XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 479 di martedì 13 maggio 2025

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

BENEDETTO DELLA VEDOVA , Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'8 maggio 2025.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 98, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative volte a favorire le assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, in particolare attraverso lo scorrimento e la proroga delle graduatorie degli idonei - nn. 3-01938, 3-01939, 3-01940, 3-01941, 3-01942, 3-01944, 3-01945 e 3-01943)

PRESIDENTE. Passiamo alle prime interrogazioni all'ordine del giorno Casu n. 3-01938, Sarracino ed altri n. 3-01939, Scotto ed altri n. 3-01940, Bonafe' ed altri n. 3-01941, Casu n. 3-01942, Laus e Casu n. 3-01944, Roggiani ed altri n. 3-01945 e Auriemma ed altri n. 3-01943 (Vedi l'allegato A).

Le interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente

La Sottosegretaria di Stato, Giuseppina Castiello, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il tema sollevato dagli onorevoli interroganti mi permette di fornire gli opportuni chiarimenti, oltre che sulla vicenda che ha interessato Roma Capitale, anche in merito all'utilizzo delle graduatorie vigenti, questione che viene posta in termini ricorrenti.

Per quanto attiene alla richiesta di Roma Capitale di poter attingere ad alcune graduatorie Ripam relative al “Concorso pubblico per titoli ed esami per copertura di complessivi 2.293 posti di personale non dirigenziale - area II (…)”, si rappresenta che il comune ha richiesto, quale presupposto per l'utilizzo delle graduatorie, che non vi fossero pendenze di eventuali ricorsi sulle graduatorie stesse, specificando che l'esistenza di contenzioso avrebbe costituito motivo ostativo, da parte della predetta amministrazione, all'utilizzo delle medesime.

L'esito dell'istruttoria condotta dagli uffici del Dipartimento della funzione pubblica, in relazione agli avvisi di scorrimento ai quali il comune di Roma ha preso parte, ha condotto ad escludere la possibilità di utilizzare le relative graduatorie, stante la presenza di contenziosi.

L'occasione che viene fornita dagli onorevoli interroganti mi è gradita, inoltre, per fornire alcuni chiarimenti generali in merito al tema dello scorrimento delle graduatorie, che è stato oggetto di recenti interventi normativi. In particolare, con il decreto-legge 14 marzo 2025, n. 25, convertito in legge, con modificazioni, lo scorso 7 maggio, è stato introdotto un necessario - quanto atteso - chiarimento relativo al rapporto tra l'istituto dello scorrimento di graduatorie vigenti e l'indizione di nuovi concorsi.

La recente evoluzione legislativa succedutasi in materia di scorrimento di graduatorie è stata, infatti, ispirata alla scelta volta a contenere il ricorso all'utilizzo di tale istituto in favore del reclutamento del personale tramite indizione di nuovi concorsi, nell'ottica di consentire alle amministrazioni di reclutare le migliori risorse disponibili tra quelle che si sono sottoposte alla selezione concorsuale.

In particolare, per garantire omogeneità all'operato delle amministrazioni pubbliche, l'articolo 4, al comma 1, del citato provvedimento, ha, infatti, inteso chiarire la portata applicativa dell'articolo 4, comma 3, lettera a), del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, come convertito, che dispone in ordine alla necessaria assunzione, da parte delle amministrazioni, di tutti i vincitori di una procedura concorsuale prima che possa procedersi all'espletamento di nuova e diversa procedura.

Tale disposizione, seppur riferita all'assunzione dei soli vincitori dei concorsi, è stata talvolta diversamente intesa, al punto da far ritenere sussistente un onere dello scorrimento di graduatorie vigenti prima di indire nuovi concorsi. Non è così e non lo è più da diversi anni.

Infatti, l'articolo 1, comma 363, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, ha abrogato - ritenendola, già all'epoca, non più rispondente alle esigenze assunzionali della pubblica amministrazione - la lettera b) dell'articolo, che prevedeva il previo scorrimento degli idonei di graduatorie vigenti, e non solo dei vincitori, prima di bandire un nuovo concorso.

La disposizione abrogata era sorta in periodo di spending review, quando, molto spesso, neppure tutti i vincitori dei concorsi banditi venivano, poi, assunti. Si trattava, pertanto, di una misura straordinaria e contingente, che, già dal 2018-2019, non aveva più ragione di trovare applicazione.

Peraltro, la categoria dei vincitori non è in alcun modo sovrapponibile a quella degli idonei e questo è tanto più vero in considerazione delle modifiche legislative da ultime intervenute sull'articolo 35, comma 5-ter, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, con cui si è limitato lo scorrimento delle graduatorie concorsuali ai soggetti idonei collocati in posizione più vicina a quella dei vincitori (il cosiddetto taglia idonei, per intenderci).

Va sottolineato che, ciò nonostante, non sono state ignorate le istanze di regioni ed enti locali, che, come noto, bandiscono generalmente procedure per un numero limitato di posti. Si è, dunque, introdotta una limitazione all'ambito applicativo della citata disposizione, in relazione, appunto, al numero di posti banditi dai diversi concorsi, alle dimensioni dell'ente (con popolazione inferiore a 3.000 abitanti), o per particolari categorie di personale (per esempio, il personale sanitario, il personale socio-sanitario, il personale educativo e scolastico, il personale impiegato nei servizi educativo-scolastici gestiti direttamente dai comuni e dalle unioni dei comuni).

Ad oggi, con la legge di bilancio per il 2025, è stata introdotta una riduzione del turnover nelle pubbliche amministrazioni, circostanza che ha indotto a ritenere necessaria - auspicata anche da regioni ed enti locali - una sospensione temporanea della regola che limita al 20 per cento il numero di idonei inseribili nelle graduatorie per i concorsi approvati nel 2024 e 2025, consentendo, quindi, di attingere a un numero maggiore di idonei, nei limiti delle facoltà assunzionali previste.

Ciò anche in relazione al fatto che talune procedure di reclutamento sono finalizzate anche al conseguimento di obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che impongono di raggiungere un target numerico prestabilito anche per talune categorie di personale (è il caso, ad esempio, del personale addetto agli uffici del processo).

Sempre in materia di utilizzo delle graduatorie, inoltre, con lo stesso decreto-legge sono state introdotte ulteriori specificazioni, volte a prevedere, in particolare: che un'amministrazione possa utilizzare una graduatoria di altra amministrazione in presenza di profili professionali sovrapponibili a quelli già individuati nei propri atti di programmazione; che per l'utilizzo sarà sufficiente il previo accordo con l'amministrazione “proprietaria” della graduatoria; che l'utilizzo avvenga, ovviamente, nel rispetto dell'ordine progressivo della graduatoria.

Lo scorrimento delle graduatorie, in sintesi, pur configurandosi come un istituto utile in determinate circostanze, ha un ruolo meramente eventuale, complementare e residuale rispetto alla procedura concorsuale. L'obiettivo è e resta quello di rendere la pubblica amministrazione più efficiente e qualificata, privilegiando il reclutamento dei candidati che siano risultati più preparati nelle selezioni pubbliche, salvo casi eccezionali che richiedano regole straordinarie.

Per quanto attiene alla proposta di svolgere un piano straordinario di assunzioni, si rappresenta che gli strumenti di pianificazione a disposizione delle amministrazioni non necessitano un provvedimento quale quello auspicato dagli onorevoli interroganti. Resta fermo che il Dipartimento della funzione pubblica è costantemente a disposizione delle realtà locali per ogni forma di supporto che dovesse essere ritenuto necessario.

PRESIDENTE. Il deputato Casu ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alle sue interrogazioni.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ringrazio la Sottosegretaria per essere qui oggi, ringrazio le onorevoli colleghe e gli onorevoli colleghi presenti. Non possiamo essere soddisfatti di questa risposta, anche perché è una risposta che arriva a 7 interrogazioni che, come gruppo del Partito Democratico, abbiamo presentato a partire dal 29 novembre 2022. Quello che ci viene detto, per esempio, in relazione alla questione che abbiamo posto relativa alla richiesta di convenzione che era stata attivata dal comune di Roma è paradossale.

Perché si dice che c'è un problema legato a contenziosi, ma sono tutti contenziosi che si sono originati per la scelta del Governo di non ascoltare quella che non era solo la richiesta delle opposizioni, ma che era il grido di dolore di un'intera generazione che ha fatto concorsi, ha superato prove, ha fatto sacrifici ed è in grado di poter offrire subito il contributo che serve alle immense carenze della pubblica amministrazione. Stiamo parlando di un milione di persone che andranno in quiescenza da oggi al 2033 che, invece, si trovano frustrate nella possibilità di entrare per una scelta che viene anche oggi ribadita, in toni sicuramente più garbati rispetto alle crude, ingiuste e non vere parole che abbiamo sentito dalla voce del Ministro Zangrillo in Commissione, quando ci ha detto che solo in Italia gli idonei vengono considerati vincitori di concorso o hanno la possibilità di entrare nella pubblica amministrazione, perché sono solo dei bocciati, e farli entrare, invece, potrebbe abbassare il livello della qualità della pubblica amministrazione, ma non meno gravi, perché vanno a colpire quello che è uno degli strumenti che l'ordinamento, ma anche il buon senso, ci consentirebbe di poter attivare per offrire quei servizi migliori di cui hanno bisogno i cittadini, colmando queste esigenze.

Se, lo abbiamo sentito anche ieri dal Ministro Zangrillo, c'è un tema legato al turnover, alle ragioni per cui c'è stato un blocco del turnover negli anni passati, quello che dovrebbe motivare questo Governo è perché avete deciso voi di ripristinare - voi, questo Governo - questo blocco del turnover. Quindi queste risposte non sono sufficienti. Quello che abbiamo chiesto dal primo giorno è un aspetto semplice, ossia cercare di valorizzare queste energie, di farlo non in maniera ideologica, ma in maniera pratica, in maniera pragmatica e di andare proprio a prevenire che sia una sede giudiziaria quella in cui poi si vadano a cercare la difesa dei diritti di persone che hanno studiato e che potrebbero contribuire da subito.

Devo dire che molte di queste interrogazioni le dovremo ripresentare, perché comunque manca il riferimento ad alcune questioni specifiche.

Avevamo chiesto le graduatorie CU/GIUL e CU/ISPL, avevamo chiesto un aspetto per quanto riguarda la graduatoria ECO, la graduatoria AMM, RIPAM, tutta una serie di concorsi su cui avevamo chiesto di capire qual è il punto di vista. Nel frattempo, queste interrogazioni, da due anni e mezzo a oggi, hanno portato poi alcune di queste graduatorie a scadere. Quando noi - questo ci teniamo a dirlo - chiediamo una proroga, noi chiediamo una proroga non per far vivere 10 anni le graduatorie, ma semplicemente perché questo atteggiamento ostile allo scorrimento delle graduatorie da parte di questo Governo sta generando questa ingiustizia nei confronti di queste persone, che renderebbe necessaria una proroga per far sì che questa loro possibilità di contribuire al miglioramento della pubblica amministrazione venga garantita da subito.

Un'ultima osservazione: in una nostra interrogazione, quella del 10 novembre 2023, eravamo intervenuti prima che venissero pubblicati i concorsi del Ministero della Difesa e dell'Agricoltura che hanno dato vita a uno di questi contenziosi, quello dei funzionari amministrativi. Noi avevamo chiesto prima di chiarire cosa si intendesse fare per fare sì che ci fossero le convenzioni necessarie e utili allo scorrimento di quelle graduatorie. Se ci fosse stata quell'azione del Governo, non ci sarebbe stato nessun ricorso. Invece, questa scelta ha dato una doppia penalizzazione, perché ha penalizzato sia chi aspettava di scorrere sia chi ha fatto i nuovi concorsi e si è visto fermare.

Quindi, la nostra richiesta veramente è di portare avanti un'azione nell'interesse del Paese e quindi di affiancare a una stagione di nuovi concorsi la valorizzazione di quelle risorse immediatamente disponibili, che non possono continuare a essere frustrate in questo modo.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti, le studentesse e i docenti dell'Università degli Studi Internazionali di Roma, UNINT, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

La deputata Auriemma ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. No, non sono soddisfatta, anche perché l'oggetto della nostra interrogazione riguardava soprattutto la volontà del Ministro della Pubblica amministrazione di incentivare l'assunzione nella pubblica amministrazione. Faccio presente che l'allora Ministro Brunetta aveva sancito in 4 milioni di dipendenti pubblici l'obiettivo da raggiungere per quanto riguarda la realizzazione del PNRR, e, quindi, la necessità di rafforzare la nostra pubblica amministrazione, che vive un momento, per quanto riguarda il personale, molto, molto critico.

Sappiamo che gli attuali 3,2 milioni di dipendenti non sono sufficienti, non riescono a garantire l'attuazione del Piano di ripresa e resilienza. Quindi, la nostra interrogazione puntava proprio su questo, cioè, alla luce anche del grande flop del 2023 - la Ragioneria generale dello Stato ha diffuso i dati relativamente al 2023, dove c'è un calo importante del personale, soprattutto negli enti del Mezzogiorno - chiedevamo al Ministro una presa di posizione rispetto alla possibilità di assumere. Noi abbiamo comuni che non riescono a realizzare e a mettere a terra i progetti del Piano di ripresa e resilienza proprio perché non hanno personale.

Quindi, secondo la nostra posizione, questo Governo, in modo particolare il Ministro per la Pubblica amministrazione deve fare un investimento serio sul personale della pubblica amministrazione. Noi abbiamo avuto da poco il secondo decreto PA, che, in realtà, prevede un rafforzamento soltanto degli staff dei Ministeri, mentre non si va a rafforzare il personale della pubblica amministrazione, il personale degli enti locali, che sono gli enti di prossimità, quelli più vicini al cittadino. Su questo non abbiamo avuto risposte, vediamo ancora che il Governo è silente e si gira dall'altra parte.

(Chiarimenti in ordine alla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale in relazione all'ondata di maltempo che ha colpito la Toscana a marzo 2025 - n. 3-01854)

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato, Giuseppina Castiello, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Furfaro e Fossi n. 3-01854 (Vedi l'allegato A).

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. A fronte della richiesta avanzata dal presidente della regione Toscana il 14 marzo 2025, il Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, con decreto del 14 marzo 2025, ha dichiarato lo stato di mobilitazione del Servizio nazionale della Protezione Civile, in conseguenza delle avverse condizioni meteorologiche che hanno interessato il territorio della regione Toscana a partire dal 14 marzo 2025. Successivamente, il presidente della regione Toscana, con nota del 15 marzo 2025, ha chiesto la deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale. Il Consiglio dei ministri, alla luce anche della nota del 3 aprile 2025 dello stesso presidente della regione Toscana e all'esito dei sopralluoghi effettuati nei giorni dal 24 al 28 marzo 2025 dai tecnici del Dipartimento della Protezione Civile, unitamente ai tecnici della regione Toscana e degli enti interessati, ha dichiarato, nella seduta del 9 aprile 2025, lo stato di emergenza di rilievo nazionale per la durata di 12 mesi.

Questo in conseguenza degli eccezionali eventi meteorologici che si sono verificati a partire dal giorno 14 marzo 2025 nel territorio della città metropolitana di Firenze, nonché delle province di Livorno, di Lucca, di Pisa, di Pistoia e di Prato, stanziando, per l'attuazione dei primi interventi, euro 57.650.000 a valere sul Fondo per le emergenze nazionali.

Il 2 maggio 2025 il capo del Dipartimento della Protezione civile ha adottato l'ordinanza n. 1040, finalizzata a dare una prima, immediata risposta alle popolazioni colpite dal contesto emergenziale, prevedendo, in primo luogo, la nomina del presidente della regione Toscana quale commissario delegato.

Quest'ultimo, che opera a titolo gratuito, è chiamato a predisporre - nel limite delle risorse finanziarie stanziate con la suddetta delibera del Consiglio dei Ministri - un piano di interventi urgenti.

Con la medesima ordinanza del 2 maggio 2025, tra l'altro: il commissario delegato è autorizzato ad assegnare un contributo mensile per l'autonoma sistemazione ai nuclei familiari la cui abitazione principale, abituale e continuativa sia stata allagata, franata o danneggiata ovvero sia stata sgomberata in esecuzione di provvedimenti da parte delle competenti autorità; il commissario delegato è autorizzato a definire, entro limiti predeterminati, la stima delle risorse necessarie per le prime misure di immediato sostegno al tessuto economico e sociale nei confronti della popolazione e delle attività economiche e produttive direttamente interessate dagli eventi; l'evento calamitoso è qualificato come causa di forza maggiore in ragione del grave disagio socio-economico derivato. Conseguentemente, è riconosciuto ai soggetti titolari di mutui relativi agli edifici sgomberati o inagibili, ovvero alla gestione di attività di natura commerciale ed economica, anche agricola, svolte nei medesimi edifici, il diritto di chiedere agli istituti di credito e bancari, fino all'agibilità o all'abitabilità del predetto immobile e comunque non oltre la data di cessazione dello stato di emergenza, una sospensione delle rate dei medesimi mutui, optando tra la sospensione dell'intera rata e quella della sola quota capitale; sono previste disposizioni volte a garantire, anche attraverso l'Associazione nazionale dei comuni italiani (quindi l'ANCI), la piena operatività e partecipazione dei comuni non direttamente interessati dagli eventi in rassegna e le misure di supporto alle attività del commissario delegato.

PRESIDENTE. Il deputato Furfaro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intanto ringraziamo, ovviamente, la Protezione civile per il lavoro fatto in quei giorni e anche tuttora.

Ciò che ci ha raccontato la Sottosegretaria è un piccolo passo, ma insufficiente, perché le risorse previste non bastano e per questo non possiamo dirci soddisfatti.

Vede Sottosegretaria, nelle settimane immediatamente successive all'alluvione che ha colpito il Mugello il 14 marzo scorso, noi ci siamo trovati di fronte a una situazione abbastanza paradossale perché c'erano danni enormi, famiglie evacuate, aziende distrutte ed era evidente che c'era un territorio messo in ginocchio. Per questo motivo, Sottosegretaria, abbiamo fatto una cosa molto semplice: il presidente della regione Toscana ha dichiarato, immediatamente, lo stato di emergenza regionale, ma non solo.

Ci siamo attivati, di fronte all'inerzia, purtroppo, allo stallo del Governo nazionale. Ci siamo attivati come parlamentari, amministratori locali, sindaci, maggioranza e anche opposizione - al di là dei differenti colori politici - con parole pubbliche, affinché arrivassero dei fatti concreti da parte del Governo.

Oggi ne arriva uno, in seguito a questa interrogazione a firma mia e del collega Fossi, e rivendichiamo questa iniziativa perché ha fatto pressione - anche con i territori - affinché arrivasse questo decreto, che, però, le ripeto, è un piccolo e insufficiente passo, perché le risorse non bastano. Sul Mugello ovviamente coprono le urgenze - questo sì -, danno qualche piccolo arretrato sulle alluvioni passate, ma c'è un piccolo, grande particolare. In particolare, mi rivolgo a voi, perché spesso nel Governo viene negato il cambiamento climatico, dicendo che è a favore delle persone privilegiate.

Vede, non si mette un euro per prevenire nuovi disastri: sa che significa? Che la prossima alluvione la pagherà nuovamente la povera gente, la pagheranno le piccole e medie imprese, chi non riesce, o magari con fatica arriva a fine mese, mentre i privilegiati riusciranno ad andare avanti nonostante i cambiamenti climatici.

Qui il tema è proprio uscire dal concetto di emergenza e affrontare fino in fondo i cambiamenti climatici e il dissesto idrogeologico, con interventi strutturali e concreti, altrimenti il prossimo anno la mia regione e tanti territori della mia regione saranno nuovamente nella stessa situazione. Sono risorse necessarie che poi - diciamocelo Sottosegretaria - non avete messo, non ci sono, non si vedono.

L'unica cosa che è stata fatta - nel decreto, come sa, non c'è un solo nuovo euro - è una razionalizzazione. Non ci sono risorse nuove, nessun fondo aggiuntivo, nessun investimento straordinario. C'è un decreto che razionalizza, fatto anche di concerto con la Protezione civile, ma non incrementa di un euro le risorse. Ed è diventata una prassi per voi quella di spostare le risorse da un posto all'altro, da una voce all'altra, proprio per non farle sparire o disperderle; però, non ci sono nuove risorse e tutto questo rivela anche i limiti di questo intervento, perché servirebbero risorse strutturali per il territorio e non solo.

C'è un pezzo della Toscana che ancora aspetta risarcimenti, la ricostruzione, i ristori: sono i territori di Prato, di Pistoia, per i quali ancora, nonostante le promesse, gli stivali, le calosce messe dalla Presidente che si è vista in Emilia-Romagna in un video fatto ad arte, il Governo ha tradito tutte le promesse.

E dietro la necessità di quei risarcimenti ci sono vite, persone, storie, imprese e una comunità che ha bisogno di ripartire, perché quelle vite e quelle storie non segnano solo un'ingiustizia per chi la subisce, ma anche per una comunità che spesso vive di distretti industriali e tessili, che sono fortemente intrecciati, e la vita sia economica, sia quotidiana e anche fisica di quella persona o di quell'impresa, poi, va a dipendere da tutto il tessuto.

Quindi, accogliamo con un minimo di favore quello che ha fatto il Governo, perché ha dato una prima risposta, però i tempi sono inadeguati perché lo stato di emergenza arriva dopo. E, Sottosegretaria, nell'epoca dei social e dei media così impattanti, credo che per vedere quanto accaduto in Mugello non servivano i tecnici: bastava operare immediatamente. Se fossero serviti i tecnici, sarebbe bastato mandarli un minuto dopo, non settimane dopo, perché settimane dopo c'è gente che spala, c'è gente che prova a ricostruire e che, purtroppo, non può aspettare i vostri tempi.

Io credo che un Governo serio riterrebbe questo un punto di partenza e non di arrivo, perché lo dobbiamo ai territori colpiti, alle persone che vivono quelle emergenze e quelle urgenze.

Quindi, vi chiediamo di mettere risorse vere, perché non basta il PNRR, non basta riorganizzare le funzioni commissariali. Serve uno scatto vero, riconoscendo i cambiamenti climatici, riconoscendo il fatto che il dissesto idrogeologico è un problema dei nostri giorni. Servono interventi strutturali.

E vi faccio notare anche che spesso date la colpa alle regioni: in questo caso, la regione Toscana si è mossa immediatamente, ha stanziato soldi, è stata vicina alle comunità e spero che prenderete esempio perché qua non è un tema di colore politico, ma riguarda la vita di intere comunità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 14.

La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 14,04.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 100, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (14,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Visto che non sono previsti interventi, sospendo pertanto la seduta che riprenderà alle ore 14,15. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 14,15.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Antonio Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo in quest'Aula proprio per far presente che, pochi minuti fa, di nuovo i Campi Flegrei hanno fortemente tremato, con una scossa di 4.4, ricordo a profondità bassissime, sotto i 3 chilometri, e dopo poco una scossa di 3.5. Non è la prima volta che intervengo in quest'Aula sui Campi Flegrei, ma diciamo che è l'ennesima. Innanzitutto, sono qui per dare la vicinanza ai miei concittadini e a chi ora si sta adoperando tra le forze della Polizia municipale, dei Vigili del fuoco e i volontari della Protezione civile per dare supporto ai miei concittadini.

Insomma, questo intervento è innanzitutto per dare i ringraziamenti a tutti costoro da parte del MoVimento 5 Stelle e per dare la vicinanza di tutto il MoVimento 5 Stelle alla popolazione flegrea. Noi lo abbiamo ribadito fin dal principio, ormai quasi 2 anni fa, ricordo che l'altra scossa fortissima di 4.4 fu proprio a maggio dell'anno scorso. E ormai, a distanza di tempo, a distanza di mesi, mesi e mesi, insomma oltre un anno e mezzo, siamo qui a ribadire che è necessario fare di più. È necessario fare di più per una terra che prova a resistere con tutte le difficoltà del caso, è necessario fare di più.

Noi abbiamo riconosciuto fin dall'inizio a questo Governo di essere intervenuto con più decreti, l'ultimo il più recente. Non abbiamo mai voluto fare una battaglia politica su questo argomento, non ci siamo mai abbassati ad uno scontro tra le parti, perché parliamo dell'incolumità delle persone, perché parliamo della salvaguardia di un territorio. E quindi da parte nostra c'è sempre stato e continua ad esserci e così in futuro continuerà ad esserci da parte nostra un atteggiamento costruttivo per il bene della popolazione della mia terra, dei Campi Flegrei.

Purtroppo, però, c'è bisogno da parte di questo Governo di riconoscere che non si sta facendo abbastanza, che è doveroso, che è necessario e possibile fare di più, perché, nel riconoscere al Governo un'azione di decretazione d'urgenza, abbiamo sempre però dovuto constatare che i decreti contenevano delle misure insufficienti, per noi erano dei bicchieri mezzi vuoti, perché, se dopo oltre un anno siamo qui ancora a parlare di città che va nel caos, da quel che mi arriva dal territorio all'indomani di una scossa, se parliamo ancora di un piano di comunicazione che di fatto è abbastanza inesistente, perché tanti cittadini ancora non sanno cosa devono fare, se siamo qui a dire che dopo oltre un anno la verifica dell'edilizia privata, la verifica della vulnerabilità nell'edilizia privata è ancora in alto mare, è lungi dall'essere completata, figuriamoci poi la messa a terra degli interventi necessari sulle abitazioni.

Ricordo chi è stato sgomberato lo scorso maggio e ancora non può tornare a casa, anzi, forse probabilmente dovrà restare lontano da casa ancora per anni, perché, come dicevo prima, gli interventi sull'edificato veramente sono lontani dall'essere neanche all'inizio, e parliamo solo per la città di Pozzuoli di oltre 1.500 persone. E purtroppo dobbiamo ammetterlo, con una tranquillità e con la volontà di adoperarci tutti insieme, che dobbiamo pensare a nuove misure. Noi, Presidente, la strada, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo provato a indicarla, perché, per esempio, immaginare che sia sufficiente coprire al solo 50 per cento i costi per intervenire sulle abitazioni e farlo solo per alcuni cittadini, farlo solo per le prime case, sappiamo che non funzionerà.

Noi vi stiamo proponendo misure alternative, come quelle del supersismabonus, che in altre aree d'Italia è attivo, e quindi i cittadini flegrei si chiedono: perché da noi no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Presidente, su questo arrivo a conclusione. Io l'ho sempre riconosciuto al Ministro Musumeci, con cui paradossalmente durante le scosse ero insieme in Commissione ambiente, proprio perché era venuto a rispondere su una nostra interrogazione che chiedeva lo stato d'attuazione dei decreti: bisogna accelerare tutto e fare di più. Perché ho riconosciuto al Ministro di avere anche incontrato i comitati dei cittadini, di avere incontrato gli amministratori locali, di avere incontrato i commercianti.

Se però, poi, quando si incontrano i cittadini, si dice “faremo”, se si raccolgono le istanze e si dà l'impressione che lo Stato c'è e può fare, ma poi, quando arriviamo all'atto pratico, all'interno dei decreti non troviamo nulla di quello che era stato promesso ai cittadini, allora capiamo benissimo che le cose così non vanno. Noi ci siamo, bisogna fare di più, bisogna accelerare tutto. Il MoVimento 5 Stelle, come sempre, dimostrerà la sua competenza nella materia…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ANTONIO CASO (M5S). …dimostrerà la sua serietà sulla materia, dimostrerà di voler collaborare, ma, dall'altro lato, servono risposte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1425 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 marzo 2025, n. 27, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali e referendarie dell'anno 2025 (Approvato dal Senato) (A.C. 2362​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2362: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 marzo 2025, n. 27, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali e referendarie dell'anno 2025.

Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione generale e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2362​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso delle proposte emendative, invito il relatore, l'onorevole Igor Iezzi, e la rappresentante del Governo, deputata Wanda Ferro, ad esprimere il parere.

IGOR IEZZI , Relatore. Grazie, Presidente. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Il parere è conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo agli emendamenti identici 1.1 Alfonso Colucci e 1.2 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Siamo abituati ad approvare ormai tutto senza discutere. Farò un unico intervento sugli emendamenti 1.2 e 1.5, che sono i nostri due unici emendamenti presentati al decreto, e sono anche, come dirò poi in dichiarazione di voto, le ragioni del nostro voto contrario. Noi avevamo proposto, credo, una cosa ragionevole, in una fase complessa anche della vita della nostra democrazia, con livelli di astensionismo e di disaffezione molto elevati.

Ricordo a quest'Aula che nelle elezioni europee del giugno scorso si è battuto un record negativo: per la prima volta nella storia dell'Italia repubblicana, in un'elezione politica nazionale non si è raggiunto il 50 per cento di votanti. Quindi, noi ritenevamo che, anche per un ragionamento di economia procedurale e anche di economia nei costi relativi, le consultazioni referendarie, ed è il senso del nostro emendamento, si potessero e si dovessero svolgere in concomitanza con il primo turno delle elezioni… No, Presidente, così…

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, un po' di silenzio, altrimenti non ascoltiamo l'onorevole Fornaro. Prego, prosegua.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). La nostra proposta, come dicevo, era che le consultazioni referendarie si potessero e si dovessero svolgere in concomitanza con il primo turno delle elezioni amministrative. La scelta del Governo e della maggioranza è stata, invece, quella di uno svolgimento in concomitanza con il secondo turno di ballottaggio per quei comuni sopra i 15.000 abitanti che arriveranno.

È una scelta che non abbiamo condiviso, anche perché - lo dico in maniera molto trasparente anche alla rappresentante del Governo - queste non erano elezioni amministrative che interessavano un larghissimo numero di cittadini. È un turno amministrativo relativamente ridotto e, quindi, non si sarebbero stravolti, sostanzialmente, da questo punto di vista… No, Presidente, in queste condizioni mi rifiuto di intervenire.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Francamente, per cortesia. Prego.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Credo che, quindi, da questo punto di vista, si sia sbagliato, sia un errore. Ma non un errore perché questo poteva favorire e spostare di qualche punto percentuale il numero di votanti al referendum, ma perché sarebbe stato un segnale; un segnale di attenzione rispetto a una questione, quella della disaffezione e della diserzione, della fuga dalle urne, che credo non sia un problema di questa maggioranza o di questa opposizione, ma un problema delle nostre istituzioni, che dovrebbe quindi interessare tutti. Per queste ragioni abbiamo presentato questi due emendamenti che voteremo convintamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo su questo primo emendamento per esprimere la nostra contrarietà a questo disegno di legge che oggi, in seconda lettura, viene presentato all'Aula della Camera dopo essere stato approvato dal Senato.

Perché il nostro voto è contrario rispetto a questo provvedimento e perché rimaniamo assai rammaricati del fatto che il Governo abbia espresso parere contrario con riferimento a tutti gli emendamenti che abbiamo presentato già in Commissione e che abbiamo ripresentato qui in Aula? Per alcune ragioni, nonostante questo provvedimento, anche grazie agli interventi delle opposizioni, abbia avuto al Senato miglioramenti rispetto all'originaria forma di disegno di legge, che era stato presentato al Senato, consistenti nell'introduzione, per la prima volta, del voto a distanza, sia pure un voto a distanza che viene limitato alle sole competizioni referendarie per l'anno 2025, quindi non è esteso a regime, come invece noi avremmo voluto. Del resto ci sono nostre proposte di legge che vanno verso l'estensione del voto a distanza anche a tutte le altre competizioni e a tutte le altre espressioni di voto democratico nel nostro ordinamento. Riteniamo sia importante favorire la partecipazione a distanza da parte degli aventi diritto, in un momento nel quale la democrazia italiana risente in maniera molto grave del virus dell'astensionismo. Un virus dell'astensionismo che connota la democrazia italiana, ma che connota anche altre democrazie straniere, anche del Nord Europa, e che costituisce davvero un vulnus democratico perché quanto è più bassa la partecipazione degli elettori alla vita democratica del Paese, che si esercita principalmente nell'esercizio del voto sia alle elezioni, ma sia anche ai referendum, tanto minore è la rappresentatività, tanto minore è la forza democratica che il voto esprime.

Il secondo dato positivo consiste nell'avere eliminato l'indicazione del cognome del marito accanto al cognome della donna. Era un dato che doveva essere superato ed è arrivato il momento.

Il terzo dato positivo è l'eliminazione delle liste separate tra uomini e donne. Abbiamo finalmente un'unica lista che comprende tutti gli aventi diritto al voto e questo è un ulteriore passo di civiltà.

Ma, Presidente, mi consenta: l'aver individuato nell'8 e nel 9 giugno le date in cui si svolgeranno le votazioni referendarie costituisce un grave - un grave - vulnus democratico perché le competizioni referendarie sono fissate, in questo modo, al secondo turno di ballottaggio per le elezioni amministrative. Quindi, questo indica chiaramente la volontà del Governo di limitare la partecipazione al voto referendario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), la chiara volontà del Governo di limitare il successo di un'iniziativa referendaria che - ricordiamo - va nel senso di un miglioramento qualitativo del lavoro sia nei termini di stabilità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, sia nei termini della sicurezza; e mi riferisco al quesito che estende la responsabilità dei subappaltatori per i danni ai lavoratori anche alle stazioni appaltanti e, quindi, ricostruisce una filiera di responsabilità che rafforza la sicurezza del lavoro in Italia.

Sappiamo che il dettato costituzionale, Presidente, stabilisce che le consultazioni referendarie abrogative abbiano validità solo laddove si rechi al voto la maggioranza più uno degli aventi diritto e quindi è evidente che il Governo, attraverso l'indicazione delle date dell'8 e del 9 di giugno per lo svolgimento di queste votazioni, intende fuggire da una valutazione di merito e intende fuggire dal confronto democratico sui punti oggetto del referendum. Perché vede, Presidente, è legittimo anche votare “no” se si è convinti che queste norme abrogative non debbano trovare efficacia nel nostro ordinamento. Ma dire, così come il Vicepresidente Tajani, così come il Presidente del Senato La Russa, “non andate al voto”, costituisce una grave lesione dei principi democratici di base (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che configurano la partecipazione al voto del cittadino se non come un dovere e un obbligo giuridico, ma sicuramente come un dovere civico; ed è gravissimo che provenga dalle più alte istituzioni dello Stato (la seconda carica della Repubblica italiana, il Presidente del Senato, o dal Vicepresidente del Consiglio) e dalla maggioranza, che esprime le forze di Governo, un'indicazione che indebolisce.

Allora, Presidente, mi consenta di concludere con la citazione di un intervento fatto dal Presidente della Repubblica Mattarella, il quale ha messo in guardia, in un suo recente intervento, da una democrazia definita “a bassa intensità”: è quella che noi non vogliamo. Vogliamo una vera democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro quindi intende intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.1 Alfonso Colucci e 1.2 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 1.4 Alfonso Colucci. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento fa seguito a quanto ho appena detto e, quindi, invita quest'Aula ad anticipare le date per il voto referendario alla data fissata per lo svolgimento del primo turno delle elezioni amministrative e questo per ristabilire un principio di partecipazione democratica a quella che è la forma più diretta di esercizio della sovranità popolare, perché ricordo che la nostra Costituzione recita che la sovranità spetta al popolo, che la esercita nelle forme di legge. Queste non sono parole al vento. Indicano un principio fondamentale, che è il principio per il quale sono i cittadini, con la loro libera e massiccia, se possibile, partecipazione al voto, ad improntare e a definire davvero la democrazia in Italia. Quindi, con questo emendamento noi chiediamo di anticipare al primo turno delle elezioni amministrative.

Vede, Presidente, dobbiamo aprire - a mio avviso - l'ambito e il panorama della nostra prospettiva, in maniera più ampia, a quello che sta oggi accadendo in Europa. Abbiamo visto le criticità del partito AfD in Germania, per quanto risulta dal dossier che è stato preparato dai servizi segreti tedeschi, preposti, peraltro, proprio alla vigilanza sulla democraticità dei partiti e dei movimenti politici in Germania, sulla conformità di quel partito politico, AfD, a quelli che sono i principi della Costituzione tedesca. In particolare, questo dossier ha ipotizzato la violazione dell'articolo 3 di quella Carta costituzionale. Abbiamo visto quanto è accaduto in Romania, dapprima con l'intervento della Corte costituzionale, che ha stabilito l'incandidabilità e l'ineleggibilità di quel candidato che era stato pure eletto alla carica di Presidente, con la necessità poi di ripetere le votazioni e tutto quello che abbiamo visto. Vediamo e assistiamo, in termini più ampi, a una diffusa crisi delle democrazie liberali.

Vediamo in questo periodo, Presidente, quanto le democrazie siano deboli. Quello che riteniamo dato e scontato invece non lo è e necessita la nostra puntuale difesa giorno per giorno, perché - quello che diceva proprio Piero Calamandrei in uno dei suoi famosi discorsi agli studenti - la democrazia, la Costituzione è un bene che non sta lì, ma va difeso e va protetto giorno per giorno, perché soggetto ad attacchi continui. Allora, mi chiedo e mi permetto di chiederle, Presidente: ma quale forma più alta di manifestazione della democrazia, quale forma più sicura di rafforzamento dei presidi democratici c'è di quella di favorire la partecipazione libera e democratica al voto da parte dei cittadini? È evidente che aver fissato al secondo turno delle elezioni amministrative le date per lo svolgimento del voto referendario affievolisce proprio questa partecipazione e, in qualche modo, disincentiva e depotenzia quell'antivirus, quella cura ai mali delle democrazie liberali occidentali costituita proprio dalla partecipazione al voto. È per questo che, con questo emendamento a mia prima firma, noi del MoVimento 5 Stelle chiediamo di anticipare la data dello svolgimento della competizione referendaria proprio al primo turno delle elezioni amministrative.

Presidente, voglio ricordare che la democrazia non si sostanzia in una liturgia formalistica che si ripete, come purtroppo stiamo vedendo in quest'Aula quando questi nostri interventi vedono l'assoluto disinteresse della maggioranza, che evidentemente pensa ad altro, quando in Commissione, ma anche in Aula, il Governo e i relatori hanno espresso pareri negativi su tutti i nostri emendamenti. È di tutta evidenza che in quest'Aula oggi si celebra e si celebrerà una mera liturgia che porterà all'approvazione di questo disegno di legge e questo, Presidente, è un formalismo che si distacca molto dalla sostanza del confronto democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'emendamento 1.6 Auriemma.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento, a prima firma dell'onorevole Auriemma del MoVimento 5 Stelle, propone le seguenti modifiche: in primo luogo, propone l'incremento della percentuale per il rimborso delle spese elettorali, con sostituzione della soglia del 15 per cento con il 20 per cento, al comma 1 dell'articolo 3 di questo disegno di legge; inoltre, prevede la ridefinizione della copertura finanziaria, che è prevista dal provvedimento, con lo stanziamento complessivo di 3.461.395 euro per l'anno 2025, ripartite quanto a 2.596.046 euro al Fondo per le spese elettorali e referendarie del MEF e, quanto ad euro 856.349, alla riduzione del Fondo di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge n. 282 del 2004.

La finalità che questo emendamento si propone è quella proprio di rafforzare il sostegno economico agli enti organizzatori delle consultazioni elettorali, perché da un lato l'aumento della soglia dal 15 al 20 per cento consente una maggiore copertura dei costi sostenuti per i referendum e per le elezioni amministrative e, dall'altro, appare particolarmente significativa in ragione del fatto che questo provvedimento introduce proprio il voto fuori sede e introduce anche nuove modalità logistiche legate alla sicurezza, all'accessibilità e alla digitalizzazione dei processi di voto referendari. Quindi, è di tutta evidenza che queste innovazioni necessitano una maggior copertura e una maggior definizione di quelli che sono gli oneri finanziari.

Voglio ricordare, Presidente, che qui parliamo del voto al referendum, che è un istituto che la nostra Costituzione definisce o, meglio, che la dottrina che interpreta la nostra Costituzione, definisce di democrazia diretta. Quindi, è davvero uno strumento principale, perché non avviene attraverso la mediazione di un organo rappresentativo, come sono le Camere elettive naturalmente, ma avviene direttamente: il cittadino ha modo diretto di influire su quella norma, stabilendo se voglia che essa sia abrogata o, piuttosto, mantenuta. Quindi, uno strumento di democrazia diretta al quale il MoVimento 5 Stelle è proprio, per sua natura e per la sua storia, particolarmente sensibile. Le finalità che questo emendamento intende perseguire sono, da un lato, la trasparenza e la legalità nelle operazioni elettorali, garantendo che vi siano risorse che siano tracciate e proporzionate, nonché l'efficienza organizzativa in un anno elettorale, qual è quello del 2025 che si prospetta come complesso, nonché il sostegno concreto agli enti locali, che sono spesso chiamati a organizzare più consultazioni anche in tempi ravvicinati.

Questa proposta, Presidente, vorrebbe contribuire indirettamente a rafforzare, come già dicevo nei miei precedenti interventi, la partecipazione democratica al voto, perché è evidente che le migliori condizioni logistiche e organizzative sono necessarie per incentivare la sempre più ampia partecipazione al voto, che dovrebbe essere l'obiettivo condiviso tra opposizione - MoVimento 5 Stelle e opposizione - e maggioranza. Per cui il mio invito è a votare a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Auriemma, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'emendamento 1.7 Alifano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei sottoscrivere l'emendamento della collega ed illustrarlo. Io sono contenta quando ci sono emendamenti di tale buonsenso, come a dire che l'acqua è bagnata, il sole sorge ad est, il sole è caldo, il sole dà la luce; quando sono cose così scontate, mi sembra anche assurdo doverne parlare. Questo emendamento, in realtà, cosa chiede? Si vogliono evitare possibili abusi da parte dei rappresentanti di lista che, ogni tanto, si sono verificati durante le tornate elettorali. Infatti, è successo che abbiano espresso il loro voto due volte: sia nelle sezioni in cui erano presenti per l'espletamento della propria funzione, sia nel comune elettorale in cui erano iscritti. Dunque, cosa sto chiedendo? Niente, sto chiedendo di dirmi se il sole è caldo, se il sole dà la luce.

Quindi dobbiamo garantire il corretto svolgimento delle elezioni, che, poi, è l'unico momento in cui il cittadino può esprimere la propria volontà democraticamente. Devo dire che, anche per questo, ritengo veramente grave la scorrettezza costituzionale dell'invito all'astensione da parte dei titolari di cariche pubbliche, e mi riferisco alla seconda carica dello Stato. Questo emendamento - ripeto - è talmente scontato che mi auguro che tutto l'emiciclo parlamentare voti a favore di esso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole T  ucci. Ne ha facoltà, per un minuto.

RICCARDO TUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere l'emendamento della collega Alifano e per sottolineare quanto appena detto dalla collega Cherchi, perché non è la prima volta, e invito tutti i colleghi a riflettere su quanto si sta discutendo. Molto spesso durante le elezioni è successo e si è sentito parlare del fatto che il rappresentante di lista si sia trovato a votare in due seggi differenti. È una pratica schifosa che è accaduta in ogni tornata elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È una pratica che accade da anni e non si è mai posto rimedio a questa operazione, perché, banalmente, cosa succede? Sappiamo che il rappresentante di lista può votare nel seggio in cui svolge la mansione di rappresentante di lista, ma, se è residente in un altro paese, in un altro comune o, comunque, il suo voto si riferisce alla lista di altri collegi elettorali, può anche votare in quei collegi. Quindi, la stessa persona vota due volte. Pertanto vi chiedo di riflettere prima di dire di “no” a questo emendamento, perché pone fine, comunque, a una pratica che fa davvero schifo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo anch'io di sottoscrivere questo emendamento perché, si sa, il tema dei rappresentanti di lista, in quest'Aula e in Giunta delle elezioni sul ricorso presentato dal collega Gentile, è la prova provata che, in molti casi, gli elettori presiedono i seggi elettorali in maniera inappropriata, fungendo addirittura le funzioni che dovrebbero spettare ai rappresentanti di lista.

Quindi è corretto che i rappresentanti di lista dichiarino dove vogliono votare e la loro presenza, così come avviene attualmente, altrimenti si rischia che altri elettori, poi, vadano dichiarando che alcuni voti sono stati annullati, che le schede erano bianche, e poi ci ritroviamo le schede votate sempre a favore delle solite famiglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Alifano. Ne ha facoltà, per un minuto.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Io sono molto contenta che i colleghi abbiano sottoscritto questo emendamento che ritengo assolutamente di pregio, perché, se accolto, potrebbe eliminare un abuso che è facilmente eliminabile proprio attraverso le innovazioni digitali. Quindi, io chiedo un ripensamento da parte del Governo perché, invece, venga accolto questo emendamento, se vogliamo tutti in quest'Aula che le operazioni elettorali si svolgano in modo corretto. Se poi non lo vogliamo, allora siamo solo noi del MoVimento 5 Stelle con buona pace degli altri a volerlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Io vorrei tornare sui superpoteri di alcuni rappresentanti di lista. La mia collega Orrico ha già parlato di cosa è successo in Calabria. Oltre a poter votare due volte - e questo emendamento cerca di bloccare questa pratica -, il grande potere di riuscire a vedere delle irregolarità in diversi seggi è stato anche certificato da una vergognosa Giunta delle elezioni e da una vergognosa maggioranza, che ha portato a far sedere qui, in Parlamento, un deputato che non avrebbe il diritto di essere qui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, richiamandomi sempre alla responsabilità dei deputati quando fanno dichiarazioni in Aula e parlano di favori a certe famiglie o ad altre, vorrei ricordare che certe accuse non sono da critica politica, ma sono anche magari di altro tipo. Quindi, vorrei richiamare la Presidenza a controllare sempre.

Vorrei fare anche un appello. Giustamente, nei seggi bisogna stare attenti e bisogna controllare. Quando succedono determinate cose, però, non bisogna denunciarle qui, in quest'Aula, ci sono i Carabinieri e le Forze dell'ordine: quindi, se qualcuno si è accorto che alcuni rappresentanti di lista votano, devono denunciare immediatamente, non a posteriori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Poi, rivolgo un appello, Sottosegretario, perché è giusto specificare anche certe norme. Io specificherei, magari, anche come si presentano i rendiconti elettorali, perché qualche gruppo, qualche candidato si dimentica di presentare il rendiconto elettorale, poi lo spaccia come rendiconto del gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e, poi, accusa la magistratura di “poteri forti” quando viene scoperto. Quindi si parla di onestà, ma certe famiglie vengono dimenticate ed appartengono ad altri. Quindi, il Presidente della Camera dica ai gruppi parlamentari di fare un corso su come si presenta la rendicontazione elettorale e su come si presenta il mandatario elettorale. Quello che nelle scuole politiche si insegna come l'“abc”, evidentemente qualcuno non l'ha imparato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà, per un minuto.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. La confusione regna sovrana in quest'Aula, perché la procura della Repubblica ha già aperto un fascicolo per acclarare le responsabilità penali e questa è la sede nella quale fare la valutazione politica di quanto successo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). “Onestà” è rispettare il voto dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), “onestà” è non mortificare quelle popolazioni della Calabria che si sono espresse liberamente e con il voto della maggioranza sono state mortificate nell'esercizio democratico. Presidente, rimettiamo in ordine le cose in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Gaetano Amato. Ne ha facoltà, per un minuto.

GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente, anche meno. Una parte delle cose che volevo dire all'onorevole Deidda le ha dette già l'onorevole Colucci. Quindi lo avvertiamo che la magistratura si è già mossa, perché noi il ricorso alla magistratura l'abbiamo fatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se lo fate anche voi, vuol dire che siete anche voi d'accordo sul fatto che la magistratura vada a scavare dove non dovrebbe secondo voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Seconda cosa. Riguardo ai rendiconti, mi pare che alla magistratura siano la maggioranza e l'onorevole Deidda che non si vogliono pronunciare, perché, a quanto pare, in Sardegna la magistratura ha già dato ragione alla presidente Todde (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Prego sempre tutti di parlare mai direttamente, ma di rivolgersi sempre al Presidente, per favore.

Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Boschi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'emendamento 2.2. Penza. Ha chiesto di parlare l'onorevole Penza. Ne ha facoltà.

PASQUALINO PENZA (M5S). Grazie, Presidente. Sarò breve. Questo emendamento mira a sopprimere il comma 7 dell'articolo 2, che attribuisce una grande discrezionalità al sindaco, che può decidere a sua discrezione di nominare, attraverso un elenco in cui sono presenti personalità e persone che hanno i requisiti per farlo, il presidente del seggio speciale nonché i membri dello stesso seggio.

Quindi, questa grande discrezionalità è, nello specifico, dove la norma dice: preferibilmente dall'elenco. Questa è una grande responsabilità che si dà al sindaco. Ma soprattutto, la discrezionalità, in assenza di una precisa indicazione verso quell'organo che dovrebbe essere di garanzia, ovvero il sindaco, potrebbe essere una falla in questa norma.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Penza, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'emendamento 2.3 Alifano. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Il collega Colucci prima rammentava l'importanza dell'esercizio del diritto di voto, che è il diritto sicuramente più importante, il diritto fondamentale per la tenuta del sistema democratico. E noi lo ribadiamo anche adesso.

Ora, con questo emendamento a mia prima firma, che cosa chiediamo? Chiediamo che la disciplina - stabilita con questo provvedimento in via assolutamente sperimentale per gli elettori fuori sede e solo per la consultazione referendaria del 2025 - venga estesa anche alle consultazioni che si verificheranno dopo il 2025 e, segnatamente, a quelle relative ai referendum che verranno indetti in virtù del disposto dell'articolo 138 della Costituzione. Mi spiego: quei referendum che chiedono il voto confermativo dei cittadini in relazione alle riforme costituzionali.

Con grande probabilità, Presidente, noi saremo chiamati ad esprimerci, penso, sul disegno di legge sulla separazione delle carriere, ma anche su quello relativo al premierato, qualora dovesse andare avanti.

Ebbene, i cittadini saranno chiamati ad esprimere il loro voto e una consultazione referendaria di questo genere ha un'importanza veramente determinante, perché sono gli stessi poteri dello Stato che verranno riscritti ed è la stessa idea dello Stato che era propria del Costituente del 1948 che verrà travolta. Quindi, è giusto che venga ampliato il più possibile il corpo elettorale affinché possa esprimere la propria preferenza.

Con questo emendamento chiediamo per l'appunto questo. Purché, ovviamente, non vengano messi dei termini assurdi, così come sono stati previsti nel caso di specie per il voto dei fuori sede per la consultazione referendaria del 2025, cioè, quella che si terrà l'8 e il 9 giugno prossimamente. Infatti, è stato previsto un termine assolutamente stringente per presentare domanda da parte dei cittadini che sono fuori sede per poter partecipare al voto nel comune di temporaneo domicilio.

Rammento all'Aula che questo termine è già scaduto. Mentre stiamo discutendo della conversione del decreto-legge, ebbene, la possibilità dei cittadini fuori sede di avanzare domanda per esprimere il proprio voto nel domicilio temporaneo è già preclusa: o l'hanno fatto prima oppure adesso non lo possono più fare.

Tra l'altro, le consultazioni referendarie, come è già stato ripetuto più volte in Commissione - è stato detto dal collega Colucci e lo ripeteremo nel corso di questo dibattito - ahimè, si svolgono nel silenzio assordante degli organi di stampa, in virtù anche del fatto che in Commissione vigilanza Rai esiste una vera e propria paralisi.

Sono tutti allarmi che noi dobbiamo considerare e sono allarmi che mettono, per l'appunto, in crisi la tenuta del nostro sistema democratico. Io comunque spero - perché voglio sperarlo fino all'ultimo - che anche su questo emendamento si possa mutare parere e si possa aprire una riflessione che possa portare all'approvazione dello stesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carmina. Ne ha facoltà, per un minuto.

IDA CARMINA (M5S). Intanto chiedo di sottoscrivere l'emendamento e, poi, a supporto di quanto diceva la collega, evidentemente se già si consente ai fuori sede la partecipazione ai referendum abrogativi, per i quali è previsto un quorum, ancor di più questa partecipazione va estesa il più possibile allorché si tratti di modifiche della Carta costituzionale, la Magna Charta. Tutti i cittadini devono poter concorrere nella decisione di una modifica così importante, soprattutto inteso il fatto che comunque per i referendum confermativi non è necessario un quorum, quindi una maggiore partecipazione possibile va non solo auspicata, ma perseguita.

Ancor più tutto questo stride con l'improvvida manifestazione dal Presidente del Senato che dovrebbe ben sapere che libertà è partecipazione e astenersi da certe dichiarazioni di astensione al voto per il referendum.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Alifano, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'emendamento 3.1 Baldino. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Come già dicevo, uno dei punti deboli di questo provvedimento sta nel fatto di inserire sia pure il voto a distanza, ma per un periodo limitato e in una modalità del tutto provvisoria e sperimentale. Ecco che l'emendamento 3.1, a firma dell'onorevole Baldino, invece introduce, vorrebbe introdurre, il voto anticipato e presidiato tramite certificato digitale elettorale, quindi mira ad espandere le forme di partecipazione dei cittadini anche mediante l'utilizzo di sistemi digitali.

In particolare, sostituisce integralmente i commi 3, 4 e 5 dell'articolo 3 e propone l'istituzione di un Fondo, il Fondo per il voto anticipato e presidiato, con una dotazione di un milione di euro per l'anno 2025. Questo Fondo è finalizzato a introdurre in via sperimentale modalità di voto anticipato e digitale per il tramite di un certificato, da esercitarsi anche in sedi diverse dagli istituti scolastici.

Questa misura si basa sull'utilizzo del certificato elettorale digitale interoperabile con l'Anagrafe nazionale della popolazione residente, mediante una piattaforma informatica appositamente realizzata in collaborazione tra la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per la trasformazione digitale - il Ministero dell'Interno e l'Autorità politica delegata in materia di disabilità, per garantire anche l'accessibilità piena da parte delle persone diversamente abili. Si prevede che sia un decreto attuativo da emanarsi entro 30 giorni dalla conversione del decreto-legge a definire i criteri di utilizzo del Fondo e le modalità di sperimentazione.

Presidente, le finalità di questo emendamento risiedono nell'esigenza di favorire in misura massima la partecipazione al voto, superando i disagi logistici legati all'utilizzo di edifici scolastici come seggi, anche con riferimento a tutti quelli che ricadranno sugli studenti, sulla popolazione e sugli addetti al settore strategico dell'istruzione, nonché di superare le difficoltà di accesso per le persone che abbiano diverse abilità e l'impossibilità dell'esercizio del voto per ragioni lavorative, familiari, di studio, di cura, da parte di chi, quindi, non può recarsi in quei giorni presso le urne per esigenze che sono superiori.

Questo emendamento propone di inserire, in via sperimentale, la modalità di voto anticipato esercitabile anche in sedi alternative a quelle sperimentate, con presidio pubblico e con strumenti comunque digitali di verifica. Questo finanziamento è previsto nello stato previsionale del Ministero dell'Economia e delle finanze con successivo trasferimento al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri. Questo emendamento naturalmente si ispira a una visione fortemente evolutiva del voto. Il Movimento 5 Stelle ha proprio questo nel suo DNA - l'evoluzione tecnologica - ed è assolutamente in linea sia con l'articolo 48 della nostra Costituzione, che stabilisce i principi di personalità, uguaglianza, libertà e segretezza del voto, sia con i principi di accessibilità e di inclusione piena delle persone con diverse abilità, che sono sanciti proprio dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con diverse abilità. Presidente, concludo. Dovremmo tutti insieme rafforzare la prossimità dei cittadini alle istituzioni, soprattutto mediante l'utilizzo delle tecnologie, necessariamente queste tecnologie…Ora il Papa - forse è eccessiva questa mia umile citazione - ha messo proprio le tecnologie, sembrerebbe l'intelligenza artificiale, al centro già dei suoi primi importanti interventi. Presidente - e concludo - il voto è elemento costitutivo della democrazia sostanziale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Baldino, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Baldino, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'emendamento 4.1000 Magi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Presidente, porto alla sua attenzione e anche a quella dei colleghi il fatto che recentemente la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 3 del 2025, ha fatto cadere un tabù: il tabù relativo alle modalità di raccolta delle sottoscrizioni in calce alle liste elettorali. La Corte costituzionale, con la sua pronuncia, ha indotto il Governo ad inserire la norma, che è proprio nell'articolo 4 di questo decreto, e cioè per la prima volta prevedere la possibilità di sottoscrivere liste elettorali con modalità digitale.

La sentenza della Corte era relativa ad un caso sollevato dall'Associazione Luca Coscioni, quello di una persona con un grave impedimento fisico e mi riferisco alla possibilità esercitare proprio fisicamente questo suo diritto politico, che è quello di sostenere la presentazione di una lista elettorale apponendo la sua firma. Il Governo si è ridotto veramente al minimo nel senso che ha testualmente ripreso le parole della sentenza ma davvero - davvero - non si vede quali siano le ragioni per limitare questa possibilità di sottoscrivere liste elettorali con modalità digitale esclusivamente ai casi di grave impedimento fisico.

Non ci sono. Non ci sono ragioni in termini ovviamente tecnologici, anzi la Corte costituzionale recentemente è intervenuta e il Presidente della Corte, nell'ultima conferenza stampa, ha riconosciuto che la firma digitale in calce ai referendum ha portato non solo una maggiore possibilità per i cittadini di firmare, ma una maggiore sicurezza e certezza della veridicità delle sottoscrizioni che non possono di tutta evidenza essere falsificate anche perché il sistema SPID è collegato direttamente con l'anagrafe pubblica dei residenti e quindi garantisce la certificazione.

Ma c'è un'altra domanda - e concludo, Presidente - che rivolgo a tutti i gruppi e a tutti i colleghi che sono in questa Aula. Colleghi, nessuno di voi alle prossime elezioni… nessuna delle forze politiche che è rappresentata dai vostri gruppi dovrà raccogliere le firme. Solamente noi probabilmente le dovremmo raccogliere. Quindi, è una situazione un po' anomala in cui c'è un intero Parlamento che dice: no, voi non le dovete raccogliere, non le potete raccogliere in modalità digitale; del resto noi non le dobbiamo raccogliere, quindi vi creiamo un ostacolo ulteriore, affari vostri e vedete come sbrigarvela.

Ecco, noi questo chiediamo. Chiediamo che il voto oggi non sia un voto per impedire ad altri di accedere alla competizione elettorale, ma sia un voto per utilizzare il digitale e la piattaforma già esistente per aprire alla democrazia e favorire la partecipazione. Votate “sì”.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Grippo chiede di sottoscrivere a nome di tutto il gruppo. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1000 Magi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2362​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Sugli ordini del giorno n. 9/2362/1 Giachetti, n. 9/2362/2 Boschi, n. 9/2362/3 Alfonso Colucci, n. 9/2362/4 Alifano, n. 9/2362/5 Auriemma e n. 9/2362/6 Magi si esprime parere contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/2362/7 Zaratti si propone una riformulazione dell'impegno: “valutare di rendere definitivo, semplice e informato per le sole consultazioni referendarie l'esercizio del diritto di voto per i cosiddetti fuori sede, che per motivi di studio, lavoro, cure mediche sono temporaneamente domiciliati in un comune situato in una provincia diversa da quella in cui si trova il comune in cui ci sono le liste elettorali degli iscritti”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2362/8 Fornaro espunte le premesse si esprime parere favorevole, a condizione che l'impegno sia riformulato nei seguenti termini: “ad assicurare, in conformità alle disposizioni vigenti, un'efficace e capillare campagna informativa atta a diffondere il più possibile tutte le informazioni necessarie a consentire ai cittadini una partecipazione libera e consapevole alle prossime tornate referendarie”.

Sugli ordini del giorno nn. 9/2362/9 Laus, 9/2362/10 Madia, 9/2362/11 Scotto, 9/2362/12 Carotenuto e 9/2362/13 Appendino si esprime parere contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2362/14 Iezzi si esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2362/1 Giachetti, su cui c'è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intervengo, in realtà, solo per una richiesta di precisazione al Governo. Premesso che non avremmo accettato la riformulazione del Governo proposta per l'ordine del giorno analogo dell'onorevole Zaratti e anche dell'onorevole Fornaro, però non capisco perché nei confronti degli ordini del giorno dei colleghi si sia proposta una riformulazione e nel caso del nostro ordine del giorno, che è sostanzialmente analogo come impegno, invece si sia espresso un parere contrario secco, così come nel caso dell'ordine del giorno dell'onorevole Madia. È solo una richiesta.

Dopodiché, Presidente, premetto che avremmo comunque dato parere contrario alla riformulazione perché, a nostro avviso, occorre intervenire in modo strutturale e organico per garantire il voto ai fuori sede non soltanto in occasione dei referendum ma per tutte le consultazioni elettorali. Però, mi stupisce questa diversa valutazione da parte del Governo.

PRESIDENTE. Non so se il Governo intende intervenire per questa istanza. Prego, Sottosegretaria Ferro.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Chiedo scusa, onorevole Boschi: a quali ordini del giorno si riferisce? All'ordine del giorno n. 9/2362/1 Giachetti?

PRESIDENTE. Sì, all'ordine del giorno n. 9/2362/1 Giachetti…

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Occorre tenere conto dell'apposito DDL di iniziativa parlamentare che è, tra l'altro, l'organo deputato a disciplinare nella materia specifica. Invece, nel caso dell'altro ordine del giorno n. 9/2362/7 Zaratti, dove c'è riformulazione, non valuta la possibilità di renderlo definitivo, ma è una semplice informazione rispetto ai fuori sede che in qualche modo sono domiciliati in una provincia differente. Quindi, è posto del tutto in modo differente il testo degli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.

VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie. Avevo già chiesto di poter sottoscrivere a nome del gruppo ma, dopo il chiarimento del Governo, intervengo anche con due parole, perché ricordo al Governo che quest'Aula, più di un anno fa, ha votato all'unanimità - respingendo le proposte di legge che da tutte le forze politiche dell'opposizione erano state avanzate - una delega al Governo stesso con la quale il Parlamento impegnava il Governo a fare esattamente quello che dice quest'ordine del giorno, cioè a rendere strutturale la possibilità di votare. Quindi, ci sorprende alquanto che oggi il Governo torni sui suoi passi dicendo che non intende dar seguito a quella che a tutt'oggi è una delega e legge dello Stato che dovrebbe ritenerlo impegnato.

PRESIDENTE. Il Governo vuole intervenire nuovamente? Prego.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Collega, probabilmente sarà stato un mio modo di esprimermi a non farmi intendere. Questo è un Governo che generalmente gli impegni che assume li ha sempre onorati, a partire dalle sperimentazioni che mi pare, di volta in volta, a distanza di due mesi, si sono ampliate. Avrei gradito che un po' gli apprezzamenti, che sono arrivati anche in 1a Commissione al Senato quando era in discussione, fossero riconosciuti anche qui.

È chiaro: la materia elettorale ha necessità di sperimentazione, per non mettere in dubbio e, soprattutto, per avere la certezza, sia sui dispositivi elettronici sia sul voto a distanza, dell'impermeabilità del voto e di sistemi che, ovviamente, possano garantire che il voto espresso dal cittadino, proprio per quella cosa che abbiamo in comune, ossia la sovranità popolare, venga rispettato. Quindi, il Governo non fa alcun passo indietro. Non è nostra abitudine. Semmai abbiamo fatto, ogni volta che c'è stato un decreto Elezioni, un passo in avanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Io vorrei dire alla Sottosegretaria che oggettivamente anch'io faccio fatica a trovare delle differenze tra l'ordine del giorno n. 9/2362/1 Giachetti e l'ordine del giorno n. 9/2362/7 Zaratti, perché - lo leggo testualmente - l'ordine del giorno del collega Zaratti è stato riformulato con: “a valutare l'opportunità di rendere definitivo, semplice e informato l'esercizio del diritto di voto per i fuori sede”, mentre l'ordine del giorno n. 9/2362/1 Giachetti chiede di “adottare iniziative normative volte a rendere strutturale, definitivo e permanente (…)”.

Quindi, alla luce di quello che ha appena detto la Sottosegretaria e anche rispetto al lavoro che si sta facendo con la legge delega, probabilmente si potrebbe valutare di fare una riformulazione che possa essere coerente, perché credo che stiamo dicendo tutti la stessa cosa. Quindi, io chiedo alla Sottosegretaria di accantonare l'ordine del giorno n. 9/2362/1 Giachetti.

PRESIDENTE. Governo, cosa dice rispetto alla richiesta di accantonamento?

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Se ho capito bene, comunque l'onorevole Boschi ha detto che non avrebbe accettato la riformulazione. Quindi, accantono per poi fare un'eventuale riformulazione che non viene accettata?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). No, Presidente: la Sottosegretaria ha compreso bene rispetto alla riformulazione sull'ordine del giorno n. 9/2362/7 Zaratti, che mi pare si limiti ai referendum. Quello, però, che sottopongo alla valutazione della Sottosegretaria e che era anche alla base della richiesta di accantonamento, è una diversa ipotesi di riformulazione, perché la Sottosegretaria ha ribadito che l'impegno del Governo, in sede di delega, ad affrontare in modo strutturale il tema del voto dei fuori sede non solo per i referendum, se capisco bene, ma per tutte le consultazioni elettorali rimane, cioè è un impegno che il Governo mantiene e che vuole portare avanti. Allora, alla luce di questo forse una riformulazione che tenga conto di questa volontà del Governo, non solo per i referendum ma per tutto, secondo me sarebbe auspicabile e, a quel punto, accoglibile, ovviamente. Ma la rimetto al Governo.

PRESIDENTE. Grazie, deputata Boschi. Quindi, adesso è chiara la situazione. Governo?

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Allora, se la memoria non mi inganna e non credo, in discussione generale, quando si pensò alla legge delega, siamo stati molto chiari che sarebbe stato step by step, garantendo la partenza dai referendum, piuttosto che dalle elezioni europee. Quindi, mi pare che step by step significa continuare su quello che avevo detto nella discussione generale in occasione della legge delega e non assumere impegni che, eventualmente, non potrei onorare. Step by step significa che la riformulazione, per quanto riguarda le elezioni europee, può rimanere, mentre, per quanto riguarda quest'ordine del giorno, ahimè, ancora non siamo nelle condizioni - per un fatto, ovviamente - di onorare gli impegni come siamo abituati a fare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Quindi, c'è un diniego all'accantonamento.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Si è citato più volte il nostro ordine del giorno. Anch'io vorrei esprimere due parole su quest'ordine del giorno n. 9/2362/1 Giachetti, che fondamentalmente - hanno ragione le colleghe e i colleghi che hanno sottolineato questo aspetto - ricalca l'ordine del giorno n. 9/2362/7. Per quanto riguarda il nostro ordine del giorno, ovviamente, si chiede di rendere definitiva la possibilità dell'esercizio del voto da parte dei cosiddetti fuori sede in tutte le consultazioni elettorali. Quindi, già annuncio che, ovviamente, noi non accettiamo la riformulazione del Governo.

Dopodiché, mi permetta, però, la Sottosegretaria Ferro, di fare una piccola considerazione sulla vicenda della sperimentazione e dello step by step, che trovo, francamente, rispetto all'importanza del tema che stiamo trattando - mi scuserà - abbastanza risibile, non perché io non voglia sottolineare gli sforzi che, evidentemente, il Governo ha inteso fare in questa direzione, ma perché noi parliamo di uno dei diritti, forse il principale, ma se non è il principale, di uno dei diritti più importanti della nostra Carta costituzionale: il diritto al voto.

Da questo punto di vista, non è che valgono le sperimentazioni, non vale lo step by step. E che facciamo? Quando si è introdotto il diritto di voto alle donne, si diceva: no, però, step by step, prima si fa per quelle sopra i 35 anni e, poi, fra un po' per quelle sotto i 35 anni? Non è così, perché il diritto al voto è un diritto talmente fondamentale, connaturato allo status di cittadino, che è impossibile reprimerlo o, comunque, è impossibile non mettere in atto tutto ciò che è necessario per garantirlo. E noi ci troviamo nella condizione per cui, ancora adesso, per le elezioni che a voi sembrano più importanti - perché questa è la storia -, non garantite il diritto al voto di 5 milioni di persone. Ripeto: 5 milioni di persone. Questa è la verità: 5 milioni di cittadini non hanno la possibilità di esercitare questo diritto fondamentale. E voi ancora state parlando di sperimentazioni, ancora state parlando di step by step. Sarebbe ora che il Governo mettesse in atto gli strumenti necessari, indispensabili e obbligatori per permettere a queste persone di votare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il Governo intende intervenire? Prego.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Onorevole Zaratti, non si tratta di fare un paragone sul discorso… sennò torniamo alle suffragette, che tutti inseguiamo come esempio di importanti battaglie. Qui stiamo parlando di un discorso differente, altrimenti, se fosse stato così facile, due Governi, in cui anche la sua parte politica - e sa il rispetto che ho nei confronti delle opposizioni -, avrebbero realizzato d'emblée un sistema elettorale per i fuori sede per cura, questioni varie ed eventuali, studio… con più facilità.

Io credo e ribadisco - lo faccio anche rivendicando lo sforzo che il Ministero dell'Interno, con il suo dipartimento, sta facendo - che siamo partiti, avevamo assunto un impegno. Gli stessi comitati - che sento, devo dire, puntualmente - si sono detti molto soddisfatti. Se ritorniamo alla differenza tra i due ordini del giorno, quello di Giachetti parlava delle elezioni future, quello che è stato riformulato parla di quelle in itinere.

Stiamo parlando di un decreto che, in qualche modo, lavora su queste elezioni che stiamo per affrontare, quelle imminenti. Quindi, non si tratta della stessa cosa, l'esempio non calza. Ci deve essere un esempio che metta in condizione il voto fuori sede di essere un voto efficiente, efficace, realizzabile e impermeabile. E su questo noi, ovviamente, andiamo avanti.

È un po' come il tema della doppia… ne abbiamo discusso più volte in Commissione: non si è pensato al numero dei votanti, si è pensato a non mettere la data referendaria al primo turno, per evitare di chiudere le scuole e per evitare, anche per quanto riguarda lo scrutinio, uno scrutinio più complicato, perché in prima battuta si scrutinano non soltanto i voti dei primi cittadini, ma anche dei consiglieri, ai quali si aggiungerebbe la parte referendaria.

Voglio anche ricordare che - ne approfitto e chiedo perdono al collega Colucci - anche sull'aumento delle indennità, mi pare che al Senato fosse stata sottoscritta da tutti i gruppi questa possibilità, ma purtroppo non c'era la copertura. Quindi, non credo che fosse una questione di volontà di farlo o non farlo, ma dobbiamo avere gli strumenti per poterlo fare. Le idee diventano azioni se abbiamo gli strumenti per poterlo fare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Madia. Ne ha facoltà.

MARIA ANNA MADIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sottosegretaria Ferro, io non ritengo affatto risibili le due sperimentazioni che abbiamo - mi sentirei di usare questo plurale maiestatis - contribuito ad avviare nel nostro Paese, ogni volta - lo dico io, non lei - puntualmente smentendo il Ministro Piantedosi, che, qualche giorno prima, veniva sempre a dirci che non ci sarebbe stato voto dei fuori sede, né alle ultime elezioni europee né per i prossimi referendum.

Io, però, la inviterei a rileggere meglio gli impegni - il mio ordine del giorno è il n. 9/2362/10 - che noi chiediamo al Governo di assumere. Non si tratta di emendamenti, si tratta di ordini del giorno, quindi, di impegni che il Governo prende rispetto a un auspicio e a un lavoro progressivo - lei ha detto step by step - che si può continuare a fare insieme, perché non ci sono limiti temporali che noi chiediamo. Semplicemente, noi, attraverso questi step by step, chiederemmo in prospettiva che ci possa essere una riforma organica che dia una legislazione non più sperimentale, ma stabile ai fuori sede che votano nel nostro Paese. Questo auspicio è stato più volte ribadito anche da lei, Sottosegretaria, dall'onorevole Roscani, anche in incontri pubblici, che noi, insieme, abbiamo fatto anche con le diverse associazioni. Penso davvero che sia molto paradossale, proprio perché - lo ripeto - questo Governo ha contribuito a portare avanti due step importanti, che ci siano pareri contrari rispetto a questo impegno, che sta dentro uno step by step che - lo ripeto - non ritengo risibile.

PRESIDENTE. Credo che nessun altro intenda intervenire...vuole reintervenire il rappresentante del Governo? Prego.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Intervengo solo per rispondere alla collega Madia che il parere contrario non è rispetto al testo, ma rispetto al disegno di legge, che è proprio quello che dovrebbe essere il contenitore e, quindi, la famosa legge, di cui molti colleghi mi stanno ricordando, la famosa legge delega, nella quale andrebbe inserito. Quindi, riteniamo che l'alveo naturale sia proprio quello e non questo, che è un decreto che riguarda le prossime elezioni.

PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2362/1 Giachetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2362/2 Boschi, su cui vi è il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2362/2 Boschi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2362/3 Alfonso Colucci, su cui vi è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Con quest'ordine del giorno chiediamo qualcosa che sembra banale, ma banale non è. Quando c'è un momento elettorale che rappresenta, poi, un momento di partecipazione democratica, le nostre scuole sono costrette a sospendere l'attività didattica. Ora, se ci fosse una contropartita, cioè se, contestualmente, ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze venisse spiegato che cosa sta accadendo e, quindi, quanto è importante sollecitare la partecipazione, potremmo anche dire che ciò che avviene è corretto. In realtà, non è così, perché sospendere l'attività didattica va a discapito degli studenti e delle studentesse, che già frequentano una scuola che è corposa non solo di programmi da affrontare, ma anche di attività spesso didattiche ed extradidattiche. Perdere dei giorni di scuola, soprattutto in quei territori dove già esiste un livello di dispersione scolastica e di abbandono notevole, non ci sembra più una buona pratica all'interno del nostro Paese. Esistono tanti immobili, spesso pubblici, in stato di abbandono, che potrebbero essere riqualificati e destinati alle attività che riguardano, appunto, le consultazioni elettorali. Però, sembra veramente un paradosso che in questo Paese, all'interno delle scuole, quando ci sono momenti di partecipazione democratica importanti, come le elezioni o come i referendum, i nostri ragazzi e le nostre ragazze non sappiano assolutamente nulla.

Dico ciò perché a scuola sembra quasi proibito, diciamo, parlare di queste attività. Poi, però, gli diciamo di non andare a scuola, perché il loro edificio, le loro aule, servono proprio per esercitare quello che è un diritto/dovere fondamentale della nostra Costituzione. È arrivato il momento di fermare questa contraddizione, di ribaltare questa situazione, di consentire ai nostri ragazzi di andare a scuola normalmente e di utilizzare altre sedi dove investire soldi pubblici e renderli luoghi anche adatti all'esercizio democratico. Perché, nonostante la presenza delle Forze dell'ordine, spesso le scuole sono strutture facilmente infiltrate da persone che non dovrebbero affatto frequentare i seggi elettorali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.

GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente. Sentire la seconda carica dello Stato invitare a non andare a votare effettivamente dà una brutta sensazione proprio perché il voto è un diritto/dovere del cittadino. La partecipazione democratica del cittadino è importante; è importante al punto che, come diceva l'onorevole Orrico, si sospende l'attività scolastica per poter esercitare il diritto/dovere di voto. Se poi l'attività scolastica viene sospesa per non esercitare il diritto/dovere del voto sembra effettivamente una presa in giro nei confronti dei nostri studenti.

La scuola ha il diritto di essere rispettata. Ormai non si usano altri edifici che le scuole per poter votare. Sarebbe, appunto, il caso che si trovassero nuove allocazioni, per quanto riguarda i seggi elettorali, anche perché la chiusura della scuola è prolungata anche dopo lo spoglio e perché è necessaria la disinfestazione; all'interno della scuola va, infatti, a votare chiunque e non certo con un certificato di sana e robusta costituzione o di buona salute. Per cui si invita davvero il Governo a impegnarsi a cercare altri luoghi dove poter esercitare questo diritto/dovere e ad avere, magari, più rispetto per i nostri studenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Credo che nessun altro intenda intervenire, quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2362/3 Alfonso Colucci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2362/4 Alifano, su cui vi è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Con quest'ordine del giorno non siamo particolarmente ambiziosi, come, invece, lo è stato il collega Zaratti con l'ordine del giorno a sua prima firma o i colleghi Giachetti e Boschi. No, noi chiediamo molto meno. Quindi, ci meravigliamo del parere negativo espresso dal Governo, dalla Sottosegretaria Ferro. Perché? Noi chiediamo una cosa che, a parer mio, è di buon senso. Tralasciamo le premesse, e mi rivolgo alla Sottosegretaria, sempre, tramite lei, Presidente; tralasciamo le premesse; l'ordine del giorno, se lo esaminiamo, è assolutamente di buon senso e va proprio nella direzione di consentire ai cittadini, i fuori sede per l'appunto, di partecipare, come dicevamo già prima, al voto, che è il diritto fondamentale per la tenuta del sistema democratico.

Noi che cosa chiediamo? Chiediamo di “avviare la sperimentazione di sistemi e modalità di espressione del voto valevoli per tutte le consultazioni elettorali e referendarie (…) scongiurando”, tralascio un inciso, “gli spostamenti degli elettori”. Quindi, che cosa chiediamo in sostanza? Una sperimentazione. Io non riesco a comprendere; siamo nell'ottica della temporaneità, una sperimentazione, Sottosegretario, non si nega a nessuno. Nessuno può essere… perché non promuovere quest'ordine del giorno? Penso che il tema dell'astensionismo sia drammatico.

Noi siamo passati - lo dicevano i colleghi che sono intervenuti prima - da percentuali notevolissime: il 93 per cento del corpo elettorale si è recato alle urne nel 1976; in occasione della consultazione sul referendum sul divorzio nel 1974 è andato a votare l'88 per cento della popolazione, degli elettori, del corpo elettorale, e adesso ci ritroviamo con percentuali che a breve scenderanno ben al di sotto della metà del corpo elettorale proprio in virtù del fatto che tantissimi risiedono fuori dal comune di residenza per ragioni di lavoro - ahimè -, per ragioni di studio o di cura.

Quindi è opportuno, per l'appunto, ampliare la possibilità - per gli elettori fuori sede, che sono fuori dal proprio luogo di residenza - di partecipare alle votazioni e, ripeto, qui si chiede una sperimentazione.

Presidente, visto che la Sottosegretaria dava un cenno di risposta, mi auguro che ci sia un ripensamento.

PRESIDENTE. Il Governo ha chiesto di intervenire.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Sono certa che non sarà sfuggito alla collega che la sperimentazione è partita già nel 2023 e che nel bilancio approvato a fine anno è stata inserita un'ulteriore cifra per proseguire con la sperimentazione. Quindi, dare un parere favorevole a qualcosa che già il Ministero sta facendo e sta portando avanti sarebbe pleonastico (Applausi dei deputati del deputato Deidda).

Lei, giustamente, ha citato anche l'intervento dei colleghi sull'ordine del giorno n. 3 Alfonso Colucci. In quel caso mi sembra giusto e doveroso dare una risposta: avendo determinato entro il termine di 35 giorni prima della data prevista per la consultazione la possibilità per i fuori sede della richiesta del voto, farlo oggi credo che non porterebbe ad alcun risultato; ecco perché il parere è contrario, considerato che è spirato il 5 maggio il termine ultimo.

PRESIDENTE. Carmina sottoscrive l'ordine del giorno.

Se nessun altro chiede di parlare pongo in votazione l'ordine del giorno n. 9/2362/4 Alifano.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2362/4 Alifano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2362/5 Auriemma, con il parere contrario del Governo.

Se nessuno chiede di parlare pongo in votazione l'ordine del giorno n. 9/2362/5 Auriemma.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2362/5 Auriemma, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2362/6 Magi, con il parere contrario del Governo.

Se nessuno chiede di parlare pongo in votazione l'ordine del giorno n. 9/2362/6 Magi.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2362/6 Magi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2362/7 Zaratti. Accetta la riformulazione? No, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2362/7 Zaratti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2362/8 Fornaro. Accetta la riformulazione, onorevole Fornaro? Prego.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). No, Signor Presidente, ringrazio la Sottosegretaria Wanda Ferro anche per la disponibilità al confronto che la caratterizza e della quale certamente ringraziamo, però non posso accettare; non possiamo accettare perché nelle premesse c'era ovviamente la sostanza dell'impegno perché, altrimenti, l'impegno, come dire, è la semplice attuazione della legge.

Da questo punto di vista il Governo è tenuto a realizzare una capillare campagna informativa rispetto alle questioni referendarie e nella premessa, ovviamente, c'era un richiamo, è già stato fatto da diversi colleghi che mi hanno preceduto, sull'inopportunità di dichiarazioni e appelli a non recarsi alle urne fatte da esponenti del Governo.

Non ultimo, qualche minuto fa, il Ministro dell'Agricoltura. Cioè crediamo che la postura di questo Governo, in questa campagna elettorale, sia una postura sbagliata, una postura che non sia da considerare accettabile.

Voglio su questo fare una precisazione. Qui non è in discussione la legittimità di un partito, di un esponente politico, di non recarsi a votare e eventualmente di fare anche campagna per l'astensione e ci sono precedenti in moltissime consultazioni referendarie.

Il punto, che è stato più volte sollevato, è il fatto che questi appelli e queste dichiarazioni non dovrebbero riguardare esponenti di Governo e, in misura ancora maggiore, esponenti delle istituzioni, a cominciare dalla seconda carica dello Stato. Cioè sarebbe stato auspicabile che, rispetto alla campagna referendaria, questi esponenti di primo piano delle istituzioni semplicemente non si esprimessero, cosa assolutamente legittima: nessuno chiedeva loro di fare campagna per il voto, ma certamente dichiarare che avrebbe fatto campagna - come ha fatto il Presidente del Senato - e farà campagna per l'astensione crediamo sia un vulnus che non è utile - lo dicevo nell'intervento precedente - in una fase in cui abbiamo le dimensioni dell'astensionismo che sono state ricordate.

Per queste ragioni, quindi, non posso accettare e non possiamo accettare questa riformulazione e chiedo che l'ordine del giorno n. 9/2362/8 a mia prima firma venga messo in votazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2362/8 Fornaro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2362/9 Laus con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Laus. Ne ha facoltà.

MAURO ANTONIO DONATO LAUS (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io non sono affatto sorpreso per questo voto contrario del Governo, perché a restar sorpresi saranno gli elettori e le elettrici.

Che cosa chiedevamo e che cosa chiedo con quest'ordine del giorno? Di impegnare il Governo “ad adottare ogni iniziativa utile, anche attraverso i principali mezzi di informazione, per portare a conoscenza del più ampio numero possibile di cittadini i contenuti dei referendum su cui saranno chiamati a votare l'8 e il 9 giugno”. Quindi, io non sono sorpreso, perché siete coerenti con tutti i comportamenti che avete posto in essere e che state continuando a porre in essere in questi giorni.

Presidente, per il suo tramite, mi rivolgo al Governo e alla maggioranza. Una doverosa premessa: intanto esprimo la nostra netta contrarietà all'accorpamento del referendum con il secondo turno delle elezioni amministrative. È una decisione che, sotto una finta veste tecnica, nasconde una precisa strategia politica, quella di depotenziare la partecipazione popolare e far fallire il quorum.

Lo voglio dire con chiarezza: il referendum è uno strumento di democrazia diretta che va rispettato, a prescindere dalle opinioni sul merito del quesito. Qui non stiamo discutendo del “sì” o del “no”: stiamo discutendo del diritto dei cittadini a pronunciarsi, del rispetto della loro sovranità, dell'integrità del nostro sistema democratico. Accorpare il referendum al secondo turno delle amministrative è una scelta che, inevitabilmente, riduce l'affluenza. Non è una casualità: è una mossa studiata per rendere più difficile il raggiungimento del quorum e far naufragare la consultazione. È un calcolo, è un trucco, è una furbizia di calendario.

Chi crede davvero nelle proprie idee non ha paura del voto, lo rispetta. Chi davvero è convinto che le proprie proposte politiche siano rassicuranti, convincenti, capaci di interpretare il sentire profondo del Paese, non ha bisogno di sotterfugi, anzi dovrebbe cogliere ogni occasione, anche quella del referendum, per dimostrare che la propria visione è maggioritaria nel Paese, non solo nei sondaggi o negli slogan, ma nelle urne, nel consenso, nella partecipazione attiva. E invece no! Si sceglie la strada opposta, quella dell'ostruzionismo mascherato, del disincentivo silenzioso, dell'occultamento.

Cosa ancor più grave, si è già pronti ad ascrivere l'eventuale mancato raggiungimento del quorum al proprio campo, dicendo che anche chi non ha votato è con noi, dimenticando che una parte consistente di quei cittadini si astiene da tempo, non solo da questo referendum, ma da anni, da molte altre consultazioni. Voi non rappresentate la loro voce; state solo approfittando o approfitterete del loro silenzio. Ma così facendo, colleghi e colleghe, non fate solo un danno alla parte politica avversa o a un quesito referendario, fate un danno alla democrazia. La credibilità delle istituzioni si costruisce nel tempo, con coerenza e rispetto. Non si può invocare la partecipazione quando fa comodo e sabotarla quando è scomoda; non si può piangere per l'astensionismo a intermittenza, non si può invocare il voto come dovere civico un giorno e poi fare di tutto per renderlo inefficace il giorno dopo. O si crede nella partecipazione sempre o non la si difende davvero. Allora sì, oggi siamo chiamati a difendere un principio - non un'idea, un principio -, quello della partecipazione, del rispetto per la voce dei cittadini, del rispetto delle regole. Chi ha coraggio delle proprie idee il voto non lo teme: lo affronta, lo rispetta, lo valorizza.

Chiudo, Presidente, rimarcando l'inopportunità di autorevoli rappresentanti del Governo, della maggioranza e delle istituzioni, che apertamente chiedono di non partecipare al voto. Tra questi ne cito solo uno: la seconda carica dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2362/9 Laus, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2362/10 Madia, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2362/11 Scotto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2362/12 Carotenuto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2362/13 Appendino. Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Il sabotaggio sui referendum dell'8-9 giugno da parte di questa maggioranza e di questo Governo non è solo evidente, lo possiamo dire, è sistematico. Lo abbiamo visto oggi di nuovo, quando avete deciso di non accorpare il voto dei referendum con il primo turno delle amministrative, che, peraltro, è una cosa di assoluto buon senso, ma no, per carità, non favoriamo la partecipazione, sarebbe gravissimo farlo. Ma non solo questo, è successo di peggio. Abbiamo assistito, nella totale indifferenza - quasi come fosse normale - di questa maggioranza e di questo Governo, Presidente, alla seconda carica dello Stato che ha fatto testualmente propaganda per il non voto. È una cosa gravissima, ci dovrebbe indignare. E riferendomi, tramite lei, Presidente, al Presidente La Russa, con quest'ordine del giorno diciamo che è grave, è gravissimo, e sa perché? Il Presidente La Russa - voglio provare a usare un linguaggio che magari capisce meglio, perché questo linguaggio non lo vuole capire, quello reale, della realtà -, lui è un tifoso accanito di calcio. Bene, è come se il Presidente del Senato, La Russa, fosse il capitano di una squadra di calcio e dicesse ai suoi giocatori: “Guardate, non scendete neanche in campo, state fuori, perché non ne vale la pena”.

Allora capiamoci! Ma come è possibile che sia normale? Come è possibile che una maggioranza arrivi a utilizzare questi mezzucci meschini per non raggiungere il quorum? Anche perché questi quesiti di cui stiamo parlando non sono tecnicismi d'Aula, sono quesiti che dovrebbero stare a cuore a tutti, perché trattano della vita vera, anzi trattano di vita e di morte, purtroppo. Io capisco che questo tema, forse, non interessa, lo vediamo nelle politiche del Governo, Presidente, ma stiamo parlando di un Paese, di un quesito che si riferisce al fatto che ogni giorno muoiono tre persone sul lavoro, persone che escono di casa e non tornano più. Sono figli e figlie, sono madri e padri, sono amici e sono compagni, sono vite spezzate dal silenzio della complicità di chi non vuole combattere realmente questa piaga.

E, allora, cosa fa Giorgia Meloni? Prima introduce appalti e subappalti a cascata, che sono un vero e proprio scaricabarile di responsabilità che moltiplica i rischi, poi - per quanto tentiate di nascondere la verità -, fa una cosa che, forse, è ancora più subdola: indebolisce i controlli, in modo che le aziende sappiano in anticipo quando arriveranno le ispezioni.

Allora, se questo è il modello Meloni, se questo è il modello della modernità del lavoro di Giorgia Meloni, purtroppo, non ci possiamo stupire che dite alle persone di non votare, perché la sicurezza sul lavoro, evidentemente, vi fa paura e non volete che le persone si esprimano in tal senso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ma non è solo qui. Viviamo in un Paese in cui il futuro è diventato un lusso. I giovani fuggono non solo perché cercano un sogno, ma anche perché vogliono la sopravvivenza con un contratto dignitoso. Una donna in questo Paese rischia di non avere più il posto di lavoro, perché è rimasta incinta. Uno stipendio fisso in questo Paese non basta più: lavori 40 ore a settimana, ma a fine mese non ci arrivi e devi decidere se pagare la bolletta o il mutuo. E Meloni, anche qui, cosa fa? Direzione opposta: i voucher tornano, demolisce il nostro decreto Dignità, dice “no” al salario minimo e ne va pure fiera. Guardate, l'abbiamo capito: per voi la stabilità non è un diritto, è un privilegio. Ed ecco perché per l'ennesima volta, anche su questo quesito, che invece andrebbe a ridurre la precarietà, dite alla gente: “State a casa”. Perché a voi evidentemente un lavoro dignitoso, un lavoro stabile non piace, non lo volete dare ai cittadini italiani.

Non solo. Vede Presidente, il lavoro si sta trasformando, da strumento di riscatto, a strumento di ricatto, il ricatto di uno stipendio troppo basso, di un contratto che deve essere confermato di giorno in giorno, di settimana in settimana. E dietro quei numeri di occupazione di cui vi vantate in televisione, in Aula, sui giornali, dietro quei numeri, vi siete mai chiesti cosa c'è? C'è un cassaintegrato che non ce la fa ad arrivare a fine mese, c'è una madre che deve accettare un part time involontario, c'è un lavoratore che si vergogna di dire, ma non lo può dire, che con lo stipendio non arriva a fine mese. E allora queste persone, che sono un esercito invisibile che voi non ascoltate, hanno deciso di far sentire la loro voce anche, anche sì con i quesiti referendari. E, in questo dramma, Presidente, ci tocca pure vedere i Tajani e i La Russa che invitano apertamente a boicottare il voto. Eppure, a me sembra che, non tanto tempo fa, era proprio Giorgia Meloni, la Presidente del Consiglio, che sul Premierato diceva: “Madre di tutte le riforme, ora decidono i cittadini”.

Allora, fateci capire: le leggi e i referendum che servono per rafforzare il vostro potere e il potere della Presidente Meloni, sì, benissimo, viva la democrazia, viva la partecipazione. Ma quando il referendum e le leggi riguardano il popolo, la dignità delle persone, un lavoro più pagato, un lavoro meno precario, un lavoro più sicuro, allora no, disinteresse, sabotaggio e silenzio. Complimenti! Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Ma noi l'abbiamo capito: Meloni ama solo un tipo di partecipazione, ama la partecipazione dei cittadini quando i referendum sono funzionali a rafforzare il suo potere. Credo che questo sia vergognoso, ma anche profondamente codardo, Presidente. Vado a chiudere.

Non ci stupiamo più, perché l'essere codardi è la cifra di questo Governo. Lo abbiamo visto sul fatto che abbiamo una Presidente del Consiglio che è codarda: non ha il coraggio di andare ai cancelli, di guardare in faccia agli operai e dire loro che l'occupazione va bene. L'abbiamo visto perché taglia il reddito di cittadinanza; lo abbiamo visto perché non ha il coraggio di dire una parola - una! - sul criminale di guerra Netanyahu (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che sta massacrando 50.000 persone e nega loro gli aiuti alimentari! Questa è la codardia di questo Governo ed è la stessa con cui invita a non partecipare al voto.

In quest'ordine del giorno, diciamo che è sbagliato fare ciò e ci schieriamo, Presidente, dalla parte del coraggio, non dell'essere codardi, dalla parte dei più fragili, degli invisibili, di chi alza la testa e di chi, l'8 e il 9 giugno, nonostante i La Russa, nonostante le Meloni e nonostante questo Governo, andrà ad esercitare la cosa più bella che si possa fare e cioè prendere quella penna in mano, mettere una X ed esprimere il proprio voto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo ancora proprio per sottolineare, anche a seguito delle importanti e preziose parole che sono state appena spese, la necessità di favorire la partecipazione al voto referendario dell'8 e del 9 giugno prossimo. Perché, la partecipazione al voto, anzi, il favorire la partecipazione al voto è proprio un cardine della democrazia costituzionale nella sua dimensione non solo formale, ma anche sostanziale. Quindi, è fondamentale da parte delle istituzioni - sia delle istituzioni governative, sia delle cariche più alte dello Stato - favorire la partecipazione e stimolare, attraverso il dibattito e la rappresentazione pubblica delle problematiche inerenti ai quesiti referendari, la libera partecipazione da parte di tutti i cittadini al voto. Perché, Presidente, l'articolo 48 della nostra Costituzione, che definisce le caratteristiche e i requisiti del voto come fondamento costituzionale, stabilisce un principio che il Presidente La Russa, evidentemente, oblitera e non considera, ossia che il voto è un dovere civico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è un fondamento! Non è un dovere giuridico, perché la persona può non recarsi al voto e, in ciò, non può essere sanzionata, ma è un dovere civico e qualsiasi sia l'espressione del voto (sia un voto favorevole, sia un voto contrario, sia un voto di astensione), l'esercizio del voto - e, ripeto, la nostra Costituzione dice che la sovranità spetta al popolo, che la esercita nelle forme di legge, e queste non sono parole vuote, sono ricche di contenuto e non possono essere svuotate da questa maggioranza, che è priva di senso istituzionale! - è la concretizzazione della volontà popolare e, così come la dottrina costituzionalistica ha definito, è un diritto fondamentale della persona! Favorire la partecipazione al voto vuol dire rendere la persona protagonista della vita democratica e non ridurla a un soggetto passivo. Perché, Presidente, questo è il nucleo fondamentale. È evidente che la maggioranza - con queste esternazioni, ma anche con una serie di provvedimenti che sta ponendo all'attenzione di quest'Aula - sta rendendo il cittadino sempre meno protagonista, il cittadino sempre più servo dello Stato! Allora abbiamo la concezione che lo Stato è al servizio della persona, mentre questa maggioranza vorrebbe che la persona fosse al servizio dello Stato.

Noi non siamo d'accordo. Non si può ridurre l'elettore a un mero soggetto passivo, i cittadini devono tornare ad essere protagonisti della vita democratica di questo Paese. Ed è per questa ragione che io, coloro che mi hanno preceduto e l'intero MoVimento 5 Stelle invitiamo i cittadini, convintamente, a recarsi a votare l'8 e il 9 giugno, qualsiasi sia l'espressione del voto che essi liberamente intenderanno manifestare, ferma rimanendo, da parte del MoVimento 5 Stelle, la piena adesione ai quattro quesiti referendari promossi dalla CGIL in tema di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo su quest'ordine del giorno, che vorrebbe stimolare una maggiore partecipazione al voto, per dire che, probabilmente, chi andrà a votare e chi ha già deciso che andrà a votare al referendum lo farà perché ha il timore che i propri figli si troveranno di fronte a un mondo del lavoro precario; il timore che i propri figli dovranno andare a lavorare in una situazione in cui saranno poco tutelati e dovranno, magari, mettere sui due piatti della bilancia, da una parte, il lavoro e, dall'altra, la sicurezza.

Ma non tutti i genitori hanno questa preoccupazione, perché c'è qualche genitore, che in questo momento peraltro lancia appelli per l'astensione, che un figlio ce l'ha nel consiglio di amministrazione di un ente pubblico, che è l'Automobile Club d'Italia; ce l'ha nel consiglio di amministrazione di un'assicurazione importante, che è controllata da un ente pubblico; che - guarda caso - è stato nominato da un Ministro in un altro consiglio di amministrazione, quello del Piccolo Teatro di Milano; che ha un altro figlio che in questo momento lavora, senza concorso, all'interno della Fondazione Milano Cortina.

Ecco, io credo che quel padre - che, guarda caso, è la seconda carica dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) - non abbia questi timori che hanno tutti gli altri padri di questo Paese; non ha il timore che i propri figli facciano lavori a tempo precario e a tempo determinato. Proprio per questo motivo concludo, Presidente, dicendo che, quando chi detiene il potere invita a restare a casa, è proprio allora che bisogna alzarsi in piedi e andare tutti a votare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Per una maggioranza che si definisce eletta dal popolo, che finalmente, dopo anni, li ha eletti e li ha portati a salvare il nostro Paese, dire di non andare a votare è veramente scandaloso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi il popolo vi serve a fasi alterne, no? Vi serve per essere legittimati da un voto che, tra l'altro, è un voto parziale degli italiani, lo ricordiamo, perché purtroppo la gente non va più a votare. E io dico un'altra cosa. Dico che è importante andare a votare, lo direi anche a persone che votano per voi. Voi non fate questo, fate il contrario.

In questo caso, i referendum di cui parliamo trattano temi importantissimi, come quello del precariato. Si combatte il precariato. Noi ci abbiamo provato con il decreto Dignità, che aveva creato un trend positivo per far assumere le persone. Invece, cosa diciamo ai nostri giovani e meno giovani che si affacciano al mondo del lavoro? Che loro devono avere contratti di tre mesi, poi aspettare e avere altri contratti di tre mesi. È questo il mondo del lavoro che, per molti, è soltanto cercare di vivere alla giornata e, invece, per altri, per i poteri forti con cui andate a braccetto, è guadagnare tantissimo e avere forte potere contrattuale per ricattare - l'hanno già detto i miei colleghi - i lavoratori stessi.

Quindi voi dite di “no”: non andate a votare per questi referendum, non andate a votare per migliorare le condizioni della sicurezza sul lavoro. Noi stiamo parlando delle morti sul lavoro sempre in maniera retorica; ne parliamo in Aula, purtroppo, quando capitano. Siamo tutti addolorati. Io lo so che siete addolorati anche voi, ma voi avete il potere, in questo momento - purtroppo ce l'avete voi -, di cambiare questa situazione, modificando il codice degli appalti, togliendo i subappalti a cascata, perché questi creano la possibilità di risparmiare sulla sicurezza, il non controllo e il fatto che nessuno è responsabile. Però di questo ve ne fregate e dite: non andate a votare, perché sono dei referendum proposti da una sigla sindacale, dal MoVimento 5 Stelle, da altri partiti. Invece, sono quesiti e sono motivi per andare a votare che riguardano veramente il futuro di questo Paese.

Si chiedono soldi anche per poter arrivare a un voto più facile, nell'ottica digitale verso cui andremo nel futuro, futuro a cui voi non pensate, voi pensate al passato. Voi pensate a un passato che, purtroppo, è un passato, tra l'altro, dei primi anni del 1900. Ma io vi dico che il passato non ritornerà più. Voi non potete creare un modello politico in Italia per cui decidono in pochi e tutti gli altri sono sudditi; è quello che state cercando di creare. Il referendum è una delle poche possibilità che può far cambiare questa situazione. Quindi, dire di non andare a votare è veramente vergognoso, da qualunque politico di qualunque forza politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tucci. Ne ha facoltà.

RICCARDO TUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Innanzitutto chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno e vorrei sottoporlo ai colleghi, che sono indaffarati anche a fare gli affari propri. Cosa c'è di strano in quest'ordine del giorno? Si dice: “ad assumere ogni misura e iniziativa utile affinché (…) le condotte degli esponenti di alte cariche istituzionali di governo siano improntate alla correttezza nei termini esposti in premessa”. Non mi pare che ci sia niente di eversivo in quest'ordine del giorno, non mi pare che ci sia nessuna posizione politica né che si vadano a toccare i principi di chissà quale partito. È un ordine del giorno abbastanza aperto e, anche qui, abbiamo trovato una chiusura totale.

Ma sa, Presidente, qual è la cosa strana che trovo in tutta questa faccenda, in tutta questa storia? L'invito a non andare a votare del Presidente del Senato - che, voglio ricordare, è la seconda carica dello Stato - è già una cosa gravissima di suo, ma, più che grave, io lo considero ridicolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E sa perché? Perché, se analizziamo i quesiti referendari per cui si dovrebbe andare a votare, questi quesiti referendari vanno in direzione di quella che dovrebbe essere anche la linea politica dell'attuale centrodestra. Perché i quesiti referendari che si votano l'8 e il 9 giugno sono per la modifica del famoso Jobs Act, che era una legge, una riforma del lavoro fatta dall'allora centrosinistra, con la Presidenza del Consiglio di Italia Viva. Ora mi domando: come fa il centrodestra ad invitare a non andare a votare qualcosa che, nel 2014, aveva fatto il centrosinistra? Capisce, Presidente, perché è ridicola questa storia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ci rendiamo conto? Pur di dire di “no”, si dice di “no” anche a quello che hanno sempre votato loro. Loro, nel 2014, hanno votato in modo contrario. Quando ci sono stati i voti di fiducia sul Jobs Act, tutto il centrodestra votò in modo contrario al Senato; addirittura, alla Camera - sono andato a vedermelo, per curiosità - hanno abbandonato i lavori per protesta, nel 2014. E fra questi, sa chi c'era? C'era l'attuale Presidente del Senato, che oggi invita a non andare a votare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2362/13 Appendino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Ordine del giorno n. 9/2362/14 Iezzi: parere favorevole.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2362​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Anticipo già da adesso il voto contrario su questo provvedimento da parte del gruppo di Italia Viva. Questo è un decreto-legge che si concentra, essenzialmente, sull'individuazione della data per poter svolgere le consultazioni referendarie, e noi non condividiamo la scelta operata dal Governo di abbinare la consultazione referendaria con il secondo turno delle amministrative.

Per noi è una scelta incomprensibile. O meglio, è chiaramente comprensibile perché è in linea con l'orientamento, espresso da rappresentanti del Governo e non solo, rappresentanti autorevoli della maggioranza che siedono anche nelle più alte istituzioni del Paese, di invitare a non partecipare alle consultazioni referendarie. E quindi scegliere, diciamo, una data che non facilita la partecipazione dei cittadini va chiaramente in quella direzione.

Le motivazioni che sono state avanzate da parte del Governo durante il confronto che abbiamo avuto in quest'Aula, in Commissione - e sicuramente, ringrazio anch'io la Sottosegretaria, Wanda Ferro, per la sua disponibilità, sempre, a confrontarsi in Parlamento -, non sono a mio avviso determinanti.

È evidente che tutte le volte che c'è una consultazione elettorale, purtroppo, c'è un disguido per quanto riguarda le scuole, perché è evidente che le scuole vadano chiuse per consentire di svolgere le elezioni. Questo fintanto che non troveremo delle alternative rispetto ai seggi all'interno delle scuole; peraltro, alternative che sono state prospettate anche attraverso ordini del giorno in questo stesso provvedimento che il Governo ha respinto. Quindi, non c'è la volontà di individuare una soluzione alternativa.

Allora, è evidente che il Governo debba fare una valutazione di interesse, un bilanciamento tra quello che è l'interesse - ovviamente rispetto alla continuità didattica - a non chiudere magari per un giorno in più le scuole per gli scrutini o consentire una più ampia partecipazione dei cittadini a una consultazione referendaria così importante. Per noi è evidente che dovesse prevalere l'interesse a consentire una più ampia partecipazione possibile al referendum, a prescindere dal fatto che qualche ora in più di scrutinio poteva rallentare la didattica.

E, onestamente, da componente della Commissione Vigilanza Rai, devo denunciare, anche in quest'Aula, la preoccupazione davvero allarmante rispetto al silenzio che c'è anche dal mondo dell'informazione, e ovviamente, in modo particolare, per quanto riguarda il ruolo che abbiamo, istituzionale, all'interno della Vigilanza Rai, dalla Rai, che è concessionaria di un servizio pubblico, quindi ha una responsabilità in più rispetto alle altre emittenti: la mancanza di informazione adeguata proprio sulla consultazione referendaria.

Gli spazi che sono stati individuati attraverso le tribune politiche, attraverso i messaggi elettorali, che sono comunque previsti e obbligatori, sono talmente ristretti e in orari di scarsa audience che rendono molto difficile per i cittadini avere davvero un'informazione adeguata. E da parte del Governo non c'è nessuno sforzo per rendere più accessibili le informazioni - su quesiti, peraltro, anche molto complessi nel loro contenuto - ai cittadini.

Ecco, questo, a mio avviso, è un errore, è un vulnus rispetto a quella che è, ovviamente, una democrazia liberale come la nostra.

Guardi, Sottosegretaria, il mio gruppo, il partito di cui faccio parte, Italia Viva, ha una posizione sui referendum anche molto articolata rispetto ad altri partiti dell'opposizione. Noi esprimeremo un voto diverso, per esempio, dai colleghi delle opposizioni, rispetto ai quesiti che vogliono abrogare alcune parti del Jobs Act che è una riforma che abbiamo approvato con il Governo Renzi - di cui anch'io facevo parte - e che rivendichiamo con orgoglio. Quindi voteremo “no” rispetto a quei quesiti, proprio perché riteniamo che sia una riforma del mercato del lavoro che non ha reso più precario il lavoro, anzi, ha aumentato le tutele non solo per chi lavora ma anche per chi il lavoro lo perde. Per le donne che lavorano, a cominciare dalle donne madri o che rimangono incinte durante, appunto, il periodo di lavoro. E, soprattutto, è una riforma che non ha aumentato i licenziamenti nel nostro Paese, ma ha aumentato i posti di lavoro: oltre un milione di posti di lavoro negli anni in cui eravamo al Governo noi e, se anche oggi, il Governo Meloni rivendica i risultati dell'occupazione nel nostro Paese, è anche frutto di quelle riforme che, dieci anni fa, con coraggio, abbiamo messo in campo.

Voteremo, invece, a favore del quesito che riguarda la cittadinanza regolare nel nostro Paese per garantire a chi studia, lavora e vive in modo regolare nel nostro Paese di avere accesso alla cittadinanza in modo un po' più semplice.

Però, pur avendo posizioni così differenziate, noi invitiamo a partecipare al voto, a partecipare alla consultazione referendaria e, quindi, è particolarmente grave che su questo non ci sia un'informazione adeguata, soprattutto da parte di chi fa servizio pubblico e da parte delle istituzioni; ma anche chi ritiene, giustamente, di non partecipare al voto come scelta legittima, a livello costituzionale, di far mancare il quorum previsto a livello costituzionale, a mio avviso, deve essere messo nelle condizioni di compiere quella scelta consapevolmente, dopo aver avuto un'informazione adeguata su quello che andiamo a scegliere e a determinare con il voto referendario.

E questa situazione è ancora più grave perché, purtroppo, la Commissione di vigilanza Rai, da oltre 7 mesi, non può riunirsi e quindi non può svolgere la propria attività anche di controllo - appunto, di vigilanza - rispetto ai doveri della Rai anche con riguardo alle consultazioni referendarie e alle amministrative, perché la maggioranza ha scelto deliberatamente di non prendere più parte ai lavori della Commissione della vigilanza Rai e, quindi, di far mancare il numero legale minimo perché possa costituirsi e quindi possa operare.

Allora non abbiamo più luoghi e strumenti per far valere democraticamente la nostra contrarietà rispetto a questo grave atto di violazione delle regole democratiche da parte della maggioranza di Governo: lo abbiamo fatto più volte in quest'Aula, lo abbiamo fatto alle Conferenze dei presidenti di gruppo, lo abbiamo fatto in Vigilanza Rai, abbiamo scritto lettere su lettere ai Presidenti La Russa e Fontana senza nessuna risposta. Allora torno a ribadire che, se è grave in generale che la Vigilanza Rai non possa svolgere il proprio lavoro, a presidio soprattutto delle minoranze, è ancora più grave in occasione di consultazioni referendarie così importanti e delle amministrative che abbiamo alle porte.

Ma proprio perché la partecipazione è uno strumento vitale di una democrazia, sarebbe stato importante garantire, in modo strutturato, solido e continuativo, la possibilità di votare ai fuori sede non soltanto in occasione di questa consultazione referendaria. Io apprezzo il fatto che ci sia, da parte di questa maggioranza, insieme alle opposizioni, in questo provvedimento, la norma che consente, per queste consultazioni referendarie, il voto ai fuori sede, non solo agli studenti, ma anche a coloro che si trovano fuori dal proprio comune di residenza per ragioni legate al lavoro o allo stato di salute.

Però diciamoci la verità, Sottosegretaria, le norme sono state scritte in modo tale da rendere concretamente molto complicato esercitare questa possibilità, perché noi sappiamo che il termine previsto per potersi avvalere di questo diritto è scaduto il 4 maggio, cioè prima ancora dell'approvazione definitiva di questo decreto-legge e senza, ancora una volta, che ci sia stata un'adeguata informazione ai cittadini per renderli consapevoli della possibilità di esercitare questo loro diritto con una norma che, appunto, è nuova, perché è inserita in questo decreto-legge.

E allora qui, Sottosegretaria, noi abbiamo chiesto con emendamenti e poi con ordini del giorno che questa sperimentazione, che vale solo per questa consultazione referendaria, diventasse strutturale, quantomeno per tutti i referendum ma, a maggior ragione, a nostro avviso, per tutte le consultazioni elettorali, non soltanto per i referendum. Ora, è complesso tecnicamente, certo, ne siamo consapevoli, però almeno con riguardo ai referendum una strada è stata individuata; sappiamo che è più semplice perché si tratta solo di dire “sì” e “no”, quindi non interferisce sulle preferenze e non altera, non essendoci eletti, gli equilibri dei diversi territori e dei diversi collegi; pertanto, almeno con riguardo ai referendum, poteva essere prevista in modo strutturale.

Ora, il fatto che il Governo abbia deciso non solo di bocciare gli emendamenti ma, soprattutto, di respingere ordini del giorno che andavano in questa direzione - cioè un impegno del Governo a lavorare su questo tema, a rendere strutturale il voto per i fuori sede in tutte le consultazioni elettorali - secondo me è un pessimo segnale, ma non perché non comprendiamo le difficoltà tecniche, ma se il Governo stesso ci dice che non si assume nemmeno l'impegno di provarci e, quindi, che non c'è un lavoro per consentire ai fuori sede di votare per le prossime elezioni, o magari ci si arriverà, come stavolta, all'ultimo tuffo, rendendolo concretamente impossibile, noi continuiamo a violare il diritto di 5 milioni di persone di partecipare al voto; e questo è particolarmente grave con riguardo ai giovani, perché io incontro spesso i giovani - non solo nelle università, ma anche in tante sedi al di fuori delle università - e sono proprio loro che vorrebbero partecipare ma spesso non hanno i soldi per tornare a casa e votare nel comune di residenza. E allora soprattutto pensando a loro, dobbiamo trovare nuovi modi per renderli partecipi e protagonisti delle scelte che riguardano la loro vita ma, ancora una volta, abbiamo perso un'occasione.

Chiudo, perché ho esaurito il tempo, con un accenno, però, a un dato preoccupante: il tentativo, per fortuna poi fallito, della maggioranza di inserire in questo decreto-legge una norma che va ad alterare i ballottaggi per le elezioni amministrative e, quindi, il gioco democratico. Quindi, per quello che c'è nel decreto-legge, per quello che non c'è nel decreto-legge e per quello che la maggioranza avrebbe voluto inserire nel decreto-legge, il nostro voto è assolutamente contrario (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signora Sottosegretaria, questo Governo ha una strana caratteristica - me lo consenta -, quella di far diventare immediatamente difficili e complicate le cose che sono abbastanza semplici. Anche un decreto di convocazione delle elezioni, in mano a voi, è diventato un problema, è diventata un'occasione di scontro a cominciare dal tentare di inserire, in questo decreto, la norma che modifica la legge elettorale sui comuni, cosa che è stata prontamente contrastata dalle opposizioni e opportunamente, a quel punto, la maggioranza ha ritirato come proposta; al fatto di indicare, come data per lo svolgimento delle elezioni del referendum, quella più scomoda possibile, quella dove meno persone potessero partecipare, tant'è vero che non si convoca il referendum nella giornata in cui si votano le amministrative al primo turno, ma si convocano i referendum nel turno di ballottaggio.

Ora, qualcuno diceva: a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina, soprattutto quando ci capita di assistere alle dichiarazioni reiterate e costanti di esponenti della maggioranza che occupano funzioni istituzionali di primo piano che invitano a disertare le urne. Siamo arrivati veramente al paradosso, quando il Presidente del Senato, la seconda carica dello Stato, invita a non andare a votare. Questa è veramente una cosa che, in qualche modo, svela il progetto del Governo. In qualche modo, queste dichiarazioni ripetute e reiterate di non andare a votare confermano il fatto che avete scelto proprio quella data per evitare che le persone vadano a votare e guardate che qui non si tratta soltanto di un errore di natura politica, signora Sottosegretaria, né di mancanza di rispetto, ma si tratta di una vera e propria - secondo me - violazione delle norme costituzionali, perché le vorrei ricordare, signora Sottosegretaria - sicuramente, non ce n'è bisogno, ma lo voglio fare, anche per mia memoria - l'articolo 48 della nostra Costituzione, dove si dice in modo esplicito che il voto è un dovere civico (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), è un dovere civico! Pertanto, ascoltare i massimi esponenti della vostra parte politica che occupano i più alti scranni delle istituzioni invitare a non andare a votare è una violazione palese delle norme costituzionali, a cominciare da quella che fa il Presidente La Russa, seconda carica dello Stato.

Io uso raramente, signora Sottosegretaria, la parola “vergogna”, perché se ne abusa un po' in quest'Aula e se ne abusa un po' in generale, però, quando si contrasta in modo così evidente una norma costituzionale, bisognerebbe che qualcuno, quantomeno, dia bacchettate sulle mani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). La Presidente Meloni, che è così puntuale e precisa a bacchettare sempre e costantemente le opposizioni per qualunque cosa secondo lei sbagliata, dovrebbe pronunciarsi a bacchettare i suoi esponenti di partito, quando invitano le persone a non andare a votare. È un grave errore non perseguire la strada della democrazia e dello scontro delle idee che si ritrova in questo istituto, l'istituto del referendum, che è l'unico istituto a democrazia diretta, non esercitare questo diritto anche al confronto delle idee. Dico che è l'unico istituto di democrazia diretta per dire anche a tutte le cittadine e ai cittadini: andate a votare, perché in tutte le altre occasioni voi votate, sì, per la Camera dei deputati, per il Parlamento in generale, per il Senato, per i consigli regionali e comunali, ma soltanto in un'occasione esercitate direttamente il vostro diritto a decidere, e sono i referendum. Potete dire “sì” e potete dire “no”, ma decidete direttamente, quindi, andate a votare ai referendum (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Un'occasione persa, un gol mancato a porta vuota da parte vostra. Anche sulla questione dei fuori sede - ne parlavamo prima durante gli ordini del giorno - Sottosegretaria, lei si è rivolta a noi dicendoci: i Governi nei quali voi avete anche partecipato. Noi non abbiamo partecipato, mi voglia consentire. Invece, le voglio dire che gran parte della sua maggioranza ha governato e tanto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Anche fino agli ultimi giorni. E devo dire che anche degli esponenti del suo partito - moltissimi - hanno governato. Tante volte e ripetutamente. Quindi, forse qualche cosina di più potevate farla già prima. Ma potete farla anche adesso per i fuori sede. Le dicevo, ci sono 5 milioni di persone, in gran parte giovani, che non possono esercitare questo diritto. E in un momento nel quale noi vediamo che c'è una disaffezione al voto e la mancanza di partecipazione, vogliamo fare in modo che tutti quanti possano esercitare questo diritto fondamentale, sancito dalla Corte costituzionale? Il diritto al voto non può essere relegato semplicemente a una fase di sperimentazione. Trovate voi il modo. Avete tutte le strutture del Ministero degli Interni e del Governo per trovare la modalità per permettere a queste giovani e questi giovani, alle cittadine e ai cittadini italiani, di esercitare questo diritto fondamentale. È compito e dovere vostro permettere loro di andare a votare, non il fatto di fare sperimentazioni su una cosa di questo genere. Non è questo il terreno sul quale si sperimenta. Io penso che dovete fare di più. Dovete garantire il fatto che le persone possano recarsi alle urne ed esprimere il loro parere e il loro voto, che - ripeto -, ai sensi dell'articolo 48 della Costituzione, è un “dovere civico”.

Non vi potete però trincerare dietro la questione della chiusura delle scuole. Guardate, avete tante occasioni per permettere agli studenti e alle studentesse di esercitare questo diritto, a tutte le giovani e ai giovani di esercitare il diritto all'istruzione. Anzi, fate troppo poco. State cercando di smantellare la scuola pubblica da molti punti di vista. Quindi, oggi invece di dire - e su questo mi dispiace che sia proprio lei, Sottosegretaria Ferro, ad affermare una cosa di questo genere - che si è deciso di non fissare la data del referendum al primo turno delle elezioni, perché c'era il problema delle assenze a scuola, cercate di fare di più per gli studenti, per fare esercitare a tutti il diritto al voto. A cominciare dal coprire i costi necessari per gli studenti e le studentesse, che non hanno, in questa fase, le famiglie che possono permettersi, dal punto di vista economico, di sostenere le loro scelte di studi.

A cominciare dalla possibilità che le scuole diventino luoghi accoglienti dal punto di vista delle strutture. Che venga data effettivamente applicazione al dettato che dice che la scuola deve essere gratuita per tutti e che per tutti - e in modo particolare per più meritevoli - debbano essere aperte le possibilità di arrivare fino in fondo alla carriera scolastica. Questo dovete fare. Non sarà certo il giorno nel quale non volete far votare i referendum che impedirà l'esercizio di questo diritto. E il fatto che vi nascondiate dietro questo aspetto è un elemento molto grave.

Guardate che i referendum indicano la necessità di intervenire su questioni fondamentali che riguardano il diritto al voto. Non ne voglio parlare qui, ma c'è la questione del reintegro nel posto di lavoro quando c'è un licenziamento senza giusta causa. Lo dice la parola stessa: “senza giusta causa”. I lavoratori che vengono licenziati senza giusta causa devono essere reintegrati. Ma è la logica che lo dice. Non dovrebbe esserci discussione.

Così come - lo voglio ricordare qui - ogni giorno, in questo Paese, muoiono tre persone, perché vanno a lavorare: muoiono a causa di incidenti sui posti di lavoro. Più di una guerra. Migliaia di persone muoiono in Italia per andare a lavorare. Persone che la mattina escono e non tornano a casa la sera. Ecco, il referendum, anche su questo, quando parla di appalti e sicurezza del lavoro, vuole dare un contributo concreto. Per non parlare della cittadinanza. Grandi temi e grandi questioni che riguardano il diritto fondamentale al voto e che riguardano i diritti delle persone. Ecco, per questo noi voteremo contro questo decreto, perché questa occasione era un'occasione nella quale si poteva fare davvero di più. Non l'avete fatto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Noi preannunciamo il voto contrario. Siamo d'accordo sull'opportunità di creare le condizioni per una maggiore efficienza e speditezza per la partecipazione rispetto alle operazioni di voto e comincio con il dire che qualche profilo noi lo condividiamo rispetto a quella che è la normativa. Per esempio, il discorso dell'abolizione della distinzione per genere negli elenchi elettorali e della necessità che prima c'era dell'indicazione del cognome del marito per la moglie, nonché il prolungamento delle operazioni di voto al lunedì e la sottoscrizione della lista attraverso modalità digitali, anche se eravamo d'accordo con quello che era l'emendamento e l'ordine del giorno dei colleghi di +Europa, che abbiamo anche sottoscritto, attraverso cui chiedevano di creare le condizioni per una portata più ampia di quell'indicazione.

Così come vediamo favorevolmente anche l'aumento dell'età dai 70 ai 75 anni o, sotto certi profili, anche l'aumento dei compensi dei componenti dei seggi elettorali. Siamo quindi d'accordo e siamo anche d'accordo nel senso che si può condividere anche un intervento legislativo da considerarsi favorevole, anche laddove esso venga proposto attraverso la forma del decreto, al di là e al netto dei soliti record che stiamo segnalando più volte di questa decretazione di urgenza, che ormai ha assunto un ritmo veramente esagerato.

Quello che però lascia perplessi è il tentativo che c'è stato, e che è stato parzialmente sventato, attraverso le forme del decreto, di modificare o introdurre nuove norme per quelli che sono dei profili non marginali e non residuali rispetto ai sistemi elettorali. Ovvero, quando può essere utilizzata, anche attraverso quelle che sono le interpretazioni delle pronunce della Corte costituzionale, la decretazione di urgenza con riferimento alle norme elettorali? Ma per quelli che sono degli elementi e delle modifiche procedurali di speditezza e di organizzazione, non con riferimento a quelli che sono invece degli elementi sostanziali.

E mi riferisco al discorso del 50 e 40 per cento, anche se è stato sventato, è stato ritirato e non è stato più proposto, con riferimento proprio al discorso dei ballottaggi. Anche con riferimento ai comuni dove si presenta una sola lista, abbassare il livello di raggiungimento del quorum al 40 e non al 50 per cento, non è un discorso di condividere o meno la portata nel merito del provvedimento, che può essere anche condivisibile, ma è l'idea che un Governo, attraverso una decretazione d'urgenza, nell'immediatezza e all'alba di una consultazione elettorale, metta mano con la maggioranza, attraverso, ripeto, lo strumento del decreto, su norme di natura sostanziale.

Ripeto, non sto facendo una sottolineatura in ordine al merito, perché il discorso dei ballottaggi era un discorso grave. Il discorso dei comuni, dove si presenta una sola lista per cui è sufficiente il 40 per cento degli aventi diritti e non il 50 per cento, è una norma che può essere anche condivisa nel merito, ma è una norma che tocca la sostanza della rappresentanza, e non può essere fatta attraverso decreto. Cioè, non può passare l'idea che, attraverso la decretazione d'urgenza, un Governo metta mano sulle norme sostanziali elettorali nell'imminenza di una consultazione elettorale. È un principio che non doveva passare.

Questo noi non lo vediamo di buon occhio ed è uno degli elementi per i quali voteremo “no”. Altri elementi che non ci convincono riguardano, innanzitutto, il Fondo per il potenziamento dei servizi erogati per il sistema informativo elettorale. Benissimo rimpinguarlo, ma non togliendo dal Fondo perequativo per gli squilibri della fiscalità locale. Ancora, non abbiamo visto di buon occhio l'inserimento nella dotazione organica di un'altra poltrona, che quindi è un altro elemento nelle mani del Governo per creare il discorso del “poltronificio”. Infine, ovviamente, sullo sfondo quella che è la ragione più importante, cioè - ed è quello che è stato sostenuto dai nostri rappresentanti anche in Senato e quello che stanno lamentando un po' tutte le opposizioni - l'accorpamento della tornata elettorale referendaria con il turno dei ballottaggi, motivato con delle argomentazioni molto, molto deboli.

Nonostante ciò, nonostante la nostra posizione in ordine ai referendum non sia omologata a quella delle altre opposizioni, ma solo a parte di essa, nel senso che voteremo sul discorso della cittadinanza e non gli altri quesiti referendari, ciononostante, l'idea di depotenziare la partecipazione al voto cercando di orientare il quorum, il mancato raggiungimento del quorum attraverso l'individuazione di date scomode, ci sembra un vulnus per la partecipazione, un vulnus per la democrazia. Alla luce di tutte queste considerazioni, voteremo “no” (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretario Wanda Ferro, inizio il mio intervento dichiarando sin da ora il voto favorevole del gruppo Noi Moderati al provvedimento, ovvero al decreto-legge relativo a disposizioni urgenti in materia elettorale. Siamo favorevoli perché, tra i vari adempimenti che sono previsti ogniqualvolta arriva una scadenza elettorale, ci sono degli aspetti importanti che cercano di agevolare la partecipazione alle urne. Questo è un elemento importante, sul quale so che c'è grande sensibilità della maggioranza, da parte del Governo.

Ringrazio, a tal proposito, la sempre attenta e accurata precisione del Sottosegretario nel cercare di intercettare le esigenze dei gruppi parlamentari e trasformarle in aspetti normativi, perché molto spesso questi decreti-legge sono decreti banali, che permettono di andare al voto, ma, quando si qualifica con degli elementi aggiuntivi, credo che dovrebbe essere salutato da tutto l'arco costituzionale in modo assolutamente positivo. C'è un nemico che credo che la politica, noi tutti, dobbiamo assolutamente contrastare, che è quello dell'astensione. L'astensione è la cosa più grave in un Paese democratico perché vuol dire non esercitare un diritto, vuol dire non esercitare un dovere, sottolinea una grave frattura che c'è nella rappresentanza tra cittadino e istituzioni.

È una mancanza di rappresentatività che, con il tempo, nel nostro Paese si è aggravata. Credo che in questo ci sia molto la perdita di credibilità della politica, che nel frattempo - lo dimostra questa legislatura - sta cercando, attraverso la concretezza, la serietà, la risoluzione dei problemi delle persone, di riqualificarsi e dimostrare che, invece, la politica può migliorare la qualità della vita delle persone, però è un dato di fatto che la crescita da parte degli elettori nella partecipazione al voto sia difficile da recuperare.

Allora non bisogna ignorare questi campanelli di allarme, anzi, non bisognerebbe accontentarsi immediatamente dopo il voto del fatto che comunque, anche se la percentuale di votanti è stata più bassa di quello che ci si auspica, ci sono comunque stati degli eletti, ci sono comunque state delle maggioranze definite, e che quindi c'è stata la condizione per poter creare un equilibrio all'interno delle istituzioni. Non è sufficiente. Dobbiamo, invece, avere il dovere di capire quali sono i segnali che l'elettorato, da questo punto di vista, ci sta dando, perché l'astensione è un atto molto forte e molto grave, sul quale tutta la politica deve lavorare.

Tra le varie cose che bisogna fare certamente bisogna facilitare la partecipazione. Allora, essere intervenuti cercando di eliminare con questo decreto la stragrande maggioranza possibile degli ostacoli organizzativi all'esercizio del voto è sicuramente qualcosa che il gruppo di Noi Moderati saluta in modo positivo. Per entrare nel dettaglio, certamente è importante in questo provvedimento, nel perseguire lo scopo generale di disciplinare lo svolgimento delle consultazioni elettorali e referendarie dell'anno 2025, avere ampliato sino a lunedì la possibilità di voto e avere accorpato al ballottaggio il voto del referendum, perché facilita la partecipazione al referendum.

Chi ha detto l'esatto opposto credo non abbia riflettuto adeguatamente sul valore, invece, di permettere questo accorpamento, perché porta chi magari si reca alle urne per il voto amministrativo a votare anche il referendum e magari non sarebbe andato a votare, a esercitare il suo diritto di voto su una consultazione che, certe volte, è vista meno interessante da parte dei cittadini. Anche questo, sul tema referendum, dovrebbe farci riflettere. Per quanto riguarda il tema dell'astensione, credo che la questione importante sia anche la possibilità non solo di esprimere un “sì” o un “no”, ma di esprimere la propria contrarietà al contenuto del referendum anche attraverso lo strumento dell'astensione. Solo nel caso del referendum credo sia interessante lo strumento dell'astensione, perché il referendum prevede dei quorum.

Tra l'altro, visto che ho sentito nel corso degli interventi un collega - pur mantenendoci distanti sotto tanti punti di vista, in termini di contenuto - come il collega Zaratti, che ha svolto alcune valutazioni rispetto ai richiami del Presidente del Senato, in questi ultimi giorni, che invitava a non andare a votare, io credo che, per quanto riguarda il referendum, l'astensione al voto sia un modo di dire “no”.

Un uomo come il Presidente del Senato, che ha grande esperienza, ha grande competenza e ha un grande senso delle istituzioni, della democrazia, non a caso ha espresso il concetto che l'astensione al referendum sia una strada - per un uomo democratico che crede nelle istituzioni - percorribile, perché è un altro modo per dire “no”. Poi, come Noi Moderati, stiamo invitando ad andare a votare e a dire “no”, ma crediamo che una delle due strade per votare “no” al referendum sia esattamente quella di non andare a partecipare al voto. Credo che, detto da una delle più alte cariche dello Stato, come il Presidente del Senato, sia assolutamente in coerenza con i principi costituzionali del nostro Paese.

Ci sono, poi, aspetti su cui, invece, abbiamo lavorato molto in Commissione e che anche in questo decreto, che andiamo a convertire, abbiamo previsto, come il voto fuori sede per il referendum.

Vorrei sottolineare che, dal punto di vista politico, il centrodestra, questa maggioranza, ha pagato certe conseguenze elettorali perché il voto fuori sede non è stato a vantaggio del centrodestra, ma la convinzione sulla qualità e sulla correttezza di questa iniziativa è stata averla proposta, aver visto che elettoralmente è svantaggiosa e averla riproposta in questa occasione. Questa è la serietà, la correttezza intellettuale che c'è da parte di questa maggioranza. L'abbiamo riproposta perché è giusto iniziare a evolvere dal punto di vista delle consultazioni, pensando quindi al voto fuori sede oggi per il referendum e, poi, chissà, vedremo nel futuro che cosa questa sperimentazione - che in realtà è un esercizio pratico ed effettivo del voto - che tipo di risultati potrà dare, per poterla poi estendere anche alle votazioni amministrative.

Io credo che ci sono, quando si parla di scadenze elettorali, tante questioni che possono essere affrontate. L'abbiamo visto in occasione di emendamenti presentati in Commissione, in alcuni casi ritirati, come la necessità di ampliare nelle regioni piccole, quelle che arrivano al massimo di 2 milioni di abitanti, il numero degli assessori perché le competenze delle regioni sono importanti, le attività da svolgere altrettanto ed è necessario che, prima o poi, a questa scelta di ampliamento si arrivi e siamo convinti che debba essere fatto in tempi assolutamente rapidi.

In conclusione, dichiarandoci favorevoli a questo decreto, credo che non possiamo non darci degli impegni, come politici impegnati sui territori, che devono il più possibile spingere l'elettorato a presentarsi alle elezioni, che è l'impegno da parte di tutti noi a trovare i metodi e i modi perché ci sia un innalzamento della partecipazione al voto. È una questione democratica: che nessuno si accontenti del vantaggio elettorale che una bassa adesione al voto determina perché è un errore democratico, della politica, che prima o poi pagherà anche chi, in quell'occasione, ha avuto il vantaggio di avere il voto a suo favore da parte degli elettori.

Poi occorre cercare di garantire una vera democrazia e una vera rappresentatività per la quale credo che tutti noi ci battiamo, evitando però strumentalizzazioni, come quella a cui abbiamo assistito rispetto al tema referendario, perché crediamo che, di base, ci siano i principi stabiliti dalla Costituzione che all'interno di questo decreto non sono solo garantiti, ma sono rafforzati. Si è andati verso una direzione innovativa e anche le dichiarazioni, che il centrodestra sta facendo da questo punto di vista, credo siano in linea con le vere intenzioni che la maggioranza e il Governo hanno, ovvero quelle di dare solidità alle istituzioni e di considerarle il punto di riferimento verso il quale il cittadino non deve avere sfiducia, altrimenti si trasforma in astensione. Diciannove milioni di astenuti sono sinceramente troppi nelle elezioni nazionali. Possiamo lavorare per recuperarli, ma certamente il voto nazionale e il voto delle amministrative sono diversi dal voto referendario in cui ci sono i quorum e ci tengo in conclusione a sottolinearlo perché sarebbe una lettura sbagliata insistere su un tema su cui non c'è nessuna violazione della democrazia e nessuna violazione della Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Le considerazioni che sono state svolte dal collega che mi ha preceduto proprio adesso mi spingono a fare una riflessione. Volevo iniziare questo discorso diversamente, ma purtroppo c'è una sorta di provocazione alla quale non posso non rispondere e non dare atto. Personalmente quello che vedo è che ci sono tanti proclami da parte della maggioranza, ossia che bisogna assolutamente combattere l'astensionismo, che le percentuali dei cittadini che si recano al voto sono allarmanti, che bisogna fare di tutto per aumentare la parte di corpo elettorale che deve recarsi al voto e che poi in questo provvedimento viene addirittura inserita, seppure in via sperimentale e solo per i referendum del 2025, la possibilità anche per i fuori sede di esprimere il proprio voto sulla consultazione referendaria per l'appunto. Quindi, tutte premesse che hanno una logica, solo che poi sono assolutamente contraddette dai fatti. Allora io mi chiedo: o la maggioranza vive di schizofrenia, nel senso che ha una ipotesi alla quale poi segue una tesi assolutamente opposta, oppure c'è di fondo una grande ipocrisia. Perché se si vuole effettivamente aumentare la partecipazione dei cittadini al voto, non può la seconda carica dello Stato dire: “State a casa!”. Non si può stabilire la data delle consultazioni referendarie concomitanti con il secondo turno delle amministrative e dunque con i ballottaggi nei comuni, lì dove si terranno i ballottaggi, perché in altri comuni potrebbe non tenersi un secondo turno di elezioni e quindi i cittadini dovrebbero ritornare una seconda volta a votare solo per i quesiti referendari.

Se vogliamo effettivamente aumentare la platea delle persone che si recano alle urne, allora bisognava assolutamente prevedere, come del resto era stato chiesto attraverso i nostri emendamenti in Commissione e poi riproposti in Aula, che le consultazioni referendarie si verificassero al primo turno delle amministrative, se c'era effettivamente questa volontà.

Ma poi veniamo proprio alla disciplina sperimentale per la votazione dei fuori sede. Lo abbiamo già detto durante la discussione generale ed è stato ripetuto anche oggi in Aula. Chi vuole votare fuori sede - perché per ragioni di studio, di lavoro, di salute non vive temporaneamente nel luogo di residenza e ha un domicilio temporaneo in un altro comune - deve inoltrare una domanda, corredata da specifica e idonea documentazione, 35 giorni prima della data della consultazione referendaria. Presidente, qui lo sappiamo tutti quanti: il termine è scaduto da tempo.

Chi non lo sa sono i cittadini, sono quelli che dovrebbero votare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma stiamo scherzando? Ma ci vogliamo prendere in giro? Se ci vogliamo prendere in giro, allora il Parlamento sta diventando il luogo in cui - ahimè - si viene presi in giro, ma viene preso in giro anche l'intero corpo elettorale.

Questa è una prima critica che può muoversi, ma sono tante le critiche che possono muoversi a questo provvedimento e, Presidente, sono sicuramente tante, al modo di legiferare oramai di questa Camera. Noi siamo passati e passeremo prossimamente, perché approderà in quest'Aula, a un decreto-legge che riguarda la materia penale, che non dovrebbe essere attinta ovviamente dalla decretazione di urgenza, dopo che è stata fatta l'analisi secondo un procedimento ordinario, Presidente. Qui si stanno stravolgendo tutte le regole e dal diritto penale dell'emergenza adesso stiamo passando al diritto elettorale dell'emergenza. Siamo sempre nell'emergenza. Non si dà modo al Parlamento di discutere di provvedimenti importanti che interessano la vita dei cittadini. Questo è un gravissimo allarme.

Noi, Presidente, qui stiamo legiferando solo per stabilire - stiamo discutendo qui, con il procedimento ordinario - le istituzioni di giornate della memoria, di questo o quell'evento, di questo o quel tema, oppure per riconoscere medaglie a cuochi o altre amenità. Ma di cose veramente importanti non si discute. E anche la materia elettorale, che dovrebbe essere trattata secondo il procedimento ordinario, ci viene adesso riproposta attraverso la decretazione d'urgenza, e così passano anche delle norme che rappresentano il nucleo essenziale del diritto elettorale.

Io ho sentito prima quello che ha detto il collega D'Alessio e concordo con quello che dice. Presidente, anche quella norma, che riformula il quorum del corpo elettorale che deve recarsi alle urne nel caso in cui sia presentata una sola lista perché le elezioni nei comuni sotto i 15.000 abitanti siano valide, tange proprio il nucleo essenziale del diritto elettorale, quel nucleo essenziale che non dovrebbe, per disposto costituzionale, essere toccato dalla decretazione d'urgenza. Questo non lo dico io, Presidente, lo hanno detto i Padri costituenti e lo ha ripetuto più volte la Corte costituzionale. Ma questo che cosa significa? Significa che noi andremo incontro - io mi auguro di no, ma il timore è questo - al fatto che anche nella materia elettorale sarà la decretazione d'urgenza a farla da padrone e non ci sarà più un dibattito vero nelle aule parlamentari. Ma questo che cosa significa? Significa che si vogliono spogliare dell'esame di provvedimenti, che riguardano la vita dei cittadini e che riguardano, nel caso di specie, il primo dei diritti dei cittadini, ossia il diritto al voto, i parlamentari che rappresentano la Nazione. Per dare che cosa? Per dare questo potere alla maggioranza di turno, che, ovviamente, può modificare le regole del gioco anche all'ultimo momento, riscrivendole a proprio favore. È un allarme, Presidente. È un allarme che stiamo lanciando dai banchi dell'opposizione e che continueremo a lanciare.

Relativamente poi ai quesiti referendari, c'è un'altra annotazione da fare. Tutto ciò si sta svolgendo - ahimè - nel silenzio assordante degli organi di stampa. È stato ripetuto più volte. La Commissione di vigilanza Rai non riesce a riunirsi, i cittadini non sono informati dell'importanza dei quesiti referendari, perché, oltre al quesito sulla cittadinanza, ci sono quesiti che riguardano il mondo del lavoro, quesiti che vogliono porre un limite al precariato, c'è un quesito che vuole porre un freno ai licenziamenti illegittimi e c'è un altro quesito che vuole dare maggiore tutela in caso di infortuni sul lavoro. Noi proponiamo questioni concrete, Presidente. Non ci mettiamo a piangere perché quello o quell'altro lavoratore ha subito un infortunio, proponiamo delle soluzioni, perché questo dovrebbe fare il Parlamento: proporre delle soluzioni concrete che riguardano la vita di tutti giorni e dei cittadini.

E, allora, io penso che il non aver dato necessaria importanza ed effettivo valore a questi referendum sia qualcosa di gravissimo. Così come qualcosa di gravissimo è l'aver confezionato questo provvedimento, che nulla fa per ampliare la possibilità dei cittadini di esprimere il diritto di voto. Nulla fa. Il MoVimento 5 Stelle, invece, crede che il diritto di voto sia il diritto più importante, il diritto fondamentale in una democrazia, che rappresenti il vero anticorpo contro le derive autoritarie che attraversano tutte le società occidentali, ahimè, in questo periodo storico. Ebbene, noi ancora continuiamo a crederci, ma, così com'è confezionato questo provvedimento, noi non possiamo che esprimere il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Emilio Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevole Sottosegretario, colleghi, questo decreto Elezioni poteva essere il solito, quasi di routine: la data del voto, la conferma delle modalità in uso ormai da tempo e la chiamata alle urne per la domenica e il lunedì. Invece, di consueto ha solamente il nome e contiene disposizioni importanti, addirittura di portata storica, che sono destinate a cambiare per sempre il modo in cui le cittadine e i cittadini esprimono il proprio voto. Aumenta i diritti per chi avrebbe voluto partecipare, ma era impedito per la distanza o per gravi problemi di salute, e sancisce la perfetta parità, cancellando ogni possibile discriminazione.

Ho parlato di portata storica perché, finalmente, dopo quasi ottant'anni, questo Parlamento riesce a fare ciò che cittadini e cittadine attendevano da molto tempo: superiamo la distinzione tra uomini e donne nelle liste elettorali. Grazie al lavoro e al confronto tra maggioranza e opposizione, cancelliamo una regola anacronistica, vigente dal 1945, che contrasta con il sentire comune e che è stata frequentemente causa di ritardi e code nei seggi per la doppia fila. Da oggi, ogni cittadino è ufficialmente uguale davanti al voto, senza eccezioni. Annulliamo - e ancora una volta, da uomo, sottolineo finalmente - l'obbligo di indicare nelle liste elettorali il cognome del marito per le donne coniugate o vedove: una norma, anche qui, superata dalla storia e dalle consuetudini, oltre che palesemente in contrasto con il principio costituzionale del voto personale.

Il decreto che approviamo oggi fa registrare un'altra importante prima volta, anche questa molto attesa, sulla quale si sono concentrati i colleghi che sono intervenuti finora. Viene, infatti, concessa la possibilità a tutti gli elettori fuori sede - tutti - di partecipare alle consultazioni referendarie di giugno: non più solo studenti o persone temporaneamente domiciliate, per un periodo di almeno tre mesi, in una provincia diversa per ragioni di cura, ma anche coloro che si trovano in un'altra regione per motivi di lavoro. Riavviciniamo, così, nei fatti, gli elettori alle istituzioni, combattendo il cosiddetto astensionismo involontario. Colleghi, è una norma temporanea? Sì. È una norma che finora si applica ai referendum? Sì. Ma sono esattamente trent'anni che questa norma ci è richiesta dai movimenti giovanili, in particolare, di tutte le formazioni politiche, e finalmente, dopo trent'anni, questa maggioranza e questo Parlamento consentono questo voto ai fuori sede. Mi sembra un provvedimento importantissimo.

Un'altra barriera che andiamo ad abbattere è quella che ostacolava gli elettori gravemente malati. Andiamo incontro alla richiesta di molti e diamo seguito a una sentenza della Corte costituzionale. Fino ad oggi, infatti, coloro che non potevano muoversi per grave impedimento fisico, avevano la possibilità di sottoscrivere le liste di candidati alle elezioni soltanto pagando di tasca propria un notaio che li raggiungesse al domicilio. Da oggi, anche loro, anche queste persone malate, potranno manifestare il sostegno a una lista o a un candidato in maniera digitale, da remoto. Si tratta di un'innovazione che si aggiunge a quelle numerose che abbiamo già introdotto da inizio legislatura in tema di digitalizzazione e modernizzazione delle procedure di voto.

Tra poche settimane, come sapete, si voterà un referendum le cui firme sono state raccolte attraverso una piattaforma online, ed è già possibile per cittadini e forze politiche depositare il proprio contrassegno anche su supporto digitale. È previsto che il certificato di iscrizione nelle liste elettorali possa essere richiesto e fornito tramite posta elettronica certificata.

E ancora, con questo decreto destiniamo altri 800.000 euro per la digitalizzazione dei sistemi elettorali.

C'è un'ultima nota che riguarda l'organizzazione dei seggi e il lavoro degli scrutatori, che, come è stato scritto più volte sui giornali negli anni scorsi, sono sempre più difficili da trovare: innalziamo da 70 a 75 anni l'età massima per essere chiamato a fare parte dell'ufficio elettorale. È un riconoscimento dell'esperienza e della disponibilità di tanti cittadini che possono dare ancora un contributo prezioso al corretto svolgimento delle operazioni di voto.

Poteva essere un decreto Elezioni di routine, dicevamo all'inizio, ma per fortuna non lo è stato. Siamo orgogliosi di avere dato un importante contributo, con le nostre idee e con le nostre proposte, a questo risultato, convinti che una democrazia più inclusiva e accessibile sia una democrazia più forte. Per questa ragione, voteremo a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR IEZZI (LEGA). Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghi, la Lega voterà convintamente a favore di questo decreto-legge. Questo provvedimento contiene una serie di norme che, a nostro avviso, sono ovvie e di buon senso. Penso, per esempio, al prolungamento delle votazioni nella giornata di lunedì: uno strumento utile per portare più gente e per dare più possibilità, alle persone che lo vorranno, di votare. Penso, per esempio, all'innalzamento dell'età degli scrutatori da 70 a 75 anni. Chi segue un po' queste tematiche per passione o per dovere sa quanto sia difficile oggi trovare degli scrutatori, anche per una questione di compensi.

Non a caso, all'interno di questo provvedimento, si interviene anche con un adeguamento dei compensi nei casi di elezioni amministrative che non abbiano l'abbinamento con il referendum. Come sapete, in questo anno noi andremo a votare per diverse elezioni; una di queste è abbinata al referendum, ma le altre no. E se gli scrutatori che lavoreranno nelle elezioni dei primi di giugno abbinate al referendum avranno una maggiorazione dovuta proprio all'abbinamento, nelle altre elezioni questa maggiorazione non c'è e si è intervenuti con un adeguamento dei compensi.

Sono norme di buonsenso, e davvero trovo curioso che ci sia qualcuno che non approvi questo provvedimento, anche perché, oltre a queste norme ovvie, ci sono anche dei passaggi importanti, dei veri e propri passi in avanti, che, se riusciremo poi a rendere definitivi, si possono definire passi in avanti di portata storica. Penso, per esempio, all'abbassamento del quorum nei comuni sotto i 15.000 abitanti in caso di presentazione di una sola lista. Anche qui, ovviamente, chi segue queste tematiche conosce la difficoltà che c'è nei piccoli comuni di trovare persone che si candidino e che abbiano voglia di impegnarsi, soprattutto anche a causa di compensi che sono davvero ridotti e di un impegno che è davvero elevato.

Spesso è complicatissimo fare le liste, e, con questo quorum fissato al 50 per cento, spesso abbiamo avuto situazioni in cui bisognava andare avanti con i commissariamenti, in queste piccole realtà, per anni, provocando un vulnus democratico incredibile in queste realtà. Per fortuna abbiamo deciso di intervenire su questo fronte anche escludendo dal computo del quorum gli iscritti al registro dei residenti italiani all'estero, che contribuiva a rendere sempre il quorum irraggiungibile. E poi, soprattutto, la questione del voto fuori sede, di cui, come sapete, si parla da anni, forse da decenni.

La sinistra ha fatto decine di convegni, ha messo in moto i propri responsabili giovanili nelle università; anni e anni di battaglia senza mai ottenere nulla, perché - ce lo dobbiamo dire - per anni la sinistra ha detto di impegnarsi su questo fronte, ma non ha mai cambiato di una virgola la situazione degli elettori fuori sede (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Siamo arrivati noi, i cattivi di centrodestra, coloro che non vogliono tutelare il diritto di voto dei fuori sede, e cosa abbiamo fatto?

Mi pregio di essere stato il relatore di maggioranza del provvedimento che, nel luglio del 2023, venne approvato in questo ramo del Parlamento, dove si fissarono una serie di soluzioni per venire incontro al problema dei fuori sede. E per venire incontro al problema dei fuori sede non basta dire “facciamoli votare”, perché l'articolo 48 della nostra Costituzione dice che il voto deve essere personale, uguale, libero e segreto.

Riuscire a soddisfare tutte queste caratteristiche non sempre è facile. Servono delle soluzioni che, a volte, devono essere anche creative, devono essere originali, devono andare al passo con i tempi e con la tecnologia. Ed è talmente difficile che, infatti, la sinistra per decenni non è riuscita a trovare una soluzione a questo problema (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Siamo arrivati noi e, appunto, abbiamo approvato questo testo nel 2023 e poi lo abbiamo reso effettivo nel 2024, dando la possibilità agli studenti, solo agli studenti, di votare alle europee. È un provvedimento di tipo sperimentale e le sperimentazioni vanno anche poi analizzate.

Allora, analizziamo che cosa è successo alle europee del 2024. Beh, alle europee del 2024 è successo che hanno partecipato al voto 23.000 studenti su 500.000 potenziali elettori, il che vuol dire il 4 per cento dei potenziali elettori. Evidentemente, non c'è questa volontà di partecipare a questo tipo di votazioni da parte degli studenti fuori sede, perché il risultato lo dimostra. Voi dite che è colpa del meccanismo che noi avevamo messo in piedi ai tempi? Perfetto, a queste elezioni, per il referendum, lo abbiamo cambiato, lo abbiamo reso più agevole e lo abbiamo allargato, finalmente, anche ai lavoratori e a coloro che sono in cura.

Mi sembrano dei passi in avanti importanti. Mi auguro che queste norme possano diventare definitive, ma le sperimentazioni servono proprio a verificare quali sono le problematiche e quali sono le opportunità. Quindi, mi sembra che di passi in avanti importanti, su questo fronte, ne siano stati fatti tanti. Ultimo argomento, che in realtà non c'entra con questo decreto, però se ne è parlato (non c'entra direttamente, ovviamente, ma indirettamente sì): la questione dell'astensionismo al referendum. Permettetemi di dire una cosa: voi avete citato l'articolo 48 e il fatto che il voto venga definito un dovere civico, questo è vero.

Però vi dimenticate sempre di ricordare l'articolo 75 della nostra Costituzione, che è quello che fissa un quorum per il referendum. Voi ci avete sempre detto - mi riferisco soprattutto alla sinistra, che la Costituzione l'ha letta - che questa è la Costituzione più bella del mondo. È sicuramente vero, e allora proviamo a chiederci, ed è un invito che vi faccio, perché i Padri costituenti hanno pensato di mettere solo in quel tipo di elezione un quorum. Forse perché hanno pensato che in un'elezione così importante, come il referendum, le minoranze non dovessero soverchiare le maggioranze, e quindi ci dovesse essere un reale dibattito nel Paese su determinati temi.

Se evidentemente il quorum non si raggiunge su determinati temi, è perché avete sbagliato gli argomenti. Forse è questo il tema (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e non è un caso se questo quorum non c'è. Poi mi auguro che voi farete le vostre battaglie, giustamente, elettorali e referendarie, però è una domanda che vi dovete porre perché il quorum ci sia per il referendum e non ci sia per le elezioni politiche o, per esempio, per i referendum di tipo costituzionale. Perché sono elezioni diverse e nei referendum abrogativi le posizioni non sono due, sì e no, ma c'è anche la terza, cioè la libertà di poter andare al voto oppure di non poterci andare.

Non c'è nulla di incostituzionale, non c'è nulla di antidemocratico in questo tipo di posizioni. Credo che, durante questo mese, ognuno potrà sostenere le proprie partite, e quindi anche la partita dell'astensione, perché è una battaglia che si può fare ed è costituzionalmente prevista dall'articolo 75. La nostra Costituzione ha diversi articoli, non si ferma per fortuna all'articolo 48; leggiamola tutta e cerchiamo di mettere insieme i vari articoli, e vedrete che forse riusciremo ad arrivare a una quadra tutti insieme.

Quindi, dalla Lega arriva un “sì” convinto a questo provvedimento e, ovviamente, permettetemi, in ultima cosa, così non lo faccio dopo come relatore, mi prendo questi dieci secondi come relatore ovviamente per ringraziare, come si fa di routine, tutti gli uffici, il Sottosegretario e gli uffici della I Commissione, che hanno contribuito al raggiungimento di questi risultati, con l'impegno mio, e mi auguro che poi sia anche del Governo, che almeno alcuni di questi, da temporanei, diventino poi definitivi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, come ho già avuto modo di preannunciare nel corso della discussione sugli emendamenti, noi, a differenza di altre volte, di fronte a un decreto, quello sulle elezioni, che, di norma, è un decreto burocratico, voteremo no, per le motivazioni che ho già preannunciato, cioè, fondamentalmente, per il mancato accoglimento della nostra richiesta di accorpamento del primo turno amministrativo con i referendum.

Le ragioni sono evidenti. Io credo che la classe dirigente di questo Paese, la classe politica, commetterebbe un errore grave a sottovalutare il fenomeno della mancata partecipazione. Per il suo tramite, signor Presidente, vorrei interloquire con le riflessioni che faceva poc'anzi il collega Iezzi. È vero che in Costituzione è stato determinato per l'approvazione, per la validità del referendum, un quorum del 50 per cento; occorre, però, contestualizzare. Eravamo in una fase, quella dell'Assemblea costituente, in cui si viaggiava su livelli di partecipazione al voto del 90 per cento. È del tutto evidente che l'indicazione, il pensiero dei Costituenti era quello che non si potesse scendere sotto un certo livello, stante una partecipazione elettorale di quelle dimensioni. Oggi, ci troviamo in un contesto assai diverso: 63,9 per cento di votanti nelle elezioni politiche del 2022 e, se non la memoria non mi inganna, il 48 per cento alle europee del 2024. È del tutto evidente che il problema non è, a mio giudizio, a nostro giudizio, se l'argomento oggetto del referendum incontri la larga percezione dei cittadini; il problema è che è diventato un giochino troppo semplice, quello di agganciarsi ormai a uno zoccolo duro molto elevato di persone che non ritengono più di recarsi alle urne. Quindi, con questo giochino è facile far saltare i referendum, privando il Paese - e questo penso lo possa condividere anche il collega Iezzi - della possibilità di una discussione, di un confronto, di un dibattito sulle questioni oggetto dei referendum.

Invece, la scelta che ha fatto il Governo è di non guardare quest'iceberg che abbiamo di fronte, che ha di fronte la democrazia italiana e non solo, di scegliere, quindi, la via più semplice, quella dell'accorpamento con il secondo turno delle elezioni amministrative, dove ci sarà. Perché nelle grandi città, in particolare, a Genova, ci sono tutti i segnali per una vittoria al primo turno, credo e spero della nostra parte politica. Ma, per come è conformata l'offerta, è probabile che lì, che è la città più grande che va al voto, ci sia sostanzialmente un primo turno soltanto. Lo dico subito: da questo punto di vista non sarebbe cambiato un granché, in termini di aumento di percentuale di voto, ma sarebbe stato un segnale, anche di coraggio, da parte di questo Governo, che, invece, preferisce nascondersi nell'astensione, preferisce, con dichiarazioni a vari livelli, la via più semplice e facile.

La speranza nostra è che gli italiani sappiano anche ricordare. In passato, c'è chi ha invitato ad andare al mare e, poi, si è risvegliato il giorno dopo, invece, con una larga partecipazione. Perché i temi referendari, la cittadinanza, i temi del lavoro, sono temi centrali; non c'è nulla di strumentale in quel referendum. Si può essere d'accordo o non d'accordo, ma trattano della vita materiale di milioni di lavoratrici e di lavoratori, di cittadine e di cittadini.

È un peccato, lo dico con grande sincerità; noi per queste ragioni voteremo contro. Perché nel decreto - e non ho alcuna difficoltà a riconoscerlo, come ha fatto il collega Giorgis in sede di dichiarazione di voto al Senato - c'erano anche elementi che andavano nella direzione giusta, che erano stati figli e frutto del lavoro importante di confronto al Senato: gli elenchi unici, finalmente la fine dell'obbligo per le donne di inserire il cognome del marito negli elenchi elettorali.

Anche sul tema del voto fuori sede, do atto che c'è un passo in avanti. E ci è molto dispiaciuto che non sia stata accolta dal Governo in sede di approvazione dell'ordine del giorno - anche di altri colleghi - l'idea che occorre imprimere un'ulteriore accelerazione per rendere il più possibile stabili e definitive queste opportunità.

Così come vorrei dire che non è prerogativa di questo Governo - lo ricordo anche qua al collega Iezzi, era già stato fatto in Governi in cui eravamo anche noi parte importante - quella del quorum del 40 per cento, cioè dell'abbassamento del quorum nei piccoli comuni dove c'è la lista unica.

Mi permetto di segnalare un'altra anomalia, su cui prossimamente credo dovremmo mettere mano: è il fatto che, nei comuni sotto i mille abitanti, dove non c'è la necessità delle firme per presentare le liste, ci sono casi anomali di liste presentate per altri obiettivi, per dirla tutta, in molti casi, quello di ottenere un mese di aspettativa retribuita, nel caso in cui si è sotto ferma militare o cose di questo genere. Quindi, probabilmente bisogna pensare a reintrodurre una quota minima di firme, anche per i piccoli comuni.

Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, perché vogliamo cogliere questa occasione per stigmatizzare il tentativo maldestro, che c'è stato al Senato, di inserire nel testo di un decreto-legge sul tema elettorale, quindi limitato ad organizzare le elezioni prossime, quello della modifica sulla legge dei comuni, con l'abbassamento del quorum al 40 per cento per le elezioni.

Non è accettabile, lo dico con forza, questa visione proprietaria che una parte di questa maggioranza ha delle leggi elettorali. Le leggi elettorali non possono e non devono essere una prerogativa della maggioranza di turno. Le leggi elettorali, vorrei ricordarlo anche con riferimento a quella nazionale, sono parte integrante di quelle che potremmo sinteticamente definire le “regole del gioco” e le “regole del gioco”, così come la Costituzione, dovrebbero essere discusse, ci dovrebbe essere un confronto aperto - non nel chiuso delle stanze - e bisognerebbe provare, sforzarsi, da una parte e dall'altra - quindi, non è che, da questo punto di vista, ci sia un j'accuse nei confronti, in particolare, di questa maggioranza -, dovremmo trovare la forza di raggiungere compromessi alti per stabilizzare il tema della legge elettorale.

Non è possibile che ogni maggioranza, tra le prime iniziative, abbia quella di cambiare la legge elettorale, pensando di trarne vantaggi. Le leggi elettorali sono un elemento fondamentale: una legge elettorale che funziona bene consente al corpo elettorale e alla società di funzionare meglio. È un po' come il sistema cardiocircolatorio per noi esseri umani.

E, quindi, lo dico in questa sede, pubblicamente: siamo disponibili, lo siamo sempre stati e lo ribadisco formalmente, al confronto per una legge elettorale che non mortifichi la rappresentanza e che, quindi, non mortifichi il ruolo del Parlamento, alterando un equilibrio importante, su cui si regge la nostra Costituzione, tra potere legislativo e potere esecutivo, pur riconoscendo il valore costituzionale della cosiddetta governabilità - o meglio - della la stabilità degli esecutivi, così come definita dalle pronunce della Corte costituzionale e, al tempo stesso, anche una legge elettorale che riavvicini eletti ed elettori.

Una delle ragioni dell'astensionismo è anche quella che oggi gli elettori vedono gli eletti molto lontani, troppo lontani, troppo spesso decisi dalle segreterie dei partiti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Da questo punto di vista, ci sono più soluzioni. Apriamo il confronto, apriamolo in maniera seria e costruttiva. Noi ci siamo, per le ragioni che ho esposto fino ad oggi, però noi, in questa sede, votiamo contro la conversione in legge di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sbardella. Ne ha facoltà.

LUCA SBARDELLA (FDI). Signor Presidente, Signor Sottosegretario. Con questo decreto-legge siamo intervenuti su alcuni temi relativi alle prossime elezioni amministrative, che si svolgeranno contestualmente ai cinque referendum abrogativi.

Il Governo è giustamente intervenuto sul problema degli scrutatori con due misure che prevedono l'aumento dei compensi e l'innalzamento dell'età massima da 70 a 75 anni, questo al fine di favorire una maggiore partecipazione, perché il problema degli scrutatori è reale.

Come abbiamo più volte sollevato unanimemente in Giunta per le elezioni della Camera, il tema dei presidenti e degli scrutatori nelle sezioni elettorali è serio. Nell'ambito dell'attività di controllo di alcuni collegi elettorali, abbiamo avuto modo di verificare che spesso capita che le schede vengano erroneamente valutate, a volte anche in maniera grossolana, generando errori addirittura nell'assegnazione dei seggi in Parlamento, così come può avvenire nelle elezioni amministrative.

Più volte si è discusso di intervenire per avvicinare all'attività di scrutatore persone più motivate e più preparate, al fine di professionalizzare questa attività. Al riguardo, ben venga l'accordo quadro firmato recentemente dal Ministero dell'Interno con il Ministro dell'Istruzione, con il Ministro dell'Università e la Conferenza dei rettori delle università italiane, finalizzato alla promozione di percorsi di cittadinanza attiva per la formazione e la partecipazione degli studenti universitari alle funzioni degli uffici elettorali.

Il Senato ha, inoltre, provveduto, con un emendamento in Commissione, a risolvere il problema, importante e significativo, delle liste uniche nei comuni sotto i 15.000 abitanti.

Ringrazio il Governo per aver mantenuto un altro impegno, quello di garantire il voto ai fuori sede, tema rispetto al quale in molti parlano molto, ma hanno fatto molto poco. Con questo provvedimento tale diritto viene confermato, consentendo di votare - fuori dal proprio comune - non soltanto agli studenti fuori sede, ma anche ai lavoratori che lavorano fuori dal proprio comune di residenza e alle persone che si recano negli ospedali.

C'è poi il tema di aver accorpato il voto per i referendum ai ballottaggi delle elezioni amministrative. Al riguardo, abbiamo ascoltato molte polemiche per non aver accorpato il referendum al primo turno delle elezioni amministrative e per l'invito a non votare per il referendum, fatto da alcuni esponenti di Fratelli d'Italia.

Al riguardo, vorrei ricordare che, nella storia dei referendum, è già capitato molte volte, quasi a tutti i partiti, di pronunciarsi a favore dell'astensione dal voto, che è, lo ricordo, una posizione assolutamente legittima, democratica e addirittura prevista dall'articolo 75 della Costituzione, che ne fissa il quorum (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E quindi il Governo, con l'accorpamento, sta già dando un grosso aiuto, ai promotori dei quesiti referendari, a raggiungere il quorum dei votanti, tant'è che molte volte, in passato, è stato deciso di non accorpare il referendum ad alcuna tornata elettorale. Al tempo stesso, la scelta sul secondo turno, invece che sul primo, evita di far perdere quattro giorni di scuola a un numero enorme di studenti, poiché si arriva oltre la chiusura dell'anno scolastico.

Si è evocata più volte la paura del voto, ma vi ricordo che l'onere di convincere gli italiani ad andare a votare spetta ai promotori dei referendum stessi, che forse stanno mettendo le mani avanti sapendo di non essere in grado di convincere e coinvolgere la maggioranza degli italiani sui referendum che hanno promosso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

State parlando molto della paura del voto, ma vorrei comunque ricordarvi che noi non abbiamo mai avuto alcuna paura del voto, semplicemente perché siamo l'unico Governo, dal 2011 ad oggi, ad essere legittimato da una chiara vittoria alle elezioni popolari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sono stati altri i Governi nati da inciuci di Palazzo, senza legittimazione popolare.

Voglio, infine, fare i complimenti al lavoro che sta facendo il Ministro dell'Interno, e in particolare al Sottosegretario Wanda Ferro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché garantire e regolare, con questo provvedimento, il voto agli studenti e ai lavoratori fuori sede comporta tutta una serie di responsabilità tecniche e amministrative, un impegno che questo Governo si era assunto e ha mantenuto, e con il lavoro dei dirigenti del Ministero, dei Sottosegretari e del Ministro, permetterà a una platea di decine di migliaia di elettori di esercitare un diritto democratico di partecipazione al voto, senza affrontare i disagi del rientro presso la propria residenza.

Nell'annunciare il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia, voglio quindi ringraziare, oltre al Ministro e al Sottosegretario Wanda Ferro, il collega Fabio Roscani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che ha stimolato assiduamente il Governo affinché mantenesse questa promessa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Il Governo chiede di intervenire per un breve ringraziamento. Prego, Sottosegretaria.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Solo per ringraziare il presidente della Commissione I, l'onorevole Pagano, il relatore Iezzi, tutti i colleghi che in Commissione I hanno sostenuto questo provvedimento, anche chi non l'ha sostenuto ma ha contribuito nel dibattito, e doverosamente ringrazio gli uffici del Ministero dell'Interno, come il dipartimento elettorale e, ovviamente, quelli della I Commissione, qui, alla Camera. Ringrazio anch'io il collega Roscani, che, devo dire, è stato sul pezzo ogni giorno, spesso anche “stalkerizzando” gli uffici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2362​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2362​: S. 1425 - “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 marzo 2025, n. 27, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali e referendarie dell'anno 2025” (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

In morte dell'onorevole Marco Causi.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Marco Causi, membro della Camera dei deputati nella XVI e nella XVII legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea. A questo proposito, ha chiesto di parlare per un breve ricordo l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente. Giovedì scorso ci ha lasciato improvvisamente, come fosse un fulmine a ciel sereno, Marco Causi, parlamentare e amministratore della capitale per tanti anni. Un uomo politico e uno studioso apprezzato non solo dalla sua parte politica, ma anche da moltissimi esponenti di diversi e opposti schieramenti politici. La notizia della sua scomparsa è giunta per tutti, ma soprattutto per chi lo ha conosciuto da vicino, come un colpo durissimo. Una morte precoce e ingiusta - ammesso che esistano morti giuste - perché Marco Causi era ancora giovane e nel pieno delle sue forze e delle sue capacità vitali e intellettuali. Proveniva da una famiglia siciliana impegnata in politica nel Partito Comunista Italiano, una famiglia di intellettuali. In particolare la mamma, Marina Marconi, deputata all'assemblea regionale siciliana e poi assessore a Palermo, la nonna Jole Bovio, sovrintendente della Sicilia occidentale negli anni Settanta e Pirro Marconi, archeologo siciliano. Le sue radici erano, quindi, profondamente piantate in quella Sicilia progressista, formatasi nello studio e nella cultura: politica, studio e cultura hanno segnato tutta la vita il percorso politico e la formazione di Causi.

Nato a Roma, si laureò in scienze statistiche, fino a diventare ordinario di economia presso l'Università di Roma Tre, dove ancora esercitava l'insegnamento. Ma la sua vita e il timbro di quelle radici lo avevano portato, fin da giovanissimo, a intrecciare gli studi e l'impegno politico nella Federazione giovanile comunista e poi nel Partito Comunista a Roma, dove presto si affermò come dirigente politico. Un dirigente di quelli che sapeva portare nel dibattito, nel confronto politico e nell'azione concreta tutta la sua esperienza e competenza di studioso della materia economica. Questo rispetto e questa stima riconosciuta, insieme alla sua personalità di uomo aperto, capace di ascoltare - tutti lo hanno conosciuto in quest'Aula -, disponibile e affabile nel rapporto con le persone, lo hanno portato a diventare, tra la metà e la fine degli anni Novanta, tra i consiglieri economici più ascoltati del primo Governo Prodi, prima presso il Ministero delle Finanze, diretto allora da Vincenzo Visco, e poi presso la Vicepresidenza del Consiglio, con Walter Veltroni.

Successivamente, quando il sottoscritto fu chiamato a guidare il Partito Democratico della Sinistra di Roma, così si chiamava all'epoca, chiesi a Marco di dirigere il Dipartimento economico per dare al partito della capitale un profilo programmatico più forte e più nitido alla vigilia di quel grande Giubileo del 2000, che si prospettava, ed effettivamente fu, come un momento di grandi mutamenti della struttura economica di Roma. Nel 2001 iniziammo, poi, insieme il viaggio decennale nella giunta di Walter Veltroni, eletto sindaco nel 2001, lui come assessore al bilancio, io all'urbanistica, insieme a tanti colleghi, come Walter Verini, che è oggi senatore, ed altri, che ci hanno lasciato e che ricordo con grande emozione, come Maria Coscia, parlamentare presente in quest'Aula per 10 anni, Mariella Gramaglia, Gianni Borgna, Silvio Di Francia, Mario Di Carlo, Liliana Ferraro.

In quegli anni Marco fu protagonista di grandissime riforme nel settore del cosiddetto “gruppo comune delle aziende municipalizzate”, guidandone la transizione nella fase della liberalizzazione e costruendo politiche finanziarie capaci di unire il risanamento e il rigore con gli investimenti e con la spesa sociale, che toccò allora, a Roma, livelli che non sono mai stati più raggiunti. Poi dal 2008 - vado concludendo, Presidente - iniziammo insieme l'esperienza parlamentare, ed anche in quest'Aula egli si impose con le sue qualità umane e politiche e con la sua competenza, diventando in breve, nella posizione di capogruppo dei Democratici alla Commissione finanze, un punto di riferimento nelle materie principe del lavoro di quest'Aula: la costruzione delle leggi finanziarie, delle leggi di stabilità, come all'epoca si chiamavano, dei Documenti di economia e finanza.

Fu da questa posizione che egli continuò il suo impegno, partecipando in modo attivo e decisivo per l'opposizione alla delega sul federalismo fiscale, che introdusse le prime misure speciali per Roma Capitale, preludio della definizione organica di un nuovo ordinamento, di cui si discute in questi mesi. Contestualmente, proprio negli anni del suo percorso parlamentare, fu chiamato dal sindaco Marino a ricoprire il ruolo di vicesindaco, in quella travagliata fase delle inchieste per Mafia Capitale, proprio per la sua conoscenza della macchina capitolina e per le sue qualità umane, che lo portavano sempre a smussare i conflitti, andare al merito delle cose, sfuggire alle polemiche astratte e sdrammatizzare con il lavoro.

A un certo punto della sua vita, qualche anno fa, decise di non ricandidarsi e di tornare all'insegnamento, che gli mancava; insegnamento, studio, la ricerca in questi anni difficili, che chiamano alle domande fondamentali del rapporto con i giovani. Mi consenta, Presidente, nel chiudere questo breve ricordo di Marco Causi, una piccola nota personale. Con Marco, così come con tanti altri che ho qui ricordato e altri ancora, ho lavorato gomito a gomito per 20 anni. Abbiamo condiviso tante battaglie in quegli anni di impegno nella giunta del sindaco Veltroni. Marco era un ragazzo buono. Mi permetto di usare questa espressione, nonostante i suoi 68 anni - certo non pochi, ma neanche tanti - che hanno messo fine alla sua vita.

Essere una persona buona vuol dire tante cose: vuol dire amore per la vita, per gli affetti, quelli più diretti, e per le amicizie; vuol dire fiducia nelle persone e passione per il proprio lavoro, come base comportamentale fatta di solidarietà e di rispetto; vuol dire trasparenza di sentimenti, una trasparenza che si vede dagli occhi, che sono la cartina al tornasole dell'animo delle persone. Quando gli anni passano e ci si guarda intorno e dietro diventano troppe le persone care che cadono e che mancano.

Credo che ricorderemo e ricorderò sempre il suo sorriso bonario e al tempo stesso intelligente, la sua acutezza di pensiero, la sua concretezza, che rifuggiva, come ho detto, la polemica, e la sensibilità verso i deboli, che trasferiva nel suo impegno, e poi le braccia, perennemente occupate dalle carte, e l'aspetto sempre indaffarato di chi ha sempre qualcosa da fare.

Questo Parlamento, Roma e il mondo accademico perdono una grande personalità e una grande persona. A Monique Veaute, la sua amata compagna, e al suo Nino va il nostro abbraccio affettuoso e commosso.

Caro Marco, il tempo arriva sempre prima del tempo, e disse Abramo Lincoln: alla fine non sono gli anni della nostra vita che contano, ma la vita dei nostri anni. E così, caro Marco, è stato per te. Grazie di averceli regalati anche a noi (Applausi - L'Assemblea si leva in piedi).

PRESIDENTE. Ringraziamo l'onorevole Morassut. La Presidenza si associa allo splendido ricordo dell'onorevole Morassut e di tutta quest'Aula.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Aiello. Ne ha facoltà.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere un'informativa urgente al Ministro della Salute Schillaci. Mi riferisco a notizie allarmanti che provengono da Palermo, dalla mia città, e mi rivolgo quindi a tutti voi, colleghi, per portare a conoscenza dell'Aula dei fatti che sono stati denunciati recentemente da parte di un medico dell'Ospedale Civico di Palermo, il dottor Caronia, e fanno emergere un quadro allarmante.

Queste denunce includono interventi chirurgici non necessari, falsificazione di cartelle cliniche, omissioni di referti, episodi di malasanità, Presidente, che a volte hanno portato - così si presume, così si evince da queste denunce - anche a decessi che potevano essere evitati, e quindi decessi evitabili che hanno messo a dura prova l'intero sistema sanitario e, ovviamente, la salute dei cittadini.

A tal proposito, chiedo quindi al Ministro della Salute di fornire un'informativa urgente in Parlamento e, magari, venire qui a spiegarci quali azioni intenda intraprendere per affrontare casi di malasanità come quelli denunciati all'Ospedale civico di Palermo e, in particolare, se il Governo intenda agire rapidamente per tutelare la salute dei cittadini e la credibilità di tutto il sistema sanitario nazionale. La trasparenza e la legalità devono essere garantite a tutti i livelli, e per questo chiedo, con la massima urgenza, un'informativa su questi fatti, che, qualora dovessero essere confermati, farebbero emergere una situazione veramente di gravi casi di malasanità.

Purtroppo, la nostra Repubblica è piena, quotidianamente, di episodi in cui viene messa a repentaglio la salute dei cittadini, e noi non dobbiamo assolutamente permettere che si faccia prevalere la logica del profitto rispetto al diritto alla salute. Per questi motivi, rinnovo ovviamente la mia richiesta di un'informativa urgente, perché, se tali fatti dovessero essere ovviamente portati a conoscenza del Ministero, voglio sapere quali azioni concrete si intendano porre in essere per porre fine a tali situazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere un'informativa urgente del Ministro Nordio sulla situazione delle carceri. Abbiamo sottolineato tante volte il disagio che si vive nelle prigioni del nostro Paese, con particolare riferimento ai tassi di sovraffollamento, che sono passati dal 113,18 per cento del 2020 al 133,52 per cento di quest'anno, con oltre 15.000 detenuti in più rispetto ai posti disponibili.

Sulla scia dell'appello che ha fatto anche Papa Francesco, che aveva chiesto un gesto giubilare di clemenza, l'associazione Nessuno tocchi Caino ci ha chiesto di sottoscrivere una richiesta per ridurre di un anno la pena, o con una liberazione anticipata o un mini-indulto, e per questo ci sono tre persone che da 4 giorni sono in sciopero della fame a oltranza, sono Rita Bernardini, Laura Di Napoli e Chiara Squarcione, e tante altre persone sono in sciopero della fame a staffetta.

Noi riteniamo che le azioni che il Governo sta mettendo in campo per risolvere questo problema siano del tutto insufficienti, e quindi vogliamo che Nordio venga qui a dirci cosa intenda fare concretamente per dare risposta alle problematiche delle nostre carceri e se intenda accogliere questo appello di un gesto giubilare di clemenza per scontare la pena dei detenuti nelle nostre prigioni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per associarci alla richiesta di informativa del Ministro Nordio che è stata poc'anzi avanzata dalla collega Ghirra, perché riteniamo che, effettivamente, la situazione delle carceri italiane sia ormai un'emergenza nazionale da tempo, rispetto alla quale c'è una assoluta indifferenza da parte del Ministro e da parte dei Sottosegretari che hanno la delega proprio al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.

È da tempo che chiediamo interventi che abbattano il sovraffollamento, interventi veloci, urgenti e immediati sull'edilizia penitenziaria, sugli spazi trattamentali, sulle assunzioni. Si continua a dire che vengono assunti agenti della Polizia penitenziaria ed altri soggetti necessari e operatori all'interno del carcere. Ebbene, il numero di chi va in quiescenza è sempre superiore rispetto a quelli che arrivano e, comunque, in ogni caso, non è quello quel che serve. Quel che serve è che ci sia quel gesto di clemenza che veniva, appunto, ricordato anche dall'attività importante - per cui noi ringraziamo - dell'associazione Nessuno tocchi Caino; io, personalmente, ho sottoscritto il loro appello.

Ritengo che sia quanto mai opportuno che il Ministro faccia il punto su una situazione che ormai, evidentemente, è fuori controllo e sulla quale chiediamo che il Ministro intervenga, anche perché le situazioni di suicidi, di autolesionismo, di assoluta impossibilità e intollerabilità di vita e delle condizioni di vita e di lavoro all'interno degli istituti penitenziari, anche minorili, deve diventare per questo Governo, e in particolare per il Ministro Nordio, la priorità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Prima di andare oltre, sospendo per 5 minuti la seduta, che riprenderà alle ore 17,52. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,47, è ripresa alle 17,55.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare (A.C. 2329-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2329-A​: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare.

Ricordo che nella seduta dell'8 aprile sono state respinte le questioni pregiudiziali Alfonso Colucci ed altri n. 1, Zanella ed altri n. 2 e Bonafe' ed altri n. 3.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2329-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

La I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Sara Kelany.

SARA KELANY , Relatrice. Presidente, grazie mille. Io sin d'ora, Presidente, le chiedo l'autorizzazione al deposito della relazione, non prima però di aver ringraziato la I Commissione, gli uffici della I Commissione, la dottoressa Febonio, il dottor Stazzone e tutti i funzionari della I che si sono, come al solito, resi indispensabili per addivenire all'esito della referente sul decreto di cui oggi inizia la discussione generale. Voglio ringraziare sentitamente anche il presidente che ha garantito uno svolgimento estremamente sereno e ordinato dei lavori, il presidente Pagano. Voglio ringraziare il Governo, innanzitutto nella persona del Ministro Piantedosi, che su questo dossier si sta impegnando in maniera eccellente e ne sono prova il grande lavoro fatto fino ad oggi sulla materia migratoria e i grandi risultati che il Governo Meloni sta raggiungendo. Vorrei ringraziare anche il Sottosegretario Molteni per come segue, come sempre, il provvedimento. Pertanto, mi taccio per lasciare lo spazio ai colleghi che mi seguiranno e ribadisco la mia richiesta di deposito della relazione.

PRESIDENTE. La ringrazio, è ovviamente autorizzata. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, Sottosegretario Prisco. Prendo atto che rinuncia.

È iscritto a parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, non so onestamente, Presidente, come iniziare questo intervento. Lo dico cercando di recuperare il senso istituzionale e la sacralità del luogo nel quale sto svolgendo quest'intervento.

Noi ci siamo lasciati con un'immagine. Siamo ormai densi, intrisi e pieni della società della comunicazione e i messaggi, le foto e le immagini hanno molto più significato di tante parole che si possono pronunciare. Però, Presidente, le italiane e gli italiani ricordano un messaggio, un messaggio chiaro e inequivocabile fatto dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “funzioneranno, funzioneranno”! Presidente, non hanno funzionato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non hanno funzionato e il fatto che non abbiano funzionato è plasticamente rappresentato oggi qui. È plasticamente rappresentato anche dall'iter che è stato seguito in Commissione, pezza su pezza, e ogni pezza che cercava di coprire un buco infinito è stata peggio del buco stesso che voleva coprire.

Ora, a cosa servivano i centri in Albania? Inizialmente annunciati come cambio paradigmatico e grande accordo con l'Albania, dovevano servire a salvare, in mare, vite in acque internazionali. Queste vite in acque internazionali sembravano, sì, il cambio paradigmatico, perché si passava - e vi ringrazio che si passa - dal blocco navale a bombardare barchini e ad andare a recuperare in acque internazionali vite umane. Noi abbiamo denunciato dal primo momento che i centri in Albania rischiavano di rappresentare un vulnus, rischiavano di essere un grande fallimento, rischiavano di essere un buco senza fondo e un pozzo senza fondo nel quale venivano riversati milioni e milioni e milioni dei soldi dei contribuenti italiani. Abbiamo raggiunto il miliardo di euro. Noi ci siamo andati in quei centri. Siamo andati a Gjader soprattutto e l'abbiamo visto.

Allora la prima domanda che mi verrebbe da porre a questo Governo è: si può sapere e potete gentilmente spiegare alle italiane e agli italiani perché esiste e persiste il segreto di Stato sugli appalti affidati in Albania (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? È possibile sapere a chi avete affidato questi lavori? È possibile sapere… perché, dopo due mesi dall'apertura - noi ci siamo andati fisicamente, Presidente - l'asfalto delle strade interne al centro sembrava asfalto messo e posato 15 anni prima: possiamo capire chi ha fatto questi lavori? Possiamo capire a chi avete affidato gli appalti e i subappalti? E soprattutto, ci date una risposta sull'effetto deterrenza? I centri in Albania dovevano rappresentare l'effetto deterrente per evitare questa presunta, ipotetica e immaginifica invasione. La deterrenza non c'è stata. La deterrenza non c'è stata e, soprattutto, il risultato - è bene dirlo - è anche una certa distrazione mediatica sul tema, perché noi, oggi, qui, ci ritroviamo, per l'ennesima volta, a parlare di questione di migranti, per l'ennesima volta a modificare delle scelte che questo Governo arbitrariamente ha fatto, senza una spiegazione.

Ora, che l'Accordo Italia-Albania non funzionasse ve l'avevamo detto. Non poteva funzionare perché ledeva diritti e principi fondamentali. E voi, per tutta risposta, che cosa avete fatto? Ve la siete presa, come al solito, con la magistratura. Perché, quando ci si innamora del proprio errore, allora bisogna quotidianamente trovare o inventare il responsabile di turno affinché si possano coprire delle inefficienze. Colleghe e colleghi di maggioranza, ci avete provato. Avete cercato di innovare una procedura, avete cercato di fare qualcosa di diverso. Mi sia consentito, Presidente, avete cercato di fare i fenomeni: vi è andata male! Non c'è cosa peggiore nella vita, Presidente, che innamorarsi dei propri errori. Anzi, sarebbe stato significativo, educativo e politicamente confacente ammettere un errore compiuto e dire: guardate, ci abbiamo provato e non ci siamo riusciti. Anche noi, in passato, abbiamo commesso errori. Ma chi non commette errori? Chi non commette errori? L'importante, però, è che poi, a un certo punto, ti rendi conto dell'errore commesso, ti fermi, chiedi scusa e vai avanti.

E allora qualcuno ci deve spiegare la ragione per la quale si apre un ennesimo CPR? Gjader aveva già una parte che era CPR, Presidente. Si modifica questo CPR, anche se, ad oggi, ancora, non conosciamo quando i lavori finiranno in questo CPR. Perché poi, alla fine, colleghe e colleghi, noi qui stiamo parlando di diritto internazionale? No. Stiamo parlando di diritto umanitario? No. Stiamo parlando di gestione dei flussi migratori? No. E di che cosa stiamo parlando? A cosa serve cosa questo provvedimento? All'ennesima gestione di soldi pubblici sprecati in appalti e subappalti sui quali c'è il segreto di Stato e dei quali, forse, un giorno avremo contezza.

E, allora, colleghe e colleghi, a me dispiace perché - lo dico in tutta onestà - io ho stima personale nei confronti della relatrice, però, mi sia consentito, si arriva all'ultimo minuto con l'ennesimo pacchetto di emendamenti, immaginando e dando prova per l'ennesima volta della non considerazione assoluta del ruolo dei parlamentari. Noi, ormai, Presidente, non viviamo più in una democrazia parlamentare, ma viviamo in una democrazia o, se volete, in una manifestazione di arroganza suprema dell'Esecutivo, il quale partorisce un decreto al giorno, partorisce una decisione al giorno, partorisce una mediazione al giorno, perché anche su questo provvedimento ci sono discussioni e la maggioranza era divisa nei dettagli su chi, su come, eccetera eccetera.

Allora ci si inventa la soluzione, la si catapulta nelle mani dei parlamentari. Voglio esprimere la mia solidarietà nei confronti della relatrice che, per l'ennesima volta, è l'unica che ci mette la faccia, perché deve, in un certo qual modo, far digerire delle scelte inappropriate e incomprensibili da parte di un Esecutivo che non sa, materialmente, come gestire e cosa fare della questione dei migranti. Eppure, colleghe e colleghi, ve lo avevamo detto più di un anno fa che investire 1 miliardo sulla gestione della migrazione significava generare migliaia di posti di lavoro in Italia. Significava affrontare la vera piaga di questo Paese, Presidente, che non sono gli arrivi, ma sono le partenze: 190.000 solo nel 2024 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), 200.000-250.000, in prospettiva, nei prossimi anni. E non lo dice il Partito Democratico, lo certifica l'Istat.

Allora, rispetto a queste scelte, è mai possibile che non ci si possa un attimo fermare? Che non ci si possa un attimo fermare dall'utilizzo costante e quotidiano della propaganda? Allora, Presidente, 1 miliardo di euro avrebbe evitato esattamente la partenza di figli, di nipoti, di ragazze e ragazzi, che partono per trovare soluzioni all'estero e avrebbero potuto applicare le proprie professionalità in questo Paese, avrebbero contribuito a organizzare e gestire processi di integrazione e avremmo anche visto le ricadute sul territorio nazionale. Invece, si è preferito fare altro. Si è preferito affidare la gestione di risorse pubbliche ad appalti diretti. Io lo ricordo ancora, Presidente, ricevevamo le e-mail: 500 unità delle Forze dell'ordine che dovevano andare lì, in missione internazionale, non 500 nuovi assunti, ma 500 unità delle Forze dell'ordine. Noi siamo andati lì, Presidente, e sa che cosa abbiamo trovato? Lei ha una certa sensibilità sul tema per il suo percorso biografico: Presidente, abbiamo trovato 50 generali e 3 fanti. Questo è stato il tema.

Allora, spiegateci che cosa avete fatto. Spiegatecelo e spiegateci che cosa diavolo state facendo oggi. Voi oggi state provvedendo a modificare, a fare un cambio di destinazione d'uso, ma stiamo parlando di persone umane, stiamo parlando del rispetto dei diritti fondamentali, stiamo parlando di un'opportunità che altri Paesi, prima di noi, hanno saputo gestire nei decenni e nei secoli. Coloro che arrivavano nelle condizioni in cui arrivano oggi eravamo noi. Ma è possibile che tutto questo l'abbiamo dimenticato? È possibile che non si possa affrontare il tema, trovando soluzioni diverse, inaugurando un'agenzia terza che possa gestire i flussi migratori? Utilizzando un'espressione, un concetto, Presidente, che non è giuridico, non è politico, ma è etico: trasparenza.

Potete finalmente, dinanzi all'opinione pubblica, dinanzi ai vostri colleghi, in questo luogo sacro, avere cinque minuti di verità? Noi vorremmo ascoltare parole di verità. Vorremmo ascoltare perché il modello Albania, che doveva funzionare, ha fallito; perché avete immaginato di andare a fare un altro CPR fuori dal territorio nazionale, quando i CPR in Italia non sono nemmeno pieni. Allora, fateci capire quale è il modello, perché noi non crediamo, io non lo penso, Presidente, che l'unico modello, al quale voi siete interessati sia quello dell'affidamento diretto. Io non ci credo e nessuno di noi ci vuole credere, ma, se andiamo ad analizzare il provvedimento e le scelte compiute in materia, purtroppo l'unica conclusione alla quale giungiamo è questa.

E allora, colleghe e colleghi - e mi avvio a concludere -, abbiate un sussulto di dignità, dimostrate di essere classe dirigente di questo Paese, dimostrate di essere i rappresentanti massimi del popolo, dimostrate di essere deputate e deputati liberi, che hanno la capacità di spiegare, che hanno la capacità di argomentare, che hanno la capacità anche di confrontarsi e che hanno l'umiltà di dire: abbiamo sbagliato e cerchiamo di cambiare rotta. Ma facendo così, Presidente, si rischia di ritrovarci qui, nei prossimi mesi, a dover decretare, per l'ennesima volta, dopo due anni e mezzo del Governo di Giorgia Meloni, il pieno, totale e completo fallimento della gestione delle politiche immigratorie in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Urzì. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO URZI' (FDI). Grazie, Presidente. Onorevole Ricciardi, tempo scaduto, veramente tempo scaduto: avete avuto tanto tempo, tanti anni, per poterci proporre un modello capace di riuscire a fronteggiare l'immigrazione clandestina - lo ripeto, clandestina -, quella irregolare, fuori dalle regole. Avete avuto tanti anni per riuscire a dimostrare che i vostri modelli potevano funzionare e, invece, ci avete consegnato un Paese che aveva bisogno, finalmente, di una strategia e di una politica: quella che questo Governo sta mettendo in campo.

Signor Presidente, egregi colleghi, oggi presentiamo alla vostra attenzione una proposta di legge che interviene con la decisione e anche l'urgenza necessaria su un tema cruciale per la sicurezza del nostro Paese. Ho usato questa parola non a caso, Presidente, “sicurezza”, perché - e dobbiamo avere anche il coraggio di affermarlo - la sicurezza si lega anche all'esigenza di espulsione di stranieri che non hanno titolo per trattenersi in Italia, per motivi di ordine pubblico e proprio di sicurezza dello Stato. Ed è questo provvedimento, il disegno di legge n. 2329-A​, di conversione in legge del decreto-legge n. 37 del 28 marzo scorso, che abbiamo il piacere e l'onore di poter introdurre alla sua approvazione in questa nobile Aula.

Il nostro obiettivo, Presidente, è chiaro e netto: rafforzare gli strumenti normativi a disposizione dello Stato per fronteggiare le minacce che possono derivare dalla presenza sul nostro territorio di soggetti stranieri pericolosi per la convivenza civile, per l'ordine pubblico, per la sicurezza nazionale. È incomprensibile, Presidente, come questi temi, ovvero quelli della pericolosità per la convivenza civile, quelli della pericolosità per l'ordine pubblico, quelli della pericolosità per la sicurezza nazionale, non siano temi per la sinistra. Lo sono per noi e ce ne facciamo carico volentieri.

Viviamo in un tempo in cui i concetti di accoglienza e integrazione devono necessariamente essere accompagnati da quello imprescindibile di legalità. Una bandiera, Presidente, per noi: la legalità, la legge che disciplina i diritti dei cittadini e che mette tutti nella condizione di poterli esercitare senza che questa cornice possa essere di limitazione per alcuni, arbitrariamente. Non possiamo permetterci - e, quindi, lo dico anche con la necessaria forza - di lasciare spazi di ambiguità o zone franche, dove si possano annidare individui che nulla hanno a che fare con l'immigrazione, quella regolare e rispettosa delle nostre leggi.

Questa proposta nasce dalla constatazione che l'attuale quadro normativo, pur articolato e complesso, presenta, per colpa di un'assenza storica di strategia in materia di immigrazione - collega Ricciardi, proprio la mancanza storica di una strategia in materia di immigrazione -, margini di incertezza e strumenti troppo spesso inefficaci quando si tratta di espellere tempestivamente stranieri che si rendono protagonisti di comportamenti gravemente lesivi dell'ordine pubblico o, peggio ancora, sono coinvolti in fenomeni di radicalizzazione o terrorismo. E non possiamo accettare che, per via di ostacoli procedurali o di interpretazioni giurisprudenziali, l'espulsione di questi soggetti venga vanificata o ritardata sine die, sino a diventare, sostanzialmente, inefficace.

La legge deve esercitare la sua efficacia, Presidente, e questo è uno dei compiti e degli obiettivi che il Governo e la maggioranza si sono posti. Non possiamo, quindi, lasciare alla burocrazia il compito di decidere se tutelare o meno la sicurezza dei cittadini italiani. E allora cosa prevede nel merito, ovviamente con grande sintesi, questa proposta? Introduce modifiche al Testo unico sull'immigrazione, in particolare rafforzando l'articolo 13, quello che disciplina l'espulsione degli stranieri, e ampliando i casi in cui questa possa essere disposta con agevolazioni per quanto riguarda gli accertamenti giudiziari preventivi, quando ci sia, però, esclusivamente una minaccia concreta e attuale alla sicurezza.

Si rafforza la possibilità di adottare provvedimenti immediati, con l'iniziativa del Ministero dell'Interno o del prefetto competente, quando emergano elementi che siano certi, anche di natura informativa o preventiva, forniti da autorità di intelligence o dalle Forze dell'ordine. In parole povere, Presidente, se uno straniero non ha titolo a trattenersi in Italia e rappresenta, per questa mancanza di titolo, per i suoi comportamenti, una minaccia, deve essere allontanato dal nostro territorio nel più breve tempo possibile. Mi domando, Presidente, come possa essere un concetto difficile da comprendere da parte dell'opposizione politica (Commenti della deputata Scarpa), che è opposizione a prescindere.

È un'opposizione su tutto, un'opposizione che non lascia margini alla possibilità del progetto complessivo di azione della maggioranza politica di poter concludere un suo percorso, che sarà naturalmente completato nei 5 anni di Governo. Il provvedimento prevede anche una maggiore coordinazione tra organi dello Stato e prevede che l'espulsione possa essere proposta - quindi proposta - direttamente in caso di comportamenti socialmente pericolosi anche da parte delle Forze di Polizia. Questa proposta complessivamente non può essere considerata una provocazione, non è sicuramente ideologia; è semplicemente il buonsenso, quello del buon padre di famiglia, quello che regola le attività nell'ambito dei nostri domicili e che non si comprende perché non dovrebbe coordinare e indirizzare l'attività da buon padre di famiglia - diciamo così, permettetemi questa evocazione - da parte del Governo rispetto alla società.

Non è quindi ideologia, è solamente il senso di protezione che noi abbiamo nei confronti del nostro Paese e dei cittadini onesti che vi risiedono, anche gli stranieri, evidentemente onesti, che vi risiedono, che qui contribuiscono, con il loro contributo, con il loro lavoro, con le loro tasse, al progresso di questa nostra Nazione. A chi ci accusa di voler criminalizzare, rispondo che questo testo non è un attacco contro alcuna immigrazione regolare, che è quella che si fonda sul rispetto delle regole, sul lavoro onesto e sulla volontà, soprattutto la volontà sincera di integrarsi e contribuire alla società. Criminalizzati siamo noi piuttosto dall'opposizione (Commenti dei deputati Scarpa e Alfonso Colucci) per questo tentativo di garantire a questo Paese di essere un Paese civile, nel quale le regole valgano realmente per tutti.

E allora, Presidente, è proprio per proteggere chi vive onestamente nel nostro Paese, cittadini italiani e stranieri regolari, che dobbiamo agire con determinazione contro chi abusa dell'ospitalità, si radicalizza, compie reati, rifiuta ogni percorso di integrazione, si pone in conflitto con la nostra democrazia, perché di questi soggetti noi stiamo parlando. E lasciatemi dire una cosa con chiarezza: non si parla mai di espulsioni arbitrarie, evidentemente, tutto resta nell'alveo della totale legalità, dei principi costituzionali e dei trattati internazionali, ma non possiamo nemmeno più permettere che quei principi vengano piegati ad un garantismo cieco che finisce per paralizzare ogni reazione dello Stato.

L'Europa intera si sta svegliando, anche oltre i confini dell'Europa, ne abbiamo preso atto anche in queste ultime ore da parte della Gran Bretagna; altri Paesi, anche all'interno dell'Unione europea, hanno adottato norme simili, inasprendo le misure nei confronti di chi rappresenta realmente un pericolo alla stabilità interna, alla sicurezza interna, alla legalità interna, e non possiamo noi, Italia, essere l'anello debole, non lo vogliamo. L'Italia deve affermare con forza la propria sovranità e la propria volontà di tutelare i cittadini.

Allora vediamo in qualche dettaglio, Presidente, i contenuti di questa proposta, che all'articolo 1 prevede l'estensione della possibilità di trasferire nel centro di Gjader, in Albania, non solo i migranti soccorsi in mare, ma anche gli stranieri irregolari già presenti in Italia e destinatari di provvedimenti di espulsione. Il CPR di Gjader è equiparato a tutti gli effetti, certamente, ai CPR italiani, e quindi è sottoposto alla stessa normativa in materia di trattenimento. Si prevede che il trattenimento continui anche dopo la presentazione di una domanda di protezione internazionale, se emergano fondati motivi per ritenere che la domanda sia strumentale, ossia presentata solo, per esempio, per ritardare l'espulsione.

Viene esplicitato che ciò si applica anche ai centri situati all'estero, come quello in Albania, inclusi quelli in zone di frontiera o di transito. Presidente, Fratelli d'Italia ha proposto e sostenuto anche quegli emendamenti chiarificatori per evitare interpretazioni giurisprudenziali, come quelle più recenti che hanno, come spesso accade, manifestato un sospetto allineamento di una certa - solo una certa - parte della magistratura alle posizioni della sinistra, allergiche ai principi di fermezza e di chiarezza su questi temi.

L'articolo 2 prevede proposte che ampliano i casi in cui si può applicare la procedura accelerata per l'esame delle domande di asilo; si includono anche le domande reiterate senza nuovi elementi, le domande presentate durante l'esecuzione di un'espulsione, le domande manifestamente infondate o presentate tardivamente. E queste misure si applicano anche a chi è trasferito nei CPR albanesi. Viene confermata la possibilità di trattenere il richiedente fino alla decisione sulla convalida anche in caso di domande strumentali.

All'articolo 3, il decreto allinea il testo alla direttiva 2013/32/UE e al nuovo Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo. Le norme sono esplicitamente formulate per evitare nuovi e maggiori oneri anche per la finanza pubblica. Quindi vado a concludere, Presidente. Fratelli d'Italia considera il decreto uno strumento essenziale per fermare gli abusi del diritto d'asilo e garantire il rimpatrio di soggetti pericolosi, soggetti pericolosi, soggetti pericolosi. Questo lo ribadisco e lo sottolineo: soggetti pericolosi, anche con precedenti per reati gravi, dagli stupri agli abusi sulle persone (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), sui minori, ai tentati omicidi. Stiamo parlando di personalità che hanno questo tipo di profilo.

La sentenza della Cassazione dell'8 maggio scorso, che ha accolto il ricorso del Ministero dell'Interno, viene interpretata come una vittoria certamente politica e giuridica, a questo punto possiamo dire del Governo Meloni. La strada è giusta e bisogna continuare a percorrerla. Ci sentiamo di imputare alla sinistra la volontà di portare avanti una mistificazione ideologica, ostacolando le politiche di sicurezza con argomenti, anche giudiziari, pretestuosi. Il decreto, secondo il nostro pieno convincimento, Presidente, rappresenta un cambio di rotta radicale rispetto alle politiche immigrazioniste del passato e si configura come un modello per l'intera Europa in materia migratoria.

Noi ne siamo orgogliosi, poi dite pure voi come la pensate. Per questo, colleghi, vi invito a guardare a questa proposta con spirito di responsabilità, andando oltre gli schieramenti politici. La sicurezza non è certamente né di sinistra né di destra, però è un dovere dello Stato, e noi ci sentiamo di doverla garantire. I cittadini, d'altronde, ci chiedono soprattutto questo, Presidente: protezione, chiarezza, risposte. E questa legge è proprio una di queste risposte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Penza. Ne ha facoltà.

PASQUALINO PENZA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, sarò breve.

Oggi la nostra discussione si concentra sul decreto-legge n. 37 del 28 marzo 2025, denominato dal Governo “decreto Albania-bis”. Ancora una volta ci troviamo ad affrontare un provvedimento che affronta, con logica emergenziale e senza una visione strutturale, un tema cruciale e complesso per la nostra società e per tutta l'Europa, quello della gestione del fenomeno migratorio. Ma ridurre il contenuto di questo decreto-legge a semplice gestione amministrativa sarebbe profondamente fuorviante. Ciò che emerge chiaramente dall'analisi attenta del decreto è una precisa concezione politica della migrazione, che punta alla militarizzazione dei confini, all'esternalizzazione delle nostre responsabilità internazionali e, soprattutto, a una progressiva erosione dei diritti umani e delle garanzie costituzionali.

Vale la pena ricordare che questo è l'ottavo decreto-legge in tema di immigrazione presentato dal Governo in appena 2 anni di legislatura; otto interventi normativi, ognuno annunciato con grande enfasi mediatica e propagandistica, che, tuttavia, non hanno mai risolto il problema reale.

I flussi migratori, infatti, non diminuiscono, né con propaganda politica, né con misure repressive, e certamente non spariscono solo perché vengono trasferiti altrove.

Cari colleghi, il decreto Albania-bis certifica con chiarezza il fallimento delle politiche adottate fino a oggi. Si tenta ora di mascherare questo fallimento con una nuova e inefficiente strategia: spostare migranti, già presenti sul territorio italiano e destinatari di un provvedimento di rimpatrio, in Albania, trasformando così quel Paese nel retrobottega della vostra contraddizione, in un territorio extranazionale dove delegare problemi delicati, che non si è in grado di affrontare o che non si vogliono affrontare direttamente. Questa operazione riguarda principalmente il centro di Gjader, inizialmente pensato per richiedenti asilo provenienti da vari Paesi sicuri, ma ora trasformato in una struttura di detenzione amministrativa per migranti soggetti al rimpatrio: un'operazione che non solo solleva dubbi etici profondi, ma che crea significativi problemi giuridici e costituzionali. È legittimo trasferire persone detenute amministrativamente dall'Italia verso un Paese estero? È sostenibile costituzionalmente affidare migranti a una doppia giurisdizione, italiana e albanese, limitando in questo modo la tutela giuridica che la nostra Costituzione e la Carta europea dei diritti dell'uomo garantiscono a tutte le persone presenti sul territorio nazionale? La realtà dei fatti ci consegna una valutazione inequivocabile dell'efficacia di questo modello. Dal momento dell'entrata in vigore del Protocollo Italia-Albania, ad ottobre scorso, sono state trasferite in Albania solo circa 70 persone su decine di migliaia di arrivi registrati nello stesso periodo: numeri palesemente insufficienti, che dimostrano l'inadeguatezza e l'inefficacia di questo approccio. Nonostante ciò, oggi il Governo decide incredibilmente di riproporre ed estendere tale modello, annunciando un ampliamento delle strutture albanesi, con capacità prevista fino a 140 persone. Cifre irrisorie rispetto all'entità dei flussi reali.

Inoltre, cari colleghi, non possiamo trascurare l'aspetto economico. Questo progetto rappresenta un costo straordinariamente elevato per le casse dello Stato. Parliamo di circa 800 milioni di euro già spesi per finanziare questa strategia: risorse pubbliche enormi, risorse sottratte alla sanità, all'istruzione, al welfare e alla sicurezza delle nostre città; risorse spese, in larga parte, per strutture che rimangono vuote e per centinaia di agenti delle Forze dell'ordine italiane, inutilmente distaccati in Albania, agenti che potrebbero essere impiegati più efficacemente sul nostro territorio nazionale per garantire sicurezza e ordine pubblico, soprattutto in quelle periferie degradate che, da tempo, chiedono investimenti strutturali urgenti. Ma il problema economico non è l'unico punto critico. Anche sul piano operativo-pratico questo modello non regge la prova dei fatti. Perché mai i rimpatri, già di difficilissimi dal nostro territorio, dovrebbero risultare più semplici dall'Albania? Qual è il vantaggio logistico, amministrativo o strategico? In realtà non esiste alcun vantaggio, anzi, si aggiunge una complicazione burocratica in più, un doppio passaggio di competenze tra autorità italiane e albanesi, che rende tutto più difficile, più costoso e giuridicamente controverso.

Il decreto-legge in esame, colleghi, presenta anche inquietanti interrogativi relativi alla tutela dei diritti fondamentali. Spostare i migranti detenuti amministrativamente al di fuori del territorio italiano espone inevitabilmente queste persone al rischio di violazioni dei diritti umani. Sappiamo bene che, nelle fasi di trattamento amministrativo e rimpatrio, i rischi di abusi e violazioni sono particolarmente alti e la possibilità di controllare efficacemente il rispetto dei diritti fondamentali in un Paese estero alla nostra giurisdizione risulta decisamente compromessa. Tale situazione appare in aperto contrasto con le garanzie costituzionali dell'articolo 13 della Costituzione e con l'articolo 5 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Questi princìpi, chiarissimi nella loro formulazione, rischiano oggi di essere pericolosamente aggirati e compromessi da questo decreto-legge.

Va, inoltre, evidenziata la totale mancanza di trasparenza e chiarezza che caratterizza il decreto. Non è chiaro come avverranno concretamente le procedure di trasferimento e di rimpatrio dall'Albania, né sono chiarite le modalità operative di questa complessa operazione.

Quest'assenza di trasparenza non è casuale, è una precisa scelta politica del Governo, che, agendo così, limita pericolosamente il controllo democratico del Parlamento e della società civile su un tema estremamente delicato e importante.

In sintesi, colleghi, questo decreto-legge si colloca in una sequenza coerente di scelte politiche inefficaci, punitive e propagandistiche, che hanno peggiorato e non migliorato la situazione migratoria del Paese, aumentando irregolarità, disagio sociale e degrado urbano. Come MoVimento 5 Stelle, riteniamo indispensabile un cambio radicale di approccio: investire in cooperazione nazionale, rafforzare il sistema pubblico di accoglienza e integrazione, rispettare i diritti umani e le convenzioni internazionali.

Per queste ragioni, il decreto-legge Albania-bis rappresenta un grave errore politico, economico e giuridico, che non possiamo e non dobbiamo commettere. Ribadiamo, dunque, con forza, la nostra contrarietà alla sua conversione, invitando tutte le forze politiche responsabili ad unirsi a noi in questa battaglia di civiltà, democrazia e rispetto della dignità umana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor Sottosegretario, io voglio ribadire, ancora una volta, in quest'Aula, che i CPR devono essere chiusi, non certo esportati in altri Paesi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Sono luoghi di disperazione, disumanità e abbandono; luoghi di costante violazione dei diritti umani; rappresentano il fallimento dello Stato. Confidiamo che, quanto prima, la Corte costituzionale sancisca l'incostituzionalità della detenzione amministrativa.

Non si contano più i gesti di autolesionismo e i tentativi di suicidio, molti dei quali hanno determinato la perdita di giovani vite innocenti, colpevoli esclusivamente di non avere un documento regolare per stare in Italia e, per questo, sbattuti nei lager di casa nostra senza spiegazioni, senza cure, senza tutele e senza speranze. I CPR sono peggio delle carceri. Chi è rinchiuso lì dentro non ha commesso alcun reato, viene imprigionato senza conoscere i propri diritti, senza avere un avvocato che lo tuteli, senza poter fare nulla, né sapere quanto durerà quella condizione. È questo il modello che volete replicare? Ne siete proprio sicuri?

Oggi non mi soffermerò sull'abuso di decreti-legge da parte del Governo e della questione di fiducia, per quanto sia sempre più evidente che il vostro obiettivo sia annichilire il Parlamento, annullarne ruolo e prerogative. Mi concentrerò, piuttosto, sulla strumentalità delle disposizioni necessarie ed urgenti, impiegate continuamente per fare propaganda e non, piuttosto, per dare risposte al Paese.

I migranti, le persone che fuggono da guerra e miseria, sono la vostra principale ossessione. Avete provato a chiudere i porti, ad ostacolare i soccorsi delle ONG, avete parlato di sbarchi selettivi e carichi residuali, avete pronunciato parole oscene e promosso azioni orrende pur di nascondere la vostra incapacità e la vostra inadeguatezza a governare l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Non riuscite a dare risposte al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) su lavoro, sanità, istruzione, servizi ai cittadini, costi delle bollette, e lavorate per costruire un nemico con cui prendersela; portate avanti la retorica dell'invasione, dell'emergenza; instillate paura e preoccupazione. Siete arrivati a parlare persino di sostituzione etnica.

Il Ministro Piantedosi è riuscito ad accusare di irresponsabilità quei padri e quelle madri disperati, che affrontano il rischio della morte per sé e i propri figli, alla ricerca di un futuro migliore. Una vera vergogna. Ma nonostante i fallimenti delle vostre politiche, nonostante le stragi che avete determinato - come quella di Cutro del febbraio 2023 - vi ostinate nel portare avanti le vostre ideologie scellerate. Eppure, dopo il tragico naufragio che ci fu a Lampedusa il 3 ottobre del 2013, la politica aveva preso un impegno perché tragedie come quella non si ripetessero. Anche in quest'Aula, in occasione del decennale da quella ecatombe, abbiamo sentito promesse e impegni da parte vostra. Parole di circostanza, evidentemente, condite dalla vostra immancabile ipocrisia. Continuate a far sì che tanti innocenti continuino a perdere la vita nel nostro Mediterraneo, il più grande cimitero a cielo aperto, con il racconto di voler difendere i confini del nostro Paese. Ma da chi li volete difendere, esattamente? Dai bambini di circa due anni che avete lasciato morire in mezzo al mare, di fame e di sete (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), e i cui corpi sono stati recuperati domenica scorsa, dopo giorni passati su un gommone in balia delle onde, o da chi? I dati che citate sulla sicurezza sono falsi, i migranti non c'entrano nulla con i crimini di cui parlate. Abbiamo perso il conto di quanti siano stati gli interventi normativi in materia di flussi migratori: ben otto, ricordava il collega.

Tutti inutili al fine di migliorare le politiche di accoglienza, ma anche di ridurre gli arrivi, cosa che vi interessa ben di più, ma che non riuscite a gestire, nonostante la bestialità delle vostre scelte. Avete iniziato subito, con il primo decreto sui flussi approvato poco dopo l'insediamento del Governo Meloni, che aveva come unico obiettivo di ostacolare i soccorsi delle ONG, per proseguire, poi, con il terrificante provvedimento che avete avuto il coraggio di approvare in un Consiglio dei ministri che si è tenuto proprio a Cutro, all'indomani della terribile strage avvenuta al largo di quelle coste, dopo tutte quelle morti.

Quando avevamo saputo che il Governo si sarebbe recato a Cutro dopo i tanti scivoloni, dopo le tante inadempienze, dopo avere determinato con spregiudicatezza e cinismo una strage che poteva essere evitata, abbiamo creduto a un ripensamento, a un mea culpa, a un atto di umiltà, a una richiesta di scuse. Era del tutto lecito attendersi norme in grado di prevenire e scongiurare il rischio che si potessero ripetere naufragi con morti e sofferenze come quelli avvenuti pochi giorni prima, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio. E invece no, tutt'altro. Quello che doveva essere un momento di riflessione su come dovrebbe funzionare il sistema di salvataggio e la successiva accoglienza nel nostro Paese si è trasformato nell'ennesimo spregiudicato atto di cinica propaganda di questo Governo.

Non dimentichiamo che, dopo avere tenuto i sopravvissuti di quella strage confinati per giorni in condizioni indecenti e avere trovato soluzioni adeguate solo dopo la denuncia del nostro collega, l'onorevole Franco Mari, siete andati a fare una passerella agghiacciante a Cutro, senza mai visitare i luoghi della strage, senza mai abbracciare quelle persone, senza mai rendere omaggio a quei poveri corpi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che pensavate addirittura di spedire a Bologna senza il consenso dei familiari, pur di far spazio alla vostra vergognosa passerella, perché di questo si è trattato. A Cutro il Governo non ha fatto niente che non avrebbe potuto fare qui a Roma, con la vergognosa aggiunta di essere andati lì senza avere un minimo di pietas.

Quella strage è stata solo un pretesto per intervenire, ancora una volta, in maniera schizofrenica e strumentale in materia di immigrazione. Quel decreto non solo non interveniva sui meccanismi che implementano il traffico di esseri umani, ma, piuttosto, ha peggiorato la condizione di coloro che già vivono in Italia, causando nuove situazioni di irregolarità. Avete abrogato la protezione speciale, condannando all'illegalità migliaia di persone e facendo aumentare in modo smisurato il contenzioso. Il Ministro Salvini aveva persino sostenuto che la protezione speciale non esistesse a livello europeo e che l'Italia non potesse accogliere da sola i migranti che arrivano da ogni dove, quando sappiamo che i numeri dicono ben altro: l'Italia non solo riceve meno domande di asilo dei principali partner europei, ma non è nemmeno particolarmente generosa nella concessione della protezione internazionale. Le vostre norme favoriscono, però, lo sfruttamento, il lavoro nero e il rischio che gli irregolari diventino vittime della criminalità organizzata. È questo il vostro modello di sicurezza e accoglienza, un obbrobrio etico e giuridico. Il messaggio che vi ostinate a lanciare è sempre lo stesso: non puoi arrivare; se arrivi, non puoi stare; se stai verrai recluso, non avrai il permesso di soggiorno, non potrai muoverti; se e quando potrai muoverti, non troverai accoglienza; se la troverai, avrai pochi servizi e sconterai il tempo che avrai passato ad attendere; non potrai lavorare regolarmente e renderti autonomo, e, se anche lavorassi, non potrai convertire il permesso in lavoro.

I vostri obiettivi sono sempre gli stessi: respingere, ostacolare l'inclusione regolare e limitare il diritto d'asilo; e per raggiungerli siete arrivati persino al nuovo percorso, che evita che i migranti tocchino il suolo italiano. Il Protocollo Italia-Albania è stato, però, un vero fallimento. Sono servite tre deportazioni, con successivo rientro in Italia di tutte le persone che avevate spedito al confino, per fermarvi. Il 14 ottobre dello scorso anno è partita la prima nave con a bordo ben 16 migranti, scelti senza criterio, tanto che alcuni di loro non sono mai neanche arrivati a Gjader perché fragili, deportati con la nave militare Libra all'aperto, senza cabine o ricoveri adeguati, alla modica cifra di 250.000 euro.

Deportati in un cantiere che avete voluto rendere operativo in fretta e furia per dimostrare che il modello Albania era vincente, ma dove Forze dell'ordine e operatori si muovevano tra ruspe e camion in una situazione surreale, gestita opacamente e costata oltre un miliardo di euro, su cui la Premier Meloni non è mai venuta a riferire in Aula. Una permanenza assai breve, fortunatamente, visto che, dopo il diniego dei permessi di asilo, per nessuno degli stranieri è stato convalidato il fermo, e li avete dovuti riportare in Italia con un carico di sofferenza immensa e costi folli per le casse del nostro Stato. Ma la vostra retorica e la vostra propaganda non hanno prezzo, tanto che l'11 novembre 2024 è partita una seconda nave, questa volta con ben 8 migranti a bordo, tutti ugualmente riportati indietro.

Ma non vi siete arresi. Il modello Albania doveva funzionare a tutti i costi. Il 26 gennaio è quindi partita una terza nave, questa volta con un carico più consistente: 49 migranti. Ma neanche questa volta ha funzionato, nessuno dei fermi è stato convalidato e tutti i migranti sono stati riportati in Italia. I vostri tentativi di considerare sicuri Paesi che non lo sono sono crollati davanti al diritto internazionale. Le persone richiedenti asilo, tra le quali quelle rastrellate in mare secondo il Protocollo Italia-Albania, non possono infatti essere sottoposte a detenzione amministrativa solo in quanto provenienti da una lista di Paesi considerati sicuri, dai quali si presume non sia credibile che si scappi per motivi degni di protezione internazionale. Fine dei giochi, abbiamo pensato, game over; e invece non vi siete arresi.

Dopo il braccio di ferro sui Paesi sicuri, oggi provate a trasformare quei centri, che nella loro brutalità avevano comunque un carattere di temporaneità, in CPR, trasferendo dai nostri lager persone che, non so secondo quali criteri, vengono trasferite in Albania, nonostante non esista alcun problema di sovraffollamento e di sicurezza. Avevate già deciso di realizzare altri CPR e allungare i tempi di trattenimento, ma mai avremmo immaginato che i vostri piani potessero oltrepassare i confini nazionali. Eppure è successo, i centri albanesi diventano per decisione unilaterale del Governo italiano CPR in cui deportare persone irregolari sul territorio nazionale, sul presupposto di Piantedosi che già il Protocollo prevedesse l'uso di una parte della struttura come CPR.

Quindi, il Governo non cambia destinazione d'uso ai centri albanesi, ma intende utilizzare come CPR anche le strutture originariamente pensate come luogo di trattenimento, per un massimo di 28 giorni, di richiedenti asilo, soccorsi in mare da navi militari italiane, provenienti dai cosiddetti Paesi sicuri, a cui applicare le procedure accelerate di frontiera. Gli immigrati potranno rimanere nel nuovo lager, al confino, fino a 18 mesi, nell'attesa che i Paesi d'origine, laddove esistano accordi di rimpatrio, li riconoscano ufficialmente e accettino il loro ritorno a casa, che però, a meno di nuove intese con il Governo albanese, dovrà avvenire comunque dal territorio italiano.

Ricapitolando, dunque, gli immigrati irregolari già trattenuti nei CPR presenti in Italia potranno essere trasferiti in Albania, in attesa che le pratiche di espulsione vadano a buon fine; poi dovranno essere riportati in Italia per il rimpatrio effettivo e, considerando che mediamente solo il 50 per cento dei migranti trattenuti nei CPR viene poi effettivamente rimpatriato, è facile prevedere un nuovo viavai di mezzi dall'Italia all'Albania, con un nuovo aggravio di costi e di sofferenze.

Il diritto europeo finora non ha mai contemplato la possibilità che i centri di trattenimento europei possano venire aperti a piacimento in giro per il mondo e prevede che il trattenimento, per eseguire l'espulsione dal territorio di uno Stato membro dell'Unione, può essere applicato solo come ultima ratio, se non possono essere efficacemente applicate altre misure sufficienti, ma meno coercitive, e soltanto per preparare il rimpatrio ed effettuare l'allontanamento.

Sapete bene anche voi che state facendo una forzatura. Il Protocollo stabilisce che i centri in Albania possano accogliere esclusivamente i migranti soccorsi da navi italiane fuori dalle acque territoriali, da sottoporre a procedura accelerata di frontiera, con permanenza, ripeto, fino a massimo 28 giorni. Con questo decreto-legge, invece, il Governo stravolge questo impianto ed estende l'uso dei centri anche agli stranieri trattenuti nei centri in Italia, quindi già presenti sul territorio nazionale, dove il periodo di detenzione può arrivare fino a 18 mesi, e destinatari di un provvedimento di rimpatrio. Sarebbe quindi necessaria una modifica delle intese con il benestare del Presidente Rama, che, viste le elezioni che ci sono state proprio domenica, poteva avere qualche difficoltà, e speriamo non acconsenta neanche ora alla vostra idea di trasformare Gjader in una Guantanamo in salsa europea.

È bene ricordare che la Corte costituzionale albanese, nella sentenza n. 2 del 2024, ha sottolineato che nessun migrante potrà rimanere in Albania oltre i 28 giorni previsti dalla legislazione italiana. È quindi evidente che il Governo ha modificato unilateralmente la portata del Trattato, rischiando non solo una contestazione da parte dell'Albania per la violazione della Convenzione di Vienna sul diritto dei Trattati, che prevede l'esecuzione in buona fede degli accordi internazionali secondo il principio pacta sunt servanda; non solo questa situazione rischia di creare tensioni diplomatiche, quindi, ma solleva interrogativi sulla legittimità costituzionale dell'operato del Governo, considerando che l'articolo 117 della Costituzione impone il rispetto degli obblighi internazionali nell'esercizio della funzione legislativa.

Il caso Albania si dimostra, ancora una volta, un campo di sperimentazione per un approccio giuridico spregiudicato, governato dall'idea che il diritto internazionale e le garanzie costituzionali siano liberamente manipolabili per il raggiungimento dei fini governativi, a nulla importando lo strappo di regole maturate in lunghi e accurati processi democratici, in contesti nazionali e internazionali. Essere trattenuti in Albania significa isolamento estremo, maggiori ostacoli alle tutele legali, peggiori condizioni di detenzione e impossibilità di accedere a cure garantite dal sistema sanitario nazionale, considerato anche che le strutture sanitarie di Gjader non sono affatto attrezzate.

L'ospedale più vicino si trova a oltre un'ora di distanza, inaccessibilità delle associazioni di tutela, maggiori difficoltà delle richieste d'asilo e di protezione internazionale.

Non è certo un caso, quindi, che il registro degli eventi critici dei primi 13 giorni delle nuove attività di Gjader sia stato un bollettino dell'orrore, come denunciato dalla collega Scarpa e dalla deputata Cecilia Strada. Ci sono stati 35 eventi critici, per la maggior parte gesti autolesivi e tentativi di suicidio, tant'è che è stata sospesa la distribuzione delle lenzuola che sono state utilizzate per fare la corda, come dicono i trattenuti. In più casi, per diverse ragioni mediche, è stato necessario ricorrere alle strutture sanitarie albanesi, ma il diritto alla salute non è affatto garantito, così come non sono garantiti tanti altri. Eppure, le direttive europee sanciscono il diritto del trattenuto ad avere regolari contatti con familiari, avvocati, autorità consolari e associazioni di tutela.

L'accesso a tali diritti deve essere effettivo, non può essere solamente sancito, ma deve essere concretamente esercitabile. Come potrà un familiare incontrare chi è trattenuto, se il centro di detenzione si trova in zone remote o inaccessibili, zone che sono difficili da raggiungere anche per noi parlamentari e per il Garante nazionale delle persone private della libertà? Come farete a garantire i diritti dei deportati in Albania, diritti di cui vi infischiate quando gli stranieri sono reclusi nei CPR di tutta Italia, figuriamoci in quegli albanesi, dove la vostra retorica ha oltrepassato ogni decenza, come testimonia anche la folle scelta di trasportare, ammanettate, persone che non hanno commesso alcun reato e la cui pericolosità consiste esclusivamente nel fatto di provenire da Paesi extra-europei?

In base a quali principi, poi, uno straniero dovrebbe essere detenuto in un CPR italiano o in uno albanese? Non è dato sapersi. Come potrebbero applicarsi allo straniero detenuto in Albania le leggi italiane e le direttive europee sull'immigrazione e l'accoglienza? Come potrebbero essere subordinate al Protocollo e soprattutto se dovrebbero essere applicate in un contesto in cui non possono essere applicate? Come potrebbe essere mai garantito il diritto alla difesa, quando i colloqui col difensore possono avvenire solo a distanza, quando praticamente è impossibile nominare un avvocato di fiducia senza cui non è possibile per esempio il ricorso alla Cassazione?

O ancora che dire del trasferimento in Albania a seguito della violazione del decreto Sicurezza sul divieto di rivolta e resistenza passiva? Su quel vergognoso decreto, non solo avete escogitato una scorciatoia vergognosa, abusando degli strumenti di urgenza previsti dalla Costituzione e umiliando ancora una volta il Parlamento, per superare il pantano in cui vi eravate infilati durante l'esame del disegno di legge n. 1660​, trasformandolo in un decreto e azzerando i mesi di dibattito parlamentare, ma cosa ancora più vergognosa è che prevedete un ulteriore deterrente a ogni denuncia e protesta di chi nelle strutture detentive subisce spesso abusi e privazioni.

Vi siete imbarcati in questa nuova vergognosa procedura, pur sapendo che la direttiva Rimpatri stabilisce che i migranti debbano essere accolti anche eventualmente ai fini del rimpatrio nel Paese di approdo, cioè in Italia, e non in un Paese extra-europeo, come l'Albania, e il regolamento europeo sugli hub in Paesi terzi, cui il Governo si sta ispirando, non è ancora stato emanato.

Se le persone trasferite in Albania decidono di presentare una nuova domanda di asilo, la normativa europea impone che vengano immediatamente riportate in Italia. Ed è proprio quello che è successo, con costi aggiuntivi e soprattutto con tante sofferenze prive di senso e umanità. Ma si sa che, quando si tratta di migranti, per voi il rispetto delle regole è un optional. Sembra che vi divertiate a giocare d'azzardo, confidando che, tra tanti fallimenti, almeno uno dei tentativi possa andarvi bene. Poi, se i giudici, Rama o l'Europa bloccheranno tutto, sarà colpa loro. Voi lavorate per tutelare gli italiani e il confine del nostro Paese e tanto vi basta.

Il fatto che, qualche giorno fa, una sentenza della I sezione penale della Cassazione abbia accolto la tesi del Viminale, stabilendo che la struttura di Gjader sia equiparabile a quelle italiane e che quindi la richiesta di protezione internazionale sollecitata da migranti trasferiti a Gjader per il rimpatrio non sia incompatibile con la detenzione nel centro, non smentisce le nostre preoccupazioni, intanto perché siamo fermamente convinti che tutti i CPR debbano essere chiusi immediatamente e poi perché un altro giudice potrebbe ribaltarne il contenuto, ribadendo cosa prevedono il diritto italiano e quello internazionale.

Attendiamo fiduciosi la pronuncia della corte d'appello e nuove sentenze di collegi diversamente composti. Per il momento, Gjader diventa una nuova provincia romana in Albania, così è per il foro competente e la questura, ma anche per la detenzione amministrativa di immigrati irregolari destinati all'espulsione. Dite che lo fate per il loro bene, ma è evidente che dei migranti non vi importa niente, quanto piuttosto vi interessano gli accordi con tiranni e aguzzini.

Non solo avete reiterato il Memorandum con la Libia, stretto accordi con la Tunisia, finanziato i trafficanti di persone della Guardia costiera libica, ma vi siete macchiati di una colpa gravissima, riportando a casa, su un volo di Stato e con tutti gli onori, il generale Almasri, il torturatore, lo stupratore di bambini, riconosciuto da tante vittime come il loro aguzzino. Non sono certo i ragazzi che chiudete nei CPR i soggetti pericolosi che minano la nostra sicurezza, ma i vostri complici, semmai.

Come ha ben detto il collega Grimaldi, durante l'esame della questione pregiudiziale, sulla pelle dei migranti eseguite le vostre prove di autocrazia e nessuno vi deve disturbare. Ma ribadisco il suo monito agli indifferenti, tanto odiati da Gramsci, e, in particolare, a tutte e a tutti i colleghi della maggioranza che si limitano anche in questa circostanza a premere un pulsante, senza esprimere una posizione su un decreto profondamente violento e disumano, oltre che illegittimo. Ricordo che la restrizione dei diritti degli stranieri è sempre un banco di prova per estendere lo stesso trattamento ad altre categorie. Il decreto Sicurezza ne è una chiara prova e fa un paio terrificante con questo.

Confinare ai margini della società gli indesiderati significa lasciarli alla mercé di un potere illimitato e violento, che prima o poi avrà il gusto di estendere le stesse pratiche ad altre categorie di persone. State pian piano intaccando i principi di libertà e civiltà della nostra democrazia e, anche se vi credete assolti, siete per sempre coinvolti. Fermatevi, prima che sia troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2329-A​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, deputata Sara Kelany.

SARA KELANY, Relatrice. Grazie, Presidente. Io, le dirò, affiderò alla fase delle dichiarazioni di voto tutta una serie di osservazioni di merito per rispondere ai colleghi che sono intervenuti in questa discussione generale. Tuttavia, mi corre l'obbligo di segnalarle due cose. In primo luogo, i limiti della legittima critica politica che si può svolgere nell'Aula di questo Parlamento.

Quando si afferma con tale disprezzo che i migranti irregolari - che, a differenza di quanto ho sentito dire sinora, sono persone che hanno commesso una serie di reati, anche gravissimi - sono trattenuti illegittimamente da “aguzzini”, voglio segnalare che le persone che sono all'interno dei centri per il rimpatrio e che garantiscono la sicurezza di quei centri di rimpatrio sono appartenenti alla Polizia di Stato, che non possono essere definiti “aguzzini” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Le segnalo formalmente l'assoluta illegittimità e gravità di questa affermazione. E ringrazio la Polizia di Stato per tutto quello che quotidianamente fa per garantire la nostra sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Un altro aspetto, Presidente, che è assolutamente da stigmatizzare è quando la collega ha riferito - non si sa chi perché ha omesso il soggetto, ma lo possiamo immaginare - che avremmo determinato con “spregiudicatezza e cinismo” la strage di Cutro. Questa è un'affermazione inaccettabile. Voglio ricordare che la Guardia costiera-Capitanerie di porto e la Guardia di finanza quotidianamente salvano vite in mare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Solo nel 2024, più di 100.000 persone sono state salvate dalla Guardia costiera-Capitanerie di porto e dalla Guardia di finanza nell'espletamento delle sue funzioni di border control. Accusare il Governo di un intendimento di questo tipo è gravissimo. E anche qui, Presidente, io lo segnalo formalmente alla Presidenza e chiedo che vengano assunti provvedimenti rispetto a queste frasi, non solo ingenerose, ma inaccettabili, perché travalicano - ripeto - i limiti della critica politica.

Dunque, doverosamente, ringrazio anche la Guardia costiera-Capitanerie di porto e la Guardia di finanza per quello che fanno e, nuovamente, le chiedo formalmente di prendere dei provvedimenti contro queste dichiarazioni che risultano inaccettabili, tanto politicamente quanto sotto il profilo del merito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sicuramente, rispetto alla sua istanza, provvederò ad inoltrare la sua richiesta secondo le procedure della Camera, ovviamente. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, Sottosegretario Prisco.

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, intanto ringrazio, ovviamente, oltre alla relatrice, anche tutti i gruppi che, seppur con diverse e articolate posizioni, alcune da me assolutamente non condivise, hanno contribuito al dibattito su questo importante tema che poi riguarda la gestione dell'immigrazione clandestina. Credo che quella che si va prefigurando, con i numerosi interventi normativi del Governo, sia una strategia composita, ma corale, volta ad affermare un principio: in Italia si può venire regolarmente, rispettando le regole e non si può stare e non si può arrivare, non rispettando le regole. È una strategia che passa dal fermare le partenze. E l'articolata e complessa situazione geopolitica avrebbe avuto degli effetti sull'immigrazione clandestina molto più forti, se non si fossero messi in atto quei provvedimenti che il Governo e il Parlamento hanno fortemente voluto, dagli accordi con i Paesi di partenza per limitare le partenze all'aver aumentato e facilitato le espulsioni; aver creato, sì, un sistema di deterrenza nel quale sta anche l'accordo con l'Albania; una lotta ai trafficanti di morte; aver scoperto e scovato, ricordiamocelo, grazie all'intervento e alla denuncia del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la criminalità organizzata che si annidava all'interno di quei percorsi di legittimo accesso nel nostro Paese; e con tutto questo modello organico, complesso e corale, aver, di fatto, creato un modello nuovo, che oggi anche l'Europa inizia a condividere. Un modello che l'Europa accetta, un modello che, anche per quanto riguarda gli effetti di questo decreto, la Corte di cassazione ha confermato legittimo per i trattenimenti nel centro.

Comprendo che questo approccio relativo alle politiche dell'immigrazione e, in particolare, dell'immigrazione clandestina - il Governo ha fatto una scelta precisa, aprendo fortemente con il decreto Flussi gli spazi dell'immigrazione regolare - non sia condiviso. Ma non posso accettare dichiarazioni come quelle che sono state ricordate dalla relatrice e qualche affermazione di qualche esponente dell'opposizione, che, da un lato, fanno apparire come se fossero state portate persone fragili nei CPR, cosa che l'Italia ovviamente non consente. Molte delle persone portate nel CPR d'Albania per essere espulse hanno dei curricula criminali da fare spavento. Sono stati ricordati, negli interventi di qualche deputato, i reati di cui sono accusati o che hanno commesso, che vanno dalla violenza sessuale ai furti, alle rapine, all'adescamento dei minori. Credo che ci siano tutte le condizioni e che gli italiani siano d'accordo con noi che questi soggetti debbono essere espulsi.

L'altro dato che mi sento anch'io di aggiungere è la solidarietà alle donne e agli uomini in divisa che, nelle nostre città, come nei centri, fanno rispettare la legalità. Adesso, quando si dice che nei centri, come quello in Albania, sono violati i diritti umani, la domanda che faccio ai deputati che lo hanno affermato è: chi sarebbero gli aguzzini, visto che, a presidiare quei centri, ci sono le donne e gli uomini in divisa che difendono nelle nostre città, così come nei centri, la legalità, la sicurezza e il rispetto, sì, quello sì, dei diritti umani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

E mi sento di aggiungere la mia solidarietà a quella già espressa, ma immagino che i deputati intervenuti volessero dire altro. Spero che ci siano occasioni (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)

PRESIDENTE. Silenzio …

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. ... per affermare altro …

PRESIDENTE. Cortesemente …

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. … vogliamo … sì, io capisco che tutti possano non essere d'accordo (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra)

PRESIDENTE. Onorevoli …

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. … ma noi vogliamo un'Italia capace di far rispettare le regole (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra). I cittadini italiani…

PRESIDENTE. Colleghi …

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. … ci hanno votato per questo. Capisco che tutti non siano d'accordo (Il deputato Grimaldi: “Abbiamo detto altro!”)

PRESIDENTE. Collega Grimaldi, per cortesia, avrà il tempo di precisare.

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Onorevole collega, capisco che tutti non siano d'accordo, ma gli italiani ci hanno votato per questo.

MARCO GRIMALDI (AVS). … ed è un cialtrone (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. No, no, no, onorevole, “cialtrone” non si può sentire…

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. ….fermare….

PRESIDENTE. …onestamente non si può sentire (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. ….fermare….

PRESIDENTE. Aspetti. Ho già richiamato, ho già richiamato l'onorevole (Il deputato Trancassini: “Lo deve mandare via perché “cialtrone” non lo può dire!”)… “Cialtrone” non si può sentire (Proteste di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). L'ho già richiamato… no, perdonatemi, l'onorevole Ghirra mi ha chiesto di intervenire per una precisazione e le daremo la parola subito dopo l'intervento del Governo. Per “cialtrone” l'ho richiamato all'ordine, l'ho richiamato all'ordine adesso. E vi prego riacquistiamo la calma. L'ho richiamato all'ordine e prego il Governo di andare avanti.

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. …fermare, dicevo, l'immigrazione clandestina, evitare e fermare quei delinquenti come i trafficanti di morte che lucrano sulla vita delle troppe persone morte in mare (Commenti della deputata Carmina). Ed è quello che vorremmo continuare a fare, che continueremo a fare, con questo ed altri provvedimenti, anche se su questi non dovessimo avere, ovviamente, l'assenso di tutto il Parlamento ma quello della maggioranza che per questo è stata votata, con un chiaro e netto messaggio da parte degli italiani. E questo Governo cerca semplicemente di rispettare il programma che si è dato e in questo programma c'è quello di consentire l'immigrazione regolare, rispettando le regole, di fermare quella irregolare e di fermare coloro i quali, sulla vita delle povere persone, sulla disperazione delle povere persone lucrano e hanno lucrato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Come dicevo poc'anzi, la parlamentare Ghirra ha chiesto di parlare per una precisazione. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Sì, grazie Presidente. Io invito la collega e il Sottosegretario a rileggere il resoconto stenografico che riporta, testualmente, quello che ho detto, che forse non è stato compreso, perché, quando ho utilizzato il termine “aguzzini”, mi riferivo alla Guardia costiera libica - l'abbiamo sottolineato tante volte - che viene finanziata dal Governo italiano ed è complice nella tratta di esseri umani. Non mi vergogno di dire queste parole perché sono certificate. Poi se vorrete procedere con un provvedimento, verificheremo. Non ho mai sparlato delle Forze dell'ordine e della Guardia costiera nei termini che sono stati riportati, perché hanno, da parte nostra, tutta la gratitudine e la riconoscenza per il lavoro che fanno quotidianamente, quindi lo leggo testualmente (Commenti della deputata Kelany)

PRESIDENTE. Aspetti onorevole. No, la prego relatrice, ascoltiamo l'intervento di precisazione di cui abbiamo detto poc'anzi. Prego, continui onorevole Ghirra.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Ho detto: “Lo fate per il loro bene, dite, ma è evidente che dei migranti non vi importa niente, quanto piuttosto vi interessano gli accordi con tiranni e aguzzini. Non solo avete reiterato il memorandum con la Libia, stretto accordi con la Tunisia, finanziato i trafficanti di persone della Guardia costiera libica, ma vi siete macchiati di una colpa gravissima, riportando a casa, su un volo di Stato e con tutti gli onori, il generale Almasri, il torturatore, lo stupratore di bambini, riconosciuto da tante vittime come il loro aguzzino. Non sono certo i ragazzi che chiudete nei CPR i soggetti pericolosi che minano la nostra sicurezza, ma i vostri complici, semmai”.

Non mi pare di aver citato, in alcun modo, le nostre Forze dell'ordine che, soprattutto quando si tratta di salvare vite in mare, sono sempre pronte e dedite al lavoro che svolgono, anche se purtroppo questo Governo spesso le ostacola.

Queste sono le parole - è un testo scritto peraltro - quindi non mi sto inventando niente, vi invito a rileggerlo e a meditare su quanto avete detto voi.

PRESIDENTE. Abbiamo uno stenografico, quindi se rimane in piedi la richiesta di cui innanzi, in ogni caso …

SARA KELANY, Relatrice. Per entrambe.

PRESIDENTE. Per entrambe cosa? Lei mi ha fatto una richiesta, quindi lo stenografico vale per entrambe. Certo, certo.

Cortesemente, colleghi (Commenti della deputata Carmina). Onorevole Carmina, per favore!

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2329-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A) e all'articolo unico del disegno di legge di conversione.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2329-A​)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, senatore Luca Ciriani. Ne ha facoltà.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti, subemendamenti ed articoli aggiuntivi dell'articolo unico del disegno di legge n. 2329-A​: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, nel testo approvato dalla Commissione.

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata presso la Biblioteca del Presidente al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento. La seduta è sospesa e riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 19,05, è ripresa alle 20,18.

Sui lavori dell'Assemblea. Nuova articolazione dei lavori dell'Assemblea per la restante parte del mese di maggio 2025. Organizzazione dei tempi di esame degli argomenti iscritti in calendario.

PRESIDENTE. Nell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge n. 2329​ - Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare (da inviare al Senato – scadenza: 27 maggio 2025), nel testo della Commissione, è stata convenuta una nuova articolazione dei lavori per la restante parte del mese di maggio, che è pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna, unitamente all'organizzazione dei tempi per l'esame degli argomenti iscritti nel calendario, conclusi in sede referente, nonché delle mozioni presentate.

È stato altresì convenuto che, avendo la VI Commissione chiesto il rinvio ad altro calendario della proposta di legge n. 1981​ - Modifiche alla tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, concernenti la riduzione dell'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto relativa a oggetti d'arte, di antiquariato o da collezione, tale argomento non sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana. 

Giovedì 12 giugno, alle ore 10, avranno luogo le comunicazioni del Ministro del lavoro e delle politiche sociali sulla sicurezza sul lavoro, ai sensi dell'articolo 14-bis del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.

Nella settimana dal 3 al 6 giugno, previa definitiva intesa con il Presidente del Senato e i gruppi, si svolgerà il rinnovo delle Commissioni permanenti.

Estraggo a sorte il nominativo del deputato dal quale avrà inizio la chiama.

(Segue sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Comba.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali):

S. 1466. - «Conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2025, n. 54, recante disposizioni urgenti ai fini dell'organizzazione e della gestione delle esequie del Santo Padre Francesco e della cerimonia per l'inizio del ministero del nuovo Pontefice» (approvato dal Senato) (2397) – Parere delle Commissioni IV, V, VIII e XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 14 maggio 2025 - Ore 12:

1. Informativa urgente del Governo sulle conseguenze sul sistema produttivo italiano dell'introduzione dei dazi nei confronti dei Paesi europei e sulle iniziative di competenza a tutela delle imprese e dell'occupazione.

(ore 16)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 17,20)

3. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare. (C. 2329-A​)

Relatrice: KELANY.

La seduta termina alle 20,30.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: SARA KELANY (A.C. 2329-A​)

SARA KELANY, Relatrice (Relazione – A.C. 2329-A​). Onorevoli colleghi! L'Assemblea è chiamata oggi a esaminare il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare, nel testo risultante dalle tre proposte emendative approvate nel corso dell'esame in sede referente.

Ricordo che la Commissione Affari costituzionali nella seduta dell'8 aprile ha avviato l'esame del provvedimento, nel corso del quale si è svolto un ciclo di audizioni informali che ha consentito di acquisire elementi utili di valutazione ai fini della modifica del provvedimento. Dopo un approfondito esame delle 279 proposte emendative presentate, la Commissione nella seduta dell'8 maggio ha concluso l'esame del provvedimento con la deliberazione del mandato a riferire in Assemblea.

Passando ad illustrare i contenuti del provvedimento, faccio presente che esso consta di 4 articoli.

L'articolo 1 è composto da quattro commi e reca disposizioni urgenti ai fini del rafforzamento dell'azione di rimpatrio.

Il comma 1, modificato in sede referente, interviene sulla legge 21 febbraio 2024, n. 14, recante ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria. Nello specifico, la lettera a) del comma 1, intervenendo sull'articolo 3, comma 2, della legge n. 14 del 2024, estende la categoria di persone che possono essere condotte nelle strutture in Albania: se nella versione previgente la disposizione oggetto della modifica consentiva di condurre nelle strutture albanesi esclusivamente persone imbarcate su mezzi delle autorità italiane all'esterno del mare territoriale, ora si prevede che possano esservi condotte anche le persone destinatarie di provvedimenti di trattenimento convalidati o prorogati ai sensi dell'articolo 14 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.

Ricordo che, a norma del citato articolo 14 del testo unico immigrazione, quando non è possibile eseguire con immediatezza l'espulsione mediante accompagnamento alla frontiera o il respingimento, a causa di situazioni transitorie che ostacolano la preparazione del rimpatrio o l'effettuazione dell'allontanamento, il questore dispone che lo straniero sia trattenuto per il tempo strettamente necessario presso il centro di permanenza per i rimpatri (CPR) più vicino. Il trattenimento nei CPR, che complessivamente non può superare i 18 mesi, è disposto dal questore territorialmente competente e convalidato, entro 48 ore, dal giudice di pace territorialmente competente.

La lettera b) del comma 1, modificata in sede referente, interviene sul comma 4 del già richiamato articolo 3 della legge n. 14 del 2024. Ricordo che tale comma 4 equipara le strutture indicate nel Protocollo Italia-Albania alle corrispondenti strutture previste dalla normativa nazionale.

Per effetto della modifica introdotto nel corso dell'esame in sede referente, il trasferimento effettuato dai centri di permanenza per i rimpatri alle strutture denominate “strutture per l'accertamento dei presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale e per il rimpatrio dei migranti non aventi il diritto all'ingresso e alla permanenza nel territorio italiano” di cui alla lettera B) dell'Allegato 1 al Protocollo - equiparate, come detto, a hotspot e CPR - non fa venire meno il titolo del trattenimento, né produce effetti sulla procedura amministrativa cui lo straniero è sottoposto.

Per effetto di un'ulteriore modifica aggiunta in sede referente, è previsto che lo straniero trasferito nella struttura di cui alla lettera B) dell'allegato 1 al Protocollo vi permane, ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo n. 142 del 2015, quando vi sono fondati motivi per ritenere che la domanda di protezione internazionale sia stata ivi presentata al solo scopo di ritardare o impedire l'esecuzione del respingimento o dell'espulsione.

La lettera b-bis) del comma 1, introdotta in sede referente, inserisce il comma 7-bis all'articolo 3 della legge n. 14 del 2024, autorizzando per il 2025 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a cedere a titolo gratuito alla Repubblica di Albania due motovedette della classe 400 Cavallari in dotazione alla Guardia costiera.

Il comma 2 dell'articolo 1 interviene sull'articolo 14 del testo unico immigrazione. In particolare, la lettera a) del comma 2 novella il comma 1 dell'articolo 14, che riguarda il trattenimento dello straniero presso i centri di permanenza per i rimpatri e prevede che il questore, effettuando richiesta di assegnazione del posto alla Direzione centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, disponga il trattenimento dello straniero per il tempo strettamente necessario presso il centro più vicino. La novella in esame prevede che la Direzione anzidetta possa disporre anche il trasferimento dello straniero in altro centro, senza tuttavia indicare i motivi per i quali tale trasferimento può essere disposto.

La lettera b) del comma 2 interviene sul comma 5 dello stesso articolo 14 del testo unico immigrazione, che individua il periodo di tempo - nonché il relativo limite - che lo straniero può trascorrere presso il centro di permanenza per i rimpatri. La modifica, coordinandosi con quella di cui alla lettera a), prevede che sia fatta salva la facoltà di disporre, in ogni momento, il trasferimento dello straniero in altro centro. Si stabilisce, inoltre, che il citato trasferimento non faccia venire meno il titolo del trattenimento adottato e che non sia richiesta una nuova convalida.

Il comma 2-bis, introdotto dalla I Commissione della Camera in sede referente, aggiunge all'articolo 6 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, il comma 2-bis. In particolare, alla lettera a) si prevede la possibilità di adozione successiva del provvedimento di trattenimento, precedentemente non convalidato, per i richiedenti rimasti nei centri di cui all'articolo 14 del decreto legislativo n. 286 del 1998 se vi sono fondati motivi per ritenere che la loro domanda sia stata presentata al solo scopo di ritardare o impedire l'esecuzione dell'espulsione o del respingimento. Si prevede, altresì, che il richiedente permanga nel centro fino alla decisione sulla convalida del provvedimento se questo è adottato immediatamente o, comunque, non oltre quarantotto ore dalla comunicazione della mancata convalida.

La lettera b) prevede che anche i richiedenti di cui ai commi 2-bis e 3 del decreto legislativo n. 286 del 1998 non possono essere trattenuti al solo scopo di accertarne il diritto di entrare nel territorio dello Stato durante lo svolgimento della procedura accelerata di frontiera ai sensi dell'articolo 28-bis, comma 2-bis, del decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25.

Il comma 2-ter, aggiunto nel corso dell'esame in sede referente, reca alcune modifiche al decreto legislativo n. 25 del 2008. In particolare, la lettera a) estende la possibilità della procedura accelerata per l'esame della domanda di protezione internazionale direttamente alla frontiera o nelle zone di transito. Nella versione attualmente in vigore, tale procedura è limitata ai casi in cui la domanda di protezione internazionale è presentata da un richiedente direttamente alla frontiera o nelle zone di transito, dopo essere stato fermato per avere eluso o tentato di eludere i relativi controlli o in cui la domanda di protezione internazionale è presentata direttamente alla frontiera o nelle zone di transito da un richiedente proveniente da un Paese designato di origine sicuro. Per effetto della modifica intervenuta in sede referente, in tutti i casi disciplinati ai commi 1 e 2 dell'articolo 28-bis del decreto legislativo n. 25 del 2008 è possibile ricorrere alla procedura accelerata direttamente alla frontiera o nelle zone di transito, quando la domanda è stata ivi presentata e la Commissione territoriale decide nel termine di sette giorni dalla ricezione della domanda.

La lettera b) del comma 2-ter modifica il comma 2-ter dell'articolo 35-bis del decreto legislativo n. 25 del 2008, che nella versione attualmente in vigore prevede che, anche se il ricorrente si trova in stato di trattenimento ovvero è sottoposto a misure alternative al trattenimento, il termine per il deposito del ricorso è di sette giorni, decorrenti dalla data di notificazione della Commissione territoriale, nei casi di: domanda di protezione internazionale presentata da un richiedente direttamente alla frontiera o nelle zone di transito, dopo essere stato fermato per avere eluso o tentato di eludere i relativi controlli; domanda di protezione internazionale presentata direttamente alla frontiera o nelle zone di transito da un richiedente proveniente da un Paese designato di origine sicuro; richiedente proveniente da un Paese designato di origine sicura.

La modifica in esame, rinviando al comma 2-bis dell'articolo 28-bis, invece che alle lettere b), b-bis) e c) del comma 2 dello stesso articolo 28-bis, amplia il campo di applicazione della disciplina anzidetta a tutti i casi contenuti nei commi 1 e 2 dello stesso articolo, purché la domanda sia stata presentata direttamente alla frontiera o nelle zone di transito.

La lettera c) del comma 2-ter modifica il comma 1 dell'articolo 35-ter del decreto legislativo n. 25 del 2008, il quale prevede che, negli stessi casi elencati con riferimento all'articolo 35-bis, se il ricorrente si trova in stato di trattenimento ovvero è sottoposto a misure alternative del trattenimento, contro la decisione della Commissione territoriale è ammesso ricorso nel termine indicato dall'articolo 35-bis, comma 2-ter, dello stesso decreto. La modifica, così come per il comma 2-ter dell'articolo 35-bis del decreto legislativo, rinviando al comma 2-bis dell'articolo 28-bis, invece che alle lettere b), b-bis) e c) del comma 2 dello stesso articolo 28-bis, amplia il campo di applicazione della disciplina anzidetta a tutti i casi contenuti nei commi 1 e 2 dello stesso articolo, purché la domanda sia stata presentata direttamente alla frontiera o nelle zone di transito.

L'articolo 1-bis, introdotto in sede referente, modificando il primo periodo del comma 3-bis dell'articolo 19 del decreto legge n. 13 del 2017, estende fino al 31 dicembre 2026 la facoltà per la localizzazione, la realizzazione, nonché l'ampliamento e il ripristino dei centri di permanenza per i rimpatri (CPR), di derogare ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto del codice antimafia e dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza dell'Unione europea. La disposizione oggetto di modifica prevede, inoltre, che per le procedure relative all'ampliamento della rete nazionale dei CPR, l'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) assicuri, qualora richiesto, l'attività di vigilanza collaborativa di cui all'articolo 222, comma 3, lettera h), del codice dei contratti pubblici. L'intervento normativo proroga, pertanto, anche l'estensione temporale dell'efficacia di tale previsione.

L'articolo 2 reca la clausola di invarianza finanziaria, prevedendo che dall'attuazione del decreto-legge in esame non debbano derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e che le amministrazioni interessate vi provvedano nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.

L'articolo 3 dispone che il decreto-legge entri in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Il decreto-legge è dunque vigente dal 29 marzo 2025 e ha come termine per la conversione in legge, in base all'articolo 77, terzo comma, della Costituzione, il 27 maggio 2025.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 9 il deputato Carrà ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 13 la deputata Comaroli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 15 la deputata Romeo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 29 il deputato Deidda ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 29 la deputata Torto ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

CALENDARIO VIGENTE DEI LAVORI DELL'ASSEMBLEA
(MAGGIO 2025)
N. 28

Aggiornato ai sensi dell'articolo 24, commi 2 e 6, del Regolamento

(Conferenza dei presidenti di gruppo del 13 maggio 2025)

Mercoledì 14 maggio (ore 12)

Informativa urgente del Governo, con la partecipazione del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, sulle conseguenze sul sistema produttivo italiano dell'introduzione dei dazi nei confronti dei Paesi europei e sulle iniziative di competenza a tutela delle imprese e dell'occupazione

Mercoledì 14 maggio (ore 16)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, con la partecipazione del Presidente del Consiglio dei ministri

Mercoledì 14 maggio

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2329​ - Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare (da inviare al Senato – scadenza: 27 maggio 2025)

  • ore 17,20: dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia
  • ore 19: votazione per appello nominale
  • al termine: esame degli ordini del giorno, limitatamente alla fase di espressione del parere del Governo

Giovedì 15 maggio (ore 9-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2329​ - Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare (da inviare al Senato – scadenza: 27 maggio 2025)

Lunedì 19 maggio (ore 15)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 1432 - Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 27 maggio 2025) 

Martedì 20 maggio (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 20 maggio (ore 14-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 1432 - Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 27 maggio 2025) 

Mercoledì 21 maggio (ore 9-13,30)

Esame della mozione Bonelli, Conte, Schlein ed altri n. 1-00432 concernente iniziative in relazione all'evoluzione della situazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza 

Mercoledì 21 maggio (ore 13,30)

Commemorazione dell'on. Giuseppe Basini

Mercoledì 21 maggio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Mercoledì 21 maggio (ore 16,15)

Comunicazioni del Governo in ordine alla revisione degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Giovedì 22 maggio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 e nella giornata di venerdì 23 maggio)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1074​ - Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato 

Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:

  • n. 2291 - Accordo tra la Repubblica Italiana e la Repubblica di Moldova in materia di sicurezza sociale, fatto a Roma il 31 ottobre 2024 (approvato dal Senato)  
  • n. 1915 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica d'India sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 9 ottobre 2023
  • n. 2101 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Araba d'Egitto sul trasporto internazionale di merci per mezzo di veicoli trainati (rimorchi e semirimorchi) con l'uso di servizi di traghettamento marittimo, fatto a Il Cairo il 22 gennaio 2024 (approvato dal Senato)

Venerdì 23 maggio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Lunedì 26 maggio (ore 10, con votazioni non prima delle ore 14)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1298​ - Disposizioni concernenti il finanziamento, l'organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale nonché delega al Governo per il riordino delle agevolazioni fiscali relative all'assistenza sanitaria complementare   

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1049​ - Istituzione della Giornata nazionale contro la denigrazione dell'aspetto fisico delle persone (body shaming  

Esame del disegno di legge n. 2355​ - Conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario (da inviare al Senato – scadenza: 10 giugno 2025)

Martedì 27 maggio (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 27 (ore 14-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 28 (al termine dell'informativa urgente e fino alle ore 13,30 e 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 29 maggio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 e nella giornata di venerdì 30 maggio)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2355​ - Conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario (da inviare al Senato – scadenza: 10 giugno 2025)

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1298​ - Disposizioni concernenti il finanziamento, l'organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale nonché delega al Governo per il riordino delle agevolazioni fiscali relative all'assistenza sanitaria complementare   

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1049​ - Istituzione della Giornata nazionale contro la denigrazione dell'aspetto fisico delle persone (body shaming  

Mercoledì 28 maggio (ore 9,30)

Informativa urgente del Governo sulla situazione della Striscia di Gaza

Mercoledì 28 maggio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 30 maggio (ore 9,30, con votazioni non prima delle ore 12)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2280​ - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2024 (approvato dal Senato)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1672​ - Istituzione della Giornata della ristorazione   

Esame del disegno di legge S. 1445 - Conversione in legge del decreto-legge 7 aprile 2025, n. 45, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di attuazione delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l'avvio dell'anno scolastico 2025/2026 (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 6 giugno 2025) 

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI PER L'ESAME DEGLI ARGOMENTI ISCRITTI NEL CALENDARIO

Ddl di ratifica nn. 2291, 1915 e 2101

Tempo complessivo: 2 ore, per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale

19 minuti

(con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)

Gruppi 1 ora e 21 minuti
Fratelli d'Italia 11 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 15 minuti
Lega – Salvini premier 9 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente - PPE 8 minuti
MoVimento 5 Stelle 12 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 6 minuti
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 6 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE - Centro popolare 4 minuti
Italia Viva – Il Centro - Renew Europe 5 minuti
Misto: 5 minuti
Minoranze Linguistiche 3 minuti
+Europa 2 minuti

Pdl n. 1074 - Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato

Seguito dell'esame: 6 ore e 40 minuti.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale

45 minuti

(con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)

Gruppi 4 ore e 50 minuti
Fratelli d'Italia 48 minuti
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista 36 minuti
Lega - Salvini Premier 35 minuti
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE 31 minuti
MoVimento 5 Stelle 31 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra  22 minuti
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe 22 minuti
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare 22 minuti
Italia Viva-il Centro-Renew Europe 22 minuti
Misto: 21 minuti
Minoranze Linguistiche 11 minuti
+Europa 10 minuti

Mozione n. 1-00432 – Iniziative in relazione all'evoluzione della situazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale

1 ora

(con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)

Gruppi 4 ore e 10 minuti
Fratelli d'Italia 48 minuti
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista 35 minuti
Lega - Salvini Premier 33 minuti
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE 28 minuti
MoVimento 5 Stelle 28 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra  16 minuti
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe 16 minuti
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare 16 minuti
Italia Viva-il Centro-Renew Europe 15 minuti
Misto: 15 minuti
Minoranze Linguistiche 9 minuti
+Europa 6 minuti

 (*) A tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pdl n. 1672 - Istituzione della Giornata della ristorazione

Discussione sulle linee generali: 8 ore.

Relatore 10 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 22 minuti
Gruppi 5 ore e 58 minuti
Fratelli d'Italia  48 minuti
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista  41 minuti
Lega - Salvini Premier  40 minuti
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE 37 minuti
MoVimento 5 Stelle 37 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra  31 minuti
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe 31 minuti
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare 31 minuti
Italia Viva-il Centro-Renew Europe 31 minuti
Misto: 31 minuti
Minoranze Linguistiche 18 minuti
+Europa 13 minuti

Comunicazioni del Governo in ordine alla revisione degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 4 ore.

Governo 30 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 5 minuti
Gruppi

1 ora e 40 minuti

(discussione)

1 ora e 40 minuti

(dichiarazioni di voto)

Fratelli d'Italia 20 minuti 10 minuti
Partito Democratico – Italia democratica e progressista 15 minuti 10 minuti
Lega – Salvini premier 13 minuti 10 minuti
MoVimento 5 Stelle 11 minuti 10 minuti
Forza Italia – Berlusconi presidente - PPE 11 minuti 10 minuti
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe 6 minuti 10 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra 6 minuti 10 minuti
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE - Centro popolare 6 minuti 10 minuti
Italia Viva – Il Centro - Renew Europe 6 minuti 10 minuti
Misto: 6 minuti 10 minuti
Minoranze Linguistiche 3 minuti 6 minuti
+Europa 3 minuti 4 minuti

Ddl n. 2280 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2024

Discussione sulle linee generali: 8 ore.

Relatori

20 minuti

(complessivamente)

Governo 20 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 20 minuti
Gruppi 5 ore e 50 minuti
Fratelli d'Italia  41 minuti
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista  44 minuti
Lega - Salvini Premier  35 minuti
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE 34 minuti
MoVimento 5 Stelle 40 minuti
Alleanza Verdi e Sinistra  32 minuti
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe 32 minuti
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare 31 minuti
Italia Viva-il Centro-Renew Europe 30 minuti
Misto: 31 minuti
Minoranze Linguistiche 18 minuti
+Europa 13 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 2362 - EM 1.1, 1.2 231 228 3 115 88 140 77 Resp.
2 Nominale EM 1.3 236 233 3 117 90 143 77 Resp.
3 Nominale EM 1.4 239 237 2 119 91 146 76 Resp.
4 Nominale EM 1.5 240 238 2 120 92 146 75 Resp.
5 Nominale EM 1.6 244 241 3 121 94 147 75 Resp.
6 Nominale EM 1.7 244 241 3 121 95 146 74 Resp.
7 Nominale EM 2.1 245 243 2 122 97 146 74 Resp.
8 Nominale EM 2.2 248 244 4 123 97 147 74 Resp.
9 Nominale EM 2.3 245 242 3 122 96 146 73 Resp.
10 Nominale EM 3.1 247 241 6 121 93 148 73 Resp.
11 Nominale EM 3.2 249 240 9 121 93 147 72 Resp.
12 Nominale EM 3.3 252 244 8 123 94 150 72 Resp.
13 Nominale EM 4.1000 248 246 2 124 99 147 72 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM 4.1 246 240 6 121 94 146 72 Resp.
15 Nominale EM 4.2 252 245 7 123 95 150 72 Resp.
16 Nominale ODG 9/2362/1 247 245 2 123 100 145 72 Resp.
17 Nominale ODG 9/2362/2 243 241 2 121 97 144 72 Resp.
18 Nominale ODG 9/2362/3 240 239 1 120 100 139 72 Resp.
19 Nominale ODG 9/2362/4 242 239 3 120 97 142 72 Resp.
20 Nominale ODG 9/2362/5 243 241 2 121 100 141 72 Resp.
21 Nominale ODG 9/2362/6 244 241 3 121 98 143 72 Resp.
22 Nominale ODG 9/2362/7 238 237 1 119 100 137 72 Resp.
23 Nominale ODG 9/2362/8 241 239 2 120 98 141 72 Resp.
24 Nominale ODG 9/2362/9 245 242 3 122 102 140 72 Resp.
25 Nominale ODG 9/2362/10 244 241 3 121 102 139 72 Resp.
26 Nominale ODG 9/2362/11 248 245 3 123 102 143 72 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 29)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale ODG 9/2362/12 243 239 4 120 98 141 72 Resp.
28 Nominale ODG 9/2362/13 226 222 4 112 86 136 72 Resp.
29 Nominale DDL 2362 - VOTO FINALE 211 208 3 105 131 77 72 Appr.