CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 2 ottobre 2024
376.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
Pag. 260

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 2 ottobre 2024. — Presidenza del presidente Alessandro GIGLIO VIGNA.

  La seduta comincia alle 10.05.

Sui lavori della Commissione.

  Alessandro GIGLIO VIGNA, presidente, esprime apprezzamento per la richiesta della deputata De Monte, che è entrata a far parte del gruppo Forza Italia – Berlusconi Presidente – PPE, di continuare ad essere componente della XIV Commissione, in considerazione dell’eccellente lavoro svolto finora e nella prospettiva di un'ulteriore valorizzazione della Commissione medesima.

DL 113/24: Misure urgenti di carattere fiscale, proroghe di termini normativi ed interventi di carattere economico.
C. 2066 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alle Commissioni V e VI).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Alessandro GIGLIO VIGNA, presidente e relatore, ricorda che la Commissione è chiamata ad esaminare il disegno di legge in titolo, di conversione in legge del decreto n. 113 del 2024, recante disposizioni in materia fiscale, proroghe di termini normativi e interventi di carattere economico, per l'espressione del parere di competenza.
  Venendo al contenuto del provvedimento, per quanto riguarda i profili di maggiore interesse per le competenze della Commissione, relativamente alla materia fiscale, fa presente innanzitutto quanto disposto dall'articolo 1, recante disposizioni per l'erogazione del credito d'imposta per gli investimenti nella zona economica speciale per il Mezzogiorno – ZES unica, previsto dall'articolo 16 del decreto-legge n. 124 del 2023. Il credito d'imposta riguarda l'acquisizione dei beni strumentali ammissibili alla deroga al divieto di aiuti di Stato alle imprese, prevista dall'articolo 107, paragrafo 3, lettere a) e c), del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, per gli aiuti a finalità regionale, e rispetta il limite delle intensità massime di aiuto stabilite dalla Carta degli aiuti a finalità regionale per l'Italia 2022-2027, approvata con decisione della Commissione europea C(2021)8655.
  In particolare, si prevede una comunicazione integrativa da parte dell'impresa, attestante l'avvenuta realizzazione entro il termine del 15 novembre 2024 degli investimenti previsti. Il limite massimo di spesa a tal fine, per il 2024, è ridotto da 1.800 a 1.600 milioni di euro, salva la possibilità di ricorrere alle risorse dei programmi della politica di coesione europea relativi al periodo di programmazione 2021-2027. Inoltre, si interviene sulla disciplina del registro per le tecnologie del fotovoltaico prevedendo che, sia gli impianti fotovoltaici, sia le relative celle, devono essere prodotte negli Stati membri dell'UE.
  Particolare rilievo riveste altresì l'articolo 3, che ha lo scopo di chiarire che le prestazioni delle associazioni e delle società sportive dilettantistiche possono continuare ad essere esenti dall'IVA sulla scorta della normativa vigente fino alla data di entrata in vigore del comma 15-quater dell'articolo 5 del decreto-legge n. 146 del 2021, fissata al 1° gennaio 2025, norma che ha adeguato la disciplina interna sulle esenzioni IVA ai rilievi mossi con la procedura d'infrazione n. 2008/2010.
  L'articolo 4 prevede un credito di imposta per investimenti pubblicitari in favore di operatori del settore sportivo, nei limiti della normativa europea sugli aiuti di Stato de minimis.
  L'articolo 5 prevede l'applicazione dell'aliquota ridotta al 5 per cento per l'erogazione di corsi di attività sportiva invernale e alle cessioni di cavalli vivi destinati a finalità diverse da quelle alimentari effettuate entro il 31 dicembre dell'anno successivo a quello della nascita, proroga stabilita in sede di conversione, in linea con la direttiva (UE) 2022/542, che ha modificato la direttiva IVA 2006/112/CE.
  L'articolo 8 dispone l'accantonamento e l'indisponibilità fino al 30 settembre 2024 delle risorse del Piano nazionale per gli investimenti complementari relative ad alcuni programmi previsti, per un totale di quasi 757 milioni di euro, per destinarle alla copertura degli eventuali oneri derivanti dal credito d'imposta per investimenti nella ZES unica per il Mezzogiorno di cui all'articolo 1 del decreto in esame.Pag. 262
  Sottolinea come degno di particolare considerazione sia inoltre l'articolo 10, recante disposizioni in materia di società a partecipazione pubblica, che detta norme in materia di adempimenti relativi alla fase pilota della riforma del sistema di contabilità pubblica del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), riforma 1.15, componente M1C1, al fine di implementare un sistema di contabilità per competenza economica basato sul principio c.d. accrual con riferimento all'esercizio 2025 per gli enti pubblici che coprono almeno il 90 per cento della spesa primaria dell'intero settore pubblico, in attuazione della direttiva n. 85/2011 del Consiglio dell'Unione europea relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri, così come modificata dalla direttiva EU 1264/2024 e in linea con le modifiche approvate al PNRR dal Consiglio dell'Unione europea (UE) con decisione dell'8 dicembre 2023 e con decisione del 14 maggio 2024.
  Illustra altresì il contenuto dell'articolo 15, che dispone l'esenzione dalla prestazione della garanzia, per il finanziamento agevolato di attività imprenditoriali che riguardano investimenti per l'internazionalizzazione delle imprese italiane nel continente africano, per un ammontare previsto di 613.000 euro per l'anno 2025, che, come si evince dalla relazione tecnica, avviene nei limiti della normativa de minimis sugli aiuti di Stato.
  Ricorda che disposizioni di particolare rilievo sono inoltre contenute negli articoli 18-bis, 18-ter e 18-quinquies, introdotti nel corso dell'esame al Senato.
  L'articolo 18-bis prevede per gli anni 2024, 2025 e 2026 un regime derogatorio relativamente e quanto disposto dal comma 3-bis, articolo 187, del TUEL per quanto concerne la gestione dell'avanzo di amministrazione non vincolato.
  L'articolo 18-ter differisce di sei mesi il periodo di tempo entro il quale possono essere perfezionate le assunzioni già autorizzate di personale a tempo indeterminato e a tempo determinato programmate dagli enti in dissesto finanziario, in riequilibrio finanziario pluriennale o strutturalmente deficitari, già autorizzate in tal senso dalla Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali (ai sensi dell'articolo 155 del TUEL).
  L'articolo 18-quinquies dispone che le Amministrazioni centrali titolari degli interventi del PNRR, al fine di assicurare la liquidità di cassa necessaria per i pagamenti di competenza dei soggetti attuatori, provvedono al trasferimento delle occorrenti risorse finanziarie fino al limite cumulativo del 90 per cento del costo dell'intervento a carico del PNRR, entro il termine di 30 giorni dal ricevimento della richiesta di trasferimento.
  Ulteriori disposizioni rilevanti sono infine contenute nell'articolo 20, che prevede un contributo a fondo perduto in favore degli operatori del turismo nelle aree sciistiche della dorsale appenninica, che hanno subito una significativa riduzione dei ricavi a causa della scarsità di neve nella stagione invernale 2023/2024, autorizzando, a tal fine, la spesa di 13 milioni di euro per il 2024.
  Non ravvisando elementi d'incompatibilità con l'ordinamento dell'Unione europea, in particolare con la vigente normativa europea in materia di aiuti di Stato, formula una proposta di parere favorevole (vedi allegato 1).

  Nessun altro chiedendo d'intervenire, la Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e lo Stato di Libia per evitare le doppie imposizioni, fatta a Roma il 10 giugno 2009, con Scambio di Note emendativo fatto a Roma il 7 e il 22 agosto 2014.
C. 2031 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Grazia DI MAGGIO (FDI), relatrice, segnala che il disegno di legge all'esame della Commissione, già approvato dal Senato, attiene ad una Convenzione, sottoscritta Pag. 263nel 2009, due anni prima che l'ondata di rivolte della cosiddetta «primavera araba» determinasse la caduta del regime, ed è stata poi confermata mediante uno scambio di Note nell'agosto 2014, che, non incidendo sui contenuti dell'intesa stessa, si è limitato ad aggiornare la denominazione formale dello Stato libico in Stato di Libia.
  L'intesa bilaterale, basata in larga parte sul modello di convenzione fiscale dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), è volta anche a rispondere agli sviluppi delle relazioni con la Libia da parte di alcuni segmenti del mondo imprenditoriale italiano e a regolare alcuni aspetti relativi agli investimenti libici in Italia, nel quadro del più generale ampliamento della rete di trattati internazionali bilaterali stipulati dall'Italia in materia di fiscalità diretta.
  La Convenzione costituirà quindi la nuova base giuridica per le relazioni economiche poste in essere tra gli operatori residenti nei due Paesi, oltre che in materia di ripartizione delle basi imponibili anche nel settore della cooperazione fra amministrazioni, in vista di una più efficace azione di contrasto all'evasione fiscale, nonché ad eventuali pratiche di abuso dei trattati (il c.d. Treaty Shopping).
  Il campo di applicazione della Convenzione riguarda, sotto il profilo soggettivo, i residenti di entrambi gli Stati contraenti e, sotto quello oggettivo, le imposte dirette elencate nell'articolo 2.
  Il metodo per evitare la doppia imposizione (articolo 23) prevede una combinazione fra il sistema di imputazione ordinaria utilizzato dal nostro Paese e quello misto, previsto per i residenti in Libia, tra esenzione e credito per i redditi di capitale.
  Quanto alla cooperazione amministrativa finanziaria (articolo 26), considerata da parte italiana una materia di primaria importanza, l'intesa raggiunta con la controparte ha portato alla definizione di una base giuridica che garantisce lo scambio di informazioni in materia fiscale, conformemente all'obiettivo prioritario della lotta all'evasione, nonché agli standard dell'OCSE, prevedendo in tal modo il superamento del segreto bancario e l'inclusione della Libia nella White List, prevista dal decreto legislativo n. 239 del 1996.
  Il disegno di legge di ratifica è composto da quattro articoli: autorizzazione alla ratifica, ordine di esecuzione, copertura finanziaria ed entrata in vigore.
  Richiama, altresì, l'importanza di coltivare rapporti costruttivi con il popolo libico, a beneficio di entrambe le parti, come rappresentato anche dalla Convenzione oggetto della ratifica in esame, nonché dalle attività del Gruppo interparlamentare di amicizia Italia-Libia, e dallo stesso presidente Meloni, che tra i suoi primi viaggi ufficiali all'estero si è recata in visita a Tripoli nel gennaio 2023.
  Il percorso di stabilizzazione della Libia sembra ora rafforzarsi con la prospettiva dell'indizione di elezioni generali, dopo che si è raggiunto un accordo sulla legge elettorale. L'intesa sulle doppie imposizioni rappresenta quindi un tassello che va in questa direzione di relazioni costruttive e di stabilizzazione del Paese.
  Segnala da ultimo che la Convenzione in esame, conformandosi al modello OCSE tradizionale di convenzione contro le doppie imposizioni, utilizzato dagli Stati membri dell'Unione europea, non genera incompatibilità con l'ordinamento europeo. Formula, pertanto, una proposta di parere favorevole (vedi allegato 2).

  Nessun altro chiedendo d'intervenire, la Commissione approva la proposta di parere della relatrice.

Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029.
Doc. CCXXXII, n. 1.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Alessandro GIGLIO VIGNA, presidente, nel dare la parola alla relatrice Rossello, ricorda in via preliminare che, per lo svolgimento dell'esame parlamentare del Piano, si applicheranno le procedure attualmente Pag. 264previste per l'esame del Documento di economia e finanza (DEF), in attuazione, dell'articolo 118-bis del Regolamento della Camera dei deputati e dell'articolo 125-bis del Regolamento del Senato della Repubblica. Osserva altresì che il Piano è assegnato alle Commissioni Bilancio dei due rami del Parlamento in sede referente, nonché a tutte le altre Commissioni permanenti e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali in sede consultiva.
  Le due Commissioni Bilancio potranno quindi procedere, anche congiuntamente, all'acquisizione dei necessari elementi conoscitivi sui contenuti dello schema del Piano nell'ambito di un programma di audizioni. Fa presente che, a seguito dell'espressione dei pareri da parte delle altre Commissioni, le Commissioni Bilancio procederanno all'approvazione della relazione da presentare all'Assemblea. Aggiunge che in tale fase sarà possibile la presentazione di eventuali relazioni di minoranza.
  Rileva infine che la deliberazione sullo schema del Piano da parte delle Assemblee dei due rami del Parlamento avrà luogo con l'approvazione di risoluzioni, che approveranno il Piano e il livello dell'andamento della spesa netta riferita al periodo di aggiustamento.

  Piero DE LUCA (PD-IDP), nell'ottica di promuovere e valorizzare le attività della XIV Commissione, come concordato nel corso di un apposito incontro informale con il Presidente della Camera e l'Ufficio di presidenza della Commissione, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ricorda la proposta di svolgere in sede congiunta con la V Commissione Bilancio un ciclo di audizioni sui contenuti e le principali implicazioni del Piano. Chiede ai colleghi della maggioranza di sostenere e dare attuazione alla proposta di un maggiore coinvolgimento della XIV Commissione, anche alla luce del collegamento tra il Piano strutturale e le nuove regole sulla governance economica europea, fortemente legate alle materie di competenza della Commissione.

  Raffaele BRUNO (M5S) si associa alle considerazioni espresse dal deputato De Luca.

  Alessandro GIGLIO VIGNA, presidente, fa presente che una richiesta di questo tipo impatterebbe sul quadro regolamentare in materia di competenze della Commissione Bilancio: l'ufficio di presidenza di quella Commissione, d'intesa con quello dell'omologa Commissione del Senato, ha già definito un programma di audizioni sul Piano strutturale, funzionale ad un suo esame articolato del documento, il cui esame, in sede consultiva, dovrà concludersi entro martedì 8 ottobre.

  Piero DE LUCA (PD-IDP) sottolinea che la proposta avanzata non intenda rallentare in alcun modo l'esame del Piano, evidenziando come l'efficienza dei tempi rappresenti un'esigenza primaria per il prosieguo dei lavori parlamentari.

  Alessandro GIGLIO VIGNA, presidente, ribadisce l'impossibilità di procedere congiuntamente con la Commissione Bilancio, riservandosi di valutare qualsiasi proposta alternativa che dovesse essere sottoposta da parte dei gruppi.

  Cristina ROSSELLO (FI-PPE), relatrice, ricorda che la nuova programmazione della politica di bilancio e delle politiche economiche nazionali introdotta dalla riforma della governance economica europea, sulla quale la nostra Commissione ha lavorato nei mesi scorsi, è ora definita nel Piano strutturale di bilancio a medio termine (Piano strutturale di bilancio).
  Nel corso della lunga trattativa che ha portato alla definizione della nuova governance economica europea, com'è noto o il Governo ha sostenuto l'esigenza di assicurare maggiori spazi di bilancio per gli investimenti e la sicurezza nazionale.
  La soluzione di compromesso raggiunta a ventisette ha prodotto un insieme di regole assai complesso non solo a livello comunicativo, ma anche tecnico che non ha risolto la questione della postura di politica di bilancio (Fiscal Stance) a livello UE e area euro.
  Data l'esigenza per gli Stati membri con elevato debito pubblico di seguire politiche di riduzione dei rispettivi deficit, la stance Pag. 265della politica di bilancio dell'insieme dei Paesi europei potrebbe risultare restrittiva a fronte di sfide tecnologiche e ambientali a cui le altre potenze economiche continuano a rispondere con un ampio utilizzo di risorse pubbliche.
  Cionondimeno, le nuove regole europee segnano un miglioramento rispetto al vecchio PSC in termini di gradualità dell'aggiustamento di bilancio, di anticiclicità, di orizzonte di programmazione e di integrazione tra le varie componenti della politica economica.
  Il Piano stabilisce il quadro di riferimento programmatico per la gestione della finanza pubblica e la realizzazione di investimenti e riforme, valido fino al 2029.
  È prevista una disciplina transitoria relativa ai tempi di presentazione del primo Piano strutturale di bilancio, ai requisiti sulla programmazione e al relativo monitoraggio.
  L'obiettivo della salvaguardia comune sul debito (prevede una riduzione media minima annua del rapporto debito/PIL, calcolata dall'anno precedente l'inizio della traiettoria (2024), o dall'anno in cui si prevede l'uscita dalla procedura per disavanzi eccessivi, fino alla fine del periodo di aggiustamento) pari a 1 punto percentuale del PIL per i Paesi con un debito superiore al 90 per cento del PIL e a 0,5 punti percentuali per i Paesi con un debito tra il 60 e il 90 per cento.
  La salvaguardia di resilienza relativa al deficit, prevede che l'aggiustamento di bilancio continui, se necessario, fino al raggiungimento di un livello di disavanzo strutturale pari all'1,5 per cento del PIL, con un miglioramento annuale del saldo primario strutturale pari a 0,4 punti percentuali del PIL (ridotto a 0,25 punti in caso di estensione a sette anni).
  Per quanto riguarda il nostro Paese, osserva che gli introiti da dismissioni, i proventi ETS (Emission Trading System) nella disponibilità del Ministero dell'economia e delle finanze e altre sopravvenienze contribuiranno alla riduzione del debito pubblico, non solo quest'anno ma anche nel corso del prossimo triennio. Tuttavia, la discesa del rapporto tra debito pubblico e PIL nei prossimi anni, soprattutto nel periodo 2024-2026, sarà frenata dall'impatto sul fabbisogno di cassa dello Stato delle compensazioni d'imposta legate ai Superbonus edilizi introdotti a partire dal 2020. Le previsioni del Piano scontano, pertanto, un moderato aumento del rapporto debito/PIL fino al 2026, che negli anni successivi sarà seguito da una discesa in linea con le nuove regole, che con l'uscita dalla PDE richiedono una riduzione media di almeno un punto percentuale di PIL.
  Le nuove norme del regolamento (UE) 1264/2024 sulla procedura per disavanzi eccessivi prevedono che lo Stato debba ridurre il rapporto deficit/PIL realizzando ogni anno una correzione espressa in termini di saldo strutturale.
  Pertanto, in caso di aumento dei tassi di interesse sul debito, la correzione di bilancio richiesta corrisponderebbe a obiettivi di avanzo primario strutturale più elevati al fine di poter conseguire il livello del saldo strutturale considerato. Per tale ragione, nell'ambito delle disposizioni transitorie (considerando 23 del Regolamento (UE) 1264/2024) si prevede che la Commissione europea, per gli anni 2025, 2026 e 2027, nel valutare le procedure di disavanzo eccessivo, possa adeguare il saldo strutturale richiesto allo scopo di tenere conto dell'aumento dei tassi di interesse, a condizione che lo Stato spieghi come affronterà le Raccomandazioni specifiche per Paese e quali investimenti e riforme farà per affrontare le priorità comuni dell'UE.
  Il livello di spesa netta programmato nel Piano indica lo spazio di bilancio disponibile per perseguire gli obiettivi di politica fiscale del Governo. Il livello di crescita della spesa netta esposto nel Piano non potrà essere modificato nella fase di attuazione fino al suo termine (2029) ad eccezione delle ipotesi previste dalla normativa europea vigente.
  Eventuali scostamenti dei tassi di crescita della spesa netta saranno monitorati a consuntivo e registrati annualmente nel conto di controllo dalla Commissione europea.
  La presentazione del primo Piano strutturale di bilancio dell'Italia si colloca in Pag. 266una fase dell'economia globale caratterizzata da numerosi fattori di incertezza geopolitica, già descritti dalla Commissione europea e dalle principali istituzioni economiche internazionali, che possono influenzare in modo sempre più rilevante le scelte e l'efficacia delle misure di politica economica.
  L'elevato livello di incertezza dell'economia globale è prevalentemente legato ai cambiamenti del clima, allo sviluppo e la diffusione di innovazioni tecnologiche che avranno notevoli ricadute sulla competitività e le condizioni del lavoro, l'emergere di tensioni geo-economiche avverse alle regole multilaterali del commercio mondiale e di nuove forme di competizione destinate ad accrescere i momenti di crisi nei rapporti di forza tra le potenze globali.
  Relativamente ai recenti andamenti dell'economia nazionale, il Piano strutturale di bilancio mette in rilievo come nel primo semestre del 2024 la dinamica del PIL si sia mantenuta in linea con le previsioni formulate nel DEF dello scorso aprile, nonostante il permanere di un contesto geopolitico mondiale incerto e di una politica monetaria, a livello dell'area euro, ancora restrittiva.
  Dopo l'incremento congiunturale del primo trimestre (+0,3 per cento), il PIL ha segnato un lieve aumento su base congiunturale anche nel secondo trimestre 2024 (+0,2 per cento), registrando il quarto tasso di crescita positivo consecutivo.
  Il Piano strutturale di bilancio presenta due scenari di previsioni macroeconomiche, uno tendenziale e l'altro programmatico. Lo scenario programmatico incorpora l'impatto sull'economia delle nuove misure che saranno adottate con la prossima legge di bilancio.
  Lo scenario macroeconomico di partenza resta pertanto quello a legislazione vigente, secondo l'approccio adottato nei precedenti documenti di programmazione. Alcune differenze di rilievo, che riguardano la valutazione dell'impatto della manovra di finanza pubblica sulla dinamica delle principali variabili macroeconomiche, tra cui il PIL e le sue componenti si riflettono, invece, sull'elaborazione delle previsioni programmatiche. Il quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2025 e successivi presentato dal Piano include l'impatto sull'economia delle misure che saranno adottate con la prossima manovra di bilancio.
  Da un confronto tra le previsioni di crescita della Commissione europea e quelle esposte nel Piano osserva che nelle previsioni di primavera 2024 dello scorso maggio, la Commissione prefigurava per il 2024 e il 2025 una crescita dello 0,9 per cento e dell'1,1 per cento del PIL, sulla base di uno scenario tendenziale a politiche invariate, mentre lo scenario programmatico riportato nel Piano stima una crescita, rispettivamente dell'1 per cento e dell'1,2 per cento. Per il 2025, le stime tendenziali dei principali previsori è lievemente inferiore rispetto a quella del Piano: secondo il FMI il tasso di crescita del PIL reale sarà pari allo 0,9 per cento e secondo l'OCSE il PIL reale crescerà dell'1,1 per cento.
  La disciplina transitoria prevede altresì la presentazione alle istituzioni europee del primo Piano entro il 20 settembre 2024, salvo proroghe concordate con la Commissione. Il Governo italiano ha comunicato alla Commissione (con lettera del 4 settembre scorso) l'intenzione di posticipare la trasmissione del Piano al fine di poter disporre della revisione dei dati di contabilità nazionale pubblicati dall'ISTAT lo scorso 23 settembre. Secondo quanto riportato nel documento in esame, l'invio della proposta di Piano alle istituzioni europee dovrebbe avvenire entro la metà di ottobre, quando è prevista la trasmissione del Documento programmatico di bilancio.
  Sulla base delle condizioni previste dalla normativa europea e dello scambio tecnico avuto con il Governo, il 21 giugno 2024 la Commissione ha trasmesso all'Italia la traiettoria di riferimento della spesa netta. Nel mese successivo, si è svolto un dialogo tecnico tra il Governo e la Commissione europea per discutere i principali contenuti del Piano, tra cui il sentiero di spesa netta, le prospettive economiche e fiscali e il programma di riforme e investimenti. Il 26 luglio il Consiglio dell'UE ha avviato una procedura per i disavanzi eccessivi nei confronti dell'Italia e di altri sei Stati membri.Pag. 267
  A settembre l'Ufficio Parlamentare di Bilancio ha trasmesso al Ministero dell'economia e delle finanze (MEF) i propri rilievi relativi al quadro macroeconomico tendenziale provvisorio del Piano strutturale di bilancio di medio termine (PSB) 2025-2029 e in data 25 settembre 2024, l'UPB ha inviato una lettera di conferma della validazione del quadro macroeconomico tendenziale aggiornato alla luce delle stime diffuse dall'ISTAT relative alla revisione generale dei Conti Economici Nazionali.
  Il 25 settembre il Governo ha presentato alle parti sociali lo schema di Piano strutturale di bilancio. La proposta di Piano è stata quindi deliberata dal Consiglio dei ministri e trasmessa al Parlamento il 27 settembre.
  Dopo l'esame parlamentare, il Governo dovrà inviare la proposta alle istituzioni europee. La Commissione valuterà la proposta entro sei settimane. La proposta di Piano dovrà infine essere approvata con raccomandazione dal Consiglio dell'UE.
  Secondo le disposizioni transitorie, durante il periodo in cui è in vigore il Dispositivo per la ripresa e la resilienza, gli interventi del PNRR possono essere presi in considerazione per l'estensione del periodo di aggiustamento di bilancio da quattro a sette anni. Inoltre, tale disciplina transitoria prevede che i progetti di spesa finanziati con i prestiti del PNRR o con forme di cofinanziamento nazionale di programmi dell'UE negli anni 2025 e 2026 possano valere per modulare in modo più graduale la correzione di bilancio richiesta durante il percorso di aggiustamento.
  Nonostante il Piano rappresenti un documento di programmazione valido fino al 2029, il Governo italiano – secondo quanto si apprende dalla proposta del Piano – intende richiedere l'estensione del periodo di aggiustamento di bilancio da quattro a sette anni. Di conseguenza, la proposta di Piano espone la programmazione delle correzioni di bilancio richieste dalla nuova governance economica in un orizzonte temporale che arriva al 2031.
  Il Piano strutturale di bilancio del Governo pone le basi di una programmazione pluriennale della politica di bilancio, tendente alla sostenibilità delle finanze pubbliche (seguendo un determinato percorso della spesa netta nazionale) e all'aumento della crescita potenziale supportata da riforme e investimenti.
  Esso, inoltre, affrontare le criticità strutturali del sistema economico e sociale dell'Italia, tra cui quelle riportate nel Country Report 2024 e nelle Raccomandazioni specifiche per Paese;
  Contribuisce altresì al raggiungimento degli obiettivi connessi alle priorità comuni dell'UE. Secondo quanto esposto nella proposta di Piano elaborata dal Governo, i citati obiettivi di correzione annuale del saldo primario strutturale corrispondono al tasso medio di crescita annuale della spesa netta espresso a prezzi correnti – pari all'1,5 per cento fino al 2031 – che la Commissione europea ha formulato nella traiettoria di riferimento trasmessa lo scorso giugno.
  Nella proposta del Piano strutturale di bilancio è espresso l'impegno a completare l'attuazione del PNRR ed a estenderne la portata negli anni futuri. Negli anni 2025 e 2026 l'Italia concentrerà i propri sforzi per conseguire la piena attuazione del PNRR, mentre, negli anni successivi l'azione riformatrice sarà dedicata a consolidare e sviluppare ulteriormente i risultati raggiunti.
  Il PNRR, a seguito delle ultime modifiche (decisione di esecuzione del Consiglio dell'UE dell'8 dicembre 2023 e del 14 maggio 2024), ha una dotazione finanziaria pari a 194,4 miliardi di euro (di cui 122,6 miliardi di prestiti e 71,8 miliardi di sovvenzioni), organizzata in 10 scadenze semestrali, per la realizzazione di 66 riforme e 150 investimenti, per un totale di 618 traguardi e obiettivi.
  Per quanto concerne l'avanzamento procedurale, si fa presente come dalla Quinta Relazione del Governo sullo stato di attuazione del PNRR al 30 giugno 2024 risultino attivati, ossia finanziati e in corso di esecuzione, interventi PNRR per un valore complessivo di circa 165 miliardi di euro, pari all'85 per cento della dotazione complessiva del Piano.Pag. 268
  La spesa sostenuta si attesta a 53,4 miliardi di euro (dato REGIS al 24 settembre 2024). Gli interventi non ancora attivati, con un valore complessivo pari a 29,6 miliardi di euro, si riferiscono a misure introdotte con la revisione del PNRR approvata l'8 dicembre 2023 e ad altre misure per le quali la fase di selezione dei progetti da finanziare è in via di conclusione.
  Dopo il 2026 il Piano prevede ulteriori interventi strutturali volti a migliorare la qualità delle istituzioni e quella dell'ambiente imprenditoriale con interventi in cinque ambiti:

   giustizia;

   amministrazione fiscale;

   gestione responsabile della spesa pubblica;

   supporto alle imprese e promozione della concorrenza;

   Pubblica Amministrazione.

  Il Piano descrive anche altre politiche di carattere settoriale per il perseguimento delle priorità strategiche nazionali ed europee, che necessiteranno di forme di coordinamento con gli altri Stati membri dell'UE: la resilienza sociale ed economica, l'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali (inclusi i relativi obiettivi in materia di natalità, occupazione, competenze e riduzione della povertà); la transizione verde e quella digitale; lo sviluppo delle filiere produttive compatibile con il contrasto ai cambiamenti climatici; la sicurezza energetica; il contrasto al degrado e all'illegalità. Il Piano include anche delle misure per il rafforzamento della capacità di difesa.
  Particolare rilievo assume la riforma fiscale: sarà intensificata l'attuazione della legge delega di riforma e si consolideranno i risultati già raggiunti in relazione al contrasto all'evasione, anche tramite nuove misure volte a migliorare la compliance nelle transazioni che coinvolgono il consumatore finale.
  Dal lato delle uscite, si attueranno ulteriori misure per migliorare la programmazione e il controllo della spesa pubblica e per responsabilizzare i centri di spesa a livello statale, regionale e locale in coerenza al progredire della cosiddetta «Autonomia differenziata».
  Le preme inoltre segnalare che il Piano nel suo insieme mira a sviluppare ulteriormente quanto intrapreso con il PNRR in particolare con riguardo agli investimenti per migliorare le prospettive demografiche, l'istruzione e la ricerca, nonché l'allineamento delle competenze dei lavoratori a quelle richieste dal mercato del lavoro, oltre ad assicurare maggiori servizi di cura per la prima infanzia, il potenziamento delle politiche attive per il mercato del lavoro e la coesione economica e sociale, nonché ad accelerare le transizioni verde e digitale.
  La proposta del Piano strutturale di bilancio espone anche la stima dell'impatto sul PIL reale delle riforme e degli investimenti del PNRR fino all'anno 2031, suddividendo tale impatto tra le riforme implementate e da implementare e tra gli investimenti implementati e da implementare.
  Sono inoltre analizzati gli impatti sul PIL delle nuove riforme valide per l'estensione del Piano strutturale di bilancio. La riforma prevista dal Piano relativa all'amministrazione fiscale è valutata nell'ambito del Quadro Macroeconomico Programmatico del disegno di legge di bilancio 2025. Tuttavia, nel Piano, si afferma che le misure in materia fiscale potrebbero avere un impatto positivo anche nel lungo periodo.
  Il documento afferma pertanto che l'insieme delle riforme PNRR implementate produrrebbe un incremento del livello del PIL del 2,2 per cento al 2031; il completamento delle riforme da implementare produrrebbe, al 2031, un ulteriore aumento di 1,7 punti percentuali. L'insieme degli investimenti PNRR implementati porterebbe ad un aumento del livello del PIL dello 0,7 per cento nel 2031, a cui si sommerebbe un ulteriore effetto positivo pari a 1,5 punti percentuali realizzando anche gli ulteriori investimenti da implementare dopo il 2024.Pag. 269
  Per quanto riguarda le nuove misure valide per l'estensione del Piano, queste produrrebbero un aumento del livello del PIL al 2031 dello 0,5 per cento.
  Nel complesso, le misure valide per l'estensione del Piano, ovvero gli investimenti e le riforme da implementare del PNRR e le nuove riforme, potrebbero condurre ad un aumento del PIL del 3,8 per cento entro il 2031.
  Dopo l'approvazione del livello di variazione della spesa netta riportato nella proposta di Piano con raccomandazione da parte del Consiglio dell'UE, il Piano sarà realizzato secondo le misure previste annualmente dalla legge di bilancio e dalle altre politiche pubbliche. Il monitoraggio è demandato alla Relazione annuale sui progressi compiuti, da trasmettere alla Commissione entro il 30 aprile di ogni anno.
  Per quanto attiene al disegno di legge di bilancio per l'anno 2025, che dovrebbe essere presentato entro il termine ordinario del 20 ottobre 2024, conformemente a quanto attualmente previsto dalla legislazione vigente, le disposizioni volte a garantire il rispetto del principio dell'equilibrio di bilancio, contenute nell'articolo 14 della legge n. 243 del 2012, dovrebbero essere opportunamente interpretate, al fine di considerare l'equilibrio del bilancio dello Stato corrispondente ad un valore del saldo netto da finanziare coerente con gli obiettivi programmatici, che in base alla nuova disciplina saranno definiti in termini di spesa netta nel Piano strutturale di bilancio.
  Il Governo conferma e rende strutturali gli effetti del cuneo fiscale sui redditi da lavoro dipendente fino a 35 mila euro e l'accorpamento delle aliquote IRPEF su tre scaglioni già in vigore quest'anno. Gli effetti del cuneo fiscale assumeranno una nuova fisionomia al fine di raggiungere il medesimo obiettivo senza ulteriori tensioni sul piano della spesa pluriennale. Le politiche invariate comprendono anche le risorse necessarie al rinnovo dei contratti pubblici, al finanziamento di misure per favorire la natalità e al rifinanziamento delle missioni di pace. Il Governo conferma, inoltre, l'obiettivo di sostenere la spesa sanitaria. Per gli anni successivi al 2026, verranno anche stanziate le risorse necessarie a mantenere gli investimenti pubblici in rapporto al PIL al livello registrato durante il periodo di vigenza del PNRR.
  In continuità con le azioni adottate nel PNRR, nei programmi di coesione e negli atti di programmazione economica e sociale adottati negli anni più recenti, si segnalano ulteriori policies volte a colmare le criticità del Paese.
  Per alcuni di essi, l'Italia intende portare a termine quanto già avviato; per altri, si impegna a introdurre un loro potenziamento o una loro estensione oltre l'orizzonte previsto, apportando interventi di aggiustamento nelle modalità di attuazione o nella definizione dei destinatari delle misure.
  Particolare spazio assumono le misure per la famiglia e la natalità: le rapide trasformazioni demografiche, economiche, sociali e tecnologiche rendono infatti evidente la necessità di una programmazione che, nel medio termine, possa assicurare strumenti idonei a fronteggiare le sfide future, contribuendo all'attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali e al raggiungimento degli obiettivi al 2030, inerenti all'occupazione, la formazione della popolazione adulta e la riduzione della povertà.
  Il Governo intende rafforzare i propri sforzi per contrastare la tendenza demografica negativa, per ampliare il sistema assistenziale e il supporto alle famiglie e creare un ambiente economico, sociale ed occupazionale che incentivi la natalità.
  L'impianto complessivo del Piano è stato definito sulla base di analisi dei fabbisogni strutturali del Paese, in continuità con il PNRR e in coerenza con gli altri programmi a medio termine già definiti o in corso di elaborazione, tra cui il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC), il Programma strategico per il decennio digitale 2030 ed il Piano Mattei per l'Africa, che mira a instaurare una collaborazione paritaria con alcuni Paesi partner del Continente africano su sei aree strategiche: i) energia; ii) infrastrutture; iii) sanità; iv) risorse idriche; v) agricoltura; vi) formazione e istruzione.Pag. 270
  Conclusivamente rilevo come il Piano tragga spunto da un'idea di economia sociale di mercato dinamica e aperta. L'attore pubblico è chiamato a definire una cornice di regole e di linee di intervento capaci di promuovere e rafforzare le energie imprenditoriali e le forze di mercato, quali motori chiave della crescita economica, a vantaggio del lavoro e dello sviluppo complessivo della nostra società.
  Il Piano consegue pienamente l'obiettivo di rafforzare l'integrazione tra la politica di bilancio nazionale e le linee-guida europee, favorendo una maggiore armonizzazione delle regole fiscali ed una risposta coordinata alle sfide comuni dell'UE. L'idea è di promuovere una crescita sostenibile e inclusiva, con particolare attenzione all'equilibrio tra disciplina fiscale e investimenti strategici in settori innovativi e socialmente rilevanti.
  L'approccio basato sull'«economia sociale di mercato», prospettato dal Ministro dell'economia nell'introduzione del documento, è evidente nell'enfasi posta sul ruolo del mercato e dell'imprenditorialità come motori della crescita economica. Il piano riconosce la necessità di una cornice regolatoria chiara e di interventi pubblici mirati, che possano facilitare le energie del mercato senza però soffocare la dinamica competitiva. Vi è un riconoscimento del ruolo chiave delle riforme strutturali per migliorare l'ambiente imprenditoriale, la competitività dell'Italia, e in generale per promuovere la coesione sociale ed economica dell'UE.
  Il documento pone le basi per un'agenda che non solo tiene conto delle specificità italiane, ma che è strettamente connessa alle priorità e agli obiettivi comuni europei, sottolineando il ruolo dell'Italia come parte integrante del progetto europeo. La visione di un'economia sociale di mercato dinamica ed aperta riflette una sintesi tra i princìpi di responsabilità fiscale e le esigenze di crescita e sviluppo sostenibile, in linea con i valori fondanti dell'UE.
  Esprime infine l'auspicio che, nelle fasi di confronto con le istituzioni europee sulla traiettoria di attuazione del Piano, il Parlamento possa contribuire, con tutti i tempi necessari, a definire le posizioni italiane in maniera coerente e unitaria, in modo che riflettano le priorità socio-economiche del Paese.

  Alessandro GIGLIO VIGNA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 10.25.

ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 2 ottobre 2024. — Presidenza del presidente Alessandro GIGLIO VIGNA.

  La seduta comincia alle 10.25.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni per il compiuto adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni della direttiva (UE) 2016/343, sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali.
Atto n. 196.
(Esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del Regolamento, e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno.

  Cristina ROSSELLO (FI-PPE), relatrice, segnala che la Commissione è chiamata a esprimere il proprio parere di competenza sull'Atto del Governo in titolo, che reca l'adeguamento dell'ordinamento italiano alla direttiva (UE) 2016/343, tesa al rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione d'innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali.
  Rileva come la direttiva miri a rafforzare specifici aspetti del diritto alla presunzione di innocenza per l'imputato, e di conseguenza anche per l'indagato, nei procedimenti penali, fino a quando la sua colpevolezza non sia dimostrata con una sentenza definitiva, garantendo inoltre il diritto di assistere al proprio processo.Pag. 271
  Vengono regolati: il diritto a non essere presentato come colpevole dalle autorità pubbliche prima della sentenza definitiva; l'onere della prova della colpevolezza a carico dell'accusa; il principio del favor rei, che stabilisce che ogni ragionevole dubbio sulla colpevolezza deve essere risolto a favore dell'imputato; il diritto a non autoaccusarsi e a non collaborare; il diritto al silenzio; e il diritto di presenziare al proprio processo.
  Ricorda che lo schema di decreto è stato redatto in conformità alla delega legislativa prevista dall'articolo 4 della legge n. 15 del 2024 (legge di delegazione europea 2022-2023). Tale articolo 4 prevede anche un principio e un criterio direttivo specifico per modificare l'articolo 114 del codice di procedura penale, in linea con gli articoli 21, 24 e 27 della Costituzione, introducendo il divieto di pubblicazione, integrale o parziale, del testo dell'ordinanza di custodia cautelare fino alla conclusione delle indagini preliminari o al termine dell'udienza preliminare, in conformità agli articoli 3 e 4 della suddetta direttiva.
  Il decreto legislativo è composto da 3 articoli: l'articolo 1 e l'articolo 3 riguardano rispettivamente l'oggetto e la clausola di invarianza finanziaria.
  L'articolo 2, invece, attua il criterio specifico della delega menzionato. In particolare, la lettera a) elimina, al comma 2 dell'articolo 114 del codice di procedura penale, la frase finale «, fatta eccezione per l'ordinanza indicata dall'articolo 292», che escludeva espressamente dal divieto di pubblicazione le ordinanze che applicano misure cautelari personali.
  La lettera b) introduce la parte costruttiva dell'intervento normativo, attuando il criterio di delega tramite l'inserimento di un nuovo comma 6-ter nell'articolo 114 del codice di procedura penale. Questo comma mantiene la regola generale della pubblicazione degli atti non più segreti, ma vieta la pubblicazione delle ordinanze che applicano una misura di custodia cautelare, replicando il limite esplicito previsto per tali provvedimenti restrittivi. Inoltre, viene confermata la limitazione temporale del divieto, che rimane valido «fino alla conclusione delle indagini preliminari o al termine dell'udienza preliminare».
  Come emerge dalla relazione illustrativa, con le novelle recate dallo schema di decreto legislativo si interviene allo scopo di evitare che sia pubblicabile il testo, anche solo parziale, delle ordinanze che applicano una misura cautelare di natura custodiale, fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare. Ciò al fine di evitare che la «collettività possa essere indotta, dalla lettura dell'ordinanza applicativa della misura cautelare, a ritenere come effettivamente responsabile» l'indagato destinatario della misura, giacché la lettura dell'ordinanza cautelare, che espone necessariamente in modo approfondito la serie di elementi indiziari a carico del destinatario della misura, può determinare «un livello di convincimento assai elevato e stigmatizzante da parte della collettività in merito alla responsabilità, malgrado la fase processuale si collochi solo nel momento preliminare delle indagini».
  Poiché il provvedimento è inteso a garantire una più precisa e completa conformità del nostro ordinamento alla direttiva 2016/343/UE, come previsto dall'articolo 4 della legge 21 febbraio 2024, n. 15 (legge di delegazione europea 2022-2023), propone la formulazione di un parere favorevole (vedi allegato 3).

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere della relatrice.

  La seduta termina alle 10.30.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Mercoledì 2 ottobre 2024. — Presidenza del presidente Alessandro GIGLIO VIGNA.

  La seduta comincia alle 10.30.

Programma di lavoro della Commissione per il 2024 – Trasformare il presente e prepararsi al futuro.
(COM(2023) 638 final). Pag. 272
Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2024.
(Doc. LXXXVI, n. 2).
(Seguito dell'esame congiunto, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti in oggetto, rinviato nella seduta del 25 settembre scorso.

  Antonio GIORDANO (FDI), relatore, ricorda preliminarmente che la relazione programmatica, in base all'articolo 13, comma 1, della legge n. 234 del 2012, definisce gli orientamenti e le priorità che il Governo intende perseguire nell'anno successivo con riferimento agli sviluppi del processo di integrazione europea. Il documento deve essere trasmesso alle Camere entro il 31 dicembre dell'anno precedente.
  La relazione – trasmessa al Parlamento il 26 luglio di quest'anno – non riporta informazioni sempre aggiornate al momento della sua pubblicazione, presumibilmente a causa tempi di elaborazione della relazione, piuttosto complessi da momento che implicano il coinvolgimento delle varie amministrazioni competenti.
  Il documento, tuttavia, definisce partitamente la visione generale del Governo sulle prospettive future dell'Unione europea ed indica le linee strategiche dell'Esecutivo relativamente ai singoli dossier europei, sulla base del Programma di lavoro della Commissione europea per il 2024 e delle priorità della Commissione europea per il periodo 2019-2024.
  La relazione per il 2024 è articolata in quattro parti.
  La prima riguarda lo sviluppo del processo di integrazione europea, osservato attraverso la lente delle questioni istituzionali e delle politiche macroeconomiche.
  La seconda è dedicata alle politiche strategiche, quali: le iniziative avviate nell'ambito del Green deal europeo; il completamento del mercato interno e la digitalizzazione; la promozione dello stile di vita europeo; e le iniziative per conferire nuovo slancio alla democrazia europea.
  La terza parte illustra gli orientamenti del Governo in materia di dimensione esterna dell'UE con particolare riferimento all'autonomia strategica europea, alle iniziative per il rafforzamento della difesa europea, anche da punto di vista industriale, al supporto militare e finanziario all'Ucraina, alla politica di allargamento ed a quella del vicinato meridionale, e alle attività alla dimensione esterna delle politiche migratorie dell'UE.
  La quarta infine è dedicata all'azione di coordinamento nazionale delle politiche europee, alle politiche di coesione, nonché di comunicazione e formazione sull'attività dell'Unione europea.
  In linea con la precedente relazione, il contenuto delle varie parti, dopo una breve introduzione, è opportunamente strutturato in 138 schede relative a «dossier» specifici – su singole questioni o proposte legislative dell'UE – che descrivono gli obiettivi, le azioni e i risultati attesi riconducibili ai vari interventi.
  La relazione affronta le linee programmatiche che l'Italia intende perseguire nel contesto dell'Unione europea (UE) per il 2024. L'obiettivo centrale è tutelare gli interessi nazionali italiani nell'ambito di una crescente integrazione europea, promuovendo la visione di un'Europa più resiliente e sovrana, con particolare attenzione alle esigenze della sicurezza nazionale, della crescita economica e della difesa della cultura e dell'identità europee.
  L'Italia sostiene una trasformazione verde ed ecologica che rispetti i principi di sostenibilità, ma insiste anche sulla protezione della competitività dell'industria europea, che rischia di essere indebolita da regolamentazioni eccessive. La digitalizzazione viene vista come pilastro fondamentale per lo sviluppo economico, con enfasi sulla sovranità digitale europea, inclusa la produzione di semiconduttori e l'intelligenza artificiale. C'è un richiamo alla protezione degli interessi strategici nazionali, promuovendo un'industria tecnologica europea autonoma e riducendo le dipendenze esterne.
  Si sottolinea l'importanza delle politiche di coesione per ridurre le disparità regionaliPag. 273 in Europa, favorendo uno sviluppo equilibrato e proteggendo il principio della sovranità nazionale di ogni Stato membro. Sul fronte dell'allargamento dell'UE, l'Italia promuove l'integrazione di Paesi come Ucraina, Moldavia e Georgia, oltre ai Balcani occidentali, ma enfatizza l'importanza del merito nei processi di adesione e dei benefici strategici che tali adesioni possono comportare per l'Europa e l'Italia stessa.
  Il documento mette in luce la necessità di guadagnare una maggiore autonomia strategica per affrontare crisi globali e rafforzare la resilienza economica europea. Si evidenzia la necessità di superare le dipendenze in settori chiave (energia, semiconduttori, difesa) attraverso una politica di sviluppo industriale e tecnologico che favorisca la sovranità economica dell'UE. L'accento viene posto su un nuovo ruolo dell'Europa nel garantire la propria sicurezza economica, attraverso il rafforzamento del commercio interno e la promozione di partnership strategiche a livello globale.
  La relazione sottolinea la necessità di mantenere un dialogo costante tra Governo e Parlamento italiano per assicurare che le decisioni prese a livello europeo siano coerenti con gli interessi nazionali. Si ribadisce l'importanza di monitorare gli sviluppi europei e di influenzare proattivamente le politiche comunitarie, soprattutto in vista della nuova legislatura UE e del rinnovo delle cariche istituzionali europee nel periodo 2024-2029.
  Al di là della disamina degli orientamenti programmatici che il Governo sta già ponendo in essere e sui quali, come sappiamo, vi è una forte interlocuzione con il Parlamento, sia in Aula che nelle Commissioni, ritengo che il valore aggiunto di questo esame parlamentare possa consistere in una valutazione politico-strategica delle priorità nuovo ciclo istituzionale dell'Unione nel 2024-2029, così come sono definite in tre passaggi modali successivi allo svolgimento delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo del 6-9 giugno.
  Si tratta in primo luogo dell'Agenda strategica dell'Unione, approvata dal Consiglio europeo del 27 giugno scorso, utile a pianificare il lavoro del Consiglio europeo e come base dei programmi di lavoro delle altre istituzioni dell'UE.
  Un secondo passaggio, il 19 luglio scorso, è stato rappresentato dalla presentazione, degli Orientamenti politici sui quali la Commissione intende concentrarsi e realizzare nel corso del suo mandato 2024-2029, avvenuta immediatamente dopo l'elezione della von der Leyen a Presidente della Commissione con 401 voti a favore, 284 contrari e 15 astenuti.
  Ricorda che gli Orientamenti politici della Commissione, dopo la loro presentazione al Parlamento europeo (riunito in seduta plenaria), sono stati poi declinati in mandati specifici per ciascun candidato commissario e costituiscono la base del programma di lavoro annuale della Commissione, che individua le iniziative legislative e non legislative che la Commissione intende presentare nell'anno successivo.
  Gli Orientamenti articolano gli indirizzi e le iniziative per la prossima Commissione europea attorno a 7 capitoli:

   1) un nuovo piano per la prosperità sostenibile e la competitività dell'Europa;

   2) una nuova era per la difesa e la sicurezza europea;

   3) sostenere le persone, rafforzare le nostre società e il nostro modello sociale;

   4) mantenere la nostra qualità di vita: sicurezza alimentare, acqua e natura;

   5) proteggere la nostra democrazia, sostenere i nostri valori;

   6) un'Europa globale: sfruttare il nostro potere e le nostre partnership;

   7) realizzare insieme e preparare la nostra Unione per il futuro.

  Fa presente come un terzo passaggio politico nodale sia stato rappresentato dalla presentazione, il 17 settembre, sempre da parte della Presidente della Commissione europea, della lista dei candidati alla carica di Commissario europeo e dei relativi portafogliPag. 274 nonché le lettere di incarico nelle quali si specifica il mandato di ciascun Commissario.
  Il Consiglio, ai sensi dell'articolo 17, paragrafo 7, del TUE, ha adottato il 19 settembre, di comune accordo con il Presidente eletto della Commissione, la decisione relativa all'adozione dell'elenco delle altre personalità che il Consiglio propone di nominare membri della Commissione.
  I candidati sono ora chiamati, ai sensi dell'articolo 129 del Regolamento del Parlamento europeo, a svolgere audizioni pubbliche individuali di conferma presso le commissioni parlamentari competenti rispetto al portafoglio per il quale sono stati designati (le audizioni dei candidati Commissari e dell'alto rappresentante non sono previste dai trattati, ma dal solo regolamento interno del PE).
  In vista dell'audizione ciascun Commissario designato deve rispondere ad un questionario scritto e presentare la propria dichiarazione di interessi. Le audizioni si concludono con una lettera di valutazione del candidato commissario indirizzata al Presidente del PE, nella quale si approva o respinge il candidato.
  Terminate le audizioni, il Presidente della Commissione presenterà il collegio ed il programma dalla Commissione alla plenaria del Parlamento europeo che ne vota l'approvazione, per appello nominale, a maggioranza dei voti espressi.
  In seguito all'approvazione da parte del Parlamento europeo, la Commissione è nominata dal Consiglio europeo, che delibera a maggioranza qualificata «rafforzata».
  Rispetto alla Commissione uscente, sono previste, nell'ambito di una complessiva riorganizzazione delle competenze, tre figure di Commissario completamente nuove: il Commissario per la difesa e lo spazio (competenze in precedenza attribuite, per il profilo industriale al Commissario per il mercato interno e, per restanti profili, all'Alta Rappresentante, con il quale il nuovo commissario è comunque chiamato a collaborare), il Commissario per il Mediterraneo (competenza in precedenza attribuita al Commissario per il vicinato e l'allargamento) e il Commissario per la Pesca e gli oceani (competenze in precedenza attribuite al Commissario per l'agricoltura).
  Dal punto di vista del metodo politico assumono grande rilievo le lettere d'incarico che la Presidente ha indirizzato a ciascun Commissario, articolate in una parte comune, relativa a obiettivi e metodi di lavoro della nuova Commissione, ed in una parte specifica per ogni commissario nella quale è dettagliato il relativo incarico, con obiettivi e competenze.
  Si sofferma quindi proprio sui contenuti di queste lettere, che rivestono per la prima volta un inedito rilievo politico-istituzionale nel ciclo decisionale europeo, in vista di un confronto ampio ed articolato in Commissione.
  Per quanto attiene alla Vicepresidente per la Transizione pulita, come responsabile del delicatissimo portafoglio della Concorrenza, la ministra socialista spagnola Teresa Ribera Rodríguez è chiamata a mantenere gli obiettivi del Green Deal europeo ed a modernizzare la politica di concorrenza dell'UE. Ciò può sollevare preoccupazioni circa il rischio di un'eccessiva regolamentazione ecologica che potrebbe penalizzare la competitività industriale e la sovranità energetica degli Stati membri. La sua azione mira a sviluppare un nuovo quadro di aiuti di Stato per accelerare le energie rinnovabili e la decarbonizzazione industriale, rischiando di mettere pressione su settori tradizionali e sovrani. Al tempo stesso la lettera d'incarico evoca l'esigenza di rafforzare le regole di concorrenza per affrontare i rischi di acquisizioni killer da parte di aziende straniere, difendendo gli interessi strategici europei.
  Il Vicepresidente per la Prosperità e la Strategia Industriale, l'attuale capo della diplomazia francese, Stéphane Séjourné, è incaricato di sviluppare una nuova strategia industriale europea, concentrandosi sulla competitività e sulla semplificazione degli investimenti. È sicuramente positiva l'enfasi sulla protezione delle piccole e medie imprese (PMI) e sulla necessità di evitare eccessi burocratici che possano ostacolare la crescita economica nazionale, orientamenti non sempre nettamente affermati in sede europea.Pag. 275
  Più problematici appaiono gli accenni al mandato di sviluppare il «Clean Industrial Deal» e predisporre una legge europea per la decarbonizzazione industriale, così come l'incarico di costituire Fondo europeo per la competitività, che però dovrebbe evitare di penalizzare i settori tradizionali.
  Il mandato conferito all'ex Prima Ministra estone, Kaja Kallas, designata Alta Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza, è inteso a rafforzare la sicurezza e la difesa europea, con particolare attenzione al sostegno dell'Ucraina. È sicuramente da accogliere positivamente una maggiore attenzione alla difesa del Continente, da attuare attraverso la predisposizione di un Libro bianco sulla Difesa europea e rafforzando le relazioni con Paesi terzi, soprattutto nel Mediterraneo e nel vicinato orientale.
  Particolare rilievo assume, nella prospettiva dell'attuazione del Piano Mattei, il ruolo svolto dall'Alta Rappresentante, assieme al Commissario per i Partenariati internazionali, nel dare nuovo slancio al mutuo partenariato con l'Africa in vista del prossimo vertice UE – Unione africana previsto per il 2025.
  L'Alta rappresentante lavorerà inoltre con il Vicepresidente Séjournée per la definizione di una nuova politica economica estera, in particolare attraverso il Global Gateway e allo sviluppo di una nuova dottrina della sicurezza economica.
  Ricorda che, a differenza degli altri membri della Commissione, l'Alto Rappresentante è nominato, ai sensi dell'articolo 18 del TUE, dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata rafforzata con l'accordo del Presidente della Commissione (successivamente quindi alla sua elezione da parte dal Parlamento europeo). Il Consiglio europeo ha proceduto a nominare Kallas Alta Rappresentante il 24 luglio scorso.
  L'importante incarico conferito al ministro Fitto, Vicepresidente per la Coesione economica, sociale e territoriale e le Riforme costituisce una garanzia per mantenere un equilibrio tra le politiche europee e gli interessi delle regioni nazionali, rafforzando il sostegno alle aree colpite dalle disparità economiche e promuovendo investimenti locali.
  Spetterà all'on. Fitto proporre una riforma della politica di coesione nel contesto di un'Unione più ampia ed accelerare la convergenza istituzionale per i Paesi candidati, contribuendo in tale ambito alle revisioni strategiche pre-allargamento delle politiche dell'UE.
  Sul versante del commercio e della sicurezza economica, al politico slovacco Maroš Šefčovič, già Commissario per le relazioni interistituzionali nella precedente compagine europea, avrà la responsabilità di garantire un commercio libero ed equo e di ridurre le dipendenze dell'Europa da partner esterni, in linea con un approccio di sicurezza economica.
  Questo ruolo è fondamentale per promuovere una politica commerciale che protegga gli interessi strategici europei e, in chiave conservatrice, potrebbe essere visto come un'opportunità per rafforzare la sovranità economica europea, definendo una nuova dottrina di sicurezza economica, che favorisca l'autonomia europea nei settori strategici e promuovendo la trasparenza e la lotta contro la frode nei bilanci europei, con un'attenzione alla buona governance.
  Il nuovo incarico conferito a Valdis Dombrovskis, ex Primo Ministro lettore e vicepresidente della Commissione europea nella precedente compagine europea, riguarderà l'economia e la produttività, per le quali opererà sotto la supervisione del Vicepresidente esecutivo per la prosperità e la strategia industriale, nonché per l'implementazione e la semplificazione, per le quali riferirà direttamente alla Presidente von der Leyen.
  Il Commissario è chiamato a garantire, un maggiore coordinamento e la coerenza tra le politiche dell'UE e nazionali – come sottolineato nel rapporto Draghi –, attraverso il Semestre europeo, il quadro di governance economica europea rivisto e il bilancio a lungo termine dell'UE, attuale e futuro. È chiamato altresì a garantire che il sistema fiscale dell'UE svolga un ruolo cruciale nel sostenere la decarbonizzazione e la competitività dell'Europa e assicuri l'equità sociale.Pag. 276
  Spetterà al politico lettone guidare i lavori, insieme al Vicepresidente Fitto, per l'attuazione efficace di NextGenerationEU fino al suo completamento e garantire che l'accelerazione dell'attuazione del Dispositivo per la ripresa e la resilienza, in vista della scadenza di spesa del 2026.
  Il Commissario dovrà inoltre assicurare che norme e politiche europee sostengano le imprese e proteggano le persone attraverso modalità più semplici, rapide e pratiche, concentrandosi su riduzione degli oneri amministrativi e di rendicontazione, semplificazione dell'attuazione e migliore applicazione.
  La nuova figura della Commissaria per il Mediterraneo, ricoperta dalla politica croata Dubravka Šuica, riflette la volontà di rafforzare le relazioni con il vicinato meridionale, lavorando su un nuovo Patto per il Mediterraneo per affrontare temi come migrazione, sicurezza e demografia. Un portafoglio di nuova istituzione che ben riassume il nuovo corso di politica internazionale incarnato dalla Commissione von der Leyen II.
  Nell'ambito delle politiche euro-mediterranee, la Commissaria sarà incaricata di dirigere i lavori per la definizione di un nuovo Patto per il Mediterraneo, che comprenda una cooperazione complessiva su investimenti, stabilita economica, lavoro, energia, trasporti, sicurezza, migrazione e altre aree di interesse comune.
  Sul versante delle questioni demografiche, la Commissaria sarà chiamata a facilitare gli sforzi degli Stati membri per affrontare le sfide demografiche ed a contribuire al lavoro per aumentare la partecipazione al mercato del lavoro di donne, giovani e altri gruppi sottorappresentati e analizzare come il cambiamento demografico influenzi la sostenibilità e l'adeguatezza della protezione sociale negli Stati membri.
  L'esponente politico olandese Wopke Hoekstra, già Commissario europeo per l'azione climatica dall'ottobre 2023 nella Commissione von der Leyen I, sarà incaricato di garantire che l'UE raggiunga gli obiettivi di emissioni zero entro il 2050. Permane, sotto questo aspetto, una certa preoccupazione che una spinta troppo rapida verso la decarbonizzazione possa minare la competitività europea e mettere a rischio le industrie nazionali.
  Il Commissario sarà chiamato a sostenere l'attuazione del Fondo per l'innovazione per investire in tecnologie pulite, ma anche garantire che gli interessi delle economie nazionali siano tutelati. Sarà inoltre responsabile dell'adozione delle misure per la riduzione delle emissioni del 90 per cento per il 2040 nella legge europea sul clima e dell'organizzazione dei dialoghi strategici sul quadro post-2030 con tutte le parti interessate,
  La nuova carica di Commissario per la Difesa e lo Spazio, ricoperta dall'ex primo ministro lituano Andrius Kubilius, evidenzia una crescente attenzione alla sicurezza europea: l'idea di un mercato unico per i prodotti di difesa può rafforzare l'autonomia strategica dell'UE.
  Kubilius lavorerà sotto la supervisione del Vicepresidente esecutivo per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia e collaborerà con l'Alto rappresentante per riunire tutte le iniziative in corso per il rafforzamento della difesa europea in una vera Unione europea della Difesa.
  Il Commissario per la Difesa perseguirà in particolare l'obiettivo di presentare entro i primi 100 giorni del mandato, con l'Alta rappresentante, un Libro Bianco sul futuro della difesa europea che definisca un nuovo approccio alla difesa e individui le esigenze di investimento per fornire capacità di difesa europee basate su investimenti congiunti, e preparare l'UE e gli Stati membri alle contingenze militari più estreme, sulla base anche della relazione richiesta all'ex premier finlandese Saul Niinistö sulla preparazione, prontezza e strumenti per la difesa.
  Opererà inoltre per rafforzare il Fondo europeo per la difesa per investire in settori critici quali il combattimento aereo, navale e terrestre, il preallarme spaziale e la cibernetica ed attuare i regolamenti in materia di rafforzamento dell'industria europea della difesa attraverso gli appalti comuni (EDIRPA) e di sostegno alla produzione di munizioni (ASAP).Pag. 277
  Sarà invece la diplomatica slovena Marta Kos la nuova Commissaria per l'Allargamento, sotto la supervisione dell'Alta Rappresentante e del Vicepresidente Fitto. Il suo mandato riguarderà l'adesione dei nuovi Paesi candidati ed includerà l'integrazione graduale di Paesi come Ucraina, Moldavia e Georgia.
  Il Commissario per gli affari interni e le migrazioni, l'ex Ministro delle finanze austriaco Magnus Brunner, svolgerà un ruolo chiave nella sicurezza interna dell'UE, con il mandato di creare una nuova strategia europea per la sicurezza e rafforzare il ruolo di Europol come agenzia di polizia operativa.
  Il Commissario lavorerà sulla gestione della migrazione, promuovendo una gestione più equa e ferma, compreso il controllo dei flussi migratori irregolari e una maggiore efficacia nei rimpatri: il conferimento del mandato ad una personalità come quella di Brunner evidenzia la necessità di un approccio più rigoroso e orientato alla sicurezza nell'affrontare la crisi migratoria, con la collaborazione degli Stati membri.
  Il portafoglio dell'Ambiente, della Resilienza Idrica e dell'Economia circolare è stato assegnato alla Ministra svedese degli affari europei, Jessika Roswall, che si occuperà di garantire il rispetto degli obiettivi del Green Deal europeo, promuovendo una legge sull'economia circolare ed intensificando gli sforzi verso un mercato unico dei prodotti sostenibili.
  Il voto del 9 giugno ha evidenziato come, a livello europeo, larghi settori dell'elettorato ritengono fondamentale che la transizione verde non penalizzi la competitività industriale e gli interessi nazionali dei singoli Stati membri. Le politiche ambientali devono essere bilanciate con l'esigenza di mantenere posti di lavoro, garantire la sicurezza energetica e non imporre costi eccessivi ai cittadini e alle imprese.
  Sarà invece il diplomatico polacco Piotr Serafin a gestire il portafoglio del Bilancio, con il mandato di sviluppare un Quadro finanziario pluriennale (QFP) più semplice e mirato, con particolare attenzione agli investimenti strategici e al ruolo dell'UE come emittente finanziario globale.
  Il completamento dell'Unione dell'Energia è affidato al ministro danese della cooperazione climatica Dan Jørgensen che dovrà concentrarsi sulla produzione di energia pulita e sulla resilienza della rete energetica europea. Una delle sue priorità sarà abbassare i prezzi dell'energia e potenziare l'infrastruttura, promuovendo la transizione verso energie rinnovabili, senza compromettere la competitività dell'industria europea e la sicurezza energetica degli Stati membri.
  Passando ad alcune considerazioni di ordine politico generale rileva come l'assetto della nuova Commissione evidenzi la prevalenza di un criterio geopolitico rispetto quello, finora invalso a livello europei, dell'appartenenza alle «grandi famiglie politiche» dell'UE. Ciò induce a riflettere su quanto, a Bruxelles, siano le trame tra governi nazionali a determinare la compagine della Commissione assai più che gli equilibri maggioranza e opposizione in Parlamento: il conferimento di un portafoglio così importante al Ministro Fitto, non appartenente al perimetro della maggioranza parlamentare europea, ne è la prova più emblematica.
  In questo modo von der Leyen prende atto a settembre, di quanto non avuto potuto e voluto fare a luglio quando Parigi e Berlino hanno provato a rilanciare l'idea di «isolare» il Governo italiano perché di estrema destra e che si trovano oggi alle prese con difficoltà maggiori di quelle della leader italiana.
  I prossimi mesi s'incaricheranno di sciogliere alcune incognite, a partire da quelle sul Green Deal, la cui attuazione è affidata ad una fervente ambientalista, chiamata a confrontarsi con le pressanti richieste di revisione soprattutto nel settore dell'auto.
  Va sottolineato, però, che l'altra grande vittoria ottenuta dal Governo italiano è sul versante dell'immigrazione: non si può non rilevare come la «bolla» mediatica del Berlaymont, a cominciare dalla Presidente della Commissione europea, utilizzi ormai un lessico che è quello delle forze conservatrici: lo stesso del Presidente Meloni, su cui Pag. 278tutti peraltro tutte le cancellerie europee stanno convergendo al di là dell'appartenenza politica.
  La direzione è quella di un restringimento dei movimenti dell'immigrazione e dell'accoglienza: segno che dal punto di vista dell'azione politica e dell'aderenza alla realtà, i partiti conservatori in tutta Europa su questo hanno segnato il punto dopo dieci anni di scontro ideologico.
  I nuovi indirizzi programmatici della nuova Commissione europea riflettono la volontà di rafforzare l'autonomia strategica e la competitività dell'UE, mantenendo al contempo la sicurezza economica e sociale dei cittadini europei: la sfida del nuovo Esecutivo europeo, che siamo chiamati a seguire con attenzione nel nostro ruolo di parlamentari nazionali, sarà garantire un equilibrio tra le ambizioni europee e le esigenze nazionali, promuovendo un'Europa forte, competitiva e rispettosa delle identità nazionali.
  Conformemente ad una prassi consolidata, come già prospettato in sede di ufficio di presidenza, propone lo svolgimento di un ciclo mirato di audizioni informali sulle linee d'indirizzo della nuova Commissione, coinvolgendo i rappresentanti italiani presso il Parlamento europeo, attraverso la cabina di regia nazionale, il Rappresentante permanente italiano presso l'UE, amb. Vincenzo Celeste, sugli sviluppi del percorso di definizione del nuovo ciclo istituzionale europeo. Rileva inoltre come specifici approfondimenti potranno essere dedicati al grande tema conduttore della competitività del sistema produttivo europeo trattato nel recente rapporto del prof. Mario Draghi e del completamento del mercato unico, affrontato nel report predisposto dall'on. Enrico Letta.

  Alessandro GIGLIO VIGNA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 10.35.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 2 ottobre 2024.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 10.35 alle 10.50.

AVVERTENZA

  Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

Schema di decreto legislativo recante adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2022/2036, che modifica il regolamento (UE) n. 575/2013 e la direttiva 2014/59/UE per quanto riguarda il trattamento prudenziale degli enti di importanza sistemica a livello mondiale con strategia di risoluzione a punto di avvio multiplo e metodi di sottoscrizione indiretta degli strumenti ammissibili per il soddisfacimento del requisito minimo di fondi propri e passività ammissibili (atto n. 195).