ALLEGATO 1
Documento di economia e finanza 2024. Doc. LVII, n. 2 e Allegati.
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE
La IV Commissione (Difesa),
esaminato, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2024 (Doc. LVII, n. 2, con annesso e allegati);
premesso che:
il DEF 2024, in considerazione della necessità di attendere la conclusione dell'iter di approvazione delle nuove regole di programmazione economica dell'Unione europea che introducono il Piano fiscale-strutturale di medio termine quale strumento per l'indicazione degli obiettivi di legislatura, contiene la I sezione relativa al Programma di stabilità nonché il valore delle politiche invariate, mentre non riporta il profilo programmatico;
esso è stato comunque predisposto nel rispetto delle regole del Patto di Stabilità e Crescita (PSC) e le principali grandezze di finanza sono in linea con quelle previste lo scorso settembre nella Nota di aggiornamento del DEF (NADEF);
con riferimento alle nuove regole di programmazione economica dell'Unione europea che introducono il Piano fiscale-strutturale di medio termine, la procedura basata sul debito viene legata alle deviazioni dal percorso di spesa previsto dal Piano e porteranno alla predisposizione di un Rapporto per l'eventuale apertura di una procedura EDP in caso di deviazioni annuali superiori allo 0,3 per cento del PIL o cumulate superiori allo 0,6 per cento;
apprezzato che:
tra i fattori rilevanti mitigatori da considerare rispetto all'apertura di una procedura EDP viene aggiunto l'incremento degli investimenti per la difesa,
esprime
PARERE FAVOREVOLE.
ALLEGATO 2
Documento di economia e finanza 2024. Doc. LVII, n. 2 e Allegati.
PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE DEL GRUPPO DEL PARTITO DEMOCRATICO
La IV Commissione (Difesa),
esaminato, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2024 (Doc. LVII, n. 2, con annesso e allegati);
premesso che:
nel contesto del cosiddetto Semestre europeo, il Documento di economia e finanza traccia una prospettiva di medio-lungo termine degli impegni, sul piano della politica economica e della programmazione finanziaria, e degli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, al fine di promuovere il coordinamento e la convergenza delle politiche economiche degli Stati membri dell'Unione europea e garantire la stabilità;
in questo contesto, il Governo Meloni ha presentato per il 2024 un Documento con il solo quadro tendenziale senza offrire, come invece dovrebbe, a norma dell'articolo 10, comma 2, lettera e) della legge di contabilità e finanza pubblica (la legge 31 dicembre 2009, n. 196) un quadro programmatico di finanza pubblica per i prossimi tre anni che è stato invece rinviato al prossimo Piano fiscale-strutturale di medio termine, che sarà presentato il prossimo 20 settembre;
la motivazione addotta dal Governo secondo cui la Commissione europea avrebbe indicato ai Governi di presentare per quest'anno soltanto Programmi di stabilità sintetici, limitandosi a fornire contenuti e informazioni di carattere essenziale, in vista della redazione del Piano strutturale di bilancio di medio termine (quinquennale), previsto dal nuovo Patto di stabilità, non giustifica la mancata presentazione da parte del Governo di un quadro programmatico nel DEF 2024, anche di natura sintetica, e delle linee generali della prossima manovra, anche tenendo conto del nuovo Piano strutturale di bilancio di medio termine da presentare all'UE entro il 20 settembre. In questo primo anno di transizione verso le nuove regole di governance economica, nulla vieta al Governo di rispettare comunque i contenuti vigenti della legge di contabilità pubblica e di consentire al Parlamento di esprimersi con una circostanziata deliberazione;
a causa dell'andamento della finanza pubblica in atto, la Commissione europea si appresta ad aprire la procedura d'infrazione per deficit eccessivo nei confronti del nostro Paese. Nella premessa al DEF 2024, il Governo annuncia che, per far fronte alla prossima procedura d'infrazione per deficit eccessivo, si predisporrà per una trattativa con la Commissione europea per un aggiustamento della finanza pubblica in un arco temporale di sette anni. Alla luce di tale affermazione, le prime stime in circolazione prefigurano manovre di rientro non inferiori a 0,5 punti percentuali, al netto dell'attivazione di ulteriori clausole che potrebbero innalzarne l'impatto intorno all'1 per cento, per ciascuno degli anni del predetto arco temporale;
il Governo non offre alcun dettaglio delle misure da confermare, denotando l'incapacità di affrontare il futuro e dimostrando di avere idee poco chiare nel merito;
la decisione del Governo di non presentare un documento programmatico è stata scelta in passato da governi dimissionari che non avevano titolo a presentare programmi pluriennali; al contrario, la scelta del Governo, nel pieno delle sue funzioni, è senza precedenti e si pone in violazione Pag. 154delle citate norme sul processo di formazione del bilancio;
oltre alla mancata previsione del quadro programmatico, il Governo non intende affrontare nel Documento, in pieno clima elettorale, in vista delle prossime elezioni europee, neanche la cornice entro cui collocare la prossima legge di bilancio e non fornisce alcuna indicazione concreta sulle misure di entrata e di spesa che l'Esecutivo intenderà introdurre nei prossimi mesi;
il Governo, in particolare, non esplicita alcuna decisione sulle grandi priorità di politica economica sul versante delle spese per quanto riguarda la sanità, la scuola, le politiche per il lavoro, gli investimenti e la politica industriale e gli enti locali che saranno anch'essi interessati dalla declinazione nazionale delle nuove regole del patto di stabilità e crescita;
il Governo, inoltre, sembra indirizzato, in base ai contenuti in controluce del DEF 2024, a ricavare risparmi di spesa sul fronte dei consumi intermedi, del reddito da lavoro dipendente, dai contributi agli investimenti, dalla sanità e dalle prestazioni sociali. Nessuna ulteriore indicazione è formulata in relazione agli introiti da cessione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze di società controllate o partecipate;
per la correzione dei conti pubblici in conseguenza dell'apertura della procedura d'infrazione per deficit eccessivo, occorrerà almeno uno 0,5 per cento di PIL, a cui dovrà aggiungersi almeno lo 0,5 per cento per la proroga del cuneo fiscale, ed uno 0,2 per cento Pil per la proroga della revisione delle aliquote Irpef. A queste dovranno aggiungersi le altre proroghe temporanee, valide per il solo 2024, le misure di carattere inderogabile, le annunciate ulteriori misure di riduzione della pressione fiscale in attuazione della riforma e gli altri interventi di politica economica;
in particolare, le principali misure introdotte nella scorsa legge di bilancio solo per il 2024 che sono il taglio dei contributi previdenziali e l'accorpamento dei primi due scaglioni dell'Irpef, insieme ammontano a circa 15 miliardi di euro annui; ad esse si aggiungono ulteriori misure a scadenza per un totale di circa 20 miliardi di euro; si tratta in particolare: della detassazione del welfare aziendale e dei premi di produttività, la riduzione del canone Rai, il differimento di plastic e sugar tax, l'azzeramento dei contributi previdenziali per le lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato con due figli, il credito di imposta per gli investimenti nella Zona economica speciale del Mezzogiorno, il rifinanziamento della legge Sabatini per gli investimenti e la proroga dei bonus edilizi Ecobonus e Sismabonus che in assenza scenderanno al 36 per cento;
se, come affermato in conferenza stampa dal Ministro dell'economia e delle finanze, le prime due misure saranno rifinanziate senza incidere sul disavanzo e mantenendo perciò i saldi sui valori del tendenziale, occorre che il Governo fornisca un quadro delle misure di entrate e di spesa necessaria a reperire per il 2025 coperture finanziarie ad oggi ancora non definite;
sul fronte macroeconomico emerge in tutta evidenza che la crescita 2024 sarà più debole del previsto: il Governo aveva programmato nella NADEF di settembre 2023 una crescita del PIL 2024 dell'1,2 per cento che l'attuale Documento riduce all'1 per cento; le stime di crescita del Governo sono molto più ottimistiche di quelle diffuse dai principali istituti nazionali ed internazionali infatti mentre il DEF riporta una crescita tendenziale del PIL dell'1,0 per cento nel 2024, dell'1,2 per cento nel 2025 e dell'1,1 per cento nel 2026 e nel 2027, quelle più recenti diffuse da Banca d'Italia e da Eurostat stimano una crescita economica del Paese che oscilla tra lo 0,6 per cento e lo 0,8 per cento;
la crescita è dovuta sostanzialmente all'effetto positivo dovuto all'attuazione del PNRR che però terminerà nel 2026; mancando il quadro programmatico il Governo non fornisce alcuna indicazione su quali saranno le direttici di intervento per sostenere la crescita, anche in assenza del PNRR, dal 2027;
Pag. 155sul fronte della finanza pubblica, per il 2024, l'indebitamento netto si collocherebbe al 4,3 per cento del PIL per scendere progressivamente fino al 2,2 per cento nel 2027 in linea con le previsioni della NADEF 2023; con riferimento all'anno 2023, l'ISTAT ha rilevato invece che il rapporto tra l'indebitamento delle amministrazioni pubbliche e il PIL è risultato stato pari al 7,2 per cento peggiorando le previsioni rispetto il programmatico NADEF 2023 che stimavano un rapporto deficit/PIL al 5,3 per cento;
sul differenziale di 1,9 punti percentuali, equivalente a quasi 40 miliardi di euro hanno inciso varie voci di spesa tra cui i contributi agli investimenti e in questi rientrano le spese per l'efficientamento energetico degli edifici, ma anche la spesa per interessi sul debito pubblico; il Governo in carica, nei 18 mesi di guida, ha assistito immobile all'esplosione dei costi che ha provocato l'impennata del rapporto deficit/PIL e gli effetti di trascinamento sul debito per i prossimi anni;
per quanto riguarda il debito pubblico, in rapporto al PIL esso è previsto in crescita in ragione delle minori entrate dovute alle compensazioni d'imposta previste dai vari incentivi fiscali; il peso del debito torna a salire di circa 2,5 punti percentuali dal 2023 al 2026, passando dal 137,3 per cento del PIL del 2023 al 139,8 per cento del 2026, modificando il sentiero di stabilizzazione tracciato lo scorso settembre nella NADEF che riportava un obiettivo per il 2026 in diminuzione in rapporto al PIL di mezzo punto rispetto al dato del 2023,
esprime
PARERE CONTRARIO.
ALLEGATO 3
Documento di economia e finanza 2024. Doc. LVII, n. 2 e Allegati.
PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVA DEL GRUPPO DEL M5S
La IV Commissione (Difesa),
esaminato, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2024 (Doc. LVII, n. 2, con annesso e allegati);
premesso che:
il Documento di Economia e Finanza (DEF) 2024 riflette una situazione economica e di finanza pubblica incerta e delicata ed appare inadeguata ad invertire la preoccupante attuale tendenza al ritorno a stagioni segnate dalla stagnazione, dall'erosione degli stipendi a causa del caro vita e dalla riduzione delle prestazioni sociali effettive;
come annunciato dal Governo, questo DEF non riporta il profilo programmatico, limitandosi a confermare il quadro tendenziale prospettato con la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanze 2023, ossia deficit al 4,3 per cento al 2024, 3,7 per cento al 2025, 3 per cento al 2026, 2,2 per cento al 2027;
la previsione tendenziale di crescita del PIL in termini reali per il 2024 si attesta all'1,0 per cento, al ribasso rispetto allo scenario programmatico della NADEF (1,2 per cento) e anche queste previsioni rischiano di essere riviste e ridimensionate a settembre, come annunciato dallo stesso Ministro;
in merito all'attuazione del PNRR, si esprime inoltre preoccupazione per il rischio, non trascurabile, che la revisione complessiva del Piano, che inserisce nuove spese nel Piano senza cancellare quelle già previste, ma «esternalizzandole» a carico del bilancio nazionale, generi un cospicuo aumento della spesa, salvo che l'impegno a mantenere la realizzazione delle spese originarie non vada inteso come meramente programmatico e privo di contenuto fattivo;
premesso, altresì, che:
l'articolo 10 della legge di contabilità e finanza pubblica (legge 31 dicembre 2009, n. 196), prevede espressamente che il DEF contenga gli obiettivi da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico nonché le previsioni di finanza di lungo periodo e gli interventi che si intendono adottare per garantire la sostenibilità;
nel DEF oggi in esame viene meno l'essenza stessa del documento di programmazione, limitandosi a fornire una fotografia dell'esistente, una replica di quanto già annunciato con la NADEF 2023;
non appaiono affatto convincenti le motivazioni fornite dal Ministro dell'economia e delle finanze legate alla riforma della governance economica europea, dal momento che allo stato attuale vige ancora il citato articolo 10 della legge di contabilità nazionale e pertanto Governo e Parlamento sono tenute a rispettare i contenuti e le prescrizioni di programmazione economica in esso contenuti;
rilevato che:
il documento in esame, si inserisce in un quadro economico incerto e rischioso, soprattutto alla luce del drammatico contesto geopolitico dovuto al perdurare del conflitto russo-ucraino e, dall'autunno del 2023, dalla ripresa delle ostilità in Medio Oriente;
sono gravi le ripercussioni economiche legate alle tensioni geo-politiche nel Mar Rosso dovute agli assalti delle milizie yemenite degli Houthi verso le navi mercantili nello stretto di Bab el-Mandeb. Come noto, quell'area rappresenta un punto nevralgicoPag. 157 per il commercio internazionale, ma a seguito degli attacchi subiti da molti mercantili, le principali compagnie di navigazione per motivi di sicurezza preferiscono circumnavigare l'Africa con evidenti conseguenze sull'allungamento dei tempi e rialzo dei prezzi;
il conflitto in Medio Oriente è in fase di pericolosa escalation con il rischio concreto che si possa verificare una guerra regionale considerato l'intervento diretto dell'Iran, nella notte tra sabato 13 e domenica 14 aprile, nei confronti di Israele in risposta all'attacco sferrato da quest'ultimo lo scorso 1° aprile che ha distrutto il consolato iraniano a Damasco, provocando sedici vittime tra le quali il Generale del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie dell'Iran, Mohammad Reza Zahedi;
lo scorso 15 aprile il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, in sede di audizione sui recenti sviluppi della crisi in Medio Oriente ha dichiarato che con l'allargamento del conflitto «potrebbero esserci aumenti generalizzati, a partire da quello della benzina e di altri beni primari, già rallentati o impediti dalla guerra ibrida degli Houthi nel Mar Rosso»;
considerato che:
in base alle nuove regole di governance economica europea ogni Stato membro dovrà predisporre Piani strutturali nazionali di bilancio a medio termine e con riferimento a tale Piano nella premessa del DEF, si afferma che «risponderà alle esigenze di investimento della Difesa»;
l'idea di difesa comune europea, così come emerge dalle azioni intraprese in Europa, è volta esclusivamente ad aumentare la cooperazione in fatto di acquisizioni militari e a contrastare di conseguenza la frammentazione dell'industria della difesa;
il nuovo orientamento dell'agenda politica dell'Unione europea lascia trasparire un deciso mutamento di prospettiva all'interno dell'Unione stessa e preoccupa per le ricadute dirette che il rafforzamento della strategia per l'industria della difesa potrebbe avere nei confronti delle altre priorità legislative dell'Unione europea su temi centrali quali la transizione verde e digitale, la sanità, l'istruzione, la green economy;
tenuto conto che:
la crisi geopolitica internazionale in atto è pericolosamente impattante a livello globale sia dal punto di vista umanitario che economico e finanziario. Per la sua complessità lo scenario si presenta come uno scacchiere potenzialmente pericoloso per tutti gli attori internazionali coinvolti;
valutato che:
stante quanto sopra esposto, nel Documento di economia e finanza 2024 non si rileva la volontà di procedere a una graduale diminuzione delle spese per i sistemi di armamento, che insistono sul bilancio dello Stato, al fine di non distrarre le risorse finanziarie necessarie a sostenere il tessuto sociale ed economico del Paese e a garantirne la ripresa, tenuto conto della grave crisi economica in atto dovuta al caro energia e al caro carburanti, fattori che potrebbe inasprirsi a causa del fragile scenario internazionale interessato da due drammatici conflitti a rischio escalation,
esprime
PARERE CONTRARIO.
ALLEGATO 4
Schema di decreto ministeriale concernente il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero per l'anno 2024 relativo a contributi ad associazioni combattentistiche e d'arma. Atto n. 148.
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE
La IV Commissione (Difesa),
esaminato lo schema di decreto ministeriale concernente il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero della difesa per l'anno 2024, relativo a contributi ad associazioni combattentistiche e d'arma (Atto del Governo n. 148);
premesso che:
la Direttiva del Ministro della difesa del 19 luglio 2022 ha introdotto una metodologia finalizzata alla determinazione degli importi da attribuire a ciascun sodalizio uguale sia per le associazioni combattentistiche e partigiane che per le associazioni d'arma, di categoria e di specialità, fondata sulla selezione dei progetti relativi alla gestione e manutenzione di siti museali, monumenti, Cimiteri e Sacrari di guerra, ad attività assistenziali, promozionali e divulgative, presentati da ciascuna associazione e garantendo, comunque, un contributo per le spese di funzionamento sulla base del numero degli iscritti a ciascun sodalizio, raggruppando le associazioni in fasce per numero di soci effettivi;
anche per lo schema di decreto relativo ai contributi da erogare per l'anno 2024 è stata confermata la scelta di apportare una decurtazione del 20 per cento sull'importo della quota per le spese di funzionamento nel caso in cui non sia stato presentato alcun progetto, ovvero i progetti elaborati non siano stati ritenuti meritevoli di finanziamento, nonché, per i casi di recidività, un'ulteriore decurtazione del 20 per cento rispetto allo stanziamento del 2023 già decurtato;
lo stanziamento relativo al capitolo 1352 del bilancio di previsione dello Stato per il Ministero della difesa per il triennio 2024-2026 ha subito un taglio del 5 per cento, come peraltro avvenuto in maniera lineare per i bilanci di tutti gli altri Ministeri, determinando una riduzione pari a 85.145 euro rispetto allo stanziamento previsto nell'anno 2023, facendo scendere l'importo complessivo da distribuire da 1.702.918 euro a 1.617.773 euro;
nell'intento di mitigare la difficoltà della gestione finanziaria dei vari sodalizi è stata confermata anche per il 2024 una maggiorazione del 15 per cento sulla quota del contributo fisso, applicata in maniera lineare agli importi di tutte le fasce stabilite dalla direttiva del 19 luglio 2022, mantenendo così inalterate le quote da assegnare per il funzionamento già erogate per il 2023;
allo schema di decreto sono allegate anche due tabelle di sintesi con indicazione, per ciascuna associazione, dei progetti approvati e del contributo per singolo progetto, dei progetti non approvati, del numero dei soci iscritti con il relativo contributo fisso riconosciuto e dell'assegnazione totale (contributo per progetti più contributo fisso) per associazione sia per le associazioni d'arma, categoria, istituti ed enti, che con riferimento alle associazioni combattentistiche e partigiane,
esprime
PARERE FAVOREVOLE.