XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 463 di martedì 8 aprile 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
La seduta comincia alle 11.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GIOVANNI DONZELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 2 aprile 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 102, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Svolgimento di interrogazioni.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
(Iniziative volte all'implementazione delle tecnologie per l'ovosessaggio e al sostegno agli operatori del settore dell'allevamento del pollame per l'ingegnerizzazione dei processi produttivi - n. 3-01877)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Evi n. 3-01877 (Vedi l'allegato A).
Il Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste, Luigi D'Eramo, ha facoltà di rispondere.
LUIGI D'ERAMO, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Grazie, signor Presidente. Onorevoli deputati, in risposta all'interrogazione parlamentare presentata, desidero fornire un aggiornamento dettagliato in merito alle iniziative intraprese dal Governo per rispondere alle criticità sollevate e per garantire l'effettiva attuazione delle disposizioni previste dal decreto legislativo 7 dicembre 2023, n. 205, concernente il divieto di abbattimento selettivo dei pulcini maschi e l'adozione delle tecnologie di sessaggio precoce.
Il Governo è pienamente consapevole dell'importanza di questo provvedimento, che rappresenta un passo fondamentale per la protezione degli animali e la sostenibilità del settore zootecnico. La normativa prevede che, a partire dal 31 dicembre 2026, l'abbattimento selettivo dei pulcini maschi venga vietato e gli incubatoi debbano essere dotati di strumenti in grado di determinare il sesso dell'embrione entro il quattordicesimo giorno dall'incubazione.
In particolare, l'articolo 5 del decreto stabilisce anche misure specifiche per implementare le tecnologie di sessaggio in ovo, al fine di rendere il processo tempestivo e minimizzare il dolore degli embrioni, favorendo l'adozione di tecnologie avanzate.
In tale direzione, il Ministero della Salute ha istituito un tavolo tecnico con la partecipazione delle associazioni di categoria maggiormente rappresentative e del MASAF.
Tuttavia, durante le consultazioni con le associazioni di categoria, è emerso che l'installazione di queste tecnologie richiede significativi adeguamenti strutturali degli incubatoi, che, al momento, non sono attrezzati per implementare completamente le tecnologie di sessaggio in quanto gli spazi limitati all'interno degli incubatoi sono un ostacolo importante.
Allo stato attuale, è in corso un'analisi sulla compatibilità delle modifiche strutturali necessarie con i sistemi di autorizzazione da parte delle competenti autorità locali, affinché gli incubatoi possano adottare le tecnologie in conformità con le normative.
Per quanto riguarda il sostegno finanziario, il Ministero ha avviato un'interlocuzione con il Ministero delle Imprese e del made in Italy e il Ministero della Salute per individuare finanziamenti che possano incentivare le aziende del settore nell'adozione delle tecnologie di sessaggio in ovo.
Infatti, è fondamentale sostenere gli operatori del settore nella transizione tecnologica, garantendo che gli incubatoi siano in grado di adeguarsi alle nuove normative senza compromettere la competitività del prodotto italiano, sia sul mercato europeo che internazionale.
Un altro punto cruciale riguarda l'implementazione di un sistema di etichettatura chiaro e trasparente, che possa rispondere alle aspettative dei consumatori in materia di benessere animale. Su questo aspetto, sono in fase di elaborazione le linee guida, che, come previsto dal decreto, saranno adottate in collaborazione con le autorità competenti, con l'obiettivo di promuovere una maggiore consapevolezza dei consumatori riguardo alla filiera di provenienza delle uova e degli ovoprodotti.
L'attuazione delle disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 205 del 2023 è, pertanto, in corso e il Governo è impegnato a garantire che tutte le misure necessarie per l'adeguamento tecnologico e strutturale siano realizzate nel rispetto dei tempi e delle normative previste.
Il percorso di attuazione è complesso e richiede attenzione alle specificità del settore, ma è di fondamentale importanza per la protezione del benessere animale e per il rafforzamento della competitività delle filiere produttive italiane.
Assicuro che stiamo lavorando attivamente per garantire un processo di transizione il più fluido possibile, tenendo in considerazione le necessità tecniche, economiche e strutturali delle aziende del settore.
PRESIDENTE. La deputata Evi ha facoltà di dichiarare, per 5 minuti, se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
ELEONORA EVI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non posso ritenermi completamente soddisfatta, anche se devo riconoscere che il Governo pare si stia impegnando. Dalle parole del Sottosegretario, che ringrazio, emerge un quadro quantomeno di avvio dei lavori, ma rimangono moltissime domande; da quello che lei ci ha esposto, francamente, ritengo ci siano ancora più dubbi e più domande aperte che meritano risposte, perché mi rendo conto che il processo è in corso.
Sul fronte finanziario, ad esempio, ci riferisce il Sottosegretario di un'interlocuzione con il Ministro Urso, si pongono, quindi, nuove domande: vi è l'intenzione di utilizzare i fondi della PAC? Vi è l'intenzione di utilizzare fondi del PNRR? Se sì, quali? Quali bandi avete intenzione di attivare? Volete utilizzare e mettere delle risorse a bilancio, quindi nella prossima legge di bilancio? Se sì, in che modo e con quali tempi?
Sono domande che, in questo momento, è urgente porre, perché la scadenza, come ricordava il Sottosegretario, è di fatto - lo voglio dire chiaramente - fissata per legge. La legge che abbiamo adottato, che è stata adottata prevede che dal 31/12/2026 il divieto entri in vigore. Bisogna arrivare a questo appuntamento preparati, dal momento che vi sono realtà, anche nel nostro Paese, che hanno già avviato questa trasformazione tecnologica, che hanno già implementato le tecnologie di ovosessaggio per evitare, una sofferenza e una morte crudele, inutile e feroce che viene oggi destinata a milioni di pulcini maschi.
Solo nel nostro Paese sono 35 milioni i pulcini maschi che vengono uccisi in questo modo, anche attraverso delle pratiche terrificanti, come la macerazione e la triturazione da vivi.
È importante riuscire a mettere in campo gli strumenti e le risorse per facilitare e avviare questo cambiamento. Non ci si può - io credo - nascondere davanti a motivazioni e criticità che sono state rappresentate. Anche qui, ulteriori domande mi viene da porre: chi le ha presentate? Quante sono queste criticità? Nel dettaglio, di quante strutture si sta parlando?
Dove sono ubicate? Perché - qui un'altra domanda, forse retorica, che mi viene da porre - diventa così difficile adeguare le strutture per gli incubatoi per introdurre queste nuove tecnologie, mentre non è mai difficile ampliare e concedere autorizzazioni per ampliare allevamenti intensivi già esistenti, aumentando ancora di più l'impatto sull'ambiente, sul clima, sulla salute e ovviamente sulla sofferenza animale? Su quel fronte, tutto quanto procede sempre molto liscio, senza alcun tipo di intoppo, alcun tipo di criticità.
È qui - lo voglio sottolineare - che è fondamentale riuscire a trovare soluzioni nei tempi previsti, perché si tratta anche di tenere fede ad un impegno preso per garantire, alle tante persone che fuori aspettano, risposte puntuali su questi temi. Altrimenti, stiamo minando, ancora una volta, la fiducia delle persone, la fiducia dei cittadini che hanno chiesto un cambiamento. Questo cambiamento rischia, a colpi di proroghe, di essere posticipato nel tempo e forse di non avvenire mai. Non ci si può fermare di fronte a delle criticità, è fondamentale tenere fede agli impegni presi. Lo chiedono moltissime associazioni, moltissimi cittadini che, non più di qualche settimana fa, hanno proiettato addirittura sul Colosseo le richieste per fermare questa strage inutile di sofferenze e di crudeltà inflitta a milioni di pulcini ogni anno, anche nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
(Iniziative volte alla salvaguardia dei processi produttivi degli impianti del gruppo ENI-Versalis e alla tutela della competitività dell'industria chimica italiana - nn. 3-01559, 3-01878, 3-01879, 3-01880 e 3-01881)
PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Ghirra e Grimaldi n. 3-01559, Ghirra n. 3-01878, Barbagallo n. 3-01879, Lai n. 3-01880 e La Salandra n. 3-01881 (Vedi l'allegato A). Le interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente. Poi, ovviamente, ci saranno le repliche dei singoli interroganti.
La Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy, Fausta Bergamotto, ha facoltà di rispondere.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Grazie, onorevoli interroganti. Com'è stato ricordato in diverse occasioni, la chimica europea sta senz'altro attraversando un periodo di grande difficoltà per una serie di fattori contingenti e strutturali. Per questo motivo, il Governo ha presentato due proposte in sede europea: il non paper, con la Francia, per il rilancio del settore chimico e il non paper sul CBAM, con la Polonia, che prevede una revisione delle normative europee per rendere sostenibili industrie energivore, ivi compresa la chimica. Entrambi i documenti stanno avendo un grande riscontro. A livello nazionale, il Governo è intervenuto a sostegno dello sviluppo della chimica green, anche al fine di accelerare il riposizionamento della filiera produttiva, assicurando tre obiettivi di sostenibilità: ambientale, economica e sociale.
Il 13 dicembre scorso è stato istituito al MIMIT un tavolo dedicato a ENI-Versalis, che ha portato ad un protocollo di riconversione, sottoscritto presso il Ministero lo scorso 10 marzo dalle parti interessate. Si tratta di un Piano di riconversione verso la chimica green, che mira al recupero della competitività delle imprese del settore e porrà il nostro Paese all'avanguardia in Europa. Esso prevede, nel complesso, due miliardi di investimenti, quasi un miliardo tra Priolo e Ragusa, e la riduzione del 40 per cento delle emissioni di CO2 in Italia da parte dell'azienda.
Il protocollo contiene anche impegni dell'azienda a garantire la continuità degli approvvigionamenti delle imprese utilizzatrici, il supporto alle imprese locali nella loro riconversione industriale e la riqualificazione professionale del personale, funzionale a mantenere gli attuali livelli occupazionali e, in prospettiva, a incrementarli. Come ha detto il Ministro Urso, si tratta di un esempio di come si possa governare la transizione ambientale senza pregiudicare le attività produttive e l'occupazione.
In particolare, il protocollo prevede che a Priolo venga realizzata una bioraffineria per la produzione di biofuel e il primo impianto di taglia industriale di riciclo chimico delle plastiche. Mentre a Ragusa, il sito verrà convertito in un centro polifunzionale di competenza e specializzazione a supporto delle filiere della bioraffineria. Con ciò, si punta a creare in Sicilia il Polo del combustibile green.
A Brindisi, verrà avviata una gigafactory di accumulatori stazionari di stoccaggio in batterie di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, fondamentali per lo sviluppo della filiera green del nostro Paese. Ad ogni modo, sarà tenuto in manutenzione l'impianto di etilene, pronto a riprendere la produzione ove si creassero migliori condizioni di mercato, soprattutto nel caso in cui avesse successo l'azione di revisione normativa che il Governo sta portando avanti in Europa. Abbiamo, altresì, istituito un tavolo di coordinamento che avrà la funzione di monitorare l'attuazione di questi precisi impegni assunti dall'azienda. Al contempo, nei giorni scorsi ENI ha anche confermato ai rappresentanti della regione Sardegna la strategicità dell'impianto di Porto Torres. Ciò detto, si rappresenta che il Piano di riconversione sarà oggetto dell'incontro con le imprese dell'indotto Versalis convocato dal Ministro Urso per il prossimo 29 aprile presso il Ministero, al quale parteciperanno anche l'azienda, i sindacati e le regioni. Fermo restando la competenza della Presidenza del Consiglio dei ministri sull'operatività della cabina di regia prevista dalla legge n. 34 del 2022, per quanto di competenza del MIMIT, ricordo che l'area di Porto Torres è stata riconosciuta quale “area di crisi industriale complessa” ed è stato sottoscritto l'accordo di programma per dare attuazione al Progetto di riconversione e riqualificazione industriale, con una dotazione finanziaria pari a 22 milioni di euro, 20 dei quali di risorse statali per interventi ai sensi della legge n. 181 del 1989. Tra gli obiettivi del Progetto di riconversione e riqualificazione industriale vi è proprio quello di promuovere investimenti nel settore della chimica verde e della bioeconomia. In esito agli avvisi pubblici, sono arrivate domande di finanziamento di diverse iniziative imprenditoriali: una di queste domande è stata ammessa, altre 5 sono in istruttoria.
Anche per questo motivo, il MIMIT sta seguendo con attenzione l'andamento degli impianti del settore, al fine di mettere in atto i necessari interventi, in sinergia con gli enti territoriali. Il Governo, dunque, continuerà nel suo impegno per rilanciare la chimica, rendendola un settore competitivo e protagonista nella transizione green, garantendo al contempo la riconversione industriale e l'occupazione.
PRESIDENTE. La deputata Ghirra ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Ringrazio la Sottosegretaria. Più che soddisfatta, mi direi molto preoccupata. La risposta non ha superato le nostre preoccupazioni. Con il collega Grimaldi, avevo presentato una prima interrogazione il 13 dicembre, reiterata l'11 marzo, a seguito delle mobilitazioni che ci sono state in tutta Italia rispetto al piano di ENI-Versalis. Tale mobilitazione è avvenuta anche in Sardegna, a Porto Torres, a conferma delle preoccupazioni che riguardano tutto il tessuto della chimica italiana, proprio perché la chiusura degli impianti di cracking avrebbe ripercussioni anche in Sardegna, proprio perché, a nostro avviso, il mantenimento della chimica di base è cruciale per tutto il Paese.
Il piano di trasformazione e di decarbonizzazione di Versalis, che in teoria si concluderà nel 2029, come diceva la Sottosegretaria, prevede investimenti per circa 2 miliardi per i prossimi 5 anni, in funzione dell'obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica di circa 1 milione di tonnellate, pari al 40 per cento delle attuali emissioni. Questo sicuramente è un aspetto che non contestiamo, anzi. Però, si prevede anche la chiusura. L'unica certezza che abbiamo è la chiusura entro il 2025 degli impianti di cracking a Brindisi e Priolo. Ci risulta che quello di Ragusa dovrebbe essere già stato fermato.
Le nostre preoccupazioni riguardano non solo la salvaguardia dei posti di lavoro, che, a differenza di quanto è stato affermato a dicembre, non ci pare vengano garantiti, ma anche la tenuta delle produzioni dell'intera filiera della chimica di base in Italia, nel senso che ci sembra che, più che una transizione verso la chimica verde, si vada a dismettere l'attuale chimica di base in Italia. ENI, infatti, ha parlato di questi 2 miliardi di investimenti e di un taglio delle emissioni di circa 1 milione, ma, secondo alcuni studi, risulterebbe che, a fronte del citato taglio di emissioni, avremmo un impatto di circa 3 milioni di tonnellate di anidride carbonica in più per importare la materia prima dal Sud-Est asiatico.
Inoltre, con il cracking si ottengono benzina e solventi, quali l'etilene, utilizzati per realizzare la materia plastica e metalli in svariati oggetti di uso comune. Ma anziché produrlo in Italia, ENI intenderebbe importarlo dall'estero, con il conseguente aumento dei costi per l'intera filiera. È una scelta che trasformerebbe ENI in un rivenditore, che non può non celare la logica finanziaria di aumentare i profitti nell'interesse degli investitori privati, a discapito del nostro Paese.
Evidentemente, l'intero apparato industriale italiano verrà esposto a un'ulteriore dipendenza energetica e a una diminuzione aggiuntiva della competitività a livello globale, contribuendo ad accelerare il declino già evidente dopo oltre 24 mesi consecutivi di calo della produzione, cosa di cui il Ministro non sembra preoccuparsi. Peraltro, alla chiusura degli impianti dovrebbero seguire immediatamente gli interventi di bonifica e ripristino ambientale, nonché di messa in sicurezza, cosa che escludo verrà fatta. Il piano di Versalis dovrebbe essere oggetto di un tavolo tecnico al Ministero delle Imprese e del made in Italy, ma sappiamo che la scorsa settimana il Ministro Urso non si è presentato ed è stato necessario rinviarlo al 10 aprile.
Se è vero che i sindacati di categoria UIL e CISL hanno sottoscritto un verbale d'intesa con Versalis, la CGIL ha invece lasciato il tavolo e ha ribadito con forza la netta contrarietà al piano industriale di ENI-Versalis, che - come detto - prevede l'immediata chiusura di due dei principali impianti di cracking, a Priolo e Brindisi, confermando tutte le ragioni del dissenso sul protocollo d'intesa presentato dal Governo, a loro avviso irrealizzabile.
Ha inoltre stigmatizzato, ancora una volta, l'incoerenza e la debolezza dell'Esecutivo che, mentre decide di accettare supinamente la scelta dell'azienda partecipata dallo Stato, di disimpegnarsi totalmente in questo settore strategico per tutta l'industria nazionale, insieme ad altri Paesi dell'Unione europea, sostiene la necessità di un EU Critical Chemicals Act che ponga al centro della strategia industriale europea la produzione di alcune di quelle molecole chimiche che proprio ENI-Versalis vuole smettere di produrre in Italia. È un comportamento inspiegabile, ulteriormente aggravato qualora la Commissione europea decida di dar seguito alle richieste dell'Italia e degli altri Paesi europei sul non paper della chimica di base, per l'importazione di quelle molecole da Paesi extraeuropei, sottoposti a ulteriori tassazioni, che renderà proprio l'Italia uno dei Paesi più deboli e meno competitivi di Europa; un vero capolavoro di schizofrenia politica, oltre che industriale. È una decisione che sarà devastante, a nostro avviso, sotto il profilo sia occupazionale sia delle filiere produttive, non solo e non già sui territori direttamente coinvolti, ma anche sui restanti impianti di ENI-Versalis che operano in Emilia-Romagna e in Lombardia.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Il progetto di ENI, che voi state avallando, mette a rischio oltre 24.000 posti di lavoro e l'intera economia provinciale. Non possiamo che continuare a chiederci - e a chiedervi - cosa intenda fare il Governo per fermare questo disastro, perché le risposte date finora dal Ministro Urso e oggi da lei, signora Sottosegretaria, sono del tutto inadeguate e insufficienti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Il deputato Barbagallo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. I salari reali in Italia sono sempre più bassi: secondo alcune stime recenti, sono inferiori di 8,7 punti rispetto al 2008; è il risultato peggiore dei Paesi del G20. Proprio in questo tempo in cui il potere d'acquisto dei lavoratori e delle famiglie italiane continua a scendere, il Governo dovrebbe tutelare il lavoro, soprattutto quello legato alle grandi aziende partecipate dallo Stato.
Così non accade. ENI-Versalis, partecipata dal Governo, come abbiamo esposto nell'interrogazione e nel dibattito d'Aula che sta procedendo, ha fatto scelte contro i lavoratori e contro la logica del mercato, se è vero, come è vero, che alla luce dei dazi, il Paese dovrebbe aumentare la produzione industriale e il settore della chimica dovrebbe essere uno di quelli su cui investire con maggiore oculatezza.
Tra le cause scatenanti di questa crisi industriale di Ragusa, Priolo e Brindisi, vi è certamente quella dei costi dell'energia: al Sud costa di più. Più volte, in questa legislatura, in Aula, nel susseguirsi dei dibattiti e dei voti sui decreti bollette, abbiamo evidenziato come le misure messe in campo dal Governo non fossero sufficienti, non fossero adeguate né per le famiglie, né, come stiamo vedendo in questo caso, per le imprese, piccole e grandi.
Nella sua risposta, il Governo, oggi, in Aula, ha fatto riferimento alla decarbonizzazione di alcuni settori, in particolare quello della chimica, che però rischia di diventare un annuncio sterile, poiché a pagare le conseguenze sono sempre i più deboli, come accade per le famiglie sulla famosa tassa degli ETS, che dovrebbe colpire i colossi dei trasporti e invece si abbatte sulle famiglie delle due più grandi isole, Sicilia e Sardegna. Basta scorrere i prezzi dei supermercati per capire quello che sta accadendo in questi mesi, da gennaio ad oggi, a proposito dell'ETS.
Nel caso che, invece, riguarda più da vicino l'interrogazione di oggi, ad essere colpiti è la parte più debole, l'ultimo anello della catena, quella dei lavoratori e in questi mesi, a discapito degli annunci, è mancato proprio il confronto con i lavoratori. A fine febbraio, siamo stati proprio sotto la sede dell'ENI a far sentire le nostre ragioni, ma il nostro appello per un vero confronto è rimasto inascoltato, proprio con il Ministro Urso assente, come oggi in Aula.
Manca l'attenzione del Governo, non solo sulla politica industriale, ma anche sui controlli di ogni tipo: mi riferisco anche a quello che sta accadendo al largo delle coste di Priolo, dove - è stato documentato in vario modo e l'Aula si è occupata anche di questa materia - i trasferimenti di petrolio da una nave all'altra provocano elusioni delle sanzioni e gravissimi rischi ambientali.
In definitiva, Presidente, non siamo per nulla soddisfatti delle dichiarazioni del Governo in Aula oggi, che confermano lo smantellamento della chimica di base in Italia. Il rinvio a sedicenti tavoli di coordinamento, senza un utilizzo convinto delle risorse dell'FSC e del PNRR, sembrano misure per alimentare soltanto una sterile melina e non avviare un confronto vero con le parti sociali, con la politica e con le regioni interessate, soprattutto alla luce delle dichiarazioni espresse che sono arrivate nelle settimane scorse da parte dei governatori della Sicilia e della Puglia.
La decisione di ENI incide sull'intero sistema industriale del Paese. Un progetto che, con la chiusura del cracking di Brindisi e Priolo, metterà a rischio ben 20.000 posti di lavoro nei petrolchimici italiani e vedrà aumentare i costi di produzione dell'80 per cento, in un momento di piena guerra commerciale con i dazi imposti da Trump e con i crolli delle borse mondiali di queste ore. Il Governo e la politica devono assumersi la totale responsabilità e non voltarsi dall'altra parte come, ahimè, stanno facendo in questi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Il deputato Lai ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
SILVIO LAI (PD-IDP). Grazie, Presidente, e grazie al Governo. Non posso certamente rappresentare una soddisfazione rispetto a questa risposta che il Governo ha dato. E non posso che esprimere profonda preoccupazione e - mi permetta - anche un forte senso di indignazione di fronte alla gestione fallimentare della chimica di base nel nostro Paese, con particolare riferimento alle scelte operate da ENI attraverso la sua controllata Versalis e alla paralisi istituzionale che ha segnato il cosiddetto progetto “Chimica Verde”. Parliamo di un settore, quello chimico, che è strategico per la transizione ecologica, ma anche per l'autonomia industriale, nazionale ed europea, e per migliaia di lavoratori.
Eppure, da anni assistiamo a un progressivo smantellamento che rischia di diventare irreversibile. In questi 31 mesi di Governo niente su questo versante è stato fatto per bloccare questo smantellamento. Anzi, la chiusura annunciata degli impianti di cracking a Brindisi e Priolo, dopo quelli di Gela e Porto Marghera, nonché la riduzione delle attività a Porto Torres, segna una crisi strutturale della chimica di base italiana.
E chi la guida - in questo caso Versalis - sembra, nonostante le finzioni, sempre più preoccupato a liberarsi di questi asset non più considerati redditizi nel breve periodo, che a riconvertirli, rilanciarli e metterli al servizio dell'economia circolare, della bioeconomia e dell'innovazione, come fanno i Paesi più avanzati.
Secondo quello che lei ci ha detto, ENI annuncia 2 miliardi di investimenti. Sì, ma in quanti anni? Anche a Porto Torres erano miliardi quelli messi in campo con la chiusura del cracking e oggi se ne vedono i risultati perché, a distanza di 13 anni, non c'è nulla.
Il Governo annuncia tavoli di monitoraggio, ma in 31 mesi di Governo non convoca una cabina di regia, stabilita per legge in capo alla Presidenza del Consiglio. Quindi, che tipo di affidamento possiamo avere riguardo a questi annunci?
Ma è proprio su Porto Torres che vorrei soffermarmi. Dieci anni fa fu presentato alla stampa e alle istituzioni come un progetto pilota per la chimica verde in Europa, nato dalla joint venture con Novamont. Oggi quello che resta è un impianto ridimensionato, con gravi incertezze sul futuro occupazionale e industriale. Ciò che è più grave è che il Governo è silente. Mi riferisco, quindi, alla mancata attuazione dell'articolo 14 del decreto n. 17 del 2022, che prevedeva proprio la convocazione della cabina di regia sulla chimica verde in Sardegna. Ormai sono passati quasi tre anni: non un atto, una convocazione, una strategia nazionale. E adesso, finalmente, il 29 aprile: ma per dire che cosa, se il contesto generale è quello che lei ci ha rappresentato? Insomma, la chimica verde non è stata gestita, è stata abbandonata, ed è grave, in piena transizione ecologica, in piena corsa europea verso l'autonomia industriale, che l'Italia resti indietro senza un piano industriale e senza una regia politica.
Quello che vi dobbiamo chiedere e che ci chiediamo è se, di fronte alle evidenze della scelta di ENI di rivolgere lo sguardo solo al tema dell'energia, non sia necessario trovare un'altra strada per preservare storia, cultura e competenze della chimica italiana, piuttosto che consentire di chiuderla. La chimica è forse meno strategica dell'acciaio nel prossimo futuro?
Ecco, a complicare ulteriormente il quadro, la recente elezione di Donald Trump nel novembre scorso ha portato all'annuncio di dazi del 20 per cento su tutte le merci esportate dall'Europa verso gli Stati Uniti e questo provvedimento avrà un impatto significativo anche sulla parte che riguarda la chimica. Infatti, per noi, su 67 miliardi di euro di esportazioni, che rendono gli Stati Uniti il secondo mercato di destinazione per l'Italia dopo la Germania, una componente significativa di 8,1 miliardi riguarda il settore chimico-farmaceutico. Stiamo parlando del 15 per cento. Ecco, a livello europeo, gli Stati Uniti sono i principali destinatari di queste esportazioni, con una quota del 20,6 per cento nel 2024 e l'interscambio del settore chimico-farmaceutico ha raggiunto 30 miliardi nel 2023.
Ecco, se dovesse essere confermata l'intenzione di applicare i dazi sino al 20 per cento - perché questa sembra la volontà chiara - sui prodotti europei, compresi quelli chimici, noi ci troveremo di fronte a una situazione paradossale: da una parte, l'industria italiana verrebbe danneggiata anche con riferimento a questi prodotti, in particolare quelli a maggiore valore aggiunto; dall'altra, però, questa situazione dovrebbe indurci a perseguire un'opportunità e a rafforzare il nostro sistema produttivo, a rendere l'Italia un polo europeo della chimica innovativa e sostenibile. Solo che, per farlo, servono delle scelte, serve una visione industriale, servono investimenti e, soprattutto, serve un Governo che ascolti il Parlamento e i territori, invece di lasciar spegnere una dopo l'altra le luci nei siti chimici italiani.
Ecco, la chimica verde non può restare un'illusione mediatica o un'incompiuta legislativa: o la rilanciamo ora con coraggio o perderemo competenze, occupazione e sovranità industriale, per usare un termine che a voi piace.
Serve un cambio di passo immediato che cominci da una cosa concreta in quella cabina di regia appena convocata per il 29 di aprile e, soprattutto, serve che in quella cabina di regia ci sia una chiara posizione del Governo verso una revisione delle scelte industriali di ENI-Versalis...
PRESIDENTE. Concluda.
SILVIO LAI (PD-IDP). ...che oggi non rispondono all'interesse strategico del Paese, oppure verso una loro sostituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Il deputato La Salandra ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
GIANDONATO LA SALANDRA (FDI). Sì, grazie, Presidente. Innanzitutto, volevo ringraziare il Governo per la risposta che ha dato. Sono intervenuto e ho fatto questa interrogazione con specifico riferimento all'impianto presente nella provincia di Brindisi. Mi sento in dovere di ringraziare i dirigenti di partito Roberto Aprile e Francesco Fiera, che mi hanno sottoposto la questione.
Ho ascoltato la risposta con particolare interesse, perché mi hanno insegnato che, quando si fa una domanda, bisogna ascoltare la risposta con attenzione. Mi ritengo soddisfatto non semplicemente - questa è la seconda volta che lo evidenzio - per la posizione geografica che occupo nell'emiciclo; ma perché? Perché dalle risposte del Governo sono emerse sostanzialmente delle cose ben precise.
La crisi della petrolchimica. Ebbene, se si deve parlare di crisi della petrolchimica, probabilmente, andando un attimo a studiare i dati, il sistema petrolchimico è in crisi da parecchi anni e probabilmente qualche domanda se la dovrebbe porre chi oggi siede da quella parte, dalla parte di questo emiciclo a me opposta, che ha governato il Paese e che, per certi versi, ha governato anche i livelli europei, che in nome di un ambientalismo spinto ha inevitabilmente generato una crisi del settore petrolchimico.
Sia sufficiente pensare al sistema degli agrofarmaci che, anche nell'uso dei termini, ha segnato una crisi del settore. Si parla di pesticidi, signor Presidente. Io parlo di agrofarmaci. Probabilmente, la criminalizzazione degli agrofarmaci è stata un ulteriore tassello, sempre in nome di un ambientalismo spinto. Dico questo perché? Lo dico perché ci tengo a ricordarlo. Quest'anno, il 25 marzo, sono vent'anni che ci ha lasciato Paolo Colli, un esponente della destra italiana, un esponente dell'ambientalismo di destra che sosteneva che i problemi vanno affrontati al cuore e che bisogna immaginare anche un ambientalismo - o meglio - bisogna immaginare una economia che guardi all'ambiente senza processi di criminalizzazione, un po' come ha evidenziato il Presidente del Consiglio nel suo discorso iniziale: un ambiente con l'uomo al centro.
Perché dico questo? Perché ho ascoltato le risposte del Governo e anche l'insoddisfazione dei colleghi dell'opposizione. Mi rendo conto che, per comprendere determinate cose, bisogna studiare. Presidente, io mi sono laureato con una tesi sull'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi. E dico questo perché? Un po' perché il Governo di centrodestra, il Governo Berlusconi, fu protagonista dell'ultimo grande intervento in materia. Ma lo dico perché? Perché, quando si parla delle crisi aziendali, bisogna avere una visione completa, non semplicemente una visione squisitamente ambientalista, e bisogna anche - e il Governo nella sua risposta lo ha messo bene in evidenza con riguardo al polo di Brindisi - guardare i livelli occupazionali.
Dico questo perché? Perché a me hanno insegnato - lo diceva un signore con gli occhi chiari che era seduto qui - che, se si parla di Dio, patria e famiglia, nessuno è più a destra di noi, ma, se si parla di Stato sociale, nessuno è più a sinistra di noi, e il Governo lo ha ben evidenziato nel passaggio sul Protocollo.
La cura dei livelli occupazionali e la formazione del personale sono un qualcosa di assolutamente essenziale nel tempo che viviamo, perché, sì, sicuramente oggi il tema è quello dei dazi - e mi sembra che questo Governo lo stia affrontando senza immaginare chissà quale guerra commerciale - ma lo sta affrontando con maturità; quando si ascolta una risposta e quando si devono affrontare i problemi, i problemi vanno affrontati con cognizione di causa e con profonda competenza.
Perché dico questo? Perché? Per spiegare le ragioni della mia soddisfazione rispetto a quello che il Governo oggi ha chiaramente evidenziato con riferimento a Brindisi e ad altre realtà che caratterizzano centri di eccellenza.
(Chiarimenti in ordine alla presenza di contenuti pubblicitari e giochi elettronici all'interno del registro elettronico scolastico - n. 3-01882)
PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito, Paola Frassinetti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Piccolotti e Grimaldi n. 3-01882 (Vedi l'allegato A).
PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti Piccolotti e Grimaldi. Il registro elettronico assolve a finalità istituzionali di primaria importanza: permette ai docenti la gestione dell'attività didattica quotidiana; consente alle famiglie una presa visione costante e trasparente del percorso scolastico dei propri figli; agevola la trasmissione di comunicazioni ufficiali da parte del Ministero e delle singole istituzioni scolastiche. L'affidamento del servizio del registro elettronico è posto in capo alle singole istituzioni scolastiche che hanno la piena gestione contrattuale con gli operatori prescelti.
Tanto premesso, è interesse del Ministero - tenuto conto che l'utilizzo del registro elettronico è strettamente connesso all'espletamento delle funzioni pubbliche delle istituzioni scolastiche - fornire indicazioni affinché tale uso sia efficiente e svolto nel pieno rispetto in particolare della privacy delle famiglie e degli studenti. E così, il Ministero ha provveduto a diffondere, nel maggio del 2023, il vademecum “La scuola a prova di privacy”, redatto dal Garante per la protezione dei dati personali ove, tra le altre cose, si segnalano i particolari profili di delicatezza del registro elettronico e si danno indicazioni per un impiego dello stesso che tuteli il trattamento dei dati personali di studenti, genitori e personale scolastico.
Inoltre il Ministero è intervenuto più volte per regolamentare il corretto utilizzo di dispositivi elettronici, tra i quali anche il registro online: dapprima, con la nota dell'11 luglio 2024, per fornire indicazioni alle scuole dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione; poi, con la nota del 31 gennaio 2025, relativa all'attivazione del servizio digitale “Comunicazioni”, che consente di trasmettere le comunicazioni istituzionali del Ministero anche attraverso il collegamento diretto con i registri elettronici, garantendo, in tal modo, una sempre maggiore vicinanza tra Ministero, scuole, famiglie e studenti.
Per quanto riguarda la specifica questione posta dall'interrogazione, volevo segnalare che, come anticipato dal Ministro Valditara, il Ministero ha diramato, il 4 aprile, una nota a tutte le istituzioni scolastiche contenente precise indicazioni operative in merito non solo alle modalità di gestione dei registri scolastici online, ma anche agli eventuali rapporti di fornitura con gli operatori economici. Tale nota, in particolare, rimarca che i registri elettronici devono essere utilizzati esclusivamente per scopi educativi e amministrativi, in linea con le finalità istituzionali delle scuole, e non devono, pertanto, contenere servizi o attività non conformi alle predette finalità, quali, ad esempio, contenuti pubblicitari di qualunque categoria merceologica.
Concludo dando assicurazione che il Ministero, come ha già dimostrato, vigilerà rigorosamente affinché l'adozione e la gestione dei registri elettronici da parte delle istituzioni scolastiche avvengano nel pieno rispetto della normativa vigente a tutela di studenti, famiglie e dell'intera comunità educante.
PRESIDENTE. La deputata Piccolotti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Innanzitutto, siamo soddisfatti di essere riusciti a ottenere un cambio delle regole e l'attenzione del Ministero sul tema della presenza di marketing e pubblicità all'interno del registro elettronico. Naturalmente dobbiamo ringraziare la mamma di Torino che si è accorta di questa presenza, l'ha denunciata alla sua preside e, insieme ad altri ed altre, ha addirittura avviato una petizione, ha sollecitato la stampa ad occuparsene. Perché dico che dobbiamo ringraziarli? Perché lei, Sottosegretaria, ha appena detto che il Ministero continuerà a vigilare, come ha sempre fatto, sull'utilizzo di questi strumenti, ma questo non corrisponde a verità. Voi non avete vigilato in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e c'è voluto in qualche modo l'intervento di una mamma per cercare di cambiare le norme. Quindi, bene che lo abbiate fatto, ma diamo a Cesare quel che è di Cesare, perché questa è una richiesta che è venuta dal basso.
Secondo punto: non siamo soddisfatti per il semplice motivo che manca la risposta ad un'altra domanda che abbiamo fatto nella nostra interrogazione, ovvero la risposta alla domanda se siate intenzionati o meno a costruire un registro pubblico per tutte le scuole italiane. Quello che non si comprende fino in fondo è per quale ragione questi servizi debbano essere offerti da aziende private che naturalmente hanno anche un profitto e hanno anche un interesse possibile ad utilizzare i dati che vengono inseriti dentro questi registri. Lo diciamo perché non basta dire che non si devono trasferire i dati a soggetti terzi e non basta nemmeno sollevare la questione della privacy.
Noi siamo preoccupati del fatto che nelle scuole italiane si utilizzino molti servizi digitali, tutti offerti da privati senza che lo Stato e il pubblico abbiano il pieno controllo dei dati che vengono inseriti, siano certi che i dati sono custoditi in server italiani sul territorio nazionale e senza che il Ministero sia certo che non vengano utilizzati per fare analisi, proiezioni, operazioni di profilazione di mercato dalle aziende che li hanno. Allora, capisce che il problema non si risolve oggi qui con questa sua risposta; noi pretendiamo che ci sia un cambiamento a tutto tondo delle politiche di utilizzo dei servizi digitali.
Le faccio un esempio, glielo abbiamo già sollecitato con altra interrogazione: voi state facendo utilizzare l'intelligenza artificiale in alcune sperimentazioni all'interno delle scuole italiane; ci chiediamo - visto che questa intelligenza artificiale viene utilizzata per azioni predittive, come quella di indicare quali siano i ragazzi a maggiore rischio di dispersione scolastica - quali algoritmi vengano utilizzati, chi li ha esaminati, se esiste un esperto indipendente del Ministero che ha esaminato questi algoritmi.
Perché capisce bene che lasciare la predizione su quali siano gli studenti in maggiore difficoltà ad aziende private e a tecnici privati, che possono avere finalità diverse da quelle istituzionali dell'educazione a tutto tondo dei ragazzi, è un'operazione molto pericolosa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) che state facendo senza avere nemmeno piena coscienza e piena consapevolezza di quello che state mettendo in campo.
Quindi, Sottosegretaria, la sollecitiamo non solo a darci oggi questa risposta, che conoscevamo già perché era già uscita sui giornali, ma ad aprire un percorso e un tavolo di lavoro sul benessere digitale degli studenti e delle studentesse italiani, che comprenda l'analisi di tutti gli strumenti utilizzati e che permetta alle scuole anche di progettare ambienti digitali a misura di ragazzo.
Le faccio un esempio per essere più chiara: molto spesso le medie dei voti su questi registri vengono rappresentate come delle quotazioni di borsa. Questo fa bene ai ragazzi oppure crea elementi di ansia, di competizione estrema, di difficoltà psicologica nella relazione con la valutazione che invece deve essere sempre una valutazione formativa? Ecco, noi pensiamo che ci sia tantissimo lavoro da fare e che questo lavoro sia urgente e non smetteremo di sollecitarglielo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Prima di concludere, saluto studentesse, studenti e docenti del liceo classico Collegio Arcivescovile di Trento, che oggi sono in visita alla Camera dei deputati. Quindi, gli diamo il benvenuto e gli auguriamo un'eccellente vita libera, soprattutto (Applausi).
Mentre gli studenti di Trento faranno il loro giro della Camera dei deputati, noi sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 14. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 14.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 104, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,01).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Giuseppe Provenzano. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere un'informativa urgente del Ministro degli Affari esteri sulla violazione della tregua a Gaza e sui crimini di guerra che da allora sono stati commessi sotto gli occhi di tutto il mondo.
Il totale disprezzo nei confronti della vita umana, cui stiamo assistendo quotidianamente, non ha precedenti nella storia recente e queste ultime settimane stanno cancellando decenni di diritto internazionale e ci vorranno decenni per ricostruirne la credibilità. Ogni giorno uomini e donne saltano in aria, vengono bruciati vivi, vengono sepolti sotto le macerie delle bombe. L'assedio di Gaza è la negazione della sopravvivenza di un'intera popolazione. Presidente, da oltre un mese è vietato l'accesso di aiuti, medicine, cibo e carburante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
L'estrema destra israeliana rivendica un disegno di pulizia etnica, vuole l'annientamento dell'intera popolazione a Gaza e l'annessione della Cisgiordania. La deliberata esecuzione di 15 operatori sanitari a Rafah, sepolti sotto la sabbia accanto alle ambulanze distrutte, e il tentativo di insabbiamento da parte dell'esercito israeliano e del suo Governo, smascherato dalla libera stampa, è un attacco alla pace, alla sicurezza, all'umanità, alla civiltà cui ci onoriamo di appartenere. La responsabilità di tutto questo orrore e dell'attacco decisivo anche alla democrazia di Israele ha un nome e un cognome: Benjamin Netanyahu; ma c'è un'altra responsabilità politica e morale, quella di lasciare che venga accolto in territorio europeo - come ha fatto il vostro amico Viktor Orbán - garantendo l'impunità e negando la giustizia internazionale assicurata dalla Corte penale internazionale, che anche il Governo italiano vuole delegittimare.
Ieri, in quello stesso Studio Ovale, che ha visto il tentativo di umiliazione del leader del popolo ucraino aggredito, Gaza è diventata solo uno straordinario valore immobiliare da possedere e un criminale di guerra è stato accolto con tutti gli onori (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Ma l'onore dell'Europa si sta perdendo coi silenzi, con l'inerzia, con il doppio standard e la doppia morale su ciò che abbiamo condannato il 7 ottobre, su ciò che condanniamo in Ucraina e ciò che i vertici delle istituzioni europee non sanno condannare ogni giorno a Gaza.
Il silenzio, Presidente, del Governo macchia anche l'onore dell'Italia, la tradizione diplomatica del nostro Paese, il ruolo che potremmo ancora svolgere, il sentimento del nostro popolo. Si può costruire la pace in un giorno? Può un solo Paese riparare al diritto internazionale sistematicamente violato? No, certo che no, ma non si può restare in silenzio e qualcosa si può fare: si può riconoscere lo Stato di Palestina, si possono proporre sanzioni contro il Governo Netanyahu, si può mettere al bando in Europa ogni invio di armi in Israele e chiedere la sospensione dell'Accordo Ue-Israele per manifesta violazione dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Perché quando la nostra popolazione, quando forse la storia o i nostri figli ci chiederanno conto di questi anni terribili e chiederanno a noi tutti se abbiamo fatto quello che era nella nostra disponibilità per fermare questo orrore, io credo che ciascuno di noi, non solo le forze di opposizione, ma ciascuno di noi che siede in Parlamento sarà chiamato a rispondere. Noi non vogliamo trovarci dalla parte di quelli che avrebbero potuto fare anche solo qualcosa e non l'hanno fatta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Intervengo per associarmi alla richiesta avanzata poco fa dal collega Provenzano, alle sue parole, dalla prima all'ultima, che intendo sottoscrivere e fare mie, fare nostre come gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, per chiedere che il Ministro degli Affari esteri venga qui in Parlamento a dirci qualcosa e per chiedere, però, per suo tramite, signor Presidente, preventivamente al Ministro degli Affari esteri che quando verrà - se verrà - non venga a dirci quello che ci ha detto in tutti questi mesi, con un impressionante schema ripetitivo.
Signor Presidente, in quest'Aula ho svolto forse dieci question time, forse più interventi sugli ordini dei lavori, più richieste di informativa. Ciascuno di questi interventi è avvenuto in un momento preciso della guerra di sterminio in corso a Gaza. Sono intervenuto quando i morti erano 1.000, poi sono intervenuto quando i morti erano 2.000 e, poi, quando erano 3.000, 5.000, 10.000, 20.000, 30.000, 50.000 e al crescere di questa cifra cresceva la percentuale della distruzione, ormai assoluta, di quella gigantesca prigione a cielo aperto che è Gaza. Sono intervenuto quando avevano distrutto il 5 per cento, poi il 10 per cento, il 20 per cento, il 30, il 40, il 50, il 70, ormai siamo all'80, al 90 per cento delle infrastrutture civili rase al suolo. Significa che non ci sono più le scuole, gli ospedali, gli acquedotti, le università, le chiese, significa che non c'è più nulla.
Sono intervenuto dopo che il Governo israeliano aveva dichiarato “un'organizzazione terroristica” l'Agenzia delle Nazioni Unite che da decenni si occupa di prestare assistenza a chi senza quell'assistenza non ha più la possibilità di sopravvivere, cioè milioni di profughi palestinesi.
Sono intervenuto, siamo intervenuti tanti e tante in quest'Aula in ogni passaggio e in ogni passaggio le parole del Governo, del Presidente del Consiglio, quando le ha pronunciate, del Ministro degli Affari esteri sono sempre state le stesse, un'impressionante ripetizione. Le ricordo perché risuonano macabre nella mia - credo, nella nostra - testa, dovrebbero risuonare macabre anche nella vostra testa. Le parole sono sempre quelle: chiediamo una risposta proporzionata, chiediamo moderazione, chiediamo che la legittima difesa del Governo di Israele avvenga nel rispetto del diritto internazionale umanitario.
Sempre le stesse parole di fronte a una realtà che cambiava giorno dopo giorno ad una velocità impressionante, una velocità segnata, però, dai morti, dai lutti, dalla distruzione, dal genocidio, dall'apartheid, dalla pulizia etnica, ormai - come è stato ricordato dal collega Provenzano - esplicitamente dichiarata come obiettivo dai vertici del Governo ultranazionalista e di ultradestra di Israele. Lo spregio del diritto internazionale, ormai naufragato negli atti del Governo di Israele e nel silenzio della comunità internazionale. Allora, siccome, come è stato ricordato, non potremo risolvere mai tutto in un giorno, ma delle cose possiamo farle, io condivido anche qui, parola per parola, le richieste avanzate dal collega Provenzano: riconoscere lo Stato palestinese, sospendere l'Accordo di associazione Ue-Israele, perché in quell'accordo c'è scritto che va sospeso in caso di violazione dei diritti umani, non di gravissima violazione, non di strage, non di pulizia, ma di violazione. Che deve succedere ancora perché venga sospeso, perché vengano emesse sanzioni nei confronti di quel Governo, perché la comunità internazionale alzi la testa, tenga dritta la schiena? Noi chiediamo l'ennesima informativa, ma questa volta, per favore, che in questa informativa vengano pronunciate parole in grado di misurarsi con l'ecatombe che abbiamo ormai di fronte da troppo tempo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sulla stessa materia, il deputato Carotenuto. Ne ha facoltà.
DARIO CAROTENUTO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per accodarci alle richieste dei colleghi. Noi - da più di un anno - siamo stati al valico di Rafah con l'Intergruppo parlamentare per la pace tra Israele e Palestina, e già all'epoca mancavano le parole per descrivere quello che stava accadendo.
Ebbene, oggi davvero non sappiamo più che dire; non sappiamo più come chiedere al Governo di intervenire, di mostrare quei valori cristiani che pure sono serviti e che forse in campagna elettorale sono stati sbandierati per racimolare qualche voto. Ma di fronte allo sterminio, al genocidio in atto nella Striscia di Gaza vediamo un silenzio che è connivente e che ci rende colpevoli a nostra volta come cittadini italiani di quello che sta accadendo lì. È assurdo che poi dopo si mantengano dei canali diplomatici; accogliamo in pompa magna il Presidente dello Stato di Israele, abbiamo ancora qui l'ambasciatore e facciamo degli incontri magari davanti a un bel tè o a un bel caffè mentre si sterminano bambini. Abbiamo visto scene raccapriccianti solo nelle ultime ore. L'avrete viste tutti queste immagini di paramedici che andavano con ambulanze a sirene spiegate, che vengono crivellate di colpi e poi, per occultarle, sono state affossate. I corpi addirittura erano di personale paramedico ancora con i guanti, legati dietro la schiena: delle esecuzioni vere e proprie.
Allora veramente quello che sta succedendo in quella striscia di terra non ha più niente a che vedere con l'umanità. Da parte di questo Governo quello che vediamo è la totale assenza di qualsiasi condanna ferma verso questo scenario allucinante, raccapricciante e da fine del mondo. Quando noi siamo stati lì ci dicevano che ci sono bambini che stanno morendo di fame. Ci sembrava assurdo perché avevamo migliaia di tir alle nostre spalle carichi di cibo che non venivano fatti entrare e siamo andati noi stessi lì con un carico di aiuti umanitari. Quello che sentiamo da parte di Tajani è questo Food for Gaza, questo aiuto italiano di cui non si sa niente. Ma se poi i camion non entrano, che Food for Gaza stiamo facendo noi? Questa è la nostra risposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Allora, chiediamo davvero di ritirare ogni nostro ambasciatore da Israele, di fermare ogni atto e azione diplomatica che abbiamo con Israele fino a quando non cambi questo scenario, fino a quando non ci sia il rispetto totale del diritto internazionale, fino a quando non ci saranno sanzioni per i coloni. Anche in Cisgiordania abbiamo visto quello che è successo: addirittura un regista premio Oscar era stato lapidato, colpito con le pietre, poi arrestato e addirittura picchiato in carcere prima di essere liberato.
Ma che scenario è questo? E il nostro Paese sembra essere sempre dalla parte dei cattivi; è quello che poi libera e porta a casa con un aereo di Stato uno stupratore di bambini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma che messaggio stiamo dando ai nostri cittadini?
Quindi, venga il Ministro Tajani - e, per cortesia, faccia tramite col Ministro - e cambi disco: basta con questo Food for Gaza e si inventi qualcosa di nuovo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sempre sull'ordine dei lavori il deputato Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO (PD-IDP). Presidente, intervengo per chiedere, a nome del Partito Democratico, che la Presidente del Consiglio venga a riferire nel più breve tempo possibile in quest'Aula, in quanto il suo Governo al momento non sembra avere le idee chiare su cosa intenda fare rispetto alla politica dei dazi messi in campo dal Presidente americano. Siamo stanchi di questo suo atteggiamento. Giorgia Meloni deve iniziare a comprendere che è la Presidente del Consiglio ogni giorno e non soltanto nelle giornate buone, che è chiamata a svolgere le sue funzioni anche quando le cose tendono a mettersi male e non solo quando c'è da tagliare qualche nastro o inaugurare un cantiere farlocco.
Qui, invece, siamo alla solita strategia: quando si presenta un problema la Presidente del Consiglio scompare, si volatilizza e, come si suol dire, nessuno ha mai visto Giorgia Meloni e un problema nella stessa stanza negli ultimi due anni e mezzo. Allora, il dubbio, piuttosto fondato, che ci viene in mente è che Giorgia Meloni e il problema siano la stessa cosa e coesistano in questo momento nella dinamica perversa in cui il Paese rischia di essere avviluppato per via delle scelte di quello che era il Presidente migliore degli ultimi cinquant'anni, stando alle dichiarazioni entusiastiche che la stessa Presidente del Consiglio e tutti i corifei del suo Governo facevano all'indomani dell'elezione del Presidente Trump. Alla faccia della posizione privilegiata e dei fantomatici pontieri, dei rapporti unici che ci avrebbero consentito di essere il principale interlocutore degli Stati Uniti d'America: rischiamo di essere quelli che hanno maggiore possibilità di essere soccombenti dinanzi ai dazi e, soprattutto, di non avere lo spicciolo di un'idea per poter fare qualcosa per invertire la rotta.
Ci sono comparti, Presidente, fondamentali della nostra economia, come l'agroalimentare, l'automotive e la moda, che rischiano il collasso e voi non avete il coraggio di dire una parola che non sia: “stiamo calmi, perché prima o poi arriverà qualcuno a risolvere il problema”. Ma questo “stiamo calmi” è preludio del nulla cosmico rispetto alle parole che vengono dette dal Vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) nel corso del suo congresso o rispetto a una trattativa che il Ministro degli Esteri sta provando a condurre a Bruxelles? Ecco, non avete una linea di orizzonte univoca in tutto il Governo, quando anche nelle file degli stessi repubblicani americani, e persino nella stretta cerchia dei collaboratori di Trump, cominciano a levarsi in maniera chiara e netta voci critiche.
Basta leggere l'intervista di Eisenberg stamattina in cui l'ex ambasciatore americano, durante il primo mandato del Presidente Trump, ha paragonato quello che sta facendo il Presidente americano alla sciagura del COVID. Solo che la sciagura del COVID non ce la siamo cercata, in questo caso voi avete applaudito alla vera sciagura che stiamo subendo. Allora, è inaccettabile che, mentre noi continuiamo a subire le conseguenze di una politica commerciale vecchia di 100 anni, il nostro Governo resti in silenzio. È giunto il momento di sapere quale sia la posizione della Presidente del Consiglio, come intende difendere gli interessi dell'Italia, dei nostri imprenditori, della nostra economia e dei lavoratori. È finito il tempo del nascondino, signora Presidente: si assuma le responsabilità sue e delle rivoluzioni nere che tanto auspicava.
Abbiamo avuto un assaggio di quell'idea di mondo che tanto avete professato in questi anni. Ora, però, venite a spiegare agli italiani, che perderanno il lavoro e che chiuderanno i battenti, come quell'idea li aiuterà a pagare le bollette, a sfamare le proprie famiglie, a far studiare i loro figli, perché noi ancora non lo abbiamo compreso dinanzi a questo disdoro in cui la Presidente del Consiglio ci richiama solo a stare calmi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Non vorrei che ci svegliassimo il 5 maggio: “Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro”. Solo che il cadavere è quello dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Prima di passare la parola alla deputata Boschi, saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto “Giovanni Battista Ferrari” di Este, in provincia di Padova, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Li ringraziamo (Applausi).
Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per insistere, a nome del gruppo di Italia Viva, sulla richiesta di informativa urgente della Presidente Meloni, che abbiamo già avanzato la scorsa settimana. Abbiamo anche trasmesso una lettera formale al Presidente Fontana, chiedendo un'informativa. Presidente, le chiediamo ovviamente di farsi portavoce di questa richiesta con il Presidente Fontana, ma soprattutto poi con il Governo.
La Presidente Meloni negli ultimi 5 mesi è stata in quest'Aula una sola volta in vista del Consiglio europeo, perché era tenuta per legge a presentarsi in Aula.
Non è mai venuta, nonostante numerose richieste di informative urgenti delle opposizioni su temi di grande importanza per il Paese. Di fronte al dramma, che non è alle porte, ma che è già iniziato, dei dazi imposti da Trump ai prodotti europei, e quindi ai prodotti italiani, la Presidente del Consiglio non può continuare a far finta di nulla. Noi, come gruppo di Italia Viva, stiamo facendo una campagna di ascolto sui territori con il mondo delle imprese, con il mondo dei lavoratori, con i sindacati come con le associazioni di categoria. E se il Governo non se n'è accorto, glielo diciamo noi: non c'è uno, in Italia, che non sia preoccupato per i dazi imposti da Trump.
L'unico che non solo non è preoccupato, ma addirittura è entusiasta per le opportunità che i dazi di Trump apriranno ai nostri prodotti, è Matteo Salvini. Tutti gli altri, in Italia, sanno benissimo che i dazi non soltanto hanno comportato perdite in Borsa, compresa la Borsa di Milano, per milioni e milioni di euro, in queste ore, ma comporteranno un aumento dei prezzi nei mercati, quelli rionali, per le nostre famiglie, nei prodotti anche di primo consumo. Alcune aziende italiane, per poter bypassare l'aumento delle barriere poste con i dazi di Trump, hanno addirittura già immaginato e annunciato di trasferire la produzione negli Stati Uniti. Questo vuol dire perdere posti di lavoro nel nostro Paese.
Sappiamo benissimo che le conseguenze dei dazi peseranno per miliardi di euro sull'export italiano. Noi siamo un Paese esportatore, abbiamo bisogno del mercato americano, che è il nostro secondo mercato per l'agroalimentare e il terzo in assoluto. Allora, di fronte ad una situazione drammatica, noi abbiamo un Governo che ha tre posizioni diverse, come su tutto. Abbiamo Salvini e la Lega che ci dicono che i tassi sono un'opportunità. Dobbiamo ringraziare Trump?
Forse dovremmo andare da Trump a chiedere di alzarci i dazi, visto che questo porta a questo miracolo per l'economia italiana secondo la Lega, a cui suggerirei, forse, di stare un po' meno con la Le Pen e un po' più con gli imprenditori del Nord, come faceva un tempo, per rendersi conto che ha ragione Zaia, e non Salvini, quando dice che i dazi sono una minaccia per la nostra economia. Abbiamo la posizione di Tajani, che, stranamente, anche sui dazi invita alla prudenza. Io non so, dopo i milioni che sono stati bruciati dalla Borsa italiana, quando Tajani e Forza Italia cominceranno a preoccuparsi delle imprese e dell'economia del nostro Paese. Poi abbiamo la posizione della Meloni, che è: non vedo, non sento e non parlo, perché non posso disturbare Trump, che è il mio principale alleato. Quindi cosa fa la Presidente Meloni? Manda avanti il Ministro Urso e il Ministro Lollobrigida, che in quest'Aula ci dicono che non dobbiamo avere paura dei dazi perché i dazi ci faranno bene. Ora, siccome non sappiamo quando la Presidente del Consiglio andrà negli Stati Uniti, segnalo che i leader degli altri Paesi più importanti del G7 sono già stati alla Casa Bianca. Segnalo che c'è stato anche Netanyahu, proprio ieri, sul tema dei dazi.
L'Italia ancora non sappiamo se avrà un'interlocuzione con Trump, l'amico di Giorgia Meloni. Di sicuro, però, noi abbiamo bisogno di una strategia che non sia solo nazionale, ma che sia anche europea. Quindi vogliamo capire cosa la Presidente del Consiglio e cosa il Governo italiano stanno facendo a livello europeo, insieme agli altri Stati membri, perché ci possa essere una risposta unitaria. Siccome noi abbiamo anche il Vicepresidente della Commissione europea, l'onorevole Fitto, che è espressione di Fratelli d'Italia, che è uomo di Giorgia Meloni, noi ci chiediamo, nel silenzio assordante del Governo italiano, quale sia la posizione di Fitto, quale sia la posizione della Commissione europea, per tutelare i prodotti italiani, per tutelare le eccellenze del made in Italy e per tutelare i posti di lavoro in Italia.
Non abbiamo avuto nessuna risposta dal Governo, nemmeno in televisione, che è solitamente la strategia preferita da Giorgia Meloni. Non abbiamo avuto nemmeno uno dei favolosi video sui social network della Presidente del Consiglio che ci dica quale sarà la risposta italiana ed europea ai dazi di Trump. Chiediamo che, almeno su questo, la Presidente del Consiglio non fugga ancora una volta dalle sue responsabilità e venga in Aula a riferire il prima possibile (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Deputata Boschi, ci tengo a precisare che la lettera a cui ha fatto riferimento nel suo intervento è arrivata, ovviamente, a destinazione ed è stata lavorata e inoltrata. Quindi attendiamo anche noi una risposta e comunque sarà nostra cura ricordarlo al Presidente Fontana.
Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Anche noi chiediamo a Giorgia Meloni di venire in Aula, perché, mentre siamo qui, che cosa succede fuori? Terrore nel Nord-Ovest: non riceviamo più ordini dagli USA; fatturato che è fermo; ordini che sono bloccati; merce che è ferma in porto; miliardi bruciati. E cosa ci dice il Governo? “State calmi, tranquilli”, a fronte di un'inerzia totale. Ma mi chiedo e, tramite lei, Presidente, lo chiedo al Governo, alla maggioranza: ma dai palazzi ci uscite ogni tanto? No, perché vi invito davvero ad andare da un imprenditore del Nord-Ovest, che non dorme la notte perché terrorizzato per quello che sta accadendo, guardarlo in faccia e dirgli: no, no, guardi, i dazi sono un'opportunità.
Vi invito a venire nel mio Piemonte, ai cancelli di Stellantis, a parlare con gli operai e a dire a quegli operai, che sono in cassa integrazione da 18 anni, che voi state difendendo e salvando Trump, anziché il loro posto di lavoro. Ma metteteci la faccia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Vi invito ad andare dagli agricoltori, nei campi dove c'è la polvere, la fatica, e a guardarli negli occhi, e forse capireste che dirgli “state calmi”, quando stanno rischiando di perdere tutto, non è la soluzione.
E allora la cosa incredibile è che, a fronte di questo disastro, che era assolutamente annunciato, non ne avete azzeccata una. Oh, ma non ne avete azzeccata una. E non solo non ne avete azzeccata una e non chiedete scusa, no, voi sostanzialmente fate di peggio. Guardate, nelle ultime 48 ore - non vado indietro: 48 ore, le ultime - vi siete riempiti la bocca di semplificazione. Semplificazione, voi? Allora c'era una misura, una, che aiutava le nostre aziende e le imprese. Ve l'abbiamo lasciata perfetta, funzionante: Transizione 4.0, 20 miliardi per le aziende per ridurre le bollette, per fare la transizione, per creare posti di lavoro.
Voi, che parlate di semplificazione, cosa avete fatto, per ideologia? Avete cambiato l'etichetta, l'avete riempita di passaggi burocratici e avete bloccato 6 miliardi, perché ne hanno usati solo 400 milioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E voi con che coraggio venite qui a dare lezioni sulla semplificazione? Allora, vi diamo un consiglio semplice semplice. Noi la soluzione ce l'abbiamo. Prendete Transizione 4.0: control e C, copia, control e V, incolla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e vedrete che funzionerà e quei miliardi andranno alle aziende.
Non solo, poi c'è il solito schema, il solito, il vostro grande classico: ve la prendete con l'ideologia green dell'Europa. Ma non ve la cavate così, non funziona, perché l'unica vera ideologia che noi stiamo vedendo è la vostra con cui state abbracciando il riarmo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), è la vostra ideologia con cui state trasformando l'Europa di pace e di solidarietà in un'Europa di guerra. Allora - e su questo apro una piccola parentesi - noi non ci stiamo. Noi non ci stiamo e non ci stanno quelle 100.000 persone che sono scese in piazza sabato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e hanno urlato forte: “no” ai soldi per le armi e “sì” ai soldi per la scuola, per la sanità. Perché noi non ci stiamo a farci condannare a quell'economia di guerra dal duo von der Leyen e Meloni, come non ci stanno più tantissime persone che non accettano più di essere prese in giro, di subire menzogne e di vedere soldi a loro sottratti per ingrassare le lobby delle armi.
Però, a proposito di soldi, Presidente, l'ultima cosa che è successa in queste 48 ore è veramente ridicola. Abbiamo Giorgia Meloni e il Ministro Giorgetti che si accorgono che il Patto di stabilità e crescita è un problema. Cioè, spiegatemi: quel Patto di stabilità e crescita che Meloni e Giorgetti hanno firmato e hanno accettato in modo supino, scritto da Francia e Germania - perché è stato così -, ora non va più bene? Quel Patto di stabilità e crescita, per cui sono andati a festeggiare con lo champagne lo scorporo delle armi, oggi non va più bene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? È tardi, dovevate accorgervene prima. Allora, Presidente, vado a chiudere. Sono preoccupata, sono preoccupata perché so che a gestire il futuro delle nostre imprese sono Salvini, Meloni e Tajani. Che trio!
Salvini che pensa solo a scappare dal Ministero delle Infrastrutture, perché è un disastro quello che sta facendo, e sogna il Viminale, e speriamo che non metta le mani su questo dossier dei dazi, perché va in giro a dire che sono un'opportunità. Poi abbiamo Tajani, che sostanzialmente è diventato un burattino di von der Leyen, allineato su tutto: austerità, guerre, economia. Non ha praticamente un pensiero proprio. E poi abbiamo Giorgia Meloni, che prima faceva sostanzialmente da scendiletto per Biden e ora lo fa per Trump, dimenticandosi quello che dovrebbe essere il patriottismo, cioè la tutela delle imprese italiane.
Allora, Presidente, chiudo: qui abbiamo un Governo che non capisce cosa sta succedendo, una Presidente del Consiglio che non capiamo che cosa pensa e l'unica certezza è che a pagare il prezzo sono le imprese e le famiglie italiane e noi non ci stiamo.
Infatti, quelle imprese vanno difese e vanno tutelate fino in fondo e, quindi, il Presidente Meloni deve venire qui e dirci cosa intende fare, perché domani sarà troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): ci saranno solo le ceneri, il terremoto e quell'incendio che ha causato questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento, sempre sull'ordine dei lavori, il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. La scorsa settimana abbiamo chiesto questa informativa urgente perché speravamo che in questa settimana il Governo, invece che riunire una task force, venisse davanti al Parlamento non solo per dare un'informativa, ma per affrontare seriamente una vicenda che non può essere archiviata né solo con degli slogan, né con delle battute, né tanto meno - e lo diciamo - solo con dei controdazi. Già, perché forse, di fronte a un attacco protezionista come quello americano anche un padre del liberismo come Adam Smith considerava del tutto razionale una risposta protezionista, ma lo faceva - e lo dico sommessamente - pensando che quella poteva avere un effetto deterrente per una possibile trattativa.
La verità, care deputate e cari deputati, è che la trattativa c'è già stata. Non so se è chiaro quello che succede da tempo, ma lo stesso Piano ReArm Europe è parte di questa trattativa, altrimenti non si spiegherebbe l'assoluta corsa al riarmo che farà guadagnare miliardi e miliardi di euro alle grandi multinazionali americane. Lo faceva notare ieri, su un altro passaggio, il deputato Angelo Bonelli, quando ricordava che nel Piano dell'export, presentato da Tajani - caso strano - sette giorni prima dell'introduzione dei dazi, una cosa è chiara. Quella vicenda, Presidente, è stata letta dagli analisti italiani, dai nostri Ministeri, e che cosa diciamo? Che davanti allo sbilancio commerciale degli Stati Uniti, davanti a un Paese che negli ultimi anni ha continuato a importare e ad avere uno stile di vita superiore alla produzione, alla loro produzione, noi, invece che dire ai nostri alleati strategici “non siamo noi i responsabili del vostro squilibrio”, che cosa diciamo? Ci prendiamo dei meschini, degli scrocconi, gli baciamo la pantofola e mettiamo nero su bianco, in un documento strategico per l'export italiano, che davanti ai nuovi dazi di Trump, cosa faremo? Ci adopereremo per comprare dagli Stati Uniti più armi e più gas liquido. È questo che abbiamo in mente, Presidente.
Non ci vorrà un'informativa per dirci che questa modalità non c'entra nulla con il fare da cerniera fra l'Europa e gli Stati Uniti.
Ma a chi la date a bere? Stiamo ritornando ad essere un Paese a sovranità limitata. Nella vostra riscrittura volete essere il cinquantunesimo Stato degli Stati Uniti. Nella foga di difendere l'unità dell'Occidente, Tajani è venuto a dirci che questa unità è millenaria. Ma quali millenni? Gli Stati Uniti sono stati scoperti nel 1492; ma quale Occidente. Forse non sarebbe più utile iniziare a discutere di cosa deve fare l'Italia, di cosa deve fare l'Europa? Magari aprendo nuove vie commerciali, magari provando a elencare tutti quei Paesi con cui si possono aprire queste nuove rotte?
Già, perché alcuni li citate e poi ce n'è uno che non si può citare, è indicibile e lo dico qua perché fate finta che non esista: è la Cina, la Via della Seta che voi avete voluto bloccare (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e MoVimento 5 Stelle). Quanto servirebbe oggi riaprire nuove strade, provare ad essere multilaterali per contribuire, sì, al disarmo, a una de-escalation e a un nuovo modo di porci fuori dal mercantilismo americano, che non è arrivato solo con Trump, ma è arrivato proprio quando avete deciso di trattare un pezzo del mondo come il nemico. Già, perché se ci sono gli amici, gli altri sono nemici.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MARCO GRIMALDI (AVS). E ogni volta che parliamo con questa superiorità morale - l'Occidente - pensiamo che altri non abbiano il diritto di porsi nella comunità internazionale. Sono proprio fiducioso di vedere Tajani in Aula, magari se la smette di nascondersi e di scappare, come ha fatto negli ultimi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Intervengo per associarmi, per associarci a nome di +Europa, alla richiesta del collega Pagano ed altri affinché il Presidente Meloni venga in Aula, anche per farci capire con quale idea, con quale spirito e con quale pensiero - se ne ha uno - intenda affrontare il presumibile viaggio a Washington della prossima settimana.
Vede, la questione della guerra commerciale scatenata da Trump ha radici profonde nel pensiero con cui Trump si è presentato agli elettori e ha cominciato ad agire in questa seconda Presidenza: è la visione del nazionalismo autoritario, sovranista e protezionista, anti regole multilaterali, in cui conta solo la politica di potenza. Ecco, il punto di fondo è questo o è anche questo. Cosa potrà andare a dire Meloni che è stata la propugnatrice in Italia, assieme al collega Salvini, esattamente di questo tipo di pensiero? Il sovranismo, il nazionalismo. Vede, Presidente, Nazione è una bellissima parola ma, dopo un po' che la ripeti ostentatamente e ossessivamente, uno fa due più due, a furia di dire “Nazione”: è il pensiero nazionalista, il pensiero sovranista, quello che è stato espresso in campagna elettorale, il pensiero antieuropeo, il pensiero isolazionista, il protezionismo. Lo dico perché so, signor Presidente, che era un tema a lei caro: guai l'Alitalia, o quello che ne era rimasto, ai tedeschi; poi, alla fine, fai quello che puoi fare, quello che è utile all'Italia, al tuo Paese, al di là dell'ideologia. Siccome Meloni arriva e ha quel pensiero, che è totalmente sintonico con quello di Trump e che è al fondo di questa guerra commerciale - e io non credo, non ho capito se Meloni ha un pensiero di riserva rispetto a quello -, mi chiedo che cosa voglia andare a dire a Trump, in nome di cosa e per cosa?
Vorrei che Meloni venisse anche per rassicurarci, non solo sotto il profilo istituzionale, per il fatto che le politiche commerciali notoriamente sono politiche, probabilmente le uniche, rilevanti - l'unica politica effettivamente comunitaria tra le politiche rilevanti è quella commerciale, quindi decide la Commissione, non decidono, per fortuna, i singoli Stati -, ma anche da un punto di vista politico. Che ragionamento vuole svolgere Meloni alla Casa Bianca: quello di tentare la difesa di qualche produzione nazionale, chiedendo qualche esenzione o, unitamente a tutti gli altri Paesi europei e naturalmente alla Commissione, intende contrapporre a una visione del nazionalismo autoritario di Trump una visione diversa, che è quella della globalizzazione attraverso le regole, che è quella del multilateralismo, che è lo specifico europeo e su cui si fonda la forza europea?
Vuole andare da Trump a dire che è falsa la rappresentazione, è totalmente falsa la rappresentazione di un'Europa che si approfitta economicamente degli Stati Uniti? Che la bilancia commerciale è solo un pezzo delle relazioni economiche tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America? Vuole andare a dire che il nazionalismo protezionista di Trump rischia di essere devastante per le economie dalle due parti dell'Atlantico, e non per la recessione transitoria di cui parla il Presidente degli Stati Uniti?
Ecco, Meloni, che secondo me - e chiudo, Presidente - avrebbe fatto meglio prima ad andare a Berlino, dal Cancelliere in pectore Merz, a Parigi, a Bruxelles naturalmente, a Madrid, a Varsavia, venga a dirci necessariamente su quali basi intende, in questa temperie economica e non solo, affrontare il dialogo con Trump. Se invece questo non farà, se lascerà all'oscuro il Parlamento, magari ne discuterà con Salvini, amico di Musk e dell'amministrazione di Trump, credo che perda anche lei una grandissima occasione. Si confronti, abbia il coraggio. Si confronti con il Parlamento in questo clima, prima di andare a Washington (Applausi di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare (A.C. 2329).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali Alfonso Colucci ed altri n. 1, Zanella ed altri n. 2 e Bonafe' ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A) riferite al disegno di legge n. 2329: Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare.
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
Il deputato Alfonso Colucci ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi deputati, un miliardo di euro: è questo il costo stimato del Protocollo Italia-Albania. Un miliardo di euro a carico dei contribuenti italiani per realizzare e mantenere centri di trattenimento in territorio straniero. Strutture destinate ad ospitare 40 migranti oggi, e comunque non oltre 140 persone una volta a pieno regime. Un miliardo di euro per 40, forse 140 persone. È così, è davvero così che Giorgia Meloni pensa di risolvere il problema delle migrazioni in Italia?
Nel frattempo, le famiglie italiane non riescono più a pagare le bollette per via dei rincari energetici, molte imprese chiudono, chiudono gli stabilimenti produttivi o delocalizzano la produzione per l'esplosione dei costi produttivi. Le Forze dell'ordine, sottopagate e male equipaggiate, sono sotto organico, e così cresce tra la popolazione l'allarme della criminalità. Mesi di attesa per un esame sanitario diagnostico, con grave rischio della vita. La sanità pubblica è ormai allo sfascio e il Governo, da un lato, spende una cifra spropositata per centri di trattenimento vuoti in Albania, mentre, dall'altro lato, rompe ogni giorno il patto sociale. Milioni di famiglie senza cure, senza lavoro stabile, senza futuro.
In Italia ci sono oltre 5,7 milioni di persone in povertà assoluta. Un dato più grave, destinato a peggiorare per via dell'incapacità del Governo ad assumere iniziative di protezione contro i dazi di Trump. Dazi che colpiranno export, industria, agricoltura e l'intera economia italiana. La Spagna ha già stanziato 14 miliardi di euro per le imprese, Giorgia Meloni nulla. Oggi più che mai le risorse pubbliche dovrebbero servire a garantire i diritti sociali e civili e non a finanziare operazioni geopolitiche fuori dalla legalità costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E sì, perché l'operazione Albania, oltre a non avere alcuna giustificazione economica, è anche giuridicamente illegittima. Il Protocollo approvato con la legge n. 14 del 2024 stabiliva che i centri in Albania potessero accogliere esclusivamente migranti soccorsi da navi italiane fuori dalle acque territoriali, da sottoporre a procedura accelerata di frontiera, con permanenza massima fino a 28 giorni. Con questo decreto-legge, invece, il Governo stravolge questo impianto. Estende l'uso dei centri anche agli stranieri trattenuti nei CPR in Italia, già quindi presenti sul territorio nazionale e destinatari di provvedimento di rimpatrio.
Segnalo che le persone trattenute nei CPR non sono detenute per avere commesso reati, ma semplicemente trattenute in attesa di rimpatrio. Quella che Giorgia Meloni propone è una modifica sostanziale del Protocollo. Una forzatura che avviene unilateralmente da parte del Governo italiano, in violazione della Convenzione di Vienna, che vieta modifiche unilaterali ai trattati, in ossequio al principio pacta sunt servanda; in violazione dell'articolo 80 della nostra Costituzione, che pone la riserva assoluta di legge quando il trattato internazionale modifica una legge, così come questo decreto-legge modifica la legge di autorizzazione alla ratifica e di esecuzione del Trattato stesso; in violazione dell'articolo 117 della Costituzione, che impone all'Italia il rispetto degli obblighi internazionali; in violazione dell'articolo 80 della Costituzione, perché questo decreto-legge comporta oneri finanziari senza passare per una legge ordinaria.
Il Ministro Piantedosi ha detto: tutto ciò avviene a costo invariato. Ma sappiamo bene che variare la natura della spesa è comunque una modifica finanziaria e quindi anche qui siamo in violazione della Costituzione. Perché, chiedo alla maggioranza e al Governo, non avete rinegoziato prima con il Presidente Rama, così come la Convenzione di Vienna e la Costituzione italiana avrebbero imposto? Forse perché in Albania, a maggio, si andrà ad elezioni e fino a quel momento una revisione bilaterale del Trattato non sarebbe stata possibile?
Cosa nascondete ancora ai cittadini italiani? Cosa nascondete ancora al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Giorgia Meloni sbraitava: funzioneranno! E invece quei centri sono un flop clamoroso. Ci sono stato, li ho visti: sono vuoti, sono pieni solo di Forze dell'ordine a guardia del nulla, e il tutto sempre a spese degli italiani. Siete proprio sicuri di poter portare in un Paese extra Unione europea, tale è l'Albania, quelle persone anche senza il loro consenso? La direttiva rimpatri stabilisce che i migranti debbano essere accolti, anche eventualmente ai fini del rimpatrio, nel Paese di approdo, cioè in Italia e non in un Paese extra UE quale è l'Albania.
E aggiungo: qualora queste persone trasferite in Albania decidessero di presentare una nuova domanda di asilo, la normativa europea, lo sapete, impone che vengano immediatamente riportate in Italia. E allora? Andata e ritorno a nostre spese. E con quali risorse e con quali garanzie procedurali? Già, incapacità del Governo Meloni di attuare una seria politica di gestione dei flussi migratori. Abbiamo visto Giorgia Meloni inchinarsi ai ricatti della Libia e così rimpatriare in Libia il generale Almasri, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità e addirittura per stupro di bambini, minori, con un volo di Stato a spese degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), sotto il nostro Tricolore.
Una vergogna di cui Giorgia Meloni deve rispondere davanti agli italiani! Siete proprio sicuri, vi chiedo, di poter garantire in quei centri sperduti l'effettivo godimento dei diritti sociali e civili di quelle persone?
Il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha già lanciato un allarme riguardo a questo aspetto, segnalando una possibile violazione della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici del 1996. E tutto ciò avviene mentre il Governo vota il Piano ReArm Europe: armi, armi per 800 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) in un'Europa nata per la pace, per lo sviluppo, per l'equità sociale. Un'Europa federale pensata unita proprio dai patrioti di Ventotene, quelli dileggiati e oltraggiati da Giorgia Meloni in quest'Aula, luogo sacro dello spirito democratico e antifascista della nostra Repubblica.
È evidente che questo decreto-legge sia del tutto privo dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza previsti dall'articolo 77 della nostra Costituzione. È del tutto illegittimo, diciamolo ai cittadini: in Italia i CPR non sono sovraffollati e la situazione odierna non giustifica quindi un intervento straordinario come questo. La vostra si chiama solo propaganda. State ancora una volta umiliando gravemente il Parlamento. Offendete così parlamentari, tanto di opposizione quanto di maggioranza, ai quali mi rivolgo chiedendo di trovare ora il coraggio di affermare la dignità del nostro ruolo istituzionale. Questo è l'ottavo decreto-legge in tema migratorio in meno di due anni. Otto decreti! Se volevamo una certificazione ufficiale del vostro fallimento, eccola qui: nessuna soluzione, solo propaganda e spreco dei soldi dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E per concludere, colleghe e colleghi della maggioranza, abbandonate questo modo di fare politica, votate anche voi per la legalità costituzionale, per la centralità democratica del Parlamento, per norme scritte bene e davvero efficaci; accogliete anche voi la questione pregiudiziale che ho illustrato, votate per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Il deputato Marco Grimaldi ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Zanella ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, come sempre, il primo elemento di incostituzionalità di questo decreto è l'assoluta mancanza dei caratteri di necessità e urgenza.
La verità è che l'unica urgenza è trovare un nuovo nome a un vecchio fallimento. L'ennesimo fallimento da Corte dei conti di quel miliardo di buco nero dei centri in Albania.
Questo, però, è un “decreto deportazioni”. Già, perché a finire nei centri albanesi non sarebbero solo i migranti intercettati in acque internazionali, ma anche quelli già presenti sul territorio italiano e in attesa di espulsione.
Significa, Presidente, non so se comprende la gravità, ampliare e aggravare, se possibile, il contenuto di un accordo, un accordo come quello fra Italia e Albania, che non prevede tutto questo. Lo dico al Sottosegretario Molteni ma anche ai banchi vuoti del Governo: vi rendete conto del precedente che state mettendo in campo? Perché deportare persone dai CPR italiani a Gjader senza ulteriore convalida giudiziaria va contro ogni diritto, non solo quello costituzionale. Persone che, magari, vivono in Italia da tempo, che hanno da anni famiglie e figli, persone che per noi - e lo diciamo come Alleanza Verdi e Sinistra, senza indugi - è già assurdo che siano detenute nei nostri centri di disumanità, nei nostri “lager di Stato”, così li abbiamo chiamati.
Guardi, Sottosegretario Molteni, le regaliamo questo libro (Il deputato Grimaldi mostra un libro), si chiama “Gorgo CPR”. Sono inchieste, inchieste di vite perdute, di appalti milionari, di psicofarmaci, di suicidi, di persone che hanno passato tanto del loro tempo lì dentro. E lo dico solo perché, quando parliamo di CPR, spesso in Italia si dicono grandi falsità. La prima è: avevano solo da non commettere reati. Lo diciamo così a chi ci ascolta, a chi segue per la prima volta questa vicenda: chi ha commesso reati è stato in carcere e ha pagato il suo debito con la giustizia. Se volevate riconoscerli, potevate farlo in carcere, e anche da lì si può fare l'espulsione, non ci vogliono certo 18 mesi supplementari. Persone che, in qualche modo, hanno affrontato tutto questo, sotto il sole cocente, sotto il gelo, in cubi di cemento. I CPR italiani dovrebbero addirittura aumentare, magari di cinque unità, fino a fine della legislatura, ma voi avete deciso di usare un luogo abbandonato in cui c'erano solo le nostre Forze dell'ordine e qualche cane randagio. Deportazione: siamo alla delocalizzazione dell'orrore in un Paese terzo, tra l'altro nemmeno attualmente nell'Unione europea.
Mi faccia dire: occhio non vede, diritto non vale. Ecco il punto. Molto semplice. Albania: trattenuti, significherà isolamento estremo, maggiori ostacoli alle tutele legali, peggiori condizioni di detenzione e poi impossibilità di accedere alle cure garantite dal sistema sanitario nazionale, inaccessibilità delle associazioni di tutela, maggiori difficoltà delle richieste di asilo, di protezione internazionale. Ma non solo: per tutti i migranti vincolati al rinnovo del permesso di soggiorno, l'Albania sarà sinonimo di estrema ricattabilità, per la minaccia di trasferimento forzato all'estero.
Ma in base a quale principio arbitrario e discriminatorio uno straniero dovrebbe essere detenuto in un CPR italiano oppure albanese? E come potrebbero applicarsi allo straniero detenuto in Albania le leggi italiane e le direttive europee sull'immigrazione e l'accoglienza? Come potrebbero, se le subordinate al protocollo e soprattutto se anche quelle norme sono deportate in un contesto che impedisce di applicarle? Come potrebbe essere mai garantito il diritto costituzionale alla difesa, quando i colloqui col difensore possono avvenire solo a distanza, quando è gravosa - se non impossibile - la nomina di un avvocato di fiducia, senza cui non è possibile, per esempio, il ricorso alla Cassazione? E che dire del trasferimento in Albania previsto da questo testo, in seguito alla violazione del decreto Sicurezza; di quel divieto di rivolte, anche di resistenza passiva, che è già un'umiliazione ai danni dei più umiliati e offesi.
Con questo decreto inserite un ulteriore deterrente a ogni denuncia e protesta di chi, nelle strutture detentive, subisce spesso abusi e privazioni. E dove il diritto dell'Unione autorizza un Paese membro a collocare e gestire in una struttura di trattamento al di fuori dei propri confini? Ditecelo, dove l'avete letto? Da nessuna parte, non lo contempla.
Le direttive europee sanciscono il diritto del trattenuto ad avere regolari contatti coi familiari, avvocati, autorità consolari, associazioni di tutela; un diritto che sarebbe deliberatamente calpestato spostando la persona in zone remote e inaccessibili. Suvvia, è vicino - dice Piantedosi - come Milano o Macomer. Davvero senza dignità, lo diciamo così. Dovremmo forse confidare in Salvini, che abbia a cuore gli spostamenti Italia-Albania non solo per i parenti ma anche per gli avvocati, per i volontari, più o meno come ha a cuore la vita dei pendolari italiani. E come potremmo noi - lo dico - effettuare agevolmente, senza preavviso e con decisione repentina, le visite e i sopralluoghi?
Come potrebbe farlo, per esempio, il Garante dei detenuti? Come farà? E poi avete firmato un patto per modificarlo unilateralmente, visto che, in base all'Accordo con l'Albania, il trattenimento può durare al massimo 28 giorni. Ma noi sappiamo bene che nei CPR italiani si può marcire fino ai 18 mesi: anche qui, un'altra incongruenza. Ebbene, la Corte costituzionale albanese ha chiarito che quel Protocollo riguarda solo e soltanto le procedure di frontiera. Ora voi volete includere anche i già trattenuti nei CPR italiani: questa è una violazione, come se non bastasse, dei diritti dei trattati e, di nuovo, della Costituzione che impone il rispetto degli obblighi internazionali. Insomma, per voi l'Albania è più o meno un parco giochi del proibito, un luogo nascosto in cui fare i vostri esperimenti spregiudicati. Anche se non ve ne sta andando bene una, continuate a provarci e continuate a scavare. Quanto è profondo il pozzo nero della vostra coscienza, nello sprecare miliardi e nell'umiliare il nostro diritto, dove vi divertite a manipolare e stravolgere questo diritto internazionale e la Corte costituzionale, senza essere visti, pensate! Ma noi vi vediamo, Presidente. Vediamo tutto quello che fate, anche se avete, ancora una volta, utilizzato il segreto di Stato per tacere ciò che si prepara a Gjadër. Già, perché là dentro ancora non c'è nessuno, ma voi avete già vietato la divulgazione del regolamento per la disciplina della videosorveglianza.
PRESIDENTE. Concluda.
MARCO GRIMALDI (AVS). Ho concluso. Noi vediamo perché abbiamo visto le vostre intenzioni nella vicenda Paragon e nella vicenda Almasri. Sappiamo che cosa volete fare. Sulla pelle dei migranti eseguite le vostre prove di autocrazia e nessuno vi deve disturbare. Tutti gli indifferenti, però, si ricordino che la restrizione dei diritti degli stranieri è sempre banco di prova per estendere lo stesso trattamento ad altre categorie. Il decreto Sicurezza lo dimostra già. Confinare ai margini della società gli indesiderati significa lasciarli alla mercé di un potere limitato e violento. Quando si comincia a farlo con qualcuno, prima o poi si avrà il gusto di farlo con tutti. Ma noi non ve lo lasceremo fare.
Per tutti questi motivi, sul vostro decreto poniamo una pregiudiziale di incostituzionalità perché questo Parlamento vi vede, vi vede la Costituzione e anche questa volta vi fermeremo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. La deputata Scarpa ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Bonafe' ed altri n. 3, di cui è cofirmataria.
RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Necessità e urgenza: sembra ormai un rito vuoto quello di richiamare questi due criteri che dovrebbero, almeno in teoria, guidare un Governo nella decretazione d'urgenza. Eppure, eccoci qui. Visto che siamo in sede di discussione di pregiudiziale, visto che comunque, checché se ne voglia dire, siamo nel Parlamento italiano e questo è il lavoro che dobbiamo fare, mi sono chiesta, nel preparare questo intervento, quali fossero la necessità e l'urgenza di questo provvedimento che trasforma, con un cambiamento unilaterale del Protocollo Italia-Albania, la finalità di quei centri, che dovevano essere per persone soccorse in acque internazionali, richiedenti asilo, oggetto di procedure accelerate di frontiera, e invece oggi diventano improvvisamente CPR.
Quali potrebbero essere la necessità e l'urgenza? Svuotare i CPR? Forse, ma in realtà no, perché, se solo qualcuno dei colleghi di destra li avesse mai conosciuti e li avesse mai visitati, avrebbe scoperto che i CPR in Italia, in ogni caso, pieni non sono. O forse, gestire i flussi, governare l'immigrazione e favorire l'immigrazione regolare? No, stiamo parlando di un impatto, al momento, di circa 40 persone su 160.000 (all'anno che arrivano in Italia), e molte di più, stranieri, presenti regolarmente o meno sul nostro territorio. E in generale, anche alla meglio, anche se tutti i posti che ora non sono destinati o destinabili a CPR venissero trasformati in posti CPR, qualsiasi cosa si possa fare, oltre i 3.000 potenziali, come numero, non si impatta. Mi sembra un po' misero. Non mi sembra né necessario, né urgente.
È forse il famoso effetto deterrenza che tanto Giorgia Meloni ha utilizzato anche come giustificazione politica di questa mossa? Già non lo era prima, perché abbiamo scoperto, ascoltando le persone con riferimento ai tre tentativi precedenti, che non c'è alcun effetto deterrenza e che non avevano idea del fatto che esistessero i centri in Albania. Ma questa volta ancora meno. Non c'è un effetto deterrenza perché stiamo programmando di portare e di trattenere in Albania persone che sono già presenti in Italia.
E oltre alla necessità e all'urgenza, che dovrebbero essere requisiti fondamentali, qui manca anche il senso logico e logistico, quello proprio pratico e materiale delle cose che devono essere sensate per essere fatte. Non è chiaro ancora - e lo scopriremo, temo, nei prossimi giorni - quali siano le modalità ipotizzate dal Governo per effettuare dei rimpatri dall'Albania. Io penso che in questo momento non siano compatibili con il diritto internazionale queste modalità.
Quindi, ciò che si sta proponendo è di prendere delle persone che già sono in Italia, che già sono in alcuni CPR, portarle nei CPR in Albania, farle marcire lì un po' di tempo, fare qualche foto, gridare vittoria, riportarle in Italia e poi, forse, rimpatriarle. Tutto a spese dei contribuenti italiani, che ringraziano il Governo Meloni per aver consentito loro di pagare per la loro vergognosa operazione di propaganda in Albania.
Quindi, manca la necessità, manca l'urgenza, manca il senso. Mi chiedo con quale coraggio il Ministro Piantedosi abbia potuto dire che non ci saranno costi aggiuntivi, se questo è il quadro.
E c'è anche un'altra assurdità, un'altra mancanza di senso, che mi stava sfuggendo e che è una parte delle bugie che risiedono nel modo in cui si vuole raccontare questa nuova mossa: l'assurdità di cercare di raccontare alla cittadinanza italiana che tutto quel centro che è già stato costruito e per cui è stato speso un miliardo di euro possa essere convertito in CPR.
Vorrei ricordare a chi ci ascolta che l'impianto Albania è molto grande, ci sono due centri, uno a Shengjin e uno a Gjadër. Quello a Shengjin, sul porto di quella piccola cittadina albanese, non è attrezzato per essere un CPR, difficilmente lo potrà essere a stretto giro e, quindi, rimarrà inutilizzato. Così come i 300 e oltre posti per i richiedenti asilo e così come la parte carceraria. Quindi stiamo andando a riciclare, comunque, un pezzettino molto piccolo di un costoso e grosso impianto da un miliardo di euro.
Manca il senso, manca la necessità, manca l'urgenza. L'unico senso che trovo, l'unica necessità e l'unica urgenza sono quelle di mettere una toppa su questo gigantesco spreco da un miliardo di euro, di giustificare questa spesa e di dare anche solo una vaga impressione ai contribuenti italiani che i loro soldi si stanno utilizzando per qualcosa di sensato. È l'urgenza di continuare a procedere alla cieca, dopo due anni che è stata istituita l'emergenza nazionale sul tema delle migrazioni, mai esauritasi, nonostante i numerosi, i numerosissimi provvedimenti che questo Governo ha avuto l'esigenza - ogni volta con grande urgenza - di fare sul tema immigrazione.
Allora, o stiamo certificando, ancora una volta, l'ennesimo fallimento, oppure non si spiega. Non è stato, evidentemente, risolto niente. Nulla risolverà questa operazione, se non quella di rovinare ulteriormente la vita alle persone che la subiranno. Ma, se non funziona, poco importa, giusto? C'è sempre la guerra con la magistratura, che si può tirare in ballo e che è sempre un buono e piacevole argomento di discussione per questa maggioranza.
Vi siete chiesti cosa farvene di questi centri vuoti, dove razzolano i cani, poveretti, e dove il personale di Polizia vede sprecata la sua professionalità e si gira i pollici, uno spreco così grande che neanche l'Adriatico riesce a nasconderlo; e vi siete detti: bene, facciamo un CPR.
Un CPR che procediamo a fare e quanto di più brutto, sbagliato e distorto il sistema di gestione dell'immigrazione fa in questo momento nel nostro Paese, noi quello lo prendiamo e lo replichiamo in copia patinata in Albania. I CPR in Italia sono strutture che esistono da oltre 25 anni e in 25 anni hanno favorito il rimpatrio di meno della metà delle persone che hanno nel frattempo torturato, sostanzialmente. Non mi sembra un modello efficace, non mi sembra un modello esportabile.
Per questo oggi voglio lanciare una sfida ai colleghi di destra: venite con me una volta, venite a visitare i CPR italiani, e uscite di lì, dicendomi: “sì, questo è il modello che io voglio portare in tutto il mondo”. Vorrei proprio vedervi. Venite a vedere quegli uomini e quelle donne in gabbia, a pagare non perché hanno commesso un reato, ma per una condizione di irregolarità che in Italia è praticamente impossibile sanare e forse questo è il problema.
Venite a vederli mentre vengono sedati, perché questo è: sedazione collettiva tramite un acquisto e un utilizzo smodato degli psicofarmaci. Venite a vederli mentre si tagliano e mentre si ammazzano a 20 anni perché quel posto toglie loro il senso del loro tempo e la loro dignità di persone. Venite, uscite di là e poi abbiate il coraggio di dire all'Italia che questo è ciò che volete fare. I CPR purtroppo non sono - e visto che poi parliamo anche di compatibilità con la Costituzione voglio stare nel merito - solo peggiorativi dal punto di vista proprio sostanziale ed esistenziale rispetto alle carceri italiane, che noi chiamiamo emergenza, ma lo sono anche da un punto di vista giuridico, perché i diritti fondamentali di un trattenuto, a differenza di quelli di un detenuto che sono stabiliti dall'ordinamento penitenziario, sono normati da una normativa secondaria. Questo ha delle conseguenze molto concrete su come le modalità di trattenimento vengano gestite e su quanto siano anche suscettibili e sottoponibili ai profitti milionari degli enti gestori a cui privatamente è appaltata la gestione di quei centri.
La conseguenza, insomma, è che si apre alle storture. Non sarebbe la prima né l'ultima volta, visto che poi mancano anche delle previsioni di sorta rispetto alle garanzie secondarie, che l'Italia si macchia di trattamento inumano nei confronti di persone vulnerabili…
PRESIDENTE. Concluda.
RACHELE SCARPA (PD-IDP). …cosa che nei CPR purtroppo è la norma. Insomma, vorrei che, se pensate che il prezzo che dobbiamo pagare per fingere di gestire l'immigrazione sia quello di sacrificare completamente lo Stato di diritto, aveste almeno l'onestà intellettuale di dirlo, almeno il vostro amico Donald Trump è stato capace di farlo. Ma non vorrei in realtà questo; vorrei che ci impegnassimo tutti nel fare qualcosa, come politica, di migliore per i nostri cittadini italiani, migliore di prenderli in giro, fingendo di gestire qualcosa e semplicemente…
PRESIDENTE. La ringrazio.
RACHELE SCARPA (PD-IDP). …torturando 40 disgraziati, pensando alle vere emergenze del Paese: i dazi, le bollette, le liste d'attesa, l'istruzione pubblica…
PRESIDENTE. La ringrazio.
RACHELE SCARPA…e tutto ciò che in questo momento è oggetto di distrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. In maniera molto sintetica, intanto preannuncio il voto favorevole alle questioni pregiudiziali di costituzionalità. Una prima considerazione: questo è forse l'ottavo decreto inerente ai flussi migratori. È evidente che il numero palesa uno stato di confusione rispetto a una programmazione, rispetto a una politica ordinata, organizzata, armonica e organica rispetto a quella che è una tematica molto, molto importante, sia per i risvolti nazionali, umani, dei diritti della personalità, sia con riferimento anche al quadro internazionale.
Non mi soffermo su quello che è lo spreco, l'irrazionalità della trasformazione continua di quel centro, perché questo attiene al merito del provvedimento. Proviamo, invece, in maniera un po' più secca, un po' più diretta, a evidenziare quali possono essere i profili di illegittimità o di contrasto con le norme costituzionali. Quel centro è destinato esclusivamente ai richiedenti asilo provenienti dai Paesi di origine sicuri, soccorsi in acque internazionali da navi militari italiane, maschi, adulti, non vulnerabili.
Diventa, quindi, illegittima la parificazione di questi soggetti con le persone sottoposte a procedure di rimpatrio. Intanto, una volta trasportate lì, trasferite in Albania, queste persone sono soggette anche alla giurisdizione albanese, quindi sottratte alla giurisdizione italiana. Spesso si verifica la violazione dei diritti fondamentali delle persone, per cui, se è vero, come è vero, che la nostra Costituzione all'articolo 13 prevede una riserva di legge con riferimento alla libertà, laddove sancisce che “la libertà personale è inviolabile” e non vi è spazio, non vi è margine per alcuna restrizione, intesa nel senso di ispezione, perquisizione e detenzione, “se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”, è chiaro che già abbiamo il contrasto con l'articolo 13. Questo che cosa determinerà in termini anche di effetto pratico? Una serie di contenziosi, perché sappiamo benissimo che le sedi delle autorità giudiziarie sono invase da ricorsi legittimi, ricorsi per l'ottenimento e la salvaguardia dei diritti e degli interessi delle persone umane.
Poi, c'è un contrasto con l'articolo 77: è chiaro che non si intravede alcuna necessità e urgenza. Sia chiaro: la sicurezza sta a cuore a tutti, la sicurezza delle nostre famiglie e dei nostri territori sta a cuore a tutti, ma quella va raggiunta attraverso i giusti percorsi. Quindi, il diritto di asilo e la protezione internazionale devono essere regolamentati e disciplinati attraverso dei disegni di legge ordinari, per valutare la compatibilità delle norme con i principi costituzionali.
Poi abbiamo, Presidente, ancora un contrasto con l'articolo 117 della Costituzione, laddove è previsto che la potestà legislativa può essere esercitata, ma impone naturalmente il rispetto della Costituzione e degli obblighi internazionali. Quindi, nell'esercizio dell'attività legislativa ci sono da inquadrare i principi costituzionali e gli obblighi internazionali.
Poi c'è l'articolo 24, altrettanto violato, ai sensi del quale tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi, la qualcosa non è agibile, e quindi in questo senso probabilmente un intervento della Corte costituzionale rischia poi di evidenziare questi aspetti.
Allora, in conclusione, quel centro in Albania è diventato veramente un campo di correzione continua, di sperimentazione, con un approccio giuridico veramente dubbio e veramente spregiudicato; invece, il diritto internazionale e le garanzie costituzionali non possono essere plasmati alla luce di quella che vuole essere la politica del Governo. Quindi, in questo senso voteremo “sì” a queste pregiudiziali di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Battilocchio. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Colleghi, il decreto-legge che è oggetto delle pregiudiziali delle quali stiamo discutendo si compone sostanzialmente di un unico, circoscritto intervento normativo, volto a prevedere che una parte del centro realizzato a Gjader sia utilizzato come centro di permanenza per i rimpatri, prevedendo, conseguentemente, che i migranti già trattenuti in uno dei CPR presenti in Italia possano essere trasferiti in questa nuova struttura. I rilievi mossi da tutte le pregiudiziali possono essere sintetizzati in quattro punti principali, alcuni dei quali riguarderebbero una presunta illegittimità costituzionale, altri il merito del provvedimento.
Partiamo dal primo: violazione unilaterale del Protocollo con l'Albania. Il Protocollo citato, all'articolo 4, paragrafo 3, menziona espressamente le procedure di rimpatrio, oltre a quelle di frontiera. Quindi, queste disposizioni non comportano in alcun modo la modifica del Protocollo. Le modifiche apportate intervengono sull'adeguamento della disciplina interna all'efficacia dell'Accordo, il che significa la previsione esplicita della possibilità di poter trasferire nel CPR di Gjader chi è già trattenuto in un CPR italiano perché oggetto di una misura di rimpatrio.
Secondo punto: violazione della normativa europea. Si legge nella relazione introduttiva che, sul provvedimento, è stata sentita la Commissione europea. Ad ogni modo, è bene specificare che la cosiddetta direttiva Rimpatri, la direttiva 2008/115/CE, prevede per gli Stati membri l'obbligo di effettuare il rimpatrio di quanti non abbiano titolo a permanere sul suolo europeo. Le norme del decreto-legge sono pienamente conformi all'articolo 3 della direttiva e dunque, anche su questo punto, secondo noi il problema non si pone.
C'è, poi, il terzo aspetto, relativo ai costi. Questo decreto ha avuto la bollinatura da parte del Ragioniere generale. Si passa, in sostanza, da 13 a 14 CPR a disposizione e ci sarà più disponibilità di posti. E, tra l'altro, il CPR di Gjader consentirà fin da subito di alleggerire la pressione o il sovraffollamento di quei CPR in cui si dovessero verificare.
L'ultimo aspetto è sulla necessità e l'urgenza del decreto. Esistono questi presupposti? La risposta, per Forza Italia, è assolutamente sì. La gestione dei flussi migratori è una delle priorità dell'azione politica di questo Governo e della sua maggioranza; un tema che abbiamo deciso di affrontare e risolvere con tutti gli strumenti a disposizione, perché, dall'autunno del 2022, abbiamo cercato di dare una risposta sistemica ad una problematica oggettivamente strutturale.
Ieri mi trovavo nell'hotspot di Lampedusa. Ho avuto modo di verificare anche sul campo come bene stiano funzionando i provvedimenti del Governo. I dati ufficiali del Ministero dell'Interno, aggiornati pochi minuti fa, ci dicono che, da inizio anno fino a stamattina, sono arrivati in Italia 11.160 migranti irregolari, a fronte di 15.644 del 2024 e di 29.687 del 2023. Io credo che questi numeri, meglio di ogni narrazione di parte, testimonino l'efficacia dell'azione del Governo in questo ambito.
Quindi, concludendo, signor Presidente, per i motivi che ho avuto modo di illustrare, Forza Italia voterà convintamente contro le pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signor Presidente. Sarò oggi complice di quella sorta di arrendevolezza che ormai accetta, in modo direi quasi rassegnato, la violazione del precetto costituzionale sui requisiti di necessità ed urgenza che dovrebbero attenere a provvedimenti come questo.
Lo faccio perché - non si preoccupi, Presidente - voglio concentrarmi su altre violazioni della Costituzione, rimandando, com'è del tutto evidente, al momento dell'esame del provvedimento le nostre contestazioni di merito e politiche riguardo alla scelta che è stata compiuta. Una scelta che, se non si fosse ipocriti, sappiamo perfettamente che avete compiuto semplicemente perché, se aveste mantenuto il testo originario, sareste andati ad infrangere anche rispetto alle aperture che sono arrivate dall'Unione europea riguardo l'operazione messa in campo. Siete costretti a trasformare quell'idea iniziale in un CPR, perché diversamente…
PRESIDENTE. Un attimo, chiedo scusa. Colleghi, occorre fare silenzio, perché questo brusio dà fastidio a chi parla e a chi ascolta. Colleghi! Prego, prosegua.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Stavo dicendo il perché noi riteniamo che voi siate costretti a fare questo…non si sente? Non sono fortunato…
PRESIDENTE. Una giornataccia. Prego, prosegua.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Dicevo, nello specifico, signor Presidente: quali sono le contestazioni che noi rivolgiamo, sul piano costituzionale, al provvedimento che abbiamo al nostro esame? Sono state citate violazioni di diversi articoli della Costituzione e io arriverò ad aggiungerne un altro; anche se può sembrare non direttamente rilevante, ma a mio avviso, invece, lo è molto. Nello specifico, la legge del 21 febbraio 2024, n. 14, che reca la ratifica e l'esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, viene modificata, prevedendo la possibilità di trasferire i cittadini stranieri destinatari di provvedimenti di trattenimento nella struttura costruita in Albania ai sensi del Protocollo richiamato, quello sull'Albania, ossia migranti irregolari già presenti sul territorio italiano e destinati ai centri per il rimpatrio, in attesa di espulsione, senza necessità di ulteriore convalida giudiziaria.
Sotto il profilo del rispetto del diritto internazionale, forse è utile mettere in evidenza che il decreto-legge modifica unilateralmente, senza che questa possibilità sia prevista dall'Accordo, la finalità delle strutture che, ai sensi dell'allegato al Protocollo stipulato con la Repubblica di Albania, hanno la funzione di aree destinate alla realizzazione delle strutture per l'accertamento dei presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale e per il rimpatrio dei migranti non aventi diritto all'ingresso e alla permanenza nel territorio italiano.
È un modus operandi, signor Presidente, che viola l'articolo 10 e l'articolo 117 della Costituzione, oltre che l'articolo 80, nella parte in cui la Costituzione affida alla legge - e non alla decretazione d'urgenza - l'autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali. Il richiamato articolo 80 della Costituzione assegna al Parlamento la facoltà di autorizzare mediante legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica, che prevedono arbitrati e regolamenti giudiziari o che prevedono modificazioni di leggi. Quindi, la cosa che è del tutto evidente è che la modificazione della legge del 21 febbraio 2024 deve necessariamente seguire l'iter legis previsto per tale tipologia di atto, per non contravvenire al dettato costituzionale.
Nella fattispecie, la Corte costituzionale albanese, adita nella sua funzione di controllo preventivo dei trattati internazionali, ha rimarcato che gli stranieri presenti sul suolo albanese, in attuazione dell'Accordo con la Repubblica italiana, non possono permanere in Albania oltre 28 giorni, come riportato nella lettera di Accordo, mentre sappiamo perfettamente che la trasformazione in CPR di questa struttura consentirà la possibilità di trattenere queste persone fino a 18 mesi. È una evidente violazione, che, ripeto, si configura anche nella mancanza di una ratifica della modifica dell'Accordo che c'è stato tra i due Paesi. Questa è una modifica sostanziale, che non può essere fatta in modo unilaterale dall'Italia perché conviene all'Italia, perché, diversamente, questa struttura non avrebbe compatibilità con le regole dell'Unione europea.
Da ultimo, vorrei mettere in evidenza, signor Presidente, che per me c'è anche la violazione del primo comma dell'articolo 97 della Costituzione, che riguarda la pubblica amministrazione, dove le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l'ordinamento dell'Unione europea, assicurano l'equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico. Questa operazione, che è puramente di facciata, puramente simbolica - ho finito Presidente -, come sappiamo, costerà un miliardo. Quanti di questi soldi potevano essere spesi, per esempio, per rimettere a posto le condizioni degli attuali CPR o magari la fatiscenza di tante carceri italiane dove muoiono tante persone?
PRESIDENTE. La ringrazio.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Ecco, è uno sperpero di denaro pubblico che, secondo me, viola anche l'articolo 97.
Per queste ragioni, vorrei chiudere semplicemente dicendo che voteremo a favore delle pregiudiziali perché, parafrasando un famoso cantante italiano, “vorrei trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l'ha” (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ravetto. Ne ha facoltà.
LAURA RAVETTO (LEGA). Grazie, Presidente. Intanto anch'io seguirò la linea del rispetto di quest'Aula. Il rispetto di quest'Aula significa che, quando si tratta una questione pregiudiziale, si interviene motivando la pregiudiziale, cosa che purtroppo non abbiamo visto fare da tutti i colleghi dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Infatti, sia il collega del PD sia il collega dei 5 Stelle sembravano aver fatto interventi più ad uso social, con alcuni slogan, forse perché hanno difficoltà a motivare questa pregiudiziale, che risulta decisamente pretestuosa. E spieghiamo il perché.
Questo provvedimento, che si compone di tre articoli, di fatto, che contiene una novella solo all'articolo 1 e che interviene sulla legge di ratifica del Protocollo firmato con l'Albania il 6 novembre 2023, è volto semplicemente a rendere possibile l'utilizzo del centro di trattenimento già esistente a Gjader, che può contenere fino a 140 posti, non solo per le persone soccorse in mare, come era già previsto dalla legge di ratifica, ma anche per gli stranieri già destinatari di provvedimenti di espulsione.
Quindi, i provvedimenti da considerare, Presidente, sono tre: l'Accordo Italia-Albania, la legge di ratifica del 2024 e l'attuale decreto-legge, che va a modificare quest'ultima legge, ma, colleghi, non per cambiare la destinazione d'uso del centro di Gjader, che - mi rivolgo al collega Colucci, che parla di retoriche del sovraffollamento, e al collega Giachetti - è sempre stato un CPR! Che cosa cambia? Cambia il fatto che i destinatari saranno diversi. E per consentire cosa? Il suo pieno utilizzo che, colleghi, non è stato impedito da noi, dal Governo, dalla maggioranza, ma dalla nota vicenda dei Paesi sicuri e dalle mancate convalide della sezione specializzata del tribunale di Roma (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Poi, Presidente, le chiedo aiuto per il brusio, perché è veramente insopportabile, grazie. Presidente, mi aiuti.
PRESIDENTE. Colleghi, è un secondo richiamo…
LAURA RAVETTO (LEGA). Grazie. E oggi, le opposizioni...
PRESIDENTE. No, aspetti un attimo, perché altrimenti ricominciamo da capo entro pochi secondi.
LAURA RAVETTO (LEGA). Sì, soprattutto con questo brusio insopportabile.
PRESIDENTE. Quindi, facciamo silenzio io e lei e vediamo se fanno silenzio per emulazione anche gli altri 300 e passa colleghi presenti.
LAURA RAVETTO (LEGA). Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Collega Caiata, se può prendere la sua postazione, la ringrazio. Prego, prosegua.
LAURA RAVETTO (LEGA). Oggi le opposizioni pongono, quindi, le questioni pregiudiziali. La prima: violazione dell'articolo 117 per il mancato rispetto dei vincoli derivanti dai trattati internazionali per cambio unilaterale di accordo. Falso. Infatti, come illustrato, viene modificata la legge di ratifica e non l'accordo in sé, che rimane assolutamente invariato. Violazione dell'articolo 117 della Costituzione per il mancato rispetto della normativa comunitaria, che vieta i trasferimenti senza consenso in altro Stato. Falso. Infatti, qui non vi è alcun trasferimento in altro Stato o in Stato terzo, bensì in territorio ceduto all'Italia e nel quale si applicano le norme italiane in materia di trattenimento e di asilo. Non vi è, quindi, nulla di diverso di un trasferimento operato sul territorio nazionale da un CPR ad un altro. E a conferma di quanto detto, anche la legge di ratifica, all'articolo 3, comma 4, espressamente equipara la struttura per il rimpatrio sita a Gjader ad uno qualsiasi dei CPR esistenti in territorio italiano e previsti dall'articolo 14, comma primo, del testo unico sull'immigrazione. In più, i rimpatri avranno le stesse identiche modalità adottate dai CPR in Italia. Un elemento su tutti: i termini di trattenimento saranno i medesimi, ai sensi dell'articolo 9 del Protocollo. Il periodo di trattenimento massimo sarà, infatti, quello previsto dalla vigente normativa italiana e ad avallo di questa tesi ci viene incontro non solo la normativa europea nell'attuale direttiva rimpatri n. 115 del 2008, citata dal collega Battilocchio, che prevede, infatti, che gli Stati membri adottino tutte le misure necessarie per eseguire la decisione di rimpatrio, ma anche l'articolo 17 del progetto di un nuovo regolamento europeo sui rimpatri del 2025, che prevede proprio la possibilità di concludere accordi o intese con Paesi terzi per rimpatriare i cittadini stranieri che hanno ricevuto una decisione di rimpatrio. Allora, colleghi del PD, non è che le decisioni europee vi vanno bene solo quando bisogna riarmare la Germania (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Vi devono andare bene anche in questi casi!
Presunta violazione degli articoli 2, 24 e 111 della Costituzione, per discriminazione degli stranieri trattenuti nei centri albanesi: i colleghi affermano che il trattenimento in territorio albanese, gestito dalle autorità italiane, applicando esattamente le stesse norme applicate in Italia, costituirebbe una discriminazione ai danni di alcuni emigranti. Lo affermano, appunto, ma non lo motivano, perché non riescono a motivarlo. Si è infatti già ampiamente discusso di questo in occasione della ratifica dell'Accordo nella seduta del 23 gennaio 2024 e si è già sgombrato il campo da ogni dubbio: il fatto che il trattenimento si svolga in territorio albanese, ma gestito da autorità italiane, applicando le nostre leggi, è garanzia assoluta di assenza di discriminazione. Basti pensare che, all'articolo 6, comma 7, del Protocollo, si prevede che il trattenimento rispetti i diritti e le libertà fondamentali dell'uomo, conformemente al diritto internazionale, e che l'articolo 4 della legge di ratifica...
PRESIDENTE. Concluda.
LAURA RAVETTO (LEGA). ...stabilisce, innanzitutto, che si applica agli stranieri collocati in Albania la normativa italiana e, segnatamente, la Turco-Napolitano, la Bossi-Fini e i provvedimenti discendenti.
Sì, concludo, Presidente. La verità è che i colleghi d'opposizione non hanno alcun dubbio di costituzionalità su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e stanno ritentando - e ripeto al collega Grimaldi “ritentando”, perché non ci avete mai fermati e non ci fermerete, in nome dei cittadini italiani - di impedire…
PRESIDENTE. Deve concludere.
LAURA RAVETTO (LEGA). ...a questo Governo, purtroppo anche insieme ad alcuni giudici, di fermare i flussi irregolari e di questo risponderete agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto secondario superiore “Carlo Emilio Gadda”, di Fornovo di Taro, in provincia di Parma, che partecipano oggi alla giornata di formazione qui a Palazzo Montecitorio; sono presenti in tribuna ad assistere ai nostri lavori. Grazie e tanta fortuna (Applausi).
Ha chiesto di parlare il deputato Vinci. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Leggendo queste pregiudiziali, si vede come le opposizioni si siano sbizzarrite nel provare ad attaccare, ancora una volta, il Governo - su cosa? - su un loro cavallo di battaglia, cioè l'appoggio all'immigrazione indiscriminata nei confronti dell'Italia, perché quando si parla di immigrazione clandestina la prima cosa che fa l'opposizione è riunirsi e provare ad impedire che questo Governo ponga fine all'immigrazione. Vado a leggere, sempre per completezza e per far capire anche a chi ci ascolta, non solo in quest'Aula, che cosa viene dichiarato.
Allora, cosa si contesta? Parto dalla pregiudiziale dei 5 Stelle: “si prevede, infatti, la possibilità di trasbordare, presso la struttura per il rimpatrio situata nella località di Gjader, anche gli stranieri, su suolo italiano, destinatari di provvedimenti di trattenimento convalidati o prorogati in quanto già destinatari di una decisione di rimpatrio, ma il centro per i rimpatri di Gjader doveva essere destinato, in origine, solo ed esclusivamente ai richiedenti asilo, provenienti da Paesi di origine sicuri, soccorsi in acque internazionali da navi militari italiane, maschi, adulti, non vulnerabili, denegati con un provvedimento non impugnabile, o comunque non sospeso, e dunque in attesa di rimpatrio”.
Mi chiedo dove i firmatari di questa pregiudiziale abbiano letto che le persone immigrate, che verranno riportate nel CPR, non sono, come già previsto, maschi, adulti, non vulnerabili, anche perché sarebbe proibito portare i minorenni e da nessuna parte sono escluse queste categorie.
Quindi il grosso problema che ha l'opposizione, e che successivamente viene riportato anche nella pregiudiziale del Partito Democratico, è soprattutto che non vi siano i diritti, non vi sia il diritto di difesa dell'immigrato clandestino che arriva nel nostro Paese. Solo che questa storia, in quest'Aula, si è già sentita; si è già sentita qualche mese fa, quando ci accusavano, portando direttamente dalle acque internazionali degli immigrati in un CPR in Albania, che questi non avessero avuto accesso alla possibilità di difesa in Italia.
Cosa fa il Governo? Il Governo non porterà chi è trovato in acque internazionali, ma chi è già stato in Italia, ha avuto la possibilità di difendersi in Italia, è stato destinatario di un provvedimento definitivo di espulsione fatto e nato in Italia, dandogli la possibilità di difesa, proprio quello per cui fino ad oggi ci contestavano questa procedura di apertura di un CPR in Albania. Quindi, abbiamo dato tutte le garanzie che nelle scorse pregiudiziali di costituzionalità le opposizioni ci chiedevano e oggi non va più bene. Non va più bene perché, avendo noi cambiato il provvedimento, l'esatto adempimento di quello che hanno detto pochi mesi fa diventa ingiusto; quello che avevano chiesto glielo abbiamo di fatto dato, non certo per volontà dell'opposizione, ma per riuscire a trovare una metodologia efficace per i rimpatri, e a loro, alle opposizioni, oggi questo non va bene, cioè l'esatto contrario. Quindi, direi un atteggiamento, come sempre, poco propositivo, ma sempre di opposizione dura senza una motivazione reale.
Si contesta poi che vi sia la possibilità di portare gli espulsi, per effettuare i rimpatri, attraverso un aeroporto in Albania. Beh, cosa volete che prevedesse e che specificasse questo provvedimento? Che li portiamo in Albania e poi, per effettuare il rimpatrio, li riportiamo in Italia da un aeroporto italiano? Questa è solo una specifica. Chiaramente, trovandosi ai fini del rimpatrio in territorio albanese, si autorizza anche che il rimpatrio sia effettuato da un aeroporto albanese, senza dover riportare in un aeroporto italiano chi è già oggetto di un provvedimento definitivo di espulsione.
Queste sono solo alcune delle motivazioni che ci spingono, anche questa ennesima volta, a votare contro queste pregiudiziali, ma vi è un passaggio da sottolineare, in quanto, addirittura, nella prima delle pregiudiziali vi è l'indicazione “non è chiaro dove e quale sia l'emergenza che la sospinge a farlo:” - cioè un decreto - “se sussiste (ancora) un'emergenza”. Allora, ringraziamo perché, se oggi l'emergenza è meno forte, e questo ci viene riconosciuto addirittura dal MoVimento 5 Stelle, che dice che l'emergenza ad oggi è meno forte e lo mette in una pregiudiziale, vi ringraziamo, ma non è sicuramente merito vostro, ma dell'opera del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Alfonso Colucci ed altri n. 1, Zanella ed altri n. 2 e Bonafe' ed altri n. 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Seguito della discussione della proposta di legge: Foti ed altri: “Modifiche alla legge 14 gennaio 1994, n. 20, e altre disposizioni nonché delega al Governo in materia di funzioni della Corte dei conti e di responsabilità amministrativa e per danno erariale” (A.C. 1621-A) e dell'abbinata proposta di legge: Candiani ed altri (A.C. 340).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1621-A: “Modifiche alla legge 14 gennaio 1994, n. 20, e altre disposizioni nonché delega al Governo in materia di funzioni della Corte dei conti e di responsabilità amministrativa e per danno erariale” e dell'abbinata proposta di legge n. 340.
Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Alfonso Colucci ed altri n. 1, Zanella ed altri n. 2 e Gianassi ed altri n. 3.
(Esame di questioni pregiudiziali di costituzionalità - A.C. 1621-A e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo, quindi, all'esame delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate.
Avverto che i tempi per il relativo esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale.
Ricordo che a norma dell'articolo 40, comma 4, primo periodo, del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione.
In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà, ai sensi articolo dell'articolo 40, comma 4, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate.
La deputata Alifano ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Alfonso Colucci ed altri n. 1, di cui è cofirmataria.
ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi, colleghi e colleghe, ci troviamo a esaminare un vero e proprio pasticcio normativo - così vorrei definirlo - che ha l'ambizione di riformare un organo, la Corte dei conti, previsto dalla Costituzione; ma non solo previsto dalla Costituzione, perché ha un altissimo compito, che è quello del controllo del corretto utilizzo dei soldi dei cittadini. Ebbene, questo provvedimento ne vuole proprio stravolgere la natura e le funzioni. Il corretto controllo dei soldi dei cittadini, cari colleghi, rappresenta un presidio dello Stato democratico, è bene ricordarlo. Noi prevediamo questa…
PRESIDENTE. Colleghi! Chiedo scusa, deputata Alifano.
ENRICA ALIFANO (M5S). Se posso continuare, Presidente…
PRESIDENTE. Colleghi, non è che ci sia un divieto di parlare, basta spostarsi e andare fuori dall'Aula. Non è obbligatorio ascoltare, sicuramente è obbligatorio rispettare i colleghi che parlano. Prego, prosegua.
ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Spero che qualcuno abbia la volontà e la pazienza di ascoltare le mie parole, perché stiamo parlando di un provvedimento veramente importante, tra l'altro. Con questa pregiudiziale noi vogliamo rimarcare che questo disegno di legge viola in più punti la nostra Carta fondamentale, ma finisce anche con ledere i diritti dei cittadini, perché ne lede le risorse, perché le risorse pubbliche, le risorse dello Stato e degli altri enti pubblici appartengono ai cittadini, appartengono alla collettività.
E partiamo, innanzitutto, dalla modifica prevista da questo provvedimento all'attività consultiva e di controllo della Corte dei conti. Orbene, si ampliano le fattispecie di atti sottoposti per legge al controllo preventivo di legittimità, ma si individuano anche fattispecie in cui questo controllo può essere, in maniera facoltativa, richiesto dagli enti. E perché? Perché i funzionari pubblici potranno richiedere pareri alla magistratura contabile, anche in virtù di questo provvedimento, su fattispecie concrete.
Ebbene, in Commissione c'è stata una riformulazione di questo inciso e si è precisato che questo parere potrà essere richiesto su questioni giuridiche applicabili a fattispecie concrete, ma in realtà si finisce comunque a chiedere un parere su casi concreti, in violazione dei principi fondamentali che regolamentano la Corte dei conti, e in questo modo ne verrà snaturata assolutamente la funzione. Questa previsione minerà la terzietà e la neutralità della magistratura contabile, che diventerà una specie di co-gestore della cosa pubblica, dell'amministrazione pubblica, cosa che è in violazione palese del disposto dell'articolo 97 della Costituzione. Ma perché questa previsione?
Perché viene riconosciuto alla Corte dei conti di inserirsi in modo così massiccio nei processi decisionali della pubblica amministrazione? Perché, poi, i pubblici funzionari dovrebbero richiedere pareri facoltativi su casi concreti? Perché? Perché decorso il termine brevissimo di 30 giorni dalla richiesta di parere su un atto, posta da un pubblico funzionario, anche se questa richiesta non venga evasa, anche nel caso in cui non venga presa in considerazione - e, purtroppo, in molti casi sarà così, perché la Corte dei conti verrà subissata da una miriade di richieste - si formerà una conformità fittizia del parere non espresso a quello richiesto, attraverso una sorta - udite, udite, è un novum nel panorama giuridico - di silenzio assenso. Di fatto, il responso di un organo giurisdizionale in questo caso si forma attraverso il silenzio assenso, che è un'abnormità nel nostro panorama giuridico. Questa fictio di conformità che cosa comporterà? Comporterà una patente di legittimità dell'atto e, di conseguenza, l'esonero totale della responsabilità del richiedente, uno scudo erariale che funzionerà anche nelle ipotesi di colpa grave.
Ma non è finita qui. I pubblici funzionari che avessero cagionato un danno alla collettività - altra disposizione di questo incredibile provvedimento, vorrei proprio sottolineare l'aggettivo, inaspettato; sono stati tra l'altro auditi nel corso dell'esame in Commissione i magistrati contabili che hanno manifestato tutta la loro contrarietà, ma non sono stati presi assolutamente in considerazione - ne risponderanno nel tetto massimo del 30 per cento del danno accertato o al più con due annualità di stipendio. Viene posto un limite alla responsabilità e anche questo è totalmente in contrasto con i principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tutto questo, insieme all'obbligo assicurativo, che cosa comporterà? Una totale deresponsabilizzazione dei pubblici funzionari e ciò in violazione dell'articolo 28 della Costituzione.
Dunque, lo scopo, nemmeno malcelato, di questo provvedimento è di giungere alla non punibilità e, dunque, alla vera e propria impunità dei pubblici funzionari e alla non punibilità anche delle colpe gravemente colpose degli amministratori pubblici, con la scusa di porre rimedio alla paura della firma. Un tema sicuramente importante che sarebbe stato opportuno affrontare, ma non in questo modo, non stravolgendo un organo che è stato previsto dalla nostra Carta fondamentale. Bisognava, invece, procedere a una riforma della pubblica amministrazione che premiasse, per l'appunto, il merito, l'impegno attraverso le giuste premialità e non già in questo modo, così come invece si è proceduto, perché tutto ciò avrà delle ricadute, signor Presidente, importanti sulla gestione della cosa pubblica e, in ultima analisi, anche sul carico fiscale che cittadini e imprese pagano, di cui sono gravati e, alla fine, sulla stessa erogazione dei servizi che spettano alla collettività.
Tutto ciò, ovviamente, in spregio al principio del buon andamento della pubblica amministrazione e dell'equilibrio dei bilanci, che sono principi descritti e riportati in Costituzione agli articoli 97 e 81.
Ma vi è ancora di più, perché questo provvedimento, cari colleghi, non manca di stupire; ma non ci ha stupito perché alla fine siamo costretti ad aspettarci qualsiasi cosa da questa maggioranza. Con un emendamento presentato all'ultimo momento in Commissione, oltre ai pubblici funzionari si è pensato anche ai politici. Poteva mai mancare una cosa del genere? Si è previsto per la classe politica che, quando i loro atti sono vistati dagli uffici tecnici, ebbene si presume la loro buona fede fino a prova contraria e fatti salvi i casi di dolo. Presidente, ma mi sembra normale: ci sarebbero ipotesi delittuose in caso contrario. È ovvio che il dolo non venga previsto in questa dinamica, ma tutto ciò con buona pace del principio di eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge. Un vero e proprio passaporto verso l'illegalità della classe politica e dei funzionari pubblici, ma vi è di più.
Per raggiungere questo scopo si è pensato anche di depotenziare la Corte dei conti nella funzione prettamente giurisprudenziale, casomai qualcuno finisse, incappasse in un procedimento: si è pensato di violare l'autonomia dei giudici contabili in palese violazione dell'articolo 100 della Costituzione. L'articolo 3, inserito sempre nel corso del dibattito in Commissione, conferisce delega al Governo per riorganizzare e riordinare le funzioni della Corte nel segno, ancora una volta, di riscriverne completamente l'impianto con il contenimento delle figure apicali e sub-apicali; con il riconoscimento di un ruolo unico dato al procuratore generale, che potrà avocare le istruttorie delle procure territoriali, che potrà accedere attraverso strumenti informatici agli atti dei procedimenti svolti…
PRESIDENTE. Concluda.
ENRICA ALIFANO…in sede territoriale - Presidente, un attimo -, che dunque avrà un super potere e potrà alla fine inserirsi in tutti i procedimenti che sono in carico ai magistrati delle corti che operano sul territorio. Tutto ciò in violazione del principio, sancito dall'articolo 100 della Costituzione, di autonomia e di indipendenza della magistratura.
PRESIDENTE. La ringrazio.
ENRICA ALIFANO (M5S). Io, Presidente, vorrei che questa Camera riflettesse prima che si abbatta la scure della Corte costituzionale per la violazione palese da parte di questo provvedimento di tutti i principi, di tutti gli articoli, che ho citato, della nostra Carta fondamentale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), lamentando ancora che è la nostra tradizione giuridica ad essere violata, è la stessa divisione dei poteri, signor Presidente, la stessa divisione dei poteri e, alla fine, lo stesso assetto democratico del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Il deputato Dori ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Zanella ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Ogni volta che qui in Aula discutiamo le questioni pregiudiziali, l'abbiamo sentito anche in quella precedente, l'unica argomentazione - chiamiamola argomentazione - che arriva dai banchi della maggioranza è che le stesse, le questioni pregiudiziali, verrebbero presentate dalle opposizioni con finalità meramente ostruzionistica. Di fatto, però, la maggioranza non entra mai nel merito delle questioni poste, anche perché è evidente che - almeno questo sì - sono perfettamente consapevoli che i provvedimenti che, poi, giungono qui in Aula sono palesemente incostituzionali.
Nel caso specifico di questo provvedimento, le norme violate certamente sono almeno gli articoli 28 e 97, comma secondo e comma terzo della Costituzione. L'articolo 28 - lo ricordo - afferma che “I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti”. All'articolo 97, comma terzo, della Costituzione si afferma che “nell'ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari”, con riferimento chiaramente ai principi contenuti nel comma precedente, nell'articolo e nel comma secondo dell'articolo 97, ovvero i principi di buon andamento e imparzialità dell'amministrazione.
Ecco, quindi, che ogni limitazione o regolazione della responsabilità dovrebbe essere sempre soppesata con cura - cosa che non avviene minimamente con questo provvedimento -, proprio in considerazione di questi principi costituzionali. Ecco, questa cura, questa prudenza devono essere ancora maggiori quando si parla di responsabilità attinenti all'integrità delle risorse pubbliche, dei fondi pubblici, alla sanità, diciamo così, del bilancio dello Stato, che è a tutti gli effetti un bene pubblico.
L'approvazione, invece, come sta predisponendo la maggioranza e il Governo, di questo provvedimento, di norme che sono quindi volte alla limitazione della responsabilità ai soli casi di dolo, a tutti gli effetti conduce a quella che potremmo definire una sorta di leggerezza nell'adozione di provvedimenti amministrativi, con un prevedibile incremento del contenzioso dinanzi ai tribunali (ai TAR e al Consiglio di Stato), con l'effetto opposto rispetto agli intendimenti, almeno teorici e ideali, della maggioranza, che portano a un rallentamento e in alcuni casi addirittura a un blocco totale dell'azione amministrativa.
Non è quindi davvero da escludersi che, a fronte di questo allentamento della responsabilità alle sole ipotesi di dolo e di richiesta di parere o controlli preventivi di legittimità, si assisterà, a tutti gli effetti, a un incremento di quella che viene definita burocrazia difensiva. Infatti, i soggetti con maggiore responsabilità, cioè quelli gerarchicamente sovraordinati, quelli preposti ai controlli interni, potrebbero ricorrere a dismisura alle verifiche preventive, alle richieste di parere, ai controlli preventivi facoltativi, oltre che a richieste di chiarimento ai soggetti agenti responsabili dei procedimenti, quindi prima, durante e anche successivamente l'azione amministrativa, proprio per non incorrere, in prospettiva futura, in una responsabilità.
Tra l'altro, anche la Corte costituzionale, già con la sentenza n. 132 del 2024, ha escluso che il legislatore possa prevedere a regime la cancellazione della colpa grave quale elemento psicologico della responsabilità amministrativa, cosa che, invece, con questo provvedimento portano avanti il Governo e la maggioranza, ammettendo invece - quindi, secondo la Corte costituzionale -, solo per fattispecie o per periodi e condizioni particolari la sola responsabilità amministrativa per dolo. In particolare, la Corte ha ritenuto che, per mettere ordine nella disciplina della responsabilità amministrativa, il legislatore debba comunque prevedere una tipizzazione della colpa grave - così testualmente la Corte costituzionale -, elementi che, in questo provvedimento, sono invece del tutto assenti.
Quindi, alla luce di queste disposizioni, non solo vi sarebbero aree del tutto sottratte all'ambito della responsabilità amministrativa, ma soprattutto, grazie alla previsione anche di un limite quantitativo in sede di un'eventuale condanna, si pone a priori a carico dell'amministrazione e della collettività il restante dei danni erariali.
Ancora più discutibile è l'ampliamento della funzione consultiva della Corte dei conti, in prospettiva tranquillizzante per gli enti appaltanti, poiché, in questo modo, si determina una sorta di cogestione degli affari, intrecciando indebitamente gli ambiti di competenza della Corte dei conti. Tutto ciò non è nemmeno supportato da un adeguato finanziamento e da un potenziamento delle strutture, anche territoriali, della Corte dei conti, che quindi, soprattutto anche alla luce dello strumento del silenzio-assenso, si troverebbero intasate rispetto a tutta una serie di richieste che invece, di fatto, sarà approvata con lo strumento del silenzio-assenso.
Quindi, a nostro parere, questo provvedimento, a tutti gli effetti si pone al di fuori del sistema ordinamentale, come previsto dalla Corte costituzionale, soprattutto alla luce di quei due articoli (28 e 97) che ho poco fa citato. L'impressione - sì, chiamiamola impressione - è che quindi il provvedimento serva solo per mandare al macero alcuni procedimenti che magari coinvolgono vari politici; così però si va a infrangere un equilibrio istituzionale che vede nella Corte dei conti, nelle sue articolazioni territoriali e nella magistratura contabile un vero e proprio presidio di legalità, di tutela del cittadino che, in realtà, con questo provvedimento, sarà più debole nei confronti degli abusi della pubblica amministrazione. Dobbiamo riscontrare come questo pare, a tutti gli effetti, il secondo passo, forse quello definitivo, dopo l'abrogazione dell'abuso d'ufficio, proprio di tutela di una sorta di scudo per i colletti bianchi, creando spazi di impunità. Veramente male, male con questo provvedimento, perché si fa carta straccia della nostra Costituzione.
Per questi motivi, come Alleanza Verdi e Sinistra, non possiamo far altro che votare a favore delle questioni pregiudiziali presentate per non procedere all'esame di questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Il deputato Gianassi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 3.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche il gruppo del Partito Democratico ha presentato una questione di pregiudizialità costituzionale, perché riteniamo che questa iniziativa legislativa contenga previsioni e disposizioni che violano, in modo netto, la Carta costituzionale. Abbiamo già espresso i nostri motivi di critica nella discussione generale, lo faremo negli emendamenti di merito che abbiamo presentato in Aula, oggi e domani, e anche nella dichiarazione di voto.
Questo intervento si ascrive alla politica di attacco della destra e del Governo nei confronti della magistratura, resa del tutto evidente e trasparente anche dalle incredibili parole del Sottosegretario Mantovano che, ancora una volta, ha attaccato l'autonomia e l'indipendenza della magistratura garantite, tutelate e protette dalla Carta costituzionale. È stata attaccata la magistratura ordinaria, oggi tocca alla magistratura contabile, che osò svolgere il suo lavoro di guardiano dei conti pubblici, criticando alcuni scarsi risultati in materia di PNRR. A seguito di quelle denunce istituzionali circostanziate e di merito, è stata attivata un'iniziativa legislativa dall'allora capogruppo del partito di Fratelli d'Italia Foti, oggi Ministro della Repubblica.
Ancora una volta, l'obiettivo è attaccare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, contabile in questo caso, anch'essa tutelata dalla Carta costituzionale. Sono molti i motivi di merito che ci inducono a esprimere una forte contrarietà: la riscrittura del concetto di colpa grave, in modo peraltro contraddittorio con quanto già fatto dal legislatore nel codice degli appalti; la restrizione del quantum risarcitorio a seguito di illecito contabile; l'effetto di pietra tombale che viene riconosciuto al parere preventivo e che si estende anche agli atti successivi; la sottoposizione del procuratore territoriale al principio di gerarchia verso il procuratore generale (e molti altri temi che affronteremo dopo).
Però, con riferimento alla questione pregiudiziale - poiché spesso la maggioranza e la destra sostengono che dimentichiamo di indicare con precisione i motivi di critica costituzionale -, in questo intervento mi permetto di indicare dieci norme che violano la Costituzione; a dircelo sono stati autorevoli relatori intervenuti nel corso delle audizioni, dal presidente della Corte dei conti al procuratore generale, dall'Associazione nazionale dei magistrati contabili, agli esponenti del mondo dell'accademia italiana: tutti hanno contribuito ai lavori della Commissione, evidenziando profili di incostituzionalità, rispetto ai quali la maggioranza si è girata dall'altra parte.
Innanzitutto, questa norma contiene una legge delega a favore del Governo a riorganizzare l'attività della Corte. Se certamente è possibile per il Governo esercitare un'azione di riforma organizzativa, non può farlo, però, violando i principi di autonomia e di indipendenza della Costituzione, previsti agli articoli 100, 103, 107 e 108 e, in particolare, la delega deve contenere principi e criteri non generici, come in questo caso, ma estremamente rigorosi. Essendo, invece, clamorosamente generici, siamo, già in questo caso, in presenza di una violazione dei principi costituzionali sulla legge delega.
In secondo luogo, all'interno sempre della legge delega è prevista la promiscuità delle sezioni della Corte dei conti che, com'è noto, lavora tramite funzioni consultive, di controllo e giurisdizionali. Queste funzioni sono diverse e distinte e non possono essere organizzate in modo promiscuo, perché, in questo caso, qualora si arrivasse a confondere la funzione giurisdizionale, da un lato, con la funzione di controllo e consultiva, dall'altro, avremmo effettuato, anche in relazione a quanto più volte ha detto la Corte costituzionale, una violazione di principi costituzionali: l'articolo 111 della Costituzione sul principio di terzietà del giudice, l'articolo 25 della Costituzione sul giudice naturale precostituito per legge, nonché il principio di inamovibilità dei magistrati previsto dall'articolo 107 della Costituzione. C'è poi un'altra norma che rappresenta una violazione grave dei principi costituzionali, laddove nella delega si prevede la funzione nomofilattica delle sezioni riunite della Corte dei conti nei confronti dei procuratori.
Se certamente è un bene che venga esercitata questa funzione unificante dell'interpretazione giurisprudenziale da parte delle sezioni riunite, essa non può svolgere una funzione obbligatoria nei confronti del procuratore, che è una parte del processo e non è sottoposto a questo obbligo. Questa norma, dunque, rappresenta anch'essa la violazione di un principio costituzionale.
È grave, altresì, che nella legge delega sia prevista una gerarchizzazione delle procure, in particolare con la sottoposizione del magistrato territoriale regionale nei confronti di quello generale. Si viola l'autonomia del magistrato requirente, prevista dall'articolo 108 della Costituzione.
Così come sono incostituzionali le previsioni del visto a pena di nullità sull'indagine da parte del procuratore generale e dell'avocazione delle indagini in caso non si uniformi alle direttive del superiore gerarchico. Insomma, attraverso questo intervento, si viola il principio di autonomia e indipendenza dei procuratori.
Un quinto punto che determina un conflitto costituzionale riguarda le nuove regole sul controllo concomitante, perché con disposizione normativa voi sottraete la programmazione del controllo al competente ufficio e ciò, attraverso, appunto, la sottrazione all'iniziativa dell'organo di controllo, rappresenta un vulnus alla sua indipendenza che è, anch'essa, garantita dall'articolo 100 della Costituzione.
Ancora, sesto motivo di incostituzionalità: la violazione dei principi di trasparenza, laddove con il regime di pubblicità contenuto nella previsione normativa voi andate a violare, ancora una volta, l'articolo 100 della Costituzione.
Come settimo motivo di incostituzionalità vi evidenziamo la riscrittura del principio della colpa grave. Ora, se la Corte costituzionale ha detto che sono possibili esclusioni temporanee o connesse a situazioni particolari della colpa grave - e quindi provvisorie o limitate - ha detto, altresì, che non sono possibili esclusioni a tempo indeterminato, istituzionalizzate. La vostra scelta, invece, in questo provvedimento - organizzata a livello ordinamentale - è una previsione che limita l'operatività della colpa grave. Anch'essa viola gli orientamenti costituzionali della Corte costituzionale, peraltro espressi recentemente anche con la sentenza n. 132 del 2024.
Ulteriore motivo di incostituzionalità, l'ottavo che vi segnaliamo, è quello relativo al quantum del risarcimento. Prevedendo due limiti - uno corrispondente alla retribuzione del funzionario pubblico che ha commesso l'atto illecito, l'altro al 30 per cento del valore del danno - e cumulando questi due principi, voi effettuate, nel provvedimento, una radicale riduzione del risarcimento. Anch'esso rappresenta un motivo di incostituzionalità, laddove la Corte costituzionale ha detto che non è legittima la generalizzazione di una misura generale - per l'appunto - di introduzione di un limite massimo del risarcimento.
Ancora, un altro motivo di incostituzionalità sta dentro la definizione che avete dato del silenzio assenso, perché il silenzio assenso non è compatibile con le caratteristiche del parere preventivo di legittimità svolto dalla magistratura contabile: “Secondo costante giurisprudenza della Corte costituzionale (…) il controllo preventivo consiste nell'applicazione terza e imparziale della legge” e pertanto non è possibile applicare l'istituto del silenzio assenso allo svolgimento delle funzioni magistratuali.
Da ultimo segnaliamo anche la violazione, per non farci mancare niente, di regolamenti europei, in particolare quello sulla tutela della riservatezza delle banche dati; peraltro, un tema attualissimo rispetto all'evidenza di un sistema pubblico colabrodo rispetto alle banche dati e basta leggere sui giornali anche i fatti incredibili di oggi. Il regolamento europeo prevede la protezione delle banche dati, ma voi, nella legge delega, attribuite al procuratore generale la possibilità di attingere i dati, in tempo reale, su qualunque indagine vi sia su tutto il territorio nazionale.
Allora, prima una collega della Lega ha detto che le nostre questioni di pregiudizialità costituzionale poco afferiscono all'evidenziazione di difetti costituzionali. Ve ne abbiamo individuati dieci che vi erano stati evidenziati nel corso delle audizioni - ripeto - da autorevoli figure tecniche, che non possono essere tacciate di estremismo o di pregiudizialità ostile nei confronti del Governo.
Ve ne siete, come al solito, disinteressati e oggi portate in Aula un provvedimento che rappresenta la demolizione della Corte dei conti, perché siete allergici agli organi di controllo autonomi e indipendenti rispetto al Governo, ma che finirà - ancora una volta, come vi è già successo - per infrangersi nei confronti di coloro che sono custodi della legittimità costituzionale. Cercate, quando succederà, di non dire che i magistrati sono brutti, cattivi e rossi. Semplicemente, applicano i principi della nostra Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gentile. Ne ha facoltà.
ANDREA GENTILE (FI-PPE). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, le pregiudiziali di costituzionalità presentate dalle opposizioni criticano fortemente il provvedimento all'attenzione dell'Aula in questi giorni, focalizzandosi sull'affievolimento del ruolo della Corte dei conti quale garante degli interessi finanziari del Paese, così come del ruolo dei magistrati, attraverso il divieto del passaggio tra funzione giudicante e funzione requirente, oltre agli asseriti effetti negativi che risulterebbero prodotti da quello che è stato definito un salvacondotto per gli amministratori politici.
In risposta a tali affermazioni, voglio evidenziare che il divieto di passaggio dalle funzioni requirenti alle funzioni giudicanti non è un attacco alla Corte dei conti né un indebolimento dei controlli. È, al contrario, una scelta di civiltà giuridica sintomatica di un rafforzamento delle regole che restituisce certezza e razionalità al sistema. Un sistema nel quale chi controlla non può anche giudicare, dopo anni, con criteri mutati e a fatti ormai conclusi.
In merito, poi, alle scelte operate con riguardo alla tipizzazione dell'elemento soggettivo, anch'esse fortemente criticate, si rileva che già i Governi precedenti, compresi quelli sostenuti da forze politiche oggi all'opposizione, avevano riconosciuto l'insostenibilità dell'impianto vigente, tanto da introdurre una specifica disposizione per proteggere i pubblici dipendenti nell'ambito del PNRR. E la Corte costituzionale ha avallato questa scelta, affermando non solo la piena legittimità della norma, ma anche la necessità di contemperare controllo e azione amministrativa, respingendo le censure di illegittimità costituzionale sollevate nei confronti del cosiddetto scudo erariale.
E, ancora, la Corte ha svolto un'analisi ricostruttiva dell'evoluzione dei caratteri della responsabilità amministrativa in generale e del suo elemento soggettivo più in particolare, rilevando, proprio alla luce del contesto istituzionale giuridico ed economico, l'esigenza di una complessiva revisione della sua disciplina da parte del legislatore, ponendo l'attenzione su alcune possibili sfere di intervento poi pienamente recepite nel costrutto normativo di cui oggi discutiamo in quest'Aula. E, si badi bene, su questo vi è copiosa giurisprudenza della Corte costituzionale, poiché tale opera di bilanciamento è chiaramente rimessa alla discrezionalità del legislatore, con il solo limite della non manifesta irragionevolezza e arbitrarietà della scelta.
Altro punto da evidenziare è quello che attiene al superamento di un blocco decisionale, che negli ultimi anni ha preso sempre più piede all'interno della pubblica amministrazione. Un atteggiamento di cautela estrema che induce molti pubblici funzionari ad evitare decisioni, anche se chiaramente orientate al perseguimento dell'interesse pubblico, per timore di conseguenze sul piano contabile o giudiziario: l'annoso fenomeno noto come burocrazia difensiva. Questo provvedimento, al contrario, intende rendere più fluida e coraggiosa l'azione amministrativa, liberando i pubblici amministratori dal timore di assumere responsabilità nell'interesse collettivo.
In definitiva, con tale proposta di legge, il Parlamento esercita pienamente la propria prerogativa costituzionale, quella di intervenire con responsabilità e lungimiranza sull'organizzazione dei pubblici poteri per garantire il buon andamento e l'imparzialità della pubblica amministrazione, come richiesto dal disposto di cui all'articolo 97 della nostra Costituzione.
È una scelta chiara, una scelta trasparente, ispirata a criteri di ragionevolezza, che risponde a un'esigenza concreta: liberare l'azione amministrativa da quei freni e da quelle distorsioni che negli ultimi anni hanno spesso paralizzato la macchina burocratica dello Stato.
Forza Italia ha sempre creduto in uno Stato che funzioni, in un'amministrazione capace di decidere, di assumersi le responsabilità e di agire in tempi certi. Ecco perché sosteniamo, con convinzione, questa innovazione legislativa, che si innesta nel più ampio solco di riforme liberali che connotano l'azione di questo Governo a garanzia del cittadino e dei soggetti che operano nella pubblica amministrazione, quelle grandi riforme che la Nazione aspetta da decenni, da sempre propugnate con forza dal nostro movimento politico e dal nostro presidente Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Per tali ordini di ragioni annuncio il voto contrario di Forza Italia alle pregiudiziali di costituzionalità poste in quest'Aula oggi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Candiani. Ne ha facoltà.
STEFANO CANDIANI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Faccio un intervento per dare la motivazione del parere contrario del gruppo Lega rispetto alle pregiudiziali presentate dalle opposizioni. Peraltro, ovviamente, legittimamente le opposizioni presentano delle pregiudiziali, ma mi arrischierei nel raccomandare un pochino più di attenzione per non inserire dei criteri o, comunque, dei pregiudizi nella pregiudiziale che nulla hanno a che fare poi con il merito dell'argomento, ma che sono sostanzialmente inseriti per creare ostruzione rispetto a una volontà di riforma che l'intero Paese ha già più volte espresso e anche in più legislature. Tra l'altro, ricordo di essere stato anche il primo firmatario di una proposta di legge che è abbinata a questo provvedimento, che nella precedente legislatura raccolse al Senato la sottoscrizione di tutti i capigruppo di maggioranza e di opposizione, eccezion fatta per i 5 Stelle che, come si sa, di esperienza amministrativa rispetto agli altri gruppi ne possono vantare meno.
Presidente, partirei dall'ultima, perché nella pregiudiziale, presentata da Gianassi, Serracchiani, Di Biase eccetera, si fa riferimento alla delega che incide sulla funzione nomofilattica delle sezioni riunite disciplinata dall'articolo 11 del codice di giustizia contabile, prevedendo un'inammissibile estensione del potere nomofilattico nei confronti dell'attività requirente del pubblico ministero contabile, in violazione del principio di autonomia della funzione requirente.
Premesso che - e lo dico ovviamente a beneficio di chi magari nella materia ci si sta avventurando da poco - la nomofilachia non è una malattia, ma è un principio corretto con il quale si dovrebbero evitare, quantomeno, differenti interpretazioni o distonie nell'applicazione della norma - ma questo non ha nulla a che fare con quello che è inserito nel provvedimento che stiamo presentando per la votazione in Parlamento -, al contrario viene dato un criterio per il quale si deve evitare che ci siano condizioni differenti e, quindi, trattamenti differenti per i cittadini a parità di normativa.
Di più, viene richiamata la delega al Governo contenuta nell'articolo 3 della legge, indicando che la delega non contiene criteri sufficientemente determinanti per la riorganizzazione di un organo di rilevanza costituzionale, in violazione dell'articolo 76 della Costituzione; è giusto, però bisogna andare a vedere l'articolo 76, il quale recita: “L'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti”. Mi conforta, Presidente, verificare che nella proposta di legge l'articolo 3, ovvero i criteri indicati dal Parlamento al Governo per l'esercizio della delega, consta di ben 9 commi e 16 capoversi che, se volessimo contare a livello quantitativo, corrispondono più o meno a 7 facciate. Allora, se qui si dice che non ci sono i criteri e che non sono stati ben definiti, si sta leggendo un altro testo di legge, non certamente questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ci sono questioni che, andando nel merito, proprio non sussistono. Ci sono poi dei richiami: anche qua, quando si scrive una pregiudiziale - lo do come consiglio - inserire, scrivendolo, che sarebbe preferibile lasciare che sia la Corte stessa eccetera; stiamo parlando di una pregiudiziale di costituzionalità, non di un desiderata, non di un argomento sul quale l'opinione può essere differente, perché sennò facciamo politica e non modifichiamo in questo caso le normative.
Lo stesso vale, Presidente, per il richiamo fatto all'articolo 76 nella pregiudiziale presentata dall'onorevole Colucci e altri, nel quale si richiama l'esercizio della delega: stesso ragionamento. O ancora, il richiamo dell'articolo 97 - e chiudo, Presidente - dove si dice che l'espansione della funzione consultiva, in particolare ove è disposta su fattispecie concrete, viola la riserva di amministrazione sancita dall'articolo 97 della Costituzione, prefigurando un'ipotesi di cogestione e ingerenza di un organo giurisdizionale nell'attività della pubblica amministrazione.
Presidente, chiudo facendo presente agli amici 5 Stelle che esiste anche un articolo 120 nella Costituzione che prevede che la legge definisce le procedure atte a garantire che i poteri sostitutivi siano esercitati nel rispetto del principio di sussidiarietà e, sottolineo, del principio di leale collaborazione. Questo è il criterio che si trova nella proposta di legge che abbiamo fatto; nulla che scardini i rapporti tra i poteri dello Stato, ma certamente una necessità di aggiornare una normativa senza inserire nessun criterio di incostituzionalità ma, al contrario, principi di leale collaborazione. Per queste ragioni, Presidente, voteremo contro le pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Colleghi, anche a dispetto dei miei continui richiami, devo constatare che il brusio in Aula continua e disturba gli oratori. Anche a seguito della lettera inviata in data odierna dal Presidente della Camera ai presidenti dei gruppi, proprio su tale specifica questione, mi vedo quindi costretto a invitare questi ultimi o, in loro vece, i delegati d'Aula ad adoperarsi perché i deputati non si intrattengano in conversazioni rumorose e tali da compromettere il corretto svolgimento del dibattito.
Vale la stessa cosa per atteggiamenti irrispettosi, per chi dà le spalle, per i capannelli che si affastellano a destra e a sinistra, per le persone che salgono e scendono le scale andando a visitare altri colleghi e intrattenendosi fila per fila. È un comportamento oggettivamente impensabile da poter ancora tollerare. Il Presidente della Camera ha espressamente indirizzato una missiva ai capigruppo. Penso che ciascuno di noi debba farsi parte diligente e semplicemente, quando un deputato ha bisogno di conversare, recarsi fuori dall'Aula. È una cosa facile che garantisce il rispetto per chi vuole ascoltare, per chi sta intervenendo e, in genere, per il decoro complessivo del Parlamento italiano.
Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche qui eviteremo considerazioni di merito per entrare un po' nella valutazione di quelli che possono essere elementi che cozzano contro i principi costituzionali. Intanto faccio una considerazione generale, ossia che noi siamo a favore dello snellimento delle procedure, a favore della velocizzazione, della sburocratizzazione, ma questi sono degli obiettivi da realizzarsi senza strappi ai principi costituzionali. Invece, il percorso che ha portato all'arrivo in Aula del provvedimento è stato accompagnato da autorevoli auditi, che hanno invece fatto suonare campanelli d'allarme, anche in ordine al contrasto con i principi costituzionali.
Facciamo qualche piccolo riferimento. Innanzitutto, c'è una definizione di colpa grave relativa alla responsabilità erariale, i cui elementi costitutivi differiscono in maniera evidente e sostanziale rispetto alla colpa grave definita nel codice dei contratti pubblici. In questo senso, c'è già una confusione che genera una forma di contrasto.
Poi, alla responsabilità erariale non può essere sottratto l'elemento risarcitorio, perché quello sanzionatorio è tipico dell'azione e del giudizio penale, per cui si creerebbe addirittura un ne bis in idem se andassimo a perimetrare e a circoscrivere il procedimento per la responsabilità erariale sul discorso sanzionatorio; invece, quello risarcitorio è un elemento che non può essere cancellato. Del resto, c'è un equilibrio tra il potere e la responsabilità, che è nella natura della Costituzione e, più in generale, dell'ordinamento. Quindi, chi sbaglia ovviamente deve risarcire.
Questo elemento risarcitorio, tra l'altro, non può essere limitato nella misura in cui è stato limitato nel provvedimento. Del resto, andandolo a perimetrare in senso importante e tralasciando il merito, perché stiamo parlando di soldi pubblici, questa normativa risulta poi in conflitto con la disciplina dell'Unione europea, la quale, per una giusta e legittima tutela di quelli che sono i propri bilanci, individua tra le violazioni i restringimenti di diritto dei singoli Stati al recupero economico dei soldi, di ciò che costituisce il danno.
E allora, in poche parole, non possiamo limitare, perché l'Unione europea prevede che si debba procedere anche con azioni legali non restringibili (tra virgolette), ma dobbiamo recuperare rispetto a tutto ciò che ha creato un danno all'erario, un danno ai soldi pubblici. Quindi, di fatto, come si coniuga questo restringimento, questa limitazione della responsabilità erariale, che noi oggi andiamo a votare, con l'indicazione dell'Unione europea che, invece, impone non un restringimento su questo campo?
Altro elemento che, veramente, fa storcere il naso e lascia perplessi è il silenzio-assenso che viene introdotto, che è applicabile ai procedimenti amministrativi, ma non può essere introdotto per gli organi giurisdizionali. Questo perché, chiaramente, finiremo per creare un'esclusione della responsabilità su atti rispetto ai quali non ci potrà essere alcun vaglio dell'autorità giudiziaria perché è scattato il discorso del silenzio-assenso.
In via definitiva, peraltro, non possiamo far convergere la portata delle funzioni di controllo della Corte dei conti con quelle giurisdizionali. Non lo diciamo noi: lo ha detto la Corte costituzionale. Per queste ragioni, voteremo “sì” alle pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vinci. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. In queste pregiudiziali, ci siamo sentiti dire che non entriamo mai nel merito, quando, in realtà, siamo sempre entrati nel merito di quanto scritto, contestando nel dettaglio. Ci siamo sentiti dire che non entriamo nel merito, perché i provvedimenti sono sempre incostituzionali e, considerando che esaminiamo una pregiudiziale ogni due settimane, a sentire Alleanza Verdi e Sinistra, abbiamo introdotto nell'ordinamento soltanto provvedimenti incostituzionali. Ma, soprattutto, ci rendiamo conto che anche negli interventi dei colleghi del Partito Democratico e di tutta la sinistra si continua a ritenere la Costituzione qualcosa di attinente soltanto alla sinistra. Ma perché continuano a citare la Costituzione come qualcosa che appartiene a loro? La deputata Scarpa ha detto che bisogna redigere i provvedimenti con maggiore prudenza, ma viene contestato un provvedimento, come questo, che, in realtà, aumenta le garanzie per i cittadini, aumenta le garanzie per gli amministratori locali, che sanno come predisporre i propri atti, che non possono subire contestazioni fatte a posteriori, quando, invece, hanno voluto sapere, preliminarmente, se quel qualcosa che andavano a firmare era legittimo o illegittimo.
Quindi, quello che è chiarezza, cioè se qualcosa è legittimo o illegittimo, lo andiamo a chiarire con questa norma.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 16,35)
GIANLUCA VINCI (FDI). Una forma di garantismo, ossia non lasciare a un eventuale giudizio legato alla persona se si sia agito in buona o in cattiva fede, non può essere qualcosa che quest'Aula ritiene divisiva. Invece, anche quest'oggi, con queste pregiudiziali, c'è una parte di questo Parlamento che ritiene che il giustizialismo nel nostro Paese sia ancora attuale e vada portato avanti. Da quest'altra parte, qualcuno più garantista pensa, invece, che, quando c'è la buona fede, quando c'è la volontà di chiarire, anche preliminarmente, se un provvedimento comporti o meno un danno erariale, ci debba essere il dovere e la possibilità di farlo.
Questa è l'impostazione di fondo, un'impostazione che, sicuramente, non può essere ritenuta incostituzionale, né da una parte, forse dalla nostra, ma forse neanche dall'altra. Ma, di sicuro, non è una questione di costituzionalità da affrontare rispetto a un provvedimento che è rimasto in Commissione per mesi e mesi e che è stato elaborato, studiato punto per punto e che oggi, invece, è all'esame di quest'Aula con una pregiudiziale di costituzionalità che, per fortuna, non contesta l'urgenza, perché qui non si tratta di decreto-legge. È arrivato dopo un esame in Commissione durato mesi e mesi. Questo, però, non è servito perché, quanto si vuole fare ostruzionismo, lo si fa a prescindere.
Per questo riteniamo che le pregiudiziali siano del tutto infondate e che anche questa volta non vi sia nulla di incostituzionale e voteremo fermamente contro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Alfonso Colucci ed altri n. 1, Zanella ed altri n. 2 e Gianassi ed altri n. 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
(Esame degli articoli - A.C. 1621-A e abbinata)
PRESIDENTE. Essendo state testé respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità, passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).
Ricordo che nella seduta del 7 aprile si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.
Avverto che le Commissioni hanno presentato l'emendamento 3.500 che è in distribuzione e in relazione al quale non sono stati presentati subemendamenti.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 5, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine, i gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti e degli articoli aggiuntivi riferiti agli articoli del disegno di legge il deputato Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, oggi esaminiamo un provvedimento che ha fatto timidi progressi nel suo iter, passando dallo status di irricevibile a quello di inaccettabile. Come spesso accade con questo Governo, si parte da un obiettivo condiviso e da presupposti comprensibili per poi sfociare miracolosamente altrove.
Questa proposta di legge si promette di curare la burocrazia difensiva, di mettere un argine alla cosiddetta paura della firma che attanaglia, molto spesso, le dirigenze e i funzionari pubblici. Questioni vere, sentite, che non di rado rallentano progetti importanti per lo sviluppo dei territori, quando, addirittura, non ne bloccano definitivamente l'implementazione.
Noi abbiamo proposto un emendamento che andava esattamente nel senso di distinguere, in modo netto, le funzioni politiche da quelle tecniche, senza, al contempo, favorire sacche di impunità. Vedremo nel prosieguo.
Signor Presidente, vedo che il richiamo che il Presidente della Camera ha fatto non credo abbia sortito granché effetto, perché il brusio, se possibile, è peggiore che nelle altre sedute. Signor Presidente! Signor Presidente! Ci sono.
PRESIDENTE. Anche io. Prego.
MARCO LACARRA (PD-IDP). Volevo dirle che il brusio di cui lei si è reso involontario compartecipe è quasi peggiorato con la lettera mandata dal Presidente della Camera. Gradirei che, magari lei stesso, si facesse portavoce.
PRESIDENTE. Ho capito. Vuole più silenzio.
MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie.
PRESIDENTE. Allora, giustamente, il collega Lacarra chiede attenzione da parte dell'Aula. No aspetti, mi faccia fare il mio lavoro.
Essendo stato io per primo richiamato, devo obbligarvi al silenzio, per favore, religioso, mentre parla l'onorevole Lacarra. Religioso o laico, purché state in silenzio. Prego.
MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi abbiamo proposto un emendamento che andava esattamente nel senso di distinguere, in modo netto, le funzioni politiche da quelle tecniche, senza, al contempo, favorire sacche di impunità. Vedremo nel prosieguo dell'esame se deciderete di accogliere questa proposta oppure se la respingerete, perché, in quest'ultimo caso, sarà ancora più chiaro che degli amministratori locali non vi importa assolutamente nulla e che, ancora una volta, un obiettivo legittimo - quello che pensavate di raggiungere con questa proposta legislativa - è diventato un pretesto per fare tutt'altro.
E anche in questo caso, come in tutte le occasioni in cui il Governo Meloni ha voluto incidere sul sistema della giustizia, il mirino non è puntato verso l'efficientamento, la buona amministrazione, l'efficacia dell'azione pubblica in tutte le sue forme, ma, al contrario, verso l'assoggettamento degli apparati dello Stato al potere esecutivo, lo svuotamento dei poteri e delle funzioni degli organi giudiziari e di controllo. Il filo conduttore di questa sequela di interventi governativi ha la volontà esplicita e sfrontata di dirottare l'ordine costituzionale verso un nuovo equilibrio, un nuovo assetto verticistico in cui chi è al Governo non governa, ma comanda, senza pesi o contrappesi.
È questa la logica che pervade anche il provvedimento che abbiamo all'esame: addomesticare il controllore. E difatti non sono mancate, nemmeno in questo caso, le sacrosante proteste di chi questa riforma la subirà. La lettera che ieri l'Associazione dei magistrati contabili ha rivolto alla Presidente del Consiglio riassume esaustivamente tutti i rischi cui pericolosamente va incontro il Paese. Primo fra tutti: la derubricazione della colpa grave, che viene talmente depotenziata nella sua definizione da costituire un elemento residuale ai fini dell'individuazione delle responsabilità e del contrasto degli illeciti. Abbiamo già proposto, e ripresentiamo oggi, una serie di emendamenti che vanno esattamente nella direzione opposta, nella direzione, peraltro, che è stata indicata dall'ultima sentenza della Corte costituzionale in materia, la n. 132 del 2024. La Consulta ha chiarito che non si può prevedere la cancellazione della colpa grave perché, proprio per la sua funzione risarcitoria e per l'effetto di deterrenza che genera, contribuisce inequivocabilmente all'attuazione del principio di buon andamento dell'azione amministrativa. In questo testo, la colpa grave non viene affatto tipizzata, come richiesto dalla Corte, ma ridotta ai minimi termini. Un'idea che fa il pari con l'estensione smisurata delle cause di non punibilità. Scelte, queste, che implicano un drastico cambio dell'orientamento dell'intero sistema: dalla tutela della legalità alla tutela del funzionario, con buona pace per l'esigenza di corretta gestione delle risorse pubbliche che, con tutta evidenza, non rappresenta più una priorità per questo Governo. Come detto, abbiamo proposto definizioni alternative, cercando di addivenire a soluzioni che davvero guardassero al contemperamento delle esigenze e degli interessi in campo. Finora siamo stati ignorati e ci auguriamo che, almeno oggi, nelle battute finali di questa proposta di legge, possiate fare un passo indietro almeno su questo punto.
Altri emendamenti riguardano le attività di controllo sui progetti del PNRR e del PNC. L'intento è più che chiaro e risponde alla necessità di coprire l'incapacità, ormai palese, di questo Governo di dare attuazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il parere preventivo della Corte dei conti, persino su provvedimenti di aggiudicazione provvisoria, viene utilizzato come salvacondotto per escludere la colpa grave. In buona sostanza, si dà via libera indiscriminata alle opere e poco importa se, come effetto collaterale, ci saranno casi di corruzione e turbativa d'asta. L'importante è portare a casa i progetti: questo è il mantra di questa proposta. Noi su questo chiediamo l'opposto: che sia eliminata ogni forma di procedura accelerata, che sia eliminato il controllo preventivo e favorito il controllo concomitante a tutti i piani di rilancio, inclusi PNRR e PNC. E, semmai dovesse persistere la difficoltà degli amministratori, introduciamo la possibilità di nominare un commissario ad acta in caso di gravi ritardi o violazioni o di affidare il progetto a una sezione centrale dedicata per la sua messa a terra. Insomma, basta escamotage, basta al mantra del fare tanto per fare, perché è proprio quella logica che, anni dopo, ci porta a piangere i morti per un ponte crollato o per un tetto caduto in una struttura pubblica.
Come detto, la parola “responsabilità” viene completamente cancellata dal vocabolario dell'amministrazione della cosa pubblica e la norma che, forse, incarna più di tutte questa scandalosa volontà è quella della prescrizione. Imponete il termine di 5 anni dal fatto dannoso, indipendentemente dal momento in cui l'amministrazione o la Corte dei conti sono venute a conoscenza del danno: una deroga, questa, assolutamente inconcepibile del principio generale in materia di prescrizione dei diritti, in virtù del quale il termine non decorre fino a quando il diritto non può essere esercitato.
Questa modifica è, allora, la pietra tombale sulla possibilità di perseguire gli illeciti erariali, che voi, per giunta, applicate anche ai procedimenti in corso e ai giudizi pendenti. Allora, l'obiettivo della legge si osserva meglio nel lungo termine: depotenziare a tal punto la responsabilità per danno erariale da trasformala in un istituto privo di qualsiasi effetto di deterrenza, che un giorno scopriremo avere un campo di applicazione talmente limitato da essere troppo costoso per restare in vita.
E, in effetti, a questo sembra orientarsi anche un'altra norma assurda presente nel provvedimento: quella del controllo preventivo di legittimità, che sarebbe espressamente finalizzato a escludere la responsabilità di dirigenti e funzionari che abbiano adottato l'atto per i danni eventualmente conseguenti. Un controllo da esercitare entro termini ridottissimi e caratterizzato da un inedito meccanismo di silenzio-assenso che equiparerebbe la mancata pronuncia della Corte all'esito positivo del controllo, con conseguente esenzione da responsabilità.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 16,48)
MARCO LACARRA (PD-IDP). Questo, signor Presidente, è un abbaglio enorme. Cari colleghi, svegliatevi, perché il controllo preventivo riguarda la legittimità di un atto e la sua conformità al diritto, mentre la responsabilità discende da condotte illecite che cagionano un danno. Sono due cose separate e distinte che qui, in questo testo, vengono scientemente sovrapposte per generare un altro intollerabile sotterfugio, per liberare le mani di un funzionario pubblico a puro detrimento dei principi e delle norme di legge.
In ultimo, la delega al Governo per riorganizzare la Corte è una ferita profonda sull'assetto costituzionale dell'organo, di una gravità che poche altre volte abbiamo visto in questa legislatura. Una delega che prevede una commistione tra funzioni di controllo e giurisdizionali, attraverso l'organizzazione promiscua delle sezioni, che punta a una chiara gerarchizzazione della struttura, in barba al principio di orizzontalità e policentrismo che contraddistingue ogni magistratura, che anche in questo caso vieta il passaggio delle funzioni requirenti alle funzioni giudicanti, vera ossessione del Governo Meloni e del Ministro Nordio.
Insomma, questo provvedimento serve a voi più che al Paese, per scongiurare il rischio che qualcuno vi chieda il conto del miliardo di euro speso per gli inutili centri per i migranti in Albania. Fare della Corte dei conti un organo quasi esclusivamente dedito a funzioni consultive…
PRESIDENTE. Concluda
MARCO LACARRA (PD-IDP). … peraltro sovrapponendosi con le funzioni di altri importanti pezzi dello Stato, come il Consiglio di Stato o l'Anac, vuol dire rinunciare de facto ad esercitare un controllo effettivo sulla condotta di chi, per conto dello Stato e di tutte le sue articolazioni, gestisce le risorse pubbliche.
Questa proposta di legge si promette di curare la burocrazia difensiva, di mettere un argine alla cosiddetta paura della firma, ma, in realtà, anche questa proposta risulta una mera propaganda che tende a destrutturare un sistema giudiziario che, è vero, ha parecchie pecche, ma non è in questo modo che riuscirete ad eliminarle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sul complesso degli emendamenti e degli articoli aggiuntivi, il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. La nostra posizione è molto critica nei confronti di questo provvedimento. All'epoca, in Commissione finanze, io feci un intervento che purtroppo, a quanto sembra, non è stato assolutamente di stimolo per la maggioranza a modificare in meglio questa norma. Noi abbiamo sempre sostenuto che è più che corretto evitare che ci siano storture o eccessi di concentrazioni di potere da parte di qualsiasi organo del nostro Paese, ma, allo stesso tempo, questa norma sembra semplicemente una sorta di passepartout per una parte del mondo politico e colletti bianchi. E, allora, noi con che credibilità andiamo a dire ai cittadini che vogliamo più sicurezza, che vogliamo fare super-decreti? Sembra sempre che noi stiamo dividendo il Paese in due forme di giustizia: quella per i poveracci e gli sfigati e quella molto attenta quasi per gli intoccabili, che diventano sempre più intoccabili e inarrivabili; e sembra sempre che noi andiamo a fare norme per rendere sempre più difficile l'attività di qualsiasi azione della magistratura per colpire chi sbaglia.
E guardate, non è una difesa a prescindere della magistratura da parte nostra. Ci sono magistrati che hanno fatto errori e la Corte dei conti ha fatto pure delle cose che per noi sono estremamente discutibili, ma non per questo, se ci sono degli uomini che sbagliano, delle persone che sbagliano, noi andiamo a colpire un sistema di controllo. Stiamo smantellando, un pezzo alla volta, quelle garanzie anche di parole, che pensavo un tempo piacessero anche all'attuale maggioranza, ossia chi sbaglia paga (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Qua, invece, chi sbaglia paga al massimo il 30 per cento. Andiamolo a dire ai cittadini! Io sono stato amministratore locale, quindi quando qualcuno mi dice: “voi non capite, perché noi proveniamo dall'esperienza amministrativa”, io ho fatto il consigliere, ho fatto l'assessore, ho avuto a che fare con la Corte dei conti, ho avuto delle questioni che non condividevo con la Corte dei conti, ma non ho mai pensato - e all'interno del nostro gruppo ci sono diversi parlamentari che hanno avuto anche delle questioni con la Corte dei conti - che se un singolo magistrato contabile avesse, a nostro avviso, fatto un eccesso, bisognasse annullare i sistemi di controllo e di garanzia, che non sono soltanto nei confronti degli amministratori, ma sono soprattutto nei confronti dei cittadini. Noi non possiamo avere le mani libere a prescindere, non possiamo permetterci di fare qualsiasi cosa senza risponderne.
I casi del destino: proprio in queste ore, il TAR ha dato ragione al comandante della Polizia municipale di Pomigliano d'Arco, un comune in cui il sindaco ci ha deliziato della sua idea che la camorra non esiste, nonostante sia stato smentito dal presidente della Commissione antimafia e dal capo della procura di Napoli. Ebbene, uno dei primi atti dell'attuale giunta è stato quello di cacciare il comandante della Polizia municipale perché non gradito, eppure è stato sempre un baluardo della lotta contro la criminalità e contro la camorra. Hanno festeggiato, i clan, quando l'hanno mandato via. Il comandante ha fatto ricorso e adesso il TAR gli ha dato ragione, perché era stato fatto un atto abnorme e assolutamente inaccettabile. Non solo è stato reintegrato, ma è stato condannato il comune, così come coloro che hanno firmato l'atto. La domanda sorge spontanea: con questa nuova norma, un'azione palesemente inaccettabile e priva di fondamento giuridico, non la pagheranno, anzi la pagheranno eventualmente al 30 per cento e noi questo lo troviamo assolutamente sbagliato. Si sta immaginando di comprimere la possibilità di controllo da parte della magistratura contabile rispetto ad azioni, che fanno amministratori di qualsiasi parte politica, che sono assolutamente da combattere. Noi continueremo a dirlo.
Qualcuno prima ha detto e ha parlato di garantismo. Garantismo significa garantire che tutti abbiano un equo processo, non che qualcuno abbia un processo e altri no, o che altri paghino al 30 per cento. Noi non abbiamo mai sventolato, non abbiamo mai esposto in quest'Aula - in nessun momento storico che ci ha visti presenti in Parlamento - né cappi, né manette. Lo voglio ricordare perché la storia del vero garantismo non è soltanto estetica, è anche sostanziale. E quindi non facciamoci scudo con questa parola, perché non c'entra niente il garantismo. Si tratta di uno scudo che viene realizzato per alcuni intoccabili e per noi non c'è nessuno di intoccabile. E sia chiaro, lo ripetiamo: la nostra non è una difesa a prescindere nei confronti della magistratura contabile; è una scelta di buonsenso e abbiamo sempre invitato, in tutte le Commissioni e in tutti i consessi, con tutti i nostri rappresentanti, a stare molto attenti nella strada che si sta tracciando, perché, anche se sono comprensibili alcuni spunti che provengono da questa norma, certamente ci sono state delle persone che hanno avuto delle accuse improbabili, ma è altrettanto chiaro che la stortura non si risolve con l'impunibilità. La stortura va aggiustata in modo serio: se fossero degli alberi, facendo una sana potatura e non abbattendo l'albero.
Ed è questa la visione seria che noi cerchiamo e su cui spingiamo la maggioranza a riflettere. Lo continueremo a fare anche nel momento in cui fosse approvata questa norma, che, a nostro avviso - e lo abbiamo fatto con i nostri colleghi, poc'anzi - è anche incostituzionale. Stiamo creando due Paesi, stiamo creando un'idea sbagliata di società, nella quale, se entri in un sistema, sei protetto in tutto e per tutto. E riportiamo anche una nota fatta dall'Associazione magistrati della Corte dei conti proprio al Presidente del Consiglio: i magistrati contabili hanno chiesto con forza un confronto, una riflessione a non procedere in questo modo, non tanto per chi attualmente svolge questa funzione. Potremo ridurre i poteri della magistratura contabile, ma loro continueranno a fare i magistrati contabili. Il problema è quello dei cittadini e del buon funzionamento dei nostri enti, a partire dagli enti locali. In questo modo noi stiamo creando un sistema distorto. Ci sta chi lo sta promuovendo in buona fede, forse, in alcuni casi, perché ci sono state esperienze negative, che possiamo anche comprendere, ma non possono essere l'esperienza personale o, addirittura, la vendetta personale a ispirare la realizzazione delle norme: dev'essere il buonsenso e questa norma non è di buonsenso, non aiuta a risolvere i problemi dei cittadini e a migliorare la funzionalità dei nostri enti; crea soltanto uno scudo per pochi eletti. Quando si crea un sistema del genere, gli anticorpi li creerà la stessa società, perché non è pensabile - e lo ripeto - che qualcuno possa sbagliare, possa essere individuato come soggetto che ha sbagliato e non debba pagare o, al massimo, debba pagare al 30 per cento. Noi siamo diventati il Paese del 30 per cento: 30 per cento di tutto. Noi, invece, vogliamo l'Italia del 100 per cento: del 100 per cento delle leggi, uguali sempre per tutti e per tutte (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sul complesso degli emendamenti e degli articoli aggiuntivi, il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Nella relazione introduttiva di questa proposta di legge si legge, in modo anche un po' enfatico, che l'obiettivo che si prefigge questa proposta è superare in via definitiva il problema della “firmite”, così definita, o fuga dalla firma. Sostanzialmente, questa proposta di legge si propone l'obiettivo di curare, di trovare una cura alla cosiddetta burocrazia difensiva, cioè al fatto che la pubblica amministrazione attui un'amministrazione non finalizzata ai migliori risultati, bensì di natura difensiva. Questo obiettivo sarebbe anche condivisibile in astratto, se non fosse che questa proposta di legge, che realizza o vorrebbe realizzarlo mediante la limitazione della responsabilità dei soggetti che agiscono per la pubblica amministrazione, introduce una limitazione della responsabilità addirittura per colpa grave e, di conseguenza, pensa di poter curare la burocrazia difensiva come limite al buon funzionamento della pubblica amministrazione creando delle sacche di impunità e, quindi, andando in controtendenza rispetto alla necessità che la pubblica amministrazione agisca bene. È come se passasse il concetto che, purché agisca, se i soldi pubblici verranno spesi male, questo non importa. La burocrazia difensiva - noi riteniamo - non può costituire un impedimento all'attuazione dell'articolo 97 della Costituzione, che è la norma che proprio prescrive il requisito del buon andamento della pubblica amministrazione.
D'altra parte, la visione miope di questa proposta di legge fa sì che, attraverso l'introduzione a regime di uno scudo erariale - perché questo è, si tratta di uno scudo erariale -, un'esenzione a regime dalla responsabilità erariale per colpa grave, si agisca ex post, cioè quando ormai l'irregolarità è stata già compiuta, se non addirittura il reato, perché è evidente la stretta connessione che intercorre tra la mala gestio e la commissione di reati di natura penale.
Quindi, sono rimedi, questi, lo scudo erariale a regime, che agiscono quando l'illecito, quando l'illecito erariale, quando il danno alla collettività si è già prodotto. Noi riteniamo, invece, che questi rimedi debbano agire ex ante, cioè debbano prevenire il compimento di azioni che contrastano proprio con i principi di buona amministrazione sanciti dalla nostra Costituzione. È il senso degli emendamenti che abbiamo presentato sia in Commissione sia, qui, in Aula, avendo subito, peraltro, un gravissimo contingentamento attraverso l'imposizione della segnalazione, che ha limitato in maniera importante la nostra facoltà emendativa in Aula. Noi abbiamo presentato emendamenti che andassero nel senso della promozione della legalità e della buona amministrazione, che favorissero un serio sistema meritocratico e di competenze all'interno della pubblica amministrazione.
Contrastiamo nettamente, recisamente, i familismi, “gli amichettismi”; contrastiamo la possibilità che ci siano persone condannate all'interno della pubblica amministrazione. Tutti strumenti di prevenzione, ex ante, della commissione di una irregolarità contabile, addirittura di un illecito contabile. È per questo che noi abbiamo presentato una pluralità di emendamenti che andassero nel senso di una semplificazione normativa. Cosa rende oggi molto complesso per i pubblici amministratori poter svolgere le best practices in materia amministrativa? Sicuramente la farraginosità, la complessità e la contraddittorietà dell'impianto normativo. Di conseguenza, abbiamo proposto che si andasse nel senso di una semplificazione normativa e, quindi, evitare l'eccessivo e la contraddittorietà di una produzione normativa che rendono difficile il legittimo e corretto operare da parte della pubblica amministrazione. Abbiamo anche presentato emendamenti che andassero nel senso di favorire una maggiore qualificazione del personale della pubblica amministrazione, ad esempio mediante la previsione anche di investimenti in formazione dei pubblici amministratori. Voglio segnalare che questa è l'ennesima proposta di legge che viene effettuata da questa maggioranza ad invarianza di bilancio, cioè praticamente zero euro per i controlli della Corte dei conti, per la regolarità e per la legalità.
Abbiamo anche suggerito la creazione di reti di coordinamento tra le varie pubbliche amministrazioni, proprio affinché esse potessero e possano tra di loro condividere quelle che sono le maggiori, le migliori pratiche per la gestione del bene comune: ad esempio, creando una rete di competenze, soprattutto a favore delle amministrazioni più piccole, quelle che vedono delle competenze più ridotte e che hanno bisogno di condividere con le altre amministrazioni le pratiche comuni, in modo da avere un'amministrazione effettivamente virtuosa. Ma tutti questi nostri emendamenti ci sono stati rigorosamente, puntualmente e - oserei dire - anche acriticamente respinti in Commissione.
È per questo che noi affermiamo una netta contrarietà rispetto a questa proposta di legge che viene, nell'introdurre questo scudo erariale a regime, a spezzare un legame che è indissolubile nella nostra Costituzione, che è il legame tra il potere, il potere amministrativo - quindi, l'esercizio, il rivestimento di pubbliche funzioni - e la responsabilità, cioè il legame stretto tra potere e responsabilità, che è uno degli elementi fondativi dello Stato di diritto. Per cui voi comprendete bene, colleghe, colleghi e Sottosegretario, che spezzare questo legame vuol dire incidere profondamente su uno degli elementi costitutivi che caratterizzano il nostro Stato come Stato di diritto.
Ed è inutile ricordare, dunque, in questa sede - perché conoscete queste norme, immagino, a memoria - il richiamo all'articolo 28, il richiamo all'articolo 97, terzo comma, della nostra Costituzione, che sono tutte norme e disposizioni costituzionali e, quindi, sovraordinate, che vengono ad essere fortemente pregiudicate dall'impianto, dal nucleo essenziale da cui muovono queste norme che oggi proponete all'approvazione della Camera. Del resto, questo è conclamato espressamente dalla Corte costituzionale, la quale - voglio ricordare la sentenza n. 132 del 2024 - ha espressamente statuito che la responsabilità, quindi l'attenuazione della responsabilità da parte dei pubblici amministratori, non può in alcun modo determinare il malfunzionamento della pubblica amministrazione.
Perché, vedete, se voi, invece che curare la paura della firma, create le condizioni per una facilità della firma stessa, voi state pregiudicando il principio fondamentale di buon funzionamento della pubblica amministrazione, che non è un principio astratto, ma è un principio concreto perché attiene non solo all'erogazione dei servizi a favore dei cittadini, ma anche, e direi soprattutto, al corretto impiego di quelle che sono le risorse pubbliche.
Voglio ricordarvi, mi permetto di ricordarvi, che anche il valore del bilancio è un valore costituzionale, l'impiego corretto delle risorse pubbliche, che poi sono le tasse che i cittadini pagano e che possono e dovrebbero tradursi in servizi efficienti, elargiti, erogati, meglio, in maniera ampia ai cittadini. Nella misura in cui le somme vengano spese male, perché voi, appunto, stabilite a regime uno scudo erariale che esenta da responsabilità anche in caso di commissione di atti per colpa grave, addirittura per colpa grave, è evidente che le risorse pubbliche verranno impiegate peggio; è evidente che il nostro deficit di bilancio non potrà che peggiorare; è evidente che i cittadini avranno servizi, potranno godere di servizi, servizi primari - penso all'istruzione, alla sanità, ai trasporti, ai diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione -, in maniera ridotta e affievolita.
È comprensibile come, con norme di questo tipo, la maggioranza non sia in grado, contraddicendo quelle che erano le promesse elettorali fatte, di diminuire di un punto la pressione fiscale in Italia. Voi non solo non state diminuendo la pressione fiscale, ma la state addirittura aumentando, perché evidentemente queste norme determinano lo sperpero delle risorse pubbliche, che sappiamo essere ridotte e, quindi, meriterebbero di essere spese con estrema prudenza e con oculatezza.
Quindi, diciamo, i principi di fondo che muovono questa norma, questa normativa che oggi viene proposta, sono assolutamente non condivisibili. Ma questo non ve l'ha solo detto il MoVimento 5 Stelle, in tutti i modi possibili e immaginabili, nei lavori che abbiamo fatto in Commissione, nelle Commissioni riunite, affari costituzionali e giustizia, ma ve l'hanno detto gli stessi giudici contabili, che non sono portatori di un interesse proprio ma sono portatori di un interesse generale e astratto, trattandosi di un organo costituzionale; ve l'hanno detto quasi tutti gli auditi che sono intervenuti in Commissione.
Per questo noi esprimiamo fin d'ora una netta contrarietà rispetto a questa proposta di legge e l'auspicio che voi possiate in questa sede accogliere almeno alcuni dei nostri importanti emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti e sugli articoli aggiuntivi riferiti agli articoli della proposta di legge segnalati per la votazione. Relatrice, deputata Kelany?
SARA KELANY (FDI), Relatrice per la I Commissione. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Aspetti un attimo che apriamo il fascicolo. Prego.
SARA KELANY (FDI), Relatrice per la I Commissione. I pareri sono tutti contrari, fatta eccezione per il parere sull'emendamento 3.500 delle Commissioni.
PRESIDENTE. Pagina?
SARA KELANY (FDI), Relatrice per la I Commissione. Pagina 17 del fascicolo.
PRESIDENTE. È in distribuzione.
SARA KELANY (FDI), Relatrice per la I Commissione. Sull'emendamento 3.500 delle Commissioni, il parere è favorevole. Sull'emendamento 3.1006 Gianassi, pagina 16 del fascicolo, il parere è favorevole. E chiediamo l'accantonamento, Presidente, dell'emendamento 3.1000 Romano.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere conforme.
(Articolo 1 - A.C. 1621-A e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1004 Alfonso Colucci, su cui vi è il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Non ci sono richieste di intervento, passiamo ai voti… in zona Cesarini, ha chiesto di parlare il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Desidero illustrare, sia pur brevemente, il contenuto di questo emendamento, che è di natura soppressiva rispetto all'articolo 1. È l'articolo che esclude, come dicevo nel mio precedente intervento, la colpa grave quando il fatto tragga origine da un atto che sia stato vistato preventivamente dalla Corte dei conti in sede di controllo preventivo, ma con la particolarità rispetto alla situazione giuridica attuale - che dunque è la novità che si vuole introdurre con questa proposta di legge - che il parere preventivo sia reso con riferimento non solo limitatamente ai profili presi in considerazione nell'esercizio del controllo stesso, ma in relazione all'intero atto, all'intero complesso di atti, ancorché esclusivamente collegati e ancorché eventualmente non dedotti. E, quindi, questa norma dell'articolo 1 apre un varco molto grande all'ambito di applicazione di questo controllo preventivo. Quello che allarma è l'effetto che ne deriva, perché, qualora quell'atto sia stato sottoposto a questo parere preventivo, ecco che viene ad operare, a regime, lo scudo erariale, cioè non c'è la responsabilità per colpa grave del funzionario pubblico che abbia posto in essere quell'atto quando si sia avuto questo controllo preventivo.
Ora, evidentemente, questo non è da parte nostra in alcun modo condivisibile. Perché? Da un lato, si introduce - come veniva detto prima dall'onorevole Alifano, nella illustrazione della sua pregiudiziale - un sistema di silenzio-assenso per il quale, qualora il parere non sia intervenuto entro i 30 giorni dalla data della richiesta, esso si intende per accordato. Quindi abbiamo l'esimente e, quindi, lo scudo erariale anche laddove la Corte non si sia pronunciata. Ciò accadrà molto verosimilmente, considerando che, per effetto di queste norme, la Corte sarà probabilmente investita, oberata, di una serie di richieste alle quali, ad invarianza di organico, ad invarianza di bilancio - perché questo è un presupposto di questa PDL - non potrà fare fronte. Ma, in più, amplia talmente il campo della irresponsabilità erariale, anche ad atti che non siano stati presi in considerazione diretta dalla Corte, perché esclusivamente richiamati o collegati rispetto all'atto posto al suo visto, che, naturalmente, risulta - per dirla con parole ordinarie e comprensibili ai più - un vero e proprio “tana libera tutti”.
È una formulazione talmente generica che comporterà irresponsabilità anche in casi molto gravi. Per questo io invito l'Aula a una rivalutazione di questo emendamento e auspico, nonostante il parere contrario da parte dei relatori e da parte del Governo, invece un'approvazione da parte della resipiscente Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1004 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Passiamo all'emendamento 1.3 Gianassi. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi abbiamo predisposto un emendamento che vuole un po' riportare alla ragione il testo, perché - vede - in questo testo viene riscritta la definizione, il concetto di colpa grave. Viene, però, riscritta non tenendo conto che, in precedenza, questo stesso Governo aveva rivisto la definizione di colpa grave nel codice.
Quindi, qual è il problema? Che noi ci troviamo, a distanza di poco tempo, con due definizioni diverse di colpa grave. Ora, non è soltanto il Partito Democratico: devo dire, in realtà, che tutte le opposizioni e gran parte degli auditi che abbiamo ascoltato ci hanno detto che questa incongruenza, questa contraddizione rischia di creare confusione nell'applicazione delle norme. C'è anche il Comitato per la legislazione: io invito i colleghi a prendere la documentazione che ci è stata messa a disposizione dagli uffici della Camera. Alla pagina 10 viene, appunto, ricordato come il Comitato per la legislazione, riportando integralmente la definizione della colpa grave che è contenuta nel codice dei contratti pubblici, rilevava, rileva come questa definizione sia esattamente in contraddizione con quella contenuta oggi nella norma che stiamo esaminando e che immagino, se non c'è un ripensamento, verrà approvata.
Ora, è lo stesso Comitato per la legislazione che dice: abbiamo invitato, con un'osservazione, ad approfondire il coordinamento fra le disposizioni. Perché è chiaro che il pubblico dipendente, l'amministratore che si troverà ad agire e si troverà in una situazione di colpa grave, il dubbio che può avere chiunque, non solo il magistrato che sarà chiamato ad applicare la legge, ma anche quel povero pubblico dipendente o amministratore che dovrà domandarsi se si sta comportando correttamente e, se non c'è un chiaro riscontro di colpa grave, avrà due norme diverse da applicare.
Noi crediamo francamente che continuare a scrivere leggi in modo non corretto o, comunque, senza tener conto di un coordinamento delle stesse, senza tener conto che in modo contraddittorio si dicono cose diverse per affermare la stessa definizione, non solo non serve ai cittadini per i motivi che sono stati ampiamente ricordati, ma non serve neanche agli amministratori, ai pubblici dipendenti, perché saranno costoro a risponderne nel caso di applicazione imprecisa della norma, che, del resto deriva dal fatto che abbiamo, in due testi di legge, due definizioni di colpa grave diverse.
Noi abbiamo tentato, nel corso dell'esame in Commissione, di far comprendere alla maggioranza quanto tutto questo non fosse utile, perché, francamente, al legislatore spetta il dovere di evidenziare le contraddizioni, di evitarle, di consentire un miglior coordinamento dei testi. Quindi, abbiamo presentato l'emendamento ora in discussione, l'1.3 Gianassi, nel quale abbiamo richiamato la precedente definizione della colpa grave, se non altro per coordinarla con il codice dei contratti pubblici. E abbiamo anche fatto presente che l'altra previsione contenuta nell'articolo 1, quella del controllo preventivo su tutti gli atti che riguardano l'attività svolta e, quindi, oggetto di controllo da parte della Corte dei conti, significhi semplicemente paralizzare l'attività della Corte dei conti, impedire ogni controllo della Corte dei conti e, quindi, come si diceva nel caso dell'abolizione dell'abuso d'ufficio, far sparire gli orologi.
Presidente, siamo ancora una volta di fronte alla volontà e al furore ideologico di questa maggioranza che, di fronte alla magistratura, ordinaria o contabile, preferisce far sparire gli orologi, piuttosto che far arrivare puntuali i treni. Ancora una volta, si preferisce eliminare i controlli e far sì che l'attività della pubblica amministrazione - ma in realtà qui è un'attività che può riguardare, come diremo più avanti, anche gli organi pubblici - sia priva di ogni forma di controllo. Per noi questo è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Bonafe'. Ne ha facoltà, per un minuto.
SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Voglio fare seguito all'intervento che ha fatto la collega Serracchiani, perché - vede - noi nei lavori di Commissione, vogliamo ribadirlo anche qui in Aula, non contestiamo e non neghiamo che ci sia bisogno di una riforma per la Corte dei conti, che è un organo di rilevanza costituzionale garante imparziale dell'utilizzo delle risorse pubbliche. Però, abbiamo sempre detto che ci vuole una riforma organica e, soprattutto, che ci vorrebbe una riforma condivisa. Ora, sicuramente, questa non è una riforma condivisa. Noi abbiamo presentato tanti emendamenti in Commissione e non ne è stato approvato nemmeno uno. E purtroppo - ci è appena stato detto dalla relatrice - anche gran parte, anzi vorrei dire la totalità, quasi la totalità, del parere sugli emendamenti che abbiamo presentato per l'Aula è sempre negativo. Però, non possiamo nemmeno dire che sia una riforma organica; è sicuramente, invece, una riforma molto frettolosa.
Con questo emendamento noi cercavamo di mettere ordine proprio al metodo frettoloso con il quale l'avete fatta, perché, come ha detto bene la collega Serracchiani...
PRESIDENTE. Concluda.
SIMONA BONAFE' (PD-IDP). …la colpa grave è stata definita anche nel codice degli appalti in maniera del tutto diversa rispetto alla definizione che avete dato in questo provvedimento. Per cui, ci aspettavamo che, almeno da questo punto di vista, si potessero cogliere i nostri emendamenti, che non sono ostruzionistici, ma hanno la volontà di andare incontro a una riforma che sia organica, condivisa e, possibilmente, utile per i cittadini.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Passiamo all'emendamento 1.1011 Dori.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, come potrete apprezzare, in modo chirurgico andiamo a sopprimere alcune parti dell'articolo 1, alcune lettere, alcuni commi dell'articolo 1. Infatti, a nostro parere, non condividendo questa riforma della Corte dei conti così come impostata dalla maggioranza e dal Governo, lo strumento migliore è quello di sopprimere, piuttosto che cercare di migliorare ciò che, di fatto, non è migliorabile, se non in alcune piccole parti dove possiamo andare a tamponare con altri emendamenti, che poi affronteremo successivamente, presentati anche dal nostro gruppo.
Il problema di fondo sul quale andiamo ad incidere è il fatto, anzitutto, che la maggioranza voglia limitare all'elemento soggettivo esclusivamente del dolo la responsabilità dei pubblici funzionari - quindi, per danno erariale -, riducendo anche l'ambito proprio di tutela per il cittadino di fronte agli abusi della pubblica amministrazione.
Poi c'è anche tutto il tema del silenzio-assenso, che affronteremo in altri emendamenti. Laddove viene esteso questo strumento, servirebbe, parallelamente, anche un investimento non indifferente, che però non c'è all'interno di questo provvedimento - che di fatto è, quindi, a costo zero -, un incremento anche dell'organico delle strutture, non solo della Corte dei conti, ma anche di tutta l'organizzazione territoriale della magistratura contabile. Quindi, da un lato, si aumentano anche gli ambiti di intervento di un controllo preventivo, dall'altro, c'è lo strumento del silenzio-assenso che funge davvero da pietra tombale rispetto a decine, centinaia, migliaia di procedimenti che davvero cadranno nel vuoto con lo strumento del silenzio-assenso. Perché? Perché se non si investe nella magistratura contabile, nelle sue strutture, nelle sue articolazioni, davvero ci sarà l'impossibilità, nei termini previsti da questo provvedimento, di esprimersi nel merito rispetto a queste richieste. Quindi, di fatto, l'obiettivo di questa maggioranza è di ridurre davvero la possibilità di un controllo effettivo, in linea con quello che sarebbe previsto - quindi, del buon andamento della pubblica amministrazione - dalla Costituzione.
Quindi, qui ribadisco la necessità almeno di andare a sopprimere laddove ci sono alcune specifiche norme contenute in questo provvedimento, come quella della riduzione all'elemento soggettivo del dolo, che noi davvero contrastiamo fortemente e che sicuramente, in prospettiva futura, sarà una riduzione delle tutele per i cittadini e, quindi, un ampliamento dell'ambito dell'impunità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1011 Dori, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Passiamo all'emendamento 1.1015 Gianassi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento, l'1.1015, appartiene a una serie di emendamenti che abbiamo presentato e che toccano il medesimo tema, cioè la scelta che viene fatta dalla maggioranza di escludere la responsabilità per colpa grave in relazione a fatti dannosi se vi è stato precedentemente un atto sottoposto a un controllo preventivo di legittimità. Sostanzialmente, con questo intervento, la maggioranza decide di cancellare una previsione di legge che prevede che vi possa essere l'esclusione della responsabilità grave per fatti dannosi che traggono origine da un atto illecito, però limitatamente ai profili presi in considerazione dal controllo preventivo di legittimità. Quindi, se vi è un controllo preventivo di legittimità su un atto, quel controllo preventivo scrimina la illiceità che eventualmente fosse collegata a quell'atto, ma esclusivamente a quei profili che sono stati presi in considerazione. Invece oggi, con questa nuova norma, il Governo consente che quel precedente controllo di legittimità valga a sanare, abbia l'effetto di pietra tombale, e guardate, lo dice la relazione Foti del provvedimento, lo dice con chiarezza, in modo trasparente e Fratelli d'Italia lo ammette. È una pietra tombale su atti illeciti, quindi, sostanzialmente, è una sanatoria preventiva rispetto ad atti illeciti commessi anche molto dopo se, all'origine del procedimento, vi era stato, sull'atto originario e non sui successivi, un controllo preventivo.
Questa scelta di istituzionalizzare e generalizzare una norma eccezionale e, quindi, di scriminare, di fatto, fatti illeciti per colpa grave, come abbiamo detto nella questione pregiudiziale, collide con gli orientamenti della Corte costituzionale, anche quelli espressi recentemente nel 2024, in base ai quali una esimente per colpa grave è ammissibile ed è legittimo prevederla, purché non diventi una norma generalizzata che vale in tutti i casi, come, appunto, avviene in questo caso.
Quindi noi, con questi emendamenti, proponiamo di intervenire per correggere questa stortura, prima che sia la Corte costituzionale a farlo, suggerendo, proponendo di cancellare la soppressione della dicitura “quanto ai profili presi in considerazione nell'esercizio del controllo preventivo”, quindi, cioè, di reinserirlo e mantenere la scriminante per fatti illeciti che determinano un danno esclusivamente qualora vi sia stato il controllo preventivo di legittimità, ma soltanto per i profili presi in considerazione e, dunque, cancellare l'effetto di pietra tombale, di sanatoria preventiva che Fratelli d'Italia vuole realizzare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1015 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Passiamo all'emendamento 1.73 Alfonso Colucci, sul quale vi è il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Ha chiesto di parlare il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Come dicevo nel mio precedente intervento, la difficoltà di molti pubblici amministratori sta proprio nella indefinitezza delle norme sulle quali devono operare e quindi sui profili molto sfumati di ciò che è legittimo e di ciò che non è legittimo.
Abbiamo ritenuto - così come hanno consigliato molti auditi in I Commissione e nelle Commissioni riunite - che la tipizzazione in modo rigoroso del concetto di “colpa grave”, soprattutto delle fattispecie che possono essere definite “fattispecie che danno luogo ad ipotesi di colpa grave”, potesse essere - questo sì - un effettivo contenimento alla paura della firma, perché il pubblico amministratore, attraverso questa tipizzazione, è in grado di sapere quali fattispecie possono configurare la propria responsabilità e da quali invece è fuori. Ed è in questo senso che va questo emendamento, che, ad esempio, nel suo ultimo capoverso, stabilisce espressamente che non costituisce colpa grave la violazione o l'omissione determinata da riferimento a indirizzi giurisprudenziali prevalenti o a pareri delle autorità competenti. Quindi, si viene ad escludere che possa considerarsi colpa grave l'indirizzo non uniforme, il non consolidato indirizzo giurisprudenziale o amministrativo. Inoltre, vi è la tipizzazione delle fattispecie tipiche, in coerenza con quanto disposto dall'articolo 2, comma 3, del codice degli appalti pubblici, norma positiva del nostro ordinamento che tipizza le condotte che costituiscono colpa grave.
Noi riteniamo che questo emendamento sia importante e dovrebbe essere approvato da quest'Aula, anche perché interferisce direttamente sul tema della responsabilità erariale, proprio perché individua le ipotesi che costituiscono - e, quindi, in negativo, le ipotesi che non costituiscono - colpa grave. Perché, vedete, una delle trasformazioni, che non sono condivisibili e che questo progetto di legge comporta, è proprio la trasformazione della natura della responsabilità erariale. Sino ad oggi è pacificamente riconosciuta la natura risarcitoria, al pari della responsabilità civile, della colpa grave, alla quale si aggiunge anche la funzione sanzionatoria, che viene a concorrere con la prima. Invece, con queste norme, stabilendo un limite alla responsabilità dell'amministratore, che prescinde dall'entità del danno che è stato procurato attraverso la propria negligente attività amministrativa, si viene a trasformare la responsabilità che, da risarcitoria, cioè tesa a reintegrare la collettività del danno che ha subito per effetto dell'azione illecita dal punto di vista contabile e amministrativo, viene ad essere trasformata in una funzione diversa, assume una funzione esclusivamente sanzionatoria. Viene ad essere modificato, anzi aggiungo deturpato – preciso: “deturpato” - il sistema. Perché, vedete, la natura risarcitoria e anche in parte sanzionatoria della responsabilità ha essenzialmente una funzione di prevenzione e di deterrenza, che è una funzione essenziale proprio in ragione anche della natura parziaria e non solidale della responsabilità, della sua non trasmissibilità mortis causa e della sua limitazione proprio alle fattispecie di dolo o di colpa grave.
Invece qui perde la natura risarcitoria, assume funzione sanzionatoria e quindi darà la possibilità al funzionario che, in ipotesi, sia particolarmente libero, particolarmente esente dal senso di responsabilità, di valutare cosa gli convenga: se gli convenga rischiare il pagamento di queste due annualità del proprio stipendio lordo ovvero incorrere nel vantaggio che derivi dal compimento di un'attività che sia illecita. Tra l'altro, comporta un gravissimo problema di impingere nel divieto del ne bis in idem perché è di tutta evidenza che, secondo il principio che stabilisce che nessuno può essere sanzionato più volte per lo stesso fatto, che colui che sia condannato con sentenza della Corte dei conti per danno erariale potrà difficilmente essere chiamato in sede penale per il medesimo fatto, proprio perché, modificando la natura della responsabilità, opererà anche in sede penale il divieto del ne bis in idem.
Per cui, Presidente, anche questo emendamento meriterebbe un accoglimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Cafiero De Raho. Ne ha facoltà, per un minuto.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Io credo che l'emendamento - come diceva poc'anzi il collega - andrebbe valutato positivamente, anche perché porrebbe rimedio a quell'inciso che riguarda la violazione manifesta delle norme di diritto applicabili. È risibile che si possa dire che la violazione manifesta delle norme di diritto non avviene quando la norma che è da applicare non sia chiara o non sia precisa. Ma come? Il giudice interviene per dire che la norma non è chiara, che la norma non è precisa? Ma questa è veramente un'assurdità, una anomalia. Non è mai avvenuto che un giudice si sia espresso sulla imprecisione, sulla mancanza di chiarezza di una norma che il legislatore ha redatto e formulato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), Presidente! È come dire: “il legislatore ha sbagliato”. E invece no, perché su ciascuna norma c'è un orientamento, c'è un'interpretazione e ad essa si fa riferimento. Quindi, è proprio da escludere questa parte della norma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.73 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Passiamo all'emendamento 1.69 Bonafe', su cui vi è il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Ha chiesto di parlare il deputato Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento è stato da noi presentato per riscrivere l'istituto della colpa grave, che il Governo e la maggioranza, con questo provvedimento, cambiano radicalmente. Abbiamo già detto che, in relazione al controllo preventivo di legittimità, viene assegnato a questo controllo un effetto tombale su tutti gli atti successivi e sugli illeciti eventualmente e successivamente compiuti. Nella questione pregiudiziale abbiamo detto che la generalizzazione della riduzione della colpa grave rappresenta un percorso che è incompatibile con gli orientamenti della Corte costituzionale, che hanno chiarito più volte che è possibile, in circostanze specifiche e limitate, prevedere una riduzione della colpa grave o un'esenzione per colpa grave, ma non si può generalizzare l'istituto. Aggiungiamo che, in relazione al provvedimento che avete adottato, vi è un'esclusione della responsabilità per colpa grave anche per il caso di accertamento con adesione, accordi di mediazione, conciliazioni giudiziali e transazioni fiscali in materia tributaria.
Questa norma, così come voi vorreste applicarla, condurrebbe - ed è stato segnalato anche nel corso delle audizioni - al risultato di esentare da responsabilità erariale derivante dai danni anche indiretti il pubblico amministratore anche nel caso in cui avesse concluso un accordo manifestamente irragionevole o illogico e, quindi, sconveniente per il pubblico erario, quindi illegittimo, quindi annullabile.
Ecco, per la prima volta, con una norma di questo tipo, viene inserito nel nostro ordinamento un ulteriore effetto scriminante anche per questi casi.
Dunque, oltre alle argomentazioni già sollevate dalla collega Serracchiani, aggiungiamo anche questa che, insieme alle altre, credo evidenzi con grande chiarezza che la scelta che sta assumendo la maggioranza in questo caso porta a risultati evidentemente pericolosi per la corretta spesa pubblica, perché laddove vi fossero atti illeciti che creano danno alle casse dello Stato e quindi ai cittadini, per una responsabilità grave del pubblico funzionario, in questi casi che abbiamo evidenziato la responsabilità verrebbe cancellata e il risarcimento per il danno non si otterrebbe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.69 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.70 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Passiamo all'emendamento 1.65 Dori, su cui vi è il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Ha chiesto di parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. Noi abbiamo avuto un approccio rispetto a questa proposta di legge che è stato un approccio - penso - costruttivo: quello cioè di capire in che modo la magistratura contabile nel nostro Paese potesse essere aiutata ad affrontare i gravissimi, i grandi problemi ovviamente che sono legati al sistema amministrativo, così importante anche dal punto di vista di gestione del PNRR, dei grandi fondi a disposizione del nostro Paese. Un momento delicato, dove c'è bisogno di una magistratura contabile efficace ed efficiente. Questo è stato il nostro approccio e abbiamo cercato di dare un contributo importante. Ma dal punto di vista generale, ora siamo di fronte a una delle questioni discriminanti della proposta di legge, che è quella relativa alla questione della colpa grave.
Ora, la colpa grave nel nostro sistema contabile, che ha un valore costituzionale - come più volte è stato ricordato -, è un vero e proprio caposaldo dei sistemi di controllo, perché è del tutto evidente a tutti - e voi, colleghi, siete esperti, perché molti di voi hanno fatto gli amministratori locali e, comunque, approfondite la materia - che la colpa grave è l'elemento centrale su cui lavora il sistema di controllo contabile, non solo nel nostro Paese. Infatti, è del tutto evidente - voi sapete - che la colpa lieve, pur prevista, non ha responsabilità di natura contabile e che sopra la colpa grave vi è il dolo che, appunto, è punito anche dal punto di vista penale. Quindi, la questione centrale su cui si articola il malaffare nel nostro Paese, dove c'è il problema principale, è esattamente questo pezzettino qui: la colpa grave, quella che voi, oggi, cercate in qualche modo di eliminare, di non rendere più opponibile in tutti i modi. Ora, anche per verificare quello che voi effettivamente volete fare, la vostra effettivamente buona fede, abbiamo cercato di aggiungere nell'emendamento che descrive la colpa grave, nella parte finale di questo comma, laddove si dice: “Non costituisce colpa grave la violazione o l'omissione determinata dal riferimento a indirizzi giurisprudenziali prevalenti o a pareri delle autorità competenti” abbiamo voluto inserire anche la funzione dell'Anac, dell'autorità anticorruzione, convinti che questo avrebbe portato a un parere positivo da parte della maggioranza. Perché quale autorità è più competente dell'Anac in questo terreno?
Invece, c'è stato un diniego netto anche in questa occasione. Perché? Perché è chiaro, cari colleghi e colleghe, che vi mette fortemente in imbarazzo il fatto che nel codice degli appalti ci sia una definizione di colpa grave e, invece, in questo provvedimento ce ne sia un'altra del tutto diversa, come se in Italia, a seconda dell'autorità che è chiamata a giudicare, ci siano due norme contrapposte, due colpe gravi, che valgono per un cittadino sì e per un cittadino no. Poi, volete dire che non è anticostituzionale questo provvedimento? Un provvedimento che mette in campo una definizione di colpa grave completamente difforme da quella che esiste senza abrogarla in precedenza. Colleghe e colleghi della maggioranza, mi riferisco ai vostri giuristi più illustri che, spesso, da questi scranni ci fanno una lunga lezione da questo punto di vista: ebbene, ma come potete pensare che possa funzionare una cosa di questo genere? La verità è che voi state portando e volete arrivare a una sostanziale deregulation, al fatto, cioè, che non ci sia più l'elemento di colpa grave. Ne parleremo anche nei prossimi articoli, di come avete determinato il fatto che, appunto, la responsabilità venga ridotta al 30 per cento, della buona fede presunta dei politici. Questo non è un sistema per migliorare la Corte dei conti, ma per renderla inefficace e da questo punto di vista, sì, contro la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.65 Dori, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1003 Giuliano, primo firmatario.
Ha chiesto di parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento vogliamo sopprimere quella estensione sconsiderata del controllo preventivo di legittimità che attualmente - quindi, non come avete previsto nel testo - riguarda i casi in cui il danno origini dall'emanazione di un atto vistato e registrato in sede di controllo preventivo di legittimità, ma limitatamente ai profili presi in considerazione nel controllo. Ora, invece, voi escludete la gravità della colpa, quindi escludete del tutto la colpa grave, non soltanto relativamente a tutto l'atto sottoposto a controllo, ma anche relativamente a quei profili su cui la Corte dei conti non si pronuncia, che non sono effettivamente controllati dalla Corte dei conti.
Ma non vi bastava questa esimente così allargata, perché addirittura avete previsto che l'esimente da responsabilità riguardi anche gli atti che sono semplicemente richiamati e presupposti dall'atto sottoposto a controllo. Introducete, praticamente, una sorta di finzione, per cui gli amministratori, i dirigenti, i funzionari pubblici che avranno gravemente sperperato le risorse pubbliche, che agiscono con imprudenza, con imperizia, con colpa grave, con negligenza grave saranno esenti da responsabilità, anche rispetto ad una serie indeterminata di atti che sono soltanto presupposti e richiamati, quindi atti che non sono mai stati sottoposti al controllo della Corte dei conti.
È chiaro che questo è solo un tentativo, neanche tanto malcelato, di ampliare a dismisura l'esimente da responsabilità, di creare una vera e propria irresponsabilità degli amministratori che gestiscono e che sperpereranno le risorse pubbliche senza alcun deterrente. Ve l'hanno detto tutti gli auditi che in questo modo si va a minare la deterrenza che sta alla base di quel controllo della Corte dei conti, che è in termini sia preventivi che repressivi. Tra l'altro, andate a confondere, anche in maniera del tutto improvvida, quelli che sono gli effettivi risultati e gli effettivi obiettivi del controllo di legittimità, perché il controllo preventivo di legittimità, che, infatti, è ristretto a determinati atti, serve esclusivamente a valutare la legittimità o l'illegittimità dell'atto in confronto ai parametri previsti per legge e proprio vuole prevenire l'ingresso nel nostro ordinamento di atti illegittimi. Diversamente, il controllo sulla gestione, il controllo successivo per responsabilità erariale che effettua la Corte dei conti, invece, vuole e va a sanzionare quei comportamenti che sono illegittimi, che sono illeciti e che si discostano, appunto, dall'atto illegittimo. Quindi, davvero andate a confondere due piani assolutamente diversi al solo fine di creare esimenti da responsabilità agli amministratori, ai funzionari e ai dipendenti pubblici, ma lo fate tra l'altro scardinando assolutamente il rapporto tra potere e responsabilità, ampliando a dismisura l'esimente su atti che - ripeto - non saranno mai e non sono mai sottoposti a controllo della Corte dei conti e, comunque, avranno l'effetto tombale. Per noi questa cosa è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1003 Giuliano, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).
Passiamo all'emendamento 1.16 Gianassi, con parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche qui, noi abbiamo chiesto la soppressione del comma 1, lettera a), n. 2), perché il n. 2) sostituisce integralmente il comma 1.1 dell'articolo 1 della legge n. 20 del 1994, che era stato introdotto nella scorsa legislatura dalla riforma Cartabia, per esplicitare che i rappresentanti delle amministrazioni pubbliche che concludono accordi conciliativi, tanto in sede giurisdizionale che fuori dalla sede giurisdizionale, sono nella sostanza esentati anche in questo caso, cioè rispondono soltanto nel caso di dolo o colpa grave, ma le ipotesi di responsabilità nel caso di conclusione di accordi conciliativi erano limitate al dolo e alla colpa grave.
Qui la colpa grave viene ulteriormente circoscritta, per cui c'è la colpa grave, e quindi scatta la responsabilità della pubblica amministrazione, soltanto se c'è una negligenza inescusabile derivante da una grave violazione di legge o dal travisamento dei fatti. Si va anche oltre, perché si esclude la responsabilità per colpa grave per qualunque tipo di accordo di natura conciliativa che venga sottoscritto dall'amministratore per conclusione di procedimenti di accertamento con adesione, di accordi con mediazione, di conciliazioni giudiziali, di transazioni fiscali in materia tributaria.
La motivazione che viene data per questa mega esenzione da responsabilità è che bisogna incentivare questo tipo di accordi. Quindi, per deflettere il contenzioso e incentivare questi accordi, nella sostanza si dice a chi li conclude che può stare abbastanza tranquillo perché ne risponderà soltanto nel caso di dolo oppure nel caso di una colpa talmente grave da essere addirittura un travisamento dei fatti o una grave violazione di legge, quindi una negligenza inescusabile. Mi pare di poter dire quindi che per favorire queste forme di mediazione si accetta anche il rischio che queste mediazioni vengano fatte in una situazione in cui si approfitta in qualche modo della posizione, del ruolo e dell'esercizio dell'azione di mediazione.
Ma aggiungo una cosa, Presidente, che noteremo poi con maggiore dettaglio anche negli emendamenti successivi, perché non a caso, riportando anche la riforma Cartabia, ho parlato esplicitamente di responsabilità dei rappresentanti delle amministrazioni pubbliche. Quando è stata fatta questa riforma, la maggioranza ci ha detto che la faceva perché c'era la cosiddetta necessità di intervenire sulla paura della firma degli amministratori, che andavano tutelati i sindaci, che andavano tutelati gli assessori, che c'era la necessità di rendere più snella l'azione della pubblica amministrazione, che c'era la necessità di dare certezze e permettere con maggiore serenità ai pubblici amministratori, e anche ai pubblici dipendenti, i cosiddetti tecnici, di poter intervenire.
Peraltro, devo dire che i tecnici sono quelli che in qualche modo rimangono con il cerino in mano dopo questa riforma. Ma vorrei che si prestasse attenzione anche alla sottigliezza…Presidente, scusi, lei prima ha ricordato che l'Aula dovrebbe comportarsi in un modo…Mi dica, Presidente, se qualcuno l'ha ascoltata.
PRESIDENTE. Sì, ha ragione (Commenti della deputata Serracchiani). Facciamo silenzio. Colleghi! Deputato Sasso, può riprendere la sua postazione, per cortesia? Prego, prosegua.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi scuso anche per l'esternazione di poco prima. Allora, stavo dicendo di far notare anche la sottigliezza con cui viene scritto questo testo. Ci avete detto che lo facevate per i sindaci, per gli assessori, per i pubblici dipendenti, per i pubblici amministratori, che c'era la paura della firma, motivo per cui avete abolito l'abuso d'ufficio, e oggi quegli stessi amministratori vengono chiamati a rispondere per peculato con distrazione oppure per corruzione. Quindi non so se gli avete fatto un favore.
Qui, però, il favore è certo, perché voi non parlate di pubblici dipendenti, non parlate di pubblici amministratori, non parlate di sindaci, non parlate di amministratori locali. Parlate di organi politici, quindi è chiaro che l'obiettivo che avete qui è di salvaguardare gli organi politici. Quindi, il pensiero viene naturale alla Presidente del Consiglio, viene naturale a tanti Ministri e Sottosegretari che, magari, si stanno assumendo la responsabilità di spendere molti soldi per quella ignominia che si chiama CPR, o non so come altro lo chiamerete, in Albania, o chissà per cos'altro state spendendo i soldi, come anche per certe spese legate al PNRR in cui avete chiesto e ottenuto che la Corte dei conti non se ne occupi più. Ebbene, qui si parla di organi politici.
È evidente che state tutelando voi e non avete nessuna intenzione di tutelare sindaci, amministratori locali e assessori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Passiamo all'emendamento 1.18 Giuliano.
Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento rimaniamo sul medesimo tema dell'emendamento precedente. Faccio anche un inciso, una precisazione: anche il MoVimento 5 Stelle aveva un emendamento integralmente soppressivo di questo n. 2) del comma 1, lettera a), che ha presentato il Partito Democratico. Però, a causa del contingentamento rispetto ai segnalati che ci è stato imposto - per quanto mi riguarda sono numericamente inaccettabili soltanto 29 emendamenti per un provvedimento così corposo e così dannoso - purtroppo abbiamo dovuto fare una scelta.
A questo punto abbiamo scelto di presentare questo emendamento, che è ancora più chirurgico, perché in qualche modo vuole limitare appunto il danno e i rischi che noi intravediamo rispetto alla scrittura del testo. Do lettura di quello che prevede il testo in questo momento e di come noi lo vorremmo, quindi, in qualche modo modificare. Voi scrivete questo: “la responsabilità è limitata ai fatti e alle omissioni commessi con dolo nei seguenti casi: conclusione di accordi di conciliazione nel procedimento di mediazione o in sede giudiziale da parte dei rappresentanti delle amministrazioni pubbliche (…); conclusione di procedimenti di accertamento con adesione, di accordi di mediazione, di conciliazioni giudiziali e di transazioni fiscali in materia tributaria”.
Ora, per questo genere di atti potranno rispondere i rappresentanti delle pubbliche amministrazioni esclusivamente per dolo, cioè fate fuori completamente la colpa grave. Eppure, come bene ricordava la collega Serracchiani, la colpa grave era già stata circoscritta poco più di due anni fa, perché l'entrata in vigore è dell'ottobre 2022. Quindi, vorrei comprendere anche che tipo di monitoraggio sia stato fatto per dire che quella norma non funzionava. Quindi, dall'ottobre 2022, tramite il decreto attuativo della riforma Cartabia sul processo civile, era stata circoscritta alla colpa grave.
Perché cosa diceva la nuova norma introdotta con la riforma Cartabia? Vi dico che è stato uno dei punti su cui noi ci siamo espressi favorevolmente in quell'occasione, proprio per agevolare le transazioni e gli accordi di conciliazione, quindi sono tutti esiti deflattivi del contenzioso. Cosa avevamo stabilito? Avevamo stabilito che, in caso di conclusione di un accordo di conciliazione nel procedimento di mediazione o in sede giudiziale da parte dei rappresentanti delle pubbliche amministrazioni, la responsabilità contabile è limitata ai fatti e alle omissioni commessi con dolo o colpa grave, colpa grave che consiste nella negligenza inescusabile derivante dalla grave violazione della legge o dal travisamento dei fatti.
Questo era il modo con cui avevamo circoscritto la colpa grave onde agevolare le conciliazioni e le transazioni, perché sappiamo bene che concludere un procedimento con una transazione spesso e volentieri è più vantaggioso per la pubblica amministrazione rispetto a essere condannati con una sentenza, perché la sentenza chiaramente comporta tutte le spese legali e quant'altro.
Quindi, consapevoli di questo e consapevoli che è corretto agevolare la conclusione di accordi, avevamo aderito a questo tipo di nuova norma. Ora voi però andate oltre, perché quello che interessa a voi non è tanto agevolare gli accordi, deflazionare il contenzioso, decongestionare i processi: quello che a voi interessa, in realtà, è il “liberi tutti” e dare mani assolutamente libere a tutti coloro che maneggiano risorse pubbliche per fare i comodi loro o di pochi altri sodali, amici e parenti. Perché, tra l'altro, questa è sempre una di quelle norme che va letta in combinato disposto con tutto il contesto che state portando avanti, tutto l'impianto che state portando avanti. Cito una norma per tutte: l'abrogazione dell'abuso d'ufficio.
Concludo dicendo: cosa vi dicevamo noi? Una cosa di buonsenso con questo emendamento, ovvero introdurre all'inizio del testo questa formulazione: “Fermo restando il controllo giurisdizionale della Corte dei conti sulle transazioni che eccedono dai parametri di ragionevolezza e congruità rispetto al danno da risarcire”, perché, dico, è sotto gli occhi di tutti che non può non rispondere un pubblico funzionario che va a mettere una firma in un accordo che sia sproporzionato, che riconosca un risarcimento sproporzionato rispetto all'effettivo danno documentato; non può non rispondere un funzionario per questo.
Questo comporterà soltanto spreco di risorse e irresponsabilità generalizzata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.18 Giuliano, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Passiamo all'emendamento 1.22 Gianassi.
Ha chiesto di parlare il deputato Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento interveniamo sulla norma che prevede l'obbligo dell'esercizio del potere riduttivo da parte del giudice. Sostanzialmente, viene previsto che nel caso in cui vi sia colpa grave - tranne le ipotesi di illecito arricchimento - ora è imposto al giudice la limitazione della condanna attraverso l'esercizio del potere di riduzione, ponendo dunque a carico dell'ente pubblico e della collettività il quantum non recuperato per il fatto che viene esercitato il potere di riduzione. Quindi, sostanzialmente vi è uno smottamento da una situazione facoltativa ad una obbligatoria, che incide evidentemente - da questo punto di vista negativamente - per la pubblica amministrazione.
Allora, però, essendo comunque l'esercizio del potere riduttivo un istituto generale, il cui utilizzo può essere importante, noi proponiamo con questo emendamento di modificare l'obbligatorietà dell'esercizio del potere riduttivo con l'obbligo della motivazione da parte del giudice del mancato esercizio, qualora reputasse non utilizzabile l'istituto.
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.22 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Passiamo all'emendamento 1.1012 Gianassi.
Il deputato Lacarra ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Questo emendamento, in realtà, si preoccupa di individuare una chiara ripartizione fra le responsabilità dell'organo politico rispetto all'organo amministrativo.
È un'esigenza che ripetutamente - anzi direi costantemente - viene rappresentata dagli amministratori locali. Stupisce che questo emendamento non venga né condiviso né tantomeno accolto dalla maggioranza, fra i quali colleghi di maggioranza ci sono anche molti amministratori locali, che continuano ad esercitare quella funzione. Cioè ha lo scopo, questa norma, di individuare, da un lato, la responsabilità e la funzione dell'organo politico - che è un organo di indirizzo - e, dall'altro, invece, gli atti del dirigente che hanno ovviamente una valenza gestionale.
Ricordo anche esperienze professionali, di qualche anno fa, di amministratori locali - in una giunta comunale - indotti ad approvare una delibera nella quale si faceva un computo, una determinazione, di una somma da erogare in favore di società che avevano svolto, per quel comune, dei servizi e sulla base della determinazione e quantificazione fatta dall'ufficio tecnico, gli assessori e il sindaco votarono quella delibera. Dopo qualche anno, quella stessa delibera fu oggetto di accertamento da parte della Corte dei conti non solo con l'individuazione di responsabilità dei dirigenti, che avevano quantificato l'importo da erogare alla società che aveva svolto i servizi, ma addirittura con la condanna - perché quella quantificazione non era corretta - degli amministratori che avevano approvato la delibera di giunta.
Bene, con questo emendamento noi vogliamo delimitare, in modo chiaro, le responsabilità e, tra l'altro, nella seconda parte dell'emendamento, prevediamo che per i dirigenti ci siano anche parametri di responsabilità da valutare che sono legati all'effettiva disponibilità di risorse umane e strumentali. Ci sono comuni molto piccoli dove il dirigente è costretto a svolgere - quando c'è il dirigente - le funzioni più disparate, in più ambiti e in più settori e vi è quindi la necessità anche di valutare la responsabilità sulla base delle risorse disponibili. Mi riferisco anche alla chiarezza degli obiettivi e degli indirizzi forniti dagli organi politici, quindi alla possibilità che la struttura tecnica si possa muovere su parametri ben definiti e non nebulosi; alle interferenze eventuali di fattori esterni non controllabili, cioè vale a dire se ci sono stati condizionamenti per l'attività della struttura, che abbiano ovviamente indotto la stessa a commettere l'errore o comunque a mettere in atto la violazione; anche alla complessità della situazione di fatto e del quadro normativo di riferimento, con la valutazione di eventuali pronunce giurisprudenziali che, in qualche modo, sull'oggetto del provvedimento si siano pronunciate.
Quindi, è un quadro chiaro di distinzione delle responsabilità che soccorrerebbe alle richieste pressanti che sindaci e amministratori fanno costantemente, proprio perché a chi fa attività politica non può essere richiesta una competenza giuridica, tecnica, specifica che ovviamente non può essere in capo agli amministratori e non può essere certo richiesta loro.
Mi auguro che ci sia un ripensamento da parte della maggioranza. Conosco tanti colleghi che sono sindaci, che sono consiglieri comunali nei loro comuni, e credo che un emendamento come questo serva a chiarire il quadro di responsabilità, i limiti e gli ambiti di responsabilità degli amministratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Gianassi. Ne ha facoltà, per un minuto.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con l'emendamento che avete approvato in Commissione avete stabilito l'impunità per organi politici, attraverso una presunzione di buona fede che opera a livello procedimentale.
Al di là dello strumento - assolutamente inappropriato perché poi comunque rimette alla sede giudiziaria la valutazione, la sussistenza o no della presunzione - è evidente che con quell'obiettivo, prevedendo questa agevolazione per gli organi politici, voi intendete riferirvi al Governo e al Consiglio dei ministri, perché ritenete, evidentemente, di avere preoccupazioni in sede contabile, probabilmente anche perché, come denunciano le opposizioni, avete buttato via un miliardo di euro dei cittadini italiani per l'Albania e forse anche su altri dossier (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) dove i soldi sono stati gettati dalla finestra.
Ed è tanto vero che volete garantire l'impunità al Governo che rifiutate di votare questo emendamento che è un emendamento ordinamentale, che riguarda gli amministratori locali, che non stabilisce forme di impunità ma ridisegna …
PRESIDENTE. Concluda.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). … le responsabilità, distinguendo una volta per tutte, dopo trent'anni che è entrata in vigore la norma sulle responsabilità gestionali della macchina amministrativa, che i politici rispondano per le competenze politiche e i tecnici per le competenze tecniche. Cancellate le impunità che avete stabilito per il Governo e votate a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Bonafe'. Ne ha facoltà, per un minuto.
SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il collega Lacarra ha spiegato molto bene le finalità di questo emendamento. Io voglio ribadire, nel minuto che ho a disposizione, perché in questo modo davvero mettiamo fine alla paura della firma e perché in questo modo raccogliamo una battaglia che da anni stanno facendo i sindaci per chiedere di separare, a livello normativo, in modo chiaro e netto, le funzioni politiche da quelle tecniche. Questo chiarirebbe il campo delle responsabilità. È evidente che volete respingere questo emendamento ed è chiaro, quindi, che l'obiettivo che avete non è quello di modernizzare la Corte e chiarire le responsabilità e superare veramente la burocrazia difensiva, ma evidentemente volete creare uno scudo al Governo per i tanti dossier critici, a partire da quel miliardo che avete speso per i CPR in Albania (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà per un minuto.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io, come i colleghi, davvero invito i colleghi di maggioranza a leggere questo emendamento. È esattamente quello per cui e di cui abbiamo discusso anche alcune settimane fa e cioè il fatto che sia necessario rivedere in qualche modo, semplificare e rendere più intellegibile, anche più moderna, la Bassanini. Quindi, abbiamo distinto le responsabilità dei dirigenti dalle responsabilità dei pubblici amministratori e dalle responsabilità degli amministratori degli enti locali. Lo abbiamo fatto con chiarezza, tra l'altro riportando la normativa che ancora oggi si applica, semplificandola e distinguendo le due posizioni. A noi sembra una cosa su cui avremmo dovuto trovare un riscontro unanime; però, purtroppo, qui l'obiettivo - e credo che lo abbia capito anche l'ANCI e lo hanno capito anche i sindaci - non è tutelare i sindaci, gli amministratori locali e gli assessori. Non è quello perché, altrimenti, su questo emendamento avremmo trovato una condivisione, magari anche una riformulazione se la maggioranza lo avesse ritenuto. Questo non è l'obiettivo che avete. L'obiettivo che avete è un altro: l'obiettivo è quello di mettere le mani avanti e tutelare chi teme…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). …con decisioni tutte politiche e ideologiche di dover pagare il conto poi ai cittadini italiani. Certo che in questo modo rischia di non pagarlo e i cittadini avranno meno soldi nelle loro tasche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Fornaro. Ne ha facoltà, per un minuto.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. I colleghi hanno già illustrato le ragioni del merito di questo emendamento, della fondatezza e della logicità. Io mi rivolgo - per il suo tramite - al rappresentante del Governo e ai relatori. Credo che in un Parlamento che funzioni, in cui ci sia rispetto per i ruoli, di fronte a una proposta come questa, che non è strumentale e non è ostruzionistica, si possa anche avere l'opportunità di ascoltare le ragioni per le quali il Governo non ritiene di accogliere questo emendamento, perché continuare così, continuare in quello che sta diventando un rito, abbastanza stanco, di un'opposizione che presenta emendamenti e di una maggioranza e di un Governo totalmente silenti, credo che questo lasci evidentemente spazio poi a tutte le interpretazioni e faccia venir meno, io credo, anche le ragioni stesse per le quali noi siamo qui. Voi rappresenterete la maggioranza degli italiani in questo momento, ma noi rappresentiamo una quota consistente degli italiani e, da questo punto di vista, il dialogo e il confronto dovrebbero essere la regola e non certo il silenzio assordante di questa maggioranza e di questo Governo nel dibattito parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Santillo. Ne ha facoltà.
AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Vista la ragionevolezza dell'emendamento, intervengo per comunicare il voto favorevole del mio gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale perché questo emendamento lo consideriamo positivamente, valutando che, da un lato impregiudicate le questioni sulla trasformazione della natura giuridica della responsabilità erariale che - abbiamo già detto - da risarcitoria diventa sanzionatoria, in particolare questa norma - che questo emendamento vuole eliminare - presenta delle evidenti contraddizioni e opacità. Ad esempio, come si determina la responsabilità erariale del privato? Perché noi sappiamo che la giurisdizione della Corte dei conti si estende oltre l'amministratore pubblico, anche ai privati che contrattano con l'amministrazione. Come si determina la responsabilità del privato che contratta con l'amministrazione e che esegue appalti pubblici? Che cosa si vuole dire in questo modo? Si vuole limitare la giurisdizione della Corte dei conti o si vuole creare una disparità tra la situazione di responsabilità dell'amministratore pubblico e la responsabilità invece del privato che esegua un appalto pubblico e, di conseguenza, disponga o comunque amministri soldi pubblici?
PRESIDENTE. Concluda.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Quindi, contraddizione con l'articolo 3, principio di uguaglianza della nostra Costituzione, evidentemente. Quindi, si tratta di una norma opaca e contraddittoria.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1012 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Passiamo all'emendamento 1.1005 Auriemma. Ha chiesto di parlare il deputato Santillo. Ne ha facoltà.
AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo perché, con questo emendamento, vorremmo ridare la possibilità agli esponenti di questa maggioranza di procurarsi un po' di dignità politica, perché avete ascoltato dai colleghi che mi hanno preceduto che con questo provvedimento, tra le altre misure, si va a proteggere il ruolo politico - e quindi il politico - per gli atti amministrativi che, per parte erariale, hanno il visto degli uffici tecnici. Se esaminiamo questa misura in combinato disposto con l'altra, che prevede lo sconto del 70 per cento sui danni erariali su cui si è condannati e, addirittura, da parte del funzionario, questa volta tecnico, anche retroattivi - che dirvi? - siamo proprio al black friday del malaffare in Italia, cari colleghi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Rubate, rubate, tanto anche se rubate tanto vi faremo pagare soltanto degli spicciolini. Che fa? Non fa niente. Ovviamente si è alzato subito il coro dell'Associazione magistrati della Corte dei conti; e che cosa ha detto? Una cosa semplice, ossia che grazie a queste misure si stravolgono gli equilibri tra i poteri dello Stato e si avranno gravi conseguenze sui controlli per il corretto utilizzo dei soldi dei cittadini, creando scenari di illegalità diffusa e di inefficienza. Avete capito? Lo so che quando si nomina la magistratura voi vedete nero, anzi, un po' come un toro vede rosso, voi vi infervorate contro la magistratura sempre, ma qua non ci sembra il caso, perché forse la magistratura ha capito che questo combinato disposto serve per tutelare i vostri amici che devono mettere a terra i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, visto che stiamo in così forte ritardo.
E che dirvi? Secondo me non vi state rendendo conto che state legalizzando il malaffare. Questa non è nient'altro che la matematica dell'impunità per trasformare il danno erariale in un bell'investimento redditizio. Tra l'altro, siamo a oltre due anni di calo della produttività industriale nel nostro Paese e siamo anche al calo degli indici di produttività delle piccole e medie imprese nel nostro Paese. Allora voi, per fare investimenti, vi siete inventati la legalità del danno erariale, così più si vuol rubare e più c'è investimento per voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è la verità.
Voglio anche dire, Presidente, e vado poi a conclusione, che c'è un altro fatto gravissimo, ossia che pochi hanno pensato che con questo sistema si può facilmente, da parte di un amministratore, ricattare un funzionario, perché andrà là a dire “scusatemi”, ti tira la giacchetta e dice: ma firma questa cosa, non ti preoccupare, tanto poi, mal che vada, sempre se tu dovessi essere condannato per danno erariale, pagherai solo il 30 per cento, magari io ti trovo qualcuno che ti dà il 50 per cento, così abbiamo unito tutti quanti gli interessi di tutti. Allora gli converrà. Ma, allora, dico io, noi dovremmo fare una politica che è a favore del bene dei cittadini e delle comunità o la politica di chi invece deve fare il malaffare? A voi l'ardua risposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vi chiedo, pertanto, di cambiare parere e dare parere favorevole a questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Giuliano. Ne ha facoltà, per un minuto.
CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, che porta la firma della collega Montaruli, non solo nelle tenebre della Commissione avete ampliato a dismisura e avete ratificato una sostanziale impunità per gli amministratori pubblici, ma avete fatto un'altra cosa ancora peggiore: avete reso il ricatto alla mercé di tutti gli amministratori, perché vi ricordo che ci sono dei dirigenti che possono essere nominati in base all'articolo 110 del TUEL e la scadenza del loro incarico è la stessa scadenza di quella del sindaco. Allora che cosa succederà con questo emendamento? Siccome i politici non saranno più responsabili per colpa grave, perché la loro buona fede si presumerà e dovrà essere il giudice contabile a dimostrarla, allora sarà facile per i sindaci e per tutti gli amministratori ricattare i loro dirigenti temporanei e dire: o firmi questo atto, pur sapendo che è illegittimo, oppure vai a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Quindi, invece che aiutare i dirigenti e i funzionari ad amministrare bene le risorse pubbliche, voi li state condannando ad essere praticamente condannati e ad essere ricattati, ad essere sotto lo scacco di amministratori negligenti e infedeli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Iaria. Ne ha facoltà, per un minuto.
ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Voi vi confermate la maggioranza e il Governo dello spreco. Oltre a sprecare i soldi per il ponte sullo Stretto, per il TAV, per il centro in Albania, voi create un meccanismo per cui i soldi pubblici vengono sprecati per attività e decisioni dei politici di turno che non hanno nessun controllo anche sulla loro fattibilità economica e sul loro risultato. Non so se avete idea di cosa state facendo, ma chi ha fatto l'amministratore tra voi ha idea di cosa sta facendo con questo emendamento?
Capisco che avete voglia di far guadagnare qualcuno, ma qui state facendo perdere tutti i cittadini che pagano le tasse, perché questi soldi sono denaro pubblico che andrete a sprecare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Orrico. Ne ha facoltà, per un minuto.
ANNA LAURA ORRICO (M5S). Allora Presidente, in un mio recente intervento in quest'Aula ho proposto ai politologi di occuparsi di una nuova categoria politica, quella delle famiglie politiche. Con questo emendamento che il centrodestra ha approvato in questa proposta di legge, le famiglie politiche, quelle che fanno affari con la 'ndrangheta, quelle che fanno affari con un certo tipo di cattiva imprenditoria, avranno ancora più potere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), nelle regioni in cui, purtroppo, siamo sottoposti al continuo ricatto: il ricatto del lavoro, il ricatto dell'istruzione libera e aperta, il ricatto dell'accesso alle cure sanitarie. Direi: care famiglie politiche del centrodestra, fatevi un esame di coscienza, votate contro una volta tanto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, il deputato Deidda. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Sul Regolamento, articolo 8 e seguenti. Inviterei la Presidenza a rileggere quello che ha appena detto la collega. Penso che sia inammissibile accusare questa maggioranza dicendo che fa favori alle famiglie della 'ndrangheta o altro, quello che sta dicendo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Invito, quindi, la Presidenza a rileggere tutti gli interventi dei colleghi, perché noi stiamo ascoltando attentamente, non è che non ascoltiamo, però ci sono parole che non devono essere pronunciate in quest'Aula.
Perché, se ci dicono che noi facciamo favori ai delinquenti, se noi approviamo un provvedimento perché stiamo ricattando i dirigenti, perché permettiamo il ricatto al dirigente comunale, se permettiamo queste cose, penso che ciò travalichi la libertà di parola e violi anche il Regolamento. Quindi, le chiedo il rispetto di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quando noi sbagliamo e quando insultiamo qualcuno chiediamo scusa, però chiedo anche ai colleghi di valutare bene le parole che dicono, anche per quello che succede fuori da quest'Aula, nelle piazze, quando ci arrivano minacce, come alla collega Polo e alla Presidente Giorgia Meloni, quando ci minacciano di ucciderci.
Quando ci minacciano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e ci dicono tante cose, queste nascono da qui dentro e dalle parole che qualche collega pronuncia accusandoci di essere dei delinquenti.
PRESIDENTE. Facciamo stampare il resoconto stenografico in modo tale da poter rileggere le parole pronunciate dalla deputata Orrico poco fa.
Ha chiesto di parlare il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere ogni singola parola che la deputata Anna Laura Orrico ha appena detto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché è evidente che queste sono norme che sono criminogene ed è evidente che chi le partorisce e le propone non ha la volontà di perseguire criteri di legalità, di rispetto del bilancio, del rispetto dei cittadini. E allora questa non è un'offesa, questa è la verità politica di quello che sta accadendo in quest'Aula. Sottoscrivo ogni singola parola della collega Orrico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Cappelletti. Ne ha facoltà, per un minuto.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Che questa legge sia una legge criminogena lo dichiara anche il procuratore Gratteri, quando afferma che è una riforma pericolosissima perché mira a garantire l'impunità a chi amministra denaro pubblico; impone la presunzione di buona fede, cioè uno scudo da possibili contestazioni, che, di fatto, ne sancisce l'irresponsabilità; e, per i rari casi in cui ci fosse un reo confesso, introduce la riduzione della prescrizione per salvare anche questo caso.
E non è solo il procuratore Gratteri, ma anche il procuratore capo della Corte dei conti della Campania, il quale dichiara che l'impatto complessivo sarà il crollo del numero delle indagini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Così come non risponderà più nessuno, perché anche l'effetto di deterrenza della Corte dei conti verrà meno, per un Paese dove il costo degli appalti pubblici…
PRESIDENTE. Concluda.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). …è spesso il doppio o il triplo degli altri Paesi in Europa e arriviamo al 600 per cento di aumento dei costi in Veneto. Questa è esattamente la riforma di cui non c'era alcun bisogno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donno. Ne ha facoltà, per un minuto.
LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere non solo l'emendamento, ma tutte le parole, ovviamente, che ha detto la collega Orrico. Ma poi, per il collega Deidda - per suo tramite, Presidente - che dice che con le loro norme non favoriscono i delinquenti, leggo una notizia. Guardi, ho fatto una ricerca veloce: “Avvisato dell'arresto grazie alla legge Nordio, presunto narcos fugge dall'Italia: è latitante” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Ma se non vi rendete conto dei danni che fate, del disastro che state combinando! E poi, Presidente, sentir fare la morale dal collega Deidda che subiscono minacce, addirittura arrivano delle minacce perché noi alziamo i toni. Ci avete pestato in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Proteste dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)! Proprio lei, Deidda, parla! Ma non vi vergognate quando parlate?
PRESIDENTE. Concluda, ha esaurito il suo tempo.
LEONARDO DONNO (M5S). Un minimo di vergogna e di decenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1005 Auriemma, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
L'onorevole Carotenuto sottoscrive l'emendamento.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).
Passiamo all'emendamento 1.26 Gianassi.
Ha chiesto di parlare il deputato Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento interviene sulla quantificazione del danno risarcibile e, tra l'altro, introduce dei parametri che sono di buonsenso rispetto anche alla condizione soggettiva dell'agente, cioè di chi ha causato il danno stesso, valutando l'esperienza amministrativa, la capacità anche contributiva, che è un elemento fondamentale. Voi immaginate un dipendente comunale che, ovviamente esclusa l'ipotesi del dolo e della colpa grave, sia in qualche modo condannato a risarcire la pubblica amministrazione rispetto a un provvedimento che ha un valore anche di diversi milioni di euro - cosa che può capitare in un comune più grande, in un'amministrazione più grande - e ovviamente abbia una capacità patrimoniale pari a un dipendente pubblico, quindi molto modesta.
In questo caso, noi, con questo emendamento, diamo la possibilità alla Corte dei conti di poter valutare l'entità del risarcimento, anche tenuto conto non solo delle condizioni soggettive dell'agente, cioè vale a dire, oltre alla capacità reddituale, anche le condizioni lavorative all'interno delle quali esercita la sua attività, quindi anche con riferimento all'organizzazione…Presidente, è impossibile così. Mi sforzo, ma è complicato.
PRESIDENTE. Come ha potuto constatare, ho più volte fatto richiami nel corso della seduta odierna. Ne faccio un altro ancora.
MARCO LACARRA (PD-IDP). Secondo me, il deterrente della lettera del Presidente…
PRESIDENTE. Non si preoccupi, lo sto facendo. Lo voglio soltanto sottolineare, se mi permette, perché è la sesta volta che chiedo all'Aula di fare silenzio! Prego, deputato Lacarra, prosegua.
MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Dicevo, quindi una determinazione del danno che è collegata alla capacità reddituale, all'organizzazione dell'ufficio all'interno del quale lo stesso opera e valutando anche l'esistenza del nesso di causalità fra azione, omissione e danno realizzato; e prevede anche, l'emendamento, un obbligo motivazionale: la Corte dei conti deve motivare in maniera esaustiva le ragioni anche della quantificazione. Mi sembra che si tratti di un emendamento assolutamente di buonsenso che interviene anche a provare ad eliminare delle storture, con situazioni in cui il danno cagionato è di tali proporzioni che il suo risarcimento comporta davvero una condizione di assoluta impossibilità, da parte dell'agente, di poter soddisfare l'erogazione dell'entità del danno determinato. Quindi io credo che su questo emendamento, almeno, si possa trovare la convergenza anche della maggioranza perché si tratta, tra l'altro, di un emendamento tecnico assolutamente privo di qualsiasi tipo di contaminazione politica o ideologica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.26 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).
Passiamo agli identici 1.1006 Giuliano e 1.1016 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Ha chiesto di parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento dei relatori davvero avete dato il colpo di grazia alla responsabilità erariale, perché, dopo aver sancito la completa irresponsabilità dei politici, avete dato una bella sforbiciata alla responsabilità per colpa grave dei dirigenti, dei funzionari e di coloro che gestiscono risorse pubbliche - cioè di coloro che gestiscono risorse pubbliche in maniera gravemente negligente, tutti quei funzionari incapaci - perché, a fronte anche di danni di milioni di euro, il risarcimento massimo per il quale saranno chiamati a rispondere sarà compreso tra un doppio limite: o il 30 per cento del danno ma soprattutto, per i funzionari e i dirigenti interni alle amministrazioni, il massimo del danno risarcibile sarà di due annualità del trattamento economico. Questo significa che la maggior parte del danno provocato da questi amministratori, da questi dirigenti e funzionari gravemente incapaci e gravemente negligenti, rimarrà a carico dell'amministrazione, rimarrà a carico della collettività. Insomma, sostanzialmente, chi pagherà? Pagheranno i cittadini, e questo ovviamente avrà un riflesso sui servizi essenziali e sui diritti fondamentali che vengono garantiti ai cittadini. Tra l'altro, dicevo, i funzionari e i dirigenti potranno rispondere massimo con due annualità del proprio trattamento economico e, tra l'altro, queste due annualità, siccome voi avete previsto l'obbligo per il giudice di applicare e di esercitare il potere riduttivo, a naso si ridurrà di ancora il 50 per cento. Ancora, se il dirigente accederà al rito abbreviato avrà un ulteriore sconto e, come ricordato da un illustre audito ascoltato in Commissione, facendo un esempio di un danno di appena 100.000 euro - presupponendo che il danno sia stato causato da tre persone - ogni singolo dirigente che ha causato, in concorso con altri due dirigenti, un danno di 100.000 euro risponderà con appena - forse, se tutto va bene - 3000 euro, il che vuol dire che il 90 per cento del danno rimarrà a carico dei cittadini. Ma tanto a voi poco importa perché il vostro motto è: “tanto paga Pantalone” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ma soprattutto, in questo modo, avete trasformato la responsabilità erariale, che per sua natura è una responsabilità risarcitoria perché è legata al grado di responsabilità e al potere che ha ogni dirigente e ogni funzionario, in una responsabilità sanzionatoria. Quindi, ci sarà il problema del bis in idem quando ci sarà anche, per esempio, la concorrente responsabilità penale che probabilmente non potrà andare avanti, ma soprattutto avete sostanzialmente ridotto la responsabilità, con questo tetto ridicolo, nel pagamento di un semplice obolo, in una semplice multa, come se il dirigente fosse un cittadino poco attento che magari parcheggia dove non può; non un dirigente che magari sperpera milioni di risorse pubbliche per fare un ponte che non serve, per fare una strada che non serve, per costruire e per dotare di apparecchi inutili i nostri ospedali. Ecco, in questo modo avrete sicuramente l'effetto di indebolire - e anzi, cancellare - l'effetto deterrente della responsabilità amministrativa e dalla paura che il dirigente firmi si passerà alla paura del dirigente che firma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ci sarà così tanta leggerezza nel firmare che davvero ci sarà un “tana libera tutti” e un giubilo di tutta la maggioranza verso chi sperpera le risorse. La cosa più grave è che lo fate anche con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, andando a contrastare tutte quelle norme, anche europee, che ci impongono una serie di vincoli che andrò a spiegare nell'emendamento successivo.
Davvero state facendo…
PRESIDENTE. Concluda.
CARLA GIULIANO (M5S). …a tutti i cittadini che pagano le tasse un danno incalcolabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata D'Orso. Ne ha facoltà, per un minuto.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Nel sottoscrivere ogni parola dell'intervento della collega Giuliano, schematizzo e aggiungo, alla fine, un altro concetto. Allora, abbiamo questa situazione che state realizzando con questo disegno di legge: non pagherà più nessuno per danno erariale - il che vuol dire sperpero di risorse pubbliche, quindi tasse dei cittadini -, non pagherà nessuno degli organi politici. Pagheranno, in misura molto molto ridotta - ridicola, oserei dire - i funzionari e i dirigenti che metteranno le firme. Tuttavia, c'è anche un'altra novità: in realtà ci sarà l'obbligo di assicurarsi per i funzionari, i dirigenti. Che vuol dire? Che, alla resa dei conti, chi pagherà quel minimo che ancora saranno chiamati a pagare? Saranno le imprese di assicurazioni. Ve l'ho detto ieri e ve lo ripeto pure oggi: allora, di questo abbattimento rispetto al danno risarcibile - tanto che si parla adesso di sanzione e non più danno - chi ne beneficerà alla fine? Le imprese di assicurazioni. Quindi voi fate, per l'ennesima volta, un favore alle imprese, alle compagnie di assicurazioni; questo fate.
PRESIDENTE. Grazie.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Quindi, non solo non tassate gli extraprofitti ma fate pure un favore e paga solo la collettività (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Allora, come hanno ricordato i colleghi, noi abbiamo presentato degli emendamenti - un emendamento uguale a quello dei colleghi del MoVimento 5 Stelle - per quanto riguarda la revisione di questa ipotesi di riduzione del risarcimento del danno. Perché, vede, ammesso che si trovi mai un responsabile - perché dopo l'approvazione di questo provvedimento voglio vedere quando troveranno un responsabile se lo faranno pagare - il combinato disposto tra l'accertamento di una responsabilità, ammesso che questa vi sia, e la riduzione del danno fa sì che ci sia un potenziale spreco di risorse pubbliche e sicuramente un danno all'erario perché quelle risorse pubbliche sprecate non verranno mai risarcite.
Ora, io non so se avete fatto un conto - da un punto di vista da qui a 5, 10 o 15 anni, e dopo il tredicesimo condono e dopo la previsione di non far pagare neppure in una forma dignitosa l'accertamento dello spreco di denaro pubblico - delle risorse pubbliche che vengono a mancare al bilancio dello Stato e delle amministrazioni locali, perché questo significa non avere contezza di quelle che saranno le esigenze dei prossimi anni.
E vorrei anche dire che, per quanto riguarda quello che sta accadendo intorno a noi, forse avere maggiore oculatezza e cercare di gestire meglio anche quelle che sono entrate potenziali, peraltro, ripeto, per vicende nelle quali si agisce con dolo o con colpa grave anche se limitata alle ipotesi che avete ridotto voi, anche in questi casi, ammesso che vi sia un responsabile, costui pagherà pochissimo.
Si tratta di soldi pubblici, si tratta di risorse che sono della collettività e si tratta, anche in questo caso, non solo di aver scudato chi, in qualche modo, di quell'azione ha approfittato, ma, ancora una volta, non vi rendete conto che state privando di denaro pubblico le casse della pubblica amministrazione, di quella stessa pubblica amministrazione che deve, poi, garantire la sanità pubblica, l'istruzione pubblica, il trasporto pubblico, e potrei continuare. Del resto, voi avete già chi li sostituirà, e vai avanti con la privatizzazione della sanità pubblica, e vai avanti con la privatizzazione dell'istruzione, e vai avanti con la privatizzazione del trasporto pubblico. Del resto, questa è la modalità di azione e di obiettivo di molte amministrazioni di centrodestra, che, evidentemente, non hanno a cuore la necessità, l'opportunità e il dovere di mantenere e proteggere quello che con fatica abbiamo conquistato in questi anni, a partire dalla sanità pubblica. Ricordo che, ormai, si stanno privatizzando anche i pronto soccorso degli ospedali pubblici ed è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.1006 Giuliano e 1.1016 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).
Passiamo all'emendamento 1.72 Giuliano, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento introduciamo e agiamo sempre sul doppio tetto alla responsabilità, prevedendo almeno che non debba essere inferiore al 65 per cento e almeno non inferiore a cinque volte il trattamento economico del dirigente. E, soprattutto, introduciamo una tutela per le risorse e i proventi che derivano, direttamente o indirettamente, dall'Unione europea. Tra l'altro, avete dimenticato di prevedere che noi abbiamo - anche in relazione ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma non solo, in relazione a tutti i fondi che ci arrivano dall'Unione europea - dei precisi obblighi, tra cui quello di ampliare le norme restrittive e i mezzi che consentono agli Stati membri il recupero integrale di quelle risorse che vengono sperperate.
In questo modo, ci troveremo nella paradossale situazione in cui non soltanto il 70 per cento dei danni verrà addebitato ai cittadini per fatti gravemente colposi, posti in essere dai funzionari, ma, soprattutto, l'Italia non soltanto dovrà assorbire il danno nella misura del 70 per cento, ma dovrà restituire e risarcire all'Europa il 100 per cento dei danni causati dai suoi funzionari, probabilmente anche sottoponendosi ad una procedura di infrazione. Quindi, in questo caso, i cittadini pagheranno addirittura due volte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Se questo non bastasse, vi dico un'altra cosa, perché, facendo due calcoli e mettendo insieme un po' i dati delle varie sezioni giurisdizionali regionali, a occhio, vi do questo dato: nel solo 2024, grazie alle sentenze di condanna delle sezioni giurisdizionali regionali, l'Italia ha recuperato all'incirca 240 milioni di euro. Solo nel 2024. Ora, applicando a 240 milioni di euro la tagliola, quella vostra franchigia, il regalo, del 70 per cento, vuol dire che più di 160 milioni di soldi dei cittadini italiani verranno buttati alle ortiche e non recuperati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E tutti quei funzionari che si sono comportati con leggerezza, maldestramente, tutti quelli incapaci, se la caveranno con una pacca sulla spalla, con un ringraziamento da parte dello Stato e con un piccolo obolo, e ancora una volta i cittadini italiani pagheranno per i danni causati da altri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.72 Giuliano, con il parere contrario della Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).
Passiamo all'emendamento 1.71 Bonafe'.
Ha chiesto di parlare il deputato Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento proponiamo di modificare la soglia del 30 per cento del danno che viene fissato con questa norma come il danno risarcibile al 50 per cento: quindi un incremento modesto, ma più equilibrato e più equo. Nel corso delle audizioni che abbiamo avuto in Commissione, ci è stato evidenziato che l'applicazione dei vari criteri riduttivi, nel caso soprattutto del concorso di responsabilità tra più persone, e l'attivazione anche di procedure premiali portano, su danni anche consistenti, a un quantum estremamente irrisorio. Tutto il resto non è che non viene messo a carico di nessuno, viene messo a carico della collettività.
Allora un emendamento di questo tipo, così come tanti dei nostri che abbiamo presentato, non è certamente ostruzionistico, cerca di stare dentro la riflessione, che noi non condividiamo, che ha ispirato la maggioranza, ma di correggerne le storture. Quindi chiediamo di limitare questo danno, perché, se il danno risarcibile diviene il 30 per cento di quello complessivo, si tratta, evidentemente, di un danno modestissimo, al punto tale che è stata messa anche in discussione la permanenza della funzione risarcitoria rispetto, invece, a quella, di fatto, sanzionatoria, pur con una serie di criticità rispetto anche all'evoluzione della giurisprudenza sul tema. Quindi, chiediamo di accogliere un emendamento di buonsenso che limita il danno prodotto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.71 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Passiamo all'emendamento 1.1007 Alifano.
Ha chiesto di parlare la deputata Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Il collega Colucci ha definito questo provvedimento un “tana, libera tutti”. Si può aggiungere, ripercorrendo le parole del bardo, che la strada per l'inferno è lastricata spesso di buone intenzioni. In questo caso, le intenzioni sono anche pessime, sicuramente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Infatti, questo provvedimento si risolverà in un vero e proprio sperpero di denaro pubblico, sperpero che si convertirà, di necessità, in un aumento della pressione fiscale e in una peggiore erogazione dei servizi resi alla collettività. Ed è bene che gli italiani lo sappiano. La deresponsabilizzazione del pubblico ufficiale sicuramente comporterà questo. Il tetto massimo stabilito per un'eventuale causa risarcitoria che gli dovesse piombare addosso - chiamiamola risarcitoria, ma, di fatto, quella sarebbe, più che altro, una sanzione che verrebbe, poi, a lui addebitata -, stabilito al 30 per cento del danno accertato o, al più, a due annualità di stipendio, comporterà ancor più la deresponsabilizzazione dello stesso, tanto più quando avrà adempiuto all'obbligo assicurativo.
Non paghi di ciò, in Commissione si è provveduto a inserire un comma che veramente è l'apoteosi della completa deresponsabilizzazione del pubblico amministratore.
Ebbene, viene detto che “l'avvenuto spontaneo pagamento di tutti gli importi indicati nella sentenza definitiva di condanna” - importi che verranno ridotti, lo diceva prima la collega Giuliano, a seconda anche del rito prescelto, quindi potrebbero andare ben al di sotto del 30 per cento del danno cagionato alla pubblica amministrazione e ben al di sotto anche delle due annualità di stipendio, potrebbero quindi risolversi in una somma veramente minima - “determinerà la cessazione di ogni altro effetto della condanna medesima”, ciò leggendo per l'appunto il comma inserito (parlo del comma 1-decies stabilito all'articolo 1, lettera a), n. 5).
Attenzione! Attenzione! Una condanna per aver cagionato all'erario un grave danno comporterà che non ci sarà nessuna ricaduta per il pubblico funzionario in termini disciplinari; non potrà essere attinto da sanzioni accessorie; potrebbe avanzare nella carriera, potrebbe avere promozioni ulteriori, potrebbe partecipare a concorsi pubblici che comportano il suo avanzamento nella carriera. Tutto ciò ovviamente si risolverà in una beffa per i cittadini, per le imprese che sono gravate dal carico fiscale, che devono adempiere a quanto ovviamente lo Stato impone loro, carico fiscale che a malapena sopportano - non dobbiamo dimenticarlo - e con buona pace di quei cittadini che non potranno accedere ai servizi pubblici che a loro spettano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1007 Alifano, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
Passiamo all'emendamento 1.74 Auriemma, su cui vi è il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO (M5S). Grazie Presidente. Qui, siamo sempre su quella scellerata norma che avete introdotto, per cui non soltanto il dirigente e il funzionario, gravemente colpevoli, potranno pagare al massimo il 30 per cento del danno o due annualità del loro trattamento economico, ma addirittura se pagano subito, non avranno alcun altro effetto dalla condanna, cioè non subiranno un procedimento disciplinare, non avranno le misure interdittive. Allora, cerchiamo almeno di cambiare questa norma, prevedendo le sanzioni accessorie e ogni altro effetto della condanna. Pensiamo, per esempio, alla vostra norma che avevate inserito che prevedeva, in caso di condanna definitiva, la possibilità del dirigente di essere sospeso dalla gestione delle risorse pubbliche per un periodo da sei mesi a tre anni: neanche questo si applicherà. Ancora, il dirigente condannato non avrà nessuna sanzione accessoria potrà tranquillamente - come diceva la collega prima - avanzare di carriera, fare nuovi concorsi pubblici perché non avrà nessuna incompatibilità. Insomma, a fronte di un dirigente o di un funzionario gravemente incapace, gravemente negligente, lo Stato, se questo dirigente paga l'obolo che lo Stato stesso con questo provvedimento, che voi con questo provvedimento gli avete imposto, gli dà un bel premio, una bella pacca sulla spalla, magari anche un avanzamento di carriera, della serie con buona pace dei diritti dei cittadini e del buon funzionamento dell'amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.74 Auriemma, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).
Passiamo agli identici emendamenti 1.1008 Giuliano e 1.1017 Gianassi. Ha chiesto di parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO (M5S). Presidente, questa è una vera e propria norma criminogena. L'ennesimo regalo a chi sperpera le risorse e le sperpera in maniera leggera e negligente. Noi qui stiamo parlando - lo ricordo a tutti - di colpa grave, cioè di persone gravemente incapaci, di persone gravemente negligenti. Non stiamo parlando di piccoli danni, ma stiamo parlando di danni milionari. Ebbene, voi con un colpo di mano avete introdotto, ancora una volta, una modifica al regime di prescrizione. Una modifica che fa tremare i polsi e che scardina le principali regole del nostro ordinamento. Perché addirittura prevedete che la prescrizione dell'azione contabile continui a decorrere anche se il dirigente o il funzionario che aveva un obbligo di controllo, un obbligo di segnalazione, omette di segnalare, di effettuare il controllo, omette di segnalare quel danno, sta in silenzio e, quindi, causa egli stesso quel danno. Anche con un comportamento doloso, ma solo omissivo - cioè: io so che è stato prodotto un danno, ho l'obbligo di dirlo, ma sto in silenzio - la prescrizione continuerà a decorrere. Ovviamente migliaia di azioni contabili andranno in fumo, anche perché avete previsto che queste norme entreranno subito in vigore, anche per i processi e i procedimenti ancora pendenti. Quindi, davvero state stravolgendo tutte le regole del nostro ordinamento. State dicendo ai dirigenti e ai funzionari - ripeto - che dolosamente mantengono il silenzio su un danno, che potranno tranquillamente continuare a farlo e non risponderanno assolutamente di nulla.
Vi ricordo soltanto che la truffa, a livello penale, viene, diciamo, colpita anche per chi omette degli obblighi di informazione che avrebbe dovuto esplicitare. Quindi, state dicendo ai cittadini italiani che i dirigenti e i funzionari infedeli avranno da ora in poi la licenza di truffare lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi abbiamo l'emendamento 1.1017 Gianassi anche perché vogliamo sottolineare quello a cui stiamo assistendo: volete essere assolutamente certi che nessuno risponda mai più per quanto riguarda lo spreco di denaro pubblico.
Nel dover essere assolutamente certi, non solo avete ristretto la categoria della responsabilità - limitandola al dolo, alla colpa grave, neppure a tutta la colpa grave, ma soltanto a determinate tipologie, tipizzazioni di colpa grave, così restringendo il campo della responsabilità -, non solo vi siete anche assicurati che qualora questa responsabilità sia mai venisse riconosciuta, almeno che il risarcimento del danno sia al minimo possibile (perché non si sa mai che si debba ricoprire tutto il danno cagionato per lo spreco di denaro pubblico), allora per essere ulteriormente sicuri e tranquilli avete anche stabilito una diversa decorrenza della prescrizione.
Per cui la prescrizione non decorre dal momento in cui l'amministrazione oppure la Corte dei conti sono venute a conoscenza del danno, che è la questione normale; in una situazione ordinaria, in una situazione normale la prescrizione per il danno viene a decorrere da quando il danno viene scoperto o da quando qualcuno se ne accorge. No, per essere proprio sicuri che nessuno debba pagare e che, quindi, le tasche dei cittadini restino vuote, avete voluto precisare che la prescrizione viene a decorrere in un momento diverso e, quindi, in un momento nel quale è consentito, diciamo così, di essere sicuri che la prescrizione possa decorrere e che, quindi, quel danno non possa neanche essere risarcito.
Francamente trovo che questa sia una norma che non solo è scritta male, ma che è anche in contraddizione con principi fondamentali del nostro diritto. Capisco che, in uno Stato di diritto, di diritto a voi in questo momento non interessi molto, però onestamente credo veramente che qua si stia esagerando e che, oltre al danno, mi verrebbe da dire che c'è anche la beffa, e la beffa è che questo danno non verrà mai riconosciuto, né si potrà procedere per il recupero.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti identici 1.1008 Giuliano e 1.1017 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.45 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).
Passiamo agli emendamenti identici 1.1009 Giuliano e 1.43 Gianassi.
Ha chiesto di parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento e anche con un'altra previsione che avete inserito all'articolo 2 avete a dismisura allargato la possibilità per le amministrazioni di chiedere controlli preventivi di legittimità e, in generale, di chiedere controlli e pareri alla Corte dei conti. Avete inserito un meccanismo davvero diabolico, perché avete previsto che la Corte dei conti, che ovviamente verrà inondata di pareri da parte degli amministratori soltanto per avere l'esimente da responsabilità, avrà 30 giorni per rendere il parere.
Ebbene, scaduti i 30 giorni, la mancata risposta della Corte dei conti equivale a silenzio assenso. Avete, quindi, legato l'esimente da responsabilità alla scadenza dei termini e al meccanismo del silenzio assenso; un meccanismo che vale per i procedimenti amministrativi, ma un meccanismo assolutamente fuori dal sistema, inesistente per le magistrature. Soprattutto, questo meccanismo singolare del silenzio assenso ha l'effetto di escludere la responsabilità dei funzionari e dei dirigenti, responsabilità che viene esclusa in maniera tombale, per degli atti che non hanno e non avranno mai nessun vaglio da parte della magistratura e nessun controllo da parte della magistratura.
È chiaro, quindi, che atti pienamente illegittimi, da cui deriverà un danno, rimarranno assolutamente privi di sanzione e privi di tutele. Così come è evidente che, ad invarianza di risorse, anche umane, la Corte dei conti, ripeto, sarà invasa di richieste di pareri e di richieste di controlli solo al fine di avere l'esimente da responsabilità. Davvero siamo alla follia giuridica, tecnica, politica e materiale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Anche noi abbiamo presentato un emendamento identico a quello della collega perché effettivamente la disposizione è veramente radicale, cioè prevedere che per tutti i contratti pubblici connessi all'attuazione del PNRR e del PNC il controllo preventivo di legittimità, che è uno strumento importante, viene svolto sui provvedimenti di aggiudicazione, anche provvisori - quindi si amplia a dismisura già l'ambito potenziale del controllo preventivo - e sui provvedimenti conclusivi delle procedure di affidamento che non prevedono l'aggiudicazione formale. I termini per il parere sono dimezzati e, anche se dimezzati, il termine è perentorio: se non c'è il parere, c'è il silenzio assenso. È del tutto evidente che viene bypassato qualunque tipo di controllo preventivo.
Quindi, noi proponiamo di correggere questo articolo, questa disposizione della norma, cancellando la previsione che viene svolta dalle parole “anche provvisori” in poi, e mantenere il controllo preventivo di legittimità sui provvedimenti di aggiudicazione del PNRR e del PNC.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti identici 1.1009 Giuliano e 1.43 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.49 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1013 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti identici 1.1010 Giuliano e 1.1014 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).
Passiamo all'articolo 1.
Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Intervengo per esprimere il voto contrario del MoVimento 5 Stelle all'articolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Giuliano. Ne ha facoltà, per un minuto.
CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Noi voteremo contro questo articolo, in cui avete cambiato i termini della prescrizione, togliendo rilievo alle condotte dolose omissive; avete introdotto il salvacondotto per i politici, che saranno sempre irresponsabili; avete tagliato la responsabilità erariale di dirigenti e funzionari gravemente negligenti con un mero obolo; avete previsto che, pagando questo obolo, questi dirigenti e questi funzionari non risponderanno di nessun'altra cosa; avete inondato e inonderete la Corte dei conti di pareri e di atti soltanto per avere l'irresponsabilità, stringendo e prevedendo un termine di 30 giorni, soltanto per avere l'esimente della responsabilità.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
CARLA GIULIANO (M5S). Avete, sostanzialmente, distrutto la responsabilità contabile e messo veramente in ginocchio le casse dello Stato e i soldi dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intervengo per annunciare il voto contrario del nostro gruppo all'articolo 1.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani, che è un po' timida. Mi dispiace che prima non l'ho fatta parlare, ma l'ho vista tardi. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Allora, come ha detto il nostro segretario d'Aula, il collega Fornaro, noi esprimiamo un voto contrario per i motivi che abbiamo detto finora, legati al fatto che qui stiamo riscrivendo la colpa grave in contraddizione con quanto già scritto nel codice degli appalti pubblici. Stiamo limitando il risarcimento del danno in un modo irrisorio, per cui, nella sostanza, stiamo danneggiando le casse pubbliche.
Stiamo facendo sì che l'accertamento della responsabilità diventi sempre più difficile, con una prescrizione che addirittura decorre da quando si esegue l'atto e non da quando viene scoperto il danno o, comunque, viene fatto un accertamento da parte della Corte dei conti. Stiamo, tra l'altro, prevedendo che questa responsabilità non tocchi i sindaci, gli amministratori locali, gli assessori o comunque, in generale, gli amministratori degli enti locali, ma gli organi politici, perché state preventivamente tutelando la Presidente del Consiglio e il Governo dalle azioni scellerate che questo Governo sta facendo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Bonafe'. Ne ha facoltà, per un minuto.
SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi voteremo contro questo articolo e voteremo contro il provvedimento. Pensiamo che siano gravi tanti punti che sono stati inseriti, come l'estensione delle cause di non punibilità, la pietra tombale del parere preventivo sugli atti successivi e la riduzione del controllo concomitante, che sono tutte questioni che vedremo negli articoli successivi. In questo articolo riteniamo, però, molto grave avere riscritto la colpa grave differenziandola da quella già prevista nel codice degli appalti, così come la riduzione dell'importo risarcitorio per il danno, che verrà a creare una situazione di mancanza di entrate nelle casse pubbliche. Per questi motivi, noi voteremo contro questo articolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianassi. Ne ha facoltà, per un minuto.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo articolo, insieme ai successivi, in particolare quello che introduce la legge delega, è uno delle principali cause di demolizione dell'attività della Corte dei conti. Qui non c'era l'obiettivo di riorganizzarla, modernizzarla, garantire una maggiore efficienza della pubblica amministrazione, una sicurezza e una legalità maggiore. C'è l'obiettivo di compromettere l'efficacia dei controlli delle attività consultive, delle attività giurisdizionali. Il danno che subiremo sarà enorme perché vengono meno dei presidi di legalità, controllo ed efficientamento dell'azione amministrativa che poi ricadranno sugli enti pubblici e sui cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Lacarra. Ne ha facoltà, per un minuto.
MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi abbiamo provato, con gli emendamenti, a fare in modo che questo articolo quantomeno fosse in qualche modo modificato e migliorato. Tutti gli emendamenti sono stati respinti, per cui il nostro voto non potrà che essere contrario perché sulla colpa grave, per come è stata riformulata, nonché sulla divisione delle responsabilità fra dirigenti e organo politico, non avete accolto il nostro emendamento. Sulla prescrizione avete introdotto un sistema che, di fatto, renderà assolutamente impossibile la possibilità di accertamento da parte della Corte dei conti.
Avete assicurato delle sacche di impunità che finiranno per ricadere sull'efficienza dell'azione amministrativa. Sul controllo preventivo non condividiamo affatto questo intervento perché, anche su questo, determinerà un rallentamento della macchina amministrativa con impunità sempre più frequenti, e sulla determinazione del danno i suggerimenti che abbiamo offerto non sono stati neppure lontanamente presi in considerazione. Alla luce di tutto quello che ho detto e che ho esposto, ritengo che sia assolutamente impossibile non votare negativamente questo articolo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 33).
(Articolo 2 - A.C. 1621-A e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.2 Gianassi. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.10 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).
Passiamo agli identici emendamenti 2.1000 D'Orso, 2.1001 Dori e 2.1003 Gianassi.
Ha chiesto di parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà, per un minuto.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Sì, grazie, Presidente. Torniamo sullo scellerato meccanismo del silenzio assenso. Anche in questa previsione, voi dite che, se la Corte dei conti non risponderà entro il termine perentorio di 30 giorni alla richiesta di parere, tutto sarà sanato, cioè, anche se non sarà stato realmente sottoposto all'esame della Corte dei conti, l'atto su cui si era chiesto il parere non sarà più impugnabile per nessun tipo di responsabilità. Al contempo, però, in questo provvedimento non c'è l'assunzione di nessun magistrato contabile in più.
Questo vuol dire che questo meccanismo è fatto proprio ad arte per inondare la Corte dei conti di richieste di pareri per ottenere un effetto di sanatoria tombale proprio su tutti gli atti, perché noi siamo sicuri che, purtroppo, con le risorse umane a disposizione della Corte dei conti in questo momento, senza nessuna assunzione in più, non sarà possibile evadere tutte queste richieste nei termini perentori…
PRESIDENTE. La ringrazio.
VALENTINA D'ORSO (M5S). …che qua state imponendo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, noi ci stiamo sempre domandando se questa norma serva a migliorare la vita dei cittadini o a permettere a determinate persone di compiere azioni ai limiti o, addirittura, nell'illegalità. Mi dispiace che qualcuno si possa sentire offeso, però, scusatemi, come si fa a sostenere che una norma del genere possa essere di sostegno ai cittadini? Tra l'altro, voglio leggere un attimino che noi stiamo facendo un intervento che riguarda il 5 per cento degli amministratori che ogni anno vengono sottoposti a giudizio, con, ovviamente, il rimanente 95 per cento che non viene rinviato a giudizio dalla Corte dei conti, e allora dalla magistratura contabile. Scusatemi, ma perché lo stiamo facendo?
Perché abbiamo tutta quest'ansia di voler creare uno scudo per chi sbaglia? Perché dovremmo pure pensare che ovviamente qualcuno sbaglierà involontariamente, ma vogliamo dirci pubblicamente che nelle pubbliche amministrazioni sono tutti stinchi di santo? È possibile mai che noi non ci preoccupiamo di chi svolge al meglio il proprio lavoro rispetto a chi non lo fa? Anche nei tempi, cerchiamo di accelerare il più possibile per impedire controlli. E ancora, la domanda che mi colpisce, la cosa che mi colpisce: la presunzione di buona fede.
Ma perché, chi è che ha la presunzione di cattiva fede quando si amministra la cosa pubblica? Credo soltanto chi va in un organismo per tentare di fare cose illecite. E ancora, questa idea secondo cui noi dobbiamo tutelare gli amministratori che svolgono la loro attività dalla possibilità di essere denunciati. Ma guardate che gli amministratori, sia quelli di nomina politica o di elezione, ancor di più i dirigenti e i funzionari che vincono un concorso, hanno il dovere del massimo della trasparenza, non è un'opzione. E aggiungo anche un'altra cosa, non c'è la prescrizione medica per fare l'amministratore, se lo fai sai anche che vai a svolgere una funzione pubblica in cui ti devi assumere delle responsabilità, o vogliamo fare un Paese della deresponsabilizzazione totale?
O meglio, noi stiamo facendo il Paese in cui chi sbaglia non paga, e la domanda che mi faccio è: come possiamo immaginare che sui nostri territori si possa avere più senso di giustizia quando noi stiamo facendo norme ad hoc per tutelare chi in buona fede, ma anche in cattiva fede, si comporta male nella pubblica amministrazione? E stiamo parlando di un attacco che facciamo nei confronti della magistratura contabile che, da quanto dichiarato dalla Corte dei conti, ogni anno va a giudizio rispetto al 5 per cento dei casi che le vengono segnalati.
Il che significa che nel 95 per cento dei casi, ad oggi, gli amministratori non vengono rinviati a giudizio.
È successo anche a me: non ho avuto nessun problema, sono stato sottoposto al controllo della Corte dei conti. È mai possibile che noi non tentiamo di avere ragione nel procedimento, ma tentiamo di evitare il procedimento, che è la cosa più sbagliata, anche nel mondo della giustizia? Una cosa è risultare innocente, un'altra cosa è tentare di non fare il procedimento, tentare in ogni modo di non affrontarlo, in alcuni casi in modo assolutamente discutibile, e su questo sono sempre d'accordo con chi dice che ci sono stati degli eccessi, assolutamente.
Ma noi non stiamo migliorando la condizione e l'azione, stiamo cercando di creare uno scudo, una sorta di immunità per chi è privilegiato, e credo che questa cosa per il Paese sarà un messaggio estremamente negativo.
Lo dico ancora una volta e concludo: noi non stiamo facendo un piacere ai pubblici amministratori facendo una cosa del genere; stiamo creando un precedente, anche culturale e sociale, nel nostro Paese che non porterà a nulla di buono (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche noi abbiamo presentato un emendamento sull'articolo 2, in particolare per sopprimere il secondo comma. Il primo comma prevede che la sezione centrale della Corte dei conti per il controllo di legittimità sugli atti, su richiesta delle amministrazioni pubbliche e degli organismi nazionali di diritto pubblico, rende pareri in materia di contabilità pubblica, anche su questioni giuridiche applicabili a fattispecie concrete connesse al PNRR e al PNC, di valore complessivo non inferiore ad un milione di euro. Quindi, ovviamente, su investimenti importanti.
Però, al secondo comma, prevede che i pareri che vengono richiesti sono resi entro il termine perentorio di 30 giorni dalla richiesta. In caso di mancata espressione del parere nel termine di 30 giorni, lo stesso si rende reso conforme a quanto prospettato dall'amministrazione richiedente, al fine dell'esclusione della gravità della colpa. Sostanzialmente, quindi, in caso di richieste che aumenteranno, evidentemente, verso la Corte e di impossibilità di rispondere, a fronte di un termine così stringente e perentorio, verrà a valere il principio del silenzio-assenso, che sarà scriminante per gli atti illeciti commessi con colpa grave e produttivi di danno contabile erariale. Ora, su questo punto nelle audizioni era emerso molto chiaramente che l'introduzione dell'istituto del silenzio assenso non è coerente con le caratteristiche della funzione di controllo preventivo di legittimità che viene svolto dalla magistratura contabile, perché è un istituto che nasce e si disciplina all'interno dei procedimenti amministrativi.
Infatti, secondo la costante giurisprudenza della Corte costituzionale, il controllo preventivo consiste nell'applicazione imparziale e terza della legge, tanto che la Corte dei conti può in questo ambito sollevare anche la questione di legittimità costituzionale. Quindi, nel nostro sistema giuridico è del tutto incoerente la previsione dell'istituto del silenzio assenso all'interno dello svolgimento delle funzioni magistratuali. Quindi, questa previsione, che poi si combina anche con altri che prevedono l'esimente per gli atti registrati, ha come effetto l'esclusione della responsabilità per atti che non sarebbero sottoposti, né prima né dopo, al vaglio della magistratura, anche in caso di contestazione di illecito erariale per colpa grave. È evidente quindi che tutte le criticità, che già erano prospettate riguardo alle funzioni di controllo, diventano più evidenti in relazione a questa fattispecie.
Inoltre, segnalo che la Corte dei conti a sezioni riunite in sede consultiva ha segnalato questo intervento come molto critico, perché ha scritto: “Le modifiche proposte in materia di controllo preventivo, anziché rispondere alla finalità acceleratoria dell'azione amministrativa” - che sarebbe, ovviamente, auspicabile - “potrebbero condurre a una paralisi del circuito dei controlli, nonché al rischio che, senza apportare snellimento delle procedure, si possano incentivare situazioni di illegittimità rilevabili proprio nei settori” molto delicati come quello del PNRR, su cui il Governo sta clamorosamente arrancando, e del PNC. Quindi sembrano argomentazioni, sia di natura costituzionale che ordinamentale, molto serie, rispetto alle quali non abbiamo sentito, né in Commissione né oggi, una sola obiezione, anche a difesa del provvedimento, da parte della maggioranza e del Governo. Quindi dobbiamo pensare che vi è consapevolezza che, di fatto, questo intervento è finalizzato esclusivamente a cancellare sia il controllo preventivo della Corte dei conti, sia quello successivo nel caso in cui sia commesso un atto illecito per colpa grave che determina un danno erariale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.1000 D'Orso, 2.1001 Dori e 2.1003 Gianassi, con il parare contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1002 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).
Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Per esprimere il voto contrario del MoVimento 5 Stelle sull'articolo 2.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Per esprimere le motivazioni che ci inducono a votare contro questo articolo. Un articolo che introduce un'attività consultiva della Corte dei conti per gli atti di spesa non soggetti al controllo preventivo di legittimità, se richiesto dalle amministrazioni, anche in merito a fattispecie concrete relative al PNRR o al PNC di valore non inferiore ad un milione. Si prevede addirittura un silenzio assenso dopo 30 giorni, che esclude la gravità della colpa. Si ampliano le funzioni della Corte dei conti, invece che ampliarne l'organico e le risorse e si introduce, quindi, un ulteriore scudo erariale.
L'attività della Corte dei conti non può essere riferita a fattispecie concrete, ma può essere riferita solo a principi contabili astratti e generali, e in tal senso sarebbe preziosa per la pubblica amministrazione e per quelle che si trovino in situazioni analoghe. Si introduce in questo modo una cogestione, che contrasta con il principio costituzionale di riserva di amministrazione.
Peraltro, questa norma contiene anche uno svarione, perché attribuisce alla sezione contabile della Corte dei conti la funzione nomofilattica; tuttavia, tale sezione svolge funzioni di controllo preventivo di legittimità...
PRESIDENTE. Concluda.
ALFONSO COLUCCI (M5S). ...e non consultive che, invece, sono effettuate dalle sezioni unite. Per cui, esprimo un voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà, per un minuto.
CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Per ribadire il nostro voto contrario rispetto a questa norma, che amplia a dismisura i controlli e le attività della Corte dei conti ed inserisce un anomalo controllo facoltativo a scelta del controllato, con l'unica finalità di esonerare i funzionari e i dirigenti dalla responsabilità. Tra l'altro, considerata l'invarianza di organico, considerato che non mettete un magistrato contabile in più, probabilmente, anzi, sicuramente, la Corte dei conti avrà una mole di lavoro insostenibile, anche perché gli enti potenzialmente coinvolti sono tantissimi. Pensate: 20 regioni, 2 province autonome, 8.000 comuni e, ancora, comunità montane, unioni di comuni. Quindi, purtroppo, si abbatterà sulla Corte dei conti quello scellerato meccanismo del silenzio assenso, che determinerà una irresponsabilità e una esimente tombale su atti che non sono mai stati controllati dalla Corte dei conti e mai potranno esserlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Per annunciare il voto contrario del nostro gruppo sull'articolo 2.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà, per un minuto.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Nel ribadire la contrarietà all'articolo 2 del Partito Democratico, sottolineiamo quello che è stato detto anche nel corso dell'illustrazione degli emendamenti e, cioè, che qui ci troviamo di fronte a un controllo preventivo di legittimità che nella sostanza è un controllo su tutti gli atti ed è un controllo che paralizzerà l'attività della Corte dei conti, perché, ancora una volta, questa che viene definita come una grande riforma della Corte dei conti avviene ad invarianza finanziaria. Non c'è un euro per ulteriori assunzioni, non c'è un euro per l'organizzazione degli uffici, non c'è un euro per consentire che questa attività, comunque - diciamo così - esagerata e paralizzante, possa essere, se non altro, esercitata. Il silenzio assenso rappresenta, ancora una volta, un colpo di spugna di eliminazione, di esenzione di ogni responsabilità nel caso di spreco di denaro pubblico. Anche per questo motivo, Presidente, e per i motivi che abbiamo già ricordato, esprimiamo il nostro voto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Lacarra. Ne ha facoltà, per un minuto.
MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Comprendiamo l'esigenza della maggioranza di accelerare i tempi di definizione dei progetti che riguardano il PNRR e il PNC - esigenza che, ovviamente, condividiamo -, ma non è certo questo il modo con cui voi pensate di portarli a compimento, cioè, consentendo alle strutture e ai dirigenti di cancellare qualsiasi tipo di ipotesi di errore, di violazione di legge, attraverso la formazione di un silenzio assenso, che non potrà che essere la logica conseguenza del carico di lavoro che sarà costretta a subire la Corte dei conti che, peraltro - come diceva la collega Serracchiani - non si vede incrementare in alcun modo l'organico.
Quindi, qual è l'obiettivo? Quello di accelerare i tempi di espressione del parere con il silenzio assenso e, quindi, far rimanere impunite tutte le violazioni di legge che si perpetreranno nell'espletamento, nella messa a terra dei progetti…
PRESIDENTE. La ringrazio.
MARCO LACARRA (PD-IDP). ...che riguardano il PNRR e il PNC (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianassi. Ne ha facoltà, per un minuto.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Questi due articoli insieme smantellano il funzionamento della Corte dei conti: l'estensione delle esimenti per colpa grave, quindi, permane la responsabilità per dolo e viene ristretta significativamente quella per colpa grave; l'introduzione dell'istituto del silenzio assenso che determinerà, per l'aggravio della funzione consultiva, la sottrazione al vaglio preventivo e successivo dell'atto e, quindi, anche della successiva illegittimità; più gli interventi che abbiamo provato a contrastare con gli emendamenti all'articolo 1. Già con questi due articoli il Governo sta decidendo che deve avere l'impunità per le risorse buttate, dall'Albania agli altri dossier critici, non deve intervenire la Corte dei conti, deve essere inondata di pareri preventivi ai quali non potrà rispondere e questo è il risultato, cioè di avere uno sfaldamento della Corte, un atto illecito che provoca danni erariali a un ente pubblico che non sarà più risarcito.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 38).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.05 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).
Passiamo all'articolo aggiuntivo 2.03 Gianassi, su cui vi è il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Ha chiesto di parlare il deputato Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento riguarda l'attività di controllo sui progetti del PNRR e del PNC, istituendo l'istituto del controllo concomitante, cioè la possibilità che attraverso un'apposita sezione centrale venga assicurato, in via esclusiva, il controllo nel corso dell'esecuzione dei progetti e dell'espletamento delle gare di appalto, con la possibilità che il magistrato, che è delegato ed è addetto al controllo concomitante, possa valutare l'esistenza o meno di eventuali violazioni di legge o di ritardi o di inadempimenti della struttura amministrativa nell'espletamento delle procedure e, quindi, procedere alla nomina di un commissario ad acta.
Come si vede, noi abbiamo davvero l'interesse a che i progetti del PNRR e del PNC vengano portati a compimento nel rispetto della legalità, nel rispetto delle regole, frustrando qualsiasi possibilità di violazione da parte delle strutture amministrative. Mi sembra davvero surreale che anche su questo articolo aggiuntivo, che serve a rafforzare un controllo concomitante e, quindi, a garantire che durante l'iter procedurale ci sia una valutazione costante e corretta da parte della Corte dei conti, sia stato dato parere contrario. Chiedo alla maggioranza un supplemento di riflessione, che il Governo rivaluti il parere affinché possa essere accolto dalle forze di maggioranza.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.03 Gianassi, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).
(Articolo 3 - A.C. 1621-A e abbinata)
PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti 3.1001 Giuliano e 3.1007 Gianassi, su cui vi è il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Sull'ordine dei lavori, Presidente, se posso un attimo. Ci è arrivata una convocazione successiva al fine Aula per il Comitato dei nove. Quindi, immagino che ci sia ancora qualcosa, qualche nodo da sciogliere. Volevo sapere se il nodo riguarda l'articolo 3, perché altrimenti vorrei capire se possiamo proseguire o meno, insomma. Non mi sembra usuale, ecco.
PRESIDENTE. Intanto, tecnicamente è un richiamo al Regolamento. Sentiamo il relatore.
PIETRO PITTALIS, Relatore per la II Commissione. Riguarda un solo emendamento, il 3.1000 Romano che è stato accantonato, proprio per consentire al Comitato dei nove di esprimere il parere, ma non ha interferenza rispetto agli altri emendamenti che stiamo esaminando (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianassi.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Sì, grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Su cosa?
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Sul medesimo argomento, richiamo al Regolamento od ordine dei lavori, scelga lei quello che reputa più opportuno.
PRESIDENTE. Prego.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). La collega D'Orso credo abbia evidenziato un tema oggettivo: c'è un emendamento accantonato per richiesta dei relatori dall'inizio, ma riguarda l'articolo 3. Ora siamo arrivati all'articolo 3, io credo che stiamo procedendo regolarmente, in modo ordinato, mi sembrerebbe sbagliato procedere con gli emendamenti che modificano quell'articolo quando ancora non sappiamo come si scioglie la riserva, lo sapremo alle 20. Suggerisco, il buonsenso credo ci induca tutti ad accogliere la richiesta della collega, a sospendere i lavori, andare in Comitato dei nove, sciogliere la riserva e ripartire quando sapremo quale sia l'orientamento dei relatori - e immagino del Governo -, coerente su quell'emendamento, che ora è accantonato e che incide sui lavori di questo articolo su cui iniziamo l'esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Vorrei sommessamente proporre al relatore semplicemente, proprio sulla base delle considerazioni che sono state fatte fino ad ora - abbiamo fatto la metà degli emendamenti, ci sono solo 16 ordini del giorno mi pare - quindi, obiettivamente non c'è nessuna richiesta che possa… è anche quello che ha chiesto l'onorevole D'Orso. Poi normalmente succede che ci incartiamo, magari, sull'ordine dei lavori, arriviamo alle 20 quando dobbiamo sospendere la seduta, quando obiettivamente raccogliere una richiesta che al di là del fatto che sia - onorevole Pittalis - incidente o meno sul resto degli emendamenti, penso sia - visto che non è stato creato nessun problema fino ad ora, di sospendere la seduta e rinviare al Comitato dei nove - un atto di ragionevolezza che non modifica minimamente i tempi né dell'Aula, né dalla Commissione è, forse, anche un segnale nei confronti…noi abbiamo votato in un certo modo in questo provvedimento, però insomma tutto sommato mi sembra una cosa ragionevole e suggerirei un minimo di riflessione su questo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore, deputato Pittalis. Ne ha facoltà.
PIETRO PITTALIS, Relatore per la II Commissione. Grazie, Presidente. D'accordo con la collega Kelany, tenuto conto anche dell'approssimarsi della fine dei lavori d'Aula, accediamo alla richiesta per la immediata convocazione del Comitato dei nove.
PRESIDENTE. Bene, se non vi sono obiezioni, l'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani a partire dalle ore 9,30.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Gaetano Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente. Presidente, trattandosi di una commemorazione, vorrei chiedere ai colleghi di uscire in silenzio.
PRESIDENTE. Colleghi, deputati!
GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Chi non vuole rimanere in Aula è pregato di allontanarsi velocemente e silenziosamente, senza trattenersi in capannelli, chiacchierando e disturbando. Prego, accomodatevi pure fuori dall'Aula e lasciateci lavorare. Prego, a lei la parola.
GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente. Ieri a Napoli si è spento il maestro De Simone. Probabilmente a qualcuno questo nome non dirà nulla. Il maestro De Simone porta con sé parte del Novecento napoletano: è stato un grande drammaturgo, un grande regista, un grande musicologo, che ha riscoperto nella tradizione, e quindi nel passato, un teatro nuovo. È stato il fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare, è stato l'autore de La gatta Cenerentola, una storia del Basile che lui ha portato in scena, facendone un musical in tre atti. È stato un grande innovatore e secondo me, e non solo secondo me, lascia un vuoto assolutamente incolmabile, ma non solo nell'arte napoletana e nell'arte italiana, ma nell'arte mondiale.
È stato commemorato davvero in tutto il mondo, quindi mi sembrava d'obbligo che anche quest'Aula, che rappresenta la nostra Nazione, rappresenta l'Italia, si possa ricordare di un uomo che tanto ha dato all'arte (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con profonda commozione prendo la parola per ricordare una delle più grandi e più originali figure della cultura nel nostro Paese: il maestro Roberto De Simone, scomparso a Napoli all'età di 91 anni. È stato molto più di un compositore, di un musicista, di un intellettuale. È stato un militante della cultura popolare, un custode e interprete autentico di milioni di voci sommerse del Sud, un artista totale che ha saputo restituire dignità e bellezza a ciò che per secoli era stato relegato ai margini: i canti, i suoni, le storie, i riti di un popolo spesso ignorato dalla cultura ufficiale.
La Nuova Compagnia di Canto Popolare ha dato voce agli esclusi, ai braccianti, alle donne, agli ultimi della fila. Una valenza politica enorme, che non metteva la tradizione in un museo, ma la considerava materia viva che illuminava il nostro tempo. Ha diretto il Conservatorio di Napoli e il Teatro San Carlo, un patrimonio non solo artistico, ma innanzitutto civile. La gatta Cenerentola, L'Opera Buffa del Giovedì Santo, i suoi studi sulla tarantella, sui “cunti”, sul teatro popolare: sono tappe fondamentali di una vita piena, che ha coniugato rigore scientifico, passione politica e potenza poetica.
Esprimiamo, come gruppo del Partito Democratico, vicinanza ai suoi cari e a tutta la città di Napoli. Non disperdiamo la sua lezione: la cultura è un diritto, la memoria è lotta e la bellezza appartiene, innanzitutto, a chi l'ha sempre creata con le mani sporche di terra e la voce spezzata dalla fatica. Grazie, maestro De Simone. Continueremo a camminare sul tuo esempio e a riflettere sulle tue note (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, a nome del gruppo AVS, anche noi ci stringiamo al dolore della famiglia, ma anche della comunità culturale nazionale e internazionale per la scomparsa del maestro De Simone, un uomo straordinario. Con lui si chiude il Novecento, non solo napoletano, ma mondiale. Quel Novecento che è stato rappresentato da uomini altrettanto straordinari, come De Filippo o come Pino Daniele. Uomini che hanno fatto la differenza e che non hanno rappresentato solo il loro territorio, ma dal loro territorio hanno rappresentato il nostro Paese e l'intero pianeta.
È stato un uomo che è stato capace di parlare con le tradizioni e con la sua capacità di conoscere fino in fondo le parti più alte e le parti più basse del nostro sentimento di esseri umani, nel raccontare con la sua opera più importante, La gatta Cenerentola, quelle che erano le figure meno conosciute e meno riconosciute del nostro territorio, eppure della nostra terra, eppure così ben rappresentate da lui, che le ha trasformate in personaggi leggendari.
È la scomparsa di una persona che, per fortuna, ci ha potuto dare tanto e che oggi in quest'Aula parlamentare non solo vogliamo ricordare, ma vogliamo invitare a mettere nel pantheon dei grandi italiani che ci hanno resi grandi non solo nel nostro Paese, ma in tutto il pianeta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabrizio Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Brescia, e con essa l'intero Paese, vive un momento che definire storico non è retorica. Dopo oltre 50 anni è stata pronunciata una sentenza di primo grado che riconosce Marco Toffaloni come uno degli esecutori materiali della strage di piazza della Loggia. Era il 28 maggio 1974 quando una bomba esplose durante una manifestazione antifascista, uccidendo otto persone e ferendone oltre 100. Una ferita aperta e mai rimarginata per la nostra città.
Questa sentenza non chiude quella ferita, ma la riconosce, la illumina, soprattutto restituisce dignità alla memoria delle vittime: a Giulietta Banzi Bazoli, a Livia Bottardi in Milani, ad Alberto Trebeschi, a Clementina Calzari Trebeschi, a Euplo Natali, a Luigi Pinto, a Bartolomeo Talenti e a Vittorio Zambarda.
A loro e alle loro famiglie dobbiamo un pensiero riconoscente e commosso. Hanno sostenuto per mezzo secolo il peso dell'attesa, della fatica, della delusione di fronte a ogni rinvio, a ogni omissione, a ogni oblio.
Ma non possiamo dimenticare quanto sia grave il ritardo con cui la giustizia è arrivata. Cinquant'anni per una sentenza non sono un traguardo, sono un monito. Un tempo inaccettabile che pesa come un'ulteriore offesa alla memoria delle vittime. E dobbiamo dirlo con forza, la verità giudiziaria non può essere una corsa ad ostacoli di mezzo secolo, soprattutto quando si tratta di stragi di Stato, di terrorismo, di crimini che hanno colpito al cuore la nostra democrazia. Un doveroso grazie deve quindi andare a chi in questi anni non ha mai smesso di lottare e di mantenere viva la memoria per la ricerca della verità: a Manlio Milani, all'associazione Casa della Memoria, alle istituzioni, all'Associazione dei familiari delle vittime. Dove non è arrivata la giustizia per 51 anni sono arrivati loro.
Ecco, Marco Toffaloni non si è presentato mai nell'aula di tribunale e non verrà estradato a causa della prescrizione in Svizzera, dove vive. Non è una questione legale, è una questione morale, storica e politica.
Chi ha partecipato a quell'eccidio in piazza della Loggia non ha colpito solo dei manifestanti, ha colpito un'idea di Italia intera, e noi speriamo che il Governo possa muoversi affinché chi lo ha fatto paghi le conseguenze di quell'atto (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mauro Laus. Ne ha facoltà.
MAURO ANTONIO DONATO LAUS (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per il suo tramite, sollecito una mia interrogazione rivolta al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e al Ministro dell'Agricoltura. Non ho chiesto miracoli, ho chiesto una cosa semplice: una risposta, una parola di chiarezza sulla situazione della diga del Rendina, in agro di Lavello. Un'infrastruttura strategica ferma da 20 anni, in una zona, la valle dell'Ofanto, a fortissima vocazione agricola, dove si producono cereali, ortaggi, pomodori, dove si lavora, si resiste, ma non si può più aspettare.
Qualche giorno fa gli agricoltori di Lavello e della valle dell'Ofanto sono tornati in piazza, non per chiedere favori, ma per rivendicare un diritto: acqua per coltivare, per vivere, semplicemente per restare.
Sono agricoltori che non si arrendono, ma che oggi si sentono abbandonati, in ostaggio di una crisi idrica che investe l'intero territorio e che ruota attorno a una questione precisa: la diga del Rendina.
Non sono qui per additare responsabilità, perché la verità è che su questi temi nessuna forza politica può chiamarsi fuori. Tutti i Governi in passato hanno mancato qualcosa, ma, oggi, nel presente c'è un fatto chiaro: il Governo ha il dovere di dare una risposta. Non servono promesse, basta una risposta, basta un atto di trasparenza, basta spiegare a questi cittadini quale è lo stato dell'invaso, quali sono le reali condizioni della diga e cosa si intende fare concretamente per garantire l'acqua necessaria alla prossima stagione.
Non rispondere a un'interrogazione parlamentare non è solo una mancanza istituzionale, è una ferita alla dignità di intere comunità. Ripeto, sono qui oggi non per accusare, ma per sollecitare. E lo dico con forza: se nei prossimi giorni non ci sarà una parola chiara da parte del Governo, allora sì, sarebbe grave, perché il silenzio, di fronte a un grido così limpido, diventerebbe colpevole e colpevole non può essere lo Stato quando i suoi cittadini chiedono solo ed esclusivamente la verità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per sollecitare il Governo, in particolare il Ministro della Cultura Giuli, a non far scadere nuovamente la delega sullo spettacolo, delega al Governo di adottare, entro il prossimo 18 agosto 2025, uno o più decreti legislativi per il riordino delle attività circensi e degli spettacoli viaggianti, in coerenza con quanto già indicato nella legge n. 175 del 2017, che prevede il graduale superamento dell'utilizzo degli animali nei circhi. Tema, tra l'altro, ben descritto anche nel film L'ultimo spettacolo che, grazie alla LAV, proprio in questi giorni, viene diffuso in tutta Italia, e speriamo anche nelle scuole, proprio per sensibilizzare sul tema.
Circa 2.000 animali, ancora oggi, in Italia sono impiegati nei circhi italiani, ma più di 50 Paesi nel mondo, in Europa e non solo, sono già intervenuti sull'impiego di animali nei circhi. Quindi l'Italia è chiamata a colmare questo ritardo, senza rinvii o ambiguità, con un provvedimento chiaro per la riconversione del settore circense.
Secondo un'indagine Doxa, oltre il 76 per cento degli italiani è contrario all'uso di animali nei circhi e il 79 per cento è favorevole a destinare i fondi pubblici al cambiamento, utilizzando anche il fondo assegnato dal Ministero della Cultura, quindi il Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo.
Quindi chiedo al Ministro Giuli di portare, quanto prima, lo schema di decreto legislativo in Consiglio dei ministri per non sprecare l'opportunità storica, offerta dalla legge delega; un testo chiaro, con scadenze definite - come hanno già fatto tanti Paesi, come Francia, Austria, Grecia e Belgio -, che preveda strumenti concreti per accompagnare la transizione di questo settore, garantendone il futuro e la coerenza con i valori costituzionali e la sensibilità della collettività. Quindi davvero chiediamo: basta animali nei circhi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Presidente, Gaia è una giovane ragazza di Bacoli, un paese nei miei Campi Flegrei. Presidente, Gaia è viva per miracolo, anzi è viva solo per la sua enorme forza e determinazione, perché, lo scorso sabato sera, è stata riempita di botte dall'ex compagno e, addirittura, a quanto pare, sembra sia stato aiutato da due complici. L'uomo, dopo averla picchiata selvaggiamente, ha letteralmente provato ad ucciderla cercando di buttarla giù da un belvedere.
Se oggi siamo qui a raccontare un'atroce storia di violenza, ma non un femminicidio, è solo perché Gaia si è salvata da sola e ha trovato la forza di denunciare tutto. Le foto della violenza, quelle dei numerosi lividi, le hanno viste tutti perché Gaia ha denunciato - e lo ha fatto anche pubblicamente - tutto quel che le è successo, e ha trovato la forza di rompere quel silenzio. E la ringrazio, perché non è semplice, perché troppo spesso c'è uno Stato distante. Ci sono leggi che non danno le giuste garanzie, le giuste tutele; ci sono strumenti, come i braccialetti elettronici, che troppo spesso non funzionano.
E, allora, è fondamentale parlarne, e bisogna farlo soprattutto qui, in quest'Aula, perché possiamo e dobbiamo fare di più, perché il silenzio genera mostri e, troppo spesso, purtroppo, morti. E con franchezza dobbiamo, quindi, dirci che bisogna veramente fare di più, con interventi diversi e più strutturati e, soprattutto, bisogna fare in modo che le future generazioni siano migliori di noi. Bisogna introdurre con serietà l'educazione sessuale, ai sentimenti e all'affettività nelle scuole, perché, diversamente da quanto ho letto proprio stamane, in un'intervista della sorella della Premier…
PRESIDENTE. Concluda.
ANTONIO CASO (M5S). …tutto ciò non può essere delegato solo alle famiglie - arrivo a conclusione, Presidente -, perché non tutte le famiglie hanno gli strumenti. Perché quale educazione affettiva, ad esempio, può venir fuori da una famiglia in cui il padre picchia la madre un giorno sì e l'altro pure? E allora, serve soprattutto la scuola, serve una comunità educante, servono educatori, psicologi, esperti, serve lo Stato. Altrimenti, continueremo a contare le vittime e penso che nessuno di noi voglia farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.
ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Oggi, sono in quest'Aula a denunciare l'ennesimo tragico caso di malasanità italiana. E non parlo di statistiche, parliamo di vita. E quella vita si chiamava Charles Yeboah Baffou, che ha perso la vita, sabato scorso, presso l'ospedale di Cassino. Un ragazzo di 24 anni, pieno di sogni, di futuro. Era laureato alla triennale di economia, era uno studente lavoratore, si stava per laureare alla magistrale. Una mente brillante, con tutto il futuro davanti. Una vita, l'ennesima, di una sanità che dovrebbe curare chi è in codice rosso, ma, purtroppo, essa stessa, è perennemente in codice rosso. La sanità, la sanità pubblica, deve essere garantita sempre e ovunque, a tutti, non può essere smantellata.
Desidero esprimere il mio più profondo cordoglio - mio e del MoVimento 5 Stelle - alla famiglia, agli affetti e a tutti coloro che lo conoscevano. E mi rivolgo a te, Charles: il sistema ha sbagliato, non è riuscito a salvarti, e questo è intollerabile. Chiediamo chiarezza, giustizia e un cambiamento necessario, affinché tragedie del genere non debbano più ripetersi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata La Porta. Ne ha facoltà.
CHIARA LA PORTA (FDI). Grazie, Presidente. Venerdì è stata una giornata storica per la mia città, ma non solo. È stata in missione, sul territorio, la Commissione antimafia. La prima volta sul territorio. Ed è stato certificato, finalmente, il riconoscimento della mafia cinese e della sua presenza a Prato.
Noi, da anni, denunciamo e abbiamo denunciato, spesso inascoltati, se non addirittura osteggiati in questa nostra lotta, la presenza di questo fenomeno criminale. Inoltre, abbiamo appreso dalle dichiarazioni del procuratore Tescaroli, a fine delle audizioni, che ci sono delle indagini importanti in corso, per cui ha chiesto di secretare quella che è stata la sua audizione. Il tempo dell'omertà è finito. Noi andremo fino in fondo.
Io voglio ringraziare di cuore la presidente della Commissione, Chiara Colosimo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), per non aver fatto mancare la sua attenzione sul tema, il presidente Pittalis per aver dato subito disponibilità di lavoro del Comitato mafie straniere - anch'esso fortemente voluto da Fratelli d'Italia - alla costituzione della Commissione antimafia. E voglio ribadire che il lavoro che porteremo avanti è solo all'inizio, e non ci sarà più spazio per nascondere, sul tema, la polvere sotto il tappeto, come per troppo tempo e per troppi anni è accaduto e ha portato a quello che abbiamo visto. Ed è tutti i giorni sulle cronache, anche nazionali e internazionali, di omicidi, tentati omicidi, estorsione, finanziamento di traffico internazionale di stupefacenti. Tutto questo deve finire e siamo determinati a combatterlo con forza e determinazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Cattaneo. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CATTANEO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Mi sembra importante portare all'attenzione di questo Parlamento quanto è avvenuto in occasione di un campionato di calcio; una sfida di play-off under 17, addirittura di ragazzi. Lo sport dovrebbe essere aggregazione, educazione, spirito di confronto sano e invece si è trasformato in un'occasione di violenza verso il direttore di gara, un altro ragazzo di 19 anni, Diego Alfonzetti, a cui va tutta la mia solidarietà, della sezione AIA di Acireale. E voglio dare tutta la mia solidarietà anche all'Associazione italiana arbitri: è un'associazione di cui mi pregio di averne fatto parte, di cui conosco perciò l'importanza educativa e la passione sana, sportiva che porta ogni domenica, ogni fine settimana, migliaia di giovani, soprattutto, a recarsi con la propria sacca sportiva in ogni campo, quelli più blasonati e quelli di periferia. Una straordinaria occasione educativa e l'unica cosa che non si vuole incontrare è la violenza.
Ecco, io spero davvero che la giustizia sportiva, oltre quella ordinaria, faccia il suo corso, ma soprattutto spero - e in questo senso mi faccio anche carico - che questo Parlamento metta in atto una attività educativa, un'attività di sensibilizzazione per far capire alle famiglie di quei ragazzi che hanno compiuto atti di violenza, per far capire a quei dirigenti sportivi che lo sport è il contrario di ciò che abbiamo visto su quel campo, e quindi tutti dobbiamo farci portatori di iniziative perché fatti del genere non si abbiano a ripetere.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Mercoledì 9 aprile 2025 - Ore 9,30:
(ore 9,30 e ore 17,45)
1. Seguito della discussione della proposta di legge:
FOTI ed altri: Modifiche alla legge 14 gennaio 1994, n. 20, e altre disposizioni nonché delega al Governo in materia di funzioni della Corte dei conti e di responsabilità amministrativa e per danno erariale. (C. 1621-A)
e dell'abbinata proposta di legge: CANDIANI ed altri. (C. 340)
Relatori: KELANY, per la I Commissione; PITTALIS, per la II Commissione.
2. Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1273 - Disposizioni per l'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché di proroga della delega di cui all'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46 (Approvato dal Senato). (C. 2171)
Relatore: PADOVANI.
3. Seguito della discussione delle mozioni Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-00422, Richetti ed altri n. 1-00423, Zanella ed altri n. 1-00424, Braga ed altri n. 1-00425, Della Vedova ed altri n. 1-00427, Boschi ed altri n. 1-00428 e Calovini, Billi, Orsini, Bicchielli ed altri n. 1-00431 in ordine al piano di riarmo europeo .
4. Seguito della discussione delle mozioni Richetti ed altri n. 1-00410, Scerra ed altri n. 1-00416, Lucaselli, Candiani, Pella, Romano ed altri n. 1-00429 e Ghirra ed altri n. 1-00430 concernenti il monitoraggio e lo stato di attuazione del PNRR .
(ore 16,30)
5. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .
La seduta termina alle 20,05.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 1 il deputato Carotenuto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 2 i deputati Bof, Latini e Zinzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni dalla n. 4 alla n. 20 la deputata Loizzo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 21 la deputata L'Abbate ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 33 il deputato Cecchetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | DDL 2329 - QUEST PREG 1, 2 E 3 | 261 | 256 | 5 | 129 | 104 | 152 | 85 | Resp. |
2 | Nominale | PDL 1621-A E ABB - QU PR COST 1,2,3 | 257 | 257 | 0 | 129 | 105 | 152 | 82 | Resp. |
3 | Nominale | EM 1.1004 | 269 | 268 | 1 | 135 | 105 | 163 | 78 | Resp. |
4 | Nominale | EM 1.3 | 266 | 265 | 1 | 133 | 102 | 163 | 78 | Resp. |
5 | Nominale | EM 1.6 | 271 | 271 | 0 | 136 | 106 | 165 | 78 | Resp. |
6 | Nominale | EM 1.1011 | 268 | 268 | 0 | 135 | 105 | 163 | 78 | Resp. |
7 | Nominale | EM 1.1015 | 271 | 271 | 0 | 136 | 108 | 163 | 78 | Resp. |
8 | Nominale | EM 1.11 | 271 | 271 | 0 | 136 | 108 | 163 | 78 | Resp. |
9 | Nominale | EM 1.12 | 269 | 269 | 0 | 135 | 108 | 161 | 78 | Resp. |
10 | Nominale | EM 1.13 | 268 | 268 | 0 | 135 | 105 | 163 | 78 | Resp. |
11 | Nominale | EM 1.73 | 272 | 265 | 7 | 133 | 97 | 168 | 78 | Resp. |
12 | Nominale | EM 1.69 | 269 | 269 | 0 | 135 | 105 | 164 | 78 | Resp. |
13 | Nominale | EM 1.70 | 266 | 266 | 0 | 134 | 104 | 162 | 78 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | EM 1.65 | 269 | 269 | 0 | 135 | 105 | 164 | 77 | Resp. |
15 | Nominale | EM 1.1003 | 267 | 260 | 7 | 131 | 102 | 158 | 77 | Resp. |
16 | Nominale | EM 1.16 | 264 | 264 | 0 | 133 | 104 | 160 | 76 | Resp. |
17 | Nominale | EM 1.18 | 259 | 259 | 0 | 130 | 100 | 159 | 76 | Resp. |
18 | Nominale | EM 1.22 | 259 | 252 | 7 | 127 | 96 | 156 | 76 | Resp. |
19 | Nominale | EM 1.1012 | 266 | 263 | 3 | 132 | 104 | 159 | 76 | Resp. |
20 | Nominale | EM 1.1005 | 272 | 272 | 0 | 137 | 100 | 172 | 75 | Resp. |
21 | Nominale | EM 1.26 | 264 | 264 | 0 | 133 | 102 | 162 | 75 | Resp. |
22 | Nominale | EM 1.1006, 1.1016 | 271 | 271 | 0 | 136 | 107 | 164 | 74 | Resp. |
23 | Nominale | EM 1.72 | 259 | 259 | 0 | 130 | 102 | 157 | 74 | Resp. |
24 | Nominale | EM 1.71 | 254 | 254 | 0 | 128 | 101 | 153 | 74 | Resp. |
25 | Nominale | EM 1.1007 | 260 | 260 | 0 | 131 | 102 | 158 | 74 | Resp. |
26 | Nominale | EM 1.74 | 256 | 256 | 0 | 129 | 101 | 155 | 74 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | EM 1.1008, 1.1017 | 260 | 260 | 0 | 131 | 102 | 158 | 74 | Resp. |
28 | Nominale | EM 1.45 | 259 | 259 | 0 | 130 | 101 | 158 | 74 | Resp. |
29 | Nominale | EM 1.1009, 1.43 | 252 | 252 | 0 | 127 | 99 | 153 | 74 | Resp. |
30 | Nominale | EM 1.49 | 246 | 246 | 0 | 124 | 96 | 150 | 74 | Resp. |
31 | Nominale | EM 1.1013 | 249 | 249 | 0 | 125 | 93 | 156 | 74 | Resp. |
32 | Nominale | EM 1.1010, 1.1014 | 254 | 254 | 0 | 128 | 97 | 157 | 74 | Resp. |
33 | Nominale | ARTICOLO 1 | 258 | 257 | 1 | 129 | 158 | 99 | 74 | Appr. |
34 | Nominale | EM 2.2 | 256 | 256 | 0 | 129 | 101 | 155 | 74 | Resp. |
35 | Nominale | EM 2.10 | 250 | 250 | 0 | 126 | 94 | 156 | 74 | Resp. |
36 | Nominale | EM 2.1000, 2.1001, 2.1003 | 251 | 251 | 0 | 126 | 97 | 154 | 74 | Resp. |
37 | Nominale | EM 2.1002 | 252 | 252 | 0 | 127 | 99 | 153 | 74 | Resp. |
38 | Nominale | ARTICOLO 2 | 247 | 246 | 1 | 124 | 148 | 98 | 74 | Appr. |
39 | Nominale | ART AGG 2.05 | 244 | 244 | 0 | 123 | 99 | 145 | 74 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 40) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nominale | ART AGG 2.03 | 243 | 243 | 0 | 122 | 94 | 149 | 74 | Resp. |