XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 465 di giovedì 10 aprile 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANTONIO D'ALESSIO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 105, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,36).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Valentina Barzotti. Ne ha facoltà.
VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Il mondo del lavoro sta vivendo da anni dentro un incubo e, purtroppo, non si vede la luce. Ogni giorno tre persone vanno a lavorare e non tornano a casa. Oggi portiamo, ancora una volta, all'attenzione di questo Parlamento il tema, la tragedia degli infortuni sul lavoro. Purtroppo, Presidente, noi vediamo che questo scenario non sta migliorando. Ogni giorno - ogni giorno! - ci arrivano notizie di persone che perdono la vita sul luogo di lavoro: ieri una persona a Como, l'altro ieri una persona a Lucca, il giorno prima una persona a Milano, e chissà di quante persone non veniamo a sapere. Presidente, noi pensiamo che non si stia facendo abbastanza. In generale, non si sta facendo abbastanza, perché sono anni che noi chiediamo l'approvazione e la discussione di un piano straordinario di prevenzione sulla salute e la sicurezza sul lavoro. Questo piano, non lo vediamo arrivare. Vediamo che non si dice una parola su questo tema e questo ci dispiace tantissimo perché ci sentiamo impotenti di fronte a una continua tragedia. Presidente, dato che i colleghi e il Governo hanno i dati di INAIL, i quali ci dicono che sono in aumento gli infortuni sul lavoro con esito mortale, che sono in aumento gli infortuni in itinere, che sono in aumento le malattie professionali, e non viene fatto nulla, noi ci chiediamo perché, chiediamo di intervenire su questo tema e chiediamo, qui, un'informativa urgente alla Ministra Calderone, perché, come vi dicevo, bisogna capire che cosa sta succedendo.
Noi pensiamo che non sia sufficiente intervenire sui controlli, ma sia importante intervenire in materia di prevenzione e di cultura del lavoro, ma anche di diritti immediati, che i lavoratori devono poter conoscere. Penso, ad esempio, all'articolo 44 del testo unico in materia di prevenzione, il n. 81 del 2008, che prevede la possibilità per il lavoratore di esercitare l'autotutela sul lavoro, cioè, in presenza di un pericolo grave e immediato, il lavoratore può astenersi dalla prestazione lavorativa. Ma i lavoratori non conoscono questo diritto o, comunque, se lo conoscono, non sono in grado di poterlo esercitare, perché spesso e volentieri si ritrovano in situazioni di ricattabilità e di difficoltà, in situazioni in cui non si sentono nelle condizioni di poter esercitare questo diritto, perché neppure esistono delle procedure per poterlo fare.
Per cui, Presidente, io chiedo, qui, ancora una volta, la Ministra Calderone, ma penso che i colleghi dovrebbero avere un sussulto rispetto a questo tema e rimettere al centro del dibattito questa problematica, che, purtroppo, non sta trovando alcun tipo di soluzione. Ho detto all'inizio del mio intervento che siamo dentro un incubo e, purtroppo, non si vede la luce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Quando noi parliamo di morti sul lavoro, non parliamo solo di numeri, che sono, signor Presidente, spaventosi e inaccettabili. Tre morti al giorno, più 5 per cento di persone che hanno perso la vita nel 2024 rispetto al 2023. Abbiamo avuto, tra il 2023 e il 2024, cinque grandi stragi sul lavoro, cinque ThyssenKrupp. La ThyssenKrupp, che fu l'elemento scatenante di una delle più moderne legislazioni sulla sicurezza e sulla salute del lavoro. Cinque ThyssenKrupp: Suviana, Casteldaccia, Calenzano, Firenze e Brandizzo. Quattro su cinque erano grandi società partecipate, e questo per renderci conto di che cosa è oggi il modello di business anche nel lavoro pubblico.
Perché, signor Presidente, il problema della sicurezza sul lavoro non è solamente il cattivo padrone o il cattivo pagatore; è anche un meccanismo criminale che è stato alimentato anche da questo Governo attraverso la scelta degli appalti a cascata. Criminale e criminogeno, e non esito a utilizzare questa parola. Voi avete imposto un decreto Sicurezza, l'altro giorno, dopo che era naufragato il vostro disegno di legge, perché ravvisavate l'urgenza di fare un provvedimento del genere. Credo che sia l'ottavo o il nono decreto Sicurezza che fa questo Governo.
Non avete mai avuto il coraggio di occuparvi della grande questione della sicurezza nei luoghi di lavoro. Non avete mai avuto il coraggio di fare un decreto e assumere mille ispettori in più nei luoghi di lavoro. Non avete mai avuto il coraggio di intervenire sulla causa principale di quei morti, che si chiama precarietà, perché voi avete scelto la strada della frantumazione del mercato del lavoro, perché la frantumazione del mercato del lavoro è la causa principale dei bassi salari e dell'insicurezza, lo dice l'INAIL. Chi ha un contratto precario, intermittente, instabile, ha due volte in più la possibilità di morire su un cantiere, e questa è la grande questione che abbiamo davanti.
Noi, purtroppo, invece dobbiamo fare i conti con una Ministra, la Ministra Calderone, laureata in fuga dai problemi. Questa laurea particolare, che lei ha conseguito in questi 2 anni e mezzo di Ministero, dovrebbe far riflettere anche voi della maggioranza, e dovrebbe però indurre, signor Presidente, da un lato, finalmente, a tirare fuori quel grande piano nazionale sulla prevenzione, ma anche a fare un'altra cosa, perché in questo momento voi siete fuorilegge. Perché questo Parlamento ha approvato una norma, proposta dalle opposizioni, che impone alla Ministra, entro il mese di aprile di ogni anno, di relazionare qui, alle Camere, sullo stato della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro, e quella relazione deve essere conclusa con un voto del Parlamento.
E allora, signor Presidente, se non c'è questa relazione, che almeno ci sia un'informativa. Un'informativa della Ministra Calderone, laureata in fuga dalla realtà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Mari. Sempre sull'ordine dei lavori, quindi immagino per una richiesta di informativa. Mi confermi, per favore.
FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente, stesso argomento. Abbiamo una crescita dei caduti sul lavoro in Italia. Noi diciamo che questo avviene perché c'è più precarietà, il Governo sostiene che il lavoro in Italia non sia particolarmente precario. Questa discussione non è una discussione secondaria, è una discussione decisiva per il futuro di un Paese, per le condizioni delle donne e degli uomini che vanno a lavorare la mattina e anche per lo sviluppo del Paese. Allora, noi abbiamo bisogno sia dell'informativa che della relazione da parte della Ministra del Lavoro.
Abbiamo bisogno di conoscere il punto di vista del Governo e l'analisi dei dati. Abbiamo bisogno di sapere quali sono le misure che il Governo intende adottare rispetto a quella che, in tutta evidenza, è un'emergenza. Noi riteniamo che in questi anni ci sia stata una stretta, e quindi un peggioramento delle condizioni di lavoro, sia dal punto di vista dei tempi delle lavorazioni in generale, sia dal punto di vista dei redditi. La nostra idea è confortata da numeri. In Italia aumentano i fattori di rischio per chi lavora dal punto di vista dei tempi, dal punto di vista degli orari e, addirittura, in modo significativo, dal punto di vista dell'età di chi lavora.
In Italia ci sono incidenti particolarmente pericolosi, spesso mortali, all'inizio e alla fine dei turni di lavoro. Ci sono incidenti pericolosi e spesso mortali nella catena dei subappalti. Noi queste cose le dobbiamo dire in una interlocuzione diretta con la Ministra del Lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Noi crediamo che la patente a punti abbia addirittura peggiorato la capacità degli organi ispettivi di sanzionare le difformità e le violazioni delle norme. Oggi si chiudono meno cantieri di ieri, meno cantieri di ieri (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), perché la patente a punti consente di ricorrere, e quindi di avere gli effetti della patente a punti soltanto a valle di un procedimento.
Gli ispettori del lavoro hanno minori possibilità, questo è quello che sta succedendo. In Italia le ispezioni sono in gran parte concordate con i consulenti del lavoro, questo sta avvenendo. In Italia si è allentato il sistema di prevenzione e di controllo in materia di sicurezza del lavoro. Quindi, gli incidenti mortali crescono non per una fatalità, ma per le scelte politiche di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Quindi, la Ministra del Lavoro deve venire qui a dirci il suo punto di vista, perché noi dobbiamo poter interloquire sul terreno del merito.
Questa è una strage quotidiana, perché 3 morti al giorno, 3 per 365, sono una strage. Questa cosa grida non una vendetta, ma un intervento consapevole del legislatore. E noi non possiamo più registrare l'assenza ingombrante e il vuoto determinato dalla mancanza di una interlocuzione con una Ministra del Lavoro che, quasi come la Presidente del Consiglio, raramente si siede a quei banchi ...
PRESIDENTE. Concluda.
FRANCESCO MARI (AVS). ...ancor meno per interloquire con il Parlamento. Venga la Ministra a darci sia l'informativa sia la relazione prevista dalla legge (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, ma su un altro argomento, il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Sull'ordine dei lavori. Stanotte sono stato a Caivano dove sta bruciando, oramai da diverse ore, da oltre 12 ore, la Chimpex Industriale Spa, un'azienda che ha un fatturato di circa 150 milioni di euro annui, e gestisce e distribuisce prodotti chimici come ad esempio il cloro, il biossido di cloro, l'ipoclorito, l'acido peracetico e altro.
Perché sottolineo questo? Perché la Chimpex Industriale Spa è sottoposta a sequestro dallo scorso 20 gennaio, dal nucleo investigativo di Polizia ambientale del gruppo forestale dei Carabinieri, con l'accusa da parte della procura di Napoli Nord di sversare le acque reflue, esito del ciclo produttivo di cosmetici e detergenti, direttamente nel collettore fognario dell'ASI di Caivano Pascarola, e da qui nei Regi Lagni, senza che questi liquami transitassero attraverso l'impianto di depurazione. Da allora, quindi dal 20 gennaio, l'azienda ha proseguito l'attività sottoposta ad amministrazione giudiziaria. E che succede incredibilmente? Che ieri, alle 17, un'azienda che dovrebbe avere il massimo della sicurezza, il massimo del controllo, va completamente a fuoco.
In questo momento, in molti comuni delle zone limitrofe, le scuole sono state chiuse per precauzione, è stato poi consigliato di tenere le case chiuse per precauzione. Il paradosso è che però nell'area industriale, dove ci sono altre aziende, le precauzioni non esistono perché questi lavoratori sono sacrificabili. Quindi, in tutta la zona, anche a pochi metri dove ancora adesso stanno operando gli straordinari uomini e donne dei Vigili del fuoco - che stanotte sono andato a ringraziare personalmente, che stanno lavorando costantemente per spegnere questo rogo, che non è stato ancora spento -, ebbene lì “no”, lì bisogna produrre. I genitori, che vanno a lavorare in questo momento in una zona a rischio salute, vedono i loro figli a casa, mentre loro non hanno avuto nessuno dispositivo di protezione.
E allora, noi chiediamo - tramite lei - un'informativa urgente al Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, e direi anche alla Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, per capire come funziona questo sistema: un'azienda viene messa in amministrazione controllata e incredibilmente, dopo poche settimane, va a fuoco; un'area viene messa in sicurezza, perché un'azienda chimica sta intossicando il territorio, i bambini restano a casa ma incredibilmente su quel territorio tutti possono andare a lavorare a pochi metri dove i Vigili del fuoco stanno con le mascherine (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). I lavoratori possono tranquillamente essere sacrificabili. Lavorare per morire o morire per lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Penza. Ne ha facoltà.
PASQUALINO PENZA (M5S). Grazie, Presidente. Mi unisco all'appello del collega Borrelli nel chiedere l'informativa urgente al Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica perché è veramente insopportabile quello che è successo ieri. Io sono ritornato a casa, a Caivano, e credetemi l'aria era irrespirabile: bruciavano gli occhi e la gola, talmente erano le sostanze che erano state bruciate, combuste nell'aria. Veramente impossibile.
In questo momento vorrei vedere la presenza dei Ministri a Caivano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), in questo momento vorrei vedere la vicinanza ai cittadini caivanesi, ai miei concittadini che, oggi, sono costretti a stare chiusi nelle proprie case. Ma soprattutto a quei lavoratori e a quelle aziende che da questo disastro ne avranno delle conseguenze in termini di salute, in termini economici e in termini di vivibilità del paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1273 - Disposizioni per l'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché di proroga della delega di cui all'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46 (Approvato dal Senato) (A.C. 2171).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2171: Disposizioni per l'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché di proroga della delega di cui all'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46.
Ricordo che nella seduta del 7 aprile si è conclusa la discussione generale e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.
(Esame degli articoli - A.C. 2171)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge (Vedi l'allegato A). Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.
(Articolo 1 - A.C. 2171)
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 1. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1).
(Articolo 2 - A.C. 2171)
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 2. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 2).
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2171)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gruppioni. Ne ha facoltà.
NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Colleghi, abbiamo iniziato le dichiarazioni di voto quindi immagino che qualcuno preferirà occuparsi d'altro, tuttavia c'è una dichiarazione di voto della collega Gruppioni in corso e pertanto vi prego di fare silenzio. A lei la parola.
NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, oggi non votiamo solo un testo legislativo, oggi diamo finalmente voce a chi, per troppo tempo, ha parlato solo attraverso il silenzio del dovere. Le Forze armate, le Forze di Polizia a ordinamento militare, sono fatte di persone. Persone che vivono una vita di sacrificio, di disciplina, di rinunce. Persone che, pur garantendo ogni giorno la nostra sicurezza, non avevano ancora il pieno diritto di essere rappresentate, di far sentire le proprie esigenze, le proprie difficoltà e le proprie speranze. Con questo disegno di legge diamo concretezza a una pronuncia della Corte costituzionale che ha affermato una verità innegabile: anche chi porta una divisa ha diritto alla tutela sindacale. E lo facciamo con responsabilità certo, ma anche con il cuore. Perché la difesa della Patria non può più significare la rinuncia ai propri diritti fondamentali. Riconosciamo distacchi, permessi, strumenti concreti per avviare un vero dialogo tra Stato e personale militare. Proroghiamo una delega che permetterà al Governo di completare questo percorso con regole chiare e regole giuste. Non si tratta solo di norme, si tratta di dignità, di ascolto …
PRESIDENTE. Deputata Gruppioni, chiedo scusa, la devo interrompere. Porti pazienza, però non ci siamo proprio. Di dichiarazioni di voto ne abbiamo altre otto quindi, intanto per una questione di rispetto nei confronti della collega Gruppioni ma anche per una questione di rispetto nei confronti di coloro che parleranno tra breve, chiedo ai deputati presenti che vogliono conversare tra loro di uscire dall'Aula! Non è vietato parlare, non si può fare qui! Prego, prosegua.
NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Aggiungo anche il rispetto per le Forze armate e le Forze di Polizia che, a quanto pare, viene meno.
Quindi non si tratta solo di norme, colleghi, si tratta di dignità, di ascolto e di giustizia. Oggi, quest'Aula può dire di aver fatto qualcosa di giusto, qualcosa di importante. Per questo, il nostro voto è un sì convinto, emozionato e determinato, un sì per chi serve senza chiedere, un sì per chi merita rispetto e non solo medaglie, un sì per una Repubblica che non lascia indietro nessuno. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Grazie a lei, perdoni l'interruzione.
Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. La libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di Polizia che sono dentro un ordinamento di carattere militare è una questione antica di questo Paese. Come si sa, per decenni, si è ritenuto di dover contenere la possibilità di organizzarsi effettivamente dal punto di vista sindacale come tutti gli altri lavoratori e lavoratrici. Poi, le pressioni da parte dei lavoratori delle Forze dell'ordine, l'evoluzione del Paese, il cambio di paradigma, di fase storica, per fortuna, nel 2022, hanno prodotto la legge n. 46 ed è stato regolato l'esercizio della libertà sindacale per il personale militare. Da quel momento, in realtà, ci si aspettava un'accelerazione, invece - lo sappiamo tutti quanti -, siamo ormai a due anni e mezzo e non si riesce ad avere un contratto collettivo nazionale vero e proprio e si opera con le deroghe di cui ci occupiamo anche oggi.
Noi - lo dico immediatamente - siamo ovviamente favorevoli, abbiamo espresso un voto favorevole sugli articoli. Riteniamo che questa proroga del regime transitorio sia necessaria - innanzitutto per garantire i permessi sindacali retribuiti e le attività sindacali in genere -, ma siamo così a 36 mesi e credo che si possa anche chiudere qui.
Il Parlamento, oggi, dà un segnale a queste lavoratrici e a questi lavoratori di cui ha riconosciuto la piena libertà di organizzarsi, anche dal punto di vista sindacale, però questa approvazione, oggi, deve contenere un messaggio politico, perché c'è necessità, perché la piena organizzazione dal punto di vista sindacale di queste lavoratrici e questi lavoratori oggi è una necessità di fase storica, per quanto ci riguarda. Deve uscire definitivamente dal corporativismo l'organizzazione interna delle Forze di Polizia, ovviamente quelle organizzate dal punto di vista militare.
La possibilità di fare sindacato è un'occasione, è un passaggio storico importante che richiede il Paese, in questa fase politica, sociale ed economica del Paese. Noi abbiamo bisogno di lavoratrici e di lavoratori delle Forze di Polizia, dei Carabinieri, della Guardia di finanza che siano organizzati sindacalmente, dentro sindacati, possibilmente, che abbiano una cultura confederale. Ne abbiamo bisogno per la democrazia del Paese in questo momento.
Quindi, per quanto ci riguarda, non cogliamo assolutamente la proroga come l'ennesimo rinvio e poi chissà cosa accadrà. No, siamo favorevoli a questa ulteriore proroga, però assumiamo qui un impegno di tipo parlamentare: lavoreremo e ci impegneremo perché sia l'ultima. E, per quanto ci riguarda, è l'ultima, perché le organizzazioni professionali di quei lavoratori chiedono che sia l'ultima. Quindi, la nostra posizione, innanzitutto, è in sintonia con quelle lavoratrici e quei lavoratori.
Iscriversi a un sindacato oggi, oso dire, nel mondo, è sempre un atto di coraggio. Per fortuna, abbiamo anche nel nostro Paese una tendenza positiva: ci sono più lavoratrici e più lavoratori che si iscrivono al sindacato, e, in particolare, ai sindacati che fanno politica. Questo è un fatto positivo, iscriversi a un sindacato per un lavoratore delle Forze dell'ordine, per un lavoratore dei Carabinieri, della Guardia di finanza, della Polizia penitenziaria è ancor di più un atto di coraggio. Lo sappiamo bene: non hanno soltanto il datore di lavoro, che, per fortuna, è lo Stato, hanno anche una gerarchia interna che comunque devono rispettare. Quel sindacato è particolare e dobbiamo dargli la possibilità di svilupparsi appieno nel contesto democratico. Stiamo attenti, non mettiamo il freno a questa evoluzione del nostro sistema democratico. L'Italia ha avuto bisogno di lavoratrici e lavoratori militari organizzati sindacalmente.
Oggi, dal 2022, c'è una norma. Bene, vogliamo che questa norma venga attuata in pieno (poi ci sarà da migliorarla, ma una norma può essere sempre migliorata). Nel frattempo, facciamo in modo che questa proroga di sei mesi diventi lo spazio politico, culturale e parlamentare nel quale chiudere questa fase e consentire finalmente alle lavoratrici e ai lavoratori delle Forze di Polizia militari di avere il loro sindacato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ettore Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Signor Sottosegretario, colleghi, su questo provvedimento, si percepisce, già dal lavoro di Commissione, un consenso ampio che vede il Parlamento unito su questa proroga della delega. È un provvedimento che va nel solco della modernizzazione delle nostre Forze armate, perché è un elemento indubbiamente positivo che le organizzazioni sindacali abbiano un ruolo all'interno della vita delle Forze armate. In tal senso, il lavoro che deve fare il Governo per attuare questa delega è sicuramente importante.
Penso sia anche un riconoscimento, che arriva in maniera molto trasversale, al lavoro delle donne e degli uomini impegnati tutti i giorni nella sicurezza del nostro Paese. Sappiamo che tale sicurezza è apprezzata dagli italiani, ma è apprezzata ovunque lavorino i nostri militari, nel mondo. Le missioni internazionali a cui collaborano i nostri militari sono tantissime - ne discuteremo nei prossimi giorni, anche in quest'Aula - e complicate. I nostri comandanti spesso hanno anche la guida di queste missioni internazionali e tutti ci riconoscono che, al di là della professionalità che esercitano, al di là della capacità di comando, della capacità di presenza sul territorio, della capacità militare che hanno, c'è una straordinaria capacità umana che mettono al servizio, la capacità di interloquire con le popolazioni coinvolte.
Il contributo che danno le nostre Forze armate è un contributo in termini non solo di sicurezza, ma anche di cooperazione, di ricucitura di tessuti umani spesso molto lacerati, dove c'è bisogno di saper utilizzare non solo un'arma, ma anche la testa. Le nostre Forze armate hanno questa grande capacità di utilizzare la testa e il cuore, quando sono impegnate in scenari spesso molto, molto complicati.
Accanto alle Forze armate, oggi ricordiamo che questa delega riguarda anche le Forze di polizia a ordinamento militare, che non sono da meno nella loro attività all'estero; Guardia di Finanza e Carabinieri sono impegnati in molte missioni molto complicate in teatri di guerra, nella formazione del personale di polizia e del personale militare, nei compiti di sorveglianza e questo è un elemento che ci viene anche qui riconosciuto sempre. Ma i nostri Carabinieri, la nostra Guardia di finanza e la Capitaneria di porto sono impegnati anche nella sorveglianza, nella vigilanza, nella sicurezza di tutti noi, in tutti i giorni del nostro quotidiano.
Tra di noi non c'è nessuno che non voglia più sicurezza: tutti lo percepiamo, lo sappiamo, lo riconosciamo. Allora, avremmo bisogno di conservare questa consapevolezza, anche quando discutiamo di Forze armate. Tra qualche minuto cominceremo un'altra discussione, che riguarda un pezzo importante delle scelte che questo Parlamento deve fare; riguarda l'adesione alle politiche europee sulla difesa, sul riarmo necessario - chiamiamolo così - di cui l'Europa, e in particolare l'Italia, che è più indietro di altri sotto il profilo degli investimenti, ha bisogno. E, parlando di questo, parleremo sicuramente di investimenti: investimenti in tecnologia e investimenti in armamenti, ma abbiamo bisogno anche di investire sulle nostre Forze armate, sul personale.
Oggi le nostre Forze armate hanno un'età media troppo elevata. Questo rappresenta un problema operativo, rappresenta un problema a cui dobbiamo far fronte e rappresenta un problema anche quando pensiamo alle nuove frontiere, al reclutamento, alla necessità di avere giovani che siano capaci tecnicamente di lavorare nel cyberspazio che è l'altra frontiera che abbiamo, su cui dobbiamo investire, e non solo nel civile, ma abbiamo bisogno di investire anche nel militare. Guardiamo cosa succede nei teatri di guerra, quanto questo teatro di guerra risulti sempre più significativo e importante.
Quindi, la riflessione che sta a monte di questo provvedimento sicuramente parla della sindacalizzazione; ma, per sindacalizzare, la prima richiesta che farà qualsiasi sindacato delle Forze armate è di dare dignità al loro lavoro, di dare gli strumenti per il loro lavoro. E gli strumenti sono di tipo sicuramente tecnico e tecnologico, ma sono anche strumenti negli investimenti, nelle persone, nel potenziamento degli organici - di cui tutte le nostre Forze armate hanno bisogno, tutte, poiché sono tutte sotto organico - di potenziamento, di svecchiamento del personale, d'investimento in formazione.
Per fare questo, signori, ci vogliono soldi, ci vogliono risorse. È inutile parlare di potenziamento della sicurezza se non si è coerenti dopo, nelle scelte di bilancio. Avremo bisogno di coerenza per spiegare, anche a chi sta fuori da quest'Aula, che le risorse che mettiamo nella sicurezza sono risorse investite nel nostro futuro.
Quindi, il Governo sicuramente ha il nostro voto favorevole, come quello di tutta l'Aula, su questo provvedimento. Il Governo ha anche il nostro invito a venire in quest'Aula chiedendo maggiori risorse per il comparto della sicurezza e per il comparto della difesa, per garantire al personale le condizioni per fare il proprio lavoro, per potenziare gli organici dove ci sono vuoti di organico oggi e per investire in quelle risorse materiali di cui il nostro sistema di difesa e il nostro sistema di sicurezza, in termini più ampi, oggi hanno bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, il tema in discussione oggi è un tema delicato e rilevante, perché attiene ai diritti di un comparto - come hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto -, quello delle Forze armate, delle Forze di polizia a ordinamento militare, a cui ogni giorno chiediamo uno sforzo in più per garantire la sicurezza di tutti i cittadini italiani. E sono quelle donne, sono quegli uomini impegnati quotidianamente sui tanti fronti da cui ogni giorno giungono o possono giungere minacce.
Ritengo sia sempre doveroso ricordare l'impegno e il sacrificio che questi cittadini compiono in nome e a difesa della nostra Nazione. È anche in virtù di esso che tutti gli italiani possono godere delle libertà e dei diritti sanciti dalla Costituzione. Sono diritti che, in parte, venivano negati proprio alle donne e agli uomini delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare. Mi riferisco, ovviamente, alla libertà sindacale, che è stata riconosciuta dalla legge n. 46 del 2022, che ha delineato la cornice giuridica nell'ambito della quale istituire associazioni professionali a carattere sindacale tra militari.
Questa legge, però, mancava di una disciplina transitoria che consentisse l'effettivo svolgimento delle trattative sindacali. Praticamente, mancava una definizione dei distacchi e dei permessi retribuiti per svolgere le attività sindacali nelle more dello svolgimento della prima contrattazione utile anche a definire proprio il contingente dei distacchi e dei permessi retribuiti.
È un corto circuito su cui, in realtà, siamo già intervenuti, approvando un primo intervento normativo con il decreto-legge n. 61 dello scorso anno, con il quale, tra l'altro, è stato determinato il contingente dei distacchi e permessi per l'anno 2024. Le trattative, però, sono ancora in corso. Pertanto, con il provvedimento che stiamo esaminando, si intende fissare i contingenti di distacchi e permessi anche per il 2025, misura analoga a quanto era stato previsto per il 2024.
Si tratta, in ogni caso, di una disciplina a carattere provvisorio, che sarà superata - proprio come previsto dalla legge n. 46 del 2022 - da quanto stabilito in sede di contrattazione. Si tratta dello stesso schema, già applicato per la Polizia di Stato in sede di primo riconoscimento di prerogative sindacali in favore del proprio personale, prevedendo in via transitoria aspettative sindacali retribuite, giornate di assenza retribuita, poi regolate in sede di contrattazione. In quel caso, però, noi eravamo all'interno di un processo di smilitarizzazione, che aveva reso conseguente il riconoscimento dei diritti sindacali al personale impiegato.
Il secondo intervento previsto è ancora più specifico, perché riguarda la disciplina delle limitazioni all'esercizio dell'attività sindacale da parte di determinate categorie di personale. Si tratta del personale impiegato in attività operativa, in attività addestrativa, formativa ed esercitativa, anche fuori dal territorio nazionale, inquadrato in contingenti o a bordo di unità navali, ovvero distaccato individualmente.
In particolare, si dispone l'estensione del termine per l'esercizio da parte del Governo della delega legislativa, fissandola al 27 maggio 2025. Si tratta, effettivamente, del terzo rinvio dalla data di entrata in vigore della legge, che ha definito il quadro normativo per la libertà sindacale delle Forze armate, ma è più che giustificabile data la delicatezza della materia. A breve saremo in grado di approvare, certamente, anche le norme sull'esercizio della libertà sindacale limitato per le particolari attività e impieghi del personale.
Signor Presidente, è palese che la peculiarità dell'ordinamento militare, nel sistema gerarchico che lo contraddistingue, si riverbera nelle relazioni lavorative. Questo fa sì che la definizione dell'attività sindacale sia un processo delicato e complesso, che deve al contempo tutelare i diritti del singolo senza, però, pregiudicare le prerogative e le funzionalità del Corpo militare. Da qui, sicuramente, anche la lunghezza dei tempi.
Tuttavia, anche grazie all'intervento che andremo ad approvare, sarà possibile consentire la finalizzazione della trattativa negoziale in corso e vedere effettivamente operativo il nuovo sistema. Si tratta, secondo noi, di una svolta epocale, di un riconoscimento di maturità meritatissimo per le nostre Forze armate, perché significa rendere operativo quello che alcuni giuristi ed esperti hanno definito addirittura un ossimoro. Io, invece, ritengo che il sistema sindacale che nascerà sarà in grado di rafforzare e cooperare per una maggiore efficienza dell'organizzazione delle Forze armate.
Quindi, come Noi Moderati, esprimiamo soddisfazione per l'attenzione che il Governo rivolge sempre al comparto e siamo pronti anche in questa sede - e presto in sede di discussione del provvedimento sull'esercizio limitato a casi specifici - a contribuire per migliorare le condizioni operative delle donne e degli uomini a cui ogni giorno affidiamo la nostra sicurezza.
Signor Presidente, proprio in queste ore quest'Aula sta discutendo di sicurezza, di rafforzamento e potenziamento della difesa nazionale ed europea. Ricordiamoci sempre che dietro i numeri, dietro gli investimenti, dietro i mezzi e dietro le tecnologie ci sono donne e uomini che hanno fatto una scelta di vita, una scelta d'impegno, una scelta di sacrificio e a loro va sempre la nostra più grande riconoscenza. Annuncio, pertanto, il voto favorevole di Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi approveremo a larga maggioranza, credo all'unanimità, questo disegno di legge. Quindi, anche con il voto convintamente favorevole del MoVimento 5 Stelle approveremo queste modifiche a una legge già esistente, delle modifiche che introducono delle disposizioni in materia di permessi e distacchi in favore delle associazioni professionali a carattere militare che, insomma, noi più brevemente definiamo come sindacati militari.
Questi sindacati sono una grande conquista della scorsa legislatura. Il MoVimento 5 Stelle, nella scorsa legislatura, dette un grande contributo affinché si arrivasse proprio alla definizione giuridica dei sindacati militari. Siamo riusciti - tutto il Parlamento lo ha fatto - a dare rappresentanza sindacale anche alle lavoratrici e ai lavoratori che portano le stellette sulle spalle e che difendono il nostro Paese. Questa noi la riteniamo, la ritenevamo e continuiamo a ritenerla, una conquista di civiltà e di democrazia. Una rappresentanza, quella che fu istituita con la legge 28 aprile 2022, n. 46, che ha finalmente dato una reale rappresentanza ai militari, agli uomini e alle donne con le stellette, e che invece prima, con gli organismi precedenti, non era affatto garantita.
È una legge, come dicevo, che fu fortemente voluta dal MoVimento 5 Stelle, quella dell'aprile del 2022, che sostanzialmente ha recepito e ha dato attuazione a una storica sentenza della Corte costituzionale, che nel 2018 aveva riconosciuto, per la prima volta, la legittimità di associazioni sindacali in ambito militare.
Questa necessità di dare una reale e non aleatoria tutela dei diritti delle donne e degli uomini che portano le stellette è, tra l'altro, testimoniata da una sequela di episodi disdicevoli, a volte anche molto gravi, che hanno portato alla pubblica attenzione, all'attenzione dell'opinione pubblica, le condizioni di lavoro dei militari. Basta pensare ai morti, ai suicidi che, purtroppo, abbiamo dovuto anche recentemente registrare, agli episodi di nonnismo, alle tragedie e alle morti da uranio impoverito dei militari impiegati nelle missioni all'estero, così come, per esempio, il problema della presenza massiccia in alcune unità navali della Marina militare e a quello più recente della potabilità dell'acqua, sempre sui mezzi della nostra Marina.
Quindi, ci sono dei problemi che avevano bisogno di una rappresentanza da parte, appunto, delle organizzazioni deputate a farlo - le organizzazioni sindacali - e, quindi, siamo arrivati a definire il quadro giuridico del 2022. Necessitava, questo intervento, di una rivisitazione, che, appunto, stiamo facendo con questo provvedimento. Quindi, questo disegno di legge mira a consentire concretamente il pieno svolgimento delle attività sindacali per i militari, regolamentando i distacchi e i permessi retribuiti e soprattutto prorogando il regime transitorio delle nuove associazioni sindacali, che altrimenti non potrebbero iniziare a operare e a partecipare alla contrattazione collettiva.
Nello specifico - brevemente lo volevo illustrare, Presidente - questo disegno di legge, che è stato già approvato dal Senato lo scorso dicembre, proroga la normativa transitoria in attesa di una definizione, tramite contrattazione, che riguardi i distacchi e i permessi retribuiti ai fini dello svolgimento dell'attività sindacale e, quindi, prorogando per tutto l'anno 2025 quanto era stato già stabilito per l'anno 2024, cioè un distacco ogni 2.000 unità di personale e un'ora annua di permesso retribuito ogni unità di personale.
In più questo disegno di legge - che, appunto, approveremo tra qualche minuto - proroga di altri sei mesi i termini per l'esercizio da parte del Governo della delega legislativa nella materia - che è una materia delicata - delle limitazioni all'esercizio dell'attività sindacale da parte del personale che è impiegato in attività operativa, addestrativa, formativa ed esercitativa, anche fuori dal territorio nazionale, e che è - questo personale - inquadrato in contingenti o a bordo di unità navali oppure distaccato in maniera individuale. Un'ulteriore proroga, com'è del tutto evidente, è necessaria per consentire ai Ministeri competenti di raccogliere i pareri delle associazioni sindacali rappresentative e, quindi, dare attuazione anche a questo pezzo della legge.
A questo proposito, però, Presidente voglio sottolineare come, a giudizio del MoVimento 5 Stelle, sia urgente rivedere il calcolo previsto dall'ordinamento militare, che consente alle associazioni sindacali di essere considerate rappresentative a livello nazionale se raggiungono un numero di iscritti pari ad almeno il 4 per cento della forza complessiva della Forza armata o del 3 per cento del personale di ogni singola forza per le associazioni interforze. Noi riteniamo, invece, opportuno parificare il criterio con quello dei sindacati civili della Polizia e di tutti i dipendenti pubblici, per i quali la rappresentatività si calcola non solo sulla totalità dei dipendenti ma anche sui voti dei dipendenti che sono, appunto, sindacalizzati.
Quindi posso concludere, Presidente, affermando che il MoVimento 5 Stelle ha sempre mostrato una grande attenzione per la tutela dei diritti e per le condizioni di lavoro del personale della difesa, per le donne e gli uomini del personale della difesa, e ha sempre - proprio sempre! - sostenuto le giuste rivendicazioni che questi nostri uomini e donne hanno via via illustrato proprio per poter svolgere al meglio il proprio lavoro, che è un lavoro di difesa del Paese, dell'Italia.
Però, tengo, inoltre, a sottolineare che per noi, prima delle armi, prima delle bombe e dei missili, dei carri armati, degli aerei e dei cacciabombardieri, vengono le persone, vengono prima gli uomini e le donne delle Forze armate. Noi vogliamo difendere chi difende il Paese e non vogliamo farlo come fa il Governo che li difende a parole e, invece, nei fatti difende solo i produttori delle armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Bagnasco. Ne ha facoltà.
ROBERTO BAGNASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Presidente, signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, con questa dichiarazione di voto intendo esprimere il convinto e motivato assenso del mio e del nostro gruppo al disegno di legge n. 2171, che rappresenta un passaggio di straordinaria rilevanza nel processo di modernizzazione e di adeguamento del nostro ordinamento ai principi costituzionali e sovranazionali in materia di diritti sindacali del personale militare, che è un settore molto delicato, come è facilmente comprensibili da tutti.
Questo provvedimento non solo dà attuazione alla storica sentenza della Corte costituzionale, ma lo fa con equilibrio, con lungimiranza e nel rispetto delle peculiarità che caratterizzano l'ordinamento militare.
Dopo anni di riflessioni, confronti, approfondimenti, qualche volta anche scontri, il Parlamento ha finalmente saputo dotare le Forze armate e le Forze di polizia ad ordinamento militare di uno strumento normativo chiaro, coerente e rispettoso dei principi democratici e che consente l'esercizio della libertà sindacale in forme compatibili con le esigenze di coesione, neutralità e prontezza operativa che la funzione militare impone.
Il provvedimento si configura come una tappa fondamentale nell'affermazione di una cultura dei diritti anche all'interno di settori tradizionalmente considerati estranei alla dimensione sindacale. Ed è proprio in questo solco che si colloca la previsione dell'istituzione delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari (APCSM), il cui riconoscimento rappresenta non un semplice adempimento formale, ma il frutto di una visione più ampia, fondata sul dialogo tra le esigenze di rappresentanza del personale e la necessità di preservare l'integrità e l'efficienza dell'ordinamento militare.
Le disposizioni contenute nel disegno di legge n. 2171, nel disciplinare le modalità di costituzione, funzionamento e riconoscimento di tali associazioni, stabiliscono un quadro regolatorio trasparente, efficace e bilanciato, idoneo ad evitare derive corporative, ma, al contempo, capace di garantire una reale tutela degli interessi professionali, economici e morali del personale in divisa. Non possiamo dimenticare, infatti, i nostri militari e i nostri appartenenti alle Forze di polizia. Oggi, intanto, colgo l'occasione perché è la Festa nazionale della Polizia, quindi mi sembra doveroso che, da questi banchi, venga inviato alla Polizia un ricordo importante e un ringraziamento significativo (Applausi). Dicevo che non possiamo dimenticare che i nostri militari e i nostri appartenenti alle Forze di polizia a ordinamento militare sono servitori dello Stato che, nel quotidiano esercizio delle loro funzioni, mettono a repentaglio la propria incolumità per garantire la sicurezza della collettività. Riconoscere loro il diritto della rappresentanza sindacale non è solo un atto di civiltà giuridica, ma anche un dovere morale, che ci richiama al principio di eguaglianza sostanziale sancito dall'articolo 3 della nostra Costituzione.
Con l'approvazione di questo disegno di legge, il Parlamento riafferma la propria capacità di ascolto e di risposta alle istanze di una categoria essenziale per il funzionamento delle istituzioni repubblicane. Lo fa con spirito costruttivo, nella consapevolezza che il rafforzamento delle garanzie individuali è pienamente compatibile con il mantenimento della disciplina e dell'onore - sì, sembrano parole, forse, vecchie, anziane, obsolete, però le voglio indicare ancora in questo mio breve intervento - che contraddistinguono, evidentemente, tutte le nostre uniformi.
Per queste ragioni esprimo, a nome di Forza Italia, un voto favorevole nella piena consapevolezza che questa norma non è un punto di arrivo, ma è l'inizio di un percorso che dovrà essere accompagnato da attenzione, monitoraggio e spirito di collaborazione tra istituzioni, amministrazioni e, naturalmente, associazioni professionali. È un giorno importante per la democrazia e per lo Stato di diritto, ed è un onore oggi poter contribuire a scriverne una pagina (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ziello. Ne ha facoltà.
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, colleghe e colleghi, il gruppo della Lega aderisce convintamente a questo provvedimento perché si tratta, sostanzialmente, di un esercizio di rafforzamento e anche di ammodernamento dell'intero comparto militare, che è funzionale all'attuazione della piena libertà sindacale all'interno delle nostre Forze armate e anche nelle Forze di polizia ad ordinamento militare. È un provvedimento che ci permette anche di esprimere un giudizio a 360 gradi sulle nostre Forze armate, donne e uomini che portano in alto il nome dell'Italia in tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché non soltanto rappresentano un motivo di orgoglio nazionale per il nostro Paese ma, soprattutto, riescono a mettere in campo quelle skills, quelle attività e quelle attitudini che sono ricercate a livello mondiale sotto il profilo del personale dell'Esercito. Cioè, il nostro Esercito non soltanto è capace, forte ed efficace da un punto di vista operativo, da un punto di vista manuale, ma, soprattutto, da un punto di vista emotivo e mentale, perché la capacità che hanno i nostri militari di penetrare all'interno delle singole realtà in cui svolgono le missioni per il nostro Paese, riuscendo ad avere quell'empatia con le popolazioni locali, è sicuramente un'attitudine e una qualità che ci è invidiata da tutto il mondo.
Non è un caso che il nostro personale delle Forze armate venga inviato in contesti molto difficili e complicati dove anche altre Forze armate di altri Paesi, che hanno scritto storie importanti da un punto di vista militare mondiale, non riescono ad avere la stessa efficacia del nostro Esercito perché, come ho ripetuto sempre, noi non abbiamo un Esercito soltanto capace ad imbracciare le armi ma, soprattutto, un Esercito capace di dialogare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) con le popolazioni locali e instaurarci un rapporto di fiducia. È questa la grande qualità che distingue il nostro grande e glorioso Esercito rispetto a quello di altri Paesi.
Per cui, signor Presidente - e concludo -, ribadisco che il gruppo della Lega voterà, convintamente, favorevolmente a questo provvedimento, auspicando sempre un maggior investimento in materia di sicurezza del nostro personale delle Forze armate, perché il nostro Esercito è fondamentale per garantire la nostra difesa interna. Però è altresì vero che - signor Presidente, concludo - ci sarà sempre, contrariamente a quanto viene detto da parte di alcune forze politiche di opposizione, la posizione contraria della Lega rispetto al piano di riarmo europeo della Presidente von der Leyen che, sicuramente, ci potrebbe portare in situazioni non di pace (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Maria. Ne ha facoltà.
ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, preannuncio subito il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico, che esprimeremo con senso di responsabilità perché, oggettivamente, i ritardi si stanno accumulando. Lo diciamo perché abbiamo a cuore questa legge, la n. 46 del 2022, al cui iter abbiamo lavorato per intero con esponenti del nostro partito, a livello sia parlamentare sia ministeriale, a seguito della sentenza, che è già stata ricordata, della Corte costituzionale n. 120 del 2018, che è intervenuta su quell'articolo del codice militare che prevedeva l'illegittimità dell'esercizio delle attività sindacali a carattere militare, dando inizio a un percorso partecipato e condiviso, caratterizzato da grande ascolto, che ci ha portato all'approvazione della legge. Questa prevedeva tempi ben precisi per l'esercizio delle deleghe che non sono stati rispettati, cosa, quindi, che ha creato un vuoto in assenza di una disciplina transitoria.
Oggi dobbiamo, pertanto, intervenire, ma non è la prima volta che lo facciamo, siamo già intervenuti quest'anno per garantire che l'esercizio del 2024 andasse avanti in attesa della contrattazione, che deve decidere sulle modalità di svolgimento dei distacchi, dei permessi retribuiti e dell'attività sindacale. Avevamo trovato una norma transitoria che prevedeva un distacco ogni 2.000 unità di personale e un'ora di permesso retribuito a ogni unità di personale. Andiamo a riproporla ancora, all'articolo 1, per permettere di andare avanti con la contrattazione.
Prevediamo, inoltre, una proroga delicata, perché incide su un tema che ancora non permette a pieno di spiegare le potenzialità dell'esercizio delle associazioni professionali a carattere sindacale. Mi riferisco al tema di come normare e definire l'esercizio e la limitazione all'attività sindacale in un comparto oggettivamente delicato, in cui si deve trovare un equilibrio tra diritto ad esercitare le libertà sindacali e le esigenze di servizio, soprattutto nei teatri più complicati, come le missioni internazionali o alcune operazioni delicate legate all'ordine pubblico. Il personale impiegato in questi ambiti, oggettivamente, ha limitazioni alle attività sindacali, ma bisogna trovare il giusto equilibrio.
Penso che non si debba perdere ulteriore tempo, che si debba andare avanti, anche perché arrivano segnali di preoccupazione da tutti i sindacati in merito alla ricerca di questo delicato equilibrio tra le esigenze di libertà sindacale e le esigenze operative sul teatro, equilibrio che mette insieme sia chi fa attività formativa, sia chi è sul campo. Il fatto che a chi fa attività formativa debba essere impedito di fare una serie di attività sindacali minime è oggettivamente preoccupante.
Quindi, invito il Governo ad accelerare, a promuovere un lavoro di ascolto delle associazioni sindacali. Esprimiamo un voto favorevole su questa proroga e sul fatto che si possa andare avanti in una fase delicata di contrattazione con una disciplina transitoria.
Il nostro voto favorevole non deve essere scambiato per una condiscendenza rispetto ai ritardi che non avrebbero dovuto esserci. Il nostro voto favorevole rappresenta, invece, prima di tutto uno stimolo ad accelerare, a mettere in campo la giusta attenzione rispetto ai rilievi che le associazioni sindacali ci hanno fatto pervenire. Tutti noi ribadiamo in tante occasioni - lo stiamo facendo tutti, anche nel dibattito di oggi - la gratitudine per gli uomini e le donne in divisa, per il loro impegno per il Paese, per quanto rendono onore all'Italia nelle missioni di pace. Ecco, dare loro certezze su come esercitare le proprie libertà sindacali è un modo per rendere concreta questa gratitudine (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabrizio Comba. Ne ha facoltà.
FABRIZIO COMBA (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, oggi siamo chiamati ad esprimere il nostro voto sul disegno di legge A.C. 2171, intitolato “Disposizioni per l'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché di proroga della delega di cui all'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile del 2022, n. 46”.
La legge 28 aprile 2022, n. 46 ha delineato la cornice giuridica nell'ambito della quale istruire associazioni professionali a carattere sindacale tra i militari. L'intervento normativo si è reso necessario in conseguenza della sentenza n. 120 del 2018, in cui la Corte costituzionale, modificando il proprio precedente ordinamento, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1475, comma 2, del codice dell'ordinamento militare, in quanto prevedeva che i militari non potessero costituire associazioni professionali a carattere sindacale. In estrema sintesi, la Corte ha riconosciuto la legittimità di associazioni professionali di personale militare a carattere sindacale, rinviando alla legge la definizione delle condizioni e dei limiti di tale riconoscimento. Ha stabilito che le associazioni in questione devono essere composte solo da militari e che essi non possono aderire ad associazioni diverse e ha ribadito la legittimità del divieto per i militari di esercitare il diritto di sciopero.
Questo provvedimento è importante non solo per la forma in cui regola gli aspetti tecnici e normativi, ma per il valore che rinchiude e racchiude in sé. Oggi, infatti, approviamo una riforma che va a modernizzare e a rendere più equo il sistema di rappresentanza del personale militare di Polizia, garantendo maggiore giustizia e trasparenza per chi lavora nelle Forze armate e nelle Forze di Polizia a ordinamento militare.
Uno degli aspetti più significativi del disegno di legge è l'introduzione di disposizioni in materia di permessi e distacchi per le associazioni professionali a carattere sindacale tra i militari. Con l'approvazione del testo, le associazioni sindacali delle Forze armate e di Polizia riceveranno un numero adeguato di permessi retribuiti e distacchi, che permetteranno ai loro membri di esercitare al meglio il loro diritto di rappresentanza. In particolare, la legge prevede che i distacchi e i permessi retribuiti vengano attribuiti alle associazioni sindacali sulla base di una quantità proporzionale al numero di personale, con l'attribuzione di un distacco ogni 2.000 unità di personale e di un'ora annua di permesso retribuito ogni unità di personale.
Tale regolamentazione si inserisce in un processo di modernizzazione delle modalità di rappresentanza per il personale militare che, finalmente, potrà godere di strumenti più adeguati a far valere i propri diritti e istanze in un ambito che - come sappiamo - per molti anni è stato caratterizzato da gravi limitazioni della libertà sindacale.
Questo nuovo meccanismo è una grande conquista, che consente di rafforzare il sistema di rappresentanza sindacale all'interno delle Forze armate e delle Forze di Polizia, contribuendo a migliorare le condizioni di lavoro e di vita del personale militare, senza compromettere la funzionalità operativa delle strutture coinvolte. Il personale delle Forze armate e di Polizia deve avere la possibilità di organizzarsi, esprimere le proprie preoccupazioni e proposte… Posso proseguire?
PRESIDENTE. Non mi riferivo a lei, stavo cercando di dare un avviso ai colleghi che stanno rientrando in Aula. Prosegua, deputato Comba.
FABRIZIO COMBA (FDI). La ringrazio. Lo faremo nel rispetto delle peculiarità che caratterizzano questi Corpi, ma sempre garantendo i diritti sindacali.
Un altro punto cruciale di questo disegno di legge riguarda la modifica dell'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile del 2022, n. 46, che proroga i termini dell'esercizio della delega prevista per le riforme organizzative delle Forze armate e delle Forze di Polizia, con l'adeguamento della scadenza da 30 mesi a 36 mesi. Questa modifica garantisce continuità e piena attuazione delle riforme già avviate, dando tempo sufficiente per completare l'opera di riorganizzazione e per realizzare i cambiamenti necessari alla modernizzazione e all'efficientamento delle forze in campo. La proroga dei termini non è solo una questione tecnica, ma un segno di attenzione verso l'importanza di portare a termine il processo di riforma che coinvolge la sicurezza nel nostro Paese.
È fondamentale che la riorganizzazione delle Forze armate e delle Forze di Polizia sia realizzata con la massima cura e in modo ponderato. La proroga della delega consentirà di farlo in maniera efficace, consentendo a tutte le modifiche normative e organizzative di essere applicate senza fretta e con la dovuta attenzione.
Dunque, il provvedimento rappresenta un passo importante verso una maggiore giustizia sociale e dignità di chi lavora nelle Forze armate e nelle Forze di Polizia. Non è solo una riforma che regola i permessi, i distacchi, ma un atto di riconoscimento per il personale che, quotidianamente, sacrifica e si sacrifica per la sicurezza e il benessere del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
In sintesi, questa norma rappresenta una grande opportunità per il personale delle Forze armate e delle Forze di Polizia a ordinamento militare: garantisce il diritto alla libertà sindacale, permettendo una maggiore partecipazione e rappresentanza, e proroga i termini per il completamento della riforma che è stata avviata nel 2022, migliorando la struttura e l'efficienza delle nostre Forze armate e di Polizia.
Permettetemi di aggiungere che la giustizia sociale e la dignità dei lavoratori delle Forze armate e di Polizia sono per noi valori fondamentali. Chi lavora per garantire la sicurezza e la libertà dei cittadini e chi affronta rischi quotidiani e si sacrifica lontano dalle proprie famiglie ha il diritto di essere tutelato e rappresentato in maniera adeguata.
Questa non è solo una riforma legislativa, ma un atto di riconoscimento per coloro che si sacrificano ogni giorno per il bene della nostra collettività. Garantire un lavoro più tutelato è un atto di civiltà, di giustizia, che dimostra il rispetto di questo Parlamento verso il personale militare e di Polizia. È nostro dovere, come rappresentanti del popolo italiano, fare in modo che chi serve lo Stato possa godere di pari diritti e opportunità rispetto a qualsiasi altro lavoratore.
Per tutti questi motivi, credo fermamente che la norma che ci apprestiamo a votare rappresenti un passo necessario verso una maggiore equità e una maggiore giustizia per il personale delle Forze armate e delle Forze di Polizia. Non solo riconosce un diritto fondamentale, quello alla libertà sindacale, ma lo fa nel rispetto delle peculiarità del servizio e delle necessità operative.
Pertanto, esprimo con convinzione il mio voto favorevole e il voto a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, certo che rappresenti un passo importante verso un sistema di sicurezza pubblica più giusto, più efficiente e più rispettoso dei diritti di chi lo garantisce a tutti noi, ogni giorno, con grande sacrificio e senso di responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Grazie a lei, deputato Comba. Mi unisco ai tanti colleghi che le hanno fatto auguri di pronta guarigione.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2171)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2171: S. 1273 - "Disposizioni per l'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché di proroga della delega di cui all'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46" (Approvato dal Senato).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 3).
Seguito della discussione delle mozioni Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-00422, Richetti ed altri n. 1-00423, Zanella ed altri n. 1-00424, Braga ed altri n. 1-00425, Della Vedova ed altri n. 1-00427, Boschi ed altri n. 1-00428 e Calovini, Billi, Orsini, Bicchielli ed altri n. 1-00431 in ordine al piano di riarmo europeo.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-00422, Richetti ed altri n. 1-00423 (Nuova formulazione), Zanella ed altri n. 1-00424, Braga ed altri n. 1-00425 (Nuova formulazione), Della Vedova ed altri n. 1-00427, Boschi ed altri n. 1-00428 e Calovini, Billi, Orsini, Bicchielli ed altri n. 1-00431 in ordine al piano di riarmo europeo (Vedi l'allegato A).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 7 aprile 2025, sono state presentate le mozioni Braga ed altri n. 1-00425 (Nuova Formulazione), Della Vedova ed altri n. 1-00427, Boschi ed altri n. 1-00428 e Calovini, Billi, Orsini, Bicchielli ed altri n. 1-00431, che sono state già iscritte all'ordine del giorno.
Avverto, infine, che in data odierna è stata presentata una nuova formulazione della mozione Boschi ed altri n. 1-00428 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Grazie, Presidente. La postura della difesa e sicurezza del nostro Paese trova perfettamente aderenza ai dettami della nostra Costituzione e, in particolare, all'articolo 11 (l'Italia ripudia la guerra), ma anche all'articolo 52 (la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino). Chiedo, colleghi, in quali altre parti della nostra Costituzione trovate la parola “sacro”. Bene, questa parola…
PRESIDENTE. Sottosegretario, un attimo soltanto. Un attimo soltanto, non solo per dare modo ai deputati di ascoltarla e di fare silenzio, ma anche per precisare, a chi lo chiedeva, che lei sta facendo - si era riservato di farlo - la sua replica. Quindi, colleghi, ovviamente a seguire darà il parere sulle mozioni. Prego, prosegua.
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Dicevo: la parola “sacro” si trova solo nell'articolo 52. Signor Presidente, mi preme cogliere questa occasione per fare anche un po' di informazione rispetto alla difesa. Oggi, l'Italia investe l'1,5 per cento del PIL sulla difesa e si posiziona così alla settantacinquesima posizione nel mondo. Eppure, l'Italia ha preso l'impegno di arrivare al 2 per cento del PIL sulla difesa. Un impegno che viene da lontano: viene dal vertice in Galles del 2014 sotto la Presidenza Renzi, poi confermato dalla Presidenza Gentiloni e ancora dalla Presidenza Conte nei vertici di Bruxelles del 2018 e Londra del 2019, così come - i colleghi si ricorderanno - l'ordine del giorno sottoscritto da tutto il Parlamento nella precedente legislatura che ci portava a quell'obiettivo.
Ebbene, in alcuni di questi percorsi che ci hanno portato qui, alcuni Governi, anzi tutti i Governi, hanno sempre aumentato sensibilmente il budget per la difesa. Lo ha fatto il Governo Conte, con 3,6 miliardi investiti di più in difesa, e lo ho fatto il Governo Draghi, dando seguito agli impegni di rafforzare le nostre capacità militari.
Ho sentito nella discussione generale di ieri fare riferimento agli acquisti di sistemi provenienti dagli Stati Uniti, per i quali il nostro Paese sarebbe fortemente sbilanciato. A questo riguardo voglio ricordare alcuni degli acquisti fatti dai precedenti Governi, come quelli del Governo Conte che ha acquistato 28 F-35 per 700 milioni, 100 milioni di missili dagli Stati Uniti e 150 milioni di bombe.
E, poi signor Presidente, voglio ricordare la votazione all'unanimità di poco fa perché, quando si parla di personale della difesa, tutte le forze politiche aderiscono all'importanza e al valore del capitale umano, tant'è che il personale della difesa cuba più del 50 per cento delle risorse e del budget per la difesa. Ma allora mi chiedo, signor Presidente, e chiedo a voi colleghi: se il personale è così importante, non è altrettanto importante dotare il personale di mezzi e di sistemi all'avanguardia? Voi mandereste i vostri figli su un elicottero vecchio di 40 anni, su un sottomarino di 30 anni, su una nave obsoleta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), oppure vorreste garantire che potessero operare in sicurezza?
Così come per quanto riguarda i marinai impegnati nella missione Aspides nel mar Rosso, che proteggono non soltanto la sicurezza del nostro Paese e del nostro continente, ma anche i nostri commerci, la nostra economia in una guerra ibrida, le merci che arrivano nelle vostre e nelle nostre case e che passano dal mar Rosso, non vorreste dotare quei marinai, su quelle navi, di sistemi missilistici di difesa per intercettare i missili balistici, i missili da crociera, i droni suicidi che ogni giorno attaccano le navi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PP e Fratelli d'Italia)? E c'è differenza fra un radar moderno e un radar obsoleto, fra un missile di difesa moderno e uno obsoleto, sono quei pochi secondi che fanno la differenza fra la vita e la morte, fra una nave colpita e una nave mercantile difesa. Questo è fare sicurezza e fare difesa (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PP e Fratelli d'Italia)!
La difesa è deterrenza, ma ciò non significa aumentare le capacità che questo porti a un cambio di postura del nostro Paese. Se c'è un Paese impegnato a difendere la pace nel mondo attraverso le nostre Forze armate e attraverso le nostre donne e uomini con le stellette, questa è l'Italia. E allora per difendere la pace, noi dobbiamo difendere le nostre capacità, la nostra difesa e la nostra sicurezza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PP e Fratelli d'Italia). Questo non va a deperimento del welfare, come qualcuno vuole sostenere. La sicurezza e la difesa sono il fondamento della società. Chiedetelo in Ucraina quali sono le condizioni degli ospedali e delle infrastrutture: quando manca la sicurezza, manca tutto il sistema Paese.
E ancora, a chi ci chiede più Europa, dal punto di vista dell'industria e della difesa, ricordo come questo Governo, il più grande investimento nel settore terrestre, l'ha fatto fra aziende italiane e tedesche. Aziende tedesche che hanno la sede qui in Italia e questo significa occupazione, significa indotto e significa rafforzare la nostra economia. E ancora una volta, i precedenti Governi hanno aumentato il budget della difesa in un'epoca diversa - e arriverò fra poco a descrivere questo aspetto - ma soprattutto in un'epoca in cui cyber e spazio non erano domini operativi e non c'erano le minacce che ci sono oggi. Allora, investire di più in sicurezza e difesa significa proteggere la nostra cybersecurity e le nostre infrastrutture critiche, significa avere a che fare con la sicurezza quotidiana dei nostri cittadini.
Rispetto all'Ucraina - uno dei capitoli di questa mozione - tutti noi abbiamo sostenuto dal “giorno 1” del conflitto, anzi abbiamo auspicato quella mattina del 23 febbraio - il giorno prima - che non accadesse e invece è accaduto e ci siamo impegnati a sostenere la difesa ucraina. La difesa ucraina significa difesa della libertà e del diritto internazionale, che sono le fondamenta su cui si regge questa nostra istituzione. Continueremo a farlo con l'auspicio di negoziati di pace. Non abbiamo l'ipocrisia di dire che quando si parla di negoziati di pace la guerra è già finita perché, mentre noi parliamo, proprio ora, cittadini ucraini si stanno nascondendo nei rifugi, bambini ucraini sono morti per un attacco nella città natale di Zelensky pochi giorni fa perché la Federazione Russa, nonostante tutto, non ha smesso un solo minuto di bombardare l'Ucraina.
Un Paese responsabile, come l'Italia, continua a sostenere la difesa, non si tira indietro all'ultimo miglio, perché è proprio nell'ultimo miglio che fa la differenza nel sostenere un Paese che, grazie a noi, controlla ancora l'80 per cento del proprio territorio, altrimenti non ci sarebbe nessuna Ucraina, sarebbe Federazione Russa. E penso che chi si è impegnato dal “giorno 1”, per coerenza, dovrebbe continuare ad impegnarsi.
Mi avvio alla conclusione. La difesa europea si fonda sull'articolo 42 del Trattato dell'Unione europea, che invoca - lo cito - che, in caso di aggressione armata ad uno Stato membro, gli altri Stati sono tenuti a prestare assistenza con tutti i mezzi in loro possesso. E questo si lega perfettamente, in un'ottica di complementarietà rispetto all'Alleanza atlantica - che è il pilastro su cui si fonda la nostra sicurezza e che va rafforzato -, che prevede, all'articolo 5, che un'aggressione contro uno è un'aggressione contro tutti.
Queste sono le sfide a cui siamo chiamati e, quindi, oggi, in un contesto geopolitico molto diverso da quello in cui le forze che sono oggi all'opposizione hanno incrementato il budget della difesa, noi siamo chiamati a un senso di responsabilità, siamo chiamati a garantire la sicurezza e la difesa del nostro Paese, investendo di più in questo settore, ma con la consapevolezza che a quei cittadini che manifestano, giustamente, chiedendo più pace, noi dobbiamo garantire quella pace. E non bastano le parole, è uno sforzo, un traguardo da raggiungere attraverso il consolidamento delle nostre capacità, attraverso l'impegno internazionale nelle missioni del nostro Paese - che discuteremo fra qualche giorno -, nelle missioni che già esistono sotto l'egida dell'Unione europea - circa 21 missioni -, nelle missioni in cui l'Italia è protagonista per il proprio carico di professionalità dovuto alle nostre capacità - su cui bisogna investire -, ma anche per i valori che noi rappresentiamo, per l'umanità, per la capacità - come è stato detto nell'intervento precedente - di entrare in empatia con le popolazioni locali dove noi interveniamo.
Ed è per questo che, nel ringraziare i 7.000, tra donne e uomini, impegnati nelle missioni internazionali, così come le centinaia di migliaia di giovani che hanno scelto di servire la nostra Patria, noi che siamo al Governo abbiamo la responsabilità di fornire mezzi, capacità, risorse e tutele del personale, in modo che possano svolgere il loro lavoro, e a loro va la nostra gratitudine (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Mancano i pareri sulle mozioni. Lei è pronto? Prego.
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Sì, Presidente. Sulla mozione Calovini, Billi, Orsini, Bicchielli ed altri n. 1-00431, parere favorevole. Parere contrario su tutte le altre mozioni.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola primaria di Lucca Sicula, Istituto comprensivo statale “Angelo Giuseppe Roncalli”, di Burgio, in provincia di Agrigento, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Grazie Sottosegretario, io ho ascoltato con attenzione e ho anche, in larghissima misura, condiviso la sua replica, però poi mi ha deluso immediatamente, perché, dopo un discorso così, in parte condivisibile, lei ci dice che dà parere favorevole alla mozione di maggioranza, in cui, sostanzialmente, non c'è scritto niente e in cui viene eluso il tema, che lei ha posto, del finanziamento per l'adeguamento delle Forze difensive e di deterrenza italiane - in un contesto europeo aggiungo io - e ciò dopo che è intervenuto sull'altro provvedimento il collega leghista che ha detto, sostanzialmente, che non bisogna fare nulla.
Quindi, dà parere favorevole a una mozione inesistente della maggioranza e dice “no” a tutte le altre mozioni, che, quelle sì - in parte e alcune -, vanno nella direzione del suo intervento. Quindi la ringrazio della replica, ma evidenzia - e non certo per responsabilità sua - la totale mancanza di una comune visione sul tema della difesa da parte di questa maggioranza.
Le mozioni, che pure sono sul tema delle politiche europee di riarmo e di preparazione, parlano anche di Ucraina. È importante che in tante mozioni si confermi il sostegno all'Ucraina; nella mozione di +Europa c'è, al primo punto, il sostegno all'Ucraina.
La Russia non sta vincendo la sua guerra illegittima, violenta, di invasione. Dal 2022 ad oggi, in oltre 3 anni, ci sono stati 900.000 tra deceduti e feriti. Non sono serviti a nulla a Putin. Lo stesso Putin che, a differenza di Zelensky - lo dico per tanti colleghi che, forse, su questo non si sono ben chiariti le idee -, ha respinto al mittente le proposte fatte da Trump, nella sua estemporaneità, di una tregua. Zelensky ha detto “sì”, Putin ha detto “no”. E Putin continua, come lei giustamente ha ricordato, a bombardare anche i civili. Quindi, “sì” al sostegno alla resistenza e alla difesa ucraina; “sì” a qualsiasi negoziato di pace che si fondi su basi serie e che, quindi, coinvolga l'Ucraina democratica e repubblicana e coinvolga l'Europa per il contributo decisivo che l'Europa potrebbe dare.
Ma le mozioni nascono come mozioni su ReArm Europe, come aggiornato nel nome, Readiness 2030. La mozione di maggioranza non dice nulla su questo. Non riuscite, signor Sottosegretario, a spiegare a quest'Aula, ma già è successo con la Presidente Meloni, che poi ha buttato la palla in tribuna su Ventotene nell'ultima discussione sul Consiglio europeo. Avete avuto altri 15 giorni e non siete riusciti a scrivere una mozione in cui il Parlamento e il Paese possano capire quale è la vostra posizione sulla proposta europea o, se non su quella, qual è la vostra posizione su altro.
Qui c'è un generico impegno ad adeguare: lei ha, giustamente, richiamato il fatto che tutti i Governi che si sono succeduti negli ultimi 10 anni hanno confermato l'obiettivo del 2 per cento, che invecchierà a breve. Lei sa benissimo che probabilmente a giugno la NATO metterà il requisito minimo al 3,5 per cento, Trump ha detto al 5, eccetera.
Nella vostra mozione non c'è nulla. Io non ho capito cosa pensate del Piano ReArm Europe - con tutti i suoi limiti, ci verrò dopo -, né delle evocazioni che diventeranno, magari, presto cose scritte dai volenterosi, né della prospettiva di un meccanismo europeo di difesa, evocato, come lei ben sa, in questi giorni, sulla falsariga del MES (certo, sul MES non avete voce in capitolo, perché vi ostinate a non ratificare il nuovo MES), né della proposta che c'è in campo di usare i 400 miliardi del MES, per arrivare a prestiti europei sotto quella forma del necessario sforzo per adeguare il sistema europeo di difesa e deterrenza allo scenario nuovo che si è determinato.
Colleghi, non è che in questi decenni l'Europa non era difesa: era difesa dagli Stati Uniti. Non voglio rievocare qui - anche ricordando i favorevoli e contrari di allora - gli euromissili messi a difesa dei cittadini europei di fronte alla minaccia russa, ed erano missili che dovevano funzionare come deterrenza e hanno funzionato.
Chiudo, signor Presidente. C'è un tema contenuto nelle mozioni che noi troviamo sbagliato, e lo diciamo da federalisti europei, da persone che da 30 anni chiedono una difesa comune europea, con una politica estera europea, senza diritto di veto. Ed è la volontà che traspare in alcune mozioni, in questo caso delle opposizioni, di mettere in contrapposizione il Piano ReArm Europe - che ha mille difetti e debolezze, che sono insite nella debolezza e nella disfunzionalità delle attuali istituzioni europee, perché se avessimo gli Stati Uniti d'Europa, che noi chiediamo da decenni, saremmo in una condizione diversa -, quindi di mettere in contrapposizione quel poco che l'Unione europea può fare. L'Unione europea non può comprare nessun sistema di difesa, di qualsiasi natura, tecnologica o no, oggi. Non lo può fare, solo i singoli Stati lo possono fare. Ci va bene? No. È sostituibile nei prossimi sei mesi? No. Ecco, mettere in contrapposizione quello che si può fare oggi con una futura difesa europea - e io saluto i convertiti alla difesa europea - oggi è un errore politico. Perché secondo questa linea …
PRESIDENTE. Concluda.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). …l'Italia - chiudo, Presidente - non avrà alcun ruolo.
Diciamo “sì”, denunciando i limiti di quello che c'è e troviamo, insieme a una maggioranza che non ha nessuna idea, il ruolo dell'Italia perché la discussione è aperta, partiranno meccanismi tipo Euro, tipo Schengen, tipo MES. La Germania ha uno spazio per spendere, non per altro, ma perché ha un debito basso; noi non ce l'abbiamo un debito basso e, quindi, abbiamo più difficoltà a spendere. Diciamo “sì” in nome della difesa europea da costruire (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Steger. Ne ha facoltà.
DIETER STEGER (MISTO-MIN.LING.). Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi non votiamo semplicemente delle mozioni, decidiamo quale Europa vogliamo costruire e che posto essa debba occupare nel mondo.
Nel cuore di una nuova fase storica, segnata da instabilità e competizione globale, l'Europa è chiamata ad affermarsi non solo come spazio di valori e di diritto, ma anche come potenza politica, strategica, industriale e ciò richiede strumenti concreti, visione condivisa e capacità di difendersi.
Per questo motivo, annunciamo con convinzione il nostro voto favorevole alle mozioni che sostengono il piano ReArm Europe Plan/Readiness 2030, in primis quelle a prima firma Della Vedova, Richetti e Boschi.
La brutale aggressione della Russia ai danni dell'Ucraina ha spezzato ogni illusione. La pace non è una condizione permanente, ma un traguardo da garantire ogni giorno e, senza sicurezza, non c'è né libertà, né democrazia, né prosperità. Questa sfida non è solo militare: è una sfida strategica, industriale e tecnologica, perché autonomia significa anche liberarsi dalle dipendenze critiche, creare una filiera europea della difesa e investire in capacità comuni, innovazione, intelligenza artificiale, cyberdifesa, spazio e protezione delle infrastrutture strategiche.
Il piano ReArm Europe rappresenta un'occasione storica per costruire un mercato unico europeo della difesa, razionalizzando la spesa, superando la frammentazione, dando forza a un ecosistema industriale strategico, competitivo e integrato. Significa creare posti di lavoro qualificati, sviluppare tecnologie dual use e rendere l'Europa meno vulnerabile a ricatti economici e geopolitici esterni.
Questo non è un ritorno alla logica degli armamenti, ma un passo indispensabile verso una vera Unione della difesa, una capacità autonoma europea in grado di garantire pace, dissuasione e libertà ai nostri cittadini.
Rinunciare a questo percorso oggi sarebbe un atto di miopia politica e di resa morale: vorrebbe dire lasciare l'Europa vulnerabile e rilevante ostaggio di interessi altrui e delle paure del passato.
Onorevoli colleghi, l'Europa non può più permettersi di dipendere dagli umori della politica americana o dai diktat di potenze autoritarie. Non possiamo delegare la nostra sicurezza, la nostra industria e il nostro futuro. Per questo, con lucidità e con responsabilità, votiamo sì: sì a un'Europa che sa difendersi, che sa innovare e che sa decidere; sì a un'Europa finalmente sovrana (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Sottosegretario Perego Di Cremnago, voi siete un Governo di prestigiatori, perché sono veramente sorpreso da come siate riusciti, in pochi giorni, a votare a Bruxelles in tre modi diversi sullo stesso tema e arrivare qui a Roma e votare tutti la stessa mozione. È stato proprio un gioco delle tre carte, il vostro. Credo che, però, è un gioco delle tre carte abbastanza chiaro, che gli italiani palesemente vedono come un trucco, come un imbroglio.
La vostra mozione - quella che avete scritto, quella che giustamente il collega Della Vedova ha detto non contenere nulla di tutto quello che lei ha detto nel suo intervento - di fatto è una mozione che, per tenervi uniti, non ci dice qual è l'opinione del Governo.
Il problema non è che siete soltanto un Governo con tre posizioni diverse in Europa e, quindi, minate la credibilità dell'Italia; ma siete un Governo che sostanzialmente, proprio per tenere insieme le tre posizioni, non riesce a manifestare l'autorevolezza di un'Italia che sostanzialmente, invece, eravamo abituati a vedere nella locomotiva del treno Unione europea. Ricordo l'immagine di Scholz, Draghi e Macron sul treno e penso oggi a voi che, invece, state portando avanti in Europa una tattica simile a quella di Orbán - quindi ci avete tolto dalla locomotiva e ci mettete nei vagoni di coda dell'Unione europea -, vale a dire la tattica dei furbetti, che non si sa mai dove stanno, perché ogni tanto state con il sovranismo e il patriottismo europeo, quando dovete manifestare il fatto che non bisogna… Ieri, leggevo che Giorgetti ha detto che il 2 per cento dell'investimento sulle spese NATO, in realtà, l'Italia l'ha già raggiunto, secondo dei calcoli che poi ci spiegherà. In presentazione del DEF, ci dice che tutto quello che noi abbiamo detto in tutti questi anni, ossia che dobbiamo raggiungere il 2 per cento e quindi servono circa 13 miliardi in più di investimento, invece, in realtà, sarebbe già stato raggiunto.
Però, abbiamo Crosetto, Ministro della Difesa, che è venuto in Aula, qui, costantemente, a dirci: dobbiamo raggiungere quell'obiettivo e abbiamo chiesto noi alla von der Leyen la deroga al Patto di stabilità per raggiungere quell'obiettivo, salvo che poi la Meloni, dopo che la von der Leyen ha detto che i Paesi che vogliono possono derogare al Patto di stabilità, ha detto: no, noi non possiamo e non vogliamo derogare al Patto di stabilità, perché altrimenti sforeremmo ulteriormente su un debito pubblico che è già alto.
Siete un po' confusi! Siete parecchio confusi: siete patrioti quando dovete dire “no” alla deroga al Patto di stabilità; diventate europeisti quando volete, invece, la deroga al Patto di stabilità sulle risorse che devono essere trovate a seguito dei dazi del vostro amico Trump, quindi chiedete all'Europa “dateci la deroga” e improvvisamente i furbetti diventano europeisti; e poi diventate filoamericani quando volete dialogare con colui che, invece, ci insulta dalla mattina alla sera.
Se fosse stato un Ministro francese a dire le cose che ha detto Trump - da “baciare il sedere” a “parassiti” - avreste chiesto all'ambasciatore di venire immediatamente e di essere convocati, perché è stato insultato un Paese, è stato insultato un continente. Invece su Trump no, su Trump va bene tutto così com'è.
Quindi, fate questo gioco delle tre carte. Fate più parti in commedia e, naturalmente, rappresentate più posizioni, a seconda di quello che vi interessa politicamente, ma mostrate il nostro Paese totalmente inaffidabile e questa inaffidabilità, naturalmente, la paghiamo perché nessuno si fida di noi.
Per cui, riguardo al discorsetto che ci ha fatto nel suo intervento, Sottosegretario - e che io condivido appieno -, ma non lo vedeva che i suoi colleghi della Lega non hanno fatto un solo applauso a tutti i passaggi che lei sostanzialmente ha tirato fuori (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe)? Neanche uno! Non l'hanno fischiata, non so per quale motivo.
Credo che su questa inaffidabilità non riusciamo a costruire nulla, anche perché il tema dazi, il tema eurobond e il tema riarmo stanno dentro una stessa filosofia, non sono cose diverse. Se noi stiamo sentendo oggi l'esigenza di maggiori investimenti non è soltanto in nome del 2 per cento, che non rispettiamo da anni, ma in nome del fatto che c'è un Presidente degli Stati Uniti d'America che ha cambiato completamente la sua idea geopolitica rispetto a quella che era stata l'idea degli Stati Uniti d'America in passato, per cui non ci sentiamo più garantiti da una relazione con un Paese che finora con noi ha costruito un patto - il Patto atlantico - di cui vi riempite la bocca e su cui avete scritto nella vostra mozione. Non siamo noi che lo stiamo minando - per cui lo state scrivendo nella difensiva rispetto a quella che potrebbe essere la reazione dell'Unione europea all'azione di Trump - ma è stato Trump che ha minato il Patto atlantico, che noi non abbiamo mai messo in discussione: lo fa da un punto di vista commerciale; lo fa rispetto alle minacce sulla NATO, dicendo che si può disimpegnare e di fatto si è disimpegnato anche sull'Ucraina.
A proposito, cari colleghi della Lega, cari colleghi di Fratelli d'Italia, non doveva risolvere il tema del conflitto russo-ucraino in qualche settimana? Non doveva risolvere il tema di Gaza e dello scontro che c'è in Israele in qualche settimana?
Io vedo in atto le stesse identiche situazioni, che si pensava che con Trump ci si sarebbe lasciati alle spalle, se non peggiorate addirittura! Perché, in questo momento, noi abbiamo una condizione in cui gli Stati Uniti d'America mollano o allentano rispetto al conflitto russo-ucraino e lei sembra non accorgersene dall'intervento che ha fatto. Tra l'altro, la trattativa avviata sui dazi con l'Europa, che c'entra tanto con questa questione sul riarmo, a me sembra la stessa discussione che aveva avviato con Zelensky alla Casa Bianca. Ve la ricordata la scena? È uguale. In quel caso il tema erano le terre rare, come noi, gli Stati Uniti d'America si prendevano un patrimonio del popolo ucraino. E quindi si faceva la trattativa cinica, dicendo: io non ti aiuto più, se non mi dai quello. La stessa cosa si sta facendo con l'Europa e con l'Italia: Trump annuncia i dazi, li ritira e spera di avviare una trattativa su benefici che noi dovremmo garantire agli Stati Uniti d'America. Ma dov'è finito il vostro sovranismo? Dov'è finito il vostro patriottismo? Siete diventati tutti i filo-americani e vi siete scordati degli italiani! Questo è quello che stiamo avvertendo con grande drammaticità.
Quindi, quando dite “niente panico”, ma il panico ce lo fate venire voi, perché noi non abbiamo panico, ce lo fa venire un Governo che non ha idea di come affrontare queste questioni. Occorre costruire un sovranismo europeo da mettere alla pari con il sovranismo americano perché, altrimenti, la Meloni farà ridere se va lì a rappresentare soltanto un piccolo Paese, seppure importante come l'Italia, in un contesto internazionale così grande; bisogna affermare, ripeto, un sovranismo europeo e bisogna affermare una difesa europea.
E la difesa europea, la costruisci, purtroppo, perché i trattati europei ci impongono di rafforzare i singoli Paesi, ma lo fai con la stella polare dell'Esercito europeo. Noi abbiamo questa stella polare, questo Governo ha la stella polare dell'Esercito europeo? Io non l'ho capito, perché Salvini dice una cosa, lei ne dice un'altra e la Meloni ne dice un'altra. Qual è la linea? Noi abbiamo la stella polare: difesa europea. Il tema è che oggi i trattati non ci consentono la difesa europea, e quindi dobbiamo dare finanziamenti agli Stati, i quali, però, dovranno essere vincolati a delle sinergie fra i Paesi, in modo che noi evitiamo di buttare 100 miliardi l'anno in più rispetto alla Russia, che si sta armando a più non posso. In questo Paese ci si indigna per l'Italia e per l'Europa, che eventualmente costruisce deterrenza e non ci si indigna per la Russia che si continua ad armare contro l'Europa e contro l'Occidente (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)!
Il tema, caro Sottosegretario, è che nel frattempo dobbiamo favorire progetti di sinergia fra i Paesi europei per rafforzare una difesa che non è attacco, è deterrenza! Naturalmente, accanto all'investimento sulla difesa, bisogna investire sulla cybersecurity, su tutti i temi che riguardano i satelliti e lo spazio.
PRESIDENTE. Concluda.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). A me la cosa che ha inquietato - e chiudo, Presidente - è leggere Musk che dice agli ucraini: o vi comportate così, o vi spengo il satellite. E questo argomento vale per gli ucraini, ma vale anche per l'Europa! Quindi, quando si parla di sicurezza, si parla anche di questi argomenti. Per cui, Sottosegretario, noi diciamo “sì” ad un progetto di difesa europea, ma pensiamo anche che voi, con dignità, non state minimamente rappresentando l'Italia in Europa e nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Prima di passare alla prossima dichiarazione di voto, saluto, a nome di tutti, studenti e insegnanti dell'Istituto comprensivo “Giulio Tifoni” di Pontremoli, in provincia di Massa Carrara, che hanno preso posizione giusto poco fa nella tribuna per assistere ai nostri lavori (Applausi). Grazie per questo e buona fortuna. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Quello di Alleanza Verdi e Sinistra, sul piano di riarmo di Ursula von der Leyen, è un giudizio molto netto, è un giudizio negativo. Consideriamo questo piano l'inizio del suicidio dell'Europa. Consideriamo questo piano una follia. Consideriamo questo piano esattamente il contrario di quello che sarebbe, invece, urgente e necessario fare da parte dell'Europa. Signor Presidente, colleghe e colleghi, occorre innanzitutto intendersi su quello che sta accadendo: il piano di Ursula von der Leyen, 800 miliardi di euro in nuove spese per armamenti nazionali, di questo stiamo parlando, non ha nulla a che vedere con la difesa europea! Almeno non raccontiamoci frottole nell'Aula del Parlamento italiano, diciamo le cose come stanno, poi ogni posizione ha la sua legittimità: 800 miliardi di euro in più di spesa nazionale, la gran parte dei quali recuperati attraverso un aumento del debito nazionale, che qualcuno - i nostri figli, le generazioni successive - dovrà ripagare, e, poi, una piccola parte di debito comune.
Questo piano nasce sulla base di una considerazione, dice Ursula von der Leyen, e la accompagnano gli entusiasti di questa scelta miope e folle: l'Europa è sotto attacco. Bene, partiamo da qui. È vero che l'Europa è sotto attacco? La mia, la nostra risposta è: sì, l'Europa è sotto attacco. Ma allora, il punto, quello che dovrebbe guidare la politica, i decisori, coloro che hanno la responsabilità di operare delle scelte, è intendersi su quale sia la natura di questo attacco. Di che attacco stiamo parlando? Qual è la minaccia più imminente che grava sulle nostre teste, sul nostro futuro e sulla nostra sicurezza? È la minaccia di un'invasione militare? Pensiamo che oggi il pericolo più imminente dell'Europa sia quello di un attacco militare, quello per cui una Commissaria europea, pochi giorni dopo l'annuncio del piano suicida di Ursula von der Leyen, ha registrato un fantastico reel, si chiamano così oggi, un fantastico breve video in cui apriva e chiudeva la sua borsetta e, sorridendo, estraeva ed inseriva oggetti, l'ultimo era un coltellino di quelli svizzeri, multiuso, per spiegarci come sopravvivere per 72 ore in caso di attacco su larga scala? Una cosa proprio urgentissima! Mi raccomando, facciamolo subito in tutte le scuole! Mi raccomando! Lo consiglio a Valditara, che, in quanto a revisione dei programmi scolastici, è un maestro senza pari (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Il punto, però, signor Sottosegretario, signor Presidente, colleghi e colleghe, è che la natura dell'attacco che subisce l'Europa non è affatto questa. L'Europa è sotto attacco, sì. È sotto l'attacco commerciale di Donald Trump, è sotto l'attacco di una guerra ibrida, quella che da molto tempo i tecno-oligarchi, padroni delle piattaforme digitali, la Russia di Vladimir Putin, dell'autocrate del Cremlino, scatenano nei confronti delle nostre opinioni pubbliche, con l'obiettivo preciso di influenzare e condizionare i processi democratici e perfino le elezioni dei Paesi europei, tant'è che, tra gli strateghi di lor signori, uno su tutti, Steve Bannon, il fondatore del movimento MAGA, lo ha dichiarato, l'ha detto chiaro, chiaro in un'intervista: ci prenderemo l'Europa, un Paese alla volta, e lo faremo per via elettorale, ce li conquisteremo. E infatti son venuti qua e ha incontrato - il Vicepresidente degli Stati Uniti, Vance - in Germania non il Cancelliere uscente o il Cancelliere entrante (tutti sapevano che Merz avrebbe fatto il Cancelliere), ma ha incontrato la leader del partito neonazista AfD, l'ha coccolata. Sono quelli i loro riferimenti. E, infatti, Putin e Trump, amici tra di loro, sono quelli che hanno provato subito a spartirsi la pace degli affari sulla pelle dell'Ucraina, il primo invadendola e l'altro, gli altri, gli americani, spingendo fino in fondo l'escalation militare e costringendo quella terra alla condizione disastrosa e drammatica in cui, dopo tre anni di guerra, si trova oggi. Tutti questi, tra loro ben legati, sono amicissimi di tutte le destre nazionaliste, xenofobe, neofasciste e neonaziste presenti nel nostro continente, che, dall'interno, il continente vorrebbero far saltare. E sapete perché, colleghe e colleghi, Trump, Putin, gli oligarchi del tecno-capitalismo e i neofascisti nostrani vogliono far saltare l'Europa? Perché questa Europa qui, nonostante tutto l'impegno che una buona parte delle sue classi dirigenti ha messo negli ultimi decenni, quello legato alle politiche di austerità, all'impossibilità di fare debito ogni volta che si chiedeva debito per aumentare i fondi per la scuola, per il lavoro, per la sanità, per la transizione ecologica, nonostante il loro impegno a smontare il welfare, a favorire i processi di privatizzazione, nonostante tutto questo, questa Europa nel mondo rappresenta ancora la migliore alternativa possibile e ha ancora il welfare migliore possibile.
Resta il continente dei diritti, del diritto. Quello che a voi, per esempio, fa impazzire. No? Come siete impazziti quando la Corte ha riconosciuto il diritto al risarcimento - e mica di milioni, di 1.600 euro al massimo - per un migrante sequestrato da Matteo Salvini sulla nave? Avete perso la calma, perché è quello che fa impazzire una certa destra nazionalista in giro per il mondo, cioè, che esistano ancora dei diritti, che non sono diventati concessioni, che esistano ancora degli strumenti che possano consentire alle persone, che ricostruiscono legami solidali, di ribellarsi, di non rassegnarsi, di costruire un futuro diverso.
Per questo l'Europa è un grande ostacolo. È un ostacolo perché ha ancora delle regole che fermano il potere delle multinazionali, perché dice ancora alle big tech che devono vigilare sulle fake news e che devono fare rendicontazione sull'uso dei dati che riguardano la nostra vita, perché abbiamo regole sulla sicurezza alimentare che limitano lo strapotere del mercato. Per questo l'Europa è un ostacolo che va demolito.
Allora, siccome io penso che questo è il problema, signor Sottosegretario, pensare di rispondere a questa aggressione, multipla e concentrica, aumentando la spesa nazionale, non solo è demenziale e suicida, ma è anche complice (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Peraltro, è doppiamente complice, perché noi sappiamo tutti che il 60 per cento dei sistemi d'arma in uso ai 26 diversi eserciti - che nel frattempo non si parlano, non comunicano, non razionalizzano le spese, non sono più efficienti, perché nulla si fa e nulla di significativo è previsto in questo piano, tranne una piccola e generica raccomandazione - li compriamo dalle imprese americane.
In fondo, stiamo facendo quello che Trump ha chiesto prima di cominciare questo andirivieni di dazi e di minacce sul piano delle politiche commerciali. Un altro capolavoro. Un altro eccezionale capolavoro.
Ma anche qui, non è un caso, l'avete confermato di nuovo. Il Ministro Tajani ha presentato il documento strategico sull'export italiano e lì c'è scritto nero su bianco: per riequilibrare lo sbilancio commerciale con gli USA ci impegniamo a comprare un sacco di GNL - alla faccia della transizione, oltre che alla faccia del risparmio, perché quella è una fonte che costa una valanga di soldi - e un sacco di armi. Un capolavoro, un altro. Andiamo avanti così! Allora, vogliamo rispondere all'attacco? Io penso che sia necessario. Vogliamo difendere l'Europa e salvare il suo futuro? Io penso che sia necessario.
Noi pensiamo che sia necessario e urgente, ma per farlo la direzione da imboccare è un'altra: occorre rivedere un Patto di stabilità folle che voi avete firmato, però, come niente fosse (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Aumentare la possibilità di fare debito. Fare politiche espansive. Ma lo dobbiamo fare per aumentare i salari dell'Europa e dell'Italia. L'Italia è l'ultimo Paese del G20 per potere d'acquisto dei salari e delle pensioni, anche grazie alle vostre scelte; non solo, ma anche grazie alle vostre, che quando siete arrivati, siccome la situazione era così, avete solo saputo dire: “ma quando c'eravate voi” - gli altri - “non avete fatto niente”. E fatelo voi! Avete detto “no” al salario minimo e alla riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. No ad ogni intervento che si ponesse il problema di intervenire su questa emergenza, per aumentare la domanda interna e per migliorare le condizioni di vita.
Dobbiamo andare nella direzione di fare debito? Sì, per garantire un sistema sanitario pubblico in Europa ed in Italia, che garantisca il diritto alla salute (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Dobbiamo fare debito? Sì, per fare politiche industriali a sostegno della transizione ecologica e digitale, perché la transizione - Presidente, concludo - che è processo complesso e che ha dei costi, non scarichi quei costi sui più deboli, come avviene quasi sempre senza che intervenga la politica per proteggere e guidare i processi.
Dobbiamo fare debito per migliorare i nostri sistemi di istruzione e per investire in innovazione e ricerca, perché se siamo fuori dalla catena della competizione sull'intelligenza artificiale è un bel problema, anche dal punto di vista della difesa, anche di quella militare, le dirò. Ma lì non c'è niente. Niente! Perché pensiamo di buttare 800 miliardi in nuove armi. Altre bombe.
Ma le bombe non fanno le TAC, non fanno la risonanza. Le bombe non insegnano a leggere e a scrivere. Le bombe e i carri armati non servono a fare quello di cui l'Europa e l'Italia hanno un disperato bisogno: rispondere alla crisi, alla diseguaglianza che cresce, alla crisi ambientale, alla crisi sociale. Così si difende l'Europa. Così si contrasta chi vuole farla saltare. Non buttando altri 800 miliardi in nuove armi. Quella scelta - lo ripeto e lo ripetiamo - è una scelta sbagliata, suicida e perfino complice (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Io penso di aver bisogno di un chiarimento, anche da lei, perché quando la Conferenza dei capigruppo, su proposta del MoVimento 5 Stelle e del nostro gruppo, ha chiesto una discussione parlamentare su mozioni che trattassero il piano di riarmo, lei, Presidente, ha correttamente chiamato la discussione e la votazione “in ordine al piano di riarmo europeo”. Ma io mi chiedo: è ammissibile una mozione di maggioranza che non pronuncia mai il termine “riarmo europeo” (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Perché noi non possiamo venire qui a chiedere al Governo e alla maggioranza un'opinione e poi dover votare una mozione con scritto “viva la mamma”. Non funziona così. Perché sulla prosopopea che ci aspetta nei prossimi minuti, per cui “l'opposizione ha quattro documenti ed è divisa in quattro mozioni e noi siamo compatti in un'unica mozione”, anche basta!
Perché, se nella mozione c'è scritto “viva la mamma” e non c'è scritto la cosa di cui discute questo Parlamento e, cioè, cosa pensate del piano di riarmo europeo, è un bel problema. È un problema intanto di rispetto per chi siede in questo Parlamento, che vorrebbe capire cosa intende fare chi governa il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). E non è una discussione ideologica, Sottosegretario. Si è concluso un Consiglio europeo che ha messo in cantiere strumenti, programmi europei, modalità di accesso a queste risorse e piani di indebitamento. Cosa facciamo noi rispetto a queste cose? Non può essere una discussione tutta fuori dal perimetro di ciò e di quelle che saranno le scelte del Governo.
Io la penso al contrario del mio collega Fratoianni. Al contrario. O meglio, io penso che con le bombe non si fanno le TAC, anche perché con le bombe di Putin hanno distrutto le TAC in Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). E quindi, sicuramente, non si fanno le TAC. Questo “giochino”, anzi, chiedo scusa, questa modalità molto diversa che porta i miei colleghi del MoVimento 5 stelle in piazza... Perché è molto più popolare parlare di pacifismo che di piano di riarmo: vi do una notizia. Si prendono un po' più voti a spiegare alle persone che vogliamo la sanità, la scuola, la cultura e il lavoro per tutti e rinunciamo a mettere in sicurezza l'Italia e l'Europa. Soprattutto se quel “mettere in sicurezza l'Italia e l'Europa” lo raccontiamo come “comprare le bombe”. Ah, così è facile. Non c'è modo di fare opposizione - anche noi siamo all'opposizione - che rende di più e rende meglio (Dai banchi del gruppo MoVimento 5 Stelle: “Oddio, oddio”). Beh, oddio… io accetto, Presidente, sia di essere interrotto ... L'hanno fatto con la mia collega Onori (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), mi sentirei trattato diversamente se non lo facessero con me, quindi potete interrompermi.
Io faccio una riflessione: che, quando sei chiamato a governare e con gli slogan “con le bombe non ci fai le TAC” non risolvi nulla, sei costretto a fare questo. Da un documentato articolo di Nicola Pinna: se un risparmio c'è stato sulle spese militari è quello che risale al 2015; poi è arrivato a Palazzo Chigi Giuseppe Conte con Elisabetta Trenta: del 2,8 per cento l'aumento nella categoria personale, dell'11,6 alla voce esercizio, del 7,7 sugli investimenti.
“Dal 2018 in poi, i due Governi guidati dall'ex avvocato del popolo - e interrompetemi quando volete - hanno pianificato di mettere a disposizione dei militari una cifra sempre più alta”. Però, “la cifra più alta è quella per l'acquisto degli F-35, i jet di ultima generazione sui quali il MoVimento 5 Stelle aveva fatto una lunga battaglia. E la curiosità - interrompetemi quando volete - è che durante il Governo Conte la Difesa ne ha acquistati 28: 690 milioni spesi nel 2019 per arrivare ai 747 del 2021” (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
Allora, io ho un tale rispetto per voi (Dai banchi del gruppo MoVimento 5 Stelle: “Si rivolga alla Presidenza!”) ... Io pensavo di fare una...
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza. L'ha fatto fino adesso, lo faccia fino alla fine del suo intervento.
MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Pensavo di fare una carineria. È una forma di rispetto dire: “Ho un tale rispetto per voi ”. Ma se non è apprezzata (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), parlo con lei, Presidente.
Quando faccio le manifestazioni per la pace ed evoco grandi italiani, che erano presenti, come il signor Bruno, più volte evocato, ebbene, guardandolo negli occhi, avrei visto negli occhi del signor Bruno gli stessi occhi dei ragazzi ucraini che stanno morendo per difendere la libertà (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
E sono esattamente le motivazioni che hanno mosso il signor Bruno, che noi omaggiamo insieme ai colleghi dei 5 Stelle, se mi è consentito rivolgermi a loro, ma che non prendiamo in giro circa una necessità: oggi c'è bisogno di difendere l'Europa, oppure no? Siamo nello stesso contesto nel quale siamo entrati in questo Parlamento. Perché, vedete, il punto non è la polemica tra di noi. Io la posso pensare diversamente: mi riferisco al collega Fratoianni perché lo so più cortese nei miei confronti, ma entrambi sappiamo che ci sono dei momenti nei quali non sempre agire in quest'Aula ha la stessa valenza. Noi siamo stati in questi banchi in momenti ordinari. Poi arrivano i momenti straordinari. I momenti straordinari, per chi siede in quest'Aula, sono quelli nei quali la storia ti chiede di mettere mano ai fondamentali, che sono la libertà, la sicurezza, la democrazia, cioè quelle cose che, quando arrivi tra questi banchi, sono acquisite; tante volte ci siamo rivolti l'un l'altro dicendoci che i nostri padri hanno consentito 70 anni di pace all'Europa.
Questi fondamentali vengono messi in discussione e la responsabilità di chi siede in questi banchi sta nel pensare come si riassicurano libertà, democrazia e sicurezza. E non si riassicurano lucrando un po', non citando i piani messi a disposizione dell'Europa, evitando i problemi, buttandola sul pacifismo. Sono pacifista anch'io, ma voglio lasciare ai miei figli ciò che i nostri padri hanno lasciato a noi: un'Europa in grado di difendersi, di difenderci. Perché c'è solo un modo per evitare altre aggressioni: essere in grado di difenderci dalle aggressioni. Questo è il punto sul quale dovremmo concentrarci (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
Essere chiamati a vivere un tempo straordinario, come è questo, vuol dire decidere non con lo sguardo di un giorno, con lo sguardo di un mese, con lo sguardo di un anno, ma con lo sguardo che arriva alle prossime generazioni. Siamo in grado di fare questo? Siamo interessati a fare questo? Io sono convinto che Ucraina, difesa dell'Ucraina e difesa europea sono due facce della stessa medaglia, non si possono separare questi elementi. E non è un caso che una legittima manifestazione per la pace lanciata da un gruppo parlamentare, da un partito importante, sia stata la prima notizia del primo notiziario russo. Perché è evidente che oggi c'è qualcuno che vuole allontanare l'idea che l'Europa si metta in sicurezza, per mantenere parte significativa dell'Europa in queste condizioni di pericolo e di instabilità. Perché l'invasione su vasta scala dell'Ucraina avvenuta negli ultimi tre anni - ricordiamolo, dopo 10 anni di guerra a bassa intensità, non è una cosa che parte all'improvviso - ha cambiato il quadro di pace che l'Europa aveva assunto.
E può essere impopolare, può essere impopolare finché volete parlare di sostegno all'Ucraina, può essere impopolare finché volete dire ai cittadini che ci dobbiamo preoccupare ora della nostra sicurezza, ma Azione lo farà, Azione lo farà anche dall'opposizione, Azione lo farà anche non essendo chiamata a dare risposte di Governo, perché, quando la storia chiama, in quel famoso bivio, noi, tra la convenienza e la responsabilità, continuiamo a scegliere la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, nell'affrontare il tema in discussione della mozione di oggi, vorrei ricordare, in primis a me, un concetto molto semplice, ma che ritengo fondamentale: parlare di sicurezza significa riaffermare un principio fondativo dell'Unione europea.
È ovvio che dobbiamo fare qualcosa in più, e in questa sede vorrei dare alcuni numeri per far comprendere la portata della sfida che abbiamo dinanzi, sfida che, ci tengo a ribadirlo, è innanzitutto una sfida industriale ed una sfida tecnologica.
Tra il 2021 e il 2024, la spesa totale degli Stati membri dell'Unione europea per la difesa è aumentata di oltre il 30 per cento, raggiungendo una quota stimata di 326 miliardi di euro, pari a circa l'1,9 per cento del PIL dell'Unione europea. Il bilancio, invece, del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti, per l'anno 2025, tocca un nuovo record, sfiorando 900 miliardi di dollari. E, nell'area coperta dall'AeroSpace and Defence Industries Association of Europe - che comprende, come sanno i colleghi, l'Unione europea, il Regno Unito, la Norvegia e la Turchia -, nel 2023, qui, l'industria della difesa occupava 581.000 persone, il 33 per cento in più del 2014, di 10 anni fa. E questo è pari allo 0,2 per cento degli occupati nella sola Unione europea, con un fatturato di 159 miliardi di euro, di cui 113 miliardi di euro per l'Unione europea.
Nello stesso anno, l'industria della difesa statunitense occupava oltre un milione di persone, lo 0,74 per cento del totale, con un fatturato di oltre 400 miliardi di euro.
E, nel 2023, delle prime 100 imprese al mondo per ricavi dalle vendite di armi, solo 18 di queste sono localizzate nell'Unione europea, contro le 41 statunitensi, le 12 europee - ma non comprese nell'Unione europea -, 9 cinesi e 2 russe (anche se poi, sulle 2 russe, possiamo discutere sulla trasparenza dei dati che arrivano da questo Paese). E di queste, le prime 5 sono imprese americane, la sesta è un'impresa britannica, la settima è russa, l'ottava, la nona e la decima sono imprese cinesi. E nessuna, nessuna, delle 18 imprese dell'Unione europea era tra le prime 100. E cosa succede? In Italia abbiamo due aziende, che sono presenti nelle prime 100. Leonardo - che è al tredicesimo posto - è comunque la migliore azienda europea appartenente a un solo singolo Stato, perché è preceduta da Airbus, che come sapete è un'azienda partecipata da più Stati europei, e Fincantieri, che arriva cinquantunesimo posto.
Cosa ci dicono questi numeri? Questi numeri non ci dicono assolutamente che abbiamo un sistema di difesa debole, che non abbiamo capacità difensive. Il punto della discussione non è su questo, ma il tema è che oggi noi non siamo nelle condizioni di competere dal punto di vista tecnologico e questo ci obbliga a una dipendenza molto più pericolosa di quella energetica, a maggior ragione nel contesto internazionale attuale.
Non mancano, chiaramente, le note positive. Abbiamo grandi eccellenze industriali e tecnologiche, sia a livello nazionale che europeo, ma soffriamo di un deficit sistemico, che penalizza lo sviluppo tecnologico e frena la crescita. E quindi dobbiamo lavorare, dobbiamo lavorare sicuramente su un maggior coordinamento su economie di mercato, eliminando duplicazioni di progetti, mettendo a fattor comune gli avanzamenti a livello europeo. E questo non vuol dire assolutamente non rispettare le alleanze tradizionali, anzi, crediamo che sia funzionale al rafforzamento dell'asse atlantico.
E, dico ancora di più: non dobbiamo aumentare la spesa perché ce lo impone Trump o per via del disimpegno degli Stati Uniti in Europa. Questi sono certamente dei fattori congiunturali determinanti, ma l'obiettivo che ci siamo prefissi dal primo giorno che questo Governo è entrato in azione è quello di un'autonomia strategica dell'Europa anche se le condizioni in campo dovessero mutare. L'obiettivo, colleghi, non può essere solo acquisire tecnologie, ma sviluppare la capacità di innovare. Bisogna lavorare su tutta la filiera, dalla ricerca allo skill-up finanziario, fino alla produzione, e questo è un obiettivo strategico.
E questa può essere sicuramente l'occasione per creare le condizioni per il superamento dei deficit sistemici, puntando ad un uso più efficiente delle risorse e ad un maggior coordinamento europeo per ridurre la duplicazione dei progetti, per sfruttare le economie di scala, per migliorare l'interoperabilità dei mezzi, per semplificare tutte le catene logistiche. Oggi, registriamo troppa frammentazione negli acquisti, negli approvvigionamenti, nelle catene produttive, con una dispersione di risorse inaccettabile, con la dispersione di competenze, di know-how. Tutto questo, messo a sistema, potrebbe consentire all'Europa di giocare meglio questa partita.
Resta poi il contesto attuale, gli scenari di crisi in corso e in particolare il conflitto che scuote il cuore dell'Europa. A mio avviso, non possiamo recedere da una posizione che ci ha permesso oggi - vorrei ricordarlo - di poter discutere, con le geometrie che vedremo, finalmente di un processo che possa portare alla stabilizzazione di quell'area. Ma questo lo possiamo fare perché abbiamo avuto un atteggiamento chiaro e preciso all'inizio del conflitto.
È importante supportare sicuramente ogni dialogo possibile, ogni trattativa possibile, garantendo una situazione adeguata affinché gli attori coinvolti si siedano a un tavolo di pace senza fughe in avanti. E su questo aspetto richiamo un'espressione del Ministro Crosetto che mi sembra particolarmente indicata: ovunque scoppi la pace, i nostri militari sono pronti ad intervenire.
E con questo, mi richiamo al dispositivo della mozione di maggioranza, che ovviamente abbiamo sottoscritto e che ovviamente sosteniamo, nel punto in particolare in cui si chiede l'impegno al Governo a favorire - successivamente alla tregua e alla firma di un accordo di pace tra la Russia e l'Ucraina, sotto l'egida delle Nazioni Unite, subordinata a una deliberazione del Consiglio di sicurezza - un processo di pace stabile, condiviso ed irreversibile. Stabile, condiviso, irreversibile. Sono termini chiari, basterebbero questi a comprendere anche l'obiettivo primario del rafforzamento della sicurezza nazionale ed europea. La sicurezza è il presupposto per l'esercizio universale dei diritti fondamentali, quali quello della libertà, il diritto alla vita, alla sicurezza dei cittadini, all'istruzione, al welfare, al benessere e - signor Presidente, mi faccia aggiungere - anche al nostro futuro.
Confermando, ovviamente, anche il sostegno agli altri punti della mozione, annuncio il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati alla mozione di maggioranza, volendo però sottolineare, da ultimo, la priorità di operare in ogni sede e con ogni strumento diplomatico affinché si raggiunga, nel più breve tempo possibile, un cessate il fuoco in Ucraina, in particolare l'esclusione dalle attività belliche delle infrastrutture civili, non solo energetiche. Non dimentichiamo, colleghi, che ancora adesso mentre parliamo, a pochi chilometri da noi, stanno continuando a cadere le bombe su bambini, su donne, su uomini. Una realtà inaccettabile che va fermata immediatamente (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato, Presidente, Giuseppe Conte. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONTE (M5S). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, lo abbiamo già denunciato: la Presidente Meloni si è assunta una grande responsabilità storica, politica, morale. Il 6 marzo scorso ha sottoscritto, senza nessun dibattito pubblico, senza confrontarsi con i cittadini, col Parlamento, senza nessun mandato, un piano di riarmo da 800 miliardi per consentire ai singoli Stati europei di potersi riarmare a piacimento. Non è nella storia dell'Europa che un passaggio così nevralgico e strategico sia stato deciso senza dibattito, senza neppure preparare alcunché. Nel giro di qualche ora si è concluso frettolosamente questo Consiglio europeo: Giorgia Meloni ha svenduto il nostro Paese per questo piano di riarmo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ci ha dato un anticipo del suo premierato, della sua visione della democrazia. Se è questo che vuole, quindi, la maschera è stata gettata: vuole un voto popolare, cinque anni di pieno assolutismo governativo dove non risponde a nessuno e non si confronta neppure qui in Parlamento. E ancora oggi, attenzione, noi assistiamo a questa scena, signor Presidente, che ci appare veramente censurabile. Discutiamo di piano di riarmo, la maggioranza non ha neppure il coraggio, la dignità, di scrivere la parola riarmo, a favore o contro, sulla propria mozione; non riuscite neppure a confrontarvi su questo punto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
Noi contrasteremo questo modo di interpretare il nostro sistema democratico. Lo contrasteremo in tutti i modi e, vedete, questa mozione nasce anche dall'appello, che abbiamo lanciato alla piazza, e dalla risposta, dalla forte adesione. Noi oggi rappresentiamo 100.000 cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che il 5 aprile, molti addirittura viaggiando di notte per tantissime ore - tanti ci hanno scritto che non ci hanno potuto raggiungere per vari impedimenti - sono venuti qui a manifestare e a dire “no” a questo piano di riarmo, “no” alla vostra visione di un'Europa guerrafondaia sempre in armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
La Presidente Meloni si sta rivelando un'abile giocatrice di scacchi, il problema è che ha dato scacco matto all'Italia in tre mosse. Innanzitutto, a Bruxelles ha sottoscritto un “pacco di stabilità”, l'abbiamo denunciato da subito. Noi vogliamo dare anche un contributo a chi si dimostra incapace, non ci avete ascoltato e adesso state facendo retromarcia. Sia Meloni che Giorgetti riconoscono che quello, come avevamo denunciato, è un “pacco di stabilità”: ci costringe a tagliare 13 miliardi per la sanità, l'istruzione, la scuola, la spesa sociale. Ma noi, evidentemente, abbiamo un Governo succube dei fratelli di Germania, perché in Germania, da un giorno all'altro, hanno rinnegato decenni di austerità che ci hanno imposto, hanno cambiato la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voi non avete questo coraggio, siete completamente subalterni!
E poi, la seconda mossa che ha dato scacco matto è stata ritornare a Bruxelles. Per fare cosa? Per chiedere di rivedere il Patto di stabilità? No, per chiedere solo lo scorporo dei vincoli, e quindi lo scorporo delle spese militari, degli investimenti militari; non per la sanità, la scuola, l'istruzione, asili nido, quello che ci serve, tutelare l'occupazione, le imprese che sono in crisi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): ventiquattro mesi di tracollo della produzione industriale, fate finta di nulla, continuate a fischiettare distratti.
Terza mossa che ha dato definitivamente scacco matto: quando voi avete dato, appunto, semaforo verde a questo piano di riarmo. Ma, vediamo, che cosa significa poi realmente questo piano di riarmo? Qui c'è solo l'autorizzazione, di fatto, saltando tutti i vincoli; addirittura anche quelle limitazioni: la Banca europea per gli investimenti non poteva finanziare spese militari. È saltato tutto! Ovviamente tutto preordinato - diciamolo - nel rapporto di Draghi, tutto scritto lì. Quindi sono saltati tutti i vincoli e le limitazioni, per cui oggi l'Europa può concentrare tutte le sue risorse finanziarie nel riarmo. E il riarmo dei singoli Stati cosa significa concretamente? Che chi ha sempre conservato egoisticamente capacità fiscale - non l'ha mai, come la Germania, messa fin qui a frutto, a fattor comune, per far crescere in modo coordinato l'intera Europa - oggi invece utilizza quella capacità fiscale per diventare una superpotenza militare, e noi avremo quindi degli Stati che stanno già esprimendo questa vocazione politica a riarmarsi fino ai denti, e lo possono anche fare. Lo faranno addirittura utilizzando fondi di coesione, e qui ci vien detto: ma attenzione, noi non utilizzeremo i fondi di coesione.
A parte che sono così tali le agevolazioni già anticipate - anticipo del 30 per cento, finanziamento a totale carico dell'Unione europea - che non utilizzarle sarà di per sé uno svantaggio, ma ovviamente sarebbe disastroso per noi utilizzare quei fondi di investimento e, quindi, saremo costretti a indebitarci sempre di più per acquistare più armi. I Paesi, invece, che utilizzeranno i fondi di coesione per volersi dedicare a questo riarmo che gli stiamo mettendo su un piatto d'argento, al prossimo bilancio pluriennale, non avendo utilizzato quei fondi per colmare le disparità economiche-sociali, assorbiranno tutti i fondi di coesione e l'Italia non avrà più nulla.
Ma voi siete diventati “Fratelli di Germania” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ma vi rendete conto che rivendicavate di essere patrioti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ma siete completamente incapaci? Vi sfuggono tutti i dettagli di questo Piano, sì, perché chiariamolo: qui non c'è ombra, non c'è traccia di una difesa comune europea. Quindi, quando sento colleghi che ci accusano di antimilitarismo, vorrei dirvi: ma non dite frescacce - come si dice a Roma -, perché noi non siamo antimilitaristi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi sappiamo che ovviamente bisogna avere a che fare con uno strumento militare che va efficientato e va aggiornato, ma questa è la distruzione dell'Europa. State distruggendo l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché a questo punto qui ci abbiamo messo decenni per costruire un mercato comune europeo. Per carità, è una visione anche troppo economicistica, ma almeno aveva un senso un coordinamento sul piano economico. Invece, adesso avremo dei divari incredibili non solo sul piano economico e sociale, alla fine dell'attuazione del Piano, ma addirittura sul piano politico e militare.
L'Italia sarà fanalino di coda di tutte le classifiche grazie a voi, Fratelli d'Italia. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Uno si chiede: ma perché chi ha fatto campagna elettorale per decenni dall'opposizione, mai testata alla prova di Governo, e appariva così convinta e orgogliosa, Giorgia Meloni, dei valori del patriottismo e dell'amor di Patria, svende il Paese in questo modo miserabile? L'unica spiegazione è questa e lo dicono i fatti, non delle ardite o arbitrarie interpretazioni: si tratta di affrontare le banche e vi inginocchiate e vi genuflettete; si tratta di far favori alle imprese assicurative e introducete a carico delle imprese l'obbligo della polizza per il rischio catastrofale; si tratta di fare favori alle lobby delle armi, ai fondi di investimento e siete lì a sottoscrivere 800 miliardi in quella direzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E allora io vi dico: almeno non ci parlate più di patriottismo, almeno non tirate più nei vostri discorsi la retorica, l'orgoglio nazionale. Prendetevi i baci da Biden, adesso prendeteli da Trump, ritornate qui con nuove commesse per armi americane, nuove commesse per gas che costerà carissimo agli italiani, ma non ci fate più lezioni e niente più retorica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E dico un'ultima cosa ai nostri giovani: c'erano tantissimi giovani tra quei 100.000 che sono venuti a manifestare; c'era grande preoccupazione per il loro futuro e ce lo hanno espresso a vari livelli. Loro ci hanno detto che non si lasciano ingannare da voi, sanno che non è la sicurezza, questa, che porterete. Questo piano di riarmo, anzi, tra minacce e contro minacce rischia di portarci la guerra e se l'Europa non riuscirà a porre fine alla guerra sarà la guerra a porre fine all'Europa. Questi giovani che erano qui ci hanno detto: noi non vogliamo andar fuori. Vi siete accorti che l'anno scorso è stato un anno record per i giovani che sono andati all'estero? Più 36 per cento…
PRESIDENTE. Concluda, presidente, ha esaurito il suo tempo.
GIUSEPPE CONTE…perché voi fallivate - ho concluso - nel frattempo per costruire nuovi alloggi universitari. Avete tagliato 8.000 tra insegnanti a scuola e personale della scuola, avete tagliato all'università assegni e borse di ricerca, non volete il salario minimo, quattro giovani su dieci prendono meno di 9 euro lordi l'ora.
Cosa gli proponete, un Erasmus militare per il loro futuro? Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. La ringrazio.
GIUSEPPE CONTE (M5S). E quando io parlo di ignavia - Presidente, ho concluso - è perché non accettiamo più i vostri discorsi sulla libertà e sullo Stato di diritto, il vostro doppio standard: quando si tratta di Ucraina ci mettete tutta questa retorica guerrafondaia, a Gaza vi girate dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Macron ha appena annunciato il riconoscimento dello Stato della Palestina. Vigliacchi! Dimostrate che onorate l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle, che si levano in piedi)!
PRESIDENTE. Presidente, ha esaurito il suo tempo e si rivolga alla Presidenza, comunque. Lei è del mestiere e sa bene come ci si deve atteggiare.
Ha chiesto di parlare la deputata Isabella De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, colleghi e colleghe, se guardiamo agli ultimi 15-20 anni abbiamo, purtroppo, memoria delle gravi difficoltà che ha dovuto attraversare l'Italia e che ha dovuto attraversare l'Unione europea. Penso, ad esempio, alla crisi economica del 2007 e del 2008. Naturalmente, abbiamo memoria più recente della pandemia del 2019, poi l'invasione russa nei confronti dell'Ucraina e la crisi nel Medio Oriente. Però, se guardiamo a tutte queste situazioni, abbiamo anche una risposta europea: se guardiamo proprio alla crisi economica del 2007-2008, ci ricordiamo come venne predisposto a livello europeo il Piano Juncker di 315 miliardi di euro; se guardiamo alla pandemia, venne data la soluzione dell'acquisto centralizzato dei vaccini, cosa che non era affatto scontata perché ci ricordiamo come alcuni Paesi, tra cui l'Italia, avevano già iniziato dei negoziati per l'acquisto singolo e poi, quindi, si prese una decisione di tipo diverso; poi, ancora, l'invasione russa nei confronti dell'Ucraina, con una risposta europea quanto al sostegno militare, quanto alle sanzioni nei confronti della Federazione russa, quanto poi alla risposta anche alla crisi energetica a proposito di REPower EU.
Ebbene anche qui dobbiamo dire che siamo in una situazione altrettanto difficile a livello di tensione mondiale, quindi anche in questo senso dobbiamo dire che ci vuole una risposta europea, che deve essere quella dell'incremento della nostra capacità di difenderci. Se guardiamo anche alla storia meno recente, le guerre ci dicono che sono iniziate sempre per interessi sì espansionistici, ma interessi economici. Oggi anche questo avviene, magari per mire tecnologiche e, quindi, per mire alle materie prime critiche, alle terre rare, ma anche, ad esempio, all'Artico, quindi alla Via artica della Seta, anche alle terre rare e alle materie prime critiche che si trovano in quell'area.
Quindi, dobbiamo dire che tutto questo poi, oggi, è anche aggravato dal fatto che si ha notoriamente una guerra dei dazi. Ma a questo proposito, le notizie di ieri, quanto alla sospensione, sono positive e le accogliamo come un segno positivo, ma dobbiamo anche rilevare un'altra cosa, cioè che il dibattito sui dazi ha dato la corsa a enfatizzare presunte responsabilità del Governo, che invece si è dimostrato pronto sia con un piano d'azione che ha presentato il Ministro Tajani lo scorso 21 marzo - un piano d'azione per l'export italiano verso i Paesi terzi ad alto potenziale - sia anche con il sostegno al cosiddetto corridoio IMEC, quello della Via del Cotone, che porterà dall'India al Medio Oriente e fino all'Europa, quindi con grande sviluppo, appunto, per l'Italia, che si trova al centro di questa via. Dobbiamo riconoscere al Ministro anche la capacità di essere concreto e di aver subito dato impulso alla nomina dell'inviato di Governo. A questo punto, però, sarebbe stato auspicabile avere un'unità in questo momento particolare. Per quanto ci riguarda, noi, quando si tratta dell'interesse del Paese, saremo sempre dalla parte dell'Italia.
Tornando alla mozione, che è a firma anche del nostro gruppo, vorrei passare anche alla cronistoria che il Sottosegretario ha ben elencato, in maniera molto dettagliata, che va proprio nella direzione della difesa europea. Vorrei richiamare alcuni punti a questo proposito: intendo richiamare l'Action Plan della difesa, che nasce dal vertice NATO del 2016, poi approvato in Consiglio europeo il 15 dicembre dello stesso anno, su impulso della Commissione europea. Questo ha avviato il Piano per la mobilità militare, la capacità di difesa, la cooperazione internazionale, la resilienza e da allora si è aperta anche la strada del Fondo europeo per la difesa, con strumenti di investimenti comuni, di catene di approvvigionamento, del rafforzamento del mercato unico della difesa.
E ancora vorrei ricordare la Bussola strategica come risposta - lo sappiamo - al ritiro degli Stati Uniti dall'Afghanistan, portata al Consiglio dell'Unione europea del 2021 e - l'ha ricordato lo stesso Sottosegretario - il vertice di Londra del 2019 e, ancora prima, il Defence investment pledge come conseguenza del Wales Summit del 2014, con l'impegno di portare la spesa militare al 2 per cento del PIL. Quindi, in sostanza, Presidente, oltre dieci anni di decisioni tutte indirizzate alla difesa europea.
È inutile ricordare che in questi dieci anni e più si sono alternati e succeduti sei Governi, quindi possiamo dire la quasi totalità delle forze politiche rappresentate qui in Parlamento. Quindi, io dico che, se qualcuno disconosce queste decisioni, o era talmente distratto da non accorgersene sul momento, oppure ha la memoria corta.
In ogni caso, non credo che sia questo il modo di affrontare temi così importanti, con una responsabilità che deve essere sempre quella di sostegno al proprio Paese, anche quando si è nei banchi dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Presidente, vorrei ricordare però anche l'origine della Comunità europea di difesa, perché venne portata avanti nel 1952 da Alcide De Gasperi. Ebbene, questa - sappiamo bene - non vide la luce, ma fu importante comunque per avviare soprattutto un approccio anteriore, chiaramente, a quella che noi oggi chiamiamo Unione europea. Questo era il segno della saggezza dei padri fondatori, perché loro individuarono fin dall'inizio l'approccio che doveva essere quello, da un lato, dello sviluppo dell'industria europea - quindi creare la solidarietà e l'interesse comune - dall'altro, però, senza mai dimenticare la necessità di garantire la sicurezza dei propri cittadini.
È esattamente questa l'attenzione che c'era allora e che ci deve essere oggi per la sicurezza e per la deterrenza, come presupposto e garanzia per evitare nuove guerre. Proprio questo Parlamento, in più occasioni, si è espresso a sostegno dell'Ucraina, per la ricerca della tutela e della sicurezza, considerato anche il conflitto ancora attuale e la minaccia che continua a interessare il nostro continente e l'Italia.
Quindi, il sostegno deve essere certamente quello di continuare a lottare per avere una pace stabile e duratura per l'Ucraina. Ma dobbiamo anche avere sufficiente memoria a proposito del fatto che, all'inizio dell'invasione russa nei confronti dell'Ucraina, ci fu una minaccia concreta anche nei confronti dei Paesi baltici e successivamente ci fu anche, in due occasioni, la violazione dello spazio aereo della Polonia e della Romania. Quindi, sono fatti concreti che noi dobbiamo tenere presente, perché sono davvero alle porte dell'Europa.
Ebbene, chi ha a cuore, come noi, questi valori - che deve difendere, che sta difendendo in Ucraina - deve anche tener presente che è necessario, proprio per queste ragioni, aumentare la nostra capacità di difesa. Vorrei sottolinearlo: si parla di difesa. Nessuno ha mai parlato di offesa. Noi vogliamo difendere i nostri cittadini, difendere la nostra sicurezza, l'Italia insieme ai suoi alleati.
Chi ha a cuore - come il gruppo di Forza Italia - l'esercizio universale dei diritti fondamentali sarà sempre per difendere, in ogni modo, la salvaguardia delle libere istituzioni, della democrazia, dell'integrità territoriale e della sicurezza dei cittadini. La sicurezza dei cittadini e le nostre libertà sono quanto di più prezioso noi abbiamo. E dobbiamo anche essere consapevoli che queste libertà sono state conquistate con il sacrificio di vite umane. Per questa ragione devono essere difese con tutte le nostre forze (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Presidente, lo richiamo ancora una volta: noi qui oggi parliamo di difesa. Qualcuno vorrebbe, così, dare un'impostazione di tipo diverso, ma questi sono i presupposti su cui si basa l'intervento europeo. Noi dobbiamo, naturalmente, sostenerlo. Per questa ragione ci sono enunciazioni molto chiare all'interno della mozione.
Peraltro, sappiamo tutti bene - qualcuno ha dei dubbi a questo proposito, ma tutti lo sappiamo bene - che il Governo è rappresentato all'interno del Consiglio europeo. Quindi, con questi presupposti, noi voteremo convintamente la mozione comune della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore, liceo classico “Cicerone-Pollione” di Formia, in provincia di Latina, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Li ringraziamo e auguriamo ogni bene (Applausi).
Ha chiesto di parlare il deputato Simone Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente Rampelli. Sottosegretario Perego di Cremnago, oggi discutiamo delle mozioni che toccano un tema cruciale per il presente e il futuro del nostro Paese: la difesa. È un tema che riguarda non solo la sicurezza dei nostri confini, ma anche la nostra sovranità, la nostra credibilità internazionale e il ruolo geopolitico dell'Italia.
Caro Presidente, Sottosegretario, diciamoci le cose come stanno: una difesa comune, un esercito comune, è impossibile, perché l'Europa è divisa, è inefficiente, è governata da burocrati che non sono stati eletti e che decidono a porte chiuse come spendere centinaia di miliardi dei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Il deputato Faraone: “Sottosegretario, sta sentendo?”).
Noi, chiaramente, Presidente, siamo favorevoli al fatto che i Paesi europei finalmente si assumano le proprie responsabilità in termini di difesa, ma non siamo a favore che dei burocrati europei creino una difesa comune europea; quei burocrati dalle cui menti sono nati il Green New Deal, lo stop ai motori a combustione interna, bonus e multe ad agricoltori e allevatori europei per diminuire la loro produzione, mandando a picco l'industria, la manifattura e il lavoro nel nostro amato continente.
Noi della Lega-Salvini Premier, Presidente, Sottosegretario, ci opponiamo fermamente a questi 800 miliardi di debiti per la difesa europea. Graveranno sui bilanci, saranno dispersi in migliaia di rivoli (Proteste del deputato Faraone). Presidente, ma prima di spendere 800 miliardi, non è possibile ottimizzare le spese correnti europee in difesa? Vi ricordo, cari colleghi, che l'aggregato di spesa dei 27 Paesi membri è assolutamente (Commenti dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe) …
PRESIDENTE. Colleghi, fino a prova contraria qui c'è il diritto di parola…
SIMONE BILLI (LEGA). …competitivo e superiore rispetto alle altre grandi potenze europee (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…
PRESIDENTE. … quindi, ognuno dice quello che desidera e l'Aula non rumoreggia e non contesta…
SIMONE BILLI (LEGA). …è doppio della Russia, è circa uguale a quello della Cina…
PRESIDENTE. Lei ha avuto la sua possibilità, ha fatto la sua dichiarazione di voto, deputato Faraone (Il deputato Faraone: “Nella mozione c'è scritto altro, è un imbroglio questo intervento!”). Ha già parlato, adesso ascolti. Prego, prosegua.
SIMONE BILLI (LEGA). Vi ricordo, cari colleghi - perché lo sapete benissimo, sono sicuro che lo sapete benissimo - che gli USA spendono circa 800 miliardi di dollari, la Cina e la Russia, rispettivamente, 200 e 120 miliardi e l'Europa 350 miliardi di dollari per difesa comune; l'1,7 per cento di spesa per la difesa in Europa.
La nostra sfida in difesa, quindi, Presidente, Sottosegretario, è duplice. Primo, piattaforme di difesa unificate per i vari Paesi membri. Vi ricordo - perché chiaramente lo sapete benissimo, cari colleghi - che noi oggi abbiamo (Commenti di deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), nell'Unione europea, una pluralità di tipologie diverse di fregate, diverse piattaforme di caccia, innumerevoli tipologie di sottomarini.
Non abbiamo una classe comune di fregate europee, non abbiamo un sottomarino europeo. Addirittura, Presidente, l'Unione europea finanzia contemporaneamente super progetti di difesa concorrenti per due aerei da combattimento: l'FCAS, che vi ricordo - voi lo sapete di sicuro - è tra Germania, Francia e Spagna, e il GCAP, tra Inghilterra, Italia e Giappone, che sono due progetti da diverse decine, anzi centinaia di miliardi di euro. Sono progetti concorrenti, nella stessa Unione europea.
La seconda sfida, Presidente, in campo di difesa riguarda l'interoperabilità dei mezzi, sia elettronici sia meccanici, che - badate bene - non è un semplice dettaglio tecnico, è una scelta strategica molto importante. Vuol dire e significa aumentare l'efficienza operativa delle Forze armate dell'Unione europea e un uso più efficiente delle risorse finanziarie destinate alla difesa; economie di scala paurose, puntare su innovazione e tecnologie dual use, che farebbero addirittura risparmiare un sacco di soldi ai Paesi dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Limitare il numero di questi sistemi d'arma concorrenti tra Paesi dell'Unione europea richiede uno sforzo di governance che non si è mai visto prima (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Presidente e Sottosegretario, questo è il momento giusto per farlo. La proposta, Presidente, del nostro Ministro Giorgetti all'Ecofin, il fondo di garanzia, va proprio in questa direzione: ottimizza l'utilizzo delle risorse nazionali ed europee, con l'unico obiettivo di convogliare in modo più efficace i capitali pubblici, ma, soprattutto, i capitali privati.
Sulla difesa l'Italia c'è, ma “no” ad un finanziamento a scapito di sanità e servizi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Applausi ironici di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra – Proteste del deputato Faraone). Bisogna rispondere alle necessità di sicurezza, senza impattare sugli ospedali, senza impattare sulle scuole, senza impattare sul lavoro. È inaccettabile che si invochi il rispetto del Patto di stabilità quando si parla di scuola, di sanità e di pensioni e si sospenda solo per aumentare la spesa militare.
Se ci sono 800 miliardi da spendere è nostro dovere non spenderli in armi e proiettili, ma in salute, in ospedali, scuole e lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Applausi ironici dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva-il Centro-Renew Europe): grazie per l'applauso anche dell'opposizione, queste sono le parole del nostro Vice Premier e Ministro, Matteo Salvini.
Sosteniamo con fermezza l'alleanza con la NATO, pilastro della sicurezza euroatlantica, ma, allo stesso tempo, riteniamo che i singoli Paesi europei debbano rafforzare la propria capacità industriale e tecnologica nel settore della difesa, senza essere dipendenti da attori esterni.
Presidente, mi permetta, inoltre, di ringraziare i ragazzi e le ragazze impegnati in missioni di pace all'estero - come ha accennato anche il Sottosegretario -, rispettati e stimati ovunque operino. E io aggiungerei, Sottosegretario, spesso addirittura amati nei teatri molto difficili dove operano.
Presidente, concludo, riferendomi alla nostra mozione, che va nella direzione giusta: sicurezza, credibilità internazionale, rafforzamento della nostra capacità industriale e difesa, che sia davvero una difesa a servizio della pace.
Per questo la Lega Salvini Premier voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Applausi ironici dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Siete bravi! Siete bravissimi (Commenti del deputato Giglio Vigna)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Graziano. Ne ha facoltà.
STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ma dopo quello che ha detto (Scambio di apostrofi tra i deputati Faraone e Giglio Vigna – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) …
PRESIDENTE. Colleghi! Deputato Giglio Vigna…deputato Faraone, lei è la terza volta, mi costringe a richiamarla all'ordine (Il deputato Faraone: “Presidente, mi hanno parlato loro addosso!”). La richiamo all'ordine, la richiamo all'ordine per la seconda volta. Prego.
STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Dopo l'intervento del collega Billi e dopo le parole del Sottosegretario Perego, ovviamente tramite lei, dico che in un'altra epoca si sarebbe andati al Quirinale a fare una verifica di Governo, perché c'è un problema serio nella maggioranza, molto serio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra – Dai banchi del gruppo Lega-Salvini Premier si leva un verso - Proteste di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…
UBALDO PAGANO (PD-IDP). Presidente! Non lo sente? Non lo sente l'ululato (Proteste di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)?
PRESIDENTE. Stiamo cercando di capire… si tranquillizzi, guardi, la mia Presidenza si sforza di essere equilibrata e non da oggi (Commenti del deputato Ubaldo Pagano) … Quindi, porti pazienza. Mi sono voltato per capire da dove venisse questa specie di ululato e per richiamare chi lo ha fatto. Quindi, siccome non l'ho individuato, resta il fatto che, comunque, i colleghi sono pregati di ascoltare gli interventi dei deputati impegnati nella loro dichiarazione di voto (Commenti del deputato Giglio Vigna). Non si faccia richiamare all'ordine, deputato Giglio Vigna, okay? Prego.
STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vorrei iniziare con il fare gli auguri alla Polizia per i 173 anni di fondazione e fare gli auguri e i complimenti a tutti, alle donne e agli uomini delle Forze armate in generale (Applausi). Però, guardi, il punto di fondo è che noi voteremo contro la mozione della maggioranza e proverò in questi pochi minuti a spiegare anche perché. Il primo è che, sostanzialmente, l'espressione “ReArm Europe” non esiste, cioè noi dobbiamo parlare del ReArm Europe, ma loro fanno tutto e dicono tutto, tranne che parlare di quello di cui, in realtà, c'è bisogno di parlare. E, vede, quello che è accaduto oggi, poco fa, lo rappresenta tutto, perché loro non hanno un'idea di che cosa andare a dire in Europa.
Noi siamo perché quel Piano ReArm Europe sia radicalmente cambiato. Ma perché deve essere radicalmente cambiato? Per tre motivi: un motivo economico, un motivo di difesa e un motivo che è, sostanzialmente, di politica estera.
La prima cosa: ci sono 800 miliardi di investimento che ha stabilito il piano ReArm Europe della Von der Leyen. C'è un piccolo problema: che, su questi fondi, 650 miliardi sono miliardi che, sostanzialmente, allargano il Patto di stabilità. E, quindi, sostanzialmente, che cosa realizzano? Realizzano una condizione per la quale c'è un indebitamento di quello che è lo Stato, degli Stati che ne fanno presa.
Il secondo fondo, 150 miliardi: sono, in realtà, prestiti che devono essere restituiti. Ancora una volta, un indebitamento dello Stato. Il terzo fondo è il fondo per l'innovazione, sul quale c'è la logica della cooperazione, ma c'è solo un 1,5 miliardi da quel punto di vista.
Ecco, noi riteniamo che, invece, vada utilizzato di più il fondo nella direzione della cooperazione e non il fondo per l'indebitamento degli Stati. Perché il punto principale è: noi vogliamo andare verso la difesa europea o verso il riarmo degli Stati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?
Noi siamo per andare verso la difesa europea, con chiarezza, sapendo cosa? Che è evidente che le difese dei singoli Stati dovranno entrare nella difesa europea, ma, se mai iniziamo a dire con chiarezza questa cosa - e mi pare che la maggioranza questa chiarezza non ce l'abbia -, è chiara ed evidente la difficoltà in cui noi stiamo incorrendo.
La seconda cosa. Se noi non realizziamo una condizione dal punto di vista della difesa, sia sugli strumenti unici, sia su quelli che già stanno avanti - in particolare, l'industria della difesa -, rischiamo davvero di fare un default del Paese, senza portare a casa la difesa europea e indebitando soltanto lo Stato italiano.
Io penso che da questo punto di vista bisogna fare una riflessione. Le parole che ha detto Giorgetti, da questo punto di vista, non sono banali, non lo sono. Lo dico perché, molto spesso, non si riesce a leggere quella che è la difficoltà economica. Quindi, quale è l'equazione che noi vogliamo realizzare? Per noi c'è difesa europea, se c'è debito europeo. Non si può immaginare un debito degli Stati, perché, da questo punto di vista, davvero, noi andiamo in grande difficoltà.
La seconda cosa importante. Noi abbiamo detto “no”, per nessuna ragione, ad utilizzare i Fondi per lo sviluppo e la coesione, i cosiddetti FSC. È vero che sono facoltativi, ma, attenzione, perché anche lì si rischia di andare in quella direzione, e non c'è, nemmeno qui, una parola da parte della maggioranza.
Allora, vedete, io penso che bisogna, con chiarezza, su esteri, difesa e vicenda economica realizzare quelle che sono le condizioni per la pace, facendo più Europa, non meno Europa.
Mi pare evidente che in realtà la maggioranza è divisa da questo punto di vista su tre posizioni molto chiare: una è sulla linea Trump-Putin, che è per attaccare l'Europa, per distruggerla, mi pare che la Lega lo dica con molta chiarezza; Forza Italia è un po' più verso l'Europa, ma molto timidamente; poi c'è la posizione di Fratelli d'Italia, che si è inventata la terza posizione: noi siamo per l'Italia! Come se ci fosse qualcuno che è contro l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Noi per difendere l'Italia dobbiamo stare di più in Europa, non meno in Europa. Vedete, tutto questo ovviamente lo voglio dire anche per rappresentare un fatto e per fare una precisazione: il Sottosegretario Perego, lo dico tramite lei, Presidente, ha detto che ci vuole più investimento. Vorrei ricordare che, ad oggi, su 100, che riguarda la spesa della difesa, 50 è per il personale; 40 è per l'investimento; 10 semplicemente è per l'ordinario. Tradotto significa che è come se noi comprassimo la Ferrari e non avessimo la forza, poi, di metterci la benzina oppure di formare le persone per guidare quella Ferrari. Ecco, questa è la differenza che abbiamo oggi. Penso che abbiamo un problema inverso, non abbiamo solo un problema di investimento, abbiamo il problema di riparare a quello che era il tema della formazione e, soprattutto, delle spese ordinarie. Soprattutto, dobbiamo realizzare l'altra parte che è il welfare della difesa, cioè il personale, quello che accade sulla vicenda delle caserme, quello che accade sugli alloggi, quello che accade su quello che sono le pensioni da questo punto di vista.
Perché dico questo? Perché, vedete, avete fatto e detto di tutto di più. Avete organizzato una mozione che in realtà cela le divisioni profonde che ci sono e si vedranno ancora di più per quello che riguarda l'Europa. Riguarda di più perché, in realtà, non c'è la volontà di realizzare quella che deve essere una difesa europea vera. La difesa europea c'è solo se c'è il debito europeo. Attenzione, perché se non c'è debito europeo, non ci potrà essere la difesa europea. Noi rischiamo di essere, da questo punto di vista, quelli più penalizzati. Lo dico soprattutto perché il rischio reale, che si sta verificando in questa direzione, è realizzare un debito più forte dell'Italia nel caso in cui ci fosse la possibilità - realizzando questo debito sulle nuove generazioni - senza fare né la difesa europea, né riuscendo ad essere, da questo punto di vista, autonomi.
Chiudo facendo una riflessione. Vedete, qual è il mondo in cui stiamo? È un mondo in cui, mentre da una parte c'è l'America, la Cina, dall'altra sostanzialmente la Russia, voi continuate a pensare che solo come Italia possiamo riuscire a difendere gli interessi, a dare sicurezza all'Italia. Invece io penso, il Partito Democratico pensa, che ci sia bisogno di più Europa, non di meno Europa per tenere presente quella condizione, ma soprattutto pensa che il rischio che voi vi state assumendo sia di indebitare il Paese, metterlo sulle nuove generazioni e non realizzare né l'Europa, né la difesa, né nazionale né dell'Europa in generale. Per questi motivi noi voteremo la nostra mozione convintamente e voteremo contro quella della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giangiacomo Calovini. Ne ha facoltà.
GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Presidente, colleghe e colleghi, penso siamo fortemente convinti che l'attuale contesto internazionale imponga all'Europa, e ovviamente anche all'Italia, una riflessione strategica, particolarmente matura e non eludibile, sulla propria postura in materia di sicurezza e di difesa internazionale. Siamo in una fase di sfida all'ordine globale, in cui i tradizionali equilibri sono sottoposti a tensioni, a minacce e si presentano con una rapidità e una complessità inedita. In tale scenario, quindi, appare anacronistico, se non irresponsabile, pensare che l'Europa possa continuare a beneficiare dei dividendi della pace senza dotarsi degli strumenti adeguati a garantirla, come probabilmente è stato fatto negli ultimi decenni.
Perché la sicurezza, colleghi, non è mai garantita per inerzia, è il frutto di scelte politiche, di investimenti lungimiranti, di cooperazione internazionale strutturata e studiata. La guerra in Ucraina ha rappresentato una frattura nel modo in cui l'Europa concepisce se stessa. La guerra in Ucraina, con le sue conseguenze economiche, umanitarie e geopolitiche, ha fatto emergere un dato ineludibile: la sicurezza non è un bene gratuito e senza sicurezza non c'è libertà, senza libertà non c'è democrazia, senza democrazia non c'è Europa.
Colleghi, noi abbiamo fatto un grande errore in passato: ci siamo convinti che il nostro continente, con l'illusione dell'interdipendenza economica, potesse fungere da deterrente sufficiente contro l'aggressione militare, ma è stata un'illusione naufragata recentemente di fronte all'evidenza brutale di una guerra convenzionale, combattuta alle porte dell'Europa con tutte le conseguenze politiche, economiche e umanitarie che ne sono derivate e che abbiamo visto negli ultimi mesi.
Il sostegno alla resistenza ucraina - rispondo a chi su Kiev, in qualche modo, ha avuto una posizione ancora troppo ambigua - non è stato soltanto un atto di solidarietà verso un popolo aggredito, ma è stata anche una riaffermazione dell'ordine giuridico internazionale, della centralità della sovranità statale come fondamento della convivenza tra le Nazioni. La risposta europea, seppur non priva di criticità, certo, ha dimostrato una progressiva maturazione nella consapevolezza strategica. L'avvio di alcuni strumenti come l'European peace facility oppure la definizione di una bussola strategica, finalmente hanno ampliato il dibattito sul bilancio destinato alla difesa comune e sono segnali che vanno letti come l'espressione di un cambio di paradigma, che da tanto tempo continuavamo a chiedere.
Tuttavia, l'Europa non può permettersi di fermarsi a metà del guado. Le sfide future richiedono non soltanto strumenti nuovi, ma un rinnovato orizzonte politico-culturale. In questo orizzonte l'Italia può e deve avere un ruolo da protagonista. E una Nazione che intende essere sovrana, autorevole sullo scenario internazionale, non può prescindere dalla capacità di difendere se stessa e di contribuire in maniera credibile alla sicurezza collettiva. Questo principio, che per alcuni può anche sembrare elementare, viene spesso messo in discussione da una parte del dibattito pubblico e politico, ancora ancorato a un pacifismo astratto, incapace di confrontarsi con la realtà. Ma ci corre l'obbligo di essere onesti intellettualmente e, soprattutto, in quest'Aula, e recuperare la serietà del ragionamento sul tema della strategia. La difesa e la diplomazia non sono alternative, ma sono complementari: il militare e il diplomatico sono due facce della stessa medaglia - per citare il politologo francese Aron - e la capacità militare è il fondamento della deterrenza e la deterrenza è il presupposto per la pace.
Negli ultimi dieci anni i nostri alleati hanno definito obiettivi chiari e condivisi e non si tratta semplicemente di rispettare un vincolo esterno doveroso, ma si tratta di garantire che l'Italia possa sedere ai tavoli decisionali internazionali, non come osservatore passivo, ma come attore pienamente legittimato dalla politica, in modo di poter portare avanti i propri interessi in modo assertivo e costruttivo per il bene del Paese, perché la capacità di proiezione strategica non si costruisce soltanto con velocità dall'oggi al domani, ma, anzi, richiede investimenti costanti, una base industriale competitiva, un tessuto tecnologico dinamico e un capitale umano altamente formato.
L'efficacia di questi strumenti dipende dalla capacità proprio degli Stati membri di impiegarli in modo efficiente, evitando dispersioni, sovrapposizioni e logiche di piccolo cabotaggio nazionale.
Rivolgendomi, Presidente, a chi prima ci accusava di lavorare per le lobby delle armi oppure per gli Stati Uniti, è giusto ricordare che l'Italia, per parte sua, può contare su una filiera della difesa articolata ad alta intensità tecnologica, che spazia dalla cantieristica navale all'aerospazio, alla cybersicurezza e all'intelligenza artificiale applicata. Valorizzare questa eccellenza non significa soltanto potenziare la nostra sicurezza, ma anche generare occupazione qualificata, attrarre investimenti e stimolare innovazione. Per noi questa continua ad essere una priorità. La difesa è anche uno strumento di politica industriale, di coesione territoriale e di competitività economica. In un mondo in cui la frontiera tra sicurezza esterna e resilienza interna si sta facendo sempre più sottile, investire nella difesa significa anche dotarsi di strumenti per affrontare minacce ibride, cyberattacchi e destabilizzazioni infrastrutturali. Colleghi, una riflessione matura sul tema della sicurezza, quindi, non può limitarsi soltanto a un quadro euroatlantico, anzi deve estendersi al perimetro più ampio del vicinato strategico che per noi, come Italia, è fondamentale e con particolare riferimento soprattutto al fianco Sud.
Ed è per questo che iniziative come il Piano Mattei per l'Africa dimostrano come lo sviluppo economico, la sicurezza alimentare, la stabilizzazione politica siano elementi di una strategia integrata per la sicurezza, una politica strutturata orientata alla prevenzione dei conflitti e al sostegno delle istituzioni locali, complementare ad una politica di difesa credibile. Sviluppo e sicurezza sono le due facce della stessa medaglia e l'Italia, con la sua posizione geografica, la sua tradizione diplomatica e il suo patrimonio industriale, può essere protagonista di un modello europeo non fondato sull'assistenzialismo, ma sulla cooperazione strutturata.
Colleghi, in conclusione, la nostra mozione non è per nulla un atto bellicista; al contrario, ed è proprio perché vogliamo la pace che crediamo sia necessario essere forti. La pace si costruisce con la diplomazia, ma si mantiene anche con la deterrenza. Se davvero vogliamo arrivare a un cessate il fuoco in Ucraina, se davvero vogliamo sedere attorno a un tavolo per la pace stabile e se davvero vogliamo un'Europa e un'Italia sicure dobbiamo dare un segnale netto: che l'Europa è unita, coesa e pronta a difendere i suoi confini e i suoi principi. Un'Unione che aspira a essere protagonista nel mondo non può rimanere dipendente da altri per la propria sicurezza, ma questa autonomia strategica - va ribadito con chiarezza - non è disallineamento, anzi: è maturità, è consapevolezza della responsabilità che deriva dall'essere liberi. Sostenere oggi una politica di rafforzamento della capacità difensiva nazionale e continentale non significa abbracciare una visione bellicista, ma dotarsi degli strumenti necessari per salvaguardare la pace dell'Europa e dell'Italia e per noi di maggioranza e per noi di Fratelli d'Italia la sicurezza dei nostri connazionali è e sarà sempre una delle nostre priorità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Prima di proseguire, saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Perotto -Orsini - Croce” di Manfredonia, in provincia di Foggia, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Li ringraziamo e gli auguriamo ogni fortuna (Applausi).
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Per richiami al Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Articolo 112, comma 1: “Qualora l'Assemblea lo consenta, più mozioni relative ad argomenti identici, o connessi, possono formare oggetto di una sola discussione”. Noi in settimana abbiamo ricevuto una lettera della Presidenza che invitava a una maggior disciplina in Aula e tutti siamo, ovviamente, concordi e cerchiamo di collaborare ai lavori di questo Parlamento. Questa è una questione di forma e siamo tutti d'accordo. Però, nella sostanza si insulta il Parlamento in questa maniera, perché, mentre noi depositiamo una mozione che si intitola ReArm, la maggioranza, per uscire dai suoi problemi politici palesati plasticamente dall'intervento della Lega, che davvero sembrava un intervento di chi dovesse votare a favore di alcune mozioni dell'opposizione, fa una mozione che non è assolutamente abbinabile al ReArm (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non è che se si scrive la parola “difesa” vogliamo una difesa. Va bene, ma stiamo parlando di ReArm. Stiamo parlando di 800 miliardi di euro investiti in questo settore. È vergognoso lo svilimento del Parlamento in questa maniera così plastica, così evidente e così manifesta. Quindi, ce lo dite e - non so - fatelo ora il premierato se davvero il Parlamento non serve a nulla e serve solo la Meloni che va da Trump e va in Europa a favorire l'amico suo Crosetto, lobbista della difesa. Allora, la chiudiamo lì e ce ne andiamo tutti a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Il deputato Trancassini: “Questo è un altro intervento!”).
PRESIDENTE. Rispetto alle obiezioni sollevate sull'articolo 112…colleghi!
Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo sullo stesso argomento, perché credo che questa discussione - e avremo modo di farlo anche nelle sedi opportune - ponga una questione di razionalità nell'organizzazione dei nostri lavori, che ha, però, anche una ricaduta politica. Quando i gruppi chiedono di calendarizzare delle mozioni che hanno un oggetto specifico, il criterio di abbinabilità, che ovviamente viene fatto su una valutazione degli uffici, deve garantire che si discuta di quei temi e che non si creino spazi di scappatoia per aggirare la discussione su un tema. Guardate, noi abbiamo visto in queste settimane, in più occasioni e in più passaggi, una maggioranza incapace di assumere una posizione su questioni fondamentali.
È successo sulla discussione sul PNRR, sulla mozione sulla competitività europea e di fatto, nella sostanza, è successo anche in questa discussione molto rilevante, che ha visto un dibattito e una dialettica accesa e una spaccatura dentro le forze di maggioranza, con una mozione che di fatto non tratta l'argomento sul quale i colleghi di opposizione hanno chiesto di calendarizzare una mozione.
Allora, su questo punto io mi limito qui a sottolineare anche una nostra criticità, che peraltro ho avuto modo di far già rilevare agli uffici e che vorremmo porre anche nelle sedi opportune - e lo faremo nei prossimi passaggi -, perché credo che ne vada della qualità del nostro dibattito democratico e anche dell'assunzione di responsabilità che ogni forza politica deve assumersi su tutti i temi di cui discutiamo in quest'Aula e soprattutto su temi che hanno questa rilevanza per le scelte che il nostro Paese è chiamato a fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. C'è un punto che è molto chiaro nel Regolamento: che spetta a lei, non certo agli uffici, dichiarare che le mozioni sono accoglibili e, quindi, dentro una stessa discussione generale.
Le faccio notare che, a parte il titolo delle mozioni, poi c'è un titolo che vale per tutti, giusto? Si chiamano: mozioni in ordine al piano di riarmo europeo, di riarmo europeo. Ma le pare normale aver accolto una mozione che non parla, in nessuno dei punti - in nessuno! - del ReArm Europe o del riarmo e della difesa europea?
Allora, che sul Rearm Europe si sia spaccato il Governo e che si sia spaccata la maggioranza è chiaro. Mentre tutti pensavano che le opposizioni fossero divise - in tanti e tante, dico così, abbiamo bocciato il ReArm Europe di Ursula von der Leyen - ma qui ci prendiamo la responsabilità di scrivere le cose che pensiamo.
E mentre Giorgetti, qualche settimana fa, diceva “no” a pasticci fatti in fretta e furia, nel frattempo vi siete presi l'impegno di arrivare al 2 per cento del PIL, di utilizzare tutte le risorse necessarie per comprare armi e gas dagli Stati Uniti, per dare il via libera a un piano, che a questo punto deve avere anche degli addentellati. E cosa fate nelle scorse ore? Iniziate ad affrettarvi nel dire che, non essendoci risorse disponibili, chiederete addirittura la proroga dei fondi del PNRR per arrivare a quegli obiettivi.
Allora, io capisco che troverete sempre dei modi per stare uniti, perché il potere vi tiene uniti, ma non è rispettoso per il Parlamento italiano pensare che questa discussione non si faccia qua, che non troviate il modo di esprimermi sul ReArm Europe. L'avete fatto in Europa, fatelo anche in questo Parlamento. Non basta parlare di difesa; non basta parlare dell'Ucraina, delle missioni: non è questo l'oggetto della discussione.
Quindi, Presidente, ci spieghi - perché avrà di sicuro già uno speech pronto - come mai ha deciso di escludere le parole “riarmo europeo”, tolte di fatto dalle mozioni della maggioranza, e accoglierle dentro una discussione che, a questo punto, è una grande presa in giro generale del Paese, che intanto sta aprendo gli occhi non solo sulle vostre divisioni, ma sul fatto che non avete una linea: non l'avete sui dazi; non l'avete su come porre le istanze dell'Unione europea davanti agli Stati Uniti; non l'avete nemmeno nella difesa europea e questi sono i risultati (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Intervengo sullo stesso argomento e direi, però, su tutto il Capo VI del nostro Regolamento, cioè quello che riguarda l'organizzazione dei lavori e l'ordine del giorno dell'Assemblea.
Perché mai come in questo caso, Presidente, le questioni regolamentari e procedurali sono questioni di sostanza politica. Leggiamo dall'ordine del giorno della seduta odierna, di giovedì 10 aprile, il secondo punto: Seguito della discussione delle mozioni (…) - e sono elencate - in ordine al piano di riarmo europeo. Ora si dà il caso che in nessun punto del dispositivo della mozione di maggioranza, che è anche l'unica mozione su cui il rappresentante del Governo ha indicato un parere favorevole dell'Esecutivo, in nessun punto sia neanche citato il piano di riarmo, che è il secondo punto all'ordine del giorno dei lavori di oggi.
Allora noi chiediamo alla Presidenza, in base anche all'articolo 8 del nostro Regolamento, di chiarire a tutta l'Assemblea che quella mozione non può essere considerata abbinata all'esame delle altre, perché non riguarda il punto all'ordine del giorno che è in oggetto. Se noi consentiamo questo, consentiamo per via regolamentare di uscire da un'impasse e da una difficoltà politica, che, del resto, è stata evidentissima a tutti quanti noi che abbiamo assistito alla discussione di questa mattina, perché abbiamo ascoltato gli interventi - ma qui vado, ovviamente, sull'aspetto politico - dei vari gruppi di maggioranza dire cose diversissime, divergenti, che nulla hanno a che vedere con il contenuto di quella mozione.
Da parte nostra non è consentito e pensiamo che la Presidenza non debba consentire che avvenga questo, altrimenti non ha alcun senso l'organizzazione dei lavori. Ognuno arriva qui, parla di ciò che vuole, e poi, per nascondere l'opinione politica, vota documenti che non rispecchiano il contenuto degli interventi che sono stati svolti in quest'Aula. Questo è un punto su cui esigiamo dalla Presidenza una risposta molto chiara, e non ci si venga a dire che, trattandosi di mozioni, sono dei documenti di indirizzo politico alquanto generico, e quindi è tollerabile uno scostamento.
È tollerabile certamente svolgere con argomenti diversi lo stesso punto; non è tollerabile che sia del tutto assente il punto che è l'oggetto delle mozioni in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Il tema che è stato sottolineato dal collega del MoVimento 5 Stelle è stato l'oggetto dell'apertura dell'intervento del mio capogruppo nella nostra dichiarazione di voto. Il mio capogruppo, intervenendo nella dichiarazione di voto, ha detto con chiarezza che questa mozione di maggioranza era inammissibile, nel senso che il punto che riguardava il riarmo poteva essere definito come “viva la mamma”, di cui qui dentro non si parla. Credo che questo, al di là dell'aspetto regolamentare, su cui torno dopo, abbia anche un aspetto politico.
L'aspetto politico evidente è quello che, se noi pensiamo di poter attivare le risorse europee per fare quello che il Sottosegretario, benissimo nel suo intervento, ha detto in conclusione del dibattito generale sulle mozioni, e quindi in apertura di questa seduta, la risposta di questo Parlamento rischia di essere: no, non lo vogliamo fare. Cioè, non prendiamo risorse e non utilizziamo gli strumenti che l'Europa mette a disposizione, che è la tesi del collega Billi. Io, che sono all'opposizione, mi sento assolutamente all'opposizione del collega Billi, ma proprio in maniera completa.
Quindi esprimo la mia solidarietà a quel pezzo di quest'Aula che non sta né con il collega Billi, né con il collega Conte, che, evidentemente, dicono esattamente la stessa cosa (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), però questo è il punto politico. Ma, al di là del punto politico, c'è il punto regolamentare, su cui, Presidente, penso che non possiamo risolverla dicendo: abbiamo ascoltato delle considerazioni da parte dei colleghi che dicono che questa mozione è inammissibile perché non parla di riarmo.
Perché le cose sono due: o qui si parla di riarmo e qualcuno di noi non è riuscito a trovare la riga esatta - però ce lo devono spiegare, nei 6 punti degli impegni di questa mozione non c'è una parola, ma dice delle cose condivisibili sull'Ucraina, peraltro -, oppure, se abbiamo ragione noi e qui dentro non c'è nulla, questa seduta va sospesa (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). C'è una convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo tra pochi minuti, si va in Conferenza dei presidenti di gruppo e si decide se la nostra posizione ha una legittimità.
Quindi, non voglio mettere in difficoltà il Presidente di turno, che sta lì. Se la nostra posizione ha una legittimità, questa mozione viene espulsa dalla nostra discussione perché durante il dibattito è emerso un fatto nuovo, cioè che questa mozione non contiene, al proprio interno, nulla di cui all'ordine del giorno di questa seduta (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Faraone. Ne ha facoltà. È l'ultimo intervento su questo argomento. Prego.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Presidente, grazie. Sinceramente reputo questa discussione, con questa mozione presentata dalla maggioranza, un vero e proprio trucco e una mancanza totale di rispetto nei confronti dei parlamentari. Infatti, Sottosegretario, è oggettivo quello che ha detto lei nelle sue conclusioni; avrebbe pure potuto tacere, come fanno molti suoi colleghi. Ha avuto il rispetto nei nostri confronti di fare un intervento, ma non può dirci che ha detto le stesse cose che ha detto il collega Billi. Avete detto l'esatto contrario.
E quindi, sostanzialmente, per stare insieme, avete dovuto scrivere una mozione che non dice un tubo, Sottosegretario, Governo, Presidente. Addirittura, il paradosso è che il Sottosegretario ha detto le stesse cose che stanno scritte in alcune mozioni su cui il Sottosegretario ha dato parere contrario, mentre ha detto cose diverse rispetto al collega Billi, e poi, però, firmano la stessa mozione. È una presa per i fondelli tutta questa discussione! Per cui, sinceramente, mi rendo conto che stiamo ponendo un problema regolamentare, ma qui il tema è politico.
Voi non state attaccati insieme neanche con la saliva, perché siete su posizioni totalmente e radicalmente opposte su tutto. Per cui, sinceramente, sentire poi, magari, in qualche TG, qualche dichiarazione di qualche scienziato della maggioranza che dirà che le opposizioni avevano tante mozioni ed erano divise, mentre voi eravate uniti, sarebbe la beffa ulteriore. Da un punto di vista regolamentare, credo che ciò sia inaccettabile. Avreste fatto più figura, Sottosegretario, se, come in altre circostanze, non aveste presentato mozioni, perché è accaduto che non abbiate presentato mozioni di maggioranza e ci abbiate fatto votare da soli le mozioni delle opposizioni.
Ma, sinceramente, presentare una mozione con quei contenuti e pensarla radicalmente in maniera opposta, voi che state governando. Quindi, avete la responsabilità della nostra rappresentanza all'estero, avete la rappresentanza dell'autorevolezza di un Paese, e invece l'autorevolezza dell'Italia ve la siete messa sotto i piedi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe)!
PRESIDENTE. Sono state, dunque, sollevate obiezioni in ordine alla circostanza che la Presidenza abbia considerato abbinabile alle mozioni già presentate anche la mozione Calovini, Billi, Orsini, Bicchielli ed altri n. 1-00431, la quale, nel dispositivo, non contiene riferimenti specifici, cioè espliciti, al piano ReArm Europe. In proposito faccio presente che, sebbene il titolo dell'argomento iscritto all'ordine del giorno faccia espresso riferimento a tale strumento, in realtà le mozioni concernono anche altre questioni oggettivamente correlate, quali, ad esempio, la situazione del conflitto tra Russia e Ucraina, il livello delle spese e degli investimenti militari, più in generale il tema delle spese per la difesa, sia a livello nazionale che a livello europeo.
Temi, questi ultimi, richiamati espressamente nella mozione n. 1-00431, che quindi, per questo, è stata considerata abbinabile dalla Presidenza. Questi i motivi procedurali che hanno animato la Presidenza, per l'appunto. Gli altri, quelli di tipo politico, sono assolutamente legittimi, ma non alterano le procedure, né il Regolamento.
Pertanto, passiamo ai voti (Il deputato Riccardo Ricciardi: “Presidente!” - Il deputato Mollicone: “Sei già intervenuto!”) ... Questa è la conclusione delle vostre obiezioni al Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Proteste di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) …
Sull'ordine dei lavori.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Sull'ordine dei lavori, Presidente!
PRESIDENTE. L'ordine dei lavori si può fare anche dopo il voto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Pongo in votazione (Vive proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)…
Ragazzi, non è che potete decidere voi come si conduce il dibattito in Aula. Avete fatto le vostre obiezioni e a queste obiezioni c'è stata una risposta molto chiara, confrontata peraltro con gli uffici (Proteste di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Voglio chiedere un voto sulla sospensione!
PRESIDENTE. Onorevole Ricciardi, vuole chiedere la sospensione. Prego.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Presidente, un ordine dei lavori, visto... cioè, o il dibattito lo facciamo e facciamo finta almeno di ascoltare quello che si dice o non lo facciamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il collega Rosato, legittimamente, ha detto che, secondo lui, si dovrebbe fare un voto per capire se questa seduta debba o non debba andare avanti. Ed io, sull'ordine dei lavori, chiedo un voto sulla sospensione della seduta, dato l'insulto al Parlamento e anche, veramente, questa risposta assurda che ci dà la Presidenza, perché qui non stiamo parlando di noccioline, stiamo parlando di 800 miliardi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E allora, dovete avere il coraggio di esprimervi! La Lega ha fatto cadere un Governo perché gli è andato di traverso un mojito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E su 800 miliardi non ha il coraggio di fare nulla! Quindi, almeno il voto sulla sospensione datecelo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. Quindi, non ho capito, lei chiede la sospensione? Va bene, quindi, facciamo parlare un oratore contro e uno a favore. Chi parla a favore della richiesta di sospensione della seduta? Chi parla contro? Poiché nessuno ha chiesto di intervenire, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di sospensione della seduta avanzata dal deputato Riccardo Ricciardi.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 37 voti di differenza.
Si riprende la discussione.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-00422, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti ed altri n. 1-00423 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zanella ed altri n. 1-00424, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Braga ed altri n. 1-00425 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Della Vedova ed altri n. 1-00427, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00428 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Calovini, Billi, Orsini, Bicchielli ed altri n. 1-00431, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 10) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame dell'ulteriore argomento iscritto all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato alla prossima settimana.
Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà per la comunicazione degli esiti della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che è convocata tra 15 minuti presso la Biblioteca del Presidente. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 14.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
Nuova articolazione dei lavori dell'Assemblea per la restante parte del mese di aprile 2025. Organizzazione dei tempi di esame degli argomenti iscritti nel Calendario dei lavori.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei capigruppo, è stata convenuta la seguente nuova articolazione dei lavori per la restante parte del mese di aprile, che è pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna, unitamente all'organizzazione dei tempi per l'esame degli argomenti iscritti nel calendario, conclusi in sede referente, nonché delle mozioni presentate.
È stato altresì convenuto che l'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2333 - Conversione in legge del decreto-legge 31 marzo 2025, n. 39, recante misure urgenti in materia di assicurazione dei rischi catastrofali (da inviare al Senato – scadenza: 30 maggio 2025) sarà calendarizzato a partire da lunedì 5 maggio.
Nella giornata di giovedì 24 aprile avrà luogo in Aula la celebrazione della ricorrenza dell'80esimo anniversario della Liberazione.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maria Grazia Frijia. Ne ha facoltà.
MARIA GRAZIA FRIJIA (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi ci ritroviamo a commentare il trentaquattresimo anniversario di una delle più gravi tragedie della marineria italiana: il disastro del “Moby Prince”. Era il 10 aprile 1991 quando, al largo del porto di Livorno, il traghetto entrò in collisione con la petroliera “Agip Abruzzo”, causando un incendio che provocò la morte di 140 persone, solo una riuscì a sopravvivere. A distanza di tanti anni, il dolore delle famiglie è ancora vivo, un dolore acuito da domande rimaste senza risposta, da verità negate o solo parzialmente emerse, da una giustizia che troppo spesso è apparsa lenta, incompleta, talvolta distante. Questa tragedia non è solo un fatto di cronaca, è una ferita aperta nella coscienza civile del nostro Paese, è il simbolo di una battaglia per la trasparenza, per la verità, per la dignità delle vittime e dei loro cari.
Dobbiamo rendere omaggio alle famiglie che con coraggio e determinazione continuano a chiedere giustizia. È grazie alla loro tenacia se oggi conosciamo più dettagli, se nuove inchieste sono state aperte, se l'attenzione pubblica non si è mai del tutto spenta. Come rappresentanti delle istituzioni, come membri della terza Commissione d'inchiesta “Moby Prince” abbiamo il dovere morale di sostenere la ricerca della verità, di garantire che tragedie simili non si ripetano, di vigilare perché sicurezza, responsabilità e trasparenza siano sempre al centro delle politiche marittime e industriali del nostro Paese. Oggi il Parlamento si stringe attorno ai familiari delle vittime del “Moby Prince”, alla città di Livorno che sta commemorando questa tragedia, rinnovando un impegno: quello di non dimenticare, di continuare a cercare giustizia e di trasformare il ricordo in azione concreta (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.
MARCO SIMIANI (PD-IDP). Illustre Presidente, colleghi e colleghe, siamo oggi uniti nel ricordo e nel dolore per commentare il trentaquattresimo anniversario della strage del “Moby Prince”. Trentaquattro anni sono trascorsi da quella tragica notte nel porto di Livorno, una notte che ha strappato alla vita 140 persone. È stata la più grande strage della storia della navigazione civile italiana e del maggiore disastro sul lavoro della nostra Nazione. Il ricordo di quella immane tragedia è ancora vivo e doloroso, non possiamo e non dobbiamo dimenticare le vittime innocenti, i loro sogni spezzati, le loro vite interrotte da un evento che ancora oggi rimane senza un colpevole.
In questi anni, il desiderio di verità e di giustizia è rimasto forte e tenace. Le famiglie delle vittime con dignità e coraggio hanno continuato a chiedere risposte chiare e definitive su quanto è realmente accaduto. Il loro impegno instancabile è un monito costante a non arrendersi proprio di fronte all'ombra di questo grande mistero. Le Commissioni d'inchiesta parlamentare delle scorse legislature e di quella insediata nell'attuale hanno lavorato in questi anni e stanno lavorando per trovare la verità. Passi in avanti sono stati fatti, soprattutto per scagionare l'equipaggio da false accuse. Furono infangati l'onore e la professionalità dei lavoratori, capri espiatori perfetti per quella circostanza, ma oggi sappiamo tutti che le responsabilità di quella strage stanno da altre parti.
Colgo l'occasione per annunciare che il PD ha appena depositato qui a Montecitorio una proposta di legge per l'istituzione a Livorno di un museo dedicato alle vittime della tragedia e alla promozione della sicurezza navale. Crediamo che la realizzazione di uno spazio pubblico possa rappresentare un segno concreto di vicinanza alle famiglie delle vittime e un luogo di memoria collettiva, un presidio culturale e civile che possa contribuire al percorso di verità e giustizia che ancora oggi, dopo 34 anni, deve essere pienamente compiuto (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la Presidente Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Signor Presidente, tra qualche giorno, il 14 aprile, ricorre la commemorazione delle vittime dell'Operazione Anfal in Iraq, forse il più efferato tentativo di annientare la popolazione curda, che tutt'oggi subisce una feroce repressione da tutti i regimi che guidano i Paesi in cui i curdi vivono e mi riferisco alla Siria, all'Iraq, all'Iran, alla Turchia, oltre al tentativo fatto dall'ISIS, contro cui i curdi hanno combattuto. L'Operazione Anfal compiuta da Saddam Hussein tra il 1986 e il 1988 causò la morte di 182.000 curdi, uccisi con armi chimiche, ordigni a base di gas nervino e iprite. Molti furono seppelliti in fosse comuni, tra loro anche donne e bambini. Quando dopo la Prima guerra del Golfo andai in missione in Kurdistan iracheno, incontrai alcuni sopravvissuti a quell'orrore.
C'erano campi solo di donne, abitati solo da donne, da vedove con bambini e bambine, perché gli uomini e i ragazzi erano stati portati via e uccisi dalle forze di Baghdad; donne che, ancora in quel momento, anni dopo, si disperavano perché non sapevano più nulla. Non sapevano nulla dei loro figli, dei loro mariti e chiedevano giustizia; e nessuno sembrava ascoltarle. Centinaia di villaggi vennero distrutti in quell'operazione Anfal, nel tentativo di cancellare la cultura curda e arabizzare il territorio.
I curdi, signor Presidente, rappresentano uno dei più grandi gruppi etnici (sono tra i 20 e i 30 milioni di persone) a cui non è riconosciuto uno Stato nazionale indipendente. È anche uno dei più perseguitati, come dimostra l'operazione Anfal e come dimostra anche lo sterminio degli yazidi, minoranza etnica, religiosa che è parte integrante del popolo curdo.
Quest'Aula - e concludo, signor Presidente - tra non molto sarà chiamata a votare una mozione, a mia prima firma, che impegna il Governo a riconoscere proprio il genocidio degli yazidi, perpetrato dall'ISIS e su cui auspico l'unanimità da parte di tutte le forze politiche. Chiudo, Presidente, dicendo che quest'Aula deve però anche ricordare e parlare di quello che ha subito tutto il popolo curdo nelle tante violente repressioni messe in atto dai vari Governi. Dunque, davanti a questo, dobbiamo fare di più, non possiamo tacere e non possiamo non condannare il disegno di sterminio del popolo curdo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e della deputata Orrico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.
ANNA LAURA ORRICO (M5S). Intervengo in Aula perché sono rimasta molto sorpresa dalle dichiarazioni del presidente Occhiuto che ha deciso di diffidare il Commissario per la bonifica del SIN di Crotone.
Sono rimasta sorpresa perché, se i rifiuti potranno essere smaltiti a Crotone, è proprio grazie al presidente Occhiuto che, nel 2024, ha modificato il Piano regionale dei rifiuti, aprendo così le porte, spalancando le porte alla possibilità per ENI di smaltire i rifiuti pericolosi di un sito ex industriale, qual è quello della Pertusola, proprio all'interno della città di Crotone.
Vorrei dare un consiglio al presidente Occhiuto perché i calabresi non hanno l'anello al naso. I calabresi comprendono molto bene. Allora, piuttosto che continuare a farsi suggerire la strategia politica dal proprio social media manager, continuando a dire menzogne e a fare propaganda, scenda realmente in piazza, ammetta gli errori e chieda scusa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nisini. Ne ha facoltà.
TIZIANA NISINI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, prendo parola per portare alla vostra attenzione una vicenda che ha del surreale. Non lo faccio per sostenere le ragioni della legittima difesa, perché la linea della Lega è chiara, è nota a tutti, ma lo faccio per mettere in evidenza cortocircuiti di sistema che hanno portato a inverosimili situazioni.
Mi riferisco al caso dell'aretino Sandro Mugnai, attualmente a processo per omicidio volontario in Corte d'Assise ad Arezzo. I fatti sono noti: Sandro si è trovato a difendere se stesso e la propria famiglia - composta da sei persone: moglie, figlio, suocera e i due cognati - da un attacco violento e deliberato. Una ruspa, guidata dal signor Dodoli, ha abbattuto parte della sua abitazione, dopo aver distrutto sei auto. La perizia tecnica ha confermato che non c'erano vie di fuga e che un ulteriore colpo avrebbe potuto far crollare la sua abitazione, già fortemente compromessa dai colpi precedenti. Di fronte a una minaccia così grave ed immediata, Mugnai ha reagito sparando.
Eppure, oggi, è a processo per omicidio volontario.
È possibile, Presidente, che in uno Stato di diritto una vittima, che ha agito per salvare la propria vita e quella dei propri cari, si trovi a dover scegliere tra processo o morte?
Ma non è tutto. C'è un secondo elemento altrettanto inquietante. Tre giudici, nello stesso tribunale, hanno fornito tre interpretazioni opposte: uno ha riconosciuto la legittima difesa, un altro ha parlato di eccesso colposo e il terzo di omicidio volontario. Dov'è la certezza del diritto? Come può un cittadino sapere quali sono i confini entro cui può agire per proteggere se stesso e la propria famiglia?
Presidente e colleghi, io credo che questo caso imponga una riflessione profonda. Non possiamo voltare lo sguardo. È nostro dovere garantire che il diritto non si trasformi in un labirinto senza uscita, soprattutto per chi si trova ad affrontare situazioni di estremo pericolo.
Chiudo, Presidente, dicendo che tutti noi potremmo ritrovarci un giorno ad essere Sandro Mugnai.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 14 aprile 2025 - Ore 10:
(ore 10, con votazioni non prima delle ore 14)
1. Discussione sulle linee generali della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2025, adottata il 19 febbraio 2025 (anno 2025) (Doc. XXV, n. 3) e sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2024, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2025 (Doc. XXVI, n. 3). (Doc. XVI, n. 4)
Relatori: MAULLU, per la III Commissione; BICCHIELLI, per la IV Commissione.
2. Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 febbraio 2025, n. 19, recante misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza. (C. 2281-A)
Relatori: BARABOTTI e CARAMANNA.
La seduta termina alle 14,20.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nelle votazioni nn. 1, 2 e 3 la deputata Latini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 2 la deputata L'Abbate ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 10 il deputato Centemero ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 10 il deputato Del Barba ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Aggiornato ai sensi dell'articolo 24, commi 2 e 6, del Regolamento
(Conferenza dei presidenti di gruppo del 10 aprile 2025)
Lunedì 14 aprile (ore 10, con votazioni non prima delle ore 14) |
Discussione sulle linee generali della Relazione delle Commissioni riunite III (affari esteri e comunitari) e IV (difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2025 (Doc. XXV, n. 3) e sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace di stabilizzazione, riferita all'anno 2024, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2025 (Doc. XXVI, n. 3) (Doc. XVI, n. 4) Esame del disegno di legge n. 2281 - Conversione in legge del decreto-legge 28 febbraio 2025, n. 19, recante misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza (da inviare al Senato – scadenza: 29 aprile 2025) (per la posizione della preannunciata questione di fiducia) |
Martedì 15 aprile |
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2281 - Conversione in legge del decreto-legge 28 febbraio 2025, n. 19, recante misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza (da inviare al Senato – scadenza: 29 aprile 2025)
|
Mercoledì 16 aprile (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) |
Eventuale seguito dell'esame del disegno di legge n. 2281 - Conversione in legge del decreto-legge 28 febbraio 2025, n. 19, recante misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza (da inviare al Senato – scadenza: 29 aprile 2025) Seguito dell'esame della Relazione delle Commissioni riunite III (affari esteri e comunitari) e IV (difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2025 (Doc. XXV, n. 3) e sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace di stabilizzazione, riferita all'anno 2024, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2025 (Doc. XXVI, n. 3) (Doc. XVI, n. 4) Seguito dell'esame della proposta di legge n. 741 e abbinata - Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità Seguito dell'esame delle mozioni Richetti ed altri n. 1-00410, Scerra ed altri n. 1-00416, Lucaselli, Candiani, Pella, Romano ed altri n. 1-00429 e Ghirra ed altri n. 1-00430 concernenti il monitoraggio e lo stato di attuazione del PNRR Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2067 e abbinate - Disposizioni per favorire la stipulazione di contratti volti alla riduzione dell'orario di lavoro |
Mercoledì 16 aprile (ore 15) |
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata |
Mercoledì 16 aprile (al termine delle votazioni) |
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2126 e abbinate - Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane (approvato dal Senato) Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 441 e abbinate - Istituzione della Giornata nazionale “Enzo Tortora” in memoria delle vittime di errori giudiziari |
Martedì 22 aprile (ore 14, con votazioni non prima delle ore 16) |
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1074 - Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'incolumità fisica del soggetto interessato Esame del disegno di legge n. 2308 - Conversione in legge del decreto-legge 14 marzo 2025, n. 25, recante disposizioni urgenti in materia di reclutamento e funzionalità delle pubbliche amministrazioni (da inviare al Senato - scadenza: 13 maggio 2025) |
Mercoledì 23 (ore 9,30-13,30 e 16-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 24 aprile (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) |
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2308 - Conversione in legge del decreto-legge 14 marzo 2025, n. 25, recante disposizioni urgenti in materia di reclutamento e funzionalità delle pubbliche amministrazioni (da inviare al Senato - scadenza: 13 maggio 2025) Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2126 e abbinate - Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane (approvato dal Senato) Seguito dell'esame della proposta di legge n. 441 e abbinate - Istituzione della Giornata nazionale “Enzo Tortora” in memoria delle vittime di errori giudiziari Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1074 - Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'incolumità fisica del soggetto interessato |
Mercoledì 23 aprile (ore 14,45) |
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata |
Lunedì 28 aprile (a.m. e p.m.) |
Discussione sulle linee generali della mozione Bonafè ed altri n. 1-00403 concernente iniziative volte a fronteggiare la crisi del settore della moda |
Venerdì 2 maggio (ore 9,30) |
Svolgimento di interpellanze urgenti |
Relazione delle Commissioni riunite III (affari esteri e comunitari) e IV (difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2025 (Doc. XXV, n. 3) e sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace di stabilizzazione, riferita all'anno 2024, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2025 (Doc. XXVI, n. 3) (Doc XVI, n. 4)
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 5 ore.
Relatori |
20 minuti (complessivamente) |
|
Governo | 20 minuti | |
Richiami al Regolamento | 10 minuti | |
Tempi tecnici | 5 minuti | |
Interventi a titolo personale | 10 minuti | |
Gruppi |
2 ore e 15 minuti (discussione) |
1 ora e 40 minuti (dichiarazioni di voto) |
Fratelli d'Italia | 25 minuti | 10 minuti |
Partito Democratico – Italia democratica e progressista | 19 minuti | 10 minuti |
Lega – Salvini premier | 18 minuti | 10 minuti |
Forza Italia – Berlusconi presidente - PPE | 15 minuti | 10 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 15 minuti | 10 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 9 minuti | 10 minuti |
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe | 9 minuti | 10 minuti |
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE - Centro popolare | 9 minuti | 10 minuti |
Italia Viva – Il Centro - Renew Europe | 8 minuti | 10 minuti |
Misto: | 8 minuti | 10 minuti |
Minoranze Linguistiche | 5 minuti | 6 minuti |
+Europa | 3 minuti | 4 minuti |
Pdl n. 741 e abb. - Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità
Tempo complessivo: 17 ore e 40 minuti, di cui:
Discussione generale | Seguito dell'esame | |
Relatore | 10 minuti | 20 minuti |
Governo | 20 minuti | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 1 ora | |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 22 minuti |
1 ora e 11 minuti (con il limite massimo di 13 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 5 ore e 58 minuti | 6 ore e 39 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti | 1 ora e 9 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 41 minuti | 52 minuti |
Lega - Salvini Premier | 40 minuti | 49 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 37 minuti | 44 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 37 minuti | 43 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 31 minuti | 29 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 31 minuti | 29 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 31 minuti | 29 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 31 minuti | 28 minuti |
Misto: | 31 minuti | 27 minuti |
Minoranze Linguistiche | 18 minuti | 15 minuti |
+Europa | 13 minuti | 12 minuti |
Mozione n. 1-00410 e abb. – Monitoraggio e stato di attuazione del PNRR
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti |
Interventi a titolo personale |
1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 10 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 35 minuti |
Lega - Salvini Premier | 33 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 28 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 28 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 16 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 16 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 16 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 15 minuti |
Misto: | 15 minuti |
Minoranze Linguistiche | 9 minuti |
+Europa | 6 minuti |
(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 17 marzo 2025.
Pdl n. 2067 e abb. – Disposizioni per favorire la stipulazione di contratti volti alla riduzione dell'orario di lavoro
Seguito dell'esame: 7 ore e 40 minuti.
Relatore | 20 minuti |
Governo | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 30 minuti |
Interventi a titolo personale |
53 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 5 ore e 27 minuti |
Fratelli d'Italia | 53 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 41 minuti |
Lega - Salvini Premier | 40 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 36 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 35 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 25 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 25 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 25 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 24 minuti |
Misto: | 23 minuti |
Minoranze Linguistiche | 12 minuti |
+Europa | 11 minuti |
Ddl n. 2126 e abbinate - Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane
Tempo complessivo: 19 ore e 40 minuti, di cui:
Discussione generale | Seguito dell'esame | |
Relatore | 10 minuti | 20 minuti |
Governo | 20 minuti | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 2 ore | |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 22 minuti |
1 ora e 22 minuti (con il limite massimo di 14 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 5 ore e 58 minuti | 7 ore e 28 minuti |
Fratelli d'Italia | 43 minuti | 1 ora e 4 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 47 minuti | 1 ora e 14 minuti |
Lega - Salvini Premier | 36 minuti | 48 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 35 minuti | 44 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 41 minuti | 59 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 32 minuti | 34 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 32 minuti | 34 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 31 minuti | 28 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 30 minuti | 32 minuti |
Misto: | 31 minuti | 31 minuti |
Minoranze Linguistiche | 18 minuti | 17 minuti |
+Europa | 13 minuti | 14 minuti |
Pdl n. 441 e abb. - Istituzione della Giornata nazionale “Enzo Tortora” in memoria delle vittime di errori giudiziari
Tempo complessivo: 14 ore e 40 minuti, di cui:
Discussione generale | Seguito dell'esame | |
Relatore | 10 minuti | 20 minuti |
Governo | 20 minuti | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti | |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 22 minuti |
45 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 5 ore e 58 minuti | 4 ore e 50 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti | 48 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 41 minuti | 36 minuti |
Lega - Salvini Premier | 40 minuti | 35 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 37 minuti | 31 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 37 minuti | 31 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 31 minuti | 22 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 31 minuti | 22 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 31 minuti | 22 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 31 minuti | 22 minuti |
Misto: | 31 minuti | 21 minuti |
Minoranze Linguistiche | 18 minuti | 11 minuti |
+Europa | 13 minuti | 10 minuti |
Mozione n. 1-00403 – Iniziative volte a fronteggiare la crisi del settore della moda
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti |
Interventi a titolo personale |
1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 10 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 35 minuti |
Lega - Salvini Premier | 33 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 28 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 28 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 16 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 16 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 16 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 15 minuti |
Misto: | 15 minuti |
Minoranze Linguistiche | 9 minuti |
+Europa | 6 minuti |
(*) A tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 10) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | DDL 2171 - ARTICOLO 1 | 204 | 204 | 0 | 103 | 204 | 0 | 90 | Appr. |
2 | Nominale | ARTICOLO 2 | 203 | 203 | 0 | 102 | 203 | 0 | 90 | Appr. |
3 | Nominale | DDL 2171 - VOTO FINALE | 222 | 222 | 0 | 112 | 222 | 0 | 82 | Appr. |
4 | Nominale | MOZ 1-422 | 266 | 215 | 51 | 108 | 46 | 169 | 68 | Resp. |
5 | Nominale | MOZ 1-423 NF | 264 | 207 | 57 | 104 | 12 | 195 | 68 | Resp. |
6 | Nominale | MOZ 1-424 | 260 | 210 | 50 | 106 | 46 | 164 | 68 | Resp. |
7 | Nominale | MOZ 1-425 NF | 265 | 203 | 62 | 102 | 54 | 149 | 68 | Resp. |
8 | Nominale | MOZ 1-427 | 265 | 212 | 53 | 107 | 18 | 194 | 68 | Resp. |
9 | Nominale | MOZ 1-428 NF | 264 | 212 | 52 | 107 | 18 | 194 | 68 | Resp. |
10 | Nominale | MOZ 1-431 | 258 | 249 | 9 | 125 | 144 | 105 | 68 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.