SEDE REFERENTE
Mercoledì 2 aprile 2025. — Presidenza del presidente della I Commissione, Nazario PAGANO, indi del presidente della II Commissione, Ciro MASCHIO. – Interviene il sottosegretario di Stato per la giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove.
La seduta comincia alle 14.45.
Modifiche alla legge 14 gennaio 1994, n. 20, al codice della giustizia contabile, di cui all'allegato 1 al decreto legislativo 26 agosto 2016, n. 174, e altre disposizioni in materia di funzioni di controllo e consultive della Corte dei conti e di responsabilità per danno erariale.
C. 1621 Foti e C. 340 Candiani.
(Seguito dell'esame e conclusione).
Le Commissioni riunite proseguono l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 1° aprile 2025.
Nazario PAGANO, presidente, dopo aver dato conto delle sostituzioni pervenute, ricorda che nella seduta di ieri, 1° aprile 2025, si sono concluse le votazioni sulle proposte emendative e il testo, come modificato dalle proposte emendative approvate, è stato trasmesso alle Commissioni competenti in sede consultiva e al Comitato per la legislazione ai fini dell'acquisizione dei prescritti pareri. Avverte che è pervenuto il parere del Comitato della legislazione e il parere favorevole della XI Commissione, mentre le Commissioni VI e VIII si erano già espresse con parere favorevole sul testo originario del provvedimento. La V Commissione ha comunicato che renderà il parere direttamente in l'Assemblea sul testo e la Commissione parlamentare per le questioni regionali ha rinunciato a rendere il parere.
Prima di passare alle dichiarazioni di voto sul mandato a riferire in Assemblea, comunica che i relatori hanno formulato una proposta di correzione di forma riferita al Titolo (vedi allegato), ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, la quale tiene conto delle modifiche introdotte dalle proposte emendative approvate.
Nessuno chiedendo di intervenire, le Commissioni approvano la proposta di correzione di forma formulata dai relatori.
Pag. 13 Carla GIULIANO (M5S), intervenendo in dichiarazione di voto sul conferimento del mandato ai relatori, dichiara che il suo gruppo esprimerà convintamente voto contrario, in quanto il provvedimento in esame contiene plurime finalità pericolose. Espressa la sua contrarietà con riguardo alla previsione dell'impunità per coloro che amministrano denaro pubblico, lamenta che la riorganizzazione dell'assetto della Corte dei conti, come voluta dalla maggioranza, avrà come risultato quello del depotenziamento della magistratura contabile, soprattutto nelle sue articolazioni territoriali.
Inoltre, la delega contenuta nel provvedimento in oggetto, contraddicendo molteplici principi costituzionali, mira alla gerarchizzazione dei giudici contabili e, soprattutto, alla subordinazione delle procure territoriali al procuratore generale.
Avverte poi che se tra le finalità del provvedimento vi è quella di contrastare il fenomeno della «paura della firma», le soluzioni più logiche sarebbero dovute essere quella dell'investimento sulla formazione del funzionario pubblico e quella della maggior chiarezza del quadro normativo di riferimento. Osserva che, all'opposto, la maggioranza, riducendo la responsabilità per danno erariale, ha invece ampliato le ipotesi di impunità, con conseguente impossibilità di sanzionare condotte affette da colpa grave o imperizia.
Rileva che il provvedimento in oggetto, come già avvenuto con quelli riguardanti l'abolizione dell'abuso d'ufficio e la riforma delle intercettazioni di comunicazioni e conversazioni, assesta un ulteriore grave colpo al nostro sistema democratico, che si fonda anche sull'accertamento delle condotte illecite.
Asserisce poi che la previsione di un tetto massimo alla risarcibilità del danno erariale, commisurata in due annualità del trattamento annuo lordo, unitamente al potere di riduzione dell'addebito introdotto dalla maggioranza, comporterà la situazione per cui circa il 70 per cento del danno non verrà ripagato e ricadrà sulle amministrazioni, e quindi a cascata su tutti i contribuenti.
Manifesta contrarietà altresì rispetto all'eliminazione delle sanzioni accessorie, tra cui quelle disciplinari, per coloro che procederanno al pagamento immediato della sanzione; questi ultimi, per di più, non subiranno nemmeno l'allontanamento dalla gestione delle risorse pubbliche, nonostante il grave danno a queste inferto.
Infine, giudica inaccettabile lo stravolgimento dell'istituto della prescrizione, poiché quest'ultima, in riferimento al diritto al risarcimento, continuerebbe a decorrere, perfino nell'ipotesi in cui la mancata conoscenza del fatto dannoso derivi dal suo occultamento con una condotta colpevolmente omissiva.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) rileva in primo luogo che la riforma della Corte dei conti in corso di esame, nonostante la sua rilevanza, non è stata adeguatamente oggetto di attenzione nel dibattito pubblico, vuoi per i tecnicismi che caratterizzano l'intervento vuoi perché l'attenzione si è concentrata su provvedimenti – certamente anch'essi particolarmente rilevanti – quali, in particolare, quello relativo alla separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura ordinaria.
A tale ultimo proposito segnala che con il provvedimento in esame si snatura in maniera ancor più significativa un altro pezzo di magistratura, ledendo il principio di indipendenza dei magistrati contabili.
Tiene a precisare che il suo gruppo non è a priori ostile a venire incontro ad innegabili esigenze di snellimento e di maggiore chiarezza della materia, con l'obiettivo di consentire ai dipendenti pubblici di agire con serenità e di avvantaggiarsi di un proficuo dialogo con la Corte dei conti. Ricorda a tale proposito che il suo gruppo ha avanzato, in questa e in altre occasioni, proposte di modifica del testo unico sugli enti locali, al fine di intervenire sulla responsabilità amministrativa, contabile e penale dei dipendenti pubblici. Tuttavia, ritiene che la proposta di legge voluta dalla maggioranza, invece di corrispondere alle esigenze di snellimento a favore di una maggiore efficacia dell'azione amministrativa, realizza un «colpo di spugna», cambiando il volto della magistratura contabile Pag. 14e ledendo principi costituzionali, tra i quali quello dell'indipendenza e della non gerarchizzazione del singolo magistrato.
Nel rinviare, quanto ai diversi profili di illegittimità costituzionale del provvedimento, ai contenuti della questione pregiudiziale che il suo gruppo si accinge a presentare, lamenta che sull'argomento non vi sia stata alcuna possibilità di confronto, considerato che nessuna delle proposte emendative del Partito democratico è stata accolta.
Precisato che la contrarietà del proprio gruppo è fondata anche sulle concrete modalità con cui la riforma è realizzata, richiama in particolare il poco convincente intervento sulla definizione di responsabilità per colpa grave. A tale proposito, censura il fatto che in un breve lasso di tempo si intervenga per due volte – nel codice degli appalti pubblici e nel provvedimento in esame – con modalità diverse in materia di responsabilità per colpa grave, creando soltanto confusione, su cui vorrebbe che i colleghi di maggioranza prendessero posizione, anche a beneficio dei tanti amministratori locali che auspicano di potersi muovere in un panorama normativo chiaro.
Rileva a tale proposito che sull'argomento la proposta di legge in esame ha comportato un duplice danno, da un lato rendendo meno chiara la definizione di colpa grave e dall'altro attribuendo la responsabilità ai tecnici, per sollevare dall'onere gli organi politici, più ancora che gli amministratori.
Rinviando ulteriori approfondimenti alla discussione sulle linee generali e all'esame delle proposte emendative da parte dell'Assemblea, aggiunge che oltretutto anche nei casi in cui sia riconosciuta la colpa nessuno ne risponderà in termini di risarcimento del danno. Sollecita quindi sull'argomento una riflessione seria da parte della maggioranza, considerando quella in corso un'occasione persa per riorganizzare la Corte dei conti.
Aggiunge come appaia singolare la previsione di una separazione delle carriere che influirà in maniera rilevante su una magistratura, come quella contabile, che non l'ha mai prevista.
Infatti, la suddivisione delle funzioni ha un rilievo particolare per la magistratura contabile – articolata in sezioni di controllo e sezioni giurisdizionali – rispetto a quella ordinaria.
Stigmatizza inoltre la genericità e l'ampiezza della delega attribuita al Governo, sottolineandone i profili di illegittimità costituzionale quale, ad esempio, la sottoposizione gerarchica del singolo procuratore, la cui indipendenza, al contrario, andrebbe salvaguardata sia verso l'esterno sia all'interno rispetto agli altri colleghi. Richiama a tale proposito il «super procuratore generale» voluto dalla riforma, il quale sarà chiamato a sottoscrivere praticamente tutti gli atti di tutti i procuratori territoriali.
Si domanda che posizione hanno i presidenti di regione del centrodestra rispetto al fatto che, a causa della modifica operata dalla maggioranza con il presumibile accorpamento delle procure regionali in procure territoriali, il giudizio di parificazione del bilancio regionale potrà essere reso da una sezione della Corte dei conti, collocata al di fuori della propria regione.
Fa quindi presente che per l'ennesima volta la maggioranza realizza una riforma ad invarianza finanziaria, contando tra l'altro sulla possibilità che i magistrati si spostino da un tribunale all'altro a seconda delle esigenze e di fatto paralizzando l'azione della magistratura contabile.
Ritiene in conclusione che quello citato sia il vero obiettivo della maggioranza, che preferisce non avere forme di controllo sulla propria azione sia a livello territoriale che a livello centrale, sottolineando come un Paese in cui si cambiano le regole in questo sia destinato a non essere più davvero democratico. Per questi motivi il Partito democratico esprimerà voto contrario sul mandato ai relatori.
Filiberto ZARATTI (AVS) ritiene che un intervento legislativo di riforma della Corte dei conti fosse necessario, ma dovesse muoversi verso l'obiettivo di potenziarne l'organico e le capacità operative, per garantire il corretto esercizio delle relative funzioni. In questo senso, prendendo ad esempio il caso del Piano nazionale di ripresa e resilienza, osserva come si dovesse intervenire Pag. 15per assicurare che la Corte potesse esercitare un efficace controllo contabile sulle risorse spese dalle pubbliche amministrazioni.
Evidenzia infatti che un efficace controllo contabile rappresenta non un elemento trascurabile, accessorio e ideologico, quanto piuttosto una necessità per uno Stato democratico. In questa prospettiva, sottolinea altresì che tale funzione è attribuita dalla stessa Carta costituzionale alla Corte dei conti.
Malgrado queste premesse, constata come sia mancato, ancora una volta, un intervento legislativo nei termini auspicati. Rileva infatti che la proposta di legge in esame – che non aumenta le garanzie per i cittadini, né incrementa l'efficacia e l'efficienza della Corte e, di riflesso, delle pubbliche amministrazioni, né ancora favorisce il recupero delle risorse pubbliche mal spese – finisce per indebolire la Corte dei conti. Ciò si ricava chiaramente dalle scelte fatte rispetto alla questione della colpa grave, unico titolo di responsabilità rispetto al quale emergeva con evidenza la funzione della giurisdizione contabile, sul punto gravemente indebolita.
Preannuncia, in tal senso, la presentazione da parte del proprio gruppo di una questione pregiudiziale di costituzionalità.
Venendo alla disciplina contenuta nel provvedimento, contesta la scelta di prevedere uno scudo per i politici – di cui sembra presumersi la buona fede –, di ridurre il danno erariale risarcibile al massimo al 30 per cento, di prevedere una delega legislativa tanto ampia e generica – che incide peraltro sulle attribuzioni costituzionali della Corte dei conti –, di gerarchizzare i magistrati della Corte dei conti, con lesione della relativa indipendenza e autonomia, e di attribuire dei poteri straordinari al procuratore generale.
Si dichiara quindi preoccupato per gli effetti della riforma, che si innesta su una situazione già drammatica, in cui si assiste alla proliferazione di commissari straordinari, la cui azione è sottratta al controllo delle assemblee elettive – ai vari livelli – ed è sottoposta al solo controllo della Corte dei conti, il cui depotenziamento rischia di creare un vero e proprio far west amministrativo.
Per altro verso, critica il modus operandi di maggioranza e Governo in una materia tanto delicata, anche in considerazione delle numerose modifiche che il testo della proposta di legge ha subito nel tempo, non certo per via di una costruttiva dialettica con l'opposizione, le cui proposte emendative sono state ignorate e bocciate. In questa prospettiva, pone la questione della capacità del Parlamento – e delle Commissioni permanenti – di affrontare i grandi temi della politica, dal momento che viene rifiutato ogni dialogo e si trasformano le aule parlamentari in un «votificio», in cui i deputati di maggioranza eseguono acriticamente le direttive dei loro vertici, concettizzando una proposta del presidente Berlusconi, che destò assai scandalo, di adottare il sistema di voto ponderato, per cui il voto del rappresentante del gruppo assorbiva quello di tutti i suoi componenti.
Nessun altro chiedendo di intervenire, le Commissioni deliberano di conferire ai relatori, onorevole Kelany per la I Commissione e onorevole Pittalis per la II Commissione, il mandato a riferire favorevolmente all'Assemblea sul provvedimento in esame, come modificato dalle proposte emendative e subemendative approvate. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.
Ciro MASCHIO, presidente, avverte che la Presidenza si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.
La seduta termina alle 15.20.