ALLEGATO 1
5-02139 Bonelli: Iniziative di competenza per prevenire fenomeni di abusivismo edilizio nell'ambito del rilascio di titoli edificatori nell'area dell'Ente Parco nazionale «Isola di Pantelleria».
TESTO DELLA RISPOSTA
Con riferimento a quanto esposto dall'Onorevole interrogante, si rappresenta che, secondo gli elementi forniti dall'Ente parco, l'iter di approvazione del Piano di cui all'articolo 12 della legge n. 394 del 1991 è in corso ed è in fase di predisposizione il rapporto preliminare di VAS.
In ogni caso, nelle more dell'approvazione del Piano, vige la disciplina di tutela allegata al decreto istitutivo dell'Ente parco stesso, in base alla quale il territorio di estensione viene suddiviso in tre zone. La zonizzazione considera 3 diversi livelli di tutela, a seconda del patrimonio naturalistico, paesaggistico, agricolo o storico culturale, nonché del diverso grado di urbanizzazione delle singole zone, regolamentando, tra l'altro, l'attività edilizia suscettibile di essere realizzata in ciascuna zona e comunque previ gli occorrenti atti di assenso da parte delle amministrazioni competenti.
Ad esempio, nella zona 1 sono ammessi, pur sempre in assenza di incidenze significative sugli habitat e sulle specie tutelati, solo interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e di recupero dell'edilizia esistente, ivi compresi ampliamenti di superficie utile non superiore a 5 metri quadrati per l'adeguamento igienico-sanitario ovvero per locali da destinare esclusivamente ad usi pertinenti alla conduzione del fondo agricolo.
Nella zona 2, è ammessa la realizzazione di nuovi edifici e l'ampliamento di quelli esistenti, ma la nuova edificazione, anche a scopo residenziale, è consentita esclusivamente se funzionale alla conduzione del fondo agricolo, e con un indice fondiario di modestissima entità, oltremodo inferiore al limite stabilito per le zone agricole.
Nella zona 3, individuata in quanto già connotata da diffusa antropizzazione, l'attività edilizia deve comunque svolgersi nei limiti degli strumenti urbanistici e della legislazione primaria di riferimento vigenti.
I nulla osta vengono rilasciati dall'Ente parco in base a valutazioni di incidenza che tengono conto dello studio ecologico territoriale a supporto della procedura di valutazione di incidenza ambientale del Piano regolatore generale approvato con decreti direttoriali regionali, nonché sulla scorta delle specifiche relazioni d'incidenza redatte da professionisti in possesso di specifiche qualifiche ambientali.
Tutto ciò premesso, l'Ente parco rappresenta di aver rilasciato le autorizzazioni allo svolgimento dell'attività edilizia in conformità al decreto istitutivo del Parco, assumendo altresì le determinazioni sulle valutazioni di incidenza previste dall'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, oltreché nel rispetto della legislazione regionale di riferimento.
L'Ente Parco ha riscontrato gli atti di interpello collaborativo proposti da un gruppo di cittadini su problematiche relative a nuovi insediamenti abitativi. Inoltre, nell'ambito delle competenze sulla verifica di conformità tra le disposizioni del Piano e del Regolamento e gli interventi previsti, ha altresì sottolineato di aver dato specifico mandato al personale del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dell'Arma dei Carabinieri, al fine di effettuare le opportune verifiche nei cantieri segnalati.
Il comune di Pantelleria rammenta che il provvedimento finale occorrente per la realizzazione delle attività implica la verifica del rispetto delle norme della disciplina di tutela dell'area vincolata, oltre che Pag. 157delle norme urbanistiche, ed è subordinato all'acquisizione dell'autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla Soprintendenza competente.
Il comune precisa di non aver rilasciato provvedimenti di autorizzazione per interventi di demolizione parziale o totale, di danneggiamento, di asportazione di parti e di alterazione tipologica dei dammusi. Sono stati autorizzati esclusivamente interventi di ripristino di dammusi esistenti, diruti o semi-diruti a causa della prolungata mancanza di manutenzione. Asserisce inoltre che, nel rispetto delle prescrizioni previste per la zona 2, non risultano nemmeno rilasciati provvedimenti per l'apertura di nuovi tracciati stradali.
Infine, si rappresenta che questo Ministero ha verificato, con il Commissario straordinario deputato, che ogni autorizzazione è stata rilasciata nel rispetto delle disposizioni previste dalla normativa vigente, sensibilizzando altresì l'Ente parco allo svolgimento di un'accurata attività di vigilanza attorno alla realizzazione degli interventi.
ALLEGATO 2
5-02141 Simiani: Iniziative urgenti per la salvaguardia dell'ambiente e dell'ecosistema del lago Trasimeno.
TESTO DELLA RISPOSTA
Con riferimento al quesito posto, si rappresenta che ad oggi è operativo un protocollo d'intesa fra Umbria e Toscana, sottoscritto nel 2008 e che avrebbe dovuto evolversi in un Accordo entro il 2012, regolante i rapporti per l'ottimale utilizzo delle risorse idriche invasate da Montedoglio sul fiume Tevere.
Nelle settimane scorse, l'Autorità di Bacino dell'Appennino Centrale (ABDAC) ha aperto un confronto con le citate regioni, al fine di aggiornare i contenuti del protocollo e addivenire alla sottoscrizione dell'Accordo, basato sulla stima dei fabbisogni, attuali, al 2030 e oltre il 2030, per i diversi utilizzi da parte dei predetti territori.
La disponibilità della risorsa idrica invasata nella Diga di Montedoglio deve infatti tenere conto: delle esigenze a fini irrigui e idropotabili per i territori serviti dalle adduzioni nelle regioni Umbria e Toscana; del deflusso ecologico per il Fiume Tevere a valle della diga; della laminazione delle piene; dei volumi riservabili all'incremento dei livelli del Lago Trasimeno.
Il possibile utilizzo delle acque sfioranti per il recupero del livello idrometrico del Lago stesso, previa verifica del loro aspetto qualitativo, era già previsto nell'allegato tecnico del menzionato protocollo, e rispetto ad esso l'Amministrazione regionale ha ribadito ad ABDAC il proprio interesse, attese le finalità ambientali e le rilevanti ricadute in tema di sviluppo economico del territorio del Lago.
Lo stesso Commissario straordinario nazionale per l'adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica ha mostrato attenzione verso tale utilizzazione, esplicitando la volontà di portare l'Accordo – che contempli anche l'utilizzo delle acque del Tevere transitanti a Montedoglio per l'alimentazione del Trasimeno – in sede di Cabina Interministeriale.
Peraltro, la regione Umbria, nell'ambito delle proposte avanzate nel giugno 2023 per la definizione del Piano Triennale degli Interventi 2024-2026 dell'ABDAC, ha ribadito di voler approfondire, mediante studi preliminari, le questioni di carattere ambientale relative a tale uso, in prospettiva dell'Accordo, ma anche di attività tecnico-amministrative aventi finalità definitorie e regolative.
In particolare, potrebbero essere impiegate acque in eccesso nei periodi autunnali e invernali, ad oggi non trattenute nell'invaso. A tal fine, la regione Umbria sta sviluppando un'analisi che, partendo dall'esame dei fabbisogni idrici, tramite studi e simulazioni, delinei i possibili scenari legati alle modalità gestionali, con verifica dei volumi fruibili in relazione ai diversi utilizzi.
La regione ha, altresì, richiesto la collaborazione dell'università di Perugia, anche allo scopo di verificare eventuali impatti, a livello eco-sistemico, e ha concordato con l'EAUT dei sopralluoghi, entro la fine di marzo, inerenti alle strutture idrauliche adduttrici, ai manufatti e agli scarichi esistenti, nonché per lo svolgimento di un'attività di campionamento.
Si specifica che il PNRR ha finanziato opere per efficientare l'uso potabile nella zona dei comuni dell'area del Trasimeno con prelievo dalla diga del Chiascio, anchePag. 159 al fine di ottimizzare l'uso della risorsa idrica nell'intera porzione di territorio, secondo lo schema proposto dal Piano Regolatore Regionale degli Acquedotti dell'Umbria, nonché per incrementare la sicurezza dell'approvvigionamento.
Si rileva, infine, che risulta in funzione il collegamento fra la diga di Montedoglio sul fiume Tevere, nel comune di Anghiari (Arezzo) e l'area del Lago Trasimeno per fini irrigui; pertanto, gli agricoltori di detta area possono attingere dalla rete di adduzione e distribuzione proveniente dalla diga, evitando, così, di prelevare direttamente dal lago.
ALLEGATO 3
5-02142 Mazzetti: Elementi in merito alla dissalazione nelle isole minori della Sicilia.
TESTO DELLA RISPOSTA
Con riferimento al quesito posto, si rappresenta che la Regione Sicilia, con nota del 29 gennaio 2024, ha trasmesso al MASE i dati relativi agli impianti di dissalazione ad oggi in esercizio nelle Isole minori in Sicilia.
Si tratta, in particolare, delle Isole di Lampedusa, Linosa, Pantelleria, Ustica, Lipari e Vulcano.
Nello specifico, tali dati si riferiscono alla localizzazione degli impianti, alla data di avvio (o presunto avvio), alla fonte di approvvigionamento, alla tecnica di dissalazione (inclusi metodi di pre e post trattamento), alla capacità produttiva, al costo dell'acqua espresso in €/m3 e all'uso finale dell'acqua dissalata.
Sono impianti a osmosi inversa, il più recente dei quali è sull'isola di Vulcano ed è in funzione dal 2021. Gli impianti di Lampedusa, Linosa e Pantelleria risalgono al 2014; quelli di Ustica e Lipari sono attivi, rispettivamente, dai 1996 e dal 1998.
La capacità di produzione di acqua dissalata oscilla tra i 1.728 m3/giorno di Ustica ai 4.800 m3/giorno di Pantelleria (impianto di contrada Sataria); l'efficienza in termini di acqua desalinizzata rispetto al totale previsto va dal 40 per cento di Ustica, Lipari e Vulcano al 46 per cento di Lampedusa, Linosa e Pantelleria (impianti delle contrade Sataria e Maggiuluvedi). Inoltre, il costo di lavorazione oscilla tra 1,94 €/m3 di Lipari ai 4,8 €/m3 di Linosa.
Con riguardo all'impatto ambientale sull'ecosistema marino e marino-costiero, è in corso di definizione, da parte del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, lo schema di decreto da adottarsi ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 60 del 2022 (cosiddetta «legge Salvamare»), così come modificata dal decreto-legge n. 39 del 2023 (cosiddetto «decreto-legge siccità»).
Quest'ultimo individua i criteri per una corretta gestione degli impianti di desalinizzazione e specifiche misure per la tutela dei corpi idrici (ossia prescrizioni volte a ridurne i conseguenti impatti ambientali), nonché i criteri per il monitoraggio dello stato dei corpi idrici marini e marino-costieri interessati dai prelievo e dallo scarico dei desalinizzatori.
ALLEGATO 4
5-02143 Ilaria Fontana: Misure per il contrasto del rischio idrogeologico.
TESTO DELLA RISPOSTA
Con riferimento a quanto indicato dall'Onorevole interrogante, è necessario precisare che l'eliminazione dal PNRR della misura M2C4-2.1a, volta alla gestione del rischio di alluvione e alla riduzione del rischio idrogeologico, non comporta alcun definanziamento degli interventi previsti. Si tratta infatti di risorse, pari a circa 1,3 miliardi di euro, destinate esclusivamente ad interventi con programmazioni già definite, alimentate da linee di finanziamento preesistenti rispetto al PNRR.
Pertanto, avendo copertura finanziaria sia con risorse di bilancio sia con fondi per lo sviluppo e la coesione, detti interventi possono proseguire nelle fasi attuative senza alcuna riduzione dei finanziamenti, e senza alcun rallentamento per il rispettivo iter attuativo.
Tanto premesso, si fa presente che le risorse di bilancio Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica messe a disposizione di regioni e province autonome per la programmazione e il finanziamento dell'annualità 2024 del Piano degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, ammontano complessivamente a quasi 1,1 miliardi di euro, a fronte di uno stanziamento medio di circa 300 milioni di euro nelle precedenti annualità.
Si tratta di interventi strutturali selezionati secondo la procedura e i criteri stabiliti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 settembre 2021, in considerazione anche della pianificazione svolta dalle competenti Autorità di bacino distrettuali, e con riferimento ai Piani di Assetto Idrogeologico – PAI in merito al rischio da frana, ed ai Piani di Gestione del Rischio da Alluvioni – PGRA riguardo al rischio da alluvioni.
In particolare la Direttiva 2007/60/CE e la normativa italiana di recepimento individuano altresì le misure, strutturali e non, per la gestione del rischio di alluvioni.
I passaggi preliminari all'approvazione dei PGRA prevedono in particolare la valutazione preliminare del rischio di alluvioni, con l'individuazione delle aree a potenziale rischio significativo, nonché la predisposizione delle mappe di pericolosità e di rischio.
Trattandosi di cicli di pianificazione sessennali, e atteso che l'ultimo aggiornamento risale al 2021, è stato avviato un nuovo ciclo con un ruolo di coordinamento svolto dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica. Il primo adempimento prevede, a dicembre 2024, l'aggiornamento della Valutazione preliminare del rischio di alluvioni con l'individuazione delle Aree a Potenziale Rischio Significativo di Alluvione (APSFR) da parte delle Autorità di bacino distrettuali, con il coadiuvo del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e il supporto tecnico di ISPRA.
In merito ai PAI, tutte le Autorità distrettuali stanno contestualmente procedendo ai necessari e tempestivi aggiornamenti, recependo il quadro conoscitivo e gli scenari di pericolosità e di rischio idraulico emersi dalla redazione dei PGRA, o sostituendo integralmente la parte idraulica dei PAI con l'entrata in vigore degli omologhi PGRA e delle relative norme di attuazione. Inoltre, alcune Autorità hanno avviato la redazione del PAI distrettuale mentre altre stanno procedendo al loro adeguamento parziale, beneficiando di una norma di semplificazione procedurale introdotta, su iniziativa di questo Ministero, con l'articolo 54 del decreto-legge n. 76 del 2020, convertito in legge n. 120 del 2020.
Si segnala al riguardo che le Autorità di bacino distrettuali hanno recentemente goduto di risorse economiche pari a 14 milioniPag. 162 di euro a valere sui fondi FSC – PSC MASE destinate all'aggiornamento dei PGRA, mediante nuovi studi e nuove metodologie di analisi alluvioni, che si concluderanno entro il 2025. Inoltre, presso le citate Autorità di bacino, che hanno altresì registrato un significativo incremento delle unità di personale in servizio, sono state avviate le valutazioni preliminari per la messa a punto di una programmazione triennale per interventi strategici di messa in sicurezza del territorio.
ALLEGATO 5
5-02144 Bof: Deroghe all'obbligo di installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili nelle abitazioni principali delle persone con invalidità certificata a causa di difficoltà motorie di deambulazione.
TESTO DELLA RISPOSTA
Ai sensi dell'articolo 26 del decreto legislativo n. 199 del 2021, richiamato dall'Onorevole interrogante, i progetti di edifici di nuova costruzione e i progetti di ristrutturazioni rilevante degli edifici esistenti devono prevedere l'utilizzo di fonti rinnovabili per la copertura dei consumi di calore, di elettricità e per il raffrescamento.
Il suddetto articolo rinvia agli obblighi cui ottemperare tanto nel caso di edifici nuovi quanto nel caso di edifici sottoposti a ristrutturazione rilevante. In particolare, si rende obbligatorio il ricorso a impianti da fonti rinnovabili per la copertura del 60 per cento dei consumi previsti per la produzione di acqua calda sanitaria, nonché del 60 per cento della somma dei consumi previsti per la produzione di acqua calda sanitaria, la climatizzazione invernale e la climatizzazione estiva. È, inoltre, obbligatoria, nel caso di nuovi edifici, l'installazione di impianti fotovoltaici per una potenza pari a 50 Watt per ogni metro quadrato della superficie in pianta, e di 25 Watt per gli edifici esistenti.
Alla luce di quanto su esposto, per un appartamento di 100 metri quadri, dovrebbe installarsi un impianto fotovoltaico di 2,5 Kilowatt, nel caso di edificio esistente e soggetto a ristrutturazione rilevante, di 5 Kilowatt, nel caso di edificio nuovo. Si tratta, quindi, di impianti con un valore complessivo stimato tra i 5 mila e gli 8 mila euro. A quanto sopra andranno aggiunte pompe di calore efficienti e un impianto solare termico, in base ai fabbisogni dell'edificio.
Fatte le dovute proporzioni, le cifre citate dall'Onorevole interrogante – ovvero oltre 14 Kilowatt per una casa a un unico piano, rispetto a circa 7 Kilowatt per un appartamento su due piani – sembrano riferibili a nuovi edifici da 280 metri quadri o alla ristrutturazione di edifici esistenti da 560 metri quadri.
Tutto ciò premesso, si ritiene che la definizione «quantitativa» degli obblighi prevista dal decreto legislativo n. 199 del 2021 (e, in particolare, dall'articolo 26 e l'allegato III) sia adeguata e applicabile nei casi di abitazioni con superfici rientranti nella media, in quanto comporta l'installazione di impianti da fonti rinnovabili di dimensione relativamente «contenuta».
Tuttavia, per quanto riguarda il caso di specie, segnalato dall'interrogante, verrà avviata una valutazione di tipo tecnico volta a verificare la fattibilità di eventuali ipotesi derogatorie rispetto agli obblighi di legge vigente, i quali, in ogni caso, riflettono quelli stabiliti dal legislatore eurounitario.
Ad ogni buon conto, la disciplina dettata dal summenzionato articolo 26 prevede che l'impossibilità tecnica di ottemperare, in tutto o in parte, agli obblighi di integrazione delle rinnovabili su edifici, deve essere evidenziata dal progettista, e dettagliata esaminando la non fattibilità di ogni diversa opzione tecnologica disponibile. In tali casi, il valore di energia primaria non rinnovabile dell'edificio è conseguentemente e coerentemente ridotto.
ALLEGATO 6
5-02140 Mattia: Iniziative di competenza per garantire il corretto monitoraggio della qualità dell'aria nel comune di Andria.
TESTO DELLA RISPOSTA
Con riferimento al quesito posto, si rappresenta che la questione ad esso sottesa è già nelle attenzioni di questo Ministero.
Nel merito, per la redazione del report «Mal'Aria», Legambiente ha, presumibilmente, ricavato i dati direttamente dal portale di ARPA Puglia.
Trattasi di dati ripubblicati nel 2023, dopo che la diminuzione dei picchi di concentrazione di PM10 aveva dimostrato l'attenuazione dell'influenza del cantiere edile contiguo alla stazione di monitoraggio di Andria-Vaccina.
Al riguardo, TARPA riferisce che, per quanto di sua conoscenza, i lavori di escavazione non risulterebbero più condotti a ridosso della stazione e che i livelli di percolato (PM10 e PM2.5), nel 2023 notevolmente ridottisi rispetto al 2022, nonché in linea con quelli antecedenti al 2022, si mantengono, nelle predette annualità, al di sotto dei limiti annuali previsti dalla normativa vigente.
Anche i livelli del biossido di azoto, del benzene e del monossido di carbonio, nella zona (denominata «Pianura») in cui la stazione è sita, sono al di sotto di tali limiti.
Va specificato che i dati in questione riguardano i mesi da gennaio a ottobre 2023 e che sono suscettibili di variazioni a causa dei processi di validazione ancora in corso; inoltre, non essendo attive altre postazioni di monitoraggio nel territorio del comune di Andria, non è possibile definire se il sito in questione sia «più inquinato del resto della città».
Con riguardo, poi, all'eventuale variazione del posizionamento della stazione di Andria o all'introduzione di nuovi punti di monitoraggio provvisori con mezzi mobili, a questo Ministero consta che, con nota del 3 maggio 2023, lo stesso comune di Andria ha richiesto ad ARPA Puglia una campagna di monitoraggio con laboratorio mobile.
In riscontro, l'Agenzia, con nota del 15 maggio 2023, ha specificato i requisiti per la realizzazione del monitoraggio medesimo, rendendosi disponibile all'effettuazione del sopralluogo necessario all'individuazione di un sito idoneo.
Secondo quanto rappresentato da ARPA, il comune in una recente riunione, tenutasi in data 23 febbraio 2024, ha comunicato all'Agenzia che le avrebbe, a stretto giro, fornito ogni utile informazione per l'installazione del mezzo mobile.
Tanto rappresentato, si rileva che il decreto legislativo 155 del 2010 attribuisce la competenza primaria nella valutazione e gestione della qualità dell'aria alle regioni e province autonome. Pertanto, sono queste ultime responsabili del monitoraggio e della valutazione dei livelli degli inquinanti, nonché dell'adozione delle misure di risanamento e miglioramento della qualità dell'aria ai fini del rispetto dei limiti e degli altri obiettivi di cui alle Direttive 2008/50/CE e 2004/107/CE, mediante l'elaborazione di appositi Piani.
Fermo quanto sopra, questo Ministero, già in contatto con regione ed Agenzia, continuerà a mantenere alta l'attenzione sulla specifica questione, a salvaguardia dei siti interessati.
ALLEGATO 7
5-01948 Sarracino: Adeguamento della segnaletica di accesso alla stazione ferroviaria di Ferrandina (MT).
TESTO DELLA RISPOSTA
In riferimento al quesito posto, rappresento quanto segue.
In premessa, la Società ANAS ha evidenziato che l'arteria, di circa 2 chilometri, che collega la strada statale 407 «Basentana» alla stazione ferroviaria Ferrandina – scalo Matera non rientra tra le sue competenze.
Il prefetto di Matera, interessato sul tema per il tramite del Ministero dell'interno, ha comunicato che ha interessato la sezione di Polizia stradale del comune di Ferrandina per apposito e puntuale sopralluogo presso il sito indicato dagli onorevoli interroganti.
L'esito di tale sopralluogo ha evidenziato che Io scalo ferroviario in argomento risulta adeguatamente segnalato sulla strada statale 407 Basentana, in entrambi i sensi di marcia.
Nello specifico, sulla carreggiata Nord (direzione Potenza) al chilometro 65+700 è situato un segnale di preavviso per l'uscita «Ferrandina Scalo» con il simbolo del «Treno» e dopo 250 metri vi è la corsia di canalizzazione per accedere allo svincolo che, tuttavia, manca di ulteriore segnaletica. Proseguendo nella stessa direzione, subito dopo l'uscita della galleria «Alvaro», vi è un altro svincolo per accedere allo stesso scalo, regolarmente segnalato.
Analogamente, sulla carreggiata Sud (direzione Metaponto) al chilometro 63+200 è situato il segnale di preavviso per l'uscita «Ferrandina Scalo» con il simbolo del «Treno» e dopo 200 metri vi è la corsia di canalizzazione per accedere allo svincolo che, in questo senso di marcia, è regolarmente segnalato.
Tuttavia, la stessa sezione di Polizia statale ha evidenziato che la segnaletica esistente appare effettivamente obsoleta, poco visibile e non illuminata.
In merito alla problematica, sono state interpellate la Società Rete Ferroviaria Italiana e la Società ANAS Basilicata che hanno espresso disponibilità ad approfondire la questione.
Nello specifico, ANAS sta già valutando la possibilità di integrare la segnaletica posta al chilometro 63+500 della statale 407 in argomento, a servizio della stazione ferroviaria.
ALLEGATO 8
5-02111 Ubaldo Pagano: Tempi per il completamento dei lavori della strada statale 172 «Dei Trulli» in Puglia.
TESTO DELLA RISPOSTA
In riferimento all'ammodernamento e alla riqualificazione della strada statale 172 dei Trulli, nel tratto che collega Taranto a Martina Franca, la società ANAS ha rappresentato quanto segue.
L'intervento, interamente ricadente nel territorio di Martina Franca, prevede la realizzazione della quarta corsia tra il chilometro 56+000 e il chilometro 60+500, di alcune complanari di raccordo alla viabilità locale e vicinale, la manutenzione della sovrastruttura stradale di due tratti posti a nord e a sud dell'abitato di Martina Franca per una lunghezza totale di circa 9 chilometri e relative quattro rotatorie, oltre ad opere di attraversamento idraulico.
Quanto ai lavori lungo il tratto Orimini, nel dicembre 2020, è emersa la presenza diffusa di alcune cavità antropiche sotterranee, confermata anche da una campagna di indagini archeologiche. Alla luce di tali evidenze, l'allora Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha imposto il fermo delle lavorazioni nel tratto interessato da detti rinvenimenti, invitando ANAS ad «una verifica dei luoghi e ad una eventuale esplorazione delle cavità stesse da parte di speleologi di comprovata esperienza». In seguito a tale prescrizione, è stato affidato al Gruppo Speleologico Martinese l'incarico di valutare, congiuntamente ai tecnici di ANAS e dell'ATI appaltatrice, le soluzioni migliori per il superamento della criticità riscontrate.
Successivamente, è stata anche condotta una specifica campagna di indagini al fine di determinare i parametri di portanza del piano di sedime del corpo stradale e di indagare la presenza di eventuali condotti freatici situati al di sotto del piano stradale.
I risultati hanno determinato la necessità di una variazione al progetto esecutivo e la redazione di una perizia di variante tecnica suppletiva, che ha introdotto soluzioni progettuali tese sia al consolidamento roccioso che alla salvaguardia delle cavità.
A seguito dell'approvazione della suddetta perizia per maggiori e variati lavori necessari al completamento degli interventi previsti dall'appalto, è stata ordinata nel mese di novembre 2023 l'esecuzione immediata dei lavori, provvedendo contestualmente anche alla rideterminazione della scadenza contrattuale, fissando l'ultimazione dei lavori a fine agosto 2024.
Nelle more dell'approvazione della citata perizia, sono state comunque realizzate le seguenti soluzioni tecniche idonee al superamento delle criticità emerse con una produzione attuale corrispondente a circa l'80 per cento dell'importo contrattuale.
Nel merito, sono state completate le quattro rotatorie, ad oggi pienamente funzionanti, e realizzati gli impianti di illuminazione sulle stesse, mentre sono in fase di completamento le lavorazioni della rotatoria San Paolo.
I lavori di pavimentazione delle aste di penetrazione a Martina Franca sono stati completati e sono state realizzate le vicinali n. 1 e n. 2, per il cui completamento mancano solo tappeto e segnaletica orizzontale.
Inoltre, sono stati completati i lavori relativi alle terre rinforzate previste lungo alcuni tratti in rilevato e alle altre opere di sostegno del corpo stradale, nonché è in itinere l'installazione delle barriere di sicurezza realizzate nella misura del 55 per cento.
Aggiungo, infine, che è stato modificato lo schema di deviazione del traffico al fine di consentire le lavorazioni di fresatura, di idraulica e di pavimentazione dell'ultima tratta (le due corsie in direzione Martina Franca) e per l'adeguamento dello svincolo di Crispiano.Pag. 167
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti garantisce l'impegno a monitorare le attività per assicurare la realizzazione dell'intervento in esame, considerata la strategicità di questa importante arteria, sia per la mobilità dei cittadini che per la vocazione commerciale e turistica dei territori interessati.