SEDE REFERENTE
Martedì 28 Novembre 2023. — Presidenza della vicepresidente Tiziana NISINI, indi del presidente Walter RIZZETTO. – Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon.
La seduta comincia alle 13.35.
Disposizioni in materia di giusta retribuzione e salario minimo.
C. 1275 Conte, C. 141 Fratoianni, C. 210 Serracchiani, C. 216 Laus, C. 306 Conte, C. 432 Orlando, C. 1053 Richetti e C. 1328 Barelli.
(Seguito esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato, da ultimo, nella seduta del 23 novembre 2023.
Tiziana NISINI, presidente, ricorda che nella precedente seduta di giovedì 23 novembre si è conclusa la fase degli interventi sul complesso degli emendamenti e che nella seduta odierna, come stabilito dall'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, si passerà alle dichiarazioni di voto e alla votazione sulle proposte emendative, in modo da poter trasmettere il testo risultante dall'esame degli emendamenti alle Commissioni competenti in sede consultiva e quindi conferire il mandato alla relatrice al massimo entro le ore 15 di mercoledì 29 novembre 2023.
Ricorda, altresì, che il provvedimento è calendarizzato in Assemblea per il seguito della discussione a partire da giovedì 30 novembre prossimo.
Avverte, quindi, che la Commissione passerà ora all'esame dell'emendamento Rizzetto 1.6, su cui è stato espresso il parere favorevole della relatrice e del rappresentante del Governo.
Avverte che possono intervenire in dichiarazione di voto sulle proposte emendative presentate solamente i componenti della Commissione o i sostituti dei predetti componenti.
Arturo SCOTTO (PD-IDP), intervenendo sull'ordine dei lavori, ricorda che nell'ultimaPag. 126 seduta i gruppi di opposizione hanno avanzato la richiesta di svolgere l'audizione della Ministra Calderone, richiesta che intendono rinnovare anche in questa fase.
Sottolinea come l'emendamento presentato dalla maggioranza stravolga del tutto il testo della proposta di legge all'esame della Commissione prevedendo un'ampia delega al Governo. Al riguardo ritiene sia necessario aprire un confronto nel merito con i rappresentanti del Governo anche al fine di approfondire alcune criticità presenti nella citata delega. Ricorda, inoltre, come i gruppi di opposizione hanno anche avanzato la richiesta di audire il presidente del CNEL che precedentemente aveva di fatto rifiutato di intervenire ritenendo che la sua posizione fosse stata ampiamente espressa nel documento approvato dal CNEL. Più in generale evidenzia come nel frattempo la situazione sia decisamente cambiata dal momento che il testo che la Commissione si accinge a licenziare per l'Assemblea conterrà una delega al Governo non prevista precedentemente.
Ribadisce, pertanto, la necessità di procedere all'audizione del presidente del CNEL sia per affrontare alcune rilevanti questioni di merito ma anche al fine di riconoscere un ruolo alle opposizioni.
Infine osserva come la discussione prevista nella seduta di oggi sia assai rilevante sul piano politico richiedendo quindi una pubblicità dei lavori diversa: al riguardo ritiene opportuno che la seduta si svolga presso la Sala del Mappamondo e che sia trasmessa in diretta sulla web-tv della Camera. Ribadisce pertanto l'opportunità che la Presidenza preveda un'organizzazione diversa dei lavori, fornendo le dovute risposte alle opposizioni su tutte le questioni poste.
Valentina BARZOTTI (M5S) desidera preliminarmente scusarsi per essere stata assente nelle sedute della scorsa settimana. Condivide quindi le considerazioni svolte dal collega Scotto circa la necessità di garantire la massima trasparenza ai lavori della Commissione data l'estrema delicatezza del tema all'esame.
Esprime stupore per il fatto che fino ad oggi non sia stata dato alcun seguito alle richieste avanzate dalle opposizioni, dal momento che l'emendamento presentato dalla maggioranza supera del tutto il testo in esame prevedendo un'ampia delega al Governo.
Nel rilevare con rammarico l'assoluto silenzio della maggioranza durante tutte le sedute fin qui svolte dalla Commissione, stigmatizza il fatto che pur in presenza di richieste legittime da parte delle opposizioni non sia stata data alcuna risposta.
Ribadisce pertanto la necessità che vi sia da parte della maggioranza maggiore ascolto sulle numerose questioni problematiche emerse nonché la massima trasparenza dei lavori della Commissione anche cambiando l'aula in cui si sta svolgendo la seduta.
Dichiara, quindi, di condividere l'opportunità di svolgere le audizioni della Ministra Calderone e del Presidente del CNEL al fine di poter svolgere un dibattito nel merito delle questioni che derivano dalla presentazione del nuovo emendamento da parte della maggioranza. Stigmatizza, al riguardo, come non sia stato garantito un dialogo costruttivo con le opposizioni nonostante si tratti di una proposta di legge riservata in quota opposizione e che il testo stia per essere totalmente stravolto. Rileva, infine, che andrebbe superato il preannunciato contingentamento dei tempi della discussione.
Arturo SCOTTO (PD-IDP) chiede alla Presidenza di sospendere i lavori della Commissione in attesa dell'arrivo del rappresentante del Governo.
Tiziana NISINI, presidente, fa presente come la presenza del Governo, in questa fase, non sia obbligatoria anche se opportuna.
Antonio D'ALESSIO (AZ-PER-RE), nel rilevare l'opportunità che il rappresentante del Governo sia presente in tutte le fasi dei lavori della Commissione, sottolinea l'evidente situazione assai svilente per i gruppi di opposizione dal momento che una proposta di legge rientrante nella quota riservata ai gruppi di opposizione verrà totalmentePag. 127 stravolta dall'approvazione dell'emendamento presentato dalla maggioranza. Al riguardo si chiede se effettivamente ciò sia accettabile e se non sia piuttosto rintracciabile un limite alla possibilità di emendare un testo anche solo per una questione di correttezza istituzionale. Si chiede in particolare se non vi sia una forzatura anche dal punto di vista regolamentare e se vi siano precedenti in tal senso ritenendo come in questa fase sia evidente che si stia calpestando il diritto delle opposizioni di sottoporre all'esame dell'Assemblea il testo presentato senza eccessivi stravolgimenti. Condivide infine anche la necessità di garantire la massima trasparenza dei lavori anche cambiando l'aula.
Marco SARRACINO (PD-IDP), intervenendo sull'ordine dei lavori, dichiara di condividere le considerazioni svolte dal collega Scotto ed in particolare la necessità di audire sia la Ministra Calderone che il presidente del CNEL al fine di valutare la delega contenuta nell'emendamento della maggioranza che presenta evidenti contraddizioni.
Ricorda, infatti, come l'interlocuzione con il CNEL sia avvenuta nello scorso mese di luglio in una situazione totalmente diversa rispetto a quella in cui si trova la Commissione nella seduta odierna. Condivide quindi le considerazioni critiche svolte dal collega D'Alessio sul metodo adottato, ritenendo che la maggioranza dovrebbe intervenire al fine di argomentare almeno nel merito le ragioni delle scelte che ha assunto.
Con riferimento al metodo adottato dalla Presidenza ricorda un brutto precedente su un'altra proposta di legge relativa al cosiddetto «voto dove vivo», provvedimento di cui non si sa più nulla. Evidenzia, al riguardo, la necessità che lo strumento della delega scelta in questa occasione non rappresenti l'ennesimo rinvio per non affrontare un tema di assoluta rilevanza per il Paese. Osserva, infine, come il fatto di svolgere le audizioni richieste dai gruppi di opposizione non debba necessariamente pregiudicare i tempi di esame del provvedimento condividendo altresì l'opportunità di garantire la più ampia partecipazione ai lavori anche modificando l'aula per lo svolgimento dei lavori della Commissione.
Emiliano FOSSI (PD-IDP), intervenendo sull'ordine dei lavori, si associa agli interventi dei colleghi che lo hanno preceduto evidenziando come la maggioranza stia sfuggendo al dibattito. Ripercorre quindi sinteticamente l'iter del provvedimento in esame su un tema che riguarda milioni di lavoratori ma che evidentemente ha creato non pochi problemi alla maggioranza.
Ricorda come il coinvolgimento del CNEL negli scorsi mesi abbia rappresentato una pagina indecorosa dei lavori parlamentari e che con la scelta di inserire una delega al Governo oggi la maggioranza compie un omicidio imperfetto del salario minimo.
Ribadisce, pertanto, come siano assolutamente legittime le richieste avanzate relative allo svolgimento dell'audizione della Ministra Calderone e del presidente del CNEL al fine di svolgere una discussione nel merito, invitando quindi la maggioranza a non sottrarsi al dibattito. Condivide, infine, anche la richiesta di spostare i lavori della Commissione presso la Sala del Mappamondo al fine di consentire la più ampia partecipazione alla discussione.
Rachele SCARPA (PD-IDP), intervenendo sull'ordine dei lavori, pur non essendo una componente della Commissione dichiara di condividere le richieste avanzate dai colleghi che l'hanno preceduta circa l'opportunità di svolgere sia l'audizione della Ministra Calderone che dei rappresentanti del CNEL. Si chiede, più in generale, quali siano gli spazi di discussione garantiti alle opposizioni su una proposta di legge che è calendarizzata in Assemblea in quota opposizione. Ricorda, quindi, l'iter assai travagliato del provvedimento, con il tentativo della maggioranza di sopprimere il provvedimento, la successiva decisione di approvare in Assemblea una questione sospensiva al fine di rinviarne l'esame, la procedura di consultazione con il CNEL e oggi la presentazione di un emendamento che prevede un'ampia delega al Governo che si allontana di molto dal testo in esame.
Ritiene, pertanto, necessario che la Presidenza favorisca il più ampio dibattito ed Pag. 128il confronto nel merito al fine di non scrivere un altro brutto precedente di lavori parlamentari.
Tiziana NISINI, presidente, invita la collega Scarpa a svolgere un intervento limitandosi all'ordine dei lavori senza entrare nel merito delle questioni.
Rachele SCARPA (PD-IDP) evidenzia la necessità di affrontare anche le questioni di merito che derivano dalle scelte della maggioranza. Al riguardo rileva come il metodo adottato rappresenti un continuo sgarbo nei confronti delle opposizioni e che la Presidenza debba garantire che la Commissione possa svolgere tutti gli approfondimenti necessari anche spostando i lavori della Commissione presso la Sala del Mappamondo al fine di consentire il più ampio dibattito.
Arturo SCOTTO (PD-IDP), intervenendo per un richiamo al Regolamento, senza per questo voler sindacare l'operato della Presidenza, ritiene opportuno che non si cerchi di ridurre gli interventi sull'ordine dei lavori che per definizione possono includere tutte le necessarie argomentazioni anche di merito senza doversi necessariamente limitare ad un intervento di carattere formale.
Francesco MARI (AVS), intervenendo sull'ordine dei lavori, nel dichiarare che farà il possibile per non entrare nel merito, ritorna sulla questione della delega al Governo rispetto alla quale nutre forti perplessità a maggior ragione dopo le considerazioni svolte dal collega D'Alessio. Nell'ipotizzare che le possibili argomentazioni della maggioranza si fondino sull'esistenza di precedenti analoghi, decide di assumere un rischio dichiarando che nel caso presente ci troviamo di fronte ad un inedito. Ricorda quindi che si tratta di una proposta iscritta nel calendario dell'Assemblea in quota opposizione, rispetto alla quale la maggioranza avrebbe potuto scegliere la strada di controbattere nel merito gli argomenti delle minoranze, di modificare gli aspetti ritenuti più controversi o di respingerla nella sua totalità. Rileva che al contrario la maggioranza ha ritenuto invece di operare una forzatura, prendendo la proposta delle opposizioni e trasformandola in una delega. Anticipando le eventuali obiezioni dei colleghi, rammenta che un'operazione simile è già avvenuta nel corso della legislatura, con la differenza tuttavia che in quel caso è stato almeno mantenuto l'obiettivo della proposta originaria, vale a dire quello di consentire l'esercizio del voto fuori sede, operando quindi una forzatura entro certi limiti. Evidenzia che nel caso del salario minimo si è fatta un'operazione diversa, dal momento che oltre a trasferire l'argomento dall'iniziativa parlamentare alla sede governativa, togliendo quindi all'opposizione ogni possibilità di intervenire nel confronto, se ne cambiano totalmente i contenuti. A suo parere si tratta quindi non di uno «scippo» ma di una fattispecie diversa e decisamente più grave, che opera una vera e propria sostituzione dell'oggetto, dal momento che nella delega al Governo non compare neanche uno degli elementi costitutivi della proposta originaria. In conclusione, considerando il fatto di una gravità inaudita e richiamando la richiesta dei colleghi di trasferirsi in una diversa aula, ritiene che bisognerebbe andare ben più lontano e ben più all'esterno della sala del Mappamondo.
Davide AIELLO (M5S), intervenendo sull'ordine dei lavori, ribadisce l'assoluta necessità di audire tanto la Ministra del lavoro Calderone quanto il presidente del CNEL Brunetta. Considera la scelta della maggioranza di trasformare per via emendativa una proposta delle opposizioni in una delega al Governo una prassi legittima dal punto vista regolamentare ma molto pericolosa sotto il profilo politico. Nel ricordare che i lavori della XI Commissione sono stati fin qui improntati alla serenità e al rispetto reciproco, dichiara che mai si sarebbe aspettato di vedere lo stesso presidente come capofila di una simile operazione. Pur con tutto il rispetto verso il ruolo del presidente, che dovrebbe tuttavia garantire per primi i diritti delle opposizioni, e considerando comunque legittima l'azione emendativa, preannuncia la totale Pag. 129contrarietà dell'opposizione nell'eventualità che si voglia fare della scelta attuale un metodo di lavoro per il futuro. Considera evidente la gravità dell'azione della maggioranza, che avrebbe potuto sopprimere integralmente il testo della proposta oppure entrare nel merito, modificandone gli aspetti non condivisi e provando ad individuare una strada comune che avesse comunque l'obiettivo di fissare un salario minimo. Nel ricordare che l'Italia ha i salari più bassi nell'ambito dell'Unione europea e che a breve sarà comunque costretta a dare attuazione alla direttiva in materia di salario minimo, fa presente che con la loro scelta Governo e maggioranza allontanano ancora di più il nostro Paese dagli standard europei, oltre che ostacolare la piena attuazione degli articoli 36 e 39 della Costituzione. Nel richiamare l'impegno delle opposizioni fin dall'inizio della legislatura in favore del salario minimo e lo sforzo di sintesi per arrivare ad un testo unitario, aggiunge che ciò che non viene garantito dal Parlamento, i lavoratori proveranno ad ottenerlo per via giudiziaria. Ritenendo privo di credibilità un Parlamento che non riesce a dare risposta ai 3,5 milioni di lavoratori sotto la soglia di povertà, ribadisce la richiesta di audire la Ministra Calderone e più ancora il Presidente Brunetta, al fine di conoscere gli orientamenti del CNEL sui contenuti della delega al Governo. Sulla base dei labili contenuti della delega, teme che l'intenzione reale sia quella di introdurre le gabbie salariali, tradendo nuovamente i cittadini meridionali, di non fissare una soglia minima e di ridimensionare il potere contrattuale dei sindacati, facendo riferimento ai contratti collettivi più applicati. Nel ricordare a tale proposito che in alcuni settori, quale quello dei servizi fiduciari, i contratti più applicati prevedono una retribuzione oraria di 5 euro, manifesta il proprio sconforto per la scelta della maggioranza sottolineando che si sta perdendo l'occasione di dare una risposta ai bisogni del Paese.
Maria Cecilia GUERRA (PD-IDP) interviene sull'ordine dei lavori, ritenendo possibile grazie a qualche suggerimento dare ordine ai lavori della Commissione, fin qui a suo avviso decisamente disordinati. Considerando del tutto evidente che l'emendamento a prima firma Rizzetto è stato scritto in fretta e male, con diversi limiti di natura tecnica, invita i presentatori a ritirarlo e a modificarne il testo. Evidenzia in primo luogo che con l'emendamento in questione si fa un uso distorto dello strumento della delega al Governo, in quanto essa è priva dei necessari principi direttivi su larga parte della materia e si limita ad enunciare degli obiettivi, senza precisare la direzione dell'azione di riforma che si intende mettere in campo. In secondo luogo fa presente che alla prevista introduzione di strumenti di incentivazione non fa riscontro nel testo la necessaria copertura finanziaria. Invita dunque la maggioranza a sospendere l'esame e a svolgere un supplemento di riflessione, chiedendo che se proprio delega deve essere, nonostante l'inopportunità di ricorrere a tale strumento su una materia così delicata, almeno la si introduca con un emendamento della relatrice o del Governo, in modo da consentire ai deputati di contribuire, attraverso la presentazione di subemendamenti. Aggiungendo che l'ordine dei lavori trarrebbe vantaggio anche dall'espressione del parere dei colleghi di maggioranza su un emendamento nato nelle segrete stanze, si associa alla richiesta di audire la Ministra Calderone e il Presidente Brunetta. Se si vuole procedere in maniera ordinata a suo avviso è infatti indispensabile supplire alle carenze del dibattito e all'impossibilità di modificare il testo dell'emendamento di maggioranza acquisendo dalla Ministra gli elementi basilari che mancano nella delega al Governo. Ritenendo dunque dovuta l'audizione della Ministra al fine di apprendere come si appresta ad esercitare la delega, considera ancor più delicata la questione relativa al CNEL, sottolineando che si tratta di un interlocutore di rilievo il cui corposo lavoro in materia è stato completamente ignorato per scelta del Governo e della maggioranza. Con riguardo alla seconda delega attribuita al Governo, suppone che la razionalizzazione delle modalità di comunicazione tra imprese ed Enti pubblici in materia di retribuzioniPag. 130 e contrattazione collettiva prevista dalla lettera a) del comma 2 dell'articolo 1-bis dell'emendamento Rizzetto 1.6 sia volta anche a comprendere quali siano i contratti collettivi più applicati. Nel ricordare che la normativa vigente fa invece riferimento ai contratti collettivi maggiormente rappresentativi, considera questo un elemento cruciale e delicatissimo dal momento che si rischia lo stravolgimento del ruolo delle parti sociali. Considerando il richiamo ai «contratti collettivi più applicati» un concetto astruso e pericolosissimo, ritiene che in particolare su tale aspetto il CNEL potrebbe contribuire a riempire di contenuto la delega, anche alla luce della mole di dati da esso detenuta, spiegando in che direzione essa potrebbe orientarsi. Evidenzia che la maggioranza da un alto affossa una proposta ben articolata delle opposizioni e dall'altro introduce una delega evanescente e pericolosa, in grado di destrutturare la contrattazione rappresentativa e di deformare le relazioni tra le parti sociali. Invita quindi la maggioranza a riflettere sulla scelta drammatica che sta per compiere, togliendo alle organizzazioni sindacali la possibilità di intervenire nella contrattazione, sollecitando un chiarimento da parte dei colleghi nel caso in cui le sue conclusioni fossero errate.
Walter RIZZETTO, presidente, in considerazione dell'imminente avvio dei lavori dell'Assemblea, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 14.55.
SEDE REFERENTE
Martedì 28 Novembre 2023. — Presidenza del presidente Walter RIZZETTO, indi della vicepresidente Tiziana NISINI. – Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon.
La seduta comincia alle 19.25.
Disposizioni in materia di giusta retribuzione e salario minimo.
C. 1275 Conte, C. 141 Fratoianni, C. 210 Serracchiani, C. 216 Laus, C. 306 Conte, C. 432 Orlando, C. 1053 Richetti e C. 1328 Barelli.
(Seguito esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato, da ultimo, nella precedente seduta odierna.
Walter RIZZETTO, presidente, ricorda che nella precedente seduta odierna sono stati svolti numerosi interventi sull'ordine dei lavori che sono entrati anche nel merito del provvedimento e che nella presente seduta odierna, come stabilito dall'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, si passerà alle dichiarazioni di voto e alla votazione sulle proposte emendative, in modo da poter trasmettere il testo risultante dall'esame degli emendamenti alle Commissioni competenti in sede consultiva e quindi conferire il mandato alla relatrice al massimo entro le ore 15 di mercoledì 29 novembre 2023.
Ricorda che il provvedimento è calendarizzato in Assemblea per il seguito della discussione a partire da giovedì 30 novembre prossimo e che, ai sensi dell'articolo 79, comma 1, del Regolamento, il procedimento in sede referente dovrebbe concludersi almeno quarantotto ore prima della calendarizzazione del provvedimento in Assemblea. Da ciò consegue l'esigenza di trasmettere quanto prima il testo alle Commissioni competenti in sede consultiva per poi – acquisiti tali pareri – conferire il mandato alla relatrice entro i termini imposti dal calendario dell'Assemblea.
Fa presente che si passa quindi all'esame dell'emendamento Rizzetto 1.6, su cui è stato espresso il parere favorevole della relatrice e del rappresentante del Governo, chiedendo se vi siano interventi per dichiarazione di voto. Ricorda che possono intervenire in dichiarazione di voto sulle proposte emendative presentate solamente i componenti della Commissione o i sostituti dei predetti componenti.
Arturo SCOTTO (PD-IDP) interviene sull'ordine dei lavori ribadendo le richieste avanzate dal suo gruppo in merito allo svolgimento di alcune audizioni nella precedente seduta, chiedendo alla presidenza di fornire le risposte alle questioni poste.
Walter RIZZETTO, presidente, rispondendo alle questioni poste dal deputato Scotto relative allo svolgimento di alcune audizioni, informa la Commissione che data la ristrettezza dei tempi ritiene che queste non si possano svolgere nei tempi previsti evidenziando come fino alla seduta odierna abbia consentito lo svolgimento di un ampio confronto senza ricorrere al contingentamento dei tempi.
Arturo SCOTTO (PD-IDP) chiede alla presidenza di chiarire se ha ritenuto di invitare la Ministra Calderone in audizione come richiesto più volte dai gruppi di opposizione.
Walter RIZZETTO, presidente, informa la Commissione di aver sentito per le vie brevi il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ed è stato informato del fatto che la Ministra Calderone nella giornata di oggi è stata coinvolta nell'incontro con i sindacati sulla manovra economica. In ogni caso, al fine di assicurare il rispetto dei tempi stabiliti nell'ufficio di presidenza circa la conclusione dell'esame del provvedimento, ha ritenuto di non poter accedere alle richieste avanzate dai gruppi di opposizione.
Valentina BARZOTTI (M5S) intervenendo sull'ordine dei lavori rinnova la richiesta di poter ampliare il circuito chiuso anche agli esterni data la rilevanza dei temi in discussione e l'esigenza di garantire la massima trasparenza dei lavori della Commissione. Si associa quindi alla richiesta ribadita dal collega Scotto circa l'opportunità di svolgere alcune audizioni prima di procedere alla votazione degli emendamenti.
Walter RIZZETTO, presidente, ribadisce come già chiarito in più occasioni che la sede referente non prevede una pubblicità dei lavori diversa dal circuito chiuso.
Emiliano FOSSI (PD-IDP) come già richiesto nella seduta pomeridiana ritiene che la Commissione dovrebbe proseguire i suoi lavori presso la Sala del Mappamondo al fine di garantire un più ordinato svolgimento dei lavori.
Walter RIZZETTO, presidente apprezzate le circostanze non ritiene vi siano i presupposti per prevedere che i lavori della Commissione proseguano in un'altra sala.
Dà quindi conto delle sostituzioni pervenute.
Chiede quindi se vi siano interventi in dichiarazione di voto ricordando che possono intervenire solo i componenti della Commissione ovvero i loro sostituti.
Francesco MARI (AVS), intervenendo per dichiarazione di voto sull'emendamento Rizzetto 1.6, giudica del tutto impraticabile che la maggioranza possa stravolgere il testo di una proposta di legge in quota opposizione prevedendo una delega al Governo che oltretutto tradisce lo spirito della proposta di legge in esame.
Entrando nel merito del provvedimento segnala come a differenza delle proposte di legge in esame sulle quali anche gli Uffici hanno potuto elaborare un confronto sinottico circa i contenuti questa volta non sia possibile mettere a confronto nel merito il testo dell'emendamento della maggioranza con quello della proposta di legge in esame.
Ricorda, al riguardo, come la proposta di legge prevedesse tre punti cardine relativi rispettivamente all'istituzione del salario minimo legale, alla tutela della contrattazione nazionale e alla tutela della rappresentanza delle organizzazioni maggiormente rappresentative.
Osserva quindi come nessuno di questi elementi fondanti sia presente nel testo dell'emendamento che al contrario prevede una delega al Governo che evidentemente produce un effetto contrario anche sulla contrattazione di secondo livello. Ritiene che la scelta della maggioranza rappresenti Pag. 132sostanzialmente un atto di pirateria a beneficio dei cosiddetti «sindacati pirata».
Con riferimento ai previsti principi di delega ritiene che siano in effetti già scritti i contenuti dei decreti attuativi e che siano così capovolti gli obiettivi della proposta di legge a cominciare dal diritto di partecipazione dei lavoratori. Si tratta, a suo giudizio, di un colpo mortale alla contrattazione nazionale senza oltretutto prevedere lo strumento di tutela del salario minimo legale per i lavoratori, scelta che certamente indebolisce il ruolo dei sindacati. Ritiene pertanto che la maggioranza si ponga quindi contro i lavoratori, contro le organizzazioni sindacali e contro la contrattazione nazionale.
Valentina BARZOTTI (M5S) intervenendo sull'ordine dei lavori ribadisce la richiesta di spostare i lavori della commissione presso la Sala del Mappamondo anche per scongiurare il rischio di nuovi contagi dal momento che si sta assistendo a un notevole aumento dei casi di infezione da COVID-19.
Arturo SCOTTO (PD-IDP) insiste affinché la Presidenza consenta il proseguimento dei lavori della Commissione presso la Sala del Mappamondo al fine di consentire la partecipazione a tutti i deputati che intendano farlo fermo restando che saranno rispettati gli accordi assunti sul fatto che potranno intervenire solo i componenti della Commissione e i loro sostituti.
Walter RIZZETTO, presidente, apprezzate le circostanze non ritiene di accedere alla richiesta formulata circa il trasferimento della Commissione presso la Sala del Mappamondo. In particolare osserva come al momento sono presenti sia alcuni componenti della Commissione sia i loro sostituti come ad esempio i colleghi Orlando e Fossi.
Andrea ORLANDO (PD-IDP) intervenendo per fatto personale osserva come sia diritto di tutti i deputati di partecipare alle sedute delle Commissioni indipendentemente dalla possibilità di intervenire nel dibattito.
Walter RIZZETTO, presidente, conferma la decisione della presidenza di proseguire i lavori presso l'aula della XI Commissione.
Andrea ORLANDO (PD-IDP) desidera innanzitutto ringraziare i colleghi che gli consentono di intervenire in una situazione davvero complessa certamente più triste del solito. Ripercorre quindi brevemente l'iter del provvedimento in esame ritenendo come la maggioranza abbia scelto certamente uno strumento raffinato al fine di aggirare l'opinione pubblica: si tratta in realtà di un'operazione contro l'opposizione dal momento che la ratio e lo spirito della proposta di legge originaria sono di fatto travolti; si tratta a suo giudizio anche di un'operazione contro le parti sociali dal momento che il modello di contrattazione nazionale adottato nel testo dell'emendamento rappresenta una riscrittura della storia delle relazioni industriali.
Al riguardo ritiene che la maggioranza abbia intrapreso una direzione opposta al cosiddetto «patto della fabbrica» che certamente tutelava la rappresentanza dei lavoratori. Al contrario le scelte di oggi sono a favore dei cosiddetti sindacati maggiormente diffusi, concetto che ritiene evidentemente pericoloso. Invita quindi il Governo ed in particolare il collega Durigon ad un supplemento di riflessione ritenendo che il Governo con tale scelta stia andando contro la Costituzione materiale relativa alle relazioni industriali.
Si tratta a suo giudizio di un grave strappo contro le parti sociali soprattutto sul versante della contrattazione nazionale negando in sostanza tutto ciò che la maggioranza ha sostenuto fino ad oggi.
Più in generale rileva come la mancata istituzione di un salario minimo legale rappresenta una scelta ancora più grave se si riflette sulla congiuntura economica che vede il tasso di inflazione al 14 per cento, congiuntura economica che richiederebbe quindi lo strumento del salario minimo che per essere almeno dignitoso non può essere inferiore a nove euro.Pag. 133
Osserva, inoltre, come il momento storico in atto sia particolarmente difficile essendo oltretutto caratterizzato dal cosiddetto «inverno demografico» del mondo del lavoro caratterizzato dall'estrema difficoltà di trovare lavoratori sia italiani che stranieri.
Richiama inoltre la questione dell'impatto delle nuove tecnologie dell'intelligenza artificiale sul mondo del lavoro, contesto assolutamente nuovo che certo non viene assolutamente preso in considerazione.
Giudica, inoltre, assai grave anche la totale mancanza di attenzione nei confronti del tema della formazione del lavoro importato, questione a cui, a suo giudizio, la cosiddetta maggioranza sovranista dovrebbe al contrario essere particolarmente interessata.
Segnala, infine, che le scelte oggi assunte dalla maggioranza siano ancora una volta scelte contro i deboli a favore dei forti a totale discapito della correttezza e dell'efficacia delle relazioni industriali.
Marco SARRACINO (PD-IDP), intervenendo sull'ordine dei lavori, ribadisce la richiesta già avanzata da diversi colleghi di proseguire i lavori della Commissione in una sala più grande anche ai fini di assicurare la salubrità dell'aria. Chiede quindi alla presidenza di rivolgersi ai questori della Camera per conoscere quali siano i protocolli da rispettare con riferimento al distanziamento.
Walter RIZZETTO, presidente, precisa che, non essendo più il Paese in stato di emergenza, non è necessario rispettare alcun protocollo in materia di distanziamento.
Davide AIELLO (M5S), intervenendo sull'ordine dei lavori, ritiene che non vi siano le condizioni necessarie a garantire la salubrità dell'aria e si unisce alla richiesta di svolgere i lavori della Commissione in un'aula più capiente.
Leonardo DONNO (M5S) si unisce alla richiesta dei colleghi Sarracino e Aiello.
Walter RIZZETTO, presidente, ribadisce che, non essendovi protocolli in merito, non intende acconsentire alla richiesta.
Mauro Antonio Donato LAUS (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Rizzetto 1.6, ritiene che relativamente al salario minimo vi siano alcuni punti sui quali necessariamente la maggioranza e l'opposizione debbano raggiungere un'intensa comune. In primo luogo, si riferisce alla esigenza avvertita dal Paese di individuare una normativa che rafforzi la contrattazione collettiva. A suo avviso, l'unico percorso possibile per giungere a tale scopo è quello che passa attraverso l'applicazione dell'articolo 39 della Costituzione che fa riferimento alla contrattazione collettiva. Osserva tuttavia che la lettera b) del comma 2 dell'articolo 1 prevista dall'emendamento in esame indica come criterio direttivo quello di stabilire, per i settori degli appalti di servizi di qualunque tipologia, l'obbligo per le società appaltatrici e subappaltatrici di riconoscere ai lavoratori coinvolti nell'appalto trattamenti economici complessivi minimi non inferiori a quelli previsti dai contratti collettivi più applicati nella categoria nel quale l'appalto si sviluppa. Evidenzia tuttavia che, qualora il contratto più applicato fosse più basso di quello più rappresentativo, la disposizione in discussione sarebbe in contrasto con quanto previsto dalla sentenza della Corte di cassazione che ha invece utilizzato altri parametri. Un ulteriore punto sul quale ritiene non si possa non convenire è quello relativo alla necessità di garantire la certezza del diritto sia ai lavoratori che alle imprese. Ritiene quindi necessario prevedere una disposizione che stabilisca chiaramente quale sia un lavoro sottopagato e quale non lo sia. A suo avviso, inoltre, maggioranza e opposizione non possono non convenire sull'esigenza che la norma non debba creare concorrenza sleale in quanto non è possibile che un Governo di un Paese abbia l'intenzione di sfruttare i lavoratori.
Maria Cecilia GUERRA (PD-IDP), intervenendo in dichiarazione di voto, sottolinea come diverse disposizioni contenute nell'emendamentoPag. 134 Rizzetto 1.6 siano di difficile interpretazione.
In particolare, sottolinea che la lettera a) del comma 2 dell'articolo 1, che la proposta emendativa intende introdurre, prevede che ai sensi dell'articolo 36 della Costituzione il trattamento economico complessivo minimo del contratto maggiormente applicato sia la condizione economica minima da riconoscere ai lavoratori. In proposito, rammenta che la proposta di legge C. 1275 Conte, che l'emendamento in discussione intende sopprimere, non si limitava soltanto a stabilire un salario minimo bensì un trattamento economico complessivo sufficiente e proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro prestato.
Rileva inoltre come la lettera c) e la lettera g) del medesimo comma 2, prevedano principi di delega in contrasto tra loro.
Sottolinea inoltre che la proposta emendativa in discussione contiene anche alcune disposizioni superflue come quella di cui alla citata lettera g) relativa ai contratti collettivi scaduti.
Stigmatizza inoltre la previsione di strumenti di incentivazione atti a favorire lo sviluppo progressivo della contrattazione recata dalla lettera d) del citato comma 2 così come quella di cui alla lettera f) relativa a strumenti di incentivazione a sostegno del rinnovo dei contratti collettivi. Con riferimento, in particolare, alle disposizioni della citata lettera f) sottolinea come tale previsione sia priva della necessaria copertura finanziaria e ritiene pertanto che la stessa non potrà superare il vaglio della Commissione bilancio.
Da ultimo, sottolinea come le lettere h) ed i) del citato comma 2 costituiscano soltanto delle affermazioni senza recare alcun principio direttivo.
Per quanto premesso, dichiara il suo voto contrario alla proposta emendativa Rizzetto 1.6.
Valentina BARZOTTI (M5S) richiama l'attenzione della presidenza in merito alla richiesta di un deputato, non componente della Commissione, di intervenire per un richiamo al Regolamento.
Walter RIZZETTO, presidente, precisa che non essendo il collega un membro della Commissione, per una prassi consolidata, non può intervenire per un richiamo al Regolamento.
Carmela AURIEMMA (M5S) fa presente che, in assenza di un divieto esplicito, non si può limitare la possibilità dei deputati di intervenire in Commissione per richiamo al Regolamento o sull'ordine dei lavori.
Walter RIZZETTO, presidente, fa presente ai colleghi che, in caso di obiezioni, hanno strumenti a disposizione per porre la questione nelle sedi che riterranno opportune.
Carmela AURIEMMA (M5S) richiama il contenuto dell'articolo 38 del Regolamento secondo cui «ogni deputato può partecipare, senza diritto di voto, alle sedute di Commissione diversa da quella alla quale appartiene previa comunicazione al presidente della Commissione stessa da parte del Gruppo di appartenenza». Conclude quindi che, a parte la dichiarazione di voto, tutte le altre prerogative del deputato debbano essere garantite.
Walter RIZZETTO, presidente, resta fermo sulla sua posizione, essendo sia i richiami al regolamento sia gli interventi sull'ordine dei lavori, anche sulla base di un'ampia e consolidata prassi, un corollario della dichiarazione di voto.
Carmela AURIEMMA (M5S) si domanda se quindi la prassi possa consentire di derogare al rispetto delle norme regolamentari.
Arturo SCOTTO (PD-IDP) suggerisce alla presidenza, al fine di garantire il buon andamento dei lavori, di non trincerarsi dietro la prassi ma di citare esplicitamente l'articolo del Regolamento che vieta gli interventi per richiamo al Regolamento e sull'ordine dei lavori ai deputati non componenti della Commissione. Ritiene oltretutto che sia preferibile far svolgere un intervento in più senza arrivare al punto Pag. 135che debba essere richiesta la citazione esplicita dell'articolo del Regolamento.
Leonardo DONNO (M5S), posto che la collega Auriemma ha fatto riferimento all'articolo 38 del Regolamento richiamandone i contenuti, chiede al presidente di precisare quale sia l'articolo che nega ai deputati non componenti di Commissione di intervenire per richiamo al Regolamento o sull'ordine dei lavori. Richiama quindi l'esperienza maturata in Commissione Bilancio dove, pur con presidenze di diversa appartenenza politica, è sempre stato consentito a tutti di intervenire. Nel chiedere rispetto nei confronti dei colleghi che vogliono partecipare al dibattito, ribadisce la richiesta di sapere da dove il presidente abbia tratto il riferimento al «corollario» appena citato.
Walter RIZZETTO, presidente, dà lettura dei contenuti della lettera dell'allora Presidente della Camera del 9 agosto 2013. Aggiunge che gli interventi per richiamo al Regolamento o sull'ordine dei lavori costituiscono un corollario alla partecipazione fattiva alla seduta di Commissione. Invita pertanto i colleghi dissenzienti a rivolgersi eventualmente al Presidente della Camera. Richiama altresì il parere della Giunta per il Regolamento del 24 ottobre 1996.
Valentina BARZOTTI (M5S), tornando al merito, evidenzia come con questa ingegnosa delega, che la maggioranza si appresta ad approvare e con la quale si sostituisce totalmente il testo unitario delle opposizioni, si aprono scenari agghiaccianti. Fa presente in primo luogo che attribuire la delega al Governo equivale ad abdicare alle prerogative dei parlamentari e in particolare a quelle della minoranza, ribadendo che si tratta di una proposta iscritta al calendario dell'Assemblea in quota opposizione, che viene affossata con un emendamento di maggioranza. Aggiunge che la questione salariale non viene in alcun modo affrontata dal momento che la lettera a) del comma 1 dell'articolo 1 si limita a riprodurre il richiamo a trattamenti retributivi equi e giusti contenuto nell'articolo 36 della Costituzione. Ricorda che il 43 per cento dei lavoratori ha un reddito di 15 mila euro annui, che un quarto dei lavoratori meridionali percepiscono meno di 9 euro l'ora e che 22 Stati dell'Unione europea hanno introdotto il salario minimo, chiedendosi quindi perché sull'argomento l'Italia si sia meritata una delega così generica. Nel ricordare inoltre che secondo dati pubblici il 64 per cento degli elettori di Fratelli d'Italia è favorevole all'introduzione di una soglia minima, si domanda il perché di tanta ostilità da parte della maggioranza. Richiamando poi i contenuti della lettera d) del comma 1 dell'articolo 1, sottolinea che alla questione salariale si aggiunge la questione contrattuale, dal momento che la maggioranza si trincera dietro una ipotetica copertura sindacale dell'80 per cento per giustificare la mancata applicazione della soglia minima. Nel ricordare a tale proposito che in diversi settori la copertura sindacale ha percentuali decisamente inferiori, preannuncia il proprio voto contrario.
Carmela AURIEMMA (M5S) interviene sull'ordine dei lavori per sottolineare con riguardo alla decisione della presidenza di non consentire interventi per richiamo al regolamento o sull'ordine dei lavori, che nelle altre Commissioni è consentito ai colleghi non componenti di intervenire. Chiede quindi al presidente di non irrigidire l'andamento dei lavori, rilevando come il suo attuale comportamento stoni con la sua precedente gestione delle sedute della Commissione Lavoro.
Andrea ORLANDO (PD-IDP) interviene sull'ordine dei lavori per richiamare il contenuto di un'agenzia ANSA in cui il presidente Rizzetto avrebbe manifestato la propria disponibilità a rimanere qui fino a notte fonda, aggiungendo che ci si riserva di intervenire in Aula per una descrizione minuziosa delle vicende di alcuni deputati. Chiede quindi al presidente di confermare se tale dichiarazione sia stata effettivamente rilasciata, di chiarire se si tratti o meno di una minaccia, di precisare se con le descrizioni minuziose che si appresta a fare intenda riferirsi a fatti personali, a Pag. 136comportamenti individuali o a questioni di rilevanza penale e, da ultimo, se ciò corrisponda alla sua funzione di garanzia. Nel dichiarare di avere una lunga esperienza parlamentare e di non ricordare dichiarazioni di tale tenore, nemmeno nei momenti di maggiore ostruzionismo, ribadisce la richiesta al presidente di chiarire la dichiarazione rilasciata. Aggiunge che un ulteriore motivo di preoccupazione è stato dato dall'utilizzo del plurale, domandandosi se sia un plurale maiestatis che promana dal ruolo di presidente di Commissione o se invece intendesse riferirsi ad una compagnia di persone che dovrebbe assisterlo nella minuziosa descrizione.
Walter RIZZETTO, presidente, nel confermare di aver rilasciato la citata dichiarazione, precisa che non si tratta in alcun modo di una minaccia ma che intendeva dare conto in Assemblea delle diverse posizioni assunte in passato da alcuni deputati sulla medesima materia del salario minimo. Si riferisce in particolare alla proposta di legge sul salario nazionale che egli stesso aveva presentato nel 2019 e rispetto alla quale erano state fatte affermazioni molto forti da parte di diversi colleghi. Conclude quindi che se l'intenzione è quella di trascinarlo nella bagarre, la sua intenzione è quella di dare conto di ciò che è stato detto e scritto in passato sull'argomento.
Andrea MASCARETTI (FDI) nel ringraziare il presidente per i chiarimenti ritiene che sia il caso di intervenire sul provvedimento e non più sulla dichiarazione all'ANSA.
Andrea ORLANDO (PD-IDP) interviene nuovamente sull'ordine dei lavori per sottolineare che il presidente non ha risposto alle sue precedenti richieste. Nel rilevare che il termine «vicende» utilizzato dal presidente nella dichiarazione rilasciata all'ANSA non è riconducibile alle posizioni politiche espresse, chiede nuovamente se corrisponda alla funzione di garanzia del presidente uscire dall'aula di Commissione ed attivare una polemica politica contro un gruppo che sta nel frattempo intervenendo. Nel precisare che il presidente è ovviamente libero di richiamare posizioni diverse assunte in passato dalle opposizioni, ribadisce che il termine «vicende» è fuorviante in quanto attiene alla sfera personale.
Walter RIZZETTO, presidente, fa presente di aver già chiarito il senso della dichiarazione rilasciata.
Valentina BARZOTTI (M5S), intervenendo sull'ordine dei lavori, nel sottolineare la gravità e l'inopportunità della dichiarazione rilasciata dal presidente, chiede che venga immediatamente convocata una riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi. Ritiene infatti che il presidente stia comprimendo il dibattito in maniera scorretta, preannunciando l'intenzione dell'opposizione di mettere in atto tutte le azioni possibili per garantire il buon andamento dei lavori e il rispetto delle prerogative parlamentari.
Walter RIZZETTO, presidente, fa presente che non sta in alcun modo comprimendo il dibattito.
Arturo SCOTTO (PD-IDP) interviene sull'ordine dei lavori per associarsi alla richiesta della collega.
Marco GRIMALDI (AVS), evitando di tornare sulla questione della possibilità o meno per i deputati non componenti della Commissione di intervenire in dichiarazione di voto, ritiene tuttavia che non si possa ridurre ulteriormente la loro partecipazione alla seduta, pretendendo che si limitino ad assistere come se si trattasse di uno spettacolo cinematografico. Considera inoltre inaccettabile che un presidente si allontani dalla seduta per minacciare le opposizioni, utilizzando peraltro il plurale come se la maggioranza si apprestasse a spiegare in Assemblea in che modo le «cattive opposizioni» le avrebbero impedito di lavorare. Aggiunge che si tratta di una proposta iscritta nel calendario dell'Assemblea in quota opposizione, che la maggioranzaPag. 137 ha rapinato con una delega pirata al Governo.
Walter RIZZETTO, presidente, ribadisce che nella sua dichiarazione intendeva riferirsi a vicende politiche di colleghi che si sono espressi in passato in modo molto diverso sul salario minimo. Ricorda quindi che nello scorso ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, si era riservato la possibilità di prevedere un contingentamento dei tempi per le dichiarazioni di voto sulle proposte emendative presentate, consentendo, in applicazione dell'articolo 85, comma 7, del Regolamento, su ciascun emendamento una dichiarazione di voto per non più di cinque minuti ad un deputato per Gruppo, senza che alcuno sollevasse obiezioni. Nel ricordare che siamo a meno di 48 ore dall'approdo del provvedimento in Assemblea, richiama il contenuto della lettera della Presidente Boldrini del 2013, in risposta all'allora capogruppo del MoVimento 5 Stelle.
Marcello COPPO (FDI) ritiene che il presidente abbia chiarito che la sua dichiarazione, lungi dal costituire una minaccia, era volta a ricordare, in una legittima dialettica politica, ciò che in passato è stato detto sull'argomento. Ritiene altresì che sia stato chiarito che non vi era alcun riferimento a questioni penali o personali, a meno qualcuno sia a conoscenza di informazioni ignorate dai più. Ciò premesso, manifesta la volontà di parlare piuttosto del provvedimento, di cui sottolinea l'importanza.
Arturo SCOTTO (PD-IDP), intervenendo sull'ordine dei lavori, nel richiamare le affermazioni del collega Coppo, fa presente che l'opposizione ha parlato a lungo senza che la maggioranza abbia pronunciato una sola parola su un emendamento che cancella la proposta delle opposizioni per trasformarla in una delega al Governo. Nel chiedere che almeno i colleghi della maggioranza spieghino cosa ne pensano, con riguardo al contingentamento dei tempi richiamato dal presidente, fa presente che nell'ufficio di presidenza si era invece fatto riferimento all'ipotesi di concedere 10 minuti per ciascun deputato. Pertanto, considerato che sono già intervenuti 5 colleghi dell'opposizione, mancano ancora 7 interventi per un totale di 70 minuti.
Walter RIZZETTO, presidente, chiarisce al collega Scotto di aver fatto riferimento, quanto al contingentamento dei tempi, all'ultimo ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, svoltosi nella giornata del 22 novembre 2023.
Maria Cecilia GUERRA (PD-IDP), al fine di ripristinare un clima sereno, consiglia al presidente, in primo luogo, di chiarire con un intervento pubblico quello che ha in questa sede precisato con riguardo alla dichiarazione rilasciata all'ANSA e, in secondo luogo, di dire in Commissione ciò che ha intenzione di dichiarare in Assemblea.
Davide AIELLO (M5S), intervenendo sull'ordine dei lavori, ricorda quanto accaduto nell'ultima riunione dell'ufficio di presidenza quando il presidente ha proposto il contingentamento dei tempi degli interventi. Ricorda perfettamente come tutti i gruppi di opposizione si siano espressi in senso contrario a tale proposta.
Ritiene quindi che in questo frangente la presidenza stia evidentemente calpestando i diritti delle opposizioni non accedendo a nessuna delle richieste avanzate. Ritiene, più in generale, come data la delicatezza della situazione occorrerebbe piuttosto che la presidenza, andando oltre l'evidenza dei numeri, tuteli anche i diritti delle opposizioni senza limitarsi a citare precedenti assai risalenti nel tempo circa la legittimità del contingentamento dei tempi.
Walter RIZZETTO, presidente, con riferimento alle considerazioni svolte dal collega Aiello ricorda come nello speech distribuito nel corso dell'ultima riunione dell'ufficio di presidenza fosse esplicitamente previsto il ricorso al contingentamento dei tempi. Al riguardo ricorda perfettamente la posizione espressa dei gruppi evidenziando come in assenza dei tre quarti dei componentiPag. 138 dell'ufficio di presidenza le decisioni sono assunte dalla Presidenza che se ne assume la responsabilità.
Leonardo DONNO (M5S) con riferimento alla questione del contingentamento dei tempi nonché alla questione relativa alla possibilità che intervengano in dichiarazione di voto solo i componenti della Commissione ovvero i loro sostituti, segnala che la Presidenza ha consentito al collega Grimaldi di intervenire pur non essendo in sostituzione di alcun componente. Nel giudicare non così rilevanti i precedenti citati anche perché molto risalenti nel tempo, ritiene che nel dare la parola al collega Grimaldi la Presidenza in realtà abbia inaugurato una nuova prassi in materia. Al riguardo si chiede piuttosto perché la Presidenza non abbia voluto dare la parola anche al collega Colucci.
Walter RIZZETTO, presidente, nel segnalare che risultano iscritti ad intervenire ancora cinque deputati evidenzia come sia prerogativa della Presidenza dare la parola ai deputati che lo richiedano in base alle circostanze. Ritiene quindi di consentire al collega Colucci di svolgere un breve intervento della durata di due minuti.
Alfonso COLUCCI (M5S) intervenendo sull'ordine dei lavori nonché per un richiamo al Regolamento, evidenzia come la Presidenza debba tutelare, in ogni circostanza, il diritto di parola dei deputati. Al riguardo segnala che la norma del Regolamento citata dalla Presidenza possa essere considerata valida solo per le sedute dell'Assemblea e non possa essere estesa ai lavori delle Commissioni. In proposito segnala piuttosto le disposizioni contenute nell'articolo 38 del Regolamento. Ribadisce pertanto la necessità che la Presidenza garantisca il rispetto del diritto deputati ad intervenire e chiede pertanto di poter intervenire in dichiarazione di voto per almeno 10 minuti.
Walter RIZZETTO, presidente, con riferimento alla questione relativa alle norme applicabili ai lavori delle Commissioni ed in particolare sulla questione del contingentamento dei tempi ritiene che nelle sedute delle Commissioni, a seconda delle circostanze che vengono valutate dalla Presidenza, possano essere applicati sia l'articolo 50, comma 1, così come l'articolo 85, comma 7, del Regolamento. Relativamente alla richiesta avanzata dal collega Colucci ritiene di non potervi accedere dal momento che egli non fa parte della Commissione. Ribadisce, infine, come il contingentamento dei tempi deciso nell'ambito dell'ufficio di presidenza discenda dalla necessità di limitare gli interventi e garantire la conclusione dell'esame del provvedimento nei tempi previsti dal calendario dell'Assemblea.
Andrea ORLANDO (PD-IDP) intervenendo sull'ordine dei lavori, invita la Presidenza a chiarire il senso delle decisioni preannunciate in ordine al contingentamento dei tempi identificando con precisione la norma del Regolamento che si intende applicare. Più in generale dichiara di non comprendere le ragioni per le quali la Presidenza voglia limitare l'intervento dei deputati nel limite di cinque minuti creando in tal modo un inutile contenzioso e un'inutile situazione di tensione con i gruppi di opposizione. Nello stigmatizzare la conduzione dei lavori fin qui operata dalla Presidenza, invita a valutare con razionalità l'effettiva necessità di un contingentamento dei tempi degli interventi così restrittivo.
Walter RIZZETTO, presidente, ribadisce che la decisione assunta nell'ambito dell'ufficio di Presidenza sia stata chiara e ricorda che ancora vi sono numerosi deputati iscritti a parlare.
Vincenzo AMENDOLA (PD-IDP), intervenendo sull'ordine dei lavori, ritiene di dover precisare che il precedente citato relativo alla lettera della Presidente Boldrini, datata 9 agosto 2013, si riferisca ad un episodio ben preciso in cui fu occupata l'Aula della Commissione Affari esteri, impegnata nella ratifica sulla TAV. Ritiene quindi che la citazione di tale precedente Pag. 139non sia congruente rispetto alla situazione odierna. Invita pertanto la Presidenza e gli uffici che lo assistono, a suo giudizio in modo non adeguato, ad approfondire le questioni poste e a non fornire informazioni non precise che interferiscono con il buon andamento dei lavori.
Walter RIZZETTO, presidente, nel sottolineare l'egregio lavoro svolto dagli Uffici della Commissione che lo assistono nella conduzione dei lavori, ribadisce la ristrettezza dei tempi di esame del provvedimento il cui inizio in Assemblea è fissato per la giornata di giovedì 30 novembre. Ribadisce pertanto come la responsabilità della Presidenza sia di assicurare la conclusione dell'esame del provvedimento nei tempi previsti dal calendario.
Valentina BARZOTTI (M5S) intervenendo sull'ordine dei lavori, ritiene necessario stigmatizzare ancora una volta la decisione circa il contingentamento dei tempi degli interventi che, a suo giudizio, non è giustificata dalle circostanze; rinnova quindi la richiesta di trasferire i lavori della Commissione presso la Sala del Mappamondo.
Arturo SCOTTO (PD-IDP) intervenendo sull'ordine dei lavori suggerisce alla presidenza maggiore prudenza ed equilibrio evitando il previsto contingentamento dei tempi che nello speech distribuito nell'ufficio di presidenza era previsto solo come mera eventualità. Con riferimento all'intervento del collega Amendola condivide le considerazioni svolte in merito, evidenziando come in questa circostanza non vi sia alcuna intenzione di occupare la Commissione da parte dai gruppi di opposizione. Invita la maggioranza quindi a ritirare l'emendamento Rizzetto 1.6 in esame che prevede una delega in bianco al Governo assai deprecabile.
Walter RIZZETTO, presidente, propone alla Commissione di proseguire con gli interventi in dichiarazione di voto fino alle ore 22.15 e poi di procedere con la votazione degli emendamenti.
Davide AIELLO (M5S), intervenendo in dichiarazione di voto sull'emendamento Rizzetto 1.6, ritiene doveroso stigmatizzare nuovamente la conduzione dei lavori da parte della Presidenza.
Passando al merito dell'emendamento in esame, osserva come la maggioranza con tale proposta calpesti i diritti dei lavoratori che hanno salari assolutamente non dignitosi piuttosto che intervenire per migliorare la loro condizione. Stigmatizza pertanto la scelta della maggioranza di introdurre delle norme di delega al Governo senza rispettare lo spirito della proposta di legge in quota opposizione.
Si tratta a suo giudizio di una delega in bianco che non chiarisce il contenuto dei previsti provvedimenti attuativi ma che piuttosto prevede un termine di sei mesi che certamente non verrà rispettato. Ritiene piuttosto che la strada intrapresa dal Governo e dalla maggioranza rappresenti un torto per i 3 milioni di lavoratori che vivono in condizioni di povertà ed esprime un forte rammarico per il silenzio della maggioranza durante i lavori della Commissione che ha di fatto rifiutato un confronto nel merito degli emendamenti presentati dai gruppi di opposizione.
Ritiene che con tale scelta il Governo abbia deciso di collocare l'Italia, uno dei Paesi fondatori, come fanalino di coda in Europa senza dare alcuna risposta adeguata sul tema del salario minimo. Si tratta a suo giudizio di perdere un'importante occasione per consentire a tutto il sistema economico-sociale di compiere un passo in avanti a tutela dei diritti dei lavoratori.
In particolare ritiene che i principi della contrattazione collettiva nazionale andassero rafforzati mentre oggi si sceglie di prevedere la prevalenza di contratti che non prevedono l'istituto del salario minimo, a differenza di numerosi paesi europei. Infine dichiara di attendere con interesse il momento in cui il presidente Rizzetto sarà in televisione a provare a difendere i diritti dei lavoratori.
Antonio D'ALESSIO (AZ-PER-RE) ritiene, preliminarmente, che la presidenza, della quale riconosce le ottime capacità di gestire i lavori della Commissione, questa Pag. 140sera, non acconsentendo alle richieste dei colleghi di svolgere i lavori nella sala del Mappamondo, non abbia compreso la problematica oggettiva posta alla base della richiesta.
Ciò premesso, stigmatizza il comportamento della maggioranza che, attraverso un emendamento, di fatto sta svuotando di valore la cosiddetta «quota opposizione» con la quale l'opposizione – che non può certo pretendere che la maggioranza sostenga una sua proposta – si vede garantire la possibilità di discutere un argomento di suo interesse in Parlamento. Sottolinea quindi come il grado di civiltà di un Paese si misuri in base a come nello stesso si tutelano le minoranze e ritiene perciò particolarmente grave l'atteggiamento della maggioranza con il quale si mira non tanto a intestarsi un tema politico ma a cambiare totalmente il contenuto di un provvedimento relativo a una delicata questione sulla quale le opposizioni, facendo uno sforzo politico e tecnico, avevano individuato una soluzione unica e che legittimante avevano ottenuto di poter trattare.
Sottolinea come in Parlamento non siano mai stati registrati dei precedenti in tal senso e ritiene pertanto che quella posta in essere dalla maggioranza sia un'azione fuori dal perimetro del Regolamento.
Marco SARRACINO (PD-IDP), sottolineando come i colleghi della maggioranza presenti questa sera non siano intervenuti nel dibattito, ricorda che già nei primi giorni della legislatura erano state presentate alcune proposte di legge in materia di salario minimo proprio per rispondere all'esigenza di oltre 3,5 milioni di lavoratori italiani che, a causa delle loro retribuzioni, vivono sotto la soglia di povertà.
Ricorda che, successivamente alla presentazione di tali proposte di legge, sono state discusse in Aula alcune mozioni e rammenta come nel corso di tale dibattito fosse già emersa la contrarietà della maggioranza e della Ministra Calderone al salario minimo che – poco dopo – veniva definito una «misura sovietica» da un Vicepresidente del Consiglio dei ministri.
Ricorda quindi che il provvedimento in esame era stato avviato dall'Assemblea senza che la Commissione ne deliberasse il mandato al relatore e che l'Assemblea ne ha rinviato l'esame alla Commissione.
Sottolinea come ora, con la proposta emendativa Rizzetto 1.6, si sia giunti all'ultimo atto, con il quale la maggioranza snatura il contenuto della proposta di legge e trasforma la stessa in una delega al Governo.
Ritiene che sarebbe stato più corretto che la maggioranza avesse da subito precisato di essere contraria al salario minimo in quanto favorevole ad un sistema economico basato sulla compressione dei diritti dei lavoratori e sulla svalutazione del lavoro.
Non condivide pertanto la proposta della maggioranza che ritiene possa peggiorare la situazione attuale e sottolinea come la previsione di un salario minimo di 9 euro l'ora tenga conto della crescita dell'inflazione.
Evidenzia inoltre come mentre il testo dell'emendamento in discussione faccia riferimento ai contratti collettivi più applicati, le opposizioni ritengono che ci si debba riferire ai contratti maggiormente rappresentativi e sottolinea come il tema della rappresentanza non possa coincidere con quello dei contratti più applicati.
Ritiene, inoltre, che la lettera d) del comma 2 dell'articolo 1 della delega prevista dall'emendamento Rizzetto 1.6 reintroduca il tema delle gabbie salariali e sottolinea come una gravissima previsione in base alla quale dei dipendenti pubblici possano essere pagati diversamente su base territoriale metta in crisi l'unità nazionale.
Osserva quindi come tale proposta emendativa costituisca un grave colpo per il Mezzogiorno.
Per quanto attiene al metodo utilizzato dalla maggioranza per l'esame del provvedimento, rammenta come già dalla scorsa settimana i gruppi di minoranza avessero chiesto di poter svolgere l'audizione della Ministra del lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, e del presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, Renato Brunetta. A suo avviso, il mancato svolgimento di tale ultima audizione si dovrebbe imputare al timore che la Pag. 141maggioranza ha rispetto al giudizio sul tema da parte di tale organo.
Stigmatizza quindi il comportamento della maggioranza che di fatto sta cancellando il diritto delle opposizioni a veder discusso un proprio argomento e sottolinea come non approvando la proposta di legge in discussione la maggioranza sita voltando le spalle a oltre 3,5 milioni di persone che, nonostante svolgano un'attività lavorativa, vivono al di sotto della soglia di povertà.
Ciò premesso, dichiara il voto contrario del suo gruppo sulla proposta emendativa Rizzetto 1.6.
Leonardo DONNO (M5S) ricorda come, nella XVIII legislatura, il presidente Rizzetto, nella relazione alla sua proposta di legge C. 1542, in tema di salario minimo, affermava che «riconoscere un salario minimo è un provvedimento necessario per sostenere i lavoratori più marginali e riconoscere il lavoro come strumento di dignità, in coerenza con i fondamentali princìpi della Repubblica».
Evidenzia quindi come tale posizione non corrisponda a quanto previsto dall'emendamento in discussione.
Rileva inoltre che la maggioranza afferma di andare incontro alle esigenze degli oltre 3,5 milioni di lavoratori che vivono sotto la soglia di povertà introducendo un taglio al cuneo fiscale. Osserva tuttavia che tale taglio non si applica ai redditi inferiori ai 15 mila euro e pertanto tali lavoratori non saranno interessati da questa misura.
Si domanda quindi per quanto tempo ancora la maggioranza e l'Esecutivo intendano continuare a giocare sulla pelle di questa categoria di lavoratori e ritiene che anche la previsione di una delega sia soltanto un espediente volto a ingannare il proprio elettorato – che è attento all'argomento – nel corso della campagna elettorale per le elezioni europee.
Ribadisce da ultimo l'intenzione del suo gruppo di continuare a battersi per l'introduzione del salario minimo ritenendola una misura di dignità.
Aboubakar SOUMAHORO (MISTO) ritiene che con la presentazione da parte della maggioranza dell'emendamento in discussione non si stia tentando soltanto di effettuare uno scippo istituzionale. Ricordando quindi come il sottosegretario Durigon sia stato un sindacalista e richiamando l'articolo 39 della Costituzione che sancisce la libertà dell'attività sindacale, teme che l'intenzione dell'Esecutivo sia quella di creare un sindacato unico che riporterebbe il Paese a periodi che non gli fanno onore.
Si domanda quindi se il «silenzio rumoroso» della maggioranza sia la conseguenza di un commissariamento della delegazione parlamentare da parte del Governo su una materia particolarmente delicata.
Invita quindi i colleghi ad assumersi le proprie responsabilità e ad affermare chiaramente se non sono favorevoli al salario minimo e se intendono porre le basi per una «weberizzazione» della contrattazione.
Ciò premesso, dichiara il voto contrario sull'emendamento Rizzetto 1.6.
Walter RIZZETTO, presidente in considerazione del fatto che sono le ore 22.15, come preannunciato, pone in votazione l'emendamento a sua prima firma 1.6, avvertendo che, trattandosi di emendamento che, nella sua parte conseguenziale, prevede, tra l'altro, la soppressione degli articoli 2, 3, 4, 5, 6, 7 e 8, con la sua eventuale approvazione si intenderebbero precluse tutte le proposte emendative presentate a tali articoli.
Arturo SCOTTO (PD-IDP) protestando vivamente per il fatto che il presidente non intenda consentire lo svolgimento degli ultimi due interventi, preannuncia l'intenzione del suo gruppo di abbandonare la seduta.
Valentina BARZOTTI (M5S) protesta reiteratamente e vivamente ritenendo indecorosa la tagliola messa in atto dal presidente.
(nel frattempo vive e prolungate proteste da parte dei deputati dell'opposizione – più Pag. 142deputati gridano 'Vergogna' nei confronti della presidenza – il deputato Scotto lancia alcuni fogli di carta alla volta della presidenza)
Walter RIZZETTO, presidente, censura il comportamento del deputato Scotto.
Arturo SCOTTO (PD-IDP) preannuncia veementemente l'intenzione di censurare il comportamento del presidente, dichiarandosi convinto che la maggioranza pagherà nel Paese tale atteggiamento. Fa vivamente presente che la maggioranza sta svendendo il Parlamento, evidenziando che non è stato consentito di parlare a due capigruppo di opposizione.
La Commissione, tra le vive proteste dell'opposizione, approva l'emendamento Rizzetto 1.6.
Walter RIZZETTO, presidente, avverte che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento Rizzetto 1.6, risulta preclusa la votazione degli emendamenti Soumahoro 1.7, Boschi 1.3 e 1.4, Faraone 1.5, Soumahoro 1.1 e 1.2, Marattin 2.3 e 2.1, Soumahoro 2.2, 2.4, 3.1 e 4.1 nonché degli identici emendamenti Marattin 7.2 e Scotto 7.3.
Avverte altresì che, essendosi concluso l'esame delle proposte emendative, il testo del provvedimento, così come risultante dalla proposta emendativa approvata, verrà inviato alle Commissioni competenti in sede consultiva ai fini dell'espressione del prescritto parere.
Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 22.20.