SEDE REFERENTE
Lunedì 17 giugno 2024. — Presidenza del presidente Ciro MASCHIO. – Interviene il Viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto.
La seduta comincia alle 17.35.
Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare.
C. 1718 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato da ultimo nella seduta di mercoledì 15 maggio 2024.
Ciro MASCHIO, presidente, ricorda che il provvedimento risulta iscritto nel programma dei lavori dell'Assemblea a partire da lunedì 24 giugno e che nella scorsa seduta i relatori ed il rappresentante del governo hanno espresso i pareri su tutte le proposte emendative e che è stato votato il solo emendamento 1.1.
Valentina D'ORSO (M5S), intervenendo sull'ordine dei lavori, rivolge un appello alla presidenza affinché in Commissione Giustizia venga avviata una riflessione con riguardo agli eventi avvenuti nel corso della seduta dell'Assemblea di mercoledì scorso, affermando che in questa Commissione, nonostante siano spesso in discussione provvedimenti anche divisivi, che possono finire per causare discussioni animate e forti critiche tra i gruppi parlamentari, si sono sempre evitate le vie di fatto e le espressioni offensive nei confronti dei colleghi, sempre in un contesto rispettoso di tutti.
Auspica, pertanto, che la Presidenza e i membri della maggioranza si esprimano in merito all'aggressione avvenuta in Assemblea e alle conseguenti sanzioni irrogate dall'Ufficio di Presidenza, esprimendo una forte contrarietà in merito alla ragionevolezza e alla congruità delle stesse. Non ritiene, quindi, che quindici giorni di sospensione sia una sanzione congrua per un deputato che ha aggredito fisicamente un Pag. 5collega nel corso di una seduta dell'Assemblea, giudicando necessarie pene di carattere eccezionale.
Per tali ragioni invita la presidenza, prima di dare avvio ai lavori sul provvedimento in esame, a stigmatizzare quanto avvenuto, anche al fine di dare un messaggio all'esterno e di ricucire i rapporti tra la maggioranza e l'opposizione. Evidenzia, quindi, che i lavori della Commissione potranno riprendere con serenità solo dopo che saranno state chiarite le posizioni della presidenza e della maggioranza in merito a tale questione.
Ciro MASCHIO, presidente, comprendendo lo spirito di questa riflessione, consentirà di intervenire su questo tema ai colleghi che lo richiederanno, precisando tuttavia che la tematica relativa all'irrogazione delle sanzioni non può essere oggetto di dibattito.
Michela DI BIASE (PD-IDP) si associa all'intervento della collega D'Orso, poiché tutti i deputati hanno la responsabilità di lanciare un segnale.
Sottolineando come la presidenza di questa commissione ha in più occasioni mostrato capacità di sintesi delle diverse posizioni tra i gruppi parlamentari, auspica che ciò avvenga anche in tale occasione, invita, pertanto, la presidenza a stigmatizzare l'utilizzo della violenza, dato che questa Commissione è un presidio illuminato di democrazia e sottolinea come, solo accogliendo tale richiesta, sarà possibile riprendere i lavori in un ritrovato clima di serenità.
Afferma, ancora, che la violenza va sempre condannata sia in Parlamento che in altri luoghi dove vi è una forte presenza dello Stato, come le scuole e le carceri e non può essere derubricata come mera rissa – come nella narrazione portata avanti da esponenti della maggioranza all'esterno della Camera – essendosi tratta di una vera e propria «aggressione».
Annarita PATRIARCA (FI-PPE), richiama, essendone parte, l'approfondita istruttoria svolta dall'Ufficio di Presidenza e assicura che gli esiti sono frutto di ampia meditazione, che non è certo possibile mettere in discussione in questa sede. Ferma restando la condanna degli avvenimenti, sottolinea che la gradazione delle responsabilità nasce da una serie di elementi che sono emersi nel corso della profonda analisi effettuata.
Conclude ribadendo la necessità di stigmatizzare tali episodi di violenza, che ledono l'onore e la reputazione dell'istituzione parlamentare.
Devis DORI (AVS), condividendo le parole della collega D'Orso, sottolinea come in questa Commissione si sia sempre dimostrato come si possa lavorare in armonia nonostante le notevoli differenze di visione politica tra i gruppi parlamentari e come ciò che è avvenuto in Assemblea non sia edificante. Si associa, altresì, alle critiche rispetto alla congruità delle sanzioni comminate ai deputati responsabili delle violenze e invita la presidenza e i colleghi a condannare quanto avvenuto.
Ciro MASCHIO, presidente, reputando doveroso rimettersi alle valutazioni svolte dall'Ufficio di Presidenza, che certamente ha gli strumenti per svolgere la migliore istruttoria possibile e adottare le determinazioni più ponderate, si unisce a nome della Commissione alla condanna dei comportamenti violenti avvenuti in Assemblea, i quali hanno senz'altro avuto luogo a fronte di provocazioni gravi, anche queste inaccettabili, ma che in ogni caso non possono mai giustificare alcuna forma di aggressione e di violenza fisica. Ricorda che, tra l'altro, tali eventi hanno leso l'immagine dell'istituzione parlamentare proprio nel momento in cui il nostro Paese stava ospitando il vertice del G7, rendendo tali fatti ancora più gravi.
Ciò premesso, ritiene che la risposta migliore sia quella di svolgere il proprio lavoro con la massima serietà e sottolinea, richiamando quanto affermato dalla collega D'Orso, che in questa Commissione, pur trattando spesso argomenti particolarmente divisivi a livello politico, nessuno si è reso protagonista di fatti analoghi ovvero Pag. 6di comportamenti e di linguaggi che possano essere stati disonorevoli e inopportuni.
Auspica che si possa continuare a lavorare in questo clima e che tali modalità di lavoro possano essere da esempio a tutti.
Devis DORI (AVS), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede di avere notizie circa l'ordine dei lavori della seduta odierna.
Ciro MASCHIO, presidente, evidenzia come sia stato necessario convocare la seduta nella giornata odierna al fine di proseguire l'esame delle proposte emendative, dato che il provvedimento in esame è calendarizzato per l'esame dell'Assemblea nella giornata del 24 giugno prossimo.
Osserva che, essendo previste per le giornate di martedì e mercoledì lunghe sedute dell'Assemblea aventi ad oggetto il provvedimento sull'autonomia differenziata, rimarrebbe poco tempo per i lavori della Commissione, che sarà altresì impegnata, in sede riunita con la Commissione Affari Costituzionali, a proseguire l'esame del provvedimento C. 1660 in materia di sicurezza pubblica. Rileva, peraltro, che alla fine di questa settimana sono previsti turni di ballottaggio per alcune elezioni comunali.
Si riserva di convocare nel corso della giornata una riunione dell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, al fine di organizzare il prosieguo dei lavori.
Devis DORI (AVS), con riguardo alla preannunciata convocazione dell'Ufficio di presidenza, si riserva di chiedere in quella sede di interrompere l'esame del provvedimento in discussione al fine di permettere la conclusione dell'esame della proposta di legge Giachetti (C. 552), in materia di scarcerazione anticipata, il cui avvio dell'esame in Assemblea è anch'esso previsto per lunedì 24 giugno, in ragione della rilevanza della materia da essa affrontata.
Ciro MASCHIO, presidente, ricorda come il tema sia stato preso in considerazione nel corso del precedente Ufficio di presidenza. Rammenta, infatti, che il calendario dei lavori dell'Assemblea prevede l'iscrizione all'ordine del giorno, per l'avvio della discussione sulle linee generali, del provvedimento oggi in esame, della proposta di legge Giachetti (C. 552), nonché della proposta di legge Brambilla (C. 30). Propone, dunque, di valutare come procedano i lavori sul disegno di legge in esame e valutare, nel corso di un successivo Ufficio di presidenza, se proseguire i lavori della Commissione, già nel corso della seduta odierna ovvero convocando una seduta nella giornata di domani, per procedere con l'esame della proposta di legge Giachetti (C. 552) o della proposta di legge Brambilla (C. 30). Ricordando, peraltro, di aver già ricevuto una sollecitazione di inserimento nell'ordine del giorno della Commissione del seguito dell'esame della proposta di legge Giachetti, dal gruppo interessato, si riserva, dunque, di aggiornare la convocazione della Commissione per la settimana in corso in base all'andamento dei lavori della seduta odierna.
Michela DI BIASE (PD-IDP), intervenendo sull'ordine dei lavori, ringrazia il collega Dori per aver posto all'attenzione della Commissione la necessità di proseguire nell'esame della proposta di legge Giachetti. Ritiene, infatti, che il tema del sovraffollamento delle carceri e dei suicidi che ivi avvengono, in numeri enormemente maggiori rispetto a quelli che si rilevano tra le persone non private della libertà personale, richieda un'assoluta priorità. Reputa, peraltro, che l'importanza del provvedimento all'esame, la rilevanza delle norme da esso recate e il numero degli emendamenti da discutere, richiedano tempi che permettano di affrontare in profondità i vari temi, non potendosi ritenere di concludere la discussione del provvedimento all'esame in poche ore.
Ciro MASCHIO, presidente, ritiene di demandare le valutazioni sul prosieguo dei lavori nel corso dell'Ufficio di presidenza. Passa quindi all'esame dell'emendamento Dori 1.3.
Devis DORI (AVS), intervenendo in dichiarazione di voto sull'emendamento a Pag. 7sua firma 1.3, evidenzia come il suo gruppo non sia aprioristicamente contrario alla riforma del reato dell'abuso d'ufficio, ma sia contrario alla sua radicale abrogazione. Richiamando, infatti, le parole del Ministro Nordio nel corso del suo intervento sulle linee programmatiche, ricorda che lo stesso Ministro non si era detto contrario alla riforma della fattispecie di reato in questione, ma, non avendo rinvenuto delle modalità coerenti di riformulazione della norma, ha preferito procedere in ogni caso alla sua abrogazione.
Osserva, dunque, come l'emendamento a sua firma 1.3 riprenda la proposta di riforma del reato di abuso d'ufficio formulata dalla Commissione ministeriale istituita il 23 maggio 1996 e presieduta dal Prof. Morbidelli. Ricorda, infatti, che la proposta della Commissione ministeriale interveniva su diversi profili della condotta e introduceva delle cause di non punibilità volte a circoscrivere meglio l'ambito di applicazione del reato d'abuso d'ufficio. Sottolinea che l'emendamento a sua firma 1.3 rappresenta il tentativo di mantenere la sostanziale criminalizzazione delle condotte attualmente sanzionate dal reato d'abuso d'ufficio attraverso la sua sostituzione con tre diverse fattispecie capaci di presidiare i valori tutelati dall'articolo 96 della Costituzione. Si tratta della fattispecie di prevaricazione, di quella di favoritismo affaristico e di sfruttamento privato dell'ufficio, introdotte con la finalità di mantenere un'area di punibilità di condotte connotate da un particolare disvalore. Chiede, da ultimo, l'accantonamento dell'emendamento a sua firma 1.3 per favorire un supplemento di riflessione.
Ciro MASCHIO, presidente, prendendo atto della posizione contraria dei relatori e del Governo, non accede alla richiesta di accantonamento.
Valentina D'ORSO (M5S), intervenendo sull'emendamento Dori 1.3, esprime la posizione contraria del suo gruppo ad ogni proposta di abrogazione e di riforma dell'articolo 323 del codice penale. Ritiene, infatti, che la norma incriminatrice sia stata adeguatamente novellata con il decreto-legge n. 76 del 16 luglio 2020, come convertito con legge 11 settembre 2020, n. 120, che ha assicurato un efficace presidio di tutela per i cittadini.
Pur apprezzando le finalità che l'emendamento Dori 1.3 persegue, sottolinea come le tre fattispecie incriminatrici che questo si propone di inserire all'interno del codice penale sono formulate in modo tale da prevedere elementi di discrezionalità, nonché pene che appaiono, soprattutto nella fattispecie di prevaricazione, irragionevoli. Ribadisce come la formulazione dell'articolo 323 del codice penale, come risultante dalla riforma del 2020, assicuri la non punibilità a tutte le condotte in cui il pubblico ufficiale possa esercitare della discrezionalità amministrativa, sanzionando esclusivamente atti contrari a specifiche norme di condotta previste dalla legge. Evidenzia, peraltro, che, contrariamente a quanto sostenuto dalla maggioranza, l'efficacia della riforma del reato di abuso d'ufficio operata nel 2020 debba rinvenirsi proprio nell'incremento dei decreti di archiviazione. Da ultimo, ribadendo che l'attuale formulazione del reato dell'abuso d'ufficio sia in grado di tutelare adeguatamente il bene giuridico dalla stessa protetto, preannuncia il voto contrario del suo gruppo sull'emendamento Dori 1.3 e l'assoluta contrarietà del proprio gruppo all'abrogazione tout court del reato d'abuso d'ufficio.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Dori 1.3, esprime la contrarietà del proprio gruppo ad ogni tentativo di abrogazione del reato d'abuso d'ufficio e preannuncia il voto contrario del suo gruppo sull'emendamento in esame. Ritiene, infatti, che il tentativo di riscrittura operato dall'emendamento Dori 1.3, sebbene apprezzabile e legittimo, non solo evidenzi come il reato d'abuso d'ufficio non debba essere abrogato ma, aggiuntivamente, dimostri come la formulazione della norma, ad esito dell'intervento legislativo richiamato dalla collega D'Orso, abbia chiarito sufficientemente ogni aspetto della fattispecie in questione. Rammaricandosi, peraltro, del fatto che la Commissione abbia tra le sue priorità il provvedimento in esame, Pag. 8dissente dalla scelta della maggioranza e del Governo di non procedere, con urgenza all'esame di quei provvedimenti capaci di dare risposte ai pressanti problemi degli istituti penitenziari che versano in uno stato di evidente emergenza. Giudica, infine, che il provvedimento in esame prediliga la strada securitaria non tenendo in debito conto le esigenze della giustizia italiana.
Ciro MASCHIO, presidente, dà atto delle sostituzioni e pone in votazione l'emendamento Dori 1.3.
La Commissione respinge l'emendamento Dori 1.3.
Ciro MASCHIO, presidente, avverte che è stato chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche attraverso il sistema di ripresa audiovideo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.
Carla GIULIANO (M5S), associandosi alle considerazioni della collega D'Orso sull'emendamento 1.4, ribadisce la ferma contrarietà all'abolizione del reato di abuso d'ufficio, che è già stato oggetto di una profonda revisione normativa nel 2020. Tale fattispecie, difatti, costituisce un presidio indispensabile a tutela della legalità e del bene comune. Pertanto, la sua abolizione, in combinato disposto con la contestuale modifica nella disciplina del reato di traffico di influenze illecite, rischia di depotenziare la lotta contro il malaffare e la corruzione.
Peraltro, escludere la punibilità del pubblico ufficiale che, attraverso l'abuso d'ufficio, si procura un vantaggio patrimoniale o arreca un danno patrimoniale ad altri, significa rendere lecito, di fatto, l'abuso di potere ed il conflitto di interesse, materia che non è mai stata oggetto di un intervento normativo coerente ed efficace, minando gravemente diritti fondamentali dei cittadini.
Inoltre, osserva che l'abrogazione dell'abuso d'ufficio viola gli obblighi internazionali dell'Italia, in primis talune direttive dell'Unione europea, che impongono agli Stati membri di rafforzare il contrasto alla corruzione, ma anche la Convenzione del Consiglio d'Europa del 1999 (cosiddetta «Convenzione di Strasburgo»), la Convenzione delle Nazioni Unite del 2003 (cosiddetta «Convenzione di Merida») e la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale (cosiddetta «Convenzione di Palermo»). Evidenziando che tale scelta produrrà effetti nefasti in numerosi settori – dall'ambito edilizio a quello medico sanitario –, ricorda che nel corso delle audizioni autorevoli esperti si sono espressi contro l'abolizione tout court del reato di abuso d'ufficio, rilevando che la citata modifica introdotta nel 2020 ha già prodotto una riduzione dei procedimenti giudiziari connessi a tale reato.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Giuliano 1.4, evidenzia che, introducendo la norma di interpretazione autentica, esso mira – in luogo dell'abrogazione prevista dal provvedimento in discussione – a chiarire ulteriormente l'ambito applicativo della fattispecie in esame.
Ribadisce, altresì, che tale abrogazione contrasta con gli obblighi derivanti dal diritto europeo vigente e dalla proposta direttiva sulla lotta contro la corruzione presentata poco tempo fa in sede europea, che chiede agli Stati membri di criminalizzare tali condotte. A suo avviso, nonostante le rassicurazioni fornite dal Ministro Nordio in sede europea, la disciplina proposta dal Governo non è conforme agli orientamenti convenuti a livello UE e priva di cittadini della necessaria tutela contro eventuali abusi perpetrati dalla pubblica amministrazione.
Conferma, infine, che la revisione normativa del 2020 ha già significativamente ridotto l'ambito applicativo della fattispecie in questione, evitando il rischio di possibili distorsioni nell'applicazione della norma. Preannunciando, quindi, il voto favorevole del Partito Democratico all'emendamento in esame, ribadisce la ferma contrarietà all'abolizione dell'abuso di ufficio, che viola gli obblighi internazionali dell'Italia ed i princìpi di buon senso. Peraltro, eliminando la fattispecie gli amministratori localiPag. 9 rischiano di incorrere in reati più gravi – ad esempio, la corruzione –, come evidenziato nel corso delle audizioni dagli esperti, nonché da altri autorevoli esperti come il professor Franco Coppi.
Devis DORI (AVS), preannunciando il voto favorevole del proprio gruppo sull'emendamento Giuliano 1.4, sottolinea che esso, in quanto sostituito del testo del disegno di legge, ha il merito di ripristinare l'articolo 323 del codice penale, che il Governo vorrebbe abrogare; allo stesso tempo, ha lo scopo di tipizzare meglio la norma, chiarendone la portata applicativa.
Federico GIANASSI (PD-IDP), associandosi alle considerazioni della collega Serracchiani, invita la maggioranza ed il Governo ad un supplemento di riflessione: l'introduzione di una norma di interpretazione autentica, prevista dall'emendamento in esame, potrebbe infatti integrare positivamente gli effetti già prodotti con la menzionata disciplina del 2020.
La Commissione respinge l'emendamento Giuliano 1.4.
Devis DORI (AVS), intervenendo sull'emendamento a sua firma 1.5, evidenzia che esso mira ad evitare l'abrogazione dell'abuso di ufficio. Precisa che l'obiettivo primario del proprio gruppo era quello di riformare tale fattispecie di reato nei termini previsti dall'emendamento, sempre a sua firma, 1.3: tuttavia, dal momento che tale proposta emendativa è stata respinta, l'unica soluzione è mantenere la disciplina vigente, al fine di assicurare un'adeguata tutela dei diritti dei cittadini e la necessaria sanzione dei reati contro la pubblica amministrazione. Raccomanda, quindi, l'approvazione dell'emendamento in esame.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP), condividendo le osservazioni del collega Dori, precisa che anche il successivo emendamento Gianassi 1.6, di cui è cofirmataria e su cui si riserva di intervenire nel prosieguo, ha l'obiettivo di evitare l'abolizione dell'abuso di ufficio al fine di: garantire la conformità dell'ordinamento italiano al diritto dell'Unione europea; evitare di esporre gli amministratori al rischio di essere perseguiti per reati più gravi; impedire il proliferare di casi di abuso di potere.
Stigmatizzando, quindi, i ritardi e le incertezze con i quali il Governo sta portando avanti l'articolato disegno di riforma preannunciato dal Ministro Nordio nel corso dell'audizione relativa alle linee programmatiche, ribadisce che gli esperti intervenuti nelle audizioni hanno espresso riserve sull'abolizione dell'abuso d'ufficio, ritenuto una fondamentale «norma sentinella» di reati ben più gravi. Evidenzia, peraltro, che la cancellazione dell'abuso d'ufficio non contribuirà in alcun modo a limitare il fenomeno della cosiddetta «paura della firma» da parte degli amministratori, a causa del citato rischio di incorrere in fattispecie di reato ancora più gravi.
Valentina D'ORSO (M5S) dichiara preliminarmente il voto favorevole del suo gruppo sull'emendamento Dori 1.5, che si prefigge di eliminare l'abrogazione della fattispecie di abuso d'ufficio. Ritiene paradossale, approvando l'abrogazione di tale fattispecie, la Commissione Giustizia stia di fatto rendendo legittimi comportamenti profondamente ingiusti.
Nel ricordare quindi che l'abuso d'ufficio funge da presidio dei cittadini di fronte ad ingiustizie di cui questi ultimi possono essere vittime in varie occasioni, segnala, tra gli altri, i casi dei concorsi «pilotati», in cui vince non la persona più meritevole ma quella oggetto di raccomandazione, delle procedure ad evidenza pubblica aggiudicate all'impresa che può vantare vicinanza con il pubblico ufficiale che le ha bandite e delle liste d'attesa in ospedale disattese in ragione dell'amicizia con il primario del reparto.
Dai pochi esempi riportati si evince che, diversamente da quanto ripetuto dalla maggioranza e dal Governo, il reato di abuso d'ufficio non è una fattispecie riconducibile alla sola attività degli amministratori locali ma può essere commesso da un pubblico ufficiale nelle situazioni più diverse.
Ritiene che la soppressione di tale reato avrà la conseguenza di rafforzare logiche Pag. 10clientelari come metodo di raccolta del consenso elettorale, inducendo il meccanismo per cui i pubblici ufficiali saranno i terminali delle più varie richieste e dei più vari favoritismi. Si dichiara convinta che il provvedimento in esame, invece di rappresentare un beneficio per gli amministratori locali, come annunciato dalla maggioranza e dal Governo, renderà ancora più gravoso il proprio compito, in quanto essi, soprattutto se onesti, nella loro attività saranno sottoposti a pressioni e influenze molto forti, anche da parte di reti criminali e mafiose.
La Commissione respinge l'emendamento Dori 1.5.
Ciro MASCHIO, presidente, ricorda che gli emendamenti Gianassi 1.6 e 1.7 sono ammissibili limitatamente alla parte principale, soppressiva delle lettere a) e b) del comma 1 dell'articolo 1 e alla parte conseguenziale soppressiva del numero 1) della lettera c) del medesimo comma.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) chiede che venga messo a disposizione dei deputati lo speech con cui la presidenza ha dato, all'epoca, conto del vaglio di ammissibilità delle proposte emendative presentate e degli esiti dei ricorsi, in considerazione del tempo trascorso. Chiede altresì che venga posta in distribuzione il testo degli emendamenti come risultante dalla pronuncia di inammissibilità parziale così da rendere edotti i commissari dell'effettivo contenuto che sarà oggetto delle votazioni.
Ciro MASCHIO, presidente, pur ritenendo che non vi siano dubbi sul testo degli emendamenti Gianassi 1.6 e 1.7 da porre in votazione, venendo incontro alla richiesta dell'onorevole Serracchiani, per maggiore chiarezza, dà indicazioni agli uffici di predisporre e di distribuire il testo depurato dalla parte inammissibile. Nel frattempo, propone di accantonare temporaneamente gli emendamenti Gianassi 1.6 e 1.7, per procedere all'esame del successivo emendamento Gianassi 1.8.
Valentina D'ORSO (M5S) fa presente che gli emendamenti Gianassi 1.6 e 1.7, limitatamente alla parte ammissibile, risultano identici all'emendamento Gianassi 1.8. Pertanto anche quest'ultimo dovrebbe essere accantonato.
Ciro MASCHIO, presidente, nel far presente che, come rilevato dall'onorevole D'Orso, la parte ammissibile degli emendamenti Gianassi 1.6 e 1.7 risulta identica all'emendamento Gianassi 1.8. Pertanto la prima votazione preclude le successive.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) ribadisce che non si può procedere alle votazioni prima che i deputati siano messi in condizione di poter comprendere pienamente l'oggetto della votazione.
Ciro MASCHIO, presidente, propone quindi di accantonare i citati emendamenti.
Federico GIANASSI (PD-IDP) fa presente che non si tratta di una questione formale ma di sostanza, in quanto il lungo tempo intercorso la pronuncia di ammissibilità e l'avvio dell'esame delle proposte emendative rende difficile svolgere una istruttoria adeguata.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) condividendo le considerazioni svolte dal collega Gianassi, rammenta nuovamente come, in ragione del tempo trascorso dalla pronuncia di inammissibilità del presidente, sia difficile per tutti avere chiara la situazione.
Precisa quindi che un conto è dichiarare parzialmente inammissibili alcuni emendamenti e altro conto è dichiararli identici ad altro emendamento. Chiede pertanto al presidente di convocare una riunione dell'Ufficio di presidenza per valutare se vi siano le condizioni per procedere alla votazione degli emendamenti in questione. Fa peraltro presente la volontà dei presentatori di sfruttare l'odierna giornata di lunedì per illustrare le intenzioni dei propri emendamenti, con riferimento al contenuto integrale, intervenendo quindi su tutti e tre gli Pag. 11emendamenti in questione, tenuto conto che la maggioranza di appresta ad abolire un importante articolo del codice penale.
Ciro MASCHIO, presidente, fa presente che è in distribuzione il testo degli emendamenti Gianassi 1.6 e 1.7, limitatamente alla parte ammissibile, risultante identica all'emendamento Gianassi 1.8.
Federico GIANASSI (PD-IDP) rammenta come, sin dall'inizio della legislatura, il suo gruppo abbia sollecitato un intervento normativo volto a perimetrare con maggiore correttezza la responsabilità degli amministratori locali. Ritiene, inoltre, che il Ministro Nordio, nell'identificare l'intervento sul reato di abuso d'ufficio in relazione alla responsabilità dei sindaci, abbia effettuato un'operazione di confusione.
Nel chiedersi se tale operazione sia stata effettuata consapevolmente, rammenta come più volte il Partito democratico abbia precisato che la problematica che attanaglia la responsabilità degli enti locali e dei sindaci non è la disciplina della fattispecie dell'abuso d'ufficio, bensì la correlazione tra i sistemi delle responsabilità politiche e tecniche in quanto è tale correlazione che spesso determina l'esposizione della responsabilità dei sindaci.
Osserva, infatti, che il sistema attualmente in vigore sulla materia è anacronistico in quanto continua a fissare, attraverso l'interpretazione giurisprudenziale delle norme del testo unico degli enti locali, la responsabilità degli amministratori locali sulla disciplina preesistente alle riforme degli anni Novanta del secolo scorso.
Rileva tuttavia come a decorrere dagli anni Novanta sebbene il potere gestorio dell'ente è stato attribuito al personale amministrativo, per un retaggio della vecchia disciplina, il sindaco e gli amministratori locali continuino a rispondere penalmente se un atto contiene elementi di illegittimità a fronte di un potere gestorio esercitato da parte dell'amministrazione tecnica.
Ribadisce, pertanto, la necessità di distinguere la responsabilità politica da quella amministrativa.
Rileva, inoltre, come all'interno del Governo vi siano due diverse posizioni sul tema, come dimostrato anche dai differenti approcci che l'Esecutivo ha tenuto nei confronti di alcuni ordini del giorno del suo gruppo.
Ritiene quindi che il provvedimento in discussione costituisca una «bandiera» per il Governo che cancellando una norma di ispirazione liberale non interviene invece modificando le norme del testo unico degli enti locali che rappresentano un altro capitolo rilevante per tutti i funzionari pubblici.
Valentina D'ORSO (M5S) dichiara il voto favorevole del suo gruppo sugli emendamenti del collega Gianassi.
Manifesta il proprio rammarico nel non poter affrontare il tema delle modifiche del testo unico degli enti locali necessarie a superare le difficoltà che i sindaci incontrano nello svolgimento del loro mandato, sottolineando come una riflessione in tal senso sarebbe stata oltremodo opportuna.
Ritiene, infatti, che l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio non rappresenti la soluzione al problema della «paura della firma», e che la Commissione, se avesse approfittato dell'occasione per discutere sul problema, ne avrebbe potute individuare di più rispondenti.
Devis DORI (AVS) dichiara il voto favorevole sugli emendamenti del collega Gianassi. Sottolineando come il tema relativo al rapporto tra la responsabilità politica e quella amministrava non viene affrontato dal provvedimento, ritiene che il disegno di legge in esame sia soltanto uno spot politico dell'Esecutivo e che non risolve alcuna delle problematiche che dichiara di perseguire.
Andrea CASU (PD-IDP) chiede di sottoscrivere gli emendamenti Gianassi 1.6, 1.7 e 1.8.
Sottolinea, quindi, come sul provvedimento in discussione si stia assistendo ad una repentina accelerazione dei lavori. Ne deduce che il disegno di legge in discussione costituisca il terzo elemento dello scambio cui si sta assistendo all'interno della maggioranza e che riguarda anche il Pag. 12disegno di legge sull'autonomia differenziata e quello sul premierato.
Ritiene che le modalità con le quali l'attuale Esecutivo vuole intervenire sul tema della giustizia siano inammissibili. A suo avviso sarebbe stato opportuno verificare quali fossero le disposizioni del testo unico sugli enti locali relative alla separazione tra responsabilità politica e amministrativa da mantenere e quali da modificare per risolvere il problema. Invece, il provvedimento in discussione interviene in maniera radicale, peggiorando la situazione.
Evidenzia quindi come i colleghi della maggioranza non stiano partecipando attivamente a dibattito e sottolinea come non sia opportuno che una siffatta accelerazione dei lavori avvenga senza un reale confronto parlamentare. Da ultimo, evidenziando che la presente seduta è la prima seduta parlamentare successiva a quella dell'Assemblea nella quale si sono verificati i gravi episodi riportati anche dalla cronaca, rammenta che l'assenza di un costruttivo dibattito aumenta l'asprezza dei rapporti.
Irene MANZI (PD-IDP) chiede di sottoscrivere gli emendamenti Gianassi 1.6, 1.7 e 1.8.
Condivide le riflessioni già svolte da altri colleghi sul fatto che tali proposte emendative avrebbero potuto costituire una occasione importante per affrontare il tema del rapporto tra responsabilità politica e amministrativa. Sottolinea infatti che tali proposte volevano intraprendere un processo di chiarezza e di effettiva definizione della responsabilità degli amministratori locali.
Osserva, invece, come il provvedimento in discussione, intervenendo soltanto su una singola misura, abbia un mero valore mediatico e non risolva il problema.
A suo avviso, infatti, il disegno di legge in discussione costituisce uno strumento palesemente inadeguato rispetto agli obiettivi che dichiara di perseguire e finirà con il mettere maggiormente a rischio gli amministratori locali ai quali, a seguito dell'abrogazione del reato di abuso di ufficio, potranno essere contestate fattispecie anche più gravi.
Il provvedimento in esame, quindi, costituisce un'occasione persa che, in nome del patto siglato all'interno della maggioranza in merito all'introduzione dell'autonomia differenziata e del premierato, non migliora la struttura dello Stato e spacca l'Italia accentrando tutti i poteri in capo a un Presidente del consiglio eletto.
Michela DI BIASE (PD-IDP) rammentando come il Ministro Nordio abbia affermato che il reato d'abuso d'ufficio dimostri il proprio fallimento in quanto le sentenze di condanna per tale reato sono poco numerose, sottolinea come delle circa trenta persone sottoposte a processo a seguito dell'introduzione del «reato di rave», nessuna di queste sia stata condannata.
Evidenzia quindi come il Governo abbia affrontato in maniera completamente opposta le due fattispecie. Ritiene quindi che le motivazioni poste alla base del provvedimento siano assurde e sottolinea come con il provvedimento in esame, utilizzato dalla maggioranza in maniera ideologica, si espongano gli amministratori locali a rischi maggiori in quanto, con l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio, potranno essere indagati per fattispecie più gravi, per le quali è consentito anche l'utilizzo di intercettazioni.
Ritiene che il Governo avrebbe dovuto responsabilmente affrontare il tema posto dalle proposte emendative in discussione che differenziano le responsabilità politiche da quelle gestionali, e non effettuare della mera propaganda.
Nel richiamare la drammatica situazione delle carceri italiane e l'allarmante incremento dei suicidi che in esse vengono compiuti, ritiene che anche questa volta – così come già avvenuto per i decreti legge cosiddetti «rave» e «Caivano» – la maggioranza procedendo senza accogliere i contributi delle opposizioni approverà un provvedimento che determinerà effetti nefasti.
La Commissione respinge l'emendamento Gianassi 1.6 limitatamente alla parte ammissibile, intendendosi quindi parimenti respinti gli emendamenti Gianassi 1.7 limitatamente alla parte ammissibile e Gianassi 1.8.
Pag. 13 Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) illustra l'emendamento Gianassi 1.9 volto a sostituire la fattispecie del reato di abuso d'ufficio con quella del reato di interesse privato in atto d'ufficio che al primo si avvicina.
Evidenzia, infatti, come l'abrogazione del reato d'abuso d'ufficio faccia venire meno una serie di condotte illecite e moralmente gravi.
Ricorda che tra i funzionari pubblici denunciati per il reato di abuso d'ufficio, la maggioranza sono magistrati, quindi medici e soltanto una parte residuale è costituita dagli amministratori locali.
Richiamando, inoltre, la attuale vicenda afferente alla regione Liguria e alle relative indagini, per la quale si parla di corruzione elettorale, sottolinea come essa inerisca anche all'abuso d'ufficio e all'intervento privato in atti d'ufficio. Auspica che tale vicenda, a seguito dell'approvazione del provvedimento, non si risolva in un «nulla di fatto» agevolando condotte che il suo gruppo non ritiene accettabili.
Precisa di non voler fare alcuna distinzione di ordine politico ma soltanto richiamare l'attenzione dovuta su tali vicende.
Ritiene che la pulizia chirurgica del codice penale posta in essere da quando l'attuale Governo si è insediato – che il suo gruppo osteggia in quanto ritiene non essere il modo corretto per contrastare la corruzione e gli altri temi confinanti con l'attività politica – avvantaggia di fatto soltanto i più forti e sottolinea come invece la maggioranza dei reclusi sia stata condannata per reati per i quali è prevista una pena di lieve entità.
Rileva, invece, come si sarebbe potuto intervenire su temi delicati come quello relativo al finanziamento pubblico dei partiti, definendo meglio la fattispecie, per consentire a chi fa politica di farlo in modo più sicuro e trasparente.
Valentina D'ORSO (M5S), rilevando che l'emendamento Gianassi 1.9 mantiene la criminalizzazione soltanto di una delle diverse condotte che attualmente afferiscono all'ambito applicativo del reato di abuso d'ufficio, preannuncia il voto contrario del suo gruppo su tale proposta emendativa poiché si escluderebbero comunque dall'ambito del penalmente rilevante l'abuso di danno e l'abuso di vantaggio.
Rammenta che il suo gruppo aveva presentato la proposta emendativa Francesco Silvestri 1.2, dichiarato inammissibile dalla presidenza, che aveva lo scopo di disciplinare anche la materia della rappresentanza di interessi. Tramite tale proposta emendativa si sarebbe potuta tracciare una linea chiara tra ciò che è lecito e ciò che non lo è, consentendo ai pubblici ufficiali e agli incaricati di pubblico servizio di orientare correttamente le proprie attività nell'esercizio delle proprie funzioni. La proposta in esame avrebbe comunque l'effetto di rendere lecite molte delle condotte attualmente rientranti nella fattispecie di abuso d'ufficio. Rammenta, a tal proposito, come anche alcuni degli auditi, al fine di prevenire la commissione del reato di abuso d'ufficio, colmare il vuoto normativo in materia di lobbying e di conflitto di interessi.
Afferma, infine, che per il gruppo del Movimento 5 Stelle la formulazione della disposizione contenuta nell'emendamento Gianassi 1.9 risulta essere estremamente farraginosa e di non facile applicazione in sede giudiziale.
La Commissione respinge l'emendamento Gianassi 1.9.
Federico GIANASSI (PD-IDP) esprime perplessità in merito all'abolizione del reato di abuso d'ufficio, evidenziando come il disegno di legge in esame sia un provvedimento «bandiera» per il Ministro della giustizia Nordio, che dopo due anni di mandato non è riuscito a far approvare alcuna riforma significativa, sottolineando come invece nel corso del mandato della Ministra Cartabia, in appena un anno e mezzo siano state approvate importanti riforme in materia di giustizia.
Ricorda, inoltre, come il Ministro Nordio avesse affermato, in via di principio, di essere contrario ad un approccio normativo panpenalistico, salvo poi, alla prova dei fatti, presentare decreti-legge e disegni di legge che hanno introdotto numerose nuove Pag. 14fattispecie di reato. Ritiene che i fatti abbiano dimostrato come il ministro sia stato screditato e umiliato dalla propria maggioranza.
Osserva, in proposito, che nel provvedimento in esame è previsto l'ampliamento del ruolo organico della magistratura dopo due anni dall'entrata in vigore dello stesso e si collega ad esso l'entrata in vigore delle disposizioni riguardanti il giudizio collegiale in materia di misure cautelari. Tuttavia, ritiene che tali posti non potranno essere coperti in ragione del fatto che nella legge di bilancio per il 2024 sono stati ridotti i fondi dedicati al comparto della giustizia e dubita quindi che vi siano le risorse finanziarie necessarie per portare a termine questo obiettivo, ciò avrà inevitabili ricadute sull'effettiva attuazione del provvedimento in esame.
Chiede, inoltre, al rappresentante del Governo se ritiene accettabile che, con l'entrata in vigore del provvedimento in esame, non saranno più punibili condotte molto gravi come quella posta in essere di recente da un membro della commissione di concorso che si adopera per favorire il buon esito della prova scritta del concorso in magistratura per alcuni concorrenti, condotta che attualmente sarebbe ricompresa nell'alveo della disciplina dell'abuso d'ufficio.
Il Viceministro Francesco Paolo SISTO si rammarica per le parole, che reputa offensive, rivolte dall'onorevole Gianassi all'indirizzo del Ministro Nordio, che è persona di grande qualità politica e di cultura senz'altro superiore rispetto ad alcuni dei ministri della giustizia dei governi sostenuti dalle attuali forze di opposizione.
Ricorda, inoltre, che il provvedimento in esame è stato già approvato a larga maggioranza dal Senato, ottenendo quindi una prima approvazione parlamentare.
Ritiene, infine, che ogni soggetto politico ha le proprie idee, anche in merito alla abrogazione o meno di una particolare fattispecie di reato, e che ciò rientra nella fisiologia della dialettica parlamentare.
Federico GIANASSI (PD-IDP) replicando, considera pienamente legittimo che un membro della Commissione sostenga che un ministro sia stato politicamente screditato e umiliato dalla propria maggioranza parlamentare. Ha già avuto modo di rilevare come il Ministro Nordio abbia presentato trenta punti nelle linee programmatiche dei quali non ne è stato ancora realizzato uno. Pertanto, rigetta con forza le accuse di porre in essere provocazioni, trattandosi peraltro di accuse che vanno particolarmente di moda in questi giorni nei confronti delle opposizioni.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) comprende l'imbarazzo del Viceministro Sisto che in passato ha ricoperto il ruolo di sottosegretario alla giustizia quando Ministra era Marta Cartabia ed ora è viceministro del Ministro Nordio, sottolineando come la passata legislatura lo abbia visto impegnato in progetti di riforma particolarmente validi, sostenuti anche dal gruppo di Forza Italia. Evidenzia come il Viceministro Sisto abbia esclusivamente difeso il Ministro Nordio a livello personale, senza entrare nel merito della questione posta dall'onorevole Gianassi, su cui sollecita una presa di posizione del viceministro.
Afferma, quindi, che per tali ragioni con questo emendamento si riformula il reato di abuso d'ufficio, tipizzandone ulteriormente la condotta, in linea con la modifica di tale fattispecie di reato intervenuta nel 2020 al fine di tutelare sia il pubblico ufficiale che il cittadino.
Valentina D'ORSO (M5S), sottolineando preliminarmente come il Viceministro Sisto non abbia risposto nel merito al quesito posto dai colleghi del PD, censura il comportamento del rappresentante del Governo che ha offeso i predecessori del Ministro Nordio, evidenziando che ciò rivela come non abbia argomenti per ribattere nel merito.
Afferma come con l'emendamento Gianassi 1.10 si tenti di mantenere in vigore quella parte del reato dell'abuso d'ufficio che punisce il danno che il pubblico ufficiale provoca abusando dei propri poteri. Giudica tale aspetto essenziale per un ordinamento che si voglia definire civile e che Pag. 15abbia l'obiettivo di evitare che il singolo cittadino debba farsi giustizia da sé.
Si chiede, pertanto, perché il Governo non ritenga di salvaguardare tale minimo profilo di tutela penale, evidenziando che l'abuso di danno non dovrebbe mai rimanere impunito.
Conclude, infine, chiedendo al rappresentante del Governo di portare in questa sede una riflessione di merito, evitando attacchi di natura personale.
Dichiara, quindi, il voto di astensione del suo gruppo in merito alla proposta emendativa Gianassi 1.10.
Andrea CASU (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Gianassi 1.10, giudica negativamente la mancata risposta, nel merito, del Viceministro Sisto alla domanda posta dal collega Gianassi. Ritiene, infatti, che manchi un confronto costruttivo tra maggioranza e opposizione. Osserva come la maggioranza tenda ad evadere dalle questioni di merito e che, perfino le più semplici domande, come quelle poste dal collega Gianassi, vengano percepite quali «lesa maestà». Si rammarica, infine, di dover constatare che il Ministro Nordio sia stato sconfessato sia dalla Presidente del Consiglio e dal Governo di cui è parte sia dalla sua stessa maggioranza, non avendo potuto raggiungere alcuno degli obiettivi che si era ripromesso.
Stefania ASCARI (M5S), intervenendo sull'emendamento Gianassi 1.10, sottolinea come la mancata risposta, nel merito, del Viceministro Sisto non possa passare inosservata. Ritiene che l'abolizione del reato d'abuso d'ufficio possa ingenerare sfiducia in tutti i cittadini che, privati dei presidi posti dalla norma incriminatrice, rischierebbero di essere prevaricati nell'espletamento, ad esempio, di procedure concorsuali, sulla base di logiche non più punibili ad esito della suddetta abrogazione.
Sottolinea, peraltro, come la cosiddetta «paura della firma» non possa più assurgere a motivo della necessità di abrogazione di tale fattispecie incriminatrice a seguito della revisione normativa intervenuta nel 2020. Ritiene che anche il tema legato al numero dei decreti di archiviazione intervenuti, sollevato più volte pregiudizialmente dalla maggioranza, trovi la sua giustificazione nell'intervento riformatore del 2020 e che, fatto salvo il 2021, la percentuale relativa all'abuso d'ufficio sia in linea con la media delle archiviazioni delle altre fattispecie di reato.
Evidenziando come siano rimasti inascoltati tutti gli esperti (avvocati, magistrati e professori) intervenuti nel dibattito in tema d'abuso d'ufficio, chiede al Viceministro Sisto di spiegare perché la riforma del codice penale prevista dal provvedimento in esame sia ritenuta una priorità politica indefettibile a fronte dell'esistenza di ben altre emergenze.
Devis DORI (AVS), intervenendo sull'emendamento Gianassi 1.10, si rammarica per il fatto che il Viceministro Sisto abbia mancato di dare risposta puntuale alle domande postegli. Auspica, peraltro, che nel prosieguo dell'esame si possa avviare un confronto capace di toccare il merito dei temi.
La Commissione respinge l'emendamento Gianassi 1.10.
Maria Carolina VARCHI (FDI), relatrice, rileva preliminarmente di non avere alcun timore a paragonare il ministro Nordio a suoi predecessori, a differenza di alcuni colleghi.
Intervenendo sull'ordine di lavori, invita i gruppi a valutare come procedere in tempi più celeri l'esame del provvedimento e, a tal fine, chiede di convocare l'Ufficio di presidenza.
Ciro MASCHIO, presidente, ricordando di aver già preannunciato all'avvio della seduta che si sarebbe proceduto in tal senso, convoca immediatamente l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti di gruppi e rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 20.50.
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
Lunedì 17 giugno 2024.
L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 21.10 alle 21.50.
SEDE REFERENTE
Lunedì 17 giugno 2024. — Presidenza del presidente Ciro MASCHIO. – Interviene il Viceministro della giustizia Francesco Paolo Sisto.
La seduta comincia alle 22.05.
Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare.
C. 1718 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nell'odierna seduta pomeridiana.
Ciro MASCHIO, presidente, avverte che è stato chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche attraverso il sistema di ripresa audiovideo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.
Annuncia che, come deciso nel corso della riunione dell'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentati dei gruppi appena conclusasi, ogni gruppo potrà intervenire per dichiarazioni di voto per non più di 5 minuti su ogni proposta emendativa, mentre gli interventi a titolo personale, in numero comunque inferiore della metà dei componenti del Gruppo di appartenenza, potranno essere svolti per non più di un minuto. Preannuncia che, qualora i lavori della Commissione dovessero protrarsi oltre le ore 24, i suddetti tempi saranno dimezzati a decorrere dalla medesima ora.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP), ribadendo la ferma contrarietà del proprio gruppo rispetto ai tempi di esame del provvedimento stabiliti in esito alla riunione dell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, illustra l'emendamento Gianassi 1.11, di cui è cofirmataria: evidenzia, in particolare, che esso mira a ridimensionare gli effetti dell'abrogazione del reato di abuso d'ufficio prevedendo la fattispecie di prevaricazione, che si verifica allorché il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio, nello svolgimento delle funzioni, viola norme di legge o di regolamento arrecando intenzionalmente ad altri un danno ingiusto. A suo avviso, si tratta di una fattispecie di reato gravemente lesiva della onorabilità della pubblica amministrazione, nonché dei diritti fondamentali dei cittadini.
Valentina D'ORSO (M5S), preannunciando l'astensione del Movimento 5 Stelle sull'emendamento in esame, osserva che esso si limita a prevedere la sola fattispecie di prevaricazione. Pur riconoscendo che la formulazione della proposta emendativa – oggettivamente lineare ed efficace – agevola l'onere probatorio, ritiene indispensabile mantenere l'attuale formulazione dell'articolo 323 del codice penale, che definisce più compiutamente i comportamenti qualificabili come abuso d'ufficio.
Devis DORI (AVS), preannunciando il voto favorevole del proprio gruppo sull'emendamento Gianassi 1.11, rileva che esso ha il pregio di introdurre una definizione circoscritta, ma chiara, del reato di abuso d'ufficio. Si tratta, peraltro, di una proposta analoga a quella contenuta nell'emendamento a sua firma 1.3 – già respinto dalla Commissione –, che a sua volta riprendeva una ipotesi formulata nel 1996 dalla citata Commissione per la riforma dell'abuso d'ufficio presieduta dal professor Giuseppe Morbidelli.
Andrea CASU (PD-IDP), dichiarando di intervenire in dissenso rispetto al proprio gruppo, stigmatizza la scelta della maggioranza di bocciare sistematicamente tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni, senza entrare nel merito delle singole proposte.Pag. 17 A suo avviso, è evidente la volontà di approvare senza modifiche il provvedimento, in una logica di scambio tra le forze che sostengono il Governo: nello specifico, il provvedimento in esame riflette le istanze di Forza Italia, mentre il premierato e l'autonomia differenziata rappresentano due vessilli ideologici, rispettivamente, di Fratelli d'Italia e della Lega.
Carla GIULIANO (M5S), dichiarando di intervenire in dissenso rispetto al proprio gruppo, preannuncia il voto favorevole sull'emendamento in esame, che ha il pregio di limitare gli effetti dannosi dell'abrogazione del reato di abuso d'ufficio; segnala, in particolare, che dal 1996 al 2020 le condanne per questa fattispecie di reato sono in gran parte connesse a comportamenti prevaricatori, come formulati nell'emendamento Gianassi 1.11.
La Commissione respinge l'emendamento Gianassi 1.11.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) illustra l'emendamento Gianassi 1.12, di cui è cofirmataria, evidenziando che esso interviene chirurgicamente sul testo proposto dal Governo al fine di salvaguardare alcune fattispecie penalmente rilevanti. Invitando l'Esecutivo ad un supplemento di riflessione, concorda con le considerazioni del collega Casu circa la logica spartitoria che caratterizza i partiti di maggioranza: a suo avviso, l'abrogazione dell'abuso di ufficio rappresenta una mera contropartita politica da offrire a Forza Italia, considerando le difficoltà nel portare avanti il progetto di separazione delle carriere giudiziarie, su cui la stessa Presidente del Consiglio Meloni ha espresso riserve.
Valentina D'ORSO (M5S), coerentemente con la posizione espressa sull'emendamento Gianassi, 1.9, preannuncia il voto contrario del proprio gruppo sulla proposta emendativa in esame, che circoscrive troppo l'area penalmente rilevante ai sensi dell'articolo 323 del codice penale, andando a ledere i principi costituzionali di buon andamento ed imparzialità della pubblica amministrazione.
Devis DORI (AVS) preannuncia il voto favorevole sull'emendamento Gianassi 1.12 che, intervenendo in maniera chirurgica sul testo del disegno di legge in esame, tenta comunque di mantenere nel nostro ordinamento la fattispecie di abuso d'ufficio e di dare un contributo in una situazione sempre più compromessa, man mano che vengono respinte le varie proposte emendative.
Andrea CASU (PD-IDP), intervenendo in dissenso dal suo gruppo, immagina che la seduta odierna resterà nella storia dei lavori parlamentari. Si domanda a tale proposito cosa penseranno i futuri lettori dei resoconti di Commissione, trovandosi di fronte ad un'unica assurda seduta notturna dedicata all'esame di un provvedimento cui sono stati presentate poco più di cento proposte emendative e in assenza di atteggiamenti ostruzionistici dell'opposizione. Si chiede quindi per quale motivo non si possa proseguire i lavori domani mattina o nella giornata di mercoledì, al fine di dare la giusta dignità all'esame parlamentare.
Motiva quindi il proprio dissenso rispetto all'affermazione della sua capogruppo, la quale ha fatto riferimento ad un patto a tre, nell'ambito delle forze politiche che compongono la maggioranza. Precisa infatti che si tratta più correttamente di un patto a «2,5» dal momento che mezza è la bandiera di Forza Italia, mentre le altre due sono completamente issate.
La Commissione respinge l'emendamento Gianassi 1.12.
Stefania ASCARI (M5S) tiene a sottolineare un nuovo aspetto relativa al tema dell'abuso di ufficio legato ai gravi profili di incostituzionalità del testo.
Nel ricordare che il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio può provocare intenzionalmente un danno ingiusto con due modalità diverse, vale a dire attraverso l'emanazione di atti o a mezzo di comportamenti materiali, fa presente a quest'ultimoPag. 18 proposito che con l'abrogazione dell'abuso di ufficio non sarà più possibile per i cittadini ricorrere alla giustizia amministrativa, con grave lesione del diritto di difesa tutelato dall'articolo 24 della Costituzione.
Nel segnalare che la casistica delle condanne definitive dal 1996 al 2020 vede moltissimi casi di abuso d'ufficio perpetrato attraverso comportamenti materiali, rileva come il loro declassamento determinerà un orientamento culturale di liberalizzazione dei peggiori atteggiamenti prevaricatori a tutti i livelli della pubblica amministrazione. Aggiunge che il testo in esame appare in contrasto con la Costituzione, anche con riguardo al secondo comma dell'articolo 97 della Costituzione, che tutela il principio del buon andamento e dell'imparzialità dell'amministrazione, e all'articolo 54, che sancisce l'obbligo per i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche di adempierle con disciplina ed onore.
Aggiunge in conclusione l'ulteriore violazione dell'articolo 3 della Costituzione, per la palese irragionevolezza di abolire il reato di abuso d'ufficio.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 1.13.
Federico CAFIERO DE RAHO (M5S) fa presente che l'emendamento D'Orso 1.15 introduce nel testo in esame una modifica correttiva necessaria, perché l'Italia è tenuta ad adeguarsi all'ordinamento dell'Unione europea e alle altre norme internazionali. Ricorda quindi che il traffico illecito di influenze è stato introdotto nel nostro ordinamento a seguito della ratifica della Convenzione penale sulla corruzione fatta a Strasburgo nel 1999.
Rileva a tale proposito che il testo in esame modifica la disposizione all'epoca introdotta, limitando il traffico illecito di influenze ai soli casi in cui vi sia una dazione di danaro o di altra utilità economica, escludendo dalla sanzione penale qualsiasi altro tipo di vantaggio.
Aggiunge che, diversamente da quanto attualmente previsto dalla norma vigente, il reato non sarà più configurabile nel caso in cui le relazioni con il pubblico ufficiale o con l'incaricato di pubblico servizio siano millantate e non realmente esistenti.
Rammaricandosi per il poco tempo a disposizione, che non gli consente di illustrare adeguatamente quale grave allargamento delle maglie sia stato operato con riguardo ai comportamenti illeciti finalizzati ad attuare il traffico di influenze, rileva la violazione degli obblighi derivanti dai vincoli posti dalla Costituzione e dal rispetto delle norme internazionali.
Andrea CASU (PD-IDP) nel dichiarare di voler intervenire a sostegno dell'emendamento D'Orso 1.15, manifesta comunque l'intenzione del suo gruppo, d'accordo il presidente, di cedere i minuti a disposizione al collega Cafiero De Raho per consentirgli di completare le sue considerazioni in merito.
Ciro MASCHIO, presidente, nel far presente che non esiste a norma di Regolamento lo strumento ipotizzato dai colleghi, si dichiara disponibile ad accettare la proposta, in via del tutto eccezionale, senza che ciò costituisca un precedente vincolante.
Andrea CASU (PD-IDP) esprime l'auspicio del suo gruppo che nulla di questa serata costituisca precedente per il futuro.
Federico CAFIERO DE RAHO (M5S) richiama il contenuto dell'articolo 12 della citata Convenzione di Strasburgo, che prevede che ciascuna parte definisca come reato il fatto di promettere, offrire o procurare, direttamente o indirettamente, qualsiasi vantaggio indebito, per sé o per terzi, a titolo di rimunerazione a chiunque afferma o conferma di essere in grado di esercitare un'influenza sulla decisione di specifiche persone, dettagliatamente individuate dalla medesima Convenzione, così come il fatto di sollecitare, ricevere o accettarne l'offerta o la promessa a titolo di rimunerazione per siffatta influenza, indipendentemente dal fatto che l'influenza sia o meno effettivamente esercitata oppure Pag. 19che la supposta influenza sortisca l'esito ricercato.
Nel ritenere che il contenuto della richiamata disposizione sia assolutamente chiaro, fa presente che il disegno di legge Nordio al contrario modifica l'articolo 346-bis del codice penale, alterando la fattispecie di traffico illecito di influenze attualmente prevista e limitandola ai soli casi in cui le relazioni con pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio siano realmente esistenti e l'utilità che se ne derivi sia esclusivamente di natura economica. Rileva quindi come in tal modo si limiti enormemente la previsione contenuta nella Convenzione, venendo meno tra l'altro alle richieste in tal senso dell'Unione europea e violando l'articolo 117 della Costituzione che ci impone il rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 1.15.
Carla GIULIANO (M5S), intervenendo sull'emendamento a sua prima firma 1.16, sottolinea che l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio, oltre ad avere effetti molto gravi sulla trasparenza dei concorsi pubblici e degli appalti, già seriamente compromessi dalla riforma del relativo codice operata dalla maggioranza, comporterà la ulteriore conseguenza di favorire l'uso ritorsivo del potere pubblico nei confronti dei soggetti onesti che vorranno denunciare le irregolarità nel comportamento della pubblica amministrazione.
Aggiunge che la modifica introdotta dal disegno di legge in esame determinerà la riabilitazione di massa di tutti i soggetti che non hanno operato con trasparenza e imparzialità, con ulteriori riflessi negativi sull'azione della pubblica amministrazione, e la revoca delle oltre 3.600 condanne inflitte dal 1996 al 2020. A suo avviso lo sdoganamento di azioni che oggi sono penalmente sanzionabili e moralmente deprecabili determinerà il rilancio della peggiore pubblica amministrazione, verso i cui abusi di potere i cittadini non troveranno argini. Chiede quindi ad una maggioranza silente ed annoiata, nonostante la rilevanza dell'argomento, come i cittadini potranno difendersi da tali abusi sottratti alla sanzione penale e al presidio del nostro ordinamento, posto che non sarà neanche possibile ricorrere al giudice amministrativo, con grave violazione dell'articolo 24 della Costituzione, che tutela il diritto alla difesa.
Conclude sottolineando che sarà responsabilità della maggioranza se il messaggio eticamente devastante che si sta lanciando comporterà un ulteriore allontanamento dei cittadini dalla politica e dalle istituzioni.
La Commissione respinge l'emendamento Giuliano 1.16.
Carla GIULIANO (M5S) interviene sull'emendamento D'Orso 1.17, sottolineando come l'abolizione del reato di abuso d'ufficio si pone in contrasto con la Costituzione, violandone in primo luogo l'articolo 117 che impone all'Italia il rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Fa presente che l'Italia, in controtendenza anche rispetto agli obblighi imposti a difesa degli interessi finanziari dell'Unione europea, soprattutto avuto riguardo all'utilizzo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sarà l'unico Paese dell'Ue privo di una norma penale a presidio del corretto funzionamento della pubblica amministrazione. A suo avviso, la scelta adottata dalla maggioranza si inserisce nel solco della riforma del codice degli appalti, che ha ampliato le maglie degli affidamenti diretti e il ricorso al subappalto a cascata, con violazione degli obblighi di trasparenza e di tracciabilità delle procedure. Aggiunge che le disposizioni del disegno di legge in esame sono in contrasto anche con la proposta di direttiva UE in materia di lotta alla corruzione, esponendo l'Italia ad una procedura di infrazione e facendo del nostro Paese un unicum negativo nel panorama europeo ed internazionale. Segnala da ultimo le gravi ricadute anche sull'attività della procura europea che, a seguito dell'abolizione della fattispecie criminale, sarà costretta ad archiviare i procedimenti per abuso d'ufficio in corso non potendone avviare di nuovi.
Pag. 20 Andrea CASU (PD-IDP) interviene a sostegno dell'emendamento D'Orso 1.17. Nel constatare, quindi, l'ostinazione della maggioranza a bocciare tutte le proposte emendative presentate che mirano a migliorare il testo in esame, rammenta come il programma di Fratelli d'Italia in materia di giustizia presenti un lungo elenco di interventi che, sebbene non condivisibili, siano accomunati da una certa coerenza. Rileva, invece, come l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio si ponga in netto contrasto con l'impianto politico di tale programma.
Ritiene pertanto che quella del provvedimento in discussione sia una scelta puramente demagogica.
Con riferimento, inoltre, al tema evidenziato dal collega Cafiero De Raho in ordine al richiamo all'interno del nuovo articolo 346-bis del codice penale al solo vantaggio di natura economica, reputa particolarmente grave una siffatta previsione che solleva dubbi inquietanti.
Devis DORI (AVS) ritiene che l'emendamento D'Orso 1.17 sia assolutamente condivisibile.
Si dichiara inoltre non stupito dal fatto che l'approvazione del provvedimento in esame costituisca il frutto di un accordo tra i gruppi parlamentari di maggioranza, sebbene sottolinea come tale provvedimento non sia certamente pienamente condiviso dalla Lega e da Fratelli d'Italia. Tuttavia rileva come lo stesso recherà danno ai cittadini che vedranno ridotte le proprie garanzie.
Nel ribadire come sarebbe stato più opportuno modificare la fattispecie del reato di abuso d'ufficio in luogo della sua totale abrogazione, sottolinea come – mentre con il provvedimento in discussione il Governo interviene con un «colpo di gomma» sul codice penale per «cancellare» alcuni reati – con il disegno di legge «sicurezza», attualmente all'esame delle Commissioni I e II della Camera, l'Esecutivo, adottando un approccio normativo opposto, intervenga sul codice penale per introdurre numerose fattispecie criminali.
Dichiara quindi il voto favorevole del suo gruppo sull'emendamento in discussione.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 1.17.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) illustra l'emendamento Gianassi 1.18, di cui è cofirmataria, che con un intervento puntuale sopprime le lettere c), d) ed e) del comma 1 dell'articolo 1.
Sottolinea come il suo gruppo sia particolarmente contrario alle disposizioni che l'emendamento in discussione intende sopprimere in quanto ritiene che l'abrogazione dell'articolo 323 del codice penale e la modifica dell'articolo 326-bis del medesimo codice siano in contrasto anche con gli impegni assunti a livello internazionale.
Raccomanda, pertanto, l'approvazione della proposta emendativa in discussione.
La Commissione respinge l'emendamento Gianassi 1.18.
Valentina D'ORSO (M5S) intervenendo sull'emendamento a sua prima firma 1.19 illustra anche il successivo emendamento 1.20, volto a sopprimere la lettera e) del comma 1 dell'articolo 1 del disegno di legge in esame che sostituisce l'articolo 346-bis del codice penale, relativo al traffico di influenze illecite.
A suo avviso, la nuova formulazione del citato articolo 346-bis, che depotenzia il reato di traffico di influenze illecite, ne peggiora il testo, rendendolo un «groviglio inestricabile». In particolare, sottolinea come la «mediazione illecita» sia descritta attraverso la declinazione di una serie di elementi che di fatto rendono impossibile l'onere probatorio che sorregge l'accusa.
Evidenzia, inoltre, come non sia chiara la locuzione «vantaggio indebito».
A suo avviso, considerata la difficile interpretazione della nuova formulazione, il Governo avrebbe fatto meglio a proporre l'abrogazione dell'articolo 346-bis del codice penale.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 1.19.
Federico CAFIERO DE RAHO (M5S) illustra l'emendamento D'Orso 1.20, di cui Pag. 21è cofirmatario. Nel ricordare come il provvedimento in discussione leghi l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio alla modifica della fattispecie di traffico di influenze illecite, sottolinea come il suo gruppo solleciti la soppressione di tale modifica in quanto è contrario all'abrogazione del reato di abuso d'ufficio.
Evidenzia, inoltre, come il provvedimento preveda che per il traffico di influenze illecite si possano applicare le medesime circostanze attenuanti previste per il reato di corruzione: in proposito, manifesta la totale contrarietà da parte del suo gruppo.
Ricorda, quindi, come il traffico di influenze illecite si concretizzi da un lato nell'atto contrario ai doveri d'ufficio e dall'altro nell'intermediazione e rammenta che nel sistema della corruzione l'intermediario svolga spesso un ruolo professionale. Ritiene, in proposito, che di fronte a tale tipo di figura non sia possibile configurare delle circostanze attenuanti.
Andrea CASU (PD-IDP) si associa alle considerazioni del collega Cafiero De Raho e chiede l'accantonamento della proposta emendativa in discussione e di tutte quelle attinenti al traffico di influenze illecite.
Ciro MASCHIO, presidente, prende atto che i relatori e il rappresentante del Governo non intendono acconsentire alla richiesta di accantonamento.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 1.20.
Devis DORI (AVS) illustra l'emendamento a sua firma 1.21, volto ad ampliare, attraverso l'introduzione della parola «anche», l'ambito di applicazione del reato di traffico di influenze illecite.
Valentina D'ORSO (M5S) dichiara il voto di astensione del suo gruppo sull'emendamento Dori 1.21 in quanto, sebbene lo stesso abbia il pregio di migliorare il testo in esame, il suo gruppo ritiene che la fattispecie di traffico di influenze illecite, per come formulata dal provvedimento in esame, sia confusa e non emendabile.
La Commissione respinge l'emendamento Dori 1.21.
Devis DORI (AVS) illustra l'emendamento a sua firma 1.22 che, come l'identico emendamento Gianassi 1.23 interviene sul nuovo testo dell'articolo 326-bis del codice penale per sopprimere il termine «economica» associato alla locuzione «utilità» al fine di rendere la norma meno stringente. Fa presente che tale proposta emendativa recepisce un suggerimento avanzato nel corso delle audizioni presso l'altro ramo del Parlamento.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) illustra l'emendamento Gianassi 1.23, del quale è cofirmataria, e ricorda che nel corso delle audizioni sul provvedimento svoltesi al Senato, il presidente Castelli, già presidente della Corte d'appello di Brescia, abbia suggerito di apportare al testo la modifica proposta dall'emendamento in esame evidenziando come in altre norme di diritto penale si faccia riferimento a «altra utilità» e non a «altra utilità economica».
Ritiene quindi che si tratti di un suggerimento opportuno in quanto il termine «economica», restringendo la fattispecie, farà ricadere nelle ipotesi di reato solo le utilità economiche, escludendo tutte le altre utilità alle quali invece le cronache recenti fanno riferimento.
Valentina D'ORSO (M5S) sottolinea come la modifica che si vuole apportare al testo del provvedimento tramite gli identici emendamenti Dori 1.22 e Gianassi 1.23 costituisca un correttivo adeguato del testo in esame in quanto teso a ripristinare quanto attualmente previsto dalla normativa vigente. Evidenzia, infatti, che ad oggi non è necessario che la promessa o la dazione debba riguarda necessariamente un'utilità economica, ma possa riguardare un'utilità di qualsiasi genere.
Annuncia, pertanto, il voto favorevole del suo gruppo sugli identici emendamenti Dori 1.22 e Gianassi 1.23.
La Commissione respinge gli identici emendamenti Dori 1.22 e Gianassi 1.23.
Michela DI BIASE (PD-IDP), illustra l'emendamento Gianassi 1.24, che sopprime il secondo comma dell'articolo 346-bis codice penale, il quale reca la definizione di «altra mediazione illecita».
Stefania ASCARI (M5S), intervenendo sulla proposta emendativa in esame, preannuncia il voto favorevole del gruppo del Movimento 5 Stelle, poiché la lettera e) dell'articolo 1 propone una formulazione che presenta seri problemi di tassatività, diminuendo la portata applicativa del reato di traffico di influenze illecite.
Evidenzia come tale fattispecie di reato sia tipica dei soggetti che agevolano le manovre corruttive e come esso costituisca non solo un reato spia per i casi di abuso d'ufficio ma anche per fenomeni mafiosi; difatti le organizzazioni criminali spesso si servono dei cosiddetti «colletti bianchi» al fine di esercitare pressioni corruttive.
Ritiene, ancora, che con la nuova formulazione dell'articolo 346-bis codice penale, siano state escluse una serie di condotte dall'area del penalmente rilevante, come ad esempio il fatto che l'utilità data o promessa debba essere necessariamente di natura economica, escludendo i casi di prestazioni sessuali o di voti di scambio.
La Commissione respinge l'emendamento Gianassi 1.24.
Devis DORI (AVS), illustrando l'emendamento 1.25 a sua firma, afferma come esso incida sulla lettera e) dell'articolo 1, allo scopo di allargare l'ambito di applicabilità dell'articolo 346-bis codice penale a tutti i casi in cui la mediazione illecita provochi un vantaggio indebito o un danno ingiusto ad altri, anche se ciò non costituisca reato.
Valentina D'ORSO (M5S), intervenendo sull'emendamento Dori 1.25, evidenzia come il comma 2 dell'articolo 346-bis codice penale richiede che l'atto contrario ai doveri d'ufficio debba costituire reato e che, allo stesso tempo, si abolisce il reato di abuso d'ufficio, rendendo quindi lecite molte delle condotte che sarebbero potute essere oggetto del nuovo reato di traffico di influenze illecite.
La Commissione respinge l'emendamento Dori 1.25.
Irene MANZI (PD-IDP), illustrando l'emendamento Gianassi 1.27, sottolinea che con tale proposta emendativa si sopprime l'espressione «costituente reato» e che di fatto tale fattispecie prevede la definizione esplicita dell'«altra mediazione illecita», ossia una mediazione tale da indurre il soggetto a compiere un atto contrario al proprio dovere d'ufficio che tuttavia deve costituire reato, dando vita ad una contraddizione in termini, poiché non sono comprese le condotte rientranti in tale fattispecie di reato.
Rileva, inoltre, che sarebbe opportuno inserire al fine di meglio definire la fattispecie di reato, in alternativa al vantaggio indebito, anche il danno ingiusto ad altri.
Valentina D'ORSO (M5S), preannunciando il voto favorevole del Movimento 5 Stelle sulla proposta emendativa in esame, si richiama al suo intervento in dichiarazione di voto sull'emendamento 1.25 e afferma come l'approvazione dell'emendamento Gianassi 1.27 permetterebbe di neutralizzare l'operazione del Governo che mira a restringere particolarmente il campo applicativo del reato di traffico di influenze illecite.
La Commissione respinge l'emendamento Gianassi 1.27.
Valentina D'ORSO (M5S), illustrando l'emendamento 1.28 a sua prima firma, rileva come tale proposta emendativa abbia una finalità costruttiva, poiché, prendendo atto dell'abolizione dell'abuso d'ufficio, va a potenziare la portata applicativa di altri reati, come quello di cui all'articolo 353 codice penale recante la turbata libertà degli incanti, nel quale vengono aggiunte anche le Pag. 23procedure concorsuali e gli affidamenti diretti di appalti pubblici.
Sottolinea come, così facendo, si garantirebbe tutela a determinati fatti particolarmente odiosi di cui sono vittime i cittadini. Tale intervento si rende maggiormente necessario a seguito dell'entrata in vigore del nuovo codice degli appalti, che ha innalzato le soglie per le quali è possibile procedere con l'affidamento diretto degli appalti.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 1.28.
Michela DI BIASE (PD-IDP), illustrando la proposta emendativa Gianassi 1.29, evidenzia come esso intervenga sul reato di turbata libertà degli incanti, di cui all'articolo 353 codice penale, estendendo l'applicazione di tale fattispecie anche al pubblico ufficiale e all'incaricato di pubblico servizio e auspica che il rappresentante del Governo e i relatori modifichino l'orientamento del parere che hanno espresso in precedenza.
La Commissione respinge l'emendamento Gianassi 1.29.
Valentina D'ORSO (M5S), illustrando l'emendamento soppressivo 2.1 a sua prima firma, constata che l'articolo 2 interviene su moltissimi articoli del codice penale, evidenziandosi un problema di metodo di intervento normativo, non essendovi, tra l'altro, una ratio comune.
Sottolinea come l'unico filo conduttore di tali interventi potrebbe essere quello di garantire l'impunità ad una serie numerosa di soggetti e di rendere maggiormente complesse le attività investigative dei magistrati.
Evidenzia, infatti, come gli interventi limitanti in merito alle intercettazioni telefoniche e alla loro pubblicazione non risolvono un reale problema, che, secondo gli auditi, era già stato risolto con le leggi Orlando e Bonafede.
Ritiene, infine, che tutto ciò che è rilevante sotto il profilo del pubblico interesse andrebbe pubblicato senza limitazioni.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento D'Orso 2.1, sottolinea come l'articolo che questo si propone di sopprimere sia un compendio di revisioni al Codice di procedura penale che tratta norme tra loro eterogenee e che meriterebbero, ciascuna, di un'attenta considerazione. Ritiene, peraltro, che le modalità con cui l'articolo 2 si propone di affrontare la modifica delle norme codicistiche potrebbe esporre le norme di risulta a profili di illegittimità costituzionale e, in aggiunta, al rischio di mancata attuazione.
Ciro MASCHIO, presidente, essendo da poco trascorsa la mezzanotte ed essendo ancora in corso i lavori della Commissione, rammenta che, come deciso nell'ultima riunione dell'Ufficio di Presidenza, i tempi di intervento per i gruppi e a titolo personale sono ridotti della metà, rispettivamente a 2 minuti e mezzo e a trenta secondi, fermo restando l'impegno della Presidenza a non applicare tali limiti in maniera rigida.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.1.
Carla GIULIANO (M5S), intervenendo sull'emendamento D'Orso 2.2, del quale è cofirmataria, evidenzia come il dossier predisposto dagli Uffici dedichi ampio spazio all'articolo 2 del provvedimento in esame. Osserva che, tra gli altri, il tema di maggior rilievo è certamente quello relativo alle intercettazioni, reputando che queste siano considerate dalla maggioranza e dal Governo alla stregua di un «male assoluto». Ritiene, infatti, che sotto il mantello dei costi delle intercettazioni si nasconda la volontà di impedire la prosecuzione di indagini scomode, sebbene, ricorda, siano state proprio le intercettazioni ad aver permesso il recupero, tra il 2015 e il 2020, di beni per un valore di circa 35 miliardi di euro. Rileva, da ultimo, come la lettera a) dell'articolo 2, riscrivendo l'articolo 103 del Codice di procedura penale relativo alle comunicazioni tra difensore ed imputato, introduca garanzie ultronee e distoniche rispetto alla giurisprudenza che si è formata sul punto.
Pag. 24La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.2.
Federico CAFIERO DE RAHO (M5S), intervenendo sull'emendamento a sua firma 2.3, osserva come questo si proponga di integrare il disposto del comma 6-bis dell'articolo 103 del Codice di procedura penale conformemente ad un orientamento giurisprudenziale che tutela il difensore nell'esercizio della sua attività difensiva. Evidenzia come, scopo del proprio emendamento, sia quello di chiarire che, al di fuori dell'attività difensiva, la comunicazione tra imputato e difensore sia esclusa dal divieto d'acquisizione.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP), associandosi alle considerazioni svolte dal collega Cafiero De Raho, ricorda che alcuni recenti casi di cronaca hanno dimostrato che l'emendamento in discussione sia necessario per permettere, in deroga al divieto di acquisizione di ogni forma di comunicazione, l'intercettazione delle comunicazioni tra imputato e difensore non pertinenti all'attività professionale svolta da quest'ultimo. Richiama a riguardo il rapporto ambiguo tra Matteo Messina Denaro e la parente che svolgeva la funzione di avvocato.
La Commissione respinge l'emendamento Cafiero De Raho 2.3.
Federico CAFIERO DE RAHO (M5S), intervenendo sull'emendamento a sua firma 2.4, specifica che, conformemente al precedente emendamento a sua firma 2.3, l'emendamento si propone di recepire l'orientamento giurisprudenziale che chiarisce come l'attività difensiva debba svolgersi nel rispetto delle regole e la stessa, dunque, non possa trasformarsi in veicolo di consumazione di reati.
La Commissione respinge l'emendamento Cafiero De Raho 2.4.
Valentina D'ORSO (M5S), intervenendo sull'emendamento a sua firma 2.5, constata che la norma che l'emendamento intende modificare potrebbe ingenerare confusione in conseguenza della sua non felice formulazione. Ritiene, infatti, che, ove l'emendamento a sua firma non venisse approvato, non risulterebbe chiaro quali ipotesi darebbero corso all'interruzione delle operazioni di intercettazione, non potendosi definire, per via dell'errata formulazione della norma, quali siano le conversazioni o comunicazioni vietate dalla legge.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento D'Orso 2.5, condivide le osservazioni della collega D'Orso e chiede al Viceministro e ai relatori di chiarire se la norma intenda fare riferimento a conversazioni o comunicazioni vietate o piuttosto al divieto di intercettazione delle medesime. Ritiene, infatti, come appare evidente e come evidenziato dal dossier predisposto dagli Uffici che fa riferimento invece al termine intercettazioni, che la formulazione della norma ne comprometta la stessa applicazione in sede processuale.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.5.
Federico CAFIERO DE RAHO (M5S), illustrando l'emendamento a sua prima firma 2.6, ribadisce che la finalità, anche in questo caso, è quella di recepire gli orientamenti giurisprudenziali in materia escludendo l'applicabilità dei commi 4, 5, 6 e 6-bis dell'articolo 103 del codice di procedura penale in tutti i casi in cui il difensore sia indagato o imputato.
La Commissione respinge l'emendamento Cafiero De Raho 2.6.
Valentina D'ORSO (M5S), intervenendo sull'emendamento a sua firma 2.7, evidenzia come il provvedimento si proponga di modificare il comma 2-bis dell'articolo 144 del Codice di procedura penale. Osserva, infatti, come la norma intenda vietare la pubblicazione delle intercettazioni, ancorché legittime e rilevanti, salvo che le stesse non siano riprodotte da un giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzatePag. 25 nel corso di un dibattimento. Ritiene, dunque, che tale restrizione sia del tutto eccessiva e limiti oltremodo la possibilità di pubblicazione di intercettazioni, impedendo ai cittadini di conoscere fatti di pubblico interesse.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento D'Orso 2.7, evidenzia che già la riforma dell'ex Ministro della giustizia Andrea Orlando ha corretto talune storture insite nella disciplina delle intercettazioni: infatti, come dimostrano anche i dati statistici, la loro pubblicazione risulta fortemente limitata e circoscritta solo a quelle rilevanti; gli ulteriori vincoli previsti dal provvedimento in esame dimostrano il chiaro intento della maggioranza di limitare l'accesso alle informazioni da parte della pubblica opinione.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.7.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP), illustrando l'emendamento Gianassi 2.8, di cui è cofirmataria, sottolinea che esso mira a consentire la pubblicazione delle intercettazioni non rilevanti quando abbiano un palese carattere di pubblico interesse.
Valentina D'ORSO (M5S) preannuncia l'astensione del proprio gruppo sull'emendamento in esame, che introduce un'eccessiva discrezionalità nella individuazione delle intercettazioni che possono essere pubblicate. A suo avviso, è più opportuno mantenere la disciplina vigente.
La Commissione respinge l'emendamento Gianassi 2.8.
Devis DORI (AVS) illustra l'emendamento a sua firma 2.9.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP), illustrando l'emendamento Gianassi, 2.10, di cui è cofirmataria, identico all'emendamento Dori 2.9, ribadisce l'opportunità di consentire la pubblicazione delle intercettazioni di rilevante interesse pubblico.
Valentina D'ORSO (M5S), preannuncia il voto favorevole del proprio gruppo sugli identici emendamenti Dori 2.9 e Gianassi 2.10, che hanno il pregio di ridimensionare i danni derivanti dai divieti imposti dal Governo.
La Commissione respinge gli identici emendamenti Dori 2.9 e Gianassi 2.10.
Valentina D'ORSO (M5S), illustrando l'emendamento a sua prima firma 2.11, ribadisce che l'obiettivo dell'Esecutivo è di compromettere il diritto di cronaca e, conseguentemente, il diritto dei cittadini ad essere informati.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.11.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) illustra l'emendamento Gianassi 2.12, di cui è cofirmataria, che persegue il medesimo obiettivo di salvaguardare la pubblicazione delle intercettazioni che rivestono un palese interesse pubblico.
La Commissione respinge l'emendamento Gianassi 2.12.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) illustra l'emendamento Gianassi 2.13, di cui è cofirmataria.
La commissione respinge l'emendamento Gianassi 2.13.
Devis DORI (AVS) illustra l'emendamento a sua firma 2.14.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP), a sua volta, illustra l'emendamento Gianassi 2.15, di cui è cofirmataria, identico all'emendamento Dori 2.14.
La Commissione respinge gli identici emendamenti Dori 2.14 e Gianassi 2.15.
Valentina D'ORSO (M5S) illustra l'emendamento a sua prima firma 2.16, finalizzato a preservare la disciplina vigente di cui all'articolo 268 del codice di procedura Pag. 26penale, che consente un uso oculato delle intercettazioni prevenendo eventuali abusi.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP), a sua volta, illustra l'emendamento Gianassi 2.17, di cui è cofirmataria, identico all'emendamento D'Orso 2.16. Precisa, in particolare che sulla materia delle intercettazioni sono già intervenute talune disposizioni del decreto-legge n. 105 del 2023, ampliando la discrezionalità del giudice nello stralcio delle intercettazioni non rilevanti ai fini del procedimento.
La Commissione respinge gli identici emendamenti D'Orso 2.16 e Gianassi 2.17.
Federico CAFIERO DE RAHO (M5S), illustra l'emendamento D'Orso 2.18, di cui è cofirmatario.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.18.
Federico CAFIERO DE RAHO (M5S), illustra l'emendamento D'Orso 2.19, di cui è cofirmatario.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.19.
Valentina D'ORSO (M5S) illustra l'emendamento a sua prima firma 2.20 che è volto a sopprimere la lettera e) del comma 1 dell'articolo 2, che introduce una serie di complesse modifiche all'articolo 291 del codice di procedura penale in materia di misure cautelari. Segnala a tale proposito che con la modifica introdotta al comma 1-ter del richiamato articolo del codice di procedura penale si tenta di circoscrivere la possibilità che emergano soggetto diversi dalle parti che interloquiscono nelle comunicazioni intercettate. Ritiene ancor più grave la modifica apportata al medesimo articolo 291 del codice di procedura penale dal numero 2) della lettera e) del comma 1 dell'articolo 2, che introduce l'istituto dell'interrogatorio preventivo di garanzia del soggetto sottoposto a indagini preliminari, prima che venga assunta l'eventuale misura cautelare, salvo che sussistano le esigenze cautelari del pericolo di fuga e dell'inquinamento probatorio. A suo parere dal testo così formulato, che impone l'obbligatorietà dell'interrogatorio preventivo in caso di pericolo di reiterazione del reato, emerge la chiara finalità di garantire l'impunità ai cosiddetti colletti bianchi, peraltro con una previsione del tutto illogica, destinata ad appesantire le procedure.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.20.
Carla GIULIANO (M5S) interviene sull'emendamento D'Orso 2.21 volto a sopprimere la modifica recata all'articolo 291 del codice di procedura penale dal numero 1) della lettera e) del comma 1 dell'articolo 2, con la quale si introduce il divieto per il pubblico ministero di indicare nella richiesta di misura cautelare, con riguardo alle conversazioni intercettate, i dati personali dei soggetti diversi dalle parti, salvo che ciò sia indispensabile per la compiuta esposizione. Segnala che, come già rilevato dalla collega D'Orso, la modifica più sconcertante è quella successiva, volta ad introdurre l'interrogatorio preventivo di garanzia del soggetto sottoposto ad indagini preliminari, prima dell'eventuale applicazione delle misure cautelari. Fa presente a tale proposito che sono esclusi dalla possibilità di evitare l'interrogatorio preventivo anche reati di particolare gravità quali il traffico illecito di influenze, la concussione o il traffico di rifiuti, che generalmente coinvolgono più soggetti peraltro difficili da perseguire. Evidenziato il rischio che con l'introduzione dell'interrogatorio di garanzia siano facilitati i co-imputati non sottoposti a misure cautelari, ritiene che tale misura sia destinata a porre nel nulla indagini molto complesse e molto articolate che all'inizio sono limitate ad alcuni soggetti e che successivamente si estendono anche ad altri.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.21.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) intervenendo sull'emendamento Gianassi 2.22, Pag. 27fa presente la disposizione introdotta con la lettera e) del comma 1 dell'articolo 2 rischia di produrre un effetto paradossale dal momento che l'essenza delle misure cautelari è quella di essere «a sorpresa». Si domanda quindi dove sia la sorpresa se con l'introduzione dell'interrogatorio preventivo di forniscono al soggetto interessato le informazioni necessarie per aggirare il reato. Nel richiamare le considerazioni sulla natura truffaldina della formulazione adottata, fa presente i rischi dell'anticipazione del contraddittorio e sottolinea che si tratta di un istituto «di bandiera» al quale non crede lo stesso legislatore, che lo circoscrive ad ipotesi limitate. Aggiunge che la disposizione contiene diversi difetti che per ragioni di tempo non è possibile illustrare compiutamente, facendo presente in primo luogo la mancata precisazione di quale debba essere la procedura nel caso in cui il giudice ritenga di applicare la misura cautelare. Si domanda a tale proposito in maniera ironica se il giudice debba invitare il soggetto ad attendere in corridoio l'esito della decisione o se lo debba congedare con una pacca sulla spalla, invitandolo ad andare a casa nelle more del provvedimento. In secondo luogo, chiede come mai, diversamente da quanto disposto dall'articolo 294 del codice di procedura penale, in questo caso non sia stata prevista la presenza obbligatoria del difensore. Infine, si stupisce che il disegno di legge in esame non stabilisca un termine dilatorio minimo per l'interrogatorio di garanzia, sottolineando come con l'assetto previsto dalla disposizione non venga garantito un tempo congruo per lo studio degli atti. Preannunciando pertanto il rischio che aumenti il ricorso da parte dell'indagato alla facoltà di non rispondere, come testimoniato dalle recenti vicende liguri, fa presente che sarà sua cura illustrare gli ulteriori effetti della disposizione introdotta dal disegno di legge nel corso dell'esame in Assemblea.
La Commissione respinge l'emendamento Gianassi 2.22.
Stefania ASCARI (M5S) fa presente che anche l'emendamento 2.23 della collega D'Orso interviene sulle modifiche recate all'articolo 291 del codice di procedura penale e in particolare sull'introduzione ex novo dell'interrogatorio preventivo di garanzia di soggetti sottoposti a indagini preliminari prima dell'eventuale applicazione della misura cautelare. Rileva come la soluzione adottata sia destinata ad eliminare l'effetto sorpresa e costituisca pertanto un precedente gravissimo che va a tutto vantaggio dei reati dei cosiddetti colletti bianchi. Sottolinea a tale proposito che con la norma proposta prima di arrestare un presunto corrotto bisognerà avvertirlo in anticipo, garantendogli in sostanza l'impunità.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti D'Orso 2.23 e Gianassi 2.24.
Valentina D'ORSO (M5S) fa presente che l'emendamento a sua prima firma 2.25, tenendo ferma l'impostazione adottata nel disegno di legge, si limita ad escludere dal novero dei reati per cui è obbligatorio l'interrogatorio preventivo del soggetto sottoposto ad indagini preliminari i reati contro la pubblica amministrazione. Si dichiara convinta che se la maggioranza respingerà questo emendamento sarà chiaro a tutti, anche all'esterno, che il suo obiettivo è quello di creare sacche di impunità per i colletti bianchi. Invita pertanto i colleghi ad esprimersi in senso favorevole, se non altro per smentire la narrazione dell'opposizione.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.25.
Carla GIULIANO (M5S) fa presente che l'emendamento a sua prima firma 2.26 tenta di sottrarre al meccanismo dell'interrogatorio preventivo almeno i delitti commessi con armi o con altri mezzi di violenza personale, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a tre anni. Ritiene che l'introduzione di tale interrogatorio rappresenti una misura irragionevole e priva di utilità dal momento che l'indagato si avvarrà della Pag. 28facoltà di non rispondere o tenterà di limitare i danni con le sue dichiarazioni, con il rischio concreto, evidenziato da tutti i procuratori in sede di audizioni, di dare un colpo mortale alle indagini e al dibattimento. Rileva a tale proposito che l'indagato sarà in tal modo posto a conoscenza preventivamente dell'intero quadro probatorio, incrementando il rischio di un suo inquinamento, a differenza degli altri soggetti coinvolti e non destinatari di eventuali misure cautelari.
La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Giuliano 2.26 e Gianassi 2.27.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP), nel richiamare il rischio che in alcune circostanze l'interrogatorio preventivo elimini l'effetto sorpresa, fa presente che l'emendamento 2.28 del collega Gianassi è volto ad escludere tale ipotesi per i reati di terrorismo e di mafia. Ritiene non si tratti di una richiesta inverosimile, sottolineando come l'intento sia quello di evitare che per un'eterogenesi dei fini proprio un Governo securitario come quello attuale si renda responsabile dell'eventualità che un soggetto indagato per terrorismo o mafia, grazie all'opportunità dell'interrogatorio preventivo, sia messo nelle condizioni di sottrarsi alla giustizia. In particolare non vorrebbe che tale responsabilità ricadesse proprio sul Ministro Nordio che tanto ha insistito per la sanzione disciplinare nei confronti dei giudici del tribunale di Milano con riguardo al cosiddetto «caso Uss».
La Commissione respinge l'emendamento Gianassi 2.28.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) fa presente che l'emendamento Gianassi 2.29 è volto a ridurre il termine entro il quale deve avvenire la notifica dell'interrogatorio preventivo alla persona sottoposta alle indagini e al suo difensore.
La Commissione respinge l'emendamento Gianassi 2.29.
Valentina D'ORSO (M5S), illustrando l'emendamento a sua prima firma 2.30, segnala che la lettera f) del comma 1 dell'articolo 2 introduce una modifica all'articolo 292 del codice di procedura penale in materia di ordinanza con cui si dispone la misura cautelare, in conseguenza dell'introduzione dell'interrogatorio preventivo prevista dalla precedente lettera e). Considera eccessiva la modifica dell'articolo 292 del codice di procedura penale, volta a prevedere la nullità dell'ordinanza nel caso in cui il giudice non tenga conto di quanto dichiarato in sede di interrogatorio preventivo o se l'interrogatorio non sia stato espletato o risulti nullo, ritenendo che tale misura possa essere pregiudizievole dell'eventuale rilascio del soggetto per vizi procedurali.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.30.
Carla GIULIANO (M5S) fa presente che l'emendamento D'Orso 2.31 è volto a sopprimere la lettera g) del comma 1 dell'articolo 2, che attribuisce al giudice in composizione collegiale la competenza sulla decisione circa l'applicazione della custodia in carcere o di una misura di sicurezza detentiva nel corso delle indagini preliminari. Ricordando che i soggetti auditi hanno evidenziato una serie di problematiche di natura tecnica e di coordinamento con ulteriori norme del codice di procedura penale, dichiara di non comprendere la ratio della misura, che comporterà la completa paralisi dell'attività degli uffici giudiziari, in particolare di quelli di piccole e medie dimensioni.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento D'Orso 2.31, sottolinea come la lettera g) del comma 1 dell'articolo 2, che, in tema di interrogatorio di garanzia, inserisce nell'articolo 294 del codice di procedura penale il riferimento anche al collegio di cui all'articolo 328, comma 1-quinquies, del medesimo codice, rischi di mettere in difficoltà soprattutto i tribunali più piccoli.Pag. 29
Sottolinea, inoltre, che, a seguito dell'approvazione del provvedimento, i procedimenti per i reati più gravi, con l'imputo in vinculis verranno decisi senza contraddittorio, contrariamente all'intenzione dichiarata dal Governo.
Ritiene che non sia chiaro l'obiettivo di tale disposizione e sottolinea che, qualora questo fosse quello di spingere i pubblici ministeri a chiedere la custodia cautelare in luogo della restrizione in carcere, e quindi se l'intento fosse quello di prevedere un rimedio al problema del sovraffollamento delle carceri, il Governo dovrebbe esplicitare tale volontà.
Devis DORI (AVS) dichiara il voto favorevole del suo gruppo sull'emendamento D'Orso 2.31 sottolineando che, come avvenuto nella giornata odierna, il semplice malfunzionamento di un provider può bloccare l'intero sistema giustizia. In proposito, preannuncia la presentazione di un atto di sindacato ispettivo in merito al citato malfunzionamento del relativo portale dei servizi telematici.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.31.
Valentina D'ORSO (M5S), intervenendo sull'ordine dei lavori, evidenzia come, data la tarda ora e il calo di attenzione riscontrato da parte dei deputati dei gruppi di maggioranza, sia particolarmente faticoso per i commissari di opposizione effettuare i propri interventi. Chiede quindi la Commissione sia sospesa per convocare immediatamente una riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, al fine di rimodulare i lavori della Commissione.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) si associa alla richiesta della collega D'Orso.
Ciro MASCHIO, presidente, invita i commissari a non disturbare gli interventi dei colleghi e assicura che sarà sua cura evitare che ciò accada nuovamente. Ritiene tuttavia che non vi siano nuovi elementi per convocare una riunione dell'Ufficio di presidenza e che pertanto la Commissione possa procedere con i propri lavori.
Andrea CASU (PD-IDP), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede di conoscere quali fossero i motivi che hanno determinato l'ilarità della collega Varchi durante l'intervento dell'onorevole Serracchiani.
Ciro MASCHIO, presidente, ritiene che dopo oltre otto ore di seduta, un breve rumore di sottofondo non possa giustificare la richiesta di convocare una riunione dell'Ufficio di presidenza. Ribadisce quindi che sarà sua cura vigilare per garantire a tutti di poter intervenire senza essere disturbati.
Devis DORI (AVS), intervenendo sull'ordine dei lavori, rammenta come la presidenza si fosse riservata di rivalutare le tempistiche d'esame del provvedimento in base all'andamento dei lavori. Chiede quindi se la Commissione procederà ininterrottamente o se è prevista una sospensione dei lavori per proseguire l'esame alle ore 9.
Ciro MASCHIO, presidente, nel confermare di essersi riservato di effettuare una valutazione circa l'andamento dei lavori, ribadisce che non vi sono elementi che al momento richiedono di essere oggetto di ulteriore valutazione e che, per il momento, la Commissione possa proseguire con l'esame del provvedimento.
Andrea CASU (PD-IDP), illustra l'emendamento Gianassi 2.32 che sopprime il numero 2) della lettera g) del comma 1 dell'articolo 2 e, conseguentemente, le lettere h), l) e m) del medesimo comma, relative al giudice in composizione collegiale e che estendono la nuova composizione collegiale alle ipotesi di aggravamento della misura cautelare.
Sottolinea come sebbene i temi da affrontare siano particolarmente seri e coinvolgano direttamente la vita dei cittadini, i gruppi di opposizione siano costretti ad affrontarli, per esigenze interne alla maggioranza, in termini temporali non concepibili.Pag. 30
Ritiene che la richiesta avanzata dai tutti i gruppi di opposizione di convocare una riunione dell'Ufficio di presidenza dovrebbe essere accolta dalla presidenza, anche in ragione del fatto che sono stati fino ad ora esaminati circa il sessanta per cento degli emendamenti e della delicatezza dei temi da affrontare.
Devis DORI (AVS) sottolinea come l'emendamento Gianassi 2.32 effettui delle modifiche puntuali riferite alla decisione attribuita al collegio ed abbia come obiettivo quello di ripristinare la normativa in vigore.
La Commissione respinge l'emendamento Gianassi 2.32.
Stefania ASCARI (M5S) illustra l'emendamento D'Orso 2.33, del quale è cofirmataria, volto a sopprimere la lettera h) del comma 2 dell'articolo 2 che estende la nuova composizione collegiale alle ipotesi di aggravamento della misura cautelare. Ritiene che tale norma sia scarsamente praticabile, come emerge anche dallo stesso disegno di legge che, all'articolo 9, rinvia di due anni l'entrata in vigore della stessa.
Sottolineando il grave livello di carenza di personale del comparto giustizia, ritiene che tale disposizione determinerà la paralisi degli atti giudiziari.
Citando, quindi, alcuni dati del Consiglio superiore della magistratura, sottolinea la grave carenza di organico che affligge la magistratura e che paralizza l'attività giudiziaria.
Devis DORI (AVS) dichiara il voto favorevole sull'emendamento D'Orso 2.33 e sottolinea come la citata lettera h) sia in contraddittorio con le disposizioni del comma 3 dell'articolo 8 del provvedimento in base al quale dall'attuazione del provvedimento, ad eccezione delle disposizioni di cui all'articolo 5, non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.33.
Gianni CUPERLO (PD-IDP), intervenendo sull'ordine dei lavori, preso atto che vi è un accordo tra i gruppi di maggioranza a concludere l'esame degli emendamenti prima dell'avvio dei lavori dell'Assemblea sul disegno di legge in materia di autonomia differenziata, previsto per la tarda mattinata di domani, osserva che mancano ancora 32 voti.
Sulla base dei tempi previsti per gli interventi, di circa due minuti per gruppo, sottolinea come manchino ancora almeno 3 ore e un quarto alla fine dell'esame delle proposte emendative.
Considerato che nella mattinata non sono previsti lavori in Assemblea, non comprende il motivo per il quale non sia possibile proseguire l'esame delle proposte emendative prima dell'avvio dei lavori dell'Assemblea, a meno che non lo si voglia ravvisare in una sorta di accanimento nei confronti dell'opposizione.
Maria Carolina VARCHI (FDI) replicando al collega, conferma la volontà dei gruppi di maggioranza di rispettare il termine già fissato per lunedì 24 giugno l'avvio dell'esame del provvedimento in Assemblea. La scelta di proseguire nei lavori va anche vista nell'ottica della necessità di acquisire sul testo il parere delle Commissioni competenti in sede consultiva, nonché della richiesta di diversi colleghi di poter partecipare alle sedute di diverse Commissioni convocate nel corso della mattinata, ivi comprese Commissioni d'inchiesta, e bicamerali.
Gianni CUPERLO (PD-IDP) insiste nella propria richiesta, ritenendo che la Commissione si potrebbe convocare alle ore 8 per concludere i propri lavori entro le ore 11.30 senza sovrapporsi ad altri organi parlamentari.
Si rivolgere anche al rappresentante del Governo, del quale riconosce l'esperienza parlamentare, evidenziando come ritenga incomprensibile la volontà di concludere in una seduta notturna l'esame delle proposte emendative.
Valentina D'ORSO (M5S) prende atto che la Presidenza ritenendo inconciliabili i Pag. 31lavori della Commissione con i concomitanti impegni delle Commissioni d'inchiesta stia dimostrando una sensibilità sul tema della sovrapposizione dei lavori di più organi parlamentari mai dimostrata in passato e auspica che per il futuro la decisione odierna possa costituire un fecondo precedente, nel senso di impedire che la Commissione sia convocata contestualmente, in particolare, alla Commissione antimafia.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP), intervenendo sull'ordine dei lavori, ribadisce la richiesta di convocare una riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, anche in ragione del fatto che le prossime proposte emendative da esaminare riguardano il tema della privazione della libertà personale. A suo avviso, considerata la sensibilità di tutti sul tema del sovraffollamento carcerario la questione, oggetto di alcune delle successive proposte emendative, meriterebbe una attenzione maggiore che non ritiene tuttavia essere nelle corde dei colleghi di maggioranza.
Fa presente quindi di aver appreso che tutti i presidenti dei gruppi di opposizione hanno conferito con il Presidente Fontana in merito all'andamento dei lavori della seduta odierna della Commissione.
Sottolinea, inoltre come la preoccupazione di dover trasmettere il testo del provvedimento alle Commissioni competenti in sede consultiva nei termini utili a consentire loro di esprimere il parere non appare fondata in quanto per prassi le Commissioni sono solite esprimersi sul testo originario del provvedimento senza attendere la conclusione della fase emendativa.
Evidenzia, inoltre, come nel caso di specie il provvedimento trasmesso dal Senato sia di fatto «immodificabile».
Per quanto attiene alla osservazione in merito alla concomitanza dei lavori delle Commissioni permanenti con quelli delle Commissioni bicamerali prende atto della nuova prassi e si riserva di evidenziare alla Presidente della Commissione antimafia la necessità di coordinare le convocazioni di tale Commissione con quelle delle Commissioni permanenti.
Ritiene, inoltre, che una forzatura nella prosecuzione dei lavori della Commissione si riverbererà necessariamente anche su quelli dell'Assemblea, in quanto la prossima seduta si aprirà con gli interventi in merito a quanto avvenuto nel corso di questa seduta.
Nella consapevolezza della necessità di concludere l'esame del provvedimento nei tempi utili a consentirne l'avvio dell'esame in assemblea per la giornata di lunedì 24 giugno, fa presente che qualora la presidenza valutasse di rinviare l'esame del provvedimento ad altra seduta, il Partito Democratico sarebbe disponibile a proseguire i lavori nella giornata di giovedì.
Ciro MASCHIO, presidente, precisa di aver anche lui avuto le opportune interlocuzioni con il Presidente Fontana, al quale ha rappresentato le modalità di svolgimento dei lavori e le scelte adottate che a suo avviso sono in piena sintonia con la prassi regolamentare. Ribadisce che al momento non vi sono le condizioni per ritornare sulle decisioni già assunte.
Carla GIULIANO (M5S), illustrando la proposta emendativa D'Orso 2.34, evidenzia come la previsione dell'istituto dell'interrogatorio preventivo rende necessarie alcune modifiche alla procedura del riesame ed in particolare all'articolo 309, comma 5, codice di procedura penale.
Sottolinea come in tal modo si procede a impedire il corretto svolgimento delle indagini particolarmente complesse su alcune tipologie di reati particolarmente gravi, come ad esempio il traffico illecito di rifiuti.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) si associa a quanto affermato dalla collega Giuliano, avendo già evidenziando in diversi precedenti interventi le ragioni per le quali tale intervento non risulta convincente. Rileva, in particolare, che l'interrogatorio preventivo non viene applicato in maniera omogenea per reati di pari gravità e che, sopprimendo la lettera i) dell'articolo 2, si migliora il provvedimento in esame.
Pag. 32Devis DORI (AVS), ringraziando la collega D'Orso per aver presentato diversi emendamenti riferiti a tutte le parti dell'articolo in esame, permettendo così a tutti di poter entrare nel merito del provvedimento, sottolinea come tale proposta emendativa sia particolarmente opportuna e vada pertanto approvata, poiché non è chiaro per quale ragione bisognerebbe appesantire il procedimento penale, laddove la finalità sembra essere esclusivamente quella di rendere macchinoso il sistema.
Andrea CASU (PD-IDP), intervenendo in dissenso rispetto al proprio gruppo, sostiene che la norma in esame si ponga in contrasto con l'obiettivo di scrivere norme più chiare e motiva pertanto il suo dissenso criticando i toni eccessivamente pacati dei colleghi del gruppo del PD.
La commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.34.
Valentina D'ORSO (M5S), illustrando l'emendamento 2.35 a sua prima firma, sottolinea come, prevedendo che il giudice per le indagini preliminari si debba riunire in composizione collegiale, ciò comporterà la paralisi dei tribunali di piccole dimensioni. Si chiede se il Governo intenda sopprimere i tribunali di tali dimensioni e rammenta come alcuni auditi abbiano riferito che vi sia il rischio che, per sopperire alle carenze di organico della magistratura, vengano impiegati nei collegi anche i giudici civili.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) fa presente come non debba essere considerato solo il profilo della carenza di organico della magistratura, ma altresì quello del grande carico di lavoro degli uffici del giudice per le indagini preliminari.
Ricorda, inoltre, che il Governo ha istituito un tavolo tecnico volto alla riapertura di alcuni tribunali di piccole dimensioni che erano stati precedentemente aboliti e ciò contribuirebbe ancor di più a creare problemi di organico per la magistratura giudicante.
Devis DORI (AVS) rileva come la proposta emendativa della collega D'Orso sia assolutamente opportuna e sottolinea che l'articolo 8 del disegno di legge prevede che le misure del provvedimento in esame debbano provvedersi nell'ambito delle risorse disponibili, evidenziando tuttavia che vi sarebbe, invece, necessità di stanziare ulteriori risorse economiche e umane al fine di potenziare gli uffici giudiziari.
Andrea CASU (PD-IDP) afferma che tra le questioni da porre vi è quella dell'assenza di personale e propone di procedere allo scorrimento delle graduatorie dei concorsi pubblici già svolti.
La commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.35.
Carla GIULIANO (M5S), illustrando l'emendamento D'Orso 2.36, rileva come si vada a creare un'incongruenza nel momento in cui si interviene soltanto sulla necessità della composizione collegiale del giudice delle indagini preliminari, senza considerare che il Pubblico Ministero può richiedere l'applicazione delle misure cautelari anche nel corso del processo per direttissima di fronte al tribunale in composizione monocratica.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) concorda con tale proposta emendativa volta a sopprimere la lettera l), che imporrebbe un carico di lavoro abnorme al giudice per le indagini preliminari senza prevedere le necessarie risorse umane.
Rileva, inoltre, che al momento sono in servizio presso gli uffici giudiziari i funzionari addetti all'ufficio per il processo, che tuttavia non hanno ancora la garanzia del contratto a tempo indeterminato e conseguentemente si dimettono poiché spesso vincono concorsi pubblici per impieghi che garantiscono maggiore stabilità. Sottolinea, ancora, come tali risorse umane abbiano dato grande supporto ai magistrati e come gli uffici giudiziari debbano ricevere ancora più supporto.
Devis DORI (AVS) evidenzia come vada affrontata sia la questione dei problemi di organico dei magistrati addetti all'ufficio Pag. 33del giudice per le indagini preliminari, sia quella della carenza di risorse umane negli uffici di supporto, sottolineando come vi sono delle convenzioni, come quella con la regione Veneto, che tuttavia non sono pienamente soddisfacenti perché i soggetti che vengono selezionati per lavorare negli uffici giudiziari non hanno una formazione adeguata.
Andrea CASU (PD-IDP) fa presente come sia fondamentale svolgere dei concorsi specifici che garantiscano l'assunzione di profili lavorativi specifici e rileva che le convenzioni citate dal collega Dori sono state stipulate solo con alcune regioni.
La commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.36.
Stefania ASCARI (M5S), illustrando l'emendamento D'Orso 2.38, sottolinea che l'articolo 369 codice di procedura penale già nella sua forma vigente prevede che l'informazione di garanzia debba contenere, tra le altre cose, l'indicazione delle norme di legge che si assumono violate, della data e del luogo del fatto.
Evidenzia, in proposito, che nel corso dell'esame presso il Senato è stato modificato il testo del disegno di legge al fine di inserire anche la descrizione sommaria del fatto, proprio perché gli elementi sopra citati già sono presenti nella normativa vigente.
La commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.38.
Michela DI BIASE (PD-IDP), illustrando l'emendamento Gianassi 2.41, richiama la sentenza della Corte costituzionale n. 26 del 2007, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale delle norme della cosiddetta legge Pecorella in materia di inappellabilità da parte del Pubblico Ministero della sentenza di proscioglimento di primo grado tranne nel caso in cui emergano nuove prove a seguito del giudizio di primo grado.
Valentina D'ORSO (M5S), ringraziando il collega Gianassi per aver presentato questa proposta emendativa che interviene in maniera chirurgica sul testo del disegno di legge, sottolinea che un simile intervento normativo in passato è stato dichiarato incostituzionale e che limitare solo ad alcuni reati l'inappellabilità da parte del Pubblico Ministero della sentenza di proscioglimento di primo grado non sottrae tale norma al rischio di una censura di incostituzionalità.
Devis DORI (AVS) preannuncia il voto favorevole del proprio gruppo sull'emendamento Gianassi 2.41, che mira a sopprimere una norma del provvedimento suscettibile di essere censurata dalla Corte costituzionale.
La Commissione respinge l'emendamento Gianassi 2.41.
Stefania ASCARI (M5S), illustrando l'emendamento D'Orso 2.42, di cui è cofirmataria, evidenzia che esso mira a mantenere la possibilità, per il pubblico ministero, di presentare appello contro le sentenze di proscioglimento per i reati più gravi, tra cui l'associazione mafiosa, la tratta di esseri umani, la violenza sessuale e la pedopornografia.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) preannuncia l'astensione del proprio gruppo sull'emendamento in esame, che introduce un principio condivisibile, ma amplia eccessivamente il novero dei reati per i quali è possibile appellarsi contro le sentenze di proscioglimento.
Devis DORI (AVS) preannuncia il voto favorevole del proprio gruppo sull'emendamento D'Orso 2.42, ribadendo che la norma prevista dal Governo rischia seriamente di essere dichiarata da parte della Corte costituzionale.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.42.
Valentina D'ORSO (M5S) illustra l'emendamento a sua prima firma 2.44, che abolisce il divieto di reformatio in peius dei Pag. 34procedimenti giudiziari, prevedendo tuttavia una norma transitoria per evitare che la nuova disciplina impatti sulla strategia difensiva dell'imputato.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) esprime apprezzamento per la norma transitoria proposta dei colleghi del Movimento 5 Stelle: l'assenza di uno strumento analogo, infatti, ha prodotto gravi disfunzioni nella recente riforma della disciplina sulla prescrizione. Analogamente, con l'abolizione dell'abuso d'ufficio prevista dal provvedimento in esame è presumibile che vengano meno gli effetti di oltre 3 mila sentenze emesse negli ultimi anni.
Devis DORI (AVS) preannuncia l'astensione di Alleanza Verdi e Sinistra sull'emendamento in esame, che non appare in linea con la giurisprudenza della Corte costituzionale.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 2.44.
Valentina D'ORSO (M5S) illustra l'emendamento a sua prima firma 3.1, interamente soppressivo dell'articolo 3, in coerenza con l'obiettivo di salvaguardare la disciplina vigente in materia di trascrizione e pubblicazione delle intercettazioni.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 3.1.
Federico CAFIERO DE RAHO (M5S), intervenendo sull'articolo aggiuntivo D'Orso 3.01, evidenzia che esso mira a reintrodurre tra i reati ostativi alla concessione dei benefici previsti dall'ordinamento penitenziario i reati contro la pubblica amministrazione. Peraltro, al comma 2 si precisa che tali benefici possono essere concessi, tuttavia, ai condannati che, prima dell'entrata in vigore della presente legge, abbiano già raggiunto un grado di rieducazione adeguato alla concessione del beneficio stesso.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo D'Orso 3.01.
Federico CAFIERO DE RAHO (M5S), illustra l'articolo aggiuntivo D'Orso 3.02, di contenuto analogo al precedente articolo aggiuntivo D'Orso 3.01.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) concorda sull'opportunità di prevedere tra i reati ostativi quanto meno quelli connessi all'associazione criminale.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo D'Orso 3.02.
Carla GIULIANO (M5S) illustra l'emendamento D'Orso 4.1, di cui è cofirmataria, sottolineando che la previsione di un collegio di giudici per le indagini preliminari produrrà ulteriori lacune, ed una conseguente paralisi, nell'organico degli uffici giudiziari di piccole e medie dimensioni.
La Commissione respinge l'emendamento D'Orso 4.1.
Carla GIULIANO (M5S) illustra l'emendamento a sua prima firma 5.1, che prevede un adeguato incremento degli organici degli uffici giudiziari per far fronte alle attuali carenze, destinate ad aggravarsi in seguito alle misure previste dal provvedimento in esame.
Devis DORI (AVS) preannuncia il voto favorevole del proprio gruppo sull'emendamento in esame, auspicando la convergenza anche delle forze di maggioranza.
La Commissione respinge l'emendamento Giuliano 5.1.
Michela DI BIASE (PD-IDP), illustrando l'emendamento Gianassi 5.2, di cui è cofirmataria, precisa che, analogamente alla proposta emendativa Giuliano 5.1 testé illustrata, è finalizzato a potenziare l'organico della magistratura.
Valentina D'ORSO (M5S) preannuncia il voto favorevole del Movimento 5 stelle sull'emendamento in esame.
Pag. 35Devis DORI (AVS), a sua volta, preannuncia il voto favorevole del proprio gruppo.
La Commissione respinge l'emendamento Gianassi 5.2.
Stefania ASCARI (M5S), illustrando l'articolo aggiuntivo a sua prima firma 5.01, evidenzia la necessità di incrementare le risorse destinate all'assistenza ai detenuti. Le attuali condizioni carcerarie, infatti, non sono degne di un Paese civile – come dimostra l'impressionante numero di suicidi in carcere: quarantaquattro dall'inizio dell'anno, uno ogni tre giorni – e rischiano di penalizzare in particolare le persone più vulnerabili.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) dichiara di sostenere l'articolo aggiuntivo 5.01 della collega Ascari, sottolineando quanto sia modica la richiesta in esso contenuta. Fa infatti presente che l'intervento è volto a destinare la somma di soli 2 milioni di euro all'assistenza ai detenuti, agli internati e alle persone sottoposte a misure alternative alla detenzione o soggette a sanzioni di comunità e alle loro famiglie, con particolare riguardo ad iniziative educative, culturali e ricreative. Nel rilevare che si tratta di programmi speciali necessari, evidenzia come le vere priorità siano altre rispetto a quelle prospettate dalla maggioranza e richiama, oltre ai casi di suicidi, le condizioni di tensione e di sovraffollamento sperimentare nelle carceri. A suo avviso il disegno di legge in esame avrebbe potuto costituire l'occasione per intervenire in materia, sottolineando che l'opposizione non si sarebbe opposta a eventuali emendamenti del Governo o dei relatori che andassero nella direzione della liberazione anticipata o della liberazione anticipata speciale indicata dalla proposta di legge del collega Giachetti. Lamentando che tale proposta pur incardinata in Commissione non sia stata oggetto di un esame celere, nonostante in tal senso si sia espresso anche il collega Pittalis, chiede l'accoglimento dell'articolo aggiuntivo Ascari 5.01.
Devis DORI (AVS) rileva che l'articolo aggiuntivo 5.01 della collega Ascari, analogamente a proposte emendative successive, affronta il dramma degli istituti penitenziari, che si esprime non soltanto dei frequenti casi di suicidio ma anche nel crescente fenomeno del disagio psichico dei detenuti e del sempre maggior numero di tossicodipendenti ristretti in carcere. Sottolineando che interventi come quello recato dall'articolo aggiuntivo Ascari 5.01 si rendono necessari non soltanto per ragioni di sicurezza ma anche per esigenze di recupero dei detenuti, fa presente che si tratta di temi che toccano la coscienza di tutti e auspica per il futuro un maggior impegno in materia, a partire dall'esame della proposta di legge del collega Giachetti.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Ascari 5.01.
Stefania ASCARI (M5S) illustra l'articolo aggiuntivo a sua prima firma 5.02, volto ad autorizzare procedure concorsuali per l'assunzione di funzionari giuridico-pedagogici e mediatori culturali, al fine di favorire, in ottemperanza dell'articolo 27 della Costituzione, un percorso di risocializzazione all'interno delle carceri. Ritiene che siano indispensabili attività di formazione e presenza di personale per dimostrare ai detenuti che esiste un'alternativa garantita dalla cultura e dalla conoscenza. Richiama in particolare le condizioni delle strutture detentive per minori, citando in particolare il caso dell'istituto penale per i minorenni di Bologna, afflitto da una gravissima carenza di personale che rende difficile lo svolgimento dei compiti istituzionali e la fornitura ai ragazzi detenuti delle attività di istruzione e formazione che consentano loro un percorso di recupero. Nel segnalare che il caso specifico è oggetto di un'interrogazione parlamentare, considera inaccettabile che la carenza di personale e di funzionari specializzati determini il blocco delle attività educative, domandandosi di quali alternative possano godere i ragazzi se sono privi dei servizi degni di uno Stato democratico.
Michela DI BIASE (PD-IDP) interviene per sottolineare l'importanza dell'articolo Pag. 36aggiuntivo 5.02 della collega Ascari, evidenziando come nelle nostre carceri siano ristretti molti ragazzi provenienti da altri Paesi con i quali è difficile comunicare. Ritiene doveroso pertanto assumere ulteriori mediatori culturali che sono figure fondamentali per facilitare il rapporto con tali ragazzi e si augura che la maggioranza e il Governo dimostrino in futuro una maggiore attenzione per le carceri. Fa presente di essere tuttora in attesa di una risposta del Ministro Nordio in ordine ai fatti del Beccaria di Milano, dal quale sono recentemente evasi altri due ragazzi, evidenziando la drammaticità delle condizioni di tale istituto.
Devis DORI (AVS) interviene per sostenere l'articolo aggiuntivo Ascari 5.02, sottolineando che se è certamente bene destinare maggior fondi alla ristrutturazione degli istituti penitenziari esistenti e alla costruzione di nuovi edifici o al miglioramento delle condizioni degli agenti di polizia penitenziaria, fa tuttavia presente come manchino adeguati investimenti in favore di figure multidisciplinari. Ritenendo fondamentale pertanto l'intervento recato dall'articolo aggiuntivo della collega Ascari, sollecita tutti i colleghi ad andare insieme per il futuro nella direzione giusta.
Andrea CASU (PD-IDP) nel condividere totalmente le finalità dell'articolo aggiuntivo Ascari 5.02, dissente su un unico aspetto relativo al fatto che si sia deciso di ricorrere al solo strumento della procedura concorsuale. Non esclude che vi siano graduatorie in corso di validità alle quali attingere per il potenziamento dei funzionari giuridico-pedagogici e culturali, vista la condizione di emergenza.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Ascari 5.02.
Michela DI BIASE (PD-IDP) considera particolarmente importante l'articolo aggiuntivo 5.03 del collega Gianassi che si prefigge l'aumento della dotazione organica del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità con l'esplicito obiettivo di garantire e implementare la funzionalità e l'organizzazione degli uffici e delle strutture di esecuzione penale esterna e per la messa alla prova. Ricordando che, come già rilevato in precedenza, la messa alla prova è stata parzialmente smantellata con il cosiddetto decreto Caivano, evidenzia che l'articolo aggiuntivo in questione è volto a correre ai ripari rispetto alle scelte del Governo che il Partito democratico considera scellerate. Fa quindi presente che la volontà di investire risorse in tale ambito è determinata dal fatto che al suo gruppo, in allarme per la drammatica situazione degli istituti per minori, sta a cuore la riduzione dei casi di recidiva. Nel richiamare l'iniziativa del Partito democratico in materia di visita alle carceri, invita i colleghi ad andare presso le strutture penitenziarie per conoscerne le condizioni, citando in particolare il caso drammatico dell'istituto Casal del marmo di Roma e ricordando l'appello di Antigone sulle conseguenze del dopo Caivano in merito al sovraffollamento e alle condizioni inumane negli istituti per i minori e alle diffuse situazioni di fragilità.
Valentina D'ORSO (M5S) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sull'articolo aggiuntivo 5.03 del collega Gianassi, sottolineando l'audacia della richiesta, dal momento che è previsto l'incremento di 1.000 unità di personale. Nel ricordare che in una successiva proposta emendativa a sua prima firma si era previsto, in un'ottica riduttiva, un incremento di 300 unità, si dichiara a maggior ragione convinta di sostenere tale articolo aggiuntivo. Conclude sottolineando l'esigenza forte di aumentare le risorse umane indispensabili per garantire condizioni di vita più serene.
Devis DORI (AVS) dichiara di sostenere l'articolo aggiuntivo 5.03 del collega Gianassi, la cui finalità è quella di favorire il decremento della popolazione penitenziaria e concorrere a determinare positivi effetti anche in termini di complessiva sicurezza sociale. Evidenzia come la situazione si sia aggravata nel corso del tempo, anche in conseguenza di particolari produzioni normative orientate in una specifica direzione.Pag. 37 Segnala in conclusione che l'incremento di personale previsto dall'articolo aggiuntivo si aggiunge alla ordinaria facoltà assunzionale.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Gianassi 5.03.
Stefania ASCARI (M5S) fa presente che l'articolo aggiuntivo a sua prima firma 5.04 richiede l'assunzione di personale per gli uffici territoriali del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, da destinare ai ruoli di funzionari della professionalità pedagogica e di servizio sociale. Si tratta di figure carenti nella realtà catastrofica che caratterizza la giustizia minorile, sottolineando come i ragazzi detenuti provengano in molti casi da contesti difficili, spesso mafiosi, ai quali occorre dimostrare che il lavoro e la cultura sono l'unica alternativa al carcere. In conclusione, evidenzia come, nonostante le molte segnalazioni, permangano dei dipartimenti minorili condizioni di lavoro e di vita non dignitose, tanto più trattandosi di soggetti vulnerabili anche in ragione dell'età.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Ascari 5.04.
Michela DI BIASE (PD-IDP) illustra l'articolo aggiuntivo Gianassi 5.021, volto ad autorizzare la spesa di 20 milioni di euro annuali per la manutenzione delle strutture residenziali destinate all'accoglienza dei minori e dei giovani adulti. Rileva che il grande mistero di questa legislatura è rappresentato dal piano carceri del Ministro Nordio del quale, nonostante i molti annunci, non si conoscono tempi, spazi e risorse. Manifesta il timore che senza risorse adeguate le condizioni dei giovani detenuti nel nostro Paese sono destinate a non migliorare.
Valentina D'ORSO (M5S) ringrazia il Partito democratico per aver presentato l'articolo aggiuntivo Gianassi, sottolineando come la vivibilità degli istituti penitenziari sia garantita anche attraverso il decoro e la modernizzazione delle strutture.
Devis DORI (AVS) sottolinea la serietà del tema posto dall'articolo aggiuntivo del collega Gianassi, rilevando le carenze del nostro sistema di accoglienza dei minori e la necessità di migliorare tali strutture soprattutto al fine di ridurre le recidive.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Gianassi 5.021.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) ricorda che nella scorsa legislatura si era avviato un programma di concorsi per coprire i ruoli degli operatori del diritto e, in particolare, dei dirigenti degli istituti penitenziari.
Nel ricordare che, in molti casi, i direttori devono dividere il loro impegno su più istituti penitenziari, fa presente che i richiamati concorsi hanno permesso di assumere molti nuovi direttori che stanno completando i due anni di apprendimento al fianco di direttori di esperienza e che, dunque, non sono ancora immediatamente fungibili.
Fa, quindi, presente che con l'articolo aggiuntivo del collega Gianassi si sollecita l'incremento della dotazione organica dei dirigenti degli istituti penitenziari rilevando l'assoluta necessità di figure in grado di coordinare le attività del carcere e di assumersi le relative responsabilità.
Stefania ASCARI (M5S) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo all'articolo aggiuntivo Gianassi richiamando l'indagine specifica svolta dalla Commissione parlamentare antimafia nel corso della precedente legislatura sugli istituti di pena con particolare riguardo al regime di cui all'articolo 41-bis nella quale sono state anche rilevate le carenze in termini di personale dirigenziale.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Gianassi 5.05.
Stefania ASCARI (M5S) illustra l'articolo aggiuntivo a sua prima firma 5.06 con il quale si chiede l'implementazione degli istituti di custodia attenuata per detenute madri. Ricorda che tali strutture sono state Pag. 38istituite in via sperimentale nel 2006 per consentire alle madri detenute di tenere i figli con sé, richiamando l'importanza del supporto concreto fornito dalle associazioni e dai servizi sociali per consentire ai minori di andare a scuola, di svolgere attività al di fuori delle strutture e di non alienarsi in un regime comunque detentivo.
Nel sottolineare l'esigenza di dedicare cura e attenzione anche nei confronti delle madri, per favorire un loro percorso di reinserimento, evidenzia la necessità di risorse adeguate, auspica da parte di tutti un maggiore impegno sull'argomento.
Devis DORI (AVS) condivide il contenuto dell'articolo aggiuntivo Ascari 5.06, relativo all'implementazione degli istituti di custodia attenuata per detenute madri. Sottolinea come tale proposta offra lo spunto per invitare i deputati di Forza Italia e gli altri deputati garantisti all'interno dei gruppi di maggioranza ad effettuare una attenta riflessione sulla disposizione contenuta nel disegno di legge in materia di sicurezza pubblica, attualmente all'esame delle Commissioni riunite I e II, che prevede la modifica degli articoli 146 e 147 del codice penale in materia di esecuzione penale in caso di pericolo di eccezionale rilevanza, di commissione di ulteriori delitti nei confronti di donne incinte o di prole di età inferiore a un anno.
Michela DI BIASE (PD-IDP) dichiara il voto di astensione del suo gruppo sull'articolo aggiuntivo 5.06, in quanto ritiene che, invece che prevedere la creazione di nuove strutture detentive, a maggior ragione per le detenute madri sia più corretto costruire delle case famiglia.
Le detenute madri, infatti, non dovrebbero essere recluse all'interno degli ICAM che sono delle carceri a tutti gli effetti, ma in strutture che si prestano maggiormente ad accogliere madri con bambini. Sottolinea, quindi, come nessun bambino dovrebbe entrare in un carcere e rammenta come l'interesse primario debba essere quello della tutela del minore.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Ascari 5.06.
Valentina D'ORSO (M5S) illustra l'articolo aggiuntivo a sua prima firma 5.07, volto ad incrementare di trecento unità il personale della giustizia minorile in ragione del probabile aumento della popolazione carceraria dovuto alle disposizioni previste dal cosiddetto «decreto Caivano».
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) sottolinea come il suo gruppo abbia sempre supportato le attività dell'Ufficio per il processo che sgravano dagli oneri burocratici il comparto giustizia e riconosce la necessità di interventi urgenti che possono essere affrontati con l'assunzione di personale con contratti a tempo determinato.
Evidenzia, tuttavia, come tali contratti a tempo determinato debbano poi essere necessariamente stabilizzati.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo D'Orso 5.07.
Michela DI BIASE (PD-IDP) illustra l'articolo aggiuntivo Gianassi 5.019 che prevede il potenziamento dell'organico dei funzionari della professionalità giuridico-pedagogica, di servizio sociale e mediatore culturale.
Sottolinea come tante delle difficoltà che si riscontrano negli istituti penitenziari minorili sono infatti legate alla carenza di tale tipo di personale in grado di mediare i conflitti.
Ritiene che tale proposta emendativa sia particolarmente rilevante ma, come ormai avviene da mesi, non può che constatare il silenzio assordante sul tema da parte della maggioranza.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Gianassi 5.019.
Michela DI BIASE (PD-IDP) illustra l'articolo aggiuntivo Gianassi 5.010, del quale è cofirmataria, volto ad incrementare il fondo per le case famiglia protette.
Sottolinea come per il suo gruppo sia fondamentale la tutela del rapporto tra le detenute madri ed i loro figli e rammenta come la relazione tra madre e bambino nei primi anni di vita sia simbiotica. Ribadisce Pag. 39che interesse primario è la tutela degli interessi del minore e ritiene che le case famiglia protette siano le strutture adatte a consentire al bambino di non vivere i tempi del carcere.
Rammenta in proposito di aver recentemente visitato l'ICAM di Lauro e di aver tristemente constatato come in tale struttura i bambini siano soggetti ad uno stato di detenzione equiparato a quello delle madri.
Devis DORI (AVS) chiede di sottoscrivere l'emendamento aggiuntivo Gianassi 5.010, che ritiene una proposta fondamentale per effettuare un cambio di passo giuridico e culturale rispetto al tema delle donne detenute e dei loro bambini.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Gianassi 5.010.
Stefania ASCARI (M5S) illustra l'articolo aggiuntivo 5.011, a sua prima firma, che è volto a rifinanziare un fondo relativo all'accoglienza di genitori detenuti con bambini al seguito in case-famiglia protette che risulta essenziale per dotare delle necessarie risorse l'erogazione dei servizi ai detenuti coinvolgendo soprattutto i minori in progetti educativi e ricreativi che possono essere particolarmente utili.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Ascari 5.011.
Stefania ASCARI (M5S) illustra l'articolo aggiuntivo 5.012, a sua prima firma, che intende finanziare la realizzazione di nuove residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (R.E.M.S.). Segnala l'importanza della proposta in quanto nel corso delle sue visite in istituti penitenziari ha rilevato con stupore come non vi fosse separazione tra detenuti comuni e detenuti con problemi psichiatrici, e come questi ultimi fossero del tutto privi di assistenza specialistica.
Se a questa situazione di fatto si aggiungono le condizioni spesso disumane non deve purtroppo stupire il dato sulla recidiva, né quello drammatico sui suicidi in carcere e sulle aggressioni a coloro che operano al suo interno.
Michela DI BIASE (PD-IDP), intervenendo sull'articolo aggiuntivo Gianassi 5.013 richiama la drammaticità del disagio psichiatrico negli istituti di pena, dove spesso l'unica risposta è l'abuso di farmaci.
Appare al riguardo meritevole di denuncia la situazione del reparto psichiatrico di Rebibbia, i cui 8 posti non sono disponibili a causa di carenza di risorse e personale, evidentemente non adeguatamente incentivato.
Devis DORI (AVS) richiama un dato fornito dal direttore del carcere di Como secondo cui più della metà dei detenuti ha problemi di tossicodipendenza, è poco assistito e fa uso eccessivo di psicofarmaci.
La Commissione respinge gli identici articoli aggiuntivi Ascari 5.012 e Gianassi 5.013.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) intervenendo sull'articolo aggiuntivo Gianassi 5.014 ne illustra il contenuto, che verte sulle indennità da attribuire agli operatori socio-sanitari e a coloro che lavorano e presso gli Uffici di esecuzione penale esterna fornendo un servizio psichiatrico di diagnosi e cura.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Gianassi 5.014.
Stefania ASCARI (M5S) illustra l'articolo aggiuntivo 5.015, a sua prima firma che disciplina l'attività del personale medico specialistico e sanitario che fornisce un servizio psichiatrico di diagnosi e cura e che svolge compiti di prevenzione, cura e riabilitazione a favore di soggetti affetti da problematiche psichiatriche in esecuzione penale. Denuncia come vergognosa l'eventuale bocciatura di questa proposta da parte della maggioranza.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Ascari 5.015.
Pag. 40Stefania ASCARI (M5S) illustra l'articolo aggiuntivo 5.016, a sua prima firma, che riguarda anch'esso il tema delle risorse, con particolare riguardo a progetti volti a favorire l'esecuzione penale esterna, a prevenire la recidiva e accelerare i tempi di messa alla prova.
La Commissione respinge gli identici articoli aggiuntivi Ascari 5.016 e Gianassi 5.017.
Michela DI BIASE (PD-IDP), intervenendo sull'articolo aggiuntivo Gianassi 5.018, riguardante il finanziamento del Fondo per interventi straordinari sulle carceri, segnala come occorra mettere mano alle terribili condizioni degli istituti penitenziari, le cui strutture sono del tutto fatiscenti.
La proposta intende quindi finanziare progetti, modelli, impianti, rifunzionalizzare ambienti e riqualificare gli spazi esterni.
Devis DORI (AVS) condivide le finalità della proposta emendativa, evidenziando come il decoro degli ambienti abbia un valore particolare in quel contesto: basti pensare al momento di incontro con familiari o figli. Sicuramente aiuta a ridurre la conflittualità e inoltre l'emendamento in oggetto intende favorire un maggiore contatto tra il mondo interno alle carceri e la realtà associativa esterna.
Stefania ASCARI (M5S) invita i commissari a prendere coscienza dell'importanza di riqualificare ambienti spesso invivibili e con gravi carenze igieniche. Si sofferma inoltre sulla necessità di interventi strutturali per rendere effettivo l'isolamento di coloro che scontano il cosiddetto regime del 41-bis, avendo verificato che in quasi tutte le carceri vi sono situazioni di promiscuità.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Gianassi 5.018.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) interviene sull'articolo aggiuntivo Gianassi 5.020 che riproduce i contenuti di una proposta di legge del collega Magi che si propone un duplice obiettivo: da un lato, ridurre il sovraffollamento nelle carceri e, dall'altro, rimuovere una causa di forte disagio nel reinserimento in società, che in alcuni casi può condurre perfino al suicidio, per coloro che sono prossimi alla conclusione della pena. Lo strumento individuato è la realizzazione di case territoriali di reinserimento sociale.
Devis DORI (AVS) elogia questa innovativa soluzione che, mediante, strutture più piccole e meglio assistite, facilita il reinserimento sociale di chi ha commesso reati minori o sconta la fase finale della pena. Invita il Governo a valutare con attenzione questa proposta.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Gianassi 5.020.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) interviene sull'articolo aggiuntivo Gianassi 5.022 evidenziando ancora una volta l'importanza di assicurare spazi e strutture adeguate per i minorenni in strutture penitenziarie, anche facendo ricorso al fondo complementare del PNRR.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Gianassi 5.022.
Devis DORI (AVS) evidenzia come l'articolo aggiuntivo Gianassi 6.01 riporta l'attenzione della Commissione sulla disciplina dell'abuso d'ufficio, proponendo in questo caso una norma di interpretazione autentica.
Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) sottolinea come il testo in esame abbia il merito di ricordare lo stretto legame tra l'articolo 323 codice penale e i principi di cui all'articolo 97 della Costituzione che, stante l'abrogazione del primo, rischiano di non essere adeguatamente protetti. Ciò conseguente prefigura una possibile illegittimità costituzionale del provvedimento in esame.
Pag. 41Valentina D'ORSO (M5S) dichiara l'astensione del proprio gruppo sulla proposta emendativa in esame.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Gianassi 6.01.
Valentina D'ORSO (M5S) interviene sull'emendamento a sua prima firma 7.01, lamentando preliminarmente la mancata partecipazione della maggioranza ad ogni forma di interlocuzione e di dibattito. Auspica che ciò possa avvenire su questo articolo aggiuntivo che riguarda il tema delicato del superamento nelle procure del principio gerarchico, ripristinando la disciplina anteriore alla riforma del 2006. Si tratta, a suo avviso, di una formula più funzionale e che non presta il fianco alle soluzioni punitive per i giudici volute dall'attuale governo, come ad esempio la separazione delle carriere.
Andrea CASU (PD-IDP), in relazione all'ultima proposta emendativa in discussione rimarca l'assenza in questa sede di un reale confronto tra maggioranza e opposizione che sarebbe stato necessario non solo per i contenuti del provvedimento ma come segnale positivo dopo quanto avvenuto nell'ultima seduta dell'Assemblea.
La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Gianassi 7.01.
Ciro MASCHIO, presidente, ringrazia i colleghi per il reciproco rispetto che ha caratterizzato questa seduta pur intensa della Commissione. Ribadisce che non vi è stata da parte sua alcuna forzatura regolamentare e che i gruppi sono stati chiamati ad uno sforzo a suo avviso proficuo e opportuno anche al fine di non dover tenere sedute nel fine settimana, essendo previsto lo svolgimento del turno di ballottaggio delle elezioni comunali.
Rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad una seduta che si riserva di convocare previa acquisizione dei pareri delle Commissioni competenti in sede consultiva, nella quale sarà posto in votazione il mandato ai relatori a riferire in Assemblea.
La seduta termina alle 4.15 del 18 giugno 2024.