente. Grazie.

  FABRIZIO BOZZATO, Senior Research Fellow presso il Department of Coordination and Planning della Sasakawa Peace Foundation. Con il vostro permesso, inizierei a rispondere alle domande molto interessanti e molto pertinenti che mi sono state cortesemente rivolte.
  Inizierò dalla presidente Boldrini: vorrei risponderle inizialmente come analista politico per poi passare alla mia persona diplomatica, e poi le spiegherò la ragione.
  L'Artico è diventato crocevia anche di tensioni geopolitiche e di sicurezza che fino a tempi recenti sarebbero parse fantapolitiche. Detto questo, non è la prima volta che gli Stati Uniti o un Presidente degli Stati Uniti prova a convincere – se posso usare questo verbo – la Danimarca a cedere la Groenlandia agli USA.
  Nella tradizione presidenziale di politica estera statunitense ci sono vari casi di acquisto di territori, dalla Florida all'Alaska a quelle che adesso sono le Isole Vergini americane.Pag. 11
  Nel 1917, quando gli Stati Uniti proposero alla Danimarca di acquistare la Groenlandia, non fu possibile un accordo e si ripiegò sulle isole caraibiche danesi. Voglio pensare che il Presidente Trump si muova in questo solco, però aggiungendo – cosa molto grave – la prospettiva dell'uso della forza, anche se credo personalmente che le affermazioni del Presidente Trump vadano prese molto seriamente data la loro gravità, ma non letteralmente.
  Per la Groenlandia – qui passo alla mia visione come Ambasciatore in uno dei tre Paesi del Pacifico insulare, che sono in un Compacts of Free Association con gli Stati Uniti d'America, cioè un accordo di libera associazione –, se la Groenlandia dovesse accedere all'indipendenza una soluzione – alle pressioni statunitensi – e sarebbe tra le meno traumatiche, sinceramente – sarebbe quella di un accordo di libera associazione tra Stati Uniti e Groenlandia simile a quelli esistenti tra Stati Uniti e Stati federati di Micronesia, Isole Marshall e Palau.
  Tali accordi prevedono un forte sostegno economico e logistico a quei tre Stati insulari in cambio dell'accesso esclusivo alle Forze armate statunitensi e lasciare a Washington l'indirizzo delle politiche di difesa di quei Paesi. Questa potrebbe essere una soluzione. Alcuni studiosi e anche figure politiche e istituzionali negli Stati Uniti ne hanno parlato.
  La Danimarca – penso che chi ha seguito la vicenda lo abbia riscontrato come l'ho riscontrato io – sta, in maniera molto pacata, civile e chiara, ribadendo la volontà di resistere alle pressioni che arrivano da Washington. Potenzialmente si potrebbe aprire una crisi non solo politica, ma anche istituzionale nella NATO, con riverberi nell'Unione europea. Su questo concordo con la sua analisi. Ho voluto aggiungere lo scenario del Compact of Free Association perché credo sia rilevante. È una soluzione che potrebbe essere – uso questa espressione per Pag. 12chiarezza e semplicità – di compromesso e politicamente appetibile per le varie parti in causa, compresa la Groenlandia.
  Vorrei passare ora alle domande dell'onorevole Billi: per quanto riguarda la governance, sia il Giappone sia l'Italia sono dal 2013 osservatori nel Consiglio Artico. Quindi, un primo suggerimento, una prima raccomandazione che mi sento di dare è nel senso di una collaborazione più stretta e sinergica, integrata tra Italia e Giappone.
  La Sasakawa Peace Foundation collabora molto strettamente con il Governo giapponese, specialmente su questioni e temi di politica estera e diplomazia. Vorrei suggerire che la collaborazione Italia-Giappone su temi di governance artica comprenda anche esponenti, organizzazioni, forze della società civile, dall'università alla ricerca, a gruppi di amicizia, a realtà industriali.
  Ho parlato di complementarietà: c'è un comune sentire tra Italia e Giappone, seppure con differenti sensibilità e priorità, che sono date da una geografia molto diversa. Il Giappone si affaccia sull'Artico, molto vicino a potenze quali la Federazione russa e la Cina; Cina che si definisce Near Arctic State, vicino all'Artico.
  L'Italia, invece, guarda all'Artico, come avete evidenziato voi, dal Mediterraneo. Queste differenze o specificità sono un invito alla complementarietà; e, visto che l'Italia e il Giappone hanno avviato dal 2023 una partnership strategica, questa partnership strategica dovrebbe comprendere anche l'Artico.
  Poi, sia l'Italia sia il Giappone sono all'avanguardia per quanto riguarda tecnologie come può essere quella spaziale, ma adottando un approccio multilivello c'è anche la realtà dei fondali sottomarini. Ricordo che la missione High North dell'Istituto idrografico italiano, operata dalla Marina militare, ha contribuito di recente alla mappatura di un settore importante dei fondali artici nell'ambito del programma Seabed 2030Pag. 13fondali marini 2030 – promosso dalla Nippon Foundation, la fondazione gemella della Sasakawa Peace Foundation.
  L'Italia ha anche un Polo della subacquea, che il Giappone ancora non ha; vi garantisco che c'è un forte interesse verso quella realtà qui in Giappone.
  Passando alle domande dell'onorevole Gardini, per quanto riguarda la diplomazia climatica, sia l'Artico sia il Mediterraneo sono regioni dove si avvertono gli effetti e le conseguenze del cambiamento climatico.
  Adottando una logica di Blue Infinity Loop, il Mediterraneo potrebbe essere visto come un mare chiuso, un lago che si trova collegato, ma non connesso ai quattro settori oceanici che ho elencato; ma non è così, soprattutto se si adotta una logica o una prospettiva di Indo-Mediterraneo e Mediterraneo allargato.
  L'esperienza italiana nel Mediterraneo può essere preziosa per il Giappone. Anche il Giappone ha il suo Mediterraneo, mare quasi interno. Il Giappone, come l'Italia, si snoda verticalmente da sud verso nord. Il Giappone va da Okinawa, realtà sub-tropicale, fino a Hokkaido, alle porte dell'Artico. Anche in questo ambito entrambi i Paesi possono – grazie alla loro identità di vedute, alle loro eccellenze scientifiche, tecnologiche, umane, alla loro esperienza di lungo corso nell'Artico – contribuire non solo alla governance dell'Artico, ma anche ad iniziative di diplomazia climatica.
  Il cambiamento climatico dell'Artico non discrimina fra Federazione Russa e Norvegia, tra Alaska e Islanda; ci sono delle sfide comuni, che sono sfide non solo per gli Stati artici, ma visto che viviamo in un sistema pianeta – in un Blue Infinity Loop oceanico – sono comuni a tutta l'umanità.
  Credo che una diplomazia sui temi climatici, che veda il Giappone e l'Italia protagonisti, anche come Stati osservatori Pag. 14del Consiglio Artico, possa solo essere vista come non solo una virtuosità bilaterale, ma anche multilaterale.
  Per concludere, vengo alla visione giapponese sull'Artico: il Giappone ha una visione e un'esperienza multidimensionale sull'Artico. È sicuramente un tema di sicurezza, data la geografia del Giappone e date le alleanze di difesa e sicurezza del Giappone, che lo stesso Giappone vede come un vettore per rinsaldare i rapporti con i Paesi della NATO, sia sul versante pacifico – Stati Uniti e Canada – sia sul versante scandinavo e artico europeo.
  A parte la ricerca che viene condotta con grandi mezzi, vorrei ricordare che il Giappone la settimana scorsa ha inviato l'ex Ministro degli esteri Yoko Kamikawa in Islanda e Groenlandia per coordinarsi con le autorità di quei Paesi riguardo ad iniziative che vedano la nuova rompighiaccio giapponese, la Mirai II, operare compiendo ricerche scientifiche in quei mari.
  L'Italia opera annualmente la missione High North: sarebbe bello vedere ricercatori giapponesi partecipare alla missione italiana, e viceversa. Credo che da entrambe le parti ci sia un interesse, non solo potenziale, ma anche effettivo.
  Spero che tramite la diplomazia italiana, inclusa la diplomazia parlamentare, si possa giungere a quei risultati. Da parte mia – e penso di poter parlare anche a nome della Sasakawa Peace Foundation – c'è la massima disponibilità a contribuire a questi sforzi.
  Grazie per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Se ha pazienza ancora un attimo, l'onorevole Maullu voleva farle una domanda.

  STEFANO GIOVANNI MAULLU. Grazie, professore, per la pazienza.
  Mi collego al fil rouge che hanno costruito i colleghi con le domande e il quadro d'insieme che Lei ha generato. A me viene Pag. 15in mente, in primo luogo, la fuoriuscita in contemporanea di sottomarini nucleari russi che bucano la calotta polare, fatto accaduto qualche anno fa. Dal suo punto di vista, da osservatore privilegiato, al netto della presenza nella regione di Murmansk dei russi, che considero un avamposto sull'Artico, e di tutte le rivendicazioni sulle Isole Svalbard che sono, di fatto, il crocevia per poter arrivare al Polo, vorrei sapere se Lei ritiene che questa aggressività russa, ormai più che evidente, in termini militari e non solo militari, abbia creato una serie di avamposti difficilmente scalfibili. Questo per la tecnologia sottomarina che Lei ha richiamato e che i russi hanno dimostrato nei decenni di poter usare al meglio rispetto ad altri sistemi d'arma e poi per queste iniziative che costellano il perimetro dell'Artico.

  PRESIDENTE. Do la parola al professore Bozzato.

  FABRIZIO BOZZATO, Senior Research Fellow presso il Department of Coordination and Planning della Sasakawa Peace Foundation. La ringrazio. È una domanda molto importante, perché evidenzia la crescita delle capacità militari e strategiche russe nella regione dell'Artico. Bisognerebbe adottare un'ottica multidimensionale, partendo dai fondali marini, quindi la capacità di sabotare reti di cavi sottomarini, e l'abbiamo visto accadere nel Baltico e non nell'Artico; ma certamente la Russia ha la capacità di farlo, con i sottomarini nucleari che possono operare un drone sottomarino studiato appositamente per sabotare cavi oppure compiere attività di spionaggio tramite i cavi, l'Oreshnik.
  La Russia, al di là delle capacità prettamente militari, ha una preponderanza molto forte per quanto riguarda la disponibilità di rompighiaccio, anche a propulsione nucleare. Questo pone una sfida impellente ai Paesi NATO, a like-minded countries come il Giappone, perché solo collettivamente si può sperare, Pag. 16per esempio, di poter competere con la Russia nel settore della capacità rompighiaccio.
  La Russia sta assertivamente testando, secondo me, la reattività della NATO e di altre realtà per quanto riguarda le rivendicazioni territoriali. Personalmente non credo che la Russia si muoverà aggressivamente verso le Isole Svalbard, nel senso di occupazione o di attacchi in quei territori, però l'offensiva al momento è soprattutto politica, unitamente a dimostrazione di capacità offensiva da parte russa.
  La Russia – questa è una mia opinione – è anche imbaldanzita dai successi sul campo che sta ottenendo sul fronte ucraino. È innegabile che una parte molto vasta del litorale artico è sotto il controllo russo, dalla Kamchatka fino alle porte della Norvegia; è una realtà con cui bisognerà confrontarsi nei prossimi anni. Probabilmente, alla base di Murmansk se ne aggiungeranno altri nei prossimi due decenni. Tali capacità dovranno essere in qualche modo equilibrate dallo sviluppo di simili capacità e proiezione strategica nell'Artico da parte della NATO e di Paesi che con la NATO sono alleati.
  La Russia sta dimostrando, e sono d'accordo con Lei, una assertività – non voglio usare la parola aggressività, quella la riservo a teatri specifici – a tutto tondo. Nell'Artico credo che veda un'opportunità per asserire la sua proiezione strategica.
  Voglio finire ricollegandomi alla domanda dell'onorevole Boldrini: una crisi politica, di sicurezza e istituzionale all'interno della NATO in settori artici porgerebbe a Russia e Cina un'opportunità che non esiterebbero a cogliere.

  PRESIDENTE. Grazie davvero per il suo secondo contributo alle nostre indagini conoscitive.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.15.