ALLEGATO
Schema del VI Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva.
RELAZIONE
Premessa.
Presentato con cadenza biennale, il Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva è il principale documento programmatico e di indirizzo delle politiche e degli interventi a favore dell'infanzia e dell'adolescenza a livello nazionale.
Il Piano è il frutto di un percorso di lavoro svolto in seno all'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, organismo collegiale presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri o dall'Autorità politica con delega alla famiglia, istituito presso il Dipartimento per le Politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri.
L'Osservatorio è composto da rappresentanti delle amministrazioni centrali competenti in materia, delle Regioni e delle autonomie locali, dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), dell'Istituto nazionale di previdenza sociale (INPS), delle parti sociali, degli ordini professionali, degli enti e organismi di maggiore rilevanza del settore, nonché di rappresentanti del Terzo settore e della società civile e di esperti della materia, ed ha tra i suoi principali compiti l'elaborazione del Piano.
Il VI Piano è stato impostato seguendo una visione strutturale delle politiche, promuovendo una sinergia tra amministrazioni, enti, terzo settore e realtà territoriali impegnati sul fronte dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, seguendo un principio di concretezza delle azioni che vengono proposte. Si è partiti da un processo di conoscenza e comprensione del contesto in cui si muovono e agiscono i giovani e giovanissimi, valutando i cambiamenti verificatisi nel corso del tempo, la rapidità con cui tali mutamenti sono avvenuti e le relative conseguenze.
La denatalità, l'assottigliamento delle reti parentali e comunitarie, la rarefazione delle principali figure di riferimento, la diffusione pervasiva delle nuove tecnologie digitali, ma anche esperienze come quella della pandemia, della rappresentazione delle guerre e dei conflitti, degli squilibri ambientali e della crisi climatica e l'intensificarsi del disagio sociale hanno contribuito a determinare il difficile contesto nel quale vivono giovani e giovanissimi.
Fra i principali temi oggetto di riflessione nel Piano vi sono il sostegno alle famiglie nei primi mille giorni di vita del bambino, il focus sulla salute mentale degli adolescenti, il supporto alle politiche in materia di affidamento familiare, l'alfabetizzazione digitale per contrastare i potenziali rischi connessi all'utilizzo delle nuove tecnologie, l'importanza della conoscenza e della raccolta dei dati e delle informazioni ai fini della programmazione e dell'elaborazione delle politiche di settore.
Rispetto al passato sono introdotti tre criteri attuativi innovativi quali praticabilità, sostenibilità e valutabilità.
Le politiche per l'infanzia e dell'adolescenza devono mostrare una piena capacità realizzativa, tenendo conto della durata biennale del Piano, e devono seguire un principio di sostenibilità, per cui l'attuazione delle azioni deve realizzarsi con le risorse disponibili e a legislazione vigente.
Infine, si è sentita l'esigenza di individuare iniziative e proposte effettivamente monitorabili e valutabili nel corso del tempo grazie a indicatori precisi, imprimendo al Piano una chiara impronta di concretezza.
Il Piano segue un'impostazione sussidiaria e partecipativa, in cui il principio di sussidiarietà si configura come elemento Pag. 98strategico e sostanziale che orienta tutte le azioni delineate.
Si è scelto di guardare alle politiche per l'infanzia e l'adolescenza non soltanto in termini di interventi sociali di contrasto alle vulnerabilità, e quindi di tutela dei soggetti a rischio o già in condizioni di gravi difficoltà, ma proponendo una visione orientata al benessere e allo sviluppo armonioso di tutti i bambini e i ragazzi che stanno costruendo la propria personalità. Un approccio, quindi, inclusivo, che si preoccupa di ciascun bambino e di ciascun ragazzo e, in quest'ottica, accoglie le fragilità e le vulnerabilità attuali e potenziali. Una parte significativa è occupata dalle politiche di prevenzione, sia in termini di disagio, sia in termini più specifici di prevenzione dalle dipendenze.
Le macroaree.
Il VI Piano nazionale verte su tre macroaree, tra loro interconnesse, ritenute fondamentali per l'attuazione di efficaci politiche per l'infanzia e l'adolescenza: la genitorialità, l'educazione e la salute.
Tali macroaree costituiscono le coordinate generali per orientarsi nella lettura delle azioni elaborate dai quattro gruppi di lavoro attivati in seno all'Osservatorio, così individuati:
Gruppo di lavoro 1: «Supporto e accompagnamento ai minorenni attraverso un sistema di servizi integrato rivolto alle famiglie»;
Gruppo di lavoro 2: «Tutela della salute mentale dei minorenni all'interno e fuori dalla famiglia, anche con riferimento al tema delle dipendenze e all'impatto dell'esposizione alla pornografia in rete»;
Gruppo di lavoro 3: «Promozione dell'affido»;
Gruppo di lavoro 4: «Raccolta dei dati e sistema informativo sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza».
Partendo dalla descrizione del quadro reale, i gruppi hanno individuato specifiche linee di attività che indicano l'obiettivo da perseguire, le attività necessarie a realizzarlo, i soggetti coinvolti, le risorse economiche identificabili e gli indicatori di processo, di risultato e di impatto.
Le tre macroaree del Piano si compongono di un totale di 16 azioni, ciascuna delle quali costruita secondo un modello condiviso di scheda programmatica, strutturata in modo da poter essere oggettivamente misurabile ed effettivamente attuabile nell'arco temporale di vigenza del Piano, attraverso l'inserimento di appropriati indicatori per il monitoraggio.
A) La genitorialità (azioni 1-7).
L'impronta che la famiglia dà nella formazione della persona è insostituibile, perché le relazioni affettive primarie sono quelle attraverso cui si costruiscono la fiducia e la personalità, si apprendono libertà e doveri, si fa esperienza dell'amore e della responsabilità. La qualità della vita di bambini e ragazzi risulta pertanto fortemente determinata dalla qualità delle relazioni familiari.
In un momento storico complesso come quello che stiamo vivendo, risulta fondamentale riconoscere la funzione naturale e centrale della famiglia nello sviluppo dei minori, accompagnando bambini e ragazzi attraverso un sistema integrato di servizi rivolti ai nuclei familiari.
Il Piano propone sette azioni volte a: informare i genitori su servizi, diritti e opportunità presenti e attivabili sul territorio, dai «primi mille giorni» fino a tutto il periodo dell'adolescenza; sostenere le competenze genitoriali e promuovere un'adeguata conoscenza dello sviluppo del bambino e del ragazzo; offrire ai genitori gli strumenti necessari per accompagnare i figli nelle diverse fasi della loro crescita verso l'età adulta.
Un ruolo importante è svolto dai Centri per la famiglia, luoghi fisici territoriali, aperti e prossimi alla comunità, da potenziare in termini sia di erogazione diretta di servizi specifici, sia di orientamento, supporto e facilitazione nell'accesso a servizi ulteriori.
Accanto a questo sistema di azioni, va altresì ricostruito quel tessuto comunitario, di reti, che per effetto della disgregazione Pag. 99sociale si è andato slabbrando, e che è invece fondamentale per sostenere la famiglia nel proprio compito educativo, anche attraverso i rapporti tra le famiglie. La valorizzazione e promozione dell'affido, che nel Piano trova ampio spazio, va esattamente nel senso di un sostegno reciproco tra famiglie a beneficio e tutela dei minori.
Il criterio orientativo è quello di evitare che l'intervento pubblico si sostituisca ai compiti familiari, ma accompagni, promuova e sostenga le responsabilità genitoriali nella cura di bambini e ragazzi, affinché si rinforzi il ruolo educativo degli adulti.
B) L'educazione (azioni 8-12).
La dimensione educativa si sviluppa attraverso la relazione primaria all'interno della famiglia e secondaria all'esterno di questa e si intreccia fortemente con le competenze dei genitori e, più in generale, degli adulti di riferimento di bambini e ragazzi, ed è connessa alle sfide educative di questo tempo complesso.
Una di queste è certamente la sfida dell'alfabetizzazione digitale, con uno sguardo focalizzato sulla crescita del minore e sullo sviluppo della sua personalità. Le nuove tecnologie possono offrire grandi opportunità, in termini di scambio e interattività, di accesso alle informazioni e agli stimoli cognitivi, di sguardo sul mondo, ma è fondamentale conoscere i rischi a cui i minori sono particolarmente esposti, anche a causa delle maggiori abilità e velocità di apprendimento e aggiornamento che mediamente essi hanno rispetto agli adulti. Per prevenire tali rischi occorre informare e educare i ragazzi a un uso prudente della rete, ma anche accompagnare e formare i genitori e gli insegnanti alle competenze digitali. Per educare i più piccoli, infatti, è necessario innanzitutto essere degli adulti consapevoli. Le proposte presentate intendono pertanto contribuire in primo luogo a sanare il divario molto forte tra le competenze dei genitori, delle famiglie, degli adulti in generale e dei minori.
Il Piano dedica inoltre una grande attenzione al tema della socializzazione dei giovani, alla concretezza dei loro bisogni. Viene individuata una serie di interventi che punta al rafforzamento degli spazi aggregativi e alla promozione del protagonismo per valorizzare la partecipazione dei ragazzi e contrastare la povertà educativa, l'abbandono scolastico, la solitudine e il rischio di ritiro sociale, l'isolamento, le forme di emarginazione.
Infine nel Piano vengono presentate le azioni per la promozione della cultura delle pari opportunità fra adolescenti e preadolescenti, per educare al rispetto reciproco e al contrasto della violenza maschile sulle donne.
C) La salute (azioni 13-16).
Le implicazioni del macro-tema della salute e del benessere mentale dei bambini e dei ragazzi sono diversificate e complesse. Entrano infatti in gioco non soltanto le problematiche legate ai disturbi neuropsichiatrici e neuropsichici dell'infanzia e dell'adolescenza, ma anche quelle più genericamente connesse al disagio psicologico e relazionale, dovute ad esempio all'abuso della Rete: basti pensare ai recenti studi scientifici che parlano di una sempre maggiore solitudine nel tempo della massima interconnessione.
Accanto a questi fenomeni vi sono poi le problematiche legate all'autolesionismo e al suicidio, e alle dipendenze patologiche. In questo ambito, l'attenzione operativa è stata rivolta in modo specifico alla fase di prevenzione dei disturbi della salute mentale e alle azioni da realizzare in ambito familiare, socio-assistenziale e socio-sanitario.
Dal lavoro dell'Osservatorio nazionale è emersa anche l'utilità di valorizzare i dati e le informazioni contenuti nei bilanci di salute pediatrici. Lo sviluppo di un sistema di monitoraggio basato sui bilanci di salute dei pediatri è un obiettivo ambizioso, ma importante, il cui raggiungimento permetterebbe un'analisi solida e approfondita dello stato di salute generale di bambini e ragazzi, delle situazioni di maltrattamento e disagio psicologico, dei comportamenti a rischio, del consumo di sostanze stupefacenti e di bevande alcoliche, dell'abitudine al fumo, dell'accesso sempre più precoce delle nuove tecnologie. Si mira, in particolare,Pag. 100 ad attivare nei Centri per la famiglia servizi informativi e di orientamento dedicati alla prevenzione delle dipendenze da sostanze psicotrope nei minorenni.
Rientrano in quest'area le azioni relative alla prevenzione e al contrasto della violenza contro i minorenni. Rispetto a questo tema, il Piano ha focalizzato l'attenzione sugli interventi di prevenzione mediante l'efficientamento dei sistemi di rilevazione, raccolta e analisi dei dati per l'individuazione precoce dei segnali di maltrattamento e abuso e per far emergere il sommerso.
La raccolta dei dati e l'integrazione tra i Piani.
Trasversale alle tre macroaree di intervento e strettamente connesso ai criteri enunciati di praticabilità, sostenibilità e valutabilità, è il tema della raccolta dati, al quale il Piano dedica un'attenzione particolare, con la proposta di azioni specifiche e strumenti idonei allo scopo.
L'obiettivo primario della raccolta organizzata di dati e di informazioni, dei quali c'è riconosciuto bisogno, è poter contare su un quadro informativo in grado di rappresentare i fenomeni sociali emergenti nel modo più attendibile ed esaustivo, in termini di misurazione e in termini valutativi. Dati aggiornati permettono di elaborare politiche e interventi più appropriati ed efficaci, sostenendo le istituzioni nell'attuazione delle politiche.
Il lavoro per l'elaborazione del Piano si è svolto parallelamente a quello dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia, impegnato nella predisposizione del nuovo Piano nazionale per la famiglia, speculare per metodologia e approccio culturale. L'integrazione fra le due aree di intervento è stata oggetto di un'attenzione costante, nella convinzione che, seppure con due prospettive diverse, i due piani debbano connettersi in maniera complementare, per integrare tra loro le politiche familiari e quelle a tutela dell'infanzia e dell'adolescenza.
Punti importanti di connessione, anche a causa delle sfide poste dalle nuove tecnologie, sono stati altresì stabiliti con il lavoro dell'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, competente, a sua volta, per il relativo Piano.
La genitorialità.
Azione 1: Potenziamento del ruolo informativo e di orientamento dei Centri per la famiglia sui servizi per i «primi mille giorni».
L'azione ha ad oggetto il rafforzamento dei servizi di informazione e di orientamento rivolti alle famiglie nell'ambito dei Centri per la famiglia con riferimento ai «primi mille giorni». Le principali finalità perseguite dall'azione riguardano la promozione di un'informazione accessibile e semplice per i futuri genitori e i neogenitori e l'identificazione precoce delle situazioni di disagio e vulnerabilità, favorita da un accesso consapevole alla rete dei servizi sociali, educativi e sociosanitari e l'orientamento alle tutele nel lavoro (con focus sui congedi di maternità, paternità e parentali). Il tema della «messa in rete» dell'accesso alle informazioni rappresenta un tema cruciale al fine di garantire una tutela equa ed effettiva dei nuclei familiari in momenti delicati della loro vita. Le disuguaglianze che si sviluppano fin dai primi mesi di vita richiedono interventi in chiave preventiva e un sistema universalistico rivolto a tutte le famiglie caratterizzato da attività personalizzate, graduate in base ai bisogni. A tal fine, è importante che vi sia un coordinamento efficace, in grado di promuovere processi di integrazione e comunicazione intersettoriale, e di fornire indicazioni sulle modalità con cui i diversi settori e servizi possono collaborare per realizzare un sistema organico di interventi per le famiglie e per i bambini nei «primi mille giorni».
La qualità del coordinamento, a partire dai Centri per le famiglie, tra servizi e livelli di intervento, è la chiave per un accesso più capillare ai bisogni di futuri e neo genitori di bambini nei «primi mille giorni» e, quindi, anche uno strumento per contrastare precocemente le condizioni di svantaggio di alcuni bambini rispetto ad altri. Più concretamente, si prevede, a seguito di una preliminare mappatura dei servizi e dei presìdi presenti a livello territoriale, l'attivazione di uno sportello informativoPag. 101 presso i Centri per la famiglia. Inoltre, l'azione prevede la realizzazione, nel sito istituzionale del Dipartimento per le Politiche della famiglia, di un cruscotto informativo sull'offerta dei servizi erogati dai Centri per la famiglia dedicati ai «primi mille giorni», costantemente aggiornato dai Centri per la famiglia. Si prevede, ancora, la produzione di materiale informativo in formato elettronico e cartaceo, in versione multilingue e accessibile anche ai genitori ipovedenti, da distribuire alle famiglie attraverso i Centri per la famiglia e presso altri luoghi e la realizzazione di una campagna di comunicazione nazionale per far conoscere i Centri per la famiglia e i loro servizi.
L'attività di promozione e informazione rivolta a futuri genitori e neogenitori va favorita attraverso lo sviluppo di canali di comunicazione efficaci, sia fisici che online. L'informativa terrà conto anche della multiculturalità che caratterizza la nostra società.
Azione 2: Promozione delle competenze genitoriali.
L'azione mira a rafforzare, a partire dai Centri per la famiglia, interventi e spazi dedicati all'accompagnamento e al supporto alla genitorialità. Si intende rinsaldare le risorse genitoriali relative ai «primi mille giorni» di vita attraverso un'azione di sistema finalizzata a valorizzare le risorse personali delle figure genitoriali, aumentando le competenze e le capacità di esercizio autonomo e sereno di una genitorialità, in un'ottica di prevenzione delle diseguaglianze. Tali interventi, oltre a rispondere a bisogni e necessità specifiche, possono rappresentare anche un'opportunità di socializzazione per i neogenitori, che spesso si sentono soli nell'affrontare il cambiamento del loro status e la gestione dei bambini in questa prima fase di vita, soprattutto se privi di una rete familiare o amicale di riferimento.
L'intento è quello di garantire che in ogni Centro per la famiglia vi siano attività e spazi dedicati ai futuri genitori e neogenitori, disponibili in maniera strutturale, di facile accesso, aperti a tutte le neo-famiglie, realizzati gratuitamente e con orari flessibili per facilitare la partecipazione. Così i Centri per la famiglia possono essere un punto di riferimento non solo per le famiglie in difficoltà, ma per tutte le famiglie attraverso l'adozione di un approccio di universalismo progressivo, anche in raccordo con i servizi sociali territoriali.
L'azione prevede, altresì, lo sviluppo e l'attivazione di servizi e attività di rafforzamento delle capacità genitoriali e di supporto all'auto-gestione e organizzazione degli impegni genitoriali, anche nella forma di gruppi auto-mutuo-aiuto. Il modello formativo, che sarà erogato presso i Centri per la famiglia, dovrà tenere conto anche delle buone pratiche e delle esperienze consolidate già in atto. Infine, l'azione prevede l'attivazione, presso i Centri per la famiglia, di un servizio di counseling sulla genitorialità e sul fenomeno dello sharenting(1).
I servizi attivati dovrebbero comprendere le seguenti attività: momenti di approfondimento legati ai «primi mille giorni»; attività laboratoriali e/o attività in compresenza per sostenere la relazione genitore-bambino/a anche attraverso il gioco e la lettura, che possano essere anche facilmente replicate nell'ambiente domestico; attivazione di consulenze tematiche e counseling genitoriale, laddove necessario; interventi di mediazione familiare per genitori in via di separazione e/o gruppi di confronto per genitori separati; gruppi di famiglie per attivare una rete e uno scambio tra pari; favorire il protagonismo delle famiglie in modo che possano essere parte attiva della vita della comunità (es. organizzazione di eventi o appuntamenti co-organizzati con le famiglie, gruppi di aiuto e supporto).
Azione 3: Sviluppo di azioni mirate rivolte ad adolescenti e genitori nei Centri per la famiglia.
L'azione propone di rispondere alle esigenze dei preadolescenti, degli adolescenti Pag. 102e delle loro famiglie, con particolare attenzione a coloro che attraversano fasi critiche della crescita, attraverso una serie di attività integrate e coordinate da sviluppare nei Centri per la famiglia, anche in sinergia con gli altri luoghi e servizi territoriali per le famiglie e adolescenti. Tali attività mirano a offrire un supporto informativo direttamente agli adolescenti e ai loro genitori includendo incontri tematici, anche online, e azioni di coinvolgimento della comunità; ciò al fine di offrire informazioni utili e sensibilizzare i genitori sui temi legati all'adolescenza, aiutandoli a comprendere e gestire meglio le sfide di questa fase della vita e per far fronte ai primi sintomi di disagio dei propri figli in un'ottica di prevenzione e promozione del benessere.
L'azione prevede anche l'attivazione di servizi di ascolto e counselling dedicati, con l'intento di intercettare precocemente segnali di disagio di tipo psicologico o educativo e di indirizzare ai servizi competenti per un sostegno complessivo anche al nucleo familiare. A ciò si affianca un percorso di promozione, sensibilizzazione e accompagnamento rivolto specificamente alle famiglie di adolescenti e preadolescenti. Più concretamente si prevede, all'esito di una ricognizione delle buone prassi relative ai servizi di ascolto e counselling giovanile e di attività informative, di elaborare degli «Orientamenti operativi», da condividere e diffondere agli operatori dei Centri per la famiglia attraverso incontri formativi mirati.
Azione 4: Promozione della cultura dell'accoglienza valorizzando la sussidiarietà orizzontale e le esperienze innovative.
L'azione intende rilanciare la cultura dell'accoglienza grazie ad una piena collaborazione e integrazione tra i servizi pubblici e le realtà del Terzo settore. A tal fine è necessaria la promozione di una nuova narrazione dell'accoglienza e il riconoscimento e la valorizzazione delle esperienze e dei luoghi della società civile in cui si generano relazioni, scambi, possibilità, con l'intento di orientare l'affidamento familiare verso una dimensione di sostegno e non di sanzione e rendendo tale intervento idoneo allo scopo proprio dell'istituto, che è la riunificazione familiare e, eventualmente, il rientro in famiglia. Ciò può, inoltre, avvenire attraverso la promozione di forme più «leggere» di affido, quali affidi diurni o part-time, sviluppando la diffusione di una cultura dell'accoglienza di prossimità che sia generativa della creazione di una rete di supporto a sostegno di una famiglia in situazione di vulnerabilità. In particolare, l'azione intende porre al centro il ruolo della famiglia affidataria affinché, in una prospettiva olistica, si agevoli il contatto con gli operatori e il più ampio accesso ai servizi pubblici locali. In tal senso, la rete dei servizi territoriali deve essere sostenuta anche in un'ottica di sussidiarietà orizzontale che valorizzi l'integrazione tra soggetti pubblici, privati e del Terzo settore.
L'azione si propone pertanto di realizzare una ricognizione delle buone prassi diffuse a livello regionale, che valorizzano l'integrazione tra sistema pubblico e Terzo settore e intende, inoltre, diffondere le iniziative di collegamento e confronto a livello nazionale (seminari, giornate di confronto, e altro), anche con attenzione all'accoglienza dei minorenni stranieri non accompagnati. A tal fine è utile sviluppare un lavoro di ricognizione di progetti innovativi della società civile, anche con specifico riferimento all'accoglienza di minori stranieri non accompagnati (MSNA) e tenuto conto delle caratteristiche specifiche di tale gruppo di minorenni (quali l'età, la provenienza, il progetto migratorio, e altro).
Ciò può avvenire sia attraverso l'accoglienza presso famiglie disponibili a vivere esperienze di affido part-time, sia integrando le figure di riferimento comunitario con altre di supporto. All'esito di questa ricognizione, si prevede la pubblicazione di un report sulle buone prassi rilevate e la promozione di iniziative di condivisione delle prassi.
Azione 5: Miglioramento e semplificazione dell'accesso ai servizi e alle prestazioni per i minorenni in affidamento.
L'azione propone l'elaborazione di un documento che raccolga le buone pratiche realizzate fra le amministrazioni e i diversi Pag. 103soggetti interistituzionali e del Terzo settore, volte a facilitare, a livello locale, l'accesso ai servizi e a semplificare le procedure per l'erogazione di prestazioni sociali agevolate o per il rilascio di documenti in favore dei minorenni in affido e in tutela volontaria. Una specifica attenzione verrà data anche alle buone pratiche che riguardano l'accesso ai servizi dei MSNA, delle famiglie affidatarie e dei tutori volontari e delle comunità. Ciò è possibile partendo dall'attività di raccordo e confronto che può realizzarsi all'interno del Tavolo di cui all'articolo 2 della legge n. 104 del 2024 da costituirsi all'interno della Rete per la protezione e l'inclusione sociale di cui all'articolo 21 del decreto legislativo 15 settembre 2017, n. 147, quale organismo di coordinamento del sistema degli interventi e dei servizi sociali di cui alla legge n. 328 del 2000, finalizzata al pieno recepimento delle linee di indirizzo da parte delle regioni nei piani sociali regionali e degli Ambiti Territoriali Sociali nei piani sociali territoriali/zonali.
L'azione si realizza come segue: ricognizione dei protocolli di collaborazione/di intesa tra enti del Terzo settore ed enti pubblici/interistituzionali (es. Questura, Prefettura, Ministero dell'istruzione e/o Uffici scolastici territoriali, ATS, comuni, regioni, CAAF) volti a facilitare l'accesso ai servizi e a semplificare le procedure per l'erogazione di prestazioni sociali agevolate o per il rilascio di documenti in favore dei minorenni in affidamento e in tutela volontaria; elaborazione di un documento sulle buone pratiche che facilitino l'accesso ai servizi e la semplificazione delle procedure; disseminazione e condivisione delle buone pratiche, con il coinvolgimento delle regioni e degli enti locali.
Azione 6: Valorizzazione della funzione preventiva dell'affidamento familiare.
L'azione intende promuovere l'affidamento come misura temporanea attraverso un approccio culturale che valorizzi al massimo livello tale istituto e la sua funzione preventiva, con la finalità di aumentare le possibilità del rientro in famiglia, così come indicato sia nelle Linee di indirizzo nazionali sull'affidamento familiare, la cui versione aggiornata è stata approvata in Conferenza unificata l'8 febbraio 2024, sia nelle Linee di indirizzo nazionali sull'intervento con i bambini e le famiglie in situazione di vulnerabilità del 2017. Il recupero della funzione preventiva consente di orientare l'istituto verso una dimensione di sostegno e non di sanzione, rendendolo idoneo allo scopo primario dell'affido ovvero la riunificazione familiare e, eventualmente, il rientro in famiglia.
Ciò può, inoltre, avvenire attraverso la promozione di forme più «leggere» di affido, quali affidi diurni o part-time, e la diffusione di una cultura dell'accoglienza di prossimità che sia generativa della creazione di una rete di supporto a sostegno di una famiglia in situazione di vulnerabilità. Affinché ciò accada occorre lavorare per migliorare il livello quantitativo e qualitativo dell'azione dei servizi sociali in una duplice direzione: da un lato promuovendo una positiva uniformità delle metodologie di intervento, sia nella fase di valutazione multidimensionale dei bisogni e delle competenze genitoriali sia nelle pratiche di progettazione partecipata nell'elaborazione dei progetti quadro.
In quest'ottica appare indispensabile affiancare la produzione di moduli per la formazione continua, rivolti agli operatori e alle famiglie affidatarie, alla sensibilizzazione dei cittadini sulla funzione e sulle finalità dell'affidamento familiare, attuando pienamente quanto raccomandato nelle suddette Linee di indirizzo. Tale modulo formativo, realizzato dalle amministrazioni coinvolte in collaborazione, includerà anche i profili giuridici, psicologici ed educativi, al fine di favorire una circolarità e contaminazione di saperi che consentano di implementare sia forme preventive di affidamento familiare che la costruzione di una rete territoriale di vicinanza solidale in grado di rispondere alle esigenze dei minorenni e delle loro famiglie, con la piena valorizzazione degli apporti degli enti del Terzo settore. Più in particolare, si prevede di realizzare una campagna di comunicazione nazionale, volta alla valorizzazione della funzione dell'affidamento familiare, veicolando un messaggio positivo circa la Pag. 104narrazione dell'istituto dell'affido, esaltandone la rilevanza di carattere sociale, che incoraggi un maggior numero di famiglie a intraprenderne il percorso.
Azione 7: Elaborazione di una progettualità sull'impatto delle politiche dell'affido.
L'azione intende ricostruire ex post le diverse tipologie di percorsi di affido per ottenere un quadro informativo delle molteplici esperienze e delle loro caratteristiche ed esiti e, per questo, prevede di realizzare, attraverso un apposito strumento di rilevazione, uno studio di carattere retrospettivo con un campione rappresentativo di soggetti (bambini e ragazzi in affidamento e/o usciti dal percorso affidatario, care leavers, famiglie, comunità di accoglienza, operatori del settore). La finalità perseguita è rappresentata dalla necessità di offrire alle amministrazioni coinvolte nella programmazione delle politiche dell'infanzia e dell'adolescenza conoscenze e informazioni utili per orientare gli interventi a riguardo. Lo studio, in particolare, avrà come obiettivo quello di ricostruire i percorsi dell'affido nei contesti di partenza e fornire elementi di conoscenza utili alle politiche di settore per l'adozione, la programmazione e la realizzazione di specifiche misure.
L'educazione.
Azione 8: Potenziamento della comunità educante sul territorio nazionale per la valorizzazione della socializzazione degli adolescenti.
L'azione individua una serie di interventi per rafforzare le esperienze di socializzazione già presenti nei territori, introducendo un'attività volta a promuovere le competenze e il protagonismo dei giovani stessi che quei luoghi dovrebbero animare, che in molti casi sono anche disponibili a impegnarsi personalmente per cambiare il territorio in cui vivono per contrastare la solitudine e il rischio di ritiro sociale, l'isolamento, le forme di emarginazione. Partendo da una ricognizione dei luoghi e delle esperienze di aggregazione giovanile esistenti e dalla identificazione delle buone prassi di partecipazione giovanile all'interno delle comunità territoriali (patti educativi di comunità e patti territoriali della comunità educante, peraltro già oggetto di specifico finanziamento per l'anno scolastico 2020-2021 ai sensi del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito con modificazioni con legge 13 ottobre 2020, n. 126), l'azione prevede di potenziare e mettere a sistema queste esperienze virtuose su tutto il territorio.
In quest'ottica, è prevista l'elaborazione di un documento che raccolga le buone pratiche per favorire lo sviluppo, la diffusione degli interventi, nonché l'integrazione tra le reti di soggetti che operano nel territorio e l'investimento in obiettivi comuni e condivisi. Le alleanze fra scuola, ambiti territoriali sociali, comuni ed enti del Terzo settore possono rappresentare un'azione efficace di contrasto all'abbandono scolastico, alla povertà educativa e all'isolamento sociale, insieme alla valorizzazione della partecipazione dei ragazzi nella propria comunità.
Azione 9: Promozione dell'educazione digitale sui fenomeni emergenti come sexting, morphing, doxing e sharenting.
L'azione è volta alla promozione dell'educazione digitale ed in particolare dei fenomeni emergenti come sexting(2), morphing(3), doxing(4) e sharenting, anche alla luce dell'influenza che l'intelligenza artificiale può avere sulle scelte e sui comportamenti di bambini e ragazzi. In particolare,Pag. 105 si propone di realizzare percorsi di sensibilizzazione e informazione in ambito scolastico rivolti ai ragazzi e alla comunità scolastica e di promuovere campagne informative sui nuovi fenomeni connessi all'uso e alla produzione di materiale sessuale riguardante minorenni, mirate a informare operatori e professionisti della rete dei servizi (in particolare Ordini professionali, Federazione italiana medici pediatri e altro).
L'azione intende, da un lato, aumentare la conoscenza dei rischi connessi ai pericoli della rete e all'uso e alla produzione di materiale sessuale riguardante minorenni, accrescendo in tal modo la consapevolezza emotiva, giuridica e informatica tra bambini e ragazzi dei fenomeni in oggetto e dei rischi connessi.
Azione 10: Promozione della cultura delle pari opportunità fra adolescenti e preadolescenti per contrastare la violenza maschile sulle donne.
L'azione è volta alla promozione della cultura delle pari opportunità e, in particolare, propone la realizzazione di percorsi didattici, formativi e di orientamento per studentesse e studenti finalizzati a promuovere, all'interno dei curricula dei cicli scolastici della scuola secondaria di primo e secondo grado, attività, metodologie e contenuti volti a sviluppare la diffusione della cultura del rispetto e della parità di genere, per accrescere la consapevolezza dell'importanza di uno sviluppo delle relazioni tra ragazzi e ragazze basate sui principi di uguaglianza e sulla promozione e diffusione delle competenze matematiche-scientifiche-tecnologiche e digitali (STEM) a favore della popolazione femminile.
L'azione prevede la realizzazione delle seguenti attività: inserimento nell'offerta formativa delle scuole secondarie di primo e secondo grado di incontri di sensibilizzazione e di formazione rivolti a bambini e ragazzi allo scopo di diffondere una cultura basata sui principi di uguaglianza e parità di genere.
Azione 11: Attivazione di un sistema di monitoraggio per la prevenzione e il recupero di bambini e ragazzi dall'isolamento sociale.
L'azione prevede l'attivazione di un sistema di monitoraggio per la prevenzione e il recupero di bambini e ragazzi dall'isolamento sociale. L'obiettivo è quello di far emergere il fenomeno nelle sue diverse forme e manifestazioni attraverso l'attivazione di un sistema di monitoraggio e con l'elaborazione di una progettualità nazionale per la prevenzione, il contrasto e il recupero di bambini e di ragazzi dall'isolamento sociale.
L'azione intende, inoltre, rafforzare la consapevolezza da parte dei genitori rispetto ai rischi della navigazione e, a tale scopo, promuove l'utilizzo del Bilancio di salute digitale (BSD), in aggiunta al Bilancio di salute già effettuato dal pediatra di libera scelta, nelle varie fasce di età. L'azione si articola in due ambiti principali: la realizzazione di una ricerca per far emergere e conoscere le diverse forme di manifestazione dell'isolamento sociale; la definizione della metodologia e degli strumenti operativi per attivare un monitoraggio al fine di realizzare politiche efficaci per la prevenzione, il contrasto e il recupero dei bambini e dei ragazzi dall'isolamento sociale. Più in particolare, le azioni individuate per il conseguimento dell'obiettivo sono: la realizzazione di una ricerca finalizzata a conoscere il fenomeno dell'isolamento sociale tra i minorenni, anche attraverso l'individuazione di indicatori di rischio; la definizione di una progettualità nazionale per intervenire sul fenomeno; la promozione dell'adozione di protocolli a livello locale tra le famiglie, le reti dei servizi educativi e sociosanitari locali, anche in coordinamento con i Piani sociali di zona degli Ambiti territoriali, che tengano conto dei risultati della ricerca; la promozione dell'utilizzo del bilancio di salute digitale (BSD) da parte dei pediatri di libera scelta.
Azione 12: Realizzazione di un focus sui dati relativi al bullismo e al cyberbullismo.
L'azione propone lo sviluppo di un sistema di monitoraggio integrato sui fenomeni del bullismo e del cyberbullismo. La sua attuazione si realizza attraverso l'approfondimentoPag. 106 delle caratteristiche delle fonti di dati disponibili e la messa in relazione delle stesse per esplicitare i diversi target (unità di rilevazione, attori coinvolti e titolarità dei dati, cadenza temporale, comparabilità e coerenza) e al fine di mettere in luce i gap informativi ed eventuali sovrapposizioni. Questo lavoro di raccordo consentirà di mettere a sistema le informazioni già presenti e di identificare quelle che, invece, non sono disponibili, al fine di elaborare un documento utile a rendere i sistemi informativi omogenei e i risultati comparabili.
La salute.
Azione 13: Promozione del benessere di bambini e ragazzi e prevenzione in materia di salute mentale.
L'azione intende promuovere il benessere di bambini e ragazzi, con particolare riguardo al tema della salute mentale e all'individuazione precoce del disagio mentale tra i minorenni. L'ampiezza e la complessità dell'obiettivo richiedono un approccio integrato che tenga conto della specificità delle differenti fasi di intervento (quella preventiva, quella della presa in carico e quella dell'accompagnamento e cura) e della necessaria integrazione e raccordo tra ambito familiare, sociale, educativo e sanitario.
Diversificate e complesse sono anche le questioni che ruotano attorno al macro-tema «salute mentale» di bambini e ragazzi e che impongono interventi specifici e mirati: entrano in gioco non soltanto le problematiche legate ai disturbi neuropsichiatrici e neuropsichici dell'infanzia e della adolescenza ma anche quelle più genericamente legate al disagio psicologico e relazionale, quelle legate all'autolesionismo e alle pratiche suicidarie, quelle legate alle dipendenze patologiche. Per questo l'attenzione operativa è stata rivolta in modo specifico alla fase di prevenzione dei disturbi della salute mentale e alle azioni da realizzare in ambito familiare, socioassistenziale e sociosanitario. Più dettagliatamente si prevede di elaborare uno schema di protocollo utilizzabile a livello locale dagli attori che si occupano di salute mentale dei minorenni, tenendo conto anche dei risultati del Tavolo tecnico per la salute mentale per il miglioramento della qualità dei percorsi di prevenzione, trattamento e riabilitazione a favore delle persone con disagio psichico, istituito con decreto del Ministro della salute 27 aprile 2023, relativi alla fascia d'età di interesse; promuovere l'adozione dei protocolli a livello locale tra le famiglie, le reti dei servizi educativi e sociali e i servizi sanitari locali; promuovere l'inserimento di una sezione dedicata alla salute mentale di bambini e adolescenti all'interno dei bilanci di salute effettuati da parte dei pediatri di libera scelta al fine di rilevare i segnali precoci di autolesionismo e ideazione suicidaria.
Questi ultimi aspetti appaiono significativi per favorire un sistema integrato di interventi volto a garantire la prevenzione e la diagnosi precoce per la presa in carico tempestiva dei bambini e dei ragazzi con problemi di salute mentale. Per questo scopo l'azione intende elaborare dei protocolli per il miglioramento della qualità dei percorsi di prevenzione, trattamento e riabilitazione, che favoriscano gli operatori dei servizi della rete territoriale (scuola, pediatri, servizi sociali e sociosanitari e altro) per l'individuazione precoce di segnali «sentinella» di potenziali disturbi della salute mentale per la prevenzione e la tempestiva attivazione dei servizi specialistici, nel raccordo con le famiglie.
Azione 14: Attivazione nei Centri per la famiglia di servizi dedicati alla prevenzione delle dipendenze da sostanze psicotrope che riguardano i minorenni.
L'azione mira ad attivare nei Centri per la famiglia servizi informativi e di orientamento dedicati alla prevenzione delle dipendenze da sostanze psicotrope nei minorenni. In questo ambito, l'educazione e la consapevolezza svolgono un ruolo fondamentale. Informare correttamente i minorenni sulle conseguenze connesse all'uso di sostanze può dissuaderli dall'iniziare ad usarle, e può prevenire alla radice situazioni di abuso e di dipendenza. Informare le famiglie sulle conseguenze legate all'uso di sostanze e in merito ai segnali da monitorarePag. 107 può contribuire a intercettare tempestivamente tale fenomeno. Quando un adolescente sviluppa una dipendenza, i genitori non sempre si accorgono tempestivamente di quello che succede. Spesso non sanno come affrontare il problema e, in alcuni casi, fanno finta di non vederlo. Un ambiente di supporto, comunicazione aperta e relazioni positive possono ridurre il rischio di dipendenza nei giovani. I genitori devono essere attenti nel riconoscere alcuni segnali, come i cambiamenti fisici (dimagrimento, occhi rossi) e psicologici (calo del rendimento scolastico, apatia).
Al fine di rafforzare gli interventi di prevenzione e per offrire supporto e orientamento alle famiglie con figli che fanno uso di sostanze, l'azione prevede l'attivazione, nei Centri per la famiglia, di un servizio informativo rivolto ai genitori sui servizi esistenti sul territorio, attraverso il quale poter fornire materiale informativo prodotto dal Dipartimento per le politiche antidroga. L'azione prevede, inoltre, la promozione di incontri tra famiglie, col supporto di esperti facilitatori, per contrastare la solitudine che spesso affligge le famiglie in cui vi sono figli con problemi di dipendenza e per condividere lo scambio di esperienze.
Azione 15: Progettazione di un ecosistema dati su violenza agita, assistita e subita dai minorenni.
L'azione propone la progettazione e la costruzione di un ecosistema di dati sul tema della violenza subita, assistita ed agita dai minorenni, volto, in particolare, a stimare la cosiddetta «zona grigia» del fenomeno. Si prevede di istituire un gruppo di lavoro specialistico presso il Dipartimento per le Politiche della famiglia, che si occuperà di definire i confini fenomenologici e di identificare le informazioni di contesto utili a definire la citata «zona grigia».
Esiste infatti un'area di rischio che non può essere percepita attraverso dati direttamente riconducibili al fenomeno, ma che è opportuno monitorare allo scopo di prevedere e prevenire situazioni di effettiva violenza che sfuggono alle statistiche ufficiali, come indicano anche i Report annuali su lavoro di P.I.P.P.I. nel Paese, focalizzato proprio sulla negligenza familiare. Si promuoverà quindi un'attività tecnico-scientifica di coordinamento per la ricognizione e sistematizzazione delle fonti dati disponibili, allo scopo di raggiungere il maggior livello possibile di integrabilità e comparabilità dei dati. Si procederà dunque ad una valutazione critica degli indicatori e delle fonti disponibili e le loro principali lacune.
Al termine di queste operazioni il gruppo di lavoro sarà in grado di definire i flussi informativi necessari alla costruzione di uno o più dataset che mettano in comunicazione e sfruttino al massimo le potenzialità informative delle varie fonti dati: in questo modo si consentirà di avere il più completo, approfondito ed aggiornato quadro informativo sul tema, tenendo conto di quanto già disponibile.
Azione 16: Costruzione di un sistema di monitoraggio sul maltrattamento di minorenni attraverso i bilanci di salute pediatrici.
L'azione propone di sviluppare un sistema di monitoraggio sui maltrattamenti dei minorenni basato sui bilanci di salute dei pediatri di libera scelta, capace, in prospettiva, di raccordarsi con i dati dell'emergenza/urgenza (EMUR). Nello specifico si prevede il coinvolgimento delle istituzioni competenti e in particolare del Ministero della salute e delle regioni, oltre che di ordini professionali, organizzazioni e associazioni di categoria, quali ad esempio, la Società italiana di pediatria, la Federazione italiana medici pediatri e altro, allo scopo di coordinare una raccolta dati a partire dai bilanci di salute. I pediatri di libera scelta assicurano a tutti i bambini, dalla nascita all'età adolescenziale, delle visite di controllo in specifiche fasce di età che servono a definire i bilanci di salute che sono parte integrante dei compiti del pediatra. Grazie ai bilanci di salute è possibile valutare per ogni singolo bambino in carico una serie predefinita di problemi, avvalendosi anche di esami mirati, e definire l'eventuale intervento terapeutico adeguato e garantendone il follow up.
Lo studio dei dati enucleabili dall'analisi dei bilanci prevede il rilevamento di caratteri antropometrici e segnali di difficoltà di crescita, quali preventivi fonti indirette dell'eventualePag. 108 maltrattamento e abuso. Per tali analisi si renderà necessario l'esame del livello e delle modalità di digitalizzazione dei bilanci di salute presso gli studi pediatrici di libera scelta, nonché dei sistemi di raccolta e archiviazione dei dati e del loro contenuto informativo. Si renderà necessaria una verifica delle definizioni usate, delle misure e delle modalità delle variabili rilevate al fine di ottenere una loro standardizzazione. Dovrà, pertanto, essere esaminato il calendario dei bilanci di salute: il piano di salute prevede sei bilanci nei primi 6 anni, ma il calendario non è omogeneo tra le varie regioni.
Nella prospettiva della costruzione di un sistema informativo utilizzabile dai pediatri di libera scelta, sarà importante condurre uno studio degli attuali flussi informativi e degli attori coinvolti, anche allo scopo di impostare modalità di riepilogo dei dati a livello nazionale, regionale e subregionale, in accordo con la normativa vigente.
(1) Il fenomeno dello sharenting – pur non avendo una definizione giuridica – viene descritto come la condivisione online costante da parte dei genitori di contenuti che riguardano i propri figli/e (foto, video, ecografie, storie). I potenziali rischi di questa pratica vanno dall'esposizione a fini commerciali indesiderati fino alla pedopornografia, oltre a costituire una base di apprendimento sull'esperienza di condivisione delle immagini online.
(2) Il sexting è l'atto di inviare fotografie e/o messaggi di testo sessualmente espliciti, solitamente realizzato attraverso telefoni cellulari, ma anche tramite mezzi informatici differenti. Il sexting in sé non costituisce reato, ma nel caso di minorenni, anche alla luce di alcuni orientamenti giurisprudenziali, può costituire pedopornografia e ulteriori reati.
(3) Il morphing è un effetto per cui una forma, un oggetto, un volto si trasformano in un'altra forma o un altro oggetto o in un altro volto, attraverso transizione fluida e realistica e che potrebbe dar luogo, tra le altre cose, a pornografia minorile virtuale.
(4) Il fenomeno del doxing non consta ancora di una definizione giuridica univoca. Si può descrivere come quella pratica realizzata da un soggetto (c.d. doxer) che rende pubbliche, attraverso la condivisione su internet, delle informazioni riguardanti un'altra persona allo scopo di umiliarla, minacciarla o intimidirla.