CAMERA DEI DEPUTATI
Venerdì 12 aprile 2024
288.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

  Venerdì 12 aprile 2024. — Presidenza del presidente Nazario PAGANO. – Interviene il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli.

  La seduta comincia alle 9.35.

Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
C. 1665, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta dell'11 aprile 2024.

  Nazario PAGANO, presidente, dopo aver avvertito che, come specificato anche nelle convocazioni, secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento, i deputati possono partecipare all'odierna seduta in videoconferenza, non essendo previste votazioni, ricorda che nella seduta odierna proseguirà la discussione generale.

  Federico FORNARO (PD-IDP) fa presente che si sta sviluppando una consuetudine che reputa profondamente malata rispetto alla costante dialettica parlamentare. Sottolinea, infatti, la pericolosità dello scambio interno alla maggioranza relativo ai provvedimenti sul premierato e sull'autonomia differenziata, che, tra l'altro, impedisce un serio confronto sul contenuto delle due riforme.
  Stigmatizza, inoltre, la tendenza sempre più ricorrente a relegare la Camera dei deputati a mero ratificatore di disegni di legge di iniziativa governativa. In proposito, osserva che il Governo ha deciso di far iniziare l'esame di entrambi i disegni di legge in materia di autonomia differenziata e di premierato al Senato, presso il quale viene consentito il dibattito e, a volte, vengono accolte anche proposte emendative dell'opposizione, cosa che, invece, non avviene alla Camera, considerata ormai come il ramo parlamentare di serie B.
  Segnala, poi, che i due provvedimenti in materia di premierato e di autonomia differenziata viaggiano su due binari paralleli e dimostrano la mancanza di un disegno organico di riforma della forma di governo del nostro Paese. Sottolinea, infatti, che il provvedimento sul premierato ha origine dalla cultura sovranista e centralista di Fratelli d'Italia, mentre quello sull'autonomia differenziata deriva dalla cultura secessionista e autonomista della Lega. A suo avviso, ciò porterà a un cortocircuito istituzionale, poiché, mentre l'autonomia differenziataPag. 4 va verso uno svuotamento sostanziale delle competenze statali, il premierato vorrebbe una guida centrale molto più forte e incisiva al fine di garantire maggiore stabilità ai Governi nazionali.
  Osserva, poi, che nel corso delle audizioni sul provvedimento in esame il professor Flick ha sottolineato che il disegno di legge sull'autonomia differenziata, incidendo sui princìpi fondamentali della Carta costituzionale, avrebbe dovuto avere natura costituzionale. In proposito, evidenzia come tale provvedimento, dando al Parlamento una posizione secondaria, cambia la sostanzialmente la forma di governo del nostro Paese.
  Ritiene, inoltre, che il provvedimento in esame non farà che aumentare il distacco tra Nord e Sud, ampliando le disuguaglianze e la differenza rispetto alla qualità dei servizi erogati ai cittadini settentrionali e a quelli meridionali, anche se, come emerso nel corso delle audizioni, si sta assistendo anche a un rallentamento delle regioni che tradizionalmente erano considerate la locomotiva del Paese, come la Lombardia.
  Concludendo, invita il Governo e la maggioranza a non dimenticare lo spirito dei Costituenti, che, come ricordato anche dal professor Luciani nel corso delle audizioni, non era certo quello di mettere in competizione le regioni.

  Alfonso COLUCCI (M5S) chiede l'attivazione del circuito chiuso.

  Nazario PAGANO, presidente, in assenza di obiezioni, dispone l'attivazione del circuito.

  Gaetano AMATO (M5S) ritiene che, se ci si trovasse in un tribunale, il Ministro Calderoli sarebbe accusato di delitto volontario, poiché non può non rendersi conto di quali conseguenze nefaste avrebbe l'approvazione del provvedimento in esame nel nostro Paese. A suo avviso, il Ministro vorrebbe riportare il nostro Paese all'inizio dell'800, quando l'Italia era divisa in tanti piccoli Stati. Ritiene, infatti, che la riforma sull'autonomia differenziata comporterà un aumento del divario tra Nord e Sud e porrà fine all'identità culturale che contraddistingue il nostro Paese. Segnala che il Governo persegue la medesima logica anche attraverso i provvedimenti del Ministro Valditara in materia di istruzione, volti, ad esempio, a creare la figura degli operai territoriali e al ridimensionamento scolastico. In proposito, non comprende come, con queste misure, si potrà superare la sperequazione già esistente tra scuole del Nord e scuole del Sud. Sottolinea, inoltre, come la stessa logica guidi le azioni del Governo anche in materia di sostegno al settore cinematografico.
  Concludendo, fa presente che il provvedimento in esame non trova concordi neanche taluni componenti della maggioranza, come il presidente della regione Calabria, Occhiuto, e il Ministro Tajani, poiché non favorisce un sistema solidale tra i territori.

  Toni RICCIARDI (PD-IDP) preannuncia che il proprio intervento verterà intorno a due termini: rispetto e disprezzo.
  Esprime anzitutto rispetto per il Ministro Calderoli, elogiandolo per come ha seguito istituzionalmente il disegno di legge nel corso dei lavori parlamentari fin qui svolti, con una assiduità e una perseveranza che ritiene non abbiano precedenti. Esprime poi rispetto per la coerenza straordinaria dimostrata dal Ministro nel corso della propria esperienza politica, rilevando come per decenni egli abbia predicato ciò che oggi è scritto nel disegno di legge. Osserva che se nel passato il suo intento politico era espresso in modo più violento ma meno pericoloso, oggi invece è l'inverso ed i toni più pacati del Ministro nascondono una maggiore pericolosità. Rammenta, in particolare, un volume scritto da Calderoli nel 1994, dal titolo «Mutate Mutanda», nel quale egli affermava l'intento di andare a Roma per distruggere il sistema sanitario nazionale, e ricorda altresì una intervista a Calderoli del 2006, nella quale egli dichiarava che parte del Paese era affetta da una cancrena e che, da medico, avrebbe amputato l'arto all'altezza di Pesaro; ritiene che ciò confermi l'estrema coerenza dell'azione del Ministro che oggi sta continuando a perseguire quel Pag. 5disegno, avvalendosi anche dell'aiuto fornitogli dalla sinistra che nel 2001 ha approvato la riforma del Titolo V.
  Manifesta però profondo disprezzo per l'obiettivo della creazione della macroregione del Nord, che ritiene che il Ministro stia portando avanti dal 1994, e della quale ricostruisce le origini. Rammenta che fu Guido Fanti, primo presidente della regione Emilia-Romagna, nel 1976, ad immaginare la macro regione del Po e a condividere questi pensieri con l'amico Gianfranco Miglio, mentre, parallelamente, Rossi Doria immaginava la macro regione del Sud. Contesta che oggi Calderoli non pensi più alle macro regioni come facevano Fanti e Rossi Doria, bensì le immagini come holding delle regioni più forti rispetto alle regioni più deboli. Ricorda come nel corso delle audizioni sia stato sottolineato che a livello storico il debito pubblico in Italia esplode dal 1975 e rammenta anche che nel dibattito parlamentare sull'istituzione delle regioni, nel 1970, il relatore di minoranza Almirante avesse motivato la propria contrarietà con la convinzione che le regioni sarebbero state politicizzate, avrebbero riproposto il centralismo e sovranizzato il territorio. Dichiara di condividere quelle affermazioni di Almirante.
  Esprime ulteriore disprezzo per la narrazione politica sulla quale è stato costruito il disegno dell'autonomia differenziata, incentrata sugli sprechi e le inefficienze del Mezzogiorno, stigmatizzate a partire dai lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sugli interventi per la ricostruzione dopo il terremoto in Campania del 1980, presieduta da Oscar Luigi Scàlfaro. Gli esiti di quella Commissione d'inchiesta consentiranno al movimento politico del Ministro Calderoli di brandire la bandiera della secessione contro il Mezzogiorno sprecone mentre oggi, a distanza di 15 anni dal terremoto de L'Aquila non si è invece avviato alcun dibattito sulla mancata ricostruzione.
  In conclusione esprime disapprovazione e forte opposizione nei confronti della riforma e, ricordando la legge elettorale promossa da Calderoli e da lui stesso denominata «una porcata», auspica che questa riforma non passi alla storia come l'ennesima «porcata» istituzionale ai danni del Paese.

  Susanna CHERCHI (M5S) evidenzia come le conseguenze devastanti che avrà l'autonomia differenziata sul futuro dei cittadini siano state ampiamente descritte, prima nel corso delle audizioni e poi nel corso della discussione generale; ribadisce quindi che anche a suo avviso la riforma frantumerà il Paese, accrescendo le differenze tra Nord e Sud.
  Muovendo da tale convinzione, annuncia che dedicherà il suo intervento a una ampia esegesi del testo dell'Inno di Mameli, con particolare riguardo alla seconda strofa. Si sofferma quindi sul verso «Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi», raccontando le vicende storiche che hanno indotto Mameli a questa formulazione, per sottolineare poi – partendo dal verso «Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme Già l'ora suonò» – le origini del tricolore.
  Dopo aver poi svolto l'esegesi della terza strofa, che si conclude con l'affermazione «Uniti per Dio Chi vincer ci può?», rileva come queste parole, richiamando il concetto di unità, risultino particolarmente significative anche ai fini del dibattito in corso, e conclude ricordando il contenuto del ritornello («Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte») ed esclamando «Viva l'Italia libera!».

  Nicola STUMPO (PD-IDP) si associa ai complimenti al Ministro per la pervicacia con la quale da anni sta perseguendo l'obiettivo di spaccare l'Italia. Sottolineando come in questa fase storica l'esigenza sia, a tutti i livelli, quella di creare aggregazioni più ampie, facendo l'esempio non solo del processo di integrazione europea ma anche dell'aggregazione dei piccoli comuni, evidenzia come la riforma in esame proponga un modello completamente opposto, che divide il Paese in tante piccole realtà che saranno conseguentemente più deboli e meno competitive.
  Ritiene che l'attuazione dell'autonomia differenziata rappresenti il tentativo di una Pag. 6parte della Lega di tornare alle proprie origini, ma si interroga sulla compatibilità tra questa riforma, che sottrae funzioni al governo centrale, e quella del premierato, che invece intende rafforzare il ruolo del capo del Governo, esprimendo perplessità anche sui tempi di approvazione di entrambe le riforme e sulle effettive ragioni dell'accelerazione impressa all'esame dell'autonomia differenziata.
  Ricorda come nella sua regione, la Calabria, i politici di Forza Italia stiano sostenendo che senza risorse finanziarie non si potrà attuare l'autonomia differenziata e rileva che lo stesso Ministro dell'economia, Giorgetti, fatichi a reperire risorse per la prossima manovra di bilancio; da ciò ricava che i tempi per l'implementazione dell'autonomia saranno molto lunghi. Evidenzia infatti come il problema non sia individuare i LEP, bensì trovare le risorse per finanziarli. Per questo afferma che se il Ministro Calderoli, con la sua riforma elettorale, mirava a costruire una ingovernabilità, oggi, con l'autonomia differenziata, si pone l'obiettivo dell'inapplicabilità.
  Conclude ricordando come l'autonomia differenziata esista in Italia dal dopoguerra ed abbia assunto la forma delle cinque regioni a statuto speciale, rammentando che tali autonomie sono state all'epoca costituite per tenere unito il Paese, e non per dividerlo come intende fare invece il disegno di legge sull'autonomia differenziata dal Governo.

  Leonardo DONNO (M5S) ricorda, preliminarmente che esperti autorevoli del mondo accademico, associazioni di cittadini, sindaci e governatori delle regioni continuano ad affermare che la riforma dell'autonomia differenziata determinerà una spaccatura per il Paese penalizzando le regioni più svantaggiate.
  Ricorda che il Ministro Calderoli ha già dato un triste nome alla riforma elettorale e si appresta a firmare una nuova riforma sbagliata. Sottolinea, infatti, come tale progetto demolisca la coesione sociale, determini una scissione economica e culturale fra i cittadini in totale contrasto con la Costituzione che recita che la Repubblica è una e indivisibile.
  Ritiene che il Governo abbia elaborato una riforma pericolosa di cui oltretutto non si sta parlando abbastanza sugli organi di informazione. Nel ricordare l'importanza che i cittadini siano informati adeguatamente sui contenuti e sui rischi di tale riforma, si chiede cosa gli esponenti della maggioranza del Sud, che oggi si limitano a non partecipare ai dibattiti pubblici, verranno a raccontare ai cittadini di quelle regioni quando si entrerà nel vivo della campagna elettorale, per esempio nella regione Puglia.
  Rileva come sul piano politico la riforma rappresenti uno scambio all'interno della coalizione di maggioranza: alla Lega l'autonomia differenziata, a Fratelli d'Italia il premierato e a Forza Italia un intervento incisivo nel settore della giustizia. Si tratta evidentemente di riforme che vanno solo nell'interesse della maggioranza e degli equilibri interni alla coalizione.
  Ritiene peraltro che a demolire la riforma sull'autonomia differenziata, ci abbia già pensato il Governo Meloni con la firma del nuovo Patto di Stabilità che richiederà un taglio della spesa o un aumento delle tasse pari a circa 12 miliardi di euro. Ritiene infatti che la sottoscrizione del Patto di stabilità rende impossibile reperire le risorse finanziarie necessarie per l'entrata in vigore di questa riforma.
  Al riguardo sottolinea di non avere nessuna contrarietà a riconoscere maggiore autonomia alle regioni, ma che sia necessario finanziare adeguatamente i cosiddetti LEP al fine di scongiurare il rischio di gravi diseguaglianze.
  Riferisce come negli incontri che sta svolgendo con i cittadini faccia l'esempio di una gara di corsa per i 100 metri, dove non tutte le regioni hanno la possibilità di poter partire dalla stessa linea di partenza. Rileva, infatti, come la riforma in esame rappresenti una truffa e che niente dei rischi evidenti per la tenuta e per l'unità nazionale viene detto e spiegato.
  Con riferimento alla questione delle risorse finanziarie, ritiene che il Governo stia facendo come al solito solo un'operazione di propaganda: al riguardo cita le quantificazioni fatte dallo Svimez che ha affermatoPag. 7 come per finanziare i LEP ci vorranno tra gli 80 e i 100 miliardi di euro.
  Più in generale rileva come nonostante i ripetuti annunci il Governo, in carica già da un anno e mezzo, non abbia concluso alcuna battaglia concreta per difendere i diritti dei cittadini più deboli, limitandosi a meri annunci propagandistici in tema di imposizione fiscale, tutela del lavoro e salario minimo.
  Nel ricordare come il Governo abbia stanziato ben 8 miliardi per nuovi armamenti, rileva l'ipocrisia del Governo che stanzia oltre 15 miliardi per il Ponte dello Stretto di Messina, opera che certamente non è destinata a unire l'Italia, ma a dividerla maggiormente.
  In conclusione, dichiara che contrasterà questa riforma con ogni mezzo a disposizione.

  Rachele SCARPA (PD-IDP) ritiene che vi siano molte ragioni di contrarietà alla riforma del Ministro Calderoli che conferma un metodo di lavoro volto a mortificare il ruolo del Parlamento.
  Rileva infatti come vi sia stata, solo per interessi legati alla campagna elettorale, un'accelerazione dei tempi di esame, accelerazione legata anche alla riforma del premierato. Ritiene che l'attuale Governo voglia relegare il Parlamento a un ruolo sempre più marginale a vantaggio dell'Esecutivo: in particolare ritiene che la previsione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per la definizione dei LEP abbia la conseguenza di esautorare il Parlamento che, a suo giudizio, dovrebbe invece poter legiferare su tali delicate materie con una norma primaria al fine di garantire pienamente i diritti dei cittadini ed evitare gravi diseguaglianze.
  Nel condividere in astratto la scelta di attribuire una maggiore autonomia alle regioni su determinate materie, ritiene che tale operazione non possa andare a discapito delle prerogative del Parlamento: ricorda come in tale riforma sia previsto solo un indirizzo da parte delle Commissioni parlamentari facilmente superabile dal Governo. Ritiene quindi che andrebbe invertito il procedimento attualmente in atto consentendo al Parlamento di definire i LEP e solo successivamente riconoscere maggiore autonomia alle regioni nel rispetto del principio di eguaglianza. Si tratta, a suo giudizio, di una scelta di natura politica prima che di natura giuridica.
  Con riferimento al periodo storico attualmente in corso rileva come negli ultimi anni vi siano state grandi crisi economiche, sanitarie e nuovi conflitti internazionali che hanno minacciato evidentemente il senso di sicurezza dei cittadini e la stabilità dei Paesi.
  Nel ricordare la gravità del fenomeno migratorio e il rischio climatico a livello globale, ritiene che tali emergenze richiederebbero risposte concrete di inclusione, integrazione e maggiore coesione.
  Al riguardo ricorda che per affrontare la pandemia l'Europa ha infatti compiuto scelte forti di coesione, mentre la riforma dell'autonomia differenziata va nella direzione diametralmente opposta al Next Generation EU.
  Ribadisce, quindi, come la riforma in esame del Ministro Calderoli non difenda il principio di eguaglianza, ma immagina un futuro in cui l'Italia si presenterà in Europa con venti politiche diverse in tutti i settori e si chiede come sarà possibile difendere efficacemente in quella sede i diritti delle nuove generazioni a cominciare da quello all'istruzione.
  In conclusione dichiara che il suo gruppo è pronto ad osteggiare con forza la riforma dell'autonomia differenziata.

  Antonino IARIA (M5S), nel ricordare preliminarmente le sue origini calabresi e il suo domicilio attuale nella regione Piemonte, ritiene che tali circostanze non possono comunque indurlo ad avere un orientamento favorevole nei confronti della riforma dell'autonomia differenziata.
  Nel riportare l'esperienza come componente della Commissione Trasporti, evidenzia come la riforma, certamente, non è finalizzata a garantire che anche la regione Calabria potrà finalmente dotarsi di infrastrutture adeguate.
  Più in generale, segnala che ad essere più svantaggiate saranno evidentemente le regioni con meno risorse finanziarie, come ad esempio la Sicilia e la Calabria.Pag. 8
  In particolare ritiene che la riforma non colpirà solo la sanità pubblica, ma anche il trasporto pubblico locale, il completamento dei progetti di rete e dei corridori TNT e più in generale gli asset infrastrutturali e la logistica. Ritiene infatti che la riforma ostacolerà la progettualità delle regioni perché non ha un impianto e una visione strategica auspicando che le elezioni europee possano essere l'occasione per riaffermare la credibilità internazionale dell'Italia.
  Nel stigmatizzare anche il contenuto di ulteriori interventi legislativi all'esame del Parlamento, come ad esempio la proposta di legge del senatore Bergesio in materia di zone franche urbane, richiama l'attenzione sul rischio che ognuno vorrà farsi il proprio piccolo stato autonomo anche a livello comunale.
  Ribadisce pertanto il rischio concreto che la riforma danneggerà il trasporto pubblico locale, la logistica e gli asset infrastrutturali strategici soprattutto nelle regioni più svantaggiate, determinando il completo abbandono delle politiche industriali nel Sud dell'Italia.
  Nel comprendere le ragioni della competizione elettorale, stigmatizza il fatto che i partiti di maggioranza usino la propaganda su proposte di legge anche di respiro limitato solo per affermare il proprio ruolo all'interno della coalizione di maggioranza, evidenziando come spesso si tratti di proposte di legge impostate in modo assai vecchio e scritte oltretutto male.

  Chiara BRAGA (PD-IDP) fa presente preliminarmente che i componenti del suo gruppo hanno deciso di intervenire in tanti in sede di discussione generale non certo per inchiodare il presidente Pagano al suo ruolo ma perché l'atteggiamento con cui la maggioranza si appresta a discutere un provvedimento così rilevante sta offendendo il Parlamento. Precisa quindi che la volontà del Partito democratico di utilizzare tutti gli spazi della discussione, che tuttavia la maggioranza sta restringendo progressivamente, rappresenta un atto di resistenza verso il modo con cui si crede di poter affrontare una discussione di questa portata. Fa presente che la scelta di accontentare una richiesta legittima ma non razionale di portare il provvedimento in Assemblea in tempi molto stretti risponde alla volontà tutta politica della Lega di fare una prova di forza, fortemente condizionata tra l'altro dall'imminente consultazione elettorale europea. Ciò ha indotto la maggioranza ad operare una forzatura sui tempi di esame mai vista e illogica, considerato che non si tratta di un decreto-legge né di un provvedimento di particolare necessità e che il disegno di legge è stato esaminato dal Senato per oltre 4 mesi. Nel ringraziare il Presidente Pagano per avere comunque permesso un ciclo corposo di audizioni, ritiene tuttavia che i tempi di esame impediranno il confronto leale tra le forze politiche, nonostante vi siano diversi elementi che meriterebbero una maggiore riflessione. Nel ritenere che il ministro Calderoli aggiungerà così al suo curriculum politico un'ulteriore pagina di cui non aveva alcun bisogno, si augura un ripensamento, anche alla luce delle considerazioni svolte dalle opposizioni. Evidenziando che la forzatura in atto avrà conseguenze anche sulla qualità legislativa del prodotto, ribadisce che il Partito democratico, sia in questa fase sia in occasione della presentazione delle proposte emendative, non ha alcun intento ostruzionistico ma intende invece discutere i numerosi temi emersi anche nel corso delle audizioni. Nel rilevare che il provvedimento non è condivisibile per le sue finalità ed è fonte di preoccupazione per le modalità con cui viene attuato, sottolinea che la mortificazione del Parlamento riguarda sia il metodo sia il merito della riforma. A tale proposito sottolinea che la scelta della maggioranza e del Governo, sovvertendo i principi degli articoli 116 e 117 della Costituzione, è stata quella di limitare l'intervento del Parlamento alla ratifica di decisioni assunte dall'Esecutivo e dalle regioni, sottolineando come la modifica introdotta al Senato in ordine al meccanismo di determinazione dei LEP con decreto legislativo costituisca un palliativo. Ritiene che il provvedimento presenti forti criticità dal punto di vista giuridico sia con riguardo alla scelta di fare salve le intese precedenti sia con riguardo alle intese future,Pag. 9 rispetto alle quali oltretutto il Parlamento non avrà alcuno spazio per esercitare il potere di indirizzo. Nel sottolineare che il Governo potrà ignorare i pareri delle Commissioni parlamentari, ritiene che questa sia l'ulteriore dimostrazione che alla maggioranza interessa soltanto piantare una bandierina prima delle elezioni europee con questo pessimo disegno di autonomia. Nel ritenere che le molte criticità sostanziali del provvedimento ne renderanno di fatto impossibile l'attuazione, aggiunge che l'impianto del disegno di legge contrasta con l'operatività del Governo e a tale proposito fa presente a titolo di esempio che il ministro Salvini in questi giorni sta lavorando ad un provvedimento denominato «pace edilizia» con un atteggiamento centralista che scavalca le attuali competenze delle regioni in materia. A suo avviso la maggioranza dovrebbe fermarsi e ragionare con tutte le forze politiche sui limiti e sulle criticità che contraddistinguono il provvedimento, che rischia di avere gravi conseguenze sulla qualità della vita delle persone, aumentando le disparità e lasciando ancor più deboli e fragili proprio le parti del Paese già in difficoltà. Fa presente in conclusione che queste sono le ragioni della battaglia del Partito democratico.

  Nazario PAGANO, presidente, sospende brevemente la seduta.

  La seduta, sospesa alle 11.15, è ripresa alle 11.20.

  Bruno TABACCI (PD-IDP) ricorda che la storia dell'autonomia regionale ha preso una piega diversa negli ultimi 30 anni rispetto alla fase costituente degli anni settanta che aveva acceso tante speranze sul terreno del rinnovamento dello Stato. Fa quindi presente che tale storia inizia con la nascita della Lega alla fine degli anni ottanta, con la minaccia di separazione delle regioni del Nord, e continua purtroppo con i governi di centro-sinistra che dal 1996 al 2001 hanno approvato tre modifiche costituzionali, vale a dire la soppressione della parola Mezzogiorno dalla Carta costituzionale, parola che era alla base della Cassa del Mezzogiorno; l'introduzione della promessa dell'autonomia differenziata e la previsione che lo Stato fissi i livelli essenziali delle prestazioni. Ricorda che la partita si è riaperta nel 2016 con i referendum regionali in materia di trattenimento delle entrate fiscali, per arrivare alla fine del 2022 con il disegno di legge del ministro Calderoli che subordina la promessa dell'autonomia differenziata alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni. Ritiene che il percorso appena descritto abbia impedito di fare quello che sarebbe stato necessario, vale a dire un bilancio serio della nostra esperienza regionale e dei suoi limiti, ricordando che la recente pandemia ha evidenziato le contraddizioni sul campo della competenza regionale quasi esclusiva della sanità. Sottolineando quindi che in tal modo si è mancato di approfondire la determinazione dei costi storici e dei fabbisogni preliminare alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, per poter stabilire in quali tempi e in quali modalità si potesse effettuare tale differenziazione senza far esplodere i vincoli di bilancio, evidenzia che dal 2001 la Corte costituzionale è stata lasciata da sola a tentare di ridurre i danni dello spezzettamento delle competenze concorrenti. Fa presente a tale proposito che da un lato oggi la ragionevolezza impone investimenti in materia di sanità e scuola, con il forte coordinamento dello Stato, e che in settori come l'energia bisognerebbe piuttosto chiamare in causa la dimensione europea, per non parlare delle difficoltà di un povero imprenditore deciso ad investire in Italia e costretto a districarsi tra regole diverse tra regione e regione. Volendo sorvolare tra l'altro su un federalismo fiscale che poggia su un sommerso cronico e talvolta malavitoso e in cui l'evasione è tollerata in presenza del «pizzo di Stato», fa presente che il testo in esame non affronta alcuna di queste tematiche e rappresenta un manifesto politico, aggravato dalla riforma del premierato, come se non fosse sufficiente l'esperienza dell'elezione diretta dei governatori regionali e la scomparsa dei consigli regionali anticipatrice della scomparsa del Parlamento. Evidenzia quindi che il provvedimentoPag. 10 prevede una procedura bilaterale senza un quadro di riferimento generale e un sostanziale negoziato tra Governo in carica e singole regioni quando invece si sarebbe dovuto parlare casomai del Senato delle autonomie per evitare l'effetto schizofrenico determinato dalle richieste particolaristiche. Fa presente che i divari territoriali non saranno superati ma anzi rischiano di aumentare allargando la frattura tra il Nord e il Sud del Paese. A suo parere la Repubblica ha bisogno di un modello più solidaristico che competitivo, ricordando che in passato il ritardo meridionale è stato considerato una questione fondamentale per l'Italia, all'origine dell'istituzione per la Cassa per il Mezzogiorno che fu poi travolta dall'istituzione delle regioni e dall'emersione del particolarismo che oggi rivive nella gestione del Fondo di coesione. Ritiene in sostanza che l'autonomia differenziata affossi il dualismo territoriale che caratterizza l'Italia e che pure è alla base della decisione dell'Unione europea di fornirci le risorse del PNRR. Aggiunge che vi sono riserve sull'efficacia sulle misure messe in campo dal disegno di legge in esame, richiamando le considerazioni della Banca d'Italia nella memoria inviata al Senato, in cui si richiama la necessità che le decisioni sull'autonomia differenziata siano precedute da un'accurata ed oggettiva analisi dei vantaggi e degli svantaggi del decentramento di ciascuna funzione. In assenza di tale istruttoria, vi sono quindi gravi rischi per l'equilibrio per la finanza pubblica e per gli effetti sulla qualità della spesa. Richiama a questo proposito l'esperienza della gestione della spesa sanitaria da parte delle regioni evidenziando come la sua qualità sia assai dubbia e ricordando che negli ultimi 20 anni i piani di rientro sono stai 11 e hanno riguardato anche alcune regioni settentrionali. Ritiene che anche questa sia la ragione della minore affluenza alle elezioni regionali rispetto a tutte le altre consultazioni e sottolinea come le regioni fossero nate per favorire la partecipazione popolare dei cittadini e migliorare l'azione dello Stato e come invece si sia ottenuto l'esatto contrario. Ritenendo quindi che non si possa valutare la bontà dell'autonomia differenziata in mancanza dell'analisi sulla sua efficienza e sulla sua efficacia, considera il disegno di legge in esame soltanto un manifesto politico controproducente che spaccherà ancora di più il Paese e che avrà conseguenze molto gravi.

  Nicola FRATOIANNI (AVS), osservando preliminarmente che gli interventi dell'onorevole Tabacci sono sempre occasione di spunti politici interessanti e apprezzabili, sottolinea che la discussione in atto va ben oltre il contenuto del provvedimento in esame, poiché riguarda il mercanteggiamento in corso all'interno delle forze di Governo che vede lo scambio dell'autonomia differenziata, richiesta dalla Lega, per il premierato, richiesto da Fratelli d'Italia. Tale situazione, a suo avviso, determina una grave umiliazione della politica, della democrazia e delle istituzioni. Ritiene che, piuttosto, le forze di Governo dovrebbero occuparsi di mettere in campo strumenti e misure in grado di ridurre le disuguaglianze tra i cittadini. Esprime, inoltre, forte preoccupazione poiché lo scambio descritto avviene a scapito dei princìpi fondamentali che regolano la nostra forma di Governo.
  Sottolinea, oltretutto, che la riforma in materia di premierato e quella in materia di autonomia differenziata hanno due finalità completamente opposte e sono accomunate da un unico aspetto, ossia, lasciando da parte il comune interesse dei cittadini italiani, vanno nell'interesse particolare delle forze politiche di Governo di accumulare consenso elettorale. Evidenzia, poi, che un altro punto in comune delle due riforme è quello che esse puntano al definitivo svuotamento delle funzioni del Parlamento come luogo di controllo dell'attività governativa e di sintesi e di rappresentanza degli interessi dei cittadini.
  Reputa, poi, che il provvedimento in esame produrrà ulteriori disuguaglianze tra i cittadini del Nord e del Sud. In proposito, fa presente che nel nostro Paese si registrano da sempre differenze rispetto alla possibilità di accesso dei cittadini ai servizi relativi a sanità, istruzione e infrastrutture. Evidenzia anche che vi è una differenza Pag. 11ormai strutturale e consolidata tra Nord e Sud rispetto all'aspettativa di vita. A suo avviso, in tali condizioni la politica dovrebbe mettere in campo strumenti in grado di rimuovere le disuguaglianze, piuttosto che proporre soluzioni che le accentuino. Al riguardo, rammenta come il regionalismo differenziato in ambito sanitario si sia già dimostrato un fallimento.
  Concludendo, ritiene che affrontare le sfide sempre più complicate che si stanno prospettando a livello globale con ulteriore frammentazione territoriale rappresenterebbe la resa definitiva ad interessi diversi da quello collettivo.

  Andrea QUARTINI (M5S) evidenzia che gli interventi dei deputati dell'opposizione confermano la preoccupazione rispetto alla mortificazione formale e sostanziale dell'assetto democratico del nostro Paese che il Governo sta mettendo in atto con il provvedimento in esame. Ciò, a suo avviso, rischia di mettere ancora più in crisi il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni. Ritiene, infatti, che il provvedimento in esame, oltre alle violazioni della Carta costituzionale già richiamate dall'onorevole Colucci nel suo intervento di ieri, violi l'articolo 32 della Costituzione in materia di tutela della salute. A suo avviso, proprio in tema di tutela della salute il regionalismo differenziato ha dimostrato tutti i suoi limiti. Ricorda, in proposito, che già prima della pandemia da Covid-19, era stata erosa una delle conquiste più importanti del nostro sistema democratico, ossia un Servizio sanitario nazionale universale ed equo. Segnala, infatti, che da tempo molti cittadini italiani rinunciano a curarsi perché il Servizio sanitario nazionale è stato lasciato nelle mani di governi regionali che non sono stati in grado di garantire livelli essenziali di assistenza a norma dell'articolo 32 della Costituzione. Al riguardo, concludendo, osserva che il provvedimento in materia di autonomia differenziata rischia di fratturare in modo definitivo l'unità del nostro Paese.

  Arturo SCOTTO (PD-IDP), nel richiamare la recente tragedia della centrale idroelettrica di Suviana, evidenzia taluni importanti interrogativi su cui maggioranza e Governo dovrebbero, a suo avviso, svolgere ulteriori riflessioni. Ritiene, innanzitutto, che, in occasione della riforma del Titolo V, si è commesso un errore affidando alla competenza concorrente tra Stato e regioni la materia energetica. A suo avviso, infatti, vi sono materie strategiche, come quella energetica, che non possono essere gestite in modo diverso da regione a regione, soprattutto in un periodo di guerra come quello che stiamo vivendo. In proposito, reputa che un sistema energetico frammentato rischia di diminuire notevolmente la competitività del nostro Paese e di produrre maggiore insicurezza nei lavoratori, poiché c'è il rischio che si faccia cassa sui salari e sui diritti dei lavoratori.
  Fa presente che per la sua forza politica rappresenta una battaglia fondamentale garantire che vi sia parità di diritti e possibilità su tutto il territorio nazionale, poiché, a norma della Costituzione, la Repubblica è indivisibile, soprattutto in tema di diritti. Esprime, pertanto, profonda preoccupazione per l'atteggiamento delle forze di Governo. Ad esempio, ricorda che la Lega, in passato, aveva abbandonato gli originari aneliti secessionisti adottando posizioni meno autonomiste al fine di conquistare maggiori consensi elettorali al Sud. Osserva che, però, in questo momento la Lega è in fase di ripiegamento perché deve fare i conti con Fratelli d'Italia, che da sempre si è dichiarata patriottica, nazionalista e centralista. Fa presente, tuttavia, al Ministro Calderoli che lo scambio tra premierato e autonomia differenziata non è conveniente per la Lega poiché si vorrebbe attuare l'autonomia differenziata ad invarianza finanziaria, costringendo, quindi, i governatori delle regioni settentrionali a tagliare i servizi offerti ai cittadini.
  Concludendo, invita la maggioranza ed il Governo a rimettere in discussione le proprie convinzioni e ad avere la sensibilità di ascoltare i suggerimenti dell'opposizione. In proposito ricorda che il centro sinistra per primo è intervenuto per rafforzare le funzioni degli enti locali, ma sottolinea che non si può derogare al principioPag. 12 dell'uguaglianza, che, insieme al principio della pace, è la base su cui si fonda l'Unione europea.

  Luana ZANELLA (AVS), intervenendo da remoto, sottolinea come non si possa non rilevare che i due progetti di riforma portati avanti dalla maggioranza – premierato e autonomia differenziata – sono espressione di culture politiche diametralmente in contrasto. In particolare, per quanto riguarda l'autonomia differenziata, sottolinea che la riforma rappresenta anche un decadimento rispetto alla proposta teorica iniziale della Lega, formulata all'epoca da Gianfranco Miglio, rilevando come oggi l'idea del federalismo possa risultare anche estremamente attuale, se è vero che in vista delle prossime elezioni europee si torna a parlare di Stati Uniti d'Europa.
  Ritiene che le riforme istituzionali debbano servire a dare risposte alle urgenze dei cittadini, colmando i deficit strutturali del Paese, che individua nella crisi economica, nella crisi sociale e in quella climatica. Sottolinea che tutto questo renderebbe imprescindibile attuare il dettato costituzionale, sotto il profilo della promozione delle autonomie locali e del rafforzamento delle strutture pubbliche chiamate a garantire servizi universali a tutti i livelli. Rammenta infatti che la Costituzione promuove l'uguaglianza tra le persone e tra i diversi territori, il rafforzamento delle garanzie sociali, il diritto al lavoro, una politica industriale e la riconversione ecologica oltre che una politica fiscale progressiva che sostenga tutte le altre iniziative. Evidenzia che il progetto di autonomia differenziata si pone in contrasto con tutto questo.
  In particolare evidenzia come la riforma si basi su un centralismo regionalista, che trascura il ruolo degli enti locali e soprattutto non valorizza i comuni, che rappresentano il livello territoriale più prossimo a rispondere alle esigenze dei cittadini.
  In conclusione afferma che questa riforma, che tradisce le promesse e i progetti iniziali della Lega, è solo un premio dato ad alcuni centri di potere collocati a nord ed è destinata ad acuire lo squilibrio tra le regioni.

  Federico CAFIERO DE RAHO (M5S) ritiene che gli effetti provocati dall'approvazione del progetto Calderoli sarebbero rilevanti per i cittadini e li colpirebbero in settore delicatissimi come quello della tutela della salute e del diritto alla scuola, determinando spaccature insanabili fra regioni ricche e regioni povere.
  Ricordando i contenuti dell'articolo 5 della Costituzione, sottolinea come esso esprima il netto rifiuto dei valori del fascismo, respingendo il modello accentrato proposto dal regime a favore di un decentramento. Fa presente però che il decentramento è promosso dalla Costituzione solo dopo avere sottolineato che la Repubblica è una e indivisibile, richiamando così gli ideali del Risorgimento. In merito, sottolinea che l'unità non allude solo all'idea di un Paese unito per territorio, ma anche ad un Paese coeso per valori e principi condivisi, unito da vincoli di solidarietà. Aggiunge quindi che il concetto di indivisibilità comporta che la Repubblica non può essere frazionata o smembrata.
  Passando in rassegna i contenuti dell'articolo 117 della Costituzione e l'elencazione delle materie per le quali le regioni possono richiedere ulteriori forme di autonomia, esprime forti preoccupazioni, con particolare riferimento all'istruzione, per il possibile spezzettamento della disciplina normativa, per il venir meno delle politiche unitarie nazionali e per la conseguente creazione di rilevanti differenze tra i cittadini. Ricorda, in merito, i contenuti dell'articolo 33 della Costituzione, che attribuisce solo alla Repubblica il compito di dettare le norme generali sull'istruzione nella consapevolezza che la scuola è il principale strumento per far diventare eguali i cittadini oltre che essere la principale leva dello sviluppo della persona.
  Passando ad affrontare il tema dei LEP, rammenta che la loro determinazione è rimessa dalla Costituzione alla legge dello Stato mentre il disegno di riforma all'esame della Commissione attribuisce questo ruolo al Governo, chiamato ad applicare il criterio della spesa storica che, evidentemente,Pag. 13 è già oggi molto variegata nel Paese. Ricordando come il disegno di legge faccia propria la rivendicazione regionale del residuo fiscale – ovvero il diritto per quelle regioni nelle quali i cittadini pagano tasse maggiori rispetto a quanto ricevono in termini di spesa pubblica, di trattenere almeno parte delle risorse versate al fisco – afferma che si tratta di una misura del tutto irragionevole e incostituzionale.
  Sostiene poi che il disegno di legge sull'autonomia differenziata rappresenti l'approdo di quel processo di trasformazione avvenuto nella cosiddetta Seconda Repubblica, che ha portato nel dibattito pubblico alla sostituzione della questione meridionale con la questione settentrionale. La riforma, infatti, sarebbe volta a garantire indubbi vantaggi solo alle regioni più ricche, del nord.
  Muove infine due accuse alla riforma: di essere inefficace e di minare l'unità nazionale.
  Quanto al primo profilo, dell'inefficacia, critica il metodo portato avanti dal Governo, stigmatizzando il fatto che non abbia voluto dare ascolto a chi, come ad esempio la Banca d'Italia, già nel corso dell'esame in Senato, invitava ad approfondire l'istruttoria sulle singole materie, al fine di meglio analizzare i vantaggi e gli svantaggi del decentramento sia per la regione interessata che per il resto del Paese. Sottolinea inoltre che l'inefficacia della riforma è già apprezzabile guardando alla gestione regionale della sanità.
  Quanto alla minaccia per l'unità del Paese, fa presente che al momento la riforma è pressoché sconosciuta ai cittadini ma ha già riaperto il dibattito sulla contrapposizione tra Nord e Sud, del quale ha fatto le spese anche il cantante napoletano Geolier al Festival di Sanremo. In conclusione afferma che proprio nella misura in cui acuisce la separatezza e le differenze tra Nord e Sud, il disegno di legge in esame è contrario alla nostra Costituzione.

  Nazario PAGANO, presidente, sottolinea di voler dare la precedenza ai colleghi deputati in presenza rispetto ai colleghi collegati da remoto.

  Roberto MORASSUT (PD-IDP) ritiene innanzitutto necessario precisare come il disegno di legge di riforma rappresenti un grande inganno per i cittadini soprattutto perché finalizzato a stravolgere gli equilibri dei poteri dello Stato. Ritiene oltretutto grave che il disegno di legge rappresenti un patto distorto all'interno della coalizione di maggioranza, che però si tradurrà in uno scempio della Costituzione soprattutto se si analizzano gli effetti della riforma del cosiddetto premierato. Esprime forte rammarico per la scelta del Governo di far prevalere gli interessi propagandistici di un partito, quello della Lega, ormai sceso al di sotto del 10 per cento, rappresentato da un Ministro che già in passato ha firmato una deleteria riforma elettorale che ha demolito il sistema dei partiti minando le fondamenta della democrazia parlamentare. In tale contesto non può che ribadire che il disegno di legge in esame rappresenti un vero attacco alla Costituzione che prevede una interpretazione forzata del terzo comma dell'articolo 117 della Costituzione, stravolgendo l'attuale rapporto tra lo Stato e le regioni. Rileva inoltre come la legge delega comporti il trasferimento della potestà legislativa alle regioni con effetti deleteri in molti settori cruciali a cominciare da quello della scuola e dell'università. A seguito di tale riforma si avranno infatti venti sistemi di istruzioni diversi, di competenza di quelle regioni che, in passato, lo stesso Metternich aveva definito «una mera espressione geografica». Evidenzia altresì che gli effetti della riforma in esame comporteranno l'estrema difficoltà di difendere in Europa un Paese come l'Italia che ha un patrimonio storico, culturale e una biodiversità che meriterebbe ben altri strumenti. Passando alla questione che giudica più importante e cioè quella relativa alle risorse finanziarie, stigmatizza che in prospettiva le regioni più ricche potranno contare su maggiori risorse perché producono più ricchezza nonostante esse si avvantaggino della storia del colonialismo italiano. Esprime quindi forti perplessità sui numerosi elementi di confusione del testo in esame che tradisce le legittime aspettative dei cittadini facendo saltare gli attuali vincoli di solidarietà. Nel Pag. 14ricordare i fatti recenti della storia della Jugoslavia, teme anche in Italia la rinascita di sentimenti localistici soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno nonostante tutti siano a conoscenza della faticosa genesi dell'Italia unita. Ritiene infatti assai probabili ulteriori spinte disgregatrici e antinazionali che metteranno la democrazia a rischio. Osserva infatti come i cosiddetti LEP, che rappresentano l'impalcatura della riforma, non sono finanziati. In conclusione ritiene che certamente il sistema Paese abbia bisogno di riforme dell'attuale ordinamento dello Stato volto innanzitutto a semplificare il regionalismo anche al fine di ridurre l'enorme spesa pubblica. Si tratta, a suo giudizio, di snellire un quadro normativo frammentato, anche al fine di favorire l'attuale processo di integrazione europea che certamente impone una diversa articolazione regionale. Conclude confermando la posizione nettamente contraria del Partito democratico nei confronti di una riforma che mina l'unità nazionale attraverso un provvedimento rozzo e lesivo della Costituzione.

  Francesco MARI (AVS) si chiede preliminarmente come la cultura alla base del disegno di legge di riforma debba in teoria prevedere la precedenza dello studio di De Filippo in Campania, di Manzoni in Lombardia ovvero Dante nella regione Toscana, dichiarandosi perplesso su tale impostazione davvero non rispettosa della Costituzione.
  Evidenzia come la maggioranza, di fronte alle critiche delle forze di opposizione, affermi che la riforma dell'autonomia differenziata non modifica sostanzialmente la forma di Stato unitario né che viene messo in discussione il sentimento unitario che è alla base della forma di Stato vigente.
  Al riguardo ritiene doveroso svolgere alcune precisazioni e in particolare si sofferma su quelli che ritiene siano i tre elementi costitutivi della forma di Stato unitaria secondo la Costituzione vigente.
  Innanzitutto richiama l'attenzione sul primo elemento costitutivo relativo al delicato equilibrio di poteri che evidentemente il disegno di legge mette in discussione alterandone anche le rispettive limitazioni. Al riguardo ricorda che tale equilibrio di poteri comprende certamente anche il decentramento amministrativo: il disegno di riforma in esame manomette quindi totalmente la forma di Stato.
  Più in generale stigmatizza il fatto che tale riforma che attribuisce un ruolo assai preponderante alle regioni in tutte le principali materie di intervento normativo, sia stata strettamente legata alla riforma del cosiddetto premierato e che quindi rappresenti il frutto di uno scambio. In particolare evidenzia il rischio che in caso di approvazione aumenterà la sovrapposizione e la confusione tra le funzioni esercitate dallo Stato e quelle esercitate dalle regioni nelle diverse materie, quanto meno nella prima fase di attuazione della riforma.
  Stigmatizza, inoltre, come la riforma comporti un radicale mutamento del rapporto tra i cittadini e le istituzioni risultando altresì ridimensionato il ruolo del Parlamento e del Presidente della Repubblica, se analizzati nel combinato disposto delle due riforme citate.
  Richiama quindi il secondo elemento costitutivo della forma di Stato, rappresentato dal rapporto tra il fisco e i cittadini che attraverso la fiscalità generale ricevono quei servizi universali che li rendono uguali nei diritti. Osserva infatti come proprio questo elemento costitutivo della forma di Stato venga modificato dal momento che i diritti dei cittadini saranno diversi in base alla regione in cui si avrà la fortuna o sfortuna di nascere. Rileva, infine, come il terzo elemento costitutivo della forma di Stato anch'esso messo in discussione dalla riforma in discussione è il lavoro così come sancito nell'articolo 1 della Costituzione. Al riguardo osserva come anche il diritto al lavoro sarà legato alla regione di nascita, con ciò compromettendo ulteriormente l'unità del Paese.

  Gianmauro DELL'OLIO (M5S) ricorda preliminarmente che in passato il Ministro Calderoli ha bruciato 11 mila leggi considerate inutili e che a suo giudizio anche il disegno di legge in discussione dovrebbe essere bruciato.Pag. 15
  Richiama, in particolare, l'articolo 1 del disegno di legge in esame che solo apparentemente contiene il principio del rispetto dell'unità nazionale che, al contrario, non sarà rispettato.
  Con riferimento ai cosiddetti LEP, stigmatizza in particolare le modifiche apportate dall'altro ramo del Parlamento volte sostanzialmente a far prevalere il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione rispetto all'articolo 3 che sancisce il principio di eguaglianza.
  Nel giudicare tale scelta di fondo in contrasto con i principi costituzionali, stigmatizza il fatto che il disegno di legge di riforma in esame rappresenti in realtà una merce di scambio all'interno della coalizione di maggioranza e che solo per tale ragione deve essere approvato così rapidamente.
  Rileva come l'Italia non sia uno Stato federale e che il riconoscimento di una maggiore autonomia alle regioni in tema di sanità non solo non ha garantito maggiore efficienza nell'erogazione dei servizi sanitari ai cittadini, ma ha rappresentato un reale disastro sul piano finanziario. Si chiede, pertanto, quali altri danni potranno derivare dall'attribuzione di ulteriori materie alla competenza delle regioni così smantellando l'attuale ordinamento dello Stato sul piano normativo.
  Con particolare riferimento alla questione delle risorse finanziarie, ricorda che lo Svimez ha quantificato gli oneri del disegno di legge in circa 100 miliardi di euro e si chiede quale sarà l'effettiva capacità di imposizione fiscale delle diverse regioni, presupposto necessario per garantire l'esercizio delle funzioni delegate anche in tutte le nuove materie di competenza.
  Osserva, inoltre, come nel nuovo impianto delle competenze non si tiene nella dovuta considerazione il fatto che le regioni hanno un assetto produttivo assai diverso, ma che per produrre ricchezza si avvantaggiano comunque dell'apporto di tutte le altre regioni.
  Invita quindi la maggioranza a non costruire il nuovo sistema di autonomia differenziata solo allo scopo di rispettare il programma elettorale evitando così ulteriori spaccature nel Paese.
  In conclusione si dichiara favorevole a un rafforzamento del decentramento amministrativo al fine di ravvicinare le istituzioni ai cittadini, ma si dichiara altrettanto contrario a un disegno di legge che prevede un'autonomia indiscriminata a favore delle regioni.

  Giuseppe PROVENZANO (PD-IDP) fa presente di essere qui per l'importanza del tema e anche perché prende molto sul serio le affermazioni del Ministro Calderoli in ordine alla portata storica del provvedimento. Considerato che la Lega ha abbandonato, e nella sua leadership addirittura rinnegato, il progetto della secessione, il disegno di legge assume natura fortemente identitaria. Si domanda perché, avendo aspettato 30 anni, non si sia ritenuto di ascoltare e tenere in considerazione le obiezioni avanzate sull'autonomia differenziata non tanto dall'opposizione quanto dai diversi organismi indipendenti espressisi. Evidenzia dunque che le forze di maggioranza hanno dato una forte accelerazione al processo legislativo del provvedimento per esibire una bandierina prima delle elezioni europee, con un percorso di esame chiuso a qualsiasi vera interlocuzione. Dichiara di essere colpito in maniera particolare dall'argomento secondo cui il disegno di legge in esame deriverebbe dalla volontà di dare attuazione alla Costituzione, ricordando a tale proposito che la nostra Carta va attuata nella sua interezza e in tutti i suoi principi fondamentali, a partire dai principi di solidarietà dell'articolo 2 e di unità nazionale dell'articolo 5, e soprattutto con riguardo ai due cardini della libertà e dell'uguaglianza che la ispirano. Nel richiamare le affermazioni di Norberto Bobbio in ordine alla differenza tra destra e sinistra in relazione al diverso accento posto sui richiamati due cardini, ritiene tuttavia che ciascuna forza politica sia tenuta comunque nel suo agire politico a ispirarsi in una qualche misura ai principi di libertà e di uguaglianza. Considera quindi il disegno di legge un attacco all'uguaglianza, che nel nostro Paese ha una forte connotazione territoriale, ricordando inoltre come l'autonomiaPag. 16 prevista dalla Costituzione sia nobile e serva a migliorare i rapporti tra i cittadini e le istituzioni. Ritiene quindi che in presenza di un'uguaglianza non attuata, essendo l'Italia caratterizzata da una cittadinanza diseguale, il primo compito della Repubblica sia quello di colmare i divari e che la rinuncia a tale compito sia la ragione della sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Come evidenziato dalle audizioni, dai rapporti degli organismi indipendenti e da ultimo dai dissidi all'interno del CLEP, il disegno di legge in esame rappresenta, oltre che un attacco all'uguaglianza, anche il definitivo smantellamento delle politiche per il Sud e la frantumazione dell'interesse nazionale, che incide anche sulla competitività del Paese. Nel sottolineare a tale ultimo proposito che con il disegno di legge in esame nessuna zona ci guadagnerà e neanche il Nord, rilevato inoltre il fatto che il Parlamento è stato esautorato dal suo ruolo, segnala come il terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione, pur necessitando di una revisione, non significhi la possibilità di attribuire alle regioni tutte le materie e nella loro interezza. Ritiene inoltre che un'importante questione non affrontata riguardi la mancata indicazione dei criteri preliminari che dovrebbero essere richiesti alle regioni per ottenere l'accesso alla differenziazione, qualificando tale mancanza come un grave elemento di arbitrarietà del testo. Sottolineato quindi che si introduce con il disegno di legge in esame un principio sostanzialmente separatista, aggiunge che si sta mettendo a rischio anche la tenuta del bilancio dello Stato, soprattutto in un momento di crisi economica e finanziaria non ancora superata. Richiama quindi il contenuto di uno studio da cui si evince che se noi avessimo allocato le risorse corrispondenti alle funzioni richieste dalle pre-intese del 2018 avremmo già una maggiorazione del trattenimento del reddito pari a 9 miliardi di euro, rilevando come la compartecipazione al gettito risponda alla logica surrettizia del residuo fiscale abbandonata in precedenza. Ricorda infatti che in passato il Ministro ha ascoltato le obiezioni critiche dal momento che la proposta di legge sul federalismo fiscale ha previsto comunque una logica cooperativa che non era nelle intenzioni iniziali. Nel rilevare che la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni non può essere realizzata senza un adeguato finanziamento, considerata l'invarianza zero del provvedimento, ne deduce che il Ministro non vuole colmare i divari territoriali oppure che andranno sottratte le risorse ai più ricchi. In conclusione, nel rilevare che la geometria variabile introdotta dal disegno di legge renderà più difficile anche lo svolgimento delle funzioni pubbliche, aggiunge che con la riforma dell'autonomia differenziata si sta negando un valore di fondo, vale a dire quello che siamo inevitabilmente interconnessi. Crede quindi che si debba intervenire puntando su una vera cooperazione istituzionale e sulla solidarietà, per realizzare una convergenza che faccia bene a tutto il Paese e che garantisca l'uguaglianza dei diritti.

  Dario CAROTENUTO (M5S), nel dichiararsi piacevolmente stupito dalla pazienza dimostrata dal presidente Pagano, contrariamente a quanto avviene in altre Commissioni, nel ricordare che il Ministro Calderoli si è già pentito per la sua maglietta islamofobica, per la sua legge elettorale e auspicabilmente per l'appellativo di «orango» rivolto a un Ministro della Repubblica, crede che egli si pentirà anche di questo disegno di legge inaccettabile. Dichiara di essere colpito dallo sforzo di eleganza semantica compiuto dai colleghi in questi giorni nella discussione di un provvedimento che non merita tale sforzo. Considera già inaccettabile la sperequazione presente nel Paese, caratterizzato da una ineguale distribuzione della ricchezza, che il Movimento 5 Stelle aveva cercato di temperare con il reddito di cittadinanza poi cancellato dal Governo. Ritiene quindi che il disegno di legge in esame peggiori la situazione configurandosi oltre tutto come un castello di carta, nel momento in cui procede alla determinazione dei LEP senza alcun finanziamento. Nel sottolineare che il Ministro si sta sostanzialmente mettendo contro gli interessi dei cittadini, aggiunge al tema etico anche il tema democratico, sottolineandoPag. 17 come a suo parere non si possa cambiare l'assetto del Paese senza sentire cosa ne pensano gli italiani. Nel ritenere quindi che il Ministro Calderoli stia compiendo un atto poco coraggioso, considera inaccettabile stare qui a parlare della sua riforma mentre si registrano ogni giorno 3 morti sul lavoro, l'intelligenza artificiale pone le note questioni cruciali e sta per scoppiare la terza guerra mondiale. Nel considerare particolarmente vergognoso che la maggioranza stia usando le istituzioni come mezzo di scambio dimenticando che i parlamentari sono rappresentanti della nazione intera, si dichiara convinto che il Ministro Calderoli si pentirà anche di questo.

  Claudio Michele STEFANAZZI (PD-IDP), intervenendo da remoto, manifesta le proprie perplessità come cittadino meridionale, come parlamentare e come vicepresidente della Commissione per le questioni regionali, in seno alla quale l'autonomia differenziata è stata esaminata con la stessa fretta e la stessa sciatteria che si sta dimostrando in questa occasione, come se il coinvolgimento del Parlamento rappresentasse una perdita di tempo. Nel sottolineare che si sta ignorando tutto ciò che voci autorevoli hanno detto in questi mesi in merito ai rischi del disegno di legge in esame, considera la cosa più grave il presupposto subdolo e pericoloso che è alla base della riforma, vale a dire che una parte significativa del Paese ritiene che vi sia in Italia una questione settentrionale e che la perdita di competitività del Nord sia responsabilità del Sud. Tale presupposto è stato diffuso e alimentato tanto da spingere l'opinione pubblica ad auspicare soluzioni che consentano al Nord di emanciparsi dal fardello del Sud. A ciò si aggiungono le scelte della Presidente Meloni e del Ministro Fitto che hanno tra l'altro commissariato il Mezzogiorno sulla gestione del PNRR e cancellato il fondo perequativo, contribuendo a diffondere l'immagine di un Sud incapace di autodeterminarsi. Si tratta a suo avviso di un processo pericoloso che, a fronte di un'utilità marginale, ha determinato una percezione sociale che va ben oltre i dati oggettivi, ingenerando per esempio in molti amministratori meridionali la convinzione che il neocentrismo fittiano sia una sciagura per il Sud e insieme un senso di resa e di ineluttabilità verso il processo di smantellamento dell'unità nazionale. Esprime la convinzione che il provvedimento non potrà essere materialmente realizzato e che la conferma sarà costituita non già dalla conclusione delle intese tra il Governo e le regioni ma dal momento in cui si tratterà di decidere come evitare di pregiudicare i diritti costituzionalmente garantiti. Nel richiamare le osservazioni della Banca d'Italia sulla natura velleitaria di questo intervento per la finanza italiana, riconosce a Calderoli il merito di aver istituito il comitato che ha consentito di disporre di una disamina completa dei LEP, ricordando tuttavia che la Costituzione non si limita a indicare la loro determinazione ma pretende che essi siano concretamente realizzati. Ritiene in conclusione che la cancellazione del fondo perequativo infrastrutturale da parte del Governo sia grave non tanto per la conseguente sottrazione di risorse quanto per l'idea che c'è dietro e che rappresenta l'anticamera plastica e visibile di ciò che succederà domani.

  Ilaria FONTANA (M5S), intervenendo da remoto, esprime apprezzamento per l'ampio e approfondito dibattito, che auspica possa proseguire anche in fase di esame delle proposte emendative e di discussione in Assemblea. In via generale, osserva che il provvedimento in oggetto è antistorico e mette a rischio taluni diritti essenziali – come il diritto allo studio, alla salute e alla tutela dell'ambiente – sanciti dalla nostra Costituzione. In particolare, anche in ragione della propria esperienza personale, si sofferma sulle criticità relative all'ambiente, stigmatizzando la mancata definizione dei livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali (LEPTA), introdotti con la legge n. 132 del 2016, che dovrebbero garantire maggiore omogeneità nella tutela ambientale in tutte le regioni. Peraltro, osserva che l'ambiente, per sua natura, è una materia che prescinde dai confini regionali: pertanto, l'approccio adottato dal Governo con la riforma in esame contraddice, di fatto, quanto stabilito dall'articolo Pag. 189 della Costituzione, che attribuisce alla Repubblica, e non alle regioni, la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni. La devoluzione delle competenze rischia altresì di minare l'efficienza delle misure per combattere il cambiamento climatico – emergenza peraltro negata dall'Esecutivo – nonché i processi di transizione ecologica.
  Preannuncia, quindi, la presentazione di apposite proposte emendative per assicurare la tutela dell'ambiente e il pieno rispetto del citato articolo 9 della Costituzione.

  Simona BONAFÈ (PD-IDP), pur apprezzando l'assidua presenza del Ministro Calderoli durante i lavori, esprime preoccupazione circa l'eccessiva compressione dei tempi di esame del provvedimento, il cui approdo in Assemblea è previsto per il 29 aprile.
  Tale celerità è tanto più ingiustificata in quanto la materia è oggetto di divisioni non solo tra maggioranza e opposizione, ma anche all'interno della stessa compagine che sostiene il Governo; inoltre, tale riforma, abbinata al disegno di legge costituzionale che introduce il premierato, produce una modifica sostanziale dell'architettura istituzionale del Paese, peraltro senza un disegno organico. Numerose criticità, infatti, sono emerse durante il ciclo istruttorio grazie alle audizioni di esperti, i quali hanno evidenziato che l'autonomia differenziata può esacerbare le disparità territoriali, compromettere l'erogazione equa dei servizi essenziali – in primis, la sanità e la scuola – nonché delegittimare lo stesso Parlamento e minare la competitività del Paese. A suo avviso, si tratta di critiche non pregiudiziali, che meriterebbero maggiore considerazione da parte dell'Esecutivo e della maggioranza: al contrario, si assiste a una evidente forzatura dell'iter procedurale, a differenza di quanto avvenuto al Senato, dove tra l'altro sono state apportare modifiche al testo originario del disegno di legge, accogliendo talune proposte avanzate dalle opposizioni.
  Venendo al merito, fa notare che, pur condividendo l'obiettivo di rendere le regioni più efficienti, anche attraverso l'attribuzione di ulteriori funzioni, il provvedimento in esame mette a rischio la coesione e l'unità del Paese, prospettando una sorta di devoluzione à la carte delle materie elencate dall'articolo 117, secondo comma, della Costituzione.
  Gli stessi imprenditori e investitori stranieri rischiano di doversi confrontare con venti sistemi diversi in materia di previdenza complementare, politica commerciale e accesso alle professioni; anche il settore energetico rischia di essere compromesso, frammentando la produzione in una fase in cui l'approvvigionamento energetico si pone come problema di dimensione europea, se non addirittura globale.
  Da ultimo, considera velleitario l'obiettivo di devolvere alle regioni nuove competenze e funzioni a saldi di bilancio invariati: l'assenza di adeguate coperture finanziarie, infatti, rischia di accentuare le disparità territoriali che già affliggono il nostro Paese.

  Nazario PAGANO, presidente, sospende la seduta.

  La seduta, sospesa alle 13.50 è ripresa alle 14.35.

  Emiliano FENU (M5S) scusandosi per non essere presente alla seduta di oggi, deve preliminarmente stigmatizzare i contenuti di un'agenzia di stampa che riporta l'intenzione del ministro Calderoli di festeggiare l'approvazione del disegno di legge in esame nell'ambito dei festeggiamenti della Lega. Al riguardo ritiene che una tale dichiarazione da parte del ministro durante la discussione del provvedimento denoti una totale mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento.
  Più in generale evidenzia che il vero significato del disegno di legge è quello di essere uno strumento di mera propaganda. Osserva, in particolare, che gli effetti cui aspirano alcuni governatori riguardano solo la prevista compartecipazione al gettito statale, argomento che certamente interessa l'elettorato leghista. Al riguardo osserva che un aspetto paradossale del dibattito in Pag. 19corso è che contestualmente il ministro Giorgetti ha preannunciato scelte di politica economica improntate necessariamente ad una forte austerità.
  Ritiene pertanto che nonostante la propaganda gli effetti della riforma non potranno prodursi per mancanza di risorse finanziarie ma ciò che avverrà sarà solo un aumento della conflittualità tra le regioni.
  Nel ringraziare i colleghi intervenuti nel dibattito che giudica davvero illuminante ribadisce di giudicare la riforma in esame una riforma miope. In particolare ritiene utile ritornare sul tema della sanità da molti anni gestita con effetti deleteri per la finanza pubblica soprattutto al Sud, dove è in balia degli appetiti politici locali.
  Ritiene, altresì, che un altro elemento di preoccupazione sia rappresentato dall'insufficiente numero di medici ammessi all'istruzione universitaria.
  Con riferimento alla sua regione, la Sardegna, teme che saranno colpiti maggiormente i soggetti più fragili e meno abbienti. Nel ribadire il carattere propagandistico della riforma in esame così come confermato dal comunicato stampa di oggi del ministro Calderoli, giudica anacronistico l'intero impianto del provvedimento che infatti è portato avanti da un partito, quello della Lega, che festeggia i 40 anni dalla nascita.
  Ribadisce quindi che i maggiori ostacoli all'attuazione della riforma deriveranno proprio dal ministro Giorgetti che sta già attuando una politica di tagli alla spesa e di vendita degli asset strategici del Paese.
  Nell'evidenziare come, anche a causa della perdurante inflazione le classi sociali più a rischio degli effetti della riforma saranno le classi più deboli, conferma un orientamento decisamente contrario riguardo al disegno di legge in esame.

  Paolo CIANI (PD-IDP) osserva come il voto del disegno di legge sull'autonomia differenziata rappresenti un fatto di rilievo per il Paese in quanto annuncia l'obiettivo di ridefinire le modalità con cui le regioni potranno chiedere ed ottenere di gestire in proprio alcune materie su cui al momento la competenza è dello Stato centrale, un importante mutamento del paradigma che accompagna da oltre un secolo la storia del Paese.
  Senza soffermarsi sull'analisi della nascita delle regioni evidenzia come il loro sorgere è legata la questione della maggiore partecipazione dei cittadini al governo della cosa pubblica soprattutto riguardo al Mezzogiorno. In particolare osserva come la nascita delle regioni fosse legata all'idea che attraverso di esse si sarebbe migliorata la programmazione economica calandola nella realtà locale.
  Osserva, inoltre, che stranamente il voto sul disegno di legge coincide con un anniversario di segno opposto essendo a 120 anni dalle prime leggi speciali per il Mezzogiorno seguite poi da quella relativa all'istituzione della Cassa per il Mezzogiorno voluta da Alcide De Gasperi. Ricorda come proprio in quegli anni il ritardo del meridionale fosse considerato questione fondamentale nella vita della nazione scegliendo quindi di correggere gli equilibri esistenti mediante un intervento pubblico a favore di quelle aree.
  Rileva quindi come solo in anni più recenti con la nascita della Lega, l'avvento di Silvio Berlusconi e la nascita della II Repubblica l'asse geografico delle priorità si sia spostato verso Nord. Al riguardo ritiene che la legge sull'autonomia in discussione segni un punto di arrivo di questo mutamento, rispondendo principalmente alle richieste delle regioni del Nord ed essendo finalizzata ad avvantaggiare le regioni più ricche.
  In tale contesto esprime forti perplessità sull'ampiezza e la rilevanza qualitativa delle materie che potrebbero essere oggetto di trasferimento alle regioni, ben 23 materia comprese la tutela del lavoro, l'istruzione, la ricerca scientifica, i trasporti e la gestione dei beni culturali.
  Al riguardo ritiene che tale radicale trasformazione nell'impostazione delle politiche pubbliche porti con sa due rischi sui quali invita a riflettere, il primo dei quali riguarda l'efficacia delle misure che si stanno programmando. Sul punto richiama le considerazioni svolte dalla Banca d'Italia che, infatti, aveva ritenuto opportuno prevedere un'adeguata istruttoria per ciascuna delle Pag. 20materie trasferite alla competenza delle regioni. Osserva peraltro come il suggerimento della Banca d'Italia non sia stato recepito e che non sono state fatte né le istruttorie sulle materie né analisi tecniche, limitandosi a discutere dei LEP che devono essere garantiti in ogni parte del territorio.
  Al riguardo ritiene che oltre a discutere della questione delle risorse finanziarie sarebbe stato opportuno ragionare anche in termini di efficienza delle norme.
  Evidenzia, inoltre, che il secondo aspetto da porre in rilievo riguardo alla riforma è quello dell'unità del Paese, giudicando con stupore che sia la destra oggi a difendere questo provvedimento quando nel dibattito che precedette la nascita delle regioni aveva invece evidenziato proprio i rischi per l'unità politica dell'Italia.
  Esprime, quindi, forti perplessità sul fatto che sebbene il provvedimento sia piuttosto sconosciuto alla gran parte dei cittadini, il dibattito che ne è scaturito è molto divisivo e che nelle aree settentrionali si sia rafforzata l'idea che il Mezzogiorno usi il ritardo per vivere sulle tasse altrui mentre al Sud si soffre per il crescente antimeridionalismo.
  Ritornando al tema della sanità ricorda come la recente esperienza della pandemia ha evidenziato come la rapidità e la qualità delle decisioni in tema di tutela della salute possano risentire della frammentazione delle competenze su più livelli di Governo. Osserva oltretutto che l'Italia per ragioni di armonizzazione e di maggior peso geopolitico ha scelto di delegare alcune materie alla competenza dell'Unione europea e che quindi sembra assai azzardato trasferire tutte le competenze dell'articolo 116 a una o più regioni.
  Osserva, infine, che in un tempo di crisi internazionali, di frammentazioni e contrapposizioni vede come un grande pericolo la proposta di una norma che se approvata spaccherà il Paese.
  In conclusione ricorda le parole del Presidente Mattarella a difesa dell'unità nazionale: «più vero sarà l'ideale della nostra unità, più ricco di opportunità sarà l'avvenire del popolo italiano». Dichiara pertanto che utilizzerà tutti gli strumenti a disposizione al fine di ostacolare l'approvazione del disegno di legge in discussione.

  Alfonso COLUCCI (M5S), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede se siano giunte novità dal Presidente della Camera, al quale i rappresentanti dei gruppi di opposizione hanno inviato una richiesta per ottenere lo slittamento dell'inizio della discussione del provvedimento in Assemblea, ricordando che tuttora si sta seguendo un rigido cronoprogramma.

  Nazario PAGANO, presidente, fa presente di non poter rispondere per il Presidente della Camera e che pertanto, in assenza di diverse indicazioni, essendo tuttora il provvedimento calendarizzato in Assemblea per lunedì 29 aprile è necessario rispettare il cronoprogramma già definito. Invita comunque a interloquire con i rispettivi presidenti di gruppo che erano presenti all'ultima riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo in cui il Presidente Fontana si è riservato di comunicare la sua decisione in ordine alla richiesta delle opposizioni di rinvio della discussione in Assemblea del provvedimento.

  Alfonso COLUCCI (M5S) fa presente che c'è comunque un limite fisiologico alla possibilità di attendere le determinazioni del Presidente della Camera, tenuto conto che martedì prossimo è fissato il termine per la presentazione delle proposte emendative.

  Daniela TORTO (M5S), intervenendo da remoto, palesa la forte preoccupazione dei cittadini per l'approvazione di questa riforma e rivolge, da abruzzese ad abruzzese, un pressante appello al Presidente della Commissione, onorevole Nazario Pagano, affinché impedisca l'approvazione di questo disegno di legge.
  Si dichiara quindi contraria a questa autonomia differenziata perché ritiene che si tratti di una riforma che farà venir meno nel Paese il principio di uguaglianza, quelli di solidarietà e fratellanza, producendo solo servizi inefficienti e non funzionali. Stigmatizza il fatto che tutto ciò venga realizzato solo per andare incontro alle richieste Pag. 21della Lega e che dunque per festeggiare il compleanno della Lega le altre forze di maggioranza confezionino questo pacco speciale per gli italiani.
  Si dice sicura del fatto che molti esponenti della maggioranza siano contrari alla riforma e sottolinea come in generale il Governo dovrebbe chiarirsi le idee, non essendo coerente da una parte professare la necessità della ZES unica, per garantire ai territori servizi uniformi, e dall'altra proporre, con questo disegno di legge, il frazionamento del Paese in 20 regimi diversi, a seconda della regione di nascita.
  Facendo l'esempio della sanità, evidenzia come non siano necessarie le denunce dell'opposizione per sapere che il sistema sanitario nazionale è al collasso e rammenta che, ciò nonostante, anche nel cosiddetto decreto-legge PNRR, appena esaminato in sede referente dalla Commissione Bilancio, si registrano tagli significativi agli investimenti nella sanità.
  Infine, rivolgendosi nuovamente al Presidente Pagano, lo invita a pretendere dal Presidente della regione Abruzzo, Marsilio, non altri posti per Forza Italia nella giunta regionale, bensì maggiori diritti per i cittadini abruzzesi. Ritiene che un sistema sanitario che funzioni sarebbe il miglior regalo per il compleanno della Lega.

  Andrea CASU (PD-IDP), nel ritenere che il confronto di questi giorni in Commissione sull'autonomia differenziata sia indispensabile, esprime dispiacere per la mancata partecipazione al dibattito del Ministro Calderoli, che pure assiste con costanza ai lavori.
  Dal punto di vista del metodo della riforma, stigmatizza il fatto che la maggioranza abbia portato all'attenzione del Parlamento tre iniziative diverse – il premierato, l'autonomia differenziata e la separazione delle carriere –, ciascuna obiettivo e priorità di una diversa forza politica – rispettivamente, Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia. Ritiene ciò emblematico dell'assenza di coesione della maggioranza che impedisce così di poter analizzare e sviscerare una riforma istituzionale alla volta. Critica inoltre l'accelerazione che la maggioranza ha impresso all'esame di questo disegno di legge in prossimità delle elezioni europee.
  Passando dal metodo al merito del disegno di legge, critica principalmente il fatto che la riforma non affronti i veri problemi del Paese – dal dramma delle aree interne a quello delle periferie, alle carenze del trasporto pubblico locale – ma, in assenza di risorse, si basi sul concetto della spesa storica, accettando una guerra tra poveri.
  Ipotizza che dietro questa specifica riforma non vi sia tanto una battaglia del partito della Lega di Salvini, quanto una battaglia della Lega contro il suo stesso segretario, Matteo Salvini; rileva infatti come il disegno riformatore sia volto, oltre che a spaccare l'Italia, anche a svuotare le competenze del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, diretto proprio dal Ministro Salvini. Se anche così non fosse, ritiene certo che la riforma sia una bandiera della vecchia Lega Nord, come risulta chiaro dalla visione delle immagini dei festeggiamenti per l'approvazione del disegno di legge in Senato dove, mentre le opposizioni sventolavano il tricolore, i parlamentari della Lega sventolavano i vessilli con il Leone di San Marco. Afferma che la Lega sta tornando alle origini, sta issando nuovamente la bandiera della secessione, con l'obiettivo di spaccare il Paese. In merito, auspica che a breve la Lega decida di tenere il proprio congresso, per delineare la propria linea politica ed eventualmente scegliere il nuovo segretario, senza far pagare il prezzo di questo congresso a tutti i cittadini italiani.
  In conclusione, spera che la Camera dei deputati sia ancora un luogo di discussione e di confronto sul merito della riforma e sulle esigenze vere delle autonomie e che non si realizzino su questo provvedimento strappi che possano minare le prerogative del Parlamento e avere gravi ripercussioni anche per il futuro.

  Stefania ASCARI (M5S) svolge una premessa di metodo, rilevando che quella all'esame della Camera sia la quinta bozza di testo prodotta dal Governo sull'autonomia differenziata; ritiene che più riscritture della stessa riforma siano emblematiche dall'assenzaPag. 22 di una visione unitaria della maggioranza.
  Denuncia la grande preoccupazione dei cittadini per i contenuti di questa iniziativa, e il grande numero di mail con segnalazioni e richieste di ascolto che giungono da tutta Italia. In merito auspica che il legislatore rifletta e si apra all'ascolto di tutti.
  Ritiene che questo disegno di legge cristallizzi differenze tra il livello di erogazione dei servizi nei diversi territori, che già oggi sono inaccettabili, riportando l'esempio dei tempi di attesa nei pronto soccorso del sud e del centro Italia, e sottolinea che la riforma non solo accentuerà le discrepanze tra regioni del Nord e regioni del Sud, ma anche tra aree e territori dello stesso Nord, e ciò non solo in campo sanitario ma anche nei settori dell'istruzione, dei trasporti e dell'energia.
  Dichiarando che il Movimento 5 Stelle non è pregiudizialmente contrario al riconoscimento di maggiore autonomia alle regioni, afferma la netta opposizione a questo specifico progetto di riforma, che non ritiene sia percorribile senza aver prima definito e finanziato i LEP. Auspica che il Parlamento voglia tener conto di quanto affermato nel corso delle audizioni da illustri costituzionalisti, così come da istituzioni indipendenti quali la Banca d'Italia, e non si trasformi il Paese in un arlecchino, con cittadini di serie A e cittadini di serie B. Ritenendo la dimensione delle competenze trasferite simile a quella di uno Stato sovrano, esorta a introdurre dei correttivi al più presto per non accettare ciò che è inaccettabile ovvero la secessione dei ricchi.

  Carmela AURIEMMA (M5S), intervenendo sull'ordine dei lavori, esprime solidarietà al collega Urzì, unico esponente della maggioranza rimasto a seguire i lavori della Commissione.

  Piero DE LUCA (PD-IDP), intervenendo da remoto, sul piano del metodo stigmatizza l'eccessiva compressione dei tempi di esame su un provvedimento che, al pari del disegno di legge sul premierato, modifica radicalmente l'architettura istituzionale del Paese.
  Venendo al merito, rileva che nessuno dei soggetti auditi durante il ciclo di audizioni ha espresso valutazioni positive sulla riforma, bensì sono state rilevate notevoli criticità sugli effetti che essa potrebbe produrre sulle condizioni di vita dei cittadini, in particolare nel Mezzogiorno. Peraltro, la maggioranza ha rifiutato ogni possibilità di confronto costruttivo, finalizzato a recepire almeno alcune delle indicazioni emerse in sede di audizioni, confermando, nei fatti, l'intenzione di voler approvare il provvedimento in tempi rapidi al solo fine di ostentare un vessillo ideologico in vista delle prossime scadenze elettorali.
  Inoltre, evidenzia l'impossibilità di devolvere nuove competenze e funzioni alle regioni in assenza di un adeguato stanziamento di risorse, non previste dal provvedimento in esame. Aggiunge che l'ipotesi di mantenere a livello regionale parte dell'extra-gettito tributario rischia di incidere pesantemente sulla fiscalità generale e, dunque, sul finanziamento dei servizi essenziali, aggravando le già evidenti disparità tra Nord e Sud del Paese e contraddicendo l'impostazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ha proprio lo scopo di ridurre le diseguaglianze territoriali.

  Ilenia MALAVASI (PD-IDP), intervenendo da remoto, si associa alle considerazioni dei colleghi circa le evidenti criticità della riforma in esame. In particolare, anche in qualità di componente della Commissione Affari sociali, esprime preoccupazione per gli effetti che l'autonomia differenziata potrebbe produrre sul sistema sanitario nazionale, ovvero il pilastro che assicura il pieno rispetto del diritto alla salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione. Al riguardo, osserva che l'attuale, evidente differenza tra le prestazioni sanitarie erogate nelle regioni del Nord e quelle del Sud è alla base del sempre più allarmante fenomeno di mobilità sanitaria, che ha sottratto 14 miliardi di euro alla sanità del Mezzogiorno.
  Con la riforma in discussione le regioni del Nord potrebbero trattenere un extra-gettito fiscale stimato in circa 10 miliardi di Pag. 23euro, con il quale finanziare prestazioni aggiuntive. Ne consegue che la tutela della salute non sarebbe più garantita in base alle necessità di cittadini, ma in base al reddito e alla residenza. Peraltro, osserva che già nella situazione attuale i livelli essenziali di assistenza risultano sotto finanziati, con una differenza del 25 per cento a vantaggio delle regioni settentrionali. Il deficit di finanziamento provoca, nel Mezzogiorno, un tasso più elevato di mortalità infantile e una minore aspettativa di vita.
  Da ultimo, ribadisce che il provvedimento in esame contraddice l'obiettivo fondamentale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, incentrato sul riequilibrio territoriale e il rilancio del Sud.

  Marianna RICCIARDI (M5S), intervenendo da remoto, sottolinea che la definizione e il finanziamento dei livelli essenziali di prestazione (LEP) devono rimanere competenza esclusiva dello Stato centrale: a tal fine, il prerequisito per realizzare qualsivoglia forma di devoluzione deve essere la definizione del fabbisogno complessivo da destinare ai LEP e le necessarie coperture finanziarie. Al riguardo, rileva che le norme del provvedimento in esame, in particolare l'articolo 4 e l'articolo 8, sono vaghe e contraddittorie, introducendo un principio di invarianza finanziaria che non consentirà di colmare le disparità regionali.
  Richiamando gli interventi in audizione dei rappresentanti della Banca d'Italia, osserva che la previsione di destinare l'extra-gettito fiscale alle regioni rischia di rendere ancora più floridi i bilanci delle regioni del Nord, realizzando, di fatto, le originarie velleità secessioniste della Lega. Peraltro, l'intenzione di dividere il Paese è stata plasticamente dimostrata al momento dell'approvazione del provvedimento in Senato, quando sui banchi della Lega è stato sventolato il vessillo della Repubblica veneta, simbolo di un'epoca in cui l'Italia era divisa in signorie, spesso in conflitto tra loro.
  Ribadendo che l'autonomia differenziata aggraverà le disparità in ambito di prestazioni sanitarie e scolastiche, si associa alla richiesta al Governo di un supplemento di riflessione, per impedire che cittadini subiscano le conseguenze delle logiche di potere che animano i partiti di maggioranza.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP), intervenendo da remoto, fa presente che con il provvedimento in esame si stanno danneggiando le fondamenta del Paese, in una logica spartitoria tra le tre forze politiche della maggioranza, ignorando la necessità di mettere mano alla riforma del Paese anche con il coinvolgimento delle opposizioni. Si dichiara preoccupata in particolare per la minaccia alla coesione territoriale e ai diritti sociali ottenuti con tanta fatica dai padri costituenti e negli anni successivi. Nel ricordare che, come dimostrano tutte le statistiche, le disuguaglianze si sono incrementate, esistono problemi consistenti con i salari reali, è aumentata la povertà, evidenzia che la maggioranza, invece di risolvere i problemi alla radice, decide di rendere le regioni più indipendenti dallo Stato e di aumentare il divario tra i cittadini. Preannuncia che la riforma del Ministro Calderoli colpirà soprattutto i più deboli e il sistema economico del Paese, rammentando le considerazioni svolte tra gli altri dalla Banca d'Italia e dall'Ufficio parlamentare di bilancio nonché dalla Confindustria che meriterebbero invece di essere ascoltate. Nel rammentare i risultati negativi sperimentati con la sanità regionale, per quanto riguarda la sua parte politica fa autocritica rispetto alla modifica del Titolo V della Costituzione, rilevando l'esigenza che il terzo comma dell'articolo 116 vada migliorato. Sempre con riguardo alla sanità, ricorda che i livelli essenziali di assistenza sono rispettati soltanto in 8 regioni su 20 e che la gran parte delle regioni inadempienti sono quelle più povere e, di conseguenza, il diritto alla salute non è garantito a tutti considerato che chi non può pagare semplicemente non si cura. Fa quindi presente che la maggioranza, senza spiegarne le ragioni, ha deciso di esportare anche ad altri settori un sistema che evidentemente non ha funzionato, ignorando le sollecitazioni della Banca d'Italia a riconsiderare la delegaPag. 24 in bianco recata dal provvedimento in esame e a prevedere una preliminare istruttoria per ciascuna materia e per ciascuna funzione all'interno della materia, al fine di valutare preventivamente i vantaggi del decentramento. Rileva che si tratta di un provvedimento ideologico che considera l'Italia non come una Nazione ma come tante regioni con poco in comune e si domanda fino a che punto Fratelli d'Italia sia d'accordo con questa impostazione. Dichiara di fare questa battaglia in qualità di cittadina del nord, consapevole del fatto che tutti risentono delle conseguenze negative se alcune parti del Paese restano indietro e che questo provvedimento danneggerà anche le zone più ricche. Evidenzia che il disegno di legge in esame, oltre a comportare un aumento delle disuguaglianze e un indebolimento dei servizi pubblici, determinerà un logoramento complessivo dell'idea di Paese, restringendo gli spazi del controllo parlamentare, aumentando la burocrazia e i costi per i cittadini e per gli imprenditori, diminuendo la capacità produttiva dell'Italia e in sostanza causando una diseconomia di scala. Nel sottolineare quindi che la maggioranza sta peggiorando un'Italia che già non eccelle, considera l'autonomia differenziata alla stregua del Ponte di Messina come uno slogan che permetterà forse di risolvere i problemi interni alla maggioranza e che tradisce tutta la miopia di un Governo che non ha un disegno complessivo del futuro del Paese. Dichiara la disponibilità della sua parte politica a riflettere insieme su una revisione complessiva del Titolo V della Costituzione purché ciò avvenga con tutte le opposizioni e con la società civile, consapevole che si tratterà certamente di percorso lungo e faticoso ma sicuramente più efficace di quello adottato maggioranza. Ribadisce in conclusione che si tratta di un disegno destinato ad indebolire lo Stato e la capacità della macchina pubblica di fornire servizi ai cittadini.

  Carmela AURIEMMA (M5S), nel ringraziare sinceramente il presidente Pagano per la sua pazienza ed il Ministro Calderoli per la sua presenza, assolutamente non scontata, sottolinea l'importanza che il provvedimento riveste per la Lega e per lo stesso Ministro, rappresentando una battaglia del territorio da cui proviene. Da cittadina meridionale intende affrontare più che le ragioni del Sud le ragioni del Nord, che non è più quello di quarant'anni fa e che, se si legge con attenzione la storia, ce la fa soltanto grazie al Sud. Ricordando il dato oggettivo secondo cui la ricchezza del Nord deriva prevalentemente da politiche centralistiche e nazionali in suo favore, richiama le parole del politico lucano Nitti, il quale nella sua opera sul bilancio dello Stato dal 1862 al 1896-97 rileva come il Regno delle due Sicilie presentasse pochi debiti e molte ricchezze e come il grande divario tra le due parti del Paese iniziasse tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, quando si originarono i grandi investimenti finanziari e infrastrutturali a favore del Nord e degli imprenditori settentrionali. Rivolgendosi al Ministro Calderoli il quale, forse condizionato dalla sua formazione di medico, ritiene che la soluzione migliore sia quella di amputare la parte più debole, fa presente che l'amputazione spesso si risolve in emorragie o infezioni. Sempre a proposito di spostamento delle risorse dal centro verso il nord, ricorda che il Fondo nazionale sanitario utilizza come criterio per la ripartizione delle somme quello dell'età e che pertanto la Campania perde tre miliardi di euro di risorse pubbliche perché è la regione più giovane, senza contare gli effetti finanziari della migrazione sanitaria verso il nord. Ritiene quindi anacronistica l'autonomia differenziata del Ministro Calderoli, che non è in grado di rispondere alle grandi sfide globali e che soprattutto non tiene conto del fatto che negli ultimi anni l'incidenza della povertà sta aumentando al nord così mentre sta diminuendo l'apporto anche demografico dei lavoratori che si trasferiscono dal sud insieme alle loro famiglie. A suo avviso la riforma del ministro Calderoli sbaglia ad utilizzare come grimaldello il terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione, al quale non è assolutamente conforme dal momento che esso vede l'autonomia come uno strumento per rendere uguali i cittadini che partono da situazioni differenti e non come un fine. Esprime la Pag. 25convinzione del Movimento 5 Stelle che il terzo comma dell'articolo 116 sia ormai superato e che i LEP non costituiscano una panacea, dovendosi parlare non di livelli essenziali ma di livelli uniformi. Nel richiamare il contenuto del comunicato stampa che il Ministro ha rilasciato oggi, fa presente che egli sta facendo alla Lega un regalo comprato tuttavia ben 40 anni fa e che farà male al Nord che senza il sud non starà meglio ma è destinato a perdersi.

  Federico GIANASSI (PD-IDP) rileva che quello in esame è un provvedimento importante che incide radicalmente sull'assetto del Paese stravolgendolo e che quindi richiede un'assunzione di responsabilità da parte della maggioranza e merita lo sforzo di approfondimento che si sta svolgendo in questi giorni e che si svolgerà nelle occasioni successive. Confida che sull'argomento si apra un confronto serio e pragmatico e non ideologico, considerato che dall'assetto del Paese dipende l'erogazione dei servizi e la qualità di vita dei cittadini. Manifesta quindi le proprie preoccupazioni su diversi aspetti del disegno di legge, a cominciare dal fatto che si tratta di un provvedimento di tipo procedurale che finirà per escludere il Parlamento e per sottrargli le prerogative di analisi e di controllo, in un rapporto univoco del Governo con le regioni. Rileva inoltre che questa impostazione procedurale finisce per espungere dal testo la dimensione di cornice, considerando assai grave che manchi una visione complessiva quando si discute dei principi fondamentali dell'organizzazione del Paese. Aggiunge che il trasferimento di ben 23 materie alle competenze regionali determinerà un sistema di relazioni tra il Governo e 21 modelli che potenzialmente potrebbero essere radicalmente diversi, con un effetto molto grave soprattutto su alcuni ambiti che non possono essere gestiti entro i confini regionali quali per esempio la ricerca o l'energia. Pertanto reputa che la scelta del Governo indebolisce la competitività complessiva del Paese, considerato che siamo in un contesto globalizzato e interdipendente dove già la dimensione nazionale si rivela insufficiente. A suo avviso alimentare la competizione tra regioni non sarà uno stimolo al miglioramento ma favorirà un processo di produzione normativa e regolatoria prevalentemente al ribasso, come dimostrano anche i casi di dumping sociale sperimentati in seno all'Unione europea. Fa inoltre presente che la questione della determinazione dei LEP non è stata risolta, pur costituendo un tema preliminare all'autonomia differenziata, e sottolinea da un lato il rischio che essi possano essere individuati al ribasso e dall'altro le conseguenze della soppressione del fondo perequativo. A suo avviso, il risultato sarà inevitabilmente un aumento della precarizzazione dei livelli di coesione sociale, anche attraverso i quali passa il riconoscimento dell'identità nazionale, aggiungendo inoltre che l'attuazione dell'autonomia differenziata richiederebbe ingenti investimenti al momento assenti. Ritiene pertanto che vi siano molti motivi per indurre la maggioranza a raffreddare i propri entusiasmi e a rallentare l'iter del provvedimento dedicandogli un supplemento di approfondimento. Conclude con un riferimento valoriale, convinto che chi oggi è un sincero sostenitore dell'autonomia stia commettendo un gravissimo errore nel promuovere un meccanismo di questo tipo, dal momento che i processi di autonomia vanno sostenuti laddove valorizzano la democrazia dal basso e il radicamento delle decisioni sul territorio. A suo parere questa iniziativa priva di qualsiasi razionalità non solo determinerà un danno alla qualità dei servizi ma culturalmente indurrà ad atteggiamenti di tipo centralistico.

  Piero FASSINO (PD-IDP), intervenendo da remoto, nel condividere gran parte delle considerazioni svolte dai colleghi intervenuti, ricorda come il tema dell'autonomia regionale non sia una scoperta del Ministro Calderoli, ma rappresenti da sempre una battaglia delle forze progressiste.
  Ritiene peraltro che il disegno di legge in esame non corrisponda alle reali esigenze dell'autonomia regionale a cominciare dal ruolo marginale attribuito al Parlamento.
  Stigmatizza, in particolare, la non revocabilità del trasferimento delle funzioni e la mancanza di meccanismi di condizionalitàPag. 26 nel previsto trasferimento, nonché l'assenza di chiari indirizzi sulle materie che non sono ricomprese nel sistema dei LEP.
  Nel richiamare il rischio di forti disparità nell'ambito delle diverse regioni, giudica del tutto non condivisibile il meccanismo di finanziamento che è basato su una sorta di sistema negoziale bilaterale e che certamente creerà notevoli divaricazioni nell'ambito delle diverse regioni.
  Nel ribadire la mancanza di trasparenza circa il finanziamento relativo al trasferimento di funzioni nelle materie che non prevedono livelli essenziali delle prestazioni, giudica, altresì, grave l'assenza di una reale autonomia tributaria per le regioni che sono chiamate ad attuare le eventuali funzioni ad esse trasferite basandosi su un sistema di mera compartecipazione al gettito statale.
  Per tutte queste ragioni ritiene non vi siano le condizioni per poter approvare il disegno di legge di riforma che certamente creerà aporie, divaricazioni tra le regioni, tra Nord e Sud, e che non è in grado di dare risposte efficaci alle legittime aspettative dei cittadini.

  Francesco SILVESTRI (M5S) interviene preliminarmente come presidente del gruppo Movimento 5 Stelle evidenziando come non sia ancora pervenuta dalla Presidenza della Camera alcuna indicazione sui tempi d'esame del provvedimento.
  Nel riconoscere il ruolo fin qui esercitato da parte della presidenza della Commissione, chiede che anche alla Camera dei Deputati vengano garantiti gli stessi tempi di discussione del Senato.
  Al riguardo ricorda come nei prossimi giorni l'Assemblea sarà impegnata nella discussione di numerosi altri provvedimenti come il decreto-legge sul PNRR e il DEF: ritiene, quindi, che il dibattito parlamentare sulla riforma relativa all'autonomia differenziata rappresenti un passaggio assai delicato e che non possa essere trattato come qualsiasi altro decreto-legge blindato in quanto già approvato dal Senato.
  Sollecita quindi la presidenza della Commissione a trasferire tali considerazioni al Presidente della Camera.
  Passando al merito del provvedimento in esame, ricorda i numerosi interventi dei colleghi che hanno affrontato i diversi profili problematici contenuti nella riforma in esame.
  Giudica, altresì, sbagliato il provvedimento anche perché interviene in un contesto post pandemia, nel quale sono emerse numerose criticità dovute alle differenze tra le regioni nel settore della sanità.
  Con riferimento alla situazione attuale cita ad esempio le macroscopiche differenze tra le regioni della Calabria e dell'Emilia Romagna nel settore dei servizi educativi.
  Con riferimento all'odierno comunicato stampa del Ministro Calderoli che ha definito la riforma in esame come un regalo per la Lega, anche se in ritardo, si chiede se in realtà il partito di maggioranza di Fratelli d'Italia stia utilizzando tale riforma per tenere unito il Governo che ha avuto ultimamente notevoli fibrillazioni.
  Sul tema dell'autonomia differenziata auspica pertanto un processo diverso che garantisca maggiore coesione tra le regioni.
  Riferendosi alla delicata questione dei poteri speciali di Roma Capitale, osserva come ancora si aspetti un provvedimento che preveda la devoluzione di poteri amministrativi alla città di Roma che consenta anche al Sindaco di poter esercitare efficacemente il proprio ruolo.
  Al riguardo stigmatizza il fatto che la proposta di legge sui poteri speciali per Roma Capitale non risulti ancora incardinata, mentre si fanno riunioni straordinarie del Consiglio comunale.
  Sollecita nuovamente, per il tramite della presidenza della Commissione, il Presidente della Camera Fontana ad evitare inutili accelerazioni dell'esame del provvedimento in Assemblea, al solo scopo di poter rivendicare l'approvazione della riforma nel corso della campagna elettorale per le elezioni europee.
  Nel preannunciare la presentazione di emendamenti al progetto di riforma in esame, ritiene che la politica debba sempre farsi carico di portare in Parlamento il dissenso ogni volta avverta il rischio di Pag. 27decisioni pericolose che potrebbero determinare ulteriori tensioni sociali.
  In conclusione ribadisce l'importanza di dare dignità al percorso parlamentare della riforma senza anteporre gli interessi elettorali alla correttezza dei procedimenti.

  Nazario PAGANO (FI-PPE), presidente, con riferimento alle considerazioni svolte dal collega Silvestri, ribadisce di aver già avuto un'interlocuzione con il Presidente della Camera e che sarà sua cura informare la Commissione di eventuali modifiche al calendario dei lavori che potrebbero incidere anche sulla tempistica di esame del provvedimento presso la Commissione.

  Gian Antonio GIRELLI (PD-IDP), intervenendo da remoto, osserva, preliminarmente, come il disegno di legge dell'autonomia differenziata sia il frutto di un provvedimento del Governo e che anche nel corso del dibattito parlamentare vi sia stato un totale svilimento del ruolo del Parlamento.
  Nel ritenere che tale riforma rappresenti una forzatura che dovrebbe suscitare la reazione non solo dei gruppi di opposizione, stigmatizza l'accordo raggiunto nell'ambito della coalizione di maggioranza volto a legare l'approvazione della riforma dell'autonomia differenziata alla riforma del cosiddetto premierato.
  Nel ricordare come il principio dell'autonomia regionale sia già presente nella Costituzione, sottolinea l'importanza che un intervento di riforma si basi su un coinvolgimento dei cittadini dal basso, anche al fine di garantire uguali diritti e risposte concrete alle esigenze di tutti.
  Al riguardo segnala come il regionalismo fin qui realizzato non abbia attenuato il divario tra Nord e Sud, ma al contrario abbia ampliato le divaricazioni che sono destinate ad un'ulteriore involuzione. Osserva, in conclusione, come il disegno di legge del Governo possa essere solo un canovaccio su cui lavorare al fine di migliorare l'attuale regionalismo, ricercando sul testo la massima condivisione.

  Marco PELLEGRINI (M5S), intervenendo da remoto, afferma preliminarmente che questa riforma tradisce la Costituzione e viene esaminata in violazione dei regolamenti parlamentari; ritiene infatti che l'esame sia frettoloso, così come fu frettolosa nel 2001 l'approvazione della riforma del Titolo V della Costituzione, con tutte le conseguenze negative che tuttora patisce il Paese. Rileva in particolare come anche il ciclo di audizioni informali sia stato ridotto – consentendo ai gruppi di indicare al massimo quindici soggetti da audire – e come le audizioni si siano svolte con ritmi frenetici che hanno reso impossibile sedimentare i concetti che venivano espressi. A fronte di tutto ciò, fa presente che il Ministro Calderoli, con un comunicato stampa, si dichiara felice di poter portare alla festa per il compleanno della Lega il dono dell'approvazione dell'autonomia differenziata, denunciando così il senso dell'odierna urgenza.
  Stigmatizza il metodo e il merito della riforma e auspica un intervento del Presidente della Camera che rimetta il Parlamento in condizione di approfondire davvero questo provvedimento, senza farne solo una bandiera di propaganda.
  Afferma che la riforma è la somma di scelte sbagliate e contrarie agli interessi generali: è un provvedimento che toglie ai poveri per dare ai ricchi, che spacca l'Italia, che non si fonda sul principio solidaristico e che produrrà conseguenze nefaste, cristallizzando le differenze che già adesso caratterizzano le diverse regioni italiane, nel settore della sanità, ma anche in quello dell'istruzione o dei trasporti pubblici. Ritiene inoltre paradossale che si pensi di demandare alle regioni la materia dell'energia, o quella della ricerca aerospaziale, trattandosi di temi evidentemente transregionali.
  Affrontando il tema dei LEP, ritiene che non sia sufficiente definirli, ma che occorra anche finanziarli e rileva che l'istituto SVIMEZ quantifica in 100 miliardi il costo necessario a farlo; tutto ciò mentre il Governo non sa dove reperire le risorse e il rischio concreto è che i LEP restino definiti solo sulla carta, senza che si recuperino le distinzioni attuali tra cittadini di serie A, di serie B e di serie C.Pag. 28
  In conclusione, si dichiara basito per i contenuti del provvedimento, del quale non comprende il senso in questo momento storico, nel quale grazie al Presidente Conte l'Italia ha ottenuto i finanziamenti del PNRR che potrebbero davvero consentire di eliminare le diseguaglianze. Annuncia pertanto la forte opposizione del suo gruppo parlamentare, anche al di fuori del Parlamento, contro quella che definisce una porcheria.

  Anthony Emanuele BARBAGALLO (PD-IDP), intervenendo da remoto, afferma che con questo provvedimento la Lega persegue il suo storico obiettivo di dividere in due il Paese. Evidenzia che la triplice combinazione tra riforma del premierato, autonomia differenziata e separazione delle carriere, costituisce un equilibrio politico che condanna il Paese ed esprime preoccupazione anche per le forzature procedurali e l'accelerazione impressa dalla maggioranza al provvedimento.
  Trattando il tema della sanità, evidenzia come si tratti di uno dei settori più critici, essendo colpito il diritto alla salute dei cittadini di alcune aree del Paese, con differenziazioni inaccettabili tra i cittadini in funzione del luogo di residenza. Problemi analoghi segnala per quanto riguarda il diritto all'istruzione e il gap infrastrutturale di alcune aree del Paese.
  Ritiene inaccettabile l'accanimento della maggioranza per l'approvazione di questa riforma nell'attuale situazione geopolitica ed economica internazionale, e il fatto che voglia procedervi facendo valere esclusivamente la forza dei numeri. Auspica in merito un ripensamento perché di questo provvedimento faranno le spese le generazioni future.
  Ribadendo che le forze progressiste non sono contrarie all'autonomia differenziata in generale, ma solo rispetto a questo modello di riforma, che rompe l'unità del Paese. Spera infine che il dibattito di oggi serva a fornire ulteriori spunti di riflessione, soprattutto sui tempi dell'esame, essendo convinto che una settimana in più per l'approfondimento parlamentare possa essere concessa senza conseguenze.

  Valentina D'ORSO (M5S), intervenendo da remoto, muove il proprio intervento dall'esame dell'articolo 3, secondo comma, della Costituzione, che esprime il principio di eguaglianza sostanziale affermando che «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Ritiene che su questo principio, espresso dalla Costituzione con parole di rara bellezza, si sia cementata la nostra comunità nazionale e che il disegno di legge in esame vada in senso diametralmente opposto, creando ostacoli al pieno sviluppo della persona umana. In merito, ritiene che emblematicamente l'articolo 1 del disegno di legge, che richiama espressamente gli articoli 2 e 5 della Costituzione, non menzioni l'articolo 3.
  Prosegue il proprio intervento sottolineando l'inconciliabile contrasto tra la riforma dell'autonomia differenziata – che decentra l'ordinamento fino alle estreme conseguenze – e la riforma del premierato – che accentra il sistema istituzionale fino alle estreme conseguenze, immaginando così un Paese dilaniato da due forze uguali che lo spingono in direzioni contrarie. Ritiene però che una finalità accomuni entrambe le riforme: la volontà di mortificare e sterilizzare il ruolo del Parlamento. Si chiede dunque, rispetto a questa volontà, quale sia la vera posizione dell'onorevole Meloni che, nella scorsa legislatura, dai banchi dell'opposizione, rivendicava l'esigenza di tutelare le prerogative parlamentari.
  Passando al merito del provvedimento, evidenzia che la pandemia avrebbe dovuto insegnare qualcosa, visto che ha consentito di sperimentare come 20 sistemi sanitari differenti non siano stati in grado di affrontare e gestire adeguatamente l'emergenza. Ritiene che la stessa cosa potrà accadere quando, dopo l'attuazione della riforma, si apprezzeranno 20 sistemi giuridici e burocratici diversi. Afferma che stiamo assistendo allo smantellamento del nostro sistema istituzionale per esigenze Pag. 29elettorali e logiche spartitorie, come dimostrano le dichiarazioni del Ministro Calderoli.
  Facendo l'esempio del settore della giustizia, del quale si occupa abitualmente, afferma che siamo davanti a un Governo che dice una cosa e ne fa un'altra, che dichiara di voler combattere la mafia ma poi smantella i presidi antimafia e tutti i controlli di legalità.
  Rivolge infine un accorato appello affinché la Camera abbia a disposizione tempi più lunghi per poter esaminare il provvedimento e auspica anche una vera fase emendativa.

  Marco FURFARO (PD-IDP), intervenendo da remoto, si associa alle riserve dei colleghi rispetto alla compressione eccessiva dei tempi di esame del provvedimento, che dovrebbe invece essere sottoposto ad un ampio dibattito pubblico, con il coinvolgimento diretto dei cittadini. Al riguardo, segnala che un recente sondaggio di opinione ha evidenziato che solo 13 per cento dei cittadini ha contezza della riforma in esame, mentre il 60 per cento non dispone di sufficienti elementi di valutazione. A suo avviso, un progetto di modifica così radicale dell'architettura costituzionale imporrebbe di mettere da parte gli interessi e le logiche di partito e promuovere un confronto non solo con le opposizioni, ma anche con i corpi intermedi del Paese. Peraltro, ricorda che nel corso delle audizioni diverse autorevoli istituzioni – a partire dalla Banca d'Italia –, associazioni e movimenti hanno espresso serie riserve ed evidenziato la necessità di un supplemento di istruttoria su ogni singola materia che verrebbe devoluta alle regioni.
  Ricordando che la drammatica vicenda della pandemia ha dimostrato tutti i limiti della frammentazione dell'attuale sistema sanitario, segnala che lo stesso presidente dell'ordine dei medici, Filippo Anelli, ha evidenziato che le disparità nell'erogazione delle prestazioni sanitarie sono alla base di significative differenze nei livelli di aspettativa di vita tra Nord e Sud del Paese. Invece di affrontare con serietà questi temi, la maggioranza e il Governo si apprestano ad approvare un testo che aggraverà ulteriormente il problema, in palese violazione del principio di uguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione.
  Sulla scorta di queste considerazioni, ribadisce l'invito ad un supplemento di riflessione, e a un conseguente ampliamento dei tempi di esame.

  Elisa SCUTELLÀ (M5S), intervenendo da remoto, evidenzia l'assenza di adeguati stanziamenti per finanziare i livelli essenziali delle prestazioni, che rischia di compromettere i sistemi sanitari e di istruzione in molte regioni del Sud. Peraltro, a suo avviso, l'autonomia differenziata risulta anacronistica nel momento in cui il Piano nazionale di ripresa e resilienza stanzia 209 miliardi di euro per ridurre le disparità regionali; preoccupa, in particolare, l'inevitabile incremento della cosiddetta mobilità sanitaria, che già oggi induce il 41,4 per cento dei malati oncologici calabresi a curarsi al Nord. Si tratta, a tutti gli effetti, di un compromesso tra le forze politiche che compongono la maggioranza, ciascuna delle quali mira a realizzare, a spese dell'interesse generale del Paese, un obiettivo prioritario del proprio programma politico: la Lega con l'autonomia differenziata, Fratelli d'Italia con il premierato e, infine, Forza Italia con la riforma della giustizia.
  Peraltro, riguardo al PNRR sottolinea l'incapacità dell'Esecutivo di rispettare le scadenze previste dalla normativa europea, compromettendo l'erogazione delle tranche di finanziamento: nel 2023, solo il 23 per cento delle risorse potenziali sono state effettivamente utilizzate. Analogamente, il Governo ha mostrato gravi limiti negoziali anche nelle trattative per la riforma del Patto di stabilità, che comporterà pesanti conseguenze sulla finanza pubblica, come dimostra l'assenza di linee programmatiche nel Documento di economia e finanza recentemente approdato in Parlamento.

  Riccardo TUCCI (M5S), intervenendo da remoto, rileva che la riforma in discussione comprometterà la coesione del Paese, producendo danni devastanti nelle regioni del Sud, in particolare nel settore sanitario. Allo stato attuale, infatti, lo Stato investe 18 Pag. 30mila euro pro capite per erogare servizi ai cittadini del Nord e 14 mila per i cittadini del sud; pertanto, al fine di sanare questo divario occorrerebbe trovare almeno 80 miliardi di euro. A questa cifra vanno aggiunti 190 miliardi di extra-gettito fiscale che, in base alla riforma, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto potrebbero trattenere sul proprio bilancio. Complessivamente, quindi, per colmare il divario tra Settentrione e Mezzogiorno sarebbe necessario individuare nuove risorse pari a 270 miliardi di euro, una cifra assolutamente fuori portata se si considera che, di norma, una legge di bilancio mobilita 20-25 miliardi di euro. Pertanto, a suo avviso, la maggioranza si appresta a compromettere definitivamente la coesione nazionale, solo per soddisfare le esigenze elettorali della Lega.
  Aggiunge, altresì, che l'adozione di venti sistemi diversi anche in settori a rilevanza economica potrebbe rendere l'Italia molto meno appetibile per gli investitori stranieri.
  Da ultimo, evidenzia che l'inevitabile aumento delle disparità territoriali potrebbe indurre molti cittadini del Sud a spostarsi verso le regioni settentrionali, dando luogo a un fenomeno migratorio difficile da controllare e dagli esiti imprevedibili.
  Sulla base di queste considerazioni, rinnova l'invito a maggioranza e Governo a valutare con molta attenzione e prudenza gli effetti della riforma in esame.

  Riccardo RICCIARDI (M5S), intervenendo da remoto, ritiene necessario intervenire nella discussione in corso perché il disegno di legge in esame si configura come un vero pasticcio, rinviando alle considerazioni svolte dai colleghi con riguardo alla frammentazione del Paese che il provvedimento determinerà. Dal canto suo ritiene di affrontare un aspetto diverso della questione, sottolineando come non sia scritto da alcuna parte che l'Italia non possa essere uno Stato federale e come non vi sia rispetto a tale soluzione una preclusione ideologica. Nel ricordare che l'Italia ha alcune specifiche peculiarità, oltre ad essere uno Stato unitario storicamente giovane, sottolinea comunque che per trasformarla in senso federale sarebbe necessaria una proposta seria, organica, equa e strutturale. Tra le molte argomentazioni portate dalla Lega a sostegno dell'autonomia, richiama in particolare il presunto miglioramento del funzionamento del Paese, di cui tanto ci lamentiamo. A tale argomento oppone però l'esperienza negativa della sanità regionale, soprattutto grazie alla riforma di berlusconiana memoria. Al Ministro Calderoli, il quale se non erra avrebbe dichiarato che la sanità italiana è al quarto posto del mondo per prestazioni, replica che per verificare tale constatazione bisognerebbe andare a vedere come funziona la sanità nel sud o anche come funziona in Lombardia, nel caso in cui una persona non abbia i soldi necessari e sia di conseguenza tagliata praticamente fuori dalla medicina di prossimità. Nel richiamare quindi la non positiva esperienza della gestione regionale della sanità, sperimentata da ultimo con la pandemia, ricorda che da 35 anni la Lega agita la retorica del federalismo, dell'autonomia e del diritto del nord ad avere indietro i soldi pagati dal nord. Rammenta a tale proposito che il centrodestra ha governato in quel lasso di tempo per circa vent'anni e che, nonostante la retorica richiamata, il risultato è stato per esempio che ai sindaci sono state via via aumentate le responsabilità e sottratte le risorse. Nel richiamare in particolare le iniziative assunte dal Governo Monti con il pareggio di bilancio in Costituzione e l'abolizione dell'Imu sulla prima casa voluta da Berlusconi per motivi elettorali, rileva come si sia fatto in questi anni esattamente il contrario rispetto alla propaganda leghista e come adesso si sventoli con il provvedimento in esame una bandierina elettorale al solo scopo di salvare il soldato Salvini. Nel sottolineare dunque che non si tratta di una idea seria di autonomia o di federalismo, dichiara di avere paura non dell'ideologia della maggioranza ma piuttosto della sua incompetenza. Ribadisce quindi che l'esperienza della sanità dimostra come l'autonomia regionale non funzioni e sottolinea l'assenza di responsabilità del Movimento 5 Stelle, non avendo finora governato alcuna regione se si eccettua il recente caso della Sardegna. Preannuncia pertanto una opposizionePag. 31 durissima in Parlamento e fuori, con qualsiasi iniziativa si renda possibile, perché l'argomento è troppo delicato per lasciarlo all'incapacità della maggioranza.

  Nazario PAGANO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame preliminare. Nel ricordare che, come stabilito dall'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi dell'11 aprile scorso, il termine per la presentazione di proposte emendative è fissato alle ore 12 di martedì 16 aprile 2024, fa presente che il provvedimento in esame è un collegato alla manovra di finanza pubblica e che da tale natura conseguono effetti sotto il profilo dell'ammissibilità delle proposte emendative e della presentazione delle stesse in Assemblea. Con riferimento al regime di ammissibilità delle proposte emendative, ricorda che esso è sostanzialmente analogo a quello previsto per l'esame delle proposte riferite al disegno di legge di bilancio, in base al quale – secondo l'articolo 123-bis, comma 3-bis, del Regolamento – i presidenti delle Commissioni cui sono assegnati i progetti di legge collegati – oltre ad applicare le regole di carattere generale previste dall'articolo 89 del Regolamento – dichiarano inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi che concernono materie estranee al loro oggetto ovvero contrastano con i criteri per l'introduzione di nuove o maggiori spese o minori entrate, come definiti dalla legislazione vigente sul bilancio e sulla contabilità dello Stato.
  Aggiunge che, circa il regime di presentazione degli emendamenti in Assemblea, valgono regole identiche a quelle che si adottano per gli emendamenti riferiti alla manovra di bilancio, in virtù delle quali in Assemblea possono essere presentati: gli emendamenti riferiti alle modifiche o integrazioni introdotte dalla Commissione di merito; gli emendamenti respinti dalla predetta Commissione; gli emendamenti presentati dal Governo o dalla Commissione stessa, ancorché nuovi e riferiti a parti non modificate, purché nell'ambito degli argomenti già considerati nel testo o negli emendamenti presentati e giudicati ammissibili in Commissione ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del Regolamento. Ne consegue che sono, pertanto, considerate irricevibili in Assemblea le proposte emendative: dichiarate inammissibili dalle Commissioni di merito; già presentate nel corso dell'esame in sede referente, ma ritirate in quella sede; non previamente presentate nel corso dell'esame in sede referente e riferite a parti del testo non modificate in quella sede. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 18.15.