CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 12 novembre 2024
400.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

  Martedì 12 novembre 2024. — Presidenza del presidente Nazario PAGANO, indi del vicepresidente Riccardo DE CORATO. – Intervengono il Viceministro della giustizia Francesco Paolo Sisto e la sottosegretaria di Stato per l'interno Wanda Ferro.

  La seduta comincia alle 10.10.

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Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare.
C. 1917 cost. Governo, C. 23 cost. Costa, C. 434 cost. Giachetti, C. 806 cost. Calderone, C. 824 cost. Morrone.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 7 novembre 2024.

  Nazario PAGANO, presidente e relatore, prima di riprendere l'esame del provvedimento, condivide con i colleghi alcune informazioni, al fine di comprendere insieme come procedere con i lavori della Commissione, la cui articolazione si era concordato di demandare all'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, già convocato per domani. Ricorda quindi che nella riunione dello scorso Ufficio di presidenza, l'onorevole Fornaro, presumibilmente a nome di tutte le forze di opposizione, aveva chiesto se fosse possibile eliminare dal calendario dell'Assemblea del mese di novembre uno dei tre provvedimenti assegnati alla Commissione Affari costituzionali. Fa quindi presente di aver svolto nel corso del fine settimana alcune interlocuzioni con il Presidente della Camera, al quale ha evidenziato la propria disponibilità ad accogliere la richiesta del deputato Fornaro, dal momento che l'esame di tre provvedimenti così importanti avrebbe reso complicati i lavori della Commissione. Ribadisce quindi il proprio atteggiamento favorevole, in attesa delle decisioni in merito all'eventuale riarticolazione del calendario dell'Assemblea per il mese di novembre, anticipando di ritenere che vi siano buone probabilità che la richiesta avanzata dall'onorevole Fornaro venga accolta.
  Ricorda quindi che nella precedente seduta la Commissione ha avviato l'esame delle proposte emendative concludendo quelle relative all'articolo 1. In qualità di relatore, a nome anche degli altri relatori, onorevoli Michelotti e Bordonali, esprime parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 2.

  Il Viceministro Francesco Paolo SISTO esprime parere conforme a quello dei relatori sulle proposte emendative riferite all'articolo 2.

  Nazario PAGANO, presidente, dà conto delle sostituzioni.

  Federico GIANASSI (PD-IDP), intervenendo sugli identici emendamenti Alifano 2.1, Serracchiani 2.2 e Zaratti 2.5, che mirano a sopprimere l'articolo 2 del provvedimento in esame, evidenzia come il citato articolo preveda la dicitura espressa della distinzione delle carriere della magistratura giudicante e requirente, costituendo la cornice entro la quale si inseriscono anche gli articoli successivi. Ricorda che nel corso delle audizioni svolte dalla Commissione autorevoli esponenti dell'accademia e della magistratura hanno evidenziato come il principio della separazione delle carriere fosse stato di fatto già introdotto da alcune riforme succedutesi negli anni e in particolare dalla riforma Cartabia. Tale riforma ha infatti previsto precisi limiti ai passaggi dalla funzione giudicante a quella requirente, riducendo significativamente il numero di tali passaggi, attestatisi intorno all'1 per cento. Evidenzia pertanto come il rischio di eccessiva contaminazione tra magistratura requirente e magistratura giudicante sia già superato a seguito degli interventi legislativi e di Governo introdotti negli ultimi anni. Il presente provvedimento non attiene in realtà alla separazione delle due carriere inerenti alla funzione giurisdizionale, bensì ad una separazione delle magistrature, che verrebbero sdoppiate anche attraverso l'istituzione di fatto di due differenti e separati Consigli superiori della magistratura. Esprime pertanto preoccupazione per gli effetti di tale impostazione, ricordando come il modello di funzione giurisdizionale affermatosi a seguito del dibattito in seno all'Assemblea costituente e consolidatosi nel corso dell'esperienza repubblicana preveda che il pubblico ministero si riconosca nella medesima cultura della giurisdizione degli organi giudicanti. Osserva altresì che quanto emerge dal dibattitoPag. 24 politico pubblico dimostra il reale intendimento del Governo, facendo riferimento alle dichiarazioni rese dal Vice Presidente del Consiglio Matteo Salvini che ha richiamato la necessità di portare avanti il provvedimento sulla separazione delle carriere proprio al fine di scongiurare il rischio che i magistrati possano assumere posizioni sulla scorta dei propri orientamenti politici. Ritiene pertanto come il presente provvedimento abbia finalità punitive nei confronti della magistratura ed evidenzia come essa debba rimanere autonoma e indipendente rispetto alle scelte del Governo.

  Federico CAFIERO DE RAHO (M5S) evidenzia che l'effettiva finalità del provvedimento consista nella separazione delle magistrature, producendo l'effetto di allontanare la magistratura requirente dalla magistratura giudicante. Ricorda che tale misura viene giustificata da parte dei proponenti alla luce dell'esigenza di adeguare l'ordinamento giudiziario ai dettami dell'articolo 111 della Costituzione, in particolare al principio del giusto processo, che richiede che le parti siano poste in posizione di parità di fronte al giudice terzo e imparziale. Osserva sul punto l'inesatta considerazione di affermare la terzietà del giudice tramite la separazione delle carriere.
  Ribadisce come l'incidenza dei passaggi tra la funzione giudicante e quella requirente sia irrilevante e come il provvedimento in parola non appaia in grado di rafforzare la terzietà del giudice, ritenendo come la stessa sia insita nella funzione giurisdizionale. Ricorda che il 54,8 per cento dei processi si chiude con una sentenza di assoluzione, dato che evidenzia come il giudice sia indipendente rispetto alla proposta formulata dal pubblico ministero.
  Evidenzia che l'obiettivo reale del provvedimento sia quello di separare totalmente pubblico ministero e giudice, ricordando però che il pubblico ministero esercita una funzione investigativa anche a favore del soggetto indagato, perseguendo l'interesse pubblico.
  Ricorda che l'esperienza riportata dal Primo Presidente e dal Procuratore generale della Suprema Corte di Cassazione evidenzia che il pubblico ministero partecipa alla medesima cultura giurisdizionale della magistratura giudicante. Fa presente i rischi derivanti dall'istituzione di due separati Consigli superiori delle due magistrature con la conseguenza di costruire una figura autoreferenziale del pubblico ministero, che mantiene la direzione della polizia giudiziaria, rivelandosi in grado di esercitare poteri più ampi nell'ambito delle proprie attività investigative.

  Enrica ALIFANO (M5S), associandosi a quanto detto dal deputato Cafiero de Raho, evidenzia come i temi più importanti da affrontare attengano alla risocializzazione dei minori che incorrono in fattispecie criminose, ricordando l'aumento della popolazione carceraria minorile come attestato dal rapporto del 2024 dell'associazione Antigone, nonché alla lentezza del procedimento penale. Fa presente l'impatto negativo del regime dell'improcedibilità e della prescrizione sull'erogazione dei servizi della giustizia. Evidenzia come il problema della lentezza dei procedimenti sia legato alla scarsità del personale amministrativo, ricordando la situazione del Tribunale di Napoli Nord, che ha ereditato l'arretrato delle sedi dei tribunali monocratici, versando in una situazione di cronica carenza di organico.

  Gianni CUPERLO (PD-IDP) rileva come il pubblico ministero e il giudice si riconoscano entrambi nel primato della cultura della giurisdizione e che appartengano ad uno stesso ordinamento.
  Ricorda i rigidi vincoli previsti dalla legislazione vigente per il passaggio dall'una all'altra funzione, ribadendo come l'incidenza di tali passaggi si sia rivelata sinora poco rilevante. Ripercorre inoltre il dibattito sviluppatosi in seno alla Commissione bicamerale sulla riforma della giustizia, nel corso del quale si era riprodotta una spaccatura tra maggioranza e opposizione sul tema della separazione delle carriere, ricordando la proposta avanzata in quella occasione da Sergio Mattarella, allora componente della predetta Commissione,Pag. 25 volta a proseguire la discussione senza affrontare il voto su un tema così lacerante e divisivo. Ritiene come tale circostanza offra l'opportunità per suggerire ai gruppi di maggioranza, in particolare per Forza Italia alla luce delle posizioni da essa mantenute nel tempo, la disponibilità a riflettere oggi sulla necessità di non operare ulteriori forzature nel dibattito con i gruppi di opposizione.

  Francesco MICHELOTTI (FDI), relatore, evidenzia come il testo dell'articolo 2 sia in linea con il programma del Governo e introduca la parola «carriera», consentendo di esprimere sin da subito una scelta chiara in ordine alla carriera di destinazione.
  Ritiene che le regole vigenti hanno determinato una intollerabile commistione tra i poteri dei giudici e quelli dei pubblici ministeri, causando una serie di distorsioni nel sistema giudiziario. Sottolinea che la funzione giurisdizionale rimane unica e che vengono distinte soltanto le carriere. Precisa inoltre che l'introduzione di distinte carriere rappresenta una misura capace di assicurare che il giudice, oltre che essere imparziale, appaia anche come tale, consentendo di correggere le storture oggi esistenti nell'esercizio della funzione giurisdizionale. Annuncia pertanto il voto contrario del proprio gruppo su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 2.

  Federico FORNARO (PD-IDP) rileva positivamente la disponibilità ad avviare un confronto con il Vice Ministro Sisto e con il gruppo Fratelli d'Italia. Afferma come il presente provvedimento appaia punitivo nei confronti della magistratura e come le misure in esso contenute non realizzino l'obiettivo di migliorare la qualità del servizio giustizia, intervenendo su un tema, quello della separazione delle carriere, già affrontato e disciplinato da interventi legislativi precedenti che hanno limitato il passaggio tra le due funzioni. Ribadisce la contrarietà del proprio gruppo agli obiettivi del provvedimento.

  Alfonso COLUCCI (M5S) chiede che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche attraverso il sistema di ripresa audiovideo a circuito chiuso.

  Nazario PAGANO, presidente, non essendovi obiezioni, dispone l'attivazione del sistema di ripresa audiovideo a circuito chiuso.

  Alfonso COLUCCI (M5S) osserva che l'articolo 2 del provvedimento prevede la modifica dell'articolo 102 della Costituzione, richiamando la necessità di comprendere l'esame della riforma alla luce del contesto costituzionale di riferimento. Ricorda in particolare la sentenza n. 37 del 2000 della Corte costituzionale, la quale ha chiarito come l'attuale assetto costituzionale già preveda la separazione tra le funzioni giudicanti e le funzioni requirenti. Precisa che la cosiddetta riforma Cartabia ha già limitato la possibilità del passaggio da una carriera all'altra per i magistrati, evidenziando come essa consista in una legge ordinaria e come pertanto non si sia ritenuto necessario modificare il testo costituzionale per separare in maniera più evidente le due funzioni.
  Ricorda che la normativa vigente prevede il passaggio tra le due carriere solo dopo nove anni e per una sola volta nel corso della carriera. Ritiene pertanto che per realizzare il proclamato obiettivo del Governo di stabilire una più netta terzietà del giudice rispetto al pubblico ministero e una più sostanziale parità tra accusa e difesa non sia necessario intervenire con specifiche modifiche al testo della Costituzione. Evidenzia come l'obiettivo perseguito con tale provvedimento sia quello di intimidire la magistratura sovvertendo un equilibrato rapporto tra i poteri dello Stato e in particolare tra l'Esecutivo e la magistratura.
  Stigmatizza gli attacchi ripetuti da parte del Governo rivolti nei confronti della magistratura. Osserva come la presente riforma abbia la finalità effettiva di allontanare la funzione requirente da quella giudicante, assoggettando la magistratura al controllo da parte del Governo.
  Fa presente la necessità che entrambi i rami della magistratura fondino l'esercizio delle proprie funzioni sull'unitarietà della Pag. 26cultura della giurisdizione, prevista a tutela del cittadino. Evidenzia come tale riforma vada invece a detrimento dei cittadini che si trovano più in difficoltà rispetto all'esercizio del proprio diritto costituzionale di difendersi in giudizio, e come la suddetta riforma assuma una maggiore valenza politica se letta unitamente alle misure volte ad affievolire i reati e i controlli nei confronti dei cosiddetti colletti bianchi.

  Simonetta MATONE (LEGA) ricorda in primo luogo ai colleghi, ed in particolare a coloro che sono particolarmente esperti della materia per esperienza diretta, che la discrezionalità dell'azione penale è nei fatti, sottolineando a tale proposito come i 46 mila procedimenti in attesa presso la Corte d'appello di Roma impongano necessariamente la scelta di quale fra di essi mandare avanti. Nel rilevare dunque come tale scelta comporti già l'esercizio di una discrezionalità dell'azione penale, fa presente da un lato che l'intento della maggioranza è quello di evitare che il pubblico ministero sia confuso con il giudice e dall'altro che la vera eversione è rappresentata dalle newsletter di Magistratura democratica che invita i colleghi a smontare con motivazioni politiche l'applicazione del cosiddetto decreto Cutro, e più recentemente dei provvedimenti di rimpatrio, senza contare le posizioni ancor più oltranziste dell'Associazione nazionale magistrati. Nell'evidenziare l'esigenza di una discussione in materia di gerarchia delle fonti e di ambito di intervento del diritto dell'Unione europea, rileva come in molti casi i pubblici ministeri non si attengano agli obblighi imposti dalla legge e per esempio soltanto in casi rari si dedichino alla ricerca di prove a discolpa del soggetto indagato. Segnala quindi che a partire da Tangentopoli il pubblico ministero è, anche nell'immaginario collettivo, il giustiziere che combatte contro la criminalità e l'illegalità, sottolineando come nulla sia cambiato a tale proposito nel passaggio dal processo inquisitorio – che paradossalmente si è rilevato forse più garantista – al processo accusatorio. Nel far presente, alla luce della sua lunga esperienza in magistratura, che negli anni ottanta era ritenuto disdicevole fare il pubblico ministero, tanto che la scelta dei primi del concorso si orientava verso il ruolo di giudice, sottolinea come la deriva determinata da Tangentopoli sia ormai radicata e anzi osannata. Precisa quindi che la proposta di riforma in esame non intende porre il pubblico ministero sotto il controllo del Governo ma si prefigge invece di assicurare la piena autonomia della magistratura requirente rispetto alla magistratura giudicante. Richiamando in conclusione il caso Palamara, il cui nome è probabilmente sgradito a parte dei colleghi, fa presente che la radice della riforma politica e tecnica voluta dalla maggioranza sta nel suo libro e nel sistema evocato e non nella volontà punitiva nei confronti della magistratura. Nel sottolineare che la cultura della giurisdizione rimarrà la stessa e che il pubblico ministero manterrà l'autonomia e l'indipendenza propria dei magistrati, fa presente che con il provvedimento in esame verrà assicurata finalmente l'appartenenza di quest'ultimo ad un ordine distinto rispetto a quello del giudice.

  La Commissione respinge gli identici emendamenti Alifano 2.1, Serracchiani 2.2 e Zaratti 2.5.

  Alfonso COLUCCI (M5S) rileva come la collega Matone abbia espresso in maniera chiara quanto supposto e dichiarato in più occasione negli interventi dell'opposizione, vale a dire che la proposta di riforma in esame è stata determinata dalle criticità connesse all'applicazione dei decreti cosiddetti Cutro e flussi. Pertanto la vera motivazione che induce la maggioranza a presentare il provvedimento e ad accelerarne l'iter risiede nel fatto che i giudici in applicazione del diritto dell'Unione europea hanno «bocciato» le politiche migratorie del Governo. Nel ritenere dunque che eventuali dubbi sull'argomento siano stati fugati dal limpido intervento della collega Matone, ricorda che la disciplina costituzionale dispone l'obbligo per i giudici di disapplicare la normativa nazionale che risulti in contrasto con il diritto europeo. Ribadisce che si tratta di un obbligo conclamato, derivante dagli articoli 11 e 117 Pag. 27della Costituzione che sotto-ordinano il diritto nazionale a quello europeo, e avvalorato dalla previsione di un provvedimento disciplinare nei confronti del giudice che non provveda alla disapplicazione della norma italiana. Ricorda quindi come la direttiva 2013/32/UE stabilisce che, ai fini del respingimento della domanda di asilo, il paese di provenienza dei richiedenti deve essere sicuro, aggiungendo come alla luce della sentenza della Corte di giustizia europea del 4 ottobre scorso, la sicurezza deve essere valutata sia con riguardo all'aspetto territoriale, e quindi alla totalità del territorio del Paese, sia con riguardo alle garanzie per specifiche categorie di soggetti. Nel rilevare come per tale motivo le schede predisposte dal MAECI nel maggio 2024 abbiano espresso per Egitto e Bangladesh gravi criticità con riguardo al rispetto dei diritti umani, aggiunge che il diritto di asilo è riconosciuto sulla base di una condizione di reciprocità nei confronti di quei soggetti ai quali il paese di origine non garantisce i medesimi diritti assicurati dall'Italia ai propri cittadini. Fa quindi presente come, alla luce di quanto premesso sulla base di un giudizio tecnico e non certamente politico, i giudici hanno disapplicato in materia di Paesi sicuri il decreto interministeriale prima e il decreto-legge poi. Evidenzia a tale proposito l'ennesimo scivolone dei giuristi che affiancano la maggioranza, i quali hanno erroneamente ritenuto che elevare il rango normativo del provvedimento costituisse il modo costituzionalmente corretto di mettere il Governo al riparo dalla disapplicazione delle norme. Nel rilevare che, come evidenziato dai diversi soggetti competenti, vale a dire giudici, internazionalisti ed avvocati, così non è, aggiunge che l'obbligo di disapplicazione della normativa nazionale in contrasto con il diritto europeo è in capo non soltanto ai giudici ma anche alla pubblica amministrazione. Pertanto, nel ritenere che anche la procedura di trasferimento dei soggetti in Albania configuri dopo la sentenza della Corte di giustizia europea una violazione dell'obbligo di disapplicazione, rende noto di aver presentato un esposto alla Corte dei conti per stabilire se il non aver disapplicato la norma nazionale da parte della pubblica amministrazione configuri l'ipotesi di grave responsabilità per dolo o colpa grave e dunque di danno erariale. Ricorda che tutti sono soggetti alla legge e dunque non soltanto i privati cittadini ma anche le istituzioni, gli organi dello Stato e la stessa Presidente del Consiglio e che la separazione dei poteri è alla base dell'equilibrato svolgimento della vita istituzionale. Sottolinea in conclusione come tale equilibrio sia costantemente pregiudicato anche dalle gravissime esternazioni del Ministro Nordio che ha definito «abnormi» i provvedimenti dei giudici.

  Enrica ALIFANO (M5S) ritiene che le parole della collega Matone tradiscano la sfiducia della maggioranza nei confronti della magistratura, sottolineando come la separazione delle carriere si fondi sull'assioma in base al quale i magistrati giudicanti sarebbero sotto l'influenza dei magistrati requirenti. Nel far presente che i giudici applicano la legge, portando senz'altro nel lavoro la propria personale sensibilità, ricorda che il nostro ordinamento prevede la garanzia di tre gradi di giudizio, caratterizzandosi per la tensione verso la massima obiettività possibile. Richiamate quindi le statistiche sui molti processi conclusisi con l'assoluzione dell'imputato, a riprova dell'assenza di soggezione del giudice rispetto al magistrato inquirente, quanto all'obiezione della collega Matone, secondo cui il pubblico ministero giustizialista non cercherebbe le prove a discolpa dell'imputato, fa presente che per ovviare a eventuali storture occasionali non serve stravolgere il sistema e la Costituzione, bastando applicare le regole del codice di procedura penale. In conclusione, si domanda se, con l'introduzione di carriere separate, non si rischi piuttosto di rendere ancor più «giustizialista» il pubblico ministero, una volta che sia completamente sganciato dal confronto con il giudice.

  Federico GIANASSI (PD-IDP) rileva come le valutazioni della maggioranza, dedotte per la maggior parte dal dibattito pubblico, esterno alla Commissione, manifestino il Pag. 28chiaro intendimento punitivo nei confronti dei magistrati e tradiscano il fastidio nei confronti di un corpo autonomo e indipendente, che tale deve restare. Nel precisare che i magistrati sono chiamati ad esercitare il proprio ruolo con scienza e coscienza e non ad attuare il programma di governo, fa presente di aver verificato la presenza di analogo fastidio anche verso altri organi che hanno il diritto dovere di svolgere la propria funzione in totale indipendenza. Ringrazia il collega Michelotti, il quale è il primo fra i colleghi della maggioranza ad intervenire, precisando con riguardo alle considerazioni da lui svolte che l'opposizione accusa il Governo non di essere falso ma semmai di essere chiaro sul disegno di legge in esame. A tale proposito richiama il contenuto della breve e poco approfondita relazione illustrativa allegata al provvedimento, nella quale le affermazioni del Ministro Nordio assumono piuttosto il carattere di un'auto giustificazione rispetto ad una riforma destinata ad incidere fortemente sui rapporti istituzionali. Nel ribadire che la contrarietà dell'opposizione si fonda su ragioni di merito, richiama le considerazioni del collega Michelotti in ordine alla necessità del giudice non soltanto di essere ma anche di apparire imparziale. Ricordando il dato relativo al numero di processi conclusi con un'assoluzione, chiede quali siano invece gli elementi concreti a disposizione della maggioranza a riprova della mancanza di terzietà e di imparzialità del giudice rispetto al pubblico ministero, considerandola un'accusa politica molto grave. Partendo dal presupposto che l'appartenenza al medesimo ordine comporti una minore imparzialità, si domanda in che modo la maggioranza intenda intervenire allora sulla magistratura giudicante, considerato che il giudice di secondo grado valuta il lavoro del collega del primo grado ed è a sua volta oggetto di valutazione da parte del collega di cassazione. Pertanto, ribadito che i dati non forniscono alcuna prova della subordinazione del giudice al pubblico ministero, fatti salvi singoli casi patologici rispetto ai quali si richiede l'intervento del legislatore, invita maggioranza e Governo a rendere note eventuali fonti di natura diversa, trattandosi in caso contrario di una posizione pregiudiziale. Aggiungendo che la proposta dei due distinti consigli superiori finirebbe per rafforzare la posizione del pubblico ministero, considerato che allo stato la rappresentanza di tale figura è minoritaria nell'attuale Consiglio superiore della magistratura, sempre con riguardo all'intervento del collega Michelotti si chiede in che modo la riforma in esame dovrebbe ridurre l'impatto mediatico sul processo penale. Quanto alle considerazioni dell'onorevole Matone, pur privo di analoga esperienza diretta, dichiara di nutrire qualche dubbio in merito all'affermazione secondo cui negli anni ottanta fosse considerato disdicevole fare il pubblico ministero, ricordando a tale proposito come in quel periodo tale funzione sia stata svolta da soggetti di grande valore, i quali hanno spesso perso la vita nel contrasto alla criminalità e all'illegalità e siano oggi celebrati da tutte le parti politiche. Considera inoltre molto grave che la collega, dichiarando che il pubblico ministero non raccoglie le prove a discolpa dell'indagato, lanci un'accusa generalizzata nei confronti di un'intera categoria.

  Nazario PAGANO, presidente, invita il collega Gianassi a concludere il proprio intervento, avendo superato di tre minuti la durata prevista a termini di Regolamento.

  Federico GIANASSI (PD-IDP), nel rinviare le ulteriori considerazioni a successivi interventi, ribadisce che si tratta di un'accusa grave ed anche populista.

  La Commissione respinge l'emendamento Zaratti 2.6.

  Federico GIANASSI (PD-IDP), richiamando l'accusa grave ed infondata di violare la legge rivolta dall'onorevole Matone ad un'intera categoria, quanto alla discrezionalità dell'azione penale dalla medesima collega evocata, precisa che si tratta di un tema che esula dal presente provvedimento. Rivolgendosi ai sostenitori della discrezionalità dell'azione penale, che motivano tale posizione con l'incapacità del Pag. 29sistema a svolgere indagini su tutte le notizie di reato, fa presente che a fronte di un modello patologico bisognerebbe piuttosto intervenire sul piano degli investimenti e del miglioramento dell'efficienza. Domanda infine, con riguardo alle considerazioni della collega Matone, per quale motivo il pubblico ministero – una volta inserito in un ordine autonomo – dovrebbe smettere di fare ciò che fa oggi, in ordine alla sua presunta «eccedenza» rispetto alla legge. Ravvisa al contrario il rischio di una radicalizzazione, visto che tale figura sarebbe sottratta ad un ordine di cui fanno parte anche i giudici.

  Federico CAFIERO DE RAHO (M5S) richiamando le considerazioni secondo cui il provvedimento in esame darebbe forza al principio del giusto processo di cui all'articolo 111 della Costituzione, fa presente che al contrario il Governo non ha assunto alcuna iniziativa sull'argomento. Rileva in particolare come le modifiche processuali introdotte non abbiano favorito la ragionevole durata del processo ma al contrario abbiano aggravato la situazione, moltiplicando gli interventi del pubblico ministero e dei difensori in momenti significativi del procedimento, complicando le procedure in tema di intercettazioni, portando da uno a tre i magistrati deputati alla valutazione delle misure cautelari. Nel sottolineare l'assenza di interventi volti a migliorare il contraddittorio tra le parti e a garantire la parità tra accusa e difesa, fa presente come la vera priorità del Governo sia invece la separazione delle carriere, nel presupposto infondato che l'allontanamento del pubblico ministero dal giudice assicuri una maggiore terzietà di quest'ultimo. Rilevando come l'obiettivo della maggioranza sia piuttosto quello di punire il pubblico ministero giustiziere, sottolinea che con la riforma in esame moltiplicherà il riflesso mediatico del PM il quale, in conseguenza della separazione dall'ordine dei giudici, sarà il protagonista delle indagini e della relativa informazione. Fatto presente con riguardo a tale questione che, se la durata dei processi fosse più breve, allora il protagonista sarebbe il giudice, ribadisce che, come dimostrato anche dagli interventi dei colleghi di maggioranza, l'intento del provvedimento è quello di punire e ridimensionare i magistrati, i quali vengono tacciati come politici per il solo fatto di aver applicato la legge.

  Gianni CUPERLO (PD-IDP), avendo riconosciuto in precedenza la coerenza venticinquennale del Viceministro Sisto, si sente ora in dovere di ringraziare la collega Matone per la sincerità del suo intervento, che gli ha riportato alla mente la bella relazione di Luigi Ferrajoli in occasione di uno dei Congressi di Magistratura democratica. A suo avviso tale relazione è l'espressione della massima deontologia giudiziaria, contenendo il riferimento a molti magistrati illuminati ed il richiamo tra l'altro alla consapevolezza di Montesquieu circa la natura terribile del potere giudiziario, che decide sulla libertà e dunque sulla vita delle persone. Nel considerare dunque il garantismo l'essenza stessa del diritto e non invece il terreno di uno scontro politico, richiama il «decalogo» di Ferrajoli sul carattere relativo ed incerto della verità processuale, sull'esercizio del dubbio, sulla possibilità sempre presente dell'errore, sul valore della riservatezza del magistrato, sul rifiuto del sospetto di strumentalizzazione politica della giurisdizione, sul rispetto di tutte le parti coinvolte nel procedimento. Riconosce che rispetto a tali principi molte e spesso clamorose sono le anomalie, a cominciare dall'uso inaccettabile della carcerazione preventiva, dalla prescrizione infinita, dalla brevità del dibattimento a confronto con la lunghezza delle indagini e dai pseudo-processi in televisione. Ritiene tuttavia che il contrasto a tali anomalie non possa avvenire nel segno della revanche della politica verso la magistratura ma debba passare dal rispetto per il sacro principio della separazione dei poteri. Rileva come oggi si sia di fronte, con una forzatura estrema, allo scontro frontale e alla rivendicazione della politica contro i magistrati, sottolineando che il riferimento al pubblico ministero giustiziere sia la manifestazione esplicita delle preoccupazioni dell'opposizione. Esprime quindi ancor di più la contrarietà del suo gruppo al provvedimento in esame.

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  Federico FORNARO (PD-IDP), riprendendo con meno nobiltà le considerazioni del collega Cuperlo, si dichiara molto colpito dalle parole dell'onorevole Matone, in primo luogo perché si è usciti dalla logica della critica a singoli specifici eccessi per passare alla visione del pubblico ministero giustiziere. Espressa quindi la propria preoccupazione a fronte di una valutazione così negativa di migliaia di magistrati, che vengono considerati come un unicum, si domanda se si debba giungere alla conclusione che i pubblici ministeri sono cattivi mentre i giudici sono buoni. Chiede a tale proposito se per caso il giudizio sulla bontà dei giudici dipenda dall'esito del processo nei confronti del Viceministro Salvini e dunque se essi saranno qualificati come «zecche rosse» in caso di sentenza di colpevolezza o come magistrati retti in caso di assoluzione. Ravvede infatti tale pericolo nell'invasione da parte della politica degli spazi della magistratura e sottolinea l'esigenza che i giudici valutino atti e norme liberi da qualsiasi pressione. Il secondo elemento di preoccupazione è rappresentato dal fatto che la collega Matone faccia risalire la presunta involuzione del pubblico ministero a Tangentopoli. Pur non disconoscendo in alcun modo l'esigenza di riflettere su quella stagione della storia italiana e sui suoi eccessi, nel ricordare il cappio sventolato all'epoca dai banchi del gruppo cui appartiene l'onorevole Matone, ritiene inaccettabile la visione secondo la quale i pubblici ministeri vanno bene finché non disturbano il potere politico e i colletti bianchi. Ricordato a tutti il verminaio che Tangentopoli ha consentito di portare alla luce, fa presente come l'ulteriore ragione di contrarietà sia rappresentata dal fatto che il provvedimento ha un intento punitivo e vuole mettere la mordacchia ai magistrati e all'opinione pubblica. In conclusione, nel sottolineare che il principio dell'indipendenza della magistratura è sacro e alla base di ogni Stato di diritto, fa presente che la riforma è pericolosa e presenta un tratto eversivo, con l'unico obiettivo di porre in futuro il pubblico ministero alle dipendenze del potere esecutivo.

  La Commissione respinge l'emendamento Bonafè 2.7.

  Il Viceministro Francesco Paolo SISTO ci tiene a ringraziare l'onorevole Fornaro per aver reso pubblico il chiarimento intervenuto in via informale in ordine ad alcune sue dichiarazioni frutto di un'erronea interpretazione giornalistica e già puntualizzate in una nuova agenzia stampa.

  Nazario PAGANO, presidente, in considerazione dell'orario, come convenuto, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta, per passare agli altri provvedimenti previsti nella odierna convocazione della Commissione.

DL 145/2024: Disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali.
C. 2088 Governo.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 7 novembre 2024.

  Riccardo DE CORATO, presidente, avverte che, come specificato anche nelle convocazioni, secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento, i deputati possono partecipare all'odierna seduta in videoconferenza, non essendo previste votazioni.
  Avverto altresì che, come concordato nella riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, la seduta odierna è dedicata allo svolgimento e alla conclusione della discussione sul complesso delle proposte emendative.

  Laura BOLDRINI (PD-IDP) premette che il suo intervento verterà essenzialmente sulla proposta emendativa del Governo con la quale viene fatto confluire nel provvedimento in esame il decreto-legge n. 158 del 2024 sui Paesi di origine sicuri.
  Riferisce, al riguardo, di essere appena rientrata da una visita in Albania ai centri Pag. 31di Shengjin e di Gjader, nel corso della quale ha innanzitutto constatato come l'hotspot di Shengjin sia collocato in un'area portuale a poche centinaia di metri dalla banchina. Si chiede, pertanto, come si possa concepire che tale luogo di approdo delle navi della Marina militare possa essere considerato frontiera italiana, in quanto si tratta evidentemente di un'area demaniale della Repubblica di Albania. Rileva come da parte albanese si neghi che si tratti di un'area extraterritoriale, mentre, d'altra parte, in tale area vengono applicate le leggi italiane sull'asilo e vengono condotte da una nave militare italiana persone soccorse in acque internazionali, e che risulta pertanto evidente come ci si trovi di fronte alla delocalizzazione e all'esternalizzazione del diritto d'asilo.
  Per quanto concerne il centro di Gjader, osserva come si tratti di una struttura collocata alle pendici di una montagna e protetta da alte sbarre e da cancelli elettronici nella quale sono condotte e trattenute contro la loro volontà persone che non hanno commesso alcun reato e che neppure sono entrate illegalmente nel territorio italiano, essendo state soccorse in acque internazionali.
  Rileva come lo screening circa le condizioni di vulnerabilità per determinare chi debba essere trasportato in Albania e chi invece trasferito in Italia sia condotto, sulla base delle testimonianze che ha avuto modo di raccogliere direttamente, in modo arbitrario e approssimativo, addirittura, in taluni casi, direttamente sull'imbarcazione nella quale sono giunti i migranti o sulla motovedetta della Guardia costiera. Sottolinea come all'esito di tale screening siano state condotte in Albania 7 persone, impiegando per il trasporto una nave della Marina militare, la Libra, di 80 metri di lunghezza e con 64 persone di equipaggio. Osserva come nelle intenzioni del Governo l'Italia avrebbe dovuto rappresentare un modello per l'Europa ed è invece ora esposta al pubblico ludibrio, sulla pelle di persone che non sanno neppure dove vengono portate e alle quali non viene garantito alcun diritto di difesa, come è dimostrato dal fatto che non hanno potuto neppure contattare un avvocato, in quanto, secondo ciò che è stato riferito dall'ente gestore, si era nel fine settimana e non sarebbe stato possibile reperirne alcuno.
  Sottolinea come all'interno del centro vi siano ancora lavori in corso, dei quali non si comprende la finalità, e come in ogni caso la permanenza in tale centro abbia un carattere indiscutibilmente afflittivo, nonostante le persone trattenute non siano accusate di alcun reato. Riferisce che nel centro vi sono sbarre alle finestre e due porte blindate per ciascun locale, in quanto le persone trattenute, non si comprende per quale motivo, non possono avere alcun contatto con il personale incaricato delle pulizie o del vitto, che pertanto deve disporre di un ingresso autonomo. Rileva, al riguardo, come il vicino penitenziario garantisca condizioni ben più dignitose rispetto al centro.
  Sottolinea come al momento all'interno del centro non vi sia alcuna persona trattenuta ma vi siano nel contempo centinaia di persone tra personale dell'ente gestore e delle forze dell'ordine.
  Passando alla questione della definizione dei Paesi di origine sicuri, rileva come la decisione del Governo di indicare tali Paesi con un decreto-legge al quale i giudici dovrebbero adeguarsi non abbia alcun fondamento giuridico e contrasti con l'articolo 117 della Costituzione, in quanto, come è noto, nel caso di contrasto tra l'ordinamento nazionale e l'ordinamento dell'Unione europea prevale quest'ultimo e neppure una fonte primaria quale il decreto-legge può prevalere sulle norme dell'Unione europea come interpretate dalla Corte di giustizia.
  Richiama, al riguardo, la direttiva 2013/32/UE, a norma della quale la designazione di un Paese come sicuro deve tenere conto della situazione civile, giuridica e politica generale e della sussistenza del rischio di persecuzione per motivi di razza, religione, nazionalità, opinioni politiche o di sottoposizione a tortura o a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti.
  Al riguardo, per quanto concerne il rischio di persecuzioni per motivi religiosi, riporta la testimonianza, da lei raccolta, di Pag. 32uno dei migranti condotti in Albania e proveniente dal Bangladesh, il quale ha riferito come la situazione dei cittadini di religione induista in quel Paese sia tuttora molto pericolosa e di aver subìto un'irruzione nella propria casa di un gruppo di estremisti musulmani, i quali hanno danneggiato gravemente l'abitazione e distrutto il tempio votivo che si trovava nella corte. Il medesimo migrante ha riferito che il padre ha pagato ben 17 mila dollari per farlo uscire dal Paese al fine di metterlo al sicuro.
  Per quanto concerne il rischio di persecuzioni per motivi politici riporta la testimonianza, anch'essa da lei raccolta, di un altro dei migranti condotti in Albania, proveniente dall'Egitto, il quale ha riferito di essere stato preso di mira dalla polizia egiziana, della quale purtroppo conosciamo i metodi data la tragica vicenda di Giulio Regeni, in quanto simpatizzante dei Fratelli musulmani, e ha altresì riferito di un suo amico prelevato dai servizi segreti del quale non si hanno più notizie.
  Ritiene pertanto che la decisione del Governo di indicare Paesi da considerare automaticamente sicuri sia incompatibile con lo Stato di diritto.

  Alfonso COLUCCI (M5S) chiede che pubblicità dei lavori sia assicurata anche attraverso il sistema di ripresa audiovideo a circuito chiuso.

  Riccardo DE CORATO, presidente, in assenza di obiezioni, dispone l'attivazione dell'impianto.

  Laura BOLDRINI (PD-IDP) stigmatizza con fermezza il fatto che fino a questo momento l'impianto non sia stato attivato.

  Riccardo DE CORATO, presidente, osserva come l'attivazione dell'impianto venga disposta dalla presidenza qualora vi sia una richiesta in tal senso.

  Matteo MAURI (PD-IDP) chiede che venga valutata nella sede competente l'opportunità che l'attivazione dell'impianto sia sempre disposta.

  Laura BOLDRINI (PD-IDP) rileva come nella Commissione Affari esteri, della quale fa parte, l'attivazione dell'impianto sia sempre disposta, salvo che vi siano obiezioni.

  Alessandro URZÌ (FDI) rileva come la prassi seguita dalla Commissione Affari costituzionali, sia dal presidente sia dai vice presidenti quando svolgono le funzioni di presidente, sia quella di disporre l'attivazione del circuito solo a fronte di un'esplicita richiesta in tal senso. Osserva come tale prassi possa sempre essere modificata per il futuro, ma come non si possa mettere in discussione la correttezza della condotta della presidenza nella seduta odierna.

  Matteo MAURI (PD-IDP) assicura come non vi sia intenzione, né da parte sua né da parte della collega Boldrini, di criticare la presidenza, bensì di richiamare l'attenzione sull'opportunità di modificare la prassi seguita finora.

  Filiberto ZARATTI (AVS) si associa alle considerazioni del deputato Mauri e, senza voler in alcun modo criticare la conduzione della seduta da parte del vice presidente De Corato, auspica che nel futuro si abbia la sensibilità di disporre l'attivazione del circuito anche in assenza di un'esplicita richiesta.

  Alfonso COLUCCI (M5S) premette anch'egli l'intenzione di concentrare prevalentemente il suo intervento sulla proposta emendativa del Governo con la quale viene fatto confluire nel provvedimento in esame il decreto-legge sui Paesi di origine sicuri.
  Riferisce anch'egli di essersi recato in Albania per visitare i centri di Shengjin e di Gjader, ricordando come in quest'ultimo centro siano stati accolti giovedì mattina sette degli otto migranti soccorsi dalla nave Libra.
  Sottolinea di essere rimasto impressionato dal centro di Gjader, il quale è circondato da un'altissima barriera protettiva e al quale si accede attraverso una serie di cancelli e che dunque è un vero e proprio carcere a cielo aperto, una struttura penitenziaria in cui sono rinchiuse, in virtù del Pag. 33Protocollo tra Italia e Albania, persone che non hanno commesso alcun reato.
  Rileva come presso il centro siano impiegate oltre 200 persone tra appartenenti alle forze dell'ordine, personale ausiliario, personale sanitario, mediatori culturali, tecnici, che assicurano il funzionamento della struttura nella quale erano ospitate soltanto sette persone. Evidenzia quindi come tale struttura determini un enorme spreco di denaro pubblico, considerando anche le spese per il vitto, l'alloggio e i trasporti del personale, e considerando altresì come una parte della struttura sia ancora in costruzione.
  Riferisce di aver incontrato i migranti trattenuti e di aver trovato persone stanche, provate da un viaggio durato in alcuni casi un anno e mezzo, che hanno dovuto lavorare per pagare gli scafisti che ne hanno organizzato il trasporto come fossero animali, e di aver riscontrato in tali persone l'assenza di un'idea per il futuro e di un progetto di vita che non sia quello dettato dalla necessità di sfuggire alla morte. Evidenzia di aver visto persone vinte dalla burocrazia che ha impedito loro di venire in Italia, e che uno di essi, di fronte alla prospettiva di essere condotto in Albania, ha addirittura chiesto ai soccorritori che lo lasciassero morire in mare, mentre un altro, proveniente dall'Egitto, non è neppure riuscito a mettersi in contatto con i fratelli, regolarmente soggiornanti in Italia, per ottenere la fideiussione.
  Evidenzia peraltro come il trattenimento di tali migranti, come è noto, non sia stato convalidato dal tribunale di Roma e come pertanto essi siano stati immediatamente trasferiti in Italia, e come ciò confermi che la giurisprudenza, sia italiana sia dell'Unione europea, non legittima il Protocollo tra l'Italia e l'Albania. Sottolinea l'obbligo di disapplicazione della normativa italiana in materia in quanto contrastante con la normativa dell'Unione europea come interpretata dalla Corte di giustizia e rileva come tale obbligo di disapplicazione in capo ai giudici sussista quale che sia la fonte normativa italiana.
  Ritiene che il Governo e la maggioranza siano stati accecati da un furore ideologico che ha impedito loro di ascoltare anche il parere dei propri consulenti giuridici e si chiede fino a quale punto la propaganda del Governo Meloni possa ignorare il quadro normativo e lo spreco di risorse pubbliche. Sotto quest'ultimo profilo, rileva come per l'attuazione del Protocollo si preveda una spesa di 650 milioni di euro in cinque anni, oltre ai costi di gestione dei centri, e come tali risorse si sarebbero potute utilizzare per la sanità, per i trasporti, per l'istruzione, per la realizzazione di un sistema di accoglienza legale e sicura. Osserva come, anche qualora i centri andassero a regime, a fronte di tale spesa il numero dei migranti accolti in essi sarebbe risibile e come tale spreco di risorse pubbliche avvenga nel momento in cui con la legge di bilancio vengono imposti ai cittadini sofferenze e disagi. Sottolinea, infatti, come la legge di bilancio preveda un incremento delle pensioni minime nella misura irrisoria di 3 euro al mese, come la spesa sanitaria sia scesa al livello critico del 6,4 per cento del PIL e come siano previsti a carico degli enti territoriali, e in particolare dei comuni, ingenti tagli di risorse, anche di quelle destinate a interventi in materia di sicurezza.
  Ritiene che il centro di Gjader resterà a lungo non operativo, ma le risorse per la sua gestione continueranno a essere spese, ed evidenzia come tutto ciò dimostri l'incapacità del Governo di gestire sia il fenomeno migratorio sia la spesa pubblica.
  Richiama, quindi, l'attenzione sul fatto che, tramite una proposta emendativa del Governo, il decreto-legge n. 158 del 2024 sui Paesi sicuri, all'esame del Senato, confluirà, con contestuale abrogazione e salvezza degli effetti, nel provvedimento in esame, e come tale modo di procedere, già stigmatizzato nel passato dalla Corte costituzionale, confligga con il concetto stesso di necessità e urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione e sia lesivo delle attribuzioni costituzionali dei parlamentari, in quanto si riduce di fatto il termine per la conversione.
  Rivolge conclusivamente un appello alla rappresentante del Governo e ai deputati Pag. 34della maggioranza perché recedano da tale modo di procedere.

  Riccardo DE CORATO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Modifiche alla disciplina della Fondazione Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma.
C. 2034 Governo.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 24 ottobre 2024.

  Riccardo DE CORATO, presidente, avverte che, come specificato anche nelle convocazioni, secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento, i deputati possono partecipare all'odierna seduta in videoconferenza, non essendo previste votazioni.
  Ricorda che nella seduta precedente il relatore, onorevole Urzì, ha illustrato il provvedimento.
  Avverte quindi che – come convenuto nella riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi – nella seduta odierna si svolgerà la discussione generale.

  Alfonso COLUCCI (M5S) rileva come la discussione del provvedimento in esame si inserisca in una fase in cui sono all'esame della Commissione provvedimenti di notevole rilevanza, quali la riforma costituzionale sulla separazione della carriere, le disposizioni in materia di funzioni della Corte dei conti e di responsabilità per danno erariale, che in virtù dell'abbinamento della proposta del deputato Candiani investono anche l'organizzazione della Corte, le quali rivestono particolare rilevanza in considerazione della segnalazione da parte della procura europea di irregolarità in materia di controlli sui fondi del PNRR, nonché il decreto-legge sui flussi migratori, nel quale confluirà il decreto-legge sui Paesi sicuri.
  Alla luce di tali considerazioni, esprime perplessità per il fatto che la Commissione sia contestualmente impegnata su un provvedimento quale quello in esame che non riveste carattere di urgenza.
  Ribadisce, in linea generale, come da parte della maggioranza vi sia un atteggiamento sleale, non aperto al dialogo e al confronto, in quanto la maggioranza stessa rinuncia a difendere i propri provvedimenti, e come in tal modo una maggioranza che in realtà è tale soltanto in virtù della legge elettorale ma che è una minoranza dell'elettorato legittimi la mortificazione del Parlamento e degli elettori.

  Alessandro URZÌ (FDI), relatore, rileva come tutti i provvedimenti all'esame della Commissione abbiano la medesima dignità e come la Commissione abbia il diritto e il dovere di trattare tutti i provvedimenti che le vengono assegnati.
  Ritiene peraltro che la Commissione possa trattare parallelamente tanto il provvedimento in esame, su cui peraltro non vi sono stati interventi nel merito, quanto quelli cui ha fatto riferimento il deputato Colucci.

  Riccardo DE CORATO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame preliminare.
  Ricorda che, come stabilito nella riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, il termine per la presentazione di proposte emendative è fissato per le ore 15 di domani, mercoledì 13 novembre.
  Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 13.10.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Martedì 12 novembre 2024.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.15 alle 13.35 e dalle 13.40 alle 14.

COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

  Martedì 12 novembre 2024. — Presidenza del presidente Luca SBARDELLA.

  La seduta comincia alle 13.35.

Pag. 35

DL 137/2024: Misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari, socio-sanitari, ausiliari e di assistenza e cura nell'esercizio delle loro funzioni nonché di danneggiamento dei beni destinati all'assistenza sanitaria.
C. 2128, approvato dal Senato.
(Parere alla II Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  Il Comitato inizia l'esame del provvedimento.

  Luca SBARDELLA, presidente, dà conto delle sostituzioni.

  Riccardo DE CORATO (FDI), relatore, rileva preliminarmente che, secondo quanto precisato nel preambolo, attesa la recrudescenza di gravi episodi di violenza in danno dei professionisti e delle strutture sanitarie pubbliche, in particolare nei pronto soccorso, il provvedimento risponde alla straordinaria necessità e urgenza di adottare misure idonee a costituire un valido ed effettivo apparato di deterrenza e contrasto a tali episodi che colpiscono e mortificano il personale addetto a tali funzioni e rischiano di depauperare il patrimonio sanitario pubblico. A tal fine, il provvedimento introduce talune modifiche al codice penale e al codice di procedura penale.
  In particolare, l'articolo 1 – modificato nel corso dell'esame presso il Senato – interviene sugli articoli 583-quater e 635 del codice penale, da un lato, estendendo l'ambito di applicazione del delitto di lesioni procurate agli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni, di cui dall'articolo 583-quater, secondo comma, del codice penale, alle lesioni procurate al personale che svolge servizi di sicurezza complementari, dall'altro, introducendo la fattispecie di danneggiamento di cose destinate al servizio sanitario o socio-sanitario commesso all'interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie o socio-sanitarie residenziali o semiresidenziali, pubbliche o private, con violenza alla persona o con minaccia ovvero nell'atto del compimento del reato di lesioni personali a personale esercente una professione sanitaria o socio sanitaria e a chiunque svolga attività ausiliarie ad essa funzionali, nonché al personale che svolge servizi di sicurezza complementari.
  L'articolo 2 – anch'esso modificato nel corso dell'esame presso il Senato – interviene sugli articoli 380, 382-bis e 550 del codice di procedura penale, prevedendo l'arresto obbligatorio in flagranza e, a determinate condizioni, l'arresto in flagranza differita per i delitti di lesioni personali commessi nei confronti di professionisti sanitari, sociosanitari e dei loro ausiliari, nonché per il reato di danneggiamento dei beni destinati all'assistenza sanitaria. Si prevede, inoltre, l'applicazione del procedimento con citazione diretta a giudizio per il reato di danneggiamento di cui all'articolo 635, quarto comma, del codice penale, come introdotto dall'articolo 1 del decreto-legge in esame.
  L'articolo 3 reca la clausola di invarianza finanziaria.
  L'articolo 4 prevede che il decreto-legge entri in vigore il giorno successivo alla pubblicazione (il decreto-legge, essendo stato pubblicato il 1° ottobre 2024, è pertanto in vigore dal 2 ottobre 2024).
  Quanto al rispetto delle competenze legislative costituzionalmente definite, rileva che il provvedimento in esame è riconducibile alle materie «giurisdizione e norme processuali» e «ordinamento penale», attribuite alla competenza legislativa esclusiva dello Stato ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera l) della Costituzione.
  Formula quindi una proposta di parere favorevole (vedi allegato).

  Il Comitato approva la proposta di parere favorevole del relatore.

  La seduta termina alle 13.40.

COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

  Martedì 12 novembre 2024. — Presidenza del vicepresidente Riccardo MAGI.

  La seduta comincia alle 19.50.

Pag. 36

DL 137/2024: Misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari, socio-sanitari, ausiliari e di assistenza e cura nell'esercizio delle loro funzioni nonché di danneggiamento dei beni destinati all'assistenza sanitaria.
Emendamenti C. 2128, approvato dal Senato.
(Parere all'Assemblea).
(Esame emendamenti e conclusione – Nulla osta).

  Il Comitato inizia l'esame degli emendamenti presentati in Assemblea al provvedimento.

  Riccardo MAGI, presidente, fa presente che il Comitato permanente per i pareri della I Commissione è chiamato a esaminare, ai fini dell'espressione del prescritto parere all'Assemblea, il fascicolo n. 1 degli emendamenti, riferiti al disegno di legge C. 2128, approvato dal Senato, di conversione in legge del decreto-legge 1° ottobre 2024, n. 137, recante «Misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari, socio-sanitari, ausiliari e di assistenza e cura nell'esercizio delle loro funzioni nonché di danneggiamento dei beni destinati all'assistenza sanitaria».

  Riccardo DE CORATO (FDI), relatore, segnala come le predette proposte emendative non presentino criticità per quanto concerne il riparto di competenze legislative tra Stato e regioni ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione. Pertanto propone di esprimere nulla osta sulle proposte emendative.

  Il Comitato approva la proposta di nulla osta formulata del relatore.

  La seduta termina alle 19.55.

SEDE REFERENTE

  Martedì 12 novembre 2024. — Presidenza del presidente, Nazario PAGANO. – Interviene il Viceministro della giustizia, Francesco Paolo Sisto.

  La seduta comincia alle 19.55.

Sui lavori della Commissione.

  Alfonso COLUCCI (M5S) comunica che per le ore 21 è previsto lo svolgimento di un'assemblea dei componenti dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle di Camera e Senato. Chiede quindi al presidente di tenerne conto nell'articolazione dei lavori odierni della Commissione.

  Nazario PAGANO, presidente, ritiene – come da prassi e in assenza di obiezioni – di accogliere la richiesta dell'onorevole Alfonso Colucci. Propone pertanto di concludere i lavori della Commissione alle ore 20.45. In attesa del Viceministro Sisto, relativamente al decreto-legge n. 145 del 2024 recante disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali, comunica che sono appena pervenuti nove emendamenti della relatrice ed un emendamento del Governo, che saranno trasmessi a tutti i componenti la Commissione in tempi brevi. Propone quindi di fissare per le ore 12 di domani il termine per la presentazione di subemendamenti alle suddette proposte emendative.

  Alfonso COLUCCI (M5S) ritiene che sarebbe opportuno visionare le proposte emendative della relatrice e del Governo, per valutarne entità e dimensioni, prima di convenire con il termine proposto per la presentazione di subemendamenti.

  Nazario PAGANO, presidente, propone di posticipare il termine alle ore 16 della giornata di domani.

  Matteo MAURI (PD-IDP) ricorda al presidente che sul provvedimento sono già intervenute due proposte emendative del Governo, una delle quali volta a trasfonderviPag. 37 il contenuto del decreto-legge cosiddetto Paesi sicuri all'esame del Senato. Rilevato che adesso pervengono altre dieci nuove proposte emendative, ritiene che così non si possa lavorare tenuto conto che nella giornata di domani i deputati saranno impegnati sia in Commissione sia in Assemblea. Fa quindi presente l'esigenza di avere a disposizione l'intera giornata di domani per presentare i subemendamenti.

  Nazario PAGANO, presidente, fissa quindi per le ore 20 di domani il termine per la presentazione di subemendamenti alle proposte emendative della relatrice e del Governo testé trasmessi.

Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare.
C. 1917 cost. Governo, C. 23 cost. Costa, C. 434 cost. Giachetti, C. 806 cost. Calderone, C. 824 cost. Morrone.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta antimeridiana.

  Nazario PAGANO, presidente, avverte che si riprende dall'emendamento 2.8 sul quale i relatori e il rappresentante del Governo hanno espresso parere contrario.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione respinge l'emendamento Zaratti 2.8.

  Filiberto ZARATTI (AVS) si augura che i colleghi diano prova di disponibilità ad affrontare il dibattito in modo costruttivo, rilevando come le riforme costituzionali non si possano fare a colpi di maggioranza, tanto più se si affronta il tema della separazione delle carriere dei magistrati sul quale a lungo si è concentrata la discussione in seno all'Assemblea costituente. Nel rilevare come il dibattito sia proseguito nel corso degli anni senza giungere ad alcuna conclusione, considera un errore affrontare un tema fondamentale per il nostro sistema giuridico in un clima di contrapposizione, precisando che non è sulle riforme costituzionali che si sventolano le bandiere di parte. Manifesta quindi la preoccupazione del suo gruppo per l'assenza di un libero confronto che consenta di addivenire ad una soluzione migliorativa delle questioni sul tappeto. Pur essendo sempre possibile a suo avviso intervenire a migliorare i sistemi e le strutture del Paese, fa presente tuttavia, come già ricordato in un'occasione precedente, che la Costituzione degli Stati uniti d'America è vigente dal 1789, senza che siano stati mai modificati i suoi elementi fondamentali, nonostante il succedersi di presidenti di diversa estrazione politica. Espressa la convinzione che non si modificano i principi fondanti della Carta su cui si costruisce l'identità di una comunità, ribadisce la delicatezza dell'impresa di mettere mano alla Costituzione, richiamando risultati non positivi del passato, tra i quali la modifica del Titolo V. Ritiene che la delicatezza sia ancora maggiore se sono in gioco la separazione dei poteri e l'autonomia della magistratura, che costituiscono elementi di garanzia del sistema democratico e dell'amministrazione di una giustizia equanime e conforme alle regole. Nel rilevare l'esigenza di svolgere sull'argomento un'ampia riflessione, sollecita i colleghi della maggioranza a rimuovere l'acredine dimostrata nei confronti dei magistrati in particolare negli ultimi giorni, in cui è in atto uno scontro formidabile. Non vorrebbe infatti che la separazione delle carriere diventasse un grimaldello per colpire l'autonomia dei magistrati, che va difesa in quanto principio fondamentale e garanzia assoluta di un sistema democratico. Nel sottolineare il paradosso per cui all'argomento che vide un lungo confronto in sede di Assemblea costituente sia invece dedicato un dibattito striminzito, in ragione del suo inserimento nel calendario dell'Assemblea del mese di novembre, fa presente che le proposte emendative presentate dal suo gruppo sono volte a recepire le posizioni espresse e si augura che alcune di loro possano essere accolte dalla maggioranza nello spirito appena descritto.

Pag. 38

  Federico CAFIERO DE RAHO (M5S), nel rilevare che l'intervento del collega Zaratti va nella direzione di sollecitare una riflessione sulle proposte emendative presentate, sottolinea come l'unitarietà del potere giudiziario, pur nella distinzione dei ruoli tra magistratura requirente e magistratura giudicante, rappresenti un pilastro della democrazia e senza tener conto del fatto che attraverso tale assetto si esercita il controllo di legalità. Ritiene che già nelle altre proposte di legge che hanno anticipato sul tema il disegno di legge si manifesti l'intolleranza da parte della politica nei confronti del controllo di legalità esercitato dai magistrati, così come nelle continue censure da parte dei vertici del Governo di centro destra verso le decisioni dei giudici. A suo avviso parlare di separazione delle carriere significa guardare ad un magistrato debole, prono al potere politico e incapace di esprimere un proprio orientamento. Nel richiamare le diverse iniziative assunte da Governo e maggioranza allo scopo di reprimere il dissenso, da qualsiasi parte arrivi, ricorda che i magistrati rappresentano un baluardo di legalità proprio a beneficio delle fasce più deboli della società, che si aspettano dal giudice l'esercizio di una giurisdizione indipendente. Si domanda come ciò possa avvenire se il magistrato si sente costantemente criticato e proiettato sulla stampa amica come un soggetto orientato politicamente e si dichiara convinto che un pubblico ministero separato dal giudice non abbia più ragione di essere indipendente e sia destinato a trasformarsi nel braccio armato del Ministro della giustizia, da cui riceverà indicazioni. Richiamata a tale proposito l'esperienza acquisita presso Eurojust, quando i procuratori di alcuni Paesi europei chiedevano di interrompere la riunione in corso per poter ricevere dal rispettivo Ministro della giustizia indicazioni in ordine alle decisioni da assumere, evidenzia che un pubblico ministero distanziato dal giudice e più facilmente orientabile costituisca un elemento di indebolimento dell'intero ordine giudiziario. Rileva come, a fronte dei lunghi mesi impiegati dall'Assemblea costituente per addivenire alla formulazione attuale delle disposizioni costituzionali, oggi in pochi giorni si voglia sovvertire l'equilibrio della nostra Carta. Da ultimo, ricorda alla politica che oggi si sente forte che domani potrebbero essere altri ad orientare le scelte dei magistrati, ribadendo come la divisione sia già una forma di indebolimento degli elementi di garanzia del sistema democratico e del rispetto dei diritti dei cittadini.

  Marco LACARRA (PD-IDP) chiede che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche attraverso il sistema di ripresa audiovideo a circuito chiuso.

  Nazario PAGANO, presidente, in assenza di obiezioni, dispone l'attivazione dell'impianto.

  Marco LACARRA (PD-IDP) ricorda come il tema della separazione delle carriere sia da decenni al centro del dibattito non soltanto in sede parlamentare ma anche fra gli operatori del diritto e si stupisce del fatto che una persona del valore del Viceministro Sisto concorra a una soluzione così superficiale di tale annosa questione. Rileva come si intenda liquidare una riforma epocale in poche sedute della Commissione e in un dibattito in Assemblea che verrà compresso.
  Evidenzia come la maggioranza non sia interessata ad aprire un confronto con le opposizioni e a riprova di ciò osserva come neppure una proposta emendativa sia stata anche soltanto presa in considerazione.
  Dichiara di non essere concettualmente contrario alla separazione delle carriere, ma osserva come il provvedimento in esame risponda a un intento essenzialmente punitivo nei confronti dei giudici e come ciò sia testimoniato dalle dichiarazioni del Ministro Salvini, il quale ha testualmente affermato che questa riforma serve per punire i giudici. Rileva che il passaggio successivo non potrà che essere il controllo totale sulla magistratura requirente e come tale atteggiamento della maggioranza sia alla base della decisione di ricorrere all'ostruzionismo.Pag. 39
  Ribadisce come non sia stato consentito il dibattito e il confronto con le minoranze e come la maggioranza si assumerà in questo modo l'esclusiva responsabilità di una scelta della quale dovrà rispondere ai posteri, e chiede, rivolgendosi al Viceministro Sisto e facendo appello alle sue doti di moderazione, equilibrio e competenza, di adoperarsi per archiviare questa fase e di aprire un effettivo confronto con le opposizioni.

  Alfonso COLUCCI (M5S), riprendendo le considerazioni svolte nel corso della seduta antimeridiana, rileva come il provvedimento in esame si ponga in contrasto con la nostra tradizione sia giuridica sia socio-culturale e come siano incongrui i richiami ad altri ordinamenti, quale ad esempio quello tedesco, che prevedono forme di separazione delle carriere, in quanto ciascun ordinamento ha tradizioni e caratteristiche peculiari.
  Rileva come si confonda la separazione delle carriere con la separazione delle funzioni e come quest'ultima sia possibile anche nell'ambito di una carriera unica, tanto che la separazione delle funzioni è già prevista dal nostro ordinamento, essendo stata introdotta con la cosiddetta «riforma Castelli» nel 2006-2007 e completata, da ultimo, con la «riforma Cartabia». Ricorda, al riguardo, come, sulla base delle norme vigenti, il passaggio dall'una all'altra funzione sia possibile una sola volta e il magistrato che sia stato trasferito di sede o di funzione non possa essere destinato ad altra sede o funzione prima che siano decorsi quattro anni. Sottolinea come nel 2022 vi siano stati solo 17 passaggi di funzione e come nel 2024 ve ne siano stati solo 13, di cui 11 dalla funzione requirente a quella giudicante e due dalla funzione giudicante a quella requirente.
  Osserva, inoltre, come il procedimento di revisione costituzionale disciplinato dall'articolo 138 della Costituzione indichi la necessità che qualsiasi intervento sulla Costituzione sia condiviso con le opposizioni.
  Si sofferma, quindi, sulla previsione di due distinti Consigli superiori, rilevando come essa sia foriera di gravi problemi, in quanto al Consiglio superiore sono attribuite anche funzioni organizzative che richiedono di essere esercitate unitariamente, al fine di rendere efficiente il sistema giudiziario e di accelerare i tempi dei processi. Rileva che la separazione degli organi inciderà negativamente sulla capacità del sistema giudiziario di dare risposte ai cittadini compromettendo, dunque, anche il raggiungimento degli obiettivi del PNRR.
  Richiama, infine, l'attenzione su alcune lacune normative, in particolare per quanto concerne l'Alta Corte disciplinare, alla quale si attribuisce il ruolo di giudice di secondo grado sulle decisioni assunte dalla stessa Corte in primo grado, senza peraltro chiarire se le decisioni di secondo grado siano ricorribili per cassazione. Ritiene al riguardo che la ricorribilità per cassazione non possa non essere riconosciuta, ma rileva come in tal caso all'Alta Corte si attribuirebbe, oltre al ruolo di giudice di primo e di secondo grado, anche quello di giudice del rinvio.

  Rachele SCARPA (PD-IDP) sottolinea come il provvedimento sottintenda obiettivi ben più profondi e radicali della separazione delle carriere.
  Rileva come la separazione delle carriere, con l'introduzione di concorsi differenziati e di limitazioni al transito dall'una e all'altra funzione, si sarebbe potuta prevedere anche con una legge ordinaria, e richiama la giurisprudenza costituzionale, la quale ha precisato che la Costituzione non impone né preclude la configurazione di una carriera unica o di carriere separate tra magistrati requirenti e giudicanti.
  Osserva come non si spieghi la necessità di intervenire per configurare due distinti Consigli superiori e sottolinea, associandosi alle considerazioni del deputato Cafiero De Raho, come sia facilmente intuibile il ridimensionamento degli organi derivante da tale scelta.
  Ritiene che la riforma in esame persegua l'obiettivo dell'indebolimento della magistratura e sottolinea come essa si inserisca in un clima preoccupante, caratterizzato da prese di posizione dei leader della maggioranza che mirano evidentemente a suscitare uno scontro tra potere esecutivo e potere giudiziario e testimoniano il caratterePag. 40 meramente punitivo della riforma stessa. Sottolinea come ciò dovrebbe allarmare la maggioranza e indurla a un passo indietro, in quanto si stanno mettendo a rischio le regole comuni della nostra democrazia.
  Conclude con una notazione personale, rilevando come pur di innalzare il livello della tensione si sia arrivati addirittura a ipotizzare un suo intervento volto a influenzare le decisioni della magistratura. Osserva come tutto ciò restituisca la tristezza e la povertà del dibattito in cui la maggioranza sta trascinando le opposizioni.

  Alessandro URZÌ (FDI), con riferimento all'intervento del deputato Lacarra, contesta che la maggioranza si sia sottratta al confronto, richiamando al riguardo gli interventi dei deputati della maggioranza nel corso del dibattito, e prende nel contempo atto dell'annuncio del ricorso all'ostruzionismo da parte delle opposizioni.

  La Commissione respinge l'emendamento Zaratti 2.9.

  Nazario PAGANO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 20.45.