XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 362 di mercoledì 9 ottobre 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione del Piano strutturale di bilancio di medio termine - Italia - 2025-2029 (Doc. CCXXXII, n. 1).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del Piano strutturale di bilancio di medio termine - Italia - 2025-2029 (Doc. CCXXXII, n. 1).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 3 ottobre 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 3 ottobre 2024).

Faccio presente che, come comunicato da ultimo nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo dell'11 settembre scorso, all'esame del Piano strutturale di bilancio di medio termine si applica la procedura prevista dall'articolo 118-bis del Regolamento della Camera dei deputati per l'esame del Documento di economia e finanza.

Conseguentemente, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, le risoluzioni riferite al Piano strutturale di bilancio di medio termine devono essere presentate nel corso della discussione. Si vota per prima la risoluzione accettata dal Governo e, in caso di approvazione di quest'ultima, le altre saranno dichiarate precluse.

(Discussione - Doc. CCXXXII, n. 1)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Ylenja Lucaselli.

YLENJA LUCASELLI , Relatrice. Grazie, Presidente. È stata depositata a questa Camera e agli uffici la relazione, che darei per letta.

PRESIDENTE. È autorizzata alla consegna. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, Sottosegretaria Lucia Albano, che si riserva.

È iscritta a parlare la deputata Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo Piano strutturale di bilancio, che oggi discutiamo, doveva essere un documento molto molto importante, perché, praticamente, delinea le sorti della nostra finanza pubblica e con essa, ovviamente, le sorti dell'economia per i prossimi 7 anni, perché il Governo, appunto, ha scelto di chiedere il prolungamento dell'orizzonte, impegnandosi in un insieme di riforme e investimenti che rendono possibile garantire, poi, il calo del rapporto debito/PIL negli anni successivi.

Dicevo che avrebbe dovuto essere un'occasione molto importante, perché una prospettiva di questo genere, ovviamente, avrebbe dovuto aprire una discussione, un confronto che coinvolgesse tutta la società italiana, a partire ovviamente dalle sue rappresentanze sociali (imprenditori e sindacati), le opposizioni, il Terzo settore e così via. Non è avvenuto niente di questo, ma quello che è drammatico è che non è avvenuta neppure una riflessione adeguata rispetto a che cosa significhino questi 7 anni futuri. Abbiamo il minimo sindacale richiesto dalla Commissione europea - cioè il profilo dell'indicatore nuovo scelto, la spesa pubblica netta -, ma non sappiamo praticamente niente, se non parole molto generiche, su quello che accompagnerà quel percorso. In particolare, le guide lines, le linee guida della Commissione europea chiedevano specificamente ai Governi che chiedono un'estensione del Piano fino a 7 anni di indicare per le riforme e gli investimenti previsti non solo genericamente dei titoli - come avviene in questo documento fuffa - ma di indicare con precisione, così come è stato fatto per il PNRR, gli obiettivi, gli indicatori attraverso cui misurarli e i tempi della realizzazione. Niente di questo è presente in questo Piano, anche con un piccolo giallo, perché nella prima versione che abbiamo avuto erano indicate nell'indice le tabelle in cui queste cose dovevano essere declinate, che poi non erano nel testo e infatti il testo è stato ritirato ed è arrivato un indice senza questa indicazione.

Non sono cose piccole. Faccio un esempio, quello che mi sta più a cuore, che riguarda la sanità. Dice il Governo che, bontà sua, la spesa sanitaria crescerà a un passo superiore rispetto alla crescita media della spesa netta; però, se andiamo a vedere i dati, troviamo che effettivamente questo già avviene, è nel tendenziale, non c'è nessuno sforzo, ci mancherebbe altro che il Governo avesse deciso di tagliare ulteriormente la sanità.

Ieri, ho chiesto al Ministro Giorgetti: crescerà di più, ma di più rispetto al tendenziale? Fate un investimento per evitare che il rapporto fra spesa pubblica e PIL continui a calare? Siamo già molto sotto la media dei Paesi europei.

La risposta del Governo è stata una non risposta; non ha risposto. Questo è molto inquietante, perché sono di ieri i dati aggiornati rispetto a cosa sta succedendo sulla sanità. Il dato più grave, lo abbiamo visto tutti, è che abbiamo 4 milioni e mezzo di italiani costretti a curarsi da soli perché il Servizio sanitario non è in grado di dare risposta. Abbiamo un rapporto fra medici e popolazione, ma, soprattutto, fra infermieri e popolazione bassissimo. Ebbene, guardando alla parte delle riforme, cosa c'è scritto? C'è scritto qualcosa che preoccupa molto, non ciò che ci aspettavamo, cioè, avendo degli anni in più, di ripristinare quello che avevamo tagliato dal PNRR.

Il Governo aveva tagliato, come sapete, quasi 500 tra case di comunità e ospedali di comunità, il nerbo della sanità territoriale, che dà una risposta fondamentale ai cittadini: no, non c'è l'obiettivo di ripristinare questo taglio, ma, al contrario, ci sono tanti ammiccamenti verso la sanità integrativa, la partnership pubblico-privato, nell'ottica di una privatizzazione del Servizio sanitario. Il Servizio sanitario per noi è un servizio universale, che deve essere garantito a tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), non a quelli che se lo possono permettere, e neppure deve essere un servizio pubblico limitato ai più poveri.

Infatti, lo sappiamo dalle esperienze degli altri Paesi, un sistema sanitario per i poveri è un sistema sanitario povero, che non dà risposte e questa è la prima nostra osservazione. Per quanto riguarda, poi, il secondo punto, il secondo punto che manca, noi abbiamo delle regole nazionali, una legge nazionale di contabilità che obbliga - obbliga - il Governo a mettere nella NADEF - questa praticamente sostituisce la NADEF - delle informazioni che qua non ci sono. Questo Governo pensa di fare quello che vuole contra legem.

Già con il DEF non ci ha dato il Piano programmatico, adesso non ci dà le politiche invariate. Cosa vuol dire, al di fuori dei tecnicismi? Vuol dire che noi non riusciamo a capire quali delle politiche in essere quest'anno saranno finanziate ancora per il prossimo anno e, in particolare, che cosa davvero il Governo vuole fare sul contratto del pubblico impiego. Abbiamo un contratto scaduto, 2022-2024, e un'ipotesi di ristoro per solo un terzo dell'aumento dei prezzi, il che vuol dire condannare tutto il comparto del pubblico impiego a una perdita netta del salario. Ci vuole rispondere il Governo su questo tema? Per noi è una grandissima preoccupazione.

Terzo punto, il consolidamento. Ci sarà bisogno di tenere stretta la finanza pubblica, certo, lo capiamo anche noi, non è che viviamo in un altro pianeta, però è importante capire come verrà distribuito, con quali criteri, lo sforzo fra le diverse istituzioni. C'è un problema enorme che riguarda gli enti territoriali e, in particolare, i comuni. Infatti, Presidente, noi siamo per l'autonomia, ma l'autonomia per i comuni significa avere la possibilità di poter fare le politiche con delle risorse adeguate, anche con un loro sforzo, ovviamente, ma con delle risorse adeguate.

Ai comuni viene detta, a pagina 84 di questo documento, una cosa minacciosissima, e cioè che ci saranno dei tagli legati o ai trasferimenti statali - che però dovrebbero scomparire, secondo quello che sappiamo dalla riforma sul federalismo - oppure a quote di riduzione del disavanzo, quote di riduzione dell'avanzo, senza che ci sia scritta una riga che dica la cosa fondamentale, che ho chiesto ieri a Giorgetti e su cui lui è stato muto, che dica che verrà comunque garantita la possibilità per i comuni di far fronte alle funzioni fondamentali e, per quanto di loro competenza, ai livelli essenziali delle prestazioni.

Attenzione, ci stiamo riempiendo la bocca, in questi giorni, di livelli essenziali delle prestazioni, ma tenete conto che, in quei livelli di cui parliamo, quelli funzionali alla cosiddetta autonomia differenziata, non ci sono, ad esempio, i livelli sociali, perché le politiche sociali sono già potestà esclusiva delle regioni, non possono essere ulteriormente devolute. Allora, di quello non si parla e in questo Piano non c'è una parola su questo tema. C'è una minaccia di tagli lineari non discussi con i soggetti che ne subiranno le conseguenze.

Il Ministro si è dilettato, in questi giorni, a parlare di sacrifici: prima sacrifici per tutti, poi sacrifici per i ricchi … i ricchi piangano, non so bene. Ora, noi sappiamo che ci sarà bisogno di sacrifici e non siamo neanche contrari al fatto che i sacrifici siano distribuiti in modo diverso - intendo fra chi può permetterseli e chi non può permetterseli - però il ragionamento va corretto sotto due profili. Un primo profilo, e faccio alcuni esempi: vogliamo discutere di un contributo generoso, volontario, da parte delle banche che hanno fatto profitti rilevanti, approfittando del divario fra i tassi di interesse attivi e passivi.

Possiamo discuterne, però, prima di tutto dovremmo cercare di liberare il nostro sistema produttivo dalla schiavitù nei confronti del credito bancario. E cosa abbiamo fatto? Cosa avete fatto? Avete tolto l'unico strumento efficace che permetteva questa emancipazione, cioè l'ACE, uno strumento fiscale che favoriva le imprese piccole e grandi che si finanziassero con capitale proprio. Lo avete tolto per fare cassa, con 4 miliardi che adesso spendiamo - non si capisce - per fare i condoni per gli evasori fiscali, per sistemare qualche aliquotina di qua e di là, per seminare qualche prebenda.

Quella è una misura essenziale, che noi chiediamo, assieme a tutti i rappresentanti delle imprese, che venga ripristinata, prima ancora di andare a dire cosa facciamo delle banche, perché le banche altrimenti hanno un potere enorme di fissare le condizioni del credito, e non sarà certo un qualche contributo volontario che gli chiederemo a cambiare questa realtà molto grave. Così nel criterio e nelle modalità con cui si fissano i prezzi per l'energia nel nostro Paese. Sarebbe bene intervenire su quello perché il costo dell'energia sta diventando, per le nostre imprese, un problema serissimo.

Parlavo di sacrifici però. Allora, sicuramente, se c'è una forza che è favorevole anche ad affrontare il tema della redistribuzione, questa è la nostra, perché i redditi sono distribuiti malissimo, i patrimoni sono concentratissimi nelle mani di pochi, ma, attenzione, prima di tutto bisogna operare perché queste diseguaglianze profonde non si generino, non solo operare dopo per sistemare, ma non si devono generare. Allora, quando noi vi diciamo “salario minimo”, “salario proporzionato alla quantità e qualità del lavoro svolto” e “basta con i contratti pirata”, noi vi diciamo: prendete questi strumenti, che servono a evitare quelle diseguaglianze, servono a rendere meno necessaria l'esigenza di distribuire sacrifici su chi si arricchisce e su chi, invece, si impoverisce, pur lavorando tutto il tempo che può e sacrificandosi al massimo.

Se non vogliamo far sacrificare quelle persone lì, dobbiamo garantire equità sul mercato del lavoro. Stiamo approvando - approveremo definitivamente oggi pomeriggio - una legge, voluta dal Governo, peggiorata dalla maggioranza, che va esattamente nella direzione di peggiorare la situazione sul mercato del lavoro e quindi di creare ulteriori diseguaglianze, spingendo alla somministrazione, chiamando stagionale tutto quello che succede, un piccolo picco…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). …momentaneo - ho finito - e altre cose drammatiche di questo tipo. Quindi coerenza, sacrifici: vogliamo farli fare a chi ha di più, ma soprattutto vogliamo che la ricchezza e i redditi siano meglio distribuiti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Il Piano strutturale di bilancio di medio termine vede la luce in un momento storico molto particolare. Se prima abbiamo attuato politiche economiche che guardassero alla ripresa del Paese, alla ripresa dalla crisi pandemica, oggi guardiamo ad un futuro del nostro Paese che non può non passare dalla difesa dei nostri confini, dalla tutela dei cittadini e delle imprese, specie quelle più vulnerabili.

Relativamente ai recenti andamenti dell'economia nazionale, il Piano strutturale di bilancio mette in rilievo come, nel primo semestre 2024, la dinamica del PIL si sia mantenuta in linea con le previsioni formulate nel DEF dello scorso aprile, nonostante il perdurare del contesto geopolitico mondiale incerto e di una politica monetaria ancora restrittiva, ma che segna ancora alcuni spiragli di apertura. L'andamento della spesa netta stabilita nel Piano dovrebbe garantire, entro la fine del periodo di aggiustamento, che il rapporto debito/PIL rimanga a livelli prudenti al di sotto del 60 per cento nel medio termine e che il disavanzo sia al di sotto del parametro del 3 per cento del PIL nel medio termine.

Il PIL ha segnato un lieve aumento congiunturale anche nel secondo trimestre del 2024. Sulla base degli indicatori disponibili, il Piano ritiene che le prospettive a breve termine siano positive. L'indice del clima di fiducia dei consumatori si è mantenuto su livelli superiori a quelli dell'anno precedente, facendo ipotizzare una maggiore propensione all'acquisto di beni durevoli e restituendo la percezione di un clima economico in miglioramento. Per quanto concerne l'edilizia, nonostante la fine del superbonus, la fiducia nel settore indica una tenuta del comparto anche grazie agli investimenti di ingegneria civile derivanti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Dopo l'incremento congiunturale del primo trimestre, il PIL ha segnato un lieve aumento, sempre su base congiunturale, anche nel secondo trimestre 2024, registrando il quarto tasso di crescita positivo consecutivo. Grazie all'aumento dell'occupazione e alla revisione al rialzo dei livelli del prodotto interno lordo, le entrate sono maggiori e si prevedono, infatti, più 10 miliardi di euro per quest'anno, più 17,6 miliardi di euro per il prossimo e 27,12 miliardi di euro per il 2026, che porterebbero, al netto della legge di bilancio, ad una riduzione del deficit molto più marcata rispetto a quella necessaria per rispettare i parametri europei, e quindi il Governo potrà allargare gli spazi di deficit molto più marcatamente rispetto a quelli necessari per rispettare i parametri europei, e quindi il Governo potrà allargare gli spazi di deficit per quasi 52 miliardi in tre anni. Su questi dati rassicuranti, tra l'altro, si baserà la prossima legge di bilancio.

Tra i temi trattati nel Piano c'è la trasformazione strutturale del taglio al cuneo fiscale, la conferma degli scaglioni Irpef, l'aumento della spesa sanitaria, il rifinanziamento del pubblico impiego, le spese per la difesa; misure per cui è necessario trovare maggiori coperture. Gli argomenti chiave che sanciscono la base per il futuro del Paese nei prossimi anni sono contenuti nel Piano e sono l'attenzione verso il lavoro femminile, dei giovani, dei soggetti più vulnerabili, tenendo a mente che l'occupazione oggi ha superato il livello precedente alla pandemia, passando dal 63,5 per cento nel 2019 al 66,3 per cento, dato odierno. In particolare, per quanto concerne l'occupazione femminile, il Piano include una serie di misure, tra cui figura, tra il 2024 e il 2026, la riduzione del 100 per cento dei contributi a carico delle donne lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato, ad esclusione dei lavori di rapporto domestico, con tre o più figli. Sono altresì allo studio del Governo ulteriori misure per sostenere la natalità.

Vi è, poi, la conferma del taglio del cuneo fiscale sul reddito da lavoro dipendente fino a 35.000 euro e l'accorpamento delle aliquote Irpef su tre scaglioni, misura questa che viene confermata. Le politiche invariate comprendono anche risorse necessarie al rinnovo dei contratti pubblici, al rifinanziamento delle missioni di pace, alla formazione della pubblica amministrazione - in questo caso il tasso di partecipazione alla formazione è in linea con la media europea, in miglioramento rispetto al 2019 -; si fissa il PIL sopra l'1 per cento fino al 2026, per il 2024 si stima più dell'1 per cento, che salirà a più 1,2 per cento nel 2025.

Il Ministro Giorgetti ritiene che questo Piano sia prudente, ma realistico. Del resto, non può affermare cosa diversa; tutti noi, con senso di responsabilità, ci troviamo alle prese con un Piano che, per la prima volta, deve prevedere una strategia che riguarda cinque anni e non tre e questo accade in un momento complicato, complesso e sotto gli occhi di tutti, perché la situazione geopolitica e quello che sta accadendo oggi nel mondo potrebbero repentinamente cambiare le condizioni che oggi abbiamo davanti e per le quali è stato redatto questo Piano; perché la sua prima finalità, che è quella della programmazione pluriennale, l'affrontare le criticità strutturali, il contribuire al raggiungimento degli obiettivi connessi alle priorità comuni all'Unione europea, la necessità di ridurre il rapporto tra indebitamente e prodotto interno lordo al di sotto della soglia del 3 per cento, ovviamente, sono tutti obiettivi importanti, ma che devono tenere conto di quello che ho appena detto.

Come dicevamo, si tratta di un periodo lungo che sarà caratterizzato da continui mutamenti e di cui è impossibile prevedere uno sviluppo reale degli scenari. Questo Piano getta, però, le basi per quella che sarà la nostra azione nella prossima legge di bilancio, mostrando come molti temi siano imprescindibili e condivisi da tutta la maggioranza e, su alcuni temi, mi auguro, responsabilmente, anche dall'opposizione. Penso all'attenzione che il Piano e noi tutti vogliamo riservare alle famiglie, alle imprese, ad esempio, puntando su sostegni reali ai cittadini e non su bonus che possono soltanto far male alla nostra economia, fornendo meno assistenzialismo e non risolvendo realmente i problemi dei nostri italiani.

Penso alla prudenza, appunto, con la quale il Ministro dell'Economia e delle finanze ha redatto questo Piano, riservando ampio spazio alle riforme; è su questo tema che noi siamo impegnati. Noi vogliamo dare l'avvio a una stagione di riforme coraggiose e, quando parliamo di riforme coraggiose, parliamo di riforme che devono riguardare soprattutto un evento catastrofico che si sta per abbattere nel nostro Paese, il calo demografico e il tema della denatalità. Soltanto una strategia che preveda l'aiuto alle famiglie, il sostegno alla natalità, le nuove competenze per i giovani e l'aiuto alle imprese può farci uscire da questo tunnel, verso il quale, purtroppo, siamo diretti. Ed è per questa ragione che abbiamo apprezzato le parole del Ministro in Commissione e questa mattina noi diamo un giudizio e un valore positivo al Piano che ha presentato a questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Emiliano Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Io volevo fare alcune considerazioni su quello che è il concetto di prudenza, che è stato richiamato anche poco fa dal collega, ma di cui ha parlato anche ieri il Ministro, in audizione nelle Commissioni bilancio riunite, con riferimento al Piano strutturale di bilancio di cui stiamo parlando. Quindi, anche lui ha parlato di un Piano strutturale di bilancio e di una politica economica, in generale, prudente e quindi io chiedo, signor Presidente, che cosa ci sia di prudente in un Piano, ad esempio, che costringe gli enti locali a tagliare le spese sociali, limitando la capacità di garantire i servizi essenziali ai cittadini. Cosa c'è di prudente nel continuare a tenere bassa la spesa sanitaria, costringendo, di fatto, le persone a rinunciare alle cure?

Ieri GIMBE, al Senato, ha presentato il suo settimo rapporto sulla situazione del Servizio sanitario nazionale in Italia e ci ha detto - è oggi anche sui titoli dei giornali - che in Italia 4,5 milioni di persone ormai stanno rinunciando a curarsi per motivi economici; 4,5 milioni, mentre la spesa dei cittadini per rivolgersi alle strutture sanitarie private è aumentata del 10 per cento in un anno. Questo che cosa significa? Significa che chi se lo può permettere, ma anche chi non se lo può permettere, ma è disposto a fare sacrifici che sono più grandi di lui per potersi curare, per poter curare la propria famiglia, si rivolgono alle strutture private, tutti gli altri non si curano. E questo è un sintomo, anche le liste di attesa sono un sintomo, sono un sintomo di come si sta lasciando morire la sanità in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ed è inutile ciò che anche ieri si è detto; insomma, il Ministro ha detto che taglierà tutto, praticamente, tranne la sanità, ma questo non corrisponde a quello che noi andiamo a leggere nel Piano strutturale di bilancio, dove in una tabella è riportata chiaramente la percentuale della spesa sanitaria sul PIL e questa percentuale scenderà dal 6,3 per cento al 6,2 per cento, allontanandosi ancora di più da quella che è la media europea. Quindi, ripeto la domanda, è questo il concetto di prudenza del Governo? Secondo me, questa non è prudenza. E cosa c'è di prudente nel portare avanti ancora una politica economica di moderazione salariale? Io - lo ripeto - moderazione salariale significa tenere i salari bassi. Questo è un obiettivo di questo Governo, perché è scritto chiaramente anche in questo Piano strutturale di bilancio, è scritto che la moderazione salariale - quindi tenere i lavoratori con salari bassi e tenere i lavoratori poveri - è un obiettivo di questo Governo, perché è un elemento di competitività per le esportazioni.

Questo lo avete scritto nel Piano strutturale di bilancio, quindi cosa c'è di prudente nel continuare a portare avanti ancora una volta - lo ha detto ieri il collega Bagnai in audizione - una politica economica mercantilista?

Una politica economica, cioè, che tende a uccidere la domanda interna, impoverendo i cittadini. Così, diminuiscono le importazioni e aumentano le esportazioni, una politica economica che è pericolosissima. E stiamo vedendo cosa sta succedendo alla Germania, che è stato il Paese che, forse più di tutti, ha portato avanti questa politica economica, puntando tutto sulle esportazioni. È molto pericolosa soprattutto per noi, perché, nel momento in cui il mercato globale diventa fragile, come in questo momento, e le esportazioni sono a rischio, noi ci ritroviamo esposti ai problemi internazionali e, nel frattempo, però abbiamo impoverito il Paese, e quindi non possiamo rivolgerci neanche all'interno.

Quindi, era una politica economica sbagliata prima, adesso è una politica economica che è scellerata, altro che prudente. Questo Piano e la politica economica del Governo non sono solo imprudenti, ma sono una vera e propria resa incondizionata del pubblico a favore del privato. Stiamo assistendo a un arretramento dello Stato nel garantire i diritti fondamentali, come la sanità, i servizi sociali, la tutela del welfare, la scuola. Il pubblico viene progressivamente spogliato delle sue funzioni chiave, favorendo un sistema che premia il privato.

Quindi, come per la sanità, chi ha più risorse può accedere ai servizi essenziali, mentre tutti gli altri resteranno esclusi. Questa strategia non solo aumenta le diseguaglianze, ma condanna il Paese a una precarizzazione crescente. Quindi, signor Presidente, questo Piano strutturale di bilancio è un elemento che ci fa capire quella che è la politica economica del Governo ed è un monumento all'austerità, che ripropone strumenti che sono già falliti in passato, come appunto la moderazione salariale, la privatizzazione delle partecipazioni pubbliche e dei servizi essenziali.

Quindi, si ripetono sempre le stesse ricette che hanno depresso la crescita e aumentato le diseguaglianze, ed è un ritorno al passato, ai sacrifici, alle privazioni. Ma questo non lo dico io, anche tutti gli auditi in Commissione bilancio di Camera e Senato, tutti gli esperti, dalla Corte dei conti alla Banca d'Italia, quindi anche le istituzioni, hanno denunciato che questo Piano non genera alcuna crescita. La Corte dei conti parla di un'economia stazionaria.

Come giustifichiamo l'adozione di un Piano di questo tipo? Il Ministro Giorgetti parla di sacrifici per tutti, ma i sacrifici riguardano sempre le stesse persone, peggiorano la situazione economica e sociale del Paese; e, sempre in audizione, sono stati unanimi tutti gli auditi nel denunciare le criticità di questo Piano. Bankitalia ha rivisto il PIL al ribasso (+ 0,8 per cento) per il 2024 e la Corte dei conti ha avvertito di una riconfigurazione dei servizi per i cittadini. Tradotto in italiano, lo ripeto, i servizi essenziali verranno tagliati, si continuerà a tagliarli e si continueranno a lasciare i cittadini soli di fronte al mercato.

Ho fatto un'interrogazione, signor Presidente, e l'ho presentata anche in Commissione bilancio, ma lo chiedo anche qua. Questo Governo, il Ministro Giorgetti - Sottosegretario, la ringrazio anche della sua presenza - sta facendo davvero tutto, anche in una condizione in cui posso capire che esistono delle pressioni folli e suicide, per quanto ci riguarda, degli investitori internazionali, delle istituzioni sovranazionali, come quelle europee, ma anche di altre istituzioni internazionali, ci sono delle pressioni - capisco che ci può essere anche il peso di trovare un equilibrio tra le pressioni forti, che non vanno nel nostro interesse, degli istituti internazionali, e quelle che sono invece le priorità del nostro Paese -, però il Governo sta facendo tutto per contrastare queste pressioni?

Un gruppo di economisti, e questa è l'interrogazione che ho presentato, guidati da Emiliano Brancaccio, hanno sollevato un tema. C'è la possibilità, con il nuovo Patto di stabilità, di rivedere alcuni parametri, di rivedere addirittura - perché questo gruppo di economisti lo considera errato nel calcolo - quello che è il parametro principale, il peggiore, forse, di cui ha parlato anche ieri il Ministro, che è il PIL potenziale, a cui poi si fanno tendere tutti i principali parametri, che è quello che dovrebbe essere il livello ideale di disoccupazione.

Quindi, chiedo al Sottosegretario, lo chiedo al Ministro, anche se adesso non è presente in Aula, ma si sta facendo davvero tutto per cercare di trovare spazio in questi parametri e in questo Patto di stabilità che non ci lascia spazio? Da questi calcoli potrebbero derivare maggiori spazi per 12 miliardi per quest'anno e per 15 miliardi per gli anni successivi. Non potrebbero servire queste risorse per finanziare, ad esempio, la sanità che si sta definanziando? Quindi, questo lo scrivo anche in un'interrogazione, per cui attendo la risposta da parte del Ministro,

Presidente, vado a conclusione perché è stato detto di tutto in questi giorni, ma di tutto quello che si è detto si capisce quello che ci aspetta anche nella manovra di bilancio. Quindi, ci sarà una situazione in cui davvero verrà tagliato tutto, esattamente come ha detto il Ministro, che saluto. Concludo, signor Ministro, facendo riferimento all'intervento che lei ha fatto qualche giorno fa a Pontida, dove lei ha detto che noi non abbiamo un Ministro banchiere, ma abbiamo un Ministro che è figlio di un'operaia tessile e di un pescatore. Allora, le dico la verità.

A me ha colpito molto questa parte del suo intervento perché anche io sono il figlio di un operaio tessile e di una casalinga, quindi anche io so cosa significa fare sacrifici e so chi fa i sacrifici, anche se l'epoca in cui sono cresciuto era, in realtà, molto diversa, perché, nonostante la povertà, le persone - a parte che era una situazione abbastanza comune - in qualche modo potevano contare sulla presenza dello Stato, che garantiva il Servizio sanitario, garantiva il diritto alla salute, garantiva il diritto allo studio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, quel diritto per il quale, ad esempio, mi sono potuto laureare, quel diritto che ha consentito a tanti della mia generazione di accedere a quello che si chiama ascensore sociale.

E l'ascensore sociale non c'era grazie al mercato, c'era grazie alla presenza dello Stato, che adesso si sta ritirando. Quindi, questo mi ha colpito molto, signor Ministro, del suo ragionamento. Credo che, in base a questo, e l'ho detto prima che lei entrasse, potrei capire le pressioni che lei subisce da parte degli investitori internazionali e degli enti sovranazionali, e quanto sia difficile trovare un equilibrio tra queste pressioni e quelle che sono le priorità del nostro Paese, però, forse potremmo iniziare a dirci un po' la verità, a dirci quello che sta succedendo.

Come possiamo fare in una situazione simile? Credo che il primo passo sia quello di iniziare a parlare apertamente delle cose, riconoscere che alcune delle politiche che ci vengono imposte, come quella mercantilista a cui ha accennato prima e di cui ha parlato ieri il suo collega Bagnai, non fanno altro che impoverire i lavoratori e i cittadini e non fanno altro che continuare a uccidere lentamente il nostro Paese. Stiamo impoverendo proprio quelle persone che fanno i sacrifici, quelle persone che adesso, sì, fanno lavori umili - magari come erano umili un tempo, ma un tempo erano dignitosi, come per i miei genitori e i suoi genitori - e che probabilmente ora stanno peggio, perché stanno peggio economicamente e sono in balia del mercato, che è diventato ormai totalizzante.

Quindi, dobbiamo iniziare a parlare forse di questa realtà e cercare insieme una soluzione, partendo dalla verità di ciò che ci sta realmente accadendo. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bagnai. Ne ha facoltà.

ALBERTO BAGNAI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, intervengo in questa discussione generale, in cui, come ha detto chi mi precede, è stato detto di tutto, per dire qualcosa di più, sviluppando il punto che ha colpito l'immaginazione del collega Fenu, che ringrazio per l'attenzione che mi ha dedicato e con cui ho condiviso un percorso parlamentare prima in Commissione finanze al Senato e poi qui, alla Camera.

Ieri è stato abbastanza interessante ascoltare, durante la sua audizione, fra le domande e il dibattito che si è sviluppato, dei richiami della sinistra a Marx. Mi ricordo che Marx aveva categorizzato il concetto di “esercito industriale di riserva” ed è un concetto che, negli ultimi 7 anni, ho sentito menzionare praticamente dall'unico marxista che è presente in questo consesso, che è lei, signor Ministro, perché altri se lo sono dimenticato, o perlomeno si sono dimenticati che l'esercito industriale di riserva era visto da Marx come una minaccia per i diritti dei lavoratori, perché alterava, a loro svantaggio, i rapporti di forza.

Quindi, noi assistiamo oggi allo spettacolo abbastanza controintuitivo, abbastanza illogico di una sinistra che l'esercito industriale di riserva lo crea - perché lo ha creato, come, poi, documenterò - e, quando non riesce a crearlo, lo importa in modo che i diritti dei lavoratori siano rasi al suolo, salvo poi chiedere una cosa come il salario minimo, di cui bisognerebbe, però, comprendere la logica complessiva in questo contesto macroeconomico, che è quello di un'unione monetaria.

A differenza dell'opposizione, apprezziamo il fatto che lei debba gestire l'economia di questo Paese nel contesto di una non so se definirla svolta, ma, comunque, di un cambiamento epocale, oggettivamente, quello del fallimento di un modello di sviluppo che ci è stato proposto nelle sedi sovranazionali, dove lei porta, finalmente con autorevolezza, la sua voce, inducendo a qualche riflessione i suoi colleghi che sono, ovviamente, disposti ad ascoltarla, anche perché il fallimento di questo modello finalmente riavvicina anche loro alla durezza del vivere.

C'è un nemico particolarmente corrosivo per l'ideologia dei nostri colleghi dell'opposizione di sinistra, ed è Aristotele. A noi era stato detto che dovevamo fare “l'Europona grandona con la monetona unicona”, perché fuori c'è la Cina. Chi ce lo ha raccontato? Quelli che, promuovendo il green, ci hanno portato la Cina in casa. Allora, diciamo così: fra l'avere la Cina fuori, come competitor in un contesto di commercio internazionale ed averla in casa, come dire, per contaminare, sgretolare tutte le nostre filiere produttive, forse era meglio la prima alternativa.

Faccio l'esempio del successo che ha avuto il modello dell'Eurozona nel difenderci nella competizione internazionale. Negli ultimi 50 anni la quota dell'Eurozona sul PIL mondiale è calata di 11 punti, quella del Giappone di 3 punti, quella degli Stati Uniti di 4 punti, naturalmente quella della Cina è aumentata di 17 punti; il resto del mondo è rimasto più o meno dov'era. Se andiamo ad analizzare questo dato nella sua granularità, vediamo che, nei primi 25 anni, di questi 11 punti che l'Eurozona ha perso, se ne sono persi 4; dal 1999 ad oggi si sono persi gli altri 7. Quindi, quello che doveva difenderci, renderci più competitivi, in realtà, ci ha reso più fragili, almeno questo è quello che i numeri ci raccontano.

Ma perché ci ha reso più fragili? Bisogna vedere che cosa è successo, per esempio, alla dinamica degli investimenti. La dinamica degli investimenti è molto interessante. Se guardiamo quello che è successo fra il 2008 e il 2014, che è l'anno in cui l'Eurozona tornò al volume di PIL pre-crisi, quello del 2008, vediamo che gli investimenti sono calati pressoché ovunque: nell'Eurozona sono calati di 3 punti percentuali di PIL, dal 23 al 20. E perché sono calati? Perché chi li faceva ha smesso di farli, chi non li faceva prima, cioè la Germania, non li faceva neanche dopo, è rimasta sul suo livello, un 20 per cento del PIL. Ma, per esempio, la Spagna è passata dal 30 per cento del PIL al 18 per cento del PIL, la Francia dal 22 per cento al 20 per cento del PIL, l'Italia dal 22 per cento del PIL al 17 per cento del PIL. Questo è il contesto che è stato gestito in larga parte dai Governi tecnici - perché questa cosa si manifesta dal 2012 in poi - a trazione PD. È Monti che ha dimezzato gli investimenti e siamo noi che li stiamo riportando su.

Quindi, in questo modo si è realizzato quello che si voleva ottenere: che cosa? Un aumento della disoccupazione, che serviva a che cosa? A far flettere i salari. E questo serviva a che cosa? A guadagnare competitività, ad abbassare il livello delle pretese salariali perché fosse possibile vendere all'estero, intercettare la domanda estera. Perché? Perché il PD ha sposato e imposto al Paese e non ha contrastato nelle sedi internazionali il modello di sviluppo mercantilista che è connaturato alla Germania, un Paese che ha come vocazione quella di vivere con i soldi altrui, con la domanda altrui.

Perché quando ti orienti su un modello di sviluppo trainato dalle esportazioni, significa che ti orienti ad intercettare la domanda, la capacità di spesa, i soldi di persone che vivono in altri Paesi, dimenticando un dato fondamentale che, alla fine, poi, si è materializzato, che sta chiedendo il conto e che adesso non può essere più negato: cioè, che chi esporta beni, fatalmente, al termine, importerà problemi.

Quali problemi? I problemi geopolitici dei clienti che, come dire, si è andato a cercare in giro per il mondo. Perché che cosa ha fatto la leadership europea, la potenza egemone europea che, purtroppo, le sta costando e sta costando anche a noi? Tutto sommato, tutta la gestione del ventennio, finora - ormai, è un po' più di un ventennio -, si è svolta in questo modo: per un po' di tempo la Germania ha prestato ai Paesi cosiddetti periferici i soldi con i quali questi Paesi compravano i suoi beni (“suoi” della Germania); arrivata la crisi finanziaria, ha raso al suolo, con l'austerità, questi Paesi per rientrare dei propri crediti. Piccolo problema: in questo modo ha segato il ramo sul quale era seduta, perché questo è stato l'equivalente del sostituire la domanda interna di un'area relativamente stabile e coesa, come l'Eurozona, con la domanda estera di blocchi dal rischio geopolitico abbastanza evidente, come la Russia per esempio. Non parlo della Cina, perché quello che la Germania riesca ad esportare in Cina è un mito, la Germania è un importatore netto rispetto alla Cina. Anche gli stessi Stati Uniti presentavano per la Germania un rischio geopolitico. Perché? Perché sono un Paese autoritario? No, assolutamente. Perché sono un Paese che, quando si trova in una posizione strutturalmente deficitaria verso un altro Paese, dopo un po' si secca, perché fa dei ragionamenti, vira al protezionismo e prende delle misure.

Il dieselgate è il tipico esempio di barriera non di prezzo: si chiama così nei libri, scusatemi se mi permetto di fare la lezioncina, ma ci siamo capiti. Ad un certo punto, si sono accorti che qualcosa non andava, perché volevano interrompere un flusso di beni che, secondo loro, era dannoso per i loro conti esteri.

Questa transizione verso un mondo più rischioso è la cifra dell'azione dell'Unione europea. Pensiamo alla transizione energetica. La transizione energetica è la transizione da una classe di materie prime a un'altra classe di materie prime, dalle fonti fossili, che sono in Paesi dove la vita è molto più interessante che in Italia, purtroppo per loro, ad altre fonti, a minerali che, oltre ad avere impatti ambientali sui quali non si riflette mai, sono controllati in stragrande maggioranza da un altro Paese che non presenta meno rischio geopolitico. Il passaggio dal dipendere dai Paesi arabi al dipendere dalla Cina è il passaggio da un male noto a un male ignoto, ma sempre due mali sono; non possiamo proporlo come un meraviglioso sole dell'avvenire. Questo va un attimo concettualizzato.

Quindi, siamo in un contesto in cui il Governo deve navigare in acque che sono rese particolarmente rischiose da scelte derivanti dal livello sovranazionale. Naturalmente, c'è una logica in alcune di queste scelte. Prendiamo la logica relativa al taglio degli investimenti. Oggi sono tutti keynesiani - anche chi lo era prima, ma adesso anche altri sono diventati keynesiani - e, quindi, hanno capito che il problema del debito pubblico è un problema di crescita dell'economia. Era così anche nel 2010, ma, allora, perché per risolvere quel problema si è tagliato il motore della crescita, cioè gli investimenti? Perché il problema non era il debito pubblico, il problema era il debito estero e quello che occorreva era, appunto, far salire la disoccupazione, far scendere i salari, esportare beni, raccogliere risorse con le quali ripagare il debito estero.

È una novità? Non è una novità. Se allargate un momento lo zoom, vi rendete conto del fatto che quello che l'Italia è stata costretta a fare sotto la sferza dei Governi a trazione PD dopo la crisi è esattamente quello che la Germania aveva fatto prima della crisi.

Prima della crisi, la Germania aveva più disoccupazione e meno investimenti di noi, soprattutto, aveva praticato un massiccio dumping salariale con i mini job e con la riforma del mercato del lavoro, una massiccia fiscalizzazione degli oneri sociali - la più gigantesca violazione della concorrenza interna al mercato unico che la storia ricordi e che possa ragionevolmente prevedere in futuro - che l'aveva portata, finanziando in deficit di questa riforma, a violare le regole di Maastricht, che sono state violate per prime, non per caso, ma per praticare dumping salariale. Infatti, ce lo dobbiamo dire, ci siamo scelti un vicino scomodo, un vicino che vuole campare sui soldi di chi gli sta intorno e un vicino che riesce a sopravvivere solo se fa dumping, a partire da quando, negli anni Settanta, fece dumping energetico. Infatti, di fronte alla crisi petrolifera, si risolse ad utilizzare massicciamente il carbone, causando un fenomeno devastante di piogge acide - come qualcuno ricorderà - che, fra l'altro, è una delle motivazioni per le quali i verdi erano, fino a pochi giorni fa, un partito molto importante in Germania. A partire da lì: dumping energetico col carbone, dumping valutario con l'euro, dumping sociale con la riforma del mercato del lavoro, finanziata in disprezzo delle regole europee, ri-dumping energetico, facendo una pace separata con la Russia, per avere energia a buon mercato e gli altri … Va bene, qua vorrei aggiungere un inciso colorito, ma non lo aggiungo, ci siamo capiti.

Questa è stata la storia di un modello, di un modello che sta fallendo. Allora, è normale che l'opposizione si opponga e non sia convinta di quello che il Governo fa, però a me sembra di vedere che questo Governo in realtà sta seguendo una strada diversa. Io ascolto con rispetto le visioni del mondo proposte degli altri, però vedo: abbattimento strutturale del cuneo fiscale; accorpamento e abbattimento delle aliquote IRPEF; rinnovo dei contratti pubblici; estensione della flat tax: tutte misure che sostengono la domanda interna di famiglie e di piccole imprese. Vedo un Governo che, nelle sue due finanziarie precedenti e in questa, sta cercando di ricentrare il modello di sviluppo dell'Italia sulla domanda interna.

Infatti, vedete, ho letto con grande interesse i pezzi particolarmente coloriti che i giornalisti hanno fatto sulla riunione di Pontida, dove la feccia nera, fascista, rigurgitando la propria bile xenofoba, si avvoltolava nel fango del pratone (la si può raccontare così, siamo in un Paese dove ancora qualcuno ha la libertà di esprimersi). Io tendo a vedere quell'incontro come una cosa diversa, come la riunione di leader che hanno capito che non si può fare il bene del tutto, facendo il male delle parti, perché questo è stato finora l'approccio europeo, quello di imporre i sacrifici. E quello che terrorizza e che spinge ad alzare i toni è che l'approccio di questo Governo sta avendo successo: il tasso di disoccupazione è ai minimi storici, il tasso di occupazione è ai massimi storici e questo, ovviamente, preoccupa. Perché? Perché, purtroppo, duole dirlo, ma non saprei come categorizzarlo altrimenti, a me sembra abbastanza chiaro, signor Presidente, che c'è una parte del Paese, che è alla mia destra e alla sua sinistra, che tifa contro il Paese, sperando che il Paese crolli, perché crolli il Governo. Volere il male dei cittadini per volere il bene della propria parte politica fa parte del nostro DNA, posso anche ammetterlo, insomma: guelfi e ghibellini, guelfi bianchi e guelfi neri, magari c'erano anche i guelfi grigi e magari c'erano anche guelfi arcobaleno, non ho studiato abbastanza storia per entrare così in dettaglio. Diciamo che una certa faziosità fa parte del nostro individualismo, che è anche la nostra forza quindi, ubi commoda, ibi incommoda, però non si può dare un quadro totalmente artefatto di quello che sta succedendo, soprattutto, non si può evitare, con grande scrupolo, di contestualizzare questa manovra nel suo corretto contesto macroeconomico e temporale.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ALBERTO BAGNAI (LEGA). Bene, la ringrazio per il richiamo all'ordine e al tempo. Concludo con due considerazioni. La prima è che a me sembra, invece, che questo Governo gestisca il contesto internazionale, compreso il rapporto con gli investitori esteri, con più autorevolezza ed efficacia di quanto sia successo in precedenza. Infatti, gli investitori esteri non esistono dal mese scorso e naturalmente sono il braccio finanziario di chi, dopo la seconda guerra mondiale, ha stabilito certi equilibri geopolitici. Tuttavia, a me è capitato di sentire in televisione, qualche giorno fa, per sbaglio, perché mi era capitato di passarci davanti, un'illustre collega senatrice del Partito Democratico, che, incalzata da un sagace collega senatore di Fratelli d'Italia, ha ammesso che loro avevano tagliato la spesa pubblica, perché erano in un contesto di recessione, cioè il modo in cui il PD aveva gestito il contesto internazionale - dobbiamo ricordarcelo - era quello delle politiche procicliche e questo Governo, invece, sta riuscendo a fare politiche anticicliche. Certo, ci sono pericoli all'orizzonte, ci sono dei pericoli: l'approccio pay for reform, quindi, le nuove condizionalità, l'ipotesi di votare a maggioranza in Europa, l'ipotesi di dotarsi di strumenti comuni, dobbiamo stare molto attenti a questo.

Concludo. Vede, Presidente, il fallimento che le ho documentato testimonia il fatto che dobbiamo diventare tutti più umili; noi lo siamo sempre stati, ma devono diventarlo anche gli altri. Si deve uscire da un'Europa dove si pensa che qualcuno abbia una leadership morale e possa imporla agli altri, possa imporre agli altri indirizzi politici. Un vero approccio liberale - e concludo - prevede che siano gli individui a interagire per conseguire il bene comune: questo vale a livello del singolo individuo e del singolo Stato. Ci vuole una maggiore attenzione agli interessi nazionali e bisogna che il concetto di interesse nazionale non sia più inquinato da considerazioni sovranazionali, che finora ci hanno portato solo contro un muro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Ministro, bisognava far nascere il Piano da una profonda riflessione autocritica, da una radicale inversione di tendenza sul lavoro, l'equità sociale, la distribuzione delle risorse, la transizione energetica e la lotta al cambiamento climatico.

Non è stato così. Ci siamo confrontati ieri. Lei aveva detto “sacrificio per tutti”, suscitando molti malumori. “L'hanno mal interpretata”, ha detto; peccato che l'hanno male interpretata Bonelli, Fratoianni, Schlein, Conte, Tajani, Salvini, Meloni. Poi ha rettificato. In effetti, ha detto: “più sacrifici per chi ha più capacità contributiva”. Ieri, le ho chiesto cosa intendesse: scena muta.

La verità è che il Piano è improntato all'austerità, perché bisogna far fronte a quei vincoli che voi avete accettato e bisogna farlo senza aumentare la spesa pubblica. Cosa vuol dire? Vuol dire fermare la crescita, ridurre ancora le risorse per il welfare, aggravare le disuguaglianze e lasciare di nuovo indietro i più vulnerabili. Lo abbiamo detto più volte: la riduzione strutturale del cuneo fiscale non basta, le politiche salariali non si fanno per via fiscale, non serve fino a quando non ci sarà un salario minimo legale, il rinnovo dei contratti finché questo Paese non vedrà una riforma fiscale realmente progressiva. Questo vuol dire chiedere davvero maggiori contributi ai grandi patrimoni e alle imprese che fanno maxi profitti, vuol dire che la parola “patrimoniale” non deve essere più considerata una bestemmia o un tabù, finalmente qui i tabù iniziano a cadere anche da questa parte.

Secondo lei pesa più un taglio del welfare per un operaio che una patrimoniale dell'1 per cento per un ultra ricco? Lo chiedo. Non sono tutti uguali. Quell'imposta potrebbe finanziare sanità, famiglie, scuole, università, diritto all'abitazione e assetto urbanistico, ma non se ne può parlare, pur essendo la stessa proposta avanzata a livello europeo da tantissimi. Non basterà rafforzare le misure di contrasto all'evasione fiscale, senza un controllo stringente delle grandi imprese e dei capitali finanziari. A che serve, comunque, se intanto siamo al ventesimo condono? L'ultimo è, ancora, un concordato preventivo biennale. Ma non avete capito che chi non paga le tasse, di fronte a un Governo che condona ogni sei mesi, non si ravvede, ma continua a non pagare, in attesa del prossimo condono? E lei cosa fa ieri?

Ha detto: “Ma tanto avevo previsto zero”. E, quindi? Cosa pensavate di ottenere? Zero. Esattamente zero. E questa sarebbe prudenza? Ieri ci ha detto che avete avuto la stessa idea sulle banche: la prudenza dei furbetti. La verità è che continuate a non dire su quali voci di entrata e di spesa il Governo pensa di intervenire. Gli interventi che prevedete richiedono risorse aggiuntive di cui non vi è traccia. Tutto si regge sulla previsione di maggiori entrate strutturali a legislazione vigente. E se così non fosse? Che cosa farete? Banca d'Italia prevede un PIL allo 0,8 per cento, che peggiora un quadro generale drammatico. Avete parlato, in questi giorni, di tassare gli utili alle banche e alle imprese e poi, come al solito, vi siete fischiati da soli e siete ritornati indietro. Come lo scorso anno, con la burla del contributo volontario, con cui avete prodotto, appunto, gettito zero per lo Stato e, addirittura, un vantaggio per le banche, che con la patrimonializzazione hanno fatto di nuovo extraprofitti.

Nel 2022 e nel 2023, i profitti sono stati senza precedenti: 66 miliardi di euro lordi, solo per la parte bancaria. Ma tanto, secondo Tajani, le tasse sugli extraprofitti sono un “concetto extraterrestre” da “cultura sovietica”, Bagnai, altro che marxisti! Il piano con le nuove regole di governance ci parla di un lungo ciclo di austerità: questo si intravede dalle 220 pagine. Un lungo ciclo che costerà circa 13 miliardi di euro di tagli per ciascuno dei prossimi sette anni. Eravate di fronte a un bivio: tagliare la spesa o andare a prendere le risorse dove si generano, cioè, dai profitti, dagli extraprofitti, dalle grandi ricchezze, dalle rendite e dalla lotta all'evasione, da una vera progressività ed equità fiscale.

Avete scelto la strada di sempre, Ministro Giorgetti. Ieri ha detto: “Taglieremo ovunque, tranne che sulla sanità”. Benvenuti nella “austerità selettiva”, perché è vero: non richiede sacrifici a tutti, li richiede solo ai lavoratori e ai pensionati colpiti dai tagli al welfare.

Sindaci e sindache d'Italia, tirate fuori le fasce tricolori, perché i prossimi obiettivi siete voi e noi sappiamo come difendere i nostri concittadini e le nostre concittadine. La battaglia del Governo contro di voi è solo all'inizio. Progettate di aumentare ancora l'età pensionabile e prevedete di mantenere la spesa per la sanità pubblica, ma senza recuperare nemmeno l'inflazione e senza aumentare quella spesa, Ministro Giorgetti, investendo sugli ospedali e sul personale medico: si andrà verso un disastro sanitario, economico e sociale, con 21 sistemi sanitari regionali regolati dalle leggi del libero mercato, grazie alla mitica autonomia differenziata.

Nel 2023, la spesa per le cure, pagate di tasca propria dalle famiglie, è cresciuta del 10 per cento. Ma quali sacrifici per tutti? Ma secondo lei, i più ricchi hanno problemi a tirar fuori la carta di credito per avere una visita specializzata? Ma mi faccia il piacere! Ci sono 4,5 milioni di persone che rinunciano a visite ed esami: 2,5 milioni sono costrette da motivi economici a rinunciarvi. La spesa per i servizi di prevenzione delle malattie è diminuita del 18 per cento e l'Italia spende, per la sanità pubblica, 52,4 miliardi in meno rispetto ai grandi Paesi dell'Europa.

Si parla di promuovere la crescita per aumentare l'occupazione, ma non c'è nulla da festeggiare di fronte a un'occupazione che cresce insieme alla precarietà. Peraltro, secondo l'Osservatorio sul precariato dell'INPS, l'82,8 per cento dei contratti di lavoro attivati sono precari e nel primo trimestre del 2024 siamo già al 75 per cento: meno 5 per cento per i contratti a tempo indeterminato, senza contare i tirocini extracurricolari, le finte partite IVA, il lavoro nero e irregolare. Una foresta di contratti atipici che è uno dei fattori che fanno precipitare in basso i salari.

Ma voi cosa avete fatto? Avete respinto la proposta del salario minimo; avete alleggerito le causali; avete rifiutato la proposta di introdurre il principio di parità nei trattamenti negli appalti; avete permesso alle aziende che violano le norme di sicurezza di cavarsela con la patente a punti; avete riaperto le porte a nuove forme contrattuali più precarie in università; avete reintrodotto, di fatto, le dimissioni in bianco; avete deregolamentato l'uso del lavoro in somministrazione e per l'occupazione femminile non c'è niente, anzi, basta vedere “Opzione donna”.

In tutto ciò, non c'è nessun piano per la creazione di posti di lavoro stabili e ben retribuiti. Peraltro, secondo l'Eurostat, lo scorso anno, l'Italia era all'ultimo posto per tasso di occupazione di genere, aggravato da quello femminile. Si parla di migliorare il sistema di reclutamento nell'istruzione, ma senza un vero investimento nell'istruzione per il rinnovo dei contratti: in questo modo, il bilancio non andrà da nessuna parte. Insomma, l'Italia investe nell'istruzione meno della media europea e questo divario deve essere colmato. Ho concluso.

Non abbiamo visto davvero nulla sulla transizione all'elettrico, non abbiamo visto nulla nei piani strutturali e non avete capito cosa sta per succedere. Ma quale prudenza? Voi non parlate dei settori produttivi in crisi. Ma sa cosa vuol dire se il nostro settore automotive, che è l'ultimo per l'endotermico, non coglierà al balzo la palla dell'elettrico? Saremo fuori da ogni stagione e fuori dal suo piano strutturale.

Perché non siete in grado di chiedere nemmeno la conferma dei tempi di realizzazione della gigafactory? Perché non riuscite a far rientrare i modelli dalla Serbia, dalla Polonia e dal Marocco? Perché non riuscite a dire niente ai signori Elkann e al signor Tavares? Perché non dite niente sull'interruzione dell'esternalizzazione della manodopera in altri Paesi?

Ho concluso, Presidente. Tutto il mondo si rivolge da altre parti. Tutto il mondo si muove verso lo sviluppo delle energie rinnovabili: le uniche pulite e realmente in grado di abbattere i costi. Voi insistete sulla ripresa di un settore in cui stiamo pagando un infinito decommission.

Infine, al vertice NATO, avete promesso che l'Italia porterà le spese militari al 2 per cento: ci vogliono almeno 12 miliardi di euro ogni anno da buttare in armi. Invece, i soldi non ci sono mai per le cose che servono davvero e, pertanto, chiedete sacrifici a tutti.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO GRIMALDI (AVS). Questi ultimi - come i comuni - dovranno tagliare le spese per accantonare risorse in un fantomatico fondo per ipotetici investimenti. Significa il dissesto per il 20 per cento di tutti gli enti locali; significa una marea di risorse PNRR non utilizzate per l'assenza di dirigenti e funzionari. Dunque, era vero: sacrifici non per tutti ma solo per qualcuno, cioè, quelli di sempre (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Tremaglia. Ne ha facoltà.

ANDREA TREMAGLIA (FDI). Grazie, Presidente. Ringrazio, innanzitutto, il Ministro. Ringrazio, inoltre, le signore Sottosegretarie che ci hanno seguito e che ci accompagnano, assieme al Ministro, questa mattina in questa discussione generale. Il Ministro non ha bisogno di avvocati e, se ne ha, di sicuro ha bisogno di avvocati più bravi di me. Però, mi permetta di dare una risposta immediata a quello che abbiamo appena sentito, perché mi sembra stucchevole al quarto, quinto, sesto giorno, chiedere ancora dei chiarimenti su quanto è stato detto, sui “sacrifici” e sulle “lacrime e sangue”.

Ieri sera, in audizione, mi sembra che sia stata data ampia esegesi del pensiero del Ministro e del Governo in tal senso: è stato semplicemente ribadito un principio, non solo semplice e immediato, ma costituzionale, che è quello dell'articolo 53 sul fatto che ognuno contribuisce secondo le proprie capacità al benessere economico della Repubblica. Quindi, ribadisco: mi rendo conto che anche questo tentativo un po' sterile di attaccare il Governo sulle parole volutamente male interpretate dà il segno di una difficoltà, evidentemente, nell'entrare nel merito e nel trovare qualcosa a cui attaccarsi seriamente e compiutamente.

Riassumendo quello che ho sentito questa mattina dalle opposizioni, a me sembra che le accuse peggiori che vengono rivolte siano, in fin dei conti, accuse di serietà e di prudenza, che sono tutt'altro che accuse, dal mio punto di vista: esprimono l'atteggiamento normale di un Governo responsabile in una congiuntura economica come quella che stiamo vivendo.

Dopodiché, io potrei finirla in pochi secondi dicendo che valgono, ovviamente, tutti i nostri discorsi così come tutte le parole di tutte le parti politiche; ma valgono molto di più le azioni concrete e le reazioni internazionali rispetto a ciò che questo Governo sta facendo. Un mese fa, il 10 settembre, se non ricordo male, abbiamo avuto un'emissione di BTP a 30 anni, che sono quelli con il maggior - diciamo - “tasso di fiducia” richiesto, perché si parla di un investimento a 30 anni. L'offerta era di 8 miliardi e abbiamo ricevuto domande per 130 miliardi: si tratta di un record di ogni tempo. Abbiamo superato anche la richiesta di quando c'era la BCE a comprare il nostro debito. Quindi, fondamentalmente, direi che i mercati, gli scenari internazionali e gli attori internazionali hanno già risposto e hanno già dato il loro voto all'operato economico di questo Governo.

Detto questo, affrontiamo oggi, per la prima volta, questo nuovo strumento del Piano strutturale di bilancio. Le accuse - come dicevo - mi sembrano, tutto sommato, di prudenza e di serietà. Io in questo Piano strutturale di bilancio vedo disciplina e ambizione.

Disciplina: anche su questo siamo stati confortati, ieri sera in audizione, dal Ministro e io, in particolar modo, mi sento confortato su due punti. Il primo è quello del debito. Che ci sia e che ci debba essere un'attenzione massima nei confronti del debito, mi sembra implicito nel lavoro che stiamo facendo, e mi sembra giusto sottolinearlo.

Di nuovo, anche oggi, abbiamo ad ascoltarci dei giovani dalle tribune: è bene ricordarci, ogni volta che parliamo di debito, di deficit, di soldi che escono dalle casse dello Stato, che sono soldi che, realisticamente, verranno pagati non tanto da noi, ma dai nostri figli e dai nostri nipoti, per di più con l'aggravio di una situazione demografica che, come sappiamo, è complicata e, quindi, con un aggravio ulteriore pro capite. Quindi, è bene che sia ribadito dal Governo e dal Ministro questo atteggiamento di estrema serietà e di estrema responsabilità nei confronti del debito e, da un altro lato, sia il Piano strutturale di bilancio, sia il Governo, sia il Ministro ci confortano sul fatto che la spesa sanitaria resterà attenzionata e ad alti livelli e seguirà e supererà gli investimenti rispetto alle altre voci di spesa del nostro bilancio.

Questo è molto importante e il combinato di questi due pensieri e di queste due attenzioni dà, a mio avviso, la differenza rispetto alle opposizioni e la difficoltà che riconosciamo, oggi, nelle opposizioni perché, per dare qualche numero veloce, il fantomatico e famigerato, a mio avviso, bonus 110 - come è stato certificato pochi giorni fa dalla CGIA di Mestre - è costato, in debito, 123 miliardi di euro, a favore del 4 per cento delle famiglie italiane, anzi, neanche del 4 per cento delle famiglie, il 4 per cento è il patrimonio immobiliare italiano efficientato energeticamente con 123 miliardi di euro. Le opposizioni, che oggi ci fanno la morale e ci attaccano sulla spesa sanitaria e sul Fondo sanitario nazionale, nel momento di peggiore crisi sanitaria della nostra Nazione, cioè durante l'emergenza COVID, spendevano - mal contati - 122 miliardi di euro: vuol dire che la sanità nelle mani della sinistra, nel momento peggiore per la nostra Nazione, è valsa un investimento inferiore a quello che è stato speso - a mio avviso, male - per il bonus 110. Quindi, che ci sia un'attenzione da una parte sul debito e dall'altra parte sulla spesa sanitaria segna un dato di discontinuità e, soprattutto, segna in numeri, in fatti e non in parole la distanza tra il nostro atteggiamento e l'atteggiamento dell'opposizione.

Dopodiché qual è la parte, invece, dell'ambizione? La parte dell'ambizione in questo PSB è quella che ci è stata raccontata ieri sera, ma che avevamo già letto nei dossier e nel testo del documento ed è rappresentata dai tanti interventi che ci vengono richiesti insieme al PNRR e che segnano già la strada di questo Governo: la razionalizzazione della spesa pubblica; l'intervento sempre più necessario, visti i conti sulla spesa pubblica; la razionalizzazione degli investimenti e degli interventi sulla pubblica amministrazione, perché sappiamo che la pubblica amministrazione è un elemento necessario e anche che è, però, in tanti casi, un ostacolo per il cittadino e per gli italiani nel rapporto con le istituzioni locali e nazionali. Quindi, che ci siano un piano di digitalizzazione, un piano di sburocratizzazione e un piano di efficientamento della pubblica amministrazione può essere solo d'aiuto innanzitutto ai nostri cittadini e, soprattutto, alle nostre imprese che, finalmente, riescono a trovare al proprio fianco un aiuto in più e non un ostacolo ulteriore.

Bene - è uno degli obiettivi strategici di questo Governo e di questa maggioranza, già nel programma presentato nell'estate del 2022 - l'attenzione alla transizione energetica e al mix energetico. La storia, purtroppo, negli ultimi mesi e negli ultimi anni ci ha costretto a renderci conto di quello che già, come centrodestra, immaginavamo e predicavamo da tempo: non può più esistere una dipendenza forte, come quella che esisteva prima, sul piano energetico da pochi interlocutori internazionali, che spesso purtroppo si rivelano poco affidabili, quando non addirittura dannosi dal punto di vista geopolitico.

Non può neanche esistere - è stato ricordato bene prima, non mi addentro ulteriormente - un atteggiamento, come quello che abbiamo visto della scorsa Commissione europea, nei confronti del Green Deal e della transizione energetica. Noi sappiamo che questa maggioranza e questo Governo avranno una postura molto differente da quello che è stato fatto negli anni precedenti dai Governi precedenti, ma la verità, se parliamo del Green Deal europeo, è che ci siamo resi conto, oggi, che noi, come Europa, abbiamo sostanzialmente inventato un gioco, abbiamo creato e scritto le regole di questo gioco, ma a questo gioco stiamo giocando solo noi e comunque stiamo perdendo. Questo è il riassunto della grande strategia europea, fino all'altro ieri, sul Green Deal. Speriamo e confidiamo che il peso ulteriore che questa maggioranza può avere, anche nelle vicende europee, con la propria credibilità e la propria importanza strategica sappia dare un diverso corso anche a questo aspetto.

Tuttavia, la cosa che più mi sembra rilevante e strategica, nei confronti del percorso che abbiamo dinanzi a noi nei prossimi anni, sono le tante riforme che questo Governo ha impostato. Sono riforme che partono dal Premierato, che è la madre di tutte le riforme, che è quello che ci viene chiesto implicitamente dalla situazione degli scenari internazionali: un Governo più efficiente, un Governo capace di intervenire in maniera diretta, al di là delle considerazioni politiche - che tante volte abbiamo fatto - interne, di un Governo semplicemente eletto dai cittadini, quindi con gli italiani che si recano alle urne e sanno, il giorno dopo, chi governerà. La riforma dell'autonomia differenziata - anche su questo si è detto tanto - è uno strumento che può aiutare ulteriormente un efficientamento e una razionalizzazione della spesa pubblica.

La riforma della giustizia è una riforma che aspettiamo da tanti anni e che le imprese aspettano da tanti anni, non solo quelle italiane, ma pure le imprese internazionali che vorrebbero venire a investire in Italia, ma sanno che un sistema farraginoso, dal punto di vista della giustizia civile e penale, come quello italiano, diventa un grosso disincentivo a portare capitali e a fare grossi investimenti, perché se io devo portare i miei capitali e le mie imprese in una Nazione nella quale non so quanto dura un processo o come realisticamente può andare a finire è evidente che questo è un disincentivo…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ANDREA TREMAGLIA (FDI). Concludo, Presidente, con la riforma del fisco: una riforma attesa da 50 anni; una riforma che sta già dando i primi frutti sul rientro dell'evasione fiscale e sull'aumento delle entrate tributarie. A fronte di tutte queste riforme, la proposta geniale e innovativa delle opposizioni negli ultimi giorni è quella - udite, udite - della patrimoniale. Quindi, tante critiche, tante idee, tante belle cose, ma alla fine della fiera l'idea della sinistra è sempre la stessa: mettere le mani nelle tasche degli italiani; la nostra idea è diversa. Ringrazio, per questo Piano strutturale, il Governo. Avanti così (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico professionale “Del Prete-Falcone” di Sava, in provincia di Taranto, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Li ringraziamo per questo e gli auguriamo ogni fortuna. Preciso che sono qui presenti - in particolare, nella seduta di oggi per ora, perché si voterà a fine seduta - i deputati interessati a svolgere le loro considerazioni sul Piano strutturale di bilancio di medio termine.

È iscritta a parlare la deputata Giulia Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Presidente, Ministro, onorevoli colleghi, oggi, ci troviamo a discutere il Piano strutturale di bilancio. Direi che, per fortuna, questo Piano smentisce le dichiarazioni bellicose del Governo contro gli indirizzi del nuovo Esecutivo europeo e contro le stesse regole del nuovo Patto di stabilità e crescita. Tuttavia è importante far presente quale sia la conseguenza di questa rinnovata saggezza del Governo, ovvero contraddire la gran parte delle promesse e degli slogan con cui, proprio questo Governo e la sua maggioranza, hanno provato a consolidare il consenso raccolto alle elezioni politiche del 2022. Dal documento emerge, purtroppo, la mancanza di una visione di medio e lungo periodo per il Paese, la cui crisi dipende principalmente da 3 fattori: la stagnazione della produttività, la mancanza di applicazione dei principi della concorrenza - basta vedere il contenuto dell'ultima legge che porta questo titolo - e l'assenza di crescita da oramai oltre 30 anni.

Non viene indicata nessuna misura per risolvere questo problema in maniera strutturale, ma solo micro interventi tesi ad alleviare gli effetti negativi che nel frattempo si sono prodotti senza affrontare le cause che li hanno determinati. È vero, su carta, gli obiettivi programmatici sul piano della finanza pubblica sono improntati a un rispetto scrupoloso della nuova disciplina di bilancio, ma ancora non sappiamo quali strumenti il Governo intenda mettere in campo per garantire il raggiungimento di questi virtuosi e condivisibili traguardi. Senza vedere la strada che si intende percorrere, come facciamo a fidarci che questi risultati verranno effettivamente raggiunti?

Purtroppo, non siamo gli unici ad avere qualche dubbio. L'Ufficio parlamentare di bilancio, infatti, ha sottolineato che il Piano fornisce informazioni carenti sulla strategia di consolidamento relativamente ai principali programmi di spesa e fonti di entrata e sempre lo stesso Ufficio spiega che anche per lo scenario programmatico si riscontrano carenze rispetto alle informazioni usualmente riportate.

La confusione e la mancanza di trasparenza regnano sovrane anche nel dibattito pubblico. Ad esempio, le recenti dichiarazioni del Ministro, qui presente, per una possibile manovra sul lato delle entrate con sacrifici che tutti saremo chiamati a sostenere sono state seguite da parole poco dopo contraddette dai suoi colleghi e dal Ministero stesso. Poi si è detto che pagheranno solo i grandi, qualcuno ha detto che pagherà solo chi ha maturato extraprofitti e, come ogni volta, quando non si sa indicare una fonte di prelievo, ecco che ricompare la parola magica: gli extraprofitti, panacea di tutti i mali.

Per non parlare, poi, di un altro importante aspetto relativo alle politiche fiscali, ovvero l'ipotesi ventilata di creare un'aliquota Ires progressiva sul reddito delle aziende e il concordato preventivo, con annesso il ravvedimento straordinario, che permetterà di recuperare così l'evaso degli ultimi quattro anni pagando semplicemente il 5 per cento dell'importo. Questa ipotesi potrebbe davvero avere effetti devastanti sulla crescita delle aziende e sulla compliance fiscale.

Ma torniamo al quadro macroeconomico descritto da questo documento e alle prospettive, nonché alla visione che questo Governo ha del futuro dell'Italia. La situazione rimane molto problematica su tutti i principali indicatori e una serie di previsioni appaiono particolarmente ottimistiche, a partire dalle stime di crescita del PIL e di diminuzione del deficit. Il fatto che siano ottimiste non lo dice Azione ma tutti gli osservatori terzi, uno su tutti Bankitalia che ha espresso scetticismo rispetto alle stime governative.

Nel Piano manca, inoltre, qualsiasi riflessione su come si intenda affrontare l'altro grandissimo elefante nella stanza, ovvero l'abnorme debito pubblico italiano. La dinamica del debito pubblico in rapporto al PIL continuerà a crescere fino al 2026, quando raggiungerà il 137,8 per cento, per tornare finalmente a scendere fino al 134,9 per cento nel 2029, a fronte di una spesa per interessi che, purtroppo, continuerà, invece, a crescere, raggiungendo il 4,2 per cento del PIL nel 2028 e nel 2029.

Continuo la citazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio, visto che di sicuro non si può accusarlo di faziosità: “La programmazione di medio periodo richiederebbe di evidenziare la strategia per conseguire gli obiettivi di consolidamento con indicazioni più dettagliate riguardo alle dinamiche attese per i principali programmi di spesa e le fonti di entrata e al raccordo con l'attuazione degli investimenti e delle riforme. Ciò rafforzerebbe ulteriormente”, dice sempre l'Ufficio, “la credibilità dell'impegno di risanamento”, su cui, in linea di principio, siamo assolutamente d'accordo.

Il problema del debito enorme non è solo legato alla sostenibilità dei conti pubblici ma anche alla conseguente rigidità delle politiche di bilancio e all'impossibilità di ricorrere a stimoli fiscali significativi di fronte a eventi o a shock negativi che, data anche la complicata situazione internazionale, geopolitica prima di tutto ma non solo, potrebbero colpirci con inaspettata frequenza.

In questo senso siamo tristemente consapevoli del peso del superbonus 110 per cento, a cui noi, come unico gruppo, ci siamo sempre fermamente opposti; secondo l'Osservatorio sui conti pubblici al netto del maggior gettito ha complessivamente accumulato effetti per circa 91 miliardi sul debito pubblico, che continueranno a far sentire il proprio peso anche nei prossimi esercizi. Al di là del caso del superbonus, è evidente la dimensione e la tendenza espansiva del debito italiano in rapporto al PIL, anche fuori dai periodi di emergenza, e su questo non sembra esserci alcun tipo di riflessione.

Colleghi, l'Italia ha vissuto troppo a lungo prigioniera di una duplice illusione: da una parte, quella di poter far crescita attraverso la spesa e il deficit pubblico; dall'altra, di poter invertire il processo di deterioramento dei conti pubblici confidando semplicemente in avanzi primari realizzati con un incremento della pressione fiscale. Negli anni si sono voluti ignorare sia gli effetti che l'ammontare della scarsa qualità della spesa pubblica sul sistema economico nazionale. Si sono, infatti, chiusi gli occhi davanti alla chiara tendenza al declino dell'Italia.

La verità è che per l'Italia sarà impossibile intervenire strutturalmente sull'equilibrio dei conti pubblici e sulla sostenibilità del debito senza politiche capaci di rilanciare la competitività del Paese. Questa stessa verità non vale solo per l'Italia ma anche per gli altri Paesi membri dell'Unione europea e dell'Europa nel suo complesso, come ha spiegato il presidente Draghi nel suo recente rapporto presentato alle istituzioni di Bruxelles. Questo implica riforme della governance economica e del sistema istituzionale dell'Unione europea che sono profonde e, direi, profondamente incompatibili con la visione di questo Governo che vorrebbe un'unione di Stati-Nazione che interagiscano solo su dinamiche intergovernative.

Ritornando al Piano, le riforme che l'accompagnano non sembrano adeguate e non agiscono sui due capitoli su cui l'Italia sta accumulando i più gravi ritardi, ovvero sanità e istruzione.

Per quanto riguarda l'istruzione secondo quanto riportato dagli ultimi dati Eurostat la spesa complessiva è pari al 4,2 del PIL contro una media europea del 4,8, con una spesa pro capite anch'essa inferiore alla media. Ma, d'altronde, se il modo in cui il Governo intende intervenire sono iniziative come il liceo del made in Italy non ci possiamo aspettare poi molto, soprattutto vista l'incapacità di allocare le risorse del PNRR - ma non solo - nell'edilizia scolastica, con i nidi definanziati con la revisione del PNRR e i pochi investimenti in ricerca.

Le prospettive in materia di sanità, purtroppo, non sono migliori e si prestano ad analoghe critiche. La spesa pubblica pro capite descrive una situazione altrettanto allarmante, che più volte come Azione abbiamo denunciato. Ben 15 Paesi europei investono più del nostro.

Il Governo, nell'impegnarsi a salvaguardare il livello della spesa sanitaria, ammette di non avere tra le sue priorità l'incremento della spesa stessa. Peraltro, in relazione al sistema sanitario il Governo non indica, immagino non ritenendoli evidentemente prioritari, temi emergenziali come la carenza di personale, i problemi di sicurezza delle strutture, i rischi per l'incolumità degli operatori sanitari, la tragedia quotidiana che vivono pazienti, medici e infermieri nei pronto soccorso e, in ogni caso, a risolverli non basterebbe un semplice decreto, come è stato fatto per le liste d'attesa, che rimangono lunghe quanto un anno fa, nonostante i provvedimenti e le altisonanti dichiarazioni.

Altro aspetto che preoccupa è la drastica riduzione dei trasferimenti in conto capitale non della spesa corrente, dunque, senza aggredire il maggior elemento di fragilità del bilancio pubblico italiano. Tradotto: si tagliano i trasferimenti agli enti locali, le realtà territoriali, quelle più vicine ai cittadini, che, infatti, hanno vigorosamente protestato.

Voglio, però, finire l'analisi su un punto positivo, perché ce ne sono anche: si fa riferimento all'energia nucleare come disegno di legge collegato alla legge di bilancio. Credo sia giusto e necessario aprire e continuare un dibattito serio e informato sul tema del nucleare, perché è un'opzione, forse l'unica opzione, che può dare davvero un contributo importante alla nostra indipendenza energetica, alla decarbonizzazione e alla transizione verso la produzione di energia pulita. Questo è un appello che faccio a tutti i colleghi di maggioranza e di opposizione: riportiamo il nucleare in Italia prima che sia troppo tardi.

Come sempre in conclusione, unendo alle critiche le proposte e sperando di essere ascoltati, presenteremo una mozione al Governo per proporre di rivalutare realisticamente le previsioni, riconsiderare la scelta di operare la correzione dei conti pubblici sulla spesa in conto capitale e non sulla spesa corrente, riavviare il programma nucleare italiano autorizzando la costruzione di impianti con le tecnologie oggi disponibili e non parlando di futuristiche tecnologie che non arriveranno mai, perché quelle disponibili sono affidabili sul piano della sicurezza, adottare interventi per assicurare la rapida convergenza della spesa pubblica in materia di istruzione e sanità ai livelli della media UE e, infine, operare in sede UE per favorire la realizzazione degli obiettivi del rapporto europeo…

PRESIDENTE. Concluda.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). …e rafforzare gli impegni comuni in materia di energia, trasporti, tecnologie digitali, innovazione, difesa e sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Francesco Maria Rubano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARIA RUBANO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, il dibattito odierno nel suo piccolo può essere definito a suo modo storico. Oggi per la prima volta il Parlamento esamina e approva un nuovo documento di programmazione economica che, oltre a un orizzonte temporale di previsione più ampio, si caratterizza per l'adozione di un nuovo strumento per il controllo delle politiche di bilancio e per l'immodificabilità delle previsioni adottate per questo nuovo strumento. Com'è noto, il Piano strutturale di bilancio propone un percorso di crescita della spesa netta che, una volta approvato, non potrà essere più modificato per i prossimi cinque anni.

Dal 2025 l'Italia non potrà spendere in termini di spesa netta più dell'1,3 per cento rispetto all'anno precedente, non più dell'1,6 per cento nel 2026, l'1,9 per cento nel 2027 e così via per gli anni successivi sulla base degli obiettivi individuati dal Governo, poiché questi tetti saranno rigidi e non modificabili anche alla luce di una crescita economica migliore di quella prevista. In parole più semplici, questo nuovo regime significa una cosa sola: che dobbiamo imparare a spendere bene le risorse a disposizione.

La politica dovrà individuare le finalità alle quali destinare la spesa pubblica e queste finalità dovranno essere in grado di produrre un effetto volano sull'economia. Se non ci sarà un progresso qualitativo nella selezione e nel monitoraggio della spesa ci troveremo in grande difficoltà come sistema Paese.

Il contesto economico generale nel quale il Governo si è trovato a elaborare questo piano strutturale di bilancio non è, purtroppo, favorevole. L'incertezza, con le sue ripercussioni negative sull'economia mondiale prodotta dalle crisi internazionali, si è ancora di più aggravata rispetto all'anno precedente. Alla guerra tra Russia e Ucraina, che ormai si avvia verso i tre anni, si era già aggiunta la crisi in Medio Oriente, con il conflitto tra Israele e Hamas.

Purtroppo, la situazione mediorientale si è ulteriormente incendiata con l'apertura di un nuovo fronte tra Israele e Libano e un forte rischio di un'esplosione di una guerra regionale che coinvolga anche l'Iran. Questo scenario costituisce un freno per l'economia globale, mordendo soprattutto in determinati settori economici. Valutare il Piano strutturale di bilancio e le sue previsioni per il futuro a iniziare dalla prossima legge di bilancio, inquadrandola all'interno del contesto delineato, sarebbe un grande errore.

Venendo al merito, tralascerò la puntuale esposizione dei numerosi dati macroeconomici, per concentrarmi su aspetti di natura più politica. Per quanto riguarda il PIL, che il Piano strutturale stima all'1 per cento, dell'anno in corso, si è molto polemizzato sull'improvvisa correzione al ribasso operata dall'Istat, pari a 0,2 punti percentuali, della crescita del secondo trimestre. Correzione che metterebbe a rischio la previsione dell'1 per cento di quest'anno, possibilità di una minore crescita che è stata ribadita in audizione anche da Banca d'Italia e dall'Ufficio parlamentare di bilancio.

Vedremo se alla fine la stima proposta dal Governo sarà stata corretta oppure dovrà essere rivista al ribasso. Però, su un dato credo che si possa mettere la mano sul fuoco, e cioè che il disegno della crescita economica, anche ove fosse inferiore alle aspettative, sarà comunque positivo: risultato non scontato in un contesto nel quale la principale potenza economica d'Europa, la Germania, si avvia a registrare, per il secondo anno consecutivo, un'economia in recessione. Altro dato di rilievo, che merita di essere sottolineato, è la conferma a regime del taglio del cuneo fiscale sui redditi fino a 35.000 euro e l'accorpamento delle tre aliquote Irpef.

Anche questi due risultati non erano affatto scontati. Dal 1° gennaio di quest'anno, quando queste misure sono entrate in vigore, non c'è stato un giorno che non vi fosse qualcuno che ne sottolineasse la natura una tantum e domandasse al Governo dove avrebbe trovato le risorse per confermarle. Il meccanismo ha ricordato molto quello che si è verificato a ridosso di ogni rata del PNRR, con previsioni di sventura che sono state puntualmente smentite. Le misure del taglio al cuneo fiscale e dell'accorpamento delle aliquote Irpef non solo saranno riconfermate per il 2025, ma verranno rese strutturali.

Se mi consentite un paragone calcistico, nel caso di specie non ci troviamo di fronte a una vittoria maturata a seguito di un contropiede fortunoso, bensì grazie a una gara in cui sono state messe le tende nella metà campo avversaria. Altro passaggio di rilievo del Piano strutturale di bilancio riguarda la spesa sanitaria, che crescerà a un tasso superiore rispetto a quello fissato per la spesa netta dalla nuova traiettoria di bilancio.

Sul sistema sanitario nazionale, nel corso di quest'anno, è stata fatta tanta propaganda da alcune forze politiche; propaganda che, in alcuni casi, si è ritorta contro quelle stesse forze politiche, come nel caso eclatante della proposta di legge che gli stessi presentatori, una volta giunta qui in Aula, hanno provato a rinviare in Commissione per nascondere le coperture inesistenti sulle quali l'avevano edificata. Per rimanere in termini di risultati non scontati, non possiamo non toccare il tema della riforma fiscale. Nelle due legislature precedenti a questa si è tentato di realizzarla, senza riuscirvi.

Questa maggioranza è riuscita ad approvare la legge delega e ad essa sono seguiti numerosi decreti attuativi, uno dei quali ha previsto l'accorpamento delle aliquote Irpef di cui si è detto poco fa. Il Piano strutturale di bilancio indica la prosecuzione dell'attuazione della riforma fiscale come uno dei pilastri del programma economico per il prossimo quinquennio, con particolare riferimento alla promozione del concordato preventivo e dell'adempimento collaborativo. Anche su questo mettiamo già in conto le critiche, perché un sistema che vuole porre sullo stesso piano contribuente e fisco non può piacere a chi, da pochi giorni, è arrivato a sdoganare addirittura la patrimoniale.

Un tema del quale, fino ad oggi, aveva avuto il monopolio la sinistra-sinistra, oggi rappresentata in Parlamento dai colleghi di Alleanza Verdi e Sinistra, e, nella scorsa legislatura, da LeU. Da questo punto di vista ci auguriamo che, da parte di chi si è convertito oggi alla patrimoniale, vi sia stata l'onestà intellettuale di riconoscere la primizia politica di chi, da due legislature, ha depositato numerosi emendamenti che propongono tale soluzione. Per quanto riguarda le riforme per il biennio 2025-2026, il Governo punterà sulla piena realizzazione del PNRR, che entrerà nella sua fase finale, mentre dal 2027 saranno previsti ulteriori investimenti volti a proseguire sulla strada tracciata proprio dal PNRR, per consolidarne i risultati ottenuti.

Non possiamo che guardare con favore agli interventi con i quali il Governo mira ad abbattere ulteriormente l'arretrato nelle cause civili e penali. Il fattore giustizia non riguarda soltanto la tutela dei diritti sanciti dalla Costituzione, ma, proprio a causa della sua lentezza, costituisce da troppi anni un nodo che produce ripercussioni negative sull'economia, in particolare per quanto riguarda la giustizia civile. Per quanto riguarda il lavoro, i dati continuano ad essere positivi, con l'occupazione che ha più volte registrato, tra il 2023 e il 2024, i record massimi dal 2004, anno in cui sono iniziate le serie storiche censite dall'Istat.

I dati sono positivi anche per quanto riguarda l'occupazione giovanile e quella femminile, anche se in questo settore siamo ancora indietro rispetto alla media europea. Tuttavia, in uno scenario del lavoro che, come detto, è positivo, si stanno profilando due fattori di rischio con i quali è inevitabile confrontarsi. Il primo riguarda un persistente disallineamento tra la domanda e l'offerta di lavoro: tra il 2019 e il 2023, le difficoltà delle aziende nel coprire le assunzioni programmate, a causa dell'assenza di figure con preparazione adeguata a ricoprirle, si sono quasi raddoppiate, passando dal 25,6 per cento al 45,3 per cento; un gap che già il PNRR prevede di colmare incentivando le cosiddette discipline STEM, strada sulla quale il Piano strutturale di bilancio dichiara di voler proseguire.

L'altro fattore di criticità riguarda la denatalità: una popolazione in cui i nuovi nati continuano a diminuire nel medio periodo non è in grado di assicurare i livelli di produttività necessari alla crescita economica e rischia di mandare in crisi il sistema previdenziale. Positivo, dunque, che una delle linee principali di intervento delineate dal Governo sia costituita da interventi e politiche mirate a sostenere la natalità e le famiglie. Sempre rimanendo nel settore sociale, Forza Italia non può non guardare con favore al proposito di prevedere un ulteriore intervento a sostegno delle pensioni sociali, per garantire un importo minimo di 621 euro nel 2025.

Misura che è stata definita assolutamente sostenibile dal direttore generale dell'INPS, Valeria Vittimberga, in una recente intervista. Allo stesso tempo, è condivisibile il proposito del Governo di varare misure finalizzate ad incentivare la permanenza al lavoro. Se guardiamo a come si configura la spesa pubblica, la spesa pensionistica è una delle voci con maggiore impatto, e gli anticipi pensionistici di volta in volta varati non hanno fatto che acuire questo impatto.

Per quanto riguarda, invece, la riduzione della spesa, sicuramente va fatto qualche passo in più sul fronte della spending review, non tanto e non solo per quanto riguarda il reperimento di risorse, quanto piuttosto per la necessità di procedere a un'attenta analisi, alla luce del nuovo criterio della spesa netta di cui si è detto prima, che consenta di distinguere tra spesa produttiva e spesa non necessaria. Anche il tema delle cosiddette tax expenditure, ovvero quella giungla di agevolazioni fiscali delle quali non è certo neppure il numero esatto, dovrà essere affrontato. Il lavoro non è certamente semplice, perché, fino ad oggi, non ci è mai riuscito nessuno, ma è giunto il momento di mettervi mano.

A nostro avviso, un'attenta valutazione deve essere fatta anche in merito al tiraggio delle misure che hanno sostituito il reddito di cittadinanza. Mi riferisco, in particolare, alla misura nazionale per il supporto per la formazione e il lavoro che, dai dati forniti da INPS, è molto al di sotto delle stime preventivate nella relazione tecnica. Concludendo, Presidente, credo che a una valutazione oggettiva il giudizio sul Piano strutturale di bilancio non possa che essere positivo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro Giorgetti, le dico in tutta onestà: non la invidio. Non la invidio perché il momento - ho sentito parole altisonanti prima - è di quelli molto, molto delicati. Lei mi ha colpito quando ha utilizzato la parola “sacrificio”, mi collego al collega Fenu di prima. Lei sta parlando con una persona che si è laureata con una tesi dal titolo: “L'etica del sacrificio”, e forse siamo accomunati anche da origini di percorsi biografici similari, mio padre era un muratore e mia madre un'operaia di fabbrica. Però, Ministro, lei ha avuto il coraggio di utilizzare la parola “sacrificio”, tuttavia non ha avuto il coraggio, in questo passaggio nuovo ma programmatico che stiamo assolvendo, di effettuare una scelta o, quantomeno, di indicarci la rotta o, quantomeno, di espletare appieno la sua funzione. Evito di citare Keynes perché sono un contemporaneista, non un economista; mi viene in mente don Milani: ho la sensazione, Ministro, che voi stiate continuando a fare “parti uguali tra diseguali”; è banalissima come citazione, ma se volessi darle il contesto - lei ieri sera ci ricordava il contesto - ecco, io credo che partirei esattamente da questa riflessione, però arriviamoci, al contesto.

Questo nuovo strumento che cosa ci impegna a fare? A dar seguito a una metodologia che difficilmente, anche nella prassi parlamentare soprattutto italiana, noi facciamo fatica a sposare; chiamasi programmazione. Noi abbiamo gli strumenti di programmazione ma, in realtà, diciamocelo con tutta onestà - e non è colpa solo sua, Ministro -, c'è una prassi consolidata in questo Paese per la quale si fa fatica a fare una certa programmazione strutturata e strutturale degli interventi economici, macro economici o micro economici.

Ma io voglio ritornare al contesto, che mi ha solleticato molto i pensieri ieri sera, Ministro. Allora, noi siamo in un Paese che, atavicamente, vive sotto il 2 per cento di crescita. Lei sa meglio di me - te lo insegnano al primo giorno di università - che se un Paese è al di sotto del 2 per cento non sta crescendo. Quindi il “più” davanti è simbolico, e mi permetto di suggerire - e faccio affidamento alla sua onestà intellettuale - al Governo e alla maggioranza di Governo di smettere di raccontare in giro all'opinione pubblica che noi siamo il Paese che cresce di più in Europa, perché è falso, perché la Spagna cresce del 2 per cento, la Germania dell'1,6 per cento, la Francia dell'1,4 per cento, la Grecia del 3 per cento e l'Irlanda del 4,5 per cento. Queste sono le stime previste, io non sto dicendo che sia così, sono le stime previste. Dopodiché, se qualcuno ci viene a dire che noi siamo il Paese che cresce di più, i dati strutturali sono questi, e se non fosse così, Ministro, lei ieri, oggi e domani ci racconterebbe con chiarezza e onestà intellettuale quali sono le misure e qual è l'andamento che si vuole affrontare.

Secondo punto. Lei in queste settimane e mesi ha avuto il coraggio, un'altra volta, di utilizzare una parola intelligente, la crisi demografica, soprattutto quando ha avuto il coraggio di smascherare una bandiera del suo partito, che sono le pensioni, dicendo: guardate ragazzi, con questo piano demografico noi non riusciamo a reggere il sistema, non riusciremo mai a reggere quota 101, 102, 103, 104; non riusciremo mai ad assolvere e a dare una risposta su una delle nostre bandiere che abbiamo utilizzato in questi anni in campagna elettorale.

Però, Ministro, ritorniamo al quadro macro, PNRR e Piano Marshall, visto che oggi sentivo grandi citazioni storiografiche da parte di tutti. È possibile che non ci sia un impatto macroeconomico del più grande investimento della storia repubblicana in questo Paese, che è il PNRR? È possibile che noi non riusciamo a intravedere, a scadenza, che è dopodomani, ossia il 26, e ad avere un impatto che pure il Piano Marshall ebbe? Probabilmente, Ministro, forse state sbagliando la gestione di tutta la macchina dell'intervento straordinario del PNRR? E forse lì potevate agganciare il rilancio del Paese, cosa che non state facendo?

E ancora. L'anno scorso - anzi, più di un anno fa - abbiamo avviato l'iter della delega fiscale, e anche stamattina sentivo dire: finalmente, erano cinquant'anni che non si faceva. La delega fiscale significa studiare e sancire un nuovo patto con i cittadini e le cittadine, capire perché le persone pagano le tasse e a cosa servono le tasse che le persone pagano. Ma purtroppo - ripeto ancora don Milani - voi state smembrando il criterio della progressività per darci in pasto la flat tax che, come è empiricamente dimostrato, crea e amplia le diseguaglianze, non risolve i problemi e distribuisce il carico sempre più in maniera uguale e non differenziale rispetto allo status economico delle persone.

E ancora, Ministro. Voi avete, come tutte le democrazie occidentali, due grandi problemi che fate fatica ad affrontare, perché anche prima sentivo dire: perché la sinistra ha distrutto la sanità… è sempre colpa di qualcun altro. Siete alla terza manovra, alla terza, lo ripeto, terza. Come affrontate la questione delle pensioni e come affrontate la questione della sanità? Questi sono i grandi temi delle democrazie occidentali dati dal perdurare di un andamento demografico e dalla condizione macroeconomica, che vede la difficoltà congiunturale di tutti. Però voi esattamente su queste materie non state intervenendo.

Per non parlare della mancata visione e politica industriale. Però, Ministro, leggevo - spero di essere smentito tra qualche minuto - che lei ha pensato di tassare, riformare il valore catastale IMU per coloro che hanno usufruito del superbonus. È come se io, quando facevo l'amministratore locale, in un'altra vita, dopo aver invitato i cittadini e averli convinti a fare la raccolta differenziata, invece di dargli la premialità, li avessi bastonati perché facevano la raccolta differenziata. Allora capiamoci, capiamoci rispetto a questa cosa, e prima o poi dateceli due dati dell'impatto che il superbonus ha avuto sul PIL, dell'impatto che ha avuto sull'occupazione. No, Ministro, lei sorride, ma è così, io li vorrei vedere - noi li vorremmo vedere - i dati oggettivi e reali di quella misura. È come se i cittadini che hanno investito e hanno operato quella misura di efficientamento energetico dovessero essere puniti perché l'hanno fatta.

Per non parlare, poi, di quale sarà la condizione futuribile delle pensioni, del taglio degli enti locali e di quanto ne consegue.

Ministro, l'ho citata forse quattro volte la parola “coraggio”. Sa che cosa ci aspettavamo oggi, con questo provvedimento da lei? Lo stesso coraggio che avete avuto di buttare miliardi e miliardi sul ponte sullo Stretto, perché non è vero che i soldi non ci sono, e non è vero che non si fanno le scelte; non si vogliono fare le scelte, perché quando avete voluto fare la scelta di buttare decine di miliardi sul Ponte sullo Stretto l'avete fatto. Allora, oggi, dovete avere il coraggio di dirci la verità.

L'aspetto demografico: è nato nella vostra maggioranza - e chiudo Presidente - un gran dibattito sulla definizione dell'essere, o meno, italiani. Lei stesso lo ha sottolineato. Allora, voi non potete con la mano sinistra reclamare giustamente che mancano le maestranze e la forza lavoro e con la mano destra non immaginare come reperirla.

Chiudo e grazie per il tempo, Presidente. Ministro, da lei ci saremmo aspettati una visione - perché lo strumento è di medio termine - che pensasse alle future generazioni, non alla prossima campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Angelo Rossi. Ne ha facoltà.

ANGELO ROSSI (FDI). Grazie, Presidente. Una breve premessa. Io non so dove prendano i dati i componenti della minoranza, forse nel dark web, ma leggo: il 25 settembre l'OCSE ha abbassato le previsioni di crescita per la Germania allo 0,1 per cento per il 2024 e all'1 per cento per il 2025.

Forse i colleghi delle opposizioni sperano sempre che l'Italia vada peggio degli altri, ma non è così. Grazie al Governo Meloni stiamo riuscendo invece a riportare l'Italia al centro dei consessi internazionali e a darle la giusta e la legittima aspirazione a guidare le manovre, anche economiche, in Europa. Siamo, quindi, con questo documento, il Piano strutturale di bilancio, a intervenire proprio su questo, a rispettare i vincoli di bilancio, a ridurre il debito, a ridurre il deficit e a dare sviluppo alla nostra Nazione.

Signor Presidente, questo primo Piano strutturale di bilancio di medio termine è il documento previsto dalle nuove regole europee di riforma della governance economica. È un nuovo documento programmatico che mira a superare le criticità attuali, economiche e di bilancio, e ad aumentare il potenziale di crescita del Paese in termini di innovazione e produttività. In questo senso, durante il percorso che ha portato alla definizione della nuova governance economica europea, il Governo ha sostenuto l'esigenza di assicurare maggiori spazi di bilancio, in particolare per gli investimenti e la sicurezza nazionale. Si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma rispetto al passato. La programmazione di bilancio viene maggiormente orientata verso il medio periodo, attenuando il rischio di prociclicità dei vincoli del Patto di stabilità e crescita preesistente.

In particolare, le nuove regole europee segnano un miglioramento rispetto al vecchio impianto del Patto di stabilità e crescita in termini di gradualità dell'aggiustamento di bilancio, di anticiclicità, di orizzonte di programmazione e di integrazione delle varie componenti della politica economica.

Le nuove norme intendono contribuire alle priorità dell'Unione europea di costruire un futuro più resiliente, aumentando la consapevolezza sia dei fabbisogni finanziari necessari per affrontare le trasformazioni in corso, sia dei settori e dei progetti strategici verso i quali far confluire le risorse. La portata degli interventi previsti nel Piano si coglie a fronte del quadro complessivo della governance economica europea, cioè quel sistema di istituzioni e procedure che l'Unione europea ha istituito per coordinare le politiche economiche degli Stati membri e conseguire obiettivi economici, tra cui contribuire alla stabilità finanziaria, alla crescita e all'aumento dell'occupazione, garantire la solidità e la sostenibilità delle finanze pubbliche, a medio e lungo termine, per tutti gli Stati membri.

Dai tempi del Trattato di Maastricht, il quadro di governance economica dell'Unione europea si è gradualmente evoluto e sono state attuate riforme in risposta a crisi economiche, come la crisi finanziaria mondiale del 2008. Oggi, la ripresa dalla pandemia di COVID-19, le conseguenze della guerra della Russia contro l'Ucraina e le tensioni in Medio Oriente pongono nuove sfide all'economia dell'Unione europea, in un contesto caratterizzato da livelli di debito e tassi di interesse più elevati, nonché da nuovi obiettivi in materia di investimento e riforme.

L'Unione europea ha pertanto aggiornato ulteriormente il suo quadro di governance economica per renderlo adeguato alle esigenze e alle sfide del futuro. Il 29 aprile scorso il Consiglio ha adottato il pacchetto legislativo di riforma del quadro di governance economica e di bilancio dell'Unione europea, entrato in vigore il successivo 30 aprile. In tale contesto, l'importanza del Piano si coglie in particolare nell'impegno dei Paesi membri ad intraprendere un percorso di aggiustamento di bilancio, di riforma e di investimento nei prossimi anni. Il Piano esprime questo impegno.

Nello specifico degli interventi, a fronte di diverse opzioni di politica economica, la nuova disciplina di bilancio europea si incentra sul metodo dell'analisi di sostenibilità del debito, cosiddetta DSA, stabilita in sede europea. Si tratta di un nuovo modello di analisi, che scolpisce una nuova impostazione degli obiettivi strategici di medio e lungo termine.

In questo senso, gli Stati membri con deficit eccessivi o elevato debito pubblico dovranno seguire un percorso di aggiustamento che, al termine del Piano o anche oltre, se necessario, li porti su un sentiero di riduzione sostenibile del debito pubblico. Il Piano ha infatti due finalità programmatiche: la definizione del percorso della spesa netta aggregata, ovvero la spesa non finanziata da nuove entrate o risorse europee senza contare gli interessi passivi sul debito e gli effetti ciclici di particolari tipologie di spesa; un piano di riforme e di investimenti da realizzare in un determinato periodo. L'obiettivo generale è ridurre il rapporto debito-PIL e i disavanzi in modo graduale, realistico, duraturo e favorevole alla crescita.

Uno degli elementi di maggior rilievo del nuovo quadro di governance è proprio il passaggio da un sistema di regole incentrato su obiettivi programmatici formulati in termini di saldo strutturale a un sistema basato sull'indicatore osservabile, espresso in termini di limiti alla crescita annua, di un aggregato di spesa netta. Questa significativa innovazione consente di adottare, quale unico strumento operativo di programmazione e di monitoraggio della finanza pubblica, un indicatore posto sotto il controllo diretto degli amministratori pubblici e meno soggetto a incertezze e a possibili revisioni di stima.

La chiave di questo percorso è il saldo primario strutturale, ovvero il saldo di bilancio della pubblica amministrazione esclusi i pagamenti per interessi e al netto di effetti ciclici e misure temporanee e una tantum in rapporto al prodotto interno lordo. Debutta il criterio della spesa primaria netta, ossia la spesa primaria meno le componenti cicliche legate all'andamento della disoccupazione, la spesa per programmi dell'Unione interamente finanziati da fondi europei, la spesa nazionale per il cofinanziamento di programmi europei, le misure di bilancio temporanee e una tantum e le variazioni discrezionali dal lato delle entrate.

L'obiettivo fondamentale è la crescita dell'aggregato di spesa netta che può essere conseguito sia con misure di contenimento delle uscite primarie sia con misure discrezionali di aumento delle entrate. Tale obiettivo è incorporato nell'elaborazione della traiettoria di spesa netta del Piano, che nel primo quinquennio opera una vera e propria previsione macroeconomica e di finanza pubblica, con l'obiettivo di conseguire un saldo primario strutturale che soddisfi la DSA entro 7 anni.

Va sottolineato che il punto di partenza del Piano è addirittura più favorevole, anche rispetto alle previsioni di primavera utilizzate dalla Commissione europea nella DSA, laddove il saldo primario è ora stimato lievemente in surplus. Il raggiungimento, già nel 2024, di un avanzo primario segna il raggiungimento di un obiettivo del Governo di natura morale - e sottolineo morale - prima ancora che di contabilità pubblica.

Il miglioramento della stima del saldo della pubblica amministrazione del 2024 è dovuto sia a un più favorevole andamento delle entrate sia a una dinamica più contenuta della spesa. Dal lato delle entrate, la notevole crescita dell'occupazione, unitamente all'aumento delle retribuzioni medie, ha sostenuto il gettito delle imposte sui redditi. Per quanto riguarda le spese, le misure adottate dal Governo per arrestare la corsa del superbonus stanno producendo gli auspicati effetti.

Nel Piano viene confermata anche la previsione di crescita del PIL per quest'anno, alla luce dell'aumento già acquisito sui dati trimestrali nella prima metà del 2024. Ad ulteriore conferma, la recente revisione al rialzo dei dati di contabilità nazionale Istat, per gli anni 2021-2023, trascina verso l'alto anche i livelli di PIL previsti per gli anni 2024-2029.

I prossimi anni, soprattutto il periodo 2024-2026 saranno segnati dall'impatto, sul fabbisogno di cassa dello Stato, delle compensazioni d'imposta legate ai superbonus edilizi introdotti a partire dal 2020. Il Governo rivede al ribasso la stima di quest'anno del deficit in termini di PIL, dal 4,3 per cento indicato nel Documento di economia e finanza di aprile, al 3,8 per cento, confermando l'obiettivo di ridurre l'indebitamento almeno del 3 per cento del PIL nel 2026.

La sfida più grande per il Paese è rappresentata dall'elevato stock di debito pubblico e dai relativi oneri per interessi. Gli spazi per gli investimenti pubblici concessi dal Piano dal 2027 e una politica di bilancio prudente e credibile sono due elementi cruciali per aggredire il fardello del debito e della spesa per interessi, alleggerendolo in modo strutturale. Il Piano comprende infatti una serie di riforme e di investimenti che rispondono ai principali problemi strutturali del Paese e alle priorità dell'Unione europea.

Il sentiero di politica fiscale che il Piano propone è realistico, credibile e prudente; disegna un percorso che consentirà di comprimere stabilmente i tassi di interesse sul debito e lo spread sulle nuove emissioni. Il programma di riforme descritto nel Piano si compone di due parti principali. La prima concerne la piena attuazione degli impegni assunti con il PNRR, anche a fronte dell'estensione del periodo di aggiustamento di bilancio a 7 anni; la seconda parte riguarda, invece, le riforme e le misure di politica economica che verranno adottate in risposta alle raccomandazioni specifiche del Consiglio dell'Unione europea e altre iniziative che faranno parte del programma di Governo.

I principali ambiti di riforma del PNRR sono la giustizia, la pubblica amministrazione, la digitalizzazione, la concorrenza e l'imprenditoria, tutte tracce di un percorso che il Governo ha avviato nell'ottica di un orizzonte di medio termine della politica di bilancio. In questo contesto, in cui è necessario mantenere il tasso di crescita della spesa netta nell'ambito del sentiero definito dal Piano, diventa ancora più rilevante potenziare le capacità di programmazione, monitoraggio e valutazione della spesa pubblica, anche attraverso processi integrati e sistematici di revisione della spesa.

Nell'ambito dell'ammontare complessivo di spesa delle amministrazioni pubbliche, coerente con il rispetto delle nuove regole europee, acquisisce maggiore rilievo, nel momento della programmazione, la decisione allocativa sulle risorse disponibili. Queste decisioni orienteranno le fasi successive del processo e costituiscono il perimetro all'interno del quale definire le misure di attuazione; esse originano dalle priorità strategiche del Governo e ne definiscono l'azione. Per rispettare gli obiettivi fissati con il Piano, cercando al contempo di aumentare la qualità della spesa, è necessario dotarsi di incentivi affinché le amministrazioni pubbliche abbiano la capacità di valutare, anche ai fini della proposizione di specifiche modifiche, la spesa storica e di allocare le risorse per gli interventi che sono stati oggetto di una valutazione positiva.

L'esigenza di rispettare gli obiettivi fissati pone quindi, tra le priorità, il potenziamento degli strumenti di monitoraggio. La disponibilità di informazioni accurate e tempestive consente, infatti, di migliorare i processi di attuazione dell'intervento pubblico e di intervenire tempestivamente in caso di scostamento della spesa dal sentiero programmato. Sul versante del rapporto debito/PIL, il Piano prevede un andamento in linea con quanto previsto nel DEF 2024, ma su livelli significativamente inferiori rispetto alle previsioni dello scorso aprile. Dal 2027, con la riduzione dell'impatto dei crediti d'imposta relativi ai bonus edilizi utilizzati in compensazione delle imposte, il rapporto inizierà a scendere secondo una tendenza che si consoliderà negli anni successivi.

La discesa del rapporto debito/PIL, a partire dal 2027, sarà determinata dal miglioramento del saldo primario di cassa, grazie al progressivo esaurimento degli effetti dei bonus edilizi e al processo di consolidamento fiscale coerente con il profilo programmato per la spesa netta. Tale miglioramento del saldo consentirà, infatti, di compensare il previsto onere crescente del debito pubblico. Un contributo al contenimento della dinamica del rapporto debito/PIL sarà la gestione delle giacenze di liquidità del Tesoro, che stanno consentendo di portare a un livello progressivamente inferiore, nonché le entrate derivanti dalla prosecuzione del piano di valorizzazione e dismissione del patrimonio e degli asset pubblici avviato a fine 2023.

La politica di bilancio dei prossimi anni sarà mirata, pertanto, a conciliare il percorso di crescita definito dal presente Piano, che, come esposto in precedenza, consentirà di riportare il rapporto tra indebitamento netto e PIL sotto la soglia del 3 per cento entro il 2026, e garantirà la sostenibilità del debito nel medio e nel lungo termine. Nei primi anni, nel 2025 e nel 2026, l'attenzione sarà focalizzata sulla realizzazione delle iniziative incluse nel PNRR. Diversamente, dal 2027 in poi, l'Italia proseguirà il cammino nella direzione intrapresa, consolidandone i risultati e potenziando la portata e i benefici delle iniziative che in questi anni si sono rivelate maggiormente strategiche, efficaci ed efficienti rispetto al rafforzamento economico e sociale del Paese.

All'interno di questa scansione temporale, l'Italia avvierà un piano di riforme, volto, da un lato, ad accrescere il potenziale di crescita e resilienza economica del Paese e la sostenibilità di bilancio, dall'altro, al perseguimento degli obiettivi comuni europei, la transizione ecologica e digitale, la resilienza sociale ed economica, la sicurezza energetica, lo sviluppo di capacità di difesa. In materia di giustizia, l'azione sarà diretta a consolidare e potenziare i risultati raggiunti con il PNRR in merito alla riduzione della durata dei procedimenti giudiziari, all'abbattimento dell'arretrato della giustizia e al completamento del processo di transizione verde e digitale.

Ciò sarà possibile grazie all'adozione di strumenti programmatori, misure per l'innovazione digitale dell'amministrazione della giustizia, interventi per stimolare una maggiore produttività amministrativa. A tali azioni si accompagnerà un processo di riorganizzazione della distribuzione territoriale degli uffici giudiziari e di supporto, che, anche grazie all'attuazione del decentramento amministrativo e ad interventi di qualificazione ed efficientamento energetico degli immobili, permetterà di ridurre sprechi e inefficienze e di accelerare il processo di transizione digitale dell'amministrazione della giustizia.

Per quanto riguarda la tassazione, le misure considerate sono volte sia a progredire in attuazione della riforma fiscale sia a consolidare i risultati raggiunti dal PNRR. In relazione alla riforma fiscale, si intende promuovere il concordato preventivo e confermare, quali misure strutturali, la rimodulazione delle aliquote Irpef e gli effetti del cuneo fiscale, provvedere in un'ottica pluriennale al riordino delle spese fiscali in considerazione degli obiettivi di sostegno ai carichi familiari, crescita economica e transizione ecologica, completare il processo di efficientamento del sistema di riscossione.

Proprio qualche giorno fa, Ministro, leggevo i dati veri e un titolo di giornale diceva: l'evasione fiscale si è ridotta; il complessivo tax gap è a 82,4 miliardi; si fugge dall'Irpef; cedolare secca e regime forfettario, le tasse piatte fanno sparire il nero. Ecco, questi sono i dati del Governo Meloni, misure efficaci, concrete e prudenti per risanare il bilancio, il debito pubblico, il disavanzo e portare sviluppo nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola primaria Villa Flaminia, di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Li ringraziamo, li salutiamo e gli auguriamo ogni fortuna.

Siamo qui, in seduta, sul Piano strutturale di bilancio di medio termine. Sono presenti in questo momento i parlamentari interessati a svolgere il loro intervento e, tra breve, ci saranno le votazioni, e quindi l'Aula si riempirà.

Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni - Doc. CCXXXII, n. 1)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Braga ed altri n. 6-00127, Richetti ed altri n. 6-00128, Faraone ed altri n. 6-00129, Grimaldi ed altri n. 6-00130, Francesco Silvestri ed altri n. 6-00131 e Lucaselli, Comaroli, Pella e Romano n. 6-00132, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Replica e parere del Governo - Doc. CCXXXII, n. 1)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro dell'Economia e delle finanze, che invito anche a dichiarare quali risoluzioni intenda accettare.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Approfitto per una breve replica al dibattito e, comunque, annuncio il parere favorevole sulla risoluzione Lucaselli, Comaroli, Pella e Romano n. 6-00132 e il parere contrario alle rimanenti. Breve replica perché vorrei fare una riflessione con voi in occasione del Piano strutturale di bilancio, cioè di come guardiamo al futuro, partendo da una riflessione sulla crescita. Qualcuno ha osservato che è troppo poco, qualcuno ha giustamente osservato che andiamo meglio di altri in Europa.

La riflessione, però, a mio avviso, va fatta anche rispetto a un dato di contesto, che è la situazione globale dell'economia e, sostanzialmente, il processo di deglobalizzazione che porta a ritenere che certezze e paradigmi consolidati non sono poi così veri. È una riflessione rispetto anche al fatto che i conflitti, oltre al disastro umanitario che comportano - penso all'Ucraina, al Medio Oriente - hanno probabilmente anche qualche riflesso di carattere psicologico sulla gente, sulle scelte.

Un dato che mi ha incuriosito delle rilevazioni Istat, che, peraltro, sono state ovviamente ampiamente citate e utilizzate nel nostro dibattito, è quello relativo al fatto che aumenta il potere reale di acquisto delle famiglie, ma questo non si traduce in consumi, ma si traduce in risparmio. Questo perché diversi colleghi hanno richiamato l'opportunità di spingere sulla domanda come motore per la crescita, ma qui c'è un problema: probabilmente, quello che si vede quotidianamente in televisione e si legge su Internet induce un comportamento conservativo. L'auspicio è che queste situazioni, ovviamente, si risolvano per tanti motivi, ma anche con riferimento alla crescita c'è questo effetto, a mio giudizio.

Il secondo effetto è quello relativo alla demografia. È un tema che io ho posto e continuo a porre al centro del dibattito e qui lo correlo alla crescita, perché ieri ho osservato in Commissione, e lo ribadisco qui, che c'è un'evidente correlazione tra la demografia e la crescita del PIL in senso aggregato, quella di cui stiamo discutendo. Un Paese come il nostro, che decresce in termini di numeri, perché noi perdiamo 300.000, 350.000 o forse 400.000, non lo so, cittadini italiani ogni anno, non può immaginare una crescita dell'ordine del 3, del 4 o del 5 per cento. Ieri ho citato il titolo di un libro di un noto professore sociologo che mi ha molto impressionato, il professor Ricolfi, secondo cui stiamo diventando una società signorile di massa in cui il PIL pro capite, sì, cresce, perché il PIL pro capite continua a crescere, ma quello aggregato dell'Italia no. Cresce il PIL pro capite degli italiani, ma non quello dell'Italia. È una riflessione che io voglio fare qui, davanti a voi, in questa Assemblea, perché è giusto farla, perché quando andremo poi, tra qualche giorno, a fare delle scelte in materia di legge di bilancio - certamente, i ragazzi che ci ascoltano non votano - noi abbiamo bisogno di guardare lungo, guardare anche alle nuove generazioni.

Potrei venire qui e dire in termini trionfalistici: guardate i dati della disoccupazione, abbiamo il tasso di disoccupazione più basso della storia recente italiana, siamo ormai al 6 per cento. Potrei dire: guardate al tasso di inflazione, ormai stabilmente sotto l'1 per cento, la tassa più iniqua tra tutte le tasse, come la chiamava Einaudi, perché esattamente colpiva i ceti più bassi, quelli che noi cerchiamo di difendere con tutte le misure che abbiamo adottato fino adesso. E forse vale la pena di ricordare che tutte le misure di natura fiscale che noi abbiamo adottato si sono rivolte esattamente per i redditi medio-bassi.

E potrei citarvi qui i dati di finanza pubblica. Non è un merito, ma noi quest'anno realizziamo un indebitamento, un deficit ben inferiore a quello che era stato promesso e dichiarato, che molti ritenevano irraggiungibile, del 4,3 per cento. Chiuderemo al 3,8, vale qualcosa? Non vale nulla; in realtà, vale, vale, eccome se vale. Perché sotto quel 3,8, c'è un dato ancora più importante. Io ieri in Commissione ho detto che l'avanzo primario non è un obiettivo economico, è un obiettivo prima di tutto morale, quello cioè di non creare per nostra responsabilità nuovo debito rispetto al debito che abbiamo ereditato. E quindi, il fatto che si chiuda o si possa chiudere il 2024 con un avanzo primario positivo è qualcosa che mi soddisfa moralmente, prima ancora che politicamente e prima ancora che economicamente (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Chiudo, partendo dall'avanzo primario per arrivare al problema vero, al problema vero che abbiamo noi in Italia che è il debito, ripeto, che è il debito. Perché noi affrontiamo ogni manovra di bilancio con un fardello del debito pubblico che ormai ha raggiunto i 3.000 miliardi di euro, con i relativi oneri e interessi. E io invidio i miei colleghi europei che hanno un gravame pari alla metà degli interessi che ha il bilancio italiano. Allora, quando io, come una specie di mantra, continuo a ripetere prudenza, responsabilità, cautela, qualcuno dice: ma questo qui forse ha il disco rotto. No, non è un disco rotto, perché io voglio costruire una credibilità a questo Governo e a questo Paese che ci permetta, come ci ha permesso, di abbassare lo spread sul debito pubblico italiano dai 236 punti base a 131 - sono i dati di oggi -, poi, sarà a 132 e a 133. E cosa significa abbassare di 100 punti base lo spread? Basta fare un calcolo matematico sull'ammontare del debito pubblico italiano, in termini di risparmio di oneri finanziari che si possono mettere a disposizione, come ossigeno puro per le famiglie e per le imprese.

È solo così, costruendo una credibilità di lungo corso che riusciremo, in qualche modo, se naturalmente ci aiuterà la politica monetaria delle banche centrali, perché io ricordo, per inciso, che quando abbiamo preso l'incarico di Governo, il tasso di interesse della Banca centrale europea era lo 0,75 per cento. Abbiamo vissuto questi due anni di Governo con tassi di interesse della Banca centrale europea al 4 per cento, quindi quell'effetto che abbiamo ottenuto sullo spread, ahimè, è stato annullato da condizioni di contesto che non dipendono da noi. Adesso è cominciato un percorso di riduzione dei tassi e io spero che vada avanti velocemente, il più velocemente possibile, in modo che questa congiunta azione della politica monetaria, che non dipende da noi ma da organismi sovranazionali europei, e della politica credibile di questo Governo, congiuntamente, possa eliminare quella spesa, che è la spesa più odiosa che c'è, che è quella della rendita finanziaria degli interessi che noi siamo costretti ogni anno a pagare.

Solo così, lo ripeto, solo così, questo Governo, questo Ministro e il Ministro che verrà, avranno a disposizione le risorse per dare un impulso storico e decisivo alla crescita del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,16).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto finale – Doc. CCXXXII, n. 1)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Io volevo ricordare al Ministro Giorgetti, di cui nello spirito ho apprezzato la replica, che il Ministro Giorgetti stesso, tuttavia, è stato in questo secolo in maggioranza. Ho fatto i conti, un po' così a caso: tra maggioranza, presidente della Commissione bilancio e Ministro, 13 anni su 24, e questo vale per tutta la maggioranza. Ho sentito gli interventi dei colleghi che sembrano usciti da chissà dove, mentre, invece, hanno governato più di altri in questo scorcio di secolo.

Questa è la terza legge di bilancio, Ministro Giorgetti, ce ne saranno altre due, se va bene - anzi, se va male o se va bene per lei -, di cui una sarà necessariamente l'ultima elettoralistica. E siamo ancora qui a discutere, pur nel contesto del Piano strutturale di bilancio di sette anni, di misure posticce, di misure che rincorrono l'emergenza, di toppe ai buchi fatti nell'anno precedente, senza un respiro vero. Si fa tanta propaganda, poi c'è la realtà. Lo dico ai colleghi di Fratelli d'Italia, la cosa più clamorosa è quella delle accise: siete arrivati con la propaganda che le accise bisognava cancellarle, ma è la seconda volta che le aumentate. Una volta le avete fatte crescere, dopo la sospensione di Draghi, oggi, lo chiamate allineamento, ma alla fine sarà un miliardo, un miliardo e mezzo in più di accise.

Ma voglio dire due cose. La crescita, signor Ministro, non c'è, è poca. Siamo con la coda del superbonus, siamo con il PNRR - poi Fitto se ne andrà, vedremo chi arriva - che, per quanto arranchi, sono comunque iniezioni di miliardi di investimenti. Su questo, cioè sulla crescita, non c'è nulla, non c'è nessuna strategia per la crescita. Lei ha detto: aumenta la crescita, aumenta il PIL pro capite, perché crolla la demografia. Va bene. Il deficit è migliorato anche perché sono aumentate le tasse, soprattutto perché sono aumentate le tasse. Ma queste tasse sono aumentate, grazie soprattutto al fiscal drag che colpisce, innanzitutto, i lavoratori dipendenti. Mentre voi agli autonomi, che hanno possibilità di recuperare anche in termini di reddito, continuate a regalare la flat tax fino a 85.000 euro, e magari anche oltre, creando una discriminazione e una disparità inaccettabile. Lei ha parlato della demografia. Ha parlato della demografia, ma si è ricordato nel Piano strutturale di bilancio di riprendere una giusta osservazione che era stata fatta nel suo primo DEF, nel 2023, dove lei specificava che la sostenibilità del debito era legata, innanzitutto - e la crisi demografica, che lei ha richiamato - alla capacità che l'Italia aveva di portare nel nostro Paese lavoratori integrati immigrati.

Senza questa strategia che non vedo - e chiudo, signor Presidente -, senza questa strategia che non c'è, in termini di una gestione di flussi migratori, il debito non sarà sostenibile. Lei, oggi, ha usato bellissime parole - sembrava uno di +Europa, a tratti -, ma, lo scorso fine settimana era sul pratone di Pontida, insieme a Wilders, a Orbán, oltre che, naturalmente, a Salvini, a giurare: mai un immigrato. Su questi temi, signor Ministro, bisogna fare una sintesi politica e non lei non la fa, altrimenti siete schizofrenici e diventa schizofrenico anche lei.

Concludo. Quando parla del deficit, sempre a proposito delle appartenenze politiche, vorrei che lei ricordasse che la situazione in cui ci troviamo, con riguardo a deficit e debito, certamente è data dal superbonus, ma anche da Quota 100, che è stata una vera misura regressiva.

PRESIDENTE. Concluda.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Avete buttato 25, 30 miliardi a seconda delle stime - un po' meno del previsto per fortuna - per premiare i lavoratori prevalentemente del Nord o della pubblica amministrazione che stavano meglio. Di queste cose oggi si paga il conto, anche degli errori che lei ha fatto, signor Ministro (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Steger. Ne ha facoltà.

DIETER STEGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Le previsioni macroeconomiche contenute nel PSB delineano una minore crescita del PIL, pari allo 0,8 per cento, rispetto all'1 per cento indicato nel Piano per l'anno in corso, ma, per quel che riguarda la crescita programmata nel biennio 2025-2026 - 1,2 per cento nel 2025 e 1,1 nel 2026 -, non presentano dati che confermano le previsioni di crescita.

I maggiori interrogativi possono essere descritti in una duplice prospettiva: a breve termine, per quel che riguarda la prossima manovra di bilancio e, in particolare, l'obiettivo ribadito dal Governo in ordine alla riduzione strutturale da 4 a 3 delle aliquote Irpef e al taglio del cuneo fiscale, obiettivi che impongono cautela in ordine alla loro copertura finanziaria; a lungo termine, per il periodo quinquennale in merito ai principali aggregati di finanza pubblica e, dunque, alla riduzione del debito pubblico e del disavanzo rispetto al PIL, percorso di riduzione e di consolidamento che il Governo richiederà di poter effettuare entro un periodo settennale, come reso possibile dalle nuove regole di governance europea.

Fra l'una e l'altra di tali prospettive, un ruolo decisivo va attribuito all'attuazione del PNRR, che costituisce la variabile più incerta del quadro macroeconomico.

A nostro giudizio, il PSB indicato dal Governo corrisponde ad un'esigenza di prudenza e responsabilità, tale da non consentire ai fattori di rischio delle previsioni economiche di esercitare una pressione insostenibile. In altri termini, gli obiettivi di disavanzo in rapporto al PIL e al percorso programmatico della spesa netta, la diminuzione del rapporto fra debito e PIL sono coerenti con i vincoli europei che implicano un aggiustamento di bilancio impegnativo e prolungato nel tempo, alla cui sostenibilità devono contribuire investimenti e riforme del PNRR.

Il percorso di risanamento compatibile con l'obiettivo di uscita dalla condizione di disavanzo eccessivo è oggetto di valutazione da parte della Commissione europea. La traiettoria di riferimento della spesa pubblica che la Commissione deve indicare ai singoli Paesi presume e indica obiettivi sostenibili che possono essere salvaguardati anche in presenza di particolari criticità.

Non vi è una visione da “lacrime e sangue” del percorso programmatico che diversi Paesi debbano rispettare; non vi è tale prospettiva per l'Italia. Operare per un quadro rigoroso e coerente di finanza pubblica non significa vincolare i Paesi ad una condizione di austerità o a una prospettiva di decrescita. Con la nuova governance europea è semmai legittimo dire che i vincoli di ieri si possono trasformare in opportunità e non è un esito la cui importanza - non soltanto per l'Italia - debba essere posta in secondo piano o, ancor peggio, contraddetta su basi pregiudiziali precludendo, anziché sostenendo, in tal modo il ruolo negoziale in ordine alla politica monetaria e alla riduzione dei tassi quale scelta essenziale ed anticiclica.

Condividiamo quanto affermato dal Ministro: il PSB è un documento ambizioso, ma realistico, coerente con il principio secondo cui la stabilità delle finanze pubbliche è un elemento di grande rilevanza, a maggior ragione in un difficile contesto geopolitico che presenta rilevanti criticità per l'Europa nel suo complesso. La credibilità dell'Italia è data da questi impegni ineludibili. Il più immediato di tali impegni è evidente: è la definizione della prossima manovra di bilancio. Nel merito, apprezziamo la conferma da parte della maggioranza di rendere strutturali gli effetti del taglio del cuneo fiscale, l'accorpamento delle aliquote Irpef in tre scaglioni, già in vigore per l'anno in corso, le misure finalizzate a favorire la natalità e il sostegno alle famiglie più numerose e l'incremento dei fondi per la sanità pubblica.

Approviamo l'impostazione, ribadendo ciò che ha ribadito anche il Ministro in audizione, per cui le maggiori risorse sul piano fiscale siano destinate a sostenere i redditi medio-bassi e che la riduzione della spesa pubblica, ad eccezione della spesa sanitaria in rapporto al PIL, debba avvenire in modo significativo, piuttosto che ricorrere a un aumento della pressione fiscale.

Vi sono alcuni punti interrogativi cui è importante dare risposta, in primo luogo, relativi al ruolo dei comuni che, in sede di audizione, hanno giustamente rivendicato il loro concorso positivo alla stabilità della finanza pubblica, giacché non contribuiscono al peggioramento delle condizioni della finanza pubblica ormai da oltre 10 anni, mostrando costantemente saldi netti positivi o nulli, e hanno sostenuto l'esigenza che ulteriori restrizioni finanziarie non incidano sulle spese essenziali degli enti locali.

La posizione dei comuni contrari a procedere con altre restrizioni sugli enti territoriali, evidenziando a più riprese il significativo contributo già assicurato dalle amministrazioni locali alla tenuta dei conti pubblici, è in parte ripresa proprio dal PSB, ma, nel contempo, sono indispensabili chiarimenti in ordine a due possibili misure: un incremento della dimensione dei tagli, sotto forma di contributi obbligatori già attivati per il quinquennio 2024-2028, oppure un obbligo di spostamento di risorse disponibili nei bilanci locali dalla parte corrente agli investimenti e/o alla riduzione del debito.

Avremmo auspicato maggiore concretezza nell'indicazione degli obiettivi programmatici, ma, per le considerazioni che abbiamo fatto, esprimiamo un voto favorevole alla risoluzione di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ministro Giorgetti, siamo, a quanto pare, alla resa dei conti. Ascoltando la sua replica, potrei seguirla e, forse, si tratta di una resa dei conti importante di un'intera stagione politica, però, seguendo le necessità impellenti e valutando la protervia e l'arroganza della maggioranza che lei rappresenta, volerei più basso. Siamo alla resa dei conti di questa maggioranza in questa legislatura e, purtroppo per voi, i conti non mentono e non ci sono più alibi. La prima legge di bilancio era una legge in corsa, praticamente fatta dal Governo Draghi, poi c'è stato l'alibi del superbonus, problemi altrui. Oggi voi fate i conti con i numeri, fate i conti con le regole, fate i conti con la realtà. E la realtà - ce lo ricordava lei, ancora una volta, nella replica - è lì pronta a presentarci il debito italiano come un grave macigno che pesa su tutti noi e rispetto al quale qualsiasi politica economica e qualsiasi Governo devono oggi, finalmente, fare i conti.

Allora vediamo questi conti, vediamo come la realtà fa uscire la vostra maggioranza e vediamo come vi presentate al Parlamento e alla prossima Commissione europea con questo Piano.

Lei ha parlato di ambizione, realismo e prudenza. Mi permetta di dire che io condivido il realismo, non condivido, però, l'ambizione, non vedo una visione e non vedo nemmeno la prudenza. Al contrario, siamo già sul filo del rasoio, ce lo confermavano tutti gli auditi: le scelte del Governo, le previsioni si collocano tutte all'estremo superiore del panel dei previsori. La stessa Bankitalia sottolineava che ci sono rischi al ribasso dello scenario programmatico.

È un fatto, inoltre, che le maggiori entrate fiscali del 2024 non è così detto che siano strutturali e possano replicarsi sul 2025. Non lo dico io, lo ha detto ancora una volta la Banca d'Italia. Come è un fatto che la tendenza che qui viene registrata sulla positiva, dal nostro punto di vista, conferma per il cuneo fiscale, tuttavia, accompagnata al resto delle misure, mette a serio repentaglio l'equilibrio delle dinamiche contributive. E anche questo è sottolineato nell'audizione di Banca d'Italia.

È un fatto che la vostra scelta di avvalervi dei 7 anni, anziché dei 4 anni, per avere più tempo affinché la media venga calcolata su questo periodo, in realtà, vi mette nelle condizioni di sfruttare maggiore ossigeno in questa legislatura per lasciare il compito più gravoso a chi verrà dopo.

Tuttavia, ci auguriamo che questa scelta venga confermata ma, per essere confermata, dovrebbe essere supportata da riforme che giustificano la scelta dei tre anni extra, che noi però non vediamo e che ci auguriamo lei sappia sostenere in maniera più convincente di quanto si possa leggere dal Piano davanti alla Commissione. Ce lo auguriamo per il nostro Paese, Ministro. In realtà, più che prudenza in questo caso ci sembra di scorgere una malcelata furbizia, che speriamo non si riveli troppo rischiosa.

Cosa rimane, allora, sul tavolo? La questione del debito. Oramai - lo abbiamo ascoltato - tutti sono diventati cultori del debito da tenere sotto controllo. Tutti improvvisamente convertiti al rapporto debito-PIL e ci fa piacere; lei lo deve sapere, ci fa piacere. Infatti, da questi banchi, non abbiamo mai smesso di sostenere l'importanza di questo rapporto, addirittura nel momento in cui, assieme al resto del Parlamento, abbiamo approvato il PNRR, cioè nel momento in cui la dimensione del debito veniva accresciuta in maniera importante, sapendo che ci sono momenti in cui si può fare debito se questo garantisce la crescita, ma anche che il debito genera quel veleno che lei ha ricordato, quegli interessi che stanno soffocando qualsiasi tipo di manovra.

Ecco, bene essere pervenuti a questa consapevolezza. Tuttavia, ci sembra che, senza la capacità di fare riforme e senza visione, non usciamo dal problema che lei stesso ha sottolineato. Non è colpa sua, Ministro. Lei ha fatto bene questo lavoro contabile; la colpa è della sua maggioranza, che non le dà gli ingredienti affinché il Piano strutturale possa far pensare che, al termine di questo Piano, l'esito sia quello della crescita. Infatti, è ora di finirla di dividerci tra rigoristi e spesa facile. La politica non si fa sulla scelta di tenere sotto controllo il debito o di avere la spesa facile; si fa sulla capacità di fare le riforme per far crescere il Paese.

Allora, cosa dice questa nuova conversione alla cultura del debito sotto controllo? Vi dice che dovete scegliere, già dalla prossima legge di bilancio, come trovare i 15 miliardi: con nuove tasse oppure tagli. Per quanto ci riguarda, stia tranquillo: no nuove tasse; la pressione fiscale in questo Paese è già intollerabile.

Veniamo alla questione dei tagli. Lei ha detto: “taglieremo tutto ma non la sanità”. Ecco, non vorremmo che, dietro a questo “taglieremo tutto”, si nascondesse la solita storia dei tagli lineari, perché i tagli lineari finiscono sempre con il sacrificare la spesa sociale dello Stato. Ricadono sempre sugli ultimi. Allora, anche in questo caso, serve di più, serve un taglio mirato. Sicuramente siamo contrari all'aumento delle accise - che sono 2 miliardi per le famiglie italiane - e, per questo motivo, Ministro, noi le diciamo: va bene, avete scelto la strada dei tagli, ma il rinnovo della pubblica amministrazione va fatto, non possiamo lasciare indietro questo pezzo di Paese.

Sulle Forze dell'ordine e i vigili del fuoco vi sono carenze di organico, ritardi nei pagamenti degli straordinari, tagli delle pensioni: li dovete affrontare, non più solo a parole.

La scuola è un altro tema fondamentale per la crescita e la tenuta del Paese e qui abbiamo il problema di superare il precariato, garantire il sostegno, rafforzare gli organici dei docenti e del personale ATA, aumentare i salari, avere scuole belle e sicure. Qui non si può tagliare perché questo è il patrimonio del futuro del nostro Paese.

Per quanto riguarda il dissesto, rimettete #italiasicura, basta con gli errori. Lo abbiamo già dimostrato in passato: #italiasicura è il modo per far sì che ogni euro speso sia migliaia di euro risparmiati durante le emergenze. Di fronte a quanto lei ha dichiarato, ci aspettiamo che, sul tema del dissesto, si rimetta #italiasicura e non si seguano strade troppo fantasiose che ancora una volta gravano sulle tasche degli italiani.

Però, lei ha detto una cosa importante: non taglieremo la sanità. Non basta: il problema è che non basta non tagliare la sanità; il rapporto tra spesa sanitaria e PIL è tragicamente in discesa e la sanità è uno degli ultimi baluardi della tenuta sociale di questo Paese. Il Fondo sanitario va aumentato e lei mi dirà: ma la congiuntura non ci permette di farlo. Bene, allora noi le diciamo: siamo con lei nel momento in cui andrà in Europa e chiederà misure e interventi straordinari a sostegno della sanità.

Bisogna ritornare sull'idea del MES sanitario. Se lei ci dice che la sanità è fondamentale e non va tagliata, noi le diciamo che non basta, che bisogna investire nella sanità e che, se lei non ha i soldi, allora deve andare con noi in Europa perché si torni a parlare del MES sanitario.

Ha parlato dei giovani, e io credo in maniera sincera, sia in audizione che qui in Aula, e ritengo che sia la vera emergenza nazionale. Il CNEL ci ricordava che, negli ultimi dieci anni, abbiamo avuto una fuga di più di un milione di giovani: 100.000 giovani italiani ogni anno se ne vanno perché non trovano le condizioni per impostare la loro vita, anche solo per pensare alla loro vita in questo Paese. Se abbiamo la crisi demografica, la crisi dell'emorragia dei giovani è ancora più grave della crisi demografica e la aggrava ulteriormente.

Finalmente, siete diventati “forneriani”, non avete più il proposito di distruggere la legge Fornero, addirittura parlate di mettere risorse per mantenere le persone al lavoro. Ecco, noi vi rivolgiamo una richiesta, ed è un paradosso che lo chiediamo a voi: avete scassato i conti con quota 100 e ora, per favore, non fate gravare sugli italiani l'eventuale permanenza ulteriore nei posti di lavoro. Per i giovani servono reddito di formazione, prima casa under 36, e bisogna ripristinare la 18App per tutti.

Ecco, allora, Ministro, la parola delle tre che lei ha pronunciato e che condivido è quella del realismo: è questo ciò di cui ci parla il Piano e su questo sto con lei. È questo il realismo a cui, dopo due anni di influencer a Palazzo Chigi, ci stiamo mestamente riportando. Alla mia domanda in audizione sulle riforme…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). …e sull'assenza delle riforme, lei ha giustamente indicato il Piano europeo e io condivido: l'Europa dovrà ascoltare quello che Draghi ha detto. Quello che mi auguro è che, però, nel frattempo, cari neocultori del debito controllato, ci si aiuti da soli. Mentre chiediamo all'Europa interventi straordinari, aiutiamoci da soli: meno social, più riforme (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, diciamo subito che il gruppo di Noi Moderati condivide il contenuto del Piano strutturale di bilancio di medio termine, sottoposto al Parlamento.

Ho ascoltato con grande attenzione la relazione puntuale e il dibattito che è seguito ieri alle Commissioni riunite in Parlamento, ho apprezzato la sua relazione ma, ancora di più, glielo dico, Ministro, abbiamo apprezzato il contenuto politico della replica che lei ha fatto oggi in Aula. Forse - lo dico ed è un dubitativo -, se è una grande occasione discutere di un Piano strutturale di bilancio di medio termine, dicendo che visione abbiamo da qui ai prossimi 5, 7 anni, quale prospettiva abbiamo, quali sono i reali problemi, questa è esattamente anche l'occasione e l'opportunità di far tornare la politica in quest'Aula, per affrontare seriamente i problemi, individuare le soluzioni e confrontarsi sulle scelte, a volte anche dure o responsabili, che si fanno. Infatti, a furia di scontri tra tifoserie, noi non facciamo in quest'Aula il nostro dovere, non lo fa la maggioranza e non lo fa l'opposizione.

Lo dico, signor Presidente, con molta calma e serietà: anche il gioco di distinguere tra il Ministro dell'Economia Giorgetti, che è prudente e guarda con responsabilità e cautela i conti, e una maggioranza, invece, che è imprudente, è un gioco che non funziona, perché se in questi due anni si è fatto - piaccia o non piaccia - un percorso, lo si è fatto perché il Governo e la sua maggioranza hanno condiviso quei punti e, passo dopo passo, li hanno accompagnati.

Vorrei fare un esempio e lo vorrei rivendicare, nonostante tutto, perché questa è la differenza tra assumersi la responsabilità di quando si governa e assumersela rispetto non alla propria parte politica ma ai cittadini che dobbiamo governare. Noi rivendichiamo, con forza, il fatto di non aver diminuito o confermato la diminuzione delle accise nel 2023, dopo quella fatta dal Governo Draghi, per un motivo molto semplice. Se carta canta - e la realtà ci aiuta -, il motivo è molto semplice: quanto costava quella riduzione delle accise? Un miliardo di euro al mese. Quella riduzione delle accise - che sappiamo essere un'imposta che esiste da tanti anni - era una riduzione equa che aiutava tutte le classi sociali e, in particolare, quelle meno abbienti? Cosa ha provocato non aver riconfermato quella riduzione? Aver potuto utilizzare quelle risorse… La memoria è breve: la legge finanziaria del 2023 - se ce lo ricordiamo -, dopo il quater che si venne ad approvare, aveva 20 miliardi di euro a riserva per la crisi energetica che stava colpendo il Paese e, ovviamente, per il conseguente aumento dei tassi, con l'inflazione che si andava a generare. E, allora, avere il coraggio di scegliere, vuol dire avere il coraggio di decidere come quelle risorse - che sono poche - possano essere utilizzate rispetto agli obiettivi della politica, cioè, del bene comune di questo Paese. E lo rivendichiamo con forza. Mi sembra che oggi i dati ci dicano che la situazione non è peggiorata, anzi, da quel punto di vista è migliorata. Abbiamo potuto utilizzare meglio quelle risorse per gli obiettivi ambiziosi che ci ponevamo come maggioranza, ma che dovrebbero riguardare tutto il Paese: la crescita, l'aumento dei salari reali, le politiche per la famiglia e per la natalità e le politiche di riduzione del debito. Perché su questo ha ragione: è un impegno morale, prima che politico, quello che dobbiamo assumere, quando si è alla maggioranza o anche all'opposizione, perché altrimenti non andiamo da nessuna parte (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE)!

Allora, questo mi sembra il punto su cui confrontarci. Che cosa vuol dire presentare un piano strutturale di bilancio ambizioso, ma, nello stesso tempo, responsabile e prudente? A che cosa ci obbliga? Che cosa ci chiede? Punto primo: ambizioso. Quali sono le sfide che abbiamo per il futuro? La prima fra tutte (ve lo dice chi su questo tema poteva fare una battaglia per la sua estrazione ideale, culturale e valoriale): dopo tanti anni, quello delle politiche per la natalità, evidentemente, è un problema non più ideale, valoriale o di parte, riguardante il mondo cattolico o altri mondi, ma di futuro dell'Italia, anzi, mi perdoni, signor Ministro, di futuro dell'Europa.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 11,40)

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). È un problema che riguarda trasversalmente tutto un continente che sta diventando vecchio e, nel 2050, che vedrà raddoppiare gli abitanti con più di 80 anni. L'Italia avrà una popolazione di 51 milioni di abitanti, cioè, 8 milioni di abitanti in meno, con una riduzione - a proposito dell'impatto di cui lei parlava, perché i numeri sono la fotografia della realtà, se siamo capaci di leggerli -, di un terzo del PIL.

Nel 2050, un quarto del prodotto interno lordo sarà destinato a welfare e sanità. E allora, a fronte di una riduzione di 8 milioni di abitanti, la produttività delle imprese dovrebbe raddoppiare. È un problema che deve porsi una parte di questo Paese o che dobbiamo porci tutti insieme, Italia ed Europa?

Le politiche per la natalità sono politiche - lo ricordo - di medio e lungo termine; non sono politiche di breve termine. Non a caso, parliamo di un piano ambizioso. Se le risorse sono scarse e poche, vogliamo concentrarle e avere il coraggio di non lasciare lo status quo che da anni continua ad esserci? Signor Ministro, negli anni passati, ci sono stati provvedimenti giusti che destinavano risorse, ma, se la realtà cambia, quella realtà deve essere affrontata e, con coraggio, bisogna spiegare la politica e la cultura politica del centrodestra ai nostri cittadini: bisogna spiegare perché si compiano quelle scelte e perché si spostino quelle risorse da un'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Faccio un esempio: ci riempiamo la bocca di politiche per i giovani, dicendo che i giovani hanno un salario troppo basso. Giustamente, tanto questo Governo quanto i Governi precedenti hanno affrontato la questione, signor Ministro - e lei lo sa - con risorse e aiuti per le imprese, per l'assunzione dei giovani. Ed è giusto che continuino.

Ma, contemporaneamente, vogliamo porci la questione per cui quella categoria, cioè, i giovani che devono affrontare le sfide del futuro, possa avere un salario reale più alto?

E allora, possiamo immaginare, nella ridistribuzione delle risorse nelle leggi di bilancio - come abbiamo già fatto -, una riduzione dei contributi per le politiche della conciliazione lavoro-famiglia? Lo dico agli amici di sinistra: quando mai sono state affrontate queste questioni, in questi due anni? Abbiamo portato il congedo parentale, per la mamma e il papà, all'80 per cento per due mesi: all'80 per cento, quando era al 30 per cento! È un dato oggettivo, è una politica reale di conciliazione vita-lavoro o ci siamo solo riempiti la bocca con le parole circa il fatto che una donna possa essere mamma e, contemporaneamente, possa andare a lavorare? Questo vuol dire affrontare con ambizione, responsabilità e prudenza le sfide che abbiamo.

E allora, quello che, come Noi Moderati, chiediamo è che ci sia un segnale forte - come c'è già nel Piano strutturale -, un collegato, un disegno di legge o un piano straordinario con una visione a medio-lungo termine, che concentri, riprendendo e distribuendo le risorse, tutte le politiche per la natalità, perché la sfida ambiziosa per l'Italia e l'Europa della lotta alla denatalità possa essere la sfida del futuro.

Sappiamo - e vogliamo confrontarci su questo - che, oggi, la seconda ragione di povertà per le famiglie a reddito medio-basso sono le spese per i figli. Banca d'Italia dice che una famiglia spende 8.000 euro all'anno per un proprio figlio, investendo non su sé stessa, ma sul futuro della società.

E, allora, se le risorse non ci sono, abbiamo il coraggio di fare scelte coraggiose? Abbiamo il coraggio - lo dico alla mia maggioranza - di capire ciò che va e ciò che non va e di spiegarlo con forza? Perché non è il Ministro Giorgetti che, con prudenza e ambizione, prende le cose o che fa quello che guarda alla luna e, solitario, canta alla luna: è una coscienza collettiva che dobbiamo prendere e dobbiamo ritornare ad interpretare.

Abbiamo posto insieme temi che saranno quelli che ci vedranno nelle sfide di questi anni: un piano straordinario per la natalità; un aiuto alle imprese e alla produttività, perché è lì che si svolge, con coraggio e con serietà, la sfida del futuro. Con coraggio abbiamo deciso che il reddito di cittadinanza fosse tolto, per destinare le risorse. C'era chi diceva che sarebbe aumentata la povertà e che avremmo avuto più poveri intorno a protestare ogni giorno. Cosa è successo? L'occupazione è aumentata, i salari reali sono aumentati e mi sembra che le tensioni sociali, grazie a Dio, (anche se, da quel punto di vista, dobbiamo fare ancora tanto), non ci sono state.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Concludo, signor Presidente. Questo vuol dire, da una parte, avere il coraggio di fare un piano ambizioso, che ha i suoi cardini nei punti che sono stati definiti dal Piano (e che non torno a ripetere, perché il collega Romano, nel suo intervento, li ha già sottolineati), e, dall'altra parte, continuare a dire con coraggio che noi, per la cultura politica che appartiene al centrodestra e a Noi Moderati, vogliamo: responsabilità, serietà, concretezza e prudenza, perché solo in questo modo si fa bene la politica con la “P” maiuscola e si persegue il bene comune del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, l'ho ascoltata nella sua replica: lei ha parlato di credibilità acquisita dal Governo italiano nello scenario europeo. Il Governo è libero di pensare ciò che meglio ritiene: del resto, siamo abituati a una Premier che ha detto che l'occupazione non è mai stata così alta dai tempi di Garibaldi. Io non penso che possiamo scomodare Garibaldi per dare anche dati, evidentemente, così falsi. Ad ogni modo, fa la Premier, non è una studentessa qualunque.

Signor Ministro, ma di quale credibilità parla lei? Con quei condoni fiscali, che voi ogni mese fate e proponete sotto forme diverse? Guardi, me li sono segnati, perché ho difficoltà a ricordarmeli, stante la capacità creativa con cui voi date nomi ai condoni fiscali: “rottamazione”, “pace fiscale”, “pace contributiva”, “sanatoria”, “stralcio”, “ravvedimento”, “conciliazione”, “definizione agevolata”, “concordato preventivo”, “sanzioni tributarie dimezzate o abbonate”. Era difficile ricordarseli a memoria. Ma cosa accade, però?

Accade che, in questo Paese, il tema dell'iniquità sociale che portate avanti, non volendo andare ad aggredire là dove le risorse ci sono, sta facendo pagare la crisi ai soliti noti. Per cui venite in quest'Aula a proporre - la Corte dei conti ieri in un documento lo ha indicato - e ad accingervi a tagliare pesantemente la spesa pubblica in settori vitali: tra poco, quando lei presenterà la manovra, avremo modo di leggere e di verificare, ma si annunciano tagli lineari per 3 miliardi di euro.

Lei, ieri, in Commissione, ha annunciato la revisione degli estimi catastali per chi ha usufruito dei bonus edilizi: è una cosa veramente sconcertante punire chi ha accettato un invito dello Stato a efficientare e a dare una risposta; nel mentre voi, signor Ministro, ogni volta che, come Alleanza Verdi e Sinistra, pronunciamo la parola patrimoniale, vi ergete e reagite in maniera scomposta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Signor Ministro Giorgetti, io voglio dirle una cosa e darle dei dati: in Italia, i miliardari negli ultimi anni sono raddoppiati, sono passati da 36 a 63; il patrimonio si è fissato a 210 miliardi di euro, con un aumento di 68 miliardi di euro; le persone che possiedono più di 5 milioni di euro sono cresciute di quasi 12.000 unità, arrivando a 92.000 unità, con un patrimonio di 178 miliardi di euro.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 11,51)

ANGELO BONELLI (AVS). Sa che cosa è accaduto, contestualmente? A differenza di chi mi ha preceduto, perché poi si sbandierano dati, secondo i dati Istat, le ricordo che le persone in povertà assoluta in Italia sono aumentate: sono 5.780.000, sono aumentate di 68.000 unità. Quando venite a dire che è aumentata l'occupazione, perché non dite anche che è diminuita la produzione industriale e sono diminuite le ore lavorative e che questo significa che è aumentato il lavoro sottopagato in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? In questo Paese è aumentato lo sfruttamento. Voi che non volete il salario minimo e che avete fatto la guerra al reddito di cittadinanza - e devo correggere il collega che mi ha preceduto e mi dispiace, ma il reddito familiare in questo Paese negli anni è diminuito, non è aumentato, leggetevi i dati - non potete raccontare bugie agli italiani.

Detto questo, lei ha detto che è una reazione psicologica del Paese, perché c'è un elemento sostanziale. Leggo le sue testuali parole: “L'incertezza sul quadro globale, le devastazioni belliche e le perdite umane a cui assistiamo quotidianamente, sia pure a distanza, stanno incidendo non solo sugli investimenti delle imprese ma anche sulla spesa dei consumatori”. Siamo entrati in una economia di guerra e questo lei lo conferma, le do atto della sua onestà intellettuale e di averlo detto.

Allora qual è la ragione per la quale noi dobbiamo rispettare un obbligo che non è un vincolo, ma è una richiesta di raggiungere il 2 per cento del PIL sulle spese per gli armamenti? Le faccio presente che, nel 2023, noi abbiamo speso in armi quasi 30 miliardi di euro, una cifra pari all'1,46 per cento del PIL. La cifra del 2 per cento del PIL corrisponderebbe quasi a una spesa di 41 miliardi di euro: significa aumentare la spesa in armamenti nel nostro Paese tra i 10 e i 12 miliardi di euro. Tutto ciò è sostenibile per la finanza pubblica? Certamente non è sostenibile per gli italiani, che non si possono vedere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) tagliare sanità, scuola, trasporti e servizi sociali. Noi abbiamo, in questo Paese, anziani e famiglie che sono stati abbandonati a sé stessi, che voi avete abbandonato. Penso alle famiglie che hanno, dentro la propria casa, malattie neurodegenerative - dal Parkinson, alla demenza senile all'Alzheimer - e che non hanno più un momento di assistenza, mentre voi tagliate. Tagliate dove, però? Nel momento in cui noi vi diciamo: “guardate, dovete farla la patrimoniale, fatela sui grandi patrimoni”, non potete buttarla in propaganda dicendo: “ah, ma volete prendere i redditi degli italiani”. No, noi vogliamo che chi è miliardario, chi ha patrimoni più che milionari contribuisca. Perché lei deve fare tagli lineari, tagliare il trasporto, tagliare servizi essenziali alla persona, quando lì ci sono le risorse da prendere? Perché, signor Ministro, in uno sprazzo di verità che lei ha avuto e che io le riconosco dal punto di vista dell'onestà intellettuale - subito ha dovuto fare retromarcia - ha detto che bisogna tassare gli extraprofitti.

Guardi che in questo Paese ci sono banche che hanno realizzato, solo nel 2023, 27 miliardi di euro di extraprofitti: non è che quei soldi sono soldi della grande sapienza dei manager bancari; sono i soldi di famiglie che si sono viste saltare i propri bilanci familiari, perché i ratei dei mutui delle case sono andati sopra a causa dell'aumento dei tassi di interesse; sono i soldi degli italiani, vanno redistribuite queste ricchezze, non possiamo far pagare la crisi ai ceti medi, come voi oggi state facendo.

Sul tema delle spese in armamenti faccio un passo indietro: ieri in Commissione difesa sono stati incardinati programmi di finanziamento per 2,8 miliardi di euro per l'acquisto di nuovi programmi di arma tra cui c'è, tra l'altro, l'acquisto da Israele di droni esplosivi “Spike FireFly”. Non capisco tra l'altro, dato quello che sta succedendo, perché dobbiamo continuare a sostenere un'economia che bombarda Gaza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e adesso ha deciso di bombardare il Libano, perché il terrorismo non si combatte uccidendo vite innocenti, ma con la politica e la diplomazia, isolando i terroristi e dando una prospettiva di pace a quelle popolazioni, che non possono vivere nella distruzione; tuttavia voi continuate a finanziarla dal punto di vista delle armi.

Scusi, però, riguardo la sanità, vengo al dunque. Ieri la Fondazione GIMBE ha dato dei dati, che sono notevoli da questo punto di vista - noi li conoscevamo, ma li avrà letti anche lei -: 4,5 milioni di persone hanno rinunciato alle cure nel 2023, 2,5 milioni per motivi economici; le polizze assicurative sulla sanità nel nostro Paese sono aumentate del 10 per cento, con profitti che aumentano sempre di più. Voi state portando questo Paese in uno scenario che vede la privatizzazione della sanità. Tra l'altro, voi avete un grande esponente in quest'Aula: penso che sia il deputato della Repubblica più assenteista della storia della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), l'onorevole Antonio Angelucci, che è proprietario di cliniche private e che non si degna di venire a fare il parlamentare; è un collega del suo partito e penso che lei, in cuor suo, sarà anche indignato di questo comportamento.

Detto questo - mi scusi, torno all'altra questione -, lei chiede sacrifici, ma con la precedente finanziaria avete azzerato il fondo nazionale per il trasporto rapido di massa - vedremo adesso con questa prossima finanziaria che cosa accadrà - perché dovevate trovare le risorse per fare il ponte sullo Stretto di Messina, un'opera che non si sa se si farà mai, viste le problematicità, ma oggi non voglio entrare nel merito. Perché continuare in questa direzione?

La questione che abbiamo di fronte è drammaticamente semplice e, ormai, è di fronte agli occhi degli italiani: voi avete fatto la scelta di campo di difendere l'accumulazione della ricchezza in questo Paese e di fermare il tema della transizione ecologica e verde per pensare al nucleare, che ancora oggi non ci dite quanto costerà alla finanza pubblica, perché prenderete e porterete il conto alla fine; la vostra scelta di campo è di non prendere le risorse là dove ci sono; la vostra scelta di campo è di prendere in considerazione di mandare in pensione più tardi le persone e di tagliare loro i servizi essenziali. Penso che, Ministro Giorgetti, la litigiosità che avete nella vostra maggioranza sia entrata in una fase in cui la luna di miele con il Paese è completamente finita e quindi, in questo senso, gli italiani si stanno cominciando a spazientire e stanno cominciando a capire che cos'è il Governo Meloni: è un Governo di un Robin Hood al contrario e, da questo punto di vista, come Alleanza Verdi e Sinistra, saremo all'opposizione di questa manovra, che è una manovra drammaticamente iniqua dal punto di vista sociale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del liceo scientifico Giulietta Manzi, di Bazoli, in provincia di Lecce, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Stiamo discutendo, in dichiarazione di voto, il Piano strutturale di bilancio di medio termine. Sono presenti coloro i quali faranno le dichiarazioni di voto, successivamente l'Aula si riempirà e ci saranno le votazioni.

Ha chiesto di parlare la deputata Elena Bonetti. Ne ha facoltà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elena Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, innanzitutto ci lasci dire che apprezziamo - e lo diciamo senza retorica - la sua presenza in quest'Aula ad assistere alla discussione generale e alla dichiarazione di voto insieme ai Sottosegretari. Ho già avuto modo di dirlo ieri in audizione e lo ripeto oggi: avremmo voluto e creduto necessario che questo dialogo con il Parlamento partisse già nella fase della stesura del Piano, perché, Ministro, condannare questo Parlamento ad un'azione di ratifica di provvedimenti assunti in stanze chiuse e non nel ruolo che la Costituzione assegna a questa Assemblea, cioè quello della legiferazione, è un vulnus non solo democratico, ma anche di tenuta dello sviluppo dell'intero Paese.

Sa qual è la differenza rispetto a un Governo che pensa doverosamente di essere chiamato a servire il Paese in virtù anche di un giuramento fatto, di un'azione nel nome e nell'interesse della Repubblica pro tempore, nel tempo che gli viene concesso e destinato dal voto popolare? È quella per cui un Governo, di fronte a un piano che impegna il Paese per i prossimi sette anni, sapendo di avere una responsabilità di Governo, se va bene per tre anni, e poi di rimettersi alla verifica del voto popolare, ha almeno non dico l'umiltà, ma l'attenzione di chiamare a un tavolo le altre forze politiche, le forze di maggioranza e di minoranza, le forze nel Paese per scrivere insieme un piano che, come lei stesso ha richiamato, è il modo attraverso il quale l'Italia decide di guardare al proprio futuro. Avete deciso di guardare al vostro futuro da una stanza chiusa e da soli, ma credo che questo sia già un segnale non adeguatamente rispettoso del compito che vi compete e che con onore siete chiamati a svolgere.

Non sta a noi richiamare questo Governo a quello che nel Piano doveva esserci rispetto al programma elettorale di una maggioranza che noi evidentemente non solo non abbiamo sottoscritto o condiviso ma che abbiamo anche osteggiato, però è evidente che del vostro piano programmatico elettorale in questo Piano non c'è nulla; anzi, vi è il contrario di quello che avete detto, perché il taglio delle tasse manca nel Piano. “Mai i soldi sulle case degli italiani”: qualcuno urlava, ma lei stesso dice che ci sarà una riforma catastale, ovviamente al rialzo per le tasse, per chi ha rinnovato gli immobili. Non vado e non entro nel merito se questo sia giusto o non giusto; dico solo che non è il vostro programma elettorale.

Come dicevo, non sta a me e a noi richiamarla al rispetto del programma elettorale, ma penso che l'assenza totale dei suoi colleghi di partito, mentre lei replicava a questo Parlamento, sia il segno o di un disappunto rispetto a questa sua azione oppure una distrazione, perché impegnati a costruire la santa alleanza dei prati di Pontida (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

Lei, Ministro, nella replica ha usato parole che anche noi abbiamo apprezzato e condiviso. Ad un certo punto richiama a questa accezione, a questo aggettivo, più volte nominato nel Piano: ossia prudenza. La prudenza è una virtù laddove ha anche quell'accezione morale, come lei ha richiamato, di non indebitare il Paese con riferimento alle prossime generazioni, ma, se la prudenza diventa scrivere un Piano che in se stesso è un Piano senza infamia e senza lode, non può essere, in qualche modo, un rifugio per la coscienza e quella prudenza diventa, invece, l'ignavia di un Piano che, per continuare nella citazione dantesca, non è più una virtù ma va a suscitare uno sdegno, uno sdegno, invece, per un mancato esercizio di responsabilità.

Nella confusione di questo piano, che non sta a noi richiamare, ma lo ha fatto Banca d'Italia, c'è qualcosa, invece, di chiaramente e nitidamente scritto, ed è la condanna all'Italia non solo allo stallo di una crescita dello zero virgola ma a un rischio forte ed evidente di recessione per la non tenuta della crescita rispetto a eventuali fattori di contesto esterno. Lo ha detto Banca d'Italia.

Allora, arriviamo, a questo punto, a quello che noi riteniamo che in questo Piano ci debba essere rispetto a una legislazione vigente che di fatto definisce una crescita del PIL praticamente allo zero. Se voi stessi nel quadro programmatico presente nel documento mantenete questa stessa crescita allo zero virgola vuol dire che state dicendo all'Italia: sappiate che nei prossimi anni lavoreremo per la tenuta dei conti pubblici ma non per la crescita.

Noi, Ministro, riteniamo che questa strategia non sia la strategia che serva all'Italia in questo momento, perché, insieme a una tenuta prudente dei conti pubblici, servono e serviranno il coraggio, la visione e la fortezza, invece di portare avanti politiche di sviluppo e di investimento per aumentare la crescita, proprio per contrastare quella che lei ha definito una sfida storica che abbiamo, che è quella, per esempio, del calo demografico, proprio per essere, nel contesto europeo, Paese che è leader nel rilancio della competitività europea; e non un Paese che si accontenta, in modo inerte, di lasciarsi trascinare dalle congiunture esterne macroeconomiche e politiche globali che, di fatto, arriveranno a sopraffare il nostro Paese.

Allora, cosa manca in questo Piano? Manca quella visione, per esempio, sul rilancio della competitività dell'Italia, in sinergia con l'Europa, che con grande chiarezza il piano del presidente Draghi aveva rilanciato; manca una politica di investimento e di crescita sulla produttività per le imprese; manca anche il foglio, Ministro, su come rilanciare la crescita demografica. Guardi, io sono con lei quando dice che la sfida demografica è cruciale, ma, Ministro, l'abbiamo scritto non solo io e lei ma tutto questo Parlamento il piano di rilancio per la natalità. Non serve un nuovo piano; serve attuare il piano che c'è (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe) e servono scelte coraggiose per attuarlo.

Non venite a dirci che avete aumentato i soldi per l'assegno, perché lo sa meglio di me che non avete messo un euro in più e avete usato i soldi stanziati. Volete mettere dei soldi in più per le famiglie, per la defiscalizzazione delle imprese, per il sostegno al lavoro femminile e giovanile? Volete mettere un'azione fiscale che restituisca alle famiglie le spese che hanno sostenuto per i figli? Tutto questo è legge, Ministro; attuatelo e ci avrete dalla vostra parte, ma basta - basta! - usare dei titoli, dopo due anni di Governo, senza portare a concretezza questi titoli.

Non si può dire che, siccome non tagliamo la sanità ma tagliamo tutto il resto, il Paese reggerà. Non basta non tagliare la sanità. Ieri ci hanno detto che 4,5 milioni di famiglie nel nostro Paese rinunciano a curarsi. Non basta non tagliare la sanità; servono nuovi investimenti sulla sanità.

Allora, cosa tagliamo? Tutto il resto? Tagliamo la scuola? Il Governatore della Banca d'Italia dice che il nostro Paese spende più in debito, quella tassa iniqua che ha richiamato, che nell'istruzione. Vogliamo mettere mano a questa che, invece, è una sfida strategica per il futuro, anche rispetto al tema innovazione e acquisizione di competenze necessarie per il nostro Paese?

Di fronte a tutto questo non possiamo che dirle che non abbiamo in coscienza il voto favorevole su una risoluzione di un Piano su cui avremmo voluto, invece, vedere un Parlamento coeso votare convintamente, perché ci sarà qualcun altro dopo di noi che porterà avanti questo Piano. Abbiamo fatto col PNRR questo tipo di scelta. Questa volta, invece, il Governo ha scelto di non aprire questo dialogo. Noi non ci vogliamo rendere complici di una cosa: non ci vogliamo rendere complici del fatto che l'Italia sceglie di non scommettere su sé stessa. Quello che noi vediamo nelle pieghe e nelle righe di questo Piano è un Governo che non ha fiducia in questo Paese, che non ha fiducia nei suoi cittadini, nelle sue energie e nelle sue imprese e che dice a questo Paese: chiudete gli occhi, lasciatevi accompagnare dalla corrente, perché in questo modo rimarremo a galla. Noi non vogliamo solo rimanere a galla, ma vogliamo assumerci l'onere e l'onore di condurre l'Italia in un momento difficile ma storico che siamo chiamati a interpretare. E per farlo dobbiamo e vogliamo guardare insieme al futuro, non chiudere gli occhi e dire: vada come vada.

È per questo, Ministro, che, ancora una volta, con un'apertura di dialogo e di cooperazione, noi le diciamo che il giorno in cui questo Governo chiamerà tutti noi ad un'assunzione di responsabilità condivisa, forte, seria e saggia, pur nella prudenza, ci avrete a sostegno anche dai banchi dell'opposizione, ma, di fronte a questo Piano, che nulla ha di questa capacità in termini di visione e di concretezza, non possiamo che confermare il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI-PPE). Presidente Rampelli, Ministro Giorgetti, Sottosegretario Albano, cari colleghi, il Piano strutturale di bilancio è il nuovo documento di programmazione economica previsto a seguito della modifica degli strumenti e delle procedure di governance europee. In base a queste nuove regole europee, il Piano strutturale contiene l'indicazione del percorso di aggiustamento di bilancio per un periodo di almeno 4 anni, che può essere anche esteso fino a 7 anni a fronte di investimenti ambiziosi, nonché le riforme e gli investimenti per perseguire gli obiettivi dell'Unione, in modo particolare transizione ambientale e digitale, sicurezza energetica, difesa, inclusione sociale.

Temi su cui Forza Italia ha sempre manifestato grande attenzione, non solo attraverso i portavoce all'interno del Governo italiano, ma in modo particolare nel contesto europeo, attraverso la nostra presenza all'interno del Partito Popolare Europeo. I dati tecnici sulle previsioni macroeconomiche sono complementari agli interventi di politica fiscale nazionale e i Fondi della politica di coesione e il PNRR vanno proprio in questa direzione. Il Governo italiano ha scelto di distribuire l'aggiustamento della finanza pubblica su 7 anni, anziché 4, a fronte di un impegno a proseguire il percorso di riforme e investimenti previsti dal PNRR.

Un lavoro svolto in maniera più che egregia da parte del Ministro Fitto, in sinergia e collaborazione - lo voglio dire in maniera molto chiara - con le istituzioni regionali, provinciali e comunali, in un rapporto di collaborazione che sicuramente ha consentito un grande risultato, ma soprattutto la vittoria della squadra azzurra italiana. Importante novità della nuova governance europea è che proprio l'aggregato fondamentale preso in considerazione quale parametro di riferimento per il controllo delle politiche di bilancio non è più il saldo strutturale, ma la spesa primaria netta, unico indicatore oggetto di sorveglianza, con particolare riguardo alla sua crescita.

Tale aggregato indica la spesa primaria delle pubbliche amministrazioni al netto della spesa per interessi e dell'effetto delle misure discrezionali sul lato delle entrate, delle misure temporanee o una tantum e della spesa per i programmi dell'Unione interamente finanziati dai fondi dell'Unione, dalla spesa nazionale per il cofinanziamento dei programmi finanziati dall'Unione e dalla componente ciclica derivante dai sussidi di disoccupazione.

Il presente Piano strutturale, in continuità con la politica di bilancio perseguita dal Governo sin dal suo insediamento, rileva proprio la volontà di questo Esecutivo di porre le basi di una programmazione pluriennale della politica di bilancio prudente e responsabile, tendente alla sostenibilità della finanza pubblica e all'aumento della crescita potenziale, supportata, naturalmente, dalle riforme e dagli investimenti. E, diciamocelo onestamente, in questi 2 anni, in tema di riforme, questo Governo ha realizzato molto di più rispetto agli ultimi 20 anni, proprio perché ha voluto in qualche modo incidere non solo in quelle che erano le indicazioni, ma anche con una coesione all'interno del centrodestra, testimoniata da oltre 30 anni di collaborazione, nata - ce lo ricordiamo - da quella invenzione importante e fondamentale di Silvio Berlusconi, che ancora oggi ci vede alla guida di tutti i governi regionali, comunali e provinciali, a differenza del comparto della sinistra, che è sempre disunito su qualsiasi organo e livello istituzionale.

A tal fine, proprio questo Piano conferma l'obiettivo di ricondurre il rapporto tra indebitamento netto e PIL al di sotto di quella soglia del 3 per cento nel 2026, come già previsto anche nella Nota di aggiornamento al DEF e nel Documento programmatico di bilancio. Tale obiettivo è coerente con una correzione annua del saldo primario strutturale di 0,5 punti percentuali fino al 2031. Quindi, come dice giustamente il Ministro Giorgetti, la traiettoria di spesa netta inserita nel Piano avrà, come orizzonte temporale considerato, un tasso medio di crescita vicino all'1,5 per cento, in linea con il profilo stimato dalla Commissione europea e coerente soprattutto con l'andamento dei principali saldi di finanza pubblica, già previsto nel Programma di stabilità dello scorso PIL, che abbiamo approvato in quest'Aula.

Nel dettaglio, gli obiettivi di crescita sono pari all'1,3 per cento nel 2025, all'1,6 per cento nel 2026, all'1,9 per cento nel 2027 e all'1,7 per cento nel 2028.

Pertanto, l'Esecutivo si impegna a far scendere il rapporto deficit/PIL sotto la soglia del 3 per cento già nel 2026. Questo, cari colleghi, è un dato importante e significativo, che va riconosciuto al Governo e al Ministro Giorgetti, in quanto c'è coerenza con il quadro che l'Europa ci pone, ma con fermezza e, nello stesso tempo, con la capacità di costruire un dialogo che porti ad ottenere risultati anche nella discussione con la Commissione europea. Dopo il 2026, il percorso proposto consentirà anche di garantire la stabilità del debito pubblico italiano e permetterà, soprattutto alla finanza pubblica, di affrontare con maggiore efficacia le sfide future.

Insomma, diciamocelo onestamente: questa visione che noi abbiamo è quella di pensare al futuro dei nostri figli, è una visione degasperiana, che non pensa solamente alla propria rielezione, non pensa solamente al tornaconto elettorale prossimo, ma pensa a una visione di Paese che deve andare incontro alle future generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Ancora una volta, il centrodestra, in quello spirito che ha sempre contraddistinto il nostro leader, Silvio Berlusconi, guarda lontano, a una visione di benessere, a una visione concreta.

Come già rilevato nel DEF dello scorso aprile, anche l'andamento del rapporto tra debito e PIL nei prossimi anni, soprattutto nel periodo 2024-2026, continuerà ad essere fortemente condizionato dall'impatto sul fabbisogno di cassa e dalle compensazioni d'imposta legate al superbonus edilizio, introdotti proprio a partire dal 2020. Quel rapporto solo nel 2027 inizierà un percorso di discesa, in linea con le nuove regole che prevedono che si riduca. Ecco che, quindi, c'è chi guarda al futuro in un'ottica di conformità dei conti e, invece, chi ha voluto fare di alcune misure, come il superbonus, una misura principalmente elettorale.

Noi come centrodestra e, in modo particolare, noi come Forza Italia, nella scorsa legislatura, insieme al collega Mauro D'Attis, facendo parte della Commissione bilancio, avevamo detto sin dall'inizio che quella norma, così come era stata proposta, non poteva avere un futuro e avrebbe creato un dissesto sul quadro complessivo del bilancio. Oggi, naturalmente, questi fatti lo stanno dimostrando. E quello spazio di bilancio disponibile, risultato proprio dalla differenza tra gli andamenti del saldo nominale primario programmatico e quello a legislazione vigente, è proprio finalizzato al finanziamento delle cosiddette “invariate” e delle nuove misure che il Governo intende adottare.

A tal riguardo, noi, come centrodestra e, in modo particolare, come Forza Italia, abbiamo proposto, attraverso il nostro Ministro Zangrillo, il rinnovo dei contratti pubblici; attraverso il nostro Vicepremier Antonio Tajani, il rifinanziamento delle missioni di pace; così come l'attuazione della delega fiscale e l'incremento dei fondi destinati alla spesa sanitaria, che per noi sono prioritari e fondamentali. Altri interventi saranno finanziati con risorse derivanti anche dall'adempimento collaborativo e da altre misure di contrasto dell'evasione fiscale, nonché con misure di contenimento delle uscite.

Vedo che è arrivato il Vice Ministro Leo: ringrazio anche lui, perché quelle proposte e quelle misure che sono state attuate in Conferenza unificata e hanno visto l'accordo di comuni, province e regioni vanno proprio nella direzione non solo di valorizzare, ma anche di rendere compartecipi le autorità locali e regionali nella costruzione di un percorso virtuoso, che naturalmente combatte l'evasione, ma che tiene conto della necessità delle entrate.

All'interno di questo spazio fiscale, il Governo ribadisce la propria volontà di rendere strutturali misure quali l'accorpamento delle aliquote Irpef in 3 scaglioni, già in vigore quest'anno, e gli effetti del cuneo fiscale, attualmente in vigore fino alla fine del 2024, sui redditi da lavoro dipendente fino a 35.000 euro, nonché gli interventi a sostegno della natalità e delle famiglie più numerose, proprio al fine di sostenere la domanda interna e i redditi medio-bassi. Anche queste, cari colleghi, sono proposte che abbiamo continuamente valorizzato e che, sia alla Camera, attraverso il nostro capogruppo Barelli, sia al Senato, attraverso il capogruppo Gasparri, stiamo evidenziando, stiamo ponendo nelle Commissioni e stiamo, in qualche modo, con un dialogo costruttivo nell'interesse dei cittadini, portando ad essere approvate e condivise nel contesto della nostra coalizione, che è coesa, forte e, come ho già detto, è concreta su tutti i territori.

È sicuramente necessario prevedere anche misure volte a intensificare le iniziative nazionali e le intese internazionali volte a garantire un'equa tassazione delle Big Tech, i colossi del web, verificando l'andamento della global minimum tax e le ulteriori iniziative da assumere. A tal proposito, abbiamo posto anche nella risoluzione questo tema, che, come ben sapete, in questi giorni è fortemente dibattuto dai nostri capigruppo e, in modo particolare, dal senatore Gasparri, perché per noi rappresenta un punto importante, soprattutto perché è giusto tenere le tasse basse, ma è anche giusto far pagare le tasse a questi colossi internazionali, a cui, molte volte, dell'Italia interessa meno rispetto alle aziende italiane, e che, in questo modo, hanno goduto più di altri di determinati benefici.

Infine, in conclusione, Forza Italia voterà a favore di questa risoluzione di maggioranza presentata soprattutto attraverso un piano strutturale di bilancio 2025-2029 che conferma, quindi, la volontà del Governo di continuare a portare avanti una politica fiscale prudente e responsabile, coerente con l'azione dispiegata dal suo insediamento e proponendo un percorso di rientro del disavanzo eccessivo che consenta al rapporto deficit/PIL di scendere sotto la soglia del 3 per cento e, nello stesso tempo, contiene quel rilevante insieme…

PRESIDENTE. Concluda.

ROBERTO PELLA (FI-PPE). …di riforme e di investimenti che proseguono il percorso intrapreso con il PNRR e mirano - e concludo, Presidente - a incidere con maggiore efficacia sugli ambiti strategici del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente, Governo, colleghe e colleghi. Ministro, in estrema sintesi, potrei dire che questo, più che il Piano strutturale di bilancio, lo si potrebbe chiamare Piano sacrificale di bilancio, e non lo dice solo il MoVimento 5 Stelle, ma praticamente tutti gli auditi lo hanno detto in questi giorni, lei incluso, anche se ha fatto finta di non accorgersene o non se ne è reso conto, il che non so quale dei due sia peggio.

Andiamo per ordine. Tutti gli auditi, con l'eccezione del CNEL, che non ha promosso il PSB, ma lo ha definito una scommessa interessante, una grande occasione - e lo so, mi ero preso appunti, ero seduto accanto al professor Brunetta, al banco della Presidenza - hanno espresso pareri abbastanza netti. Ora faccio una breve carrellata, sperando di non dimenticarne qualcuno. Confindustria ha detto che è un Piano generico e senza impegni precisi e che, senza attuazione del PNRR, il PIL non cresce; secondo la CGIL, si tratta di un'austerità selettiva scaricata sui lavoratori e i pensionati; secondo la UIL, il Piano difficilmente porterà alla crescita di cui il Paese ha bisogno; secondo CISAL, la cornice è restrittiva; ce ne ha relazionato Confartigianato, con Casartigiani, dicendo che è sbagliato tornare a politiche di austerity; secondo Confesercenti, è assente una spinta sui consumi; secondo Confcommercio, i consumi delle famiglie languono; l'ANCI, dopo i tagli subiti nell'ultima legge di bilancio, che hanno un impatto 2024-2028, ha detto: noi non abbiamo più un euro da dare, neanche sottoforma di accantonamento, e la cosa più grave, signor Ministro, è che l'ha detto un Sindaco del suo stesso partito; secondo l'UPPI, c'è stata la spending review del 2024, che è giunta inaspettata, abbiamo pagato dazi per un miliardo, con cui abbiamo contribuito alle finanze pubbliche; secondo il CNEL - ho già detto -, questo Piano delinea una spesa netta, in calo dal punto di vista reale, punto. Ed è una scommessa far diminuire la spesa reale cercando di far crescita, questo ha detto il professor Brunetta. Ora arriviamo ai pezzi forti. Secondo Bankitalia, l'economia va a ritmo moderato in Italia, si registrano una stasi delle costruzioni e molte difficoltà nella manifattura; nel 2024, il PIL viene rivisto al più 0,8 per cento, il Piano non è esente da rischi, ci si basa su un margine di crescita delle nuove entrate con l'assunzione che siano permanenti; secondo la Corte dei conti, il Piano porta a una riconfigurazione del volume di prestazioni e servizi che i cittadini ricevono. Traduco: quei miliardi che mancano oltre i 9 miliardi che vengono dalla differenza tra il deficit tendenziale e programmatico, o vengono dal contenimento delle uscite - e quindi, tagli -, e/o da un aumento delle entrate, cioè a potenziali nuove tasse, e, a mia esplicita domanda, hanno confermato che è proprio così. Secondo L'Istat, senza una crescita consistente del PIL, è difficile che la tendenza alla diminuzione del debito possa svilupparsi nel corso dei prossimi anni. Questo è strettamente correlato a quello che ha detto lei, in risposta a “T-man”, prima, alla fine dei discorsi generali. Siamo tornati a uno stato stazionario dell'economia, con tassi di crescita contenuti che stentano a dimostrare un Paese che si sviluppa. Si sono spente alcune cause - superbonus, l'hanno detto loro, eh - che hanno generato la precedente spinta propulsiva del PIL e, quindi, dobbiamo attendere che ci siano altre forze che possano incrementare questa crescita. L'UPB ha confermato che, in questo Piano, la crescita è legata al PNRR fino al 2026, il sostegno viene dal PNRR e ha confermato il ribasso allo 0,8 per cento.

Direi che non è andata proprio bene con queste audizioni. Basterebbero questi punti, potrei anche fermarmi per conclamare il disastro di questo Piano, Ministro. Però, poi ieri sera lei è intervenuto e ha dato un'ulteriore spallata, perché, nel tentativo di voler far capire al Parlamento e agli italiani che troverete le risorse, ha detto alcune cose che sono potenzialmente devastanti. Il mantra del suo discorso è stato: prudenza, prudenza, prudenza, che è la classica neolingua dell'austerità di cui parlava Fitoussi, che si può tradurre tranquillamente con: tagli, tagli, tagli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

In questo Piano, Ministro, i costi ci sono, ma di entrate lei, praticamente, non ne ha parlato. Certo, quando ha recitato la riduzione dell'impatto sull'evasione mi si è scaldato il cuore, ma un centesimo di secondo dopo mi sono ricordato che avete inserito nel decreto omnibus il condono agganciato al concordato preventivo biennale, quel condono che ci costerà, più o meno, un miliardo. Quando ho citato la frase che lei ha detto il 4 ottobre a Bloomberg, lei giustamente ha detto: bisogna andare a leggere, a sentire quello che ho detto, non bisogna andare a riguardare. Ebbene, io sono andato a leggermelo, e il virgolettato riporta: “nessun aumento di tasse, ma ci sarà una chiamata di contribuzione per tutti”, e nel video del discorso di Pontida lei cita: “a mio giudizio, i sacrifici li devono fare tutti, in base all'articolo 53 della Costituzione”. Ora, una mia domanda: signor Ministro, ma lei e il Governo, nel momento in cui avete dato l'OK a quel condono, avete avuto un'amnesia improvvisa sull'articolo 53 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Le ricordo che la Borsa, in quel giorno, è calata dell'1,5 per cento. Lei ha detto: è successo in tutta Europa. Sì, ma in Italia c'è stato il calo peggiore, e io un intervento di quel genere, a borse aperte, me lo posso aspettare da un novellino della politica, non certamente da lei.

Ma torniamo alla questione della spesa e delle entrate. Ieri sera ha detto che taglierete tutto tranne la spesa sanitaria, anzi, la spesa sanitaria nominale crescerà un po' di più di quell'1,5 per cento medio della spesa primaria netta generale. Ma questo non significa affatto che ci sarà una crescita del finanziamento alla sanità in rapporto al PIL, e questo lo abbiamo visto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) anche nel rapporto che ha presentato GIMBE ieri, che non ha fatto altro che prendere i dati del PSB e riportarli sulla tabellina, che fa vedere che scendiamo dal 6,3 per cento al 6,2 per cento, e se il suo collega Schillaci va in televisione a dire che c'è bisogno di un Piano che ci porti in linea con l'Europa al 7 per cento, quella differenza dello 0,6 - 0,7 per cento cuba circa 15-16 miliardi di PIL. Non mettere quei soldi equivale a definanziare la sanità, cioè tagliare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E nel dire, poi, che farete tagli su tutto il resto, andate a colpire nuovamente la casa, e non mi riferisco tanto alla revisione del catasto, quello con l'adeguamento delle rendite che, poi, non impatterà sulle prime case, se non al momento in cui andranno vendute. Quindi, a questo punto, vi aspettate di prendere i soldi solo dalle seconde case? Ma il fatto è che andrete a creare un danno, andando a togliere tutte quelle riduzioni nelle detrazioni per le ristrutturazioni per le seconde case; perché è vero, ci sarà una riduzione delle uscite per lo Stato, ma eliminerete anche tutto quello di buono che hanno fatto le ristrutturazioni, cioè far emergere quel nero, far lavorare quelle piccole e medie imprese che fanno innescare quel circuito: fatturato, pago gli operai, gli operai utilizzano quei soldi per andare a fare la spesa, i negozietti incassano, rientra tutto nel circolo, un circuito virtuoso che andrete a eliminare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Poi lei, ieri, non ha risposto alla mia domanda sull'ammontare previsto nella legge di bilancio, ma ha citato alcune misure che, giustamente, saranno in legge di bilancio e che volete rendere strutturali: il taglio del cuneo fiscale - anche se non ha parlato di quelle notizie sul décalage, cioè non lo ha confermato ma non lo ha neanche smentito però -, l'accorpamento delle aliquote, per la natalità, tutte misure che cubano, guarda caso, proprio quella decina di miliardi che sono disponibili; e alla richiesta sul dove andrete a prendere quei 15-16 miliardi che mancano - perché è evidente che una legge di bilancio che possa essere sotto i 24-25 miliardi è nel campo del possibile, ma, secondo me, nel campo dell'improbabile - io non ho avuto risposta; le risposte che ci ha dato non erano certo di risorse immediate, cioè andrete quindi, anche qui, a tagliare ai soliti noti. Ma io dico: invece di andare a colpire i soliti noti, può alzare il telefono e fare una telefonata al suo collega Crosetto che, in questi giorni, in Parlamento ha fatto incardinare una serie di proposte che cubano circa 2,8 miliardi di euro per l'ammodernamento di carri obice, munizioni, bazooka anticarro, e per i droni esclusivi prodotti dagli israeliani, che sono gli stessi che vengono utilizzati da Netanyahu sulla striscia di Gaza? Glielo vuole dire lei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) agli italiani che devono stringere la cinghia perché noi dobbiamo andare a comprare armi che si spera non dobbiamo mai utilizzare? Io no di certo, il MoVimento 5 Stelle no di certo.

Questo Piano, signor Ministro, ingabbia l'Italia per i prossimi 7 anni, ben oltre il momento in cui lei e la sua maggioranza - ci auguriamo - lascerete la guida di questo Paese, perché lo lascerete, metaforicamente parlando, in macerie, e la cosa che mi lascia basito, signor Ministro, è che lei, dottore commercialista, due volte presidente della Commissione bilancio, da circa trent'anni qui in Parlamento, sembra essere innamorato di questo avanzo primario, il che, da un certo punto di vista, è giusto: maggiori incassi, maggiori entrate, la differenza la metto su quel famoso debito pubblico e cerco di fare questa cosa.

Lei continua a volerlo perseguire anche in assenza di crescita del PIL e sa perfettamente, non può negare di non saperlo, che, in assenza di crescita del PIL, ci sono solo ritorsioni sui cittadini perché, come ho detto prima, ci saranno maggiori costi, cioè tassazione, e/o minori entrate e servizi ai cittadini.

L'avanzo primario non porta stabilità a questo Paese, visto che l'Italia è in avanzo primario praticamente dai primi anni Novanta. Quindi, signor Ministro, non è prudenza, ma è miopia politica e soprattutto di visione per il futuro del Paese. Ce l'ha detto proprio lei ieri sera, quando ha confermato e ha detto: sarà difficile conseguire l'obiettivo del +1 per cento di crescita del PIL. Come ha confermato l'UPB, la crescita del PIL è ancorata al PNRR, quel PNRR che voi non avete votato, che ha portato il Presidente Conte e che non riuscite a mettere a terra, perché, ad oggi, sui 44 miliardi del 2024 avete portato a casa solo 9 miliardi.

PRESIDENTE. Concluda.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Chiudo, signor Presidente. Nella sua replica, signor Ministro, lei ha detto che sta lavorando per costruire la credibilità al Governo, perché il problema vero è il debito e i relativi oneri per interessi, ma lei continua a cadere nel buco nero della mancata crescita, che non si fa tagliando, ma investendo e facendo girare l'economia, che è l'esatto contrario di quello che è previsto in questo Piano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Ottaviani. Ne ha facoltà.

NICOLA OTTAVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. È sempre utile ascoltare le minoranze. Io voglio continuare a definirle come tale all'interno del dibattito parlamentare e non opposizioni preconcette, perché questa è la nostra impostazione culturale, è questa la sede nella quale verificare se si possano migliorare alcune programmazioni, alcune pianificazioni, perché solo a seguito delle indicazioni che promanano dalle minoranze c'è la necessità eventualmente di attivare il principio della re melius perpensa.

Il problema, però, qual è, signor Presidente? È che, a seguito delle indicazioni che anche oggi abbiamo ascoltato, che fanno pendant con quelle di ieri, all'interno della sede delle Commissioni riunite, noi dobbiamo ulteriormente ringraziare il Ministro e il Governo per il coraggio che hanno profuso nell'adozione di quest'atto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questa è la verità storica e la verità non soltanto politica che consegniamo agli atti parlamentari dopo questa giornata.

Perché lo diciamo? Perché è bene ripartire da un profilo di prolegomeno, perché, quando si utilizzano gli acronimi, come in questo caso PSB, può sembrare magari qualche cosa di simile ad un gioco da playstation. Così non è, perché stiamo parlando di un Piano strutturale di bilancio che, per la prima volta, viene introdotto all'interno del nostro ordinamento e - voglio sottolinearlo, che sia chiaro - all'interno dell'ordinamento comunitario, guarda caso all'indomani della vittoria del centrodestra alle politiche del 2022 in Italia. Significa che l'Europa sta cambiando e che stanno cambiando i parametri anche per la verifica dell'attendibilità dei singoli Stati nel corso della loro attuazione di politica economica finanziaria. Quindi, andare a verificare se c'è un rientro del deficit, non a comando, non premendo uno di quei pulsanti che oggi noi abbiamo a disposizione sui nostri piani e sui nostri tavoli, ma soltanto dopo un accordo tra gli Stati e l'Europa, è un'ulteriore vittoria che questo Governo deve necessariamente intestarsi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e, all'interno di questo Governo, le politiche indicate e tracciate da parte della Lega e in primis del Ministro Giorgetti.

Allora, per coloro che magari ci ascoltano anche dall'esterno di quest'Aula e che non sono innamorati degli acronimi, ma che sono innamorati di tutto quello che riguarda il Paese reale, l'amministrazione reale, questo Piano strutturale di bilancio altro non è sostanzialmente che un programma pluriennale di carattere finanziario. La differenza rispetto a quello che avviene all'interno degli enti locali, delle amministrazioni dello Stato, che portano avanti anche in quel caso, come avviene per i bilanci degli enti pubblici, la programmazione pluriennale, è che questa programmazione deve essere concordata con un partner diverso, con un partner che noi ribadiamo essere il primus inter pares e non un'autorità sovraordinata, dalla quale necessariamente vengano fuori precetti spesso sforniti di una possibilità di attuazione reale e concreta.

Allora, che cosa avviene? Avviene che, in realtà, si è cercato di montare - e arriviamo quindi alla parte politica del nostro intervento - una vera e propria querelle e una sorta di caso attorno a un'indicazione, che non è che promana dal Governo, ma da un istituto di ricerca, ci mancherebbe altro. Quella indicazione, rispetto ad uno 0,2 in meno sulla stima trimestrale del PIL, in realtà, che cosa ci dice? Come ieri ha rappresentato il Ministro con enorme puntualità, sia tecnica che politica - perché quando si parla di bilancio si parla di politica, non si parla soltanto di tecnica - non centrare con certezza la stima dell'1,0 per cento per il 2024 non significa non centrare quegli obiettivi nel medio e nel lungo periodo che riguardano quel piano, con la possibilità che quel numeretto, che ormai sta diventando una sorta di un numeretto magico, venga comunque centrato attraverso l'attività virtuosa che il Governo continua a portare avanti.

Allora, si è parlato addirittura di scandalo: diamine, allora qui vanno rivisti tutti quanti i conti. Non è così, perché, se si dovesse parlare di lettura in scuro e non in chiaro delle indicazioni che ieri sono pervenute da parte del Ministro - magari per bon ton istituzionale il Ministro non lo potrà dire, ma lo diciamo noi e ci assumiamo la responsabilità di quello che andiamo a rappresentare - guardiamo quello che succede nelle altre economie comunitarie. Abbiamo Paesi, come la Germania, che sono stati indicati nel corso degli ultimi anni come il booster, l'unico traino dell'economia comunitaria, che registrano qualche cosa vicino all'1 per cento, ma siamo davanti al meno 0,1 per cento, quindi in area negativa, cosa che non avveniva probabilmente da 50 anni a questa parte per quel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), al quale auguriamo ogni bene. Non ci vengano però gli altri a insegnare come dobbiamo redigere il nostro bilancio e come dobbiamo redigere il nostro Piano strutturale di bilancio.

Ecco perché vogliamo parità, vogliamo soprattutto pari accesso agli strumenti europei di programmazione economico-finanziaria. Ecco perché la ringraziamo ulteriormente, Ministro, per le delucidazioni che ieri ha rappresentato, anche e soprattutto sulla materia della riduzione delle tasse sul lavoro, perché si stava creando un altro equivoco, ma questa riduzione delle tasse sul lavoro può ingenerare un cortocircuito all'interno della parità pensionistica, che comunque si deve centrare rispetto a quella diminuzione.

Ieri ha fatto strabene il Ministro a ribadire che, in realtà, non si tratterà di sacrifici che vengono richiesti certamente ai lavoratori - lavoratori fino a 35.000 euro di retribuzione - ma si tratterà di intervenire sotto il punto di vista fiscale. Così verrà assicurata la parità all'interno non soltanto del sistema fiscale, ma soprattutto contributivo e non ci saranno ricadute negative per quelle che saranno le future generazioni per il pagamento delle pensioni.

Dopodiché, si è fatta una polemica sterile relativamente all'aumento - così è stato definito - delle accise. No. Il Ministro credo che sia stato oltremodo chiaro e, ancora una volta, si è esposto, dando fede ai criteri di cui spesso parla, ossia il criterio della trasparenza assoluta e dell'assunzione della responsabilità dei conti, parlando di allineamento all'interno di quella che noi vogliamo definire la giungla delle accise, che non abbiamo causato noi.

Questo allineamento è chiaro che porterà ad una diminuzione rispetto a quelle che possono essere le accise che vengono praticate sulla materia della benzina, con una probabile ipotesi di innalzamento per quanto riguarda le accise relative al gasolio. Questo però renderà intellegibile finalmente quella giungla delle accise che ha causato molto spesso imbarazzo all'interno delle famiglie e dei consumatori, costretti ogni 2-3 anni a rivedere l'autovettura da comprare, anche un'utilitaria, perché, se cambia la prospettiva delle accise anno per anno, non si ha la tranquillità nell'investimento e soprattutto nell'assunzione di obbligazioni finanziarie da parte delle famiglie medie.

Poi, Ministro, guardi, ci permetta: ancora una volta dobbiamo stigmatizzare e sottolineare quell'enorme coraggio che ha avuto lei e tutto il Governo quando pian piano arrivavano i dati del superbonus che, ancora oggi, anziché venir messo all'interno di una sorta di dimenticatoio storico, viene esaltato. È stato l'unico caso di una droga finanziaria immessa all'interno di un circuito senza sapere quali potessero essere le conseguenze.

È stato l'unico caso - da quando c'è la nostra età e, soprattutto, da quando c'è la nostra Costituzione, in applicazione dei principi dell'articolo 53 - dove è stato operato un credito allo scoperto, cioè sostanzialmente, senza una previsione economico-finanziaria anticipata rispetto alla provvista a disposizione, è stato detto: tutti coloro che vogliono, possono.

E, allora, bene ha fatto il Ministro a ricordare, anche in più di qualche occasione, che se, ad oggi, siamo arrivati a circa 140 miliardi su quella posta, rischiamo di arrivare a 180-190 miliardi. Quindi, mai è stato speso - come ha ricordato, nella celeberrima frase, Winston Churchill - così tanto per così pochi, perché di questo stiamo parlando. Infatti, 170-180 miliardi equivalgono a 8-9 manovre finanziarie che dovevano essere destinate a 60 milioni di contribuenti e non soltanto a 400.000 immobili presenti sul nostro Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E, allora, l'ultima nota, Presidente, ce la permetta, ce la consenta: è quella relativa addirittura al sarcasmo effettuato ieri di qualche componente della nostra Assemblea parlamentare, rispetto alla citazione di Keynes da parte del Ministro, assolutamente propria; addirittura, si è parlato di una citazione impropria. Allora, mi permetta Ministro, a questo punto, indichiamo noi Joseph E. Stiglitz, che tutto può essere definito, meno che economista assolutamente liberale di destra, anzi proprio nell'Università Cattolica, nella prolusione dei corsi che si è tenuta di recente, quando ha portato avanti questa sua lectio magistralis, ha ricordato come l'economia dovrebbe servire la società e non la società servire l'economia, come è avvenuto in passato all'interno di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), in un'Europa in cui contavano i finanzieri e non contava il popolo.

Grazie Ministro, il voto della Lega è di assoluta fiducia al suo operato e a quello del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, la deputata Chiara Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quando, nell'aprile scorso, si era esaminato il DEF, avevamo messo in evidenza il vuoto e la mancanza di progettualità di quel documento, un vuoto però che era stato giustificato dalle nuove regole europee in via di definizione, e che sarebbe stato poi riempito dai documenti vincolanti per la manovra.

Ecco, il Piano strutturale di bilancio che esaminiamo oggi è tutto fuorché questo, è un piano previsto dalla nuova governance economica europea, che avrebbe dovuto definire il quadro programmatico per i prossimi cinque anni, impostando politiche di lungo respiro e, invece, è una grande occasione mancata. Quello che ci viene presentato, oggi, su richiesta insistente delle opposizioni - perché per voi sarebbe stato sufficiente un benestare del Consiglio dei Ministri - è il compitino per l'Europa, in cui si dice poco e quello che si dice non può che preoccuparci, perché il Paese cresce meno di quello che vi siete affannati a raccontare in questi mesi.

Le vostre previsioni sono state giudicate ottimistiche e non esenti da rischi da parte di tutti gli auditi. Sostenete di volere mantenere tutte le misure in scadenza, dal cuneo fiscale al taglio dell'IRPEF, e citate le buone intenzioni di aumentare la spesa sanitaria, ma senza dire come. Anzi, ieri in Commissione, il Ministro Giorgetti ha detto due grandi verità: che aumenterete, di fatto, le tasse sulla casa non per rendere più equo il prelievo, ma per fare cassa e che, soprattutto sulla sanità, non aumenterete di un solo euro, in rapporto al PIL, le risorse che servono a salvare il Servizio sanitario nazionale, come ha ricordato ieri per ultima la Fondazione GIMBE (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non c'è alcuna indicazione né sulla dimensione del fabbisogno aggiuntivo, né sulle modalità di copertura, un'assoluta mancanza di trasparenza nei confronti del Parlamento, nessun indirizzo di natura economica, orientato davvero allo sviluppo e alla crescita per le imprese e a sostegno dei cittadini.

Di fronte a un Paese che continua a fronteggiare l'effetto congiunto di grandi emergenze, con sempre più cittadini che scivolano verso la povertà, con i salari più bassi d'Europa, con una crescita dell'inflazione non contenuta in alcun modo; di fronte a un'emergenza climatica che vi ostinate a non vedere, ma che ci presenta a ogni occasione un prezzo economico e sociale sempre più alto; di fronte ai continui tagli e inefficienze dei servizi pubblici locali, dalla sanità ai trasporti, alla scuola, che colpiscono, in primo luogo, chi si trova in condizioni di fragilità, ma che ormai chiamano in causa sempre più cittadini rimasti soli ad affrontare problemi quotidiani ed emergenze imprevedibili; di fronte all'assenza di qualunque politica industriale, che penalizza settori strategici della nostra economia, dall'automotive, al siderurgico, all'edilizia; di fronte a un quadro così preoccupante, il Piano strutturale di bilancio poteva rappresentare l'occasione per programmare la politica economica dei prossimi anni, definendo obiettivi, strumenti e risorse per dare un respiro al Paese. Invece, vi siete limitati a prendere atto dei vincoli della nuova governance europea, presentando un Piano scritto in assenza di un vero confronto non con le opposizioni, ma con il Paese, ma tant'è. Quindi prendiamo quello che ci avete dato e rimaniamo ai numeri.

Avete scelto la strada più facile e scontata, dove a pagare il conto delle restrizioni, i famosi sacrifici del Ministro Giorgetti, alla fine saranno sempre gli stessi: lavoratrici e lavoratori, pensionati e pensionate. Pagheranno loro i conti in ordine e i condoni, fino al condono tombale, quello che è il più grave insulto ai contribuenti onesti che uno Stato può concepire.

Forse, Ministro, quando lei parla della società che la preoccupa, la società signorile di massa, dovrebbe pensare anche a queste misure, all'effetto che hanno queste misure (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Le misure che volete confermare saranno l'unico mezzo a disposizione dei lavoratori per provare a fronteggiare l'aumento della spesa, dai carburanti - altro che cancellare le accise (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), come gridavate qualche anno fa; avete pronta una bella tassa Meloni, scritta nero su bianco in questo Piano -, alle cure mediche, con 4 milioni e mezzo di italiani che rinunciano a curarsi, al carrello del supermercato, ai prezzi incontrollati dell'energia che si abbattono su famiglie e imprese.

Mancano interventi in grado di sostenere l'economia, non pensate di ripristinare nessuno strumento vero a sostegno delle imprese, com'era l'ACE, non c'è un piano di assunzioni, né un piano per la transizione digitale e men che meno per quella ecologica. Altro che Piano casa, di cui non c'è traccia, al massimo un nuovo bel condono edilizio mascherato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ad aggravare il quadro, c'è il tema del Piano nazionale di ripresa e resilienza, degli investimenti e delle riforme previste. Alla preoccupazione fortissima per i ritardi che si stanno accumulando, dove solo un terzo delle risorse risulta essere utilizzato, come certifica l'Ufficio parlamentare di bilancio, c'è la mancanza di una strategia che guarda al domani, un progetto per dare continuità al PNRR, mentre, invece, annunciate tagli pesantissimi ai comuni e alle regioni, che significheranno, ancora una volta, tagli ai servizi, alle persone e alle comunità, dal sociale, all'assistenza e al trasporto pubblico locale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Si asseconda, così, un declino. Che cos'altro è, altrimenti, una produzione industriale che scende da 18 mesi? E l'unica risposta che riuscite a immaginare è un attacco al Green Deal europeo, che oltre a essere disastroso sul piano scientifico - perché continuate a negare il cambiamento climatico -, rischia di lasciarci indietro sul piano tecnologico e rispetto allo sviluppo delle politiche europee.

E poi c'è il capitolo delle privatizzazioni, la svendita dei gioielli pubblici, mentre il mondo va in direzione opposta: porti, poste, banche per avere un po' di soldi in più, per riparare un debito che non siete in grado di risanare; e poi le ferrovie, quelle che il Ministro Salvini non sa far funzionare e che pensate solo di svendere per un po' di cassa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Eppure, un'altra strada è possibile, parliamo di investimenti pubblici, soprattutto di quelli in ricerca e innovazione, per favorire una crescita economica che sia equa e sostenibile.

Un'altra strada è possibile, con una riforma fiscale che garantisca equità e progressività, che rafforzi l'azione di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, piuttosto che condoni su condoni per pagare chi non paga.

Un'altra strada è possibile per favorire l'occupazione femminile, adottando misure dirette ad ampliare i congedi a entrambi i genitori e a realizzare, finalmente, gli asili nido, i servizi che servono.

Un'altra strada è possibile per sostenere il livello delle retribuzioni e il potere di acquisto dei salari, in primo luogo attraverso la riduzione strutturale del cuneo fiscale, dando priorità alle fasce più deboli, ma anche il rinnovo dei contratti, canali di accesso legali, lotta alla precarietà e ai subappalti selvaggi, riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario e, finalmente, un salario minimo legale per un lavoro dignitoso, mentre vi ostinate a boicottare una legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Conoscete però solo la strada dei tagli, per questo avete negato ogni confronto con le parti sociali. Siete stati costretti almeno ad ascoltarle qui in Parlamento, quel Parlamento che, ogni giorno, vorreste umiliato e vostro utile passacarte. Invece noi stiamo qui a esprimere tutto il disaccordo e la preoccupazione per come state conducendo il Paese, per come state compromettendo il futuro.

Qui oggi muore il populismo con cui vi siete riempiti la bocca nelle promesse elettorali. Questo Piano ci dice che siete così impegnati a fare la storia che avete perso il senso della misura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), e soprattutto la misura dei vostri fallimenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, mi permetterà di iniziare dove lei ha finito ieri, in audizione presso le Commissioni riunite, perché, della frase che lei ha citato, mancava un pezzo che, secondo me, è quello più importante ed è quello che, in realtà, riflette questo Piano strutturale di bilancio, cioè che il sole è quasi sempre dietro la collina. Credo che questo sia riportato esattamente all'interno del Piano, perché il percorso di aggiustamento dei conti pubblici, configurato nel Piano strutturale di bilancio, con la riduzione del rapporto deficit/PIL sotto il 3 per cento nel 2026, consentirà l'uscita dell'Italia dalla procedura per deficit eccessivo nel 2027.

Capisco che questo, per i colleghi dell'opposizione, non sia una notizia. Capisco che in termini di debito, nostro malgrado, dobbiamo alzare le mani perché la palma d'oro di chi ha creato il debito più grande in Italia va al Partito Democratico, quindi su questo inevitabilmente possono sicuramente dare il loro contributo. Il paradigma, però, di questo Governo è completamente diverso. Lei lo ha spiegato e cerco di interpretare, indegnamente, il suo pensiero di ieri, perché credo che a molti sia sfuggito quello che voleva dire quando parlava di tagli.

Perché, sì, il Ministro Giorgetti ha parlato di tagli, ha parlato di tagli agli sprechi, e capisco che anche questo, per voi, sia un tema non confacente, perché, durante la tragedia del periodo del COVID, abbiamo avuto contestualmente la tragedia di essere governati dai 5 Stelle, che sono stati inondati, all'epoca al Governo, di miliardi, che magicamente sono finiti in banchi a rotelle o in qualche altra diavoleria, che sicuramente non ha aiutato l'economia del Paese.

Capisco anche che, per i colleghi dell'opposizione, sia difficile capire questo Piano strutturale di bilancio perché, per poterlo leggere, per poterlo interpretare, serve un cambio di paradigma reale nella politica italiana e nella politica europea in generale. Quando il Premier Meloni ha accettato di formare questo Governo, ha accettato contestualmente una grandissima sfida: quella di prendere l'Italia da una situazione economica disastrosa nella quale si trovava e portarla, man mano, verso i punti più alti della crescita possibile in quel momento.

Ministro, credo che anche lei, quando ha giurato, ha contestualmente accettato una sfida, la sfida di dare delle soluzioni che non fossero soltanto un bellissimo racconto di favole, quello che siamo abituati ad ascoltare in quest'Aula da parte delle opposizioni, ma dare finalmente a questo Paese la concretezza e la serietà. Questo è un altro punto fondamentale che noi ritroviamo all'interno di questo Piano strutturale di bilancio, che in pochi hanno capito o che in pochi hanno voluto capire. Perché quello che non si racconta è il miracolo che il Governo Meloni ha fatto in questi 2 anni, portando la serie storica dell'occupazione in Italia a livelli mai raggiunti prima.

Nessuno racconta, o vuole raccontare, i risultati che abbiamo avuto nella politica delle entrate. Il Vice Ministro Leo, che ringrazio per il lavoro fatto in questi mesi, ha finalmente cambiato l'idea del rapporto fra cittadino e fisco. Qui mi permetterete di fare un piccolo inciso, perché noi non dobbiamo pensare al fisco come una punizione per alcuni, a beneficio di altri. Il tema non è, in termini reddituali, portare in basso chi è più in alto; l'obiettivo da raggiungere è innalzare chi si trova in basso verso posizioni più alte.

E questo noi lo abbiamo fatto con tutti gli atti e con tutte le riforme che sin qui sono state profuse dal Governo Meloni. Ministro, Presidente, per il Partito Democratico ogni tanto funziona un po' la psicologia dello specchio.

Quindi, dicono che noi aumentiamo le tasse perché loro propongono la patrimoniale europea; così come per il MoVimento 5 Stelle viene facile elencare una serie di misure da attuare, perché tanto per loro il debito non esiste, gli interessi sul debito tanto li pagano i cittadini italiani, che gli importa. La saggezza, però, è proprio questa: la stagnante prudenza - sì, prudenza, prudenza, prudenza - diventa stagnante nel senso positivo, nell'accezione positiva del termine, perché è questo che porterà l'Italia ad avere credibilità, una credibilità che già abbiamo ottenuto e che sicuramente sarà d'aiuto nelle future contrattazioni in Europa.

Noi possiamo pensare al futuro soltanto se immaginiamo, così come fa il Governo all'interno di questo Piano, un nuovo modo di gestire l'economia italiana. Le politiche di questo Governo sono e saranno sempre a favore di imprese e famiglie, sono e saranno sempre a favore della natalità, a favore della crescita, perché non ci può essere crescita in una Nazione che contestualmente non cresca in età anagrafica, non ci può essere crescita in una Nazione dove non si riesca a riportare al lavoro i nostri giovani. Da questo punto di vista, credo che l'impegno profuso sia stato già ampiamente riconosciuto.

Allora, Ministro, il Piano strutturale di bilancio traccia una linea ambiziosa, dura, perché pone al centro dei propri obiettivi le proiezioni di lungo termine della spesa, che tenga conto anche delle tendenze sociali alle quali andiamo incontro, quelle geopolitiche, quelle demografiche a cui accennavo prima, ma soprattutto che tenga conto delle nuove sfide, senza esaltazione. Perché noi siamo stati abituati in tutti questi anni ad avere dei partiti politici, dei leader, dei Premier, dei Ministri dell'Economia che, nel momento della redazione degli atti, si facevano prendere dall'esaltazione e, quindi, ponevano, all'interno dei documenti, numeri per lo più non realizzabili, soprattutto che non corrispondevano alla reale crescita. In questo caso, invece, noi facciamo esattamente il contrario.

Lungi da noi essere oggetto di esaltazione, cerchiamo di essere concreti, e quei numeri li riportiamo, alle volte, anche al di sotto delle aspettative. Qualche settimana fa, un reporter straniero ha scritto che il mantra del Ministro Giorgetti, il mantra di questo Governo parte dalla stabilità e dalla capacità di ridare credibilità alla Nazione, attraverso le proprie azioni, che sono centellinate…

PRESIDENTE. Colleghi! Scusi, l'interruzione, deputata Lucaselli. Ho cercato di far suonare la campanella, ma mi pare che non sia sufficiente. Quindi siamo costretti a questa breve interruzione, prima della conclusione dell'intervento della deputata Lucaselli. Capisco che ci avviciniamo al voto e, quindi, c'è un po' di confusione fisiologica, però tutti hanno il diritto - e sono qui per farlo rispettare - di completare il proprio intervento nel silenzio e nell'attenzione generale. Quindi vi prego di fare silenzio e di consentire un adeguato svolgimento dei nostri lavori. Prego, deputata, riprenda il suo intervento.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Dicevo che, qualche settimana fa, una reporter parlava del mantra del Ministro Giorgetti e della Premier Meloni, cioè quello di ridare finalmente credibilità e autorevolezza all'Italia attraverso una politica capace di estrinsecarsi sul lungo periodo e attraverso la stabilità del Governo. Ministro, io questo l'ho ritrovato interamente all'interno di questo Piano strutturale di bilancio, che è soltanto la traccia di quello che il Governo farà, non è l'indicazione specifica, non doveva essere l'indicazione specifica, arriverà - lo ha già ampiamente chiarito il Ministro in audizione - il piano di specifica, non era questa la sede. Quindi, le lamentele riportate dall'opposizione, evidentemente, non tengono conto di quello che è un nuovo percorso che intraprendiamo oggi con questo Piano strutturale di bilancio.

Mi permetta anche, Ministro, di sottolineare un punto. Per il Governo Meloni e per il Ministro la centralità del Parlamento non è stata mai messa in discussione: nessuno ha mai pensato che questo Piano non sarebbe passato dal vaglio delle Camere, così come oggi è, e che ci si sarebbe limitati al passaggio in Consiglio dei ministri. Questo non è mai stato all'ordine del giorno di questo Governo, che rispetta il Parlamento e che, in Parlamento, chiede che ci siano il dibattito e la discussione sui temi fondamentali. Però, chiediamo che questo dibattito sia sui temi fondamentali: non possiamo continuare ad ascoltare illazioni che nulla hanno a che fare con gli atti che leggiamo e con i dati che vengono riportati, non soltanto dal MEF e, quindi, dall'autorità di Governo, ma anche dalle Autorità indipendenti, perché, quando parlano istituti come Banca d'Italia o altri istituti, bisogna saper leggere quale è l'obiettivo e l'obiettivo è quello al quale facevo riferimento prima: prometti meno e consegna di più…

PRESIDENTE. Concluda.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Questo, Ministro, è stato il suo mantra per questi due anni, è la posizione di Fratelli d'Italia ed è per questo che Fratelli d'Italia voterà favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Marattin. Ne ha facoltà, per due minuti.

LUIGI MARATTIN (MISTO). Grazie, Presidente. Non c'è niente che non si possa dire in due minuti. Io ho due domande in due minuti, relative a due cose - io ho ascoltato quasi tutto il dibattito - che non ho sentito. La prima: il Piano strutturale di bilancio non è un documento di finanza pubblica come gli altri, cioè non è un documento che contiene un orizzonte triennale e, poi, l'anno prossimo ne facciamo un altro. È un documento che per 5 anni non si cambia più, cioè i numeri che votiamo adesso, per 5 anni - salvo cambi di Governo, quindi, probabilmente, fra tre anni - non si possono cambiare. La politica italiana, che è abituata ad avere un orizzonte di riferimento fino alla prossima elezione amministrativa - quindi, 6 mesi, 8 mesi - o, a volte, fino al prossimo sondaggio, in che modo si prepara ad affrontare una programmazione che è almeno triennale? Prima domanda che lascio nell'aria.

Seconda domanda: fra questi numeri che non si possono cambiare, il più importante è quello che dice che la spesa primaria, al netto di alcune componenti, nei prossimi 5 anni, dovrà crescere al massimo dell'1,5 per cento all'anno, addirittura quest'anno dell'1,3, quindi anche un po' meno. Io sono andato a guardare, negli ultimi 30 anni, la spesa pubblica primaria a che velocità è andata: è cresciuta, negli ultimi 30 anni, in media, a una velocità del 5,7 per cento annuo. Quindi, noi stiamo votando una cosa che ci obbliga a fare uno sforzo quattro volte superiore rispetto a quello che abbiamo fatto negli ultimi 25 anni, in cui hanno governato destra e sinistra. Allora io mi chiedo: come fa la politica italiana a cambiare, a questo punto, il modo attraverso cui si pone nella ricerca del consenso? Perché, dal 2000 ad oggi, la spesa pubblica italiana, in rapporto al PIL, è cresciuta quattro volte più della media europea e, in questo stesso lasso di tempo, siamo cresciuti quattro volte meno della media europea, cioè abbiamo speso quattro volte in più e siamo cresciuti quattro volte meno, perché la spesa pubblica, destra e sinistra, in questo Paese, non la usano per l'economia, ma per comprare consenso politico. È nel DNA della politica italiana. E ora che stiamo approvando un documento che dice che la crescita della spesa deve essere così bassa rispetto a quello che tutti abbiamo fatto in 30 anni, questo come cambia il modo in cui noi, fuori di qui, andiamo a rapportarci con i cittadini e andiamo a chiedere il consenso ai cittadini?

PRESIDENTE. Concluda.

LUIGI MARATTIN (MISTO). La politica italiana ha fatto una riflessione seria su cosa significa questo documento o, per l'ennesima volta, stiamo facendo solo show? Ministro Giorgetti, lei, in replica, ha detto delle cose che nessun parlamentare del suo partito, compreso il suo segretario di maggioranza, ripeterebbe, invero ha preso voti esattamente dicendo il contrario, ma la stessa cosa farebbero altri partiti. O il PSB ci serve a ripensare il modo in cui trattiamo il rapporto con i cittadini oppure sarà stata l'ennesima occasione sprecata di questi tempi (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. CCXXXII, n. 1)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lucaselli, Comaroli, Pella e Romano n. 6-00132, accettata dal Governo.

Ricordo che, in caso di approvazione di tale risoluzione, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, risulteranno precluse le altre risoluzioni presentate.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Sono così precluse le altre risoluzioni presentate.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse, il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative per la prevenzione e la cura del tumore al seno e delle mozioni concernenti iniziative per il rilancio produttivo e occupazionale degli stabilimenti italiani di Stellantis (argomenti iscritti ai punti nn. 4 e 5 dell'ordine del giorno dell'odierna seduta) è rinviato alla prossima settimana, mentre il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in materia di parità di genere (argomento iscritto al punto n. 6 dell'ordine del giorno della seduta odierna) è rinviato alla seduta di domani.

Conseguentemente, nella parte pomeridiana della seduta di oggi, dopo la votazione finale del disegno di legge n. 1532​-bis-A, recante il collegato in materia di lavoro, si procederà al seguito dell'esame della proposta di legge n. 1744​, recante il riconoscimento del relitto del regio sommergibile “Scirè” quale sacrario militare subacqueo, che, ove non concluso, proseguirà nella seduta di domani, nella quale sarà iscritto come primo argomento all'ordine del giorno prima del seguito della discussione delle mozioni in materia di parità di genere.

Avverto inoltre che, con lettera in data 8 ottobre, i presidenti delle Commissioni finanze e lavoro hanno rappresentato l'esigenza - sulla quale hanno convenuto all'unanimità gli uffici di presidenza integrati dai rappresentanti dei gruppi delle Commissioni riunite - di posticipare al prossimo calendario dei lavori l'avvio dell'esame in Assemblea, attualmente previsto per la seduta di lunedì 14 ottobre, della proposta di legge n. 1573​ e abbinate, recante disposizioni in materia di partecipazione dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati dell'impresa. Conseguentemente, secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame di tale provvedimento non sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute previste per la prossima settimana. Avverto infine che, nella giornata di lunedì, la seduta avrà inizio alle ore 14,30.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della Giustizia, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro dell'Istruzione e del merito e il Ministro dell'Interno.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi anche considerata la diretta televisiva in corso. Ciò significa che, quando la campanella suona, siamo arrivati al termine del tempo.

(Iniziative normative volte a rivedere il cosiddetto interrogatorio preventivo alla luce delle criticità emerse da recenti notizie di stampa – n. 3-01472)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, n. 3-01472 D'Orso ed altri (Vedi l'allegato A).

La deputata Carla Giuliano ha facoltà di illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmataria.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, lo scorso 25 agosto è entrata in vigore la cosiddetta legge Nordio, con cui avete introdotto l'interrogatorio preventivo, che prevede che l'indagato, prima di essere arrestato, debba essere avvisato, convocato e interrogato dal giudice e, soprattutto, che possa liberamente consultare e conoscere tutti gli atti di indagine, compresi i nomi delle persone che lo hanno denunciato, che lo accusano e i nomi dei testimoni. Ebbene, dal 25 agosto, Ministro, lei e la sua maggioranza avete messo in pericolo la vita e l'incolumità di tutti i cittadini perbene, che scelgono di non girarsi dall'altra parte, che denunciano e testimoniano e che ora, con la sua riforma, potranno essere minacciati e intimiditi. Ministro, purtroppo, abbiamo letto proprio articoli di stampa che raccontano storie di questo tipo.

Ministro, con questa riforma, dite apertamente che per voi tutelare l'indagato ed evitare che vada in carcere conta più della vita e della incolumità dei testimoni e di coloro che denunciano. Se lei, Ministro, ha un minimo di competenza e di coraggio, ci dica cosa intende fare per cancellare gli effetti nefasti della sua riforma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.

CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Innanzitutto, dico che noi non sappiamo quali siano questi fenomeni che sono stati oggi indicati. Non ne abbiamo notizia, se non attraverso asserite notizie di stampa, che io, peraltro, non leggo e che, comunque, dovrebbero essere coperte da segreto istruttorio. Quindi, stiamo discutendo di vuota metafisica dell'intelletto.

Detto questo, l'interrogatorio preventivo è una scelta di civiltà, esiste nei Paesi dove è nata la democrazia ed è preordinato a quella esaltazione della presunzione di innocenza che è stabilita dalla nostra Costituzione. Nell'esperienza mia, di pubblico ministero e di modesto studioso del diritto, ho assistito troppe volte a emissione di ordinanze di custodia cautelare che poi sono state ribaltate dal tribunale della libertà o, addirittura, annullate dalla Corte di cassazione, perché non erano state tenute presenti le ragioni dell'imputato, ragioni che, se fossero state espresse prima dell'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare, avrebbero evitato la tragedia di persone che si sono trovate improvvisamente - caso Tortora insegna - incriminate, imprigionate, esposte al ludibrio dell'opinione pubblica, spesso orientata da una stampa fasulla, e sulle quali nessuno ha mai risposto, sulle quali nessuno ha mai pensato nemmeno di risarcire l'immenso fardello di dolore che si è accumulato su queste persone che poi sono state liberate, senza che nemmeno alcuno, appunto, chiedesse loro scusa. L'interrogatorio di garanzia non è, peraltro, un elemento comune a tutti i reati. Se leggete bene la riforma, vedrete che è limitato a certe circostanze e non inficia minimamente quelle che sono le segretezze dell'istruttoria e dell'indagine, segretezze che spesso sono violate proprio dalla stampa che molto spesso voi invocate qui dentro.

PRESIDENTE. La deputata D'Orso ha facoltà di replicare.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Signor Ministro, lei solo una cosa, oggi, doveva fare in quest'Aula: chiedere scusa ai cittadini per i danni che la sua riforma sta già producendo. Avrebbe dovuto chiedere scusa a quel cittadino perbene che ha denunciato degli spacciatori e se li è trovati poi sotto casa a minacciarlo ed è stato costretto a cambiare città. A causa della sua orribile riforma, quegli spacciatori prima di essere arrestati hanno potuto leggere il nome di quel testimone negli atti di indagine. Vi ricordate il video di Salvini che citofonava a casa dei presunti spacciatori? Ora a causa della sua riforma, Ministro, sono gli spacciatori che vanno a citofonare a casa dei testimoni, e non c'è proprio niente da ridere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Allora, mi chiedo: ma che Governo è quello che, per garantire spazi di impunità ai colletti bianchi e sottrarli al carcere - perché questa è la vera finalità di questa riforma, dell'interrogatorio preventivo -, mette in pericolo la stessa vita delle persone perbene che denunciano i reati e mortifica la domanda di giustizia delle vittime? Ve lo abbiamo detto per mesi, sgolandoci: avvisare l'indagato dell'intenzione di arrestarlo e consentirgli di leggere tutti gli atti è una trovata tanto ridicola quanto pericolosa, perché è chiaro che verrà incentivata la fuga, è chiaro che verrà incentivato l'inquinamento delle prove, è logico che chi rischia l'arresto faccia di tutto per cancellare le prove a suo carico, per concordare le versioni con i suoi sodali, intimidire i testimoni perché cambino la versione dei fatti.

Vede, Ministro, introdurre nuovi reati, innalzare le pene di quelli già esistenti è facile, basta un tratto di penna, ma se poi mettete tanti sassolini nell'ingranaggio del processo penale, come l'interrogatorio preventivo, come stabilire la durata massima di 45 giorni per le intercettazioni, quando tutti sanno che in 45 giorni non emergono elementi per scoprire reati come violenza sessuale, corruzione, usura, estorsione, così facendo ostacolate l'attività di accertamento dei reati, impedite che i responsabili vengano assicurati alla giustizia. I cittadini non comprendono perché, davanti a un'evidenza, ladri e spacciatori debbano girare in libertà, come se nulla fosse.

PRESIDENTE. Concluda.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Ora, io non so - e concludo - se è per incapacità o malafede, ma una cosa è certa: dovete chiedere scusa ai cittadini, perché state rendendo l'Italia un Paese più ingiusto e più insicuro e dovete togliere il disturbo il prima possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative diplomatiche volte a garantire la sicurezza dei giornalisti italiani all'estero, con particolare riferimento alla vicenda dei giornalisti Rai incriminati in Russia – n. 3-01473)

PRESIDENTE. Il deputato Faraone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01473 (Vedi l'allegato A).

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, due giornalisti italiani del TG1, Stefania Battistini e Simone Traini, stanno subendo, in queste ore, la richiesta, da parte di Putin, attraverso un tribunale, dell'arresto attraverso l'estradizione o dell'arresto, se colti nel territorio russo, e noi siamo preoccupati perché la Russia e Putin dimostrano, per l'ennesima volta, nei confronti del sistema dell'informazione, a maggior ragione nei confronti di giornalisti nel nostro Paese, la loro incapacità di rispettare la libera informazione.

Chiediamo al Governo cosa intende fare per tutelare la libera informazione e per tutelare, anche attraverso la Rai, il lavoro dei i giornalisti.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, il Governo ha seguito fin dall'inizio, con la massima attenzione, il caso degli inviati della Rai, Stefania Battistini e Simone Traini. È una vicenda che attenta a valori fondamentali come la libertà di stampa e di informazione. Subito dopo aver appreso dell'inserimento dei due inviati nella lista dei ricercati dalle autorità di Mosca, con l'accusa di essere entrati illegalmente nel territorio russo di Kursk, al seguito delle truppe ucraine, il Ministro Tajani ha dato istruzioni di convocare alla Farnesina l'ambasciatore della Federazione Russa in Italia, per esprimere sconcerto e protestare con forza contro il provvedimento. All'ambasciatore russo è stata chiesta l'immediata revoca della decisione da parte di Mosca, è stato inoltre sottolineato come, dopo l'avvio dei procedimenti penali a loro carico, i due giornalisti fossero rientrati in Italia a metà agosto, su indicazione della Rai. Il recente accoglimento del mandato d'arresto da parte del tribunale di Kursk, nei confronti di due inviati, è un inaccettabile atto di intimidazione verso il libero giornalismo.

Il Governo lo ha condannato con forza, definendolo un'ulteriore forma di persecuzione nei confronti della libertà di stampa. Parole di condanna che rinnovo in questa occasione, in difesa di uno dei principi fondanti delle nostre democrazie, come riconosciuto pubblicamente dalla stessa Stefania Battistini. A lei e a Simone Traini voglio rinnovare la piena solidarietà dell'intero Governo.

Continueremo a esercitare ogni possibile forma di pressione sulle autorità di Mosca per tutelare la libertà e la incolumità degli operatori della stampa e della libera informazione.

Come ha fatto ieri il Ministro Tajani, desidero esprimere oggi, in quest'Aula, la vicinanza e la solidarietà del Governo anche a Lucia Goracci e alla troupe del Tg3, vittima di un assalto in Libano in cui ha perso la vita il loro autista, colpito da infarto.

L'ampliamento degli scenari di crisi ci spinge a un impegno sempre più intenso per assicurare l'incolumità dei giornalisti italiani nel mondo. La Farnesina mantiene al riguardo uno stretto contatto con la Rai e con tutti gli altri operatori televisivi, radio e della carta stampata, per fornire costanti ed aggiornate informazioni sulle condizioni di sicurezza nelle aree del conflitto. Il Governo italiano sarà sempre schierato a difesa della libertà di stampa e continuerà a promuovere in tutte le sedi il diritto costituzionale di informazione e di cronaca.

PRESIDENTE. Il deputato Faraone ha facoltà di replicare.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, sicuramente sono soddisfatto per le parole che lei ha espresso in quest'Aula. Sono soddisfatto perché credo sia intollerabile ciò che è avvenuto da parte di un dittatore come Putin: semplicemente perché due giornalisti stavano documentando una sconfitta dell'esercito russo (oltrepassare il confine da parte dell'esercito ucraino e sfondarlo era, infatti, una sconfitta da parte di quell'esercito), quindi semplicemente per aver documentato un fatto Putin pretende di arrestare due giornalisti di un altro Paese del servizio pubblico italiano.

Io credo che, da questo punto di vista, tutti insieme - il Governo, innanzitutto - dobbiamo costruire le condizioni affinché la libera informazione sia garantita: nessuna legge è stata violata e niente è stato compiuto, che debba essere punito.

Però, signor Ministro, non avrei mai fatto presentato question time perché avrei dato per scontato quello che ho detto qui - e rafforzo quello che anche lei ha espresso - se vi fosse stato un altro Governo più lineare rispetto ai temi che riguardano quel conflitto: mi riferisco al Vicepremier Salvini del Governo, di cui lei fa parte, che, fino a qualche giorno fa, sventolava con Orbán, a Pontida, le bandiere russe in quel pratone. Noi non siamo affidabili per i nostri alleati dal punto di vista internazionale. È stato dimostrato anche dal pre-vertice che c'è stato qualche giorno fa fra gli Stati Uniti e alcuni Paesi del G7, escludendo l'Italia, che presiede il G7.

Questo Governo, purtroppo, in politica estera è ambiguo e inaffidabile e ci costringe a presentare un question time su temi che dovrebbero vederci, invece, assolutamente unitari nella difesa della libera informazione proprio per l'ambiguità di alcuni suoi esponenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

(Intendimenti in ordine alla conferma del divieto di estrazione mineraria nelle aree protette e nei siti rete Natura 2000, con particolare riguardo al Parco del Beigua – n. 3-01474)

PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01474 (Vedi l'allegato A).

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il tema è questo: in sede di conversione del decreto n. 84 del 2024, recante disposizioni urgenti sulle materie prime critiche d'interesse, avevo proposto una modifica molto semplice, nel senso di prevedere che le disposizioni del decreto non si applicassero alle aree protette nazionali e regionali, istituite ai sensi della legge quadro sulle aree protette e ai siti della rete Natura 2000.

La Sottosegretaria Bergamotto diede parere contrario, sostenendo che questa norma era implicita, cioè, era già contenuta e non era necessario specificarla. Il fatto si è ripetuto anche in sede di conversione, con parere contrario ad un ordine del giorno che chiedeva soltanto di garantire questo tipo di esclusione. Però, dato che i dubbi restano, il quesito è questo: se intenda confermare le parole della Sottosegretaria di Stato, ribandendo che, anche a seguito dell'introduzione delle disposizioni contenute nel nuovo decreto-legge n. 84 del 2024, sia vietata qualsiasi attività di estrazione mineraria nelle aree protette nazionali e regionali, istituite ai sensi della legge quadro, e nei siti della rete Natura 2000, incluso il Parco del Beigua.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, signor Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti. Con riferimento al quesito posto, è opportuno premettere che il Governo sta rivolgendo la massima attenzione al tema delle terre rare e delle materie critiche, in quanto strettamente correlato alle tecnologie sviluppatesi per la decarbonizzazione energetica, nonché alle nuove forme di mobilità ed alle innovazioni in ambito produttivo e industriale. Non si tratta, pertanto, di una mera valutazione di tipo economico, collegata ai recenti rialzi del valore sul mercato o all'aspettativa di una domanda in crescita nei prossimi anni.

Sostanze quali il litio, che è il più diffuso, ma anche la grafite o il titanio - citato dall'onorevole interrogante - soffrono di un alto rischio nella fornitura. Un adeguato approvvigionamento rappresenta, perciò, una sicurezza verso le sfide della politica energetica ed industriale che si stanno ponendo per il futuro ed alle quali il Governo è chiamato a rispondere ed è, inoltre, una garanzia a fronte delle incertezze connesse alle dinamiche geopolitiche.

Si rammenta che sull'argomento è stato appositamente predisposto il Tavolo nazionale per le materie critiche, il cui obiettivo specifico è coniugare le esigenze industriali e la sostenibilità attraverso la messa a punto di una strategia nazionale in coordinamento con le iniziative eurounitarie.

Con specifico riferimento al quesito posto, si rileva che nel regolamento europeo sulle materie prime critiche sono già precisate le modalità di contemperamento delle esigenze strategiche di estrazione e trasformazione con quelle della tutela all'interno dei siti della rete Natura 2000.

Per quanto di competenza del MASE, non si può che confermare quanto dichiarato dalla Sottosegretaria Bergamotto. Infatti, anche a seguito dell'introduzione delle disposizioni inserite nel nuovo decreto-legge n. 84 del 2024, resta vietata qualsiasi attività di estrazione mineraria nelle aree protette nazionali e regionali e nei siti di rete Natura 2000, ivi incluso il Parco naturale regionale del Beigua.

PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di replicare.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, rileggerò la risposta perché, comunque, la premessa era un po' lunga. Sono tutti temi condivisibili, ma a questo quesito, secondo me, occorreva rispondere solo con l'ultima parte, cioè, o “sì” o “no”. Lei mi conferma - se ho capito bene - che le parole della Sottosegretaria Bergamotto corrispondono alla realtà.

Io le confesso a questo punto che nel testo del decreto-legge n. 84 del 2024 queste parole così chiare non le ho viste, ma sarà stata una mia colpa, tant'è vero che avevo provveduto, anche in coordinamento con chi dirige quel parco, dove è ben noto che vi è uno dei più grandi giacimenti di titanio d'Europa. Insomma, la preoccupazione di questi anni è sempre stata viva e vera. Mi ero occupato di questo tema anche nel 2021 mi pare con il suo predecessore - ultimo o penultimo - Cingolani. Anche allora avevamo avuto un certo tipo di garanzie.

Quindi, se questo è il quadro e lei mi conferma che lo è, come conferma che questo contemperamento delle varie esigenze non va a toccare gli equilibri e comunque i siti naturali, compresi i parchi regionali, posso ritenermi soddisfatto di quanto udito oggi da lei in Aula.

(Iniziative di competenza volte a promuovere un confronto con gli operatori del settore in relazione alla riorganizzazione del mercato della distribuzione del gas – n. 3-01475)

PRESIDENTE. La deputata Ruffino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01475 (Vedi l'allegato A).

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente e signor Ministro. L'attuale configurazione della distribuzione del gas naturale contempla l'istituzione di 172 ambiti territoriali ottimali, con l'obiettivo di favorire le economie di scala e salvaguardare la concorrenza. Le chiediamo, signor Ministro, se non ritenga opportuno promuovere un confronto con gli stakeholder nell'ottica di favorire un necessario ridisegno del mercato attraverso misure di incentivazione delle aggregazioni, nel rispetto delle dinamiche dell'ambiente.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, Presidente. Un grazie agli interroganti. Con riferimento al quesito posto, giova premettere che la distribuzione di gas naturale è un settore regolato da un articolato quadro normativo e regolatorio ancora in via di definizione con cui, a partire dall'entrata in vigore del decreto legislativo n. 164 del 23 maggio 2000, è stato superato il modello di affidamento diretto per introdurre la procedura di gara. Più in particolare, si segnala che dal 2000 il contesto normativo e regolatorio è stato rivisto a più riprese, al fine di garantire un efficiente affidamento del servizio per il sistema e per l'utenza. Tuttavia, come ha avuto modo di rappresentare l'interrogante, il numero sempre maggiore di contenziosi insieme all'eccessiva regolazione del settore hanno portato all'aggiudicazione definitiva di pochissime gare d'ambito negli ambiti territoriali minimi, che ad oggi sono 172, come citato, e come individuati dal decreto ministeriale 19 gennaio 2011: siamo a una decina scarsa, forse.

Il legislatore pertanto, in considerazione della difficoltà attuativa della disciplina, con la legge sulla concorrenza per il 2021 ha inteso rivedere i criteri di gara e quelli per la valutazione dell'offerta per l'affidamento del servizio di distribuzione del gas naturale. Più in particolare, la revisione del contesto normativo in via di definizione intende, tra l'altro, aggiornare i criteri di valutazione degli interventi di innovazione tecnologica, nonché introdurre importanti elementi di coordinamento fra i criteri di valorizzazione degli interventi e gli obiettivi di ottimizzazione e razionalizzazione dell'utilizzo delle risorse energetiche; l'intento è quello di accelerare l'iter delle gare.

Con riferimento alla revisione del numero degli ATeM, si rappresenta che a livello tecnico sono allo studio misure volte a rivedere l'attuale modello di sistema, anche in considerazione dei nuovi sviluppi tecnologici. Saranno garantiti gli opportuni momenti di confronto con tutti i soggetti coinvolti, al fine di addivenire ad un quadro regolamentare che garantisca lo svolgimento delle gare nel rispetto del principio di concorrenzialità ed efficienza della rete.

PRESIDENTE. La deputata Daniela Ruffino ha facoltà di replicare.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Ministro. Come dicevo, il tempo per intervenire nella prima parte è sempre molto breve. L'attuale configurazione contempla l'istituzione di 172 ambiti territoriali ottimali, tuttavia, quanto previsto è rimasto in gran parte inattuato, proprio perché c'è una grande complessità nelle procedure e anche un basso interesse da parte degli enti locali. Faccio presente che, ad esempio, l'estensione della rete del gas per molti territori non è assolutamente prevista, ne sono insomma privi. Ad oggi sono state aggiudicate - mi risulta - 9 gare ed una ventina sono state avviate, ma non sono state completate. Le gare avrebbero dovuto premiare non solo l'offerta economica migliore, ma anche la capillarità delle reti, al fine di incentivare una maggiore concorrenza e favorire la presenza di operatori forti e capaci di gestire i sempre più frequenti mutamenti industriali e tecnologici; questo è il tempo e a questo tempo ci dobbiamo, ovviamente, adattare.

La domanda di gas è destinata a mutare in particolare con un ruolo crescente - lei lo sa bene, signor Ministro - per i gas rinnovabili e questo condurrà a un nuovo modo di operare dei distributori di gas con la capacità di gestire dei flussi bidirezionali. Quindi, signor Ministro, le gare dovrebbero essere utilizzate per offerte che migliorino la qualità delle reti: occorre puntare su efficienza energetica, performance ambientali e tecnologia. Nel 2023 il MASE, il suo Ministero, ha messo in consultazione una proposta di un nuovo decreto ministeriale relativo ai criteri di gara, ma il decreto non risulta ad oggi pubblicato. La paventata riduzione del numero di operatori della distribuzione del gas porterebbe a un nuovo assetto delle gare, che eliminerebbe qualsiasi reale possibilità di competizione degli ATeM, creando una barriera economico-finanziaria alla partecipazione e azzerando la concorrenza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

(Iniziative in materia di politica energetica volte ad attrarre investimenti nel settore delle fonti rinnovabili, con particolare riguardo alla vicenda della Senec di Brindisi – n. 3-01476)

PRESIDENTE. Il deputato Mauro D'Attis ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01476 (Vedi l'allegato A).

MAURO D'ATTIS (FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, è un esempio, quello che riportiamo con il collega Caroppo, di un investimento in Italia - in questo caso a Brindisi, ma ce ne sono diversi - di aziende che non sono cinesi, che quindi hanno un capitale magari italiano, misto o con aziende di altri Paesi dell'Unione europea, che però trovano difficoltà a intervenire dal punto di vista dell'investimento, perché ovviamente un quadro normativo poco stabile, piuttosto che un quadro di incentivi non alimentante questo tipo di investimenti li scoraggia. Così accade che, per esempio, a Brindisi un investimento di diverse centinaia di milioni di euro viene sottratto al beneficio del territorio. Le chiediamo, signor Ministro, quali siano le azioni di politica energetica, da questo punto di vista, in materia di fonti rinnovabili che il Ministero intende attuare.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, signor Presidente. Un grazie agli interroganti. In merito al quesito posto dagli onorevoli interroganti, occorre ribadire che l'Italia intende sfruttare i notevoli benefici insiti nella vasta diffusione delle rinnovabili, che risultano centrali nel processo di decarbonizzazione. Al fine di garantire la più rapida installazione di ulteriori 73,3 GW di impianti a fonti rinnovabili al 2030, abbiamo messo in atto una serie di interventi che garantiranno uno snellimento delle procedure amministrative, incluse quelle relative alla valutazione ambientale. Basti pensare che il tasso di entrata in esercizio dei nuovi impianti FER è passato da una media di 1 gigawatt-anno fino al 2021 a circa 5 gigawatt nei primi 8 mesi dell'anno corrente.

In relazione ai sistemi di incentivazione per le rinnovabili sta per partire il meccanismo FER2 ed è in fase di definizione il meccanismo di incentivazione FERX, che rappresenta il supporto delle rinnovabili più importante mai attuato nel nostro Paese. Queste misure garantiranno incentivi sul medio periodo, supportando gli investimenti per oltre 61 GW di impianti.

Vanno ricordati anche i provvedimenti introdotti con il PNRR, come quello relativo alle CER, all'agrovoltaico o alla cosiddetta energy release per promuovere l'autoproduzione di energia rinnovabile nei settori energivori: queste misure servono ad alimentare la domanda nazionale di installazione di nuovi impianti rinnovabili e vanno nell'ottica di attrazione degli investimenti nel nostro Paese. Al contempo, dal punto di vista industriale, il Governo sta sostenendo la produzione in Italia di celle e moduli fotovoltaici per ridurre la dipendenza dall'estero e, insieme al MIMiT, confermo la volontà di attuare politiche che favoriscano gli investimenti e la permanenza di ogni stabilimento che intenda produrre nel nostro Paese e, peraltro, in linea con il Net-Zero Industry Act.

Non c'è alcun dubbio che l'Italia punti sulle rinnovabili nell'ambito del mix energetico, in quanto dalla diffusione delle stesse dipenderà la capacità del nostro Paese di raggiungere i target di decarbonizzazione previsti al 2030, di colmare il gap di prezzo dell'energia con gli altri Stati e di ridurre la nostra dipendenza energetica dall'estero.

PRESIDENTE. Il deputato D'Attis ha facoltà di replicare.

MAURO D'ATTIS (FI-PPE). Grazie, signor Ministro. È indubbio che il Governo ha attuato - li ha elencati - programmi importanti e li ha messi nero su bianco. Il riferimento all'incertezza normativa dell'interrogazione mia e del collega Caroppo è, per esempio, relativo a un tempo degli ultimi 15 anni, in cui evidentemente non si è voluto investire su questo fronte. Dobbiamo recuperare il tempo perduto anche perché, signor Ministro, lei lo sa bene, andiamo incontro allo spegnimento delle centrali a carbone, come è giusto che sia, e la transizione la dobbiamo interpretare, facendo in modo che le fabbriche e gli impianti che produrranno da fonti rinnovabili siano in Italia possibilmente e non altrove, perché non siamo solo terra di conquista. Quindi, accogliamo con favore non soltanto quello che è già stato fatto rispetto agli incentivi all'installazione - i programmi sono stati ben dettagliati nella sua risposta -, ma soprattutto la volontà dichiarata in questo question time del Governo di incentivare e di intervenire sulla produzione industriale, questa parola “industria”, così bella e tante volte maltrattata in Italia, come se fosse una parolaccia.

Questa dichiarazione noi l'accogliamo con grande favore e ci permettiamo anche di suggerire, signor Ministro, se fosse possibile, di farsi promotore, lei con il Ministro Urso, perché lavorate a braccetto da questo punto di vista, di un incontro con queste aziende che hanno l'incertezza sull'investimento prima che scappino via dal Paese, perché so che già lo fate anche per altri tipi di investimenti.

Quindi, da questo punto di vista, signor Ministro, grazie per la risposta e, soprattutto, grazie per quello che farete nelle prossime settimane per evitare che questi investimenti vadano altrove (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Intendimenti in ordine alla ripresa della produzione di energia nucleare in Italia - n. 3-01477)

PRESIDENTE. L'onorevole Ilaria Cavo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01477 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. L'introduzione nel nostro Paese della produzione di energia nucleare è stata gravata dal peso di posizioni ideologiche che di fatto hanno bloccato il dibattito, ma oggi la rivoluzione che sta investendo il settore energetico, sia per gli obiettivi di riduzione dell'impatto ambientale sia per gli stravolgimenti geopolitici e la necessità di ridurre il costo dell'energia, ci obbliga a riconsiderare in maniera obiettiva la generazione di energia elettrica per via nucleare. Come gruppo Noi Moderati abbiamo presentato una proposta di legge per sostenere ricerca e installazione di impianti di nuova generazione, in linea con quanto lei ha tracciato già questa mattina in audizione nelle Commissioni competenti.

Nel frattempo, il Piano strutturale di bilancio di medio termine prevede una legge delega in materia proprio per la ripresa della produzione di energia nucleare. Le chiediamo, pertanto, quali siano le tempistiche dell'iter sia legislativo sia di bilancio per avviare progetti di ricerca e sviluppo industriale in grado di validare le più rilevanti scelte progettuali e tecnologiche.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie Presidente e un grazie agli interroganti. Con riferimento al quesito posto, giova premettere che, anche sulla base degli esiti della Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile, un gruppo di lavoro ad hoc sta procedendo a un riordino della legislazione di settore per garantire un nuovo quadro normativo e un sistema di governance finalizzato a supportare il programma di produzione nucleare sostenibile in Italia. Entro la fine del 2024 verrà valutato uno schema di legge delega, che sarà, quindi, auspicabilmente sottoposto al vaglio parlamentare nei primi mesi del 2025, in linea con quanto previsto dal Piano strutturale di bilancio di medio termine.

L'obiettivo è favorire la ripresa della produzione di energia da fonte nucleare insieme allo sviluppo delle infrastrutture, al potenziamento del know-how, alla promozione dei partenariati pubblico-privati e a un rafforzamento degli accordi internazionali. Con riferimento al tema delle risorse, alcune misure di sostegno dell'attività di ricerca sono già ricomprese nel Piano di ricerca di sistema e in Mission Innovation.

È evidente che il quadro normativo che si sta delineando agevolerà la definizione di misure stabili in grado di promuovere investimenti privati in questo settore, garantendo, in particolare, un sostegno finanziario alle prime fasi di sviluppo dei progetti, il costante supporto per la ricerca industriale, l'innovazione e lo sviluppo tecnologico delle imprese e la sostenibilità a lungo termine del programma nucleare.

Sarà poi chiaramente il mercato a definire la convenienza economica di una fonte energetica rispetto all'altra, considerando che tutte le fonti hanno un rischio in termini di economicità, di sicurezza degli approvvigionamenti, di incremento dei costi delle materie prime e di dipendenza rispetto a una prevalente catena di approvvigionamento. Rileva sottolineare, da ultimo, come elemento di valutazione, che sulla base delle ipotesi di scenario - e parlo di ipotesi di scenario - inserite nel Piano nazionale integrato energia e clima è stimato un risparmio minimo, nelle ipotesi più conservative di sviluppo del nucleare, di 17 miliardi di euro rispetto al costo di scenario senza nucleare al 2050, con importanti ricadute economiche a livello nazionale in termini di competenze, commesse, occupazione e, in definitiva, di PIL.

PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Colucci ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, siamo soddisfatti della sua risposta, della prospettiva che ci ha dato, in particolar modo per l'incoraggiamento che sta dando, in questo modo, al Paese per concentrarsi su questo tema, su cui il gruppo di Noi Moderati da molto tempo è particolarmente concentrato. Abbiamo fatto la prima iniziativa sul nucleare a fine 2022, proprio perché siamo convinti che, per emanciparsi definitivamente dalla produzione di energia da fossili, sia assolutamente necessario un mix energetico fatto di energia prodotta da fonti rinnovabili, che, però, non sono sufficienti.

Bisogna incoraggiarle e bisogna sostenerle, ma non riescono a soddisfare tutto il fabbisogno energetico. Il mix energetico si può rafforzare solo con il nucleare e vogliamo uscire da queste posizioni ideologiche che non ci hanno portato da nessuna parte. La politica dei “no” - no-TAP, no-TAV, “no” ai rigassificatori, “no” al nucleare - ci ha fatto dipendere dal fossile, e noi, invece, vogliamo un'evoluzione nel nostro Paese in linea con la transizione ecologica, certamente non essere dipendenti dal gas russo o dal nucleare cinese ed essere finalmente non solo un Paese di ricerca, ma un Paese che si concentra sul nucleare per la produzione energetica.

Ricordo a tutti i colleghi che è dal 1963 che l'Italia è un Paese nucleare. Pensiamo solo rispetto al settore sanitario quanti sono gli strumenti di diagnostica prodotti con questo metodo. Allora, non diciamo che l'Italia non è nucleare; lo è e ha delle grandi eccellenze, sia nell'ambito dello studio sia nell'ambito della produzione industriale. Dunque, iniziamo a essere concreti, perché le persone ci chiedono concretezza. In Europa ci sono 121 centrali e nel mondo se ne prevedono 400. È arrivato il momento di agire.

Il Governo con la legge delega sarà da noi certamente sostenuto e incoraggiato e saremo al suo fianco perché questo Paese possa fare un balzo di modernità, ma anche culturale, perché il nucleare è necessario. Finalmente potremo fare la transizione ecologica perché il nucleare è sicuro, è economicamente vantaggioso, e sicuramente ci può dare quella prospettiva di cui il mondo economico e industriale del nostro Paese ha bisogno, cioè l'energia prodotta in Italia.

(Iniziative urgenti in ordine all'immissione in ruolo e alla stabilizzazione del personale docente e amministrativo del comparto scuola - n. 3-01478)

PRESIDENTE. La deputata Piccolotti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01478 (Vedi l'allegato A).

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Come denunciamo da molti anni, la scuola italiana è diventata una fabbrica di precariato per i suoi docenti, e con l'arrivo del Ministro Valditara le cose non sono cambiate e sono addirittura peggiorate. In particolare, l'Italia aveva ricevuto una lettera dalla Commissione europea nel 2019, poi nel 2020, ancora nel 2023, e qualche giorno fa è arrivata la notizia del deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea per non aver posto fine all'uso eccessivo di contratti a tempo determinato. Ci sono anche questioni salariali molto gravi e nella nostra interrogazione chiedo al Ministro che cosa intenda fare per porre rimedio a questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE VALDITARA, Ministro dell'Istruzione e del merito. Signor Presidente, gentili onorevoli, occorre fare chiarezza sulla realtà dei fatti senza fare demagogia. Il 3 ottobre la Commissione europea ha reso noto, in un suo comunicato, di avere deferito alla Corte di giustizia lo Stato italiano in ordine ad una procedura avviata nel 2019 che riguarda diverse categorie di lavoratori del settore pubblico, e non solo il personale scolastico. Soprattutto, ad oggi non sono ancora conosciute le questioni specifiche che verranno poste presso la Corte di giustizia.

Il comunicato, infatti, dà soltanto atto della chiusura dell'istruttoria tecnica, mentre i contenuti del ricorso verranno definiti nelle prossime settimane; pertanto, solo in quel momento potranno esprimersi valutazioni compiute in ordine alla procedura, la quale riguarda, peraltro, in massima parte, scelte fatte dai precedenti Governi. Posso, invece, dire che si deve a questo Governo l'intervento volto ad allineare il trattamento economico dei docenti precari rispetto ai docenti di ruolo all'atto dell'assunzione a tempo indeterminato attraverso la revisione della ricostruzione di carriera, un'operazione svolta nel decreto Salva infrazioni del 2023, che ha richiesto anche un importante investimento economico pari a 21 milioni di euro per il 2023, 30 milioni per il 2024 e 21 milioni a decorrere dal 2025.

Pur non conoscendo la procedura di infrazione, gli interroganti ritengono che la soluzione consista nel procedere alle assunzioni di tutti gli idonei dei precedenti concorsi. A tal riguardo, anche in questo caso sono costretto a precisare aspetti ben noti a chiunque si occupi seriamente del mondo della scuola. Nella passata legislatura c'è stato un accordo fra il precedente Ministro e la Commissione europea con il quale l'Italia si è impegnata ad assumere 70.000 docenti con concorsi PNRR.

Nessuna prospettiva era prevista per gli idonei del concorso 2020, la cui graduatoria sarebbe presto scaduta, se non fosse stata prorogata e resa ad esaurimento da questo Governo.

Originariamente, l'accordo contemplava l'obbligo di assumere tutti i 70.000 docenti con concorso entro il 31 dicembre 2024, termine irrealistico. Trattando con la Commissione europea, abbiamo ottenuto di prolungare questo termine al 31 dicembre 2026. Proprio questa trattativa ci ha consentito, lo scorso anno, di assumere oltre 40.000 docenti fuori dai concorsi PNRR. Quest'anno abbiamo iniziato ad assumere gli idonei dei precedenti concorsi: 6.000 sono quelli che abbiamo immesso in ruolo. Procederemo gradualmente fino all'esaurimento delle graduatorie.

Concludo, ribadendo che l'impegno del Governo prosegue al fine di ottenere dalla Commissione europea ulteriori margini di flessibilità nella revisione della riforma del reclutamento, attraverso un confronto con gli uffici di Bruxelles che abbiamo già avviato e che possa consentirci di evidenziare le peculiarità del sistema italiano, del tutto trascurate nella fase di originaria definizione del PNRR.

Per quanto riguarda gli stipendi dei docenti italiani in rapporto a quelli dei Paesi OCSE, preciso che i dati si riferiscono al 2022 e non tengono conto dell'ultimo aumento stipendiale contenuto nel contratto firmato a gennaio 2024. Non dimentichiamoci che, dopo il 2009, ultimo contratto firmato, sono passati 11 anni, sino al 2020, e in questi 11 anni i docenti italiani non hanno mai avuto un rinnovo contrattuale. La discesa rispetto alle graduatorie europee deriva proprio da questa vacanza contrattuale di ben 11 anni. Nel 2020 il contratto è stato del tutto inadeguato alle esigenze stipendiali dei docenti italiani.

Dobbiamo, invece, proseguire con gli aumenti contrattuali iniziati nell'ultimo contratto, quello firmato a gennaio 2024, e, non a caso, abbiamo stanziato 3 miliardi per arrivare rapidamente a una nuova definizione contrattuale.

Mi auguro, ovviamente, che ci possano essere sempre più risorse destinate all'aumento degli stipendi dei docenti italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Piccolotti ha facoltà di replicare.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Lei, Ministro, mi accusa di demagogia, ma la fa a sua volta, in particolare sul terreno degli stipendi dei docenti italiani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Lei sa benissimo, infatti, che i fondi che ha utilizzato per l'ultimo rinnovo contrattuale erano già stati stanziati dal precedente Governo e sa che le risorse che stanzierete, come stanno dicendo tutti i sindacati, non sono sufficienti nemmeno a recuperare il tasso di inflazione reale. Quindi, siamo in una situazione gravissima. Avete chiesto sacrifici a tutti e pensiamo che li farete fare anche ai docenti, in particolare a quei docenti precari, perché lei si nasconde dietro l'Unione europea, ma la verità è che ci sono molti posti vacanti e disponibili su cui non state facendo le assunzioni. In particolare, non ha riservato una parola né per il personale ATA, e sono 38.000 i precari anche tra questo personale, né per gli insegnanti di sostegno; i precari di sostegno sono 102.000 e stanno aumentando di settimana in settimana, ma da parte di questo Governo non si vede alcun impegno nel tentativo di stabilizzare questo personale.

Nella mia interrogazione c'era un'esplicita richiesta in tal senso e lei non ha risposto. Non ha risposto - e chiudo - semplicemente perché, finché eravate in campagna elettorale prima delle elezioni politiche, il suo partito in particolare, vi siete lanciati in gigantesche promesse elettorali di stabilizzazione, ma la realtà è ben altra e la si vede dopo due anni di Governo: questi docenti non hanno diritto, per voi, né a un lavoro stabile, né a un salario giusto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Mi faccia chiudere, dicendo che lei a Pontida si è permesso di dire una falsità: ha detto che la sinistra non vuole restituire autorevolezza ai docenti (Commenti del deputato Sasso)… Non c'è nulla di più falso! Per noi fare il docente è una delle professionalità più belle del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Se vuole restituire autorevolezza, Ministro, faccia meno retorica e si preoccupi più dei fatti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Iniziative in ordine al reclutamento e alla stabilizzazione dei docenti, anche in relazione al recente deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea - n. 3-01479)

PRESIDENTE. La deputata Iacono ha facoltà di illustrare l'interrogazione Manzi ed altri n. 3-01479 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, l'avvio di questo anno scolastico ha registrato poco più di 45.000 immissioni in ruolo di insegnanti, su oltre 63.000 posti vacanti disponibili. Secondo i dati, il fenomeno non è omogeneo sul territorio nazionale. Cito, a titolo esemplificativo, il caso della regione Liguria, dove la situazione è particolarmente critica e dove le immissioni in ruolo autorizzate hanno coperto appena il 63 per cento dei posti complessivi. Questo ha portato alle legittime numerose proteste da parte dei precari, che sono 4.000 solo in Liguria, e alla decisione della Commissione europea di deferire l'Italia alla Corte di giustizia per due motivi: uso eccessivo di contratti a tempo determinato e condizioni di lavoro discriminatorie nella scuola.

Chiediamo, quindi, al Ministro interrogato quali misure intenda adottare al fine di superare il precariato e garantire, così, il diritto allo studio e la continuità didattica alle studentesse e agli studenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE VALDITARA, Ministro dell'Istruzione e del merito. Signor Presidente, gentili onorevoli, la questione del precariato della scuola è così seria da non meritare analisi parziali, che avrebbero il solo effetto di allontanarci dalla soluzione del problema. Così come ritengo che non si faccia il vero interesse dei precari, se il dibattito viene inquinato da dati non veritieri, che, peraltro, abbiamo già provveduto a smentire: fanno testo i dati ufficiali e non quelli di fantomatiche riviste di settore.

Si dice, infatti, che i docenti precari della scuola sarebbero 250.000: a questa cifra non si arriva nemmeno sommando, oltre ai docenti, anche il personale ATA. Così facendo, si confondono situazioni diverse, che hanno cause e ragioni del tutto distinte. Le supplenze effettive per questo anno scolastico sono, infatti, ad oggi, 140.000, di cui 102.000 su posti di sostegno. Queste ultime, a fronte di un trend consolidato negli anni scolastici precedenti, potranno aumentare al massimo, a seguito di certificazioni di disabilità tardive, di 15.000 unità, tanto da portare il totale delle supplenze, al massimo, a circa 155.000, con una diminuzione di almeno 5.000 unità rispetto agli anni scolastici precedenti, quando erano fissate sulla cifra di 160.000 unità. A questi vanno aggiunti, nel numero di circa 37.000, i docenti che operano su spezzoni di cattedre, supplenze non collegate a una effettiva vacanza di organico, ma ad assenze del titolare conseguenti innanzitutto all'alto numero di docenti part time.

È doveroso, poi, ricordare che la riforma del reclutamento scritta dal Ministro Bianchi non aveva tenuto in alcun conto la questione del precariato, ponendo al centro del sistema lo strumento del concorso annuale senza eccezioni. Questo accordo ha comportato la necessità di assumere 70.000 docenti tramite i concorsi PNRR. Si tratta di una milestone che, se non raggiunta, comporterebbe la perdita di parte dell'ultima tranche del PNRR all'intero sistema Italia, che ammonta a 24 miliardi di euro. Se noi avessimo messo a disposizione, per le assunzioni extra PNRR, i 19.000 posti a cui voi fate riferimento, avremmo esaurito le facoltà assunzionali e, dunque, avremmo messo irresponsabilmente a rischio il pagamento dell'ultima rata del Piano. Dobbiamo cambiare l'accordo raggiunto nella passata legislatura ed è su questo che noi stiamo lavorando.

PRESIDENTE. La deputata Manzi ha facoltà di replicare.

IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Saluto il Ministro e la Sottosegretaria Frassinetti. Signor Ministro, vorrei rinfrescarle un attimo la memoria, perché - ho letto le dichiarazioni, anche quelle quasi ossessionate dal Partito Democratico, che lei ha rilasciato a Pontida - dimentica una cosa: in quel precedente Governo sedeva anche la Lega, al Ministero dell'Istruzione. Quegli accordi sono stati sottoscritti da un Governo a larghissima intesa.

Ma io vorrei stare sul merito della questione, perché è un problema di merito quello che le abbiamo posto. Lei ha dichiarato, all'inizio dell'anno scolastico, che si tratta di un anno scolastico che, più di altri anni, in questo momento si trova in una situazione estremamente caotica. E basta leggere le comunicazioni e la documentazione che, quasi quotidianamente, arriva all'indirizzario di tutti i parlamentari componenti la Commissione cultura.

Ecco, noi le abbiamo posto un problema e, di volta in volta, vediamo che ci si nasconde dietro il precedente Governo, c'è sempre qualche responsabilità alle spalle.

Ci si nasconde dietro l'Europa, quando voi avete già negoziato più volte modifiche del PNRR, omettendo tra l'altro un aspetto che riguarda la fase di attuazione di quei piani di reclutamento e di formazione, che sono partiti quasi un anno e mezzo dopo rispetto alle scadenze e che stiamo ancora scontando, se lei lo ricorda, signor Ministro.

Noi le chiediamo cosa intende fare: ci sono temi fondamentali che riguardano il precariato - abbiamo ricordato i dati - e riguardano il precariato sul sostegno. Da Genova, poche settimane fa, è partita una manifestazione che si è tenuta anche a Roma, volta a evidenziare le storture che il sistema di formazione che avete introdotto proprio sul sostegno - con il ruolo di INDIRE e il sistema parallelo che voi avete creato - sta producendo in questo momento; esso sta danneggiando, in primo luogo, quei docenti che si sono formati all'interno delle università, quelle università a cui state pesantemente assestando un colpo con il taglio…

PRESIDENTE. Concluda.

IRENE MANZI (PD-IDP). …del fondo di finanziamento ordinario. Ecco, noi volevamo delle risposte, non dei numeri oggi, signor Ministro. Volevamo sapere come intende affrontare il fenomeno del precariato, quali misure intende adottare. Noi, da parte nostra - e chiudo, Presidente - ci siamo visti ridurre e tagliare, con un colpo di penna, proprio da parte del suo partito, nel 2019, quella riforma del FIT, della formazione triennale, che prevedeva una formazione non a carico dei futuri docenti, ma a carico dello Stato; una riforma che prevedeva una riduzione…

PRESIDENTE. Deve concludere.

IRENE MANZI (PD-IDP). …progressiva proprio di quel precariato. I fatti ci dicono altro in questo momento, e quindi non posso, purtroppo, di fronte all'ennesimo atto di propaganda, in realtà, ritenermi soddisfatta dalla vostra risposta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Chiarimenti in ordine ai dati relativi alle supplenze per l'anno scolastico 2024-2025 - n. 3-01480)

PRESIDENTE. La deputata Miele ha facoltà di illustrare l'interrogazione Sasso ed altri n. 3-01480 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

GIOVANNA MIELE (LEGA). Grazie, Presidente. Diversi organi di stampa, oltre che talune associazioni sindacali, hanno evidenziato numerose criticità legate all'avvio dell'anno scolastico 2024-2025, asserendo che la scuola italiana continua a versare in una grave condizione. Tale condizione sarebbe determinata, puntualmente, dall'annoso problema del precariato storico che ha ricadute significative non solo sulle aspettative lavorative dei docenti, ma più in generale sul sistema educativo di istruzione.

La questione non è certamente nuova; infatti, il tema del precariato ha sempre alimentato dibattiti e critiche. Quest'anno, da quanto si apprende dagli organi di stampa, è stato stimato addirittura il record di 250.000 insegnanti a tempo determinato.

Il problema del precariato sembrerebbe particolarmente grave per gli insegnanti di sostegno; si tratta di dati che, se confermati, dimostrerebbero una realtà preoccupante che richiederebbe un intervento decisivo per ricondurre il fenomeno a dimensioni accettabili e fisiologiche, nonché per rivedere il sistema di reclutamento.

In verità, chi conosce la realtà scolastica, e la vive quotidianamente, ha la percezione che le cose stiano in modo diverso e che i dati sopra descritti non corrispondano al vero.

Si chiede, pertanto, al Ministro quali siano i dati relativi alle supplenze per l'anno scolastico 2024-2025, al fine di fare chiarezza sui numeri che continuano a circolare e che rischiano di screditare l'operato di questo Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE VALDITARA, Ministro dell'Istruzione e del merito. Signor Presidente, gentili onorevoli, facciamo definitivamente chiarezza su questi dati, perché altrimenti rischiamo di alimentare soltanto demagogia e frottole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) che danneggiano la scuola italiana.

Come ho già anticipato, il numero di 250.000 docenti precari è semplicemente nella fantasia di qualche organizzazione, o di partito o sindacale. In realtà, 250.000 - come ho già sottolineato - è un numero che non si raggiunge neanche considerando il personale ATA.

Non ritorno sui numeri, perché li ho già ricordati nella risposta all'interrogazione precedente. Come annunciato ieri nel confronto con i sindacati, intendiamo lanciare un importante piano per avviare a soluzione il problema del precariato. La maggior parte del numero dei docenti precari si registra su posti di sostegno, il 73 per cento del totale. Ciò dipende dal fatto che il numero degli alunni con disabilità, negli ultimi 10 anni, è aumentato in maniera significativa, direi esponenziale, e di riflesso anche il numero delle cattedre in deroga, assegnate spesso a docenti non specializzati.

Non si possono assumere docenti non specializzati e, proprio per questo, per la prima volta, noi abbiamo concepito un grande piano per arrivare a specializzare 85.000 docenti con almeno 3 anni di servizio, che il sistema universitario non è riuscito ad intercettare. Da qui è emersa la necessità di un intervento di natura strategica che aggredisca alle radici la problematica del precariato.

Da qui, l'intervento dei nuovi percorsi INDIRE, che verranno sviluppati anche con la collaborazione dell'Osservatorio scolastico per la disabilità, proponendo un'offerta formativa di qualità che colmi il deficit, in particolare dove vi è maggiore fabbisogno, quindi in particolare al Nord e nelle scuole dell'infanzia e primaria. L'obiettivo è, dunque, quello di incrementare il numero di docenti specializzati, in modo da creare le condizioni che, fino ad oggi, non sussistevano per trasformare gradualmente i posti in deroga in posti di organico di diritto, e quindi per avviare un graduale Piano di assunzioni.

Comunico inoltre che, nell'interlocuzione con la Commissione europea, abbiamo posto la richiesta di una maggiore flessibilità nelle assunzioni degli idonei del concorso 2020 e la possibilità di conteggiare, nel computo dei 70.000 docenti da assumere con i concorsi PNRR, anche gli idonei del concorso 2023. Vi do, dunque, una notizia importante.

Concludo sottolineando come l'anno scolastico appena iniziato evidenzi una prima inversione di tendenza, con una riduzione del precariato dei docenti; quindi, non è affatto vero che abbiamo raggiunto il record storico: è la propaganda di chi, in realtà, non vuole risolvere i problemi ma, probabilmente, ha ricordi del passato. È, inoltre, nostra ferma intenzione fare ciò che i Governi precedenti non hanno saputo realizzare.

Ricordo, infine, che l'ultimo contratto è rimasto aperto per tre anni senza che si riuscisse a concluderlo; noi siamo arrivati e, in tre settimane, abbiamo firmato, con le forze sindacali, la chiusura del contratto. Per quale motivo? Perché abbiamo destinato in aggiunta 300 milioni di euro che erano finalizzati a micro progetti, a disperdersi in iniziative che non toccavano la valorizzazione del personale docente. Grazie a quei 300 milioni, più un'aggiunta di altri 100 milioni, abbiamo potuto chiudere un contratto che era aperto da tre anni.

Inoltre, abbiamo conseguito il maggior aumento stipendiale sin qui raggiunto, con un incremento del 4,5 per cento, laddove, secondo il passato Ministro, si sarebbe dovuto dare un incremento del 3,8 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Miele ha facoltà di replicare.

GIOVANNA MIELE (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, la ringrazio per la sua risposta chiara ed esaustiva ma, ancor di più, per il suo operato supportato dalla verità fattuale e non da una propaganda demagogica: si tratta soltanto di proselitismo ad ogni costo, ai fini politici, per raggiungere risultati che, evidentemente, con il racconto della verità non si potrebbero raggiungere.

Gli ultimi 9 anni, precedenti all'insediamento di questo Governo, hanno visto un aumento delle cattedre di sostegno e difficoltà nel reperimento degli insegnanti: sono temi che, da quando lei e tutto il Governo vi siete insediati, stiamo affrontando per la prima volta in maniera seria.

Continuità didattica, qualità della docenza e stabilità del posto di lavoro sono gli obiettivi che lei si prefigge, insieme a tutto il Governo e alla maggioranza di questo Parlamento e, per dirla tutta, i dati ci forniscono risultati ed evidenze che, effettivamente, non corrispondono alle accuse che vengono lanciate sui giornali o dalle opposizioni, con le loro esplicitazioni sterili.

Solo nell'anno scolastico 2022-2023 avevamo 160.562 cattedre di supplenza, oggi ci attestiamo a circa 140.000 cattedre. La rotta è cambiata, evidentemente cambiata, ed è stato avviato un confronto positivo e costruttivo con la Commissione europea per rendere più flessibili le norme sul reclutamento e rendere, magari, più rapida l'assunzione degli idonei dei precedenti concorsi, come da lei esplicitato. Infatti, il vincolo stabilito dal precedente Governo pone limiti che ci penalizzano, come da lei - lo ribadisco - già dichiarato.

Questo Governo, attraverso il suo operato, sta dimostrando che la scuola è il centro, che la scuola è una priorità e mai nessun Governo come questo ha legiferato in tema di scuola, ha portato risultati concreti, ha evidenziato l'interesse che c'è per la comunità scolastica tutta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative per la prevenzione e il contrasto delle violenze nei confronti delle Forze dell'ordine, anche in relazione agli incidenti verificatisi in occasione delle recenti manifestazioni a favore della Palestina - n. 3-01481)

PRESIDENTE. Il deputato Perissa ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti n. 3-01481 (Vedi l'allegato A), che ha sottoscritto in data odierna.

MARCO PERISSA (FDI). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio, Ministro. Il 7 ottobre ricorreva l'anniversario della brutale aggressione da parte di Hamas ai danni di Israele. Hanno perso la vita 1.500 persone e circa 250 ostaggi. Nella ricorrenza di quell'anniversario, in Italia, qualcuno ha pensato di organizzare manifestazioni a favore della Palestina. Tutto legittimo, politicamente forse poteva sembrare un po' inopportuno, una provocazione, ma tant'è. Le manifestazioni non sono state autorizzate; eppure, si sono comunque celebrate nella città di Roma e nella città di Torino. I cortei sono diventati in brevissimo tempo scenari di violenza inaudita, di violenza urbana inaudita, portata avanti da gruppi, diciamo così, antagonisti che vengono definiti black bloc. Poi, bisogna capire se red bloc o black bloc, nel senso che si tratta di abituali frequentatori dei centri sociali.

Siamo qui per ribadire la nostra solidarietà ovviamente alle Forze dell'ordine - tantissimi gli agenti feriti tra Roma e Torino - e per chiedere al Ministro la cortesia di conoscere quali provvedimenti ha intenzione di portare avanti al fine di tutelare, da questi gruppi antagonisti, l'incolumità dei nostri agenti, sempre tanto preziosi.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Colgo l'occasione, innanzitutto, per esprimere anche in questa sede l'apprezzamento per l'operato delle Forze di polizia che, come sempre, hanno dimostrato grande professionalità ed equilibrio, garantendo l'ordine pubblico in giornate particolarmente complesse. Nelle due occasioni citate non sono mancate gravi intemperanze da parte di chi è sceso in piazza, anche utilizzando armi improprie per aggredire le Forze di polizia e causare danneggiamenti.

Quello a cui abbiamo assistito è uno schema già visto, che vede frange estremiste, composte da veri e propri professionisti del disordine, mimetizzarsi tra i manifestanti pacifici per poi dar luogo a intollerabili forme di violenza. I fatti di Roma e di Torino segnalano anche una crescente radicalizzazione di alcune posizioni e l'evidente suggestioni di alcuni, in particolare appartenenti all'area dell'antagonismo, di cavalcare i temi della crisi insorta con gli attacchi del 7 ottobre allo scopo di rinnovare comportamenti e azioni mirate a creare un clima di tensione.

Eravamo nel giusto, dunque, nel decidere il divieto di tali manifestazioni e, grazie a tale ponderata decisione fondata su elementi oggettivi, si è potuto evitare che gruppi di violenti si confondessero ancora più facilmente in una manifestazione significativamente più numerosa, per realizzare l'unico reale obiettivo di esprimere violenza.

Nel corso degli scontri di Roma sono state fermate e denunciate quattro persone per reati di violenza, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e sono ancora in corso le attività investigative al fine di identificare altre persone coinvolte nelle azioni penalmente rilevanti commesse durante le manifestazioni. Sono 51 a Roma e 3 a Torino gli operatori delle Forze di polizia che hanno avuto necessità di cure mediche a seguito di quelle fasi.

Dal 1° gennaio al 7 ottobre di quest'anno, a fronte di 9.633 manifestazioni di piazza in 250 casi, vale a dire il 2,5 per cento, si sono verificati episodi di criticità o di turbativa dell'ordine pubblico, rimanendo feriti 197 operatori delle Forze di polizia. Si tratta di numeri che comprovano, da un lato, quanto sia garantito l'esercizio della libertà di manifestare nel nostro Paese e, dall'altro, quanto sia pressante l'esigenza di proteggere i cittadini e gli stessi operatori di polizia dalle azioni violente che vengono poste in essere da frange estremiste di manifestanti.

Anche per queste ragioni, con il disegno di legge in materia di sicurezza pubblica, già approvato da quest'Aula, abbiamo dedicato una particolare attenzione al rafforzamento delle tutele di carattere penale nei confronti delle Forze di polizia, che devono poter lavorare con serenità in scenari non privi di rischio. Continueremo ad assicurare in ogni direzione che l'esercizio delle libertà democratiche, nello specifico quella di riunione e di libera manifestazione del pensiero, sia garantito e preservato dalle azioni violente di gruppi estremisti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata Augusta Montaruli.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Ministro, grazie anche per aver ricordato come il Governo, insieme a Fratelli d'Italia, attraverso il “pacchetto sicurezza” ha dato più forza alle Forze dell'ordine, ma ha anche reso più rigorosa la punibilità di coloro che si macchiano di fatti come quelli avvenuti a Roma e come quelli avvenuti a Torino. Nel dibattito anche in quest'Aula l'opposizione ha avuto il coraggio di tacciare quelle norme come norme anti-Gandhi.

Allora, io francamente non ricordavo che Gandhi vestisse con il passamontagna e il sampietrino in mano, cosa che invece, purtroppo, abbiamo visto nelle nostre piazze (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Anzi, quelli che abbiamo visto nelle nostre piazze non sono persone che volevano manifestare, ma persone che hanno aggredito lavoratori in divisa. Chi aggredisce un poliziotto, aggredisce lo Stato. Chi aggredisce lo Stato, non è un manifestante, è un sovversivo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Chi è un sovversivo, non può farsi scudo del diritto costituzionale, della libertà di manifestare, perché questo significherebbe violentare la nostra Costituzione. Non sarà mai la nostra Costituzione il lasciapassare per sovversivi e violenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

È, però, alquanto stucchevole che si sia, come ho dimostrato nel dibattito sul “pacchetto sicurezza” e com'è avvenuto nelle polemiche successive, provato da parte delle opposizioni di questo Governo a inseguire chi, invece, sono i manifestanti violenti. Lo dico con cognizione di causa, venendo da una città, Torino, dove il sindaco Lo Russo, targato PD, ha cercato di sanare il centro sociale Askatasuna protagonista di tutte le violenze che si sono consumate in questi giorni e in passato. Chi rincorre l'ideologia politica non fa un favore alla nostra Nazione.

Quindi, siamo qui a ribadire la nostra fermezza, così come l'abbiamo ribadita in regione Piemonte, fermando, attraverso un nostro assessore di Fratelli d'Italia, quella delibera scellerata. Siamo qui in Parlamento, al vostro fianco, a dire che, dovunque ci saranno coloro che utilizzano il diritto a manifestare per poter, invece, violentare le istituzioni e lo Stato, ci troverete sempre fermi a difendere questo Governo. Grazie per quello che state facendo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,15.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,20.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 92, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la deputata Luana Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere al Ministro Salvini che venga in Aula e illustri, in maniera più dettagliata di quanto abbia fatto finora, il progetto di una diga sul torrente Vanoi, al confine tra Trento, la provincia di Trento e il Veneto. Perché lo chiedo? Perché sabato scorso si è svolta una manifestazione a Lamon in cui non soltanto la popolazione ha espresso contrarietà a questo progetto, ma perfino la provincia di Trento e la provincia di Belluno. Perché chiedo al Ministro, oggi, Presidente, questo suo intervento?

Perché oggi è il 9 ottobre, e il 9 ottobre 1963, alle 22,39, un'enorme frana di 260 milioni di metri cubi si staccò dal monte Toc, precipitando sul lago artificiale prodotto dallo sbarramento del torrente Vajont. Un'immensa onda travolse gli abitati di Erto e Casso. Si divise in due: una parte risalì la valle fino a passo di Sant'Osvaldo, la seconda scavalcò la diga - che rimase intatta, lo è tuttora - e in pochi minuti si riversò su Longarone, spazzò via tutto quello che incontrò, arrivò a Castellavazzo.

Acqua, fango, detriti, corpi di esseri umani e animali, arrivò fino a Termine di Cadore. Epilogo drammatico, tragedia prevedibile e annunciata, frutto dell'ingordigia bulimica di SADE, Società Adriatica Di Elettricità; epilogo rispetto anche a una scienza che si era asservita al potere e ad una tecnica che sfidava, come sfida ora, la natura e ne rimase travolta. La più grande diga del mondo all'epoca, a volta e a doppia curvatura. Iniziò ad essere realizzata nel 1957, senza autorizzazione, che arriverà solo nel 1959, però procedevano gli espropri, migliaia di ettari, centinaia di abitazioni.

Tina Merlin, già staffetta partigiana, giornalista de l'Unità, unica voce che denunciò “la SADE spadroneggia, ma i montanari si difendono”, venne denunciata per diffusione di notizie false e tendenziose; sarà assolta nel 1960. Ma il 22 marzo 1959, in Val Zoldana, nel bacino artificiale di Pontesei, che ancora esiste, che è inglobato nel sistema SADE di produzione elettrica, precipita una frana di 3 milioni di metri cubi. Le pareti di quei monti sono franose, e noi lo sappiamo bene, eppure all'epoca non bastò nemmeno che un geologo austriaco - Leopold Müller era il suo nome - accompagnato da due altri giovani, aveva denunciato che sotto il monte Toc un'enorme massa era in movimento, una frana cosiddetta “silente”, con un fronte di due chilometri e mezzo.

Chiudo, Presidente: venne messo a tacere, ma il 4 novembre 1960, alle 12,30, il monte Toc si stacca con una frana. Il pericolo è evidente, ma SADE ha la necessità di procedere, di innalzare al massimo il livello del bacino, per collaudare al massimo delle potenzialità il bacino stesso, perché deve vendere, deve vendere a ENEL. La nazionalizzazione è iniziata, il livello di guardia è di 700 metri, la gente è preoccupata, vede gli alberi che si inclinano, la terra sotto trema. Ebbene, non c'è stato niente da fare. Il 9 ottobre la tragedia, il 9 ottobre il disastro, quasi 2.000 vittime, 487 bambini e bambine; eppure lo si sapeva, non sono stati avvertiti i sindaci, non è stata avvertita la gente.

A fronte del fatto che oggi si pensi, molto tranquillamente, di imbrigliare un altro fiume, il Vanoi, con un'altra diga, con un metodo, quindi, di produzione di elettricità di altri tempi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e con una produzione anche per salvaguardare e contrastare la siccità, noi vogliamo assolutamente che ci sia la presa in carico, da parte del Governo, di questo progetto, a fronte, ripeto, della contrarietà della provincia di Trento, della provincia di Belluno, dei sindaci e soprattutto delle persone che lì vivono. Quanto sia pericolosa e idrogeologicamente instabile quell'area, con cui non si può scherzare, lo sa Zaia, lo sa Salvini, lo sa chi abita e chi conosce e ha a cuore la montagna (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente, per chiedere un'informativa urgente alla Ministra Calderone. Lo chiedo per un fatto gravissimo, successo questa notte a Seano, a Prato. Ancora una spedizione punitiva di caporali contro dei lavoratori che stavano semplicemente scioperando e protestando perché lavorano 12 ore al giorno per 7 giorni a settimana, 12 ore al giorno per 7 giorni a settimana. Almeno 5 persone, la notte scorsa, sono arrivate, sono arrivate con delle spranghe, hanno spaccato la testa a 4 persone che erano lì, nel presidio organizzato dai Sudd Cobas davanti ai cancelli di una pelletteria, Confezione Lin Weidong, una delle tante proteste delle piccole ditte del pronto moda, di quell'abbigliamento di proprietà di cinesi.

Chiedono cose semplici, Ministra - lei è qua, oggi, per il collegato lavoro -, chiedono semplicemente l'applicazione di contratti regolari e orari di lavoro dignitosi. I 4 aggrediti, portati in ospedale a Prato, sono due lavoratori di origine pachistana e due sindacalisti. Sa che cosa inquieta di più, Ministra? È che gli aggressori, che sono, secondo i testimoni, di nazionalità italiana e fanno parte di un sistema mafioso che controlla quel distretto, hanno minacciato di sparare la prossima volta, alla prossima protesta. Lo dico solo perché non è la prima volta.

Lo dico ai prefetti, ai questori, al Ministro Piantedosi. Lo denunciamo da mesi. Sono state due le aggressioni alla DS, otto alla Gruccia creations, tre alla Texprint, sei operai della Acca e questi quattro. Ventitré teste spaccate, Presidente. Cosa deve ancora succedere? Ci deve scappare il morto? (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Quante altre volte devo intervenire qua per dire che c'è il Far West nel pronto moda? Siamo nella stessa provincia, nello stesso distretto! Cosa deve ancora succedere? Lo chiedo alla Ministra: i caporali ci sono, esistono e questo è il braccio armato, il braccio armato del caporalato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Ha una faccia, ha un nome! Allora, lo dico a tutti, a tutte le istituzioni: aprite gli occhi! Non è accettabile che i lavoratori, che protestano per i loro diritti, per i loro salari e per le loro famiglie, vengano affrontati con le spranghe! Prima che arrivino le pistole, come hanno minacciato. Grazie Presidente. Spero che la Ministra venga qua a raccontare quello che il Governo farà per evitare che questo Far West finisca in una sparatoria (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di lavoro (Testo risultante dallo stralcio, disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 28 novembre 2023, degli articoli 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1532​) (A.C. 1532-bis-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1532​-bis-A: Disposizioni in materia di lavoro (Testo risultante dallo stralcio, disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 28 novembre 2023, degli articoli 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1532​).

Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1532-bis-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Naike Gruppioni. Ne ha facoltà.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentante del Governo… Si sente, Presidente?

PRESIDENTE. Forte e chiaro.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Grazie, prima di analizzare nel merito del provvedimento che ci accingiamo a votare, permettetemi di fare qualche considerazione di carattere generale. Quello che è accaduto in Commissione, in sede referente, cioè la straordinaria lentezza di esame, ha caratterizzato un provvedimento che rivestiva tanta importanza da essere collegato alla manovra di finanza pubblica. Il ritardo con il quale il Governo ha espresso i pareri sulle proposte emendative e le conseguenti difficoltà che ne sono derivate in termini di adeguatezza di coperture non è un problema che può essere derubricato come un incidente di percorso. Ricordo a me stessa e all'Aula che le proposte emendative in Commissione risalgono al 20 marzo scorso e che, da allora, l'esame del provvedimento si è praticamente interrotto fino al mese di settembre. Un ritardo che, penso, si possa ritenere inconcepibile.

Venendo, invece, al merito del provvedimento, pur essendo un testo corposo, composto da oltre 30 articoli, resta vivo il timore di una scarsa incisività sui temi fondamentali, importanti e urgenti in merito al mercato del lavoro in Italia, alla sicurezza e al sistema delle retribuzioni.

Intendiamoci, colleghi, non mancano del tutto timidi segnali positivi nel testo. Vi è una serie di semplificazioni procedurali riguardo ad alcune procedure relative all'INAIL, senz'altro, positive: le disposizioni sui fondi bilaterali, tanto in merito al trasferimento della quota delle risorse del FIS per quelli più recenti, quanto per la previsione delle possibilità di utilizzo da parte di risorse versate ai fondi bilaterali per attività finalizzate al miglioramento delle competenze e dell'inserimento lavorativo.

Riguardo, invece, all'apprendistato, colleghi, mentre non siamo contrari che le risorse, oggi destinate al solo apprendistato professionalizzante, siano estese a tutti i tipi di apprendistato, avremmo però preferito che vi fosse un incremento di queste risorse, un incremento ovviamente significativo.

Inoltre, sul tema dell'apprendistato, a mio avviso, sarà necessario un dibattito più ampio, una riforma complessiva che vada incontro alle esigenze dell'apprendista nella consapevolezza. Il datore di lavoro sta formando una risorsa e ne sta sopportando con la sua azienda il rischio e gli oneri.

La mera previsione della trasformazione dell'apprendistato professionalizzante o di alta formazione, sinceramente, ci appare comunque insufficiente. Secondo noi, si poteva fare davvero molto di più. Il giudizio è, invece, molto positivo sulle previsioni contenute all'articolo 19 del provvedimento. Con questa norma, si pone fine a un'ingiustizia che obbligava il datore di lavoro a licenziare il dipendente che si assentava ingiustificatamente e che non rassegnava esplicitamente le proprie dimissioni. Con questo articolo, il rapporto si intende risolto per la volontà del lavoratore e non si applica al datore l'onere del ticket di licenziamento. Tutto sommato, colleghi, la direzione che si imbocca con questo provvedimento è condivisibile, però, non è incisiva.

Anche la previsione iniziale nel testo del Governo, che consentiva gli interpelli sulla sicurezza sul lavoro soltanto alle associazioni datoriali e dei lavoratori che sono maggiormente rappresentative, era un errore. L'errore è stato corretto con un emendamento e, quindi, si è tornati alla previsione originale, ma, su questo punto, vorrei spendere due parole. Prima di tutto, quando si tratta di interpretare le norme sulla sicurezza, non devono esserci ambiguità. Deve esserci massima apertura, non devono esserci figli e figliastri che rendono nebulosa la normativa o che, peggio, si considerano i detentori del sapere. Inoltre, con franchezza, il problema della coincidenza della rappresentanza con la rappresentatività e, più in generale, il pieno esercizio della libertà associativa sindacale e il suo riconoscimento da tempo meriterebbero un intervento legislativo che è ancora lungi dall'arrivare.

Ci sono diversi disegni di legge depositati in Parlamento, di cui uno sarei anche firmataria; andrebbero esaminati con lo scopo di non limitare le voci e la contrattazione collettiva, ma renderla plurale, innovativa, efficace, in un rapporto dialettico e proficuo tra parti datoriali e dei lavoratori.

Vedete, colleghi, proprio ricollegandomi al ruolo dei sindacati e della contrattazione collettiva, se davvero vogliamo rendere più pesanti le buste paga dei lavoratori in un periodo di contingenza caratterizzato da bassa crescita - e non solo in Italia -, la soluzione non può essere che ricercarsi nel welfare aziendale, nella sanità integrativa e nei premi di produttività. In quella direzione, ritengo che vadano sempre più defiscalizzati, bisogna sempre più alleggerire l'imposizione tanto fiscale e contributiva. Lo si è fatto fin troppo poco. Su questo tema, che è un tema centrale per il mondo del lavoro, in questo testo, purtroppo, non c'è nulla.

Infine, riguardo al tema dei controlli, questo provvedimento rappresenta un'altra occasione persa. Si è deciso di rinviare di nuovo un tema molto importante. Un maggior coordinamento degli organi di controllo, tanto a livello centrale che regionale, e un maggiore utilizzo delle banche dati, oltre a un uso più consapevole ed efficiente delle informazioni in possesso delle amministrazioni, dovrebbero essere una delle priorità negli interventi del Governo e del Parlamento. Va bene aumentare gli organici degli ispettori, ma facilitare e ottimizzare il lavoro sarà la vera sfida di domani, perché gli incidenti diminuiscano davvero, in una prospettiva virtuosa di controlli mirati e sempre più efficaci.

Per questo motivo, annuncio che il gruppo parlamentare Italia Viva si asterrà su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie.

PRESIDENTE. Adesso si sente fortissimo.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Il volume non lo regolo io, Presidente.

PRESIDENTE. Però, lei ha un tono così gentile e delicato che lo può modulare.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Però, è stato aumentato il volume. Per dire che non siamo moderati, anche se lo siamo.

PRESIDENTE. Lei incute paura anche al microfono. Prego, onorevole Colucci.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signora Ministro, onorevoli colleghi, il disegno di legge sul quale ci apprestiamo ad esprimere il voto finale reca disposizioni in materia di lavoro molto importanti. È un disegno di legge che ha visto un lavoro lungo. Abbiamo iniziato in Commissione nel dicembre 2023 e abbiamo concluso i lavori nel settembre 2024.

Quindi, c'è stato un dibattito ampio, ciascuno ha potuto dare il proprio contributo e, infatti, da 20 articoli, il disegno di legge oggi riporta 33 articoli. Certamente il testo è migliorato: finalità che aspettavamo da tempo, norme di semplificazione e regolazione che incidono in materia di lavoro e politiche sociali, con particolare riferimento ai temi della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, ai temi dei contratti, degli obblighi contributivi e degli ammortizzatori sociali. È uno degli interventi sulle tematiche del lavoro dell'Esecutivo e di questa maggioranza e qui va il nostro plauso al lavoro del Ministro, perché crediamo che il disegno di legge tenga anche conto che il lavoro è cambiato. Questo disegno di legge non si può valutare senza ricordare a tutti noi che, oramai, c'è un cambio nel mondo del lavoro che va verso il digitale, che va verso il green, si aprono nuove opportunità e alcuni lavori diventano, contestualmente, obsoleti. Basti pensare al tema della sostenibilità, che è ambientale, ma è anche sociale ed economico. È necessario avere nuove competenze e, quindi, una flessibilità adeguata al mercato del lavoro che cambia.

Abbiamo toccato dati importanti, lo stiamo ricordando in questi giorni in continuazione.

Proprio l'Istat, con riferimento al secondo trimestre del 2024, ricorda, in questi dati, che in Italia siamo arrivati ad oltre 24 milioni di occupati, precisamente 24.009.000, abbiamo superato la soglia psicologica importante dei 24 milioni. Mai c'è stata così tanta occupazione in Italia e, nonostante questo, ancora c'è il mondo dell'impresa che chiede lavoratori con alta professionalità: si parla di una richiesta di 500.000 posti di lavoro. Quindi, la direzione anche verso la formazione è sicuramente una strada importante.

Siamo convinti che non è irrigidendo il mercato del lavoro che si creano opportunità, ma dando spazio alle imprese, che sono quelle che creano ricchezza e posti di lavoro. Tutelare il lavoro non sempre vuol dire tutelare i lavoratori, ma siamo convinti che il lavoro non sia qualcosa di statico, ma sia un universo in continuo mutamento e il bene del lavoratore potrebbe non essere mantenere quel lavoro, ma confrontarsi con una realtà dinamica e aperta, in cui il cambiamento è crescita personale e professionale.

I dati Istat che ci incoraggiano, oltre a quelli che ho ricordato poco fa, sono: l'aumento degli occupati a tempo indeterminato nell'ultimo trimestre - più 145.000 - o la diminuzione dei dipendenti a termine - 55.000 - e la diminuzione, quindi, della disoccupazione. Non siamo mai arrivati ad avere una disoccupazione poco sopra il 6,5 per cento, oltre alla diminuzione della cassa integrazione, che è un dato certamente molto importante.

L'andamento dell'occupazione e questi dati sono importanti per sottolineare che il mercato del lavoro è ripartito e questo lo dobbiamo, innanzitutto, all'inversione fra sussidi a pioggia e tutele reali per il lavoratore. In questo provvedimento sono ben rappresentati: ci siamo concentrati su sicurezza, su ammortizzatori sociali, sulla formazione, che è importante per dare competenza, su contratti a termine e di somministrazione e rapporti di lavoro in materia previdenziale e contributiva.

Poi ci sono, certamente, degli aspetti su cui bisogna lavorare. Noi respingiamo le valutazioni di alcuni colleghi, in quest'Aula e in Commissione, che sottolineano aspetti che il Governo sta affrontando e continuerà ad affrontare, come, ad esempio, il triste tema delle morti bianche, un'emergenza assolutamente da affrontare. Si sta già agendo su questo, con l'attività di prevenzione e di controllo, con l'incremento di personale che può effettuare queste attività e che ci porterà certamente, nel 2024, alla possibilità di effettuare il 40 per cento in più di controlli. L'ambito dell'edilizia è il settore in cui abbiamo moltissimo bisogno di questo, perché ci ritroviamo ad avere irregolarità quasi del 77 per cento nell'edilizia e, per quell'edilizia legata al 110 per cento, di oltre l'85 per cento. Oltre, poi, al tema importante, con riferimento al tema delle morti bianche, delle premialità per le imprese che operano correttamente.

Poi, abbiamo il tema del caporalato. È stato ricordato da alcuni colleghi quanto era presente nell'articolo 1 di questo disegno di legge, ma che è stato tolto proprio perché, contestualmente, il decreto-legge Agricoltura stava dando già risposte molto concrete sull'argomento.

Prima di concludere, mi soffermo su due passaggi particolarmente rilevanti che a Noi Moderati stanno a cuore. Il provvedimento mette in rilievo l'introduzione della previsione delle inapplicabilità delle clausole per il contratto a tempo determinato per i lavoratori in mobilità, in disoccupazione, svantaggiati e molto svantaggiati per favorirne l'assunzione. Inoltre, la previsione per cui, in caso di assunzione del lavoratore somministrato, con contratto di lavoro a tempo indeterminato nell'ambito di una somministrazione a termine, è possibile superare il limite di durata pari a 24 mesi per un nuovo contratto. Finalmente abbiamo raggiunto un obiettivo che creava rigidità e parliamo esattamente della flessibilità, perché, ancora prima di avere rigidità nel lavoro, il lavoro si deve creare, ci deve essere, bisogna creare le condizioni perché le imprese possano assumere. Poi, magari, più avanti ci porremo il problema di migliorare alcune questioni contrattuali, ma il Governo va esattamente nella direzione che il mondo del lavoro richiede e le imprese altrettanto.

Poi, è importante anche il lavoro autonomo. Mi soffermo sull'aspetto della semplificazione, indirizzata proprio ai lavoratori autonomi, come l'estensione della sospensione della decorrenza di termini relativi ad adempimenti tributari a carico dei liberi professionisti iscritti ad albi professionali, prevista per i casi di ricovero, di decesso, di parto prematuro, di interruzione di gravidanza oppure di gravidanza o di ricovero ospedaliero del figlio minorenne. Sono passi in avanti importanti che si affiancano all'introduzione di forme di rateizzazione, fino a un massimo di 60 rate mensili, dei debiti per contributi dovuti all'INPS e all'INAIL. Sono tutte questioni che sono state poste ai parlamentari, al Governo, a cui, finalmente, si dà una risposta. E questo credo che sia un dato innegabile, che deve trovare soddisfazione da parte dell'Aula e di tutti i colleghi. Siamo nell'ambito della definizione di uno Stato e di un fisco amico del lavoro, anche in termini di semplificazione e flessibilità dei termini.

L'ultimo aspetto che Noi Moderati sta seguendo non solo in questo disegno di legge, ma anche per quanto riguarda la prossima legge di bilancio, è la conciliazione fra lavoro e famiglia. Sono particolarmente importanti le misure volte al rafforzamento dei centri per la famiglia, che svolgono importanti funzioni di supporto e di informazione alle famiglie e che costituiscono un punto di riferimento sempre più utile. Come continueremo, nella legge di bilancio, con il tema dei congedi parentali. La natalità, che è stata ben rappresentata oggi, durante il question time, dal presidente Lupi, diventa un'emergenza, oramai, non di un filone culturale di appartenenza, ma un'emergenza per il Paese Italia e per il continente europeo.

Concludo, dichiarando il voto favorevole di Noi Moderati al disegno di legge.

Da sempre noi siamo per meno Stato, più società. Per noi, impresa vuol dire dare forza alla società, dare forza al lavoro. Non siamo per l'assistenzialismo e mi sembra che, da quando abbiamo eliminato quel terribile strumento, da noi sempre osteggiato, del reddito di cittadinanza, non ci siano state manifestazioni eclatanti, ma, evidentemente, le persone in grado di lavorare hanno iniziato a cercare un lavoro. Queste norme, queste regole ci permettono di agevolare chi veramente in Italia vuole dare il contributo per far crescere la società e per far crescere l'economia del nostro Paese. Buon lavoro Ministro e un incoraggiamento al Governo per proseguire su questa strada (Applausi di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Io credo, innanzitutto, che per parlare di questo provvedimento, per capirlo, si debba inserirlo nel contesto, leggere il contesto, i vostri provvedimenti di queste settimane, di fronte allo stato del Paese, sulla sicurezza, sulla scuola, sul lavoro e una discussione sull'economia delle ultime ore. Anche perché, almeno il 2023, è l'anno su cui noi possiamo fare una valutazione piena, compiuta degli effetti dell'attività del Governo Meloni. Vediamola un poco. Il ritmo di crescita dell'Italia è, più o meno, allo 0,6, eppure noi abbiamo speso, nel 2023, quasi 46 miliardi di euro del PNRR.

Diciamo anche di stare meglio di altri, che sono in stagnazione. Noi siamo peggio della stagnazione. Siamo arrivati a 18 mesi consecutivi di calo della produzione industriale. I redditi reali degli italiani - lo dicono l'OCSE, l'Eurostat e l'INPS - sono calati ulteriormente, in realtà, in rapporto all'inflazione. L'Italia ha il record di poveri assoluti, da 5,1 a 5,5 milioni di individui. Il Governo parla di un aumento dell'occupazione: tace sul fatto che la curva, in realtà, è in ascesa, ovviamente dal 2021, che ci sono fattori che determinano questo aumento dell'occupazione, stabilizzazioni, il fatto che sono stati tagliati tutti i canali di pensionamento anticipato e che molti sono in part time involontario, sono somministrati, sono in cassa integrazione.

Ho sentito una notizia sulla cassa integrazione che non condivido, perché noi abbiamo in Europa il record di lavoratori in cassa integrazione o che beneficiano di ammortizzatori. I nuovi occupati sono sostanzialmente lavoratori poveri, hanno stipendi bassi, che non riescono, e si vede dai dati, ad alimentare la domanda interna. Crescono gli inattivi nel nostro Paese e, infine, il dato più eclatante, che conferma un poco questo ragionamento, calano le ore complessive lavorate, e questo fa il paio con la condizione del PIL.

Quindi, tutta questa crescita dell'occupazione non produce né ore lavorate né prodotto interno lordo. C'è, insomma, un racconto che fa acqua da tutte le parti. Addirittura, in questi giorni di discussione sul Piano strutturale di bilancio a medio termine, il Ministro dice che la questione centrale è quella demografica. Il Ministro Giorgetti ha ragione; dice, però, che è quella che determina la mancata crescita. È vero, riferisca al suo collega se vuole, c'è un rapporto stringente, ma non è che non si cresce perché non si fanno figli: in realtà non si fanno figli perché non si cresce, perché il lavoro è povero e la protezione sociale è scarsa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

C'è questa relazione, ma voi l'avete ribaltata. Poi c'è la chicca dell'esercito industriale di riserva, mi scuso se mi riferisco tanto al suo collega. A quanto pare il Ministro dell'Economia - l'ho sentito oggi in Aula - secondo il collega Bagnai sarebbe l'ultimo dei marxisti. Capisco che volete occupare tutto, ma almeno i marxisti lasciateceli fare a noi. Voi siete conservatori, siete liberisti, a volte siete reazionari (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Di questa cosa, onestamente, non ne capite tanto.

Non basta avere studiato qualcosa all'università, bisogna maneggiare il materialismo storico per capire queste cose, e quindi sapere che ogni concetto è storicamente determinato e che, oggi, quell'esercito industriale di riserva non sono più propriamente i disoccupati dell'Ottocento o della prima metà del secolo scorso, ma sono proprio i lavoratori poveri, i precari, quelli ricattati, che farebbero di tutto per migliorare la loro condizione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). L'esercito industriale di riserva è quella variabile del sistema capitalistico che permette di fissare i salari a livello di sussistenza, direbbe Marx, e oggi, per fissare i salari a livello di sussistenza, quando va bene, ma anche al di sotto, ci sono le vostre politiche.

State spingendo verso il basso le tutele, le garanzie, come in questo collegato lavoro, ma anche respingendo il salario minimo, eliminando il reddito di cittadinanza. Quindi state, innanzitutto, negando la realtà. E lo fate, tra l'altro - questa è una cosa particolarmente grave, a proposito di lavoro -, dialogando solo con una parte. Andate a Cernobbio, ci va la Presidente del Consiglio, e di fatto si crea un collante, una condivisione. Invece, i sindacati puntualmente vengono convocati a cose fatte perché prendano atto delle scelte di questo Governo.

Anche questo provvedimento si capisce solo così, perché anche su questo provvedimento non c'è stato nessun dialogo con le organizzazioni sindacali, che sono state costrette a mobilitarsi. È un provvedimento fortemente penalizzante, perché ha al suo centro misure - poi ce ne sono tante - di cui, ovviamente, non si sentiva affatto la mancanza. È un po' un pezzo di quella guerra contro il lavoro che avete iniziato con la legislatura, con i lavoratori pagati con i voucher, con i lavoratori a tempo determinato, per i quali non servono causali, ora per i lavoratori misti, metà dipendenti e metà autonomi, con i lavoratori con i contratti pirata, perché non c'è il salario minimo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), da domani, purtroppo, con i lavoratori somministrati in un'azienda in cui è possibile, semmai, essere tutti somministrati.

È la fine del rapporto tra i lavoratori e l'impresa. Per quell'impresa che fa questa scelta il lavoro sarà solo lavorazione, non saranno i lavoratori. Povero Olivetti! Il tentativo è, insomma, di recidere il rapporto tra conflitto e democrazia, perché attraverso il rapporto tra il lavoratore e l'impresa per la quale presta la propria attività c'è un fondamento della democrazia di questo Paese. E non vi basta mandare a processo per blocco stradale chi fa la protesta spontanea per avere perso il lavoro, no; alla fine, se va avanti questa modalità, aumenterà il numero di quelli che non sanno neanche contro chi protestare.

Quindi, eviteremo il blocco stradale, perché non sapranno neanche con chi prendersela. Il datore di lavoro non sarà il loro interlocutore, non sarà quello che li licenzia, no, non sarà quello che farà scelte giuste o sbagliate, no, sarà un'agenzia. E che fine fa l'articolo 41? Quella responsabilità sociale dell'impresa che si realizza proprio anche per questa via, che è un fondamento della nostra Costituzione? Come si realizza la responsabilità sociale dell'impresa? Facendo un contratto con un'agenzia interinale? L'obiettivo è chiaro: sfibrare il mondo del lavoro, sfilacciarlo. Il mondo del lavoro è un sistema, più si accorciano le distanze e più abbiamo progresso.

Più si allungano queste distanze tra i lavoratori, tra i sistemi, tra i contratti, e più abbiamo sfruttamento. Si capisce da un grafico semplicissimo che riguarda anche il rapporto tra gli indicatori relativi al mercato del lavoro e quelli relativi all'economia. Guardate, noi abbiamo, in relazione al valore aggiunto, i profitti più alti. In questo grafico abbiamo un picco in alto, poi abbiamo la produttività più bassa, scendiamo sotto esageratamente rispetto agli altri Paesi.

Poi abbiamo il tempo lavoro più elevato d'Europa, lavoriamo più degli altri, saliamo un'altra volta, e - guarda, guarda, meraviglia delle meraviglie - crolliamo quando parliamo di redditi: un grafico folle, che fa questo movimento che è diverso da tutti gli altri Paesi europei, dove questi indicatori sono più vicini alla linea mediana. In questa situazione di allarme, mi dispiace dirlo, Ministro, ma lei dice di non vedere tutta questa precarietà del lavoro, temo si sia girato dall'altra parte. Il lavoro precario non è solo quello atipico: è quello che non ti sostenta, che ti sottopone costantemente al ricatto, che ti fa accettare condizioni di lavoro, orari, mansioni che in un mercato del lavoro normale non accetteresti mai (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Ma, in fondo sa, se vogliamo, tornando al centro di questo provvedimento, nella parola stessa “somministrazione”, il lavoro è come un piatto di pasta, un bicchiere di vino, come un questionario, appunto, somministrato. E a proposito di parole, se posso suggerire un intervento normativo serio, a costo zero - purtroppo non me lo avrebbero accolto come emendamento - direi di vietare l'uso della parola “collaboratore”, almeno in alcuni casi, nei confronti dei lavoratori dipendenti. È particolarmente insopportabile questa cosa.

Sei sfruttato, ti pagano quattro soldi, lavori più tempo di quello che dovresti e ti chiamano pure collaboratore (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Ovviamente non vale per tutti, ci vorrebbe però almeno una patente per consentirlo, perché, se il regime è quello dello sfruttamento, quasi dello schiavismo, poi essere chiamati collaboratori è una cosa davvero insopportabile. Questa è la condizione spesso del lavoro in questo Paese. Se dovesse nascere una cosa di questo tipo, saremmo disposti a votarla; sul collegato lavoro, invece, davvero no (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Già nel corso dell'esame del provvedimento abbiamo espresso in maniera più puntuale sui singoli temi delle doglianze, delle indicazioni, e sono, in realtà, dei mesi, per fare un discorso più generale, che ripetiamo stancamente le stesse cose, ribadiamo gli stessi concetti, reiteriamo spesso le medesime istanze, a rischio di diventare stucchevoli, ma non passa di moda il tema del lavoro.

Non può passare di moda un argomento che brucia sulla pelle degli italiani, che è quello del mondo del lavoro e che ci vede in grande difficoltà, come Paese. Lo dobbiamo dire responsabilmente tutti, senza farne strumento di posizioni ideologiche, ma avendo il coraggio e l'onestà intellettuale di ammettere che siamo veramente in difficoltà. Dunque, voglio partire con la comparazione con i Paesi europei. Noi abbiamo statistiche penalizzanti, anche, a tratti, mortificanti.

Non mi metto a snocciolare dati, ma pongo un attimo l'attenzione sul lavoro giovanile, ove siamo in una difficoltà enorme. Con riferimento alla condizione della tutela delle donne, siamo in grande difficoltà nella comparazione con i Paesi europei. Sulla tematica degli infortuni e sulla sicurezza sul lavoro, siamo in grandissima difficoltà, perché i dati ci dicono che ci sono statistiche amare, che non possono essere assolutamente riconducibili a un fato avverso, alla sfortuna o alla casualità: sono frutto della mancanza di attenzione per questo mondo, della mancanza di risorse, della mancanza di accorgimenti e di misure strutturali. Ancora, i dati sul lavoro nero ci vedono mortificati, in Europa. Per non parlare, poi, del problema della perequazione sociale in generale e delle disfunzioni e patologie in ordine al ricorso alle graduatorie e ai concorsi, per poi sfociare nel disastroso atteggiamento del Governo, avverso a intavolare un ragionamento sul salario minimo.

Quindi, il tema del lavoro, secondo noi, è all'attenzione dell'agenda di Governo, ma lo è solo teoricamente. Peraltro, in questo campo, così come, purtroppo, in altri, non riusciamo a intravedere discorsi di natura progettuale: non si concretizzano misure strutturali, ma solamente pezze che, a volte, servono un po' per pubblicità.

Con riferimento al tema del salario minimo - anche questo torna stancamente nell'attualità della valutazione di questo provvedimento - non si riesce a ottenere uno sforzo di dialogo vero da parte del Governo. Abbiamo ribadito più volte che le opposizioni partivano da posizioni assolutamente diversificate e hanno fatto uno sforzo - sforzo che è stato politico - perché tutte le opposizioni non sono sovrapposte sui singoli temi e, anzi, spesso agiscono - e noi siamo tra quelle - in maniera diversificata. Però, sul salario minimo abbiamo fatto questo sforzo politico, ma anche tecnico, per fare un'unica proposta. Il perché? Perché ce lo ha chiesto l'Europa, perché ognuno di noi lo aveva nel programma elettorale e perché ce lo chiedono milioni di lavoratori e tante famiglie. Ce lo chiede, in realtà, il Paese. Questo, nella consapevolezza e nella convinzione che, al di sotto dei 9 euro, non si garantisce quella esistenza libera e dignitosa che la nostra Costituzione ci richiede.

Noi - e lo rivendico orgogliosamente - siamo stati quelli che tiravano verso il basso. Circa il discorso dei 9 euro, nella proposta delle opposizioni vi era stata anche una sollecitazione al rialzo: 10, 11 euro. Noi dicevamo: teniamoci bassi, perché non vogliamo giocare alla demagogia e al populismo sulla pelle dei lavoratori. Proviamo a individuare una soglia sostenibile, che non faccia fuggire gli imprenditori.

Abbiamo anche immaginato un meccanismo di rivisitazione dei 9 euro che non fosse automatico perché, quando è automatico, gli imprenditori scappano. Quando, invece, c'è una rivisitazione operata da una commissione, il discorso è più accessibile e non è demagogico. Ma su questo il Governo non ci ha dato assolutamente sponda. Anzi, qui c'è da fare un piccolo inciso. Questa era una delle proposte di legge che erano in quota opposizioni, in quota minoranze, ma è stata vanificata, prima, dal rientro in Commissione e, poi, dalla delega al Governo. Su questo dobbiamo fare una riflessione perché, se è vero che tecnicamente il percorso è stato inappuntabile, da un punto di vista tecnico-procedurale, è pur vero che si è vanificata la ratio di un provvedimento. Le opposizioni, infatti, hanno il diritto di portare in Aula temi sui quali il Governo può, legittimamente, con la propria maggioranza, dire: no, non siamo d'accordo. Ma deve dirlo, non può scappare utilizzando strumenti tecnici ed eludendo la discussione in Aula. Nel diritto si chiama abuso di diritto, che ricorre quando, alcune volte, si utilizzano strumenti leciti e legittimi per raggiungere un fine non lecito. Quindi, in questo senso, si è abusato. Lo hanno fatto tutti i Governi - per l'amor di Dio - però su questo tema bisogna fare una piccola riflessione tutti insieme, perché oggi c'è al Governo una parte politica, ma domani la stessa potrebbe essere all'opposizione. Quando una parte delle opposizioni, anzi, le opposizioni, congiuntamente, propongono un tema, bisogna fare in modo che l'Aula lo dibatta ed eventualmente la maggioranza, legittimamente, dica: noi non siamo per il salario minimo. Invece, ancora non si ha il coraggio di affrontare con nettezza il tema e su questo c'è da fare - ripeto - una valutazione in termini regolamentari.

Ancora, gli infortuni sul lavoro - già vi ho fatto un accenno prima - non possono essere frutto di un caso. Ci sono statistiche in merito e, secondo noi, c'è stato uno sforzo del Governo, ma è stato assolutamente insufficiente sulla formazione, sui controlli e anche sulle sanzioni nei confronti dei datori di lavoro che non rispettano tutte le garanzie e le misure di sicurezza. Quando ogni volta torniamo in Aula mortificati a celebrare, a dolerci o a rappresentare le condoglianze da parte dell'Aula alle famiglie dei lavoratori che sono morti sul lavoro, assistiamo veramente ad un refrain che diventa stucchevole quanto mortificante.

Quindi, secondo noi, questo provvedimento ha avuto, intanto, un percorso mortificante: ha avuto un iter che è partito l'8 novembre 2023 con un ciclo di audizioni, che si è fermato a un certo punto e con emendamenti che sono stati bocciati, nella gran parte. Dei margini per migliorare il provvedimento c'erano: c'erano eccome. Però, anche in tal caso, quando i margini si riducono o si annientano, si mortifica - lo ripetiamo per l'ennesima volta - la funzione del Parlamento. Allora, è stata un'occasione persa per incidere sul tema del lavoro. È stata, invece, un'altra occasione utilizzata dal Governo per mortificare l'operatività e l'incisività di un'Aula che è sempre pronta a rimboccarsi le maniche in maniera costruttiva.

E a volte - dispiace dirlo - anche i colleghi di maggioranza sono latori di proposte molto interessanti nelle Commissioni, che potrebbero consentire di migliorare dei provvedimenti, ma con il refrain con il quale il Governo chiude c'è una mortificazione continua. E questo lo decidiamo noi. Ormai siamo alle vignette. I giornali e le televisioni fanno le vignette sull'inutilità dei dibattiti in Parlamento e sull'incapacità di incidere da parte del Parlamento. Ma la colpa di chi è? Del Parlamento. Ci stiamo veramente facendo del male da soli. Fa male vedere mortificata la funzione del Parlamento perché è svuotato e il dibattito diventa asfittico. Ma fa ancora più male quando il tema è quello del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tenerini. Ne ha facoltà.

CHIARA TENERINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro Calderone, il disegno di legge sul lavoro corregge e aggiorna la normativa, per renderla più snella e adatta alle trasformazioni del mercato del lavoro. Il provvedimento interviene con modifiche puntuali in materia di razionalizzazione, correzione ed efficientamento delle norme esistenti e rappresenta un importante passo avanti nella regolamentazione di un mercato del lavoro che, ancora oggi, presenta molte criticità.

Ampie le aree toccate dal disegno di legge: dalla salute e sicurezza dei lavoratori, alle visite pre-assunzioni, al rapporto tra assenze ingiustificate e dimissioni; dalla regolamentazione del periodo di prova, alla disciplina del contratto di somministrazione, fino allo smart working e al rapporto tra INPS e contribuenti. Un DDL che tratta alcune tematiche in un'ottica di semplificazione o anche di agevolazione rispetto a determinati procedimenti amministrativi.

Di fronte ad una sinistra che parla di una legge che attenua le tutele dei lavoratori, aprendo la strada a licenziamenti di massa e alla pratica delle dimissioni in bianco, noi rispondiamo con un provvedimento che recepisce alcune sentenze della giurisprudenza, come nel caso, appunto, delle dimissioni volontarie per mancata comunicazione del lavoratore, al fine di dare maggiore certezza ai rapporti giuridici, contrastando una prassi ricorrente: quella della volontaria assenza ingiustificata per indurre il datore di lavoro al licenziamento per giusta causa e poter, in questo modo, consentire al lavoratore di percepire in modo fraudolento la NASpI.

A questo proposito, vorrei menzionare che in Commissione, con il voto contrario del MoVimento 5 Stelle, a differenza di quanto dichiarato ieri in Aula, si è innalzato da 5 a 15 giorni il termine oltre il quale scatterebbero le dimissioni volontarie nei casi che esulano dalla contrattazione collettiva e che un emendamento, a mia prima firma, ha previsto che le dimissioni non operino se il lavoratore dimostra l'impossibilità, per causa di forza maggiore o per fatto imputabile al datore di lavoro, di comunicare i motivi che giustificano l'assenza.

Vorrei, inoltre, sottolineare come non sia intenzione di questo Governo ridurre in alcun modo le tutele dei lavoratori: sin dall'inizio si è voluto creare occupazione, aiutando imprese e lavoratori attraverso la riduzione del cuneo fiscale. Evidenziamo che il maggior freno alla creazione di nuovi posti di lavoro di qualità è dato dal cuneo fiscale: secondo l'OCSE, il cuneo fiscale in percentuale sul costo del lavoro in Italia è sceso al 45,1 per cento nel 2023, ma nella graduatoria internazionale il nostro Paese rimane al 5o posto dopo Belgio, Germania, Austria e Francia. L'obiettivo di questo Governo nella prossima legge di bilancio è quello di rendere strutturale l'abbattimento del cuneo fiscale, perché solo il taglio del cuneo fiscale interviene aiutando sia le imprese sia coloro i quali hanno realmente voglia di lavorare ed hanno, quindi, il diritto di essere aiutati nel cercare una collocazione, nel riposizionarsi e nel fronteggiare periodi di crisi.

A questo proposito, mi preme dare alcuni dati: a giugno 2024 l'occupazione ha registrato una crescita - più 25.000 unità -, coinvolgendo sia i dipendenti permanenti, saliti a 16.037.000, sia gli autonomi, pari a 5.144.000; il numero degli occupati, 23.949.000, è risultato superiore di 337.000 unità rispetto a giugno 2023; il numero dei NEET, al termine del 2023, era di 2,1 milioni, in calo di quasi un milione rispetto ai picchi del 2018 e l'incidenza dei NEET, tra i 15 e i 34 anni, è diminuita dal 24,6 al 18 per cento tra il 2018 e il 2023; sono dati Istat (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Secondo l'INPS, nei primi 6 mesi del 2024 sono migliorate le prospettive di crescita di un'occupazione di qualità, frutto di una serie di misure, come gli sgravi contributivi per donne e giovani perché, a dispetto di quanto sostiene l'opposizione, donne e giovani sono un aspetto prioritario per questo Governo.

Sul tema della fuga dei cervelli - per rispondere al collega Scotto - mi preme evidenziare che, se è pur vero che il triste fenomeno della fuga dei cervelli permane nel nostro Paese - infatti, tra il 2022 e il 2023 quasi 100.000 giovani italiani hanno lasciato il Paese, mentre solo poco più di 37.000 sono rientrati - è altrettanto vero che, tra il 2012 e il 2021, oltre un milione di giovani hanno lasciato l'Italia, di cui circa un quarto possedeva una laurea. Si tratta quindi, per onestà intellettuale, di un fenomeno strutturale che ha attraversato tutti i Governi di ogni colore, parzialmente arrestatosi solo nel 2021 a causa del COVID. Dalle opposizioni ho sentito gridare: che cosa è stato fatto per i giovani da questo Governo? Solo precariato e lavoro nero. Io domando allora - tramite lei, Presidente - a queste opposizioni: cosa è stato fatto dai precedenti Governi per i giovani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)? Cosa è stato fatto? Il reddito di cittadinanza? Cosa è stato dato ai giovani, la paghetta di Stato per stare sul divano e per avere un rapporto distorto col mondo del lavoro e, magari, nelle ore libere andare a lavorare in nero? Questo è stato fatto dai precedenti Governi.

La strada tracciata da questo Governo è quella giusta: dobbiamo continuare così, agendo con particolare riguardo verso la fascia più giovane della popolazione e verso le donne, con una serie di politiche attive del lavoro, capaci di prenderle in carico, garantendo innanzitutto un'adeguata formazione.

Tornando al provvedimento in esame, sottolineo come nel testo sia stato, ancora una volta, affrontato il tema della salute e sicurezza dei lavoratori che rappresenta, per questo Governo, una priorità. Nel provvedimento in esame si interviene, inoltre, sul miglioramento dell'organizzazione della sorveglianza sanitaria dei lavoratori non solo promuovendo commissioni più competenti, ma anche attraverso l'aggiornamento da parte del Ministero della Salute dell'elenco dei medici competenti, in base alla verifica periodica del requisito specifico inerente all'educazione continua in medicina e con maggiori accorgimenti nelle visite mediche, sia prima di un'assunzione sia alla ripresa del lavoro.

Rispetto allo stesso tema, il provvedimento contiene una serie di semplificazioni in merito allo svolgimento dell'attività lavorativa nei locali chiusi, definendo una procedura amministrativa unica per consentire lo svolgimento dell'attività in questa tipologia di locali e prevede un aumento dei controlli e un potenziamento delle dotazioni di uomini e mezzi negli ispettorati.

Di particolare interesse, a mio avviso, la norma che disciplina l'allargamento del campo di applicazione dei contratti di somministrazione, in tema di esenzione dai limiti numerici: un'opportunità aggiuntiva di assunzione, anche in ragione del fatto che il contratto di somministrazione è oggi sempre più utilizzato.

A questo proposito, l'emendamento approvato dalla Commissione lavoro prevede l'inapplicabilità della durata massima e dell'obbligo della causale per il contratto a tempo determinato nell'ambito della somministrazione dei lavoratori in mobilità, in disoccupazione, svantaggiati o molto svantaggiati.

Rispetto al lavoro stagionale, mi preme evidenziare l'approvazione di un emendamento, a mia prima firma, che reca una norma di interpretazione autentica dell'articolo 21, comma 2, secondo periodo, del decreto legislativo n. 81 del 2015, in materia di attività stagionali, e che prevede che questo si interpreti nel senso che rientrano nelle attività stagionali, oltre a quelle indicate dal DPR 7 ottobre 1963, le attività organizzate per far fronte a intensificazioni dell'attività lavorativa in determinati periodi dell'anno, nonché a esigenze tecnico-produttive o collegate ai cicli stagionali dei settori produttivi o dei mercati serviti dall'impresa, secondo quanto previsto dai contratti collettivi di lavoro. Un ampliamento della platea che significa nuovi posti di lavoro: ricordiamo che sono 650.000 gli stagionali in Italia e la maggior parte, ovvero il 51 per cento, è under 35. In un Paese a vocazione turistica, come l'Italia, essi rappresentano una risorsa fondamentale per lo sviluppo di un settore che, da solo, rappresenta il 9,5 per cento del PIL.

Da menzionare, nella norma in esame, la parte che riguarda il pagamento rateale dei debiti contributivi, che consentirà di rateizzare, dal 1° gennaio 2025, il pagamento dei debiti per contributi, premi e accessori di legge dovuti a INPS e INAIL, se non affidati per il recupero agli agenti della riscossione, in 60 mesi: un aiuto concreto per coloro che si trovano in difficoltà - magari per cause a loro non imputabili -, ma che hanno comunque voglia di sanare la loro posizione.

Inoltre, mi preme sottolineare l'importanza dell'emendamento, approvato in Commissione, che prevede più tutele per i professionisti: la decorrenza dei termini degli adempimenti in favore della pubblica amministrazione sarà, infatti, sospesa per le libere professioniste a decorrere dall'8o mese di gestazione fino al 30o giorno successivo al parto ovvero fino al 30o giorno successivo al termine della gravidanza.

Inoltre, i termini di sospensione degli adempimenti si considerano estesi anche al professionista impossibilitato temporaneamente all'esercizio dell'attività professionale a causa di ricovero ospedaliero d'urgenza, per infortunio o malattia grave del proprio figlio minorenne ovvero per intervento chirurgico dello stesso, dovendo egli assistere il figlio.

Il disegno di legge reca misure in materia di politiche formative nell'apprendistato, nonché un incremento delle risorse destinate alle spese generali di amministrazione degli enti privati gestori di attività formative con un incremento, per il 2024, pari a 5 milioni di euro.

Concludo sottolineando che questo provvedimento riveste grande importanza, perché affronta tematiche di grande impatto, che avranno importanti ricadute in termini occupazionali, di semplificazione e di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.

È chiaro che, per migliorare il nostro mercato del lavoro, vi è bisogno di un impegno che veda coinvolti molti attori: bisogna partire dall'inizio, con i servizi di orientamento che aiutino a scegliere percorsi formativi più allineati con i lavori del futuro; bisogna puntare alla crescita della formazione professionale duale, alla crescita delle dimensioni di impresa e a investimenti tecnologici nel settore dei servizi.

Il lavoro è al centro dell'impegno di questo Governo: in questi 2 anni abbiamo fatto scelte e approvato provvedimenti ed i primi risultati ci dicono che siamo sulla strada giusta. Lo stiamo facendo con grande serietà e rispetto per quello che è un diritto fondamentale, sancito in Costituzione, e soprattutto con rispetto per i lavoratori, al contrario di quanto invece stanno facendo le opposizioni, che usano il lavoro e i lavoratori come vessillo di campagna elettorale perenne, in modo ideologico e demagogico, stracciandosi le vesti sul salario minimo, che di fatto però, quando hanno governato e avevano i numeri, si sono guardati bene dall'approvare.

Questo dovete raccontare ai lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), quando andate nelle piazze: che voi, per vostra scelta, avete governato per più di 10 anni, ma di salario minimo non ne avete mai parlato; e oggi, in maniera del tutto pretestuosa, utilizzate i lavoratori e il lavoro per fare campagna elettorale.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

CHIARA TENERINI (FI-PPE). Prima di concludere, Presidente, mi preme solo ringraziare tutta la Commissione per il lavoro svolto, il presidente Rizzetto, la relatrice Nisini, tutti i commissari, il Governo e sottolineare che, al contrario di quanto è stato detto da qualcuno dell'opposizione, abbiamo analizzato tutti gli emendamenti presentati. Non abbiamo scelto la strada di semplificazioni o scorciatoie, ma abbiamo ragionato emendamento per emendamento; questo ha richiesto tempo, ma è stato fatto un lavoro estremamente importante in Commissione.

Credo che, infatti, questo provvedimento, dopo il precedente decreto Lavoro, rappresenti un importante tassello di un mosaico che questo Governo sta cercando di comporre per rispondere alle sfide sopracitate. Per tale ragione, come Forza Italia, preannunciamo un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aiello. Ne ha facoltà.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, oggi con questo voto si conclude l'iter di un provvedimento che definisco schizofrenico. Parliamo di un collegato alla legge di bilancio il cui iter, tanto in Commissione quanto in Aula, è stato alquanto discutibile, sia sotto il profilo formale sia sostanziale. In Commissione, per diverse settimane non abbiamo potuto votare gli emendamenti per mancanza dei pareri del Governo; poi, diversi articoli sono stati stralciati e, ancora, sono stati approvati emendamenti anche dopo aver dato il mandato al relatore. Una procedura, questa, alquanto insolita. È la rappresentazione plastica dell'estrema difficoltà della maggioranza nel gestire questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questo provvedimento è il gemello di quel decreto approvato strumentalmente dal Consiglio dei ministri il 1° maggio 2024, un provvedimento colmo di propaganda, un provvedimento che vi è servito soltanto per sbandierare una riduzione del costo del lavoro, un taglio del cuneo fiscale per cui basta leggere l'ultimo rapporto annuale dell'INPS che, appunto, ci dice che non è stato minimamente risolutivo. Con le vostre politiche state contribuendo a rendere i poveri ancora più poveri. Infatti, la cancellazione del reddito di cittadinanza ha portato al record di poveri assoluti in Italia. Sono 5,7 milioni i cittadini in povertà assoluta e il lavoro è ancora più precario, anche grazie alla vostra reintroduzione dei voucher. Anche il provvedimento in esame, il collegato lavoro, non ha nulla che serva per migliorare la qualità del lavoro e dei lavoratori.

Durante l'esame in Commissione, il MoVimento 5 Stelle ha provato in tutti i modi a migliorare il testo. Abbiamo presentato diverse proposte emendative, ma da parte del Governo e della maggioranza abbiamo ricevuto esclusivamente pareri contrari, senza un minimo di confronto e senza che ci venissero fornite motivazioni adeguate sulle vostre contrarietà. Dovreste, ad esempio, spiegare ai cittadini perché ancora una volta avete detto “no” al salario minimo. Parliamo di cittadini che, nonostante gli sforzi quotidiani, non arrivano alla fine del mese. Avete detto “no” al ripristino di Opzione donna, avete detto “no” a tante nostre proposte. In cambio avete detto anche dei sì; ad esempio, avete detto “sì” alle reintroduzioni delle pericolosissime dimissioni in bianco, che noi avevamo provato a sopprimere attraverso i nostri emendamenti, sopprimendo il vostro articolo 19 che è veramente pericolosissimo per il mondo del lavoro. La reintroduzione delle dimissioni in bianco fa fare dei passi indietro al nostro Paese di almeno vent'anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sono dei passi indietro pericolosissimi.

State spalancando, tra l'altro, le porte alla somministrazione senza limiti e senza freni, e anche questo è un pericolo per il mondo del lavoro. Avete detto “no” all'aumento del Fondo di sostegno per le vittime di gravi infortuni sul lavoro, nonostante nel nostro Paese, cara Ministra, muoiano quasi tre operai al giorno sui luoghi di lavoro. Avete detto “no” anche alla possibilità per le nostre piccole e medie imprese di ottenere un credito d'imposta da investire in salute e sicurezza sul lavoro. Avete detto una serie di no a delle proposte che erano totalmente di buonsenso. Abbiamo provato in tutti i modi a migliorare questo provvedimento, ma da parte vostra c'era un muro, muro contro muro. Non state facendo nulla, tra l'altro, per tutelare i lavoratori fragili. Vi avevamo chiesto, ad esempio, di ampliare lo smart working, ma anche questo a voi non è piaciuto. Non state facendo nulla per contrastare il lavoro nero, anzi continuate a deregolamentare.

Torno, però, sulla questione più importante, che è quella salariale. È incredibile come questo Governo faccia finta di non sapere che l'Italia è l'unico Paese OCSE in cui negli ultimi trent'anni i salari sono diminuiti e, come testimonia il già citato rapporto INPS, più di recente la differenza tra la crescita dei salari e l'aumento dell'inflazione, con particolare riguardo ai generi alimentari, è stata del 10 per cento, erodendo il potere d'acquisto delle nostre famiglie. Sono sempre di più i lavoratori che rinunciano alle cure sanitarie, che hanno difficoltà a pagare i mutui, che hanno difficoltà anche a mandare i figli a scuola. Di fronte a tutto ciò voi vi girate dall'altra parte, come se questo problema non vi interessasse.

Oggi in Italia i working poor, che per chi non ama gli inglesismi, ma poi si vanta di aver creato il Ministero del made in Italy, sono i lavoratori poveri, sono quasi 4 milioni. Parliamo di lavoratrici e lavoratori che, nonostante gli sforzi fatti quotidianamente, non arrivano alla fine del mese, non arrivano a percepire una paga dignitosa, così come stabilisce l'articolo 36 della nostra Costituzione. Stiamo parlando di lavoratori, cari colleghi, non dei vostri fantomatici fannulloni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), come ogni volta - e anche oggi - ripetete, in continuazione. Stiamo parlando di lavoratori, lavoratori che lavorano anche dentro questo palazzo, che forniscono servizi anche dentro questo palazzo, come il servizio delle pulizie. Sapete quanto guadagnano? Settecento euro al mese, 700 euro al mese! Ditemi voi se queste sono paghe dignitose.

Presidente, il salario minimo - voglio ricordarlo in quest'Aula nuovamente - è una nostra battaglia storica, che portiamo avanti sin dal 2013 e che vede dalla nostra parte 7 italiani su 10. Lo dimostrano anche le migliaia di firme che abbiamo raccolto a sostegno della nostra proposta di legge d'iniziativa popolare. I cittadini vi hanno mandato un messaggio chiaro e inequivocabile e presto torneremo a parlarne anche in quest'Aula. Voglio vedere se anche questa volta tornerete a scappare come avete fatto a dicembre scorso.

Presidente, mi avvio alla conclusione e, tramite lei, vorrei rivolgermi nuovamente ai colleghi della maggioranza. Cari colleghi, continueremo a combattere contro la vostra idea di lavoro usa e getta, che impedisce ai nostri ragazzi di essere autonomi e di costruirsi una famiglia. Continueremo a chiedervi, a voce alta, di tassare gli extraprofitti delle industrie delle armi, delle banche, delle compagnie assicuratrici e di destinare queste risorse per migliorare le condizioni di lavoro di lavoratrici e lavoratori. Non abbiate paura di inimicarvi qualche amico o qualche lobby. Tirate fuori il coraggio, se ne avete. Smettetela di essere forti con i deboli e deboli con i forti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per questi motivi, Presidente, dichiaro, a nome del MoVimento 5 Stelle, il voto contrario su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tiziana Nisini. Ne ha facoltà.

TIZIANA NISINI (LEGA). Grazie, Presidente e, grazie, Ministro Calderone. Colleghi e colleghe, in ultimo ringrazio il Sottosegretario Durigon che è stato sempre presente in Commissione e in Aula in questi giorni, seguendo bene l'iter di questo provvedimento che è stato abbastanza lungo. Io come relatrice ho seguito tutti gli interventi in Commissione, gli interventi passati in discussione generale e quelli di oggi in dichiarazione di voto e l'unica critica, l'unica osservazione che posso condividere con le opposizioni, è quella che forse potevamo metterci meno tempo. Tutte quelle altre fake che sono uscite da parte del PD e del MoVimento 5 Stelle le rispedisco al mittente e vi spiegherò anche il perché.

Però, prima voglio partire da dati che l'opposizione non vuole sentire - ma sono dati Istat -, cioè i dati sull'occupazione e sulla disoccupazione, che sono attualmente dati migliori rispetto al passato, con un tasso di occupazione pari al 62,3 per cento e un tasso di disoccupazione sceso al 6,2 per cento. Si è parlato di giovani, si è parlato di una diminuzione importante dei NEET, ma si parla anche di un calo della disoccupazione giovanile pari a 1,7 punti percentuali, con una disoccupazione giovanile, seppur alta, che è scesa al 18,3 per cento e nell'agosto 2024 - rispetto all'agosto 2023 - si registrano 516.000 rapporti di lavoro a tempo indeterminato, con un calo dei contratti a tempo determinato pari a 144.000 unità e un aumento di autonomi di 123.000 unità. Quindi, cosa significa? Significa che probabilmente questo Governo male male non sta facendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Tutti noi - ma soprattutto parlo a me e a tutti i commissari della Commissione lavoro - sappiamo benissimo quali sono le criticità del mercato del lavoro, criticità che arrivano da lontano, ma soprattutto conosciamo - o, meglio, dovremmo conoscere - tutte le norme che si occupano della materia del lavoro. Eppure durante la discussione generale e anche in dichiarazione di voto oggi ne abbiamo sentite di tutti i colori. È stato menzionato il lavoro interinale, sono state menzionate le agenzie interinali.

Colleghi, le agenzie interinali - e, di conseguenza, il lavoro interinale - non esistono più dal 2003 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il lavoro interinale non ha avuto vita lunga, perché è stato istituito con il pacchetto Treu nel 1997 ma, nel 2003, ha cessato di esistere. Quindi, ci vuole anche correttezza, quando si parla in quest'Aula, perché bisogna diffondere informazioni giuste. È vero che fa comodo e fa gioco alle opposizioni, ma il lavoro interinale non esiste più; è stato sostituito, di fatto, dalla somministrazione.

E proprio sulla somministrazione voglio spendere due parole, perché è stata al centro del dibattito politico, sia in Commissione, che in Aula, sia in discussione generale, che, oggi, in dichiarazione di voto. E mi rifaccio a una nota del collega, onorevole Scotto, di un paio di giorni fa, in cui chiede come mai si debbano liberalizzare i contratti in somministrazione ed eliminare il divieto di dimissioni in bianco; quindi, questo Governo starebbe incentivando scelte che vanno nella direzione di una precarizzazione sempre più forte. E, inoltre, dichiara: non possiamo condannare una generazione a lavoretti sempre più intermittenti e ricattabili; ergo somministrazione uguale precarizzazione.

Ma io, per il suo tramite, Presidente, chiedo ai colleghi del PD e del MoVimento 5 Stelle, che demonizzano questi contratti di lavoro: ma i numeri li conoscete? Perché sennò si raccontano novelle, fiabe, fiabe brutte che non esistono.

A luglio 2024 - sono comunque dati pubblici, che avreste dovuto guardare anche voi -, i lavoratori con contratto in somministrazione a tempo indeterminato - e ogni parola ha un significato preciso: indeterminato! - sono circa 148.500. Qualcuno dall'opposizione ha affermato: in Italia c'è troppa somministrazione. Ma lo sapete quanti sono i lavori somministrati, rispetto alla platea complessiva dei lavoratori dipendenti? Il 2,7 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Altra fake: i lavoratori in somministrazione guadagnano meno dei lavoratori subordinati. C'è la parità di diritti, la parità di tutele e la parità retributiva. E vi do un dato importante: il 97,8 per cento dei casi di lavoro in somministrazione ha una retribuzione superiore a 9 euro all'ora (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ripeto, 9 euro all'ora: segno che, anche nella somministrazione, probabilmente, come in tutti i rapporti di lavoro, non serve un salario minimo per legge, ma, come indica l'Europa con una specifica direttiva, occorre rafforzare, migliorare e valorizzare la contrattazione collettiva nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Un altro dato importante - poi non mi voglio dilungare oltre, perché ci sono tanti altri temi inseriti in questo provvedimento - è che, nella somministrazione, i lavoratori sono “usa e getta”. Per il suo tramite, Presidente, vorrei far conoscere all'onorevole Guerra i dati della somministrazione: il 70 per cento di chi termina un contratto a tempo indeterminato in somministrazione, entro un anno trova un'occupazione diretta a tempo indeterminato, in particolar modo presso le agenzie utilizzatrici.

E chiudo, sulla somministrazione, con un mio emendamento, che va a liberare 187 milioni di euro del Fondo bilaterale della somministrazione, mettendolo a disposizione della formazione dei lavoratori a tempo determinato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché tutti ci riempiamo la bocca di formazione, soprattutto per la fascia più debole dei lavoratori, e poi, in Commissione, il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle hanno votato contro. Erano tutte risorse ferme da anni e inutilizzabili, perché derivavano dai versamenti delle aziende per i lavoratori a tempo indeterminato. Ciò non significa che questo Governo e questa maggioranza hanno lavoratori di serie A e di serie B, ma, al contrario, questo Governo e questa maggioranza vanno a incidere e vogliono andare incontro soprattutto alle fasce più deboli, ai contratti a tempo determinato, che più hanno bisogno di acquisire competenze e di formarsi.

E sempre rispetto alla nota dell'onorevole Scotto, c'è un'altra dichiarazione: ritornano le dimissioni in bianco. Io mi sono riletta tutto il provvedimento e non c'è traccia di dimissioni in bianco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Si parla di dimissioni in bianco sulla stampa da almeno tre giorni! Quindi, altra fake venduta agli italiani, che leggono la stampa e guardano le TV. Le dimissioni in bianco, come il lavoro interinale, non esistono più. Io non so in che libro l'abbiate letto, ma non esistono più. Nel provvedimento, ci sono le dimissioni per assenza ingiustificata. Questo Governo ha detto stop ai furbetti del reddito di cittadinanza e ai furbetti della NASpI, per mettere in evidenza quei lavoratori che si alzano tutte le mattine e che, con sacrificio, vanno a lavorare, non quei furbi che, per percepire la NASpI, eludono la normativa. Ed è stata una misura di buonsenso, che va a sostegno delle aziende, ma anche rispettosa dei lavoratori onesti.

E poi c'è un altro emendamento, sempre a mia firma, ma che ha trovato condivisione da parte di tutte le forze politiche di maggioranza ed è un emendamento sulla stagionalità, che è stata messa a rischio da una sentenza della Corte di cassazione, togliendo quella stabilità che caratterizza tanti settori e tanti comparti del nostro tessuto economico e produttivo. È stata inserita in questo provvedimento semplicemente una norma di interpretazione autentica, che va a ristabilire la prassi. E vi spiego perché è importante. È uscito proprio oggi uno studio condotto da Federalberghi, FIPE e dall'Ente bilaterale nazionale del turismo, in cui si mette in evidenza quanto il settore delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi sia strategico per il nostro Paese. E vi voglio citare un dato su tutti: a luglio 2023, il numero dei lavoratori dipendenti nel settore alberghiero dei pubblici esercizi era pari a 1.667.247 dipendenti, con 466.000 stagionali, un record storico per questi settori e un altro dato positivo che evidenzia quanto questo Governo stia facendo per il mondo del lavoro.

E poi - non sto a ripetere quelle norme che i colleghi di maggioranza, che mi hanno preceduto, hanno elencato - all'interno ci sono tante norme di semplificazione burocratica, come, ad esempio, all'articolo 22, l'eliminazione dell'obbligo di evidenza pubblica dell'importo della provvigione in atto notarile. Per questo, ringraziamo la FIAIP, che ha dato un importante contributo, perché noi abbiamo ascoltato le associazioni di categoria…

PRESIDENTE. Concluda.

TIZIANA NISINI (LEGA). Concludo, Presidente, e per il suo tramite vorrei dire al collega Mari che non siamo pericolosi per il mondo del lavoro, ma siamo persone di buon senso, che studiano e stanno al passo con i cambiamenti del mercato del lavoro, perché il periodo del COVID dovrebbe aver insegnato qualcosa a tutti. Per creare occupazione, è indispensabile ascoltare le esigenze del tessuto economico e produttivo, perché sono proprio i nostri imprenditori e le nostre aziende che creano occupazione. Voi avete dimostrato, con i vostri voti contrari e le vostre dichiarazioni, che siete nemici del nostro Paese, perché, per dare un'immagine negativa del Governo e della maggioranza, avete dipinto l'Italia come un Paese fallito e un Paese finito.

Chiudo questo mio intervento, dichiarando il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier, non solo su questo provvedimento, ma su tutte le misure che, dall'inizio di legislatura, questo Governo ha messo in campo, e i dati ci danno ragione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elly Schlein. Ne ha facoltà.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, chiariamoci subito su una verità amara, ma incontestabile. Ogni provvedimento di questa maggioranza, tutto quello che fate, lo pagano le lavoratrici e i lavoratori sulla propria pelle, e le loro famiglie: nel fisco, con la selva di condoni che avete messo in campo e di cui ormai abbiamo perso il conto, più di venti pacche sulle spalle ai furbi, a scapito dei contribuenti onesti che pagano fino all'ultimo centesimo anche per chi non lo fa; nell'ambiente, da negazionisti del cambiamento climatico quali siete, dove il tema della difesa del territorio e dello stop al consumo di suolo viene considerato da voi un problema delle prossime generazioni e non una responsabilità di cui farvi carico; nel lavoro, dove già un anno fa avete eliminato le causali sui contratti a termine e allargato a dismisura l'abuso dei voucher.

Lasciatemi poi dire una cosa oggi, perché ce la ricordiamo tutti Giorgia Meloni, davanti al benzinaio, a fare i teatrini, promettendo che avrebbe tagliato le accise (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e della deputata Ghirra).

Spieghi ora al Paese questa nuova “tassa Meloni”, perché anche oggi l'abbiamo vista in un video mentire a viso aperto al Paese. Non so se essere più preoccupata o stupita di questa sua capacità, perché è scritto qui, in un documento approvato dal Consiglio dei ministri che presiede, ossia il Piano strutturale di bilancio - alla pagina 116, per essere precisa - e cito: “utilizzare il riordino delle spese fiscali in determinati ambiti di tassazione, come l'allineamento delle aliquote e delle accise per diesel e benzina”. È la verità, l'avete scritta voi, prendetevi la vostra responsabilità davanti al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e del deputato Grimaldi). Una “tassa Meloni” che costerà ben 70 euro a famiglia - è stato calcolato da UNEM -, 3 miliardi dalle tasche degli italiani. Noi diciamo “no” a questa ulteriore tassa, mentre tagliate, tra l'altro, sul trasporto pubblico locale, sulla mobilità sostenibile, con il disastro che vi vediamo fare sui treni.

Torniamo al merito, però. Questa legge che approvate oggi trasforma il mercato del lavoro nel supermarket della precarietà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista); eliminate il tetto al lavoro in somministrazione, lo liberalizzate pienamente; si arriverà al paradosso che un'azienda potrebbe arrivare ad avere il 100 per cento dei propri lavoratori somministrati; allargate, inoltre, l'uso dei contratti stagionali, superando la sentenza della Cassazione che ne limitava l'uso a determinati settori e in determinati periodi; eliminate anche la causa ostativa sul regime forfettario nei contratti misti, aprendo, quindi, la strada all'abuso delle finte partite IVA; ma, soprattutto, sì, state superando il divieto di dimissioni in bianco, una scelta che lede l'autonomia delle donne e che rende più ricattabile chi lavora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) caricandogli addosso l'onere della prova del licenziamento dopo 15 giorni di assenza.

Avete usato questa legge per regolare, ancora un po', i vostri conti con i sindacati, per aiutare qualche amico in ritardo con le cartelle di pagamento dei contributi. Nessun respiro strategico, nessuna analisi della qualità dell'occupazione; solo una lettura propagandistica dei dati che, però, vanno letti per intero. Consiglierei alla Presidente del Consiglio di non scomodare Giuseppe Garibaldi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che ha unito questo Paese, anziché spaccarlo in due con l'autonomia differenziata.

Vi abbiamo proposto di rivedere i criteri escludenti dell'accesso agli ammortizzatori sociali per i lavoratori autonomi, ma niente, ve ne fregate di 400.000 lavoratori autonomi che non arrivano ai 20.000 euro l'anno e non riescono ad accedere a un aiuto per il quale già pagano un contributo. L'obiettivo di chi sta qui dentro dovrebbe essere fermare l'esodo silenzioso dei giovani; e invece no, siete ossessionati dall'immigrazione e non vedete l'emigrazione di tanti giovani in gamba (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) che vorrebbero restare, ma con contratti così precari e salari così bassi non ce la fanno e partono; 100.000 ragazze e ragazzi tra il 2022 e il 2023 sono andati via, perché se hai un contratto di un mese e non sai se ce l'avrai domani come fai a costruirti un futuro, come fai a costruirti una famiglia? State offrendo loro lavoro povero, precarietà, lavoro nero, salari da fame. E aboliamo gli stage gratuiti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), per favore, perché con gli stage gratuiti non si pagano gli affitti.

Con questa legge, queste condizioni materiali del lavoro si aggraveranno. Io direi che potevate sceglierle un altro nome: favoreggiamento dell'emigrazione sarebbe stato un nome più adatto. L'unica cosa che avete proposto alle nuove generazioni è la cosiddetta battaglia del grano, lanciata dal Ministro Lollobrigida per un servizio civile in agricoltura pagato tra i 3 e i 6 euro l'ora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e del deputato Grimaldi). Devo dire che solo una mente eccelsa poteva immaginare di superare il caporalato legalizzandolo, è una vergogna! Avete bocciato, per l'ennesima volta, un emendamento delle opposizioni unite per introdurre il salario minimo legale, perché bisogna rafforzare la contrattazione collettiva, spazzare via i contratti pirata e dire che sotto i 9 euro l'ora non è lavoro, è sfruttamento; è un'emergenza che riguarda milioni di lavoratori e lavoratrici che sono poveri anche se lavorano; l'avete messa su un binario morto, vi siete dati una delega che è già scaduta, perché sei mesi sono passati, ma vi do una notizia: stiamo raccogliendo decine di migliaia di firme di cittadine e cittadini per riportarla qui, in Parlamento. Noi non molleremo.

E cosa dite a quelle lavoratrici in appalto che l'altro ieri manifestavano davanti alla Ferrero per dire che con 5 euro l'ora non riescono nemmeno ad acquistare i cioccolatini che imballano per la multinazionale? Per voi la questione salariale, nei fatti, non esiste. Come sempre, i sacrifici li chiedete ai più deboli. Colpite, piuttosto, chi ha allargato le rendite e i profitti, colpite chi non paga le tasse, chi specula anche, chi specula sulla salute e sulla sicurezza delle persone.

Un anno dopo Brandizzo e poi Suviana, Casteldaccia, Firenze, siamo ancora lì, con un mix micidiale di subappalti a cascata e precarietà del lavoro, che continua a mietere morti. Questa strage dei morti del lavoro non si ferma se non mettete risorse sulla sicurezza, se non si assumono nuovi ispettori, se non si responsabilizzano le aziende, se non si investe in formazione e nuove tecnologie; ma, soprattutto, non si ferma se non con leggi che dicano due cose chiare: basta con il massimo ribasso e basta con il subappalto a cascata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Unica nota positiva: abbiamo ottenuto l'approvazione di un emendamento del Partito Democratico a questa legge che, in Parlamento, obbligherà, ogni anno, il Ministro del Lavoro a relazionare sullo stato della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e su quali provvedimenti intende adottare concretamente; quel dibattito si concluderà con un voto alle Camere.

Su questo terreno, come abbiamo sempre detto, noi siamo disponibili al confronto e a trovare soluzioni comuni. Al Governo chiediamo di aprire questa discussione senza steccati, né pregiudizi. Lavoro di qualità significa anzitutto bonifica del lavoro povero e del lavoro precario, bonifica dallo sfruttamento e dal caporalato; significa dialogare con le imprese e i sindacati, per ridurre drasticamente i contratti a termine precari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), come hanno fatto in Spagna; significa cancellare le forme più precarizzanti del lavoro come i voucher, il lavoro a chiamata, il part time involontario, che va combattuto e non certo incentivato, come fate anche con queste misure; significa non accettare più che accada ciò che è accaduto a Firenze ad agosto, quando 20 rider sono stati sanzionati dall'algoritmo perché non portavano le pizze nelle case al ritmo di 26,3 chilometri orari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e del deputato Grimaldi); significa che va aperta una grande discussione sull'orario di lavoro, che va ridotto, per conservare occupazione, per migliorare la produttività, per aumentare la formazione come diritto soggettivo e per conciliare i tempi di vita e quelli di lavoro, come pure per ridurre le emissioni.

La settimana scorsa abbiamo depositato una proposta di legge unitaria, insieme al MoVimento 5 Stelle e ad Alleanza Verdi e Sinistra, sulla riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. Non c'è mai stata, nella storia, una rivoluzione tecnologica che non sia stata accompagnata da una consistente riduzione dell'orario di lavoro.

Guardate che la società non può essere veramente libera se non viene valorizzato il lavoro, anziché sfruttato, se dopo un turno un lavoratore può staccare, può essere tutelato nel suo diritto individuale anche a disconnettersi. Lo si può fare però, questo, se si rende il lavoratore meno ricattabile.

Signor Presidente, ci aspettano mesi difficili. Cresce la cassa integrazione: più 29 per cento nel mese di giugno rispetto allo stesso mese dell'anno scorso; i sindacati uniti sciopereranno il 18 ottobre per richiamare Stellantis alle sue responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e assicurare un futuro in Italia per l'automotive.

Sono decine i tavoli di crisi, il Governo non ha uno straccio di politica industriale, ma quando deve precarizzare il lavoro avete le idee chiarissime; avete avviato svendite di pezzi importanti delle società partecipate, alla faccia del sovranismo, e non avete un'idea della transizione ecologica se non l'ossessione di ritardarla, anziché accompagnarla per renderla socialmente sostenibile. Con un quadro così complesso, la vostra risposta è introdurre nuove leggi liberticide e fare condoni per i furbetti. I reati che avete introdotto anche con il decreto Sicurezza, come i blocchi stradali anche per gli operai che perdono il posto di lavoro, rappresentano il vostro vero manifesto ideologico; non date risposte al disagio sociale, alle diseguaglianze che crescono, alle contestazioni, che - vi piaccia o no - sono naturali in democrazia; del resto, anche ieri avete dimostrato la vostra concezione proprietaria delle istituzioni democratiche, il vostro fastidio per quelle garanzie costituzionali che, però, sono lì proprio a tutela delle cittadine e dei cittadini. Ma vi abbiamo fermato ieri, e vi fermeremo ancora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra - I deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista si levano in piedi - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, colleghi. Noi siamo per andare avanti, non per fermarci, né per fermare il Paese, né per fermare le istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), sapendo benissimo che la Corte costituzionale monca è un danno alle istituzioni e uno sfregio alle stesse.

Vede, ho ascoltato l'opposizione che legittimamente fa le sue critiche e fa anche le sue sfide, io sono abituato ad accettarle le sfide. Ci è stato detto che, in termini di occupazione, noi dovremmo leggere i dati, ma forse è meglio che non li leggiamo, se l'opposizione ci sfida su questo tema, perché fa brutta figura. Occupazione ad agosto 2024: 24.080.000 occupati, 800.000 occupati in più del 2022, non mi pare che sia un gioco da ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti del deputato Casu).

Signor Presidente, non so quanti ragazzi legittimamente scelgano di lavorare fuori dai confini nazionali, ma leggo i dati. Allora, vorrei far presente, a chi evidentemente lo ignora, che a ottobre 2022 il tasso di disoccupazione giovanile era pari al 22,7 per cento, mentre oggi siamo al 18,3 per cento. Certo, non in linea con quelli che sono i dati europei, ma abbiamo fatto passi avanti, non siamo stati fermi come qualcuno ci ha invitato a fare poc'anzi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quanto, poi, alle battaglie, ho sentito evocare la battaglia del grano, ma probabilmente chi l'ha evocata non conosce il provvedimento che ha citato, perché il provvedimento che ha citato, che prevede esplicitamente il servizio civile universale in agricoltura, è stato approvato ai tempi del Governo Amato II, non è stato approvato ai tempi del Governo Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E il decreto legislativo attuativo del 2017 è stato fatto dalla maggioranza, di cui l'onorevole Schlein oggi è autorevole esponente dell'opposizione.

Quindi, leggiamo, leggiamo e leggiamo non le fake news, non gli slogan, leggiamo le cose per come sono. C'è stata l'ennesima riproposizione negli interventi della questione del salario minimo. Ora, io non cercherò di ricordare cosa ho detto già in passato, ad esempio, che evidentemente una maggioranza rosso-verde, rosso-giallo, scusatemi, che aveva i numeri per approvare quella riforma e non l'ha fatto - perché aveva i numeri e non l'ha fatto -, aveva un problema politico, non avevo un problema numerico. Ma coi numeri voi giocate un po' troppo spesso, perché, onorevole Presidente, dopo che la maggioranza ha respinto la proposta sul salario minimo, dicendo che quella proposta dell'opposizione non aveva copertura finanziaria - mi riferisco all'articolo 7 della proposta di legge unitaria delle opposizioni -, noi abbiamo assistito in questo provvedimento di legge a un balletto, perché nell'emendamento 1.03, presentato a firma Conte, Fratoianni, Richetti, Schlein e Bonelli, era prevista una copertura per il salario minimo di 100 milioni nel 2024, di 100 milioni nel 2025, di 100 milioni nel 2026, di 100 milioni nel 2027.

La Commissione bilancio ha detto che non c'era copertura. Abbiamo fatto la riunione dei capigruppo, abbiamo riconsentito che si trovassero diverse coperture e sapete qual è stata la soluzione trovata così, in modo lungimirante? Che da quell'articolo 7 del vecchio disegno di legge, cosa che faceva parte dell'emendamento 1.03, fosse tirato via il comma 23. Non ci sono più soldi e, quindi, c'è la copertura di un provvedimento per il quale si diceva inizialmente che dobbiamo mettere dei fondi, perché le imprese devono essere accompagnate all'interno del salario minimo. Tuttavia, pur di tenere in mano una bandierina, si è tolto il finanziamento alle imprese per il salario minimo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questa sarebbe coerenza? Questa sarebbe chiarezza di idee?

Ci è stato giustamente ricordato, dopo numerose proposte di legge - numerose per dire la verità - in termini di salario minimo, che vi sono problemi di cassa integrazione. Noi siamo solidali con quelle persone che si trovano in cassa integrazione, ma io avrei trovato valido un passaggio, un passaggio solo, di solidarietà, in questo periodo, non fatto per questo o per quello, ma per una vicenda che secondo me è clamorosa. Perché, Presidente, la Servizi E Tutela Srl, controllata al 100 per cento dalla CGIL di Perugia, ha messo nei giorni scorsi in cassa integrazione diversi suoi dipendenti. Sa qual è stata la motivazione di questa cassa integrazione? Che, essendo stato fatto un contratto del commercio molto oneroso, la risposta è stata di mettere in cassa integrazione i dipendenti, perché non si riusciva a far fronte a quel contratto del commercio oneroso. Landini, da una parte, si applaude perché fa un valido contratto di lavoro e, dall'altra, mette in cassa integrazione i dipendenti della società (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Eppure, nessuna parola di solidarietà abbiamo sentito.

Poi, vado all'ultima questione politica che è stata proposta: la riduzione dell'orario di lavoro. Anche qui c'erano diverse proposte nel campo largo. Ce n'era una che veniva finanziata con la patrimoniale, mi riferisco a quella dell'onorevole Fratoianni; altre avevano finanziamenti vari. Alla fine, la proposta di legge presentata, per la quale anche stavolta si raccoglieranno firme - udite, udite - per diminuire in modo drastico la contribuzione, che oggi è pagata, quindi, dimentica che per tagliare sei punti di quanto sta facendo il Governo Meloni per la contribuzione con 11 miliardi, si pensa di estendere il provvedimento a tutte le imprese, con una copertura di 275 milioni. È una presa in giro, perché una copertura di questo tipo altro non è che una presa in giro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ci rimane il titolo della legge, non lo svolgimento.

Allora, io penso che si possa discutere di tutto. Voglio ringraziare qui la Commissione lavoro, in tutte le sue componenti, di maggioranza e di opposizione, perché tutto si può dire meno che non ci sia stato confronto, dibattito, dialogo e poi scelte, come è fatale per ogni provvedimento. Però, voglio ricordare anche, lo dico ai supercritici, che in realtà il provvedimento di oggi contiene dei significativi passi in avanti, per i quali io mi sento di ringraziare, innanzitutto, il presidente della Commissione Rizzetto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma soprattutto coloro i quali questo disegno di legge l'hanno steso, a partire dal Ministro Calderone (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perché non è vero che noi facciamo delle scatole vuote, altri propongono delle scatole vuote, forse perché hanno un vuoto da colmare, non solo elettorale, ma anche di conoscenza dei problemi. Allora, le modifiche alla sicurezza sul lavoro contenute in questo provvedimento sono un completamento di altre norme introdotte, come la patente a crediti, come il sistema informativo per la lotta al caporalato. Lo dico a coloro i quali sostengono e hanno sostenuto in passato esattamente il contrario.

Ancora, le dimissioni per fatti concludenti non sono dimissioni in bianco, non sono dimissioni in bianco, ma sono dimissioni che trovano la loro ragione nel comportamento del lavoratore, che si allontana in modo immotivato dal posto di lavoro e che pretende il licenziamento dall'impresa per avere riconosciuta la NaSPI, cioè una norma che evita le truffe, questo è il discorso, altro che dimissioni in bianco (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

TOMMASO FOTI (FDI). Concludo dicendo che ringrazio anche - ed è stato citato già - l'onorevole Rizzetto per avere introdotto l'articolo 22, assieme ad altri parlamentari, quella norma che prevede la non obbligatorietà di scrittura nell'atto di compravendita della provvigione percepita dall'agente immobiliare, perché già c'è la fattura elettronica.

Signor Presidente, noi il mercato del lavoro non l'abbiamo mai chiamato tale; noi abbiamo sempre detto orgogliosamente da questi banchi che siamo la destra sociale, popolare e nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e il lavoro lo abbiamo nelle nostre corde, nelle nostre vene e non lo abbiamo soltanto nella raccolta di firme (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - I deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Presidente, quando si interviene sul lavoro bisogna tener conto della centralità della persona umana e, quando si parla di lavoro, bisogna tener conto che parliamo dell'architettura della nostra Repubblica democratica, che è fondata a sua volta sul lavoro, sia da parte di chi genera l'attività lavorativa, che da parte di chi esercita l'attività lavorativa; ma la nostra priorità dovrebbe consistere nel dare una speranza ai giovani che oggi rischiano di lavorare fino a settant'anni, con il rischio di non vedere mai cos'è la pensione.

Questi sono i dati dell'Istat e la nostra priorità dovrebbe essere quella di rendere economicamente indipendenti le donne che, con il lavoro di cura, tengono in piedi intere famiglie nel nostro Paese; e la nostra priorità dovrebbe consistere nel rendere il salario equo tra uomini e donne, tra migranti ed italiani; ad uguale lavoro uguale salario; e la nostra priorità dovrebbe consistere nel regolarizzare le babysitter, che sono circa 300.000 nel nostro Paese, due su tre lavorano in nero.

Presidente, vado a concludere, la nostra priorità dovrebbe consistere nell'affrontare i giganteschi cambiamenti all'interno del mercato del lavoro, quindi in termini di riqualificazione, in termini di formazione. E la nostra priorità, Presidente - per chi parla di lavoro e in un provvedimento come questo che parla di lavoro - dovrebbe consistere nel governare il tema e la sfida dell'intelligenza artificiale. Sono 300 milioni di persone che perderanno il lavoro e qui parliamo di disuguaglianze economiche, ragione per cui garantire un reddito di esistenza diventa un dovere di Stato.

Presidente, concludo dicendo che mai come oggi chi è sfruttato, chi svolge attività usuranti - parlo dei conduttori e parlo anche di chi accompagna ai treni - dovrebbe essere interessato a questo provvedimento e di tutto ciò non vi è traccia in questo provvedimento, ragione per cui voterò “no”. Presidente, per onore di verità cinque secondi. Il presidente Foti, adesso, parlava del tema del lavoro, dell'attività all'interno dell'agricoltura e del servizio civile. Il Governo Amato non ha introdotto quanto veniva detto, il tema riguardava l'agricoltura sociale e, quindi, per onore di verità, penso che agli atti di questo Parlamento tutti noi possiamo accedervi e mai, mai nella mente di un Ministro era sorta l'idea di far lavorare in agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva-il Centro-Renew Europe) - io so cos'è il lavoro agricolo, ci ho lavorato - e mai questo è successo. Per questo motivo invito anche il Ministro Lollobrigida, casomai, a mettersi gli stivali e andare nei campi (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1532-bis-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1532-bis-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1532​-bis-A: "Disposizioni in materia di lavoro (Testo risultante dallo stralcio, disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 28 novembre 2023, degli articoli 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1532​)".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2) (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Lega-Salvini Premier).

Seguito della discussione della proposta di legge: Chiesa ed altri: Riconoscimento del relitto del regio sommergibile "Scirè" quale sacrario militare subacqueo (A.C. 1744​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1744​: Riconoscimento del relitto del regio sommergibile "Scirè" quale sacrario militare subacqueo.

Ricordo che nella seduta del 23 settembre si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1744​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1744​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

PAOLA MARIA CHIESA, Relatrice. Grazie, Presidente. Il parere è contrario su tutti e tre gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1 De Maria.

Ha chiesto di parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci torneremo sopra anche in dichiarazione di voto, ma, ci tengo a dirlo intervenendo su questo emendamento anche per proporre un ragionamento ai colleghi di maggioranza. Noi non siamo mai stati contrari a riconoscere il relitto del sommergibile “Scirè” come sacrario militare e, quindi, a rendere omaggio ai militari che sono caduti in quel sommergibile, in particolare a chi ancora oggi trova la sua ultima dimora sotto il mare, in quel sommergibile, a quelle 16 salme che non possono più essere recuperate; ma abbiamo chiesto fin dall'inizio, nella discussione in Commissione, che la legge fosse chiara sul contesto storico in cui è accaduta la battaglia navale che ha visto perdere la vita a quei nostri militari.

In particolare, abbiamo sottolineato un punto che voglio riprendere qui in Aula e cioè che per noi i militari italiani che sono caduti nel sommergibile “Scirè”, tutti i militari italiani che hanno perso la vita fra il giugno del 1940 e il settembre del 1943, sono stati prima di tutto vittime della guerra di aggressione scatenata dall'Italia fascista accanto alla Germania nazista.

Crediamo che questo il nostro Parlamento non lo possa dimenticare, quando Mussolini disse che serviva qualche migliaio di morti da gettare sul tavolo della pace e l'Italia ha pagato quella guerra con 500.000 morti, terribili distruzioni e poi con la parabola tragica della Repubblica (Commenti)

PRESIDENTE. Colleghi, scusate. Scusi onorevole De Maria. Colleghi, per favore, possiamo ascoltare in silenzio l'intervento dell'onorevole De Maria? Vi prego, per cortesia, chi deve parlare va fuori.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Ringrazio, ma non c'era bisogno…

PRESIDENTE. Aspetti, onorevole De Maria, che se non abbiamo silenzio non andiamo avanti. Prego.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Ecco, stavo dicendo fino alla parabola tragica della Repubblica sociale italiana e dell'occupazione tedesca. Anche in fase di discussione generale, abbiamo sentito parlare di bene della patria. Qual era il bene della patria in quel momento? Che vincessero i fascisti e nazisti, che in Europa vincessero la Shoah e i campi di concentramento? Secondo noi, no.

È bene che abbiano vinto gli alleati, che poi hanno liberato, dopo l'8 settembre 1943, l'Italia, insieme ai partigiani italiani e al nuovo esercito italiano. Per questo, abbiamo presentato un emendamento, di cui voglio leggere il testo: “Al fine di onorare i militari italiani che hanno perso la vita nel sommergibile Scirè, rendendo loro omaggio, non dimenticando le responsabilità del regime fascista e della monarchia che hanno trascinato l'intera comunità nazionale in una guerra di aggressione al fianco dei nazisti, il relitto del sommergibile “Scirè” è riconosciuto come sacrario militare subacqueo”.

Come vedete, noi ci stiamo a rendere omaggio a questi militari, ma lo vogliamo fare nella chiarezza del contesto storico in cui quei militari hanno perso la vita. Chiedo davvero ai colleghi di maggioranza: le responsabilità del fascismo in quella guerra di aggressione qualcuno in quest'Aula le vuole dimenticare? Perché noi non le vogliamo dimenticare.

Abbiamo presentato questo emendamento, perché la legge fosse chiara, da questo punto di vista. Non lo è, secondo noi, nel testo che è stato presentato, neanche nel modo in cui è stata discussa in Commissione e nella discussione generale. Per questo, diciamo all'Aula, in particolare ai colleghi di maggioranza, che per noi l'approvazione o la bocciatura di questo emendamento sarà dirimente per come poi ci esprimeremo sul provvedimento nel suo insieme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Presidente, la ringrazio. Se il collega De Maria lo consente, vorrei, sottoscrivere, almeno idealmente, quest'ordine del giorno e sottoscrivere le sue parole. Però, vorrei anche rivolgermi, se è possibile, ai colleghi del centrodestra, in particolare ai colleghi di Fratelli d'Italia. Presidente, faccio parte di quelle persone che hanno sempre ritenuto che fosse assolutamente fuori luogo parlare di un pericolo fascista, del ritorno fascista. Conosco molti esponenti di Fratelli d'Italia che sono persone di destra, alcuni vengono anche da un'esperienza di un certo tipo, ma usare questo argomento nel dibattito politico del 2022, 2023, 2024 e magari del 2030, non lo so, è un argomento assolutamente fuori luogo, a mio avviso. Ovviamente, è la mia personale opinione.

Ma proprio in ragione e alla luce di questo - dopodiché non condivido praticamente nulla delle scelte che fa il centrodestra, anche dal punto di vista ideale, più che ideologico -, mi rivolgo veramente nel tentativo più semplice di condividere la possibilità che in quest'Aula ci sia un voto che raccolga un consenso reale su qualcosa che ha spiegato benissimo l'onorevole De Maria. Nessuno mette in discussione il valore e l'importanza di riconoscere questo tipo di operazione, ma - lo dico ai colleghi del centrodestra, lo dico alla relatrice e lo dico al Governo -, in questo emendamento, oltre a onorare i militari italiani, che hanno perso la vita nel sommergibile (ci mancherebbe altro, è un'operazione militare, sappiamo perfettamente, purtroppo lo vediamo anche nei giorni nostri, che le operazioni militari comportano anche tante cose sgradevoli, per usare un eufemismo), si aggiunge la seguente frase: “e non dimenticando le responsabilità del regime fascista e della monarchia che hanno trascinato l'intera comunità nazionale in una guerra di aggressione al fianco della Germania nazista”.

Non è un'opinione, colleghi, questa è la storia del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! È la storia della libertà e della democrazia di questo Paese.

Colleghi del centrodestra, lo dico proprio ai colleghi di Fratelli d'Italia, bocciare un emendamento del genere, a mio avviso, dà la stura a tutti quelli che dicono quello che io non penso, ossia che, in qualche modo, voi avete un problema anche a negare la storia di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere al collega De Maria l'autorizzazione di sottoscrivere questo emendamento e per appellarmi ai colleghi di maggioranza rispetto a questo voto. C'è chi, in quest'Aula, una proposta di legge, che riconosca lo “Scirè” come un sacrario dove sono morti i militari italiani che onoravano il loro Paese, svolgendo il loro dovere, la vota volentieri, ma è evidente che c'è un tema politico che non va sottovalutato da parte di quest'Aula, perché qui i temi politici ci attraversano.

L'emendamento del collega De Maria, scritto in maniera assolutamente puntuale e attenta, è un emendamento che aiuta a costruire un consenso largo, forse anche unanime all'interno di questo Parlamento su un tema su cui bisognerebbe sempre lavorare per costruire un consenso unanime. Perché la memoria, soprattutto la memoria in questi casi, quando si ci si riferisce a uomini che hanno servito il nostro Paese, è meritoria di trovare motivi per costruire unità.

E, quindi, mi appello a una valutazione: non è un emendamento di inciso, è un emendamento che inserisce, in un contesto storico, quello che è avvenuto. Penso sia un emendamento che aiuta a costruire un tessuto comune, facendo fare un passo avanti, e questa proposta di legge probabilmente ha questa intenzione, anche nella volontà di chi l'ha presentata. Completarla così vuol dire dare una dimensione che consenta a tutti di votarla con maggior consapevolezza, che le motivazioni storiche sono quelle che accompagnano anche la realtà di un Paese, che è stato attraversato da un regime e da una guerra che non meritava di essere combattuta.

Allora, mi appello veramente a una valutazione diversa, da parte del relatore, da parte del Governo, che sono conseguenti a quella del relatore, per chiedere che non ci sia una frattura in Aula su questo provvedimento, frattura che diventerebbe molto più grande di una valutazione che si limita alla discussione di questa legge, che oggi è all'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Il gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe sottoscrive l'emendamento.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento per intervenire su quelli successivi, che sono uguali. Mi sarei aspettata un accoglimento di questi identici emendamenti, dopo la discussione che abbiamo condiviso sulla proposta di legge, di cui è primo firmatario proprio lei, Presidente Mule', sull'istituzione della Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi, perché lì davvero abbiamo inserito questa giornata nel contesto storico, in cui va collocata. Invece, questa proposta di legge, se mi consentite, anche nella relazione, evidenzia una certa retorica e mai, mai nomina il contesto in cui si svolse questo tragico evento dell'affondamento dello “Scirè”.

Quindi, mi chiedo come sia possibile approvare una proposta di legge del genere, senza mai nominare la Seconda guerra mondiale, gli eventi che l'hanno preceduta, quelli che l'hanno poi succeduta e senza mai nominare il sacrificio di questi 60 marinai, accompagnato sicuramente dal dolore e dal pianto di tante madri e di tanti padri e dal dolore che anche adesso io stessa provo al pensiero, ignorando, però, i 70 milioni di persone, donne e uomini, più civili e militari, che hanno perso la vita nel corso della Seconda guerra mondiale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Credo che, per fare giustizia anche a questo sacrificio e a queste morti, di fronte ai quali mi inchino, bisogna davvero recuperare il senso della storia, la memoria della storia, condividendolo anche in questo Parlamento.

Spero che davvero la maggioranza ci ripensi e che condivida con noi questo emendamento che, in fondo, non cambia la proposta di legge, ma la migliora e la inserisce in un orizzonte di verità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, annuncio di sottoscrivere, a nome di tutto il gruppo del Partito Democratico, questo emendamento e chiedo formalmente alla relatrice, anche se in questo momento non è nella sua postazione, di accantonarlo. Uso un elemento regolamentare, ma il significato è tutto politico. Io credo che l'intervento fatto poc'anzi dal collega De Maria abbia chiarito il significato di questo emendamento, che, quindi, non esclude una valutazione positiva sull'oggetto del provvedimento, cioè il riconoscimento del relitto, ma pone una questione: quella di precisare in quale contesto storico avvenne quello scontro e l'affondamento dello “Scirè”.

Mi rivolgo davvero a tutti i colleghi della maggioranza: qui non è questione di maggioranza o di opposizione, io credo che nessuno in quest'Aula intellettualmente onesto - e riconosco a tutti l'onestà intellettuale - possa disconoscere che quella del 1940-1945 sia stata una guerra di aggressione voluta dal fascismo, a fianco della Germania nazista. Se non riusciamo a trovare un'intesa su questo elemento, che è un dato storico, allora sì, i richiami che faceva prima ai dubbi o alle altre questioni il collega Giachetti rischiano di diventare realtà.

Io credo che non ci siano le condizioni da questo punto di vista e che ci siano, invece, le condizioni vere per approvare questo emendamento. Vi chiediamo davvero di accantonarlo. Se non va bene questa soluzione, si provi anche a trovarne un'altra, ma il principio deve essere questo: quegli uomini hanno combattuto, hanno dimostrato valore, ma erano al servizio, in quel momento, di una guerra di aggressione a fianco della Germania nazista (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

Questo è un dato della storia, non è un'opinione, e credo che negare questo sarebbe grave in un Parlamento della Repubblica nata da quella storia. Davvero vi invitiamo a fermarvi, ad accantonare questo emendamento e a trovare, quindi, una soluzione che consenta a tutti di votare e rendere anche omaggio a quegli uomini, al loro valore, dimostrato in un'occasione di guerra, in una guerra, però, sbagliata e di aggressione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellicini. Ne ha facoltà.

ANDREA PELLICINI (FDI). Grazie, Presidente. Volevo, in primo luogo, ringraziare l'onorevole Paola Chiesa per questa proposta di legge e, spiegherò, poi, alla fine, anche dal mio punto di vista personale, per quale motivo.

Io vorrei partire dall'intervento dell'onorevole Fornaro che, per tante cose, ho anche condiviso, però non posso condividere quando fa un'affermazione e dice che questi marinai erano al servizio di una guerra sbagliata. Questi marinai, in primo luogo, erano al servizio della Marina militare italiana, che nasce nel 1860 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ben prima del fascismo. Quindi, riconoscere a questi ragazzi il fatto di essere sepolti in fondo al mare, in un sacrario militare, dovrebbe prescindere da ogni considerazione al riguardo, altrimenti c'è una strumentalizzazione al contrario di un tema così delicato.

Voglio solo ricordare alcune cose dello “Scirè”. Lo “Scirè” è stato decorato con la medaglia d'oro al valore militare quando soltanto tre unità navali della Marina militare italiana hanno ricevuto quest'onore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma voglio ricordare un'altra cosa per far capire il valore generale di questa proposta. Una delle più grandi imprese militari dello “Scirè” fu quella di Alessandria del 19 dicembre 1941, quando, con un'impresa incredibile dal punto di vista militare, lo “Scirè” si portò davanti alla baia di Alessandria e, con i cosiddetti “maiali”, comandati da Luigi Durand de la Penne, vennero sabotate e fatte affondare due corazzate inglesi: la “Queen Elizabeth” e la “Valiant”.

Ebbene, Durand de la Penne, nel 1944, quando era tornato a combattere per la Regia Marina Italiana, e quindi non con la Repubblica Sociale di Salò, venne decorato per questa grande impresa dagli inglesi, che riconobbero il grandissimo valore di questa missione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Durand de la Penne, poi, fece parte di questo Parlamento, prima come parlamentare della Democrazia Cristiana e poi come deputato del Partito Liberale, e nel 1972 ricoprì anche l'incarico di Sottosegretario della Marina mercantile.

Ora, con questi grandissimi meriti di questa unità navale della Marina militare, oggi è giusto riconoscere a questi ragazzi - perché molti erano ragazzi - che affondarono nel 1942, l'onore postumo di essere ricordati in un sacrario militare italiano.

Perché io, poi, sono toccato profondamente da questa proposta di legge? Perché uno di questi marinai, Guido Fontebuoni, era un fuochista dello “Scirè” ed era della mia cittadina, la città di Luino. Nel 2014, quando io ero sindaco, gli dedicammo una scalinata a lago (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e c'erano gli anziani marinai, tutti commossi, di ogni fede politica. Da questo punto di vista, quindi, davvero ringrazio l'onorevole Paola Chiesa per questa sensibilità, perché lo “Scirè” è veramente un esempio di quello che è stata la nostra Marina militare, e questi ragazzi, in questo modo, saranno ricordati in modo imperituro. Grazie, Paola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Maullu. Ne ha facoltà.

STEFANO GIOVANNI MAULLU (FDI). Grazie, Presidente. Io credo che inserire un emendamento di questo genere svilisca non semplicemente i tanti morti che nella Seconda guerra mondiale hanno funestato il nostro patriottismo, ma credo che, nello specifico, non sia mai accaduto che si potesse parlare di un sacrario militare per una nave o un mezzo della Marina affondato in un'azione bellica. Questo non è un mezzo normale. Questo è un mezzo che porta con sé storia, ardimento, ingegno e tecnica, che hanno consentito non a un semplice sommergibile, ma a un qualcosa di diverso, di andare a Gibilterra, a Malta, ad Alessandria, per poi finire ad Haifa.

Tutto questo si richiama, ancora oggi, nel raggruppamento Teseo Tesei, che al Varignano ne rinverdisce la gloria, l'ardimento e la tecnica, e nella filiera militare industriale del nostro Paese, che rappresenta al meglio tutto ciò che si chiama genio italico. Inserire tutto ciò che fa parte di lotta politica o di ricordi, credo che svilisca il senso di quest'Aula (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Ma che lotta politica!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Credo che si tratti proprio di questo (Commenti del deputato Maullu)

PRESIDENTE. Onorevole Maullu, no, lei ha finito. Proseguiamo con l'intervento dell'onorevole Grimaldi. Prego.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Guardi, non c'è nessuna lotta politica! Il 25 aprile 1945 quella lotta è finita e i nazifascisti hanno perso (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)! E c'è qualcuno che qui, in Aula, non si rende conto della gravità di questa discussione! Gliela dico così, deputato: ma lei si immagina, nella Germania di oggi, una discussione in un Parlamento in cui si valorizzano (Commenti)… Cosa? Cosa? Le immagini della Patria, il valore della patria, quella nazista? Ma se la immagina questa discussione? No, perché hanno fatto i conti con la loro storia, e voi no! Questo è il problema (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, penso che siamo in presenza di un provvedimento che sarebbe oltremodo antipatico votare a maggioranza.

Lo dico nell'interesse non delle parti politiche, ma nell'interesse della motivazione nobile per cui questa proposta di legge è stata presentata e merita di essere approvata (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Quindi, se è possibile, accogliendo la proposta dell'onorevole Fornaro, accantonare l'emendamento, che poi, per dir la verità, presuppone l'accantonamento anche degli altri due, che sono consequenziali, penso che un momento di riflessione, se vi è la disponibilità a riscrivere l'emendamento o comunque a richiamare nel migliore dei modi possibili l'emendamento, non sia assolutamente vietato farlo (Applausi).

PRESIDENTE. Non è vietato affatto, per cui, siccome l'eventuale accantonamento dell'emendamento 1.1 De Maria comporterebbe l'accantonamento anche dei successivi emendamenti, che hanno contenuto analogo, nonché dell'articolo 1, se non ci sono controindicazioni da parte dei gruppi, sospenderei la seduta e a questo punto rinvierei il provvedimento a domani, terminando adesso i lavori, se c'è l'accordo dei gruppi (Applausi).

Così proviamo a trovare un'intesa per cercare un accordo su questo emendamento, se non ci sono obiezioni. A questo punto, colleghi, siamo tutti d'accordo, sì? I colleghi del MoVimento 5 Stelle sono d'accordo? Va bene. Allora, colleghi, a questo punto, facciamo così: sospendiamo l'esame del provvedimento, che a questo punto sarà discusso nella seduta di domani.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 10 ottobre 2024 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione della proposta di legge:

CHIESA ed altri: Riconoscimento del relitto del regio sommergibile " Scirè " quale sacrario militare subacqueo. (C. 1744​)

Relatrice: CHIESA

2. Seguito della discussione delle mozioni Ghirra ed altri n. 1-00326, Quartini ed altri n. 1-00329, Faraone ed altri n. 1-00333, Gribaudo ed altri n. 1-00334, Rizzetto, Ravetto, Tenerini, Semenzato ed altri n. 1-00341 e Bonetti ed altri n. 1-00342 concernenti iniziative in materia di parità di genere, con particolare riguardo alle condizioni lavorative, economiche e sociali delle donne .

3. Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare:

BICCHIELLI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, sull'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e sugli interventi di emergenza e di ricostruzione a seguito degli eventi calamitosi verificatisi dall'anno 2019. (Doc. XXII, n. 31-A)

Relatrice: SEMENZATO.

4. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA: Modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, recante Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia. (C. 976-A​)

Relatrice: BORDONALI.

5. Seguito della discussione del testo unificato dei disegni di legge:

Abrogazione di atti normativi prerepubblicani relativi al periodo 1861-1946. (C. 1168​-1318​-1371​-1452​-1572-A​)

Relatore: NAZARIO PAGANO.

6. Seguito della discussione delle mozioni Francesco Silvestri ed altri n. 1-00309, Zaratti ed altri n. 1-00339 e Sarracino ed altri n. 1-00340 in materia di attuazione dell'autonomia differenziata, con particolare riguardo alla prioritaria definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, anche al fine di ridurre il divario tra le diverse aree del Paese .

La seduta termina alle 18,30.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: YLENJA LUCASELLI (DOC. CCXXXII, N. 1)

YLENJA LUCASELLI, Relatrice. (Relazione – Doc. CCXXXII, n. 1). L'Assemblea è chiamata oggi a esaminare il Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, trasmesso dal Governo lo scorso 27 settembre, al termine dell'esame in sede referente da parte della Commissione bilancio, che si è concluso nella serata di ieri.

Al riguardo, ricordo, preliminarmente, come il Piano costituisca il documento centrale per la definizione della programmazione delle politiche di bilancio e delle politiche economiche nazionali nel quadro della riforma della governance economica europea approvata nel corso di quest'anno dalle Istituzioni europee e adottata attraverso i regolamenti (UE) 2024/1263 e 2024/1264 e la direttiva (UE) 2024/1265.

In base alla normativa dell'Unione europea, il Piano strutturale di bilancio stabilisce il quadro di riferimento programmatico per la gestione della finanza pubblica e la realizzazione di investimenti e riforme, valido per un periodo pari alla durata della legislatura nazionale e, pertanto, il quadro di riferimento esposto nel Piano include un orizzonte temporale che arriva fino all'anno 2029. In base al nuovo quadro normativo europeo in materia e, in particolare, al nuovo regolamento (UE) 2024/1263 sul cosiddetto “braccio preventivo” del Patto di stabilità e crescita, nonché alle linee guida pubblicate dalla Commissione europea il 21 giugno 2024, il Piano è chiamato a individuare la traiettoria della spesa netta, al fine di promuovere l'obiettivo di finanze pubbliche sane e sostenibili, lungo un periodo di aggiustamento di quattro anni.

Ricordo, peraltro, come la normativa europea consenta di prevedere un'estensione della durata di tale periodo sino a sette anni, a fronte di un impegno dello Stato a realizzare una serie pertinente di riforme e investimenti. Nell'anticipare che il nostro Paese ha deciso di avvalersi di tale facoltà, ricordo che, in tal caso, il Piano strutturale di bilancio, oltre a indicare gli interventi volti a dare seguito alle raccomandazioni specifiche per Paese nel contesto del semestre europeo e ad affrontare le priorità comuni dell'Unione, indica in che modo lo Stato garantirà la realizzazione delle riforme e degli investimenti che giustificano la proroga a sette anni del periodo di aggiustamento.

Tra gli altri contenuti del Piano previsti dalla nuova normativa europea, faccio presente, altresì, che esso contiene informazioni riguardanti la coerenza e la complementarità con i fondi per la politica di coesione e il PNRR, le principali ipotesi macroeconomiche e di bilancio, l'impatto previsto delle riforme e degli investimenti che giustificano la proroga del periodo di aggiustamento, il livello previsto e il fabbisogno degli investimenti pubblici, le principali informazioni sull'iter di formazione della proposta di Piano, tenendo conto della discussione e approvazione della stessa da parte del Parlamento, nonché della consultazione della società civile, delle parti sociali, delle autorità regionali e degli altri portatori di interessi.

La normativa europea richiede che la traiettoria di spesa netta stabilita nel Piano garantisca che, entro la fine del periodo di aggiustamento, il rapporto tra debito e prodotto interno lordo si collochi su un sentiero di riduzione plausibile o rimanga a livelli prudenti al di sotto del 60 per cento nel medio termine e il disavanzo si ponga al di sotto del parametro del 3 per cento del prodotto interno lordo nel medio termine. Il nuovo regolamento sul “braccio preventivo” prevede, inoltre, il rispetto di una salvaguardia comune sul debito e di una salvaguardia di resilienza relativa al deficit. La salvaguardia comune sul debito prevede una riduzione media minima annua del rapporto tra debito e PIL, calcolata a partire dall'anno precedente l'inizio della traiettoria o, come nel caso dell'Italia, dall'anno in cui si prevede l'uscita dalla procedura per disavanzi eccessivi, e fino alla fine del periodo di aggiustamento, pari a un punto percentuale del prodotto interno lordo per i Paesi, come l'Italia, con un debito superiore al 90 per cento del PIL e a 0,5 punti percentuali per i Paesi con un debito tra il 60 e il 90 per cento. La salvaguardia di resilienza relativa al deficit prevede, inoltre, che l'aggiustamento di bilancio continui, se necessario, fino al raggiungimento di un livello di disavanzo strutturale pari all'1,5 per cento del prodotto interno lordo con un miglioramento annuale del saldo primario strutturale pari a 0,4 punti percentuali del PIL, ridotto a 0,25 punti in caso di estensione a sette anni della durata del periodo di aggiustamento. Per gli Stati membri soggetti alla procedura per disavanzi eccessivi è richiesto, invece, un aggiustamento minimo annuo strutturale di 0,5 punti percentuali del PIL, fino al raggiungimento del parametro del 3 per cento.

Le nuove norme del regolamento (UE) 1264/2024 sulla procedura per disavanzi eccessivi nell'ambito del cosiddetto “braccio correttivo” prevedono che lo Stato debba ridurre il rapporto tra deficit e PIL realizzando ogni anno una correzione espressa in termini di saldo strutturale. Per gli anni 2025, 2026 e 2027 si prevede, peraltro, che la Commissione europea, nel valutare l'eventuale apertura di procedure di disavanzo eccessivo, possa adeguare il saldo strutturale richiesto allo scopo di tenere conto dell'aumento dei tassi di interesse, a condizione che lo Stato spieghi come affronterà le raccomandazioni specifiche per Paese e quali investimenti e riforme realizzerà al fine di affrontare le priorità comuni dell'Unione.

Il livello di spesa netta programmato nel Piano per il periodo di aggiustamento indica lo spazio di bilancio disponibile per perseguire gli obiettivi di politica fiscale del Governo. Il livello di crescita della spesa netta esposto nel Piano non potrà essere modificato nella fase di attuazione fino al suo termine nell'anno 2029, ad eccezione delle ipotesi previste dal nuovo regolamento europeo sul “braccio preventivo”, vale a dire in caso di circostanze oggettive che ne impediscono l'attuazione entro il periodo di vigenza del Piano o in caso di nomina di un nuovo Governo. Ferma restando la disciplina prevista per l'applicazione delle clausole di salvaguardia nazionali o generali, eventuali scostamenti dei tassi di crescita della spesa netta saranno monitorati a consuntivo e registrati annualmente in un conto di controllo dalla Commissione.

Segnalo che la disciplina transitoria stabilita dal nuovo regolamento sul “braccio preventivo” ha previsto, per il primo ciclo di programmazione, la presentazione alle Istituzioni europee dei Piani strutturali di bilancio, da parte degli Stati membri, entro il 20 settembre 2024, salvo proroghe concordate con la Commissione per un periodo ragionevole. Faccio presente, al riguardo, che il Governo italiano ha comunicato alla Commissione l'intenzione di posticipare la trasmissione del Piano, al fine di poter disporre della revisione dei dati di contabilità nazionale pubblicati dall'ISTAT lo scorso 23 settembre.

Al termine dell'esame parlamentare, al quale – come concordato in entrambi i rami del Parlamento - si applicheranno le procedure attualmente previste per l'esame del Documento di economia e finanza, il Governo trasmetterà la proposta alle Istituzioni europee. La Commissione valuterà la proposta entro sei settimane e, infine, questa dovrà essere approvata dal Consiglio con raccomandazione.

Per quanto riguarda i contenuti del Piano nel primo ciclo di programmazione, rilevo, altresì, che le disposizioni transitorie del regolamento sul “braccio preventivo” prevedono che, durante il periodo in cui è in vigore il Dispositivo per la ripresa e la resilienza, gli interventi del PNRR possano essere presi in considerazione per l'estensione del periodo di aggiustamento di bilancio da quattro a sette anni. Inoltre, tale disciplina transitoria prevede che i progetti di spesa finanziati con i prestiti del PNRR o con forme di cofinanziamento nazionale di programmi dell'Unione europea negli anni 2025 e 2026 possano valere per modulare in modo più graduale la correzione di bilancio richiesta durante il percorso di aggiustamento.

Il monitoraggio dello stato di avanzamento del Piano sarà demandato, conformemente a quanto previsto dal nuovo regolamento sul “braccio preventivo” del Patto di stabilità e crescita, a un nuovo documento denominato Relazione annuale sui progressi compiuti, da trasmettere alla Commissione entro il 30 aprile di ogni anno.

Ricordo che, alla luce delle innovazioni introdotte nella disciplina della governance economica europea, si renderà necessario un intervento sulla normativa nazionale di attuazione dell'articolo 81 della Costituzione e sulla legge di contabilità e finanza pubblica e che su questi temi si è recentemente concluso lo svolgimento, da parte delle Commissioni Bilancio dei due rami del Parlamento, di un'indagine conoscitiva, le cui conclusioni potranno costituire una prima base per sviluppare la discussione sui contenuti delle proposte normative da elaborare.

Passando all'illustrazione dei contenuti del primo Piano strutturale di bilancio dell'Italia, faccio presente, anzitutto, come la sua presentazione si collochi, sul piano temporale, in una fase dell'economia globale caratterizzata da numerosi fattori di incertezza geopolitica, già evidenziati dalla Commissione europea e dalle principali istituzioni economiche internazionali, suscettibili di influenzare in modo sempre più rilevante le scelte e l'efficacia delle misure di politica economica. L'elevato livello di incertezza dell'economia globale è prevalentemente legato alle conseguenze dei cambiamenti climatici, allo sviluppo e la diffusione di innovazioni tecnologiche che avranno notevoli ricadute sulla competitività e le condizioni del lavoro, all'emergere di tensioni geoeconomiche avverse alle regole multilaterali del commercio mondiale e allo sviluppo di nuove forme di competizione destinate ad accrescere i momenti di crisi nei rapporti di forza tra le potenze globali.

Come accennato, nonostante il Piano rappresenti un documento di programmazione valido fino al 2029, il Governo italiano richiede, al suo interno, l'estensione del periodo di aggiustamento di bilancio da quattro a sette anni. Di conseguenza, la proposta di Piano espone la programmazione della traiettoria obiettivo per la spesa netta richiesta dalla nuova governance economica europea in un orizzonte temporale che arriva all'anno 2031.

Faccio presente che l'andamento della spesa netta delineato dal Governo tiene conto della necessità di ricondurre il rapporto tra indebitamento netto e PIL al di sotto della soglia del 3 per cento nel 2026, in linea con le previsioni della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023 e del Documento programmatico di bilancio del 2024. Il tasso di crescita della spesa netta indicato dal Governo nel Piano risulta in linea con la correzione strutturale minima richiesta dalla procedura per disavanzi eccessivi. In considerazione di tali condizioni, il percorso di aggiustamento del bilancio fino al 2031 prevede una correzione media del saldo primario strutturale pari allo 0,53 per cento del prodotto interno lordo, inferiore a quella sottostante la traiettoria di riferimento trasmessa il 21 giugno scorso dalla Commissione europea, pari in media allo 0,62 per cento del prodotto interno lordo.

Il percorso di aggiustamento programmato esposto nel Piano si caratterizza, a tal riguardo, per un'anticipazione della correzione di bilancio nei primi due anni del ciclo di programmazione, con obiettivi di correzione annuale del saldo primario strutturale pari a circa lo 0,55 per cento del PIL negli anni 2025 e 2026 e a circa lo 0,52 per cento del PIL per gli anni dal 2027 al 2031. Secondo quanto esposto nella proposta di Piano elaborata dal Governo, i citati obiettivi di correzione annuale del saldo primario strutturale corrispondono a un tasso medio di crescita annuale della spesa netta, espresso a prezzi correnti, pari all'1,5 per cento fino all'anno 2031, in linea con quello desumibile dalla traiettoria di riferimento che la Commissione europea ha trasmesso lo scorso giugno.

In particolare, il Piano individua un obiettivo programmatico riferito alla traiettoria di spesa netta, che prospetta un tasso di crescita annuo pari all'1,3 per cento nell'anno 2025, all'1,6 per cento nell'anno 2026, all'1,9 per cento nell'anno 2027, all'1,7 per cento nell'anno 2028 e all'1,5 per cento nell'anno 2029, all'1,1 per cento nel 2030 e all'1,2 per cento nel 2031.

In questo quadro, l'indebitamento netto si ridurrebbe al 3,8 per cento del PIL nell'anno in corso, per poi scendere al 3,3 per cento nell'anno 2025, al 2,8 per cento nell'anno 2026, al 2,6 per cento nell'anno 2027, al 2,3 per cento nell'anno 2028 e all'1,8 per cento nell'anno 2029, a fronte di un dato tendenziale che, nel triennio 2025-2027, vede l'indebitamento netto in rapporto al PIL ridursi al 2,9 per cento nell'anno 2025, al 2,1 per cento nell'anno 2026 e all'1,5 per cento nell'anno 2027.

Quanto, invece, al rapporto tra debito e PIL, questo raggiungerebbe, nelle previsioni programmatiche contenute nel Piano, il 135,8 per cento nell'anno in corso, incrementandosi al 136,9 per cento nell'anno 2025 e al 137,8 per cento nell'anno 2026, per poi avviarsi lungo un percorso di discesa negli anni successivi, per effetto della riduzione dell'impatto dei crediti di imposta relativi ai bonus edilizi utilizzati in compensazione delle imposte, raggiungendo il 137,5 per cento nell'anno 2027, il 136,4 per cento nell'anno 2028 e il 134,9 per cento nell'anno 2029.

Osservo come, nella stima dell'andamento dei principali indicatori di bilancio per il quinquennio di durata del Piano, il Governo affermi di aver adottato una metodologia differente da quella della Commissione europea. Nella proposta di Piano si fa presente, infatti, come, nel corso del periodo di aggiustamento, il deficit possa migliorare più rapidamente di quanto previsto dalle stime della Commissione europea pur considerando le previsioni di crescita prudenziali. Ciò deriverebbe dal fatto che l'analisi della sostenibilità del debito (DSA) della Commissione si fonda su una metodologia che considera parametri comuni per tutti gli Stati membri e dati di partenza differenti rispetto a quelli usati dal Governo, per quanto riguarda sia il profilo annuale dell'aggiustamento, sia il valore dei dati di finanza pubblica considerato. Le proiezioni provenienti dalla DSA sono state sostituite, nelle previsioni di finanza pubblica sottese alla proposta di Piano, da esercizi di previsione macroeconomica che seguono le metodologie tradizionali, in considerazione del fatto che – si sottolinea nel Piano – tali previsioni sono ritenute dal Governo più accurate e realistiche e consentono un più elevato grado di titolarità nazionale delle scelte di programmazione economica. La proposta di Piano espone anche le variabili rilevanti per la sostenibilità delle finanze pubbliche: i saldi di bilancio nominali e strutturali, gli investimenti pubblici, con particolare attenzione per la componente finanziata da risorse nazionali, gli interessi passivi e il rapporto tra debito e PIL.

Dopo aver evidenziato la coerenza del percorso programmatico con il perseguimento di un obiettivo di saldo primario strutturale sostanzialmente in linea con quello scaturito dalla analisi di sostenibilità del debito condotta dalla Commissione, il Piano dimostra la conformità del medesimo percorso anche ai vincoli imposti sia dalla procedura per disavanzi eccessivi, sia dalle clausole di salvaguardia quantitative sul deficit e sul debito individuate nel quadro della nuova governance economica europea.

In particolare, per quanto attiene alla procedura per disavanzi eccessivi, si ricorda che nel giugno scorso la Commissione ha pubblicato un rapporto, ai sensi dell'articolo 126 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, con il quale ha proposto l'apertura di una procedura per disavanzo eccessivo per sette Paesi, tra cui l'Italia, il cui deficit risultava superiore alla soglia del 3 per cento in ragione del PIL in tutti gli anni dell'orizzonte di previsione. L'adozione delle conseguenti decisioni del Consiglio sull'avvio della procedura per i predetti Stati è stata poi rinviata in attesa della presentazione dei Piani strutturali di bilancio.

Al riguardo, ricordo che la normativa in vigore, non modificata sul punto rispetto alla precedente versione del Patto di stabilità e crescita, prevede, per i Paesi nei confronti dei quali sia aperta una procedura per disavanzi eccessivi, una correzione annua del saldo di bilancio non inferiore a 0,5 punti percentuali del PIL in termini strutturali. Peraltro, in base ad un “considerando” riportato nella premessa del regolamento che ha riformato il “braccio correttivo” del Patto di stabilità e crescita, nel periodo 2025-2027 lo sforzo di correzione richiesto dovrà tener conto dell'incremento della spesa per interessi. Il Piano evidenzia, in proposito, che la previsione in questione si interpreta nel senso di escludere del tutto la spesa per interessi dall'aggiustamento richiesto: pertanto, la correzione dello 0,5 per cento annuo imposta dalla procedura per disavanzi eccessivi deve intendersi riferita esclusivamente al saldo primario strutturale.

Nel quadro programmatico delineato nel Piano, il deficit ritorna su valori inferiori al 3 per cento già nel 2026 e la correzione annua del saldo primario strutturale risulta pari a 0,55 punti percentuali del PIL nel 2025 e 2026, mentre dal 2027 al 2031 assume carattere “lineare”, attestandosi su un valore pari allo 0,52 per cento del PIL annuo. Risulta, quindi, implicitamente soddisfatta la correzione richiesta dalla procedura sui disavanzi eccessivi.

Per quanto riguarda, invece, l'aggiustamento minimo annuo richiesto dalla nuova governance economica europea con riguardo al debito, la relativa clausola di salvaguardia prevista dal regolamento sul “braccio preventivo” prescrive, per i Paesi, come l'Italia, il cui debito sia superiore al 90 per cento del PIL, che la traiettoria di spesa netta posta alla base del percorso di aggiustamento garantisca la diminuzione di tale rapporto di un importo medio annuo pari ad almeno l'1 per cento rispetto al valore registrato nell'anno che precede l'inizio della traiettoria stessa, oppure, per i Paesi soggetti, come l'Italia, a procedura per disavanzi eccessivi, rispetto all'anno in cui si prevede l'uscita dalla medesima procedura.

In base a tale previsione, la proposta di Piano strutturale di bilancio dell'Italia specifica che, essendo l'uscita dalla procedura per disavanzi eccessivi prevista nel 2027, in ragione del percorso di rientro del deficit sotto il 3 per cento nel 2026, per verificare il rispetto della clausola di salvaguardia sul debito occorre considerare il valore medio della riduzione del rapporto tra debito e PIL prevista per gli esercizi 2027-2029, compresi nel quinquennio di riferimento del Piano. In base a tale valutazione, anche in relazione alla clausola di salvaguardia sul debito risulterebbe, quindi, soddisfatto il vincolo cui soggiace il percorso di aggiustamento.

Il Piano evidenzia, infine, che il profilo di correzione delineato anticipa nei primi anni parte della correzione di bilancio richiesta, attuando un frontloading della stessa e rispettando, pertanto, la clausola di no backloading dettata dal regolamento sul “braccio preventivo”, la quale è volta a evitare che la maggior parte dello sforzo sia differita agli anni finali.

Nel documento si evidenzia, altresì, che l'avanzo primario strutturale conseguito alla fine del periodo settennale di aggiustamento, pari al 3,2 per cento del PIL, sarà sufficiente a garantire che, nei dieci anni successivi alla fine di tale periodo e in assenza di ulteriori misure di correzione fiscale, il rapporto tra debito e PIL sia posto su una traiettoria plausibilmente discendente e l'indebitamento netto continui a essere mantenuto al di sotto del 3 per cento del PIL.

Ricordo che, in linea con la nuova governance economica europea, secondo la quale la durata del nuovo Piano strutturale di bilancio di medio termine è allineata a quella della legislatura, l'arco temporale di previsione del quadro macroeconomico è di due anni più ampio rispetto a quello pubblicato nel DEF, con un orizzonte che va dall'anno in corso fino ai cinque successivi.

Nell'illustrare i recenti andamenti dell'economia nazionale, il Piano strutturale di bilancio mette in rilievo come nel primo semestre dell'anno in corso la dinamica del PIL si sia mantenuta sostanzialmente in linea con le previsioni formulate nel Documento di economia e finanza dello scorso aprile, nonostante il permanere di un contesto geopolitico mondiale incerto e di un orientamento di politica monetaria, a livello dell'area euro, ancora restrittivo. A seguito dell'incremento congiunturale del primo trimestre, pari allo 0,3 per cento, il PIL ha segnato un lieve aumento su base congiunturale anche nel secondo trimestre 2024, pari allo 0,2 per cento, registrando il quarto tasso di crescita positivo consecutivo.

Il Piano in esame reca uno scenario tendenziale aggiornato rispetto a quello presentato nel DEF dello scorso aprile, alla luce delle recenti tendenze dell'economia italiana, dell'aggiornamento dei dati di contabilità nazionale forniti dall'ISTAT il 23 settembre scorso, dei valori aggiornati delle variabili esogene, principalmente quelle internazionali, e della nuova valutazione del relativo impatto sul quadro macroeconomico. In particolare, la revisione al rialzo del PIL nominale operata dall'ISTAT il 23 settembre scorso sui dati di contabilità nazionale per gli anni 2021-2023 trascina verso l'alto anche i livelli di PIL nominale previsti per gli anni 2024-2029. Nel nuovo quadro tendenziale aggiornato, la previsione di crescita a legislazione vigente risulta inferiore di 0,3 punti percentuali nel 2025 rispetto al DEF 2024. Per il 2026, la previsione resta invariata, mentre viene rivista al ribasso di 0,2 punti percentuali nel 2027. Il Piano considera le previsioni anche per gli anni 2028 e 2029, formulate seguendo il consueto approccio che mira a far convergere la crescita prevista dell'economia verso quella potenziale, in linea con il profilo del PIL potenziale risultante della metodologia adottata dalla Commissione europea.

In relazione al quadro macroeconomico tendenziale delineato nel Piano, si sottolinea, in via generale, che il profilo di crescita ivi prefigurato è stato improntato, soprattutto per l'orizzonte di previsione 2024-2027 già contemplato nelle stime del Documento di economia e finanza 2024, ad un approccio estremamente prudenziale. Ciò in quanto non sono stati tenuti pienamente in conto gli impatti derivanti dall'aggiornamento delle variabili esogene, che avrebbero potuto portare a revisioni più favorevoli del quadro macroeconomico.

Con riferimento all'anno in corso, nel Piano si riporta che, sulla base dei dati diffusi dall'ISTAT il 2 settembre scorso, la crescita acquisita per il primo semestre del 2024 è pari allo 0,6 per cento. Tale dato, sostanzialmente in linea con quanto previsto nel Documento di economia e finanza dello scorso aprile, è stato peraltro recentemente aggiornato dall'ISTAT, che – con una nota del 4 ottobre scorso - ha indicato che la variazione del PIL acquisita nel predetto periodo, è pari allo 0,4 per cento.

Secondo quanto riportato nel Piano, nel primo trimestre 2024 la crescita è stata sostenuta principalmente tanto dalla domanda interna, nelle componenti dei consumi e degli investimenti, che hanno contribuito rispettivamente per 0,2 e 0,1 punti percentuali, quanto dalla domanda estera netta, per 0,7 punti percentuali. Nel secondo trimestre, invece, il contributo positivo alla crescita è stato fornito principalmente dalla variazione delle scorte, in misura pari a 0,4 punti percentuali, che ha contrastato l'apporto negativo della domanda estera netta, che ha sottratto 0,3 punti alla crescita del PIL per via di una contrazione congiunturale delle esportazioni superiore a quella delle importazioni. Le componenti della domanda interna hanno fornito, dunque, un contributo complessivo sostanzialmente nullo. Nonostante il deterioramento, rispetto alle stime dello scorso aprile delle esportazioni e delle importazioni, diminuite, rispettivamente, dell'1,5 per cento e dello 0,6 per cento nel secondo trimestre dell'anno, il Piano ipotizza una migliore performance relativa delle esportazioni, che porterà a un contributo positivo della domanda estera netta nell'anno in corso. Per il 2024 si attende, invece, un contributo negativo delle scorte, che sarebbe controbilanciato, in parte, dalla domanda nazionale, in particolare della componente investimenti, con i consumi in rallentamento rispetto all'anno precedente. Nel Piano si sottolinea, inoltre, il maggiore numero di giornate lavorative del 2024, che porterà il dato annuale a superare la media di quelli trimestrali.

Sulla base degli indicatori attualmente disponibili, il Piano ritiene che le prospettive a breve termine siano positive. In particolare, il settore manifatturiero, nonostante il calo della produzione industriale registrato in luglio, è atteso in graduale stabilizzazione. Riguardo ai servizi, l'indice PMI del comparto manifatturiero ha continuato a fornire segnali positivi, mantenendosi stabilmente al di sopra della soglia di espansione, anche se su livelli inferiori rispetto alla prima parte del 2024. Ad agosto, l'indice PMI sul settore manifatturiero italiano ha registrato 49,4 punti contro i 47,4 di luglio.

Inoltre, l'indice del clima di fiducia dei consumatori si è mantenuto su valori superiori a quelli dell'anno precedente, facendo ipotizzare, secondo il Piano, una maggiore propensione all'acquisto di beni durevoli e restituendo la percezione di un clima economico in miglioramento.

Per quanto riguarda il settore delle costruzioni, il Piano rileva che, nonostante il rallentamento dovuto alla normalizzazione del regime di agevolazioni fiscali per gli edifici residenziali, le più recenti indagini sul clima di fiducia del comparto suggeriscono una tenuta del settore, confidando sul fatto che la sua dinamica meno vivace potrà essere controbilanciata dalla buona performance del comparto dell'ingegneria civile, anche per effetto dell'impulso fornito dai progetti del PNRR. A luglio 2024, l'indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni è tornato a crescere, dopo il calo di giugno, in misura pari a 0,9 punti percentuali. Anche la media del trimestre mostra una tendenza positiva.

Rilevo che, per l'anno 2025, la previsione tendenziale di crescita del PIL scende allo 0,9 per cento rispetto all'1,2 per cento ipotizzato nel Documento di economia e finanza, essenzialmente in relazione alla previsione di un rallentamento nella crescita degli investimenti. La crescita sarà trainata, pertanto, dai consumi delle famiglie, che sono previsti crescere a un tasso leggermente superiore a quello del PIL, anche grazie al più elevato potere d'acquisto delle retribuzioni.

Nel successivo quadriennio 2026-2029, la previsione tendenziale stima un tasso di crescita del prodotto interno lordo in termini reali pari all'1,1 per cento nell'anno 2026, allo 0,7 per cento nell'anno 2027, allo 0,8 per cento nell'anno 2028 e allo 0,7 per cento nell'anno 2029. In tale ambito, sarebbero gli investimenti a fornire un impulso decisivo alla crescita, con un tasso di crescita annuale superiore a quello del PIL, ad eccezione del 2027, anche grazie alla spinta dei progetti del PNRR, che dovranno essere conclusi in quegli anni, inclusi gli incentivi legati alla misura ‘Transizione 5.0'. A partire dall'anno 2027, il contributo della domanda estera netta tornerà a essere lievemente positivo. Dal lato dell'offerta, nel 2026 la crescita del valore aggiunto nell'industria raggiungerebbe un picco, per poi proseguire a ritmi più contenuti negli ultimi tre anni dell'arco temporale di previsione. L'andamento del settore delle costruzioni dovrebbe stabilizzarsi nel 2025, per poi crescere complessivamente in linea con il resto del comparto industriale. Il settore dei servizi registrerebbe la crescita maggiore nel 2025, moderandosi successivamente.

Riguardo all'andamento dell'inflazione, nel nuovo quadro tendenziale si evidenzia un andamento in crescita del deflatore dei consumi, che dall'1,1 per cento del 2024 è previsto risalire all'1,8 per cento nel 2025, per poi convergere gradualmente verso il 2 per cento nel 2029. Analogamente, il deflatore del PIL, stimato all'1,9 per cento nell'anno 2024, è previsto risalire al 2,1 per cento nell'anno 2025, per poi ridursi all'1,9 per cento nell'anno 2026, all'1,8 per cento nell'anno 2027 e, infine, convergere verso il 2 per cento negli ultimi due anni di previsione.

Il quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2025 e successivi presentato all'interno del Piano, anch'esso validato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, include l'impatto sull'economia delle misure che saranno adottate con la prossima manovra di bilancio.

Il Piano evidenzia che lo spazio di bilancio disponibile per perseguire gli obiettivi di politica economica e fiscale del Governo è definito in rapporto al sentiero di crescita della spesa netta concordato con la Commissione europea e richiederà l'adozione di ulteriori misure in termini di minori spese o maggiori entrate.

All'interno di questo perimetro, nel Piano si ribadisce la volontà del Governo di rendere strutturali gli effetti del cuneo fiscale, attualmente in vigore fino alla fine del 2024, sul lavoro per i lavoratori dipendenti fino a determinati livelli retributivi, nonché gli interventi a sostegno delle famiglie più numerose, al fine di sostenere la domanda interna e i redditi medio bassi.

Tali interventi dispiegheranno il maggior effetto espansivo nel 2025, quando il tasso di crescita del PIL reale è atteso salire all'1,2 per cento, rispetto allo 0,9 previsto nel quadro tendenziale. Dalle misure che saranno introdotte con la prossima manovra di bilancio ci si attende, rispetto allo scenario tendenziale a legislazione vigente, un impulso favorevole sui consumi e, indirettamente, attraverso la maggiore domanda, un impatto favorevole sugli investimenti delle imprese.

Gli effetti positivi si protrarranno anche nell'anno 2026 e andranno a compensare il minor tasso di crescita previsto della spesa della Pubblica amministrazione, che nel quadro programmatico è prevista scendere allo 0,9 per cento, rispetto all'1,8 del 2025. Il tasso di crescita dell'economia per il 2026 resta pari all'1,1 per cento, come nel quadro tendenziale.

Il protrarsi degli effetti espansivi della manovra consentirà invece, nel 2027, una crescita leggermente superiore al tendenziale, pari allo 0,8 per cento, grazie alla maggiore spesa primaria, in particolare per investimenti, della Pubblica amministrazione, resa possibile dallo spazio di bilancio rispetto alla legislazione vigente assicurato dagli obiettivi di crescita della spesa netta. Per l'anno 2028, la crescita programmatica del PIL sarà pari a quella tendenziale, collocandosi allo 0,8 per cento, mentre per l'anno 2029, la crescita sarebbe pari a 0,6 punti percentuali. In sintesi, rispetto allo scenario tendenziale, si determinerebbe un incremento del tasso di crescita del PIL di 0,3 punti percentuali nel 2025 e di 0,1 punti percentuali nel 2027. L'attività economica rallenterebbe lievemente, poi, nel 2029, in misura pari a 0,1 punti percentuali, per la diversa intonazione della manovra a fine periodo.

Nell'ambito del quadro programmatico, il tasso di disoccupazione si collocherebbe su un sentiero inferiore a quello tendenziale e registrerebbe un costante calo, passando dal 7,7 per cento dello scorso anno al 7 per cento nell'anno in corso, al 6,6 per cento nell'anno 2025, al 6,5 per cento nell'anno 2026, al 6,3 per cento nell'anno 2027 e al 6,2 per cento nell'anno 2028, per poi registrare un lieve incremento al 6,3 per cento nell'anno 2029.

Nel Piano si sottolinea che le previsioni dello scenario programmatico sono state formulate secondo principi di cautela e prudenza, nel senso che nel quadro macroeconomico programmatico è stata recepita solo una parte degli effetti espansivi della manovra, i quali, stimati con il modello econometrico ITEM del Dipartimento del Tesoro, porterebbero a prevedere una crescita programmatica più dinamica di quanto prospettato nel Piano.

Il Piano presenta un inquadramento di sette fattori strutturali dell'economia italiana che ne influenzeranno le prospettive di crescita di medio e lungo periodo: le tendenze demografiche; l'andamento dell'occupazione, disoccupazione e partecipazione al mercato del lavoro; il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro; gli investimenti in capitale; il sistema finanziario; la produttività e i contributi dei settori; le esportazioni e il commercio estero. I dati riferiti ai citati fattori rilevano anche ai fini dell'analisi di due dei dodici indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES). Il primo di essi considera il tasso di partecipazione al mercato del lavoro; il secondo l'effettivo reddito disponibile per le famiglie. Infine, il Piano riporta alcune considerazioni sulla stima del PIL potenziale e sui contributi dei diversi fattori di produzione.

Faccio presente, infine, che a completamento della manovra di bilancio 2025-2027, il Governo conferma, quale collegato alla decisione di bilancio, il disegno di legge recante norme di principio in materia di intelligenza artificiale già indicato nel Documento di economia e finanza 2024 ed elenca, all'interno del Piano, una serie di ulteriori disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica.

Segnalo, al riguardo, che risultano attualmente all'esame dei due rami del Parlamento quattro ulteriori disegni di legge, dichiarati collegati sulla base di precedenti documenti programmatici, che occorrerà includere nell'elenco dei disegni di legge collegati alla manovra di bilancio 2025-2027 contenuto nel Piano. Si tratta, nello specifico, dei disegni di legge, attualmente all'esame della Camera dei deputati, in materia di partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali (C. 2049​), in materia di magistratura onoraria (C. 1950​) e in materia di economia dello spazio (C. 2026​), nonché del disegno di legge, attualmente all'esame del Senato della Repubblica, per la semplificazione e la digitalizzazione dei procedimenti in materia di attività economiche e di servizi a favore dei cittadini e delle imprese (S. 1192).

Come già segnalato, nella proposta del Piano strutturale di bilancio è espresso l'impegno a completare l'attuazione del PNRR ed a estenderne la portata negli anni futuri. Nel Piano si afferma, in particolare, che negli anni 2025 e 2026 l'Italia concentrerà i propri sforzi per conseguire la piena attuazione del PNRR, mentre, negli anni successivi, l'azione riformatrice sarà dedicata a consolidare e sviluppare ulteriormente i risultati raggiunti.

Ricordo, in proposito, che la Commissione europea ha finora erogato all'Italia 113,5 miliardi di euro nell'ambito del finanziamento del PNRR. La quinta rata, di importo pari a 11 miliardi di euro, connessa al conseguimento dei traguardi e degli obiettivi da realizzare entro il 31 dicembre 2023, è stata erogata all'Italia il 5 agosto 2024. Il Governo, il 28 giugno 2024, ha inoltre trasmesso alla Commissione europea la richiesta di pagamento della sesta rata di 8,5 miliardi di euro, in relazione agli obiettivi da conseguire entro il 30 giugno 2024. Per quanto concerne l'avanzamento del Piano, la quinta Relazione del Governo sullo stato di attuazione del PNRR, al 30 giugno 2024 evidenzia come risultano attivati - vale a dire, finanziati e in corso di esecuzione - interventi PNRR per un valore complessivo di circa 165 miliardi di euro, pari all'85 per cento della dotazione complessiva del Piano. La spesa sostenuta si attesta, secondo i dati disponibili sulla piattaforma ReGiS al 24 settembre 2024, a 53,4 miliardi di euro. Gli interventi non ancora attivati, per un valore complessivo pari a 29,6 miliardi di euro, si riferiscono a misure introdotte con la revisione del PNRR approvata l'8 dicembre 2023 e ad altre misure per le quali la fase di selezione dei progetti da finanziare è in via di conclusione.

Dopo il 2026, il Piano prevede ulteriori interventi strutturali volti a migliorare la qualità delle istituzioni e quella dell'ambiente imprenditoriale con interventi che coinvolgeranno cinque ambiti principali: giustizia; amministrazione fiscale; gestione responsabile della spesa pubblica; supporto alle imprese e promozione della concorrenza; Pubblica Amministrazione. La previsione di queste misure, che tiene in considerazione anche gli altri programmi di intervento già avviati dall'Italia, tra cui, in particolare, il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC), il Programma strategico per il decennio digitale 2030 e il cosiddetto “Piano Mattei per l'Africa”, è finalizzata all'estensione del periodo di aggiustamento di bilancio a sette anni.

In relazione all'area giustizia, si fa riferimento al potenziamento dei risultati raggiunti con il PNRR in merito alla riduzione della durata dei procedimenti giudiziari, all'abbattimento dell'arretrato della giustizia e al completamento del processo di digitalizzazione e di transizione verde. Per quanto riguarda l'amministrazione fiscale, in tale area si prevede l'attuazione della riforma fiscale del concordato preventivo e l'adempimento collaborativo, la rimodulazione delle aliquote IRPEF e la stabilizzazione degli effetti del cuneo fiscale, il riordino delle spese fiscali, l'efficientamento del sistema della riscossione. Si intende inoltre confermare e rafforzare l'impegno nel contrasto all'evasione fiscale. Nel caso dell'area di riforma della pubblica amministrazione, si intende procedere al potenziamento del capitale umano della Pubblica amministrazione (processo di reclutamento mirato; formazione continua dei dipendenti pubblici), con l'obiettivo di aumentare la produttività e la qualità e quantità dei servizi pubblici.

Un'altra area di riforma è quella che riguarda l'ambiente imprenditoriale. L'obiettivo del Governo è l'aumento della concorrenza e dell'efficienza della pubblica amministrazione, nonché riduzione degli oneri amministrativi e degli ostacoli che minano l'accesso al credito. Si intende, in particolare, adottare una legge quadro sulle PMI, proseguire nell'impegno dell'adozione di una legge annuale per la concorrenza, nonché accelerare l'attuazione della riforma del mercato dei capitali. A tali riforme si accompagneranno investimenti a sostegno all'internazionalizzazione delle imprese e della trasformazione tecnologica e digitale delle PMI e delle reti di impresa. Infine, circa la spesa pubblica si propone una migliore programmazione della spesa attraverso il potenziamento degli strumenti di previsione delle dinamiche tendenziali e degli effetti della spesa pubblica, l'utilizzo di processi integrati e sistematici di controllo, l'estensione delle attività ispettive e delle indagini conoscitive svolte dal Ministero dell'economia e delle finanze e del ruolo svolto dagli organi di revisione e sindacali.

Il Piano evidenzia che in questi ambiti si sono riscontrate le principali barriere che hanno reso più impervia l'attuazione degli investimenti e la crescita economica e sociale. Per ciascun'area si intende confermare l'ambiziosità e l'approccio del PNRR, fissando obiettivi concreti da realizzare a partire dal 2027, andando non solo a consolidare le misure intraprese, ma anche a introdurre nuovi strumenti che permettano di ridurre divari territoriali. Le misure saranno realizzate mediante l'impiego delle risorse previste a legislazione vigente e ulteriormente potenziate dagli stanziamenti autorizzati dalla prossima legge di bilancio, nel rispetto delle regole di finanza pubblica dettate dalla nuova governance europea. Alcune di tali politiche, si afferma, potranno essere implementate nell'ambito degli spazi risultanti dall'aggiornamento relativo all'attuazione del Piano e, più in generale, dagli andamenti delle grandezze di finanza pubblica. Tali interventi permetteranno di estendere a sette anni il periodo di aggiustamento di bilancio del Piano.

Il Piano descrive, al suo interno, anche altre politiche di carattere settoriale finalizzate al perseguimento delle priorità strategiche nazionali ed europee, che necessiteranno di forme di coordinamento con gli altri Stati membri. Tra queste politiche, ricordo, in particolare: la resilienza sociale ed economica; l'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, inclusi i relativi obiettivi in materia di natalità, occupazione, competenze e riduzione della povertà; la transizione verde e quella digitale; uno sviluppo delle filiere produttive compatibile con il contrasto ai cambiamenti climatici; la sicurezza energetica; il contrasto al degrado e all'illegalità. Il Piano include anche misure per il rafforzamento della capacità di difesa. Gli interventi delineati nella proposta di Piano offrono, altresì, una risposta ai rilievi emersi nell'ambito delle Raccomandazioni specifiche del Consiglio indirizzate all'Italia dal 2019 ad oggi. Infine, il Piano mira a sviluppare ulteriormente quanto intrapreso con il PNRR in particolare con riguardo agli investimenti per migliorare le prospettive demografiche, l'istruzione e la ricerca, nonché all'allineamento delle competenze dei lavoratori a quelle richieste dal mercato del lavoro, oltre ad assicurare maggiori servizi di cura per la prima infanzia, il potenziamento delle politiche attive per il mercato del lavoro e la coesione economica e sociale, nonché ad accelerare le transizioni verde e digitale.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 la deputata Matone ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 2 il deputato Caiata ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DOC. CCXXXII, N. 1 - RIS. 6-132 303 301 2 151 183 118 40 Appr.
2 Nominale DDL 1532-BIS-A - VOTO FINALE 281 279 2 140 158 121 63 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.