SEDE REFERENTE
Lunedì 19 maggio 2025. — Presidenza del presidente Nazario PAGANO. – Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Giorgio Silli.
La seduta comincia alle 10.
DL 36/2025: Disposizioni urgenti in materia di cittadinanza.
C. 2402 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 15 maggio 2025.
Nazario PAGANO, presidente, ricorda che alle ore 11 del 16 maggio è scaduto il termine per la presentazione di proposte emendative e che sono state presentate 77 proposte emendative (vedi allegato).
In proposito, ricorda che, ai sensi del comma 7 dell'articolo 96-bis del Regolamento, non possono ritenersi ammissibili le proposte emendative che non siano strettamente attinenti alle materie oggetto dei decreti-legge all'esame della Camera.
Tale criterio risulta più restrittivo di quello dettato, con riferimento agli ordinari progetti di legge, dall'articolo 89 del medesimo Regolamento, il quale attribuisce al Presidente la facoltà di dichiarare inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi che siano affatto estranei all'oggetto del provvedimento. Fa presente, inoltre, che la lettera circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997 sull'istruttoria legislativa precisa che, ai fini del vaglio di ammissibilità delle proposte emendative riferite ai decreti-legge, la materia deve essere valutata con riferimento ai singoli oggetti e alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo.
Ricorda che il provvedimento reca misure volte a introdurre limitazioni nella trasmissione automatica della cittadinanza italiana a persone nate e residenti all'estero e misure per evitare, nelle more dell'approvazione di una riforma organica delle disposizioni in materia di cittadinanza, un eccezionale e incontrollato afflusso di domande di riconoscimento della cittadinanza, tale da impedire l'ordinata funzionalitàPag. 19 degli uffici consolari all'estero, dei comuni e degli uffici giudiziari.
Alla luce dei suddetti criteri, la presidenza ritiene inammissibili le seguenti proposte emendative:
Magi 1.3, che prevede che sia cittadino italiano per nascita chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno è legalmente soggiornante in Italia, senza interruzioni, da almeno tre anni e attualmente residente e chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno è nato in Italia e vi risiede legalmente, senza interruzioni, da almeno un anno;
Zaratti 1.4, che prevede che sia cittadino italiano per nascita chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno è legalmente soggiornante in Italia, senza interruzioni, da almeno cinque anni e attualmente residente e non abbia riportato condanne penali;
Magi 1.48, che prevede la possibilità di concedere la cittadinanza allo straniero maggiorenne che risiede legalmente nel territorio della Repubblica da almeno cinque anni, anziché dieci;
Alifano 1.49, che fissa un termine perentorio per la conclusione dei procedimenti di concessione della cittadinanza ai sensi degli articoli 5 e 9 della legge n. 91 del 1992;
Alifano 1.51, che prevede l'applicazione della procedura introdotta dal comma 1-bis per l'acquisto della cittadinanza da parte del minore straniero e apolide i cui genitori siano cittadini per nascita anche ai procedimenti di concessione della cittadinanza ai sensi degli articoli 5 e 9 della legge n. 91 del 1992;
Magi 1.53, il quale modifica i termini per la conclusione dei procedimenti di concessione della cittadinanza ai sensi degli articoli 5 e 9 della legge n. 91 del 1992;
Zaratti 1-ter.01, che prevede che: sia cittadino italiano per nascita chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno è regolarmente soggiornante in Italia da almeno un anno al momento della nascita del figlio e chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno è nato in Italia; che divenga cittadino lo straniero nato o entrato in Italia entro il decimo anno di età e che vi abbia regolarmente soggiornato fino al compimento della maggiore età, se dichiara di voler acquistare la cittadinanza entro due anni e il minore figlio di genitori stranieri se ha frequentato corsi di istruzione in Italia; vengono inoltre ridotti a sei mesi i termini per l'acquisto della cittadinanza da parte del coniuge di cittadino italiano. Introduce l'acquisto della cittadinanza su propria istanza, con DPR su proposta del sindaco, per lo straniero che risiede legalmente da almeno cinque anni in Italia in possesso di un determinato requisito reddituale, per il cittadino UE, per il rifugiato, per il titolare di protezione sussidiaria e per l'apolide dopo tre anni di residenza legale; interviene infine sulle procedure di revoca della cittadinanza;
Zaratti 1-ter.02, che prevede l'acquisto della cittadinanza italiana per lo straniero minore di età nato in Italia o che vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, che vi abbia risieduto legalmente e senza interruzioni e che, ai sensi della normativa vigente, abbia frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno cinque anni, uno o più cicli scolastici ovvero percorsi di formazione professionale;
Zaratti 1-ter.03, che prevede l'acquisto della cittadinanza italiana per lo straniero minore di età nato in Italia o che vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, che vi abbia risieduto legalmente e senza interruzioni e che, ai sensi della normativa vigente, abbia frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno cinque anni, uno o più cicli scolastici ovvero percorsi di formazione professionale;
Zaratti 1-ter.04, che modifica i termini per la concessione della cittadinanza Pag. 20per i cittadine UE, per gli apolidi, per i rifugiati e per i titolari di protezione sussidiaria nonché per gli altri stranieri legalmente soggiornanti in Italia e introduce un termine di cinque anni per la concessione della cittadinanza allo straniero che abbia fatto ingresso nel territorio nazionale prima del compimento della maggiore età ed abbia regolarmente frequentato un ciclo scolastico ovvero un percorso di istruzione e formazione professionale;
Zaratti 1-ter.05, limitatamente alle lettere b), c) e d), che prevedono che divenga cittadino lo straniero nato in Italia o che vi abbia fatto ingresso entro il compimento del quinto anno di età, e che ha risieduto legalmente senza interruzioni nel territorio nazionale per almeno dieci anni e che, ai sensi della normativa vigente, ha frequentato regolarmente per almeno dieci anni e completato con esito positivo i cicli scolastici d'istruzione obbligatoria presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione; riduce inoltre i termini per l'esame delle domande di concessione della cittadinanza;
Magi 1-ter.06, che prevede l'acquisto della cittadinanza italiana per lo straniero minore di età nato in Italia o che vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, che vi abbia risieduto legalmente e senza interruzioni e che, ai sensi della normativa vigente, abbia frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno cinque anni, uno o più cicli scolastici ovvero percorsi di formazione professionale;
Zaratti 1-ter.07, che prevede che sia cittadino italiano per nascita chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno sia regolarmente soggiornante in Italia da almeno un anno al momento della nascita del figlio;
Zaratti 1-ter.08, che sopprime l'articolo 10-bis della legge n. 91 del 1992 in materia di revoca della cittadinanza in caso di condanna per determinati reati;
Zaratti 1-ter.09, che prevede la preclusione all'acquisto della cittadinanza nei casi previsti dall'articolo 5 della legge n. 91 del 1992 (coniuge di cittadini italiani) in caso di condanna per un delitto di golpe o tentato golpe, di crimini contro l'umanità, di ecocidio, di istigazione a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici o sociali costituiti nello Stato ovvero a sopprimere violentemente l'ordinamento politico e giuridico dello Stato;
Zaratti 1-ter.010, che prevede che la concessione della cittadinanza dopo dieci anni per gli stranieri legalmente residenti debba avvenire senza condizioni;
Zaratti 1-ter.011, che riduce da dieci a cinque anni il requisito temporale per la concessione della cittadinanza per gli stranieri legalmente residenti in Italia, di cui all'articolo 9, comma 1, lettera f), della legge n. 91 del 1992.
Avverte che il termine per la presentazione di eventuali richieste di riesame è fissato alle ore 10.35. Rinvia quindi il seguito dell'esame alla seduta delle ore 11.
La seduta termina alle 10.05.
SEDE REFERENTE
Lunedì 19 maggio 2025. — Presidenza del presidente Nazario PAGANO. – Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Giorgio Silli.
La seduta comincia alle 11.10.
DL 36/2025: Disposizioni urgenti in materia di cittadinanza.
C. 2402 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e conclusione).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta delle ore 10.
Nazario PAGANO, presidente, avverte che nella precedente seduta è stata pronunciata la declaratoria di inammissibilità di talune delle proposte emendative presentate e che Pag. 21non sono state presentate richieste di riesame.
Toni RICCIARDI (PD-IDP), intervenendo sul complesso degli emendamenti, sottolinea anzitutto la perplessità e l'amarezza del proprio gruppo parlamentare rispetto al provvedimento in esame, sia sotto il profilo del merito, sia con riguardo al metodo.
Auspica infatti che il decreto-legge sia ulteriormente modificato e, dunque, nuovamente esaminato dal Senato. Nel sottolineare la rilevanza della materia trattata, ricorda come presso l'altro ramo del Parlamento il dibattito sia stato acceso – anche tra le forze di maggioranza – in ragione del fatto che la tematica della cittadinanza investe espressamente i diritti delle persone. Evidenzia infatti come la cittadinanza costituisca un diritto, in virtù del fatto che l'Italia è uno Stato di diritto.
Ritiene in particolare che il provvedimento presenti due macroscopiche anomalie. In primo luogo, evidenzia come l'acquisizione della cittadinanza iure sanguinis non debba essere stabilita in base a una data, ma debba sussistere alla nascita; qualsiasi forma di retroattività, a suo parere, appare incostituzionale. Dunque auspica che il provvedimento sia modificato, nel senso di disporre l'applicazione delle nuove regole a tutte le persone nate dopo il 27 marzo 2025.
Sotto un secondo profilo, ricorda che nel corso dell'esame al Senato è stata eliminata la condizione della nascita in Italia, elemento che a suo avviso costituiva un vero e proprio abominio, dal momento che il luogo di nascita è un dato del tutto legato a fattori casuali.
Tuttavia, reputa che la modifica apportata in Senato abbia peggiorato nettamente il testo della norma, prevedendo come eccezione alla preclusione all'acquisto automatico della cittadinanza il caso in cui uno dei genitori, degli adottanti o dei nonni possieda «esclusivamente» la cittadinanza italiana. Reputa che tale modifica costituisce un vero e proprio salto nel passato, oltre a mettere a repentaglio il principio della doppia cittadinanza.
A suo parere, siffatta modifica non trova giustificazione neppure nella necessità di arginare quello che viene definito il «mercimonio» della cittadinanza italiana nei Paesi dell'America Latina; evidenzia, al contrario, che l'impatto più significativo rischia di manifestarsi in Paesi ben più vicini quali la Svizzera, la Germania e il Belgio, in cui già vivono tre o quattro generazioni di persone discendenti da emigrati italiani. Sottolinea che per queste persone la doppia cittadinanza costituisce, nel processo di integrazione, un completamento dello status.
Ricorda che egli stesso possiede la doppia cittadinanza; introdurre il requisito dell'esclusività – così come prefigurato dalle norme in esame – produrrebbe una situazione paradossale, per cui i diretti discendenti di un deputato della Repubblica Italiana rischierebbero di non essere cittadini italiani.
Fa dunque appello alle forze politiche, e in particolare al relatore, affinché il provvedimento sia modificato nel senso già illustrato. Nel caso di approvazione delle auspicate correzioni si impegna, a nome delle forze di opposizione, ad accelerare l'iter del provvedimento garantendo il necessario sostegno alla maggioranza.
Ricorda inoltre che il prossimo 24 giugno la Corte Costituzionale sarà chiamata a esprimersi sul tema dello ius sanguinis. Qualora il decreto-legge fosse approvato senza ulteriori modificazioni, a suo parere verrebbero introdotte disposizioni contrastanti con la Costituzione.
Conclude affermando di essere consapevole che la maggioranza possiede i numeri necessari per approvare il provvedimento nel testo licenziato dal Senato; in tal caso, preannuncia battaglia da parte delle forze di opposizione.
Christian Diego DI SANZO (PD-IDP) chiede che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Nazario PAGANO, presidente, alla luce della richiesta avanzata dal deputato Di Sanzo, e non essendovi obiezioni, dispone l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Pag. 22 Fabio PORTA (PD-IDP), intervenendo sul complesso degli emendamenti, evidenzia – come già rilevato dal collega Ricciardi – che il provvedimento merita particolare attenzione da parte delle forze politiche in virtù dei temi trattati. Ricorda che non si sta incidendo su una disposizione di natura amministrativa o su una norma di natura emergenziale, nonostante il ricorso – a suo avviso, del tutto improprio – alla decretazione d'urgenza.
Ritiene irrispettoso del ruolo del Parlamento che si intervenga in materia di cittadinanza attraverso un decreto-legge, dal momento che il tema riguarda la convivenza civile all'interno del Paese; tale tipologia di intervento gli appare altresì irrispettosa nei confronti degli organi cui è conferita la rappresentanza degli italiani all'estero e, in particolare, del Consiglio generale degli Italiani all'estero, il quale andrebbe adeguatamente consultato su tali interventi normativi.
Rammenta poi di avere letto recenti notizie di stampa riguardanti il Nicaragua, Paese in cui vi è un regime dittatoriale e nel quale è stato recentemente eliminato il diritto a possedere la doppia cittadinanza. Ritiene che l'Italia, con il decreto in esame, si stia allineando a tali impostazioni e che il decreto-legge in esame costituisca un vero e proprio affronto sia per le collettività italiane all'estero sia per i Paesi che le hanno accolte.
Ritiene invece che l'Italia debba perseguire politiche di accoglienza, soprattutto in ragione del perdurante calo demografico. Tale circostanza ci accomuna alla Spagna, Paese nel quale il Governo in carica sta perseguendo politiche inclusive, e la cui crescita economica è molto più alta di quella italiana anche grazie agli interventi di valorizzazione delle proprie all'estero e, in particolare, delle comunità di lingua spagnola presenti in America Latina.
Evidenzia poi come il provvedimento in esame rischi inoltre di avere pesanti ripercussioni sulle generazioni future, tali da rendere l'Italia un vero e proprio «museo a cielo aperto» nel quale gli Italiani all'estero non saranno incentivati a rientrare.
Formula quindi un appello a tutte le forze politiche, affinché possano essere approvate le opportune proposte emendative – tra cui l'emendamento integralmente soppressivo dell'articolo 1 – in modo da consentire lo svolgimento di un'ulteriore lettura da parte del Senato e, nel giro di pochi giorni, eliminare le disposizioni che appaiono palesemente incostituzionali.
Conclude affermando che in tal modo potrebbe essere adeguatamente restituita dignità al Parlamento e alle comunità italiane all'estero.
Christian Diego DI SANZO (PD-IDP), intervenendo sul complesso delle proposte emendative, denuncia come il testo del decreto-legge in esame sia stato persino peggiorato nel corso dell'esame in Senato. In particolare, si domanda quale sia la logica di tale intervento normativo, la cui disciplina preclude il riconoscimento della cittadinanza italiana per i nipoti degli italiani emigranti in Paesi – come gli Stati Uniti, che ben conosce, essendo stato eletto nella Circoscrizione Estero, nella ripartizione America settentrionale e centrale – in cui si applica il criterio dello ius soli.
Per altro verso, critica la decisione di disciplinare la materia della cittadinanza con un decreto-legge, piuttosto che con un disegno di legge, che avrebbe consentito a tutte le parti politiche di esaminare con la dovuta attenzione le questioni problematiche emerse negli ultimi decenni – non certo negli ultimi mesi – rispetto alle quali il suo Gruppo si è sempre reso disponibile ad un dialogo costruttivo.
Si dichiara poi sorpreso che gli eredi politici di Mirko Tremaglia – Ministro per gli italiani nel mondo nella XIV Legislatura – abbiano adottato questo provvedimento, che, con un intento punitivo nei confronti degli italiani emigranti all'estero, distrugge nei fatti la doppia cittadinanza e non risolve il problema dello spopolamento, né della «fuga dei cervelli».
Chiede alla maggioranza di fermarsi e di riprendere la discussione sul tema nel corso dell'esame del disegno di legge già presentato.
Nicola CARÈ (PD-IDP), anch'egli eletto nella Circoscrizione Estero, critica il Governo, che, con questo provvedimento, ha destato grande preoccupazione nelle comunità italiane all'estero, che hanno percepito di non essere più volute come figlie di questa Patria.
Se da un lato riconosce la necessità di nuove linee-guida in materia, dall'altro denuncia la disattenzione dell'Esecutivo rispetto alla portata delle conseguenze politiche ed economiche del decreto-legge in esame. In questo senso, infatti, la percezione di repulsione che si inizia a respirare nelle comunità italiane all'estero rischia di avere gravi effetti negativi sull'importantissimo network di relazioni che l'Italia ha intessuto nei decenni, proprio grazie al ruolo che i suoi cittadini hanno assunto nei Paesi ove risiedono.
Auspica quindi che il Governo faccia le opportune valutazioni e, a differenza di quanto avvenuto sinora sulle questioni in esame, avvii una consultazione degli organi e delle associazioni rappresentative degli italiani all'estero, per giungere all'approvazione di un testo condiviso.
Ouidad BAKKALI (PD-IDP) ritiene che la maggioranza e il Governo non colgano la portata storica della disciplina del decreto-legge in esame, che recide le radici italiane all'estero, nonché parte significativa del corpo elettorale, economico e culturale italiano.
Sostiene poi come, a forza di voler definire – secondo una logica escludente – chi non è italiano, non si riesca più a capire chi lo sia, dal momento che, con il contraddittorio provvedimento in questione, si mette in discussione il criterio dello ius sanguinis, persino con effetti retroattivi di dubbia legittimità costituzionale.
Osservando come vi fossero diverse modalità per ovviare agli abusi nelle richieste di riconoscimento della cittadinanza e alle difficoltà degli uffici consolari, evidenzia che il Governo, piuttosto che stanziare le risorse finanziarie opportune, ha preferito recidere i legami con gli Italiani all'estero, in una fase storica in cui l'Italia è ancora un Paese di emigrazione, ma sta smettendo di essere un Paese di immigrazione. Considera dunque necessario analizzare la situazione attuale del nostro Paese, che rischia di perdere risorse umane e competitività, e pensare a nuovi strumenti che siano in grado di mantenere e sviluppare le relazioni con le comunità italiane all'estero.
Alfonso COLUCCI (M5S) fa presente come le proposte emendative presentate dal Gruppo M5S cerchino di correggere le storture del decreto-legge in esame, che, privo di una visione organica in materia, restringe in modo significativo i casi di acquisto iure sanguinis della cittadinanza italiana per i discendenti di Italiani emigrati all'estero.
Sottolinea le criticità dell'effetto retroattivo «mascherato» del provvedimento, che, in contrasto con i princìpi di proporzionalità, adeguatezza e ragionevolezza, incide in modo discriminatorio sul diritto-status della cittadinanza, il quale non può essere condizionato da situazioni fortuite o contingenti. Evidenzia altresì il mancato rispetto dei princìpi di affidamento, ragionevolezza e proporzionalità che, secondo la giurisprudenza della Corte costituzionale, devono caratterizzare gli interventi normativi concernenti i diritti fondamentali.
Per altro verso, segnala come si stiano recidendo le relazioni con le comunità italiane all'estero senza un dibattito politico e culturale adeguato, dal momento che le modalità e i tempi di questo iter legislativo lasciano esclusivamente spazio a una simulazione del parlamentarismo.
Stigmatizza poi la mancanza di una clausola transitoria esplicita, che esprime una volontà punitiva e selettiva da parte dello Stato italiano, il quale sceglie di rompere, con effetti irreversibili, il patto morale e giuridico con parte della propria comunità, rappresentata dalle generazioni della diaspora.
Paolo Emilio RUSSO (FI-PPE), relatore, nel ringraziare i colleghi intervenuti durante la discussione sul complesso degli emendamenti, chiarisce che la proposta dell'onorevole Toni Ricciardi non può essere accolta, in quanto si ritiene che l'istruttoriaPag. 24 del provvedimento al Senato sia già stata ampiamente svolta ed esaurita.
Esprime infine parere contrario su tutte le proposte emendative presentate.
Il Sottosegretario Giorgio SILLI esprime parere conforme a quello del relatore.
Nazario PAGANO, presidente, dà conto delle sostituzioni.
Toni RICCIARDI (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Carè 1.1, manifesta la sua perplessità in ordine alla motivazione della sicurezza nazionale per giustificare lo strumento della decretazione d'urgenza, in quanto non si spiega come gli Italiani all'estero potrebbero mettere in pericolo lo Stato italiano.
Rivolgendosi alla presidenza e soprattutto al Sottosegretario Silli, chiede formalmente se vi sia stata un'interferenza americana riguardo all'adozione del decreto in esame, poiché tale ipotesi sembra essere l'unica plausibile.
Gli Italiani che emigrano all'estero, infatti, oltre ad integrare un fenomeno storicamente e tradizionalmente emblematico del nostro Paese, rappresentano una risorsa economica e geopolitica di non trascurabile importanza. Al riguardo sottolinea che il made in Italy si è diffuso nel mondo proprio grazie agli Italiani trapiantati all'estero, e che, citando un discorso di De Gasperi del 1948, l'emigrazione assicura al Paese un rilevante ritorno economico, stimato recentemente da Banca d'Italia in 8,5 miliardi di dollari nel periodo che va dal 1947 al 1968.
Evidenzia come sostituire un diritto, sancito dall'articolo 35 della Costituzione, con una illogica procedura burocratica e consolare significa agire in controtendenza rispetto ad un trend che vede circa 150 mila espatri annui e 500 iscrizioni mensili all'Anagrafe degli Italiani residenti all'estero.
Fabio PORTA (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Carè 1.1, ringrazia il collega Toni Ricciardi e, rivolgendosi alla maggioranza, ricorda che la premier Meloni, durante la sua campagna elettorale, promise di non essere intenzionata a modificare la disciplina dello ius sanguinis, e che il Ministro degli Affari Esteri Tajani propose l'introduzione dello ius italiae, grazie al quale lo straniero che arriva in Italia entro il quinto anno di età e vi risiede per dieci anni, può ottenere la cittadinanza frequentando la scuola dell'obbligo.
Domandandosi le ragioni per cui tali aspettative non siano state soddisfatte, ipotizza un'influenza determinante del Presidente americano Trump, la cui politica necessiterebbe della collaborazione italiana per l'espulsione degli immigrati, compresi quelli aventi una doppia cittadinanza italiana. In tal senso, pertanto, si spiegherebbero sia la forma del decreto-legge sia le già evidenziate contraddizioni di Meloni e Tajani.
Auspicando un ripensamento delle forze di centro-destra in merito, rileva che rimuovere lo ius sanguinis e quindi i collegamenti dell'Italia con il mondo equivale a vanificare il futuro di questo paese.
Nicola CARÈ (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento 1.1 a sua prima firma, evidenzia come gli Italiani che, sognando un futuro migliore, si stanno trasferendo all'estero rappresentino, agli occhi dell'attuale maggioranza, un pericolo per la sicurezza nazionale.
Auspicando l'instaurazione di un dialogo sui temi del decreto in esame, si associa al collega Toni Ricciardi rispetto agli oggettivi vantaggi economici che derivano dalla comunità degli Italiani all'estero, soprattutto per via del settore dell'export e della diffusione del made in Italy nel mondo.
Christian Diego DI SANZO (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Carè 1.1, preannuncia numerosi interventi sul provvedimento in esame da parte del suo gruppo anche su questioni tecniche, tra cui la scelta di adottare un decreto-legge.
Al riguardo, infatti, non solo non vi sono ragioni di urgenza, ma modificare in maniera frettolosa una legge fondamentale come quella sull'immigrazione appare del tutto irragionevole.
Il provvedimento incide irreparabilmente sulla storia degli Italiani e sul loro Pag. 25futuro, eliminando ogni collegamento tra gli emigranti e il loro Paese natale, punendo così le comunità di Italiani all'estero, ambasciatrici dell'italianità nel mondo.
Giudica incomprensibile la poca serietà, testimoniata anche dalle numerose assenze in Commissione, con cui la maggioranza affronta temi così rilevanti, ed esprime dissenso per le contraddizioni tra la retorica governativa del made in Italy e le azioni concretamente adottate per preservarlo.
La Commissione respinge l'emendamento Carè 1.1.
Alfonso COLUCCI (M5S) fa presente che l'emendamento a sua prima firma 1.2 è volto a prevedere una sospensione temporanea delle procedure per il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis, introducendo una moratoria legislativa nell'attesa di una riforma complessiva della materia. Il suo gruppo lamenta il fatto che il decreto-legge intervenga soltanto su alcuni aspetti, senza una valutazione ampia, organica e strutturale del tema della cittadinanza, disciplinato da una legge del 1992 che mostra le proprie difficoltà a fronte, da un lato, della maggiore frequenza e facilità degli spostamenti di Italiani all'estero e, dall'altro, del movimento migratorio verso il nostro Paese. Precisa quindi che la moratoria introdotta dall'emendamento riguarda esclusivamente le nuove domande, non incidendo sul già avvenuto riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis e garantendo quindi la tutela del legittimo affidamento. Rileva inoltre come l'emendamento, che non opera peraltro la distinzione tra istanza amministrativa e istanza giudiziale, sia volto anche a consentire un riordino complessivo delle domande, a tutt'oggi caratterizzate da un flusso continuo e caotico. Nel richiamare la proposta di legge presentata in materia dal M5S, auspica una riforma organica fondata su un maggior bilanciamento tra la cittadinanza riconosciuta per diritto di sangue e gli altri modelli, quali ius scholae o ius culturae, concependo il riconoscimento della cittadinanza italiana a conclusione di un percorso di integrazione culturale, sociale ed economica nel tessuto italiano. Nel far presente che l'intervento recato dall'emendamento in esame è del tutto coerente con diversi emendamenti successivi presentati dal suo gruppo, pur non disconoscendo il diritto all'acquisizione della cittadinanza per eredità, rileva la forte necessità di un legame affettivo e culturale con l'Italia che riporti il concetto di cittadinanza al suo contenuto più profondo di partecipazione ad una comunità civile. Sottolinea in conclusione come tale obiettivo sia totalmente fallito dal decreto-legge in esame, che interviene sulla materia con meccanismi illogici, irragionevoli e non proporzionali, e sollecita l'approvazione dell'emendamento a sua prima firma 1.2.
La Commissione respinge l'emendamento Alfonso Colucci 1.2.
La seduta, sospesa alle 12.30, è ripresa alle 12.35.
Christian Diego DI SANZO (PD-IDP) fa presente che l'emendamento a sua prima firma intende sopprimere il comma 1 dell'articolo 1, che costituisce il cuore dell'intervento recato dal decreto-legge, sottolineando come, contrariamente alle aspettative, nel corso dell'esame al Senato siano state introdotte preclusioni ancor più stringenti rispetto all'impianto originario del provvedimento voluto dal Ministro Tajani e già considerato troppo restrittivo. Fa presente che il suo gruppo era fiducioso che presso l'altro ramo del Parlamento si potesse raggiungere un'intesa tra maggioranza e opposizione, al fine di trovare una soluzione razionale all'esigenza condivisa di restringere i criteri generazionali per l'acquisizione della cittadinanza. Ricorda a tale proposito che nel corso del dibattito, che avrebbe potuto essere ben più ampio se non si fosse fatta la scelta del provvedimento d'urgenza, si era ipotizzato a titolo esemplificativo di introdurre un esame di educazione civica o un test di conoscenza della lingua italiana, ribadendo che si sarebbe potuta trovare una soluzione che preservasse la comunità degli Italiani all'estero.Pag. 26 Considera folle il requisito che prevede il riconoscimento soltanto nel caso in cui l'ascendente di primo o secondo grado del soggetto richiedente possieda esclusivamente la cittadinanza italiana, rammentando come la richiesta della cittadinanza del luogo fosse una inevitabile necessità per la comunità italiana emigrata in altri Paesi, al fine di ridurre le discriminazioni nei propri confronti e di garantirsi una maggiore integrazione. Nel richiamare sull'argomento le sofferenze della comunità italiana all'estero, testimoniate tra l'altro da un'ampia cinematografia sull'argomento, considera ridicolo ed ipocrita il richiamato criterio stabilito dalla lettera c) del comma 1. Censura anche il successivo requisito, dettato dalla lettera d), che a suo dire comporterà, da un lato, l'instaurazione di legami anche fittizi, imponendo due anni consecutivi di residenza in Italia ai genitori che vogliano per i propri figli nati all'estero il riconoscimento della cittadinanza italiana, e, dall'altro, una discriminazione nei confronti dei soggetti che vivano in un Paese lontano dall'Italia e che quindi più difficilmente potranno garantire tale criterio. Si stupisce che un intervento simile, destinato a danneggiare la comunità italiana all'estero, venga proprio dal Governo di centrodestra e in particolare dalla Presidente Meloni che a parole hanno sempre dichiarato di volerla tutelare. Infine, sempre con riguardo al contenuto del comma 1 dell'articolo, si domanda per quale ragione e sulla base di quale urgenza sia stato fissato il termine del 27 marzo 2025, aggiungendo che grazie al suo gruppo in Senato la platea è stata estesa anche a chi aveva un appuntamento successivo, comunicato entro tale data. Segnala a tale proposito le lunghe liste di attesa di chi, rispettando le regole, ha ricostruito la propria storia familiare al fine di dimostrare l'esistenza di legami con l'Italia e che ora, improvvisamente, nell'arco di una notte si vede privato della possibilità di ottenere la cittadinanza. Nel preannunciare che i problemi tecnici introdotti dal decreto in esame comporteranno gravi difficoltà di applicazione, ritenendo indispensabile che venga fissato un idoneo periodo transitorio per l'entrata in vigore delle nuove disposizioni, rileva come il provvedimento porrà fine alla comunità italiana all'estero, riportando il nostro Paese indietro di quarant'anni.
La Commissione respinge l'emendamento Di Sanzo 1.5.
Alfonso COLUCCI (M5S) illustra l'emendamento Alifano 1.6, che intende riconoscere, in via correttiva rispetto alle disposizioni del decreto in esame, la cittadinanza iure sanguinis, qualora ricorra una delle tre condizioni specificate nel testo, con l'obiettivo di temperare l'ingiustificato rigore del provvedimento. Fa altresì presente che i criteri selettivi introdotti dall'emendamento per il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis sono tutti legati ad un radicamento effettivo in Italia e al rafforzamento del legame sostanziale tra la cittadinanza ed il Paese. Aggiunge che l'obiettivo è anche quello di evitare la congestione degli uffici consolari e comunali, con particolare riguardo per i comuni di minore dimensione che più difficilmente sono in grado di gestire un gran numero di domande, ribadendo che la cittadinanza non è un fatto formale o il risultato di una concessione, ma piuttosto l'esito di una relazione concreta e responsabile con la comunità nazionale e il frutto di una partecipazione alla vita del Paese. Invita dunque i colleghi ad approvare l'emendamento 1.6 della collega Alifano, che apre la strada ad una riforma organica in materia di cittadinanza, aperta anche ai nuovi Italiani cresciuti nel nostro Paese, nel rispetto del principio di uguaglianza sostanziale dettato dall'articolo 3 della Costituzione.
La Commissione respinge l'emendamento Alifano 1.6.
Toni RICCIARDI (PD-IDP) illustra l'emendamento a sua prima firma 1.7 che potrebbe apparire banale e che tuttavia coglie un aspetto importante del provvedimento, introducendo un periodo transitorio di sospensione della presentazione della domanda di riconoscimento della cittadinanza italiana al fine di evitare l'ulteriore Pag. 27ingolfamento di ricorsi presso i tribunali nazionali. Ritiene che si tratti di una proposta di buon senso, ricordando che al periodo transitorio si ricorre sempre quando si interviene a modificare radicalmente una procedura, e di una soluzione palliativa ad un problema enorme determinato dalla disposizione del decreto in termini di gestione delle pratiche in itinere.
La Commissione respinge l'emendamento Toni Ricciardi 1.7.
Ouidad BAKKALI (PD-IDP) illustra l'emendamento a sua prima firma 1.8 che intende porre rimedio ad uno dei tanti errori del provvedimento, che in questo caso colpisce la categoria dei minori, che dovrebbero essere soggetti alla condizione giuridica dei genitori, come stabilito dall'articolo 14 della legge n. 91 del 1992. Rileva infatti che il decreto, in deroga a quanto previsto dal richiamato articolo della legge n. 91 del 1992, stabilisce per i genitori l'impossibilità di trasmettere la cittadinanza ai propri figli ed avverte che sono già evidenti le conseguenze di tale misura, dal momento che gli uffici comunali hanno sospeso le pratiche ex articolo 14. Nel rilevare come l'intervento correttivo del Senato non ha tuttavia eliminato la deroga richiamata, lasciando nel limbo i minori che abbiano più di due anni di età o che non risiedano in Italia da almeno due anni continuativi al momento della domanda. Dichiarando di non comprendere la ratio dell'intervento, chiede di correggere questo aspetto del provvedimento, evitando di negare un principio che dovrebbe essere sempre tutelato, vale a dire quello della soggezione del minore alla condizione giuridica del genitore.
La Commissione respinge l'emendamento Bakkali 1.8.
Alfonso COLUCCI (M5S), illustrando l'emendamento Auriemma 1.9, di cui è cofirmatario, evidenzia come esso contenga una previsione volta a escludere la retroattività delle misure recate dal provvedimento in esame, le quali incidono sui diritti quesiti e si pongono in evidente contrasto con il principio di affidamento.
In particolare, rileva come la proposta emendativa sia volta a limitare l'ambito di applicazione dell'articolo 1 a chi è nato dopo la data di entrata in vigore dell'articolo medesimo e sottolinea come in tal modo si intenda escludere l'applicazione retroattiva delle misure limitative previste.
Richiama l'articolo 11 delle disposizioni sulla legge in generale del codice civile, a norma del quale la legge non ha effetto retroattivo, ed evidenzia come l'applicazione retroattiva si ponga in contrasto con il principio di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione, in quanto si viene a determinare una disparità di trattamento sulla base della data di presentazione della domanda indipendentemente dalla data di maturazione dei requisiti.
Sottolinea, inoltre, come la proposta emendativa in esame consentirebbe di evitare contrasti interpretativi e contenziosi su un tema fondamentale quale quello della cittadinanza.
La Commissione respinge l'emendamento Auriemma 1.9
Toni RICCIARDI (PD-IDP), illustrando l'emendamento Ciani 1.10, di cui è cofirmatario, identico agli emendamenti D'Alessio 1.11 e Porta 1.12, sottolinea come esso sia volto a porre rimedio all'evidente vizio di costituzionalità del provvedimento, laddove si prevede che è considerato non aver mai acquistato la cittadinanza italiana il discendente di cittadini italiani nato all'estero e in possesso di altra cittadinanza, salvo alcune eccezioni, fra cui la presentazione della domanda e della documentazione entro il 27 marzo 2025.
Sottolinea come la cittadinanza iure sanguinis non sia concessa al cittadino durante la sua vita, ma si acquisisca al momento della nascita e rileva come molto probabilmente la norma in esame sarà dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale, in quanto priva le persone di un diritto che esse hanno acquisito al momento della nascita.
Alla luce di tali considerazioni, chiede l'accantonamento degli identici emendamentiPag. 28 Ciani 1.10, D'Alessio 1.11 e Porta 1.12.
Nazario PAGANO, presidente, prende atto che il relatore non accede alla richiesta di accantonamento avanzata dal deputato Toni Ricciardi.
La Commissione respinge gli identici emendamenti Ciani 1.10, D'Alessio 1.11 e Porta 1.12.
Fabio PORTA (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Carè 1.14, rileva come si tratti di una proposta di buon senso, volta a salvaguardare la buona fede di migliaia di persone titolari del diritto alla cittadinanza che hanno presentato la domanda ma che non hanno potuto, non per loro colpa, presentare la documentazione, in quanto l'appuntamento è stato fissato per i prossimi mesi. Evidenzia come in tali casi ci si trovi di fronte a un impegno assunto nei confronti dei richiedenti dall'amministrazione dello Stato, per il tramite dei comuni o degli uffici consolari, che verrebbe vanificato dalla previsione, relativa alla necessità che la domanda sia corredata dalla necessaria documentazione, che la proposta emendativa in esame intende sopprimere.
Sottolinea come il ritardo degli appuntamenti derivi dalla situazione di difficoltà nella quale versano gli uffici consolari, richiama al riguardo le iniziative legislative, da lui promosse insieme con i colleghi del Partito democratico, volte al rafforzamento dei predetti uffici ed evidenzia come, al contrario, il provvedimento in esame rischi di aggravare le difficoltà, dal momento che è prevedibile un aumento del contenzioso, con l'ulteriore effetto paradossale di alimentare la mercificazione e la speculazione da parte delle agenzie e degli studi legali che il provvedimento in esame intenderebbe contrastare.
La Commissione respinge l'emendamento Carè 1.14.
Nazario PAGANO, presidente, sospende brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 13.15, è ripresa alle 13.20.
Christian Diego DI SANZO (PD), illustrando il suo emendamento 1.15, rileva come esso sia volto a sostituire la data di decorrenza dell'applicazione dell'articolo 1, fissata del tutto arbitrariamente al 27 marzo 2025, con quella del 1° gennaio 2026, in modo da salvaguardare coloro che hanno intrapreso il percorso per richiedere la cittadinanza, sostenendo anche ingenti spese economiche per le ricerche e l'assistenza legale, ma che non hanno ancora presentato la domanda.
Riferisce di aver ricevuto centinaia di mail da parte di persone che avevano progettato di trasferirsi nel nostro Paese e cita il caso paradossale di una donna che ha ottenuto il riconoscimento della cittadinanza al contrario della madre la quale, pur avendo trasmesso la cittadinanza alla figlia, non potrà più ottenerla per effetto del provvedimento in esame.
Evidenzia che la disciplina recata dal provvedimento in esame ridicolizzerà il nostro Paese, già caratterizzato da una continua instabilità della legislazione, e come esso faccia peraltro seguito alla circolare del Ministero dell'interno 3 ottobre 2024, n. 43347, con la quale è stata messa in discussione la cittadinanza per i minori i cui genitori abbiano acquistato la cittadinanza del Paese di immigrazione.
Raccomanda, quindi, l'approvazione del provvedimento in esame, manifestando, nel contempo, disponibilità al confronto su eventuali diverse soluzioni dei problemi evidenziati.
La Commissione respinge l'emendamento Di Sanzo 1.15.
Christian Diego DI SANZO (PD), intervenendo sull'emendamento Toni Ricciardi 1.16, di cui è cofirmatario, rileva come esso si ricolleghi al precedente, facendo salva, per il riconoscimento dello stato di cittadino, la normativa vigente al 27 marzo 2025 come applicabile prima dell'entrata in vigore della circolare 3 ottobre 2024, n. 43347. Evidenzia come tale circolare sia Pag. 29stata emanata in attuazione di una sentenza della Corte di cassazione ma come in realtà il Ministero valuti discrezionalmente le pronunce della Corte di cassazione da attuare, non essendo, ad esempio, stato dato seguito alla giurisprudenza in materia di divieto di discriminazione tra padre e madre ai fini della cittadinanza.
Sottolinea come, per effetto della predetta circolare, il minore il cui genitore abbia acquistato la cittadinanza del Paese di immigrazione, perda il diritto al riconoscimento della cittadinanza italiana e ritiene tale previsione ingiusta e arbitraria.
La Commissione respinge l'emendamento Toni Ricciardi 1.16.
Nazario PAGANO, presidente, comunica che il deputato Giachetti ha sottoscritto l'emendamento D'Alessio 1.17.
La Commissione respinge l'emendamento D'Alessio 1.17.
Nicola CARÈ (PD-IDP) illustra l'emendamento 1.18 a sua prima firma, evidenziando che la modifica proposta intende mitigare le norme sulla trasmissione della cittadinanza come delineate dal provvedimento in esame e, in particolare, come risultanti dalle modifiche apportate dal Senato, le quali hanno introdotto – tra le altre condizioni – il requisito del possesso «esclusivamente» della cittadinanza italiana. Tale modifica, come evidenziato da altri colleghi, appare lesiva della posizione giuridica di chi ha la doppia cittadinanza.
La Commissione respinge l'emendamento Carè 1.18.
Toni RICCIARDI (PD-IDP), illustrando l'emendamento 1.21 a sua prima firma, ricorda come in Svizzera, fino agli anni novanta, i costi per il procedimento di naturalizzazione fossero molto alti. Rammenta altresì che in territorio elvetico oggi vive una delle più numerose comunità italiane all'estero e che, per gli italiani residenti in Svizzera, il possesso della sola cittadinanza italiana – specie in condizioni di indigenza economica – comporta di fatto l'esclusione da molte prestazioni sociali e sanitarie, in ragione dei costi e dei criteri di attribuzione delle stesse. Ciò premesso, ribadisce quindi l'importanza della doppia cittadinanza quale elemento di inclusione e integrazione, sottolineando la necessità di modificare l'articolo 1 del provvedimento eliminando il requisito del possesso «esclusivamente» della cittadinanza italiana.
A suo parere le norme in esame, così come modificate dal Senato, rischiano di avere effetti paradossali, impedendo tra l'altro la trasmissione della cittadinanza ai diretti discendenti degli italiani emigrati all'estero che sono stati vittime di incidenti drammatici sul lavoro, come il disastro di Marcinelle. Sottolinea che risulterà difficile per l'Esecutivo, che appare così attento nel coltivare la memoria degli emigrati italiani morti sul lavoro, sostenere siffatto quadro normativo innanzi ai familiari delle vittime.
Sotto un diverso profilo, ricorda come il Quota Act del 1921 abbia avuto l'effetto di delineare etnicamente gli Stati Uniti, limitando l'immigrazione delle persone provenienti – tra l'altro – dal bacino del Mediterraneo. Evidenzia poi come, ripercorrendo la storia italiana, le ultime leggi che hanno inciso sulla cittadinanza attraverso norme retroattive siano state le leggi razziali del 1938.
Conclude chiedendo al Governo di consentire un'ulteriore riflessione sul provvedimento in esame che, nel tentativo di far fronte ad alcune evidenti storture nel processo di trasmissione della cittadinanza iure sanguinis, di fatto colpisce indiscriminatamente un'intera categoria di persone, ossia chi possiede una doppia cittadinanza e tuttavia mantiene forti legami col Paese.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli identici emendamenti Zaratti 1.19, Penza 1.20 e Toni Ricciardi 1.21, nonché l'emendamento Porta 1.22.
Toni RICCIARDI (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Porta 1.23, di cui è cofirmatario, sottolinea l'importanza – per mitigare gli effetti delle norme in esame – Pag. 30della previsione del requisito alternativo di iscrizione all'AIRE, rammentando come tale iscrizione sia significativa per la dimostrazione del legame con l'Italia e costituisce altresì un obbligo la cui violazione è sanzionata. Ricorda inoltre che detta iscrizione è rilevante anche per qualificare i cittadini all'estero come soggetti fiscali per l'Italia. Conclude rammentando che anche questa proposta emendativa intende evitare vulnus significativi per i soggetti in possesso di doppia cittadinanza.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Porta 1.23 e Carè 1.24.
Toni RICCIARDI (PD-IDP) interviene sull'emendamento Porta 1.25, di cui è cofirmatario, ancora una volta rilevando che lo scopo della proposta è quello di mitigare l'effetto delle norme in esame; nel caso di specie, essa intende evitare di scindere i diritti dei soggetti minorenni da quelli dei genitori. Rammenta come molti figli di connazionali oggi emigrino all'estero, rientrando tra i cosiddetti expat, e occupino posti di rilievo anche in amministrazioni pubbliche di Paesi esteri. A suo parere, il decreto penalizza il legame con l'Italia di questi soggetti, che secondo l'Istat – audito presso la Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto – sono in netta crescita.
La Commissione respinge l'emendamento Porta 1.25.
Toni RICCIARDI (PD-IDP) interviene sull'emendamento Carè 1.26, di cui è cofirmatario. Invita le forze di maggioranza a scegliere una delle soluzioni prospettate nelle proposte emendative presentate dal proprio gruppo parlamentare, purché venga avviata una seria riflessione sul provvedimento, che – per come è delineato – rischia di incrementare il contenzioso e infliggere un significativo vulnus ai diritti delle persone.
La Commissione respinge l'emendamento Carè 1.26.
Christian Diego DI SANZO (PD-IDP) illustra l'emendamento 1.27 a sua prima firma, rilevando come il criterio delineato dall'articolo 1 per la trasmissione della cittadinanza ai figli, ovvero la residenza continuativa in Italia dei genitori o degli adottanti per almeno due anni continuativi prima della data di nascita o di adozione del figlio, appaia eccessivamente stringente e arbitrario. Rileva come la proposta intenda dunque sopprimere tale condizione, dal momento che ritiene la mera residenza legale una condizione che non garantisce un legame effettivo con il Paese.
La Commissione respinge l'emendamento Di Sanzo 1.27.
Toni RICCIARDI (PD-IDP) interviene sull'emendamento Di Sanzo 1.28, di cui è cofirmatario, ripercorrendo la nascita e la funzione dei COMITES, organismi di rappresentanza degli italiani all'estero di primo grado, e dei CGIE, organismi di rappresentanza di secondo grado. Ripercorre in un ampio excursus storico il dibattito sull'emigrazione italiana e sulla rappresentanza degli italiani all'estero, dalla fine dell'Ottocento fino all'Assemblea Costituente e, infine, negli anni Sessanta e Ottanta del Novecento. Nell'illustrare la proposta emendativa, evidenzia la volontà di rendere meno stringente l'assetto del decreto, facilitando la trasmissione della cittadinanza ai soggetti che hanno svolto funzioni nei predetti organi di rappresentanza degli italiani all'estero.
La Commissione respinge l'emendamento Di Sanzo 1.28.
Nazario PAGANO, presidente, comunica che il deputato Giachetti ha sottoscritto l'emendamento D'Alessio 1.29.
La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti D'Alessio 1.29 e Ciani 1.30.
Fabio PORTA (PD-IDP) illustra l'emendamento Di Sanzo 1.31, di cui è cofirmatario, rilevando che anche questa proposta Pag. 31intende mitigare l'assetto normativo del provvedimento, allo scopo di dare rilievo alla presenza di un effettivo vincolo con l'Italia, in questo caso rappresentato dalla discendenza da un cittadino italiano, accompagnata dalla dimostrazione di avere soggiornato legalmente e ininterrottamente in Italia per un periodo non inferiore a un anno.
Evidenzia come il decreto-legge, nell'attuale formulazione, sembri voler recidere legami storici tra cittadini residenti all'estero e il proprio Paese d'origine; nello stigmatizzare tale assetto normativo, rileva che tale legame è alla base di quel made in Italy che promuove l'economia italiana all'estero.
La Commissione respinge l'emendamento Di Sanzo 1.31.
La seduta, sospesa alle 14, riprende alle 14.30.
Nazario PAGANO, presidente, comunica la sostituzione di un deputato che non ha preso parte alla seduta odierna.
Alfonso COLUCCI (M5S) interviene sull'emendamento Alifano 1.32, di cui è cofirmatario, volto ad un temperamento della rigidità caratterizzante il decreto-legge in esame. In particolare, l'emendamento mira a garantire un livello minimo di conoscenza della lingua italiana quale condizione per il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis. La ratio dell'emendamento è quindi quella di valorizzare l'effettività di un legame culturale con l'Italia, nella prospettiva di un'integrazione sostanziale dell'interessato nella «comunità di destino». Ritiene infatti che la cittadinanza debba caratterizzarsi per la sussistenza, più che di un vincolo giuridico, di un profondo legame culturale e civico, dovendosi intendere quale «appartenenza» ad una comunità, mediante l'identificazione della persona con i relativi valori.
La Commissione respinge l'emendamento Alifano 1.32.
Toni RICCIARDI (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento 1.33 a sua prima firma, fa presente di essersi interrogato sui contenuti del decreto-legge, di cui ha seguìto il dibattito svoltosi in Senato, e di essere giunto alla conclusione che vi è un «non-detto» tra le righe del provvedimento, relativo al concetto di «italianità». Al riguardo, ritenendo che se ne possa discutere per mesi, si domanda come sia possibile certificare l'esistenza di un legame identitario con il nostro Paese, se non attraverso la conoscenza della lingua italiana.
In questa prospettiva, nel rammentare come egli stesso abbia conseguito la licenza media italiana all'estero, ricorda che nel mondo vi sono numerose scuole italiane – come la società Dante Alighieri – presso cui si conseguono titoli di studio riconosciuti dalla stessa Repubblica italiana. Ritiene pertanto che l'emendamento sia di assoluto buon senso, conferendo un valore aggiunto alla conoscenza della lingua italiana, e si ponga in linea con la visione espressa dal Ministro Tajani sul tema della cittadinanza.
La Commissione respinge l'emendamento Toni Ricciardi 1.33.
Fabio PORTA (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento 1.34 a sua prima firma, fatica a comprendere la ratio tanto del ricorso alla decretazione d'urgenza – dei cui presupposti contesta la sussistenza – quanto della disciplina normativa in questione, che considera incoerente.
Contesta infatti la linea del Governo, che nella persona del Ministro Tajani afferma quanto la cittadinanza italiana sia una cosa seria, ma erige un muro di gomma quando si tratta di discutere e votare proposte emendative volte a dare sostanza alla cittadinanza, mediante la valorizzazione della conoscenza della lingua italiana, studiata – anche con grandi sacrifici, forse vani, per le famiglie degli studenti – nelle numerose e prestigiose scuole italiane all'estero.
Invita quindi l'Esecutivo, per il tramite del Sottosegretario Silli – cui riconosce il merito di essere promotore dell'«italianitàPag. 32» nel mondo – a sostenere l'emendamento in questione, per evitare che i frequenti richiami all'importanza dei valori della nostra cultura rimangano solo parole al vento.
La Commissione respinge l'emendamento Porta 1.34.
Nicola CARÈ (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento 1.35 a sua prima firma, sottolinea quanto sia decisivo l'operato delle scuole italiane all'estero per conservare e coltivare i legami dei nostri concittadini ivi residenti con l'Italia.
In questo senso osserva come le famiglie investano significative risorse per consentire ai propri figli di studiare in tali scuole. Fa presente, al riguardo, che l'emendamento mira a incentivare tali studenti, discendenti da cittadini italiani, a venire in Italia non solo come visitatori interessati alle proprie radici culturali, ma anche come studenti universitari, grazie al titolo di studio acquisito all'estero e riconosciuto dalla Repubblica.
La Commissione respinge l'emendamento Carè 1.35.
Toni RICCIARDI (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento D'Alessio 1.36, evidenzia i problemi che insorgeranno dai procedimenti amministrativi e giudiziali che si siano già conclusi con una decisione di accertamento della cittadinanza non ancora passata in giudicato.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti D'Alessio 1.36, Toni Ricciardi 1.37 e Carè 1.38.
Christian Diego DI SANZO (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento 1.39 a sua prima firma, segnala come esso sia un emendamento di buon senso volto a ripristinare la disciplina previgente al decreto secondo la quale per l'acquisto della cittadinanza era sufficiente che il figlio nato all'estero venisse iscritto nei registri anagrafici entro il diciottesimo anno di età. Il provvedimento, riducendo tale requisito del diciottesimo anno, pretende che la suddetta iscrizione sia compiuta entro il primo anno di età del figlio.
Tuttavia, il lungo iter che affrontano le pratiche per la registrazione delle nascite, dovuto anche alla necessaria presenza fisica del richiedente presso gli uffici consolari e al complesso reperimento della documentazione, rendono il già ricordato termine di un anno troppo stringente.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Di Sanzo 1.39 e Porta 1.40.
Carmela AURIEMMA (M5S), intervenendo sull'emendamento 1.41 a sua prima firma, fa notare come esso aggiunga un'ulteriore eccezione alla regola del mancato acquisto della cittadinanza di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto in esame.
Rispetto all'eccezione di cui alla lettera d), che richiede il requisito dei due anni di residenza in Italia del genitore o dell'adottante, l'emendamento in analisi è volto a permettere l'acquisto della cittadinanza anche al figlio di soggetti nati e residenti all'estero, a patto che essi abbiano almeno un figlio che sia già cittadino italiano.
Toni RICCIARDI (PD-IDP), chiedendo di sottoscrivere l'emendamento Auriemma 1.41, osserva come esso lo riguardi personalmente, avendo una figlia italiana nata a Ginevra nel 2020.
Rivolgendosi al presidente, si domanda quale sarebbe, a parità di presupposti e condizioni, la sorte di un eventuale altro figlio nato all'estero, sottolineando al riguardo l'incoerenza di un trattamento giuridico differenziato.
Riporta infine il caso simile di un amico che, poco tempo fa, gli ha comunicato le difficoltà incontrate a Zurigo per il recupero della documentazione da presentare all'anagrafe, tra cui il certificato di stato di cittadino esclusivamente italiano.
La Commissione respinge l'emendamento Auriemma 1.41.
Christian Diego DI SANZO (PD-IDP), illustrato brevemente l'emendamento 1.42 Pag. 33a sua prima firma, ne sottolinea l'intento di preservare la cittadinanza del nucleo familiare, in coerenza con le linee fondamentali tracciate dalla legge sull'immigrazione n. 91 del 1992 e con l'orientamento consolidato della Cassazione.
Ritiene che molti cittadini italiani all'estero vedono le loro vite sconvolte dalla necessità di tornare a risiedere per due anni in Italia al fine di non perdere i diritti di cittadinanza dei loro discendenti, il che fa percepire i danni inferti al futuro del Paese.
La Commissione respinge l'emendamento Di Sanzo 1.42.
Nicola CARÈ (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Toni Ricciardi 1.43, rileva come esso sia volto a preservare la possibilità di ottenere la cittadinanza presentando, entro ventiquattro mesi dalla nascita avvenuta all'estero, istanza di iscrizione nei registri anagrafici.
L'emendamento in esame evita le discriminazioni che subirebbero le famiglie che, per motivi burocratici, non hanno avuto modo di completare la procedura di registrazione entro il primo anno dalla nascita, e che vedrebbero al loro interno alcuni figli con cittadinanza italiana ed altri senza.
Evidenzia infine come il provvedimento nel suo complesso non solo avrà ripercussioni economiche sul nostro Paese, ma avrà anche effetti negativi sulla percezione dell'Italia all'estero in tema di inclusività.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Toni Ricciardi 1.43, Porta 1.44, D'Alessio 1.45 e Carè 1.46.
Christian Diego DI SANZO (PD-IDP) rileva come l'emendamento 1.47 a sua prima firma chiarisca l'aspetto fondamentale della gratuità della pratica di registrazione dei minori all'AIRE, questione tra l'altro già sollevata in Senato, ma respinta in quanto ritenuta superflua.
Rispetto al già analizzato requisito del diciottesimo anno di età per il completamento della pratica di registrazione, sottolinea l'ingiustizia per cui, sulla base di mere questioni burocratiche, vi saranno soggetti che, pur avendone pienamente diritto in quanto possessori dei requisiti di cui al decreto in esame, si vedranno comunque negata la possibilità di diventare cittadini italiani per il semplice fatto di non essere stati registrati durante il breve periodo di un anno successivo alla nascita.
La Commissione respinge l'emendamento Di Sanzo 1.47.
Carmela AURIEMMA (M5S), intervenendo sull'emendamento 1.50 a sua firma, chiarisce come esso, in coerenza con il diritto amministrativo e con i relativi principi di affidamento e di giustizia sociale, sia improntato ad evitare che i procedimenti di concessione della cittadinanza attualmente pendenti subiscano gli effetti del decreto in esame.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Auriemma 1.50, Magi 1.52, Alifano 1.55 e 1.56, e Carè 1.57.
Toni RICCIARDI (PD-IDP) illustra l'emendamento Porta 1.62 in tema di riacquisto della cittadinanza italiana, sottolineando come esso sia una possibile soluzione delle criticità che deriveranno dall'applicazione concreta del decreto in esame.
La Commissione respinge l'emendamento Porta 1.62.
Christian Diego DI SANZO (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento 1.63 a sua prima firma, trova che il decreto in oggetto presenti l'assurdità per cui, da un lato viene negata la cittadinanza ai nipoti degli emigranti, e, dall'altro, si riapre la battaglia storica del suo gruppo riguardo ai termini per il riacquisto della cittadinanza persa prima del '92 per ragioni discriminatorie, soprattutto nell'ingresso in Paesi come gli Stati Uniti e il Canada.
Rileva come l'azione della maggioranza, permettendo il riacquisto della cittadinanza a ristretti gruppi di persone, trascuri il fatto che, se i discendenti di tali soggetti non potranno a loro volta beneficiare della Pag. 34cittadinanza italiana, le disposizioni introdotte si arresteranno ad un livello superficiale e formale.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Di Sanzo 1.63 e Toni Ricciardi 1.64.
Carmela AURIEMMA (M5S) illustra l'emendamento a sua prima firma 1.65 che intende fornire sostegno ai piccoli comuni consentendo il rafforzamento del personale dedicato alla gestione delle domande di riconoscimento della cittadinanza attraverso il ricorso a prestazioni lavorative del contratto a termine. Rileva a tale proposito come il rafforzamento del personale dei piccoli comuni risenta, da un lato, della carenza di risorse e, dall'altro, di una normativa stringente in termini di assunzioni e di dimensionamento della pianta organica, determinata in maniera proporzionale rispetto alla popolazione. Ricordato che i piccoli comuni sono tenuti comunque a fornire i medesimi servizi dei comuni più grandi e che talvolta condividono con altri il segretario comunale, ritiene indispensabile garantire loro un incremento di personale, al fine di consentire che il riconoscimento del diritto alla cittadinanza avvenga in tempi brevi.
La Commissione respinge l'emendamento Auriemma 1.65.
Toni RICCIARDI (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento a sua prima firma 1-ter.1, fa presente che, dopo i termini sentimentali, filosofici e giuridici del dibattito in Senato e presumibilmente anche alla Camera, si affronta adesso l'aspetto economico, di solito sottaciuto o utilizzato retoricamente in maniera scorretta. Ritiene infatti che la questione sottintesa alle disposizioni in esame sia per la maggioranza la mancanza di un contributo alla fiscalità nazionale da parte della comunità italiana all'estero, a fronte delle richieste da essa avanzate. Evidenzia quindi il paradosso del provvedimento in esame che apre al riacquisto della cittadinanza ma lo fa in maniera anomala, richiedendo un pagamento per riavere un diritto riconosciuto per legge e sottratto per opera di un'altra legge. Quanto alla cifra di 250 euro richiesta, considera più grave il fatto che tali risorse siano utilizzate per fare cassa e non siano invece destinate ad assumere personale presso gli uffici consolari maggiormente in difficoltà oppure a migliorare le procedure di riconoscimento della cittadinanza. Nel segnalare che la gran parte delle richieste di riacquisto della cittadinanza italiana proviene da soggetti emigrati in specifici Paesi quali Canada o Australia, ormai settantenni o ottantenni, ispirati soltanto dall'orgoglio patrio di poter almeno morire da cittadini italiani, si scandalizza per il fatto che si voglia fare cassa su simili sentimenti. Quanto alla ventilata mancanza di un contributo economico da parte degli Italiani all'estero, ricorda come il miracolo economico dell'Italia del dopoguerra, che ha riempito intere biblioteche del nostro Paese, sia stato determinato per la gran parte dalle rimesse degli emigranti, che, considerando esclusivamente il canale ufficiale dell'Ufficio cambi della Banca d'Italia – senza calcolare quindi le banconote cucite nelle canottiere di chi rientrava in Italia – ammontano a 8,5 miliardi di dollari nel ventennio 1947-1968, per raggiungere gli 11 miliardi nel periodo fino al 1979. Fatto presente da un lato che i dati ufficiali ammontano a circa un terzo delle somme totali arrivate in Italia con le rimesse degli emigrati e che ancora nel primo decennio del 2000 si è registrata la cifra di oltre 4 miliardi di euro, aggiunge il ricordo della tragedia di Marcinelle e del sacrificio degli Italiani nelle miniere belghe, che sarebbe servito a finanziare l'infrastrutturazione dell'entroterra abruzzese. Rilevando criticità di ordine procedurale per il fatto che si faccia pagare una tassa, in luogo di un bollo, chiede di non fare leva su persone anziane che vogliono soltanto riavere la cittadinanza dal Paese che li ha visti partire.
Carmela AURIEMMA (M5S) chiede di sottoscrivere l'emendamento 1-ter.1 del collega Toni Ricciardi, considerando un'assurdità la richiesta di un pagamento per il riacquisto della cittadinanza italiana.
Pag. 35La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Toni Ricciardi 1-ter.1, Porta 1-ter.2 e Alfonso Colucci 1-ter.3.
Christian Diego DI SANZO (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Carè 1-ter.4, rileva come il riacquisto della cittadinanza consentito dal provvedimento in esame rappresenti una battaglia vinta soltanto a metà, dal momento che da un lato si riconosce un diritto e dall'altro si pone un termine di meno di poco più di due anni alla sua rivendicazione. Non ritiene che tale periodo sia sufficiente, pur riconoscendo che, rispetto alle esperienze negative del passato, le nuove tecnologie consentono di diffondere la novità molto più velocemente e più capillarmente all'interno della comunità degli italiani all'estero. Aggiunge che il riacquisto della cittadinanza configura un diritto, e quindi dovrebbe essere possibile tramandarlo mentre al contrario la disposizione vale per i singoli individui che lo hanno perso. Si tratta quindi a suo avviso di un atto a metà, parzialmente fine a stesso, che, pur riconoscendo dignità a tanti italiani, rischia di produrre gli stessi problemi che hanno comportato un'attesa di trent'anni per vedere l'articolo 1-ter.
La Commissione respinge l'emendamento Carè 1-ter.4.
Christian Diego DI SANZO (PD-IDP) dichiara la propria intenzione di proseguire in una discussione puntuale su tutti gli emendamenti presentati ad un decreto-legge che rappresenta un attacco alla comunità degli Italiani all'estero, rilevando come la materia non abbia ottenuto la necessaria attenzione da parte del Parlamento e della maggioranza in particolare né la adeguata visibilità presso l'opinione pubblica. Intervenendo quindi sull'emendamento a sua prima firma 1-ter.5, rileva come l'attuale barlume di dibattito sia l'unica opportunità a disposizione per affrontare l'argomento, considerati i tempi «aggressivi» imposti dalla calendarizzazione del decreto-legge sia in Commissione sia in Assemblea, che dovrebbe concluderne la discussione nella giornata di domani. Nell'evidenziare il «pastrocchio» uscito dall'esame del Senato, fa presente come il riacquisto della cittadinanza abbia rappresentato una lunga battaglia, combattuta per anni da molti colleghi a partire dall'onorevole Porta, che trova tuttavia la propria conclusione in forma di «zuccherino» alle generazioni più anziane per far inghiottire la pillola amara a quelle più giovani, nascondendo il fatto che non saranno italiani i nipoti di chi ha figli all'estero. Insiste quindi nel sollecitare un supplemento di riflessione, pur con speranze sempre decrescenti, ribadendo come sia stato dato un contentino ad un numero limitato di persone, privandole tuttavia della possibilità di trasmettere il diritto alla cittadinanza e provocando quindi un grave danno al futuro della comunità italiana all'estero.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Di Sanzo 1-ter.5 e Toni Ricciardi 1-ter.6.
Fabio PORTA (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento a sua prima firma 1-ter.7, ritiene di restituire la citazione, ricordando che il collega Di Sanzo ha condotto fin dal primo giorno e con grande determinazione la battaglia per il riacquisto della cittadinanza italiana per i soggetti residenti all'estero che vi hanno dovuto rinunciare per accedere ad un pubblico concorso o per ottenere un contratto di lavoro o semplicemente in ragione di specifica legislazione del singolo Paese. Rilevato quindi come tale battaglia sia stata coronata, per richiamare le parole del collega, da uno «zuccherino» che tenta di attutire gli effetti negativi di un impianto indigesto, fa presente che l'emendamento in esame si prefigge almeno di ridurre l'entità della tassa richiesta a chi intenda far valere il proprio diritto. Come opportunamente fatto presente dall'onorevole Toni Ricciardi, il problema consiste non tanto nell'obolo richiesto quanto piuttosto nella sua mancata destinazione a beneficio degli Italiani all'estero i quali hanno contribuito direttamente e indirettamente al successo del nostro Paese e del made in Italy nel mondo. Nel rilevare come al contrario si approfitti della situazione unicamente per fare cassa, ritiene che con la disposizione in esame si sia Pag. 36introdotta un'altra toppa che non è sufficiente a tamponare la grande lacerazione rappresentata dal decreto-legge. Sollecita quindi i colleghi ad attenuare tale lacerazione, dimostrando che la Commissione Affari costituzionali riserva la necessaria attenzione e sensibilità nei confronti di persone che meritano il nostro rispetto e la nostra riconoscenza.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge l'emendamento Porta 1-ter.7 e l'articolo aggiuntivo Zaratti 1-ter.05, limitatamente alla parte dichiarata ammissibile.
Nazario PAGANO, presidente, avverte che si è concluso l'esame delle proposte emendative riferite al provvedimento. Avverte altresì che sospenderà la seduta fino alle ore 16.45, per consentire alla Commissione Giustizia, convocata per le ore 16.30, di esprimere il prescritto parere.
La seduta, sospesa alle 15.55, è ripresa alle 16.55.
Nazario PAGANO (FI-PPE), presidente, comunica che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni II e III, mentre il Comitato per la legislazione e la V Commissione esprimeranno i prescritti pareri ai fini della discussione in Assemblea.
Toni RICCIARDI (PD-IDP), intervenendo per dichiarazione di voto, rileva come la discussione odierna, non per responsabilità della Presidenza, abbia costituito, come spesso accade, la certificazione di una finta democrazia ed evidenzia, in particolare, come sarebbe stata opportuna un'interlocuzione con i deputati della maggioranza.
Sottolinea come le proposte emendative presentate dall'opposizione fossero attinenti al merito del provvedimento e come gli interventi nel corso della discussione abbiano evitato il ricorso a una retorica sentimentale e abbiano segnalato puntualmente le incongruenze e le anomalie del provvedimento in esame.
Esprime l'amarezza della propria parte politica per l'esito della discussione, che dimostra ancora una volta come il sistema parlamentare sia divenuto di fatto monocamerale, e preannuncia la prosecuzione della battaglia politica sul tema in questione, in quanto si sta compiendo una profonda ingiustizia e ci si sta accanendo su due secoli di storia dell'emigrazione. Osserva come l'emigrazione dal nostro Paese sia un tema che accomuna indiscutibilmente ogni località italiana, dalla Valle d'Aosta a Lampedusa, e come si possa affermare che non vi sia alcun italiano che non si sia imbattuto, per ragioni familiari, geografiche o di vicinato, in storie di emigrazione.
Sottolinea come l'emigrazione abbia indiscutibilmente contribuito in modo decisivo alla modernizzazione del nostro Paese.
Ritiene che sarebbe stato necessario maggior coraggio da parte della maggioranza, nelle cui file peraltro si sono registrati significativi dissensi sul provvedimento in esame
La Commissione delibera di conferire al relatore, Paolo Emilio Russo, il mandato a riferire favorevolmente all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.
Nazario PAGANO, presidente, avverte che la Presidenza si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.
Rivolge, quindi, un caloroso ringraziamento, per il loro prezioso contributo al dibattito, ai deputati intervenuti, anche in considerazione del fatto che essi non sono membri della Commissione, e sottolinea come il provvedimento in esame sia comunque parziale, nell'attesa di un provvedimento organico sul tema della cittadinanza che potrà peraltro costituire l'occasione per intervenire sugli aspetti problematici che sono stati evidenziati nella discussione.
Sottolinea, inoltre, come gli Italiani all'estero costituiscano una grande risorsa per il nostro Paese, non soltanto sotto il profilo economico ma anche per la promozione del made in Italy e della storia, della cultura e della lingua italiane, e assicura che non saranno abbandonati a loro stessi.
La seduta termina alle 17.05.