XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 476 di mercoledì 7 maggio 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANTONIO D'ALESSIO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 99, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 9,45.
La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 9,45.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Voglio intervenire in quest'Aula perché ieri sera, signor Presidente, abbiamo appreso con sgomento una notizia in cui si diceva che l'India aveva attaccato il Pakistan in ben nove siti e il Pakistan ha reagito e ha annunciato che continuerà a farlo. Presidente, parliamo di due potenze nucleari e, dunque, non stiamo parlando di scaramucce. Qui parliamo di attacchi missilistici, di armi pesanti e il mondo non ha bisogno di nuove guerre: il mondo ha bisogno di diplomazia, di più diplomazia, e il mondo ha bisogno di più politica. Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres, è subito intervenuto e ha richiamato al maximum restraint tra Pakistan e India.
Parliamo, Presidente, del più grave scontro militare negli ultimi 20 anni. Ora, queste tensioni dovrebbero essere risolte con il dialogo, dovrebbero essere risolte con il confronto in ambito multilaterale. Per questo il diritto internazionale è importante, ma se il diritto internazionale viene stracciato cosa rimane, Presidente? Rimane solo l'uso della forza, la legge della giungla: questo rimane.
Allora, noi non possiamo permettere che si arrivi ad uno scenario di questo genere, perché l'unico strumento che abbiamo per evitare un conflitto globale è il diritto internazionale. Allora, la Presidente Meloni, che chiamò il Presidente Modi all'indomani dell'attacco terroristico in Kashmir con 26 vittime, dovrebbe fare qualcosa, Presidente. Per questo sto intervenendo, per chiedere al Governo di fare qualcosa. Visti i buoni rapporti che ci sono tra i due Presidenti, mi auguro che questa cosa accada e che venga qui a riferirci in Aula cosa intende fare, come intende agire, affinché contribuisca per dare il suo contributo a una soluzione più rapida possibile.
Quindi, chiediamo formalmente che la Presidente - o comunque il Governo - venga qui a riferire su cosa intende fare, perché siamo di fronte a uno scontro tra due potenze nucleari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Ci associamo a questa richiesta e chiediamo che il Ministro degli Affari esteri, Tajani, venga qui in Aula non solo a riferire. Infatti, parliamo del Paese più popoloso al mondo, con 1 miliardo e 450 milioni di abitanti, con una potenza nucleare di più di 150 missili, più o meno pari al Pakistan, che, ricordiamo, è, comunque, il quinto Paese più popoloso al mondo, perché parliamo di un Paese da 255 milioni di abitanti e con altrettante testate atomiche. Insomma, ancora una volta, India e Pakistan si trovano sull'orlo di un conflitto devastante, ma non solo per quell'area. Tra l'altro, parliamo di due potenze che hanno teorie nucleari anche diverse, anche sulla gestione di quel grandissimo impianto missilistico.
Sì, come ricordava Laura Boldrini, dopo quell'attacco terroristico del 22 aprile, che ha causato tantissimi morti civili in Kashmir…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, un po' di silenzio. Per cortesia! Colleghi, per favore. Prego.
MARCO GRIMALDI (AVS). Dicevo che Nuova Delhi ha attaccato il Pakistan alimentando, di fatto, una spirale di violenza che rischia di sfociare in una vera guerra aperta, anche perché Islamabad ha promesso dure risposte militari. Questa crisi - lo sappiamo - non è un episodio isolato, ma è il risultato di decenni di tensioni fra i due Paesi e anche frutto di una politica di militarizzazione che ha sempre sacrificato il dialogo in favore della forza.
Noi pensiamo che l'Italia debba schierarsi con fermezza contro questa logica distruttiva e chiedere una soluzione diplomatica immediata. Del resto, come diceva la collega, la crisi del diritto internazionale rischia di portarci a nuovi conflitti. Sembra che nuove superpotenze vedano in questo momento ibrido, in cui le istituzioni globali vengono messe in discussione e la stessa ONU non viene presa in considerazione, uno spazio, in qualche modo, non solo per conflitti ma per ritorsioni e per vendette.
Noi chiediamo alla comunità internazionale di intervenire con decisioni subito, per evitare, ovviamente, un'ulteriore escalation e per il cessate il fuoco da questa nuova area di conflitto. Ovviamente, fino a quello che abbiamo detto ieri per questa nuova escalation in Medio Oriente e il piano di occupazione di Israele sull'intera Gaza, noi crediamo che sia il momento non solo di pensare a dare un contributo diverso e a chiedere davvero che il cessate il fuoco e la via diplomatica ritornino a essere gli strumenti che mettiamo in campo attraverso non solo il diritto ma anche la forza della nostra diplomazia. Lo diciamo - e concludo, Presidente - perché la sospensione del Trattato sull'Indo, fondamentale per la gestione delle risorse idriche tra i due Paesi, non è solo un atto simbolico, ma è una misura che rischia di colpire milioni e milioni di persone, acuendo, tra l'altro, la crisi umanitaria e provocando un'instabilità economica sull'intera area.
Per questo ci uniamo alla richiesta e chiediamo al Ministro Tajani di venire a riferire in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.
ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Esatto, è sullo stesso argomento. Chiediamo un'informativa urgente del Governo, del Presidente Meloni o del Ministro degli Affari esteri Tajani, per venire a riferire in Aula su una questione che desta enorme preoccupazione, preoccupazione commisurata al fatto che parliamo - siamo dinanzi, ormai - di una evidente escalation, dato che c'è stato un attacco terroristico ad aprile e quella di stanotte è stata, appunto, una risposta sulla quale il Presidente Sharif ha già promesso una dura risposta.
Noi siamo molto preoccupati di un nuovo fronte di tensione militare, questa volta fra due Paesi che hanno la bomba atomica. Oltre al conflitto russo-ucraino, oltre alla crisi mediorientale, credo che, forse, sia arrivato il momento che i leader dei Paesi occidentali, dei Paesi democratici, prendano un po' in mano la situazione e si facciano rappresentanti per dare quell'atto d'impulso alla comunità internazionale per intervenire, in maniera concreta, attraverso la mediazione, attraverso l'arte della diplomazia. Abbiamo visto e letto che è intervenuta per prima la Cina per cercare di mettere acqua sul fuoco su questo fronte pericolosissimo a livello globale. Quindi, chiediamo che il Governo italiano, insieme agli altri leader europei, faccia un atto di impulso affinché la diplomazia internazionale e globale - non soltanto quella del nostro Paese, ma la diplomazia internazionale - intervenga per mettere a tacere le armi su un fronte molto pericoloso.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lomuti. Così come abbiamo ascoltato lei e anche l'onorevole Boldrini e l'onorevole Grimaldi, riferiremo al Ministro per i Rapporti con il Parlamento.
Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.
GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Grazie, Presidente. Anche a nome di Fratelli d'Italia, voglio esprimere preoccupazione per quanto sta avvenendo nelle ultime ore in quella zona del mondo. Ovviamente, due potenze nucleari che in questo momento stanno confliggendo l'una con l'altra destano preoccupazione e, quindi, anche a nome del partito che rappresento auspico che ci possa essere una forza diplomatica in questo momento che possa intervenire in quella zona in queste ore.
PRESIDENTE. Ma si associa alla richiesta di informativa urgente?
GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). No, voglio semplicemente sottolineare la preoccupazione.
PRESIDENTE. Allora sull'ordine dei lavori, come sa, non sarebbe potuto intervenire, però va bene. Aspettavamo magari la fine, invece non è arrivato.
Seguito della discussione della proposta di legge: Pella: “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità” (A.C. 741-A) e dell'abbinata proposta di legge: Quartini ed altri (A.C. 1509).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 741-A: “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità” e dell'abbinata proposta di legge n. 1509.
Ricordo che nella seduta del 31 marzo si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.
(Esame degli articoli - A.C. 741-A e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative riferite agli articoli della proposta di legge.
ROBERTO PELLA, Relatore. Grazie, Presidente. Per quanto riguarda gli emendamenti, ci sarebbe un parere contrario o invito al ritiro, ad esclusione dell'emendamento 4.500, su cui ci sarebbe un parere favorevole, così come stabilito anche da parte della Commissione.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Il parere del Governo è conforme.
(Articolo 1 - A.C. 741-A e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1000 Furfaro. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1000 Furfaro, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1003 Sportiello, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Quartini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1001 Malavasi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Passiamo all'emendamento 1.1004 Quartini.
Ha chiesto di parlare la deputata Di Lauro. Ne ha facoltà.
CARMEN DI LAURO (M5S). Grazie, Presidente. L'obesità è una questione che riguarda non solo il corpo, ma anche la mente. L'obesità ha un impatto molto forte sulla salute mentale, può causare facilmente depressione, disturbi di ansia e purtroppo anche disturbi del comportamento alimentare, che spesso colpiscono una fascia fragile, che è quella più giovane. In sede referente, è stato soppresso il riferimento ai disturbi dell'alimentazione (già questo ci è sembrato inspiegabile), ma soprattutto è stata soppressa la qualificazione dell'obesità come malattia cronica. Una malattia si definisce cronica quando dura a lungo nel tempo, quando non si risolve con una terapia a breve termine, e sempre più a livello internazionale l'obesità è riconosciuta come tale. Oltretutto questa classificazione ci consentirebbe di inserire l'obesità nei LEA, che sarebbe veramente un momento fondamentale. Quindi. con questo emendamento prevediamo di classificare l'obesità come malattia cronica di interesse sociale.
Ripeto, è un momento fondamentale per dare dignità e il giusto riconoscimento a questa malattia e auspichiamo che il Governo possa cambiare idea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessuno altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indico… Revoco la votazione.
Ha chiesto di parlare il Sottosegretario Gemmato. Ne ha facoltà.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Siccome ho visto il tenore di parecchi emendamenti e anche di diversi ordini del giorno che chiedono, esemplifico, l'introduzione nei LEA o, comunque, la definizione di malattie croniche invalidanti tramite legge, voglio ricordare che l'elenco delle patologie croniche invalidanti, così come previsto dall'allegato 8 del DPCM del 12 gennaio del 2017, viene fatto dalla Commissione LEA e segue un percorso preciso. Quando anche volessimo farlo, in base a una legge in verità voluta anche - se non ricordo male - dal Governo Renzi (all'epoca, dal Ministro Lorenzin), si dovrebbe seguire un altro percorso, quindi scandito e definito per legge. Non possiamo stabilire, in questo autorevole consesso, l'introduzione tra le malattie croniche invalidanti, quindi un percorso LEA. Va fatto seguendo un altro percorso.
Quindi, molte volte, pur condividendo l'opportunità, rilevo che quel percorso deve seguire un altro iter di legge, che è quello appunto previsto dalla legge che vi ho citato prima, che è del 2015. Lo dico questa volta e penso di non intervenire più: rispetto a tutti gli interventi che chiedono l'introduzione, per legge, nei LEA o comunque la definizione di malattie croniche invalidanti, rilevo che non è questo il luogo in cui avviare questo percorso, ma è quello della Commissione LEA, che segue un iter legislativo diverso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1004 Quartini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1002 Malavasi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 7).
(Articolo 2 - A.C. 741-A e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.1 Marianna Ricciardi. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Marianna Ricciardi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Di Lauro, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1000 Malavasi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Passiamo all'emendamento 2.3 Zanella.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Proprio perché tengo in attenta considerazione quanto espresso dal Sottosegretario Gemmato, leggo la proposta emendativa che ho presentato anche in Commissione e che riguarda proprio questo aspetto che lei ha posto alla nostra attenzione: “Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, al fine di garantire e assicurare l'equità e l'accesso alle cure nonché l'assistenza ai soggetti affetti da obesità, si provvede all'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (…)”.
Quindi, non sostituiamo con una proposta emendativa alla legge il percorso che è previsto per l'aggiornamento dei LEA, ma chiediamo che il relativo aggiornamento sia inserito nel percorso stesso, nel più breve tempo possibile. Anche perché, Sottosegretario Gemmato, lei ha posto una questione credo molto corretta, però non ho capito lei cosa pensa, il Governo cosa pensa a proposito. Li volete o non li volete modificare i LEA e inserire all'interno dei LEA tutto ciò che è necessario - chiudo, Presidente - perché questa malattia cronica sia riconosciuta e i presidi e gli interventi siano altrettanto finanziati (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?
PRESIDENTE. Nessun altro chiede di intervenire, dunque passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Zanella, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Quartini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 13).
(Articolo 3 - A.C. 741-A e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.1002 Sportiello. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1002 Sportiello, con il parere contrario della Commissione, del Governo, della I Commissione (Affari costituzionali) e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).
Passiamo all'emendamento 3.1000 Malavasi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.
ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo perché qui parliamo di una proposta di legge significativa per porre al centro della nostra attenzione il tema dell'obesità, un tema molto diffuso nel nostro Paese con riferimento al quale certamente la cosa più importante è la prevenzione; ne parleremo sicuramente nel corso della giornata. In questo singolo emendamento la proposta che abbiamo fatto riguarda l'inserimento di alcune misure, quindi è un emendamento che va ad integrare l'articolato proprio per prevedere per i pazienti ai quali viene riconosciuta l'obesità, tramite una certificazione medica, la possibilità che venga redatto un percorso diagnostico terapeutico assistenziale, che sia garante di un trattamento integrato dell'obesità, proprio perché è una patologia che impatta in modo interdisciplinare e multidisciplinare sulla tenuta della nostra vita e sulla qualità della nostra vita.
Quindi, credo che inserire, aggiungere, all'interno di questo articolato tale puntualizzazione potrebbe migliorare le nostre prestazioni sanitarie, ovviamente, con la possibilità di andare ad aggiornare le linee guida, con l'obiettivo proprio di fornire uno strumento, il PDTA, che permetta di migliorare l'operatività e l'interoperabilità dei nostri professionisti sanitari che sono coinvolti in una presa in carico multidisciplinare del paziente.
Penso sia un punto premiante proprio perché è una patologia multiorgano che impatta moltissimo sulla qualità della vita e anche, alla fine, sulla garanzia non solo di un miglioramento della qualità della vita, ma anche sulla sostenibilità del nostro sistema sanitario nazionale. Quindi, credo sia un'integrazione importante che possa migliorare ulteriormente la proposta di legge.
PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1000 Malavasi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.101 Zanella, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.9 Marianna Ricciardi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Passiamo all'emendamento 3.10 Di Lauro.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Lauro. Ne ha facoltà.
CARMEN DI LAURO (M5S). Con questo emendamento parliamo di un aspetto fondamentale che riguarda l'obesità, che è la prevenzione. La prevenzione è un momento fondamentale per questo tipo di patologia, per evitare di incorrere in questo tipo di patologia. Con questo emendamento prevediamo l'introduzione di programmi alimentari equilibrati nelle mense scolastiche e aziendali. Sappiamo che nei nostri posti di lavoro, nelle scuole, si trascorrono moltissime ore; spesso si pranza lì, si cena lì. Quindi pensiamo sia quantomeno importante riuscire a dare questa previsione in tali importanti luoghi. Non capiamo in questo caso il parere contrario e speriamo che ci sia magari un supplemento di riflessione perché mi sembra davvero una cosa scontata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Il Governo non intende intervenire.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.10 Di Lauro, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Passiamo all'emendamento 3.1001 Malavasi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.
ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Qui in realtà si tratta di un emendamento piccolissimo perché la proposta è quella di sostituire la parola “extracurricolari” con la parola “curriculari”. Parliamo di attività di promozione e di iniziative didattiche non solo per sostenere attività motorie, attività sportive, ma anche per favorire percorsi di educazione, di alfabetizzazione sanitaria all'interno delle nostre scuole. Sappiamo bene come già oggi vi siano protocolli che permettono alle scuole di fare attività didattiche, progettuali, su corretti stili di vita, ma ovviamente non sono percorsi obbligatori; dipendono comunque certamente dalla volontà del corpo docente e, nel rispetto dell'autonomia scolastica, dalla scelta che fa la scuola stessa.
È evidente, però, che nel nostro Paese abbiamo comunque un vulnus importante, che riguarda l'educazione sanitaria di base, che significa sviluppare percorsi di conoscenza, ma anche di consapevolezza, e, di conseguenza, di responsabilità dei bambini e delle bambine e delle loro famiglie, proprio per comprendere sempre di più come gli stili di vita più sono corretti più diventano fattori di prevenzione del rischio, che possono comportare diagnosi precoci, miglioramento della qualità della vita e, in questo senso, anche una maggiore responsabilità sugli impatti che avranno poi sul sistema sanitario nazionale.
Sono convinta che di educazione sanitaria nel nostro Paese ci sia molto bisogno. Lo vediamo anche dai dati che riguardano l'adesione, ad esempio, agli screening gratuiti che il sistema sanitario mette a disposizione, di cui non se ne comprende a sufficienza la valenza e l'importanza. Credo che promuovere attività di promozione in percorsi curricolari sarà determinante se vogliamo davvero fare un investimento culturale che cambi l'approccio alla prevenzione nel nostro Paese. Quindi, la modifica di questo termine va in questa direzione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1001 Malavasi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Passiamo alla votazione dell'articolo 3. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Lauro. Ne ha facoltà.
CARMEN DI LAURO (M5S). Con questo emendamento noi vogliamo…
PRESIDENTE. Siamo sull'articolo, onorevole Di Lauro. Se vuole, però stiamo votando… Passiamo quindi ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 20).
Passiamo all'articolo aggiuntivo 3.01000 Quartini. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Lauro. Ne ha facoltà.
CARMEN DI LAURO (M5S). Con questo articolo aggiuntivo noi prevediamo l'istituzione di un Fondo di 10 milioni di euro che prevede differenti attività sempre volte alla prevenzione dell'obesità. Parliamo di promuovere e diffondere la pratica dell'esercizio fisico, nonché proposte di gioco, movimento negli spazi verdi comunali, migliorare le competenze motorie degli studenti, introdurre progetti multidisciplinari di educazione alimentare, dare contributi alle famiglie in stato di disagio sociale o economico per l'iscrizione dei figli minori ad attività sportive.
Siamo sempre nell'ambito della prevenzione che, ripetiamo ancora una volta, riteniamo essere fondamentale soprattutto in questo contesto e queste risorse economiche consentirebbero di intervenire in maniera concreta e tangibile perché sappiamo bene che senza risorse le parole e le azioni restano vuote.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.01000 Quartini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).
Passiamo all'articolo aggiuntivo 3.01001. Furfaro. Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.
ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Intervengo su questo articolo aggiuntivo del collega Furfaro e mi unisco alle sollecitazioni fatte anche dalla collega Di Lauro. Io penso che ci voglia molta consapevolezza nell'affrontare questo tema visto che l'Organizzazione mondiale della sanità ci informa e registra in modo molto grave come circa il 70 per cento della popolazione sarà colpita dall'obesità entro il 2030, che è un dato rilevante e l'Italia, il nostro Paese, non è esente da questa riflessione e sono prospettive certamente preoccupanti.
Nel nostro Paese gli ultimi dati ci dicono come circa 6 milioni di cittadini (circa il 12 per cento della popolazione) già oggi versano in condizioni di obesità o di obesità grave, mentre oltre 23 milioni di cittadini, che sono circa la metà della popolazione complessiva, sono in eccesso di peso. Quindi, parliamo di un dato già molto preoccupante, che ha una tendenza ad aggravarsi nei prossimi anni, con alcune differenziazioni sulle diverse aree del Paese, ma in ogni caso un dato che registra nella popolazione adulta una quota del 43 per cento per i maschi e del 28 per cento per le femmine. Quindi, un dato che sicuramente non può non farci riflettere.
Questa proposta di legge, che era partita con i migliori auspici del collega primo firmatario Pella, è stata sicuramente depauperata molto nel percorso di Commissione, una proposta di legge che oggi ha un finanziamento - oserei dire - ridicolo. Parliamo di un finanziamento di 1,2 milioni sul 2025, 1,3 milioni sul 2026 e 1,7 milioni sul 2027, a fronte di dati che rendono evidente come sia un Fondo non coerente che non permetterà di fare buone politiche né di prevenzione né di presa in carico di questa patologia.
Allora, in questo articolo aggiuntivo anche noi crediamo sia giusto provare ad ipotizzare, a lavorare insieme per istituire un Fondo che possa sostenere politiche vere di contrasto all'obesità, affinché ci possano essere finanziamenti per interventi da inserire nei Piani regionali sulla cronicità, per sostenere progetti degli enti locali, anche in collaborazione con le aziende sanitarie per promuovere la prevenzione dell'obesità, ma anche per promuovere e cofinanziare programmi che possano diffondere pratica sportiva amatoriale nelle palestre e negli spazi verdi comunali.
Credo che sarà una scelta obbligata che il nostro Paese dovrà fare se vogliamo davvero farci carico di prevenire e di supportare questa patologia e migliorare la qualità della vita delle persone. Quindi, la proposta che anche noi ci sentiamo di fare è quella di lavorare o di far prendere un impegno al Governo. Ci rendiamo conto che questo sia un articolo aggiuntivo oneroso, ma dotare di circa 10 milioni di euro un Fondo per il contrasto all'obesità sarà una scelta doverosa e giusta che non può che garantire migliori attività e progettualità sui territori. Non sono progetti che gli enti locali e le regioni potranno fare da soli.
Non possiamo scaricare questa responsabilità sui territori, ma serve una presa di coscienza e di responsabilità di tutto il nostro Paese e quindi dello Stato e del Governo nazionale. Spero che ci sia da questo punto di vista un impegno del Sottosegretario Gemmato perché, pur comprendendo che l'articolo aggiuntivo non potrà essere approvato in Aula, penso che sia importante però arrivare e prenderci la responsabilità e l'impegno per andare, nella prima legge di bilancio utile, a istituire un Fondo, perché i numeri che ho citato all'inizio rendono evidente una indispensabile presa di coscienza e di responsabilità, anche economica, per affrontare con serietà questa patologia.
PRESIDENTE. Prima di votare, saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Antonio Amore” di Pozzallo, in provincia di Ragusa, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.01001 Furfaro, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.02 Quartini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).
(Articolo 4 - A.C. 741-A e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 4.3 Zanella. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.3 Zanella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.5 Marianna Ricciardi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.7 Di Lauro, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.500 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 27).
L'emendamento 4.9 Zanella è precluso dall'approvazione dell'emendamento 4.500 della Commissione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.11 Zanella, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 29).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.01005 Quartini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).
Passiamo all'articolo aggiuntivo 4.01004 Quartini.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Lauro. Ne ha facoltà.
CARMEN DI LAURO (M5S). Con questo articolo aggiuntivo vogliamo introdurre un sistema di etichettatura che permetta di individuare in maniera chiara la salubrità di un prodotto. Ecco, questo passaggio è un momento fondamentale per la tutela dei consumatori. Quanti di noi, quando vanno al supermercato, controllano effettivamente gli ingredienti contenuti in un prodotto? Quanti di noi riescono a capire quali sono quegli ingredienti, che spesso hanno anche dei nomi incomprensibili? Ecco, istituire questo sistema di etichettatura permetterebbe davvero di compiere delle scelte consapevoli e, sicuramente, anche molto più sane. Stiamo parlando sempre di questa famosa prevenzione.
Non considerare questo articolo aggiuntivo chiaramente ci farebbe capire che invece ci sono alcune lobby del settore dell'industria alimentare che, evidentemente, sono più potenti e più importanti della tutela dei consumatori e anche della salute (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sottoscrive l'onorevole Zanella. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare che il gruppo di Italia Viva voterà contro questo articolo aggiuntivo perché credo che, sul tema dell'etichettatura, dobbiamo iniziare a ragionare in un'ottica europea, perché è quella la sede in cui si definisce l'etichettatura degli alimenti; non è il Ministero dell'Agricoltura italiano a definire come si introduce un sistema di etichettatura.
Credo che noi, in quest'Aula, proprio per raggiungere l'obiettivo che condivido e che ha annunciato la collega, dobbiamo fare le giuste battaglie nei giusti luoghi. Il giusto luogo è l'Unione europea, perché altrimenti ci troveremo sempre a fare discussioni ex post senza partecipare al dibattito pubblico, come quello che è avvenuto negli anni fino ad oggi rispetto, per esempio, al Nutri-score e al NutrInform Battery.
Quindi credo che, per un elemento di serietà, non si possa votare questo articolo aggiuntivo, perché tecnicamente non è quello che va nella direzione giusta. Se introduciamo un sistema di etichettatura di questo tipo e non lo fanno altri Paesi comunitari, in un sistema dove le merci giustamente girano anche all'interno dell'Unione europea e le produzioni non sono soltanto italiane, dobbiamo avere una coerenza perché altrimenti, se non c'è coerenza, è molto difficile che i cittadini riescano a interpretare, con un'adeguata informazione e con un'adeguata educazione, quello che c'è scritto nelle etichette.
C'è un tema profondissimo di educazione del cittadino. Oggi le etichette degli alimenti contengono moltissime informazioni che riguardano gli ingredienti, l'origine, le denominazioni, le date di scadenza. Colgo l'occasione per ribadire ancora, ulteriormente, che servirebbe una campagna istituzionale del Ministero della Salute, dell'Agricoltura, per esempio, per spiegare la differenza tra la data di scadenza e i termini minimi di conservazione.
Sono tantissime le informazioni che non devono indurre il consumatore nell'errore e, quindi, quando inseriamo pittogrammi e indicazioni, queste informazioni - giustamente, come è stato fatto invece rispetto ad altri emendamenti, a cui abbiamo dato il nostro voto favorevole - devono essere accompagnate da una corretta educazione e informazione. Ma le etichette non si fanno a livello nazionale, si fanno a livello comunitario (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà per un minuto.
DARIO CAROTENUTO (M5S). Intervengo solo per leggerlo questo articolo aggiuntivo: “Al fine di assicurare un elevato livello di tutela dei consumatori e di garantire la correttezza e l'immediatezza delle informazioni presenti nelle etichette dei prodotti, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, di concerto con il Ministro della Salute, stabilisce un sistema di etichettatura che permetta di individuare in modo chiaro la salubrità di un prodotto, attraverso una scala cromatica che indichi il rapporto tra la qualità nutrizionale complessiva dell'alimento e il suo valore energetico, nonché la presenza all'interno del prodotto, in rapporto al rispettivo fabbisogno giornaliero, dei seguenti macronutrienti: proteine, carboidrati, zuccheri aggiunti, acidi grassi mono e polinsaturi e sali liberi”. Stiamo votando contro questo e lo trovo, francamente, incredibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sottoscrive l'onorevole Dell'Olio. Ha chiesto di parlare il Sottosegretario Gemmato. Ne ha facoltà.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Intervengo giusto per riportare ai colleghi quella che è una convinzione del Governo, ovvero il fatto che siamo contrari alle etichette condizionanti.
Ora voglio ricordare - e condivido in parte l'intervento dell'onorevole Gadda in alcuni aspetti - che il Nutri-score, per esempio, per i prodotti italiani era diventato una sorta di spauracchio. Per chi poi lo ha analizzato in profondità, per esempio, dava un bollino rosso - lo dico orgogliosamente da pugliese, perché la Puglia è la culla della produzione dell'olio extravergine d'oliva - all'olio extravergine di oliva (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che è l'olio che dalla comunità scientifica viene riconosciuto, proprio per l'elevata quantità di polifenoli e antiossidanti, addirittura avere delle qualità preventive rispetto alle malattie croniche non trasmissibili.
Ora, siamo contrari - come ricordavo - a queste etichette condizionanti. Siamo favorevoli alle etichette informative, ossia il cittadino deve poter intelligere, all'interno di quella etichetta e quindi del prodotto che acquista, cosa c'è dentro e le proprietà, ma non farsi condizionare. Deve liberamente scegliere.
Faccio un altro esempio, e rispetto a questo chiudo. Sulla farina di grillo abbiamo detto soltanto: informiamo i cittadini che questi prodotti e queste farine sono estratte dal grillo; e abbiamo fatto una legge. Poi, uno liberamente - personalmente, da italiano mi fa un po' schifo, ma lo dico, scusatemi, da italiano - può scegliere, sapendo cosa va a mangiare e cosa va a inghiottire.
Però, limitare l'accesso a un alimento con il meccanismo dei semafori diventa distorsivo. Ho fatto l'esempio dell'olio d'oliva, oppure potrei parlare anche del parmigiano reggiano e dei prodotti derivanti dalla trasformazione del latte, rispetto alla Coca-Cola, che, se non ricordo male, addirittura aveva un bollino verde o arancione. Cioè, rosso l'olio extravergine d'oliva, verde o arancione la Coca-Cola.
Tutto questo ci deve far riflettere sulla pericolosità di indirizzare, condizionare o addirittura vietare l'assunzione di alcuni cibi e, invece, sull'utilità di informare un cittadino consapevole, che consapevolmente sceglie quel prodotto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di interventi. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.01004 Quartini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).
Passiamo all'articolo aggiuntivo 4.01002 Furfaro.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.
ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Abbiamo presentato questo articolo aggiuntivo perché proviamo a far riflettere la maggioranza e il Governo su una parte che, in realtà, era prevista nel testo originario e che condividiamo proprio perché, rispetto ai dati in aumento dell'obesità, c'è un dato che dovrebbe farci ancora più preoccupare, come campanello d'allarme, rispetto alla diffusione di questa patologia tra le fasce più giovani della popolazione.
Infatti, il quadro epidemiologico dell'obesità infantile evidenzia come il 18,2 per cento dei ragazzi dagli 11 ai 17 anni oggi sia già in sovrappeso e il 9,8 per cento sia obeso, con dati in crescita rispetto alle precedenti rilevazioni e una proiezione al 2023 che prevede un aumento del 100 per cento di obesità infantile. Allora, capisco la riflessione che ha fatto il Sottosegretario Gemmato di una scelta consapevole dei consumatori, ma per fare scelte consapevoli bisogna essere educati alla comprensione degli stili di vita, degli alimenti o delle bevande che beviamo.
Proprio per questo, in questo emendamento andiamo a proporre il divieto della somministrazione effettuata mediante distributori automatici, all'interno delle nostre scuole, di quegli alimenti e di quelle bevande che contengono un apporto importante di grassi acidi, di zuccheri, di sodio, di nitriti, di nitrati e di altre sostanze che possono essere in realtà utilizzate ma che certamente non aiutano a contrastare questa patologia.
È evidente che la scuola, che è un luogo di educazione, un luogo di formazione, deve diventare un luogo che davvero fa azioni coerenti rispetto anche alla somministrazione degli alimenti e delle bevande nei distributori automatici, perché diventa, comunque, una parte fondamentale di quel percorso di educazione civica alimentare, di alfabetizzazione sanitaria ma anche di progettualità - che già le scuole svolgono - di corretti stili di vita. È evidente che per sviluppare una cultura della prevenzione servono tante azioni coerenti e noi crediamo che questa sia una di quelle che va introdotta all'interno delle nostre scuole.
Per educare tutti noi dobbiamo essere davvero coerenti sia nel fare dei percorsi didattici, curriculari ed extracurricolari ma anche nel mettere in campo tutte quelle progettualità che possono accompagnare la nostra formazione nel dare messaggi univoci e coerenti per garantire una crescita consapevole delle nostre giovani popolazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.
DARIO CAROTENUTO (M5S). Presidente, intervengo per sottoscrivere, se la collega lo consente, e poi per fare un semplice ragionamento insieme. Noi qui, con questo emendamento, chiediamo di vietare la somministrazione di prodotti che sappiamo bene essere nocivi. Mi sembra che il Governo vada in questa direzione, di proibire quello che ritiene nocivo. Ad esempio, sta mettendo in crisi tutto un comparto, quello della cannabis light, perché ritiene che quel prodotto sia nocivo.
Allora, non si capisce da un lato perché quello va vietato e mettiamo anche in crisi migliaia di aziende e su questo invece, che pure sappiamo che fa male, date un parere contrario. Evidentemente, non ci sono dei vostri amici tra chi fa un certo tipo di prodotto e, invece, qui avete i vostri elettori, perché solo così si spiega o altrimenti dovete darci una ratio, una spiegazione per chiarirci le idee (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.01002 Furfaro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).
Passiamo agli identici articoli aggiuntivi 4.01006 Quartini e 4.01000 Malavasi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.
MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intanto chiedo di sottoscrivere l'articolo aggiuntivo 4.01000 Malavasi, che è oggetto di una mia proposta di legge depositata, in realtà, nell'ottobre del 2022. Mi rivolgo, attraverso di lei, proprio al Sottosegretario Gemmato, perché chiaramente l'importanza di questo provvedimento è fuori discussione per il presente e soprattutto per il futuro. Oggi però - lo ricordo, ma credo sia un dato noto a tutti - noi abbiamo la possibilità di detrarre dalle nostre tasse non solo i 210 euro annuali per l'attività sportiva ma il 19 per cento di quella cifra e quella cifra è vincolata, al suo essere detraibile, soltanto e in maniera esclusiva agli under 18.
Mi rivolgo, come dicevo, al Sottosegretario Gemmato, perché sono certo che lui conosce perfettamente questi dati. Noi siamo una società che invecchia, che è una buona notizia naturalmente, anzi, tecnicamente siamo i primi esseri umani che semplicemente vivendo allungano la propria aspettativa di vita. È inevitabile che a breve, a distanza di qualche anno, aumenterà la richiesta al diritto alla cura e alla salute, che è previsto dall'articolo 32 della nostra Costituzione, e questo, ovviamente, metterà sempre più in difficoltà la sostenibilità di questo diritto alla cura e alla salute. Allora, l'attività sportiva e, nella fattispecie - tema di questo emendamento - la detraibilità fiscale, che permette un accesso migliore alla pratica sportiva o alla cultura del movimento, intanto non possono più essere riferite a una cifra che è antistorica, perché il 19 per cento di 210 euro all'anno è forse un quarto di una quota normale di qualunque società che faccia attività dilettantistica o amatoriale in Italia. In secondo luogo, bisogna togliere questo vincolo relativo all'età, perché, a maggior ragione per quella che noi definiamo essere la terza età, la cultura del movimento possa diventare - non solo, ma anche grazie alla detraibilità fiscale - un vero sistema di welfare, perché - e qui mi rivolgo al Sottosegretario Gemmato - non lo dice Mauro Berruto o qualcuno di noi, ma la letteratura scientifica dice che la cultura del movimento regala, rispetto all'investimento di 1 euro, 5, 6 o 7 euro di risparmio al Servizio sanitario nazionale.
Allora: aumentare la detraibilità e soprattutto - ripeto - svincolarla dall'età. Ora, questo emendamento svincola in maniera totale, però si possono immaginare dei percorsi che possano essere come delle curve, dove la detraibilità possa essere più alta all'inizio della vita delle persone e, poi, nella parte finale, perché è quella che più incide sui costi e, quindi, sui risparmi generati. Questo tema va affrontato e va affrontato perché ce lo dice la demografia, perché ce lo dice la logica e perché è un vero investimento, cioè io investo 1 euro, perché so che ne risparmierò 5, 6 o 7 in termini di spese che vanno a carico del sistema sanitario nazionale. È tutto bello quello che ci diciamo, ma poi dobbiamo mettere in azione politiche pubbliche che permettano di migliorare l'accesso alla pratica sportiva e - ripeto - parlo di pratica sportiva, che è un pezzetto, ma parlo anche di cultura del movimento: è dimostrato ampiamente che i gruppi di cammino per le persone con diabete fanno risparmiare, perché quelle persone consumano meno farmaci, hanno meno ospedalizzazioni e hanno meno assenze sui posti di lavoro. Allora, il cambio di paradigma è tutto qui: considerare la cultura del movimento un investimento, perché è bello ma anche perché conviene.
Questo è il mio invito a rivalutare questo emendamento o naturalmente a ragionare in prospettiva in questa linea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 4.01006 Quartini e 4.01000 Malavasi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.01007 Quartini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).
Passiamo agli identici articoli aggiuntivi 4.01008 Quartini e 4.01001 Malavasi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Lauro. Ne ha facoltà.
CARMEN DI LAURO (M5S). Con questo emendamento vogliamo prevedere una riduzione dell'IVA per quanto riguarda l'iscrizione alle attività sportive. È in realtà una doppia azione, in questo senso voglio anticipare anche l'emendamento successivo dove invece prevediamo di aumentare l'IVA per tutti quei prodotti alimentari che verrebbero sconsigliati da linee guida prodotte dal Ministero della Salute. Ecco, queste due azioni sono preventive, sono azioni sacrosante e infatti erano presenti anche nel testo originale della proposta di legge, proposta di legge che partiva - e lo voglio sottolineare - dalla maggioranza. In sede referente, in Commissione, purtroppo sono stati soppressi questi emendamenti e qui in Aula speriamo - ci riproviamo - di richiedere queste due azioni che - ripeto - davvero non capiamo perché si sceglie di ignorare.
Se è vero tutto quello che diceva correttamente il collega poco fa sull'attività fisica, che è un investimento importante, sull'educazione alimentare, sulla consapevolezza alimentare, davvero non capiamo perché queste due proposte siano state eliminate dalla proposta di legge prima in Commissione e ora in Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 4.01008 Quartini e 4.01001 Malavasi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.01009 Quartini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).
(Articolo 5 - A.C. 741-A e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 5.1002 Zanella. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1002 Zanella, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1000 Furfaro, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1001 Furfaro, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 40).
(Articolo 6 - A.C. 741-A e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 6. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 41).
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 741-A e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sull'ordine del giorno n. 9/741-A/1 Malavasi il parere è favorevole con un'unica riformulazione. Negli impegni, la collega sostanzialmente richiama la possibilità di “diagnosi” che ricordo essere invece una prerogativa specifica dei medici. Quindi, io toglierei la parola “diagnosi” e sostanzialmente la cambierei con “monitoraggio”. Quindi la riformulazione sarebbe la seguente: “a valutare l'opportunità, nel quadro delle prossime valutazioni del Comitato paritetico e Tavolo permanente relativo alla Farmacia dei Servizi, di includere nel suddetto programma anche servizi erogabili dalle farmacie finalizzati al monitoraggio” - quindi non alla diagnosi - “dell'obesità adulta e pediatrica attraverso”, e chiaramente tolgo conseguentemente nel periodo successivo la parola “diagnosi”, “la misurazione del BMI potenziando la capacità di prevenzione e di presa in carico precoce dei pazienti”.
PRESIDENTE. Va bene, la prima “diagnosi” è sostituita, la seconda sparisce.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sull'ordine del giorno n. 9/741-A/2 Girelli il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/741-A/3 Polo il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/741-A/4 Longi il parere è favorevole, con la seguente riformulazione del terzo impegno: “promuovere campagne di sensibilizzazione alla sana alimentazione e corretti stili di vita rivolte agli studenti, ai genitori e al personale scolastico, in collaborazione con esperti del settore sanitario e nutrizionale, anche coinvolgendo il Tavolo nazionale della sicurezza nutrizionale (TaNSiN) nell'elaborazione di strategie orientate all'obiettivo”.
Sugli ordini del giorno n. 9/741-A/5 Quartini, n. 9/741-A/6 Marianna Ricciardi, n. 9/741-A/7 Sportiello, n. 9/741-A/8 Di Lauro, n. 9/741-A/9 Caso e n. 9/741-A/10 Orrico il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/741-A/11 Amato, il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di … nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica”.
Sull'ordine del giorno n. 9/741-A/12 Soumahoro dal Ministero dello Sport il parere è favorevole.
PRESIDENTE. A noi interessa il suo…
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute.
Sull'ordine del giorno n. 9/741-A/13 Zanella il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di … nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica”.
Sull'ordine del giorno n. 9/741-A/14 Berruto il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/741-A/15 Casasco il parere è favorevole, con la seguente riformulazione dell'impegno: “a coordinare le iniziative di implementazione della promozione dell'attività fisica e tutela della salute e delle attività sportive, così come previsto nell'allegato 1 del DPCM 12 gennaio 2017, recante i livelli essenziali di assistenza, compatibilmente con le risorse disponibili, prevedendo il coinvolgimento della Federazione medico sportiva italiana nella redazione di specifiche linee guida in materia”.
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/741-A/1 Malavasi. Onorevole Malavasi, accetta la riformulazione? Prendo atto che accetta la riformulazione.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/741-A/2 Girelli, su cui vi è il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Girelli. Ne ha facoltà.
GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi permetto, tramite lei, di chiedere al Sottosegretario Gemmato la motivazione di questo parere contrario perché mi sembra perfettamente in linea con le indicazioni del Governo, nel momento in cui ha steso una proposta del Piano nazionale sulla cronicità, anche con riferimento all'importanza che viene più volte ribadita in ogni consesso, in ogni momento di pubblico confronto, rispetto al ruolo del medico di medicina generale, in termini di contrasto alle possibili insorgenze di patologie e che vede chiaramente l'obesità come una delle maggiori cause di una serie di conseguenze. Perciò, tramite lei, chiedo se intanto sia possibile rivedere questo parere, magari prevedendo alcuni aggiustamenti che mi rendo conto il Governo può anche avere la necessità di chiedere.
Ma, più in generale, se il parere rimane negativo, proprio di comprendere la motivazione.
PRESIDENTE. Allora, chiediamo al Sottosegretario Gemmato se può darci questa delucidazione. Prego, Sottosegretario.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Pur condividendo ed essendo sul tema concorde, mi rilevano tuttavia che non è conforme alle procedure vigenti in materia di accordi collettivi nazionali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/741-A/2 Girelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).
Sull'ordine del giorno n. 9/741-A/3 Polo, vi è il parere favorevole del Governo, dunque, proseguiamo.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/741-A/4 Longi, su cui il parere del Governo è favorevole, previa riformulazione. Accetta la riformulazione? Sì, la ringrazio.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/741-A/5 Quartini, su cui vi è il parere contrario del Governo. Colleghi del MoVimento 5 Stelle, cosa si fa? Lo votiamo? Mi date un segno? Onorevole Alifano… Bene, passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/741-A/5 Quartini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/741-A/6 Marianna Ricciardi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/741-A/7 Sportiello, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/741-A/8 Di Lauro.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Lauro. Ne ha facoltà.
CARMEN DI LAURO (M5S). Quest'ordine del giorno tratta dei disturbi alimentari, che sono tra i disturbi che riguardano la salute mentale con il più alto tasso di mortalità. Purtroppo, questo alto tasso di mortalità riguarda soprattutto - come ho detto anche poc'anzi - i più giovani, tanto che rappresentano la seconda causa di mortalità tra gli adolescenti italiani e il Ministero della Salute ci ha fatto sapere che, dopo la pandemia da COVID-19, purtroppo, questi dati sono peggiorati.
Durante la scorsa legislatura, durante l'esame della legge di bilancio, era stato istituito il Fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione di 25 milioni di euro (2022-2023).
Nel 2024, dopo una pressione molto forte da parte dell'opinione pubblica e dopo diverse manifestazioni di piazza, a cui ho anche partecipato, è stato ripristinato il Fondo con una dotazione di 10 milioni di euro. Nel 2025, purtroppo, non abbiamo notizie, se non di 500.000 euro all'anno per un triennio (quindi 1,5 milioni di euro) per campagne di sensibilizzazione e prevenzione (quindi praticamente questo Fondo è sparito). Riteniamo sia qualcosa di estremamente grave, qualcosa che colpisce in modo particolare la fascia giovanile del nostro Paese.
Per questo, con quest'ordine del giorno, chiedo di ripristinare il Fondo con una dotazione di fondi strutturali non inferiori a 25 milioni di euro e chiediamo al Governo una riflessione, perché stiamo parlando davvero di un tema delicato che riguarda, purtroppo, ahimè, moltissimi giovani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gemmato. Ne ha facoltà.
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Chiederei l'attenzione dell'Aula su questo tema, perché ritengo che vi sia un misunderstanding di fondo, conoscendo l'onestà intellettuale dell'onorevole Di Lauro.
Faccio una ricostruzione degli eventi. Vero, nel 2022 viene introdotto il Fondo per i disturbi alimentari. Questo Fondo è di 25 milioni. In verità, sono postati 15 milioni di euro per l'anno 2022, 10 milioni di euro di euro per l'anno 2023 e il nostro Governo posta 10 milioni di euro per l'anno 2024, con le polemiche che lei riportava.
Voglio ricordare all'Aula, però, un dato preciso. Ad oggi, ultimo monitoraggio, dei 25 milioni per il 2022-2023, è stato speso soltanto il 49,8 per cento; dei fondi del 2022, ad aggi è stato speso soltanto il 49,8 per cento.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 11,03)
MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Siccome, notoriamente, questo Governo non lesina investimenti in salute, rilevo che insieme dovremmo immaginare anche di uscire dalle polemiche politiche e orientare il finanziamento del Fondo sanitario rispetto verso quelle misure che vengono effettivamente intraprese dalle regioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché se continuiamo a dotare un fondo che non viene speso dalle regioni nella migliore delle ipotesi è questa, nella peggiore - e lo dico da chi ha fatto anche l'amministratore locale - c'è una spesa indotta, perché poi si dice: ma non abbiamo speso i soldi del fondo, bisogna spenderli.
Allora, se c'è bisogno di spesa - quindi, immagino che, nel 2022, essendo stato dotato di 15 milioni di euro, se ci fosse stata una reale esigenza, le regioni l'avrebbero speso al 60, al 70, all'80 per cento -, da lì si rileva un'esigenza di capienza del fondo e, quindi, il Governo è disponibilissimo a investire, cosa che, peraltro, ha fatto. Infatti, voglio ricordare che, nel 2022, sono stati investiti 15 milioni di euro, nel 2023 10 milioni di euro e, con il Governo Meloni (2024), 10 milioni di euro.
Siamo assolutamente in linea con il finanziamento dei passati Governi. Tuttavia, lo ripeto: veramente, in sanità - lo ricordo sempre -, non dividiamoci, non facciamo polemica o, peggio ancora, speculazione, ma orientiamo le risorse verso una popolazione che invecchia. Dobbiamo trovare - condividevo prima l'espressione e il pensiero del collega del Partito Democratico - le misure migliori per rendere sostenibile il nostro sistema sanitario nazionale pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e lo dobbiamo fare, orientando le risorse dove la spesa c'è, e quindi, un'esigenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Per suo tramite, al Sottosegretario Gemmato, di cui sicuramente riconosciamo l'impegno. Intanto chiediamo di sottoscrivere quest'ordine del giorno. Dall'altro lato, però, signor Presidente e Sottosegretario, ci rendiamo conto dei vari stop and go? Ci sono i soldi, poi non ci sono, in legge di bilancio abbiamo chiesto 500.000 euro per lavorare almeno sulla prevenzione. Faccio brevemente presente quel che succede in Italia: non ci sono strutture, non si trovano i medici, non si trovano gli specialisti. I nostri ragazzi vengono ricoverati in strutture miste, i suicidi sono tantissimi, perché il personale non è specializzato, ci sono lunghissime liste d'attesa per la presa in carico, le famiglie ricoverano i loro figli in strutture private che hanno costi esorbitanti.
Quindi, c'è un percorso che deve essere portato avanti, non ci si divide su questi temi, ma ci si preoccupa e sicuramente ci si addolora. Chiaramente, è importante la prevenzione, ma gli ambulatori e tutto quello che era stato messo in piedi con contratti a termine, signor Presidente e Sottosegretario, oggi non c'è più. Bisogna prendere in considerazione un metodo di lavoro che dia fondi costanti, garanzie e continuità, perché, nel frattempo, il fenomeno, purtroppo, è aumentato e sono aumentati i decessi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Furfaro. Ne ha facoltà.
MARCO FURFARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anch'io, se possibile, vorrei firmare l'ordine del giorno che riguarda un argomento che ho molto a cuore. Mi è dispiaciuto molto - lo dico suo tramite - sentire le parole del Sottosegretario, primo, perché, quando sentiamo dalla voce della maggioranza parole roboanti come Patria, Nazione (e tutte quelle che vi mettete in bocca), credo che la prima cosa che dovreste dire in questo Parlamento (e non è parlare delle regioni), di fronte al fatto 4 milioni di persone sono affette da questi disturbi, è cosa avete fatto voi in questi mesi e in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!
Perché quel Fondo, caro Sottosegretario, era stato messo per una nobile causa, ed era stato messo - lo ricordo all'Aula - perché era stato approvato, nella legge di bilancio, di inserire nei LEA, come malattie a sé stanti, le malattie afferenti ai disturbi del comportamento alimentare, in modo tale che potessero avere un budget autonomo. Questo, di conseguenza, prevedeva a cascata che le regioni avessero l'obbligo di dotarsi, ovviamente, dei livelli di cura. Quel Fondo è stato fatto nelle more dell'applicazione di questa legge, una legge dello Stato italiano che voi vi rifiutate di applicare colpendo 4 milioni di malati.
Non solo. Il Fondo era stato tagliato più volte e una volta è stato ripristinato con una legge proroga: tagliato nella legge di bilancio, caro Sottosegretario, e poi sono insorte le opposizioni e le associazioni e lo avete una prima volta ripristinato per poi nuovamente completamente definanziarlo. Ora, ogni volta c'è una polemica - anche, devo dire, pelosa - perché questo è un meccanismo per cui questo Governo non lesina di aiutare gli italiani dal punto di vista della salute, quando poi tutte le statistiche dicono il contrario, oppure c'è lo scaricabarile sulle regioni.
C'è un tema, caro Sottosegretario: vogliamo aiutare quei 4 milioni di malati? Vogliamo aiutarli davvero? Basta fare una cosa semplice, non dobbiamo inventarci nulla: chiami il suo superiore, il Ministro della Salute, e faccia il decreto attuativo, perché se fa il decreto attuativo quei 4 milioni di malati avranno delle risposte, altrimenti sono le solite chiacchiere, anche con poco distintivo, di chi viene qua dentro a fare propaganda sulla pelle dei malati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marattin. Ne ha facoltà per un minuto.
LUIGI MARATTIN (MISTO). Grazie, Presidente. Sottosegretario, a me fa sempre piacere quando il rappresentante del Governo, durante queste discussioni, si alza e interloquisce e mi ha colpito quello che lei ha detto. Lei ha detto: il problema è che le regioni questi soldi non li spendono, che è un problema che noi sentiamo su tutto, praticamente. Mi toglie una curiosità? Guardi, se non vuole alzarsi, me lo dice dopo al bar. Ma non è venuto il momento di ripensare la gestione regionale della sanità? Non sarebbe il caso di riportarla allo Stato? Perché altrimenti tutti i procedimenti di efficienza e di efficacia della spesa sanitaria si bloccano in Conferenza Stato-regioni. Non è arrivato il momento di fare un bilancio e dire che la gestione regionale è stata un fallimento e di riportare la competenza allo Stato? Che ne pensa?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, ho apprezzato molto l'intervento del Sottosegretario Gemmato, perché molto spesso le opposizioni ci dicono che da questa parte c'è un muro di gomma, che non si danno mai spiegazioni, che nessun esponente del Governo dà mai spiegazioni. Poi, quando lo fa, anche con toni concilianti e collaborativi, dicendo che dobbiamo collaborare tutti per superare un problema di tutti, visto anche che molte regioni sono governate dal centrodestra - quindi non è che sta attaccando l'opposizione o sta rovesciando il problema sull'opposizione -, dunque dopo che un esponente del Governo offre una mano per risolvere tutti insieme un problema che evidentemente riguarda tutti - e non parliamo della sanità della regione Sardegna, dove il PD non entra neanche in giunta per votare i commissari decisi dal presidente dei 5 Stelle e dove la sanità è bloccata - e mentre ha toni concilianti esce il solito intervento spot per Facebook e per la regione Toscana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che attacca il Governo in maniera sguaiata e dove sputa anche e rovescia la mano su quella offerta dal Governo.
Quindi, Sottosegretario, ben venga questa offerta di lavorare tutti insieme - complimenti! - e quindi andiamo insieme a risolvere i problemi concreti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA (M5S). Grazie. Io riprendo le parole del collega Marattin, anche perché noi, nel nostro programma elettorale, abbiamo messo, come uno dei punti più importanti, quello di riportare il controllo della spesa sanitaria a livello nazionale. Però, io non capisco proprio le contraddizioni interne alla maggioranza. Voi volete fare l'autonomia differenziata e adesso dite che le regioni non riescono a spendere i soldi? Decidetevi. Voi, secondo me, non sapete cosa dite quando parlate di questi argomenti. Da anni ci sono dei soldi che le regioni si rifiutano di utilizzare. Ricordo il reddito di cittadinanza per la parte di proposte lavorative per i centri dell'impiego. Molte regioni del centrodestra - del centrodestra! - non hanno fatto nulla per attivare i soldi che erano stati dati per trovare lavoro alle persone. Quindi, adesso vi svegliate e dite che le regioni non possono usare i finanziamenti. Io penso che voi non abbiate un'idea di come gestire né le regioni, né lo Stato, né la sanità, tra l'altro facendo anche dei tagli ai finanziamenti alla sanità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento, quindi passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/741-A/8 Di Lauro, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/741-A/9 Caso con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/741-A/10 Orrico con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).
Sull'ordine del giorno n. 9/741-A/11 Amato c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo che viene accolta.
Sull'ordine del giorno n. 9/741-A/12 Soumahoro il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/741-A/13 Zanella c'è una proposta di riformulazione, che viene accolta.
Sull'ordine del giorno n. 9/741-A/14 Berruto il parere del Governo è contrario.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.
MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Torno su quanto sottolineavo prima, cioè sulla necessità di un cambio di paradigma. Prima mi riferivo alla defiscalizzazione e allo svincolo dell'età sul tema dell'attività sportiva. Con quest'ordine del giorno invito a una riflessione, che, peraltro, è partita nel suo iter al Senato, circa la possibilità di prescrivere l'attività fisica adattata - tecnicamente si chiama AFA - da parte del medico di base, laddove, ovviamente, ci siano le condizioni per poterlo fare.
Anticipo anche qualcosa, che immagino sarà approvato con parere favorevole, riguardo all'ordine del giorno n. 9/741-A/15 Casasco, circa il coinvolgimento dei medici sportivi, i quali naturalmente hanno tutto il mio rispetto (ho lavorato al loro fianco per tanti anni nella mia carriera sportiva). Però, ricordo a me stesso, all'Aula e al Sottosegretario Gemmato che c'è un matching di numeri che non è sostenibile. Cioè, laddove ci sono le condizioni affinché l'attività fisica adattata venga prescritta a dei pazienti, il numero di medici dello sport che possono farlo è estremamente ed enormemente inferiore rispetto al potenziale delle persone che potrebbero usufruire di questo aspetto.
Naturalmente, qual è l'idea che permette di immaginare la prescrizione dell'attività fisica adattata da parte del medico di base? Che con la ricetta rossa quell'attività possa - e torno su quel tema - essere detraibile esattamente come si fa con i farmaci, perché - lo ripeto: non lo dico io; lo dice la letteratura scientifica, che sono certo che il collega Gemmato conosce bene - quello è proprio un investimento in termini farmacologici, perché è il miglior farmaco senza effetti collaterali immaginabile, e per permettere un accesso veramente democratico alla cultura del movimento, non solo come metodo di prevenzione, ma anche come metodo di cura e di controllo delle patologie. L'obesità è una, ma la stessa cosa vale per le malattie cardiovascolari, per i disturbi dell'umore, per delle forme tumorali. Lo dice - ripeto - la letteratura scientifica.
Chiudo facendo riferimento alle parole dell'intervento del Sottosegretario Gemmato. In questo caso basta copiare da qualche regione che già lo fa. Lo fa la regione Emilia-Romagna, lo fa la regione Toscana. Allora, mi auguro di cuore che si possa aprire una riflessione anche su questo tema.
È un cambio di paradigma, è un investimento ed è una cosa che ci viene richiesta davvero in maniera trasversale da quello che l'evoluzione della curva demografica ci impone.
La cultura del movimento è un farmaco. Come tale, deve poter essere prescrivibile da parte del medico di base che arriva capillarmente su tutto il territorio nazionale, e deve poter essere detraibile dalle nostre tasse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento. Il deputato Casu chiede di sottoscrivere: ovviamente così sarà.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/741-A/14 Berruto, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).
Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore Publio Elio Adriano di Tivoli (Applausi), e un secondo gruppo di studenti e docenti dell'Istituto comprensivo statale Antonio Amore di Pozzallo, nel territorio di Ragusa, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Li ringraziamo per questo e auguriamo loro ogni fortuna (Applausi).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/741-A/15 Casasco, su cui vi è il parere favorevole del Governo, previa riformulazione. Onorevole Casasco, accetta la riformulazione? Risposta affermativa.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 741-A e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare la deputata Gruppioni. Ne ha facoltà.
Raccomando ai colleghi che stanno smobilitando temporaneamente l'Aula, per tornare tra breve nel momento della votazione di questo provvedimento, di farlo in silenzio e con rispetto per la collega Gruppioni che sta per iniziare la propria dichiarazione di voto. Colleghi, chi vuole uscire dall'Aula è pregato di farlo in silenzio.
Prego, deputata Gruppioni, a lei la parola. Proviamo.
NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Aspetto ancora un minuto.
PRESIDENTE. Temo che più attende e più si crea brusio; invece, se lei con la voce stentorea di cui è capace inizia il suo intervento, secondo me, diventa un disincentivante anche per le conversazioni. Prego.
NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Partiamo. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Sottosegretario Gemmato, oggi ci troviamo a discutere e votare un provvedimento che tocca una delle sfide più urgenti e sottovalutate della nostra sanità pubblica: l'obesità. Una parola che spesso porta con sé stigma, pregiudizio e superficialità, ma che invece, come correttamente riconosce questo testo di legge, indica una patologia seria, complessa, progressiva e recidivante.
Una condizione che colpisce milioni di persone nel nostro Paese, compromettendone la salute, il benessere psicologico, la qualità della vita e, spesso, anche le opportunità sociali, lavorative e relazionali. Siamo davanti a un fenomeno in crescita costante, trasversale, che colpisce, purtroppo, in particolare i bambini, gli adolescenti, i cittadini economicamente più fragili e le aree del Paese più svantaggiate.
Secondo l'Italian Barometer Obesity Report 2024, l'11,8 per cento della popolazione adulta è obesa, e quasi il 10 per cento dei bambini tra gli 8 e i 9 anni vive già in una condizione di obesità.
Sono numeri impressionanti. E sono numeri che non possono essere ignorati o trattati con leggerezza. Dietro ogni cifra c'è una storia personale, fatta spesso di sofferenza, esclusione, diagnosi tardive e anche cure difficili da ottenere. Per questo, voglio subito dire che salutiamo con favore l'intento di questa legge, perché è un segnale politico importante. Si riconosce che l'obesità non è una colpa ma è una malattia; che la prevenzione deve diventare una priorità del Servizio nazionale; che è necessario costruire una risposta collettiva e non lasciare le persone sole. Si intuisce e si deve capire che è necessario, oggi, con un Osservatorio nazionale, lavorare su questo tema. Si destinano risorse a progetti di prevenzione; si valorizza il ruolo di scuola, famiglia, operatori sanitari e comunità locali. Tutto questo rappresenta un punto di partenza che non possiamo che considerare positivo. Questo è un inizio, ed è un inizio giusto.
Tuttavia, proprio perché ci sta a cuore il tema, non possiamo ignorarne i limiti. Le risorse stanziate sono troppo esigue rispetto alla portata del problema: appena 700.000 euro nel 2025, e poco più di un milione di euro dal 2027 in poi, per un programma che dovrebbe avere una portata capillare e strutturale molto molto più ambiziosa. Ma anche un'azione incisiva su ciò che, realmente, alimenta l'obesità: un ambiente obesogeno, fatto di diseguaglianze sociali, urbanistiche, culturali; una cultura alimentare impoverita; l'invasività del marketing di alimenti e bevande ipercaloriche, sempre e soprattutto nel mondo giovanile.
Manca, in altre parole, una strategia complessiva che metta davvero in discussione il modello che abbiamo costruito intorno al cibo, alla salute e ai consumi. E manca una reale centralità della scuola: serve molto di più di qualche attività extracurricolare; serve fare dell'educazione alimentare e della promozione del movimento fisico una parte integrante del percorso scolastico sin dalla prima infanzia.
Per queste ragioni, con spirito costruttivo e senso di responsabilità, il nostro gruppo ha scelto di astenersi. Ma non per disimpegno, non per mancanza di rispetto verso il lavoro fatto, ma perché vogliamo che questo sia davvero solo l'inizio di un percorso più ampio, più coraggioso e più ambizioso.
Siamo pronti a contribuire, attivamente, già dai prossimi passaggi, a migliorare questo impianto, chiedendo più risorse, più strumenti, più attenzione per le diseguaglianze territoriali, per il ruolo della medicina territoriale, per il sostegno alle famiglie, per il coinvolgimento del mondo scolastico, sociale e sportivo.
L'obesità non si combatte solo nei reparti ospedalieri ma nelle mense scolastiche, nei parchi pubblici, nelle case, nei quartieri, nelle scelte politiche quotidiane. Serve una visione integrata e duratura; serve continuità; serve una volontà politica.
Per questo, oggi, ci asteniamo, ma continueremo a vigilare, a proporre, a insistere, perché non c'è tempo da perdere, perché la salute dei cittadini, di tutti i cittadini a partire dai più piccoli, merita da parte nostra molto più di una promessa. Merita un impegno concreto, costante e strutturale da parte di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Il provvedimento all'esame dell'Aula affronta una delle maggiori criticità, con forte impatto sulla salute dei cittadini e delle cittadine e, di riflesso, anche sul Servizio sanitario nazionale.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 11,28)
LUANA ZANELLA (AVS). Si tratta, a nostro giudizio, di un'occasione persa quella di questo Governo, lesto nell'individuare le risorse per inutili centri in Albania, per sostenere il riarmo, ma che, quando si trova a dover affrontare questioni sociali e sanitarie rilevanti, non riesce che a trovare poche risorse, e a fatica. I dati sull'impatto dell'obesità e del sovrappeso sono davvero inquietanti. L'Istat afferma che il numero di persone con obesità ha registrato un incremento del 38 per cento rispetto al 2003. Quindi da 20 anni in qua sono circa 1.600.000 persone che sono affette da questa patologia, per un totale di 6 milioni di cittadini.
Sono più donne che uomini, quattro punti in più, e questo richiede una presa in carico del problema anche da parte della medicina di genere. Secondo le stime Istat, nel 2023 sono l'11,8 per cento gli adulti con obesità in Italia. Il lieve aumento registrato rispetto all'anno precedente, 0,4 per cento, non risulta significativo statisticamente, ma dall'analisi per classi di età emerge un incremento importante e molto preoccupante tra i più giovani tra gli adulti, quelli compresi cioè nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni. In questa fascia di età si è passati dal 5 per cento del 2022 al 6,6 per cento del 2023.
Si conferma, dunque, la tendenza all'aumento dell'obesità tra i giovani adulti, ovviamente collegata allo stile di vita e anche all'alimentazione. Non va sottovalutato anche l'uso di bevande alcoliche. In questa fascia di età, infatti, lo stile di vita e la prevenzione sarebbero determinanti. Si conferma dunque la tendenza all'aumento dell'obesità della nostra società, come sottolineato, e questo ha a che fare anche e aumenta il fenomeno nella fascia di età…
PRESIDENTE. Lasciamo liberi i banchi del Governo.
LUANA ZANELLA (AVS). Riprendo, Presidente, mi scusi. E la quota più elevata di obesità si registra, come sempre, tra gli anziani tra i 65 e 74 anni, dove si stima che una persona su sei sia affetta da questa malattia, il 15,9 per cento nel 2023. Si parla, Presidente, di ben 64.000 decessi all'anno, che rappresentano il 10 per cento della mortalità totale. La proposta di legge all'esame dell'Aula, nella discussione in Commissione affari sociali prevedeva, tra le altre previsioni, che l'obesità fosse riconosciuta come malattia cronica di interesse sociale e, con un emendamento a mia prima firma e del collega Ciani, la tempestiva presa in carico della persona obesa da parte di una équipe multidisciplinare, per ovvi motivi che non sto qui ad approfondire.
Due passaggi, questi, unitamente a stili di vita sani e all'alimentazione adeguata, che sono alla base del contrasto del sovrappeso e dell'obesità. Ebbene, due punti, due parti qualificanti della proposta di legge, cioè il riconoscimento dell'obesità come malattia cronica e della presa in carico da parte di queste équipe multidisciplinari, che in sede di Commissione bilancio sono state soppresse, in quanto disposizioni, cito, che prefigurano la costituzione di strutture o la realizzazione di attività non compatibili con il finanziamento previsto dalla legge di bilancio per l'anno in corso.
In questo modo il nuovo testo, giunto in Aula, ha visto la soppressione della previsione della presa in carico della persona obesa, e l'obesità, da malattia cronica di interesse sociale, è diventata invece malattia progressiva e recidivante, con conseguenze anche sui livelli dei LEA (Commenti)…
PRESIDENTE. Colleghi, prego, ci penso io. Non si avvicina più nessuno.
LUANA ZANELLA (AVS). Riprendo e cerco di concludere, seppure è stata piuttosto disturbata la comunicazione. Soppresse dalla Commissione bilancio, sempre per questioni legate all'insufficienza dei finanziamenti, anche le disposizioni che prevedevano la realizzazione di reti regionali per l'assistenza alla persona con obesità, attraverso l'integrazione dei centri per l'obesità con la chirurgia bariatrica e la medicina territoriale, nonché il pieno accesso alle cure e ai trattamenti nutrizionali, farmaceutici e chirurgici, perché, in effetti, l'organizzazione sul territorio di tutte le azioni per la prevenzione, per il contrasto e per la risoluzione, quantomeno parziale, del problema necessitano una riorganizzazione dei servizi, come anche il Sottosegretario ha sottolineato nei suoi interventi.
Quindi ci troviamo di fronte a una proposta di legge che rischia di essere praticamente una sorta di placebo o poco più, insomma, una norma che non ha conseguenze reali sulle necessità espresse ed esplicitate anche oggi del Paese. Ancora una volta, la vita di milioni di persone, la loro salute, la loro qualità di vita, devono sottostare all'imposizione perversa, dico io, che vede la preminenza delle disponibilità finanziarie, come se fossero una tempesta o, non so, una naturalità, quando invece si tratta di scelte precise, politiche, sia da parte del Governo che della maggioranza.
Quindi, se il Governo continua con questo tipo di approccio, che abbiamo già visto non solo in sede di finanziamento del Servizio sanitario nazionale, ma nei ritardi del PNRR, nelle croniche liste di attesa, senza l'idea di affrontare in maniera strutturale e degna di questo nome, è quasi inutile procedere, perché le persone obese in questo caso restano dei numeri statistici, che si ingrossano sempre di più, con in cambio solo un po' di campagne informative. Poco meglio di niente, forse è così, ed è per questo che noi ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zanella, e mi scusi ancora per le interruzioni.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.
ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Presidente, Sottosegretario, colleghe e colleghi, innanzitutto lasciatemi dire che noi riteniamo meritorio, da parte del collega Pella, avere voluto affrontare con un provvedimento legislativo puntuale, dedicato, un tema che sta emergendo come uno dei temi importanti nel nostro Paese, che è quello dell'incidenza dell'obesità nella popolazione, con un approccio che ha cercato, almeno nelle intenzioni iniziali, di affrontare il tema nella multidimensionalità necessaria per poter trovare una soluzione. Quindi, vi è una parte che riguarda la prevenzione, anche includendo, in questo, azioni di carattere formativo, educativo e informativo.
Vi è il tema di monitoraggio sistemico, quindi di rapporto dei dati; un tema anche che riguarda la possibilità di cura del tipo di patologia che colpisce sempre più persone. Questo ovviamente rientra in un approccio un po' più ampio, che dovremmo iniziare ad acquisire con riferimento a tutti i temi che riguardano la salute, che si stanno evidenziando soprattutto anche nella modifica della compagine della popolazione, che si inseriscono all'interno dell'ampio tema della transizione demografica (il tema della longevità, l'incidenza delle nuove patologie, gli effetti climatici, l'uso, gli stili di vita), nonché del tema dei progressi della scienza, della medicina e dell'informazione, anche riconoscendo quanto un approccio preventivo sugli stili di vita, sull'alimentazione, sull'attività fisica e sportiva possa incidere su alcune forme di patologia. Per esempio, nel caso dell'obesità, bisogna intervenire per evitare che essa diventi un evidente fattore di rischio per ulteriori patologie, che rappresentano, da un lato, grandi problemi per le persone che ne vengono affette e per le loro famiglie, e, dall'altro, elementi di criticità, sempre in aumento, per la gestione sanitaria nazionale.
La diciamo in modo estremamente semplificato: più si prevengono alcune patologie, meno avremo un sistema sanitario nazionale stressato dall'incidenza, invece aumentata, di questo tipo di patologie.
Quello che però - e qui anticipo già il voto di astensione del gruppo - rileviamo rispetto all'intenzione che, come ho già detto, è certamente meritoria, è che questa proposta di legge, da un lato, non ha l'incidenza di risorse finanziarie necessarie per essere davvero efficace e, dall'altro lato, non ha affrontato completamente, nella sua sistematicità, il problema, per come deve essere affrontato.
È già stato detto dai colleghi, anche nella discussione sugli emendamenti, che uno degli elementi mancanti è il collegamento forte ed evidente con i disturbi del comportamento alimentare, sui quali nuovamente, torniamo a insistere, perché il tema dell'obesità è fortemente collegato al tema dei disturbi del comportamento alimentare, in tutte le sfaccettature che in essi sono contenute, che un'azione di prevenzione nelle scuole dedicata a questo tema deve essere messa in campo; questa è stata anche - lo ricordo - una delle ragioni per le quali il nostro gruppo ha dedicato alcune delle poche risorse che c'erano state destinate in legge di bilancio sull'iniziativa che ho condiviso con la collega Ruffino, proprio per incidere su questo capitolo. Ma è evidente che nei LEA oggi - insistiamo - si debba creare un capitolo ad hoc che riguardi i disturbi del comportamento alimentare.
Su questo, visto che c'è stato un dibattito nella discussione precedente, vorrei aprire una parentesi di un minuto, che riguarda anche il tema posto dal Sottosegretario Gemmato, che ci ha detto che il Fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, istituito durante il Governo Draghi, di fatto, è stato speso dalle regioni per meno della metà. Questo significa che non ci si deve dividere, ma che dobbiamo usare le risorse in modo adeguato. Io rimango basita, a questo punto, di fronte al fatto che non ci sia un allarme complessivo. Infatti, se noi, come Parlamento, destiniamo importanti risorse per ottenere obiettivi che cambiano la vita delle persone, che salvano la vita delle persone, e ci accontentiamo di dire che, siccome le regioni non le stanno spendendo, senza sapere perché non le spendono, dove sono finiti quei soldi e che azioni di monitoraggio abbiamo fatto, in qualche modo, stiamo dicendo che, in questo Parlamento, non serve a nulla quello che stiamo facendo.
Allora, faccio un richiamo (lo abbiamo fatto, lo rifacciamo e lo rifaccio con forza in questa sede): non è più accettabile che la salute delle persone dipenda dall'iniziativa territoriale dei governi regionali, che le aspettative di vita e le risposte per la salute delle persone siano differenziate a seconda della regione dove si vive o dove si nasce (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), perché questo è accettare che venga leso il principio costituzionale del diritto alla cura sanitaria per tutte le persone, in modo uniforme, sul territorio nazionale. Le competenze sulla sanità devono tornare alla regia nazionale e smettere di essere, invece, appannaggio dei fallimenti parcellizzati regionali, che oggi non sono stati in grado di dare una risposta.
Noi, su questo, siamo pronti a stare ad un tavolo col Governo, anche perché che quei soldi non siano stati spesi è un problema enorme, non solo di efficienza di bilancio. Infatti, le famiglie che hanno nel loro nucleo ragazze e ragazzi, bambine, bambini, adulti che soffrono in modo drammatico di questi disturbi e che non hanno aiuti sufficienti a livello del Servizio sanitario nazionale meritano che di questo problema ci facciamo carico oggi, non domani.
Il secondo punto riguarda la questione del provvedimento di cui stiamo esaminando l'approvazione. Riteniamo che manchino alcuni aspetti altrettanto importanti, tra cui quello relativo ad alcune patologie che sono connesse, la questione della necessità di intercettare la sindrome metabolica nelle persone, della necessità di attivare centri di riabilitazione metabolica e la possibilità di accedere a quei farmaci, anche abbastanza innovativi, che possono curare queste persone, che, oggi, di fatto, sono lasciate all'iniziativa finanziaria privata delle famiglie, che, spesso, nelle fasce meno abbienti, purtroppo rinunciano a curarsi - lo sappiamo - per gli elevati costi di accesso alle cure sanitarie.
Allora, è chiaro che tutto questo andava affrontato. Questo provvedimento rappresenta un primo passo, sicuramente non esaustivo, e, quindi, in qualche modo, lo accogliamo con favore, ma il voto di astensione corrisponde a quanto detto precedentemente. Non è certo il modo qui di dire che abbiamo inciso e risolto il problema.
Chiudo, dicendo che questo provvedimento, in tutta la parte riguardante la prevenzione educativa nelle scuole e la promozione dell'attività sportiva, anche dal nostro punto di vista, ha mancato l'obiettivo di una promozione, di un sostegno delle attività di benessere, che adesso stiamo concentrando molto sulla fascia dei più giovani, ma che dovrebbero essere promosse altrettanto fortemente e incentivate anche per la fascia adulta e la fascia anziana della popolazione, attraverso le attività necessarie, che oggi sempre di più, si stanno rivelando strategiche, di accompagnamento all'invecchiamento attivo delle persone, l'accompagnamento ad un invecchiamento sano. Di nuovo, forse ci dovremmo chiedere in che modo questi, che oggi riteniamo costi sul bilancio dello Stato, non possano essere conteggiati nell'effetto benefico del risparmio di sostenibilità dei conti pubblici, perché, ormai, i dati scientifici lo accertano: oggi un investimento di prevenzione in queste forme di patologia è un risparmio effettivo in un bilancio dello Stato per la diminuzione della presa in carico delle patologie che altrimenti ne conseguirebbero.
Ecco, per tutte queste ragioni, confermo il voto di astensione del gruppo di Azione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Martina Semenzato. Ne ha facoltà.
MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, Sottosegretario Gemmato, intanto ringrazio il collega, onorevole Pella, per il lavoro che ha fatto, per la sensibilizzazione su un tema che riguarda tantissimi adulti, ma ancor più tantissimi ragazzi.
Oggi siamo chiamati ad approvare un provvedimento che non solo affronta una priorità sanitaria, ma tocca anche un terreno delicato, spesso trascurato e finanche banalizzato, che però riguarda la dignità della persona, la libertà dal pregiudizio e il diritto di essere curati e non giudicati.
Con questa proposta di legge, il Parlamento compie un passo decisivo e doveroso per dare risposta a milioni di italiani che convivono ogni giorno con l'obesità.
Si tratta di un problema di salute pubblica sempre più diffuso. In Italia, circa il 12 per cento degli adulti è classificato come obeso e il 40 per cento è in eccesso di peso. È una tendenza in crescita, soprattutto tra i giovani adulti e anche tra le donne. Nella fascia tra i 18 e i 34 anni, l'obesità è più che raddoppiata negli ultimi vent'anni. Anche tra i bambini la situazione è preoccupante: quasi uno su tre è in sovrappeso o obeso. Le conseguenze per la salute sono gravi, con l'aumento significativo di patologie, come l'ipertensione e il diabete tra chi ha un peso eccessivo.
Non si tratta soltanto di un problema sanitario, ma di una vera e propria questione sociale e, soprattutto, culturale. L'obesità non è una colpa, ma è una malattia. È una malattia cronica, recidivante e multifattoriale.
È una condizione che affonda le sue radici in fattori genetici, ambientali, economici, psicologici e culturali. Per troppo tempo l'obesità è stata banalizzata, ridotta ad un problema di volontà, stigmatizzata sui social, ignorata nei percorsi di cura pubblici, schiacciata da un immaginario collettivo che confonde salute con apparenza. Oggi, con questa legge diciamo, finalmente, che lo Stato vede, riconosce e prende in carico una patologia.
Ma voglio andare oltre e rispondere anche ad un'altra emergenza che mi sta particolarmente a cuore, che è sicuramente quella dei disturbi del comportamento alimentare. Permettetemi su questo tema di ringraziare il Ministro Schillaci e il presente Sottosegretario Gemmato, perché io ritengo che, per quanto riguarda i disturbi alimentari, non sia sempre e solo una questione di soldi, ma sia anche una questione di come effettivamente quei soldi vengono impegnati in maniera seria e che l'argomento territoriale sia un argomento importante da affrontare. Ricordo a tutti che sono stati aggiornati 16 LEA sui disturbi alimentari e questo permette lo stesso intervento in tutta Italia, in maniera trasversale. Sicuramente i numeri sono importanti - i ragazzi e le ragazze colpiti da disturbi alimentari sono in aumento -, ma anche l'intervento serio e puntuale su questo argomento e senza politicizzazione deve essere fondamentale.
C'è un altro fenomeno a me molto caro, che è quello del body shaming, soprattutto tra i giovani. Viviamo in una società dove il corpo è continuamente esposto, analizzato, giudicato. Una società che, da un lato, bombarda i nostri ragazzi con immagini di una perfezione irreale e, dall'altro, deride chi non rientra in questi canoni. Come parlamentari, come genitori, come cittadini, non possiamo più tollerare questa cultura dell'umiliazione. Ogni persona ha diritto ad essere accettata per quello che è e aiutata a raggiungere il proprio benessere, non il giudizio degli altri.
Dobbiamo combattere non solo l'obesità, ma anche il meccanismo culturale che la trasforma in vergogna, in esclusione, in dolore. Lo possiamo fare, promuovendo una cultura diversa: la cultura del rispetto - e lo dico anche come presidente della Commissione femminicidio e violenza di genere - degli altri, ma anche di sé stessi. Ed è per questo che questa legge assume anche un valore educativo: parla alla scuola, parla alle famiglie, agli operatori sanitari e alle istituzioni locali; promuove l'educazione alimentare sin dai primi anni; incoraggia l'attività fisica; sostiene l'allattamento naturale e richiama la responsabilità dei genitori, ma anche delle istituzioni. E lo fa in un'ottica non punitiva, ma di accompagnamento, di prevenzione e di ascolto.
L'istituzione di un piano nazionale per la prevenzione e la gestione dell'obesità è un passaggio cruciale. Dà finalmente una regia unitaria ad un fenomeno che richiede risposte complesse; coinvolge le regioni, la medicina generale, i pediatri, i centri specialistici e, soprattutto, promuove l'idea che la salute non si costringe nei reparti ospedalieri, ma prima ancora nelle scuole, nelle famiglie e nei territori. Solo facendo rete e lavorando in un'ottica corale, possiamo ottenere risultati concreti. Ed è con questo spirito che, da forza di centrodestra moderato e responsabile, vogliamo rivendicare il valore politico di questa legge: è un provvedimento che non crea nuovi sprechi, non ideologizza la salute, che non deresponsabilizza i cittadini, ma che li accompagna, li sostiene e li informa. È una legge intelligente, umana e realista.
Dobbiamo, infatti, dirlo chiaramente, Presidente: combattere l'obesità non significa promuovere un modello unico di corpo ideale, significa garantire a ciascuno gli strumenti per vivere meglio, secondo la propria storia, il proprio vissuto e il proprio percorso. L'accettazione di sé e il diritto alla cura non sono in contrapposizione, sono due facce della stessa libertà.
Colleghi, questa legge ci ricorda che lo Stato deve essere un alleato e che la politica può fare ancora la differenza quando sa ascoltare, quando si assume la responsabilità di intervenire su ciò che davvero cambia la vita alle persone. È per questo motivo che Noi Moderati voterà a favore di questo provvedimento e lo farà con orgoglio, perché oggi non stiamo semplicemente approvando una legge, stiamo affermando una visione di società più giusta, più solidale, più attenta alla salute e alla dignità di ciascuno (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Lauro. Ne ha facoltà.
CARMEN DI LAURO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi siamo chiamati a discutere una proposta di legge che, se fosse stata affrontata forse in maniera un po' diversa, avrebbe potuto rappresentare una vera svolta per una delle più gravi emergenze sanitarie, ma anche sociali, del nostro Paese e del nostro tempo, che è l'obesità. Utilizzo congiuntivi e condizionali perché questa proposta di legge è, a nostro avviso, una grande occasione mancata. Lo è - come dicevo - su un tema importante, un tema che rappresenta una piaga spesso silenziosa, ma sistemica, che penetra nei tessuti economici, culturali, educativi e sanitari del nostro Paese e che troppo spesso viene sottovalutata, ignorata o, peggio ancora, trattata con superficialità.
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, l'obesità è uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di malattie croniche come il diabete, patologie cardiovascolari, malattie respiratorie e perfino alcune forme di cancro. Come se non bastasse, si stima che il suo impatto economico globale supererà i 4.000 miliardi di dollari entro il 2035. In altre parole, sarà una delle principali cause di impoverimento dei sistemi sanitari e delle famiglie.
Ma passiamo a un po' di numeri: nel mondo ci sono già oltre 800 milioni di persone obese. È un dato destinato a raddoppiare entro il 2035; entro il 2050, oltre il 60 per cento degli adulti e il 31 per cento di bambini e adolescenti nel mondo sarà sovrappeso o obeso.
Ma veniamo al nostro Paese, dove i numeri, ahimè, non sono meno allarmanti: il 12 per cento della popolazione adulta è obesa, mentre il 46 per cento è in sovrappeso. Si tratta, nel complesso, di più di 25 milioni di persone. Tra i più giovani, i numeri sono ancora più inquietanti: il 26 per cento di bambini e adolescenti dai 3 ai 17 anni presenta un eccesso ponderale, con un picco del 19 per cento in sovrappeso e del 9 per cento di obesi nella fascia 8-9 anni.
Un altro fattore che contribuisce all'insorgere del problema è che l'autopercezione è gravemente distorta. Oltre la metà degli adulti in sovrappeso, infatti, non sa di esserlo. Più del 40 per cento dei genitori di bambini obesi ritiene, invece, che i propri figli siano in normopeso. Questo dato, di per sé, è un sintomo, ci lascia intendere che, probabilmente, la portata di questa problematica non è stata ancora compresa fino in fondo.
Ma l'obesità non è solo una questione fisica, l'obesità ha un impatto molto forte anche sulla salute mentale. Le persone affette da questa malattia rischiano in maniera significativa di sviluppare depressione, disturbi di ansia, disturbi del comportamento alimentare e bassa autostima. Spesso tutto questo si lega a episodi di stigma, discriminazione, isolamento sociale. Nei bambini e negli adolescenti questo può tradursi in ritiro scolastico, in difficoltà relazionali e, nei casi più gravi, in sindromi depressive precoci.
È, dunque, evidente che affrontare l'obesità richiede anche un serio investimento in supporto psicologico e psichiatrico, inserito in un approccio realmente multidisciplinare, ma, soprattutto, continuativo. È importante che si possa contare sempre sullo stesso quantitativo di risorse.
Alla luce di tutto ciò è legittimo domandarsi: che cosa stiamo facendo oggi in questo Parlamento? Quale risposta stiamo dando a questa enorme emergenza?
La proposta che oggi discutiamo nasceva, in realtà, con ambizioni importanti. Noi stessi, in Commissione, abbiamo proposto molteplici azioni. Innanzitutto, avevamo richiesto di riconoscere l'obesità come malattia cronica e inserirla, di conseguenza, nei livelli essenziali di assistenza o, quantomeno - come si è detto -, stabilire un percorso per arrivare a questo risultato, almeno dichiarare l'intento. L'inserimento dell'obesità nei LEA è uno spartiacque, un cambiamento decisivo in termini di diritti, in termini sociali e in termini economici.
Invece, oggi non abbiamo ben chiaro cosa pensi il Governo al riguardo. Ci si è limitati a inserire una formula vaga e, secondo me, anche un po' ingannevole, perché si dice semplicemente all'articolo 2 che le persone obese usufruiscono delle prestazioni dei LEA, ma questo è qualcosa che avviene già normalmente, è qualcosa che già avviene per tutti i cittadini, tutti i cittadini godono di questo diritto. Quello che non si dice è che l'obesità, come patologia cronica, richiede invece percorsi specifici, multidisciplinari, personalizzati e continuativi, ossia percorsi che oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, scarseggiano.
Ancora, avevamo chiesto l'istituzione di un fondo strutturale da almeno 20 milioni di euro all'anno, e invece ci si deve accontentare di meno di 3 milioni di euro nel triennio: una cifra che equivale praticamente a meno di 2 euro per ogni persona obesa nel nostro Paese. Le campagne di informazione, che dovrebbero essere uno strumento cardine di prevenzione, sono finanziate con appena 100.000 euro annui. La formazione dei medici e degli operatori sanitari, anche questa essenziale, riceverà appena 400.000 euro.
Avevamo riservato poi un'attenzione speciale ai più giovani, perché, come abbiamo detto, questi disturbi spesso colpiscono la fascia giovanile, e abbiamo chiesto di introdurre linee guida per scoraggiare la somministrazione di cibi e bevande ipercalorici nelle scuole innanzitutto e poi anche negli ambienti pubblici e nei luoghi di lavoro. Sempre pensando ai giovani, avevamo proposto anche il divieto di pubblicità su reti pubbliche e reti private di prodotti industriali processati ipercalorici, e quindi poco sani, nel corso di trasmissioni dedicate ai minori.
Anche questa proposta, purtroppo, in Commissione è stata cassata, nonostante si sappia che il marketing alimentare purtroppo produce non pochi danni proprio nei minorenni. Altro passaggio importante sarebbe stato promuovere un'etichettatura chiara e leggibile - cosa che l'Europa in effetti ci chiede, ma a cui l'Italia ancora oggi oppone resistenza - che avrebbe colmato anche quella poca consapevolezza forse di cui si parlava all'inizio. Infine, a nostro avviso, sarebbe stato doveroso sostenere e incoraggiare la pratica sportiva attraverso delle agevolazioni fiscali.
Tutte queste proposte, secondo noi sacrosante e di buon senso, sono state respinte. Nel corso dell'esame in Commissione queste misure sono state, come ho detto, svuotate. Sorte che è toccata anche, in realtà, alla stessa legge del collega di maggioranza, il primo firmatario di una delle proposte di legge presentate, che presentava, in realtà, degli spunti utili e interessanti. Infatti, nel corso della discussione in Commissione, sono stati eliminati articoli interi che prevedevano azioni mirate e concrete, come la detrazione delle spese sportive fino a 800 euro, la deducibilità dei costi per impianti sportivi aziendali o ancora la riduzione dell'IVA per l'attività fisica e contestualmente l'aumento dell'IVA per i prodotti alimentari insalubri.
La mancanza di agevolazioni fiscali ignora che l'obesità è anche una questione legata alle diseguaglianze sociali. Colpisce più duramente le persone a basso reddito che vivono in quartieri con meno verde, meno palestre, meno accesso a cibo sano e meno informazione. Non esiste salute pubblica senza giustizia sociale. L'obesità è una malattia che si nutre di povertà educativa, di precarietà economica e di solitudine relazionale. Non è solo una questione di chili, è una questione di dignità, è una questione di diritti.
Il diritto alla salute, come voglio ricordare per l'ennesima volta, è sancito dalla nostra Costituzione, anche se è un diritto che purtroppo sappiamo che non viene rispettato, ad oggi, in modo eguale in tutte le nostre regioni. Chi nasce in Lombardia o in Piemonte ha molte più possibilità di curarsi rispetto a chi nasce in Calabria o in Sicilia. Questo ancora ad oggi è inaccettabile e riteniamo che forse su questo tema si debbano prendere dei seri e veloci provvedimenti.
Servono politiche coraggiose, servono investimenti strutturali, serve un approccio multidisciplinare che coinvolga sanità, istruzione, sport e urbanistica, ma serve soprattutto la volontà politica anche di sradicare le logiche di mercato che da troppo tempo condizionano la salute pubblica. Non possiamo più accettare che le lobby dell'industria alimentare dettino la nostra agenda sanitaria e l'agenda della nostra salute. Non possiamo, quindi, accontentarci oggi di una legge simbolica.
Vado a concludere, Presidente. Questa era un'occasione importantissima per dimostrare che la politica può ancora servire a curare, guarire e proteggere. Avevamo davanti un bivio: scegliere la strada dell'ambizione oppure quella della rinuncia. Purtroppo, è stata scelta quest'ultima, e quindi sono costretta a dichiarare il voto di astensione del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pella. Ne ha facoltà.
ROBERTO PELLA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Sottosegretario Gemmato, cari colleghi, con il voto di oggi la nostra Assemblea approva la proposta di legge recante disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità, di cui sono primo firmatario, diventando il primo Paese al mondo a riconoscere l'obesità come una malattia. Un traguardo che, al di là della misura, della lungimiranza della politica parlamentare, dà una risposta ai numeri, quelli dell'obesità, in crescita e che la stessa Organizzazione mondiale della sanità ha definito in qualche modo pandemici.
Voglio dire questo perché, proprio a partire dal 2019, mi sono impegnato a coinvolgere il mondo scientifico e universitario, così come quello medico e le associazioni dei pazienti e dei cittadini, scrivendo insieme e portando in approvazione unanime una mozione in quest'Aula. Oggi quella mozione e quell'impegno diventano legge.
Per tutto il lavoro svolto sin qui, vorrei dapprima ringraziare il presidente Ugo Cappellacci, che, grazie alla lunga esperienza, ha saputo far sviluppare il dialogo fra tutti i componenti di maggioranza e di opposizione della Commissione affari sociali, così come il mio gruppo di Forza Italia per avermi sostenuto sempre, a partire dal presidente Silvio Berlusconi, che, sin dall'inizio del percorso politico, mi ha spronato a lavorare per la salute e il benessere dei cittadini attraverso proposte di legge lungimiranti e soluzioni sostenibili dal punto di vista economico e sociale, che mettessero al centro il futuro delle nuove generazioni e la capacità dei territori di dare quelle risposte concrete.
Con il voto di oggi noi sanciamo il fatto che l'obesità è una malattia cronica, recidivante e risultato di molteplici fattori interconnessi, tra cui stili di vita sedentari, ridotta attività fisica, alimentazione scorretta, determinanti socioeconomici, aspetti psicologici e stress e fattori genetici. Si tratta di un tema di grande attualità, perché l'obesità infatti rappresenta oggi un problema rilevantissimo di salute pubblica e di spesa per i servizi sanitari nazionali, anche in virtù delle sue complicanze, dal diabete ai tumori e alle malattie cardiovascolari.
Da qui la necessità di adottare politiche di prevenzione adeguate, nonché programmi di gestione della malattia. Il World Obesity Atlas prevede che l'impatto economico globale del sovrappeso e dell'obesità raggiungerà, cari colleghi, 4,32 trilioni di dollari all'anno entro il 2035 se le misure di prevenzione e cura non miglioreranno. Questa stima, pari a quasi il 3 per cento del PIL mondiale, è paragonabile proprio all'impatto del COVID-19 nel 2020. Ma oltre all'impatto economico, vorrei tornare ora sulle persone che sono al centro dell'approccio di questa legge.
In Italia, in base ai dati Istat indicati dal Ministero della Salute e a quelli dell'Italian Barometer Obesity Report, pubblicati annualmente da IBDO Foundation, l'11,8 per cento della popolazione adulta italiana soffre di obesità, in aumento rispetto all'11,4 per cento del 2022 e del 38 per cento rispetto al 2003, per un totale di quasi 6 milioni di cittadini. L'obesità infantile rimane poi una questione urgente e preoccupante anche rispetto a tutti gli altri Paesi dell'Unione europea. Circa il 19 per cento dei bambini tra gli 8 e i 9 anni di età è in sovrappeso e il 9,8 per cento risulta affetto da obesità, con diseguaglianze territoriali tra Nord, Sud e Isole.
Le previsioni a livello mondiale ci raccontano che la maggior parte della popolazione mondiale, ovvero 4 miliardi di persone, il 51 per cento, vivrà con sovrappeso e obesità entro il 2035 se prevarranno le tendenze attuali, con una persona su quattro che soffrirà di obesità e un dato ancor più allarmante tra i ragazzi per i quali le stime prevedono nientemeno che di raddoppiare.
Il percorso che ha caratterizzato l'arrivo in Aula di questo progetto ha una storia lunga e importante, che non voglio trascurare di ripercorrere in questa sede per la sua rilevanza e per la gratitudine che voglio esprimere a tutti coloro che hanno costruito un percorso passo dopo passo, traguardo dopo traguardo, per arrivare qui oggi. Durante la XVIII legislatura, infatti, la Camera dei deputati ha approvato all'unanimità, il 13 novembre del 2019, una mozione su questa materia, frutto di un primo traguardo collettivo.
Il Ministro della Salute, nel luglio del 2022, ha pubblicato le linee di indirizzo per la prevenzione e il contrasto del sovrappeso e dell'obesità, elaborate poi dai componenti del tavolo di lavoro per la prevenzione e il contrasto di sovrappeso e obesità del medesimo Ministero, approvate dalla Conferenza Stato-regioni. La cabina di regia sul Piano nazionale della cronicità ha concluso i lavori con l'inserimento dell'obesità al proprio interno e con il relativo aggiornamento delle parti uno e due, da trasmettere a regioni e province autonome. Da fine 2023, da quando è stato incardinato il presente progetto di legge, si è avuto l'obiettivo a tendere di colmare il vuoto normativo che non vedeva ancora riconosciuta l'obesità come una malattia, anzi, addirittura al contrario vedeva l'obesità, nell'opinione pubblica e anche nei media, una colpa.
Nel corso dell'esame degli emendamenti in sede referente, si è posta anche la necessità di conciliare l'introduzione di misure significative ed efficaci con quelle che sono, cari colleghi, le disponibilità finanziarie del nostro Stato attuale.
La proposta di legge, nel testo licenziato, si compone di sei articoli.
L'articolo 1 enuncia i principi e le finalità della proposta, proprio volta a garantire la tutela della salute e il miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti affetti da obesità.
L'articolo 2, poi, prevede di garantire equità e accesso alle cure ai soggetti affetti da obesità, che usufruiscono delle prestazioni contenute nei livelli essenziali di assistenza - i LEA - erogate dal servizio sanitario.
L'articolo 3 reca, poi, quelle disposizioni più rilevanti, in quanto autorizza il finanziamento di un programma nazionale per la prevenzione e la cura dell'obesità e, in modo particolare: su quella che è la prevenzione del sovrappeso, in particolare infantile, e delle relative complicanze; su quello che è il sostegno e la promozione dell'allattamento al seno, quale nutrimento necessario a prevenire l'obesità infantile; su quella che è la responsabilizzazione dei genitori nella scelta di un'alimentazione equilibrata; su quello che è agevolare l'inserimento delle persone con obesità nelle attività scolastiche, lavorative e sportivo-ricreative; sulla promozione delle attività sportive e sulla conoscenza delle principali regole alimentari nelle scuole; sul promuovere iniziative didattiche extracurriculari per lo svolgimento di attività sportive; su quella che è la diffusione, mediante campagne d'informazione tramite i mass media, in collaborazione, ovviamente, con i comuni e gli enti territoriali, le farmacie, i medici di medicina generale e i pediatri, di quelle che sono le regole semplici ed efficaci per un corretto stile di vita; infine, sull'educazione della corretta profilassi dell'obesità e del sovrappeso, così come anche sul promuovere la più ampia conoscenza dei centri per i disturbi alimentari e per l'assistenza alle persone con obesità.
L'articolo 4, poi, prevede l'istituzione, presso il Ministero della Salute, dell'Osservatorio per lo studio dell'obesità, attraverso un monitoraggio, uno studio e una diffusione di quelli che sono gli stili di vita, ma, soprattutto, quello che sarà un lavoro continuo fatto da più soggetti nell'interesse complessivo.
L'articolo 5 autorizza, poi, la spesa affinché il Ministero della Salute promuova campagne di informazione.
Infine, l'articolo 6 reca quelle che sono le disposizioni finanziarie per la copertura degli oneri indicati.
Vorrei esprimere alcuni ringraziamenti doverosi e sentiti, che mi portano alle conclusioni: innanzitutto al mio gruppo, al capogruppo Paolo Barelli e a tutto l'intergruppo di Forza Italia, per aver impresso quella giusta priorità e tenacia a questo tema; al Ministro Schillaci, al Sottosegretario Gemmato e al Ministro Giorgetti, insieme a noi del gruppo di Forza Italia, per avere, in qualche modo, sostenuto tali priorità e trovato quelle risorse importanti e fondamentali in manovra economica proprio per arrivare oggi ad approvare questa legge, che, da quanto recepisco, è criticata su quelle che sono le risorse, ma dobbiamo riconoscere che, comunque, abbiamo messo delle importanti risorse che consentono di iniziare un percorso soprattutto per il contrasto allo stigma sociale delle persone che soffrono di tali disturbi grazie soprattutto a una continua interlocuzione che abbiamo avuto nelle diverse sedi istituzionali e nelle diverse Commissioni, a partire dalla Commissione bilancio.
Vorrei ringraziare anche tutti i colleghi, i senatori e i parlamentari dell'Intergruppo parlamentare “Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili”, che da due legislature operano per far sì che i temi di cui stiamo discutendo oggi trovino quella giusta luce e attenzione da parte dei decisori politici. Vorrei ringraziare anche le regioni e l'associazione dei comuni che, grazie ai tanti colleghi sindaci e amministratori, hanno abbracciato fortemente questo tema negli ultimi anni attraverso la nascita e la costituzione di reti regionali e la messa in opera di quelle azioni e di quei progetti concreti per il miglioramento del benessere e della salute dei cittadini e delle comunità. Per esempio, sicuramente hanno ottenuto grande successo i progetti “Sport nei parchi” o “Bici in Comune”: progetti realizzati con il Ministero per lo Sport che vanno proprio nella direzione di far sì che la gente sempre di più faccia attività fisica. Grazie, ovviamente, a tutta la comunità scientifica, accademica, nazionale e internazionale, agli esperti, alle società scientifiche, al mondo produttivo e ai media, ma, soprattutto, alle associazioni dei pazienti e dei cittadini e a coloro che non hanno mai smesso di credere che fosse fondamentale percorrere insieme questa strada per arrivare fin dove siamo arrivati oggi.
In conclusione, Presidente Mule', vorrei sottolineare che, con questo voto, il nostro Parlamento collocherà l'Italia quale primo Paese al mondo a riconoscere l'obesità come malattia, dando prova di maturità e lungimiranza rispetto a una delle principali - se non la più urgente - sfide di salute globale. Una legge che - sono certo - sarebbe stata apprezzata anche dal nostro presidente Berlusconi, che da sempre ha posto al centro, nel programma di Forza Italia, il benessere delle persone, con la salute come bene primario da tutelare.
Confido, nel dichiarare il voto favorevole di Forza Italia e nel ringraziare le forze di maggioranza per aver sostenuto, anche che l'opposizione possa condividere quella che è una proposta di legge che rappresenta un determinante primo passo per quanto riguarda la prevenzione e il contrasto dell'obesità, ma soprattutto quella costruzione di una società più in salute, con l'obiettivo, che non può che essere comune, di continuare a impegnarsi al fine di implementare le misure introdotte e raggiungere i prossimi traguardi per far sì che siano garantite cure più eque e omogenee su tutto il territorio nazionale, che da sempre rappresenta il pilastro su cui il nostro Servizio sanitario nazionale si fonda e che vede l'Italia primeggiare. Grazie ancora, Sottosegretario Gemmato, per il suo supporto. Grazie, naturalmente, al Governo e grazie a tutti i colleghi che vorranno votare questo provvedimento, perché credo che sia un grosso risultato nell'interesse della Nazione e soprattutto dei nostri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo ad indirizzo musicale “Macerata Campania” di Macerata Campania, in provincia di Caserta, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti alla Camera dei deputati e tante - mi raccomando - cose belle per la vostra vita.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Simona Loizzo. Ne ha facoltà.
SIMONA LOIZZO (LEGA). Grazie, Presidente. In Italia circa il 40 per cento della popolazione adulta è in sovrappeso; il 12 per cento è affetto da obesità; un bambino su tre è in sovrappeso. Questi numeri dimostrano la necessità urgente di politiche efficaci per affrontare l'obesità, riconosciuta come una vera e propria malattia cronica e - io aggiungerei - sociale.
Con questa legge, oltre alla novità del Fondo stanziato, l'Italia diventa il primo Paese al mondo a dotarsi di una legge dedicata alla prevenzione e alla cura dell'obesità. L'obesità finalmente viene inserita nei livelli essenziali di assistenza e finalmente se ne discute all'interno del Piano delle cronicità. Questa legge mira a promuovere uno stile di vita sano a livello locale, comuni compresi, ed è la prima volta che le amministrazioni comunali sono parte attiva di un processo di prevenzione sugli stili di vita. Si cercherà finalmente di antagonizzare le diseguaglianze sanitarie in termini di rischio cardiovascolare legato a uno dei principali fattori di rischio rappresentato dall'obesità.
La manovra per il triennio 2025-2027 avrà a disposizione un Fondo di un milione di euro, per cui sentiamo di ringraziare, come gruppo Lega, il Ministro Giorgetti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Tale Fondo sarà incrementato nel 2026-2027.
Combattere le diseguaglianze sanitarie e garantire un equo accesso alle terapie di supporto è l'obiettivo di tale disegno di legge così come, per la prima volta, lo è incrementare i progetti di ricerca scientifici su tale patologia e attivare meccanismi di verifica nelle scuole per una corretta informazione sulle metodiche preventive e di cura. L'obesità è una patologia che richiede supporto clinico ma, soprattutto, aiuto psicologico, trattamenti personalizzati e un accesso agevole alle cure. Inquadrare finalmente l'obesità come malattia cambierà definitivamente il paradigma di cura.
Ci vogliono team specializzati e questo riconoscimento cambierà in maniera sostanziale l'approccio all'obesità. La tendenza sarà offrire un supporto su misura che possa aiutare a ridurre il rischio di complicazioni gravi, al fine di migliorare la qualità di vita e gli stili di vita dei nostri pazienti.
L'obesità è un fatto, è una malattia. Questa legge è finalmente la legge manifesto per cure gratuite e, quindi, per l'inserimento dell'obesità nei livelli essenziali di assistenza, ma è anche una profonda spinta a migliori stili di vita, che possano evitare la percezione dei pazienti di essere degli emarginati, una spinta a migliorare alimentazione e maggiore attenzione all'attività fisica.
Colpire l'obesità significa colpire la prima causa di morte per eventi cardiovascolari nel nostro Paese. Migliorare la cultura della cura del corpo come cura sociale, abituando la popolazione a rispettare stili di vita sani, anche attraverso campagne di prevenzione, che partano dall'educazione della prima infanzia attraverso le scuole.
Per questa legge ci sentiamo di ringraziare l'onorevole Pella, che l'ha perseguita anche in Commissione con grande dedizione e interesse. Da medico, soprattutto, ma anche da politico, a nome di tutto il gruppo Lega, quindi, esprimo il nostro voto favorevole, che è un voto favorevole a nuovi stili di vita e di prevenzione per il controllo del peso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.
ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo volentieri per il Partito Democratico su questa proposta di legge, perché effettivamente ci permette di portare in quest'Aula una riflessione giusta e consapevole rispetto a uno dei temi della salute pubblica nel mondo che riguarda l'obesità.
Parliamo, infatti, di un'epidemia globale che condiziona la qualità della vita di milioni di persone e che incide profondamente, nel lungo periodo, anche sulla sostenibilità dei sistemi sanitari nazionali.
Fino a qualche tempo fa l'obesità era considerata una condizione legata solo ai Paesi industrializzati, mentre negli ultimi vent'anni la patologia è drammaticamente aumentata anche in tutti i Paesi in via di sviluppo, tanto che nel 1997 l'OMS l'ha riconosciuta come una malattia per la sua natura epidemica globale, alzando quindi il livello di attenzione su una patologia che è cronica, recidivante, progressiva e multifattoriale.
Non si tratta semplicemente, come spesso viene interpretato, di mangiare di meno e muoversi di più, ma di una vera e propria patologia che ha determinati fattori genetici, endocrini, ambientali, psicologici, che ne condizionano l'evoluzione. Nonostante le evidenze scientifiche, il peso però dello stigma sociale e della colpevolizzazione continua a gravare sui pazienti, ostacolando molto spesso le diagnosi, i trattamenti adeguati e l'accettazione della malattia.
Secondo l'OMS - riporto alcuni dati come hanno fatto anche i colleghi, ma ci serve per dare il senso della dimensione del problema che stiamo affrontando - l'obesità colpirà il 70 per cento della popolazione entro il 2030.
In Italia il quadro epidemiologico e le prospettive, quindi, sono altrettanto preoccupanti. Nel nostro Paese, infatti, circa 6 milioni di cittadini italiani, ossia il 12 per cento della popolazione, versano in condizioni di obesità o di obesità grave, mentre oltre 23 milioni di cittadini, quasi la metà della popolazione complessiva, sono in eccesso di peso, con una tendenza in crescita dei dati e alcune differenze anche di distribuzione della patologia a livello di incidenza territoriale, con una maggiore concentrazione al Sud e nelle isole.
Ma il dato che ci deve preoccupare di più riguarda la diffusione di questa patologia nelle fasce più giovani della popolazione. Per quanto riguarda, infatti, l'obesità infantile bisogna evidenziare, secondo le stime fatte dall'Istituto superiore di sanità, che il 18,2 per cento dei ragazzi dagli 11 ai 17 anni è in sovrappeso e circa l'8,9 per cento risulta obeso, con dati in crescita rispetto alle precedenti rilevazioni e una proiezione che, da qui al 2035, prevede un aumento del 100 per cento di obesità infantile. Non sono certamente informazioni che ci possono lasciare indifferenti, proprio perché è un dato che cresce nell'infanzia tra le popolazioni più svantaggiate, che hanno redditi minori, un livello di istruzione più basso e molte più difficoltà ad accedere alle cure.
Due ovviamente sono le ragioni principali di questa patologia tra i giovani: comportamenti alimentari scorretti - ed è il motivo per cui abbiamo molto insistito anche in Commissione, nella fase emendativa, per sollecitare una riflessione che porti a vietare l'uso eccessivo di bevande zuccherate e gassate - e una scarsissima attività fisica. Anche per questo abbiamo cercato di sostenere le famiglie, dando sgravi fiscali o aumentando comunque la sugar tax, che è un tema, sicuramente, politicamente rilevante. È, infatti, lampante come l'inattività fisica e la cattiva educazione rappresentino un'emergenza per la salute pubblica con costi economici e sociali sempre più insostenibili.
Ricordo che il costo dell'inattività fisica per il nostro Paese ammonta a 1 miliardo di euro. Sempre per l'inattività fisica, da qui al 2030, si potrebbero generare 500 milioni di nuovi casi di malattie prevenibili (abbattendo i rischi, ovviamente, di emergenza e di nuove patologie), con costi che potrebbero superare i 300 miliardi di euro.
L'Italia è un Paese che investe sostanzialmente poco: siamo a 17 euro di spesa pro-capite per l'attività fisica. Da qui, ovviamente, la necessità - come ha fatto anche il collega Berruto - di sostenere interventi mirati ad arginare questo fenomeno, cercando di prevenire e di non mettere a rischio la sostenibilità del sistema sanitario nazionale. L'obesità è una patologia complessa, è un importante fattore di rischio per molte patologie croniche: sono a lei collegate circa 200 patologie.
Ricordo che, ogni anno, sono circa 70.000 le persone che muoiono di obesità e di tutte le patologie correlate. Quindi, è una patologia grave, cronica e progressiva che rischia davvero di impattare tantissimo sulla sostenibilità del Paese, sia per i costi sanitari che per i costi sociali ed economici indiretti.
È vero, come diceva il collega Pella, che è la prima legge al mondo sull'obesità ed è una scelta che sottolineiamo. È una legge partita sotto i migliori auspici, proprio perché era una legge molto articolata, con 11 articoli, che provava a raccontare la complessità e a dare risposte strutturate. Peccato che, durante il percorso in Commissione e durante la fase emendativa, sia stata completamente svuotata dal Governo e pesantemente depotenziata, andando a sopprimere articoli molto importanti, a partire dal sostegno all'attività sportiva, dall'aumento delle detrazioni a carico delle famiglie, dall'agevolazione per le iscrizioni per le attività sportive, per le palestre, dall'indebolimento del divieto dell'uso di alimenti e bevande gassate contenenti sostanze dannose; aumentando l'IVA e vietando la distribuzione di queste bevande e alimenti nei distributori automatici, a partire dalle scuole.
Abbiamo tutto sommato perso una buona occasione per fare una legge giusta, non abbiamo avuto il coraggio di andare contro qualche multinazionale. Abbiamo perso l'occasione di diventare un Paese modello di riferimento a livello europeo nella gestione di questa patologia.
Siamo partiti - e lo riconosciamo al collega Pella - sotto buoni auspici. Peccato che arriviamo in Aula con una legge che è il frutto di una mediazione al ribasso. E a niente sono valsi tutti i nostri tentativi di emendare, discutere, confrontarci per provare ad evitare di arrivare a questo punto. Non è certamente questo l'approccio di cui il nostro Paese ha bisogno. Di fronte ad una patologia come questa, che ha costi sanitari e sociali significativi, dobbiamo investire di più, con serietà ed impegno, in educazione sanitaria, in educazione sanitaria di base, in alfabetizzazione all'interno delle nostre scuole per favorire corretti stili di vita, sostenendo economicamente le famiglie e le scuole nelle loro progettualità, in azioni educative e di sostegno all'attività sportiva per prevenire e prendere in carico precocemente chi soffre di questa condizione che, al pari del diabete e dell'ipertensione, mina la qualità e la vita stessa delle persone.
Fenomeni come questi non vanno ignorati e tanto meno vanno sottovalutati. Bisogna, quindi, cercare di creare tutte le condizioni per una maggiore consapevolezza pubblica, per creare una cultura della prevenzione circa la gravità dell'obesità.
Di qui l'importanza di una strategia integrata di prevenzione, di diagnosi e di cura che possa garantire su tutto il territorio nazionale l'omogeneità delle prestazioni sanitarie, perché vanno benissimo i buoni propositi, ma servono risorse e serve una coerenza di progettualità e di azioni da mettere in campo che purtroppo in questa legge non troviamo. Abbiamo deciso, però, di astenerci per dare un nostro contributo fattivo a questo cammino di legge, sperando ovviamente che sia l'inizio, e lo dico al Sottosegretario Gemmato, di un percorso che possa continuare a vederci lavorare insieme, perché servono altre azioni, vanno recuperate quelle parti mancanti che avete scientemente emendato e soppresso da questa legge, perché dobbiamo mettere in campo un'azione strategica, programmata, sinergica, se vogliamo arrivare a dei buoni risultati.
Per questo motivo vigileremo affinché ciò avvenga, e siamo però dispiaciuti, perché questa mediazione al ribasso ha trasformato una legge molto articolata in una legge lacunosa e poco coraggiosa. Ne siamo ovviamente dispiaciuti, ma siamo disponibili a continuare a lavorare in questa direzione, perché la tenuta del sistema sanitario nazionale passa anche da una buona cultura della prevenzione, a partire dalla prevenzione di queste patologie, che, essendo patologie croniche, hanno un impatto importante sulla tenuta e sulla sostenibilità del sistema, ma anche per garantire condizioni di vita che sappiano conciliare i nuovi bisogni, legati anche all'invecchiamento della popolazione, e la sostenibilità economica di un sistema sanitario nazionale di grande eccellenza e di grande qualità, che però ha bisogno di un'attenzione diversa da questo Governo.
Lo dico perché le risorse, lo sappiamo, non sono sufficienti. Continueremo a difendere e a lottare per tutelare per tutti e per tutte il diritto alla salute, perché crediamo che questo sia l'argine democratico più importante che dobbiamo difendere per garantire a tutti noi la democrazia e la salute nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Prima di ascoltare l'ultimo intervento, salutiamo le studentesse, gli studenti e gli insegnanti - oggi è protagonista l'Italia meridionale, dopo la Sicilia e la Campania - dell'Istituto comprensivo “Don Bosco” di Manduria. Questa volta siamo in Puglia, provincia di Taranto. Benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Marina Marchetto Aliprandi. Ne ha facoltà.
MARINA MARCHETTO ALIPRANDI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretario Gemmato, le ultime rilevazioni di ambito sanitario effettuate in questi anni indicano come siano considerevoli nella popolazione giovanile i problemi legati a cattive abitudini alimentari e alla pratica di stili di vita poco sani. Si è verificato un allarmante aumento del numero di giovani in sovrappeso o con problemi di obesità. Negli ultimi quattro decenni, infatti, il numero di bambini e adolescenti con obesità è aumentato a livello mondiale di oltre 10 volte; negli ultimi 40 anni, il tasso di obesità infantile e adolescenziale è cresciuto da 5 a 50 milioni nel sesso femminile e da 6 a 74 milioni nel sesso maschile. In totale, si contano circa 120 milioni di bambini e adolescenti obesi nel mondo, stando ai dati dell'Organizzazione mondiale della sanità.
L'Italia è purtroppo uno dei Paesi europei con il più alto tasso di prevalenza di obesità infantile, preceduta solo da Cipro, Spagna e Grecia. Inoltre, la pandemia da COVID non ha fatto che peggiorare la situazione a causa della sospensione delle attività sportive e del maggiore consumo di alimenti calorici. In Italia, dalle stime emerse in occasione delle indagini conoscitive avviate dalla Commissione interparlamentare per l'infanzia e l'adolescenza di cui faccio parte - e ringrazio il Sottosegretario Gemmato e per il prezioso contributo che ha dato nelle audizioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) -, il 40 per cento dei bambini e dei ragazzi risulta in sovrappeso o obeso, un dato che evidenzia l'urgenza di azioni concrete per contrastare il fenomeno.
I disturbi della nutrizione costituiscono un problema di sanità pubblica di primaria importanza, sia per la loro diffusione che per la precoce insorgenza in età evolutiva e per la complessa eziologia, se si considera che il 40 per cento dei bambini obesi diventeranno adolescenti obesi e che l'80 per cento degli adolescenti obesi saranno adulti obesi, con il rischio annesso di sviluppare patologie cardiovascolari, metaboliche, neurodegenerative ed oncologiche, nonché serie conseguenze sul piano psicologico e sociale.
I giovani del presente saranno gli adulti del futuro più prossimo, ed è per questo che proprio dall'infanzia deve nascere la nostra riflessione. Inquadrare il problema sin dalla nascita è fondamentale. Il motivo per cui è indispensabile, come giustamente sottolinea la proposta di legge di cui ci stiamo occupando, è per favorire, incentivare, incoraggiare e sensibilizzare l'allattamento al seno quale nutrimento necessario a prevenire l'obesità infantile, sostenendone la continuità fino almeno a 6 mesi di età, come indicato dall'Organizzazione mondiale della sanità, anche nei luoghi di lavoro e negli asili nido.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 12,32)
MARINA MARCHETTO ALIPRANDI (FDI). L'allattamento al seno è senza dubbio una delle prime e più efficaci strategie per promuovere la salute a lungo termine. Il latte materno offre il mix unico e insostituibile di nutrimenti, fattori bioattivi e anticorpi che supportano la crescita e lo sviluppo del neonato, ma il suo impatto va ben oltre. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che l'allattamento al seno contribuisce significativamente alla prevenzione di alcune delle principali malattie croniche non trasmissibili, come diabete, obesità, malattie cardiovascolari e tumori.
Nei primi anni di vita si determinano la quantità, la qualità e la dimensione delle cellule, perciò un bambino in sovrappeso ha maggiore rischio di sviluppare in età adulta le malattie legate all'obesità. Una corretta alimentazione è il primo passo preventivo per ridurre l'incidenza delle malattie metaboliche. Per poter fare scelte più consapevoli, però, l'educazione nutrizionale deve iniziare dall'età infantile e proseguire con programmi di sensibilizzazione scolastica che insegnino ai giovani i principi di una dieta equilibrata e l'importanza di evitare il consumo eccessivo di cibi ad alto contenuto calorico, ma poveri di nutrimenti.
I dati del Ministero della Salute in merito all'obesità confermano il triste primato dell'Italia, con i primi segnali che cominciano a manifestarsi sempre prima, intorno ai 7-9 anni. Secondo un'indagine del Ministero della Salute, infatti, già all'età di 9 anni circa il 21,3 per cento dei bambini è in sovrappeso e il 9,3 è obeso. Secondo i dati del Ministero della Salute, in 9 città d'Italia è stato rilevato che il 23,9 per cento dei bambini è in sovrappeso e il 13,5 è obeso. E l'OMS afferma che in Italia vi è un'obesità infantile del 17 per cento e un sovrappeso del 39 per cento in una popolazione che va dai 7 ai 9 anni, e ha evidenziato come i bambini di oggi, oltre ad assumere molte calorie, conducano una vita alquanto sedentaria, passando almeno 2 ore al giorno davanti al computer o ad altri dispositivi elettronici.
Quindi movimento, sport, camminare, questi sono essenziali. L'obesità è un problema globale, che colpisce milioni di persone in tutto il mondo e ha gravi conseguenze sulla salute, nonché sulla vita psicologica, sociale ed economica. Può anche avere un impatto negativo sulle economie nazionali, in quanto un aumento del tasso di obesità può portare ad un aumento dei costi sanitari e sociali, con conseguente aumento dei costi per i contribuenti e per il sistema sanitario pubblico. Per ridurre l'obesità sono perciò necessarie azioni individuali e sociali, che tengano in considerazione il numero più ampio di fattori.
Gli interventi limitati alla dieta, riducendo l'apporto calorico o eliminando certi ingredienti, per esempio, sono certamente utili, ma sono poco efficaci senza un apporto olistico. La dieta, infatti, è solo una parte del più ampio stile di vita e del più complesso carattere genetico e metabolico che contraddistingue ciascun individuo. Le politiche pubbliche per la riduzione dell'obesità sono efficaci quando affrontano, in modo completo e mirato, le molteplici cause coinvolte e sono volte a rendere ciascun cittadino consapevole delle proprie condizioni generali, DNA, metabolismo, stato sociale e psicologico.
A tale scopo, devono necessariamente concentrarsi sull'educazione individuale, e quindi sulla diffusione e maturazione delle conoscenze. Secondo il Rapporto Osservasalute 2016, che fa riferimento ai risultati dell'indagine multiscopo dell'Istituto nazionale di statistica “Aspetti della vita quotidiana”, emerge che in Italia, nel 2015, più di un terzo della popolazione adulta (35,3 per cento) era in sovrappeso, mentre una persona su 10 era obesa (9,3 per cento). Complessivamente, il 45,1 per cento dei soggetti di età pari o superiore a 18 anni era in eccesso ponderale.
Come negli anni precedenti, le differenze sul territorio hanno confermato l'esistenza di un gap tra Nord e Sud per il quale le regioni meridionali hanno presentato la prevalenza più alta di persone maggiorenni obese.
La causa dei dati ora descritti è, altresì, attribuibile ai cambiamenti socioeconomici degli ultimi decenni, al punto che il consumo di alimenti ha subito una rapida evoluzione quantitativa e qualitativa così da eliminare le croniche carenze nutritive e la fame arretrata. Infine, i dati del sistema di sorveglianza PASSI, coordinato dall'Istituto superiore di sanità sulla popolazione adulta tra 18 e 69 anni nel periodo 2017-2020, portano a stimare che il 42,4 per cento degli adulti sia in eccesso ponderale, il 31,6 per cento in sovrappeso (4 su 10) e 10,8 per cento obesi (1 su 10).
Al fine di contenere e contrastare la diffusione dei disturbi dell'alimentazione e di sensibilizzare sui relativi rischi e decessi e sulle loro conseguenze sulla psiche delle persone, sull'economia e sulla salute dei cittadini, è inevitabile giungere ad un intervento legislativo importante come questo che non solo affronti il tema da un punto di vista culturale, ma che intervenga, sostanzialmente, con un impegno politico come quello che siamo chiamati a votare oggi, poiché è determinante l'intervento per limitare gli effetti dei cambiamenti epocali di cui siamo parte, più o meno consapevolmente, affinché le ripercussioni sul sistema sociale, economico e sanitario siano minime.
Un aumento di esposizione a cibi ipercalorici, il consumo di quantità maggiori nonché la minore attitudine e ridotta possibilità di praticare attività fisica, dovute, in larga misura, alla crescente motorizzazione del movimento quotidiano, stanno trasformando il modo in cui le persone vivono e lavorano, a cui si sommano la mancanza di tempo ed un progressivo impoverimento della popolazione mondiale, che ha portato gli individui e le famiglie in particolare a rivedere il budget destinato alla sana alimentazione, preferendo cibi processati e sacrificando, quindi, i sani principi della dieta mediterranea fatta di alimenti freschi ed equilibrati. Una presa di coscienza condivisa, dunque, necessaria, come è indispensabile un intervento per promuovere un sistema di pratiche positive volte alla valorizzazione della prevenzione, prima di tutto, come cura principale per il benessere globale e generale. Per questo, il gruppo di Fratelli d'Italia voterà a favore della proposta di legge per la prevenzione e la cura dell'obesità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 741-A e abbinata)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 741-A e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 741-A: "Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità".
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 50) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e di deputati del gruppo Misto).
Dichiaro così assorbita l'abbinata proposta di legge n. 1509.
Rinvio in Commissione della proposta di legge: Faraone ed altri: “Istituzione della Giornata nazionale «Enzo Tortora» in memoria delle vittime di errori giudiziari” (A.C. 441) e delle abbinate proposte di legge: Bisa ed altri; Pittalis ed altri (A.C. 1657-1694).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 441: “Istituzione della Giornata nazionale «Enzo Tortora» in memoria delle vittime di errori giudiziari” e delle abbinate proposte di legge nn. 1657-1694.
Ricordo che nella seduta del 16 aprile si è conclusa la discussione generale e la rappresentante del Governo è intervenuta in sede di replica mentre il presidente della Commissione, deputato Ciro Maschio, vi ha rinunciato.
Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il presidente della Commissione giustizia, deputato Ciro Maschio. Ne ha facoltà.
CIRO MASCHIO , Presidente della II Commissione. Sì, grazie, Presidente. Sappiamo tutti che, da diversi mesi, si discute, in Commissione, su questo provvedimento, con un dialogo tra maggioranza e opposizione che sicuramente aveva anche molti punti di contatto e di condivisione.
In ogni caso, il cerchio di questo lungo lavoro non si è chiuso. Pertanto, in qualità di presidente, non essendovi, come sapete, un relatore né un mandato al relatore, devo informare l'Aula che nel Comitato dei nove odierno è emerso un orientamento maggioritario verso una richiesta di un nuovo rinvio in Commissione. Pertanto, non si è dato seguito all'espressione dei pareri sugli emendamenti, perché è prevalso questo orientamento. Ovviamente, non è un orientamento unanime, ma quello della maggioranza all'interno della Commissione. Conseguentemente, l'indicazione che emerge dal Comitato dei nove è questa.
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, sulla proposta di rinvio in Commissione, darò la parola ad un oratore contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.
Ha chiesto di parlare contro il deputato Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Presidente, la ringrazio. Credo che il presidente della Commissione, nonché esponente di Fratelli d'Italia, la forza maggioritaria della maggioranza, non debba dire che il cerchio non si è chiuso, perché è una bugia palese. Infatti, il provvedimento è in discussione non da questa legislatura. Già nella passata legislatura c'erano proposte di legge di più forze politiche. Io ricordo che questa proposta di legge non è la classica proposta di legge delle opposizioni che la maggioranza ha rimandato in Commissione, mancando di rispetto alle opposizioni precedentemente. Qui c'è un caso diverso. Si tratta di una proposta di legge firmata da forze dell'opposizione (nella fattispecie, Italia Viva) e da forze politiche della maggioranza (nella fattispecie, Lega e Forza Italia). La maggioranza inaugura il fenomeno del rinvio in Commissione, quindi dell'affossamento, di una proposta di legge presentata da forze politiche che la rappresentano.
Quindi, caro onorevole Maschio, diciamoci le cose come stanno: c'era un'intesa anche sugli emendamenti! C'era un'intesa su tutto! Invece, per una scelta di una forza della maggioranza, quella che rappresenta i forcaioli in questo Paese, si è deciso di non trattare un provvedimento che, sostanzialmente, avrebbe visto la stragrande maggioranza di quest'Aula votare a favore.
Ma a me quello che sorprende non è l'atteggiamento dei forcaioli, perché Fratelli d'Italia, che sia un partito di forcaioli e di giustizialisti, lo sappiamo, è palese, ne siamo al corrente e ne abbiamo preso atto. Quello che mi stupisce, invece, è l'atteggiamento delle forze politiche che avevano firmato una proposta di legge sulla giornata per gli errori giudiziari intitolata ad Enzo Tortora. Mi dispiace che la Lega abbia ritrattato e sia tra le forze politiche che affossano questa proposta di legge, ma mi dispiace ancora di più che lo sia Forza Italia, una forza politica che ci ha riempito la testa quanto un pallone del suo garantismo, dell'idea che dovessimo approvare provvedimenti come questo proprio per affermare principi costituzionali che dovevano vedere in quest'Aula l'approvazione all'unanimità di questo provvedimento! Dovevamo votarla de plano, questa legge, senza alcuna discussione.
Mi dispiace per Gaia Tortora, che ci aveva creduto. Mi dispiace per tutte le donne e gli uomini che pensavano che, grazie a questo provvedimento, si potesse affermare in questo Paese che c'erano delle vittime, degli errori giudiziari che meritavano di essere ricordati, tant'è vero che la data scelta, però aggiornata, era il giorno dell'arresto di Enzo Tortora.
Oggi il presidente della Commissione ci dice che non si è chiuso il cerchio, ma non si è chiuso il cerchio di che, presidente? Cosa vi fa paura di questa Giornata, la cui istituzione non si può approvare, mentre approverete nelle prossime ore la Giornata nazionale dedicata alle persone scomparse? Quella sì. La Giornata per le vittime di errori giudiziari non si può approvare. Per quale ragione? Perché i forcaioli prevalgono su chi non conta nulla. Perché Forza Italia sta dimostrando di non contare nulla.
Mi rivolgo all'onorevole Costa, che è andato via da questi banchi dicendoci che qui c'era il rischio di fare un'alleanza con i giustizialisti ed è andato a finire in una maggioranza in cui giustizialisti e forcaioli la fanno da padrone. E Forza Italia sta zitta, tace e decide insieme alla Lega, che ha firmato questo provvedimento, di affossare la legge per questa legislatura, io spero non per sempre. Ma purtroppo, con questo comportamento e con questo provvedimento, messo in campo dalla maggioranza, il rischio che questa legge non vedrà mai la luce è concreto.
Noi, come Italia Viva, siamo contro l'affossamento di questa proposta. Speriamo che si dia libertà, in quest'Aula, a tutti i parlamentari di poter votare contro o, comunque, se dovesse mai, per caso, questo provvedimento avviare la sua consultazione e la sua trattazione, speriamo che i parlamentari in libertà ci dicano cosa ne pensano, senza vincoli di partiti che si stanno dimostrando tutt'altro che garantisti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Dovrebbe parlare, a questo punto, un oratore a favore ma, in virtù anche delle considerazioni ascoltate nell'intervento del collega, essendo giunte alla Presidenza richieste di poter svolgere ulteriori interventi, ai sensi dell'articolo 45 del Regolamento, darò la parola a un deputato per gruppo, per 5 minuti.
Ha chiesto di parlare il deputato Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche il gruppo del Partito Democratico esprime un voto contrario alla proposta di rinvio in Commissione. Innanzitutto, per una questione di metodo che, però, è sostanza: non è la prima volta - si sta ripetendo spesso - che un provvedimento che approda in Aula su richiesta di un partito, un gruppo dell'opposizione, non viene affrontato, non viene esaminato e, con la tecnica del rinvio in Commissione, viene affossato dalla maggioranza e dal Governo.
Ora, la maggioranza e il Governo hanno tutto il diritto e la forza dei numeri per decidere di respingere un'iniziativa politica delle opposizioni. Però hanno anche il dovere politico di metterci la faccia, di confrontarsi in quest'Aula e consentire a quest'Aula di esprimersi. Ancora una volta, invece, dopo una latitanza di molti mesi, viene scelta la strada del rinvio in Commissione che, ripeto, non è un rinvio con finalità di approfondimento, come ha cercato di rappresentare il presidente della Commissione, ma è il tentativo di affossare il provvedimento, impedendone l'analisi e la discussione in quest'Aula.
E aggiungo: in relazione a questo provvedimento, non è certo il Comitato dei nove che questa mattina ha stabilito di procedere al rinvio in Commissione. È ormai da alcune settimane, alcuni mesi, che leggiamo sui giornali che vi è stata la scelta da parte della Presidente del Consiglio, sostenuta da Fratelli d'Italia, di non approvare questo provvedimento e impedirne, quindi, la discussione in quest'Aula. Quindi, oggi, di fatto, questa scelta è coerente con ciò che pubblicamente aveva fatto trapelare il Governo, direttamente la Presidente del Consiglio, e cioè che questo provvedimento non può essere esaminato e deve essere dunque respinto.
Ed è coerente con quello che è successo in Commissione perché questo provvedimento non è mai stato esaminato nemmeno in Commissione. Infatti, in Commissione, alcuni mesi fa, ormai sei mesi fa, vi è stata una sola e rapidissima occasione di inizio del confronto e si è trattato del voto sul testo base, presentato devo dire in fretta e furia, durante la seduta in Commissione in corso, ad alcuni gruppi, ad esempio al nostro, che non era stato coinvolto né dalla maggioranza, né dai proponenti, sulla definizione del testo, che, peraltro, è decaduto perché i partiti che lo avevano sottoscritto hanno ritirato le loro firme; siamo tornati al testo originario del collega Faraone, che non è quello che è stato oggetto di un voto iniziale di apertura e di analisi in Commissione all'inizio di dicembre.
Ora, l'iniziativa del collega Faraone è oggettivamente importante perché tocca un tema che suscita e merita grande attenzione e grande rilevanza: non può esservi, infatti, un'istituzione nazionale - certamente, non il Parlamento - insensibile di fronte alla gravosità dei danni che produce un errore giudiziario sulla vittima dell'errore, sulle famiglie, sugli amici. E dunque è meritoria l'iniziativa di aprire un dibattito in Parlamento. Rispetto a quell'iniziativa abbiamo provato a portare un contributo con alcuni emendamenti che abbiamo presentato anche a questo testo che è arrivato in Aula e che, ripeto, non vi è stata l'occasione di affrontare.
Ovviamente, si tratta di un'iniziativa che ha un valore simbolico e - è importante - non è una modifica alle procedure, all'ordinamento giudiziario; però ha un valore simbolico perché consente al Paese, un giorno, durante l'anno, di discutere di queste tematiche.
Noi abbiamo suggerito alcuni interventi correttivi e integrativi, ad esempio di coinvolgere i consigli giudiziari in un dibattito rispetto al quale i consigli giudiziari non possono rimanere estranei. Ma, ripeto, non vi è stata la possibilità di affrontare nel merito questo provvedimento: gravissimo errore compiuto dalla maggioranza che, come correttamente ha detto il collega Faraone, ha prima sottoscritto questo provvedimento, almeno in parte, poi ha ritirato le firme e siamo tornati al testo originario.
Fatto sta che, dopo mesi e mesi di discussione, spesso un po' fuorviante, emersa sui giornali e anche abbastanza distante da quello che i gruppi parlamentari, almeno il nostro, hanno detto nelle pochissime occasioni in cui ci è stato consentito di esprimere una posizione in Commissione, arriviamo al fatto che questa proposta non solo non è stata approfondita, né analizzata, né sono stati discussi gli emendamenti delle opposizioni e alcuni della maggioranza, ma viene affossata con un metodo che parla di sostanza, cioè l'impedimento al Parlamento di discutere di un provvedimento che risulta sgradito alla Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carla Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Anche noi, come MoVimento 5 Stelle, voteremo contro il rinvio del provvedimento in Commissione. Innanzitutto per una questione di metodo perché, ancora una volta, questa maggioranza scappa dalle proprie responsabilità e scappa dal confronto con le opposizioni, ma anche all'interno della maggioranza stessa, su temi che sono divisivi per la stessa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E quando questa maggioranza non è unita su alcuni temi, decide di scappare dalle sue responsabilità e di non metterci la faccia.
Quindi, per una questione di metodo, siccome riteniamo inaccettabile questo modus operandi - che, tra l'altro, la maggioranza ha già reiterato altre volte, di recente, con la PdL sulla riduzione dell'orario di lavoro, che è stata rinviata in Commissione con un voto analogo a quello che si andrà a fare oggi -voteremo contro il rinvio in Commissione, rispetto ad una proposta di legge che noi eravamo pronti a riscrivere e a discutere, eliminando tutte quelle criticità che, purtroppo, inserivano e avrebbero inserito questo provvedimento in quella strada di delegittimazione della magistratura e delle istituzioni che non ci vede concordi. Ancora una volta, però, ci è stata sottratta la possibilità di avere un confronto, anche in Aula, su questa tematica. Ancora una volta, la maggioranza scappa dalle proprie responsabilità e scappa, non mettendoci la faccia su questi temi che sono divisivi per la maggioranza stessa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marattin, che parlerà a nome del gruppo Misto. Ne ha facoltà.
LUIGI MARATTIN (MISTO). Grazie, Presidente, in particolare per il Partito liberaldemocratico. Mi ha ispirato l'intervento del collega Faraone, perché io non ho dubbi che parte della maggioranza - penso a un partito in particolare - voterà con il mal di pancia. Io sono stato un attento ascoltatore degli interventi, in questi anni, del collega Costa, abbiamo anche fatto tante iniziative insieme, “Fisco e giustizia da liberali” si chiamavano. Quindi potrei ripetere un po' tutte le espressioni che diceva Enrico per appoggiare provvedimenti come questi.
Ma, indipendentemente dal voto, il punto sapete qual è? Il punto è che il modo in cui è organizzato questo sistema politico fa sì che tutti voi siate fianco a fianco con i forcaioli.
Perché, se è vero quello che diceva il collega Faraone su Forza Italia e sui forcaioli di destra, non posso non ricordare anche l'intervento che mi ha preceduto che ha detto: sì, il metodo non va bene, ma nel merito una cosa del genere delegittima la magistratura. Davide, pure quello, si chiamano “forcaioli”.
Il punto è che finché noi continuiamo ad insistere che, in questo Parlamento, in questo sistema politico, dobbiamo avere questi due schieramenti, uno contro l'altro, ogni garantista sarà costretto a stare fianco a fianco con dei forcaioli. Ognuno che vorrà ridurre le tasse, sarà costretto a stare fianco a fianco con chi le vuole alzare. Ognuno che vuole sostenere l'Ucraina sarà costretto a stare fianco a fianco con chi, invece, vuole la resa dell'Ucraina.
Quindi, nel merito di questo rinvio in Commissione, è evidente che la maggioranza che cosa vuol fare? Ha paura di irritare certe componenti della magistratura. Non so se ha paura di farlo in previsione di future riforme costituzionali, che vedremo se andranno in fondo o no (io faccio parte di coloro che spera che andranno fino in fondo), ma il punto è che non c'è alcun motivo reale, di metodo o di merito, oggi, per non proseguire l'esame di una legge del genere. Perché dire che chi ha subito errori giudiziari, chi è stato privato, anche temporaneamente o più a lungo, della propria libertà a causa di un errore, di un abuso di un potere dello Stato, deve essere difeso non ha niente a che vedere con la delegittimazione della magistratura e del ruolo essenziale che svolge nei nostri ordinamenti liberaldemocratici. Il momento in cui abbiamo cominciato a dire che difendere un innocente che è stato in galera significa delegittimare il ruolo sacro dei magistrati è stato il momento in cui il dibattito pubblico di questo Paese, anche su questo argomento, si è trasformato da un dibattito serio in una sfida fra slogan di curve ultrà. Curve ultrà: questa è diventata la politica italiana. Il giorno che decideremo di smetterla sarà sempre, secondo noi, troppo tardi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche noi siamo contro il rinvio in Commissione. Ci uniamo alle considerazioni svolte, che stigmatizzano il percorso non solo nel merito - sul provvedimento siamo favorevoli -, ma, soprattutto, nel metodo, su cui mi soffermo giusto pochi secondi.
Il diritto della maggioranza di respingere le proposte della minoranza deve coniugarsi con il dovere di esprimere pubblicamente, in quest'Aula, le proprie posizioni. Il rinvio in Commissione è tecnicamente legittimo, ma mi sembra che possa farsi un parallelo con quello che in materia legale si chiama abuso del diritto, quando, cioè, si utilizzano degli strumenti legittimi che, però, raggiungono un risultato non legittimo. Questo è un modo di comprimere il diritto delle opposizioni che, quando fa delle proposte, deve avere anche il diritto di ricevere dei rigetti, dei rifiuti, ma politicamente espliciti in Aula. Voteremo contro il rinvio in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del provvedimento.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva per 27 voti di differenza.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito dell'esame della proposta di legge in materia di protezione dei dati personali per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato e del disegno di legge di ratifica Italia-Moldova sono rinviati alla prossima settimana.
Secondo le medesime intese, il seguito della discussione dei disegni di legge di ratifica Italia-India e Italia-Egitto è invece rinviato alla seduta di domani, nella quale sarà collocato, dopo il seguito dell'esame del decreto-legge in materia di assicurazione dei rischi catastrofali.
Conseguentemente, nella parte pomeridiana dell'odierna seduta, dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, avrà luogo unicamente la discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 39 del 2025, in materia di assicurazione dei rischi catastrofali e non si svolgeranno, quindi, ulteriori votazioni.
Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 15.
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro dell'Economia e delle finanze e il Ministro per la Pubblica amministrazione.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Iniziative per il completamento delle infrastrutture strategiche nella città di Genova, con particolare riferimento al Terzo valico dei Giovi-nodo di Genova – n. 3-01926)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Molinari ed altri n. 3-01926 (Vedi l'allegato A). Il deputato Molinari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.
RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, con questa interrogazione siamo a chiederle quale sia lo stato di avanzamento delle infrastrutture strategiche che riguardano il comune di Genova e il territorio circostante, sia per quelle che sono le conseguenze dirette sulla vita dei cittadini genovesi e liguri - sappiamo che la città di Genova è caratterizzata da un ingolfamento della rete infrastrutturale e negli ultimi decenni ha avuto una carenza di finanziamenti - sia per il ruolo strategico che la città di Genova e, in particolare, il porto di Genova rivestono all'interno dello scacchiere logistico italiano ed europeo.
Più volte abbiamo dibattuto, anche in quest'Aula, su come avremmo potuto recuperare il gap che abbiamo sul nostro sistema logistico e portuale rispetto ai porti del nord Europa. È evidente che Genova e il territorio circostante rappresentano l'hub logistico principale del nostro Paese e, quindi, un rilancio della logistica in questo Paese e un ruolo maggiore dell'Italia in questo settore non possono che passare dal completamento del Terzo valico e dalla realizzazione di tutte le opere infrastrutturali collegate a questa grande opera strategica.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio. Genova sta vivendo una fase di grande trasformazione infrastrutturale dopo troppi decenni di “no” da parte delle giunte di sinistra che si sono susseguite, con progetti strategici volti a migliorare la connettività della città e la competitività del suo porto, che significa lavoro e ricchezza per i cittadini.
Proprio con riguardo al porto, nei giorni scorsi abbiamo raggiunto l'intesa con la regione Liguria per la nomina del nuovo presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Ligure occidentale. E, sempre in riferimento al porto, proseguono spediti i lavori per la realizzazione della nuova diga foranea, che sarà fondamentale per consentire alle navi di grandi dimensioni di raggiungere Genova facendo un percorso più breve e permettere così all'Italia di avere un ruolo da protagonista nel traffico internazionale, anche interconnettendo i grandi corridoi europei. La nuova diga significa più navi, più lavoro e più business per imprenditori e portuali.
A tal fine stanno proseguendo anche i lavori relativi al Terzo valico dei Giovi, su cui intendo rassicurarvi, nonostante le difficoltà tecniche legate al contesto geologico degli scavi.
L'avanzamento complessivo dello scavo delle gallerie è ormai al 91 per cento del totale delle opere in sotterraneo. In 12 anni sono stati scavati 36 chilometri, mentre negli ultimi quattro anni ne abbiamo scavati 44, raggiungendo più di 80 chilometri scavati sugli 88 totali. Tale intervento, che a lavori ultimati permetterà di arrivare da Genova a Milano in un'ora, con gli evidenti vantaggi conseguenti, è parte del progetto unico che comprende anche il Nodo di Genova, che ha l'obiettivo di separare i flussi di traffico fra lunga percorrenza e merci da quelli metropolitani e regionali, con l'incremento della capacità ferroviaria dell'intera rete regionale e il potenziamento immediato del trasporto pubblico urbano.
Sono, inoltre, in corso i lavori per il quadruplicamento Voltri-Sampierdarena, con la messa in servizio prevista per agosto di quest'anno, il sestuplicamento Genova-Piazza Principe-Brignole, la cui ultimazione è prevista a marzo 2026 e, fra gli altri, il collegamento Bivio Fegino-Campasso-Porto Storico; la conclusione dei lavori è prevista per giugno 2026. Mi piace dare tempi assolutamente precisi.
Tra le altre opere già realizzate a Genova, vi è il nuovo Parco ferroviario Rugna, ultimato nel gennaio 2025, composto da nove binari a servizio dei terminal del Porto storico di Genova nell'area tra Calata Bettolo e Calata Sanità.
In conclusione, ribadisco che non ci fermiamo, nonostante qualcuno voglia interrompere e bloccare dei cantieri che sono vitali per Genova e per la Liguria. Stiamo lavorando sui cronoprogrammi, su sinergie positive tra progettazioni in essere e programmi di investimento a medio e lungo termine, per fare in modo che le infrastrutture - come ci chiedono genovesi e liguri - servano al futuro di Genova e dell'intero Paese e per evitare i drammi che i genovesi hanno subìto sulla loro pelle rialzandosi con orgoglio e dignità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il deputato Molinari ha facoltà di replicare.
RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro Salvini, siamo molto soddisfatti della risposta, anche perché nel suo intervento lei ha colto perfettamente questa doppia valenza strategica delle opere che stiamo realizzando nella città di Genova e sul territorio genovese.
C'è una realtà, una dimensione cittadina che cambierà la vita dei genovesi e di chi abita in quella città. Parlava del quadruplicamento della ferrovia che avremmo già a fine anno, ma quando arriveremo al sestuplicamento tra Brignole e Principe vorrà dire dare ai genovesi una metropolitana aperta che oggi manca e che in una grande città non può che esserci.
C'è anche il discorso della stazione ferroviaria di Genova-Aeroporto, che finalmente collegherà anche il traffico delle persone al traffico aeroportuale e, soprattutto, con queste opere infrastrutturali ferroviarie avremo anche un miglioramento della qualità della vita, con il prolungamento della passeggiata di Voltri che, in qualche modo, darà lustro alla vita quotidiana e, anche dal punto di vista turistico, alla città di Genova.
Ma poi è importante il secondo aspetto, per tutto il Paese e non solo per Genova: quello logistico e quello sulle grandi infrastrutture, sul Terzo valico.
È una bella notizia quella che ci dà, che si stia andando avanti con gli scavi e si siano trovate le soluzioni tecniche per andare avanti anche nelle aree in cui è stato trovato il gas, che quindi aveva bloccato i lavori. Lei ci ha dato delle scadenze certe per la realizzazione del Terzo valico che, come abbiamo già detto, è opera fondamentale per tutto il Paese.
La ringrazio anche perché, nella scorsa legge di bilancio, con un emendamento della Lega che ha avuto ovviamente il via libera dal Ministero, abbiamo reperito 600 milioni di euro per il Terzo valico. Ma va detto che, da quando c'è lei al Ministero, tra il suo lavoro e il lavoro fatto dalla Lega nelle scorse legislature, abbiamo avuto una quantità di investimenti sulle infrastrutture nel Nord-Ovest come mai si era visto prima (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
E questo vale ancora di più considerato che, nella passata legislatura, abbiamo avuto forze politiche che si sono fatte eleggere con lo scopo di bloccare le grandi opere, a partire dal Terzo valico e dalla TAV.
Grazie anche perché tutta la questione della logistica sta andando avanti sulle zone logistiche semplificate: altra grande intuizione che ha avuto la Lega nella passata legislatura e che lei sta portando avanti. I 90 milioni stanziati dal Ministero per il retroporto di Alessandria sono una verità, un fatto che mai era stato realizzato. Le opere compensative sui comuni, sia sul versante ligure che sul versante piemontese, stanno andando avanti.
Quindi, penso che questa sia un'azione che sta dimostrando la sua capacità di intervenire nel concreto per dare una prospettiva al basso Piemonte, alla Liguria e al Nord-Ovest, nell'ottica di rilanciare l'economia di tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Iniziative volte alla riduzione della pressione fiscale sui redditi medi – n. 3-01928)
PRESIDENTE. Il deputato Marattin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01928 (Vedi l'allegato A).
LUIGI MARATTIN (MISTO). Grazie, Presidente. Buongiorno, signor Ministro. Signor Ministro, lei lo conosce Marco? Marco è un single. Ha il problema, in questo Paese, di avere un reddito medio e, quando il suo salario lordo aumenta di 100 euro, in tasca a lui rimangono 68 euro. È il valore più basso del mondo occidentale. La media dell'area OCSE è 85 euro. A lui gliene rimangono 68.
Lei li conosce Paolo e Silvia, signor Ministro? Sono due italiani qualsiasi, una coppia sposata con due figli. A loro, invece, quando gli aumenta di 100 euro il salario lordo, gliene rimangono 50 netti in tasca. Il valore è ancora una volta il più basso di tutto il mondo occidentale. La media è 81. La colpa di queste persone è avere un reddito medio: 2.000, 2.500 euro al mese, con cui in molte città italiane ora fai anche molta fatica.
La domanda è semplice, signor Ministro. Cosa intende fare il Governo per far sì che il ceto medio non sia più il bancomat di una spesa pubblica famelica e inefficiente? Cosa intende fare per evitare di essere il Paese del mondo occidentale che tartassa di più il ceto medio?
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Sì, grazie, Presidente. L'onorevole Marattin, ovviamente, ha interpellato Marco, Paolo e Silvia, ma basa i suoi ragionamenti sul rapporto OCSE che, in qualche modo, denuncia questa situazione, ma che credo debba essere contestato e debba essere, soprattutto, contestato in relazione ai provvedimenti che ha assunto questo Governo con le due precedenti leggi di bilancio, che vanno esattamente nella direzione auspicata dall'onorevole Marattin e da Marco, Paolo e Silvia e dai tanti Marco, Paolo e Silvia che hanno beneficiato, complessivamente, di una riduzione di imposizione fiscale pari a 18 miliardi grazie a questi provvedimenti.
Tra l'altro, l'esercizio di valutazione dell'OCSE si basa su dei dati che non considerano la soluzione rispetto all'effetto soglia sui redditi fino a 35.000 euro, che sono stati, appunto, risolti grazie alla nuova legge di bilancio per il 2025, che ha introdotto una nuova detrazione che opera anche sui redditi fiscali compresi tra i 32.000 e i 40.000 euro, corrispondenti a redditi fiscali lordi tra i 35.000 e i 44.000 euro, e anche tali livelli di reddito sono stati, quindi, agevolati. Per questo motivo, la riduzione della pressione fiscale è stata pari all'1,3 per cento dal 2024 rispetto al 2023.
Fatte queste doverose premesse in merito alla lettura di dati che altrimenti potrebbero avere un effetto fuorviante sulla realtà dei fatti, voglio qui ribadire che l'intento del Governo, più volte dichiarato e, aggiungo, più volte dimostrato nelle due leggi di bilancio del 2023 e del 2024, è quello di addivenire a un progressivo abbattimento dell'entità della pressione fiscale anche per i redditi medi, e quindi aumentando quei livelli, come abbiamo appunto fatto con la scorsa legge di bilancio. Obiettivo che presuppone un orizzonte temporale pluriennale, ma il cui percorso è stato già avviato, come ho dimostrato.
PRESIDENTE. Il deputato Marattin ha facoltà di replicare.
LUIGI MARATTIN (MISTO). Signor Ministro, lei sa che le voglio bene, però come faccio a evitare di dire che lei ha pronunciato due bugie, in questa sua replica, verificabili da chiunque. Prima bugia: la pressione fiscale in diminuzione. Signor Ministro, basta leggere il Documento di finanza pubblica che voi avete fatto, non noi: la pressione fiscale è in aumento da quando questo Governo si è insediato. Sono vostri dati, non sono miei.
Seconda bugia: abbiamo messo 18 miliardi nel fare quello che ci hai detto tu. Signor Ministro, i 18 miliardi - 17 in realtà - sono sui redditi bassi, quelli sotto i 35.000 euro, circa 1.800 euro al mese, non su quelli che le ho chiesto io. Io le ho detto, prendendomi tutta la responsabilità in diretta TV, che il problema dei redditi bassi in Italia oggi non sono le tasse, è che è basso il lordo. I redditi bassi non pagano più tanta Irpef, il loro problema è che è basso il lordo perché è bassa la produttività. Il macigno fiscale ce lo ha il ceto medio, quelli che guadagnano più dei 35.000 euro, che sia voi che la sinistra continuate a dipingere come i ricchi di questo Paese. Ma chi guadagna 2.500 euro al mese non è un ricco in questo Paese, è uno che manda avanti questo Paese e sopporta il macigno fiscale di una spesa pubblica che è fuori controllo.
(Iniziative in relazione alle criticità emerse in materia di garanzie fideiussorie rilasciate da imprese bancarie o assicurative a soggetti appaltatori - n. 3-01929)
PRESIDENTE. Il deputato Romano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi e altri n. 3-01929 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, in data 2 marzo 2025 il quotidiano la Repubblica ha pubblicato un'inchiesta, titolava “Carte false”. Si tratta di polizze fideiussorie fittizie o emesse da compagnie che non avevano i titoli per poterle emettere, che sono state presentate alla pubblica amministrazione, dietro pagamento ovviamente reale da parte degli imprenditori, per poter partecipare alle gare di appalto o per poter firmare contratti di forniture e servizi.
Questo fenomeno, che la Guardia di finanza ci dice nell'ultima indagine che ha riguardato 15 soggetti, 143 garanzie fideiussorie mendaci, circa 330 milioni di euro, noi sappiamo che è soltanto la punta dell'iceberg, perché le nostre stazioni appaltanti non sono in condizioni di verificare e certificare la veridicità di polizze emesse digitalmente, e che quindi riescono ad eludere anche i semplici controlli. Questo è un fenomeno allarmante, anche perché ci sono…
PRESIDENTE. Concluda.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)M-CP). …due elementi: l'elemento della frode contrattuale e l'elemento della turbativa d'asta, invece, da parte di chi ha approfittato di queste polizze per poter vincere. Noi vogliamo capire il Governo cosa è intenzionato a fare per eliminare, non per frenare…
PRESIDENTE. Concluda.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)M-CP). …questo fenomeno.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il quesito attiene alle iniziative che il Governo intende assumere in riferimento alle problematiche evidenziate da inchieste giornalistiche sul tema delle frodi nell'ambito del rilascio di fideiussioni previste in materia di realizzazione di opere pubbliche. In particolare, le inchieste sottolineano come le garanzie di cui trattasi sono state emesse in taluni casi da soggetti non legittimati a farlo, in altri si sono successivamente rilevate false.
Le attività fraudolente in questione, spesso poste in essere da soggetti totalmente estranei al settore finanziario, come nel caso di garanzie del tutto inesistenti, richiedono innanzitutto un rafforzamento del sistema dei controlli da parte delle pubbliche amministrazioni, in generale delle stazioni appaltanti. La realizzazione di un'attività di verifica efficace ed efficiente potrà realizzarsi mettendo a sistema le funzioni e le esperienze dei diversi soggetti pubblici coinvolti, sia in ambito finanziario che dei lavori pubblici.
Parallelamente sono in corso ulteriori approfondimenti per verificare se, a livello normativo, si manifesti la necessità di un affinamento delle vigenti disposizioni, al fine di evitare l'elusione dei meccanismi di garanzia che risultano funzionali anche al migliore perseguimento degli interessi pubblici della realizzazione delle opere, oltre che alla tutela dell'assetto concorrenziale. Il Governo valuterà, in coerenza con l'ordine del giorno citato dagli onorevoli interroganti, se e in che misura l'istituenda cabina di regia per il coordinamento strategico e la definizione di politiche direttive efficaci in materia di valorizzazione e sviluppo del mercato dei capitali possa svolgere un ruolo di proattivo coordinamento, anche se, fin da ora, mi preme rilevare come la disposizione istitutiva della predetta cabina, prevista in un emendamento approvato in sede di conversione del decreto-legge 14 marzo 2025 n. 25, il cui iter è prossimo alla conclusione, non attribuisce alcuna competenza in materia di repressione delle frodi in questione, materia che non parrebbe quindi presentare elementi di omogeneità con l'oggetto e le funzioni dell'istituenda struttura.
E quindi il problema esiste, il problema è serio. Dobbiamo cercare di capire se con questa entità si possa in qualche modo interpretare la competenza fino a coprire anche questa tematica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il deputato Romano ha facoltà di replicare.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Ministro, intanto per la serietà della risposta. Noi abbiamo presentato, ed è stato approvato, un ordine del giorno che metteva in capo alla cabina di regia - tra l'altro il provvedimento è stato appena definitivamente approvato dal Senato della Repubblica - … perché la cabina di regia, ovviamente, è un soggetto importante per il monitoraggio di quegli appalti che riguardano il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Ma il tema è più generale, perché riguarda tutte le stazioni appaltanti, e ritengo che noi non si debba aspettare, ad esempio, che la Corte dei conti, sezione controllo dell'Umbria, abbia già avviato un'indagine per capire, in quella regione, quante polizze fideiussorie sono state presentate presso la pubblica amministrazione, oppure le denunce fatte, anche dal Ministro Foti, presso la Guardia di finanza, per attività che potrebbero essere illecite in questo settore, o le tante denunce che vengono dalla pubblica amministrazione, quindi delegando alla magistratura ordinaria o contabile il contrasto di questo fenomeno.
Ritengo che ci siano oggi gli strumenti, anche a servizio della pubblica amministrazione, strumenti che si occupano di certificare, strumenti digitali, che possono realmente, con un'azione ferma, mettere fine a questo fenomeno, che droga le attività delle nostre imprese sane, da un lato, e arricchisce i fenomeni criminali, dall'altro lato.
(Intendimenti del Governo in merito alla tassazione dei servizi digitali - n. 3-01930)
PRESIDENTE. Il deputato Faraone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01930 (Vedi l'allegato A).
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, lei, col suo Governo, di fatto, non ha provveduto a tagliare le tasse, come avete promesso in campagna elettorale, per i cittadini e per le imprese. Non avete investito sulla sanità, come servirebbe e come avevate promesso, anche in questo caso, in campagna elettorale.
Ora, ha proposto tagli lineari a tutti i Ministeri proprio per tenere in ordine i conti. Non si vede traccia, signor Ministro, di una vostra proposta in campagna elettorale di tassare i giganti del web.
Vorremmo capire quale sia l'intendimento del Governo, se quella proposta valga ancora o se, adesso che siete al Governo, sia già scaduta.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevole Faraone, innanzitutto faccio presente che esiste nell'ordinamento italiano - e non esiste in altri ordinamenti europei - un'imposta sui servizi digitali, che è stata conformata esattamente alle proposte contenute nel Digital taxation package, presentato dalla Commissione europea il 21 marzo 2018, al fine di affrontare le sfide poste dalla tassazione dei profitti dell'economia digitale.
E, proprio coerentemente con quella proposta, è stata istituita questa imposta pari al 3 per cento, che, lo scorso anno, ha generato introiti per 455 milioni di euro. Analoga imposta esiste, ad esempio, in Francia e in Spagna; non esiste in Germania e in altri Paesi europei, che non condividono la necessità di colpire questa base imponibile.
Abbiamo, peraltro, riparametrato, proprio nell'ultima legge di bilancio, la base imponibile, che oggi va a colpire tutti coloro che esercitano attività di impresa sul territorio nazionale, che realizzano ricavi per un importo superiore a 750 milioni di euro. Aggiungo che la discussione rispetto la tassazione dell'economia digitale è una discussione che avviene soprattutto a livello internazionale e, in particolare, il famoso two-pillar definito in sede OCSE, che aveva ricevuto l'approvazione di tutti i maggiori Paesi del consesso internazionale e delle principali economie mondiali e che prevedeva anche la Global minimum tax, purtroppo, in questo momento, ha subito uno stop ed è in corso di ridefinizione il perimetro delle basi imponibili dell'economia digitale.
Resta questo tema, che tutta l'impalcatura della scienza delle finanze, per come la conosciamo noi, è costruita sulla vecchia economia e il nuovo fenomeno dell'economia digitale richiede un aggiornamento anche della distribuzione del carico fiscale, su cui noi siamo orientati, ovviamente, a lavorare e a continuare a lavorare, soprattutto in sede internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il deputato Faraone ha facoltà di replicare.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Presidente, possiamo dire che la truffa continua, perché il Ministro Giorgetti è come un passante, perché, naturalmente, tutte le volte che è chiamato in causa a rispondere direttamente delle sue responsabilità, rimanda a consessi diversi rispetto a quello che questo Governo potrebbe già immediatamente fare.
Intanto, il 3 per cento della tassa non è qualcosa che ha introdotto questo Governo: l'avete ereditato. In più, Ministro Giorgetti, per quanto riguarda il 3 per cento, quando c'era, prima della campagna elettorale, l'uomo onda verde, quello che prima era seduto accanto a lei, il Ministro Salvini, e che ora è andato via, e la Premier Meloni, quando era seduta su quei banchi, dicevano che volevano mettere le tasse addirittura sugli accessi rispetto ai giganti del web. Erano proposte da campagna elettorale, salvo poi recarsi da Trump, accettare il fatto che dobbiamo comprare il gas da lui, dobbiamo pagare più dazi, ma una parola della Meloni a Trump sulle tasse ai giganti del web non c'è stata.
Siete quelli che dovevate tassare gli extraprofitti delle banche: non si è visto nulla, anzi giocate a Risiko delle banche. Siete quelli che dovevate tassare le industrie energetiche che facevano extraprofitti: non le avete tassate; le extra-bollette sono quelle che subiscono cittadini e imprese. Quindi, continuate a truffare i cittadini, avendo raccolto il consenso dicendo delle cose e poi, ora al Governo, non mettete in pratica nulla. Una continua truffa che gli italiani, sostanzialmente, ormai hanno compreso.
(Iniziative di competenza in ordine alla quantificazione delle risorse finanziarie e alla definizione dei meccanismi di finanziamento perequativo ai fini dell'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni - n. 3-01931)
PRESIDENTE. Il deputato Zaratti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01931 (Vedi l'allegato A).
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro, sarebbe una bella notizia per il Paese, se ci potesse confermare che lei e il suo collega, il Ministro Calderoli, collega di Governo, ma anche collega di partito, avete una certa comunicazione. Infatti, il Ministro Calderoli ha annunciato che, nel prossimo Consiglio dei ministri, sarà presentata una proposta che riguarda gli standard minimi di servizio pubblico, che sono indispensabili a garantire, da Nord a Sud, i diritti civili e sociali che la Costituzione assegna a tutti i cittadini: i famosi LEP, i livelli essenziali di prestazione, di cui si è tanto discusso. Questi LEP riguardano disuguaglianza territoriale, sanità e altri argomenti importanti.
Lei sa, signor Ministro, che i LEP hanno un costo elevato, un costo significativo. Vengono valutati almeno per cento miliardi. Nel suo Documento di programmazione economica non ha messo una “lira” su questa voce. Come pensate di poterli finanziare? Dove pensate di prendere i soldi? Avete, per caso, fatto una valutazione precisa di quanto i LEP costeranno al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Onorevole Zaratti, lei chiede quali siano le modalità previste per la quantificazione delle risorse necessarie per i LEP e per la definizione dei meccanismi perequativi - tematica riguardante il disegno di legge delega sui livelli essenziali delle prestazioni, che sarà approvato a breve dal Consiglio dei ministri - e, inoltre, richiede informazioni circa l'ammontare delle risorse già stanziate e reperite per garantire una concreta attuazione dei LEP.
Al riguardo, si fa presente che il disegno di legge contiene non già la definizione dei LEP, ma i principi e i criteri direttivi, generali e specifici, che i decreti legislativi attuativi dovranno seguire per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, nelle materie e negli ambiti di materie di cui all'articolo 3, comma 3, della legge 26 giugno 2024, n. 86.
Sarà quindi solo con i successivi decreti legislativi che potrà procedersi alla quantificazione delle risorse necessarie. E tale quantificazione, infatti, non può prescindere dalla concreta definizione dei LEP.
Il disegno di legge conterrà, quindi, una specifica disciplina degli aspetti finanziari e prevederà, in conformità al dettato della legge di contabilità, che i decreti legislativi dai quali deriveranno nuovi o maggiori oneri saranno adottati solo contestualmente o successivamente all'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi recanti le occorrenti risorse finanziarie. In ogni caso, la determinazione dei LEP dovrà essere coerente con gli obiettivi programmati di finanza pubblica e gli equilibri di bilancio, prevedendo, ove necessario, in relazione alle risorse disponibili, un percorso graduale di raggiungimento dei medesimi, anche attraverso la fissazione di obiettivi di servizio intermedi.
Per quanto concerne, infine, i meccanismi perequativi, si evidenzia che i medesimi non potranno che essere quelli previsti dagli articoli 117 e 119 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il deputato Zaratti ha facoltà di replicare.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Signor Ministro, non credo che possiate continuare a prendere in giro, a ingannare i cittadini, come state facendo. Da una parte, annunciate l'arrivo dei LEP e l'autonomia differenziata e, contemporaneamente, lei ci viene a dire qui che tutto sarà compatibile con gli impegni di finanza pubblica, che questo provvedimento, tanto sbandierato dal suo collega Calderoli, invece, non farà niente di concreto. Voi non avete copertura finanziaria per i servizi essenziali.
Non avete copertura finanziaria per i diritti dei cittadini, per garantire a tutte e a tutti gli stessi diritti sul territorio nazionale. Del resto, lo dice il Documento di finanza pubblica del 2025. Anzi, per dire la verità, signor Ministro, lei questi soldi li avrebbe pure se il suo Governo non continuasse ad aumentare la spesa militare come sta facendo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), se recuperasse gli extraprofitti delle multinazionali dell'energia, se recuperasse gli extraprofitti delle grandi banche, se recuperasse l'evasione fiscale, se imponesse una patrimoniale ai patrimoni di 8 e 5 milioni. Invece, lei ci viene a dire che tutto questo è soltanto fantasia.
È soltanto l'ennesimo annuncio, è soltanto l'ennesimo inganno del suo partito e del suo Governo nei confronti delle cittadine e dei cittadini italiani che, ancora una volta, dovranno accontentarsi, appunto, di fare le nozze con i fichi secchi. Con buona pace, invece, di quelle persone che chiedono ancora investimenti sulla sanità, sull'assistenza sociale, sul trasporto pubblico locale, su ambiente e rifiuti, su sicurezza, Protezione civile, sui servizi per l'infanzia e i disabili. Per tutto questo i soldi non ci sono. Lei ce l'ha ribadito, ma almeno basta con le bugie e dite la verità agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!
(Tempistiche per la completa attuazione della delega fiscale, con particolare riferimento all'adozione del previsto codice tributario - n. 3-01932)
PRESIDENTE. Il deputato Tremaglia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bignami ed altri n. 3-01932 (Vedi l'allegato A), che ha sottoscritto in data odierna.
ANDREA TREMAGLIA (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, uno Stato più vicino ai cittadini, soprattutto a quelli che lavorano e che producono, uno Stato e un fisco più giusto sono due dei pilastri del programma elettorale con cui Fratelli d'Italia e il centrodestra hanno chiesto e ottenuto la fiducia degli italiani. Sono due dei motivi per cui abbiamo ritenuto, dal primo minuto di questo Governo Meloni, necessario affrontare con coraggio la riforma del sistema fiscale, del fisco italiano. Abbiamo dato una delega importante al Governo in tale senso come Parlamento.
I primi risultati, molto importanti, già li stiamo vedendo. Siamo orgogliosi di questi primi risultati, perché abbiamo visto fortunatamente crescere il recupero dell'evasione fiscale; abbiamo visto crescere a livelli record il gettito tributario; abbiamo saputo abbassare, con sacrifici, a decine di milioni di italiani le tasse. Sappiamo che ancora tanto c'è da fare, soprattutto per quel che riguarda la certezza del diritto. Perché sappiamo che, purtroppo, un sistema farraginoso, come è stato per tanti anni quello tributario fiscale italiano, rende più complicato, rende meno attraente e attrattivo anche l'investimento per chi intende farlo nella nostra Nazione. Di conseguenza, apprezziamo ovviamente il coraggio con cui il Governo sta affrontando questo tema e la risolutezza con cui il Governo sta mettendo mano ai codici tributari. Le chiediamo Ministro oggi a che punto siamo e quali sono le prossime tappe in tal senso.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevole Tremaglia, lei giustamente ha ricordato la legge n. 111 del 9 agosto 2023, che ha delegato il Governo ad adottare, entro 24 mesi da quella data, uno o più decreti legislativi al fine di revisionare il sistema tributario. Evidenzio che sono stati già approvati il testo unico in materia di sanzioni amministrative tributarie, il testo unico relativo ai tributi erariali minori, quello relativo alla giustizia tributaria e quello in materia di versamenti e riscossioni. E, appunto, per quanto riguarda le tempistiche che il Governo si prefigge per dare completa attuazione alla delega fiscale, ricordo che dapprima, con la legge n. 122 dell'8 agosto 2024, è stato prorogato il termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante l'adozione di testi unici, prevedendo il differimento del termine finale per l'adozione del provvedimento in oggetto al 31 dicembre del 2025.
Inoltre, il Consiglio dei ministri, nella seduta del 9 aprile 2025, ha approvato uno schema di disegno di legge che introduce delle modifiche alla legge delega originaria, prevedendo lo slittamento dal 29 agosto 2025 al 31 dicembre 2025 del termine entro cui il Governo può esercitare il potere di delega in materia di riforma fiscale e, conseguentemente, quello per l'adozione di decreti correttivi e integrativi.
Il programma, quindi, si aggancia alla previsione dell'adozione del codice per il riassetto delle disposizioni tributarie, per il quale l'articolo 21 della legge di delega fiscale indica l'attuazione entro 12 mesi dall'entrata in vigore dell'ultimo dei decreti legislativi, di cui all'articolo 1, comma 6.
L'adozione del codice costituisce un ulteriore qualificato stadio del programmato processo di riordino del settore tributario, in funzione della primaria esigenza di certezza del rapporto con i contribuenti. L'obiettivo è quello di ridisegnare il complesso eterogeneo delle disposizioni tributarie in un autonomo, armonico corpo organico, articolato in una parte generale - riferita agli istituti comuni a tutti i tributi - e in una parte speciale, così da creare un microsistema legislativo a sé stante, connotato da un razionale assetto regolatorio e da un linguaggio aggiornato unitario. Tanto premesso, il Governo sta ultimando i lavori finalizzati al completamento dei testi unici ancora in via di definizione, i quali nelle prossime settimane saranno portati all'attenzione del Consiglio dei ministri per il prosieguo dell'iter, nel pieno rispetto dei termini legislativamente previsti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Congedo ha facoltà di replicare.
SAVERIO CONGEDO (FDI). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, per la sua risposta della quale ci dichiariamo soddisfatti. Soddisfatti anche per il lavoro che il Governo, lei in persona, il Vice Ministro Leo, tutto il Governo Meloni sta mettendo in campo per ammodernare il nostro sistema fiscale, un sistema fiscale ormai datato anni '70, assolutamente obsoleto. A meno di due anni dal mandato con cui il Parlamento ha conferito al Governo i poteri di legge delega per la riforma fiscale, la riforma viaggia in maniera spedita.
Ad oggi sono 16 i decreti legislativi che riguardano il sistema tributario già attuati, dei quali 15 hanno esaurito l'iter parlamentare e hanno interessato l'imposta sulle persone fisiche, lo statuto del contribuente, il contenzioso tributario, i meccanismi di compliance, di semplificazione degli adempimenti, il sistema sanzionatorio e di riscossione, per citare, diciamo, solamente qualcuno dei 16. Ma anche sotto il profilo - come ricordava lei - del riordino della legislazione tributaria sono 4 i decreti legislativi, 4 testi unici in materia di tributi minori, di sanzioni, di giustizia e di riscossione. Si tratta di una modifica del paradigma che il Governo Meloni ha messo in campo e che sta già dando i primi risultati con atti concreti.
Penso alla riduzione delle aliquote Irpef da tre a quattro a favore proprio del ceto medio; penso al taglio del cuneo fiscale che significa più soldi in busta paga per i lavoratori dipendenti; penso all'IRES premiale per le aziende che investono o assumono; penso alla semplificazione per le aggregazioni degli studi professionali e di lavoro autonomo e penso al record delle entrate sia sotto il profilo del gettito spontaneo che quello di recupero dell'evasione.
Come lei ha ricordato, insomma, c'è anche il decreto che proroga e differisce alcuni termini.
Ma possiamo certamente dire che la riforma è in cammino e che l'obiettivo e il traguardo sono certamente chiari. Penso al traguardo della semplificazione del sistema tributario, alla riduzione del carico fiscale per cittadini e imprese verso la stimolazione di investimenti e assunzioni per le imprese…
PRESIDENTE. Concluda.
SAVERIO CONGEDO (FDI). …alla promozione, in particolare, di un nuovo rapporto di fiducia tra Stato e contribuenti, premiando la lealtà e la responsabilità dei contribuenti.
Possiamo certamente dire che è un impegno mantenuto da parte del centrodestra, di Fratelli d'Italia e del Governo Meloni perché, come ricordava il collega Tremaglia, era tra le priorità del programma di Governo votato dagli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Chiarimenti in ordine al possibile utilizzo dei risparmi privati come fonte di finanziamento del piano di riarmo europeo - n. 3-01933)
PRESIDENTE. Il deputato Lomuti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Riccardo Ricciardi ed altri n. 3-01933 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Vogliamo semplicemente sapere se l'Europa, per finanziare questo nefasto programma di riarmo, abbia intenzione di toccare i risparmi di milioni di cittadini europei. Vogliamo saperlo perché ciò avverrebbe con la delibera sull'Unione dei risparmi e degli investimenti, che verrà presto approvata, che altro non è che un facilitatore orizzontale verso gli investimenti bellicistici, giustificati dall'insana idea di preferire un carro armato a una scuola, a una strada o a un ospedale.
Questa delibera andrà a interessare i fondi pensionistici, i fondi di investimento, i fondi dei risparmiatori di milioni di cittadini europei che si ritroveranno, loro malgrado, ad essere complici ignari dell'acquisto di armi, attraverso quel complesso procedimento che è la cartolarizzazione, che trasforma i titoli di credito di istituti finanziari e di enti pubblici in titoli spendibili sul mercato.
Questa è la riprova che il ReArm Eu non è altro che un raggiro: più soldi, più armi, più soldi per pochi, più guerre. Ma questo lei, Ministro Giorgetti, lo sa benissimo, lo sapete tutti, lo sa benissimo anche il Ministro Crosetto, che per anni ha lavorato con le aziende che vendono armi, e lo sa benissimo anche la Presidente von der Leyen che, da ex Ministra della Difesa tedesca, è famosa per aver speso, nel 2015, 8,5 miliardi in 138 elicotteri che non funzionavano. Questo per dire in che mani siamo in Europa.
PRESIDENTE. Concluda.
ARNALDO LOMUTI (M5S). Però lì, nel Parlamento europeo c'era un'opposizione, che è quell'opposizione che manca, che dovrebbe fare la Presidente Meloni, che dovrebbero fare agli altri leader dei Paesi europei, che, invece, è inesistente. Allora, Ministro Giorgetti, noi vogliamo sapere, ci risponda: questa deriva bellicista europea coinvolgerà milioni di risparmiatori europei e italiani o no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, colleghi, le diverse proposte contenute nel Libro bianco sulla difesa europea sono volte a supportare, su base volontaria, gli Stati membri nell'eventuale incremento delle spese per la capacità di difesa fino a un massimo totale stimato pari a 800 miliardi di euro; di questi, 150 miliardi tramite la creazione dello strumento SAFE, per finanziare attraverso prestiti il potenziamento delle capacità militari degli Stati membri, e i restanti 650 miliardi tramite l'attivazione coordinata della clausola di salvaguardia nazionale nell'ambito delle nuove regole di bilancio.
In tale contesto, la proposta di regolamento che istituisce lo strumento per la sicurezza europea (SAFE) è volta a creare un nuovo strumento finanziario comune, che si finanzierà sul mercato attraverso l'emissione di titoli di debito UE garantiti dal bilancio europeo. Lo strumento consentirà all'Unione europea di fornire prestiti a lungo termine, a tassi vantaggiosi, agli Stati che ne faranno richiesta. Poiché, però, il negoziato sul regolamento SAFE è ancora in corso, ulteriori elementi di valutazione si avranno successivamente alla sua definizione.
Con riferimento alla proposta della Commissione di attivare in modo coordinato a livello europeo la clausola di salvaguardia nazionale del Patto di stabilità e crescita per le spese legate alla difesa, occorre sottolineare che si tratterebbe di un ulteriore indebitamento nazionale che, pur non avendo conseguenze immediate in termini di sorveglianza europea di bilancio, andrebbe a peggiorare la situazione fiscale del Paese e gli sforzi necessari al momento della disattivazione della clausola.
In questo contesto, appare al momento prematura una valutazione dell'impatto sui saldi di finanza pubblica del Piano ReArm, perché ogni ipotesi di utilizzo di risorse nazionali supplementari ovvero di richieste di attivazione della clausola nazionale, per quanto riguarda la Repubblica italiana, al momento, è in attesa delle decisioni che saranno assunte, eventualmente, al vertice NATO di giugno. Allo stato, il Governo ha esclusivamente confermato la volontà di rispettare l'obiettivo di un livello della spesa per la difesa pari al 2 per cento del PIL, concordato a livello NATO.
Per quanto concerne le misure ipotizzate a livello europeo, dagli elementi sopra descritti - in particolare la natura volontaria delle misure, la funzione di garanzia indiretta del bilancio europeo e la forma di supporto prevalentemente sotto forma di prestiti agli Stati - non appare possibile configurare degli effetti sul risparmio dei privati cittadini in termini di loro possibile utilizzo inconsapevole per l'acquisto di armi. La Commissione, invero, ritiene che, tramite la realizzazione di un'autentica ed efficiente unione dei risparmi e degli investimenti, che consenta l'efficiente allocazione, anche su base transfrontaliera, dei capitali disponibili, sarebbe possibile mobilitare risorse private verso forme di investimento che supportino gli obiettivi strategici della UE, tra i quali il rafforzamento del sistema di difesa. Tale canalizzazione avverrebbe su base volontaria, mediante la possibilità di fruire di una più vasta gamma di opzioni d'impiego in seguito a consapevoli e informate scelte di investimento dei singoli risparmiatori, escludendosi, pertanto, dall'automatismo che sembra essere paventato dal quesito posto dagli interroganti.
PRESIDENTE. La deputata Baldino ha facoltà di replicare.
VITTORIA BALDINO (M5S). Presidente, questo Governo verrà ricordato non per aver difeso la sovranità nazionale, ma per aver messo le mani nelle tasche degli italiani per comprare nuove armi. Lei, signor Ministro, verrà ricordato per essersi piegato agli interessi della Francia e della Germania, avendo siglato un nuovo vincolo europeo, un nuovo quadro di vincoli europeo - glielo ricordo, il Patto di stabilità e crescita che ha firmato lei - che porterà in Italia una nuova stagione di tagli ai servizi e nuove tasse. Lei verrà ricordato per aver svenduto gli interessi nazionali, per aver svenduto il nostro Paese ai fondi di investimento americani, come KKR, che oggi detiene sostanzialmente la nostra rete di telecomunicazioni, e BlackRock, che lei ha autorizzato ad aumentare la propria partecipazione in Leonardo, Fincantieri.
Ministro, questo Piano di riarmo europeo, di cui lei ha parlato, che, lo ricordo, è illegittimo - e oggi il Parlamento europeo ha approvato un nostro emendamento per dichiarare questa illegittimità -, non finanzierà i nuovi armamenti soltanto con soldi pubblici a debito, ma anche con investimenti privati ad insaputa dei risparmiatori.
E, a proposito di trasparenza, signor Ministro, ora capisco anche il motivo per cui avete, sostanzialmente, bloccato la sciagurata riforma della legge n. 185, che richiedeva maggiore trasparenza (la legge originaria sul commercio di armi), perché state raggiungendo questo obiettivo di ridurre la trasparenza nel commercio di armi attraverso altri mezzi come, ad esempio, proprio il Piano di riarmo.
Quindi, Ministro, più giorni passano e più appare chiaro chi ci guadagna da questa vostra lucida follia bellicista. Più giorni passano e più appare chiaro di quale sicurezza vi state occupando, e non è la sicurezza degli italiani - oggi l'Istat ci dice che non hanno più nemmeno i soldi per fare la spesa -, ma è la sicurezza del grande complesso militare, industriale e finanziario, la principale minaccia per la democrazia, perché è il vero decisore politico che guida le vostre decisioni. Più giorni passano e più appare chiaro chi sono i vostri padroni.
Presidente, oggi la Presidente Meloni, in Senato, ha detto che senza difesa non c'è sicurezza e senza sicurezza non c'è libertà, ma la verità è che la libertà, Presidente, in realtà già non c'è: gli italiani non hanno la libertà di curarsi, non hanno la libertà di vivere dignitosamente con il proprio salario, i giovani non hanno la libertà di restare in Italia, e ci state togliendo anche la libertà di manifestare. Se è vero che la libertà ha un prezzo, noi abbiamo già pagato il prezzo della perduta libertà, avendo già consegnato il Paese nelle mani del grande complesso militare e finanziario industriale. Voi siete dei servi e noi non saremo mai i servi dei servi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Chiarimenti in ordine alle condizioni di cura e di assistenza presso il centro di permanenza per i rimpatri di Brindisi, con specifico riguardo al recente decesso di un migrante ivi trattenuto - n. 3-01927)
PRESIDENTE. La deputata Scarpa ha facoltà di illustrare l'interrogazione Stefanazzi ed altri n. 3-01927 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Nella notte tra l'1 e il 2 maggio, Abel Okubor è morto nel CPR di Brindisi. Quando una persona di 37 anni muore all'interno di un CPR non penso che si possa parlare di semplice malore, tanto che questa morte non è un caso isolato. Sono tante, ormai, negli anni le persone che sono morte nei CPR, tra le braccia dello Stato; CPR, luoghi in cui da tempo si denunciano le condizioni di trattenimento inumane, peraltro non regolate da una normativa primaria, dove la contenzione tramite psicofarmaci e la negligenza sanitaria sono questioni all'ordine del giorno, luoghi patogeni dove non è improprio parlare di deriva manicomiale.
Tutto questo è avvenuto in un clima di opacità che ha dell'incredibile. Il collega Stefanazzi, la mattina stessa, poche ore dopo questo decesso, ha fatto un ingresso ispettivo nel CPR di Brindisi ed è stato tenuto all'oscuro di tutto. Manca ancora una comunicazione ufficiale da parte delle autorità competenti rispetto a questo decesso.
Ministro, avrei voluto chiederlo al Ministro Piantedosi, che questo modello che produce morte lo vuole esportare in Albania, ma lo chiedo a lei: visto che lo Stato ha la responsabilità di garantire la sicurezza e la salute di chi è in sua custodia, come è stato possibile tutto questo?
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.
LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, lo scorso 2 maggio, alle 2,35 circa, gli operatori del consorzio ONLUS Hera, gestore del centro di permanenza per il rimpatrio di Restinco, in provincia di Brindisi, comunicavano al personale di turno dalle Forze di polizia che il cittadino nigeriano Abel Okubor era stato colto da un malore.
Nell'immediatezza l'uomo, trovato privo di sensi, veniva soccorso e trasportato in infermeria e alle 2,55 giungeva presso il centro anche l'unità operativa del 118, con a bordo il medico territoriale. I tentativi di rianimazione non davano esito positivo e alle ore 3,20 il medico ne constatava il decesso.
Sempre sulla base di quanto riferito dalle autorità provinciali di pubblica sicurezza, il pubblico ministero di turno presso il tribunale di Brindisi, immediatamente informato da un dirigente della questura, disponeva la traslazione della salma presso l'obitorio del cimitero di Brindisi, affinché rimanesse a disposizione dell'autorità giudiziaria.
Tutti gli atti, compresa la documentazione sanitaria, venivano pertanto trasmessi dalla questura alla procura della Repubblica, che sta svolgendo tutti gli accertamenti per far luce sul tragico decesso.
Dagli elementi forniti dalla prefettura di Brindisi circa le pregresse condizioni generali del migrante in questione, risulta che lo stesso non aveva palesato sintomi di alcun tipo di patologia.
Circa la mancata comunicazione dell'avvenuto decesso all'onorevole Stefanazzi, in visita al CPR a poche ore dai fatti, il prefetto di Brindisi ha riferito di aver interloquito telefonicamente con il parlamentare prima dell'accesso al centro e di aver espresso apprezzamento per la sensibilità dimostrata con la sua tempestiva presenza nella struttura, ciò nel convincimento che la visita fosse collegata al decesso del cittadino nigeriano. Anche la direttrice del centro ha riferito di aver subito collegato la presenza del parlamentare alla conoscenza di quanto accaduto.
Venendo ora alla situazione del CPR, la prefettura di Brindisi ha precisato che vengono effettuate periodiche visite ispettive, volte a verificare la qualità delle prestazioni rese, nonché le condizioni generali di gestione della struttura.
In questo contesto, nel dicembre del 2024, una rappresentanza dell'Agenzia dell'ONU per i rifugiati ha visitato il centro, con un esito sostanzialmente positivo. Veniva, in particolare, rilevata la presenza di un regolamento del centro che specifica, tra l'altro, i servizi alla persona, l'assistenza psicologica, sociale, sanitaria, informativa e legale a disposizione dei migranti e le modalità per facilitare l'accesso ai suddetti servizi. Lo scorso 12 febbraio un'ulteriore visita di monitoraggio è stata effettuata da parte del personale del Ministero dell'Interno, con il supporto della prefettura.
L'impegno del Governo è di mantenere adeguate le condizioni dei CPR, ripetutamente oggetto di danneggiamento e di atti vandalici da parte degli stessi migranti che vi sono ospitati. L'obiettivo strategico rimane quello di aumentare i posti nei CPR, data la correlazione diretta tra disponibilità logistica e incremento dei rimpatri - ho finito, Presidente - nei Paesi di origine per coloro che non hanno titolo a rimanere in Italia, come dimostra il trend del momento degli allontanamenti effettuati negli ultimi due anni.
PRESIDENTE. Il deputato Stefanazzi ha facoltà di replicare.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Qualche minuto fa la Presidente Meloni, leggo testualmente, ha dichiarato al Senato: mi corre l'obbligo di condividere con voi quale sia il curriculum di queste persone, a cui dovremmo considerare di dare protezione internazionale. Si tratta di persone che si sono macchiate di reati molto gravi, tra cui si annoverano furti, rapine, eccetera.
Abel Okubor aveva 37 anni, signor Ministro, e per 12 anni aveva fatto il bracciante in Italia; non aveva un precedente penale. Sa perché era finito a Restinco? Perché gli era scaduto il permesso di soggiorno. Sa perché? Perché, per un cavillo burocratico, a causa della morte del suo legale, non era stato possibile notificare al suo legale il rigetto della prima istanza di protezione internazionale e questo aveva impedito di riprogrammare e di presentare altre istanze.
Era lì, come tutti gli ospiti - perché, signor Ministro, lei dovrebbe andarci in un CPR -, imbottito di psicofarmaci, a spegnersi lentamente, chiedendosi perché una persona che è arrivata in Italia per lavorare - e lo ha fatto in maniera onesta per 12 anni - fosse costretta a stare in un posto dove, in questa fase storica, per un'incredibile congiuntura della storia, i ragazzi che sono lì dentro vivono nel terrore di essere sorteggiati, perché succede così, per essere inviati in un CPR in Albania, senza informazioni e senza l'assistenza dei loro legali.
Allora è chiaro, signor Ministro, che sarà l'autopsia a fornire i dati su cosa sia successo quella notte. Non c'era bisogno che venisse qui a dircelo, anche se la ringrazio per la sua disponibilità.
Qui noi volevamo il Ministro Piantedosi, perché il Ministro Piantedosi avrebbe dovuto spiegarci le ragioni di fondo del perché ci siano persone che vivono in condizioni di disumanità nei CPR e perché ci sia una pressione così incredibile sulle autorità locali e sui gestori dei centri; e quello che ha detto lei, a proposito della giustificazione del prefetto e della direttrice, mi intristisce.
Vogliamo capire perché c'è una tale pressione che porta a un embargo totale delle informazioni, anche nei confronti di un rappresentante delle istituzioni, perché questo è successo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Con la sua assenza, il Ministro Piantedosi ha confermato la posizione politica di questo Governo: l'assoluto menefreghismo nei confronti della sorte degli ultimi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
(Iniziative volte a rendere l'impiego presso la pubblica amministrazione attrattivo nei confronti delle giovani generazioni - n. 3-01934)
PRESIDENTE. Il deputato Paolo Emilio Russo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01934 (Vedi l'allegato A).
PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Onorevole Ministro, tra il 2023 e il 2024, nel settore pubblico, sono state reclutate oltre 350.000 persone. Si tratta di un numero considerevole e importante di nuovi assunti, che daranno un contributo per fare fronte alle imminenti sfide e agli impegni previsti dal PNRR.
In questo percorso è fondamentale introdurre misure per rendere la pubblica amministrazione sempre più attrattiva nei confronti dei giovani, cui dobbiamo offrire opportunità di lavoro non solo sicuro, ma al passo con i tempi e con le nuove necessità.
Vorremmo, dunque, conoscere quali iniziative sono state adottate dal Governo e dal suo Ministero per rendere la pubblica amministrazione più attrattiva, soprattutto nei confronti dei più giovani.
PRESIDENTE. Il Ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha facoltà di rispondere.
PAOLO ZANGRILLO, Ministro per la Pubblica amministrazione. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la modernizzazione della pubblica amministrazione attraverso il coinvolgimento delle giovani generazioni è un'esigenza sempre più necessaria alla luce delle continue trasformazioni, anche dal punto di vista dell'innovazione digitale, che richiedono evidentemente la necessità per le amministrazioni pubbliche di dotarsi di nuove competenze.
Come ricordava lei, il primo intervento è stato rivolto sul fronte del reclutamento. Innovative modalità di selezione sono state necessarie per assumere talenti in modo rapido. Abbiamo ridotto i tempi di selezione, passando da una media di 780 giorni, che era la media registrata prima della pandemia, a circa 150. Questo risultato è stato raggiunto grazie al potenziamento della piattaforma inPA, il portale che rappresenta l'unica porta di accesso alle amministrazioni centrali e territoriali.
Per essere ancora più vicini alle nuove generazioni, inPA è disponibile anche attraverso un'apposita app, da scaricare su device mobili. Iscriversi ai concorsi non è mai stato così semplice. Su inPA sono registrati oltre 2 milioni di cittadini e più del 50 per cento di coloro che si iscrivono ai concorsi hanno un'età inferiore ai quarant'anni.
Nel 2024 abbiamo pubblicato 22.000 bandi; abbiamo messo a bando più di 350.000 posizioni e, nel 2025, nei primi mesi di quest'anno, sono già 5.000 i bandi pubblicati e 60.000 le posizioni messe a bando.
Tra le novità introdotte nel decreto n. 25 del 14 marzo 2025, approvato oggi - proprio oggi - in via definitiva dal Parlamento, segnalo, in modo particolare, la possibilità per i giovani degli istituti tecnici superiori dell'ITS Academy di essere assunti con contratto a tempo determinato come funzionari, con la possibilità di proseguire la carriera nel pubblico impiego, conseguendo la laurea e ottenendo una valutazione positiva del lavoro svolto.
A questo si aggiunge la possibilità per le amministrazioni di dotarsi della figura del social media e digital manager. Si tratta di due iniziative strategiche per fare in modo che il settore pubblico possa dotarsi di competenze tecniche qualificate per far fronte alle sfide sempre più complesse.
Allo stesso tempo, il Dipartimento ha avviato due programmi: “Tirocini inPA” e “Dottorati inPA”, in dieci amministrazioni pilota, con l'obiettivo di offrire ai giovani percorsi professionalizzanti concreti. La valutazione positiva all'esito dei programmi può costituire oggetto di valutazione nell'ambito dei concorsi indetti dalla stessa amministrazione. Abbiamo introdotto strumenti finora sconosciuti al pubblico impiego, come l'apprendistato e la formazione del lavoro.
Concludo, da ultimo, con un disegno di legge sul merito, approvato in Consiglio dei ministri, che sarà esaminato in Parlamento: sono introdotti percorsi di carriera, basati non solo sul riconoscimento delle competenze, ma anche sui risultati raggiunti sul campo, quindi il merito. Perciò, modalità e tempi di accesso rapido, sviluppo delle competenze, a cui si aggiungono sistemi gestionali volti a premiare il merito sono le carte su cui dobbiamo puntare per vincere la scommessa del futuro.
PRESIDENTE. Il deputato Paolo Emilio Russo ha facoltà di replicare.
PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Gli uffici pubblici già non sono più da tempo - e certo non devono mai più essere - quei luoghi polverosi dove i cittadini trascorrono ore interminabili in coda per un timbro di ceralacca. Digitalizzazione, sviluppo tecnologico e, presto, anche intelligenza artificiale consentiranno di offrire servizi moderni e di dare risposte pronte alle esigenze di cittadini e aziende. Non più errori nel pagare una tassa o una multa; niente più spazio per le opacità, perché ogni euro, ogni permesso è controllabile sempre.
Grazie a un'importante innovazione appena introdotta, quella che ha citato poc'anzi, la figura del social media manager pubblico, ogni cittadino potrà finalmente essere informato laddove oggi si cercano le notizie: online, sulle piattaforme e sul web, che diventa il nuovo giornalino comunale, che un tempo veniva stampato con il ciclostile. Le idee e le nuove conoscenze necessarie per fare tutto questo, per accompagnare la transizione tecnologica della pubblica amministrazione, camminano, come sempre, sulle gambe delle donne e degli uomini che lì ci lavorano.
Ecco perché siamo soddisfatti della sua risposta, signor Ministro, perché oggi ha spiegato al Parlamento che il numero dei giovani assunti potrà dare un contributo importante, anche affiancando le professionalità che già ci sono all'interno della pubblica amministrazione. Il settore pubblico non può più essere solo il luogo del posto fisso sicuro, ma deve ritrovare, come sta iniziando a fare, grazie anche al lavoro del Governo e di questa maggioranza, la capacità di attrarre i migliori talenti, le ragazze e i ragazzi che vogliono mettere le loro capacità al servizio della comunità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
(Iniziative volte all'effettiva applicabilità dell'incremento del Fondo risorse decentrate per gli enti locali in considerazione dei vincoli di spesa vigenti - n. 3-01935)
PRESIDENTE. La deputata Ruffino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01935 (Vedi l'allegato A).
DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, colleghe e colleghi, siamo a chiedere come venga garantita l'effettiva applicabilità delle disposizioni di recente approvazione, anche alla luce della permanenza dei vincoli di spesa - questo, ovviamente, per gli enti territoriali - e della mancata previsione di risorse aggiuntive. Il contesto è fragile per le rigidità strutturali delle finanze locali e la disposizione rischia di aprire più problemi di quanti non ne risolva.
Chiediamo, quindi, al Governo di chiarire come intenda correggere questo squilibrio. Speriamo almeno nella prossima legge di bilancio, per rendere operativa una norma che non produca nuove frustrazioni nei dipendenti e negli amministratori comunali.
PRESIDENTE. Il Ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione.
PAOLO ZANGRILLO, Ministro per la Pubblica amministrazione. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il tema sollevato dagli interroganti mi permette di fornire alcuni chiarimenti in merito ad una questione che definirei storica e che solo questo Governo ha affrontato con senso di responsabilità e con un approccio pragmatico. Giova ricordare, infatti, che, come riportato dagli ultimi dati - mi riferisco al rapporto IFEL 2025 - per quanto riguarda il personale non dirigente appartenente alle diverse categorie, le retribuzioni medie del comparto comuni sono inferiori a quelle rilevate nelle amministrazioni regionali centrali e a quelle delle agenzie.
A mero titolo esemplificativo, un dipendente appartenente alla categoria di un comune percepisce una retribuzione complessiva intorno ai 22.300 euro contro i 26.000 di un suo omologo della regione. La forbice si allarga ancora di più tra i funzionari, dove il raffronto tra personale appartenente alle categorie degli enti locali con le amministrazioni centrali diventa più complicato in considerazione delle differenze tra le diverse categorie. Basti pensare che un dipendente di un comune, con categoria D, percepisce una retribuzione media di 36.800 euro, un suo omologo della regione di 42.000, mentre un funzionario di un'amministrazione centrale di 37.000.
È dunque evidente come le retribuzioni appena registrate influiscano sugli organici degli enti locali, che molto spesso riportano una fuga dei dipendenti verso le amministrazioni più attrattive dal punto di vista economico. Per questo motivo, siamo intervenuti assumendoci un impegno chiaro: porre fine ad una disparità storica che, nel corso degli anni, ha generato evidenti problematiche per gli enti locali, cuore pulsante del Paese, chiamati in prima battuta a dare risposte efficaci e tempestive agli utenti, ai cittadini e alle imprese.
Secondo una stima che abbiamo elaborato recentemente, si rappresenta che la norma richiamata dagli onorevoli interroganti consentirebbe a più del 90 per cento degli enti locali e a più del 60 per cento delle regioni di incrementare le retribuzioni del proprio personale per un importo complessivo potenziale di circa 1,9 miliardi di euro, circa 300 euro medi di incremento mensile. Pertanto, in considerazione del significativo incremento, appare piuttosto complicato ipotizzare eventuali problemi applicativi, soprattutto senza che la norma abbia potuto esplicare i suoi effetti nel sistema degli enti locali.
Faccio comunque presente che è in corso di predisposizione, con la Ragioneria generale dello Stato, una circolare volta a fornire indicazioni agli enti del comparto al fine di garantire una corretta e uniforme applicazione della norma richiamata. Aggiungo che l'intervento in questione è da leggere nel quadro più complesso degli interventi messi in campo a sostegno degli enti locali.
A questo proposito, registro una personale forte preoccupazione in merito alle resistenze avanzate da alcune sigle sindacali nel corso delle trattative riguardanti i rinnovi dei contratti pubblici e mi auguro possano venire meno, nel volgere di poco tempo, al fine di dare risposte certe a chi ogni giorno svolge con impegno il proprio lavoro al servizio dei cittadini.
PRESIDENTE. La deputata Ruffino ha facoltà di replicare.
DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Grazie, signor Ministro. Sicuramente c'è una questione storica, ci sono delle retribuzioni inferiori degli enti locali rispetto alle regioni. Cito soltanto gli enti locali che, in genere, al di sotto dei 15.000 abitanti non hanno neppure la figura del dirigente. Quindi, concordo sui dati che ha citato in premessa. Rimane la grande preoccupazione, ma forse anche per quel briciolo di esperienza che ho sugli enti locali. Ad esempio, parlo di evidenti discrasie: come si pensa che sia garantita la vera e reale applicabilità della deroga al trattamento accessorio, se ci sono i limiti di spesa storici, se rimangono sulla spesa del personale?
Quindi, o si alzeranno le retribuzioni o si faranno i concorsi. In più, se si erode la capacità di assunzione, signor Ministro, come faranno i nostri sindaci a premiare i dipendenti, se non sarà consentito fare nuove assunzioni? Il risultato di questa operazione è un'asimmetria normativa evidente. Un ente locale si trova a dover scegliere: più risorse per i dipendenti in servizio o nuove leve per gli uffici? Faccio presente che c'è stato un blocco delle assunzioni e gli uffici sono semivuoti. Questo è un quadro che è reso fragile dalle rigidità strutturali della finanza locale.
Questa è una deroga che mi permetto di definire “zoppa”, perché rischia di aprire più problemi di quanti ne risolva, quindi obbligando anche gli amministratori a un equilibrismo sempre più complicato tra vincoli contabili e qualità dei servizi ai cittadini. Che cosa si voleva fare realmente, signor Ministro? Quali obiettivi voleva raggiungere per dare finalmente slancio agli enti locali? Per inciso, è ancora decisamente irrisolta anche la questione dei segretari comunali: siamo sempre su 1 a 3, 4, 5, 6, ma nelle emergenze i dipendenti comunali e i sindaci sono quelli che danno risposte (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.
La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,20.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 102, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2025, n. 39, recante misure urgenti in materia di assicurazione dei rischi catastrofali (A.C. 2333-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2333-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2025, n. 39, recante misure urgenti in materia di assicurazione dei rischi catastrofali.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2333-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente. Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Gianpiero Zinzi.
GIANPIERO ZINZI , Relatore. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il decreto-legge di cui si avvia oggi la discussione in Aula reca disposizioni concernenti l'obbligo di stipulazione dei contratti assicurativi a copertura dei danni direttamente cagionati da calamità naturali ed eventi catastrofali verificatisi nel territorio nazionale.
Segnalo che l'articolo 1, al comma 1, provvede al differimento del termine iniziale di efficacia dell'obbligo assicurativo per le imprese di medie, piccole e micro dimensioni. Ricordo che il predetto obbligo è stato introdotto dall'articolo 1, comma 101, della legge 30 dicembre 2023, n. 213. La decorrenza del predetto obbligo, inizialmente prevista al 31 dicembre 2024 e già prorogata al 31 marzo 2025, è ulteriormente prorogata dal provvedimento in esame rispettivamente al 1° ottobre 2025 per le medie imprese e al 31 dicembre 2025 per le piccole e micro imprese.
Al fine di evitare incertezze interpretative, il comma 2 stabilisce altresì che la disposizione di cui al comma 102 della richiamata legge di bilancio per il 2024 - secondo la quale dell'inadempimento dell'obbligo di assicurazione si deve tenere conto nell'assegnazione di contributi, sovvenzioni o agevolazioni di carattere finanziario a valere su risorse pubbliche, ivi incluse quelle previste in occasione di eventi calamitosi e catastrofali per le imprese di medie, piccole e micro dimensioni - trova applicazione a decorrere dalla data in cui sorge l'obbligo assicurativo.
Il comma 3 stabilisce che per le grandi imprese, per le quali il termine di decorrenza dell'obbligo assicurativo resta fermo al 31 marzo 2025, la richiamata condizione per l'accesso agli incentivi pubblici si applichi decorsi 90 giorni dalla decorrenza dell'obbligo, ossia dal 30 giugno 2025.
Il comma 3-bis, introdotto in sede referente, interviene sull'articolo 1, comma 101, della legge 30 dicembre 2023, n. 213, al fine di specificare i criteri da adottare per la determinazione del valore dei beni da assicurare.
Il comma 3-ter, introdotto in sede referente, introduce una deroga per le limitazioni all'oggetto del contratto di assicurazione previste all'articolo 1, comma 104, della legge n. 213 del 2023. Tale disposizione stabilisce che il contratto di assicurazione preveda un eventuale scoperto o franchigia massima pari al 15 per cento del danno e altresì che si applichino premi in misura proporzionale al rischio. Il comma 3-quater, anch'esso introdotto in sede referente, integra l'articolo 1, comma 105-bis, della legge 30 dicembre 2023, n. 213, attribuendo al Garante per la sorveglianza dei prezzi una specifica funzione di controllo e verifica in materia di premi assicurativi in collaborazione con Ivass.
Il comma 3-quinquies, introdotto in sede referente, interviene sull'articolo 1 prevedendo che l'obbligo assicurativo riguardi esclusivamente gli immobili costruiti e ampliati sulla base di un valido titolo edilizio.
Il comma 3-sexies, introdotto in sede referente, integra l'articolo 1-bis con una disposizione volta a disciplinare il caso in cui l'imprenditore, per adempiere all'obbligo assicurativo di cui al richiamato articolo 1, assicuri beni di proprietà di terzi impiegati nella propria attività di impresa comunicando al proprietario la stipulazione della polizza. In tale ipotesi, l'indennizzo è corrisposto direttamente al proprietario del bene, il quale è tenuto ad utilizzare le somme percepite per il ripristino dei beni danneggiati o periti o della loro funzionalità. Infine, l'articolo 2 disciplina l'entrata in vigore del decreto-legge dal 31 marzo 2025.
Presidente, mi corre l'obbligo di ringraziare i gruppi parlamentari che hanno contribuito affinché lo svolgimento del dibattito in Commissione ambiente fosse assolutamente lineare e produttivo, e il Governo per la collaborazione che ha portato ad un risultato assolutamente positivo.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo: si riserva di farlo nel prosieguo del dibattito.
È iscritto a parlare il deputato De Bertoldi. Ne ha facoltà.
ANDREA DE BERTOLDI (LEGA). Grazie, Presidente. Cari colleghi, questo decreto, come ben ha riferito il relatore, consiste di un unico articolo, un articolo che riguarda la proroga dell'entrata in vigore, appunto, della normativa; una proroga sensata perché questo Governo, come interlocutore di tutta la collettività e del mondo delle imprese, ha ascoltato quell'appello, giunto sia dalle imprese che dagli attori del mondo assicurativo, di prevedere una certa proroga per allineare al meglio le caratteristiche delle polizze e le necessità delle imprese utenti; quindi, una proroga che, come è stato riferito, riguarda non le grandi imprese ma le medie imprese al 1° di ottobre e le piccole e micro imprese alla fine del corrente anno.
Era dovuto e naturalmente quello che conta è entrare nel merito, nella tematica delle cosiddette polizze Cat-Nat, delle cosiddette polizze catastrofali. Ricordo ancora un intervento che feci nel 2023 in un'assise dedicata a questi argomenti; già due anni fa, ricordai l'importanza della necessità di assicurare le imprese di fronte ad eventi e calamità naturali.
Da buon economista, da commercialista, voglio prima dare dei numeri, spero non in senso negativo; voglio darli in quanto voglio citare numeri che esplicitano il perché questa, che è stata introdotta dalla manovra di bilancio 2024, era, è e sarà sempre più un'essenziale necessità per il nostro Paese.
L'Italia - lo voglio ricordare - è un Paese che ha un'unica regione considerata non sismica: la Sardegna. Il che vuol dire, evidentemente, che le altre regioni sono tutte più o meno a rischio sismico. L'Italia, il Paese dei comuni, è però anche quel Paese che ha il 95 per cento dei comuni che sono a rischio idrogeologico. Se questo è vero - e purtroppo lo è - potremmo anche controllare qualche numero e allora ricordo un'audizione del sindacato degli agenti di assicurazione fatta qui in Commissione, alla Camera, che ricordava come, a livello globale - così estendiamo anche l'analisi -, le catastrofi naturali hanno prodotto danni per 380 miliardi nel 2023; di questi 380 miliardi sono stati indennizzati solamente 118 miliardi, quindi una percentuale di fatto inferiore a un terzo, di circa il 31 per cento. E questo considerando anche quei Paesi che, a differenza del nostro, avevano una prevista obbligatoria copertura nei confronti dei danni da catastrofi. Questi numeri, da soli, fanno comprendere come non sia più possibile, anche per le mutate condizioni climatiche, lasciare agli Stati la responsabilità di coprire i danni che, ahimè, le catastrofi possono determinare. Quelle catastrofi che mi sento di definire un'imprevedibile certezza; purtroppo, sappiamo che accadranno, ma non abbiamo contezza del quando.
Purtroppo, sappiamo che accadranno, ma non abbiamo contezza del quando. Però, purtroppo, accadranno. E allora, per un liberale, quale il sottoscritto, ritenere che le ristrette risorse pubbliche possano e addirittura debbano essere le uniche che intervengono a fronte di calamità naturali, ovviamente, non ha senso. Dobbiamo prevedere, come peraltro già accade da anni per eventi naturali anche meno probabili, se non meno dannosi - pensiamo ad esempio all'incendio: quasi tutte le nostre case hanno l'assicurazione contro l'incendio -, una copertura anche per i danni catastrofali. Nel caso delle imprese, questo è particolarmente rilevante. Lo abbiamo visto, purtroppo, in tante nostre regioni, ad esempio in Emilia-Romagna, dove importanti imprese, a seguito di eventi climatici, di inondazioni e di eventi catastrofali, non solo hanno dovuto bloccare la propria attività, ma sono anche incorse in responsabilità nei confronti dei propri clienti. Infatti, quando un'impresa manifatturiera assume gli obblighi e poi non è in grado di rispettarli, incorre in penali e in danni che vanno oltre il mancato guadagno. E, allora, dobbiamo capire che non ha alternative la strada dell'assicurazione per il nostro sistema imprenditoriale, in un contesto territoriale, idrogeologico e climatico, qual è quello del nostro Paese.
Naturalmente, dobbiamo capire che le imprese vanno supportate in questo percorso. Ritengo - e prendo spunto anche da un intervento del Sottosegretario - che, nella prossima legge di bilancio, potremmo cercare, tutti assieme, di dare anche un aiuto nella sostenibilità delle polizze, attraverso l'utilizzo della leva fiscale. Infatti, come ben sapete, il fisco interviene nella nostra vita, in quasi tutte le attività del nostro percorso professionale ed economico, e anche sulle polizze. Allora, nei limiti delle disponibilità di bilancio, cercheremo di dare anche una risposta di aiuto alle imprese, che dovranno intraprendere questo percorso assicurativo, con un occhio particolare, evidentemente, alle micro e piccole imprese, che sono quelle che hanno più difficoltà nel sostenere nuovi oneri.
Io credo che, a questo riguardo, vada introdotta un'ulteriore riflessione, visto che ci troviamo in fase di discussione generale. La riflessione riguarda il merito creditizio.
Penso che il merito creditizio debba tener conto di questa innovazione che il cambiamento normativo sta producendo, perché, nel momento in cui un'impresa ha una copertura assicurativa migliore, quella stessa impresa ha ovviamente una maggiore solidità e una maggiore capacità di far fronte ai propri debiti e alle proprie obbligazioni. Di conseguenza, per il sistema creditizio e per il sistema bancario, quell'impresa è più affidabile.
Allora, chiedo che tutti assieme facciamo in modo di intervenire, anche in prospettiva, su questo, perché dobbiamo aiutare le imprese, come ho detto, attraverso la leva fiscale, a sopportare meglio l'onere delle assicurazioni, che - lo ricordo -, proprio per il fatto che diventano obbligatorie de facto, avranno un costo minore. Infatti, come accadeva fino a ieri, per le imprese che si assicuravano in Italia erano il 7 per cento, è chiaro che il costo era maggiore. Nel momento in cui, invece, la copertura assicurativa è estesa, per una evidente legge di mercato - che un liberale non può non condividere-, il costo tende a calare.
E, allora, se a questa naturale maggiore facilità di appropinquarsi ad un'assicurazione si aggiungerà anche l'aiuto della leva fiscale e, di fatto, anche un miglioramento del merito creditizio, daremo alle imprese migliori opportunità e una maggiore solidità nella propria vita economica.
Credo che questo sia il ragionamento che la politica deve fare. Non è certo la demagogia, non è certo il contrapporre alle imprese, in modo populistico - come, purtroppo, si è visto da qualche parte politica -, le compagnie e gli interessi della finanza. La politica deve fare altro. La politica deve capire che dobbiamo garantire più coperture alle imprese, che lo Stato non potrà e non potrebbe dare integralmente. E, comunque, dobbiamo far sì che le risorse pubbliche - che, in ogni modo, dovranno essere destinate alle calamità - siano impiegate meglio, magari nella prevenzione. Infatti, nel momento in cui le imprese si coprono con il sistema assicurativo, quella parte del bilancio dello Stato che è indirizzata a questi danni, può essere utilizzata meglio, ad esempio, nella fase della prevenzione.
Tutti crediamo e parliamo, ma lo Stato non è, purtroppo, una cassaforte. Quindi, in tutti i temi, dal salario minimo al reddito di garanzia (di tutto e di più), credo che nessuno si opporrebbe a dare il massimo a ciascuno. Ma siccome le risorse in un'economia sono limitate, dobbiamo cercare di migliorare l'utilizzo delle risorse stesse. E nelle finalità della normativa che oggi stiamo analizzando c'è proprio questo: migliorare l'utilizzo delle risorse pubbliche, da una parte, e dare una maggiore solidità alle imprese, dall'altra. Nel maggio del prossimo anno, quando - sono certo - non ci saranno state più proroghe e quindi le nostre imprese saranno tutte assicurate, il nostro sistema imprenditoriale, il nostro sistema aziendale, avrà una solidità maggiore di quella che ha oggi, molto maggiore. E di questo, credo, beneficeranno tutti: le imprese, i lavoratori e, ribadisco, l'erario pubblico, che non avrà più l'assillo di dover essere l'unico interlocutore di un disastro o di una catastrofe.
In questo contesto, credo sia anche giusto ricordare e richiamare il ruolo di una categoria che fa da ponte tra le imprese e le compagnie di assicurazione, e cioè gli agenti di assicurazione. E credo che sia giusto non solo riconoscere agli agenti di assicurazione il ruolo che stanno svolgendo, ma chiedere anche a loro - che sono i primi interlocutori dell'impresa - di spiegare al meglio. Quindi, mi rivolgo a ciascun agente di assicurazione, uno lo vedo anche qui, alla Camera dei deputati, è un collega. E, quindi, nel riconoscerti, nel riconoscere a te e alla tua categoria questo ruolo, chiedo anche alla categoria degli agenti di assicurazione, allo SNA, il sindacato che vi rappresenta, di essere il più possibile coloro che interpreteranno la normativa presso le imprese, di far capire alle imprese che, se c'è un onere che è corretto assumersi, è questo, perché è un onere che darà quelle garanzie, come detto, che sono prospettiche per la crescita e il mantenimento del sistema produttivo.
Quindi, concludo con un grazie a tutti gli interlocutori, alle compagnie che, in tempi anche veloci, sono state capaci di offrire un prodotto interessante, agli agenti che dovranno fare da ponte, come dico, tra le compagnie e il sistema - e vado alla conclusione, Presidente - e, naturalmente, a quelle imprese alle quali dovremmo riconoscere attenzione come politici, ricordandocele nella prossima legge di bilancio.
Il mio impegno, quello del gruppo della Lega, sarà sicuramente quello di valutare, nella legge di bilancio, l'utilizzo della leva fiscale per facilitare l'avvicinarsi delle imprese a questo nuovo onere.
Dall'altra parte, dobbiamo far sì che però la politica, assieme, lavori anche sul merito creditizio, perché dovremo interloquire con le banche e far capire al sistema bancario che, come ho detto, un'impresa assicurata è un'impresa che dà maggiori certezze, e quindi, a fronte di risparmiatori che hanno investito tramite le banche o tramite la Borsa nel capitale di queste imprese, anche di fronte a quella certezza purtroppo esistente dell'evento catastrofale, il risparmiatore e l'investitore saprà che quell'impresa avrà più forza di poter reggere l'impatto, di potersi riprendere e affrontare il mercato (Applausi del deputato Barabotti).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, noi crediamo che questo provvedimento di oggi ci dia l'occasione di parlare di una scelta rivelatrice di questo Governo. In qualche modo lo ha fatto anche il collega De Bertoldi nel suo intervento, che assomigliava più a un intervento di un difensore della categoria delle assicurazioni che di un difensore degli interessi dei cittadini, e ora proverò a spiegare perché.
Imporre un'assicurazione obbligatoria alle imprese contro gli eventi catastrofali, infatti, è sicuramente una cattiva notizia per le imprese che dovranno pagarle, però è anche il segno inequivocabile che i membri del Governo sono consapevoli che il cambiamento climatico esiste e che provocherà danni per miliardi ai cittadini italiani e alle loro imprese.
Veniamo, purtroppo, da anni di campagne negazioniste, di disinformazione, che hanno potentemente condizionato l'opinione pubblica attraverso bugie, dati falsi o riportati solo parzialmente, come è stato fatto oggi, ricostruzioni complottiste, in cui si racconta addirittura che gli ecologisti sarebbero pagati dalle lobby della dittatura verde. Sono bugie a palate, Presidente, che invadono lo spazio informativo in nome della libertà di raccontare balle, che a destra qualcuno ha scambiato per la libertà di opinione. Dicono che il riscaldamento globale non esiste, che è solo un fenomeno ciclico e naturale della terra, che le alluvioni sono normali e ci sono sempre state, e anche la siccità è normale e c'è sempre stata.
Purtroppo, molti tra gli esponenti delle forze politiche della maggioranza hanno sostenuto e rilanciato questa disinformazione sistematica, finanziata spesso da fondazioni legate ai grandi interessi fossili, che si nascondono dietro eserciti di bot, di falsi profili sui social, di siti web taroccati e influencer che hanno l'unico obiettivo di far vincere le elezioni alla destra estremista, perché la destra estremista garantisce gli interessi economici, anche stranieri, delle multinazionali del petrolio e del gas.
La prova? Basti pensare all'incontro recente tra Trump e Giorgia Meloni, e il fatto che, uscendo da quell'incontro, il nostro Paese ha rassicurato gli Stati Uniti sul fatto che compreremo gas liquido; o basti pensare ai 170 miliardi di euro che le compagnie energetiche hanno estratto attraverso le bollette dai conti correnti degli italiani, senza che la destra si decidesse a tassarli. Più volte la Presidente Meloni ha fatto un'affermazione che ho sempre considerato surreale: ha detto che ha intenzione di difendere la natura con l'uomo dentro. Come se gli ecologisti volessero difendere la natura uccidendo gli esseri umani, di cui la natura è l'habitat.
È come se il cambiamento climatico fosse un problema per la natura, ma non per gli esseri umani. Parrebbe, in effetti, un'affermazione senza senso alcuno, eppure non è così. Perché Giorgia Meloni sta dicendo che non intende difendere la natura, e quindi anche la salute e la sicurezza degli esseri umani, se la difesa della natura impone di rivedere i modelli di sviluppo e le strutture economiche che producono profitti per gli azionisti di aziende e attività produttive particolarmente impattanti.
C'è una bella differenza, ed è una differenza che si vede oggi, con la scelta di imporre un'assicurazione obbligatoria alle imprese contro gli eventi catastrofali, perché dobbiamo, in qualche modo, un po' ricapitolare per avere chiaro che cosa sta accadendo. Il Governo non fa nulla per prevenire le calamità naturali, ma agisce, a valle, per fare un gigantesco regalo alle assicurazioni, inserendo un'ulteriore tassa occulta, che funziona un po' come quella che c'è sulla sanità, che disegna l'obbligo di andare dallo specialista privato perché quello pubblico non funziona e non dà risposta.
Ebbene, noi non saremo mai favorevoli a queste manovre, a queste polizze, finché lo Stato non farà la sua parte; finché non finirà questa modalità per cui prima si strizza l'occhiolino a quelli che sostengono che il cambiamento climatico è un'invenzione dei radical chic, poi si afferma che le politiche green sono nefaste e che affamano l'Italia, poi si mette in giro che le calamità naturali colpiscono solo le regioni di sinistra.
Basta dare uno sguardo sui social per vedere che lavoro è stato fatto per diffondere questa affermazione falsa, perché, come tutti sappiamo, hanno colpito anche il Veneto, la Lombardia e il Piemonte. E si dice che colpiscono solo le regioni di sinistra perché gli ecologisti addirittura - cosa, oltre che falsa, anche ridicola - impediscono di pulire i letti dei fiumi. Poi, detta tutta questa marea di affermazioni false, ci si presenta qui, questo fa il Governo, e, siccome nel chiuso dei suoi uffici hanno letto i dati sulla frequenza degli eventi meteorologici estremi, allora, zitti zitti, in legge di bilancio inseriscono l'obbligo di assicurare le imprese contro gli eventi catastrofali.
Allora, penso che dobbiamo vederli questi dati. Penso che li debbano sapere anche i cittadini, in modo che possano valutare, fuori da quella nebbia ideologica digitale con cui vengono confusi da anni. Ebbene, negli ultimi anni, l'Italia ha sperimentato un'impennata senza precedenti di eventi meteorologici estremi. Nel 2023, l'Osservatorio Città Clima di Legambiente ha registrato 378 eventi fra nubifragi, grandinate, trombe d'aria, ondate di calore, con un aumento del 22 per cento rispetto al 2022 e danni stimati in oltre 11 miliardi di euro, oltre a 31 vittime dirette.
Un aumento degli eventi meteo estremi di quasi 6 volte. Fa più 485 per cento rispetto al 2015, quando ne furono registrati solamente 60. Più 54 per cento per la siccità prolungata, più 24 per cento per le esondazioni fluviali, più 12 per cento per gli allagamenti dovuti alle piogge intense. Rispetto alla prima decade degli anni Duemila, per riportare un dato abbastanza inquietante, la mortalità da ondate di calore in Europa è aumentata di circa il 30 per cento: un trend che riflette, pari pari, l'incremento anche nel nostro Paese.
Ogni anno, in media, gli eventi estremi provocano danni per circa 6,8 miliardi di euro, sono più o meno 1.141 euro pro capite, e in Italia questo dato rappresenta un più 70,8 per cento rispetto alla media dell'Unione europea. Questi danni costano allo Stato tra 4 e 5 miliardi di euro annui per riparazioni e indennizzi, e, guardando al futuro, alcuni studi indicano che entro il 2050 il 60 per cento del territorio nazionale sarà esposto a rischi climatici molto elevati, come inondazioni, frane e siccità.
E alcune ricerche della Banca d'Italia prevedono un potenziale calo del PIL pro capite fino al 9,5 per cento entro fine secolo, se non si interviene con piani di adattamento efficaci. Questi trend, questi dati clamorosi, dovrebbero suggerire maggiore saggezza al nostro Governo, perché, leggendo questi dati, avrebbero dovuto riflettere su quanto sia urgente, ad esempio, una legge che fermi il consumo di suolo.
Oppure quanto sia urgente provare ad approvare definitivamente e finanziare quel documento che indica le cose da fare, cioè, il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici che è stato varato e poi nascosto dal Ministero dell'Ambiente nei cassetti di lunghi procedimenti burocratici, tesi a concludere la legislatura senza un nulla di fatto. Perché? Perché i fondi, nel frattempo, vanno investiti per le armi e non certo per difendere il territorio dalle calamità naturali.
Il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, invece, sarebbe un documento importantissimo perché programma le azioni necessarie per limitare le perdite economiche, salvare le vite e preservare il territorio. È uno strumento tecnico fondato sulla scienza, pensato per prevenire il peggio. È necessario non solo che abbia un iter veloce ma soprattutto che, con la prossima legge di bilancio, sia finanziato adeguatamente, perché non possono essere i cittadini a pagare i danni di una gestione scellerata del territorio, che continua ad essere devastato da una cementificazione selvaggia e dall'assenza di manutenzione ecologica.
E non è possibile che il vostro unico pensiero sia rivolto a come scaricare il ristoro dei danni subiti dai cittadini sui cittadini stessi in prima persona, per liberare dal peso il bilancio dello Stato, quando invece dovreste essere impegnati a prevenire quei possibili danni e a fare in modo che i cittadini possano godere di una vera sicurezza.
Invece, che fate? Passate il tempo ad attaccare la scienza invece di difenderla, come avete fatto sul COVID, tornate al fossile, raddoppiate i rigassificatori, vagheggiate dell'Italia hub del gas, rallentate le rinnovabili - quest'anno, siamo ormai a zero autorizzazioni per gli impianti dell'eolico offshore - e tagliate ogni politica di contrasto, mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.
E allora non stupisce che, mentre si fa questo, la politica venga sostituita dalla propaganda. Non stupisce che, al posto di politiche strutturali, si preferisca produrre populismo digitale, coltivare l'ignoranza e lasciare che a orientare l'agenda pubblica siano i meme, le fake news, gli interessi delle compagnie di assicurazione e non i dati dell'IPCC.
Siamo all'assurdo perché il paziente è malato di una malattia degenerativa grave ma il medico, cioè, il Governo, invece di prescrivere una terapia, obbliga il paziente a farsi un'assicurazione sugli infortuni. Questo è quello che avete fatto.
Qualcuno, tra l'altro, ha mancato di riflettere sulla disparità che questo obbligo di assicurazione creerà tra territori diversi e imprese che sono situate in territori diversi perché, ad esempio, il piccolo forno che è nella via dove abito è collocato in un territorio ad alto rischio sismico e anche in zona di esondazione del fiume. Ebbene, credete che questo piccolo forno pagherà la stessa cifra rispetto a coloro che sono collocati in aree a basso rischio? Ovviamente no, tanto che avete stabilito in questo provvedimento che i premi saranno in misura proporzionale al rischio, cioè, che coloro che vivono e hanno la propria impresa in territori ad alto rischio dovranno pagare molto di più e avranno un aggravio in più, spesso non indifferente.
Noi, quindi, Presidente, ci asterremo su questo provvedimento, ma solo perché in questo caso si vota per un differimento dell'entrata in vigore della norma per le imprese medie, piccole e micro, perché vi siete resi conto che state producendo un danno mentre vi deresponsabilizzate rispetto alla necessità di fare prevenzione e cura del territorio.
Però, il nostro voto di astensione non significa che rinunciamo a chiedere e a pretendere una discussione seria su questi temi. È vergognoso, infatti, che si discuta in questo modo assurdo, partendo dalla coda, cioè i danni e chi li deve pagare, evitando del tutto di discutere della testa, cioè delle cause, di come rimuovere i fattori di rischio, di come impegnare l'Italia a difendersi dalle vere minacce e fare norme per evitare che la situazione peggiori.
Noi continueremo a batterci per avere un Governo che faccia il suo dovere, un Governo che si occupi davvero dell'interesse nazionale, cioè dell'interesse della maggioranza dei cittadini e delle future generazioni, invece di occuparsi soltanto di come arricchire i bilanci di assicurazioni, grandi società energetiche, banche e imprese degli armamenti.
Da anni, ormai, lavorate per nascondere questa verità e sappiamo anche che la destra è andata a scuola da Steve Bannon che sostiene che il modo per affrontare la vera opposizione è “inondare la zona di immondizia”, e quando usa questa frase fa riferimento a tutta l'immondizia che, volutamente, la destra globale fa circolare sui social e sui propri giornali per cercare di nascondere i dati scientifici e la realtà del clima che sta cambiando, per colpa delle emissioni fossili.
Però, sappiate che ci sono giorni in cui la verità viene a galla, giorni in cui si vede che sapete che gli eventi meteorologici estremi aumenteranno e che gli ecologisti hanno ragione nel denunciarlo da più di un decennio, in maniera molto più forte, ma dagli anni Ottanta ad oggi con costanza. Ebbene, quello di oggi è uno di questi giorni, il giorno in cui si vede che anche il Governo sa quali sono i danni, i pericoli e i rischi del cambiamento climatico (Applausi dei deputati Curti e Fede).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gianni Lampis. Ne ha facoltà.
GIANNI LAMPIS (FDI). Grazie, Presidente. Mi permetta di iniziare questo mio intervento dicendo che concordo sul fatto che oggi sia uno di quei giorni in cui finalmente alcune verità vengono a galla. E dico questo perché l'unica scelta rivelatrice, di cui anche stasera possiamo prendere consapevolezza, è che molto spesso ciò che le opposizioni presenti in quest'Aula dicono a Roma e in Parlamento non corrisponde in alcun modo a quello che succede nelle realtà locali.
Non voglio andare a disturbare altre regioni che non siano la mia. Mi limito a citare qualche brevissimo ma lampante caso e circostanza che avvengono nella mia regione, cioè la Sardegna. La collega che mi ha preceduto - per suo tramite, Presidente - ricordava che noi abbiamo bloccato le energie rinnovabili. Io penso che sia cosa nota e risaputa la moratoria incostituzionale approvata dal consiglio regionale della Sardegna - guidata da una presidente del Movimento 5 Stelle e da una coalizione di centrosinistra - che diceva che, senza alcun tipo di regola o di requisito oggettivo, in Sardegna dovesse finire la capacità di installazioni di energia proveniente da fonti rinnovabili. Esiste, certamente, un problema di sovraccarico in quella terra, ma ancora una volta quel tipo di soluzione proposta dal centrosinistra nella realtà locale non rispecchia certamente quella che è l'impostazione delle opposizioni presenti in Parlamento.
Le opposizioni presenti in Parlamento continuano a dire: no al gas. Ed è di qualche settimana fa la proposta della regione Sardegna, al Ministero dell'Ambiente, per realizzare parti di metanizzazione all'interno del nostro territorio regionale.
Parte delle opposizioni, presenti in quest'Aula, dicono: no ai termovalorizzatori. La regione autonoma della Sardegna, guidata dai 5 Stelle e dal centrosinistra, è in una fase ormai prossima all'avvio di un nuovo termovalorizzatore proprio al centro della Sardegna, in particolar modo nella Piana di Ottana e nell'area industriale di Tossilo.
Questa premessa vuole significare, per l'ennesima volta, come all'ambientalismo ideologico e di facciata delle nostre opposizioni, Fratelli d'Italia e il Governo Meloni rispondono invece con serietà, determinazione e pragmatismo. Lasciamo alle nostre opposizioni l'approccio ideologico, per affrontare i temi delle emergenze nel modo migliore in cui esse stesse possono essere affrontate e, cioè, quello della prevenzione, quello della pianificazione.
Ricorderei, per suo tramite Presidente a quest'Aula, che le prime due regioni italiane ad aver approvato la Strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici furono, qualche anno fa, le regioni Sardegna e Lombardia, guidate all'epoca entrambe dal centrodestra. Vorrei ricordare, per suo tramite, alle opposizioni che noi abbiamo trovato un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici in un cassetto e che, sin dal primo momento, questo Governo ha ritenuto di doverlo aggiornare, di doverlo inviare in sede comunitaria, di dover predisporre tutte quelle azioni necessarie affinché questo strumento di pianificazione nazionale potesse essere poi declinato in maniera puntuale sulle varie realtà regionali. Pianificare per superare l'emergenza.
Porto la mia esperienza diretta di amministratore regionale con delega alla Protezione civile. Nel corso del mio mandato ho gestito tre strutture commissariali, tutte dovute o istituite a causa di eventi alluvionali. Ho visto di persona, ho toccato con mano qual è il problema dei ritardi nella ricostruzione: i ritardi dovuti alla burocrazia, ma soprattutto i ritardi dovuti alla ripresa del tessuto economico di quei luoghi in cui quegli eventi catastrofali si sono verificati.
Io penso che oggi prevedere uno strumento di tutela economica del nostro sistema nazionale, che garantisca una ripresa immediata di queste attività - piccole, medie e grandi imprese - sia a garanzia del nostro sistema nazionale e questo è un punto importante da sottolineare nel momento in cui si sceglie di percorrere questa strada. Ciò che è successo in questi ultimi anni e che questo Governo ha dovuto gestire non è niente di eccezionale rispetto a quanto già successo in passato rispetto agli eventi di Protezione civile e alle calamità naturali. L'unica e certa differenza è il modo con cui questo Governo e questa maggioranza intendono approcciarsi alla materia e al problema. L'assicurazione diventa uno strumento per prevenire, da una parte, la consistenza del patrimonio aziendale, ma, d'altra parte, serve per poter consolidare il sistema economico nazionale, per proteggerlo da questi eventi, per poter essere subito pronti a riprendere le attività aziendali.
La nostra è una terra in cui terremoti, alluvioni, frane, inondazioni, esondazioni, trombe d'aria, grandine e addirittura incendi boschivi troppo spesso hanno creato danni che hanno portato addirittura a far chiudere i battenti alle nostre attività. Io penso che su questi temi occorra veramente fare una scelta di campo e la nostra scelta di campo è quella di garantire, oggi più che mai, che chiunque subisca un danno per questi eventi eccezionali possa essere tutelato. Questo tipo di garanzia noi la vogliamo inserire all'interno di un ragionamento, come dicevo prima, molto più ampio, perché il ruolo delle istituzioni, di qualsiasi livello esse siano, rappresenta certamente la direttrice a cui tutti noi siamo chiamati per porre in essere comportamenti responsabili.
La scelta che noi oggi facciamo è quella di venire incontro a una esigenza che è emersa da parte dei rappresentanti e dei portatori di interesse. Noi abbiamo fatto un lavoro serio, molto serio, in Commissione. Io ringrazio, a nome di Fratelli d'Italia, il relatore e il presidente Rotelli per ciò che hanno fatto nelle sedute della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici. Noi abbiamo ascoltato e, come diceva nel suo intervento iniziale il relatore, abbiamo migliorato questa proposta normativa e lo abbiamo fatto scevri da qualsiasi condizionamento ideologico, da qualsiasi approccio talebano ai temi dell'ambientalismo, ritenendo, ancora una volta, che oggi il modo migliore per poter affrontare i temi ambientali sia quello di pensare a un'ecologia produttiva. L'ecologia produttiva è quella in cui l'uomo e le sue attività hanno un ruolo importante. Noi non siamo per la musealizzazione del territorio; noi siamo per dare un ruolo alle attività umane, naturalmente nel rispetto dell'ambiente e naturalmente nel rispetto di quello che è il nostro patrimonio ambientale e paesaggistico. Io penso che su questi temi ancora una volta il Governo Meloni stia dimostrando di essere attento a quelle che sono le esigenze dei portatori di interesse, le esigenze del nostro tessuto produttivo, ma soprattutto manteniamo, ancora una volta, quelle che sono le nostre promesse fatte in campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giorgio Fede. Ne ha facoltà.
GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Oggi parliamo della disposizione prevista per le assicurazioni contro i rischi catastrofali. Debbo dire che poco fa non credevo ai miei occhi e mi sembrava di assistere a temi degni di una convention di assicuratori. Sembrava una scena estratta dal film The Wolf of Wall Street, dove tutti quanti osannavano le prospettive future di mercato per le assicurazioni e per i loro agenti che avranno quando potranno assicurare ogni impresa italiana obbligata a un obbligo assicurativo. Dopo l'obbligo RC auto, che sicuramente è sacrosanto perché tutti i giorni ci muoviamo con le auto ed è giusto dare una garanzia, il Governo abbandona la storia di quello che è il compito di un Governo di garantire e tutelare gli italiani dagli eventi catastrofali, che non sono quotidiani come la circolazione delle auto, e abbandona la via del Fondo di riserva per le catastrofi e passa alla proposta di un obbligo assicurativo. È un obbligo assicurativo che - e lo diciamo pure, tanta è la capacità di fare queste proposte, su cui poi entreremo nel merito - che adesso passa alla terza revisione, perché dopo la proposta di bilancio del 2023, dopo una prima proroga, arriviamo all'ennesima proroga che dà altri termini e questo la dice lunga un pochettino anche sulla capacità di avere nuove proposte e sulla scarsità di idee.
Un'altra cosa che mi ha meravigliato, con tutto il rispetto per i colleghi che sono in fondo a destra, è la questione del dire che la prevenzione è costituita dall'assicurazione. Diciamo che dovremmo partire con i fondamentali di quella che è la gestione del territorio, di quelli che sono i valori principali. La prevenzione è quella che serve a prevenire un rischio e basta leggere la parola. Questo si fa con la pianificazione, con il controllo del territorio, con la rigenerazione urbana. I rischi oggi sono in molti casi gli stessi, ma alcuni sono evoluti e sono cambiati in peggio: si chiamano sisma, alluvioni, frane, inondazioni, esondazioni, siccità e una delle cause, oltre a quelle morfologiche di questo bellissimo territorio che non è l'unico che ha rischi sismici - ricordo il Giappone e poi vi spiegherò anche il perché -, è che il cambiamento climatico ha esacerbato e ha portato a una ricorrenza estrema di alcuni fenomeni che hanno sì effetti devastanti. Allora, tutti i Governi, dalla notte dei tempi, hanno coperto questo tipo di gestione con risorse proprie, perché la funzione dello Stato è quella di dire ai cittadini: voi pagate le tasse e noi queste tasse le usiamo con la dovuta oculatezza e provvediamo ai vostri bisogni, anche a una catastrofe, come farebbe un genitore con i propri figli.
Questo paradigma è stato cambiato proprio da quel Governo che diceva: abbasseremo le tasse, miglioreremo i servizi, faremo di meglio e di più degli altri e, peraltro, è un Governo che negli ultimi 40 anni ha governato più di tutti, quindi quando racconta le cose sembra che dica qualcos'altro. C'è un'attività che si chiama “assicurazioni e riassicurazioni”, ma qui siamo arrivati alle “assicurazioni e alle rassicurazioni”, ossia a dire: va tutto bene, quanto siamo bravi e poi nessuno si accorge - o per lo meno due terzi degli italiani lo hanno capito dagli ultimi sondaggi - che le tasse sono anche aumentate e i servizi sono diminuiti; per cui uno paga la sanità pubblica, poi va in ospedale, trova la fila, trova chiuso e deve pagare anche la sanità privata. Adesso con le stesse tasse si pagano le tasse le imprese, poi le imprese hanno avuto dei costi dell'energia esplosi grazie alle politiche di questo Governo, hanno avuto 25 mesi consecutivi di deficit, sono in crisi bestiali e oggi, anziché sostenerle, si aggiunge loro un altro balzello: una tassa fissa da pagare perché si devono coprire da sole; lo Stato non vuole fare più questo tipo di intervento.
Tutto questo perché non si capisce e perché proprio non è nelle corde di questo Governo pensare che la prevenzione del cambiamento climatico è l'unica risorsa, perché certe cose avvengono ma non si può sempre riparare il danno: bisogna prevenire. Era quello che avevamo fatto con i bonus edilizi, con il super sismabonus, ossia non basta riparare un fabbricato ma bisogna fare in modo che la prossima volta che c'è la scossa - perché l'Italia è una zona sismica, come avete detto - questo fabbricato non abbia gli stessi danni, non faccia le stesse vittime. In Giappone lo hanno fatto: con terremoti ben più forti dei nostri e non è che crolla giù tutta la città.
Allora, perché noi abbiamo fatto certe scelte? Perché si andava in quella direzione di un'oculatezza e di un pensiero che questo Governo, come sensibilità, proprio non ha. Quindi, se si devono spendere i soldi, quando si fanno i bilanci, quando si fanno le disposizioni, anche politiche, di come muoversi, noi abbiamo avuto un certo tipo di azione, portando soldi, risorse e mettendoli a disposizione. Qui si pensa ad armi, a banche, ad assicurazioni, alle energie fossili. E, quindi, signori miei, i soldi non ci sono, arrangiatevi. Perché il segnale che si dà oggi è: arrangiatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E questo Governo lo dice a tutta la platea delle imprese italiane.
Oltretutto, lo ricordiamo, le microimprese, quelle che hanno meno di 10 dipendenti, sono 5.486.853 - fonti i documenti della Camera -, le piccole imprese, quelle che hanno meno di 50.000 dipendenti, sono circa 336.000, le medie imprese sono 43.700 e le grandi imprese sono 9.456. Quindi, il 99,9 per cento è formato da piccole imprese, imprenditori che ogni mattina si alzano, buttano il sudore per investire sulle proprie aziende, che oggi si trovano scoperti dallo Stato che dice loro: vai e pagati. Oltretutto, questa cosa era stata detta e non siete stati neanche in grado di realizzarla, perché siamo al terzo rinvio, perché non si capisce come fare, non c'è il metodo comparativo che era previsto, non c'è nulla di tutto quello che era stato disposto. Quindi, questo è il problema principale.
Per cui noi, a questo - che chiaramente non condividiamo come visione, ma questa è una proroga - abbiamo cercato anche di dare dei contributi: facciamo in modo di togliere le risorse e l'obbligo per le microimprese, per quelle più piccole. Tutti emendamenti emersi dalle nostre proposte, dalle audizioni che non sono stati presi in alcun modo in considerazione.
Io vengo da una zona, il Centro Italia, che è stata colpita in maniera ricorrente da sismi, l'ultimo nel 2016.
Parliamo, peraltro, di regioni amministrate dal centrodestra, che sono: Abruzzo, Marche, Lazio, Umbria (una volta). Per cui, in queste zone si continua a dare i soldi, che sono quelli che sono venuti fuori dal lavoro dei Governi precedenti, dal nostro, e oggi non si danno risposte. Abbiamo detto: cercate di evitare l'obbligo a chi il danno ancora lo sta ricostruendo, a chi ancora lo sta pagando. Ma avete bocciato anche questi emendamenti, perché degli italiani e dei vostri elettori, diciamolo con franchezza, non ve ne interessa nulla.
Quindi, ben vengano le convention assicurative - perché le assicurazioni svolgono una funzione sicuramente importante -, però non è pensabile che questo sia il tipo di proposta di un Governo che non riesce a fare nulla. E lo fa sul discorso della sanità, lo fa sul fondo per le calamità naturali.
Quindi, manca nel principio e lo ribadisco anche con una scelta: quando si fa la pianificazione, anche territoriale, perché amministrate anche tante città e regioni, bisogna garantire, studiare. Noi avevamo proposto di investire sulla carta geologica del suolo per prevenire i rischi dei terremoti; voi - per dirne una per tutti - state piazzando un ponte sulla più grande faglia sismica del più grande terremoto d'Italia, il ponte sullo Stretto. E quei danni chi li paga dopo? Le assicurazioni dei cittadini? O le pagate voi queste risorse, questi sprechi che state facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
Allora, si continua in una direzione, che è opposta a quella del buonsenso, e si caricano le persone di costi che non hanno ragione di esistere. È un lavoro che lo Stato non ha mai fatto, abbandonare i cittadini, ed è quello che progressivamente state facendo in tutti i settori.
Quindi, concludendo, noi siamo fermamente contrari a questa logica. Abbiamo dato indicazioni differenti, ma è inutile parlare di cambiamento climatico. Peraltro, non avete mai dato neanche risorse adeguate, come sempre fatto, agli alluvionati dell'Emilia-Romagna, a quelli della Toscana, per tutte le problematiche che ci sono. Per l'ultimo terremoto di Ancona ancora si vanno cercando risorse, perché non viene considerato, ma è successo. Ma questo vale anche per il bradisismo nella zona partenopea e per tutto quello che accade in un'Italia, ahimè, devastata. Questo perché si è sempre proceduto in una logica, che non era quella della prevenzione, e adesso si continua nella logica dell'abbandono.
Quindi, chiaramente, noi non siamo d'accordo e, ovviamente, ci asterremo in questa che è un'ennesima proroga che non condividiamo nel principio né nel metodo né nel merito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Curti. Ne ha facoltà.
AUGUSTO CURTI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Prendo la parola in quest'Aula con la consapevolezza che siamo chiamati oggi a confrontarci su un tema che tocca profondamente la vita delle nostre imprese, tocca profondamente la sostenibilità del nostro sistema economico e tocca anche la stessa visione di Stato che noi vogliamo dare.
Siamo, infatti, di fronte a un provvedimento che ridisegna il perimetro della responsabilità, pubblica e privata, di fronte ai rischi derivanti dalle calamità naturali. Il decreto-legge che ci apprestiamo a convertire interviene sull'obbligo, introdotto dalla legge di bilancio del 2024, di stipulare polizze assicurative contro i danni derivanti da eventi catastrofali. Un obbligo che viene ora differito temporalmente: confermato al 31 marzo 2025 per le grandi imprese, posticipato al 1° ottobre per le medie imprese e al 31 dicembre per le piccole e microimprese. Questo provvedimento nasce da un'esigenza indiscutibile: costruire un sistema di gestione del rischio sostenibile ed equo, in grado di poter garantire la continuità delle attività economiche anche in caso di eventi naturali avversi. Una esigenza tanto più pressante in un Paese come il nostro, caratterizzato da fragilità territoriali crescenti, da un dissesto idrogeologico in costante peggioramento, da un rischio sismico che interessa ampie porzioni del territorio nazionale.
Ma è proprio qui, nel cuore dell'intento dichiarato, che si annida il paradosso che non possiamo ignorare. Si costruisce un sistema che scarica sulle spalle delle imprese private il peso della prevenzione senza che lo Stato abbia compiuto la sua parte nella prevenzione. Si pretende, cioè, un atto di responsabilità da parte dei soggetti economici senza che ci sia un'assunzione di responsabilità pubblica nell'investimento strutturale e per la messa in sicurezza del territorio. Di fatto, è come se questo Governo, di fronte a una casa che perde acqua dal tetto, decidesse di distribuire ombrelli ai proprietari, anziché riparare quel tetto. Una logica che capovolge il principio di sussidiarietà, chiamando i privati a colmare lacune che hanno origine in una linea politica che nega investimenti nelle infrastrutture di protezione civile, nella pianificazione territoriale, nel contrasto al dissesto idrogeologico. Una linea politica che, da una parte, nega i cambiamenti climatici, mentre, dall'altra, obbliga le imprese ad assicurarsi contro gli eventi catastrofali che sono dovuti proprio a quei cambiamenti climatici.
Il gruppo del Partito Democratico ha affrontato l'esame di questo decreto con spirito costruttivo, consapevole dell'importanza del tema e della necessità di trovare un punto di equilibrio tra le esigenze di tutela e la sostenibilità del sistema. Abbiamo presentato emendamenti puntuali, frutto di un ascolto attento anche delle categorie interessate, delle amministrazioni locali e degli esperti del settore. Alcuni di questi contributi - devo riconoscerlo - sono stati accolti e hanno permesso di migliorare il testo originario. È stato chiarito, ad esempio, che l'obbligo assicurativo si applica solo ai beni con titolo edilizio regolare o con sanatoria in corso. Un elemento necessario per evitare situazioni paradossali che avrebbero potuto verificarsi nel nostro complesso sistema edilizio.
Abbiamo ottenuto che venisse estesa la possibilità di adesione anche attraverso forme consortili e associative, introducendo elementi di flessibilità che potranno ridurre l'impatto economico, soprattutto, per le realtà più piccole.
Sono progressi significativi, ma ancora inadeguati rispetto alla portata delle problematiche che questo provvedimento continua a presentare. Restano, infatti, esclusi dalla copertura assicurativa fenomeni che sono ormai tutt'altro che rari nel nostro Paese. Penso alle bombe d'acqua che flagellano con frequenza crescente i nostri centri urbani, penso ai fenomeni di subsidenza, che interessano vaste aree della Pianura padana, l'acqua alta che minaccia non solo la città di Venezia, ma numerose località costiere. Sono eventi che gli studi scientifici indicano in aumento, sia nella frequenza che nell'intensità, a causa dei cambiamenti climatici. Eppure, con la miopia di chi sembra vivere in una realtà parallela, si è scelto di escluderli dal perimetro dell'obbligo assicurativo.
Ma il punto più critico, quello che rivela la contraddizione profonda di questo decreto, riguarda la mancata istituzione di un fondo nazionale per la prevenzione dei rischi, che avevamo proposto con convinzione. Un fondo che avrebbe potuto finanziare interventi strutturali di messa in sicurezza del territorio, riducendo così, nel medio e lungo periodo, anche il costo delle polizze assicurative per le imprese. È qui che si manifesta la visione distorta di questo Governo. Si continua a scaricare sulle imprese l'onere di coprire rischi che richiederebbero una risposta pubblica sistemica. Si preferisce imporre un obbligo ex post piuttosto che investire ex ante nella prevenzione.
La Presidente Meloni sembra oramai vittima della rassegnazione tipica di chi, non essendo in grado di articolare soluzioni, adotta un approccio esattoriale ai problemi complessi, come quello delle catastrofi. Vi è poi l'aspetto che concerne l'impatto differenziato di queste norme sulle diverse zone del nostro Paese. Il meccanismo introdotto dal decreto non contempla l'eterogeneità territoriale del rischio, non valuta che in Italia coesistono regioni ad alto rischio sismico, territori esposti a fenomeni alluvionali ricorrenti e aree vulnerabili a frane e a smottamenti.
La previsione dell'esclusione dai benefici pubblici per chi non si assicura, contenuta all'interno dell'articolo 1, al comma 2, rappresenta in questo senso una misura non solo sproporzionata, ma profondamente iniqua. Come si può subordinare l'accesso a un ristoro per un danno subito ad un obbligo che per molte imprese, soprattutto nei territori più fragili, rischia di essere economicamente insostenibile? Consideriamo un'azienda, ad esempio, che opera in un'area ad alto rischio sismico, magari quella dell'Appennino centrale, come veniva ricordato qui in questa discussione. Il premio assicurativo richiesto risulterà inevitabilmente superiore rispetto a quello di un'attività simile collocata in un'area a basso rischio. È equo che questa impresa, già svantaggiata dalla posizione geografica, debba affrontare oneri maggiori per ottemperare a un obbligo di legge? È corretto che, qualora non possa sostenere tali costi, venga ulteriormente penalizzata con l'esclusione dai benefici pubblici in caso di calamità? Questa è una logica punitiva, che rischia di aumentare le disuguaglianze territoriali e di colpire proprio chi avrebbe più bisogno di sostegno. È una visione che contraddice il principio costituzionale di solidarietà e che ignora il ruolo che le imprese svolgono nel presidiare i territori fragili e nel mantenere vivo il tessuto economico e sociale, anche nelle aree interne, nelle aree montane e nelle aree appenniniche; una concezione che tradisce quei principi di solidarietà nazionale, di cui tanto ci si riempie la bocca nei convegni, ma che poi vengono sistematicamente accantonati quando occorre prendere decisioni concrete.
Non è solo il Partito Democratico a sollevare questi dubbi. Le audizioni svolte in Commissione hanno confermato, con una chiarezza disarmante, i timori che avevamo espresso; lo hanno fatto le associazioni come l'ANCI, Confesercenti, Confartigianato, la stessa CNA. Hanno tutte esposto criticità precise e convergenti: l'assenza di una vera mutualizzazione del rischio, la disparità di trattamento tra territori, la mancanza di chiarezza sulle sanzioni e sugli effetti dell'inadempimento.
Sono voci che, pur provenendo da mondi diversi e da sensibilità differenti, convergono su un punto essenziale e cioè la necessità di costruire un sistema che sia equo, trasparente e sostenibile; un sistema che non penalizzi chi opera con mezzi limitati in contesti territoriali difficili. Queste voci sono rimaste inascoltate. La maggioranza ha preferito procedere sulla strada tracciata, ignorando non solo le proposte dell'opposizione, ma anche le preoccupazioni legittime di chi, ogni giorno, rappresenta il motore economico del nostro Paese.
Evidentemente la Presidente Meloni e il suo Esecutivo hanno sviluppato una peculiare forma di disattenzione selettiva: percepiscono benissimo le richieste che provengono da certi ambiti, ma diventano improvvisamente insensibili quando si tratta di presidiare settori e soggetti particolarmente fragili.
Un altro aspetto critico, che il decreto non affronta adeguatamente, riguarda la situazione delle imprese in locazione. La normativa, così come formulata, non chiarisce con sufficiente precisione gli obblighi che ricadono su chi non è proprietario degli immobili nei quali svolge la propria attività. Si rischia così di creare un cortocircuito applicativo, in cui l'obbligo assicurativo viene scaricato su soggetti che non hanno titolarità sul bene, né margini contrattuali per poter intervenire sulle caratteristiche strutturali.
È una questione di giustizia elementare: non si può chiedere a un imprenditore di assicurare un bene su cui non ha la piena disponibilità giuridica. Avevamo proposto emendamenti per chiarire che l'obbligo assicurativo deve riguardare esclusivamente i beni di proprietà dell'impresa o, comunque, i beni sui quali l'impresa abbia un diritto reale: una proposta di buon senso, che avrebbe evitato contenziosi e situazioni paradossali. Ma anche questa, purtroppo, è stata respinta.
È vero, è stato approvato un emendamento della maggioranza che stabilisce che, in caso di assicurazioni di beni terzi, l'indennizzo va al proprietario, con la previsione che l'imprenditore abbia comunque diritto a un risarcimento per il mancato guadagno, ma è una soluzione parziale che non risolve la questione del principio: perché dobbiamo andare a imporre un obbligo su beni che non sono nella piena disponibilità del soggetto obbligato?
Vi è poi un'ulteriore questione non meno rilevante: il rischio di una lievitazione incontrollata dei premi assicurativi. L'assenza di meccanismi di calmierazione e la dipendenza del premio della sola localizzazione territoriale possono tradursi in un aggravio sproporzionato per le imprese situate in aree a rischio sismico e/o idrogeologico. Anche su questo punto avevamo proposto un principio di mutualità tra territori che consentisse di distribuire più equamente il peso del rischio; avevamo suggerito meccanismi di aggiornamento periodico dei premi, che tenessero conto anche dell'adozione di misure di mitigazione da parte delle imprese.
Queste proposte sono state tutte respinte. Si è preferito lasciare che sia il mercato a definire i costi senza correttivi, senza tutele, senza una visione solidaristica. È una scelta che rischia di trasformare l'obbligo assicurativo in un fardello insostenibile per molte realtà economiche, soprattutto per quelle che operano nelle realtà più fragili del Paese.
Permettetemi, in conclusione, di parlare del mio territorio, che è stato qui citato anche da chi mi ha preceduto, in particolare dell'area del cratere sismico del 2016. È una zona che conosco molto bene, che ho vissuto nella sua tragedia e che ora vive una faticosa ricostruzione. È un territorio dove le imprese già combattono contro la lentezza burocratica, contro una ricostruzione che procede a rilento, contro le difficoltà di accesso al credito. In questo contesto, aggiungere un ulteriore obbligo senza garantire un quadro di chiarezza, di sostenibilità e tutela pubblica significa allontanare ulteriormente queste realtà dalla possibilità di ripresa e di sviluppo. Significa imporre un peso che rischia di essere la goccia che fa traboccare il vaso, spingendo molti imprenditori ad abbandonare un territorio che già fatica a trattenere attività economiche e popolazione. Non è questo il modo per costruire resilienza, non è questo il modo per sostenere la rinascita delle aree interne, non è questo il modo per dimostrare vicinanza a chi, nonostante tutto, continua ad investire e a credere nel futuro di questi territori.
La Presidente Meloni, che rivendica di essere dalla parte degli italiani, sembra aver dimenticato che tra questi connazionali ci sono anche gli imprenditori dell'Appennino centrale, gli artigiani delle aree interne, i commercianti delle zone montane o forse, più semplicemente, nella sua personale geografia politica, l'Italia finisce dove terminano i riflettori delle telecamere e i consensi elettorali più facili da raccogliere.
Non siamo contrari in linea di principio all'idea di un sistema assicurativo nazionale che possa coordinarsi con la rete pubblica di protezione, anzi, riteniamo che rappresenti una direzione da seguire in una Nazione vulnerabile come la nostra e che ha molteplici rischi naturali.
Crediamo anche in un sistema assicurativo che sia davvero mutuale, che distribuisca il rischio non solo tra le imprese, ma anche tra i territori, evitando di penalizzare chi - per ragioni storiche o geografiche - opera in contesti più esposti. Crediamo nella necessità di politiche fiscali che incentivino l'adozione di misure di mitigazione del rischio, premiando chi investe nella sicurezza, chi adotta comportamenti virtuosi, chi contribuisce alla resilienza collettiva. Crediamo soprattutto in una visione dello Stato che non abbandoni i più deboli, che non scarichi sui singoli responsabilità che sono collettive, che non punisca chi già subisce le conseguenze di decenni di sottoinvestimenti nella cura del territorio.
Continueremo, dentro e fuori a quest'Aula, a batterci per una vera strategia nazionale di prevenzione, fondata sulla responsabilità pubblica, sull'equità sociale e sulla giustizia territoriale. Continueremo ad essere la voce di chi chiede non assistenzialismo, ma condizioni eque per poter intraprendere, investire, creare sviluppo anche nei territori più fragili, perché una Nazione resiliente non si edifica con imposizioni e penalità, ma con programmazione, con dialogo, investimenti e con investimenti strutturali.
Non si realizza trasferendo responsabilità, ma condividendole collettivamente; non si sviluppa imponendo oneri insostenibili, ma creando opportunità affinché ciascun territorio, ogni azienda, ogni cittadino possa partecipare, secondo le proprie capacità, alla sicurezza collettiva. Mentre il Governo Meloni sembra impegnato a costruire un'Italia di ombrelli individuali sotto un diluvio collettivo, noi continueremo a porre un sistema di dighe e argini che protegga tutti, nessuno escluso.
È questa la visione di cui l'Italia ha bisogno, è questa l'alternativa che il Partito Democratico continuerà a proporre con determinazione e convinzione, e continueremo a farlo su questo provvedimento anche nella discussione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 2333-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Zinzi: rinuncia.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, Sottosegretario Bitonci.
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sì, grazie, Presidente. Una breve replica perché è giusto sottolineare che si parla di un provvedimento di proroga, e questa discussione era già stata fatta più volte in legge di bilancio. Intanto ringrazio il presidente, la Commissione e tutti i parlamentari perché, grazie agli emendamenti, si è potuto anche migliorare il testo. Ricordo che sono stati approvati anche degli emendamenti da parte delle opposizioni e del Partito Democratico. Però è giusto chiarire alcuni passaggi perché questo modello pubblico e privato esiste anche in altri Paesi, e io, che ho qualche legislatura alle spalle, ricordo benissimo che se ne è discusso in molte legislature del tema delle assicurazioni catastrofali.
Purtroppo in Italia la percentuale, come è stato ricordato anche da voi, è estremamente bassa. È estremamente bassa e quindi penso che il Governo abbia fatto anche un'azione, direi, non di scarico della responsabilità, perché questo è il passaggio che è stato fatto da parte delle opposizioni, ma anche un atto di coraggio, perché, probabilmente, molti altri Governi - io ho poi la delega proprio alle assicurazioni, anche in altri periodi si era discusso di questo tema - hanno valutato la possibilità di introdurre questo meccanismo per cui l'assunzione della responsabilità viene divisa e condivisa tra pubblico e privato, e anche tutti quegli emendamenti che ci sono stati nel tentativo di escludere alcune categorie vanno proprio contro quello che è stato detto in quest'Aula durante quest'ora, perché proprio l'estensione, il fatto, come è stato citato dal MoVimento 5 Stelle, di più di 5 milioni di soggetti tra micro imprese, piccole imprese, medie imprese e soggetti che dovranno sottoscrivere la polizza catastrofale, è proprio il numero delle imprese che indica la strada della solidarietà e della mutualità.
Perché escludere territori ed escludere imprese vuol dire veramente mettere in condizione magari i pochi che rimangono di avere premi assicurativi così alti, mentre la suddivisione delle responsabilità del costo e anche il fatto della collaborazione tra le compagnie assicurative farà in modo che ci siano premi molto più bassi nel territorio e anche più bassi in quelle che sono le zone più fragili. Il tema della proroga è stato un tema fondamentale perché è stato discusso con le associazioni di categoria.
Quindi, nel momento in cui le associazioni di categoria e le aziende si sono viste in difficoltà nel dover stipulare queste polizze nei termini che erano stati previsti, ciò ha portato a una giusta concertazione da parte del Governo, e quindi uno spostamento al 1° ottobre per le medie imprese e al 31 dicembre per le microimprese. E, come è stato sottolineato anche da parte degli interventi della maggioranza, questo darà la possibilità, e l'ho detto anche in Commissione ieri, al Governo di valutare degli eventuali incentivi fiscali proprio per la scadenza della legge di bilancio del 31 dicembre.
Quindi penso che questa sia assolutamente un'opportunità che è aperta. Fondamentale, come dicevo, il vostro lavoro, così come gli emendamenti che hanno chiarito alcune situazioni. Direi che è molto importante anche quello che dà la possibilità al nostro Ministero, e quindi al Garante per la sorveglianza dei prezzi, di effettuare un'attività di verifica e di prevenzione dei fenomeni speculativi. Quindi penso che questa sia una discussione assolutamente lecita.
Ci siamo posti anche noi il tema del costo del premio assicurativo, però, ripeto, è opportuno valutare quelle che possono essere poi le ricadute sulle imprese, perché una domanda che il Governo si è fatto è proprio questa: in questi decenni le nostre imprese hanno sempre avuto un adeguato ristoro oppure no? Assolutamente no. E quindi questa opportunità di avere una copertura assicurativa darà la possibilità, in caso di eventi di carattere straordinario, di avere finalmente un adeguato ristoro attraverso quello che farà lo Stato e quello che metteranno le assicurazioni.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani, giovedì 8 maggio.
Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge.
PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di giovedì 8 maggio 2025 l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
alla XII Commissione (Affari sociali):
CIOCCHETTI ed altri: “Istituzione della Giornata nazionale per la prevenzione del melanoma cutaneo e altre disposizioni per la prevenzione e la diagnosi precoce della malattia” (813).
(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare la deputata Antonella Forattini. Ne ha facoltà, per due minuti.
ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il 23 aprile scorso ci ha lasciato Maria Zuccati, staffetta partigiana che, durante l'occupazione nazifascista, contribuì con coraggio a salvare vite e a sostenere la resistenza mantovana. Aveva solo 14 anni quando, dal suo paese natale, nelle campagne mantovane, si trasferì in città e contribuì alla fuga di numerosi prigionieri del regime. Ma è nel secondo dopoguerra che il suo impegno civile si fa più visibile, destinato a cambiare la cultura istituzionale nel campo dei diritti umani e sociali. Prima donna assessore della provincia di Mantova, poi assessore comunale, apre infatti la strada alla partecipazione femminile nelle istituzioni.
Ha guidato per diversi anni l'Unione Donne Italiane, promuovendo le battaglie di emancipazione femminile. È stata presidente onoraria dell'ANPI, dove il suo impegno per trasmettere il valore della memoria alle giovani generazioni fu costante. Nel direttivo dell'Istituto mantovano di storia contemporanea, si è adoperata affinché le donne partigiane come Valentina Eller Giubertoni, Valentina Braglia, Giuseppina Rippa, Gina Bianchi, Ninfa Vincenzi, Rina Provasoli e molte altre venissero ricordate per il loro ruolo nella Resistenza mantovana. Come non dimentico mai di ricordare le donne impegnate nella politica del primo dopoguerra, come Vittorina Gementi, Maria Dalmaschio, Stellina Vecchio.
Maria Zuccati fu una donna resistente, amica e compagna per molte di noi, impegnate in politica e nelle istituzioni. Un riferimento costante e sempre presente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonino Iaria. Ne ha facoltà, per due minuti.
ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Parliamo di TAV, quest'opera inutile che sta creando dei problemi enormi alla Valle di Susa.
Sabato 10 maggio, ci sarà una marcia, l'ennesima marcia no-TAV, a cui parteciperanno anche i sindaci e i rappresentanti politici della Valle di Susa, per protestare contro un progetto sempre più obsoleto e inutile, ma che, adesso, tra l'altro, ha alcune novità sconcertanti per il territorio: hanno cambiato l'area del cantiere. Hanno proposto (senza proporre nemmeno una valutazione di impatto ambientale) un'area enorme vicino al territorio di Susa; non hanno idea di dove fare la stazione internazionale. Quello che è certo, su questo progetto, è che la Francia è molto tiepida nel proseguire l'opera dalla sua parte.
Noi stiamo buttando tantissimi soldi, miliardi, in un'opera ormai vecchissima, che non serve a nulla, ma, in questo caso, partiremo, probabilmente partirete con un cantiere che devasterà quest'area della Valle di Susa, senza una prospettiva futura di continuare a finire l'opera.
Io vi dico solo: fermatevi! Ascoltate i rappresentanti del territorio, che non sono solo quelli no-TAV, ma sono tutti i sindaci che stanno vivendo questa situazione di non risposta da parte del Ministero, del Ministro, su quest'opera che sta diventando insopportabile e anche grave.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 8 maggio 2025 - Ore 9,30:
1. Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 813 .
2. Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2025, n. 39, recante misure urgenti in materia di assicurazione dei rischi catastrofali. (C. 2333-A)
Relatore: ZINZI.
3. Seguito della discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica d'India sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 9 ottobre 2023. (C. 1915-A)
Relatore: FORMENTINI.
S. 1228 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Araba d'Egitto sul trasporto internazionale di merci per mezzo di veicoli trainati (rimorchi e semirimorchi) con l'uso di servizi di traghettamento marittimo, fatto a Il Cairo il 22 gennaio 2024 (Approvato dal Senato). (C. 2101)
Relatore: CALOVINI.
La seduta termina alle 17,45.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 4 la deputata Loizzo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 6, dalla n. 8 alla n. 12, dalla n. 14 alla n. 19, dalla n. 21 alla n. 26, n. 28, dalla n. 30 alla n. 39 e dalla n. 42 alla n. 45 la deputata Latini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni nn. 7, 13, 20, 27, 29, 40 e 41 la deputata Latini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 7 il deputato Fede ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
nella votazione n. 15 il deputato Marchetti ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;
nella votazione n. 23 il deputato Bof ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 45 il deputato Barabotti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 45 i deputati presenti del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario;
nella votazione n. 50 la deputata Kelany ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | PDL 741-A E ABB - EM 1.1000 | 230 | 226 | 4 | 114 | 91 | 135 | 85 | Resp. |
2 | Nominale | EM 1.1003 | 232 | 228 | 4 | 115 | 93 | 135 | 85 | Resp. |
3 | Nominale | EM 1.3 | 232 | 228 | 4 | 115 | 94 | 134 | 83 | Resp. |
4 | Nominale | EM 1.1001 | 234 | 230 | 4 | 116 | 95 | 135 | 83 | Resp. |
5 | Nominale | EM 1.1004 | 245 | 238 | 7 | 120 | 92 | 146 | 80 | Resp. |
6 | Nominale | EM 1.1002 | 243 | 237 | 6 | 119 | 90 | 147 | 80 | Resp. |
7 | Nominale | ARTICOLO 1 | 245 | 151 | 94 | 76 | 149 | 2 | 80 | Appr. |
8 | Nominale | EM 2.1 | 247 | 237 | 10 | 119 | 92 | 145 | 80 | Resp. |
9 | Nominale | EM 2.2 | 245 | 237 | 8 | 119 | 91 | 146 | 80 | Resp. |
10 | Nominale | EM 2.1000 | 247 | 243 | 4 | 122 | 96 | 147 | 80 | Resp. |
11 | Nominale | EM 2.3 | 249 | 245 | 4 | 123 | 99 | 146 | 79 | Resp. |
12 | Nominale | EM 2.6 | 244 | 240 | 4 | 121 | 97 | 143 | 79 | Resp. |
13 | Nominale | ARTICOLO 2 | 251 | 151 | 100 | 76 | 151 | 0 | 79 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | EM 3.1002 | 250 | 241 | 9 | 121 | 96 | 145 | 79 | Resp. |
15 | Nominale | EM 3.1000 | 247 | 213 | 34 | 107 | 70 | 143 | 79 | Resp. |
16 | Nominale | EM 3.101 | 249 | 245 | 4 | 123 | 99 | 146 | 79 | Resp. |
17 | Nominale | EM 3.9 | 248 | 244 | 4 | 123 | 100 | 144 | 79 | Resp. |
18 | Nominale | EM 3.10 | 247 | 244 | 3 | 123 | 101 | 143 | 79 | Resp. |
19 | Nominale | EM 3.1001 | 250 | 246 | 4 | 124 | 101 | 145 | 79 | Resp. |
20 | Nominale | ARTICOLO 3 | 252 | 151 | 101 | 76 | 150 | 1 | 79 | Appr. |
21 | Nominale | ART AGG 3.01000 | 255 | 251 | 4 | 126 | 102 | 149 | 79 | Resp. |
22 | Nominale | ART AGG 3.01001 | 264 | 258 | 6 | 130 | 106 | 152 | 78 | Resp. |
23 | Nominale | ART AGG 3.02 | 257 | 252 | 5 | 127 | 106 | 146 | 78 | Resp. |
24 | Nominale | EM 4.3 | 260 | 255 | 5 | 128 | 108 | 147 | 78 | Resp. |
25 | Nominale | EM 4.5 | 265 | 260 | 5 | 131 | 107 | 153 | 78 | Resp. |
26 | Nominale | EM 4.7 | 262 | 257 | 5 | 129 | 105 | 152 | 78 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | EM 4.500 | 263 | 263 | 0 | 132 | 262 | 1 | 78 | Appr. |
28 | Nominale | EM 4.11 | 265 | 260 | 5 | 131 | 112 | 148 | 78 | Resp. |
29 | Nominale | ARTICOLO 4 | 266 | 161 | 105 | 81 | 161 | 0 | 78 | Appr. |
30 | Nominale | ART AGG 4.01005 | 265 | 261 | 4 | 131 | 101 | 160 | 78 | Resp. |
31 | Nominale | ART AGG 4.01004 | 264 | 261 | 3 | 131 | 98 | 163 | 78 | Resp. |
32 | Nominale | ART AGG 4.01002 | 265 | 258 | 7 | 130 | 101 | 157 | 78 | Resp. |
33 | Nominale | ART AGG 4.01006, 4.01000 | 267 | 260 | 7 | 131 | 108 | 152 | 78 | Resp. |
34 | Nominale | ART AGG 4.01007 | 266 | 261 | 5 | 131 | 108 | 153 | 78 | Resp. |
35 | Nominale | ART AGG 4.01008, 4.01001 | 264 | 259 | 5 | 130 | 107 | 152 | 78 | Resp. |
36 | Nominale | ART AGG 4.01009 | 266 | 262 | 4 | 132 | 100 | 162 | 78 | Resp. |
37 | Nominale | EM 5.1002 | 267 | 263 | 4 | 132 | 109 | 154 | 78 | Resp. |
38 | Nominale | EM 5.1000 | 265 | 260 | 5 | 131 | 106 | 154 | 78 | Resp. |
39 | Nominale | EM 5.1001 | 268 | 263 | 5 | 132 | 108 | 155 | 78 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 50) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nominale | ARTICOLO 5 | 267 | 163 | 104 | 82 | 162 | 1 | 78 | Appr. |
41 | Nominale | ARTICOLO 6 | 270 | 161 | 109 | 81 | 161 | 0 | 78 | Appr. |
42 | Nominale | PDL 741-A E ABB - ODG 2 | 252 | 248 | 4 | 125 | 104 | 144 | 78 | Resp. |
43 | Nominale | ODG 9/741-A E ABB/5 | 260 | 256 | 4 | 129 | 106 | 150 | 78 | Resp. |
44 | Nominale | ODG 9/741-A E ABB/6 | 256 | 252 | 4 | 127 | 104 | 148 | 78 | Resp. |
45 | Nominale | ODG 9/741-A E ABB/7 | 248 | 244 | 4 | 123 | 97 | 147 | 78 | Resp. |
46 | Nominale | ODG 9/741-A E ABB/8 | 261 | 257 | 4 | 129 | 107 | 150 | 78 | Resp. |
47 | Nominale | ODG 9/741-A E ABB/9 | 264 | 261 | 3 | 131 | 99 | 162 | 78 | Resp. |
48 | Nominale | ODG 9/741-A E ABB/10 | 260 | 259 | 1 | 130 | 100 | 159 | 78 | Resp. |
49 | Nominale | ODG 9/741-A E ABB/14 | 261 | 257 | 4 | 129 | 104 | 153 | 78 | Resp. |
50 | Nominale | PDL 741-A E ABB - VOTO FINALE | 258 | 155 | 103 | 78 | 155 | 0 | 77 | Appr. |