COMITATO RISTRETTO
Martedì 8 ottobre 2024.
Concessione della medaglia d'oro al valor militare alla memoria dei caduti italiani di Nassiriya e modifica alla legge 12 novembre 2009, n. 162.
C. 1535 Furgiuele, C. 1542 Bicchielli, C. 1554 Ciaburro, C. 1654 Varchi e C. 1696 Graziano.
Il Comitato ristretto si è riunito dalle 12 alle 12.05.
SEDE CONSULTIVA
Martedì 8 ottobre 2024. — Presidenza del presidente Antonino MINARDO. – Interviene il sottosegretario di Stato per la difesa Matteo Perego Di Cremnago.
La seduta comincia alle 12.05.
Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029.
Doc. CCXXXII, n. 1.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento.
Antonino MINARDO, presidente, ricorda che l'Assemblea inizierà l'esame del documento nella seduta pomeridiana di oggi e che, pertanto, la Commissione dovrà esprimere il parere oggi stesso, in tempo utile.
Marco PADOVANI (FDI), relatore, ricorda che, in attuazione degli atti legislativi di riforma della governance economica dell'Unione europea pubblicati nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea lo scorso 30 aprile (Regolamento (UE) 2024/1263, Regolamento (UE) 2024/1264 e Direttiva (UE) 2024/1265), sono stati introdotti nuovi strumenti di programmazione economica nazionali basati principalmente sulla definizione di Piani nazionali strutturali di bilancio di medio termine, della durata pari a 4 o 5 anni in relazione alla durata ordinaria della legislatura nazionale. I Piani sostituiscono i documenti di programmazione economico-finanziaria precedentemente previsti dalla normativa europea (i Programmi di stabilità e i Programmi nazionali di riforma), definendo i contenuti Pag. 29delle politiche di bilancio, delle riforme e degli investimenti che gli Stati membri si prefiggono di realizzare nell'orizzonte temporale di riferimento.
Rileva come il Piano nazionale strutturale di bilancio di medio termine assorbirebbe sostanzialmente i contenuti e le finalità della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2024 (NADEF). In base a quanto previsto dalle disposizioni transitorie contenute nella normativa europea, per il primo ciclo di programmazione gli Stati membri dovranno presentare il Piano nazionale strutturale di bilancio di medio termine entro il 20 settembre 2024, salvo che lo Stato membro e la Commissione convengano di prorogare tale ultimo termine per un periodo ragionevole.
Osserva come il «Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine», approvato dal Consiglio dei ministri il 27 settembre 2024 e trasmesso alle Camere in pari data, rappresenti il primo Piano strutturale di bilancio di medio termine elaborato ai sensi della nuova predetta disciplina.
Evidenzia come il Piano Strutturale di Bilancio contenga un unico programma di investimenti e riforme, nonché il livello della spesa netta che dovrà essere osservato secondo un percorso di aggiustamento di bilancio, finalizzato a ridurre il rapporto debito/PIL in modo duraturo e a mantenere il rapporto deficit/PIL sotto il 3 per cento. Infatti, coerentemente con le nuove regole europee, essendo la durata della legislatura nazionale pari a cinque anni, il Piano ha un orizzonte quinquennale (2025-2029). Il Governo ha scelto di distribuire l'aggiustamento della finanza pubblica su sette anni (anziché quattro), a fronte di un impegno a proseguire il percorso di riforme e investimenti previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Secondo la nuova disciplina, la programmazione di bilancio viene maggiormente orientata verso il medio periodo, ovviando alla pro-ciclicità delle regole del Patto di Stabilità e Crescita (PSC) preesistente. Si supera altresì la separazione tra regole di finanza pubblica e proiezioni di lungo termine della spesa legata alle tendenze demografiche. Inoltre, la programmazione della spesa pubblica e del bilancio viene integrata con il piano di riforme e di investimenti pubblici onde assicurare una maggiore coerenza dell'intero impianto di politica economica e una sostenibilità della finanza pubblica basata non solo sulla disciplina di bilancio, ma anche sulla crescita sostenibile e le riforme strutturali.
Più in generale, segnala che con il Piano, il Governo rivede al ribasso la stima di quest'anno del deficit in termini di PIL dal 4,3 per cento indicata nel Documento di Economia e Finanza (DEF) di aprile al 3,8 per cento e conferma l'obiettivo di ridurre l'indebitamento a meno del 3 per cento del PIL nel 2026. Tale obiettivo è incorporato nell'elaborazione della traiettoria di spesa netta del Piano, che lungo il periodo 2025-2031 prevede un tasso di crescita pari in media a quello calcolato dalla Commissione, ma differisce in termini di valori puntuali nei diversi anni. Per il primo quinquennio, come già accennato, il Piano sostituisce alla metodologia DSA una vera e propria previsione macroeconomica e di finanza pubblica onde arrivare a un quadro complessivo più realistico. Per gli anni successivi, le previsioni sono riconciliate con la DSA. Resta valido l'obiettivo di conseguire un saldo primario strutturale che soddisfi la DSA entro sette anni, ma già nel 2029, anno finale del Piano, il saldo primario strutturale è previsto salire al 2,2 per cento del PIL.
Evidenzia, peraltro, come la traiettoria di spesa netta del Piano sia caratterizzata da un tasso di crescita più basso rispetto a quello della Commissione nel 2025 (1,3 contro 1,6 per cento) e lievemente più elevato nel quadriennio successivo (1,7 per cento in media contro 1,5 per cento per la Commissione). Nelle proiezioni del Governo, tuttavia, il saldo primario strutturale è molto migliore già nel 2024 (-0,5 per cento del PIL contro -1,1 per cento della Commissione) e raggiunge, come detto, il 2,2 per cento nel 2029, contro il 2,1 per cento stimato dalla Commissione. I corrispondenti saldi nominali (indebitamento netto della PA) dello scenario programmatico migliorano dal -3,8 per cento del PIL di Pag. 30quest'anno al -3,3 per cento nel 2025, al -2,8 per cento nel 2026, al -2,6 per cento nel 2027 e poi fino al -1,8 per cento nel 2029. I deficit nominali previsti per gli anni 2024-2026 sono inferiori a quelli dello scenario a legislazione vigente del DEF di aprile. Lo spazio fiscale risultante tra andamenti del saldo nominale primario e quello a legislazione vigente è finalizzato al finanziamento delle cosiddette politiche invariate e delle nuove misure che il Governo intende adottare. Altri interventi saranno opportunamente finanziati con risorse derivanti dall'adempimento collaborativo e da altre misure di contrasto dell'evasione fiscale, nonché da misure di contenimento delle uscite.
Rileva come, per ciò che concerne il comparto Difesa, sia di preminente interesse il par. III.3.4. del Piano, denominato «il rafforzamento della capacità di difesa comune» del Piano.
Evidenzia come nelle Raccomandazioni specifiche del Consiglio UE indirizzate all'Italia nel 2024 e negli anni precedenti non si hanno indicazioni (nei Recitals) o Raccomandazioni relative alla Difesa. Tuttavia, il Patto di Stabilità e crescita (PSC) recentemente riformato riconosce l'importanza del settore della difesa, considerato l'attuale contesto geopolitico. Come noto, le riforme e gli investimenti inclusi nel Piano strutturale di bilancio di medio termine devono, altresì, contribuire alle priorità comuni dell'Unione, tra le quali rientra lo sviluppo e il rafforzamento della capacità di difesa europea. Inoltre, l'aumento degli investimenti pubblici nel settore della difesa rientra tra i fattori rilevanti mitiganti di cui la Commissione deve tenere conto in caso di deviazioni rispetto al percorso di spesa del Piano, nonché in caso di deviazioni dal percorso correttivo stabilito dal Consiglio nel contesto della Procedura di infrazione per disavanzi eccessivi.
Sottolinea come, per contribuire al rafforzamento della difesa europea, le misure adottate dall'Italia debbano incrementare la spesa per la difesa rispetto al PIL fino al raggiungimento dell'obiettivo del 2 per cento, assunto dagli Stati membri della Nato nel corso del Summit NATO del 2014 in Galles. Il Burden sharing richiede che ciascuna Nazione Alleata raggiunga, entro il 2024, i seguenti obiettivi (le cosiddette «tre C»): 2 per cento delle spese per la difesa rispetto al PIL (cash); 20 per cento della quota del bilancio della Difesa da destinare agli investimenti (capabilities); continuare ad assicurare una significativa partecipazione alle missioni NATO, operazioni e altre attività (contributions). Nel vertice NATO di luglio 2023 è stato confermato l'impegno ad aumentare la spesa nel settore della difesa, affinché entro il 2028 esse siano pari al 2 per cento del PIL.
Osserva come, attualmente, alcune misure del PNRR siano già dedicate a supportare alcuni investimenti nella difesa in particolare nella: cybersecurity, le risorse stanziate fanno capo al Dipartimento per la Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e ammontano nel complesso a 623 milioni; e digitalizzazione del Ministero della Difesa, i fondi fanno capo al Dipartimento per la Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri e ammontano complessivamente a 42,5 milioni.
Evidenzia come le esigenze finanziarie del settore riguarderanno, in particolare, l'Accordo di cooperazione con l'Ucraina e l'efficientamento della cessione dei materiali nell'ambito della cooperazione e della collaborazione internazionale, nonché il rifinanziamento delle operazioni 'Strade sicure' e 'Stazioni sicure'. Per gli investimenti, lo sforzo finanziario sarà concentrato sul rifinanziamento di alcuni Fondi, quali il fondo per gli assetti di alta e altissima prontezza operativa, il Fondo per le esigenze di difesa nazionale.
Conclude riservandosi di presentare una proposta di parere sul documento in esame, all'esito del dibattito in Commissione.
Marco PELLEGRINI (M5S) ritenendo il contesto economico italiano ed europeo bisognoso di interventi economici in altri settori, non condivide la scelta operata nel provvedimento in esame di ribadire ulteriormente l'intenzione di perseguire l'obiettivo di incrementare la spesa per la difesa rispetto al PIL fino al raggiungimento dell'obiettivo del 2 per cento. Reputa, infatti, Pag. 31che le risorse a disposizione debbano essere indirizzate ad incentivare la ricerca, lo sviluppo, le attività produttive, nonché a sostenere il welfare e le fasce deboli della società, producendo dunque impatti positivi per la cittadinanza. Evidenzia, peraltro, come alle iniziative individuate dal Governo, in special modo con riferimento allo scenario ucraino ma anche in altri contesti geopolitici, debba preferirsi un rinnovato impegno in favore di negoziati e attività diplomatiche che, in ultima istanza, favorirebbero una de-escalation e permetterebbero di dedicare le risorse disponibili a settori, diverso da quello militare, che realmente le necessiterebbero.
Roberto BAGNASCO (FI-PPE) evidenzia come i settori elencati dal collega Pellegrini siano certamente meritevoli di considerazione nelle scelte di politica economica e di bilancio. Sottolinea, tuttavia, come il Governo, agendo anche nel solco tracciato dagli Esecutivi che lo hanno preceduto, stia agendo per attuare gli impegni internazionali assunti dal Paese già nel 2014. Ritiene dunque come, sebbene sarebbe ipoteticamente preferibile allocare le limitate risorse a disposizione in altro modo, le necessità emergenti dal contesto geopolitico impongo investimenti nel settore della difesa. Osserva, da ultimo, che non possono essere comunque sottovalutate le ricadute positive nel tessuto economico italiano degli investimenti nel settore della difesa.
Il Sottosegretario Matteo PEREGO DI CREMNAGO ricorda come il Governo si ponga, con riferimento al perseguimento dell'obiettivo del 2 per cento, in linea di continuità con le scelte degli Esecutivi negli ultimi dieci anni. Ritiene, dunque, che le scelte di investimento assunte dal Governo in questo settore siano giustificate alla luce di un progressivo degradamento del contesto internazionale, nonché coerenti con il bisogno di maggiore sicurezza e con le necessità di rimodulazione del portfolio. Evidenzia, peraltro, come gli investimenti in un settore strategico come quello della difesa abbiano un impatto positivo in termini occupazionali, in considerazione della capillarità delle industrie operanti nel settore, nonché anche nello sviluppo di quelle tecnologie, ad esempio legate alla cybersecurity, che potranno trovare applicazioni anche in settori diversi.
Marco PADOVANI (FDI), relatore, alla luce di quanto illustrato nella relazione e degli interventi svolti, presenta una proposta di parere favorevole (vedi allegato).
Andrea DE MARIA (PD-IDP) preannuncia il voto contrario del suo gruppo, coerentemente alla posizione politica espressa da quest'ultimo anche nelle altre Commissioni, in considerazione di un giudizio complessivamente negativo sul provvedimento.
Marco PELLEGRINI (M5S) preannunciando il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere favorevole del relatore, ribadisce la propria contrarietà ad un provvedimento che destina risorse ad un settore, quello della difesa, che non dovrebbe essere maggiormente finanziato. Ritiene, infatti, che sia preminente sostenere economicamente settori e strati di popolazione più fragili, prediligendo, in campo internazionale, il dialogo e la diplomazia volte a realizzare una de-escalation dei conflitti in corso, anche in osservanza al disposto dell'articolo 11 della Costituzione.
Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere illustrata dal relatore.
La seduta termina alle 12.30.