XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 342 di mercoledì 7 agosto 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 8,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FABRIZIO CECCHETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 5 agosto 2024.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 81, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 8,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo quindi la seduta, che riprenderà alle ore 8,55.

La seduta, sospesa alle 8,35, è ripresa alle 8,55.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 1956.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 1956.

Propongo pertanto alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la VII Commissione (Cultura) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

S. 785 - Senatori Calandrini ed altri: “Disposizioni per la celebrazione del centenario della città di Latina 1932-2032 (approvata dalla 7a Commissione permanente del Senato) (1956).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.

(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1183 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, recante misure urgenti in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del Ministero della Giustizia (Approvato dal Senato) (A.C. 2002​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2002: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, recante misure urgenti in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del Ministero della Giustizia.

Ricordo che nella seduta di ieri il rappresentante del Governo ha espresso il parere sugli ordini del giorno.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2002​)

PRESIDENTE. Riprendiamo, dunque, l'esame degli ordini del giorno.

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/2002/1 Girelli, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, ove riformulato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Girelli. Ne ha facoltà.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sperando di ritrovare il clima adatto per affrontare un tema tanto delicato come quello della situazione carceraria, vorrei innanzitutto dire che accetto la riformulazione e faccio la dichiarazione di voto, perché chiedo che l'ordine del giorno sia messo in votazione, specificando che nelle premesse altro non era stata fatto - sì, lo ammetto, anche un giudizio sul provvedimento in sé e comprendo il fatto che venga cassato - che una ricostruzione della situazione degli istituti penitenziari del nostro Paese, con un richiamo anche molto diretto a una lettera scritta dai detenuti del carcere di Brescia alle varie autorità istituzionali; lettera che è stata oggetto di attenzione del Presidente della Repubblica e citata come fotografia della situazione delle nostre carceri.

Nell'ordine del giorno si chiede di investire di più sulla salute mentale in carcere. Chiunque di noi che ha visitato un carcere conosce benissimo la situazione che c'è, che non è un problema di condizionatori, come ho sentito dire ieri in quest'Aula, ma è un qualcosa di più profondo. Vorrei ricordare che parlare di salute mentale significa fare la fotografia di una serie di situazioni dove detenuti con chiare turbe psichiatriche sono carcerati, invece che allocati in altre situazioni più adatte alla loro situazione sanitaria, e questo provoca una serie di eventi di particolare gravità. Non dimentichiamo il numero drammatico dei suicidi e oserei dire che persino gli ordini del giorno che abbiamo presentato rischiano di essere ormai non in linea con la realtà, perché diciamo che ormai è cronaca giornaliera. Ai suicidi si accompagnano i fenomeni di autolesionismo, si accompagnano i fenomeni di violenza all'interno degli istituti carcerari e si accompagna il fenomeno, altrettanto grave e molte volte veramente incredibile a pensarci…

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). …dei suicidi degli stessi agenti della Polizia penitenziaria, che, vorrei ricordarlo, sono al di là di ogni statistica nella popolazione e rappresentano il ramo delle Forze dell'ordine con maggior numero di suicidi in maniera davvero incredibile.

Intervenire significa cambiare il modo di vivere in carcere e cambiare la situazione degli istituti carcerari, perché le involuzioni psichiatriche e le situazioni di debolezza psicologica nascono dal sovraffollamento, nascono da strutture prive di ogni forma di possibilità di recupero vero, laddove la formazione, la scuola e l'inserimento nel mondo del lavoro dovrebbero essere gli strumenti non solo per rispettare il dettato costituzionale - badate bene - ma anche per fare sicurezza, perché i dati sulla recidiva io credo dicano molto rispetto a questo: laddove si fanno certe cose, le recidive crollano; laddove non si fanno, le recidive hanno delle impennate incredibili.

Voglio chiudere, Presidente, ricordando una cosa. Non si tratta di citare Voltaire quando dice che lo stato di democrazia di un Paese lo misuri anche visitando le carceri. È una cosa verissima, detta parecchi anni fa e che, purtroppo, nel nostro Paese trova ancora una risposta davvero vergognosa. Io penso che, prima di parlare e di dire qualsiasi cosa riguardo alle carceri, bisognerebbe perlomeno averle visitate e bisognerebbe avere la consapevolezza che la nostra responsabilità e il nostro dovere è superare quel sentimento che spesso e volentieri accompagna la società, laddove chi sbaglia va rinchiuso e messo dietro le sbarre buttando la chiave. Io, purtroppo, temo che molte volte la classe politica, invece, assecondi questo e dia una descrizione di chi commette il reato come del reo, a meno che sia un potente, perché, allora, è comunque innocente, perché questo è ciò che avviene.

È tempo di lasciar fare i processi nei tribunali, ma è tempo, soprattutto, di avere la consapevolezza che, se è giusto che la società punisca chi commette un reato, nel momento in cui chi commette il reato entra in un carcere ha il diritto di vedere rispettati i suoi diritti e, soprattutto, il dettato costituzionale di recupero alla società (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/1 Girelli, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/2002/2 Ferrari, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il parere negativo su questo ordine del giorno inaugura una serie di altri pareri negativi che sono stati espressi su ordini del giorno…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

SARA FERRARI (PD-IDP). …che risultano a nome del Partito Democratico da una iniziativa che si chiama “Bisogna aver visto”, che ha prodotto più di 60 visite negli istituti penitenziari italiani di tutte le regioni. Bisogna aver visto, perché soltanto presentandosi personalmente in questi luoghi, che sono i nostri istituti penitenziari, spesso gironi infernali, si può vedere, si può ascoltare, si può capire e ci si può confrontare con chi là dentro vive quotidianamente, con chi è condannato e con chi ci lavora.

Ci troviamo oggi di fronte a un provvedimento largamente insufficiente nel risolvere questa drammatica situazione. L'aumento dei detenuti, da un lato, in particolare accresciuto anche dal vostro modo penalistico di affrontare i fenomeni sociali, si contempera negativamente con la riduzione dell'organico, largamente insufficiente, con la mancanza di servizi, addirittura, perfino l'acqua.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, non riusciamo a sentire nulla.

SARA FERRARI (PD-IDP). È proprio difficile. Dicevo, interventi educativi e psicologici che mancano e che darebbero alle persone che là dentro vivono e scontano la loro pena o sono, addirittura, in attesa di sapere se verranno giudicate colpevoli o innocenti, delle prospettive. E noi sappiamo che sono i più fragili a farne le spese: più di 60 sono stati i suicidi, quest'anno.

Allora, questa situazione così drammatica ha bisogno di soluzioni concrete ed efficaci oggi e non che diano i loro risultati in un futuro lontano. Noi chiediamo, quindi, maggiori finanziamenti per avere più personale, per la ristrutturazione, per il miglioramento delle condizioni di vita in strutture spesso fatiscenti, per servizi che diano prospettive alle persone, in una situazione che, altrimenti, è invivibile e costituisce spesso la condizione per vere e proprie bombe a orologeria. Quest'anno abbiamo un record di suicidi.

Noi ci troviamo di fronte a una realtà concreta, nella quale chi ci perde non sono soltanto le persone che all'uscita si trovano senza una possibilità di reinserimento lavorativo e sociale; questa situazione determina un pericolo, una condizione di rischio per la società tutta. Infatti, non solo queste persone si trovano senza possibilità, ma, spesso, rischiano di costituire, ben lontane da quella possibilità di recupero che prevede la Costituzione, manodopera - che ha acquisito competenze, purtroppo, all'interno della realtà in cui ha vissuto - per la malavita.

Dunque, vi chiediamo davvero di visitare queste realtà e rendervi conto di quali siano davvero le azioni da mettere in campo, che sono, soprattutto, le misure alternative al carcere. Peccato, quindi, questa sordità e questa risposta negativa al primo di una lunga serie di ordini del giorno che il Partito Democratico ha presentato, che vanno nella direzione di avanzare questo tipo di proposte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/2 Ferrari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/3 Braga, parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiedo anch'io di intervenire perché trovo davvero curioso e grave, nello stesso tempo, il parere contrario del Governo. Questo ordine del giorno chiede al rappresentante del Governo di assumere un impegno che sarebbe, credo, scontato, dovuto: cioè fare in modo che le condizioni di permanenza dei detenuti e delle detenute nelle carceri italiane siano rispondenti a quel principio di dignità che è alla base della nostra convivenza civile. L'ordine del giorno chiede semplicemente una cosa, cioè di assumere iniziative utili ad affrontare una vera e propria emergenza, quella che abbiamo denunciato, su cui abbiamo acceso un faro di attenzione in questi giorni, garantendo - cito le parole del nostro impegno - un adeguato approvvigionamento idrico, per consentire l'immissione di personale necessario ad intervenire in base alle condizioni di salute, allo stato di gravidanza - sappiamo il tema della presenza anche di donne incinte o con figli -, all'età, alla presenza di patologie psichiatriche, di altre patologie e altre forme di fragilità. Solo chi non ha mai visitato un carcere può rimanere indifferente a questa richiesta.

PRESIDENTE. Colleghi, ascoltiamo la collega. Se no, non riusciamo a sentire nulla.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Dicevo, solo chi non ha mai visitato un carcere può rimanere indifferente a questa richiesta. Credo che non lo siamo tutti noi, deputati del Partito Democratico, che, in questi mesi, abbiamo visitato - non in occasione di qualche momento a cui dare rilevanza pubblica, ma per una presenza, una consapevolezza di come serva su questo tema un'attenzione costante - le strutture carcerarie.

Nel mio caso, l'ultima visita, la più recente è della scorsa primavera, nel carcere di Como, il Bassone, dove - lo ricordo - i detenuti erano circa 420, su una capienza di 226 posti, cioè il doppio; dove c'è una sezione femminile; dove c'è l'unica sezione regionale che ospita detenute transgender, con tutta una serie di necessità ed esigenze, anche di supporto psicologico. Quella struttura oggi vive una condizione di sovraffollamento che è anche all'oggetto dell'attenzione delle cronache locali e che vede, paradossalmente, la parola di attenzione e di impegno anche di rappresentanti di questo Governo. Il mio collega territoriale, oggi Sottosegretario agli Interni, Nicola Molteni, che conosce bene quel territorio, ha dichiarato più volte di essere pronto a impegnarsi per risolvere la condizione di criticità del carcere di Como.

Io quello che vedo è che questo Governo, invece, sta continuando nella direzione dissennata di introdurre nuovi reati penali, aumentare l'area penale, il che avrà una risposta con la forma di detenzione, non assumere alcuna iniziativa vera per adottare anche misure che possano migliorare le condizioni dei detenuti. Penso, ad esempio, all'aumento, che noi abbiamo sollecitato anche con nostri emendamenti, di misure alternative alla pena, ma anche di misure che possano alleviare la condizione di isolamento e di sofferenza psicologica di chi è detenuto in carcere. Penso, ad esempio, al tema delle licenze premio del numero di telefonate possibili, che mantiene un legame con l'esterno, con i rapporti sociali e familiari. Tutte queste misure non hanno alcuna attenzione da parte del Governo e, nello stesso tempo, si lavora, come abbiamo denunciato più volte nel disegno di legge sulla sicurezza, per inasprire e creare nuove pene che non faranno che aggravare la situazione di sovraffollamento e di criticità all'interno dei nostri istituti penitenziari.

Allora, io penso che questo sia il momento della verità. Di fronte a questa situazione, di fronte al fatto che, anche nel carcere di Como, registriamo suicidi e atti di autolesionismo - l'ultimo, un giovane uomo palestinese che si è suicidato utilizzando il gas di una bomboletta da campeggio presente in cella, perché anche le condizioni di vita all'interno di queste celle fanno sì che si possano avere strumenti per prodursi un danno, per provocare addirittura la morte -, di fronte a questa condizione e a un ordine del giorno che chiede semplicemente un impegno del Governo a migliorare le condizioni di vita, igienico-sanitarie, di convivenza all'interno del carcere, c'è una chiusura totale. Ecco, io penso che oggi, in questo Parlamento, scriviamo una pagina veramente pessima del grado di civiltà giuridica del nostro Paese.

Mi auguro che il Sottosegretario possa rivedere questo impegno. Mi auguro che i colleghi che, magari anche ieri o sulle pagine dei giornali, hanno dichiarato il loro impegno, la loro volontà di affrontare l'emergenza carceraria in Italia, possano avere un sussulto di dignità e possano quantomeno fare cambiare il parere del Governo e sostenere l'impegno del nostro ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/3 Braga, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/4 Scotto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Non so se siate pienamente coscienti di cosa sia, oggi, il carcere di Poggioreale.

Poggioreale è uno dei luoghi, in questo Paese, che assomiglia di più all'inferno. Le voglio leggere - spero che i colleghi, anche del centrodestra, e il Governo ascoltino queste parole, cambiando un parere contrario di cui non capiamo il senso - cosa ha scritto don Mimmo Battaglia, vescovo di Napoli, qualche giorno fa, il 19 luglio: in questi giorni caldi e afosi, spesso il mio cuore si volge verso le mura umide e roventi delle nostre carceri. Tra quelle mura che ho avuto modo di visitare spesso a Poggioreale, prima da prete poi da vescovo, risuonano silenti grida di dolore e sussurri spezzati. Il sovraffollamento, poi, fa il resto, comprimendo l'anima e la mente, calpestando la dignità e rendendo la vita insopportabile con il respiro corto e a causa di uno spazio così piccolo e meschino da impedire, a volte, perfino ai sogni di volare. Ogni essere umano merita dignità e rispetto e non possiamo chiudere gli occhi di fronte ai suicidi che macchiano di tristezza e disperazione i corridoi delle nostre prigioni. Ogni vita spezzata è un grido che risuona nei nostri cuori, un appello alla misericordia e alla giustizia.

Vede, queste parole descrivono perfettamente cosa è Poggioreale. A Poggioreale, ad oggi, ci sono 2.060 detenuti, ne potrebbe contenere 1.500. Sono due i padiglioni chiusi da mesi che attendono di essere ristrutturati. Il livello di promiscuità non ha precedenti, qualcosa che assomiglia a una vergogna nazionale. Sono 200 i detenuti con problemi di salute mentale, di cui 80 psicotici. Alcuni dovrebbero stare in centri di riabilitazione appositi, eppure non accade. La legge prevede che ogni 300 detenuti ci debba essere almeno uno psichiatra che li cura. Ovviamente, questi numeri non sono mai raggiunti. Seicentosessanta sono i detenuti per tossicodipendenza, a cui potrebbe essere garantito di avere le pene alternative, ma ieri ho ascoltato la collega Matone che ha detto che i tossicodipendenti si curano nei fatti, buttando la chiave. Sei per cella dovrebbe essere la regola, invece ne contengono nove, a volte dieci.

Allora, vede, signor Presidente, quando in un ordine del giorno si chiede una cosa molto semplice, ossia che ci siano sistemi di climatizzazione, quando fuori e dentro si viaggia tra 40 e 45 gradi, quando si chiede un investimento maggiore sulla Polizia penitenziaria, il loro contratto integrativo che viene negato, nonostante gli amorosi sensi del Sottosegretario Delmastro con alcuni sindacati della Polizia penitenziaria, quando si chiedono risorse per ristrutturare quel carcere, non è possibile che ci sia un voto contrario.

Sono andato a spulciare alcuni dei casi più estremi che, nel corso degli ultimi anni, hanno attraversato il carcere di Poggioreale. Le citerò un caso individuale molto grave, quello di Andrea Napolitano, ergastolo: nel 2021 ha ucciso a calci e pugni la sua compagna Ilenia Lombardo che aveva 33 anni. Quest'uomo, il 15 gennaio scorso, nonostante le segnalazioni degli uffici competenti, si è suicidato, nonostante il carcere di Poggioreale avesse detto che era ad alto rischio di suicidio. Allora, io la vedo così, non credo che siamo tutti d'accordo, anche l'essere più abbietto…

PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). …più spregevole, signor Presidente, ha diritto alla pietas umana, ha diritto alla funzione rieducativa della pena, al rispetto dell'articolo 27 della Costituzione. È questa la differenza tra un regime liberale e una dittatura. Temo che, con le scelte che sta facendo questo Governo, ci stiamo allontanando dai regimi liberali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/4 Scotto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/5 Merola. Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Malgrado il parere contrario del Governo, con questo ordine del giorno vorrei ricordare che insistiamo a chiedere misure alternative al carcere e chiediamo l'aumento della detrazione della pena ai fini della liberazione anticipata e continuiamo a chiedere, con ostinazione, che si facciano davvero provvedimenti importanti per l'aumento dell'organico della Polizia penitenziaria e di tutto il personale amministrativo delle nostre carceri. Continuiamo a chiederlo, perché riteniamo che la risposta di questo Governo sia una risposta davvero pericolosa.

Mentre crescono i suicidi tra le sbarre, oggi state proponendo 13 nuovi reati. Questo può anche rispondere a un sentimento di pancia di parte del Paese, ma è sicuramente inappropriato e grave per risolvere il problema delle nostre carceri. Non è l'aumento dei reati che riuscirà a migliorare la condizione delle nostre carceri se non si interviene - come ci ostiniamo a dirvi - anche sulla possibilità di riabilitare e di non permettere che aumentino i crimini nello stesso carcere.

Il 21 marzo di quest'anno, mentre era in corso la visita del cardinale Zuppi al carcere di Bologna, Alica Siposova ha inalato del gas e ha lasciato un biglietto che conferma un ennesimo suicidio. Rispetto a questo, è davvero inguardabile quello che state proponendo, perché invece di affrontare il problema alla radice, invece di sviluppare le misure alternative previste dal nostro ordinamento, invece di approntare serie misure per ristabilire condizioni dignitose nelle nostre carceri per quanto riguarda l'abitabilità delle nostre case di detenzione, vi limitate ad aumentare le pene e ad introdurre nuovi reati, che arrivano anche a colpire ulteriormente la cosiddetta “resistenza passiva”.

Noi troviamo questa, davvero, una risposta inappropriata, una risposta che aumenterà la condizione di insicurezza delle carceri, sia per i detenuti che per la Polizia penitenziaria e crediamo che il tempo ci darà ragione rispetto a questi provvedimenti che state prendendo.

Purtroppo, aumentano i suicidi e non basterà farsi belli per avere introdotto nuovi reati, quando le condizioni delle carceri peggioreranno e diventeranno - ahimè, come sono -, la cartina di tornasole della civiltà di un Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/5 Merola, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/6 Ghio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Siamo molto dispiaciuti anche di questo parere contrario. Questo ordine del giorno, come altri, parla di storie di persone vere, reali, in questo caso parla anche di Michele, che è entrato in carcere a Imperia, nei primi giorni del 2024, e che il 28 gennaio si è impiccato nella sua cella; parla di Amiso, che aveva 28 anni e una pena di pochi mesi davanti a sé, di lì a tre mesi sarebbe uscito dal carcere di Marassi, ha deciso di togliersi la vita nella sua cella, a Genova ed è morto poco dopo, in ospedale, l'8 febbraio.

Michele e Amiso sono soltanto due delle 64 persone - sì, non basta mai ripetere che sono state 64 le persone - che, da inizio anno, si sono tolte la vita nelle carceri italiane ed è bene partire anche da qui, dalle persone, dalle loro storie per ricordarci che qui, oggi, noi non stiamo soltanto facendo un esercizio normativo-burocratico, ma ci stiamo occupando, appunto, della vita delle persone, di quelle persone che, sì, devono espiare la loro pena, ma non lasciandoci la vita e uno Stato civile ha il preciso dovere di tutelare la loro vita.

Parliamo di quelle persone la cui vita è diventata insopportabile per le condizioni di sovraffollamento, per le temperature insostenibili, per la carenza di cure sanitarie e psichiatriche, per la mancata possibilità di recupero per dare un minimo senso al concetto di valore rieducativo della pena che sta alla base dei principi giuridici delle società civili. Parliamo delle persone che lavorano nelle nostre carceri, in condizioni di totale esasperazione, sotto organico, pochi, ad affrontare tensioni sempre maggiori e condizioni strutturali sempre più preoccupanti. Non a caso, anche sei agenti di Polizia penitenziaria si sono tolti la vita da inizio anno. Parliamo di situazioni che, come è stato detto da colleghi - visitando costantemente le carceri che, con il nostro percorso, bisogna avere visto - abbiamo toccato con mano, ed è un esercizio, colleghi della maggioranza, che dovreste fare costantemente anche voi, per provare a fare uno sforzo che allarghi il raggio di azione oltre la logica meramente securitaria e panpenalistica, che produce errori su errori e non risolve le criticità e che dà vita a decreti come quello che affrontiamo oggi in Aula, carente di una visione, carente di un piano di azione reale, con tempi definiti, con risorse assegnate, ma che è mera propaganda.

Lo abbiamo riscontrato anche visitando il carcere di Sanremo, il 22 aprile scorso, dove, a fronte di 270 detenuti su 250 posti, i numeri della Polizia penitenziaria sono di 160 effettivi su 210 previsti, in una regione, come la Liguria, dove il sovraffollamento carcerario è più pesante addirittura rispetto alla media nazionale, il 130 per cento contro il 120 per cento della media nazionale.

Per questo, ci è sembrato disumano - oltre che poco strategico e indicativo della mancanza di volontà, ancora una volta, di risolvere il problema - il vostro parere contrario su questo ordine del giorno - come su altri -, che chiede generici impegni di volontà, a fare cosa? A consentire l'accesso all'acqua in tutte le carceri, a strutturare di più le misure alternative, a predisporre misure straordinarie per l'immissione di un numero adeguato di personale, ad aumentare il riconoscimento del diritto alla salute, in modo da prevenire i tanti suicidi.

L'articolo 27 della nostra Costituzione dice che “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità (…)”, ma, se voi non riuscite ad accettare nemmeno questi impegni di umana prospettiva, siamo molto, molto lontani da quell'idea di umanità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/6 Ghio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/7 Sarracino, con il parere favorevole del Governo, previa riformulazione. Prego, onorevole Sarracino, accetta la riformulazione?

MARCO SARRACINO (PD-IDP). Sì, Presidente, accetto la riformulazione, però faccio una rapidissima considerazione, perché…

PRESIDENTE. Quindi lo poniamo in votazione?

MARCO SARRACINO (PD-IDP). Sì.

PRESIDENTE. Perfetto.

MARCO SARRACINO (PD-IDP). Faccio una rapidissima considerazione, perché questo ordine del giorno, che noi ripresentiamo, è frutto di una visita al carcere minorile di Nisida che, assieme alla collega Serracchiani, facemmo la scorsa estate. Il 2 agosto 2023, quindi praticamente un anno fa, noi presentammo un ordine del giorno, uguale a quello che presentiamo oggi, con cui impegnavamo il Governo a finanziare e a rendere agibile il teatro all'interno del carcere di Nisida. Il giorno dopo l'approvazione di questo ordine del giorno, titoloni sui giornali: “Il Governo interviene a sostegno dei minori di Nisida; si ripristina finalmente il teatro; partiranno i lavori a breve”.

Dopo un anno, la situazione è praticamente ferma. Allora, noi oggi ripresentiamo questo ordine del giorno. Su questo, il comune di Napoli ha già fatto molto, perché ha impegnato 17 milioni di euro, mentre, da parte del Governo, non c'è stato nulla. Allora, noi chiediamo al Governo di impegnarsi, questa volta davvero. Altrimenti, le parole, che sono state dette in quest'anno, e i titoloni sui giornali non saranno altro che parole al vento e, sinceramente, per la situazione all'interno di quel carcere, che è un carcere differente da altre carceri d'Italia, occupandosi di minori e quindi di storie molto, molto complicate, rischiamo che quell'impegno e quelle parole siano soltanto parole al vento e, onestamente, non ne vale la pena (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/7 Sarracino, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/8 Boldrini, con il parere favorevole del Governo, previa riformulazione. Presidente Boldrini, accetta la riformulazione?

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Sì, grazie, signor Presidente. Io vorrei chiedere al Sottosegretario Ostellari se conviene con me su un aggiustamento della riformulazione, che così mi consentirebbe, ci consentirebbe, di andare tutti verso la stessa direzione. Ecco, invece di “impegna il Governo a valutare le iniziative”, io suggerivo: “ad assumere le iniziative”, con i limiti di finanza pubblica, come è stato riformulato. Non so se il Sottosegretario ritiene di poterlo accettare.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No.

PRESIDENTE. No.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Non ritiene di poterlo accettare. Va bene, allora, io, Presidente, non ritengo che ci siano i presupposti per accettarla, perché, vede, parlo dopo essere stata nel carcere di Livorno e questo ordine del giorno nasce a seguito di una visita che è stata fatta e la visita nasce da un tentativo di suicidio in quel carcere che c'è stato due giorni prima della visita. La visita ha evidenziato una situazione veramente insostenibile, non degna di un Paese civile. Abbiamo visto un carcere inagibile, in gran parte inagibile, con muffa ovunque, docce in condizioni disastrose; più che di bagni, parlerei di latrine. Abbiamo visto sovraffollamento, sei detenuti in uno spazio assolutamente esiguo. Abbiamo visto due padiglioni nuovi chiusi, in attesa di un collaudo che non arriva mai. Ecco, abbiamo visto lungaggini burocratiche che vanno a incidere sulla qualità della vita delle persone detenute. Le telecamere di sorveglianza, immagini, Presidente, non funzionano e questo aveva anche favorito un'evasione, lo scorso mese, quindi nel mese di giugno, proprio perché, se in un carcere non ci sono le telecamere che funzionano, evidentemente questo è un problema serio.

Dunque, carenza di personale penitenziario, carenza di personale amministrativo, mancanza di giudici di sorveglianza. Ma vi rendete conto che ci deve essere un impegno serio? Non “a valutare la possibilità”, ma ci devono essere impegni stringenti. La persona che si è suicidata era un ragazzo di Livorno. Era in carcere da un mese, in attesa di giudizio. Il garante locale aveva già chiesto un intervento necessario per quel carcere e nessuno lo ha ascoltato.

Vede, Presidente, noi stiamo girando, insieme a colleghi e colleghe, l'Italia per visitare le carceri, perché è un'attività indispensabile per riuscire a dare condizioni migliori. Bisogna vedere per rendersi conto. Poi facciamo delle interrogazioni - io stessa ne ho fatte diverse - e siamo tutti in attesa di risposta. Alla visita al carcere di Siena è seguita poi un'interrogazione e siamo in attesa che il Ministro ci risponda. Visita al carcere di Arezzo; anche lì, padiglioni nuovi in attesa di collaudo e siamo in attesa che ci risponda il Ministro. Visita al carcere di Livorno, che è quello di cui stiamo parlando ed è l'oggetto di questo ordine del giorno e siamo in attesa che il Ministro ci risponda. Allora, non solo il Ministro non ci risponde, ma, purtroppo, da parte del Governo non c'è neanche la disponibilità a prendere un impegno in un ordine del giorno. Veramente, Sottosegretario Ostellari, mi sembrava il minimo che si potesse fare in un'ottica di conferma delle vostre intenzioni di migliorare le condizioni carcerarie, perché in questo modo io temo che voi andiate veramente a disattendere il dettato costituzionale, l'intento di un articolo che vuole il recupero di chi si trova in detenzione nelle nostre carceri.

Quindi, con rammarico, signor Presidente, non mi sento di negoziare su questo, che, secondo me, non è negoziabile e, dunque, le chiedo di mettere al voto questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/8 Boldrini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/9 Iaia, con parere favorevole previa riformulazione.

Onorevole Iaia, accetta? Perfetto, andiamo oltre.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/10 Di Biase, con parere favorevole previa riformulazione.

Onorevole Di Biase, accetta la riformulazione?

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Sì, accetto la riformulazione e vorrei, però, intervenire in dichiarazione di voto, Presidente.

PRESIDENTE. Prego.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Noi veniamo da diverse sedute in Commissione in cui abbiamo provato a modificare quella che è una norma che, dal nostro punto di vista, è del tutto insufficiente. Lo abbiamo fatto, da ultimo, anche sull'aspetto che riguarda la giustizia minorile. Abbiamo presentato diversi emendamenti su questo tema - il Sottosegretario lo sa - e abbiamo anche interloquito in Commissione, perché reputiamo che le risorse, gli investimenti, la visione e le politiche messe in atto da questo Governo siano del tutto insufficienti, per non dire dannose. Perché dico questo? Perché, nel corso di questo anno, noi abbiamo assistito a qualcosa di grave che è avvenuto rispetto al tema della giustizia minorile e questo ordine del giorno prova a intervenire proprio su questo tema.

Dicevo una cosa grave, perché attraverso il decreto Caivano, così come è stato evidenziato da tutti coloro che si occupano di minori, di giovani adulti e di istituti penali minorili - e cito la garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e l'associazione Antigone, per il lavoro prezioso che fa e per il suo report annuale sulle condizioni di detenzione in Italia all'interno degli IPM -, voi avete smantellato e minato alle fondamenta il sistema penale minorile italiano, che era considerato, in piena attuazione dell'articolo 27 della Costituzione italiana, l'eccellenza, il fiore all'occhiello del nostro sistema penale. Perché l'avete smantellato? Perché avete voluto, per furore ideologico, perché di questo si è trattato, mettere in campo una politica securitaria con un aumento delle pene e con lo smantellamento di quella che era l'unica cosa che funzionava all'interno del sistema penale minorile italiano, che era il sistema della messa alla prova e delle misure alternative alla detenzione.

Allora, io accetto, Sottosegretario, questa riformulazione, perché l'ottimo è nemico del buono e perché con voi non è stato possibile mai interloquire in profondità rispetto a quelle che sono le questioni che riguardano il carcere. Quindi, mi accontento di questa riformulazione (Commenti deputato Ziello). Espungete le premesse perché la verità vi fa male, lo so Sottosegretario, perché nelle premesse di questo ordine del giorno noi non facciamo altro che sottolineare quelle che sono state le condizioni che ci hanno portato oggi a un incremento dei detenuti all'interno degli istituti penali minorili. Non lo dice il Partito Democratico; lo dicono gli operatori del carcere, lo dice la Garlatti, lo dicono le associazioni che lavorano nel carcere. Allora, noi l'abbiamo detto più volte: ogni volta che si aprono le porte di un carcere è lo Stato ad aver fallito e rispetto a questo voi avete una responsabilità enorme, perché avete la responsabilità di lavorare affinché i ragazzi in carcere non entrino o vi entrino il meno possibile. Invece, noi abbiamo assistito a un incremento di 500 entrate in carcere rispetto agli scorsi anni.

Guardate, se si leggono con attenzione quelle che sono le storie dei detenuti che si sono tolti la vita si rimane sconcertati dal fatto che tra questi molti, moltissimi, troppi sono ragazzi che hanno 19-20 anni, con storie che sono delle tragedie. Questi sono ragazzi arrivati in carcere quando lo Stato si era dimenticato di loro. È una storia che si conclude in carcere tramite un suicidio, ma spesso sono ragazzi che, da quando hanno 9-10 anni, vengono da territori danneggiati e da contesti socioculturali danneggiati. Allora, noi ci aspettiamo che voi investiate rispetto al prima - come non avete fatto, neanche all'interno del decreto Caivano - e rispetto al dopo, a quello che sarà il reinserimento di questi ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/10 Di Biase, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/2002/11 Forattini, su cui il parere è favorevole previa riformulazione.

Accetta la riformulazione, onorevole Forattini?

ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non accetto, perché non mi accontento, chiedo che sia messo ai voti e faccio una dichiarazione di voto, nella speranza che le 64 persone suicide in carcere da inizio anno non restino solo freddi numeri.

Questo ordine del giorno chiedeva l'istituzione di un fondo per l'edilizia penitenziaria che andasse, ad esempio, a ripensare e a migliorare gli spazi esterni e interni alle carceri, perché, Presidente, non si tratta solo di eliminare il caldo irrespirabile di celle sovraffollate, ma si tratta, ad esempio, anche di ricavare degli spazi come un campo da calcio in cui i detenuti possano vivere un momento di libertà. Parlo, ad esempio, del carcere di Pavia, dove nel 2024 sono già 4 i suicidi da inizio anno.

Si tratta di ricavare spazi in cui le detenute, che vorreste trattenere in cella anche se incinte o con figli a carico al di sotto dell'anno di età, possano giocare con i loro bambini.

Ecco, si tratta di soluzioni semplici, ma utili a ridare dignità e a garantire trattamenti umani a queste persone, che non sono freddi numeri, ma sono uomini, donne e bambini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/11 Forattini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/12 Pellicini, favorevole previa riformulazione. Accetta? Perfetto, andiamo oltre.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/13 Manzi, favorevole previa riformulazione. Onorevole Manzi, accetta?

IRENE MANZI (PD-IDP). Accetto la riformulazione, signor Presidente. Vorrei fare un breve intervento.

PRESIDENTE. Quindi, lo poniamo in votazione.

IRENE MANZI (PD-IDP). Sì, grazie. Intervengo per ricordare in quest'Aula il primo detenuto suicida di questo lungo anno, non ancora concluso, purtroppo, che è il 2024. Si tratta di Matteo Concetti, che si è suicidato lo scorso 5 gennaio, nel carcere di Montacuto, ad Ancona. Si trattava di un ragazzo molto giovane, di 23 anni, che soffriva di un disturbo bipolare e che, quindi, dovendo scontare pochi mesi di pena, forse non avrebbe dovuto essere in carcere, ancor meno in isolamento. Penso che quando, ieri, alcuni colleghi, nei loro interventi, banalizzavano - mi viene da dire - un tema importante come quello del sovraffollamento carcerario e dell'emergenza anche legata al caldo torrido che in questi giorni sta toccando il Paese, mi viene da pensare a persone come Matteo Concetti, mi viene da pensare a come dovrebbe essere vivere in uno spazio così ridotto, in 4-5, senza impianti di condizionamento in questi giorni e in queste ore.

Vorrei che questi temi non venissero così banalizzati come è avvenuto, proprio perché si tratta del tema del sovraffollamento carcerario. Inviterei i colleghi di tutte le regioni, ma, in particolar modo, della mia regione, le Marche, a leggere l'intervista di ieri, su un quotidiano locale, del garante regionale per i detenuti delle Marche, non certo nominato dal Partito Democratico, che ha evidenziato alcuni aspetti molto gravi e molto seri rispetto alla situazione delle carceri italiane, che magari questo provvedimento avrebbe potuto concretamente attuare e adottare. Questo perché, pensate, nel carcere di Montacuto, che mi è capitato di visitare pochi mesi fa, come altre carceri marchigiane, a fine maggio, sulla capienza regolamentare di 256 posti, erano presenti 321 detenuti: è la risposta che il Ministero della Giustizia ha voluto dare all'interrogazione presentata da me poche settimane fa, addirittura con una percentuale di sovraffollamento, e questo non so se è farsa o tragedia, pari al 125,39 per cento, addirittura inferiore all'indice percentuale medio nazionale che è del 130,58 per cento.

Io inviterei davvero quest'Aula a riflettere su questi temi. Abbiamo presentato questo ordine del giorno, che riguarda il tema dell'istruzione, dell'educazione e delle seconde possibilità che debbono essere offerte a chi è nelle carceri. Penso che, nell'accogliere la riformulazione, la riflessione che quell'ordine del giorno porta con sé, come i miei colleghi hanno voluto illustrare, è che non si può pensare, attraverso quello che si è fatto di recente, anche negli ultimi giorni, attraverso anche la creazione di nuovi reati, di affrontare un problema che riguarda le carceri, un allarme che riguarda le carceri e che riguarda lo stato di salute anche della nostra democrazia e di civiltà del nostro Paese.

Quindi, nel chiedere di mettere ai voti l'ordine del giorno, penso che quest'Aula debba farsi carico, molto più seriamente di come è avvenuto, di questo problema, del problema delle condizioni di coloro che vivono nelle carceri. L'alto numero di suicidi dovrebbe indurci al silenzio e all'azione, ovviamente, ma un silenzio serio e meditato su quello che sta avvenendo, che non possiamo liquidare limitandoci a buttare via la chiave; visto che non vediamo, basta non andare nelle carceri per non sapere quello che accade. Io penso che questo è un problema che debba riguardare tutta la cittadinanza italiana, a cominciare dai rappresentanti delle istituzioni. Mi auguro che ben presto si possa andare insieme, come parlamentari di tutte le forze politiche, a fare quello che è il nostro dovere, le visite ispettive all'interno delle carceri, perché non è un problema di maggioranza o di opposizione, ma un problema di civiltà e di democrazia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/13 Manzi, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/14 Orfini, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, previa riformulazione. Onorevole Orfini, accetta la riformulazione?

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione e chiedo che venga votato. Quindi, con il suo permesso, svolgerei la dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Orfini.

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie. Presidente, noi, con questi interventi e con questi ordini del giorno, stiamo cercando di affermare un principio semplice, che dovrebbe essere condiviso, cioè, che la condizione drammatica delle carceri italiane nega alla radice la possibilità che il carcere sia un luogo di reinserimento e che la pena abbia la funzione rieducativa prevista dalla Costituzione. Dovrebbe essere un principio condiviso ma non lo è, in tutta evidenza. Non lo è perché stiamo discutendo un decreto che ha l'ipocrisia di essere dichiarato a favore della soluzione dell'emergenza carceraria, ma che non fa nulla di concreto.

Mi permetta di dirlo: anche il rumoroso disinteresse con cui la maggioranza è oggi in quest'Aula, dimostra che, della condizione carceraria, alla maggioranza non frega assolutamente nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E questo è il primo problema che noi abbiamo.

Con questi ordini del giorno - lo so, gli ordini del giorno valgono quel che valgono - noi cerchiamo di offrire una via alternativa e di segnalare cosa si potrebbe fare. Nello specifico, con il mio ordine del giorno, cerchiamo di raccontare come gli istituti di pena potrebbero essere anche altro: potrebbero, ad esempio, diventare - come, in alcuni casi, già avviene - dei luoghi di cultura. Chiediamo di continuare, proseguire e aumentare il sostegno ad alcune attività, come il teatro in carcere, che hanno dimostrato di essere positive e di portare risultati importanti. Il teatro e la cultura in generale sono potentissimi strumenti di trasformazione, individuale e collettiva. Attraverso la pratica teatrale e attraverso la cultura sì prosegue in quel percorso di reinserimento e di ricostruzione di un possibile futuro per chi si trova in carcere. Quei progetti hanno fatto bene, in questi anni, agli istituti carcerari, ma hanno fatto bene anche alla cultura italiana: oggi, il teatro in carcere è parte integrante della storia del teatro civile italiano.

Ci sono tanti esempi che si potrebbero fare, io, in quest'Aula, ne ricordo solo uno: molti di voi avranno visto Cesare deve morire, un capolavoro dei fratelli Taviani, che vinse l'Orso d'oro, a Berlino e che raccontava proprio l'esperienza del teatro in carcere e di come, attraverso quel teatro, si possa costruire un percorso di crescita e di reinserimento.

Noi chiediamo, con questo ordine del giorno, una cosa semplice: di favorire quei progetti, di sostenerli e di aiutare anche a rompere, temporaneamente, quelle barriere, favorendo la possibilità dei cittadini di partecipare alle attività, cioè di andare a vedere nelle carceri il teatro, nonché permettendo a quei detenuti che praticano questa attività di uscire temporaneamente dal carcere, per svolgere nelle nostre città quelle rappresentazioni teatrali. Pensate a quanto è potente l'idea che, attraverso la magia del teatro, per il tempo di una rappresentazione, si rompa quella barriera, quelle sbarre scompaiano, e chi sta fuori prenda consapevolezza di cosa significa la condizione carceraria e chi sta dentro possa ricostruire un ponte con chi sta fuori.

Diciamo che il carcere è un luogo nascosto dalle nostre coscienze e dalla nostra vista: ecco, attraverso quelle attività culturali, attraverso il teatro, si può, almeno per un breve periodo, rompere quella divisione e accendere i riflettori, non solo sulla scena di quella singola rappresentazione, ma su quello che accade nelle nostre carceri. Quindi, credo sia un passaggio importante. Sono contento che almeno questo ordine del giorno venga accolto e chiedo all'Aula di votarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Comunico che sottoscrive l'ordine del giorno in questione anche l'onorevole Mollicone. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/14 Orfini, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/15 Ciani, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole previa riformulazione.

Onorevole Ciani, accetta la riformulazione?

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. No, non accetto la riformulazione, anche perché se la facessimo leggere alle persone di cui parliamo, cioè, gli operatori sanitari che lavorano nelle REMS, la prenderebbero come una presa in giro e, visto che parliamo di cose molto serie, non è il caso di prendere in giro nessuno.

C'è una delusione grande, Presidente, rispetto a questo decreto-legge, perché questo decreto-legge dovrebbe affrontare una vera emergenza di questo Paese e potrebbe essere uno dei motivi per cui una decretazione d'urgenza potrebbe essere accettata, di fronte a tanta decretazione d'urgenza fasulla, finta e inutile. Peccato che, di fronte a un'iniziativa parlamentare in corso, a prima firma del collega Giachetti, che andava realmente ad affrontare l'emergenza, il Governo ha preferito varare un decreto-legge che contiene tante cose, ma nulla di realmente risolutivo del dramma che stanno vivendo le nostre carceri.

Vede, Presidente, io le carceri le ho visitate tante volte, a lungo anche prima di iniziare la mia carriera politica e, purtroppo, mi sembra che, quando parliamo di carcere e di detenuti, tanti nostri colleghi parlino di qualcosa di cui veramente non sanno nulla. Lo dico con rammarico, perché parliamo di una realtà molto importante dove vivono e muoiono tante persone, dove lo Stato è molto presente e dovrebbe essere molto presente.

Io ho letto che il Ministro - e mi spiace che oggi non ci sia il Ministro - ha visitato, ieri o l'altro ieri, il centro clinico di Regina Coeli, il carcere più antico che c'è qui a Roma. Ebbene, mi avrebbe fatto piacere dirgli che le sale operatorie che ha visitato penso che siano alla quarta o alla quinta inaugurazione: mi ricordo che anch'io, nel 2019, partecipai all'inaugurazione di quelle sale operatorie. Però, forse, il Ministro poteva spingersi anche nella settima sezione, quella dei nuovi giunti, dove c'è stato l'ultimo suicidio qui a Regina Coeli, o rendersi conto che in quel carcere c'è il 180 per cento di sovraffollamento: non parliamo di un po' di caldo, come ho sentito dire ieri, in maniera vergognosa, da un collega in quest'Aula; non parliamo di un po' di caldo, ma parliamo di sovraffollamento: 180 per cento di sovraffollamento e 64 suicidi! E se non vi interessano i suicidi dei poveretti detenuti, tenete conto, visto che tutti vi siete riempiti la bocca della Polizia penitenziaria, del tasso di suicidio nella Polizia penitenziaria (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) ...

EMANUELE LOPERFIDO (FDI). Presidente!

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

PAOLO CIANI (PD-IDP). ...che supera del doppio il tasso di suicidio delle persone comuni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questo è un campanello di allarme, perché parliamo di un mondo veramente alla deriva: il carcere è un pezzo di Stato alla deriva.

Vede, Presidente, sono stato al carcere minorile Ferrante Aporti una settimana prima dell'ultima rivolta di qualche giorno fa e ho trovato un giovane direttore, bravo, impegnato e pieno di volontà, che mi ha raccontato tante idee e tante iniziative che stava facendo. In quel carcere, però, invece di esserci il massimo previsto dal regolamento, cioè, 45 detenuti, ce n'erano 60 e in quel carcere c'era una sezione di ultra diciottenni, come previsto dalla legge, ma c'era anche un'altra sezione composta per metà da ultra diciottenni e per l'altra metà da infradiciottenni, come non è previsto dalla legge. Peraltro, quel carcere dovrebbe essere una delle carceri oggetto degli interventi del PNRR, ma il PNRR non si può applicare nelle carceri sovraffollate e, quindi, è inutile che mettete in legge 1.300.000 euro per un anno e mezzo di commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria. Più pene e più posti nel carcere: questa è la vostra lettura della pena, della rieducazione e dell'applicazione della nostra Costituzione.

Poi, Presidente, mi permetta di dire che parlate, in questo provvedimento, di strutture residenziali di accoglienza. Siamo molto preoccupati di quale idea avete delle strutture residenziali di accoglienza, anche dopo aver visto quello che avete previsto per gli immigrati e, poiché siamo preoccupati del fatto che dividete le persone tra persone di serie A, B e C, di conseguenza siamo molto preoccupati di cosa pensate per le strutture residenziali di accoglienza.

PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Concludo, Presidente, e mi scuso anche per aver tolto questo tempo prezioso. Dico solo un'ultima cosa, perché veramente oggi in Consiglio dei ministri ho appreso che ci sarà l'ennesimo decreto omnibus. Forse sarebbe stato più dignitoso mettere quello che avete messo nell'articolo 13 di questa norma: modifica in materia di scissione societaria mediante lo scorporo. Questo avete messo nel decreto Carceri. Con un pochino più di dignità e un po' più di rispetto della persona potevate metterlo altrove (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/15 Ciani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/16 Lacarra, su cui il parere del Governo è favorevole previa riformulazione.

Onorevole Lacarra, accetta la riformulazione?

MARCO LACARRA (PD-IDP). Si, grazie, signor Presidente. Accetto la riformulazione e, se me lo consente, faccio un breve intervento per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Prego.

MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie. Tra le situazioni incresciose del nostro sistema penitenziario è impossibile non richiamare quella forse più dolorosa, ossia la questione delle madri detenute insieme ai figli minori. Noi crediamo che in un Paese civile la detenzione di un bambino innocente non possa rappresentare la regola come, purtroppo, avviene oggi. Dovrebbe, invece, essere un'eccezione, adeguatamente motivata da esigenze cautelari gravissime. Al 30 giugno di quest'anno le statistiche fornite dal Ministero della Giustizia tracciano un quadro impietoso: 23 madri, di cui 11 in stato di gravidanza e con sé 26 figli al seguito, sono attualmente detenute nelle ICAM. Anche in questo caso parliamo di numeri in crescita ed è il dato più alto registrato dal 2021.

Presidente, le ICAM sono, sulla carta, luoghi diversi dal carcere, luoghi in cui l'ambiente dovrebbe - e il condizionale è più che un obbligo - essere accogliente e tale da consentire ai minori che sono presenti di avere uno sviluppo il più possibile normale, se così si può dire. La realtà è molto diversa, purtroppo, ed è brutale talvolta. Tutti qui dentro dovrebbero ricordare quella storia agghiacciante avvenuta nel 2018 nel carcere di Rebibbia, dove una detenuta, giunta allo stremo della disperazione, gettò i suoi due bambini, di 6 anni e 18 mesi, dalla tromba delle scale della prigione, uccidendoli. Quei bimbi non dovevano essere lì e ora non sono, purtroppo, da nessun'altra parte.

Il legislatore non è stato completamente sordo a questo problema. La legge n. 62 del 2011, infatti, ha istituito le case famiglia protette, proprio nell'intento di evitare che le madri con figli al seguito potessero finire dietro le sbarre. Secondo quella legge, attualmente in vigore, la realizzazione delle case famiglia protette doveva, però, avvenire senza oneri per lo Stato. In pratica, la questione veniva scaricata sugli enti locali. Infatti, dal 2011 ne sono state aperte soltanto due, a Milano e a Roma, nel 2016 e nel 2017. Queste esperienze hanno dimostrato a tutti che è possibile una strada diversa, che è possibile dare a dei bambini incolpevoli la possibilità di crescere lontani da una cella o dalle restrizioni tipiche di un carcere, insomma, di crescere in un ambiente sano, aperto e vivo.

Solo con la legge di bilancio 2021, grazie a un emendamento del collega Paolo Siani, che in tanti, con entusiasmo, sottoscrivemmo, furono stanziate un po' di risorse per le case famiglia: 1,5 milioni di euro per tre anni, per incentivare la rete delle strutture residenziali territoriali e sostenere questo sistema di accoglienza alternativo agli ICAM.

Un anno più tardi fu fatto un enorme passo in avanti. Ancora una volta, grazie all'iniziativa di Paolo Siani, la Camera dei deputati approvò quasi all'unanimità - i voti contrari furono di Fratelli d'Italia - una legge capace di cambiare finalmente le cose. L'obiettivo principale di quella legge era di evitare che i figli fino a 6 anni di donne condannate o in attesa di giudizio finissero con loro in carcere. La proposta prevedeva il ricorso a case famiglia protette e, in casi di eccezionale rilevanza, agli ICAM.

Una soluzione di equilibrio, che tutelava la necessità di rendere effettiva una pena detentiva per le condannate per reati di rilevante gravità, ma che, nel contempo, guardava all'interesse supremo del minore. Quella legge, approvata dalla Camera il 30 maggio 2022, si è, purtroppo, arenata al Senato, anche a causa della chiusura anticipata della scorsa legislatura, ed è rimasta lettera morta. La conseguenza è ovvia ed è tutta nei numeri che citavo prima: 26 minori in carcere; non si dovrebbe aggiungere altro, se non che, anche in occasione di questo provvedimento, abbiamo provato, nei nostri emendamenti, a rendere funzionante il meccanismo inaugurato con la legge n. 62 del 2011. Abbiamo chiesto un finanziamento più corposo per le case famiglia, affinché le regioni e gli enti locali possano davvero disporre delle risorse necessarie per portare via dal carcere i bambini e le loro madri; come sulle altre 220 proposte emendative, la risposta è stata un secco “no” e questo “no” ha fatto più male degli altri.

Con questo ordine del giorno vi chiediamo di assumere un impegno su questo tema. Ringrazio il Governo per aver accolto, sia pure con la riformulazione, lo stesso ordine del giorno, però ci aspettiamo ora atti concreti. Attendiamo che la proposta di legge che abbiamo presentato venga davvero portata in quest'Aula e venga approvata, perché questo decreto tutto fa, salvo che risolvere i problemi del sistema penitenziario e dei detenuti. Chiediamo che almeno facciate qualcosa di concreto, nei prossimi mesi, almeno per chi vive, da assoluto innocente, gli anni più preziosi e delicati della sua vita tra le mura di una cella (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere ai presentatori dell'ordine del giorno la possibilità di firmarlo, a nome del gruppo e dichiarare, ovviamente, insieme al voto favorevole a questo ordine del giorno anche una posizione, un appello che, per suo tramite, ci permettiamo di fare a tutta l'Aula.

Il tema della detenzione nel carcere di madri con figli minori, con figli piccoli, è un tema che interessa e colpisce le coscienze di tutto il Paese e deve, quindi, avere una risposta nella coscienza che anche noi dobbiamo mettere nella scelta legislativa. Nella scorsa legislatura era stata approvata in questa Camera dei deputati una proposta di legge, primo firmatario Siani, che andava finalmente a risolvere questo problema, ponendo il divieto di incarcerazione di madri con i figli più piccoli; una proposta di legge che il Governo Draghi, attraverso la Ministra Cartabia, aveva fortemente sostenuto.

In questa legislatura, purtroppo, questo non è stato portato avanti, nonostante l'impegno anche di gruppi come il Partito Democratico; ma noi, come gruppo di Azione, abbiamo voluto, nell'ambito del DDL Sicurezza, riproporre come emendamento esattamente quella disposizione legislativa. Questo emendamento è stato bocciato in Commissione; noi lo ripresenteremo in Aula e facciamo fin da ora un appello a tutte le forze, soprattutto a quelle forze che hanno una sensibilità importante in questa materia. Mi rivolgo a Forza Italia e ai colleghi di Forza Italia, che hanno fatto essi stessi emendamenti come firmatari in questa direzione, affinché abbiano quel sussulto di coscienza e sostengano con forza questo, che è un atto di civiltà. Le madri e i bambini piccoli non possono crescere nelle carceri del nostro Paese; deve diventare un divieto che tutti noi condividiamo e affermiamo con forza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matone. Ne ha facoltà.

SIMONETTA MATONE (LEGA). Intendo sottoscriverlo, a titolo individuale, grazie.

PRESIDENTE. Prendo atto che anche la presidente Boldrini intende sottoscrivere l'ordine del giorno.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno, a nome del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra e per dire, in un minuto, una cosa. Lo scorso febbraio, sono entrato alla Casa circondariale di Lorusso e Cotugno e ho incontrato una giovane madre di 29 anni con un bimbo di un mese. Abbiamo lanciato un appello e incontrato tutte le detenute del carcere femminile delle Vallette per chiedere che questa situazione venisse affrontata. Chiedevamo a Nordio di aprire gli occhi su una vicenda che per noi è inaccettabile e, tra l'altro, quella ventinovenne era stata fermata a Ventimiglia per carichi pendenti di 10 anni prima. Noi lo diciamo: Nordio ha accolto il nostro appello, ma - lo dico con tutta la serietà del mondo - non dovrebbe succedere che un bimbo di un mese sia dentro un carcere; non dovrebbe succedere che, soprattutto per carichi pendenti così distanti nel tempo, non si arrivi a soluzioni che davvero potrebbero essere alternative, a partire, ovviamente, da quei bimbi. In questo senso, vi chiediamo di riaprire gli occhi sulle nostre proposte; il collega Devis Dori ha, in questi anni, lavorato per rendere sicura e trasparente una procedura affinché non si debbano più vedere bambini e minori dietro le sbarre. È vero, ci sono gli ICAM, ma in tanti casi ci sono molte soluzioni alternative e non devono essere gli appelli dei parlamentari a far uscire quei bambini dalle sbarre (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Grimaldi. Il PD sottoscrive, come intero gruppo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Emilio Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Abbiamo sempre ritenuto che la responsabilità penale sia individuale e che i bambini non debbano pagare le colpe dei propri genitori, proprio perché sono creature incolpevoli e non hanno responsabilità. Abbiamo sempre lavorato per fare in modo che nessun bambino debba crescere dentro un carcere e continueremo a farlo. Pertanto, sottoscriveremo, come gruppo, questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Intervengo solo per chiedere la sottoscrizione, a nome del gruppo, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Nel sottoscrivere, se consentito, e approvare questo ordine del giorno, io resto assai stupito dal fatto che l'onorevole Matone, della Lega abbia sottoscritto questo ordine del giorno, considerando che la Lega ha proposto e ha votato, nel decreto Sicurezza, una norma che consente l'inclusione nel carcere di donne incinte o con bambini di età inferiore ai 3 anni (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Alleanza Verdi e Sinistra e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe – Commenti del deputato Nevi). Un emendamento, questo, a firma della Lega, che è stato approvato nel decreto Sicurezza e che ha visto il voto compatto da parte della Lega, naturalmente, che l'ha proposto - quindi sono stupito che ora ci sia la sottoscrizione di questo ordine del giorno -, ma visto anche da parte di Forza Italia un atteggiamento che io - permettetemi, lo dico con rispetto - definisco ipocrita, perché in quella sede, piuttosto che votare contro l'emendamento, così come abbiamo appena sentito dichiarare, Forza Italia non ha votato. Questo è un atteggiamento ipocrita, perché delle proprie scelte e delle proprie decisioni ci si deve assumere la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) attraverso il voto e non attraverso questa ipocrisia, che non è neanche l'astensione, ma la mancata partecipazione al voto.

Allora, questo è un ordine del giorno di civiltà che io, nel sottoscrivere e naturalmente nel votare positivamente, rivendico, ma rivendico anche la linearità del comportamento parlamentare da parte di chi non ha votato o da parte di chi, avendo votato l'emendamento, oggi addirittura sottoscrive questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti. Pongo in votazione l'ordine del giorno 9/2002/16 Lacarra, così come riformulato… Chi è che vuole intervenire?

MARCO LACARRA (PD-IDP). Presidente!

PRESIDENTE. No, non può parlare due volte, onorevole Lacarra. Ha già fatto la dichiarazione di voto. Non ho capito, ma prego… anche se non ho capito a che titolo (Commenti del deputato Fornaro).

MARCO LACARRA (PD-IDP). Credo che sia nella disponibilità del primo firmatario accettare le sottoscrizioni dei colleghi e quindi mi permetto di dire che non accetto la sottoscrizione della collega Matone, pur stimandola personalmente, perché è in palese contraddizione con quanto da lei dichiarato nel corso dei lavori della Commissione che esaminava gli emendamenti del DDL Sicurezza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Presidente, sentivo qualche collega che mi suggeriva di stare zitto e, forse, ha ragione. Però, io mi chiedo a che serva il nostro dibattito, perché se l'onorevole Matone chiede di sottoscrivere un ordine del giorno su un problema, che io sono convinto riguardi la coscienza di tutti noi, e cioè che qualche bambino che sta in un luogo dove nessuno di noi vorrebbe i suoi figli e i suoi nipoti per nessun motivo, noi dovremmo avere il coraggio di dire: se c'è un passo avanti in una direzione, cogliamolo! Grazie di aver sottoscritto quest'ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Stiamo attenti, lavoriamo insieme, cerchiamo una soluzione al problema. Non dividiamoci perché non ce ne frega niente del merito! È questo che è inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, io credo che ci sia anche un limite: è nel diritto del primo firmatario decidere se accettare o meno eventuali sottoscrizioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Secondo, vede, collega Rosato, con grande rispetto, a lei manca un pezzo: un'intera notte su questi temi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva-il Centro-Renew Europe), un'intera notte in cui su questi aspetti abbiamo ricevuto solo dei no! C'è un problema di coerenza: questo non è un passo in avanti, il vero passo in avanti, se la collega Matone e il gruppo della Lega vorranno farlo, lo faremo alla ripresa, quando discuteremo il DDL Sicurezza su cui spero non venga messa la fiducia. Spero ci si possa confrontare su questi e su altri temi che interrogano le coscienze, ma alle interrogazioni delle coscienze, a volte, bisogna dare anche le risposte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Guardate, la politica ci ha assuefatto ad abitudini che non sono proprio belle: fuori dell'Aula oppure quando conta poco si fa i garantisti e si esprimono le più grandi idee riformatrici per poi arrivare al momento nel quale si devono votare i provvedimenti, allora tutti allineati e coperti; è quello che è accaduto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) su questo tema e su molti altri temi. Io non posso dimenticare che, in questi giorni passati, all'interno delle Commissioni I e II, che discutevano il DDL Sicurezza, si sono votate le peggiori nefandezze (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), che limitano le libertà personali costituzionali dei cittadini e delle cittadine e tutti zitti, tutti ad alzare la mano, compresi coloro che adesso vogliono firmare l'ordine del giorno.

È facile non votare l'emendamento, è facile essere allineati e coperti agli ordini della maggioranza, per poi venire qui a votare un ordine del giorno che, come sappiamo, non conta nulla. Il voto che conta davvero, quello è sempre allineato e coperto, anche quando è contro le madri, anche quando è contro i bambini, quando è contro i migranti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), contro i detenuti e contro persone che sono le più bisognose del nostro Paese. Su questo - scusatemi tanto - è una parola che non mi piace usare, non la voglio usare, ma c'è da vergognarsi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), c'è da vergognarsi, perché il coraggio delle idee, il coraggio dei nostri valori si esprime dove i voti contano davvero e, cioè, quando si votano le leggi, non quando si votano gli ordini del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matone. Ne ha facoltà.

SIMONETTA MATONE (LEGA). Presidente, credo che su questo punto vada fatta chiarezza, su quello che è stato detto stamattina e su quello che accadde in Commissione giustizia: la Lega non ha mai voluto mandare i bambini in carcere (Commenti), bensì proteggere le donne costrette dall'organizzazione che vige all'interno dei campi nomadi, proteggere queste donne sfinite dalle gravidanze e massacrate di botte se non tornano con il bottino a casa, proteggerle da un sistema piramidale che configura (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) …

PRESIDENTE. Colleghi, no, colleghi, però silenzio…

SIMONETTA MATONE (LEGA). …associazioni verticistiche criminali (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)

PRESIDENTE. No, colleghi, dobbiamo ascoltare, per favore, silenzio (Commenti)!

SIMONETTA MATONE (LEGA). Capisco (Commenti)

PRESIDENTE. Aspetti un attimo, onorevole. Vi prego, colleghi, per favore, ascoltiamo la collega Matone!

SIMONETTA MATONE (LEGA). Capisco l'irritazione, perché mi è venuto facile rompere il giochetto per l'esperienza che (Proteste di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)

PRESIDENTE. No, per favore, colleghi! Ascoltiamo con rispetto quello che dice…per favore! Prego, onorevole Matone.

SIMONETTA MATONE (LEGA). Ma quello che è contenuto in ciò che è stato votato nella Commissione giustizia è altro. La fattispecie è: ti presenti davanti al magistrato con 30-40 precedenti per furto aggravato, quel magistrato ragiona sulla tua condizione personale ed esistenziale e ti manda in un ICAM. Il quesito che io pongo all'opposizione: è meglio stare dentro la metropolitana a rubare, al settimo mese di gravidanza o è meglio stare in un ICAM, con il medico, il puericultore, il ginecologo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE)?

Io voglio sapere quanti di questi che si indignano sono mai entrati in un campo rom, magari col tacco 12 (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Proteste di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Quanti hanno visto le condizioni inumane in cui sono donne e bambini, lasciati da loro, lì, in virtù di un finto rispetto della differenza etnica che non esiste (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Proteste di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra - Proteste di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. No, colleghi, per favore, non ho visto…No, no, signori, riacquisiamo la calma, per favore. Non lo so se qualcuno ha fatto gesti, non sono in grado di vedere. Onorevole Matone, chiedo scusa, lei ha concluso? Ha concluso. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Mi scusi, Presidente. Lasciamo perdere lo stile parlamentare, perché giustamente il Regolamento prevede che si possa anche non accettare la firma, la sottoscrizione di un ordine del giorno. Però vorrei far presente che lo stesso primo firmatario dell'ordine del giorno ha accettato la riformulazione del Governo. E allora c'è una proprietà transitiva. L'onorevole Matone non può rivedersi in un ordine del giorno che il Governo riformula, mentre l'opposizione, o il primo firmatario, può, invece, ravvedersi e accettare la riformulazione del Governo, che è molto più restrittiva! È molto più restrittiva rispetto all'ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Allora io penso che il voto su questo ordine del giorno, come riformulato dal Governo, ma lo dico sinceramente, sia il voto di tutta la maggioranza. E quindi, nel momento in cui non si accetta la sottoscrizione da parte di un componente della maggioranza, io penso che il Governo, a questo punto, dovrebbe ritirare la riformulazione ed è chiuso il discorso (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista )!

PRESIDENTE. Colleghi, ovviamente la decisione è autonoma del Governo e la Presidenza non può intervenire. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Io ho ascoltato con molto rispetto l'onorevole Matone, come l'ho ascoltata a lungo nel suo intervento in Commissione sullo stesso tema, per la stima che ho nei confronti dell'onorevole Matone. Però vede, basta aspettare e le risposte arrivano. E si comprende perché l'onorevole Lacarra abbia rifiutato la sottoscrizione dell'onorevole Matone, perché come la pensa l'onorevole Matone e come la pensa la Lega ci è stato spiegato benissimo in Commissione. Voglio dire che chi segue i lavori in Commissione, sa bene che cosa c'è dietro anche al rifiuto dell'onorevole Lacarra su questo ordine del giorno, perché non è soltanto una questione tecnica, onorevole Foti, un ordine del giorno è anche una questione politica.

Motivo per il quale io ho un ordine del giorno analogo e non accetterò la riformulazione del Governo, proprio perché una riformulazione in questo modo è una presa in giro (Applausi dei deputati del gruppo

Italia Viva-il Centro-Renew Europe - C ommenti del deputato Foti)!

Però, il tema è abbastanza evidente. La Lega e Fratelli d'Italia sostengono il disegno di legge di conversione del decreto-legge Sicurezza che il Governo ha presentato, ma lo sostiene anche Forza Italia, perché è troppo comodo non partecipare al voto degli emendamenti soppressivi quando si sa che è irrilevante numericamente e che, quindi, ci si salva la faccia, ma di fatto non cambia niente (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e abbiamo visto gli applausi dei colleghi di Forza Italia all'intervento dell'onorevole Matone.

Voi mi dite con quale coraggio state cambiando, con il decreto-legge Sicurezza, una norma del 1930 che era più garantista di quello che andate a fare voi oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Una norma che prevedeva il rinvio del carcere per le donne incinte e quelle con bambini sotto 1 anno. Voi, invece, con il decreto-legge Sicurezza le mandate in carcere e con orgoglio, come ha rivendicato l'onorevole Matone, come se il carcere fosse un centro termale, una Spa in cui si sta meglio che nei campi rom (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ora, i Sottosegretari presenti forse sanno che le detenute madri in carcere non sono in maggioranza rom. Quindi, anche questo racconto, che va bene per i talk show di Rete 4, è ora che finisca (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra) e nell'ordinamento democratico non si fanno le norme razziali nei confronti dei rom o di chiunque altro, ma si fanno norme che sono di portata generale. Quello che ha detto l'onorevole Matone non fotografa la realtà (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra), perché nelle carceri noi ci andiamo e ci parliamo. Sono stata a Rebibbia, qualche mese fa e c'erano due detenute madri: una con un figlio di pochi mesi, che per fortuna poi è uscita, e una con un bambino di 2 anni e mezzo, che non ha mai visto in vita sua un altro bambino, che non ha mai giocato con un altro bambino, che conosce solo la realtà del carcere (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Allora, il tema non è cosa ha fatto la madre, ma è che diritto ha quel bambino! Quello che state facendo è contro ogni convenzione internazionale sui diritti dei minori (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)! E rivendicarlo sulla base di quello che avviene nelle metropolitane mi fa accapponare la pelle, soprattutto se rivendicato da persone che stimo e che dovrebbero avere cultura giuridica.

Quindi, non ci venite a dire che l'ordine del giorno è una questione tecnica, perché o non si fanno o, se si fanno, qui stiamo parlando di politica e di politica giuridica, ma soprattutto di diritti delle persone (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Allora, mettete soldi sulle case protette, perché noi andiamo anche nelle case protette e vediamo la differenza che c'è rispetto alle carceri. Mettete i soldi lì. Fate un investimento sul futuro di quei bambini e, magari, forse, ci saranno anche meno recidive, forse ci sarà anche meno delinquenza, sì, ma nel frattempo avremo cresciuto delle persone in condizioni di dignità (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Credo, come ricordava la collega Boschi, che le motivazioni addotte dall'onorevole Matone abbiano giustificato pienamente il rifiuto della firma dell'ordine del giorno da parte dell'onorevole Lacarra. Mi verrebbe da domandare a quest'Aula quando arriveranno in Aula le leggi razziali, perché credo che sia qui che stiamo andando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…

PRESIDENTE. Colleghi…

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). …perché io credo che non si possa sostenere che si proteggono le donne e che si dà maggiore sicurezza ai cittadini mettendo le donne in carcere e mettendo i bambini in carcere. Questa è una vergogna! Ed è una vergogna che dovrebbe richiamare le coscienze di tutti e non soltanto di quelle dell'opposizione e di coloro che in quel carcere vanno, hanno visto e hanno parlato con quelle donne e con quei bambini, perché credo che sia una norma di civiltà impedire che un bambino entri in carcere.

Ricordo che nei primi 1.000 giorni di vita di un bambino si forma l'adulto di domani. Che adulto si può formare in un carcere quando vede solo altri detenuti e raramente vede altri bambini? Come potete soltanto immaginare una cosa del genere? Vorrei capire come possiate solo immaginare una cosa del genere. E mi auguro che almeno l'abbiate vista e mi auguro che almeno ragioniate quando dite questo, perché la sicurezza si ottiene non preoccupandosi di quando esce un detenuto, ma di come esce un detenuto e su questo la cultura giuridica che avete è una cultura giuridica, evidentemente, che non tiene conto di questo né tiene conto dei diritti delle persone. Stiamo parlando di persone, stiamo parlando di bambini e mi sembra che le motivazioni addotte finora siano inaccettabili. Inaccetabili.

Quando arriverà il DDL Sicurezza mi auguro che il ragionamento sarà diverso anche da parte del Governo, perché almeno sia il Governo a prendersi la responsabilità di dare una risposta certamente alla sicurezza ma anche e soprattutto alla tutela dei bambini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Anzitutto, ringrazio il collega Lacarra, perché in questo modo ha svelato questo giochetto. In questo modo, la collega Matone ha avuto la possibilità di chiarire la sua posizione, perché noi l'avevamo già sentita in Commissione e avevamo già sentito che la motivazione di quelle modifiche all'interno del DDL Sicurezza erano motivate dal colpire una specifica etnia e qui l'ha ribadito (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Sì, collega, perché, sostanzialmente, ci sta dicendo che, attraverso queste misure, noi li andiamo a proteggere. Pensiamo al paradosso: mettiamo all'interno degli ICAM - noi spereremmo nelle case protette e non negli ICAM - dei bambini per proteggerli da una situazione sociale che per loro è disagevole. Quindi, è paradossale: li mettiamo e li proteggiamo. Allora, a questo punto, proteggiamo, all'interno delle strutture carcerarie, tutti coloro che hanno una situazione di disagio sociale.

Queste norme, che erano state introdotte, le ritenevano di cultura giuridica nel 1930 (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Nel 1930, gli articoli 146 e 147 del codice penale prevedevano quello che adesso voi andate a modificare. Superate quello che avevano fatto nel 1930. E, poi, avete paura a dire che queste norme sono di motivazione razziale? Avete paura di sentirvelo dire? È assolutamente così! Quindi, davvero abbiamo svelato il giochetto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Anche alla luce del dibattito appena ascoltato, il Governo modifica il parere: ritira, quindi, la riformulazione richiesta ed esprime parere contrario sull'ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Colleghi, per cortesia! No, no, ascoltiamo. Considerata la situazione, ricapitolo: il Governo ritira il parere favorevole con riformulazione e, quindi, esprime parere contrario. Penso sia chiaro a tutti (Dai banchi del gruppo MoVimento 5 Stelle: “Buffoni! Buffoni!”).

Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà. Ha diritto di precedenza, perché il richiamo al Regolamento viene prima degli altri interventi (Commenti del deputato Pittalis). Ma lei non interviene per un richiamo al Regolamento. Il richiamo al Regolamento viene sempre prima. Lei è iscritto: chi ha chiesto di parlare è iscritto, ma viene prima l'intervento per un richiamo al Regolamento. Questa è la norma. Prego, onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, Presidente.

PRESIDENTE. È per un richiamo al Regolamento: lo ribadisco.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Signor Presidente, oltre a evidenziare la gravità di una decisione del genere, che non è politica, onorevole Foti, è una gravità dal punto di vista formale dei rapporti che ci sono in quest'Aula, dove anche la des… (Commenti del deputato Nevi)… Però, devi stare zitto quando parlo!

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Vi prego, interloquite sempre tramite il Presidente.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). …nei rapporti che ci sono e le posizioni diverse che ci sono tra il Governo e i parlamentari.

MAURO ROTELLI (FDI). Qual è il richiamo al Regolamento?

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Perché siete così nervosi? Rilassatevi cinque minuti, possiamo stare qui tanto tempo, non è un problema. Più ti innervosisci, più vai tardi a casa a mangiare la pastasciutta, stai tranquillo.

PRESIDENTE. No, no, onorevole Giachetti, parli con il Presidente.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Sì, parlo con lei, Presidente. La gravità…

PRESIDENTE. Chiarisca il richiamo al Regolamento, la prego.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Sto facendo un richiamo al Regolamento, mi sto appellando all'articolo 8, affinché lei possa riportare la conduzione di quest'Aula, a mio avviso, nella normalità dei rapporti istituzionali. Perché il Governo ha espresso un parere, che è stato pubblicato - perché c'è stata anche la fiducia -, è stato stampato e non è intervenuto nulla, se non l'esercizio, da parte di un deputato, di una prerogativa parlamentare, in base alla quale ha deciso, esattamente come accade (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)…

MAURO ROTELLI (FDI). Non è un richiamo al Regolamento!

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Gli date una camomilla? Dicevo, la prerogativa parlamentare per cui, non a caso, ogni volta che c'è la richiesta di sottoscrivere un ordine del giorno, si chiede: “posso?”. E non è un fatto puramente marginale, è un fatto formale, perché dire “posso?” vuol dire che tu puoi, ma io posso anche dirti di no. Cosa c'entra - e in questo le chiedo di verificare se sia possibile, a questo punto, il cambio del parere -, sulla base di una discussione politica, il fatto che il Governo ritiri quella formulazione e dia un parere contrario, facendo sparire una cosa che aveva messo in campo? Perché, se è così, come diceva giustamente l'onorevole Magi, Presidente, riapriamo l'intera discussione su questa vicenda, perché è del tutto evidente che, se il Governo ritira il parere, si annullano i tempi delle dichiarazioni di voto che abbiamo fatto e si rifanno le dichiarazioni di voto su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Ma questo, se sana, dal punto di vista formale, è una vergogna! Perché è un Governo da “asilo Mariuccia”, che, siccome viene attaccato, punta le mani e cambia il parere, come se stessimo all'asilo! E, ormai, voi solo all'asilo dovete andare (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra – Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Per favore, un attimo di silenzio. Preciso che il Governo, ovviamente assumendosi la sua responsabilità, ha sempre la possibilità di modificare il parere prima della votazione dell'ordine del giorno, quindi si può ricominciare il dibattito, ovviamente, si riapre la discussione, ovviamente. Questo lo abbiamo già verificato e, quindi, quanto vi dico è formalmente corretto.

Adesso, nell'elenco di chi aveva chiesto di parlare, c'è l'onorevole Furfaro. Dopo l'onorevole Furfaro - io così ho nell'elenco -, verranno gli onorevoli Gianassi, Magi, Pellicini, Provenzano, Bonelli. E Pittalis, chiedo scusa, ce ne sono molti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Furfaro. Ne ha facoltà.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Poche cose. Ci tenevo a intervenire perché questo ordine del giorno non è solo un tentativo di rimediare a una discussione fatta all'interno del disegno di legge Sicurezza. I colleghi parlamentari della maggioranza sanno - compreso l'onorevole Matone, per cui, mi spiace, ma io non farò una premessa formale, non ho alcun rispetto per chi tratta le donne in maniera patriarcale o viene qui a spiegare una norma in termini razzistici nei confronti dei rom, perché questo è stato - che quello che è accaduto non è solo il dibattito che c'è stato in Commissione sul disegno di legge Sicurezza.

All'inizio della legislatura, il nostro gruppo ha presentato una proposta di legge urgente, a prima firma della collega Debora Serracchiani. Era una proposta di legge che riprendeva un'altra proposta di legge della passata legislatura, quella a prima firma dell'onorevole Paolo Siani, per togliere i bambini dalle carceri. Quella proposta di legge è stata completamente stravolta dalla maggioranza, che, addirittura, aveva presentato emendamenti che avrebbero portato ancora più bambini in carcere. Quindi, c'è stato già due volte il tentativo di far pagare ai bambini una propaganda elettorale, di cui, lo dico sempre all'onorevole Matone, tramite sua parte, è totalmente una menzogna dire quello che ha detto. È stato rivendicato, dal Vice Premier di questo Paese, che le norme approvate nel decreto sicurezza erano per mandare in carcere donne, bambini e donne incinte, sempre per nascondere quelle che sono le reali problematiche del Paese e marciare e fare propaganda sulla pelle della povera gente. Questo siete, purtroppo.

E, da ultimo, mi dispiace veramente tanto - l'onorevole Foti se ne è andato da quest'Aula, non lo vedo - ma è veramente obbrobrioso, non solo per un tema che riguarda le prerogative parlamentari e il rapporto di questo Parlamento col Governo, ma, per un bullismo politico, che si faccia una ripicca. È di una piccineria, di una vigliaccheria che si faccia una ripicca sulla pelle di bambini che soffriranno fragilità e debolezze e complessità indicibili perché c'è una maggioranza spietata e feroce, che è incapace di risolvere qualsiasi problema degli italiani e non sa fare altro che prendersela con le persone più fragili, in questo caso, purtroppo, con i bambini di questo Paese. Siete una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo dibattito, con le scelte che ha assunto il Governo, assume tratti davvero surreali. L'ordine del giorno che il Partito Democratico ha presentato è coerente con le posizioni parlamentari che abbiamo assunto in questo anno e mezzo. Abbiamo sostenuto e continuiamo a sostenere che portare donne incinte e madri con bimbi al seguito di pochi mesi in carcere sia un atteggiamento vergognoso dello Stato. Per questo, abbiamo assunto iniziative per cancellare quelle opportunità. Il Governo sta lavorando in senso opposto, e lo sa la collega Matone, per superare norme che nemmeno nel codice Rocco erano previste, cioè per allargare ulteriormente le porte del carcere per donne incinte, per madri e per bambini neonati perché oggi la legge impedisce che possano andare in carcere e prevede il differimento della pena. Di questo stiamo parlando.

Ora, di fronte all'ordine del giorno che propone di investire sulle case protette, noi siamo in grado di mettere in campo, a disposizione del Parlamento, una soluzione che garantisce i diritti delle donne e dei neonati a non entrare in carcere e le esigenze della cittadinanza e della società alla sicurezza pubblica perché il rischio di reiterazione si diminuisce o si azzera nel momento in cui c'è la gestione della casa protetta. La nostra proposta non è ideologica: difende i diritti e garantisce le esigenze della società.

La vostra azione è ideologica e lo ha spiegato, purtroppo, ancora una volta, come aveva fatto in Commissione giustizia, la collega Matone. La collega Matone sostanzialmente ha sostenuto che è opportuno quell'intervento nel disegno di legge sulla sicurezza urbana che prevede (Commenti del deputato Nevi)… Però, mi devi far parlare perché se interrompi di continuo, prendi la parola e di' la tua opinione.

PRESIDENTE. Colleghi, parlate sempre attraverso la Presidenza.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Ha sostanzialmente sempre giustificato questo intervento folle del Governo - folle, perché non era stato fatto nemmeno nel codice Rocco, che certamente non era un codice garantista -, per tre motivi. Il primo, che ho ascoltato oggi, è che noi non saremmo mai entrati in un campo rom. Do alla collega Matone una notizia: ci siamo entrati. Io le porto la mia esperienza, io non solo ci sono entrato, ma li abbiamo anche chiusi. Semplicemente non l'abbiamo fatto né con lanciafiamme, né con l'Esercito, né con la Polizia. Lo abbiamo fatto con un'azione coordinata dei servizi locali. Può vedere l'esperienza fiorentina - ci sono parlamentari fiorentini - dal campo dell'Olmatello. Come li abbiamo chiusi? Mandando degli scuolabus a prendere i bambini e portandoli a scuola e garantendo a quei bambini un tasso di partecipazione scolastica non inferiore a quello dei bambini fiorentini. Lo abbiamo fatto con i nostri servizi, senza trattamenti preferenziali, ma con politiche di integrazione e di coesione. Quindi, quell'argomentazione è un'argomentazione priva di qualunque senso.

La seconda argomentazione è che la nuova norma prevedrebbe, ha detto la collega Matone, che una donna che si rende responsabile del furto per quaranta volte è giusto che vada in carcere. Do anche una notizia alla collega Matone: l'articolo che loro hanno introdotto non prevede affatto questo.

Prevede semplicemente che venga cancellato il differimento della pena e il giudice può disporre il carcere, oggi non può farlo.

La terza argomentazione è la più incredibile, a mio giudizio. Mandare in carcere le donne incinte e i neonati di pochi mesi sarebbe a tutela delle donne incinte e forse persino dei neonati perché sono vittime di sfruttamento. Ora, io penso che in un Paese civile una donna vittima di sfruttamento deve essere tutelata, aiutata e, per l'appunto, merita di andare in una casa protetta, non nelle galere italiane che sono gestite in modo scandaloso al punto tale che anche il Governo è costretto a intervenire con un provvedimento in via d'urgenza che non risolve nessuno dei problemi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Allora, il tasso del vostro ideologismo, il settarismo e il furore ideologico pronto a sacrificare i diritti senza garantire alcuna esigenza di sicurezza è semplicemente scandaloso.

Il Governo ha già perso la faccia, tornando indietro. Ora, c'è ancora un gruppo parlamentare che deve dimostrare se perde o non perde la faccia: è il gruppo parlamentare di Forza Italia, che in Commissione è scappato dal voto e che aveva dato disponibilità a votare l'ordine del giorno del collega Lacarra. Vediamo se, come hanno detto più volte il leader del partito di Forza Italia Tajani e autorevoli esponenti di Forza Italia, quella previsione è scandalosa, ossia di mandare in galera donne incinte e neonati dentro le carceri italiane, e se non è più ragionevole, come proponiamo noi in modo pragmatico non animati dal furore ideologico, che ci sono le case protette che sono il luogo giusto per affrontare situazioni di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Mi scuso con la Presidenza per la concitazione di poco fa, però credo che quello cui abbiamo assistito sia qualcosa di particolarmente grave, da un punto di vista non regolamentare.

Lei ci ha rassicurato che il Governo può cambiare, anche in una fase avanzata delle dichiarazioni di voto, può rimangiarsi quello che ha detto, gli impegni che ha assunto davanti al Parlamento e davanti all'opposizione e tornare indietro. Ovviamente, perde, politicamente, la faccia. Ma voglio attirare l'attenzione dei colleghi e della Presidenza su un fatto. Noi stiamo discutendo un ordine del giorno che, in realtà, non è riferito a un contenuto di questo provvedimento, ma di un altro provvedimento che è il disegno di legge Sicurezza che ha una norma specifica. Questo è il frutto di una maniera assolutamente disorganica, caotica e politicamente truffaldina del Governo di affrontare le questioni nei confronti del Parlamento perché si portano avanti provvedimenti paralleli di natura diversa - un disegno di legge, un decreto-legge - sulla stessa materia, di fatto non consentendo al Parlamento di sapere esattamente quale linea politica segue il Governo.

Dall'intervento della collega Matone abbiamo appreso due cose. Primo, si sta legiferando in maniera etnica, si sta emanando una norma etnica. Non lo si dice, ovviamente, nel testo, ma lo si rivendica nelle dichiarazioni di voto. È stato fatto anche nei lavori di Commissione.

Secondo punto, l'ossessione repressiva. Non so se la collega Matone si è accorta di quello che ci ha detto. Lei ci ha detto: siccome c'è un meccanismo di sopraffazione, di racket ai danni delle donne con figli minori, noi che siamo impotenti nel punire il racket e nel punire chi compie questi reati, ce la prendiamo con le vittime e, tra le vittime, con i più indifesi delle vittime, cioè con i minori. Non sapendo, o meglio fingendo di non sapere che nessun minore, nessun bambino mai ha avuto un beneficio nell'essere recluso con la propria madre in qualsiasi tipo di struttura. Questa non è una forma di protezione, è una forma di annientamento della dignità del minore. Le convenzioni internazionali invocano gli Stati di non farlo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e di deputati Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Perché? Perché assumono esattamente il punto di vista del minore, non il punto di vista di uno Stato impotente che, non riuscendo a punire gli artefici dell'assoggettamento e in qualche modo dello sfruttamento, se la prende con le vittime.

Infine - chiudo - nei campi rom ci siamo stati, li abbiamo frequentati e abbiamo lavorato per chiuderli. Ma non si chiudono arrestando le madri e i figli, si chiudono facendo uscire le persone da quella dimensione con percorsi lavorativi, con percorsi abitativi alternativi a quella situazione di sfruttamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e di deputati Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non ci si rende conto che quello che si sta portando avanti è ai danni dei più fragili, delle donne e dei loro figli (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Grazie, Presidente. Assistiamo davvero ad un dibattito surreale. Ho sentito, da settori della opposizione - che fino a ieri si sono distinti per essere manettari e giustizialisti di professione - oggi predicare il “libera tutti” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), altro che coerenza onorevole Alfonso Colucci! Guardate in casa vostra, solo per una convenienza politico-elettorale, solo perché dovete rimanere attaccati al cordone ombelicale del Partito Democratico (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Si rivolga a me, si rivolga sempre a me, per favore.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). … oggi vi convertite ad essere il “partito del libera tutti”, ma io preferisco questa versione rispetto a quella che avete predicato fino a ieri, con il vostro maestro Davigo che faceva il tintinnio delle manette, che diceva “buttiamo le chiavi quando uno è soltanto indagato” (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Silenzio, colleghi.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). … perché questo vuol dire, in barba alla presunzione di innocenza, che bisogna assolutamente mandare in carcere, in catene, perché questa è stata la vostra filosofia, ne prendiamo atto. Così come prendiamo atto che c'è chi, per ragioni di convenienza politica, oggi pretende di dare lezioni a Forza Italia. Onorevole Boschi, trovi altri argomenti per rimanere nel campo largo, ma eviti di riferirsi a Forza Italia quando si parla di temi della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, silenzio.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Perché noi sul garantismo non abbiamo nulla da imparare da parte di chicchessia e questo sia detto anche con molta chiarezza. Ecco perché questo è un dibattito davvero surreale, perché Forza Italia mantiene la barra dritta sui diritti, mantiene la barra dritta sulle garanzie per le persone detenute, siano esse madri o no, e noi abbiamo sempre difeso la cultura secondo cui il carcere deve rappresentare la extrema ratio, forse qualcuno se ne è dimenticato in quel campo cosiddetto “largo”.

E allora ecco perché qui bisogna ripristinare la verità. Io sono solidale con l'onorevole Simonetta Matone, a me dispiace che una persona perbene, una persona garantista, una persona per la quale parla la sua vita professionale, una che il diritto lo ha studiato, una che i problemi sicuramente li conosce, oggi venga additata come una sorta di nemica dei diritti delle madri, delle madri detenute in particolare.

Qui nessuno mai ha pensato che le madri con bambini sotto un anno finiscano automaticamente in prigione. Dove sta scritto? Tiratemi fuori la norma, perché dovete fare questa operazione di bugie e di falsità strumentali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e della deputata Matone)? Bisogna dire la verità, anche nel disegno di legge Sicurezza non c'è alcun automatismo, si prevede unicamente che ci sia una valutazione del giudice. Perché non dite la verità? Nessuno va a finire in galera automaticamente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Dite la verità, dite le cose come stanno. E allora ecco perché noi, su questo ordine del giorno, abbiamo espresso il parere favorevole quando è stato riformulato. È un ordine del giorno -badate - che prevede solo un aumento delle risorse, che non pone il problema nel merito delle detenute madri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, bisogna dire le cose come stanno ed è la ragione per la quale, di fronte a un atteggiamento strumentale di questa opposizione, noi stiamo con il Governo e con la maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellicini. Ne ha facoltà.

ANDREA PELLICINI (FDI). Grazie, Presidente. In parte, l'onorevole Pittalis - che mi ha preceduto -, nel suo intervento, ha voluto dire le stesse cose che sto dicendo adesso, ma cerco di spiegarle un po'di più dal punto di vista tecnico. La modifica proposta nel DDL Sicurezza è quella dell'articolo 146 del codice penale, quindi il differimento dell'esecuzione della pena da obbligatorio diventa semplicemente facoltativo, perché nessuno di noi vuole mandare in carcere i bambini sotto un anno o le donne incinte. Noi chiediamo, semplicemente, con questa modifica approvata con un emendamento in Commissione, che la valutazione non sia più obbligatoria, ma sia semplicemente facoltativa, fatta da un magistrato, dal magistrato di sorveglianza. Mi spiego, il magistrato di sorveglianza dovrà prendere una decisione - magari di fronte a una donna italiana, straniera che sia, questo non ci interessa, che magari ha compiuto dieci reati contro il patrimonio e ha, magari, un bambino di otto mesi - ecco, il magistrato di sorveglianza dovrà fare questa valutazione e fare la valutazione tra la tutela del bambino di età inferiore a un anno e la tutela magari di altre vittime, che sono migliaia di cittadini che ogni giorno subiscono atti predatori, prepotenti da parte di queste persone (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, la valutazione sarà sempre tra due diritti che meritano di essere tutelati: quello del bambino e quello della collettività. E nessuno obbligatoriamente manderà in carcere donne o bambini; sarà tutto oggetto di una valutazione fatta, in maniera coscienziosa, da un magistrato.

Quindi, non rivolgeteci accuse di vergogna da questo punto di vista, perché non possiamo accettarle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Presidente, io sarò molto breve, perché torno all'intervento dell'onorevole Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia. Vede, quello che ha fatto l'onorevole Foti - e poi il Governo che ha obbedito - dal mio punto di vista, si chiama, si può definire in un solo modo, una rappresaglia (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle - Commenti del deputato Foti). È stata fatta una rappresaglia in quest'Aula, nel momento in cui i deputati, nell'esercizio delle loro funzioni, hanno espresso la loro libera opinione, in un dibattito. Ebbene, da oggi è stato mandato un messaggio molto chiaro all'opposizione: attenti a come parlate, perché pure sugli ordini del giorno, se andate fuori dalle righe o esercitate la vostra libera opinione, il Governo cambia l'opinione stessa sugli ordini del giorno.

Vede - per suo tramite, signor Presidente, vede, affinché lo possa dire lei all'onorevole Foti - questa non è la Repubblica di Salò, dove arriva il gerarca, in questo caso il gerarca Foti… (Proteste dei deputati Rotelli e Foti).

PRESIDENTE. No collega, no, è un termine improprio, la prego.

ANGELO BONELLI (AVS). … No, signor Presidente, lei non mi richiami… No, signor Presidente: ci sia chiara una cosa, che qui non può arrivare un deputato - seppur con funzioni importanti - ordinare al Governo il cambio di un'opinione su un ordine del giorno e il Governo obbedisce. Questo è un Parlamento della Repubblica italiana, in cui i deputati di opposizione esercitano la loro opinione, perché, signor Presidente, quello che è accaduto è gravissimo, perché da domani i deputati di opposizione - e non lo saranno mai, intimiditi - non potranno esercitare la funzione di dire quello che pensano, perché se no si alza il capogruppo di Fratelli d'Italia, che ordina al Governo di ritirare il parere sull'ordine del giorno.

E sempre per suo tramite, signor Presidente, posso dire al collega Pittalis che l'opposizione a cui lui si è rivolto, definendola “manettara”, non sta né in cielo, né in terra, perché chi è venuto nel Parlamento italiano col tintinnio delle manette, con i cappi, è stata la Lega dell'onorevole Matone, che ha portato le manette, ha portato i cappi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e voi, voi di Forza Italia, state con quella maggioranza.

E ancora, il livello inaccettabile della retromarcia, rispetto a un ordine del giorno di Lacarra, dove si sta strumentalizzando - dal punto di vista anche ideologico - da parte della maggioranza. L'onorevole Lacarra ha detto semplicemente: finanziamo le case di accoglienza, le case famiglia protette. Qual è il problema rispetto a questo? Qual è il problema su cui avete cambiato opinione? Il punto è che voi siete garantisti con altri, ma non siete garantisti con i rom e il problema è la discriminazione etnica che avete fatto oggi, ed è molto, molto grave (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Siete garantisti a corrente alternata!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Ecco, noi stiamo confezionando - e penso che sia sotto l'occhio di tutti, soprattutto sotto l'occhio dei colleghi nelle Commissioni affari costituzionali e giustizia - norme penali, non per punire condotte antisociali, ma determinate categorie di persone. Così mi sembra anche di capire dall'intervento che ha fatto la collega Matone. Questa, però, è una deriva del diritto penale e si chiama diritto penale d'autore. Orbene, sembra poca cosa, invece è una cosa molto importante e il pericolo di questa deriva è sintetizzato da un passo famoso. Qualcuno contesterà la mancata attualità dello stesso, ma io penso che, invece, sia sempre attuale, perché quello che si è verificato una volta - è scritto nel Deuteronomio - potrà sempre verificarsi in seguito.

Orbene, questo passo cosa dice?

“Prima di tutto” - è un passo famosissimo - “vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare” (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Questo dibattito, a cui stiamo assistendo, è allucinante, anche perché la nostra posizione è sempre stata coerente. L'abbiamo dimostrato nella scorsa legislatura e in questa, con il testo sulle detenute madri. Invece, qui noi stiamo assistendo a un Governo che contraddice sé stesso, non ha mente propria e risponde addirittura ai diktat di Fratelli d'Italia, ossia Foti interviene, il Governo esegue. Questo è veramente il paradosso di quello che sta avvenendo oggi (Commenti).

PRESIDENTE. No, no, colleghi, colleghi.

STEFANIA ASCARI (M5S). Per quanto riguarda i bambini nelle carceri, è veramente un abominio solo pensarlo, anche perché non viene messa alcuna risorsa e chi dice questo non è mai entrato in un ICAM, non è mai entrato veramente in un istituto di pena, in cui i bambini - i bambini - subiscono la sofferenza, subiscono il carcere. Le associazioni che possono dare un po'di socialità e di ricreazione a questi bambini non vengono fatte entrare nelle carceri. Questo è un aspetto gravissimo, anche perché la spiegazione delle vostre idee è abominevole. Voi proponete di mettere in carcere le vittime e i loro bambini, per proteggerli dal carnefice. Non riuscite a mettere dentro i carnefici e ci mettete le vittime (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma ci rendiamo conto? Questo denota e dimostra il fallimento, la resa delle istituzioni di fronte a questo racket, a questa criminalità.

Poi, invece di mettere in carcere i bambini, mettiamo dentro i colletti bianchi corrotti, mettiamo dentro, e facciamoceli rimanere, i mafiosi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), dal momento che non c'è un regime di 41-bis che sia a norma, per non parlare di Bancali (Sassari), senza sapere che le sbarre, in realtà, sono divise in due e, se si staccano, la cosa può degenerare in una rivolta.

Nessuno è a norma e i mafiosi continuano a mandare messaggi dal carcere e a riceverli da fuori. Questo perché possono farsi una foto all'anno e questa foto viene messa sui principali social network (TikTok, Instagram, Facebook) e continuano a comandare, a reclutare e soprattutto a istigare all'omertà e all'uccisione dei collaboratori di giustizia e di chi la mafia la contrasta.

È questo che bisogna fare: introdurre, per esempio, all'interno dell'articolo 414 del codice penale, l'aggravante dell'istigazione o apologia del delitto di associazione mafiosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e non prevedere reati scellerati, come quello di inserire le mamme incinte e bambini o addirittura un reato abominevole, che è quello di rivolta, che prevede addirittura la punizione della resistenza passiva e quindi chi, per esempio, fa lo sciopero della fame perché il cibo è scaduto o marcio o si rifiuta di entrare all'interno di una cella piena di scarafaggi, di sporcizia e di rifiuti e rischia una condanna fino a otto anni di carcere. Vergognatevi, veramente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Per suo tramite, Presidente, vorrei dire al collega Pizzalis che capisco poco questa dinamica per cui lui prende, in modo figurato, delle pacche dal resto della maggioranza e si arrabbia con noi. Io…

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Mi chiamo Pittalis!

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Pittalis, Pizzali, mi scusi, però ci siamo capiti (Commenti)

PRESIDENTE. Collega, per favore. La prego, onorevole Orlando.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Mi scusi. Non era mancanza di rispetto. Io credo che francamente questo meccanismo, per cui, ogni volta che le sue posizioni sono marginalizzate nella maggioranza, si traduca in un'aggressione alle opposizioni, è francamente poco comprensibile. Ma, in questo caso, voglio anche fargli uno sconto, perché oggettivamente oggi noi abbiamo assistito - e per questo intervengo - a un'affermazione in quest'Aula di una gravità storica. Mi spiego: anch'io sono sorpreso, perché conosco la collega Matone e penso che davvero ha una storia importante alle spalle, che comunque non giustificherebbe la cosa che ha detto.

Oggi noi non abbiamo solo assistito a una teorizzazione, come spesso avviene, di quello che viene definito il diritto penale del nemico. Questa è ormai purtroppo moneta corrente. Oggi noi abbiamo assistito a un salto di qualità nell'idea dello Stato etico, perché, secondo la collega Matone, la pretesa punitiva dello Stato potrebbe essere esercitata anche per intervenire in situazioni di particolari difficoltà, che una persona vive. Viene in mente quel film di Rossellini, con Totò, “Dov'è la libertà...?”, ma in quel caso era il detenuto che voleva rientrare in carcere, non era il giudice che decideva cosa era meglio per la libertà di quella persona e per le condizioni di vita di quella persona.

Se passa il principio che un collegio giudicante può decidere come io possa esercitare meglio la mia libertà e quali sono le condizioni in cui sono più protetto, lo Stato entra in una sfera nella quale entra soltanto quando ci sono i totalitarismi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

Allora, io su questo voglio far riflettere i colleghi liberali che sono presenti in quest'Aula e anche nella maggioranza. Questa cosa è una cosa enorme - enorme, enorme - e, se la facciamo passare in cavalleria, noi stiamo in qualche modo facendo finta che oggi non si sia detta una cosa drammatica in quest'Aula. Ecco, io invito tutti a riflettere su questo, perché il ragionare giuridico è diverso dal ragionare al bar. Il ragionare giuridico crea precedenti, che poi si concatenano e definiscono delle condizioni ulteriori nel corso del tempo. Quello che oggi ha detto la collega Matone - se non l'ho male interpretato e voglio sperare ancora che possa, in qualche modo, chiarire il suo pensiero - può creare le condizioni per cui non è il libero cittadino che decide qual è il suo destino e come vuole organizzarlo, ma è un soggetto terzo che decide per lui. Non devo spiegare ai colleghi che cosa vuol dire questo nella storia delle Nazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Lei ha giustamente puntualizzato che il Governo può in ogni momento cambiare il parere sugli ordini del giorno. È giusto, lo prevede la norma, lo prevede la prassi. Questo tipo di scelte vengono più facili specie quando il Governo ha una natura clownesca e, quindi, si presta a ogni genere di interpretazione pur di punire, perché di tale fattispecie si tratta, un deputato dell'opposizione. Il collega Lacarra aveva semplicemente, utilizzando le proprie prerogative, dichiarato che non gradiva la sottoscrizione della deputata Matone, ma per motivi politici, mica per un'antipatia personale, perché la deputata Matone, insieme ai suoi colleghi, aveva ripetutamente illustrato, nelle Commissioni I e II, delle posizioni che questa opposizione giudica etniche e razziste (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È questo il problema politico che ha evidenziato il collega Lacarra. Quindi, la motivazione era del tutto plausibile e accettabile.

Tuttavia, poi, da parte del presidente Foti, il presidente del gruppo di Fratelli d'Italia, è venuto l'ordine tassativo al Governo di cambiare il parere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), il parere è stato cambiato e il Governo si è prestato a subire quest'ordine, portando discredito su tutto il Parlamento e sulla storia dei Governi di questa Repubblica. Oggi è un giorno vergognoso (Commenti di deputati Fratelli d'Italia) che sarà ricordato. Ma dove andremo a finire, Presidente? Questa è la domanda che le sto facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non interverrò, evidentemente, sul contenuto dell'ordine del giorno, perché l'ho fatto in maniera - credo - esaustiva nel precedente intervento. Farò delle precisazioni rispetto anche alla mia decisione di non accettare la sottoscrizione della collega Matone che, ovviamente, come tra l'altro ha anche accennato il collega Pellegrini nel suo intervento, è un atto squisitamente ed esclusivamente politico. Quindi, mi stupisce che ci sia il collega Pittalis, con due T, che abbia sentito la necessità di dover esprimere solidarietà. Solidarietà per che cosa? Io ho una stima, e lo sa la collega Matone, infinita sulla sua persona, sulla sua carriera, in relazione anche alla carriera professionale e politica, e qui non ho nessun motivo, ovviamente, di stigmatizzare personalmente la sua figura. Semplicemente, lei è stata un'accanita avversaria dell'emendamento presentato nel DDL Sicurezza che era esattamente sovrapponibile all'ordine del giorno da me presentato, per cui ho ritenuto che fosse incoerente quella sua decisione di sottoscriverlo. Per questa ragione, mi sono avvalso di una prerogativa che credo sia concessa ai parlamentari: certo non è usuale, ma non credo che sia un atto di scortesia personale non consentire la sottoscrizione. È semplicemente un atto politico e tale deve essere considerato.

Mi stupisce, però, perché io vivo nell'illusione che noi siamo qui e il Governo sia qui per tutelare la vita delle persone, possibilmente per renderla migliore. Allora, se il Governo, semplicemente per un atto politico, decide di tornare indietro rispetto a una decisione che sembra punitiva nei miei confronti, ma che, in realtà, punisce i bambini che sono nelle carceri, questo sconvolge e sinceramente mi crea non poco turbamento, perché la mia decisione, in questo momento, ha fatto sì che il Governo decida evidentemente di andare in una direzione diversa, rispetto a una cosa che non serve a me personalmente, non serve al Partito Democratico, ma serve a quei bambini che in questo momento non vivono come i loro coetanei e sono costretti a stare dietro le sbarre.

Chiedo, quindi, ancora una volta, un senso di responsabilità e, soprattutto, di attenzione da parte del Governo, che non si lasci prendere da furore e da vendette personali, ma che, invece, decida col buonsenso e riproponga la riformulazione che pure era stata accettata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, questo dibattito infuocato è certamente motivato, perché la questione della responsabilità penale e delle sue conseguenze è a fondamento di uno Stato e della tendenza autoritaria, democratica o meno dello Stato stesso.

La domanda fondamentale è: meglio un innocente in galera o un colpevole in libertà? Dalla risposta dipende ciò che si ritiene la tendenza stessa di questo Stato.

Ora, noi sappiamo che l'articolo 27 della Costituzione dice che la responsabilità penale è personale e spesso viene invocato quest'articolo per la sua valenza garantistica nei confronti dei soggetti che possono essere privati, in qualche modo, della libertà, perché un individuo si pone di fronte a uno Stato che ha un enorme potere nei suoi confronti. Ora, se la responsabilità penale è personale, quale responsabilità hanno i bambini - i bambini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! - per essere tradotti in carcere con le loro madri? Questa è un'aberrazione ancor più grande della custodia cautelare, che voi limitate nei confronti di qualcuno. La motivazione che si è data a questa possibilità, anche nel decreto Sicurezza - io ho assistito ai lavori -, che ha tutta questa impronta autoritaria e, lo dobbiamo dire, negatoria dei principi fondamentali di uno Stato di diritto, va assolutamente contrastata.

Io mi stupisco dell'atteggiamento di Forza Italia, devo essere sincera, perché su questi princìpi si è sempre fondata e battuta, e ora si accoda a una deriva, quella sì “manettara” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quella è una deriva: chi traduce in carcere una mamma incinta con un bambino si macchia di un quasi reato, un crimine contro l'umanità - ecco la parola giusta -, perché i bambini, che sono incolpevoli, introiettano l'immagine del carcere. Non pensiate che tanto sono piccoli e non significa niente. Quel vissuto rimarrà per sempre e segnerà un segno indelebile su di loro.

Poi, altra cosa gravissima che devia dai principi fondamentali di un sistema, ma direi di uno Stato moderno, al di là se di destra e di sinistra, è la punizione per una condizione, perché sei rom, sei una donna incinta e rubi - questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) -, mentre il nostro sistema è improntato alla punizione delle condotte. Questo è il sistema di civiltà alla base del diritto penale, indipendentemente se siano commesse da bianchi o neri, poveri o ricchi. Si punisce il disvalore della condotta, perché sennò andiamo verso il diritto penale d'autore, quello che ha dato la stura allo sterminio di sei milioni di ebrei, colpevoli di essere ebrei, o che ora alimenta e consente lo sterminio dei palestinesi, solo perché palestinesi e non per quello che hanno commesso. Questa è una deriva inaccettabile e pericolosissima.

Al di là di tutto, mi rammarico del Governo, che ha fatto davvero una figura da pusillanime, non degna di un Governo di uno Stato grandissimo qual è l'Italia, perché non si può recedere. Tecnicamente è consentito, ma in fondo l'ordine del giorno chiedeva soltanto di incrementare i fondi, perché ci fossero case famiglia più adatte.

E poi la scusa di voler proteggere le donne: ma le donne si proteggono mandandole in carcere o evitando la condizione di disagio in cui vivono? Guardate che questo Governo, ancora a otto mesi di distanza, non ha dato seguito alla legge finanziaria. Tutte le opposizioni avevano rinunciato alla loro quota nella legge finanziaria per, insieme - veramente, sì - fare misure a protezione delle donne, incrementando il reddito di libertà. Ebbene, donne dall'altro schieramento, lo sapete che ancora non sono stati fatti i decreti attuativi che portano da 400 euro a 1.000 euro il reddito per le donne che subiscono violenza? Questo è proteggere le donne, non certo mandare in carcere delle povere persone che già vivono una situazione di scarto e di fragilità nella nostra società (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Presidente, io sono molto a disagio nel fare questo intervento (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Con questo intervento provo a condividere questo disagio con tutta l'Aula. Presidente, ascoltando il dibattito che si è fin qui sviluppato attorno all'ordine del giorno del collega, mi è venuto in mente il libro di Arthur de Gobineau sull'ineguaglianza delle razze.

Ecco, quando dico questo termine, non voglio attribuire responsabilità di classificazione, in termini di razze, a l'una o all'altra parte di quest'Aula, ma voglio attirare l'attenzione su quanto disagio ci sia nell'ascoltare certe parole, perché l'articolo 27 della nostra Carta costituzionale, quando parla di responsabilità penale, non associa la responsabilità penale alla dimensione della razzializzazione.

Quando parlo di razzializzazione, non intendo la concezione gobiniana del concetto di razza e non intendo, con questo, la concezione lombrosiana della teoria del crimine, ma intendo una costruzione sociale che va oltre la razzializzazione e che va oltre l'approccio criminologico lombrosiano.

Le parole sono pietre. Noi siamo legislatori. La cultura è base fondante di ciò che noi andiamo a legiferare e mentre legiferiamo, ciò che andiamo a legiferare entra nella vita reale, concreta, nella carne viva della società. Allora, sentir dire che questa responsabilità o la colpevolezza va valutata e va lasciata alla discrezionalità del magistrato o del giudice sulla base dell'aspetto etnico dal responsabile, penso che non faccia onore a quest'Aula, Presidente, mi perdoni.

Abbiamo una responsabilità enorme. Io nei campi rom ci sono entrato e ho trovato i nostri concittadini italiani; ma, indipendentemente, dalla nazionalità e dalla cittadinanza, ho trovato persone, esseri umani; ho mangiato con loro, insieme a tanti altri volontari. Questo è il tema.

Tutti ci guardano. Chi è riuscito a votare e chi non è riuscito a votare, ma ogni nostro agire ha ricadute su chi vive, chi respira e chi abita fuori da quest'Aula. Questo è il tema: siamo di fronte al pensiero culturale di etnicizzazione dei responsabili di un reato e, con questo approccio pericoloso, andiamo a colpevolizzare un neonato, una bambina, un essere umano, una creatura. Questo è il tema, Presidente. Da qui il mio disagio ed è un disagio che qui confesso e vorrei condividere con quest'Aula. Non avrei mai immaginato di sentire queste parole qui dentro; eppure, queste parole sono entrate qui dentro. Sarà una questione di inconsapevolezza? Presidente, concludo.

È un invito al Governo a rivedere il parere che era stato, inizialmente, un parere favorevole, ma è, contemporaneamente un invito, Presidente, per suo tramite, alla maggioranza. Tutti possono cambiare nella vita, perché i giorni non hanno lo stesso nome e i mesi non hanno lo stesso nome, così come gli anni. Siamo di fronte all'etnicizzazione e l'etnicizzazione è l'anticamera del razzismo (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la Presidente Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'intervento della deputata Matone mi impone di intervenire e di stigmatizzare quello che abbiamo sentito. Norme a sfondo razziale e norme a sfondo etico sulla protezione delle donne rom: fa venire i brividi. Vado per punti, perché non ho tempo. Ha detto che l'opposizione non sa di cosa parla, perché non è mai entrata in un campo rom. Mi dispiace, alcuni di noi hanno lavorato per trovare le soluzioni, perché non si chiude il campo rom senza alternativa abitativa dignitosa ed è quello che alcuni di noi hanno fatto. Poi, ha parlato del tacco 12: quindi, un estratto di sessismo. Non male! Il tacco 12, come se chi ha il tacco 12 deve essere messo all'angolo. Infine, si è cambiato un parere del Governo, perché il capogruppo di maggioranza relativa ha chiesto di farlo.

Tutto il peggio in pochissimi minuti. Veramente, Presidente, è stato un pessimo spaccato di scambio in quest'Aula, dove avremmo preferito un altro tipo di motivazione per un ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Oggi quest'Aula aveva un'opportunità e aveva un bivio davanti a questa opportunità: la prima strada era un ordine del giorno proposto dal collega Lacarra, riformulato dal Governo e che andava verso l'approvazione unanime dell'Aula del Parlamento, certamente con un impegno più blando rispetto alla scrittura originaria, ma che segnava un'indicazione concreta rispetto all'intervento sulle case famiglia, sulle madri e, soprattutto, sulla tutela dei bambini.

L'altra strada di questo bivio è quella che abbiamo intrapreso con deciso vigore, quella di non perdere l'occasione di dare vita a quello che accade tutti i giorni in questo Parlamento, cioè uno straordinario scontro ideologico in cui la competizione è tra chi utilizza il termine più forte, che sia “Salò”, che sia “rappresaglia”, che sia “razzista”, che sia “immaturità” o “cambio di parere perché così imparate a non consentire alla collega di sottoscrivere”.

Insomma, alla fine, però, il Parlamento è chiamato a guardare al risultato di ciò che produce il proprio dibattito. Vi siete inalberati sulle parole del collega Rosato; vi siete inalberati sulla domanda del collega Rosato: a qualcuno interessa qualcosa dei bambini in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe)? C'è una risposta a quella domanda, e lo dico senza nessuna supponenza: non so se il dibattito lo abbia vinto la destra o la sinistra, ma l'hanno perso i bambini, che non hanno neanche un impegno blando a tutela della condizione che non hanno il diritto di vivere.

Credo che questo Parlamento si debba interrogare sull'esercizio che sta ponendo davanti agli italiani e il prossimo che difende la funzionalità e la bontà di questo bipolarismo si vedrà mandare in loop l'immagine di questo dibattito (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ottaviani. Ne ha facoltà.

NICOLA OTTAVIANI (LEGA). Presidente, in realtà io non credo di essere abilitato a svolgere il ruolo del difensore d'ufficio, figuriamoci se di fiducia, di un magistrato, perché l'onorevole Matone, di cui ci onoriamo, non solo come conoscenza, ma anche e soprattutto come amicizia professionale, continua a essere un magistrato e continua a portare avanti, all'interno di quest'Aula, quello che è un apporto che viene fuori da un'esperienza, che è quella dell'empiria, empiria che spesso, signor Presidente, mi sembra che continui a mancare rispetto a coloro che intervengono in modo sempre legittimo, ci mancherebbe altro, ma in modo - si passi l'espressione - anche gratuito, perché vorrei comprendere di che cosa stiamo parlando.

Io, per deformazione professionale, spesso preferisco leggere i testi (Commenti) e, soprattutto, sapere qual è il punto di riferimento di un dibattito. Poi si può arrivare a conclusioni diametralmente opposte, dall'una e dall'altra parte: c'è una sorta di ius poenitendi, che fa parte anche della pubblica amministrazione e non ho capito per quale motivo non possa essere patrimonio condiviso anche di un'Aula parlamentare rispetto a quello che può essere un parere del Governo. È stato detto addirittura che sarebbe illegittimo, da parte del Governo, rivedere dopo il dibattito - non prima del dibattito - un proprio parere. Ma, allora, questo dibattito a che cosa dovrebbe servire (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)? C'è chi ha nella propria cultura il germe, il DNA del praeiudicium, che non è un giudizio anticipato ma è il pregiudizio ideologico, e noi abbiamo ancora quella caratteristica particolare del centrodestra che è l'apertura a qualsiasi tipo di visione, fermo restando che poi ci vuole, naturalmente, la sintesi.

Allora, mentre, da un canto, si è parlato addirittura di ritorsione, quella che veniva tirata in ballo dal professor Arangio-Ruiz quando parlava di diritto internazionale, che non ha nulla a che fare, credo, con un meccanismo di Aula in cui esiste il diritto parlamentare, mi chiedo come si possa parlare di rispetto di quelle che sono le prerogative dei singoli parlamentari quando, addirittura, si vuole introdurre un novum all'interno della prassi parlamentare e del diritto parlamentare, come rappresentava prima il presidente Foti, negando a un parlamentare la possibilità di sottoscrivere un ordine del giorno, come se quell'ordine del giorno fosse patrimonio esclusivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quasi che rientrasse nell'articolo 2740 del codice civile, cioè il patrimonio personale di chi lo propone.

Signor Presidente, non facciamo accademia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), però un minimo di esegesi per quanto riguarda il deposito degli atti parlamentari, perché quando vengono depositati non appartengono più al depositante, che ha la possibilità, eventualmente, di ritirarli, ma non può contestare l'esercizio della democrazia altrui (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), soprattutto in sede di dissenting opinion. Questo è un atto di violenza parlamentare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e non un atto di ritorsione.

Allora, signor Presidente, per tornare, mi sembra, a quello che è l'oggetto di questa lungaggine che serve - un po' come diceva Parmenide, come atto di esistenza in vita - a farci capire oggi, forse perché stiamo allungando un dibattito magari per sfogliare qualche quotidiano domani mattina, qual è l'espressione autentica che ha utilizzato l'onorevole Matone, perché noi sappiamo che ai giuristi, a coloro che appassiona davvero il diritto, viene rimessa poi quella sorta di necessità, quell'obbligo particolare, che è quello dell'interpretazione autentica. Allora, non c'è nulla da interpretare nella frase che ognuno di noi, se ha coscienza e lealtà anche del dibattito democratico, può scaricarsi dal sito della Camera, come ho fatto io qualche istante fa grazie anche ai contributi e agli ausili dello stesso Ufficio di Presidenza.

Nell'audio l'onorevole Matone ha dichiarato questo, e nulla di più: ha detto che rispetto a coloro, che forse non sono mai entrati all'interno di un campo rom (Commenti della deputata Boldrini), ci deve essere una negazione di quello che è “il finto rispetto delle differenze etniche che non esistono” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Lei stessa ha dichiarato l'assenza di qualsiasi tipo di differenza etnica e oggi si fa un dibattito attribuendo a un parlamentare del centrodestra e della Lega qualche cosa che non ha detto (Commenti della deputata Boldrini). Questa non è esegesi, questo è il ripristino di una verità parlamentare e, soprattutto, l'attribuzione a un parlamentare, a un giurista…

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA OTTAVIANI (LEGA). …del nostro Paese, di quelle che sono le espressioni autentiche, materia di cui dovrebbe occuparsi più questo Parlamento che non la filosofia di Gorgia di Leontini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Solo per amore di Regolamento, preciso che, in ogni caso, è nella disponibilità di colui che presenta l'ordine del giorno accettare o meno l'adesione di altri colleghi.

Onorevole Giachetti, chiede di intervenire di nuovo per un richiamo al Regolamento? Perché abbiamo prima di lei un'altra iscrizione.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). No, no, è molto utile quello che lei ha detto, ossia che è nella disponibilità di colui che presenta l'ordine del giorno poter accettare o meno l'adesione di altri colleghi. Però, dopo questa lezione di diritto parlamentare, io sono un po' disorientato, perché ho coscienza che le cose fossero un po' diverse. L'onorevole Ottaviani ha detto che, dopo che l'ordine del giorno è stato depositato, il presentatore non ne è più proprietario e vorrei sapere se anche questa è un'affermazione che arriva nel turbine delle follie che vengono dette in quest'Aula e quindi, lei ha il dovere, come Presidente della Camera, di specificare, perché deve applicare il Regolamento e mettere noi nelle condizioni di poterlo applicare e rispettare, soprattutto.

Vorrei, dunque, sapere se, effettivamente, nel momento in cui ho depositato un ordine del giorno, non sono più padrone di quell'ordine del giorno, come ci ha spiegato l'onorevole Ottaviani.

PRESIDENTE. Confermo quanto ho detto poc'anzi. Il presentatore dell'ordine del giorno, fino al momento del voto, ovviamente, ha la facoltà anche di ritirarlo (Commenti del deputato Foti); anche ovviamente, non solo di accettare o meno, ma questo è evidente dal Regolamento.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Presidente, intervengo per cercare di ristabilire un po' la verità delle cose, perché le opposizioni - come, forse, qualcuno dimentica - sono state in Commissione a discutere gli emendamenti uno per uno; abbiamo passato la notte, essendoci stato assegnato un minuto per discutere gli emendamenti, un minuto a gruppo parlamentare, con una grave mortificazione non solo dei temi nei loro contenuti, ma anche dei diritti e delle prerogative (Commenti del deputato Foti) dell'opposizione! In quella sede, così come oggi è stato ripetuto, esaminammo emendamenti aberranti, come quelli relativi alla castrazione chimica - perché di questo abbiamo parlato in Commissione -, oppure all'introduzione del reato di desistenza passiva, con riferimento sia alle carceri sia ai CPR. Abbiamo anche ascoltato questa illustre dissertazione giuridica, oggi ripetuta in Aula, per la quale le donne rom verrebbero protette attraverso la loro inclusione nel carcere.

Quindi, il carcere avrebbe una funzione di protezione delle donne rom, ancorché esse siano incinte, ancorché esse abbiano figli fino a tre anni. E questo, signor Presidente, è aberrante, perché: punto primo, introduce una visione soggettiva non del reato, bensì del reo, si colpisce la donna rom; punto secondo, travisa completamente il senso del carcere. Il carcere non ha la funzione di servizio sociale, non ha una funzione di ordine e di rieducazione (Applausi della deputata Scarpa).

Allora, se questa maggioranza avesse le forze, la capacità e la civiltà, incrementi i servizi sociali all'interno dei campi rom, incrementi i servizi per l'istruzione, per l'educazione delle donne e dei loro bambini, ma non travisi, non deturpi il carcere con finalità che esso non ha, con ciò deturpando non solo il senso della persona, la tutela della persona - sia della donna sia del bambino -, ma anche il senso della nostra Costituzione. Quindi, voglio rassicurare anche quelle minute frange dell'opposizione che le opposizioni hanno combattuto per i diritti delle donne e per i diritti dei bambini (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), mentre, a voi, in Commissione, non vi abbiamo visti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e intervenite qui in Aula solo per un siparietto mediatico! Mi dispiace, fate politica, non fate comunicazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Poiché non vi sono altri iscritti a parlare sull'ordine del giorno, passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/16 Lacarra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

(I deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra espongono cartelli recanti le scritte: “Stop sovraffollamento”; “Dignità nelle carceri”; “Fuori i bambini e le bambine dalle sbarre” - Proteste del deputato Foti).

Prego, i cartelli. Invito gli assistenti parlamentari a prendere i cartelli, grazie. Grazie. Chiedo scusa, per favore, recuperiamo un attimo la tranquillità.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/17 Bakkali, su cui il Governo chiede di intervenire. Prego, Sottosegretario.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. C'è una piccola modifica della riformulazione, direi marginale, con l'introduzione dei vincoli di finanza pubblica. Quindi, per comodità di lettura dell'Aula, rileggerei tutto. Espunte le premesse, la parte dell'impegno è la seguente: “nell'ambito delle sue proprie prerogative, a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di adottare iniziative per il reinserimento sociale e lavorativo e l'inclusione economica (…)” e via come ieri. Abbiamo solo introdotto: “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.

PRESIDENTE. Grazie al Governo. Allora, onorevole Bakkali, accetta la riformulazione?

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sì, accetto, chiedo che venga messo ai voti e, nella speranza che la mia dichiarazione non faccia cambiare parere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti della deputata Boldrini) al Governo. Provo a dire due pensieri e ad arrivare in fondo.

Accetto la riformulazione, perché si converge su una volontà comune, che è quella di istituire il Fondo per il reinserimento socio-lavorativo e l'inclusione economica delle persone sottoposte a provvedimento dell'autorità giudiziaria. L'accetto anche con l'eliminazione totale delle premesse, perché, visto il dibattito che abbiamo appena avuto, abbiamo premesse politiche e culturali opposte nell'approcciare alla funzione del carcere.

Credo che il dibattito che abbiamo appena svolto sia stato un dibattito classista, perché il carcere, di fatto, è stato definito come strumento alternativo alle politiche sociali, per cui non si trovano soluzioni per alleviare il disagio, le disuguaglianze e le difficoltà delle donne incinte - che prima venivano citate -, con i propri bambini. L'unica alternativa possibile è detenerle. È stato un dibattito razzista - questo lo abbiamo ampiamente argomentato -, perché la virata etnica sulla colpevolizzazione di una determinata etnia e, quindi, sulla pena e sulla condotta non del singolo, ma di una categoria, ovviamente è qualcosa che preoccupa e, come si diceva prima, è qualcosa di enorme, è un principio enorme che viene introdotto; paternalistico, perché, come sempre, si arriva a giustificare tutto con la protezione delle donne. Non siamo una specie protetta. Le donne non devono essere protette in quanto donne, in quanto donne incinte. Le donne, se hanno difficoltà in questo sistema patriarcale, è perché questo sistema riproduce discriminazioni. Non ci sono strumenti come, ad esempio, le politiche di welfare, che mettano tutti e tutte allo stesso livello.

Quindi, i principi sono opposti, ovviamente. Quello che leggiamo qui, lo avete provato poco fa, è la disumanizzazione delle persone. Nelle premesse, c'è una descrizione delle condizioni che vivono i detenuti e le detenute nelle carceri italiane; ci sono i numeri e i dati sui suicidi e sulle condizioni degradanti, che tutti e tutte stiamo testimoniando nelle visite fatte in questi mesi.

Il carcere diventa strumento di emarginazione, strumento che dimentica certe categorie di persone e lo avete provato, in maniera credo esemplare, con il funzionamento e l'accettazione di quello che succede dentro un altro esempio lampante di qual è il vostro approccio rispetto a queste strutture: i CPR.

Quindi, non condividiamo le premesse, assolutamente no, però proviamo ad andare insieme verso strumenti che possano rendere questi luoghi, posti dove sia affermato quel senso di umanità dell'articolo 27.

Chiudo citando le parole di qualcuno che aveva pensato molto rispetto a questi temi ed era alla fine del Settecento, chiedendomi cosa penserebbe rispetto al punto nel quale siamo arrivati. Parlo di Cesare Beccaria, era il 1764 e scriveva questo, sperando nel futuro del tema carcerario e delle pene: “le pene saranno moderate… sarà tolto lo squallore e la fame dalle carceri. La compassione e l'umanità penetreranno le porte ferrate”.

Credo che in quelle porte ferrate ancora di umanità e di compassione non ne sia entrata, anzi le state proprio chiudendo quelle porte e quelle finestre a questi valori; ma ricordiamoci e ricordatelo, ce lo hanno ricordato i padri e le madri Costituenti nell'articolo 27, sono questi i valori che rendono grande uno Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/17 Bakkali come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/18 Guerra, con il parere favorevole del Governo, previa riformulazione. Vuole intervenire il rappresentante del Governo, non l'avevo visto. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Effettivamente, la collega Guerra ha segnalato che era monco, sostanzialmente, l'ordine del giorno nella parte dell'impegno e nella seconda parte dell'impegno, direi. Quindi, ci sarebbe una piccola modifica alla riformulazione per cui, ferma restando la formulazione esattamente come ieri, si conclude dicendo: “possa assumere ulteriori dirigenti penitenziari di livello dirigenziale non generale”.

PRESIDENTE. Accetta la riformulazione, onorevole Guerra?

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Sì, Presidente, accetto e faccio una breve dichiarazione di voto.

L'ordine del giorno riguarda la necessità di dotare ogni carcere di un dirigente, ed è un tema generale, quello che viene posto, ossia la carenza di personale. A questo proposito, vorrei ricordare uno dei casi gravi di suicidio, che hanno falcidiato le nostre carceri, il caso di un uomo qualunque, Rocco Tammone, italiano di 64 anni, che si è suicidato a Pisa il 13 febbraio di quest'anno. Rocco non era tra quei detenuti che sono del tutto lontani dal mondo esterno, costretti in una cella; era in semilibertà e poteva uscire quotidianamente, durante il giorno, dal carcere di Pisa, per lavorare. Il 13 febbraio era rientrato in cella, ma diceva che non si sentiva bene - e qui viene il punto che voglio richiamare: era in un reparto per detenuti non pericolosi e in quei reparti gli agenti sono meno presenti, quindi c'è una evidente carenza e difficoltà di attenzione in quel tipo di carcere -; quando sono andati a prelevarlo per portarlo dal medico lo hanno trovato impiccato sul cortile.

Riprendere questa vicenda di questo Rocco Tammone, un uomo qualunque ripeto, mi ha fatto ripensare alle prime parole che ho sentito, quando sono entrata in Aula ieri, nell'intervento di Gianluca Vinci che diceva, praticamente, che un detenuto è solo un criminale in più tolto dalle strade. Mi è venuta in mente allora la canzone di un cantautore statunitense che mi è molto caro, Phil Ochs, che dice: mostrami la prigione, mostrami il carcere, mostrami il detenuto la cui vita è andata male (La deputata Guerra prosegue cantando) e io ti mostrerò mille ragioni per cui è solo per caso se al suo posto non ci sei tu, non ci siamo noi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/18 Guerra come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/19 Bonafe'. Ha chiesto di intervenire il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Una piccola modifica, anche in questo caso, con l'introduzione dei vincoli di finanza pubblica. Quindi, sempre espunte le premesse, l'impegno diventa: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di provvedere (…)” e poi procede esattamente come già ieri avevamo detto e come è scritto.

PRESIDENTE. Onorevole Bonafe', accetta la riformulazione?

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Presidente, sì, accetto a malincuore la riformulazione, però chiedo che sia messo ai voti e voglio fare una breve dichiarazione.

Apprezziamo il parere favorevole, ma, come dicevo, a malincuore, perché il nostro ordine del giorno già era stato riformulato, ora è stato ri-riformulato con ulteriori penalizzazioni e, parliamoci chiaro, non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di prevedere un ordine del giorno per chiedere al Governo di adeguare le risorse per il lavoro straordinario del personale della Polizia penitenziaria. Infatti, come il Sottosegretario sa bene, è un personale sottoposto a turni massacranti per la carenza di organico e che lavora sotto stress per le condizioni generali che ci sono negli istituti penitenziari. Sono 6 - lo voglio ricordare - gli agenti penitenziari che si sono tolti la vita dall'inizio dell'anno e 61 i detenuti, come hanno ricordato molti interventi prima di me. Con questo decreto è stato fatto troppo poco e si è intervenuti troppo tardi. È uno dei pochi decreti che il Governo ha fatto e che si giustifica - questa volta, sì - per necessità e per urgenza, però purtroppo è totalmente inefficace. A noi spiace dirlo, spiace che si sia persa l'occasione di dare un segnale ai detenuti, ma anche che si sia persa l'occasione per dare un segnale a chi lavora dentro al carcere, mi riferisco agli educatori, ai medici e alle guardie carcerarie, a cui si riferiva questo ordine del giorno, che sono lasciati soli in situazioni molto complesse. La situazione è fuori controllo, basta andare a farsi un giro nelle carceri. Come è stato ricordato, noi del Partito Democratico l'abbiamo fatto e, proprio perché l'abbiamo fatto, non ci possiamo voltare dall'altra parte. E quindi lo diciamo: la verità è che non solo non sono state messe in campo, con questo decreto, misure efficaci, ma state costruendo, decreto dopo decreto, un modello di repressione di massa che, invece di dare risposte al disagio sociale, aumenta solo ed esclusivamente le pene. Ora, è facile per voi costruire fortune elettorali su un'invocazione di pene esemplari, ma, parliamoci chiaro, poi i problemi vengono al pettine, i conti non tornano, né per le persone che ci lavorano, né per i detenuti, ed esplodono le carceri.

È un peccato che il nostro Paese si metta alle spalle princìpi come lo Stato di diritto e la dignità della persona e che si metta alle spalle anche l'articolo 27 della Costituzione, che prevede la funzione rieducativa delle pene. Ma in quali condizioni garantiamo la funzione rieducativa delle pene? E, allora, Presidente, lo voglio dire: noi, anche per difendere l'articolo 27 della Costituzione, voteremo contro questo decreto, con molta convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/19 Bonafe', nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Sull'ordine del giorno n. 9/2002/20 Cuperlo c'è il parere contrario del Governo. Prego, onorevole Cuperlo.

GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. La mattina del 21 luglio alcuni quotidiani riportavano la notizia di una creatura di 2 anni “detenuta” insieme alla madre nel carcere di Rebibbia, la quale non parlava o, sostanzialmente, parlava con pochissime parole: quelle che utilizzava più frequentemente erano “apri” e “chiudi”, le parole delle guardie carcerarie a proposito della vita dentro quelle mura.

Insieme con due colleghi del nostro gruppo del Senato, il pomeriggio di quel giorno, siamo andati immediatamente a Rebibbia, abbiamo chiesto di visitare il nido dove sono “detenuti” tre bambini e abbiamo incontrato Giacomo. Non si chiama così, ma lo chiameremo convenzionalmente Giacomo. E fa impressione - l'avrete, forse, vissuta questa situazione - vederti di fronte un bimbetto di 2 anni, che cammina e sgambetta con le grate alle finestre e l'impossibilità di avere una vita normale. Il dibattito di qualche minuto fa, in quest'Aula, ha dimostrato come, ancora una volta, voi cavalchiate il simbolo, la legge e l'ordine, ma non abbiate la grazia di vedere le persone dietro a quel simbolo.

L'ordine del giorno verso il quale esprimete un parere contrario chiede semplicemente di rinnovare delle buone pratiche sperimentate negli anni del COVID, per l'esecuzione della pena detentiva fuori dal carcere, presso il domicilio. Dalla loro introduzione nessun allarme sociale si è determinato, nessuna revoca per condotte illecite, con un tasso di recidiva molto, molto basso. Ma allora, la domanda è: perché vi ostinate a negare questa possibilità, questa opzione? Qualche dubbio ci viene. A me un dubbio viene. E devo dirvi che l'ha raccontato, molti anni fa, decenni e decenni fa, un grande nostro scrittore nel capolavoro che è Pinocchio. Ricorda, Sottosegretario, cosa succede quando Pinocchio viene arrestato? Gli sono stati rubati gli zecchini d'oro e lui denuncia il furto. Il giudice, commosso dal furto subìto dal burattino, lo sbatte in carcere. Dopo qualche mese, c'è un'amnistia generalizzata e tutti i detenuti escono dal carcere, ma la guardia blocca Pinocchio che sta uscendo e gli dice, nel linguaggio elegante di Collodi: “Lei dove se ne va? Lei non è del bel numero”. E a quel punto Pinocchio reagisce e risponde: “Guardi che sono un malandrino anch'io”. E solo a quel punto la guardia si fa di lato e lo fa uscire dal carcere. Generazioni di italiani si sono formati, nel rapporto con la giustizia, in questo Paese, attraverso questo primo impatto con l'episodio di Pinocchio: dal carcere escono quelli che non dovrebbero uscirne e rimangono quelli che, invece, dovrebbero rimanervi.

Io non ho la grazia, né l'intonazione della collega Cecilia Guerra, non citerò un cantautore americano, citerò un capolavoro di un poeta italiano. Era il 1961, quando lui scriveva: “L'avevan perciò condannato vent'anni in prigione a marcir, però adesso che lui s'è impiccato, la porta gli devono aprir” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati MoVimento 5 Stelle). Era Fabrizio De André. “La legge è uguale per tutti”: recita la nostra Costituzione. Ma per voi no, per voi e per i vostri amici la legge è un po' più uguale che per gli altri. Peccato questo parere contrario al nostro ordine del giorno, che voteremo con convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/20 Cuperlo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Sull'ordine del giorno n. 9/2002/21 Toni Ricciardi c'è il parere contrario. Prego, onorevole Ricciardi.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. A dir la verità, lo dico al Sottosegretario, quando ho letto il parere contrario mi sono detto: capita. Dopo un'ora di dibattito sono andato in crisi, Sottosegretario. E sa perché? Perché ascoltando e poi rileggendo il manuale del fine giurista Ottaviani, mi sono chiesto: ma qual è il concetto di interpretazione autentica? E allora, suo tramite, Presidente, sono contento che ci sia lei, Sottosegretario Delmastro, perché questo ordine del giorno nasce esattamente da una questione che noi, insieme, qualche mese fa, abbiamo affrontato in quest'Aula, durante un'interrogazione urgente sul carcere di Bellizzi Irpino. Lo ricorderà. Però, non è questo il tema, Sottosegretario. Il tema - e sono contento che lei sia presente - è capire qual è l'interpretazione autentica di un parere contrario su un ordine del giorno che impegna il Governo - sentite, sentite - colleghe e colleghi, a garantire un adeguato approvvigionamento idrico alle carceri. È come se le stessi chiedendo, Sottosegretario, di impegnare il Governo a garantire lo Stato di diritto nella Repubblica italiana. Allora, io mi chiedo se, di grazia, Sottosegretario, può avere la bontà di spiegarci il perché di questa contrarietà, così io me ne faccio una ragione e posso acquisire empiricamente - come il collega Ottaviani sottolineava - l'interpretazione autentica della contrarietà a questo ordine del giorno, che chiedeva esattamente questo. Colleghe e colleghi, noi siamo partiti dalla fattispecie specifica del carcere di Bellizzi Irpino, che, per giunta, è nel territorio di nascita del Ministro Piantedosi, ma siamo partiti da quell'episodio perché sono condizioni che troviamo in molte carceri, cioè il fatto che, soprattutto in alcuni periodi dell'anno, le condizioni igienico-sanitarie e la carenza idrica determinano un surplus di tensione.

Mi appello, suo tramite, Presidente, al Sottosegretario perché ci ripensi, se lo volesse accantonare o, quanto meno, se potesse accontentare la curiosità di un neofita nel capire, secondo lei, che è un fine giurista, quale è l'interpretazione autentica di questa contrarietà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, in ordine alla richiesta di accantonamento, il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno chiede cose assolutamente condivisibili e, nella parte dell'impegno, è un ordine del giorno fotocopia rispetto a un'altra serie di ordini del giorno, che, però, credo introducano un concetto politico rilevante, che è quello dell'intervento sulla liberazione anticipata. Non volevamo sminuire questi ordini del giorno delle opposizioni, andando a proporre una riformulazione che escludesse l'elemento centrale della richiesta, che credo sia quello. Questo vale per questo ordine del giorno, che riguarda Bellizzi Irpino, ad Avellino, e per gli altri ordini del giorno che, parlando della situazione di un singolo istituto penitenziario, poi chiedono, sostanzialmente, l'aumento della liberazione anticipata. Non ci pareva corretto togliere la richiesta che credo essere più rilevante. Se, viceversa, vi è una disponibilità da parte delle opposizioni a togliere la richiesta più rilevante che, per noi, viceversa, in questo momento non è assolutamente condivisibile, vi è la possibilità di accantonare questo, come tutti gli altri ordini del giorno in batteria, ma si trattava di una forma di rispetto, perché ci sembrava di recitare una parte in commedia, togliendo ciò che sembrava essere la richiesta più rilevante, perché presente in tutti gli ordini del giorno. Questo è il motivo, con franchezza.

Quindi, se vi è una disponibilità delle opposizioni sotto questo profilo, possiamo accantonare questo ordine del giorno, come tutti quelli fotocopia, per immaginare una riformulazione che, però, con franchezza, sia volta solo alle condizioni dei singoli istituti.

PRESIDENTE. Onorevole Toni Ricciardi, è disponibile?

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per quanto riguarda il singolo ordine del giorno, essendo la priorità la garanzia dell'approvvigionamento idrico, io accolgo la sua interpretazione autentica. Quindi, se lei è concorde, lo possiamo accantonare e riformulare.

PRESIDENTE. Perfetto, quindi lo accantoniamo.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/22 Orlando, parere contrario: onorevole Orlando, lo poniamo in votazione? Sì.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/22 Orlando, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/23 Berruto, su cui vi è parere favorevole previa riformulazione: accetta, onorevole Berruto?

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione, chiedo che venga messo ai voti l'ordine del giorno e svolgo una dichiarazione di voto. Quasi un anno fa, quest'Aula approvò, all'unanimità, la modifica dell'articolo 33 della Costituzione, che recita oggi che: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme”. La frustrazione - parlo del mio occuparmi di politiche per lo sport dalla mia posizione di parlamentare di opposizione - è che da quel giorno nulla, però, sia successo. La trasformazione in realtà di quel bellissimo principio è pari allo zero.

Questo ordine del giorno ci ricorda che gli istituti penitenziari - e, anche in questo caso, il principio è costituzionale - hanno finalità rieducative e aggiungo che è testimoniata una proporzione inversa tra l'attività sportiva e i suicidi negli istituti penitenziari, ovvero, laddove c'è un'attività sportiva più strutturata, il numero di suicidi diminuisce. Di detenuti suicidi di quest'anno, 33 - quindi, più del 50 per cento del totale - avevano meno di 38 anni, età in cui è possibile dedicare tante energie all'attività sportiva, con evidente beneficio per lo stato psicofisico. Lo dice la scienza e lo dico anche io, consapevole di ciò che sto dicendo, perché, nel 2008, nel mezzo della mia carriera di allenatore, non di parlamentare, quando allenavo, in serie A, un club, quello di Montichiari, prestai per 6 mesi, volontariamente, i miei servizi per allenare una squadra di detenuti dell'OPG di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova (l'ospedale psichiatrico giudiziario oggi non esiste più). Tralascio la parte emozionale di quell'esperienza, ma riporto un fatto oggettivo, cioè la riduzione del 50 per cento delle terapie farmacologiche a cui quei detenuti erano sottoposti, alla fine di quel progetto.

Allora, questo ordine del giorno chiede che un principio sancito dalla Costituzione, cioè il valore educativo dello sport, diventi realtà e l'attività sportiva negli istituti penitenziari abbia valore rieducativo, investendo denaro e spazi a tale scopo. Perché, se così non fosse, assisteremmo impotenti, di nuovo, a una banale strumentalizzazione dello sport da parte di questo Governo oppure a un ennesimo terreno di battaglia.

Per quanto riguarda il primo caso, quello della strumentalizzazione, abbiamo appreso le parole del presidente del CONI Giovanni Malagò, in un'intervista di ieri alla stampa, che ha denunciato pressioni da parte dell'IBA - la Federazione mondiale pugilistica, presieduta da Umar Kremlev, oligarca vicinissimo a Putin - nei confronti di Angela Carini prima del chiacchierato incontro con Imane Khelif. Ebbene, questa informazione che abbiamo appreso dalla stampa diventerà oggetto di una mia interrogazione al Ministro Abodi, perché vorrei sapere dal Ministro Abodi se le sue stesse dichiarazioni, come quelle dei Ministri Salvini, Santanche' e Roccella, fossero consapevoli di quello che stava succedendo ad Angela Carini, con questi messaggi che arrivavano a lei direttamente da luoghi molto vicini al Cremlino. Chiederò se sia stato solo eccesso di tifo quello che abbiamo letto, diciamo, forse un po' incosciente, oppure se sia stato qualcosa di più preoccupante.

Quanto all'altro argomento, cioè al rischio che quello che abbiamo votato, modificando la Costituzione, non porti ad altro che a un'occupazione nel mondo dello sport, sarà oggetto, anche questo, di un'interrogazione per sapere dal Ministro Abodi cosa stia succedendo alla Federazione Nuoto, viste le dichiarazioni di ieri dell'onorevole Rampelli, Vicepresidente della Camera, importante esponente di Fratelli d'Italia, potenzialmente candidato alla presidenza della Federnuoto, presieduta dall'onorevole Barelli, capogruppo (Commenti dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Onorevole, però, mi sembra che sia fuori tema.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). No, sono partito dall'ordine del giorno e chiuderò sull'ordine del giorno, Presidente.

PRESIDENTE. Centri l'argomento.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Centro l'argomento. Abbiamo letto ieri, per evitare questa occupazione, l'onorevole Rampelli dire - leggo perché pare che la sua candidatura sia stata rifiutata per un vizio di forma - che le elezioni alla Federnuoto sono come in Corea del Nord. Verrebbe da dire finalmente un po' di sana autocritica, però io mi preoccupo se lo sport italiano viene trattato come in Corea del Nord. Per cui chiudo con l'ordine del giorno…

PRESIDENTE. La prego.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Perché chiediamo davvero l'introduzione dello sport in Costituzione e lo vogliamo reale, non per occupazione degli spazi, non per strumentalizzazione, ma per poter mettere in campo politiche pubbliche per lo sport, e non sullo sport. E le nostre carceri sono un luogo perfetto dove poter incominciare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/23 Berruto, come riformulato dal Governo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/24 Provenzano.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Il parere?

PRESIDENTE. Vuole riascoltare il parere. Sottosegretario, può ripetere il parere sull'ordine del giorno n. 9/2002/24 Provenzano?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Il parere è il seguente. Escluse le premesse, “impegna il Governo nell'ambito delle sue proprie prerogative, e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, a valutare di incrementare (…)”, poi tutto il resto è assolutamente identico a quanto proposto dal formulante.

PRESIDENTE. Onorevole Barbagallo, accetta?

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. No, non accettiamo la riformulazione del Governo. I 23 penitenziari siciliani in questo momento stanno esplodendo in un mix tra sovraffollamenti, caldo asfissiante, disservizi, incuria. Insieme con i colleghi del Partito Democratico, in Sicilia abbiamo fatto diverse visite in tutti i penitenziari. I casi più gravi sono quelli di Augusta e Siracusa, in relazione non soltanto ai disservizi, ma anche rispetto al numero di detenuti in eccesso. Abbiamo anche notato situazioni gravi a Catania Bicocca, a Catania Piazza Lanza, a Enna e a Palermo Pagliarelli.

Sono carceri in cui non si fanno interventi dal secolo scorso e dove ad essere messi in discussione sono i diritti sanciti nella nostra Carta costituzionale, su tutti anche il diritto alla salute. La nostra regione, ahimè, è celebre per i ritardi nelle visite specialistiche e ai detenuti, in alcuni casi, vengono sostanzialmente negate, con ritardi di anni e anni. Manca l'assistenza psicologica, perché spesso è in capo all'ASP territoriale, che non riesce a garantire neanche servizi minimi. A essere violati non è soltanto il diritto alla salute, ma anche e soprattutto il diritto alla rieducazione della pena. I dati, drammatici, riguardano il tasso di suicidi, anche nei ranghi della Polizia penitenziaria.

In questo quadro, noi, con quest'ordine del giorno, chiediamo di rafforzare gli strumenti di prevenzione, su tutti quello a noi più caro, l'intuizione di Pio la Torre, ossia rafforzare gli strumenti e l'organico in capo alla Direzione investigativa antimafia. Chiediamo di rafforzare l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati proprio perché nel tempo che viviamo i ritardi vertono proprio in questo settore.

Ecco, dopo oltre quarant'anni, non vorremmo che quell'intuizione di Pio la Torre, con queste politiche del Governo assolutamente inadeguate, inizi ad affievolirsi. Allora, serve una reazione decisa e per questo - lo dico al rappresentante del Governo - non accogliamo la riformulazione dell'ordine del giorno. Serve una reazione decisa, straordinaria per risolvere l'emergenza carceraria in Sicilia e per lanciare in modo deciso e perentorio, e non con semplici comunicati stampa, la lotta alla mafia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/24 Provenzano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Avverto che, prima del voto, l'onorevole Carmina aveva aderito, con la sua sottoscrizione, all'ordine del giorno.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/25 Amendola, come riformulato dal Governo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/26 Ubaldo Pagano, come riformulato dal Governo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/27 Fossi. Accetta la riformulazione?

EMILIANO FOSSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non accetto la riformulazione e spiego brevemente il motivo. L'ordine del giorno parla di un carcere, di un istituto di detenzione in particolare, il carcere di Sollicciano.

Come molte altre realtà del nostro territorio, presenta problemi simili, come è stato raccontato dai tanti interventi, in particolar modo di deputati del gruppo del Partito Democratico. Il carcere di Sollicciano ha problemi di carenza di organico e strutturali: infiltrazioni, cedimenti strutturali, umidità, crepe, in molte celle piove, fa freddo, mancano le luci e anche i sanitari hanno spesso problemi di funzionamento. In più, gli spazi comuni sono costituiti prevalentemente da passaggi e non ci sono sale di socialità. Molti detenuti hanno problemi di sofferenza psicologica o fragilità psichiatrica e di tossicodipendenza. Alcuni dei lavori di ristrutturazione erano previsti, erano iniziati, ma si sono fermati dal gennaio 2023.

A questo si aggiunge il fatto che proprio nei giorni scorsi anche a Sollicciano c'è stato un evento drammatico, perché un detenuto di 20 anni si è tolto la vita il 4 luglio scorso. Il detenuto avrebbe finito di scontare la propria pena nel novembre 2025, quindi tra poco più di un anno. I parlamentari del PD del territorio, il sottoscritto, l'onorevole Gianassi, nonché la sindaca di Firenze erano presenti in quel momento. Quel momento drammatico ha fatto scaturire una protesta di circa 80 detenuti, altrettanto drammatica. Le condizioni fatiscenti del carcere sono state riconosciute anche da sentenze della magistratura. Noi le abbiamo sottoposte più volte all'attenzione di quest'Aula. Nei mesi scorsi, sono stati presentati numerosi emendamenti per garantire interventi e risorse straordinarie al carcere, che sono stati sempre respinti. Nonostante ciò, niente è stato fatto e, addirittura, quest'Aula ha respinto, poche settimane fa, un ordine del giorno che doveva assicurare nuove risorse al penitenziario. Cosa è successo, però di recente? In questi giorni, è emerso un fatto nuovo: la commissione ispettiva del DAP ha visitato il carcere e ha sottolineato la necessità di un intervento straordinario per ristrutturare il penitenziario, definito non solo inadeguato, ma molto fatiscente e anche in uno stato di incuria e abbandono. Allora, io credo che il passaggio dal respingimento secco di poche settimane fa alla riformulazione di oggi denoti un cambio di atteggiamento del Governo: dalla noncuranza si è passati a un passo avanti che, però, noi reputiamo insufficiente rispetto al bisogno immediato di intervento, di risorse straordinarie per realizzare in tempi brevi e certi gli interventi di riqualificazione già previsti da tempo per migliorare la vita dei detenuti e del personale del carcere di Sollicciano. Per questo motivo, respingiamo la riformulazione e naturalmente chiediamo di metterlo al voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Quartini e Scotto sottoscrivono l'ordine del giorno n. 9/2002/27 Fossi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/27 Fossi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/28 Lai. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lai. Ne ha facoltà.

SILVIO LAI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione e chiedo di metterlo ai voti, però vorrei fare un brevissimo intervento in dichiarazione di voto. Guardi, Presidente, questo decreto è un decreto che aveva, in qualche modo, una fortissima attesa e, soprattutto, era giustificata in termini di urgenza. Siamo di fronte a una popolazione carceraria che, in due anni, è passata da 54.000 a 61.500 detenuti, in un sistema che ha una capienza regolamentare di 47.000 posti. Il tema è che, nonostante questo decreto sia vigente ormai da due mesi, nessuna delle problematiche che intendeva affrontare - perlomeno nell'immediato - è stata in qualche modo affrontata, vengono tutte rimandate, le questioni più importanti.

C'è un altro punto: da 35 anni si misurano i suicidi in carcere e quest'anno sono 61 i suicidi avvenuti, soltanto sino a luglio, già 21 in più rispetto all'anno peggiore. Di questi 61 suicidi, 4 sono avvenuti in Sardegna, nelle principali carceri - peraltro moderne - di Sassari e Cagliari; tra questi 4 suicidi, due giovanissimi stranieri e un giovanissimo cagliaritano, di soli 32 anni, che non ha resistito alla sua seconda notte in carcere e si è tolto la vita nella giornata che precedeva la Pasqua. Sono 4 suicidi - come ho detto - in carceri molto recenti e moderne, ma prive di personale e con una rotazione di direttori che spesso hanno su di sé 3-4 carceri insieme. Su 8 carceri, in Sardegna, ci sono solo 3 direttori; il resto sono, in qualche modo, a superamento del ruolo.

In questo contesto, l'ordine del giorno chiarisce - e per questo ringrazio il Governo - che il carcere di Lanusei - che è balzato all'onore delle cronache, recentemente, per l'ipotesi di trasformarlo in un carcere minorile - non sarà oggetto di trasferimento di detenuti minori. È una struttura ottocentesca, priva di spazi minimi perché si possa parlare di rieducazione, perché non ha spazi ricreativi, spazi culturali, spazi di socializzazione, è un carcere pensato come semplicemente punitivo. Nelle cronache è stato rappresentato come il rischio di una Guantanamo giovanile, cosa che ha destato un allarme diffuso, anche collegato agli effetti non positivi del decreto Caivano, almeno in termini di prevenzione della criminalità minorile. Ora, con il parere favorevole del Governo, questo rischio sembra allontanato, si allontana soprattutto il rischio di essere additati dall'Unione europea come un Paese inadeguato a garantire percorsi rieducativi necessari per quei giovani che sbagliano e la cui sorte è responsabilità di tutti.

Purtroppo, non si allontana la condizione di precarietà del sistema penitenziario in Sardegna, perché su quello serve ancora molto, c'è una carenza enorme e spero che il Governo vi ponga adeguata attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente, per chiedere al collega di poter sottoscrivere questo ordine del giorno e fare un appello anche al Sottosegretario Delmastro - che sappiamo il 10 di agosto sarà in Sardegna a fare un sopralluogo proprio alla casa circondariale di Lanusei - perché valuti attentamente quelle che potranno essere le misure per i minori nel prossimo futuro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/28 Lai, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/29 Vaccari. Onorevole Vaccari, accetta la riformulazione?

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione, però vorrei svolgere alcune considerazioni e chiedo che venga messo ai voti con la riformulazione del Governo, perché dalle mie parti si dice: “piuttosto che niente, è meglio piuttosto”. E allora anche la riformulazione blanda del Governo, relativa alle criticità della casa circondariale di Modena, credo che possa essere un impegno importante, visto anche il passo in avanti che il Governo ha fatto rispetto alla risposta all'interrogazione che io e la collega Guerra abbiamo presentato e alla quale il Sottosegretario Sisto rispose in modo più evasivo di quanto non viene fatto ora.

Una casa circondariale che abbiamo visitato assieme al consigliere regionale Luca Sabattini, il 2 di aprile scorso, e dove abbiamo ascoltato il direttore, il personale, abbiamo parlato con i dipendenti e dove abbiamo testimoniato quello che anche altri colleghi hanno registrato in tutte le carceri italiane: il sovraffollamento, con una abbondanza di persone detenute che è oltre il 50 per cento della capienza a fronte, invece, di una scarsità di personale di Polizia penitenziaria e non solo, anche amministrativo, di educatori di supporto ai detenuti, come accade in altre carceri della nostra regione, frutto dei provvedimenti che il Governo ha adottato finora, che hanno gonfiato le carceri italiane o provocato la saturazione di altre carceri della regione.

Ci fa specie il fatto che, nell'accettazione soltanto dell'impegno e nella rimozione delle premesse, voi non abbiate riconosciuto la gravità della situazione: le 64 persone che si sono tolte la vita, i 7 agenti di Polizia penitenziaria anch'essi morti, deceduti per altre cause e, ovviamente, gli aumenti dei casi di autolesionismo, di colluttazioni, le rivolte, le aggressioni alla Polizia penitenziaria. E se non volete ascoltare noi, ascoltate il Presidente Mattarella, che il 18 marzo scorso, ricevendo la Polizia penitenziaria, ha detto che sui suicidi in carcere servono interventi urgenti, che questo decreto non fa. Ascoltate l'appello dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale, che hanno fatto al Parlamento e al Ministro della Giustizia, denunciando il sovraffollamento e la necessità impellente di interventi urgenti. Hanno denunciato che, con i detenuti che vivono oltre 20 ore al giorno in celle sovraffollate, senza i necessari servizi, si violano la Carta costituzionale e l'ordinamento penitenziario e che, quindi, è necessario riempire di senso il tempo della detenzione, offrendo più attività, più personale, più operatori qualificati.

Ascoltate l'appello del presidente della CEI, Matteo Zuppi, che il 19 luglio scorso, incontrando i detenuti del carcere della Dozza, a Bologna, presentando il Codice Ristretto - un vademecum dei diritti dei detenuti - assieme al Garante regionale, Roberto Cavalieri, ha sostenuto che nella Costituzione non si parla di carceri, ma di “pene”, nemmeno di “pena”. Ecco, allora, che almeno venga preservato il plurale e, quindi, la differenziazione delle risposte da dare a queste persone. Tutti gli indicatori dicono - e dice il cardinale Zuppi - che le misure alternative danno maggiore sicurezza e riducono i rischi di recidiva. E allora, piuttosto che buttare la chiave, come qualcuno anche in quest'Aula ha sostenuto, meglio tenerla in mano e girarla al momento opportuno, perché le strade alternative ci possono essere e voi con questo decreto non le volete percorrere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/29 Vaccari, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/30 Gianassi, con parere contrario del Governo. Onorevole Gianassi, lei non può parlare perché ha finito il tempo. Tant'è. Può solo, ovviamente, dire se lo vuole mettere in votazione. Quindi lo votiamo, ovviamente?

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Votiamo.

PRESIDENTE. Di necessità virtù. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/30 Gianassi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/31 Furfaro, con parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furfaro. Ne ha facoltà. Prego, ha poco più di due minuti.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo solo per evidenziare a cosa è il parere contrario del Governo. Abbiamo parlato molto, in quest'Aula, del decreto Carceri e della situazione carceraria. Il parere contrario del Governo è abbastanza inquietante perché questo ordine del giorno chiedeva semplicemente che ci fosse approvvigionamento idrico nelle carceri e che ci fossero temperature non roventi. In particolare, si occupa della casa circondariale “La Dogaia”, di Prato. Ora, io ci sono stato, come tanti altri, tra cui anche una collega della maggioranza, che è stata l'unica al mondo a parlare di una situazione non emergenziale e di un carcere tenuto bene. Ecco, quel carcere tenuto bene è al terzo suicidio dall'inizio dell'anno (l'ultimo pochi giorni fa, un ragazzo di 27 anni), ha blatte nella stanza e cimici nei materassi, ha celle senza docce, ha temperature roventi (ci sono state rivolte e tumulti proprio per quello), ha carta igienica non presente, a volte addirittura per 40 giorni, ha una biblioteca chiusa e, soprattutto, ha la mancanza di personale e di ruoli apicali tra cui comandante e direttore generale.

È una situazione emergenziale per chiunque abbia visitato il carcere “La Dogaia”, di Prato. È stato sottolineato dalla camera penale degli avvocati, dai sindacati e dalle Forze dell'ordine. Chiunque ha sollecitato il Governo a intervenire sulla casa circondariale, perché è una situazione non più sotto controllo, in cui avvengono 200 casi di autolesionismo all'anno.

Questo è il parere contrario del Governo e volevo sottolinearlo perché, pochi giorni fa, la deputata Mazzetti, la collega di Forza Italia, che ha visitato il carcere, probabilmente è andata in un albergo e non in quel carcere. Ha parlato di una struttura non emergenziale, ha detto che il Governo ci avrebbe messo mano e che avrebbero preso provvedimenti. Ecco, il Governo si rifiuta di prendersi un impegno a garantire l'approvvigionamento idrico, la climatizzazione e a destinare alla casa circondariale adeguate risorse finanziarie, organizzative e di personale, affinché si possa cessare la situazione di crisi. Ne prendo atto. La città di Prato ne sarà molto contenta, soprattutto per il grande lavoro con il quale le parlamentari della maggioranza, ogni giorno, riescono a non influire su questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Sottoscrive l'ordine del giorno l'onorevole Scotto. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/31 Furfaro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/32 De Luca, con il parere favorevole del Governo, previa riformulazione.

Onorevole De Luca accetta? Sì, bene. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/32 De Luca, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/33 Malavasi, con il parere favorevole del Governo, previa riformulazione. Onorevole Malavasi, accetta?

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Sì, grazie Presidente. Accetto la riformulazione e faccio una piccola riflessione, perché, con questo ordine del giorno, torniamo a mettere al centro della nostra attenzione i minorenni, i loro diritti e la tutela che lo Stato deve garantire, anche nei loro percorsi di riabilitazione e di recupero.

Spesso parliamo di ragazzi che vengono da situazioni difficili dal punto di vista socio-economico, ci sono ragazzi migranti, ma credo davvero che la riformulazione, per quanto sia parziale, possa essere accettata, proprio perché al centro dobbiamo tenere l'attenzione sul diritto dei ragazzi minorenni detenuti.

Lo dico perché i dati del rapporto Antigone sono comunque dati allarmanti, sono dati drammatici. Dall'inizio del 2024, sono circa 500 i detenuti nelle carceri minorili italiane ed era da oltre 10 anni che non si raggiungeva una cifra simile. Quindi, un dato record, che evidenzia come gli ingressi negli istituti penali minorili siano in continuo aumento, in netto aumento, anche rispetto agli anni precedenti. Nel 2021 sono stati 835. Nel 2023, 1.143, la cifra più alta dei precedenti 15 anni. A gennaio 2024 erano 340, l'anno precedente 243.

Pochi dati, pochi numeri, per ricordare come la crescita sia importante, in netto aumento rispetto agli anni precedenti, e come il combinato disposto tra il decreto Caivano e le norme introdotte al Senato abbia determinato un aumento significativo, un impatto importante sui penitenziari minorili, che ha portato, appunto, a questo aumento notevole di detenuti negli istituti penitenziari minorili, tra l'altro, con il 60 per cento di minorenni che hanno tra i 16 e i 17 anni, un dato che non può certamente lasciarci indifferenti.

In questo ordine del giorno chiediamo proprio al Governo un impegno serio, nell'ambito delle proprie prerogative, per assicurare la piena operatività degli uffici territoriali del Dipartimento per la giustizia minorile e la comunità, del Ministero della Giustizia, proprio perché abbiamo ricordato, anche pochi mesi fa, in qualche interrogazione, anche in quest'Aula, come, da un lato, abbiamo istituti penitenziari minorili sovraffollati, dall'altro lato, abbiamo tribunali per i minorenni bloccati, con una paralisi delle cancellerie e dei tribunali, che, oggi - nei 29 tribunali per i minori in Italia - hanno fermi oltre 100.000 fascicoli, ancora alla loro attenzione. Tribunali che sono caratterizzati da una carenza di personale amministrativo e giurisdizionale allarmante, che comporta un rallentamento della durata dei procedimenti, una difficoltà di gestione dei fascicoli, ma, soprattutto, un rallentamento nella presa in carico di quei minori e di quei diritti, per loro stessi e per il loro futuro, che è per noi prioritario. Lo dico perché queste situazioni in realtà richiederebbero decisioni urgenti, interventi rapidi, valutazioni adeguate e sorveglianze corrette nell'applicazione delle misure. Qui parliamo di disagio giovanile, di delinquenza minorile. A volte questi tribunali hanno a che fare con i fenomeni delle baby-gang, ma anche con abbandoni scolastici, con bambini stranieri senza famiglia, con minori orfani di violenza domestica, con vittime di abusi, con figli di alcolisti e di tossicodipendenti. Quindi, situazioni che hanno una delicatezza sulla dignità di queste persone, che merita davvero la nostra attenzione, ma che necessita anche di un sistema giudiziario efficace, proprio a garanzia dei diritti e dei bambini. Lo dico perché abbiamo approvato, in quest'Aula, una giornata per l'ascolto dei bambini. Allora, non ci possiamo pulire la coscienza dedicando una giornata all'ascolto e, poi, non mettendo il personale sufficiente all'interno dei tribunali e degli istituti penitenziari in cui mancano educatori, in cui mancano i servizi sociali, in cui mancano i supporti pedagogici, proprio perché sono queste figure che possono aiutare quei minorenni a costruire e a recuperare progetti di vita, percorsi dignitosi per farli uscire da questa emergenza e/o da queste situazioni di vita così difficili nelle quali sono finiti questi ragazzi.

Quindi, accolgo questa riformulazione, perché penso che la vita di questi bambini valga più di qualsiasi altra mediazione che possiamo fare in quest'Aula e spero, ovviamente, che con questo voto unanime ci sia un impegno serio del Governo a investire sugli istituti minorili penali, perché davvero quell'attenzione, quella dignità che meritano questi bambini penso dia il senso anche della maturità non solo del sistema giudiziario, ma anche di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/33 Malavasi, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/34 Simiani, parere favorevole previa riformulazione: accetta, onorevole Simiani?

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. No, non accetto, perché un mese fa, oltre un mese fa, il Sottosegretario Delmastro venne a rispondere a una mia interrogazione, venne qui a spiegarci, sulle carceri di Grosseto e di Massa Marittima, alcune decisioni che il Governo, in questo caso il Ministero, avrebbe preso sulle carceri di Massa Marittima e di Grosseto.

Presentando questo ordine del giorno, che di fatto era uguale a quello che ha detto il Sottosegretario, oggi mi viene dato parere favorevole, però nel rispetto dei vincoli della finanza pubblica. Allora. non ho capito: si fanno questi interventi o non si fanno nelle carceri di Massa Marittima e di Grosseto? Guardi, - suo tramite, Presidente - Sottosegretario, che noi abbiamo vissuto queste visite con grande interesse e con grande impegno, e non vogliamo essere presi in giro, perché questo mio intervento vuole anche rappresentare quello che ogni giorno stanno facendo due direttrici di carcere, la dottoressa Marrone e la dottoressa Iuliano, che sono due direttrici che ogni giorno si stanno impegnando a far sì di rendere quelle carceri, anche in situazioni di difficoltà, migliori. Sono riuscite a far entrare la propria biblioteca, sia di Massa Marittima che di Grosseto, nella rete delle biblioteche provinciali, sono riuscite, nel carcere di Massa Marittima, a cucinare quello che di fatto coltivano, sicché riescono a fare una cosa bellissima, anche di possibile rieducazione, anche rispetto a un lavoro come quello dell'agricoltura.

Guardate, io vorrei che voi veniste nel carcere di Grosseto, perché è un mini-carcere - dovrebbero esserci 15 posti, ma arriva fino a 30 -, dove tutto è piccolo, piccolissimo. L'infermeria, la biblioteca, lo spazio per poter fare attività fisica: è tutto piccolo. E hanno bisogno non solo di risposte concrete, lo sa benissimo anche il mio collega parlamentare grossetano: noi stiamo aspettando ancora che inizino i lavori del carcere che è stato promesso ormai da diverso tempo a Grosseto, che dovrebbe sistemare la situazione non solo a Grosseto, ma anche a Massa Marittima. Ecco perché io esprimerò un voto favorevole su questo ordine del giorno, non tanto per le cose che ho detto io, ma per quello che ha detto il Sottosegretario un mese e mezzo fa, perché sono le stesse. Ieri aveva detto che l'avrebbe fatto, oggi dice “no” in base ai vincoli di finanza pubblica.

Credo che questo giochetto debba finire, sicché o fanno le cose o non le fanno, ma basta che ci sia chiarezza, anche nel rispetto di quelle due direttrici che ogni giorno lavorano per rendere quelle carceri più umane, perché i detenuti, logicamente, hanno bisogno di avere rispetto come qualsiasi persona di questo mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/34 Simiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/35 Stefanazzi, con parere favorevole previa riformulazione.

Onorevole Stefanazzi, accetta?

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). No, Presidente, non accetto, anche perché, a riprova della superficialità con cui vengono affrontati gli ordini del giorno, segnalo - suo tramite - al Sottosegretario Delmastro Delle Vedove che il DAP aveva già verificato che il carcere di Lecce ha problemi di salubrità e problemi di sicurezza e aveva persino già stanziato delle somme per fare dei lavori che sono difficili da fare, perché spostare i detenuti in un carcere che ha il doppio delle presenze rispetto alle disponibilità, da un braccio all'altro per fare i lavori, risulta molto difficile. Il carcere di Lecce ha le stesse problematiche che hanno tutte le altre carceri in Italia.

Mi permetto, veramente con grande educazione, di dire che questa è una sconfitta per lo Stato ed è una sconfitta per ognuno di noi qui dentro. Mi permetto, altresì, di dire che il dibattito un po' surreale che stiamo affrontando manca di un passaggio fondamentale, che è quello fra la fase precedente alla visita a un carcere, quando ci si convince di che cosa sia la realtà carceraria leggendo dei libri, approfondendo, semplicemente facendo riferimento alla propria sensibilità, e quello che succede dopo, quando si entra in un carcere e quando si visita un carcere. Allora, io mi permetto di suggerire a qualunque mio collega che non l'abbia già fatto di visitare un carcere, perché vi garantisco che le granitiche certezze con cui molti di voi hanno parlato della realtà carceraria ne verrebbero sicuramente travolte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/35 Stefanazzi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/36 Candiani, parere favorevole. Possiamo andare avanti? No, lo vuole porre in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/36 Candiani, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/37 Casu, su cui c'è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Schlein. Ne ha facoltà.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere questo ordine del giorno e di fare una breve dichiarazione di voto, perché, colleghi, da inizio del 2024 - lo sapete, è stato ricordato in molti interventi - vi sono stati già 63 suicidi tra i detenuti e 7 tra gli agenti di Polizia penitenziaria. È un drammatico record negativo, perché le condizioni invivibili, le carenze di strutture, di spazi e di personale all'interno degli istituti penitenziari colpiscono tutti: colpiscono chi vi è detenuto e ristretto nella libertà, ma colpiscono anche chi lavora ogni giorno e ogni notte all'interno di quelle carceri.

Scorrendo le storie dei detenuti che si sono uccisi in carcere si vedono molti ventenni, ma colpisce anche un altro dettaglio, cioè che alcuni di loro hanno manomesso la serratura per rallentare i soccorsi. Fa male, fa pensare che proprio non volessero essere salvati e che quella serratura fosse troppo piccola per guardarci attraverso e vedere una prospettiva per il futuro, ma, al contempo, abbastanza piccola per bloccarla con quello che si trova, carta o stoffa, per rendere più difficile salvare quelle vite.

I detenuti, al 30 giugno, sono più di 61.000, a fronte di 47.000 posti regolari; una media inaccettabile di sovraffollamento, superiore al 130 per cento, con punte addirittura superiori al 150 per cento, con celle da 3 riempite da 6 o 8 detenuti, con materassi a terra, senza acqua calda e assenza di spazi trattamentali e di attività per i detenuti. Ricordiamo l'articolo 27 della Costituzione, ricordiamo uno dei principi fondamentali della nostra cultura giuridica, che è la funzione risocializzante della pena (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

È quella stessa funzione rieducativa che Fratelli d'Italia vuole limitare, come propone l'onorevole Vice Ministro Cirielli in una proposta, da lui depositata all'inizio di questa legislatura, che vuole limitare la funzione rieducativa. Ma un carcere così è quanto più lontano già da quella funzione risocializzante. Un carcere così non produce più sicurezza, colleghi; produce soltanto altro carcere.

Quest'ordine del giorno chiede un impegno concreto per migliorare le condizioni di vita e di lavoro nel carcere di Regina Coeli, che, purtroppo, è forse quello in cui vi sono stati più suicidi. Il Ministro vi si è recato ieri, ma è inutile fare dichiarazioni se poi votate contro l'impegno con cui vi chiediamo di mettere in campo fatti concreti per migliorare la situazione invivibile dentro quelle mura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Questo Governo cosa ha fatto? Ha introdotto oltre 20 nuovi reati e ha deciso l'inasprimento di pene, che hanno portato, in due anni, a un aumento degli ingressi in carcere. Accecati dalla vostra foga punitiva, da questo uso - per non dire abuso - del diritto penale per fini sensazionalistici e propagandistici, in questa visione per cui tutti i problemi sociali vanno affrontati con nuovi reati e vanno puniti sbattendo le persone dietro alle sbarre e buttando la chiave, voi dimenticate che, quando si riempiono le carceri, non è una vittoria per nessuno ma è un fallimento di tutta la società (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

State costruendo una società in cui la povertà è una colpa da punire, la tossicodipendenza e il disagio psichico pure, l'appartenenza alle comunità dei rom e dei sinti è una colpa da espiare e la solidarietà diventa un reato. Avete fatto voi leggi che impediscono di entrare legalmente in Italia, per poi trattare tutti i migranti come se fossero dei criminali. State sempre lì a prendervela con i migranti irregolari e non ve la prendete mai con chi li impiega irregolarmente nei campi e nelle aziende (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È facile così. State criminalizzando anche la cannabis light e non vi rendete conto che la vostra furia ideologica rischia di spazzare via migliaia di imprese e più di 15.000 lavoratori di quel settore.

Visitando il carcere di La Spezia ho potuto vedere cosa vuol dire la carenza di organico tra gli agenti di Polizia penitenziaria, cosa che rende difficilissimo il loro lavoro. Mancano pure gli psicologi, gli psichiatri, gli operatori sanitari e gli educatori. È passato un anno da quando vi abbiamo chiesto di poter fare un'indagine conoscitiva sulla salute mentale in carcere e ancora nulla. Questo decreto non prevede nessuna misura che intervenga immediatamente sull'emergenza nelle strutture penitenziarie. Nuove fattispecie di reato e inasprimenti di pene in questo decreto e poi anche nel DDL Sicurezza, che prevede anche l'ingresso in carcere di donne incinte e di bambini piccolissimi. È una vergogna che abbiate affossato la nostra proposta di legge sulle madri detenute e sui loro figli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Chiudo dicendo che è nell'interesse di tutta la società e della sua sicurezza che il carcere non produca recidiva. Servono risorse, spazi, personale, il diritto alla salute e alla salute mentale va garantito, serve rafforzare il ricorso alle misure alternative alla detenzione, servono educatori. Bisogna occuparsi del dopo, perché chi esce senza prospettive rischia di ricadere negli stessi errori. Con l'iniziativa “Bisogna aver visto” del Partito Democratico abbiamo fatto più di 60 visite ispettive nelle strutture penitenziarie e continueremo a farle.

PRESIDENTE. Concluda.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Presidente, per chiudere mi rivolgo, per suo tramite, ai colleghi della maggioranza: andateci anche voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Andateci anche voi dentro quelle strutture e vi accorgerete che non c'è dentro un'umanità altra; è la stessa, è la nostra. Ci sono persone che hanno commesso errori e per questo scontano delle pene, ma non smettono di essere persone la cui dignità e i cui diritti non possono essere calpestati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/37 Casu, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/38 Varchi, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole. Posto che nessuno chiede di intervenire, passiamo al prossimo ordine del giorno.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/39 Barzotti e altri, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Bisognerebbe, anche in questo caso, introdurre una piccola modifica nella riformulazione, con riguardo ai vincoli di finanza pubblica; ovverosia: “a valutare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, la destinazione degli addetti agli uffici per il processo ai tribunali di sorveglianza, alle procure e ai tribunali per i minorenni”.

PRESIDENTE. Onorevole Barzotti, accetta la riformulazione?

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. No, non accettiamo la riformulazione e vorrei fare una piccola dichiarazione per spiegarne il motivo, perché quest'ordine del giorno è particolarmente importante.

Come sapete, c'è una necessità forte all'interno dei tribunali e, in particolare, nei tribunali di sorveglianza, di andare a stabilizzare, inserire e rafforzare il personale dedicato agli uffici per il processo.

Come sapete, queste figure sono state inserite nell'ambito del PNRR proprio per raggiungere gli obiettivi che, come sistema Paese, ci siamo dati nell'ambito della giustizia. Queste figure hanno avuto, in questi anni, un ruolo fondamentale, perché hanno supportato i magistrati nella gestione di tutte le pratiche giudiziarie. Ebbene, abbiamo notizia, sia da parte del personale addetto che da parte dei magistrati, che, in realtà, all'interno dei tribunali di sorveglianza queste figure non sono state assolutamente inserite. Ed è evidente che questo è un grave vulnus del nostro ordinamento.

Noi non possiamo accettare la riformulazione perché i vincoli di bilancio, in questo caso, non stanno in piedi, proprio per il fatto che siamo all'interno di obiettivi programmati nell'ambito del PNRR ed è evidente che i tribunali di sorveglianza non sono un posto a parte, dove voi decidete di buttare persone a caso, come questo dibattito di oggi ha dimostrato, ma fanno parte del nostro ordinamento: quindi, come tali, ricadono all'interno degli obiettivi PNRR. Per questo motivo, i fondi dovrebbero essere già previsti e, pertanto, non posso assolutamente accettare questa riformulazione.

Ricordo un'ultima cosa: è evidente che non inserire queste figure all'interno di questi luoghi impedisce la concessione di benefici penitenziari e impedisce la risoluzione di tutta una serie di questioni come, ad esempio, quella relativa alla concessione delle misure alternative alla detenzione. Questo è un grave pregiudizio per le persone più fragili, che si trovano all'interno di questi luoghi. Per cui, di certo, non possiamo accettare la riformulazione. Chiediamo, dunque che questo ordine del giorno sia messo ai voti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/39 Barzotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/40 Quartini, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, previa riformulazione. Onorevole Quartini, accetta la riformulazione?

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Sì, accettiamo la riformulazione. Vorrei fare un piccolo intervento e vorrei chiedere di mettere l'ordine del giorno in votazione, grazie.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Accettiamo la riformulazione malgrado questa sorta di continuo - chiamiamolo pure così - narcisismo da parte del Governo e della maggioranza, che vogliono separare sempre i confini, in qualche modo. In questo caso, espungere le premesse è un po' come negare alcune evidenze che, purtroppo, affliggono in maniera significativa tutto il nostro sistema carcerario e tutto il nostro sistema detentivo.

Un primo elemento che dovremmo sempre avere presente dal punto di vista anche sanitario, è che questo provvedimento, di fatto, non prevede adeguati interventi di protezione per quanto riguarda il servizio sanitario nelle carceri, comprese, in particolare, le problematiche psichiatriche. L'ordine del giorno va proprio incontro all'idea di fornire alle REMS un livello emancipativo adeguato in termini di personale e di strutture. Io voglio ricordare, come era scritto, appunto, nelle premesse, che noi siamo a circa il 15 per cento di patologie psichiatriche tra i detenuti; il che vuol dire che, grosso modo, noi stimiamo almeno 6.000 detenuti che dovrebbero avere trattamenti specifici rispetto alle problematiche psichiatriche. Tuttavia, nelle REMS noi ne possiamo accogliere al massimo 600, quindi diciamo che c'è un sottodimensionamento abbastanza significativo: le REMS sono poche; pochi sono i posti disponibili sia per capienza che come numero; c'è poco personale. Guardate, spesso nelle REMS addirittura c'è un personale che viene assunto a somministrazione con cooperative, con convenzionati, che spesso non sono neanche abbastanza formati per poter approcciarsi a questa tipologia di problema. Non ci sono, fondamentalmente, fondi per psicologi e psichiatri, che sono decisamente insufficienti. Voi pensate che in alcune situazioni detentive, gli psicologi lavorano un'ora la settimana, pensate a che livello - come dire - così basso noi siamo arrivati, in termini di sostegno psicologico, all'interno delle carceri.

Pensiamo al sovraffollamento che arriva, soprattutto in alcune carceri del Nord, al 200 per cento. Ma non c'è solo il tema del sovraffollamento, abbiamo problemi nelle carceri con la presenza di blatte, topi, caldo eccessivo e scarsità di acqua corrente, condizioni di vita indecorose, indegne per un Paese civile. Se a tutto questo associamo che abbiamo, al minimo, una carenza di personale fra gli agenti di custodia di 18.000 unità, e in questo provvedimento se ne prevede l'assunzione di 500 unità per il 2025 e di altre 500 unità per il 2026, è evidente che, da questo punto di vista, questa maggioranza non fa altro che adottare, rispetto al sistema carcerario, un atteggiamento sadico e cinico, io direi anche antisociale, considerando quello che abbiamo sentito rispetto alla carcerazione delle madri con minori fino a un anno di età, soprattutto quando è manipolato dall'idea che serve per proteggerle da eventuali carnefici. Io ero abituato a pensare che in galera si mandano i carnefici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non le mamme con i propri minori al di sotto di un anno d'età.

Comunque, apprezziamo questo minimo impegno da parte del Governo ad adottare un sistema più adeguato per implementare il sistema delle REMS e chiediamo la votazione di questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/40 Quartini, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/41 Giuliano, su cui il parere del Governo è favorevole, previa riformulazione. Onorevole Giuliano, accetta la riformulazione?

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione, chiedo che venga messo in votazione e faccio una breve dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Prego.

CARLA GIULIANO (M5S). Con questo ordine del giorno chiediamo di intervenire per rendere effettivo e attivare il Consiglio di aiuto sociale. Cos'è questo istituto?

È un istituto già previsto dall'ordinamento penitenziario, ed è un apposito istituto che favorisce proprio il reinserimento sociale dei detenuti e sostiene le vittime dei reati. È un Consiglio che è istituito presso ogni tribunale, è presieduto proprio dal presidente del tribunale e prevede la partecipazione non solo di una serie di funzionari ministeriali, ma anche di una serie di associazioni, della Chiesa e anche di associazioni datoriali e lavorative. È un'opportunità importante perché, ovviamente, varie sono le attività del Consiglio di aiuto sociale, che vanno dalla verifica del mantenimento dei rapporti tra famiglie e detenuti, alla predisposizione di corsi di formazione professionale, alla verifica di opportunità di collocamento lavorativo, alla segnalazione di urgenze agli enti preposti.

Poi, altro aspetto estremamente importante - dicevo - è che il Consiglio di aiuto sociale si occupa anche delle vittime del reato e dei minori che sono orfani a causa di delitto. Questo è un intervento assolutamente importante proprio in questo periodo, in cui il tema del soccorso, anche materiale, alle molte donne che tentano di fuggire da situazioni di violenza e di maltrattamento è assolutamente importante, così come il sostegno ai minori, che sono le vittime di femminicidi e, quindi, restano orfani a seguito di femminicidio. Tra l'altro, a fianco del Consiglio di aiuto sociale è previsto anche un Comitato per l'occupazione dei detenuti che vengono assistiti da questo Consiglio e che poi escono dal carcere e, quindi, questo può essere un ulteriore importante strumento che coniuga il sostegno alle vittime di reati violenti con effettivi ulteriori strumenti di reinserimento sociale dei detenuti. Quindi chiedo di mettere ai voti questo importante ordine del giorno e farò attenzione e solleciterò il Governo affinché tenga fede a questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/41 Giuliano, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/42 Amato, su cui il parere del Governo è favorevole previa riformulazione. Onorevole Amato, accetta la riformulazione?

GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei riascoltare la riformulazione, Sottosegretario, grazie.

PRESIDENTE. Sottosegretario?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. La riformulazione è - evidentemente, espunte le premesse, credo che questo fosse già chiaro ieri - con riferimento all'impegno: “a valutare l'opportunità di assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte a garantire, attraverso adeguate e strutturali forme di finanziamento e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, la promozione e il sostegno di tutte le attività trattamentali con particolare riguardo alle attività sportive, promuovendo la destinazione di ulteriori risorse finalizzate alla stipula di protocolli e convenzioni con soggetti pubblici e privati per favorire lo sport”.

PRESIDENTE. Onorevole Amato, accetta?

GAETANO AMATO (M5S). Si, grazie, Presidente. Vorrei fare una breve dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Quindi accetta?

GAETANO AMATO (M5S). Accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Perfetto, prego.

GAETANO AMATO (M5S). Presidente, in periodo COVID-19 ognuno di noi - e uso questo termine, proprio per essere attinente all'ordine del giorno - è stato segregato in casa, e ognuno di noi, malgrado avesse le proprie comodità e potesse usufruire dei beni giornalieri, ha sofferto non poco. Quindi, se la nostra segregazione pandemica da COVID-19 ha portato gente ad avere disturbi psicologici, immaginiamo che cosa può succedere in un carcere sovraffollato e lo abbiamo già visto con ben 60 suicidi. Purtroppo, all'interno delle carceri le uniche possibilità che ci sono, sono quelle di impegnare i detenuti in attività esterne, le chiamerei così, come il teatro, la palestra e sport e, quindi, di avere a che fare con dei momenti di liberazione mentale da quella che è quella segregazione. Io spero che il Governo trovi la possibilità di finanziare, perché è vero che c'è stato un incontro e c'è stata una sottoscrizione di intendimenti tra Ministro dello Sport, Ministro della Giustizia e il Ministro della Cultura, però se, poi, a queste sottoscrizioni e a questi intendimenti non apportiamo il danaro per poterli mettere in pratica, qualsiasi intendimento non ha senso. Per cui mi auguro che il Governo riesca a trovare i fondi per finanziare queste attività parallele, che possono, forse, rendere più, non piacevole, ma agevole la permanenza nelle carceri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/42 Amato, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/43 Auriemma. Il Governo chiede di intervenire.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Intervengo solo per una marginale modifica alla riformulazione, sempre introducendo il concetto del vincolo di finanza pubblica. Quindi, sempre espunte le premesse: “a proseguire, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, nel potenziare l'organico del Corpo di Polizia Penitenziaria” e poi prosegue come già riformulato ieri.

PRESIDENTE. Grazie, Governo. Onorevole Auriemma, accetta?

CARMELA AURIEMMA (M5S). Presidente, non accettiamo e chiediamo che sia messo ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/43 Auriemma, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/44 Scutella', favorevole previa riformulazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scutella'. Ne ha facoltà.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Non accetto la riformulazione e vorrei motivare. Allora qui stiamo parlando di conflitto di interessi. L'Europa ci dice che non solo c'è stato uno smantellamento da parte dell'Italia, quindi di questo Governo, di quelli che sono i sistemi anti-corruttivi che avevamo messo in piedi noi, come Movimento 5 Stelle - perché non è una narrazione soggettiva, ma sono dati oggettivi: se nella precedente legislatura l'Europa ed il GRECO ci facevano i complimenti per il sistema anti-corruttivo messo in piedi ed oggi, invece, si ha una versione diametralmente opposta, qualcosa è cambiato, e lo si è fatto in modo peggiore -, ma, nella relazione dello Stato di diritto, l'Europa ci dice anche: attenzione, caro Paese Italia, voi non avete un qualcosa che regolamenta quello che è il fenomeno del conflitto di interessi.

Un fenomeno molto importante in Italia e che, guarda caso, il Movimento 5 Stelle decide di affrontare con una proposta di legge a prima firma del nostro capogruppo, Silvestri. Che cosa succede? Rispolvero un po' la memoria a questo Parlamento. Quando noi decidiamo di discutere di conflitto di interessi, qui nessuno si esprime o, meglio, dato che non ci vogliono soldi - perché la Commissione bilancio si esprime e dice: attenzione questa è una proposta di legge che non ha bisogno di soldi e quindi si poteva discutere tranquillamente, come lo si è fatto per Masterchef Italia o altre cose che questo centrodestra e questa maggioranza riteneva molto importanti - si decide di non affrontare il problema.

Ora, forse a voi sfugge il fatto che il conflitto di interessi è un problema che sussiste, perché noi abbiamo parlamentari e Ministri che sono in conflitto di interessi, è qualcosa che è presente nella nostra politica, purtroppo. Guardate, nessuno escluso, io lo ricordo a me stessa: noi dobbiamo votare e dobbiamo affrontare il tema del conflitto di interessi, perché dobbiamo capire se noi, che siamo stati votati dai cittadini, rispettiamo un mandato collettivo o un mandato personale. Noi siamo qui dentro per rispondere a interessi personali o a interessi collettivi? Questo viene, tutto, stabilito da una legge sul conflitto di interessi. E, allora, se non c'è nessuna paura, da cosa state fuggendo? Perché non si mette in discussione, soprattutto se ce lo dice l'Europa, soprattutto se non ci vogliono soldi, soprattutto se basta semplicemente discuterne in quest'Aula? Perché non lo si fa? Guardate che noi vi stiamo portando un esempio, vi stiamo cioè dicendo: allineandoci con le democrazie più moderne, che parlano proprio di conflitto di interessi. Perché in Italia non si fa, nonostante il problema sia presente e sia anche pesante, come problema? Bene tutto questo voi non l'affrontate e non lo volete fare. Allora, io, con questo mio ordine del giorno, chiedevo semplicemente, e con molta modestia e grazia, di provare a discuterne, finalmente. Ma voi non me ne avete dato la possibilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Il nostro voto, invece, su questo ordine del giorno sarà di astensione. Da un lato, certamente, condividiamo l'impegno, ci mancherebbe altro, e la necessità di una regolamentazione delle lobby, lo dico personalmente, perché nella XVII legislatura avevo presentato un progetto di legge proprio su questo e anche nella XVIII c'è stata un'evoluzione molto importante, che ha quasi portato all'approvazione di un provvedimento; tuttavia, in realtà, ciò non è avvenuto. C'è il bisogno di averla, tale regolamentazione, però non condividiamo il collegamento, cioè questa stretta correlazione che si fa, con il tema dell'abuso d'ufficio e del traffico di influenze. Dobbiamo riportare un po' alla realtà il fatto che si abbia una regolamentazione mirata e il fatto di una condivisione della conoscenza e, quindi, di accompagnare il legislatore nelle sue decisioni - in questo senso, certamente ci deve essere la trasparenza -, però riteniamo che collegare tutto questo a una presunzione di corruzione o, comunque, di conflittualità non sia un passaggio corretto. Pertanto, ribadisco che il nostro voto sarà di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/44 Scutella', con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/45 Fenu. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/45 Fenu, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/46 Marianna Ricciardi, con parere favorevole del Governo, previa riformulazione. Accetta?

MARIANNA RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione e chiedo di poter fare una breve dichiarazione di voto.

Il personale medico e sanitario che ogni giorno si trova a dover lavorare negli istituti penitenziari, lo fa in condizioni di lavoro molto particolari: tali operatori si trovano a dover offrire servizi psichiatrici di cura, di diagnosi, di riabilitazione e anche di prevenzione nei confronti di soggetti, sia adulti che minori, affetti da turbe psichiche. Se consideriamo che il 15 per cento della popolazione carceraria ha questo tipo di patologie, che rendono incompatibile la detenzione con la loro condizione, capiamo che le condizioni di lavoro di questi operatori sanitari sono davvero molto particolari e delicate. Se a questo aggiungiamo che, come è stato detto più volte in quest'Aula, da inizio gennaio a oggi sono stati già 61 i suicidi nelle carceri, ci rendiamo conto che l'emergenza carceraria è qualcosa che va affrontata davvero in modo immediato e concreto, con soluzioni pragmatiche, altrimenti il rischio è che questo numero, purtroppo, continui ad aumentare.

Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di accettare questa riformulazione, proprio perché l'auspicio è che si possa intervenire concretamente per fornire incentivi economici e valorizzazione adeguata al personale - medici, infermieri e operatori sanitari - che opera ogni giorno in queste condizioni di lavoro, davvero massacranti e stressanti per loro condizione psicofisica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/46 Marianna Ricciardi, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

Sull'ordine del giorno n. 9/2002/47 Cafiero de Raho il parere è contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà. Ha 2 minuti e 20 secondi.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno abbiamo chiesto al Governo di dirci quale sia la platea di detenuti interessati da questo albo di comunità - inserito dall'articolo 8 - che dovrebbero accogliere dei detenuti, ma non sappiamo quali, per il loro reinserimento sociale.

Questo articolo è la brutta copia di un emendamento che noi avevamo presentato, con cui proponevamo l'istituzione e il funzionamento delle case di comunità di reinserimento sociale, prevedendo, però, nello specifico, la disciplina e la platea dei detenuti che vi erano destinati, cioè una platea di detenuti che dovevano scontare una pena residua non superiore a 12 mesi, tranne quelli che avevano commesso gravi reati, e i soggetti che già si trovano in stato di semilibertà e che, quindi, già svolgono attività lavorativa all'esterno del carcere per quasi tutto il tempo e vi tornano soltanto a dormire. Una misura, quindi, ben definita, con una platea ben definita, che avrebbe consentito istruttorie molto semplici e molto rapide ai magistrati di sorveglianza e avrebbe consentito di decongestionare gli istituti penitenziari di circa 8.000 detenuti. Differentemente, ciò che propone il Governo sono comunità di cui non si capisce la platea dei destinatari, quindi qualcosa di assolutamente fumoso, che non possiamo accettare. Non ci fidiamo di questa misura posta in essere dal Governo, né crediamo che verrà concretamente messa a terra, perché addirittura i requisiti soggettivi per individuare la platea dei detenuti verranno rimessi a un futuro decreto del Ministro della Giustizia. Quindi, neanche il Governo sa bene cosa vorrà fare di questa misura e quale sarà la platea dei destinatari.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/47 Cafiero De Raho, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Sull'ordine del giorno n. 9/2002/48 Alfonso Colucci il parere è favorevole, previa riformulazione: onorevole Alfonso Colucci, accetta?

ALFONSO COLUCCI (M5S). Gentilmente, potrebbe farmi ripetere la riformulazione? Grazie.

PRESIDENTE. Sottosegretario, prego.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Espunte le premesse, come penso fosse già chiaro ieri, nella parte dell'impegno: “a valutare l'opportunità di svolgere ogni iniziativa utile alla realizzazione del principio di leale collaborazione, anche con riguardo alle Camere, con riferimento ai programmi di intervento portati a termine dal Commissario straordinario”.

PRESIDENTE. Accetta, onorevole Alfonso Colucci?

ALFONSO COLUCCI (M5S). Presidente, non accetto. Di fatto, il Governo mi espunge tutte le premesse e mi riformula anche l'impegno: cioè, il Governo è autore di questo ordine del giorno, Presidente?

PRESIDENTE. Sì, si può fare!

ALFONSO COLUCCI (M5S). Lo sottoscrive il Governo, quindi, questo ordine del giorno? Posso anche eliminare la mia firma, dato che cambia il parere sul “suo” ordine del giorno. Il Governo ci vuole ripensare e vuole cambiare il parere sull'ordine del giorno? No, perché l'ha formulato il Governo stesso!

Presidente, non posso accettare questo documento, quest'atto, che poi proviene dal Governo a questo punto, che è completamente riscritto. Quindi, chiedo che venga messo ai voti, però, il mio originario ordine del giorno, il vero ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/48 Alfonso Colucci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Sull'ordine del giorno n. 9/2002/49 D'Orso il parere è favorevole previa riformulazione.

Onorevole D'Orso, accetta la riformulazione?

VALENTINA D'ORSO (M5S). No, non posso accettare questa riformulazione e mi prendo qualche minuto per spiegare anche il perché. In questo caso, secondo me, non è accettabile l'espunzione delle premesse, in quanto tra le premesse riporto, alla fine, dei dati di cronaca che sono, purtroppo, drammatici. Riporto, in particolare, il numero di agenti di Polizia penitenziaria che, nel solo 2024, si sono tolti la vita: sono 7 gli agenti di Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita nell'arco di questi primi mesi dell'anno. Tra questi, l'ultimo episodio è relativo a un agente di Polizia penitenziaria impiegato presso il carcere dell'Ucciardone di Palermo. Chiaramente, ognuna di queste persone aveva un suo vissuto e una sua storia personale, però non possiamo trascurare il fatto che le condizioni lavorative e lo stress a cui gli agenti di Polizia penitenziaria sono sottoposti sono sicuramente un fattore che contribuisce alla sofferenza, che poi può terminare, purtroppo, in questi gesti estremi.

Allora, quello che chiediamo, con questo ordine del giorno, è una cosa di buonsenso, una cosa che chiedono tutti i sindacati della Polizia penitenziaria, che non è tanto rafforzare un servizio di supporto psicologico per gli agenti di Polizia penitenziaria, perché loro chiedono proprio l'introduzione, in modo strutturale, di un servizio di supporto psicologico per gli agenti di Polizia penitenziaria. Ripeto: questo ordine del giorno non è altro che il recepimento di istanze che vengono proprio dai sindacati di Polizia penitenziaria. Loro sapranno bene, immagino, cosa c'è, quali servizi sono a loro disposizione e quali non lo sono. Per questo non mi sono sentita di accettare questa riformulazione, perché non è corrispondente e coerente rispetto alla richiesta dei sindacati di Polizia penitenziaria, quindi degli agenti di Polizia penitenziaria. La richiesta, invece, è proprio quella di prevedere uno psicologo che possa accompagnare, costantemente, sempre, tutti gli agenti di Polizia penitenziaria impegnati negli istituti penitenziari. Solo questo tipo di intervento potrà essere satisfattivo e risolutivo rispetto alle istanze che ci vengono veicolate. Quindi, per onorare in qualche modo quelle istanze, non posso accettare e chiedo che venga posto in votazione il mio ordine del giorno nella formulazione originaria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/49 D'Orso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Sull'ordine del giorno n. 9/2002/50 Ascari il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà per un minuto.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Solo per dire che non comprendo assolutamente questo parere contrario, dal momento che una delle priorità dev'essere quella di smaltire le istanze pendenti presso i tribunali e i magistrati di sorveglianza e per farlo era fondamentale investire nell'assunzione di magistrati. Questo lo dico perché spesso le proteste dei detenuti nascono dalle mancate risposte alle legittime richieste di permessi che hanno maturato e questo, ovviamente, degenera in un ulteriore stato di malessere, che è legittimo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/50 Ascari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/51 Bruno, su cui il parere è favorevole previa riformulazione.

Onorevole Pavanelli, non ho capito: accetta o non accetta? Io parlo dell'ordine del giorno n. 9/2002/51 Bruno: accettate o no? Accettate la riformulazione e chiedete di porlo in votazione.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/51 Bruno, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/52 Pavanelli, su cui il parere è favorevole previa riformulazione.

Onorevole Pavanelli, accetta la riformulazione?

EMMA PAVANELLI (M5S). Presidente, non accetto perché, se si tolgono le premesse, si va a togliere anche un pezzo della necessità che hanno le carceri, cioè una necessità importante e urgente per quanto riguarda il personale amministrativo. Lo stanno dicendo tutti i direttori di carcere. Ho visitato più volte quelle del mio territorio, dell'Umbria, e, purtroppo, questa è una necessità, che si accumula, ovviamente, a tutte le altre necessità, di avere maggiore forza lavoro.

Però, senza il personale amministrativo le carceri hanno seri problemi, perché non ci rendiamo conto di tutta la burocrazia, di tutto il lavoro che serve, tra l'altro 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno, per far fronte a tutte le necessità che sono sempre impellenti. Pertanto, io chiedo che venga messo al voto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/52 Pavanelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/53 Appendino, su cui il parere è favorevole previa riformulazione.

Onorevole Appendino, accetta?

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Non posso accettarla, perché accettare la riformulazione significherebbe ignorare quello che stabilisce l'articolo 27 della nostra Costituzione, che voglio rileggere, ovviamente in parte, in quest'Aula: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Quindi, cosa deve fare uno Stato civile o, meglio, cosa dovrebbe fare uno Stato civile? Una cosa precisa, semplicissima, almeno a parole, cioè assicurare un trattamento giusto ai cittadini che vengono condannati a scontare una pena in carcere. Io penso che almeno su questo siamo tutti d'accordo: possiamo dire, sinceramente e guardandoci negli occhi, che viviamo in un Paese incivile? Perché è incivile vedere che tutte le carceri cadono a pezzi e che, probabilmente, non c'è neanche la sicurezza garantita; perché è incivile, Sottosegretario, se nella stessa piccola, sporca e caldissima cella scontano la pena 15 persone - cosa che io ho visto con i miei occhi -, costrette, magari, a cucinare attaccate allo sciacquone del bagno. Allora, dobbiamo dire che è incivile avere 65 detenuti che si sono suicidati dall'inizio dell'anno, come è incivile avere 7 agenti di Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita da inizio anno.

Io, recentemente - lo facevo anche quando ero sindaca, ma l'ho fatto proprio negli ultimi giorni -, ho visitato il carcere di Torino e ho toccato con mano quanto le carceri siano sempre più non quello che dice la Costituzione, ma un luogo vero di emarginazione sociale, in cui chi è che ci va? Chi è più fragile, chi, magari, non ha i mezzi come altri per difendersi. Sono quelle le persone che finiscono spesso in carcere, in cui, peraltro, chi presta servizio ammirevole, chi presta servizio nelle carceri spesso rischia, ogni giorno, la sua sicurezza e la sua incolumità.

Colleghi e colleghe, io non so se avete mai preso il tempo per parlare con un carcerato. Lo dico perché, se avete il tempo e la voglia di farlo, vi chiedo: come vi sentireste se vi sentiste dire da quel detenuto - cosa che mi è accaduta più volte - che la più grande paura che ha è uscire, perché, quando esce, poi, non sa più come fare, perché non è ambientato, perché non ha avuto un percorso di reinserimento corretto. E ve lo chiedo perché io non capisco perché state rendendo sempre più difficile attuare gli accordi con le realtà esterne al carcere. Una volta era semplicissimo - io l'ho fatto da sindaca -, adesso è diventato complicatissimo. Servono degli ok dal Dipartimento, è tutto più complesso e questo è un problema, perché gli accordi che si fanno a livello territoriale con le partecipate, con le società, con le associazioni sono importanti, perché garantiscono la formazione, il coinvolgimento delle scuole, il lavoro e riducono la probabilità di una recidiva.

Avete mai fatto visita in un carcere minorile? Io lo dico, non ho paura a dirlo: ci sono ragazzi e ragazze minorenni che entrano in carcere perché spacciano marijuana ed escono dipendenti dal crack (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vi sembra un Paese civile, questo? Per me, non lo è. E, a fronte di ciò, voi cosa fate? Non dite una parola sulla necessità di inserire e rafforzare educatori nelle carceri e arrivate all'assurdità - questa è un'assurdità -, per mero furore ideologico, di rendere fuorilegge anche la cannabis light, che non ha alcun effetto drogante. Ma voi lo fate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e, se non lo stiamo votando oggi, è perché ci sono colleghi e colleghe dell'opposizione - a cui va il nostro ringraziamento - che per tutta la notte hanno contrastato lo scempio che voi volevate fare.

Avete mai ascoltato le parole degli agenti - questo spero di sì - della Polizia penitenziaria? Lo sapete benissimo, sono sottostaffati e il numero di assunzioni che mettete qui dentro è ridicolo, è un modo per lavarvi la coscienza e poter dire pubblicamente che avete fatto qualcosa. Avete mai visitato le sezioni? Io sono stata in quella mia, di Torino, qualche giorno fa: sezioni da 1.000 posti in cui sono stipati 1.500 detenuti. E, allora, perché continuate a introdurre reati assurdi, come per i rave party o per chi manifesta? È una cosa ridicola, sono solo spot, perché non state facendo nulla sulla sicurezza, di cui vi siete riempiti la bocca per anni e, quindi, fate il pugno duro con chi, ripeto, è più fragile.

La cosa che veramente non riesco a accettare, Presidente - vado a chiudere -, è la propaganda. Tramite lei, mi rivolgo al Sottosegretario Delmastro, che è anche della mia regione, e lo sa benissimo: il Ministro Nordio, a inizio mandato, è venuto a Torino, a visitare il carcere e ha fatto bene, perché c'erano stati due suicidi, di due donne. È venuto e ha usato parole importanti: ha promesso di decongestionare il carcere, liberando le due sezioni di alta sicurezza, avviando la ristrutturazione di una caserma, ha promesso progettualità ad hoc per i giovani adulti reclusi, ha promesso vice direttori stabili. E sa cosa c'è oggi di tutto ciò? Niente, parole vuote e aspettative, con una situazione che è ancora più complessa e ancora più difficile. Allora, io chiedo, con questo ordine del giorno - e chiudo -, semplicemente, di attuare la Costituzione e, quindi, intervenire per quanto riguarda il sottodimensionamento del personale e di intervenire per quanto riguarda il sovraffollamento. Ma io lo so che non lo farete, sa perché? Perché, per voi, la Costituzione è carta straccia.

PRESIDENTE. Concluda.

CHIARA APPENDINO (M5S). Lo abbiamo visto quando la ignorate, definanziando la sanità pubblica, quando la calpestate, opponendovi al salario minimo, e quando la smantellate, con riforme come il premierato e l'autonomia differenziata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/53 Appendino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/54 De Palma, parere favorevole: se siete d'accordo, andiamo avanti.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/55 Soumahoro, parere favorevole previa riformulazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soumahoro, ha trenta secondi.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Ero intervenuto prima sull'ordine dei lavori, però.

PRESIDENTE. A me non risulta.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Non ho sentito, Presidente.

PRESIDENTE. A noi non risulta.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Sì, ero intervenuto prima sull'ordine dei lavori, Presidente.

PRESIDENTE. No, a noi non risulta.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Ok.

PRESIDENTE. Ma lei accetta o non accetta la riformulazione?

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Innanzitutto, Presidente, accetto la riformulazione e vorrei aggiungere che questo ordine del giorno nasce da una visita, lo scorso 30 maggio, nel carcere Cesare Beccaria, di Milano dove ho trovato detenuti minori con tagli sulle braccia, quindi con atti di autolesionismo, come una dimostrazione di rigetto, di rivolta verso uno Stato che li stava condannando. Quindi, il Governo - Presidente, concludo – dice: “a valutare l'opportunità”. Allora, concludo dicendo che la valutazione, come disse Emile Durkheim, è equa e obiettiva, però è un processo difficile. Dico attorno a questo: con la volontà politica e chi ci crede tutto diventa facile. Per questo motivo, chiedo di mettere al voto questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/55 Soumahoro, come riformulato dal Governo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 50).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/56 Magi. Accetta la riformulazione?

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Posso riascoltare la riformulazione? Sì, perché l'ho ascoltata questa notte, ma non ho compreso una parte. Ci deve essere forse una svista, un disguido.

PRESIDENTE. Prego, Sottosegretario.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Espunte le premesse, impegna il Governo a valutare l'opportunità di garantire ai detenuti e agli internati il diritto una vita affettiva, nei termini e alle condizioni indicate, da ultimo, dalla Corte costituzionale con sentenza n. 10 del 2024.

PRESIDENTE. Accetta?

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). No, decisamente c'è una svista, perché…

PRESIDENTE. Ha due minuti, comunque.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Sì, sì, perché questo ordine del giorno non chiede altro che di rispettare la sentenza della Corte costituzionale dell'inizio di quest'anno, la n. 10 del 2024. Ed è davvero incredibile che il Governo intenda chiedere al Parlamento di essere autorizzato a valutare l'opportunità di rispettarla. Si tratta, Sottosegretario, di qualcosa, forse, che non ha precedenti. Casomai, si poteva chiedere di togliere l'inciso “nel più breve tempo possibile” o di modificare le modalità concrete di rispetto e di attuazione di quanto la Corte costituzionale ha prescritto. Peraltro, io avevo avuto - ed è nelle premesse, le stesse che il Governo mi chiede di escludere - una risposta, in quest'Aula, dal Ministro Nordio a un question time in cui il medesimo Ministro si impegnava nella direzione data dalla Corte costituzionale. Si tratta di consentire ai detenuti di avere una vita affettiva in carcere, perché la Corte costituzionale ha considerato incostituzionale, da parte dell'ordinamento penitenziario, la negazione alla radice questa possibilità anche quando non vi siano motivi di sicurezza.

Quindi, chiedo un accantonamento oppure, ripeto, mi sembra davvero incredibile che ci sia la richiesta dal Governo di valutare l'opportunità di rispettare la sentenza della Corte sull'affettività.

PRESIDENTE. Sulla richiesta di accantonamento, Sottosegretario?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Accantoniamo.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/57 Della Vedova.

Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/57 Della Vedova, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/58 Ruffino. Risulta che l'onorevole abbia accolto la riformulazione e chiesto di mettere ai voti l'ordine del giorno.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/58 Ruffino, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 52).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/59 Onori. Accetta la riformulazione?

FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Accetto la riformulazione e chiedo di metterlo ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/59 Onori, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 53).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/60 Benzoni. Accetta la riformulazione?

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, accetto la riformulazione e chiedo la messa ai voti. Faccio una brevissima dichiarazione perché il carcere Nerio Fischione, che per i bresciani è Canton Monbello, è quel carcere da cui proviene quella lettera che anche il Presidente della Repubblica ha citato nel suo discorso di qualche giorno fa.

Sono davvero contento della parziale riformulazione di questo ordine del giorno che impegna il Governo perché è previsto attualmente un piano di ampliamento del secondo carcere di Brescia, che è il carcere di Verziano, ma, attraverso un'interlocuzione con le istituzioni locali, ciò dovrebbe riguardare le superfici esterne di quel carcere, non quelle interne, come attualmente viene previsto, andando a fronteggiare anche la situazione che, per esempio, è stata considerata nell'ordine del giorno Berruto, ossia la salvaguardia di quegli spazi in termini sia di aria, sia anche sportivi. Quindi, da un lato, sono molto felice dell'accoglimento di questo primo pezzo dell'impegno; purtroppo, viene espunta la richiesta - che viene fatta anche nell'ordine del giorno Bordonali che si esaminerà fra poco - che questo ampliamento possa prevedere la chiusura di Canton Monbello.

Il Ministro Nordio è stato a Brescia e ha ricevuto la richiesta di tutto il mondo che ruota intorno al carcere e alla chiusura di questo carcere che, nonostante le condizioni, non può essere garantita. Quindi, accetto questa riformulazione, ma con la speranza che si possa valutare un progetto esterno al carcere di Verziano che preveda, però, anche la chiusura del carcere di Canton Monbello.

PRESIDENTE. L'onorevole Girelli ha chiesto di sottoscrivere.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/60 Benzoni, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 54).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/61 Donzelli. Parere favorevole, penso che possiamo andare avanti, onorevole Donzelli? Possiamo andare avanti.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/62 Lancellotta. Parere favorevole, possiamo andare avanti immagino, perfetto.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/63 Ciaburro. Parere favorevole, possiamo andare avanti, perfetto.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/64 Bordonali. Parere favorevole, previa riformulazione; accetta e andiamo avanti.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/65 Maccanti. Favorevole, andiamo avanti.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/66 Serracchiani con il parere contrario del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/66 Serracchiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Sull'ordine del giorno n. 9/2002/67 Caretta il parere è favorevole. Andiamo avanti.

Sull'ordine del giorno n. 9/2002/68 Lupi il parere è favorevole, previa riformulazione. Prendo atto che l'onorevole Lupi accetta la riformulazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/2002/69 Pastorella il parere è favorevole, previa riformulazione. Prendo atto che l'onorevole Pastorella accetta la riformulazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/2002/70 D'Alessio il parere è favorevole, previa riformulazione. Prendo atto che l'onorevole D'Alessio accetta la riformulazione e chiede che l'ordine del giorno sia messo ai voti. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/70 D'Alessio, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 56).

Sull'ordine del giorno n. 9/2002/71 Davide Bergamini il parere è favorevole. Andiamo avanti. Sull'ordine del giorno n. 9/2002/72 Foti il parere è favorevole. Prendo atto che l'onorevole Foti chiede che l'ordine del giorno sia messo ai voti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/72 Foti, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 57).

Sull'ordine del giorno n. 9/2002/73 Richetti il parere è favorevole, previa riformulazione. Prendo atto che l'onorevole Richetti accetta la riformulazione e chiede che l'ordine del giorno sia messo ai voti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/73 Richetti, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 58).

Sull'ordine del giorno n. 9/2002/74 Pittalis il parere è favorevole, previa riformulazione. Prendo atto che l'onorevole Pittalis accetta la riformulazione e chiede che l'ordine del giorno sia messo ai voti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/74 Pittalis, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 59).

Sull'ordine del giorno n. 9/2002/75 Grimaldi il parere è favorevole, previa riformulazione. Onorevole Grimaldi, accetta la riformulazione?

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Non accetto la riformulazione, perché togliere le premesse non lo accettiamo; delle premesse, tra l'altro, che non hanno alcun elemento contundente, cioè noi chiediamo, ovviamente, di rispettare quello che tra l'altro l'Europa ci dice e ci invita a fare da tempo, cioè dotare il nostro sistema di misure alternative, rimuovere alcuni ostacoli, penso, per esempio, all'affidamento in prova ai servizi sociali, alla semilibertà, alla detenzione domiciliare.

Lo dico perché avremmo potuto fare delle premesse più contundenti e parlo al Sottosegretario, che conosce bene, per esempio, la vicenda complessissima di Lorusso e Cutugno. Faccio un semplice esempio: per iniziare a ristrutturare quel luogo serve, ovviamente, decongestionarlo. Quando siamo sopra i 400 detenuti, su una struttura di 1.000, vuol dire che l'unico modo è, padiglione per padiglione, provare a sfollarlo. E l'unico modo è fare quelle misure alternative, farlo per poter, magari, riuscire a liberare un padiglione, ristrutturarlo e fare quello che si è fatto in altre carceri.

Se non è così, tutto quello che state dicendo implicitamente ci porterà all'illegalità. All'illegalità!

La verità è che, in questa discussione, non abbiamo parlato della fotografia italiana. Quando arriviamo al 120 per cento di detenuti per carcere, vuol dire che non stiamo rispettando la legalità dei lavoratori, delle lavoratrici, di tutte quelle persone, quegli educatori che fanno con grande difficoltà questo lavoro. E allora, se vogliamo decongestionare quelle carceri, l'unica soluzione è provare a costruire un sistema che doti di alternative e provi, in qualche modo, a fare di più di quello che facciamo. Per questo, faccio un ultimo appello al Sottosegretario, almeno per accantonare e comprendere le ragioni di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sottosegretario Delmastro, rispetto alla richiesta di accantonamento?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/75 Grimaldi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/76 Zanella. Onorevole Zanella, accetta la riformulazione?

LUANA ZANELLA (AVS). No, Presidente, non la accetto, per le ragioni che sono state ben esposte dal collega Grimaldi, che mi ha preceduta. In effetti, non si capisce come mai sono state sollevate tante - diciamo - limitazioni a proposito di un ordine del giorno che non fa altro che riprendere quanto è emerso e convenuto dal Consiglio europeo, che si è tenuto a giugno, laddove tutti i Ministri della Giustizia dei 27 Paesi europei avevano effettivamente deciso, di comune accordo, che le istituzioni di piccole dimensioni fossero una soluzione - nei casi, ovviamente, e nei limiti, anche, previsti dalla rispettiva normativa - per far sì che ci fosse la possibilità - dato, appunto, il numero dei detenuti o detenute dai 5 ai 15 - di potere gestire meglio sia l'inserimento nella società sia le eventuali esperienze lavorative sia comunque la ricostruzione dell'autostima dei detenuti e delle detenute; è un aspetto di cui si parla poco, ma è centrale in tutto il processo di riabilitazione e, appunto, di reinserimento delle persone ristrette nelle varie modalità, al presente – come sappiamo, purtroppo - nelle situazioni peggiori. Presidente, per cui chiediamo che l'ordine del giorno sia messo ai voti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/76 Zanella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Secondo le intese, sospendiamo a questo punto l'esame degli ordini del giorno, che riprenderà alle ore 16,15. Passiamo, colleghi, alla commemorazione della tragedia di Marcinelle. Presiede il Presidente Fontana.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA (ore 14)

Commemorazione della tragedia di Marcinelle nella ricorrenza del sessantottesimo anniversario.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghe e colleghi, domani ricorre la Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo. L'8 agosto è infatti una data impressa nella memoria storica del nostro Paese. In quel giorno infausto di 68 anni fa, 262 minatori morirono nella miniera di carbone di Marcinelle, in Belgio, a causa di un terribile incendio, 136 erano nostri connazionali. Erano andati a lavorare nelle miniere della Vallonia per guadagnarsi da vivere e assicurare un futuro migliore alle proprie famiglie, in gran parte rimaste in Italia.

Ricordando il valore fondamentale che la nostra Repubblica riconosce al lavoro, la memoria indelebile di quell'immane tragedia deve richiamare l'attenzione delle istituzioni nazionali ed europee sull'importanza di avere un efficace sistema di tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Quei minatori furono, infatti, vittime della mancata adozione di adeguate misure che garantissero la loro incolumità. Ma non dobbiamo dimenticare che ancora oggi, a distanza di 68 anni, la dolorosa piaga delle morti sul lavoro che affligge il nostro Paese non è stata ancora debellata.

Come ho più volte sottolineato, è inaccettabile che si possa morire o restare menomati nello svolgimento del proprio lavoro. È questa la sfida che siamo chiamati ad affrontare e che dobbiamo vincere. È un preciso dovere che abbiamo verso tutti coloro che sono morti sul lavoro e verso le loro famiglie, private degli affetti più cari. Rendiamo dunque un commosso omaggio alle vittime del disastro di Marcinelle. Invito l'Assemblea a osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Testa. Ne ha facoltà.

GUERINO TESTA (FDI). Grazie, Presidente. Con grande emozione, intervengo, per il gruppo di Fratelli d'Italia, per ricordare questa immane tragedia, che 68 anni fa si consumò nella miniera di Bois du Cazier, in Belgio. Una tragedia che è rimasta scolpita nelle menti, non solo dell'intera Nazione italiana, ma penso dell'Europa e del mondo. Erano le 8,10, quando ci fu questo cortocircuito che scatenò un incendio che ha provocato ben 262 morti. Parliamo di una tragedia che la Camera dei deputati ha fatto bene a ricordare, come è avvenuto ieri anche al Senato. Lei ha fatto bene, Presidente, ricordando 262 minatori, che, avvolti nelle fiamme, sono morti, hanno perso la loro vita. Provenivano da ben 12 Nazioni, ma più della metà, 136, erano italiani e 60 di questi erano abruzzesi, come il sottoscritto. La maggior parte proveniva proprio dalla provincia di Pescara, la mia provincia, principalmente dai comuni di Manoppello, di Lettomanoppello e di Turrivalignani. Donne e uomini che avevano lasciato la propria terra d'origine nella speranza di incrociare un futuro sicuramente migliore per loro e per i loro figli e che lavoravano in condizioni disumane, ma sempre con grande dedizione e con grande umiltà.

Nel giugno 1946 ci fu un Accordo storico, una firma del Protocollo tra l'Italia e il Belgio, che prevedeva l'invio di circa 50.000 lavoratori in cambio di carbone. Nel 1956, 10 anni dopo, anno della tragedia, tra i 142.000 minatori impegnati, 63.000 erano stranieri e ben 44.000 italiani.

La catastrofe di Marcinelle viene considerata, a buona ragione, una delle maggiori tragedie avvenute sul lavoro, tragedie sul lavoro che ogni giorno ricordiamo e contiamo. È sicuramente la pagina più triste dell'emigrazione italiana all'estero. La miniera è diventata patrimonio dell'UNESCO e l'8 agosto si celebra la Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.

Vado alla conclusione, Presidente, ma ritengo che la gratitudine e la riconoscenza siano i due sentimenti che la comunità nazionale nutre nei confronti di tutti coloro che persero la loro vita, oltre al valore inestimabile e al contributo economico, sociale e culturale che la loro opera ha dato alla nostra Nazione, la nostra grande Nazione, nella piena consapevolezza di quanto essi abbiano contribuito alla crescita e allo sviluppo dell'Italia e dell'Europa intera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Grazie, Presidente. Io chiudo dicendo che domani mattina, alle 8,10, insieme al prefetto della provincia di Pescara, al questore e ad altre autorità civili e militari, sarò presente a Manoppello, perché, alle 8,10, verranno elencati tutti i 262 minatori e non soltanto quelli italiani (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ben 262 vittime su 274 minatori che quella mattina scesero fino a quota 1.035, un chilometro sotto terra, nelle viscere della terra, in un luogo dove non c'è distinzione, perché la morte non ti chiede il passaporto, non ti chiede di che nazionalità sei (12 nazionalità).

Ma la storia di Marcinelle non inizia l'8 agosto 1956; inizia esattamente tre giorni prima della prima seduta dell'Assemblea costituente, Presidente, il 23 giugno 1946. Noi dovremmo riaccendere i fari su un pezzo di storia. Noi ci siamo abituati, la nostra Costituzione e questo luogo ci segnalano e ci fanno insegnare e trasmettere alle future generazioni che noi siamo una Repubblica fondata sul lavoro. Noi, in realtà, Presidente, siamo una Repubblica fondata sull'emigrazione, perché il primo atto che la neonata Repubblica compie è esattamente siglare l'accordo con il Belgio, l'unico accordo, sui 184 accordi che, dal 1861 al 1955, l'Italia siglerà con altri Paesi esteri, dove c'è uno scambio: carbone scambiato con minatori. Ogni minatore, Presidente, valeva 200 chili di carbone.

Marcinelle è la grande catastrofe del fordismo. L'Italia che deve ripartire dall'atrocità della guerra ha esigenze energetiche e il carbone, in quella fase storica, rappresentava il petrolio. Ma Marcinelle non è solo questo, perché Marcinelle è la provincia italiana. L'emigrazione, in questo Paese, è stata per un secolo emigrazione della provincia. Improvvisamente, con l'8 agosto 1956, vengono alla ribalta i piccoli paesi di provincia - Manoppello, Lettomanoppello - e non è un caso che l'Abruzzo sia il territorio maggiormente colpito, perché lì, qualche anno prima, l'allora Ministro del Lavoro, Fanfani, va, chiude una miniera e dice: fateli partire, come hanno fatto in giro per l'Italia, perché gli offriamo un'opportunità, con le famiglie.

Vivere a Marcinelle significava, Presidente, vivere nelle baracche degli ex campi di concentramento. Io sono fiero di essere italiano, Presidente, sa perché? Perché noi l'8 agosto di ogni anno, ormai da un ventennio, celebriamo l'emigrazione italiana nel mondo, ma non celebriamo coloro che hanno avuto successo, non celebriamo coloro che hanno preso l'ascensore sociale: celebriamo il sacrificio di persone che inconsapevolmente hanno scritto pagine di storia indelebile. Marcinelle, l'anno successivo ed esattamente a Roma, diede l'accelerazione al Trattato di Roma, che, all'articolo 48, sancì l'inizio della libera circolazione in Europa. Allora, oggi, come è stato ricordato dal collega Testa, il Bois du Cazier è patrimonio dell'UNESCO ed essere patrimonio dell'UNESCO significa essere patrimonio dell'umanità tutta e, grazie a quel sacrificio di 136 italiani e di altre 11 nazionalità insieme alla nostra, oggi noi possiamo dirci in questa Europa, che tanto discutiamo, degni di essere cittadini europei, perché proprio all'indomani di quell'8 agosto di 68 anni fa probabilmente è nata la scintilla che ci ha portati a essere più integrati, a essere europei e a essere, soprattutto, degni e riconoscenti di una storia plurisecolare, che è fatta di migrazione ed è fatta di migrazione soprattutto da questo Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente Fontana. Presidente, oggi, come già lei ricordava, si celebra la Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo. Ricordiamo le vittime di Marcinelle. È importante, Presidente, onorare sempre la memoria delle 262 vittime: 136 erano italiani, che persero la vita in quel maledetto pozzo a un chilometro di profondità. Presidente, proprio per onorare veramente queste vittime bisogna far sì che queste tragedie non avvengano più. L'anno scorso a Marcinelle ho avuto l'onore di incontrare Urbano Ciacci, l'ultimo sopravvissuto della tragedia che quel dannato 8 agosto del 1956 era in Italia per sposarsi e così sopravvisse. L'ultimo sopravvissuto, Ciacci, mi raccontava la vita che conducevano i minatori: storie tragiche di sacrifici quotidiani.

Presidente Fontana, grande rispetto e grande stima per tutti gli emigrati italiani che partirono per trovare lavoro all'estero e che hanno vissuto condizioni simili in Svizzera, Germania, Regno Unito e in tanti altri Paesi nel mondo.

Cari colleghi, ne conosco tanti, in qualità di eletto nella circoscrizione estero Europa, e tutti, Presidente Fontana, mi dicono sempre e soltanto una cosa: l'ho fatto, sono emigrato per garantire un futuro migliore ai miei figli, ma ho sempre l'Italia nel cuore. Presidente, rispetto e orgoglio per gli italiani che, con il proprio sudore e, purtroppo, troppo spesso anche con il proprio sangue, hanno dimostrato come sappiamo lavorare noi italiani. Uniamoci tutti in un commosso abbraccio, ricordando le vittime di questa immane tragedia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi ricordiamo l'8 agosto 1956, un giorno nefasto nella nostra storia, nella storia dell'Europa e nella storia del mondo intero, perché avvenne la tragedia di Marcinelle, in cui persero la vita 262 minatori, di cui 136 italiani. Erano 262 figli della miseria e della povertà che erano lì a lavorare in condizioni disumane per guadagnare da vivere e per poter sopravvivere con la loro famiglia.

Gli italiani erano lì in base a un accordo di circa 10 anni prima, che fu siglato nel 1946, che prevedeva uno scambio: l'Italia avrebbe ricevuto del carbone in cambio della manodopera che veniva inviata in Belgio. Erano persone che vivevano nella miseria più assoluta, che accettarono di trasferirsi in Belgio e di lavorare in condizioni davvero disumane pur di avere una speranza. Erano persone che oggi avremmo definito migranti economici, ed è quello che, appunto, accade nella migrazione a cui noi assistiamo.

È giusto ricordare - e noi facciamo benissimo - quello che avvenne quel giorno ed è giusto omaggiare il ricordo delle vittime, anche perché Marcinelle, che oggi possiamo definire un museo, un sacrario che omaggia le vittime, è quasi il simbolo di quello che non dovrebbe essere il lavoro, cioè lavorare senza dignità e in condizioni disumane, in cui c'è uno scambio tacito tra la salute e il lavoro.

Ossia accettare qualsiasi condizione pur di lavorare, anche a costo della propria vita. Quindi, questo è importante sottolinearlo - e mi avvio a concludere -, perché sono situazioni e condizioni che purtroppo viviamo ancora oggi.

È stato ricordato - e davvero concludo, Presidente - che la morte di tutti questi lavoratori avvenne in seguito allo scoppio di un incendio e al fumo che invase le gallerie sotterranee e, quindi, sostanzialmente non ci fu scampo per alcuno. Seguirono inchieste e, come spesso succede, ci fu una gara a sminuire le responsabilità, che c'erano ed erano nettissime. Sembra quasi di stare ai giorni d'oggi, in cui si susseguono le morti sul lavoro, e ne abbiamo tantissime, purtroppo, anche in Italia, e le responsabilità vengono a essere sempre sfumate. Concludo, dicendo che ricordare è, innanzitutto, un nostro dovere per omaggiare il ricordo delle vittime, ma è anche un esercizio che ci aiuta a capire chi eravamo noi, chi era l'Italia e chi erano gli italiani in quegli anni e, probabilmente, ci aiuta a capire anche chi sono i migranti di oggi, chi si mette su un barcone, che ha un solo desiderio, che era quello di quegli italiani, cioè credere e sognare un avvenire migliore. Quindi, io direi che è sbagliato oggi additare quelle persone come l'origine di tutti i mali del nostro Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tenerini. Ne ha facoltà.

CHIARA TENERINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Una delle più gravi tragedie minerarie della storia si verificò l'8 agosto 1956 nella miniera di carbone di Bois du Cazier, appena fuori dalla cittadina belga di Marcinelle, dove si sviluppò un incendio che causò una strage. Nella strage morirono 262 minatori per le ustioni, il fumo e i gas tossici: 136 erano italiani. In ricordo della tragedia, oggi la miniera Bois du Cazier è patrimonio UNESCO.

La tragedia della miniera di carbone di Marcinelle è soprattutto una tragedia di italiani immigrati in Belgio nel dopoguerra. Tra il 1946 e il 1956, più di 140.000 italiani varcarono le Alpi per andare a lavorare nelle miniere di carbone della Vallonia. Era il prezzo di un accordo tra Italia e Belgio, che prevedeva un gigantesco baratto: l'Italia doveva inviare in Belgio 2.000 uomini a settimana e, in cambio dell'afflusso di braccia, Bruxelles si impegnava a fornire a Roma 200 chilogrammi di carbone al giorno per ogni minatore. Il nostro Paese a quell'epoca soffriva ancora degli strascichi della guerra: 2 milioni di disoccupati e grandi zone ridotte in miseria. Non è superfluo, quindi, ricordare quanto Marcinelle appartenga al nostro vissuto.

A 68 anni da quella che è comunemente riconosciuta come la catastrofe per antonomasia degli italiani all'estero, siamo ancora oggi, e come ogni anno trascorso da allora, a commemorare le vittime e lo facciamo con profonda commozione. L'incendio nella miniera di Marcinelle non costituì solo l'ennesimo tributo di migranti allo sviluppo economico europeo, ma anche il momento più drammatico di un'intera epopea migratoria degli italiani all'estero. A loro, simbolo di un'emigrazione sfruttata e costretta a vivere in baracche senza le basilari norme igieniche e la possibilità di affrancarsi da una vita di povertà, va oggi il nostro pensiero. In questa occasione, celebriamo con devozione le vittime di un disastro nazionale e, come Forza Italia, esprimiamo vicinanza ai familiari dei caduti, ma, nel contempo, abbiamo il dovere di consegnare al futuro un patrimonio imprescindibile di testimonianze, per non dimenticare cosa accadde in quegli anni in cui la vita degli italiani valeva meno del carbone. La tragedia di Marcinelle è indelebilmente impressa, da quella mattina d'agosto, nella nostra coscienza e nella nostra memoria.

Le sofferenze e i lutti dei lavoratori, gli strascichi di passate incomprensioni tra i nostri popoli hanno poi trovato nel corso della storia una risposta politica chiamata Europa. Un'Europa unita nel trovare strumenti in grado di assicurare oggi condizioni di lavoro più umane e dignitose.

Ricordare le vittime di Marcinelle è un dovere, che ci permette di riflettere su temi e valori molto importanti ed anche attuali, come la sicurezza sul lavoro e l'immigrazione e, al tempo stesso, ci permette di scoprire la nostra storia e riflettere sul presente (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. L'8 agosto 1956, nella miniera di carbone di Bois du Cazier, nell'allora comune di Marcinelle, in Belgio, ci fu un gravissimo incendio che distrusse la miniera. L'incendio riempì presto di fumo tutto l'impianto sotterraneo e morirono 262 lavoratori: 136 erano italiani. Presidente, oggi commemoriamo uno dei peggiori incidenti che hanno riguardato lavoratori italiani emigrati all'estero e per me è un onore prendere la parola. Perché nel 1956, però, così tanti italiani si trovavano lì? Perché l'Italia e il Belgio, dieci anni prima, avevano sottoscritto un Accordo: il cosiddetto Accordo “uomini - carbone”. Cosa prevedeva? L'Italia mandava uomini - 50.000, per la precisione - e il Belgio ci rimandava, in cambio, carbone. Questo perché l'Italia doveva dare lavoro a migliaia di braccianti agricoli alle prese con le difficoltà del dopoguerra; il Belgio, invece, aveva bisogno di forza lavoro nelle miniere. Nacquero così ampi flussi migratori dall'Italia, ma non solo, anche dalla Polonia, dall'Ungheria ed altri Paesi, al Belgio. Questi lavoratori stavano costruendo letteralmente l'Europa e non possiamo dimenticare che il progetto europeo, il sogno europeo, devono tantissimo a loro e al loro sacrificio. Dal 2001, l'8 agosto è, appunto, la giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo. Ogni anno, l'8 agosto, a Bois du Cazier, nell'allora comune di Marcinelle, in Belgio, c'è una commemorazione: una campana batte 262 rintocchi e si leggono a voce alta i nomi delle 262 vittime.

Ogni anno - chi ha la possibilità di essere lì, lo sa - c'è il signor Vittorio, 84 anni, originario della provincia di Cagliari, che ho avuto l'onore di conoscere personalmente. Il signor Vittorio partecipa tutti gli anni a questa commemorazione e, come anche altri ex minatori italiani che hanno lavorato in Belgio, lo fa con la divisa da lavoro, la divisa che ha portato per vent'anni. Il signor Vittorio si trasferì in Belgio quando ne aveva 18, per lavorare in miniera, seguendo l'esempio dei fratelli maggiori. In molti andavano - diceva - perché non c'erano alternative: in Sardegna non c'era lavoro. Immagino che definiremmo, oggi, il signor Vittorio, un migrante economico.

Questa tragedia, la tragedia di Marcinelle, tiene insieme tanti temi: l'immigrazione, la sicurezza sul lavoro, la politica industriale, l'integrazione. Temi ancora molto attuali e su cui abbiamo sicuramente fatto molti passi avanti, ma su cui c'è ancora molto da lavorare: basti pensare a una delle ultime tragedie, anche questa una tragedia di un lavoratore immigrato, anche questa tutta italiana, ma non per la nazionalità di chi non c'è più, ma perché è successa in Italia, a Latina qui vicino, a due passi da Roma. Sto parlando, chiaramente, del lavoratore Satnam Singh: lavoratore bracciante indiano che, dopo aver lavorato in condizioni di sfruttamento e altamente lesive della dignità personale, veniva abbandonato, senza pietà, da ferito e lasciato così morire in modo disumano.

Io credo davvero che il disastro di Marcinelle abbia ancora molto da insegnarci, anche attraverso le parole del signor Vittorio, da Cagliari, che aveva condiviso questo ricordo che lo fece commuovere e che voglio oggi condividere a mia volta con l'Aula. Il signor Vittorio dice: “eravamo italiani, belgi, polacchi e ungheresi, ma quando scendi a centinaia di metri si è tutti uguali; ci si prende per mano e se uno non ce la fa, il cuore piange”. E poi, il signor Vittorio aveva aggiunto: “perdonate, io sono un sentimentale” (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Quella tragedia è comunque uno spartiacque nella storia d'Europa e del nostro Paese. 136 italiani su 262 vittime nell'incendio di Marcinelle. Noi, giustamente, celebriamo ogni anno la giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, ma è anche necessario che la memoria funzioni come un insegnamento vivo: se lo facciamo ogni anno è perché ogni anno dobbiamo, in qualche modo, aggiornare quell'insegnamento. Quella tragedia diede una spinta, a livello europeo, alla scrittura dell'articolo 48 del Trattato della Comunità economica europea; lo voglio leggere: la libera circolazione dei lavoratori all'interno della Comunità “implica l'abolizione di qualsiasi discriminazione, fondata sulla nazionalità, tra i lavoratori degli Stati membri, per quanto riguarda l'impiego, la retribuzione e le altre condizioni di lavoro”.

Andrebbe applicata al mondo, perché oggi il mondo è fatto ancora di immigrazione per lavorare e sbaglia chi ancora oggi dice, su qualche giornale, che si dovrebbe semplicemente evitare che i nostri giovani vadano all'estero. Vero, ma bisognerebbe garantire la possibilità di migrare sempre per volontà e non per necessità. Questo è il ragionamento che dovremmo fare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Quello era uno Stato sicuramente cinico; fece uno scambio: uomini per carbone, una cosa vergognosa. Ma anche noi facciamo uno scambio: scambiamo uomini per fragole, per pomodori, per pesche. Avviene ancora oggi questo scambio.

Quella spinta, in questo Paese, ci ha portato a inserire, più di dieci anni dopo, nel nostro Statuto dei lavoratori, norme che attuavano la nostra Costituzione, in particolare, gli articoli 3 e 36. Insomma, fu una spinta tragica che, però, fece rendere conto all'Italia e all'Europa che tanto ancora andava fatto in difesa dei diritti e della dignità del lavoro.

Oggi c'è chi dice su qualche giornale che, per evitare che i nostri giovani vadano all'estero, bisognerebbe, per esempio, detassare gli straordinari o abbattere la pressione fiscale sul lavoro; io, invece, credo che sarebbe molto più utile alzare i salari e ridurre l'orario di lavoro. È così che si afferma la dignità del lavoro e che si porta il lavoro al centro della nostra società, anche sulla base dell'insegnamento che possiamo trarre da quello che è avvenuto a Marcinelle nel '56 (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. C'è stato un tempo in cui gli immigrati eravamo noi. Eravamo noi a lasciare l'Italia per andare all'estero in cerca di fortuna o semplicemente di condizioni di vita più dignitose. Eravamo noi quelli che dovevano fare i lavori che non voleva fare nessuno, quelli più faticosi, quelli più pericolosi e, proprio per questo, 136 nostri connazionali persero la vita nel terribile incidente di Marcinelle, l'8 agosto del 1956. Persero la vita 262 persone in quel tragico incidente sul lavoro, di 12 nazionalità diverse. Dopo due settimane di ricerche, quando i soccorritori si arresero, l'ultimo soccorritore, risalendo in superficie, in italiano, disse: “sono tutti i cadaveri”. Non c'era più nessuno da poter salvare in quelle miniere.

Però, l'incidente di Marcinelle cambiò qualcosa. Cambiò qualcosa perché italiani, belgi, persone di altre nazionalità, morirono insieme e quel dolore unì: unì le famiglie ed unì le nazioni, perché quando si soffre, si soffre nello stesso modo. Forse, anche i tanti pregiudizi, i tanti attacchi e le tante discriminazioni, che i nostri connazionali erano soliti subire, si attenuarono; forse, cominciarono ad essere visti con altri occhi.

In quell'incidente si salvarono soltanto 13 persone: una di queste, Mario Ziccardi, qualche anno fa, incontrando l'allora Presidente del Consiglio Renzi, gli donò la lampada con la quale scendeva in miniera a Marcinelle. Ora, Mario Ziccardi non è più con noi, però resta quella lampada che per noi è un monito; un monito a tenere accesa una luce su quelle vittime, sicuramente - un ricordo per le loro famiglie - ma, soprattutto, a tenere accesa la luce per tutti quei nostri connazionali che, negli anni, hanno contribuito a costruire altri Paesi - le strade, i ponti - e che si sono distinti per il loro ingegno e per la capacità economica, assumendo ruoli anche importanti di dirigenza o nella politica.

Però, noi vogliamo ricordare i tanti italiani che magari nei libri di storia non ci finiranno: i loro nomi non finiranno nei libri di storia ma hanno comunque contribuito a costruirla. Pertanto, noi siamo orgogliosi dei tanti italiani all'estero che, allora come oggi, con la loro fatica, con la loro forza, con il loro impegno, con il loro lavoro, rendono lustro al nostro Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, ci sono eventi che non appartengono solo alla memoria e che non restano confinati nel passato. La tragedia della miniera di Marcinelle, dell'8 agosto del 1956, è uno di questi. Ha segnato la storia nazionale ed europea. Ha anche aperto gli occhi su realtà intollerabili ma, soprattutto, ha caratterizzato l'identità di un popolo, quello italiano, un popolo di grandi lavoratori, un popolo di uomini e donne, madri e padri, che hanno sempre profuso tutto il loro impegno per un futuro migliore, per il futuro dei loro figli.

L'Italia, in quella tragedia, ha pagato il prezzo più alto in termini di vite umane: dei 262 minatori vittime del disastro, 136 erano nostri connazionali emigrati all'estero per far crescere il proprio Paese. Questa cifra è stata ricordata più volte, ed è giusto rifarlo in questo momento. Oggi li ricordiamo, riportando la luce sulle esistenze spente nel buio della miniera e sulle condizioni di lavoro inaccettabili. La dignità del lavoro è uno dei valori cardine di una Repubblica come la nostra, che del lavoro ha fatto il proprio pilastro; quel richiamo, che tutti conosciamo, del primo articolo della Costituzione, ci dice e ci ricorda proprio questo, ossia che il lavoro è un diritto e un dovere di tutti, e ognuno deve avere la possibilità di offrire il proprio contributo in base alle proprie capacità e possibilità, ma senza mai perdere la propria dignità.

Onorando le vittime di Marcinelle non possiamo non ricordare coloro che tutt'oggi perdono la vita sul lavoro, consapevoli che ogni volta che ciò accade è un fallimento. Marcinelle è il simbolo della storia del popolo italiano, di un percorso fatto sulle gambe di donne e uomini che hanno portato l'Italia a essere una potenza del G7. Ma commemorare quelle vite vuol dire fare in modo che non accada più, che nessuno più debba accettare condizioni umilianti di lavoro, che nessuno debba rischiare la propria stessa vita sul lavoro. Oggi è un giorno di ricordo, ma la memoria ha senso se è anche monito. Le tragedie si commemorano tutti i giorni evitando che ne accadano ancora, proteggendo il futuro dei figli che quegli uomini hanno garantito con il loro stesso sacrificio.

Oggi è anche un giorno di orgoglio per l'impegno italiano nel mondo, per il lavoro che i nostri immigrati hanno svolto in tutti i continenti portando capacità, competenze e un contributo sostanziale allo sviluppo anche di quei Paesi. L'immagine italiana all'estero ha il volto di questi uomini e donne, è stata costruita grazie alle loro braccia e alle loro gambe, al loro lavoro. La nostra Repubblica è fondata anche sul lavoro di chi ha scelto, con sacrificio e dolore, di lasciare la propria patria. Oggi commemoriamo vittime italiane, ma non possiamo girarci dall'altra parte sapendo che ci sono immigrati che rischiano di rivivere, nel nostro Paese, quanto hanno vissuto i nostri connazionali. Non fermiamoci al ricordo, dunque, commemoriamo le vittime di Marcinelle con il nostro impegno sul fronte della sicurezza e della dignità del lavoro, sul fronte della crescita e delle relazioni internazionali e sul fronte della gestione dei flussi migratori (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente, per questa occasione. La tragedia di Marcinelle richiama più elementi della nostra storia. È stato detto che finì per essere un innesco fondativo del passaggio dalla Comunità economica del carbone e dell'acciaio alla Comunità economica dell'Europa che risorgeva dalle ceneri della tragedia nazifascista. È stata una tragedia sul lavoro. Peraltro, vi furono altre tragedie: Penso a quella di Monongah, nel West Virginia, del 1907, sempre una tragedia mineraria che riguardò 170 lavoratori italiani in prevalenza, in quel caso, molisani che morirono. Ma la tragedia di Marcinelle è carne viva per l'Italia e per l'Europa, e ha due richiami forti - a me capitò, da Sottosegretario, di rappresentare l'Italia l'8 agosto più di una volta - che costantemente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella porta avanti: il primo, è stato detto, è quello sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, fu una grande tragedia di morti sul lavoro; il secondo - e chiudo su quello - è il rispetto per tutti gli emigranti. È stato richiamato quanto le testimonianze, anche di quelle persone, di quelle famiglie - “andavamo, cercavamo un futuro migliore” - in questo scambio audace proposto dalla Repubblica italiana, allora, con il Belgio. Scambiare due esigenze, quella energetica e quella di manodopera, può apparire cinico ma, certamente, fu una scelta consapevole. Il rispetto per chiunque emigra è, e deve essere, il rispetto per chi arriva in Italia esattamente con quello spirito.

L'immigrazione va gestita con rigore e umanità, avendo presente ciò che accadde agli italiani di allora e agli italiani che seguirono in quel paio di decenni, in particolare. Ricordiamo quell'esperienza quando parliamo di immigrazione in Italia. Potrebbe essere utile non solo a stemperare lo scontro ideologico su questo, ma anche a fare scelte molto più razionali e lungimiranti, perché oggi è l'Italia il Paese che ha bisogno non solo di forza lavoro, ma di persone per contrastare un drammatico declino demografico (Applausi).

PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,35, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, la Ministra del Turismo, il Ministro dell'Interno e il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Intendimenti in ordine alla sospensione dei negoziati con le regioni interessate a forme di autonomia differenziata, nelle more della definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e del relativo finanziamento - n. 3-01374)

PRESIDENTE. La deputata Alifano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Santillo ed altri n. 3-01374 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria, per un minuto.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, signora Presidente. Che l'autonomia differenziata danneggi l'intero Paese, l'Italia intera, che rappresenti un salto nel buio per famiglie e imprese, che pregiudichi l'unità dei diritti fondamentali dei cittadini ve l'abbiamo detto e ripetuto più volte in Commissione e in Aula. Ma non ve l'abbiamo detto solo noi dell'opposizione: ve l'ha detto una pletora di giuristi ed economisti, auditi in Commissione; ve l'hanno ripetuto Confindustria, anche tutti i sindacati, Banca d'Italia, ANCI e addirittura la Conferenza episcopale italiana e adesso ve lo stanno dicendo i cittadini italiani con mezzo milione di firme raccolte in pochi giorni, un risultato straordinario.

Qualche crepa, secondo me, si sta aprendo anche all'interno della maggioranza, qualche scricchiolio, qualcuno che dubita della bontà di questo scellerato progetto. Allora noi, Ministro, siamo qui a chiederle: che cosa intende fare? Vuole proseguire sulle intese oppure sospendere le stesse in attesa di determinare e finanziare i LEP, cosa per il vero impossibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Rispondo agli onorevoli interroganti rilevando, in primo luogo, che la legge sull'autonomia differenziata si fa già ampiamente carico delle preoccupazioni da loro manifestate. Essa costituisce attuazione di norme costituzionali e dare seguito a quanto proposto nel quesito comporterebbe il rischio di disattendere una legge appena approvata dal Parlamento.

Nel merito, per la prima volta è stata prevista un'organica disciplina volta alla determinazione dei LEP, per la prima volta è stato previsto un effettivo coinvolgimento delle Camere nella elaborazione delle intese e per la prima volta sono stati introdotti efficaci meccanismi di monitoraggio sull'effettiva osservanza dei LEP e sulle intese.

Non posso che confermare la disponibilità, da parte del Governo, al massimo ascolto di tutti i rappresentanti delle autonomie che hanno manifestato preoccupazioni, tanto di coloro che hanno fatto riferimento all'esigenza che vengano preliminarmente determinati i LEP prima di poter dare avvio a qualsiasi tipo di negoziato, quanto di coloro che hanno manifestato la preoccupazione, diametralmente opposta, per eventuali rallentamenti dei negoziati relativi a materie e ad ambiti di materia diversi da quelli riferibili ai LEP. Per quest'ultimi, com'è noto, la legge di attuazione consente l'avvio, fin da subito, dei negoziati con le regioni e lungo questa strada, appena segnata dal legislatore, il Governo intende procedere.

In conclusione, come si legge in un articolo uscito proprio oggi sul sito dell'Istituto Bruno Leoni, chi attacca il Governo sembra “sostenere che l'autonomia rischi di scassare modalità di erogazione dei servizi pubblici attualmente ineccepibili. Fa sorridere anche solo l'idea che sia l'autonomia a mettere a repentaglio tali servizi”.

PRESIDENTE. La deputata Pavanelli ha facoltà di replicare per due minuti.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, signora Presidente. Ministro Ciriani, mi spiace, ma le sue risposte non ci bastano, perché quello che abbiamo sentito dalla Presidente Meloni è un qualcosa che grida vendetta, perché ha capito lei stessa che occorre fare una riflessione profonda sull'autonomia differenziata, nella visione scellerata proposta dalla Lega con il proprio disegno di legge. Quindi, speriamo che si possa arrivare prima alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni per garantire a tutti gli italiani gli stessi diritti, ma per farlo servono fondi soprattutto se si vuole ambire ai livelli eccellenti delle prestazioni, cosa che meritano tutti i cittadini.

Se non se n'è accorto, è in corso una mobilitazione popolare: le 500.000 firme, che dovevano essere raccolte per richiedere un referendum abrogativo, sono state abbondantemente superate nel giro di pochi giorni. Ma noi non ci accontenteremo e presenteremo il quesito referendario con il sostegno di milioni di italiani, perché, da Nord a Sud, passando per il Centro e per le Isole, hanno capito che è una legge scellerata che porterà l'Italia alla secessione. I cittadini, le cittadine e gli imprenditori meritano di avere un Paese unito ed efficiente; al contrario, l'autonomia differenziata prevede il passaggio di 23 materie e 500 funzioni alle regioni, senza stanziare fondi nemmeno per implementare la forza lavoro di cui necessitano le sedi pubbliche. Che dire del depotenziamento di tutti i Ministeri, sia dal punto di vista economico che legislativo?

Per questo il MoVimento 5 Stelle non intende fare un passo indietro per impedire questa vostra decisione, della quale non siete convinti neanche all'interno della stessa maggioranza. Non è vero, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

(Iniziative in relazione al fenomeno del sovraffollamento turistico, anche al fine di favorire il più ampio accesso al patrimonio culturale e paesaggistico - n. 3-01375)

PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di illustrare l'interrogazione Faraone ed altri n. 3-01375 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria, per un minuto.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Noi di Italia Viva siamo orgogliosi che sempre più turisti stranieri scelgano l'Italia per le loro vacanze, ma godere delle nostre bellezze deve essere un'opportunità anche per i turisti italiani in termini di costi e di disponibilità e, soprattutto, le città non possono diventare inaccessibili e invivibili per i residenti o per chi si sposta per motivi di lavoro, che non trova appartamenti o mezzi di trasporto. Il turismo selvaggio produce disagi ed è un pessimo biglietto da visita per il nostro Paese. Noi non dobbiamo creare la domanda, ma gestire l'offerta.

Le chiediamo, Ministra Santanche', che cosa sta facendo concretamente rispetto al cosiddetto fenomeno dell'overtourism, che sta già mettendo a dura prova le nostre località turistiche.

PRESIDENTE. La Ministra del Turismo, Daniela Garnero Santanche', ha facoltà di rispondere per tre minuti.

DANIELA GARNERO SANTANCHE', Ministra del Turismo. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, il sovraffollamento delle mete turistiche italiane è un fenomeno che va gestito e governato in termini di programmazione. Bisogna puntare a un turismo di qualità e non solo di quantità, perché l'Italia è una Nazione di qualità e non di quantità, perché ciò si lega anche alle politiche di contrasto all'abusivismo e alla diffusione di forme irregolari di ospitalità.

Le parole chiave sono destagionalizzazione e delocalizzare i flussi, innanzitutto mediante la promozione di mete turistiche secondarie, attività sulle quali i miei uffici sono da tempo dedicati. Già con la legge di bilancio per il 2023 è stato istituito, presso il mio Dicastero, un Fondo pari a 34 milioni per finanziare progetti di valorizzazione dei comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti al fine di incentivare interventi innovativi di accessibilità, mobilità, rigenerazione urbana e sostenibilità ambientale a fruizione dei piccoli comuni a vocazione turistica. Le modalità di ammissione al finanziamento sono state oggetto di un mio decreto, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze, adottato nel corso dell'anno 2023, e con il decreto ministeriale 11 giugno 2024 è stata pubblicata la graduatoria dei comuni ammessi e dei relativi importi riconosciuti.

Tra le ulteriori iniziative ministeriali volte a rispondere al fenomeno dell'overtourism, puntando all'obiettivo di destagionalizzare e delocalizzare l'offerta turistica, cito, tra le altre: il Fondo per la realizzazione di progetti di promozione dell'ecoturismo e del turismo sostenibile; il Fondo per i cammini religiosi e l'istituzione del relativo catalogo nazionale; la proposta di legge recante disposizioni per la promozione e la valorizzazione dei cammini d'Italia, recentemente approvata dal Senato in prima lettura; il bando per accrescere la competitività del turismo all'aria aperta, che sta per essere adottato; l'attività di promozione del turismo delle radici, in collaborazione col Ministero degli Affari esteri, rivolta agli italiani residenti all'estero e italo-discendenti.

Infine, in sede di conversione del decreto 18 ottobre 2023, n. 145, il Ministero del Turismo ha voluto l'inserimento di una norma volta a disciplinare locazioni per le finalità turistiche, le locazioni brevi e le attività turistico-ricettive alberghiere ed extralberghiere, prevedendo, innanzitutto, che sia il Ministero ad assegnare a ciascuna di queste strutture un apposito codice identificativo nazionale (CIN) e a detenere e a gestire la relativa banca dati.

Il 6 giugno 2024 ho firmato, a tal fine, il relativo decreto applicativo. È doverosa un'ultima precisazione: ogni iniziativa ministeriale volta a favorire il decongestionamento del turismo italiano e la promozione di un'offerta quanto più diversificata non può in ogni caso travalicare i confini del riparto di competenze tra Stato e regioni, anche se deputata a porre in essere ogni misura utile a garantire la migliore fruizione del proprio patrimonio turistico-culturale.

PRESIDENTE. La deputata De Monte ha facoltà di replicare, per due minuti.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Ministra. Conosciamo tutti l'importanza del turismo e la sua ricaduta economica, però, al tempo stesso, dobbiamo dire che molto è cambiato negli ultimi anni. Negli ultimi 10 anni, 15 nuovi Paesi nel mondo hanno dato avvio a nuovi flussi turistici. C'è un turismo, però, “buono”, che produce ricchezza, e c'è un turismo, al contrario, impattante, troppo impattante, perché abbiamo effettivamente una ricaduta grave, soprattutto sulle città e sui centri storici, e abbiamo addirittura persone che non riescono più a trovare casa perché ci sono affitti troppo alti e non si trovano appartamenti in affitto. Quello che noi riscontriamo - avevamo letto, peraltro, il suo comunicato stampa - è che questa risposta è un po' debole, nel senso che noi sappiamo bene quello che non serve. Non ci serve, innanzitutto, mettere biglietti all'ingresso delle città. Ma le dico anche che non ci serve alzare i balzelli che già oggi esistono, e mi riferisco all'imposta di soggiorno, perché poi gli albergatori sono coloro che mostrano la faccia, che fanno gli esattori, e, alla fine, tutto ricade sulle loro spalle. Quindi, quello che noi chiediamo è un'azione seria, ma non basta il CIN, sugli alloggi turistici, che in Italia sono 600.000. Serve veramente una politica seria sulle località secondarie, perché, alla fine, è proprio questo l'obiettivo, che sappiamo essere molto difficile.

Tuttavia, molto chiaramente, vogliamo anche dire che ci vuole un po' più di coraggio, perché, a proposito di gestione del turismo, non siete neanche riusciti a gestire la questione dei taxi. Infatti, non esiste solamente la lobby dei taxi, esiste anche quella degli albergatori, dei ristoratori e dei commercianti, che hanno un danno dal fatto che si abbia un trasporto pubblico, non di linea, inefficiente. E, dall'altro lato, a proposito di località secondarie, le faccio un esempio, vada a vedere al suo Ministero qual è stata la gestione dell'avviso Montagna Italia e la tempistica che avete adottato: non mi sembra un bell'esempio di come gestire i bandi per la promozione delle località secondarie. Quindi, se questa è la premessa, temo, purtroppo, che un fenomeno più importante, come quello del sovra-turismo, sia difficile da risolvere.

(Elementi e iniziative di competenza in merito alla presenza della criminalità organizzata nel territorio del comune di Pomigliano d'Arco (Napoli) - n. 3-01376)

PRESIDENTE. Il deputato Borrelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01376 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. La camorra non esiste: non è un'affermazione di un pericoloso boss o di qualche decennio fa, ma un'affermazione recente, recentissima, da parte del sindaco di Pomigliano d'Arco, che è stato anche protagonista della rimozione del comandante della Polizia municipale, noto in tutta Italia per la sua battaglia frontale nei confronti della criminalità organizzata. Ma non si ferma qui l'azione di questo sindaco: addirittura, nei confronti del presidente della Commissione antimafia, che non è certamente della mia parte politica, che gli ha detto di essere cauto nei confronti di certe affermazioni, visto che esiste la camorra soprattutto in quel territorio, ha risposto che esisterebbe un dossier, esisterebbero atti presso il Ministero che comproverebbero che a Pomigliano d'Arco la camorra non ci sia più. Quindi, chiedo al Ministro di avere conferma di tale affermazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Le analisi degli apparati investigativi impegnati nell'area metropolitana di Napoli evidenziano situazioni talvolta condizionate dalla presenza radicata di associazioni di natura camorristica. Le stesse analisi rilevano come, in alcune zone, la temporanea assenza di gruppi dominanti possa determinare forme di accesa conflittualità all'interno dei contesti criminali. Si tratta di scenari che impegnano le Forze di polizia e la magistratura a intercettare ogni possibile evoluzione criminale e la capacità di mimetizzazione dei sodalizi camorristici che, in Campania come altrove, tendono sempre più a sostituire l'uso della violenza con strategie imperniate su azioni corruttive e intimidatorie.

Rispetto a questo quadro, l'attenzione del Ministero dell'Interno è massima, sia sul piano della prevenzione e contrasto delle infiltrazioni della criminalità organizzata nell'economia legale sia su quello della tutela delle amministrazioni locali dalle ingerenze mafiose, anche attraverso la costante azione di monitoraggio assicurata sul territorio dalle prefetture. È sufficiente ricordare, a questo riguardo, i 21 scioglimenti per mafia dei consigli comunali, 6 dei quali proprio in Campania, le 19 proroghe, di cui 5 in Campania, adottate sotto questo Governo, nonché le 22 commissioni di accesso attivate presso i comuni, l'ultima delle quali disposta proprio nella giornata di ieri per il comune di Caserta.

Non è da meno il dato relativo ai provvedimenti antimafia interdittivi, adottati dai prefetti nei confronti dei soggetti legati alla criminalità organizzata: ben 129 nella sola città metropolitana di Napoli, nei primi 7 mesi del 2024. È in questo contesto che si collocano alcune recenti iniziative di rafforzamento dello scambio informativo tra le procure distrettuali e le prefetture, e di potenziamento dei gruppi interforze antimafia, volte a rendere ancora più incisiva la lotta all'espansione della criminalità organizzata nelle attività economiche e nelle pubbliche amministrazioni.

Quindi, sulla base dei dati che ho riferito, che testimoniano il costante impegno del mio Ministero e delle sue articolazioni periferiche sul tema, possono, gli onorevoli interroganti, essere sicuri che ogni situazione sarà adeguatamente attenzionata.

PRESIDENTE. Il deputato Borrelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, per il suo tramite, forse la mia domanda non è stata precisa per il Ministro. Io ho fatto una domanda secca: ho domandato al Ministro se a lui risulti, come è stato dichiarato in risposta pubblica all'ANSA al presidente della Commissione antimafia che a Pomigliano non ci sia la camorra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Allora, do io qualche dato, visto che qua si tende a non parlare, non so per quale ragione. Con il Ministro ho avuto un'ottima collaborazione nella battaglia contro il clan Macor: venni in Aula e dissi al Ministro che la trasmissione Report denunciava giustamente che questo clan si era preso uno spazio della Curia. E io riconosco che è stato fatto un lavoro, anche tramite il prefetto, il vescovo di Napoli, il sindaco di Napoli, ed è stato sgomberato. Quindi, avevamo dato notizie corrette. Allora, do io al Ministro delle notizie: Ministro, nella città di Pomigliano d'Arco c'è la camorra. C'è la camorra e, in particolare, secondo le ultime relazioni, sono egemoni i clan Mascitelli e Mazzarella. E c'è un clan che è intervenuto e sta prendendo piede nel campo dell'edilizia, il clan Foria, con il quale si fanno vedere amministratori pubblici. È stato cacciato un amministratore, un comandante di cui dovremmo essere tutti orgogliosi, il comandante Maiello. E questi sono atti concreti che si fanno nella pubblica amministrazione. Quando uno è un simbolo della lotta alla camorra e un sindaco dice che la camorra non esiste, e poi caccia il comandante che fa la lotta alla camorra, è un chiaro segnale alla camorra che noi non possiamo dare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! E voglio esprimere solidarietà ai giornalisti - in particolare, a Neri de Il Mattino - che sono costantemente minacciati perché non devono scrivere della camorra a Pomigliano.

Allora, egregio Ministro - per suo tramite, Presidente -, queste azioni sono molto serie, anche perché si è messa in discussione la credibilità di un esponente altissimo delle istituzioni, il presidente della Commissione Antimafia. Lo ripeto, non è la mia parte politica, ma la serietà nei confronti della lotta alla camorra dev'essere trasversale, univoca. E se un sindaco dice che la camorra non esiste, si fa fotografare con esponenti dei clan e caccia il comandante della Polizia municipale - che, tra l'altro, ha vinto pure il ricorso, l'hanno reintegrato, ma non ha voluto più fare il comandante, chissà perché? Chissà perché? -, noi da qui dobbiamo intervenire con la massima durezza. Nessun sindaco, nessun amministratore, nessun uomo dello Stato può dire che la camorra e la mafia non esistono (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). E, invece, di cacciare chi li combatte, deve mettersi anche lui in prima linea. Questo è quello che le chiediamo, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

(Iniziative in relazione alle condizioni dell'ordine pubblico nella provincia di Verona, con particolare riferimento all'incremento degli organici delle Forze dell'ordine - n. 3-01377)

PRESIDENTE. La deputata Boscaini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01377 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

MARIA PAOLA BOSCAINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, negli ultimi anni, nella città di Verona e nella sua provincia sta aumentando notevolmente la criminalità. Pertanto, vorremmo chiedere se lei può intervenire per incrementare, anche in modo temporaneo, gli organici delle Forze dell'ordine, per contrastare questo aumento di criminalità, ma, in particolare, per contrastare le corse clandestine su arterie importanti, che mettono a serio rischio l'incolumità pubblica.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. La prefettura di Verona dedica periodicamente sedute del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica al fine di predisporre dispositivi coordinati di controllo delle Forze di polizia, sia in chiave di prevenzione che di contrasto a ogni forma di illegalità.

Nei primi 6 mesi dell'anno sono state disposte ben 30 operazioni ad alto impatto nel solo capoluogo, nelle zone e nei quartieri maggiormente esposti a fenomeni criminali e di degrado urbano. In particolare, nell'area della stazione ferroviaria Verona Porta Nuova e nelle zone adiacenti è stato rafforzato il dispositivo di controllo delle Forze di polizia, con il concorso dei militari di “Strade sicure” e della Polizia locale. È stato, inoltre, delineato un percorso di riqualificazione d'intesa con il gruppo Ferrovie dello Stato e con i gestori delle attività commerciali presenti nella zona. L'intensificazione delle attività di controllo nell'area in questione ha consentito di ottenere importanti risultati, testimoniati dalla recente operazione della Polizia di Stato, che ha portato all'esecuzione di ben 33 misure cautelari e 44 misure di prevenzione.

Sul piano del potenziamento degli organici, da gennaio 2023 ad oggi, sono state assegnati alla provincia di Verona 124 nuovi agenti della Polizia di Stato, 132 unità dell'Arma dei carabinieri ed oltre 50 unità della Guardia di finanza. L'azione delle Forze di polizia è costantemente rafforzata anche con servizi straordinari di controllo del territorio, attraverso l'impiego dei Reparti prevenzione crimine, inviati dal Dipartimento della pubblica sicurezza a supporto degli equipaggi della locale questura. Nella provincia di Verona, dall'inizio dell'anno, sono stati 41 gli equipaggi impiegati e 369 gli operatori proprio di quei reparti. A questi si aggiungono i militari, come dicevo, dell'operazione “Strade sicure”, con un'aliquota di 46 unità per la città di Verona, di cui 26 impiegati per la vigilanza presso lo scalo ferroviario, 10 dei quali dallo scorso 5 aprile. Inoltre, dall'inizio di quest'anno, il Ministero dell'Interno ha disposto l'assegnazione alle autorità provinciali di pubblica sicurezza di Verona di 4.325 unità di rinforzo appartenenti alla Polizia di Stato, all'Arma dei carabinieri e alla Guardia di finanza. Si tratta di contingenti aggiuntivi che operano a supporto dei dispositivi pianificati a livello provinciale per ogni particolare esigenza di ordine e sicurezza pubblica. Ulteriori potenziamenti sono stati disposti per la stagione estiva, con l'invio di complessive 42 unità delle diverse Forze di polizia.

Io, comunque, assicuro che la situazione di Verona è alla mia personale e costante attenzione e che prossimamente mi recherò nel capoluogo scaligero per confrontarmi, in sede di Comitato provinciale, con gli amministratori locali, i vertici delle forze di polizia e della magistratura al fine di affinare ulteriormente la capacità di risposta dello Stato alla domanda di sicurezza di quel territorio.

PRESIDENTE. La deputata Boscaini ha facoltà di replicare, per due minuti.

MARIA PAOLA BOSCAINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, ho letto sulla stampa locale che lei sarà a Verona proprio perché ha a cuore questo problema. Onestamente, dobbiamo dire che sia il questore, che il prefetto, che il colonnello provinciale dei Carabinieri sono tutte persone molto sensibili, ma nulla dobbiamo dire agli operatori dell'ordine pubblico, perché hanno un impegno molto importante e svolgono il loro servizio con grande abnegazione. In questo momento, soprattutto nell'area della Transpolesana e nell'area della bassa veronese, c'è bisogno di un'attenzione maggiore, in particolare per le corse clandestine che vengono svolte nelle ore notturne, perché sono strade sempre molto trafficate, non solo di giorno, e ci sono grandi rischi per l'incolumità pubblica. La ringrazio, comunque, della sua attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Iniziative di competenza per il contrasto al fenomeno della violenza sulle donne, con particolare riferimento al funzionamento efficace dei braccialetti elettronici e all'applicazione di misure a tutela della persona offesa - n. 3-01378)

PRESIDENTE. La deputata Onori ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01378 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la cronaca ci parla quotidianamente di casi di violenza contro le donne e del loro senso di abbandono da parte delle istituzioni, donne che arrivano, addirittura, ad affidare ai social media le loro richieste di aiuto e questo, dobbiamo dirlo, nonostante alcune recenti maggiori tutele introdotte a livello legislativo. Un esempio è quello dei braccialetti elettronici usati nell'ambito di misure alternative alla detenzione, che sono, quindi, teoricamente, una buona novità, ma che, nei fatti, non funzionano, perché non ce ne sono a sufficienza e, come denunciato dallo stesso personale di sicurezza, non funzionano. Dunque, la nostra domanda è concreta e ci aspettiamo una risposta altrettanto concreta: quali iniziative intende intraprendere per garantire un numero e un funzionamento adeguato dei braccialetti elettronici e una reale applicazione delle disposizioni, quali la vigilanza dinamica e la verifica dell'obbligo di allontanamento dalla casa familiare da parte degli autori dei delitti in oggetto?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. L'approvazione all'unanimità della legge n. 168 del 2023, cui fanno riferimento gli onorevoli interroganti, su mia iniziativa e dei Ministri Roccella e Nordio, per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica rappresenta un segnale di straordinaria importanza per le istituzioni e per il Paese.

Il Governo, con questo provvedimento, ha inteso rafforzare gli strumenti normativi ed operativi per il contrasto alla violenza di genere e tra gli obiettivi perseguiti vi è quello di rendere più efficace l'attività di prevenzione affidata alle Forze di polizia, al fine proprio di bloccare il ciclo della violenza e di intercettare celermente i segnali di pericolo nell'ambito delle relazioni interpersonali, allo scopo di intervenire tempestivamente. A questo fine è stato ulteriormente esteso l'ambito di applicazione del braccialetto elettronico, in primis, alla misura della sorveglianza speciale, previo consenso dell'interessato e la verifica della fattibilità tecnica, poi alla misura del divieto di avvicinamento, disposto d'urgenza e in via temporanea dal tribunale, in pendenza del procedimento per l'applicazione della misura del divieto o dell'obbligo di soggiorno, poi alla misura coercitiva dell'allontanamento dalla casa familiare.

Ciò posto, evidenzio che dalla Relazione annuale sulle misure cautelari, ex articolo 15 della legge n. 47 del 2015, emerge che i dati sul ricorso al braccialetto elettronico attestano effettivamente un trend in costante aumento dal 2018. Sul piano operativo, il nuovo contratto stipulato dal Ministero dell'Interno, che è esecutivo dal 1° gennaio 2023, per la durata di 45 mesi, prevede la messa a disposizione dell'autorità giudiziaria di 1.200 dispositivi elettronici al mese. Si tratta di un numero di scorte che il Ministero della Giustizia ritiene adeguato alla richiesta di nuove attivazioni, anche considerando l'aumento delle attivazioni richieste dall'autorità giudiziaria in coincidenza con l'entrata in vigore della citata legge n. 168.

Circa le problematiche connesse al sistema di monitoraggio effettuato con l'ausilio dei braccialetti elettronici, al fine di individuare soluzioni condivise delle criticità riscontrate, presso il Viminale è operativo da alcuni mesi un Gruppo di lavoro interforze, con la partecipazione anche del Ministero della Giustizia. In tutti i casi di malfunzionamento dei dispositivi si è provveduto alla loro sostituzione e, relativamente alle criticità riconducibili alla connessione di rete e ai tempi di attivazione e disattivazione degli stessi, il suddetto tavolo tecnico ha individuato le possibili soluzioni, che sono state veicolate al fornitore ai fini di un miglioramento del servizio.

PRESIDENTE. La deputata Bonetti ha facoltà di replicare, per due minuti.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per questa risposta. Ci perdonerà se ci diciamo non pienamente soddisfatti rispetto alla richiesta di concretezza, nel senso che il riferimento alla citata legge n. 168 del 2023, come lei può ben immaginare, ci era noto, essendo lo stesso testo da voi presentato già varato dal Governo precedente, che vedeva, in particolare, la Ministra Lamorgese, con cui lei ha proficuamente collaborato nella stesura di questo testo, la Ministra Cartabia e la sottoscritta. I mesi che si sono attesi per riportare all'approvazione questa stessa legge hanno mancato delle risposte.

Quello che, però, noi oggi le chiediamo e le richiediamo è: in merito a questi 1.200 braccialetti, allo stesso numero che già contatti precedenti avevano individuato, ma ricordo che nel periodo COVID si erano aumentati con ulteriori 1.700 unità, quanti oggi sono stati destinati? Quante donne - e nel rapporto con i prefetti questo lei ce lo doveva dire - sono state soggette ad un'eventuale vigilanza dinamica, come lei ha ricordato? Con quale efficacia di provvedimento, attraverso anche quei percorsi di formazione che la stessa legge n. 168 prevede e dei quali oggi noi non abbiamo contezza?

La Commissione femminicidio ha fatto un lavoro importante di ricognizione nell'ambito del testo unico, ma è evidente che ancora le violenze che vengono denunciate e non denunciate oggi presenti nel nostro Paese richiedono un ulteriore impegno, che il Governo deve vivere e sul quale noi, oggi, dall'opposizione, tuttavia, confermiamo pienamente la disponibilità a collaborare.

(Elementi in merito all'entità degli sbarchi e dei rimpatri degli immigrati irregolari - n. 3-01379)

PRESIDENTE. La deputata Bordonali ha facoltà di illustrare l'interrogazione Iezzi ed altri n. 3-01379 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria, per un minuto.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, grazie alle iniziative adottate da questo Governo, ma, soprattutto, grazie al suo diverso approccio nella gestione del fenomeno migratorio, il nostro Paese può vantare risultati eccezionali per il drastico calo degli arrivi illegali, non solo rispetto al 2023, ma anche rispetto al 2022.

I bilaterali con i Paesi d'origine, la collaborazione con i Paesi di transito, ma anche le iniziative legislative, a partire dal cosiddetto decreto “Cutro” per arrivare al decreto immigrazione, stanno funzionando. Vorremmo sapere, signor Ministro, alla luce di questi interventi, quali siano i risultati ad oggi conseguiti con riguardo al numero degli sbarchi e dei rimpatri degli immigrati irregolari in Italia e nei Paesi di transito (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. I dati sugli arrivi via mare dei migranti effettivamente registrano non solo una forte diminuzione rispetto allo scorso anno, pari a circa il 63 per cento ad oggi, ma anche una flessione del 20 per cento circa rispetto al 2022, anno in cui era in carica il precedente Governo. Questi importanti risultati sono il frutto di strategiche linee di azione dell'esecutivo orientate al contrasto del vergognoso traffico di migranti, al più rigoroso rispetto delle regole in materia di migrazione e alla realizzazione di una più efficace collaborazione con i Paesi di origine e transito dei flussi, non limitata al solo incremento della fornitura di dotazioni strumentali e alle attività formative del personale impiegato nel contrasto che pur sono necessarie. Stiamo, infatti, promuovendo e sviluppando progettualità finalizzate alla promozione di rimpatri volontari assistiti dai Paesi di transito attraverso un approccio di stampo totalmente innovativo, in accordo con organismi internazionali, come OIM, UNHCR, vengono infatti offerte già in Libia e in Tunisia delle alternative che consentano di riaccompagnare i migranti nei Paesi di origine, aiutandoli a reinserirsi nel tessuto economico e sociale. Nei primi sei mesi del 2024 sono stati quasi 9.000 i rimpatri assistiti: 5.111 dalla Libia e 3.800 dalla Tunisia. Come esempio virtuoso di cooperazione bilaterale, voglio ricordare quella con la Costa d'Avorio, dove mi sono recato più volte, che si è estesa a più settori e ha consentito un drastico calo delle partenze di migranti. Sul piano dell'immigrazione irregolare di assoluta importanza è lo strumento del rimpatrio forzoso di coloro che non hanno titolo a rimanere in Italia. Dall'inizio dell'anno, sono stati 3.080 i migranti rimpatriati con un aumento del 20 per cento rispetto al 2023.

Stiamo lavorando con l'obiettivo di aumentare ulteriormente il numero effettivo dei rimpatri, rendendo più celeri le procedure di espulsione ed elevando il numero dei posti disponibili nei CPR, sia attraverso la realizzazione di nuove strutture che attraverso il ripristino della piena funzionalità di quelle già esistenti. È evidente che il contrasto all'immigrazione irregolare richiede una forte cooperazione a livello internazionale e un nuovo impulso sul piano normativo europeo. Per questo, nel corso della riunione informale dei Ministri della Giustizia e degli Affari interni dell'Unione europea tenutasi a Budapest nel mese di luglio, ho espresso l'auspicio che la nuova legislatura si concentri sul tema delle indagini finanziarie per contrastare le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di migranti. È una questione che sarà al centro del G7 dei Ministri dell'Interno che si terrà in autunno in Italia.

Il traffico di esseri umani è un crimine contro l'umanità e l'azione di contrasto deve restare una priorità per l'Italia e per l'Unione europea. In quest'ambito, il nostro Paese è e sarà in prima linea sul piano operativo, favorendo l'adozione di strumenti giuridici sempre più adeguati, come dimostrano i dati degli arresti degli scafisti che dall'inizio dell'anno sono stati 144, a fronte dei 128 dell'analogo periodo del 2023 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Bordonali ha facoltà di replicare.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie Presidente e grazie Ministro. Siamo estremamente soddisfatti, anche perché dai dati che lei ci ha appena dato possiamo constatare che, quando ci sono volontà e capacità, i risultati si raggiungono. E lei lo sta dimostrando.

Sta dimostrando a tutto il Paese che quel famoso fenomeno migratorio, quell'immigrazione irregolare: non parlo degli anni in cui c'era il Ministro Salvini nei quali si erano raggiunti ottimi risultati nel contrasto all'immigrazione clandestina, ma dopo Salvini, ahimè, ci furono quegli anni bui, dove ci veniva detto che non si riusciva a contrastare un'immigrazione irregolare. Invece, lo sta dimostrando, lei non ha fatto le chiacchiere degli anni passati, ma ha dimostrato che sono fatti. Anni di chiacchiere che hanno permesso l'invasione di immigrati irregolari. Immigrazione che, come lei ha detto, è andata a ingrassare, oltre ai trafficanti di esseri umani, che sono quelli che combattiamo noi, anche tutte quelle associazioni, quelle cooperative che hanno sempre lucrato sull'accoglienza.

Quindi, signor Ministro, l'azione del Governo, l'azione del Parlamento che ha approvato quel “decreto Cutro”, quel decreto immigrazione che hanno permesso che si arrivasse a questi risultati stanno certificando che il lavoro che state facendo e che stiamo facendo dà grandi risultati e dobbiamo continuare con quel lavoro. Anche perché, signor Presidente, è un risultato che possiamo a ascrivere a questo Governo e all'Italia perché, ahimè, fino ad oggi l'Europa ci ha ancora abbandonato. Speriamo nel prossimo futuro di avere qualche supporto dall'Europa, però stiamo dimostrando che l'Italia, anche da sola, se ha la volontà e la capacità, ce la può fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Risultati delle politiche del Governo in materia migratoria, anche in vista di ulteriori iniziative in campo internazionale volte a contrastare la migrazione irregolare e il traffico di esseri umani - n. 3-01380)

PRESIDENTE. Il deputato Sbardella ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-01380 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

LUCA SBARDELLA (FDI). Grazie Presidente. Signor Ministro, sin dall'atto del suo insediamento, il Governo Meloni ha posto forte attenzione al problema dell'immigrazione clandestina. Il tema è stato da subito posto nei principali consessi europei e le proposte italiane che prevedono di affrontare il problema all'origine, bloccando i movimenti primari, sono ormai ampiamente condivise in Europa. Il Governo italiano si è reso protagonista del contrasto all'immigrazione irregolare, contribuendo alla firma di diverse intese tra l'Unione europea, da una parte, e Paesi come l'Egitto, la Tunisia e l'Albania, dall'altra. Queste intese, finalizzate alla protezione delle frontiere, alla lotta ai trafficanti e ai rimpatri e, al tempo stesso, volte ad agevolare l'immigrazione irregolare, hanno portato indiscutibilmente a notevoli riduzioni di flussi migratori irregolari, in particolar modo per quanto riguarda il Mediterraneo centrale. Per questo, ci interessa sapere quali sono le valutazioni sui risultati conseguiti e se siano allo studio ulteriori iniziative in campo internazionale per aumentare il contrasto all'immigrazione irregolare e fermare i trafficanti di uomini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Come ho già avuto modo di evidenziare prima, il calo del numero degli arrivi via mare dei migranti è il frutto di precise iniziative che il Governo ha messo in campo per riportare la gestione del fenomeno migratorio in una cornice di piena legalità; tutto questo, all'interno di una più ampia e articolata strategia di rapporti di collaborazione con i Paesi a vocazione migratoria sviluppato dal Presidente Meloni sul piano europeo ed internazionale. L'obiettivo principale è quello di incidere sulle cause profonde che alimentano i flussi migratori, promuovendo il sostegno alla crescita economica e sociale dei Paesi di partenza e progettando investimenti di ampio respiro, a medio e lungo termine, che potranno trovare un efficace coordinamento nell'ambito del Piano Mattei. Per la parte più specifica di mia competenza, abbiamo intensificato, sia a livello bilaterale che multilaterale, la collaborazione con i Paesi di origine e transito dei flussi migratori, in particolare Libia e Tunisia, per il rafforzamento proprio delle loro capacità operative di contrasto dell'immigrazione illegale via terra e via mare.

Accanto a tali azioni di cooperazione tecnica, di polizia finalizzate al contrasto del traffico dei migranti, stiamo lavorando, come pure ho già avuto modo di sottolineare, per potenziare i rimpatri volontari assistiti dalla Libia e dalla Tunisia verso i Paesi di origine, con la collaborazione delle più importanti organizzazioni umanitarie. Credo che i cali degli sbarchi degli ultimi mesi siano anche ascrivibili a questa specifica iniziativa che rappresenta un importante salto di qualità nell'approccio alla complessiva gestione del fenomeno migratorio.

Inoltre, non va trascurato come l'aumento del numero effettivo dei rimpatri forzosi di coloro che non hanno titolo a rimanere sul territorio nazionale possa determinare un effetto di deterrenza rispetto alle partenze dei migranti e a pretestuose richieste di asilo e a ricorsi privi di fondamento. In questa direzione, si muove il progetto di realizzazione di una struttura di trattenimento in Albania e le iniziative legislative di questo Governo con cui sono state introdotte specifiche misure per rendere più celeri le procedure di espulsione, per ampliare la rete dei centri di permanenza dei rimpatri sul territorio nazionale.

A livello europeo, resta cruciale mantenere alta l'attenzione sul fenomeno migratorio e l'approvazione del nuovo Patto sulla migrazione e l'asilo rappresenta un passaggio decisivo della complessiva strategia del Governo e di governo dei flussi, che dovrà essere accompagnata da un'azione comune sempre più strutturata e proiettata sulla dimensione esterna rafforzando in modo particolare le progettualità per i rimpatri volontari assistiti dai Paesi di transito verso i Paesi di origine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Sara Kelany ha facoltà di replicare.

SARA KELANY (FDI). Grazie Presidente, grazie Ministro, anche a nome di tutti i sottoscrittori di questa interrogazione, mi dichiaro ampiamente soddisfatta della risposta. Mi permetto, insomma, semplicemente di far presente che le motivazioni che hanno condotto al poderoso flusso migratorio che abbiamo dovuto affrontare nel 2022, che si è protratto poi anche nel 2023, dipendono da fattori esogeni, concomitanti ed eccezionali che voi vi siete trovati a dover affrontare. Una situazione quasi senza precedenti, dal conflitto russo-ucraino, passando per l'instabilità nel Sahel fino, appunto, all'instabilità dei Paesi di partenza e di provenienza: Libia, Tunisia e adesso, da ultimo, anche l'Egitto. Ecco, questa situazione ha determinato un flusso talmente poderoso che, quasi negli ultimi anni, non si era mai verificato. Ed ecco, le soluzioni che il Governo Meloni ha trovato sono state proprio quelle di trattare la questione della cooperazione con i Paesi di provenienza, con i Paesi di partenza per trovare, appunto, soluzioni strutturali al fenomeno migratorio e ciò in soli due anni, io voglio ricordare anche che la curva è in netta flessione dall'ottobre del 2023; è una curva in netta flessione dall'ottobre del 2023, oggi registra il picco che lei ha segnalato - meno 63 per cento degli sbarchi sul nostro territorio, più 20 per cento dei rimpatri - e quindi voglio dire che tutte le soluzioni che il Governo ha messo in campo per raggiungere questo risultato evidentemente stanno portando ai risultati che abbiamo appena ascoltato.

Siamo certi che continuerete su questa strada, i risultati che oggi potete raccontare sono solo l'inizio di un percorso, che è lungo e che sicuramente dovrà vedere ulteriori attività anche nel medio periodo, ma avete, fino a oggi, ampiamente dimostrato di saper affrontare la problematica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Chiarimenti in ordine alle criticità, anche in termini di risorse umane e finanziarie, relative alla realizzazione dei centri per i migranti in Albania - n. 3-01381)

PRESIDENTE. La deputata Bonafe' ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01381 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Il 22 maggio, con i colleghi Orfini, Amendola e Mauri ci siamo recati in Albania per verificare lo stato di avanzamento dei lavori del nuovo centro di detenzione per i migranti che il Governo sta realizzando. Abbiamo ritenuto nostro dovere farlo, perché costerà al contribuente italiano più di 800 milioni di euro.

Ora, vorrei tornare però un attimo sulle date. Il nuovo centro avrebbe dovuto essere pronto non oltre il 20 maggio, questo era stato detto dal Governo; il 5 giugno – e, badate bene, data non casuale, prima delle elezioni - la Presidente del Consiglio si è recata in Albania, dicendo che dal 1° agosto sarebbero arrivati i primi migranti. Ora siamo al 7 agosto e non ci sono i migranti, e non solo, viene detto che il terreno è paludoso e, quindi, c'è bisogno di nuovi lavori di consolidamento e, dunque, noi crediamo anche di nuove risorse.

E allora, Ministro, non sarebbe più onesto ammettere il fallimento di una politica che lede i diritti delle persone, che costa al contribuente italiano un miliardo e che già oggi prevede il dislocamento delle forze dell'ordine a presidiare una struttura di fatto deserta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Come ho già detto, i dati sugli arrivi dei migranti via mare - meno 63 per cento rispetto al 2023 e meno 20 per cento rispetto al 2022 -restituiscono in maniera inequivocabile i risultati raggiunti dal Governo, grazie a iniziative ad ampio raggio di carattere normativo, operativo e di cooperazione internazionale. A ciò si aggiunge il dato positivo sui rimpatri di coloro che non hanno titolo a rimanere sul territorio nazionale, che registra un aumento del 20 per cento rispetto allo scorso anno.

In questo contesto, il Protocollo sottoscritto con l'Albania risponde perfettamente alle esigenze di prevenzione e contrasto dei flussi migratori irregolari e al contestuale rafforzamento del sistema di sicurezza del territorio nazionale. L'obiettivo che si intende perseguire con il Protocollo è quello di gestire un cospicuo numero di procedure accelerate di frontiera, che a partire da gennaio 2026 - è bene sempre ricordarlo - costituiranno un obbligo per gli Stati membri, in virtù del nuovo Patto sull'immigrazione e sull'asilo. Aggiungo che l'attenzione riservata pubblicamente al progetto, da 15 Paesi europei e dalla stessa Unione europea, è la maggiore riprova del valore sperimentale e innovativo di un'iniziativa che si prefigge di contrastare l'immigrazione illegale, senza incidere sulle garanzie dei diritti fondamentali delle persone.

Detto questo, evidenzio che il costo complessivo del progetto è riferito all'arco dei cinque anni, parliamo quindi di circa 160 milioni di euro l'anno. Si tratta di un investimento che consentirà di abbattere le spese della gestione dell'accoglienza, che, a oggi, sono pari a circa 1.700.000 euro l'anno, che il Governo in carica ha ereditato da epoche precedenti, caratterizzate da arrivi massicci e incontrollati di migranti. L'attuazione del progetto, quindi, ha subito un ritardo di alcune settimane per problemi tecnici legati alle condizioni geologiche del terreno, che hanno richiesto un'attività di verifica e consolidamento, e all'ondata prolungata di caldo anomalo, che ha determinato un necessario rallentamento dei lavori a tutela della salute degli stessi lavoratori impegnati sul posto (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Mauri ha facoltà di replicare.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Ma, guardi, Ministro, se io le dicessi che la sua risposta è insufficiente e inadeguata, le farei un complimento, perché noi ci siamo concentrati, nella nostra interrogazione, sulla questione della tempistica soprattutto, e lei semplicemente non ha risposto. Devo dire, non è in linea con il resto del Governo, perché sia il Presidente del Consiglio che il Sottosegretario alla Presidenza si sono esercitati più volte nello spostare la data. Dai documenti ufficiali avrebbe dovuto essere il 20 maggio, poi è andato a giugno, poi a luglio, poi ad agosto e adesso non si sa.

Questo è il vostro modo di lavorare e cioè eludere le questioni che vi vengono poste, non rispondere alle domande e provare - come ha fatto lei qui, oggi, rispondendo, diciamo, al coro che si è alzato dagli altri partiti - a ripetere sempre gli stessi dati, provando a incensarvi e a darvi le pacche sulle spalle. Guardi, qui c'è un tema, voi non potete pensare di prendere in giro le persone dicendo - come ha fatto lei, adesso - che i costi relativi all'Albania, che si aggireranno sul miliardo, siano costi che vengono sottratti ai costi complessivi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista); quelli sono soldi che voi buttate via per un'operazione esclusivamente demagogica e ideologica.

La vostra è propaganda, le cose che voi volete fare in Albania - con serissimi rischi dal punto di vista dei diritti umani - si potrebbero fare, si sarebbero potute fare, si stanno facendo ogni giorno in Italia. Invece di buttare i soldi in Albania, mettete quei soldi per le Forze dell'ordine, per il sistema di accoglienza, per il sistema di integrazione e di inclusione, è quello il modo per garantire un vero sistema di accoglienza utile a chi è accolto e utile alle comunità ospitanti. Questo dovrebbe essere il mandato di un Governo, non fare la propaganda.

Guardi - e chiudo - l'intervento precedente della collega Kelany, di Fratelli d'Italia, è stato corretto in un passaggio molto rilevante, e cioè la collega le ha detto che l'aumento dei flussi del 2022 e del 2023 ha ragioni esogene, cioè esterne, esterne al nostro Stato, che nulla hanno a che fare con la legislazione, con le vostre leggine, perché, se le vostre leggine fossero state talmente importanti i flussi si sarebbero ridotti subito e invece, nel 2023, si sono registrati i picchi più alti degli ultimi anni. Perché? Perché non siete capaci di gestirla? No - quello è vero, ma non c'entra - ma perché i motivi sono talmente più ampi, talmente più forti - quelli che poi spingono le persone a lasciare le proprie case e a rischiare la vita - che non dipendono dalle piccole scelte di Stati nazionali e non dipendono nemmeno dalla vostra propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative di competenza volte a garantire la trasparenza e l'efficacia della gestione dei rifiuti speciali, anche alla luce dell'incendio sviluppatosi presso il comprensorio militare di Persano (Salerno) - n. 3-01382)

PRESIDENTE. Il deputato Bicchielli ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01382 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, nella serata del 30 luglio, 6.000 tonnellate di ecoballe che provenivano dalla Tunisia hanno preso improvvisamente fuoco, nel comprensorio militare di Persano; ecoballe che la mattina dopo dovevano essere trasferite, che non dovevano trovarsi lì da anni, un danno incalcolabile. Erano ecoballe che erano state mandate in Tunisia, la Tunisia le ha rimandate indietro, fu arrestato il Ministro dell'Ambiente tunisino all'epoca, perché erano rifiuti pericolosi, rifiuti speciali.

Ecco, la procura di Potenza a febbraio ha aperto un'inchiesta: ci sono stati 16 arresti ed è stato arrestato un funzionario della regione Campania. Noi siamo estremamente preoccupati per la gestione dei rifiuti in Campania e le chiediamo, come rappresentante del Governo e come Ministro dell'Ambiente, quali intenzioni ha per garantire la trasparenza nella gestione e nella tracciabilità di questi rifiuti speciali.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere per tre minuti. Prego, Ministro.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, Presidente. Un grazie agli interroganti. Con riferimento all'episodio occorso il 30 luglio e richiamato dagli onorevoli interroganti, è opportuno rassicurare circa le operazioni di messa in sicurezza del sito a seguito dello spegnimento dell'incendio, terminate nel pomeriggio del 5 agosto. Restano da effettuare i rilievi ambientali, nonché le operazioni di bonifica e di rimozione, a cura degli enti competenti, su cui il Ministero vigilerà.

In merito al quesito relativo alla gestione dei rifiuti speciali, riteniamo che sia fondamentale la digitalizzazione e la tracciabilità dei processi. A tale proposito, con decreto del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, n. 59 del 2023, è stata normata la disciplina del sistema di tracciabilità dei rifiuti e del Registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti, anche noto come RENTRI, del quale si sono definiti altresì l'organizzazione e il funzionamento. Il decreto definisce un nuovo paradigma in tema di tracciabilità, volto a rendere fruibile e funzionale la trasmissione e l'acquisizione, naturalmente, al RENTRI dei dati ambientali relativi al ciclo e alla gestione dei rifiuti.

Il tema della tracciabilità, in questi anni, ha assunto una particolare valenza, in quanto strumento necessario a combattere fenomeni di criminalità organizzata nell'ambito dello smaltimento illecito. A sostegno di questo principio si è perciò introdotto l'utilizzo di sistemi informatici condivisi, volti alla diffusione dei dati ambientali riferiti al settore rifiuti. La conoscenza dei dati è anche l'elemento strategico fondamentale per l'attuazione delle politiche di economia circolare. Si rammenta, al riguardo, che l'adesione a tale sistema risulta obbligatoria, a decorrere dal dicembre 2024, anche per produttori di rifiuti pericolosi e per gli enti e le imprese che raccolgono o trasportano rifiuti pericolosi a titolo professionale o che operano in qualità di commercianti e intermediari di rifiuti pericolosi.

In qualità di organo preposto al controllo, il Ministero si avvale, per l'espletamento di tale funzione, di ISPRA, che svolge l'attività di vigilanza su produttori, trasportatori, intermediari e gestori di impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti. A mero titolo di esempio, si citano le attività afferenti all'analisi chimico-fisica finalizzata alla corretta attribuzione del codice dell'elenco europeo dei rifiuti. In tale sistema si inseriscono anche i controlli effettuati dalle Forze armate e di Polizia, che, con i reparti di specifica competenza, implementano un sistema efficace ed efficiente a garanzia della protezione e della tutela dell'ambiente e della salute.

PRESIDENTE. Il deputato Bicchielli ha facoltà di replicare per due minuti.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie signora Presidente. Signor Ministro, noi ci riteniamo soddisfatti per le rassicurazioni sul futuro della gestione dei rifiuti pericolosi. Questo Governo - come lei ha ripetuto e come ci ha detto - col decreto n. 59 del 2023 ha normato proprio la tracciabilità. Grazie anche per garantirci la sua vigilanza sulla vicenda di Persano, vigilanza che è mancata, però, da parte degli enti locali, da parte della regione Campania, e noi siamo indignati per questo. La regione Campania aveva garantito da anni la messa in sicurezza e i vertici della regione, purtroppo, avevano definito “quattro imbecilli” gli amministratori e i cittadini che protestavano contro la presenza delle ecoballe in quel sito.

La Campania, purtroppo, rimane e resta la Terra dei Fuochi, anche per queste gestioni. Addirittura, i vertici regionali parlavano di soddisfazione per le conclusioni delle gare per la rimozione di queste ecoballe e parlavamo di anni e anni fa.

Quindi, mi faccia ringraziare i tanti ragazzi, i tanti militari, i tanti Vigili del fuoco, che sono intervenuti. Cinque giorni per spegnere quell'incendio, però credo che la politica regionale abbia delle gravissime responsabilità. I vertici regionali dormivano - sicuramente dormivano - e credo che devono prendere atto e fare, tutti quanti, un passo indietro (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 82, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2002.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2002​)

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2002.

Ricordo che, prima della sospensione, è stato da ultimo respinto l'ordine del giorno n. 9/2002/76 Zanella.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/77 Bonelli, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole ove riformulato.

Collega Bonelli, accoglie la riformulazione? No e chiede di votare l'ordine del giorno.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/77 Bonelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/78 Fratoianni, su cui il parere è favorevole con riformulazione. Accoglie la riformulazione? No e chiede di votare.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/78 Fratoianni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/79 Ghirra, su cui il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare la collega Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Io intervengo per chiedere al Governo di rivedere il parere negativo su questo ordine del giorno. Vedete, noi, durante la discussione generale e anche ieri negli interventi sulla fiducia, abbiamo criticato questo decreto, sottolineando che, pur avendo le caratteristiche di necessità e urgenza, in questo caso non risponde alle criticità e alle problematiche del sovraffollamento nelle nostre carceri, al problema delle strutture fatiscenti, al problema del benessere e della salute delle detenute e dei detenuti, cosa che spesso comporta i tentati suicidi. Infatti, ne abbiamo contati oltre 800 nello scorso anno e quest'anno siamo arrivati a 64 suicidi.

In questo contesto drammatico abbiamo un problema ulteriore, cioè che solo il procuratore della Repubblica può disporre l'autopsia sui corpi delle persone che perdono la vita all'interno delle carceri. È accaduto, ad esempio, anche in Sardegna, e cito i casi di Erik Masala a Bancali, nel carcere di Sassari, o di Stefano Dal Corso a Massama, Oristano, dove i familiari si devono battere per poter ottenere l'esame autoptico sui cadaveri dei propri cari. In questi casi, è stata confermata la tesi suicidaria, però ci sono altre situazioni non chiare. Noi crediamo che l'obbligatorietà dell'autopsia, salvo che la famiglia si opponga motivatamente, sia la strada giusta per sgomberare il campo da qualsiasi potenziale dubbio e tutelare sia le persone che perdono la vita all'interno delle carceri sia gli agenti di Polizia penitenziaria e i dirigenti. Quindi, ci sembra incredibile un parere contrario su un ordine del giorno che chiede di valutare l'opportunità di disporre l'obbligatorietà dell'autopsia. Noi abbiamo depositato a marzo una proposta di legge su questo tema. Io davvero chiedo al Governo di rivalutare il parere per poter avere un esito positivo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/79 Ghirra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/80 Dori, su cui il parere è favorevole con riformulazione.

Collega Dori, mi dice prima se accoglie la riformulazione? No, non l'accoglie e chiede di parlare. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. No, non accolgo la riformulazione, ma, in realtà, Presidente, noi dovremmo anche un po' metterci d'accordo su cosa si intende con riformulazione, perché, come nel caso specifico, nel momento in cui arriva il Governo e toglie tutte le premesse e riscrive completamente anche l'impegno a quel punto uno si chiede che cosa si intende con riformulazione. Allora, tanto vale non perdere nemmeno il tempo: il Governo arriva qui, mette sul tavolo un po' di ordini del giorno, un po' sparsi, li prendi un po' a caso, un po' come se fosse Babbo Natale, e poi se va bene, bene, perché oggettivamente questa non è una riformulazione ed è il motivo per cui non posso accettare.

Qui stiamo parlando di un tema che è passato un po' troppo sotto silenzio, che è il tema della giustizia riparativa. Tuttavia, c'è un articolo di questo decreto-legge, che è l'articolo 7, che parla di giustizia riparativa. Io ricordo che il primo a porre il tema della giustizia riparativa con una disciplina organica è stato il Ministro e ora collega Orlando. Era il 2016 con gli Stati generali dell'esecuzione penale. A seguito di ciò ci fu uno schema di decreto legislativo che, ricordo bene, abbiamo bocciato, purtroppo, all'inizio della scorsa legislatura, come schema di decreto legislativo appunto nella scorsa legislatura. Dopodiché, ho depositato anche, sempre nella scorsa legislatura, una proposta di legge sulla mediazione penale minorile e, poi, è arrivata la riforma Cartabia. Da lì, il decreto legislativo n. 150 del 2022 e disciplina organica della giustizia riparativa.

Qui, oggi, con questo decreto-legge, all'articolo 7, cominciamo a smantellare la giustizia riparativa, ancora prima che tutta la riforma sia stata attuata. Non si sa ancora bene di questi centri di giustizia riparativa. Ci sono i comuni che ci chiamano e dicono: ma a che punto è il Ministero? Adesso vedremo se risponderà almeno a un'interrogazione, per capire a che punto è la riforma della giustizia riparativa. Ma qui si comincia a smantellare, perché evidentemente la maggioranza non comprende esattamente la natura della giustizia riparativa, che non è un premio né uno sconto e non c'è nessuna premialità né nessun automatismo premiale. La giustizia riparativa è un percorso anche molto complesso e molto impegnativo, perché costringe il reo, l'autore del fatto penalmente rilevante, a guardare negli occhi le ferite che ha prodotto, le ferite sociali e le ferite personali. È un percorso molto complicato e non c'è nessuna scorciatoia. Quindi, davvero è un errore assolutamente grave.

Ricordo che la giustizia riparativa si basa su un principio fondamentale, che è quello della volontarietà. Chi vuole può partecipare e la vittima stessa, se non vuole, non partecipa al percorso di giustizia riparativa e, quindi, non ci sarà nessun effetto anche rispetto al reo. Per questo non posso accettare questa riformulazione, ma soprattutto è inaccettabile che il Governo cominci a smantellare una riforma così importante (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Prendo atto che la collega Di Biase intende sottoscrivere l'ordine del giorno.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/80 Dori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/81 Zaratti, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, previa riformulazione. Onorevole Zaratti, accoglie la riformulazione?

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Presidente, vorrei riascoltare la riformulazione, se è possibile.

PRESIDENTE. Sottosegretario, può rileggere la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2002/81 Zaratti, per favore?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Lo accantoniamo.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/82 Piccolotti, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, previa riformulazione.

L'onorevole Piccolotti dichiara di non accogliere la riformulazione e chiede che l'ordine del giorno sia posto in votazione.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/82 Piccolotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/83 Borrelli, sul quale il Governo ha espresso parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, cito testualmente, perché voglio che resti agli atti. Vorrei capire per quale ragione il Governo abbia ritenuto di bocciare un ordine del giorno che “impegna il Governo a ripensare l'indirizzo generale in materia di giustizia finora seguito, che affianca l'introduzione di nuove inutili fattispecie di reato a inefficaci politiche deflattive della popolazione carceraria, intervenendo invece mediante l'introduzione di puntuali e limitate fattispecie di reato volte a reprimere fenomeni di particolare allarme sociale, prevedendo, ad esempio, misure specifiche nei confronti di coloro che pubblicamente, durante manifestazioni, trasmissioni pubbliche o attraverso strumenti informatici, telematici o mediante l'utilizzo di social network fanno propaganda, celebrano o lodano fatti o atti delittuosi commessi da un'associazione criminale o di un gruppo avente le caratteristiche e le finalità indicate all'articolo 416 e 416-bis del codice penale”.

Adesso, mi sarei aspettato una riformulazione. Il Governo dice: no, per noi, i rave party sono stati una priorità e quindi difendiamo il decreto. Ma contrastare l'apologia, inneggiare pubblicamente o lodare le azioni della mafia, della camorra o della criminalità organizzata, noi di AVS ritenevamo fosse un tema comune al Parlamento.

A questo punto, visto che abbiamo presentato anche una legge sull'apologia di mafia e di camorra, la domanda sorge spontanea e fa pendant col fatto che, oggi, il Ministro Piantedosi ha ritenuto di non rispondermi, nonostante l'intervento anche del presidente della Commissione antimafia Colosimo, sul fatto che un sindaco afferma oramai tranquillamente che la camorra non esiste più.

È circa un anno che con il collega Bonelli stiamo facendo una battaglia, ma sembra che il problema della camorra stia diventando un problema estetico. A questo aggiungo che non combattiamo l'apologia. Le risorse e la capacità delle Forze dell'ordine e della magistratura vengono ridotte e, addirittura, chiudiamo le caserme. Voglio ricordare che, nell'ultimo anno e mezzo, nella provincia di Napoli - l'ho già detto una volta, ma lo voglio ricordare - sono state chiuse cinque caserme dei Carabinieri, l'ultima il 1° maggio, quando dovremmo festeggiare la festa dei lavoratori e, invece, festeggiamo la chiusura delle caserme, peraltro, in un territorio come quello di Torre del Greco, il quarto comune più popoloso della Campania. La domanda è: perché bocciate quella che dovrebbe essere una battaglia comune, ossia combattere, anche sui social network, tutti questi delinquenti, criminali e soggetti che inneggiano alla criminalità organizzata? Invito la maggioranza e il Governo a riflettere su questa cosa, perché una cosa è riformulare, un'altra cosa è bocciare un'azione che riteniamo debba essere frontale, perché si sta diffondendo l'idea che inneggiare alla malavita organizzata sia un fatto da grandi uomini: non è ammissibile che lo Stato permetta ciò.

Voglio ricordare un'ultima cosa circa l'omicidio di Francesco Pio Maimone, ragazzo ucciso per sbaglio da un delinquente che, a Mergellina, ha preso la pistola e, mentre litigava con una persona, ha sparato e colpito questo ragazzo che si trova lì per caso; questo ragazzo faceva il pizzaiolo e a 18 anni ha perso la vita. Durante il processo per l'omicidio, hanno scoperto che tutta la famiglia di criminali aveva nascosto la pistola che lui ha utilizzato.

Sapete cosa è successo? L'ho già raccontato l'altra volta, ma voglio fortemente che venga messo agli atti e che venga ricordato questo episodio. La sorella, agli arresti domiciliari, perché anche lei delinquente, il giorno che iniziò il processo, fece un video su TikTok dicendo “noi non abbiamo paura dello Stato; non ce ne frega proprio”.

Venni qua in Aula per segnalare questa cosa a fine seduta e il Presidente di turno della Presidenza della Camera dei deputati segnalò la cosa e, per fortuna, le Forze dell'ordine andarono a prenderla. Quella donna, il giorno in cui iniziava il processo, in cui c'era una famiglia che piangeva, faceva il video su TikTok, inneggiando alla camorra e sbeffeggiando lo Stato.

Per questo, deve esserci il reato di apologia di camorra e mafia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/83 Borrelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/84 Mari, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, previa riformulazione. L'onorevole Mari dichiara di non accogliere la riformulazione e chiede che l'ordine del giorno sia messo ai voti.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/84 Mari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/85 Gadda, sul quale il Governo ha espresso parere contrario. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/85 Gadda, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/86 Faraone, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, previa riformulazione. L'onorevole Faraone dichiara di accogliere la riformulazione e chiede che l'ordine del giorno sia messo ai voti.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/86 Faraone, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 70).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/87 Marattin, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, previa riformulazione. L'onorevole Marattin dichiara di non accogliere la riformulazione e chiede che l'ordine del giorno sia messo ai voti.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/87 Marattin, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/88 Boschi, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, previa riformulazione. L'onorevole Boschi dichiara di non accogliere la riformulazione e chiede che l'ordine del giorno sia messo ai voti.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/88 Boschi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/89 De Monte, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, previa riformulazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scarpa. Ne ha facoltà.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Brevemente in dichiarazione di voto, per annunciare l'astensione del gruppo del Partito Democratico a questo ordine del giorno. Non tanto perché non siamo favorevoli a maggiori investimenti sugli ICAM, ma perché, coerentemente con la proposta di legge Siani e, come detto nel dibattito precedentemente, pensiamo che il luogo più adatto per le madri detenute e per i loro figli sia un luogo che assomigli il meno possibile al carcere, quindi, delle case famiglia protette. Per questa ragione, ci asterremo dalla votazione di questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/89 De Monte, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/90 Del Barba, su cui il parere del Governo è favorevole con riformulazione. La riformulazione è accolta, onorevole Del Barba? No, dunque passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/90 Del Barba, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/91 Bonifazi, su cui il parere del Governo è favorevole con riformulazione. Accoglie la riformulazione? No, dunque passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/91 Bonifazi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/92 Gruppioni, su cui il parere del Governo è favorevole con riformulazione. Accoglie la riformulazione? No, dunque passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/92 Gruppioni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/93 Giachetti, su cui il parere del Governo è favorevole con riformulazione. Accoglie la riformulazione? No, dunque passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/93 Giachetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/94 Montaruli, su cui il parere del Governo è favorevole con riformulazione. Accetta la riformulazione? Bene, dunque proseguiamo.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2002/95 Enrico Costa, su cui il parere del Governo è favorevole con riformulazione. Collega Costa, mi dice se accoglie la riformulazione?

ENRICO COSTA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Io accolgo la riformulazione e voglio spiegare…

PRESIDENTE. Chiede di votare?

ENRICO COSTA (AZ-PER-RE). Chiedo di votare e voglio spiegare le ragioni di questo ordine del giorno, a mio giudizio molto significativo. Noi abbiamo oggi il 25 per cento dei detenuti in custodia cautelare. Oggi abbiamo parlato pochissimo di questo tema della custodia cautelare, perché c'è una parte di questo Parlamento che si occupa moltissimo dei detenuti condannati in via definitiva e pochissimo dei presunti innocenti che sono in custodia cautelare.

Ritengo che, invece, ci sia una dignità complessiva delle persone detenute da tenere in considerazione. Ora, mi rivolgo alla maggioranza e all'opposizione, perché qua mi pare che ci siano dei principi costituzionali fatti valere a singhiozzo, ma vanno invece apprezzati nel loro complesso. Alla maggioranza evidenzio che la certezza della pena non significa certezza del carcere, e questo è un aspetto importante; inoltre, quello di rieducazione della pena è un principio essenziale e fondamentale.

All'opposizione - al resto dell'opposizione - però evidenzio anche che non c'è soltanto un principio di garantismo da tenere in considerazione post condanna definitiva, come sta emergendo oggi, ma ci sono delle garanzie processuali da affrontare quando la persona è presunta innocente.

Secondo me, il tema della presunzione di innocenza è sacrosanto e fondamentale, e vengo alle ragioni dell'ordine del giorno. Oggi noi abbiamo delle esigenze cautelari per mettere in carcere una persona prima del processo, che sono: pericolo di fuga, pericolo di reiterazione del reato e pericolo di inquinamento delle prove. Mi soffermo sul pericolo di reiterazione del reato. Io dico, ma se una persona è incensurata, cioè non ha mai commesso reati per lo Stato, come è possibile che per quel fatto contestato, per il quale è presunta innocente, si possa avvalorare, si possa concretizzare una prognosi puntuale di reiterazione del reato?

Forse è un ragionamento complesso, ma penso che giuridicamente possa essere apprezzato, non dico nell'ordine del giorno, a cui mai deve essere applicata l'esigenza cautelare del pericolo di reiterazione del reato, ma occorre un bilanciamento e riprendo anche un po' il tema del quesito referendario che è stato sostenuto da buona parte di queste forze politiche parlamentari. Allora, ci sono delle esigenze di sicurezza, di incolumità pubblica, di sicurezza privata e pubblica che devono essere tenute in considerazione, dei reati di grave allarme sociale che devono essere tenuti in considerazione. Però, è necessario fare un bilanciamento e il bilanciamento deve essere fatto dal legislatore. Oggi noi abbiamo delle misure cautelari che possono sostituire benissimo la custodia cautelare in carcere o gli arresti domiciliari, che dovrebbero rappresentare l'extrema ratio.

Cosa chiedo al Governo come atto di indirizzo? E ringrazio il Sottosegretario Ostellari di aver apprezzato, perché la riformulazione del Governo tiene conto del principio. Io chiedo di fare una rivalutazione di questo tema delle esigenze cautelari; non può essere quello lo strumento in tutte le indagini, in tutte le inchieste, in cui la custodia cautelare in carcere o i domiciliari consentono la privazione della libertà prima del processo. Deve essere fatto, ripeto, un bilanciamento.

Oggi, invece, l'abuso di custodia cautelare poggia tantissimo su questa lettera c) dell'articolo 274. Spero che, oltre all'atto di indirizzo, questo si possa poi concretizzare in un emendamento successivo.

L'ultimo cenno lo faccio sul DDL Nordio, perché vorrei collegarmi a questo. Sono passati 28 giorni dall'approvazione parlamentare definitiva del DDL Nordio e non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, secondo me è un qualcosa che non sta né in cielo né in terra, perché la volontà parlamentare deve essere salvaguardata (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Intervengo solo per chiedere, se l'onorevole Costa è d'accordo, di poter sottoscrivere, come gruppo, l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Casasco intende sottoscrivere l'ordine del giorno. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà per i due minuti e mezzo residui.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per suo tramite, Presidente, come abbiamo tentato di spiegare all'onorevole Costa, non c'è nessun pregiudizio da parte nostra ad una discussione nel merito sull'applicazione e l'uso delle misure cautelari. Quello che assolutamente non tolleriamo, non possiamo tollerare - ed è il motivo per cui voteremo contro questo ordine del giorno - è che si faccia riferimento, anche nella riformulazione, a quanto già fatto, alle iniziative adottate con il DDL Nordio, quello, appunto, come veniva ricordato, non ancora pubblicato. Mi verrebbe da dire, però, che bisogna ricordarci di quello che è stato fatto lì, perché nulla in quel DDL Nordio riguarda l'applicazione delle misure cautelari; c'è un tribunale collegiale che entrerà in vigore fra due anni e che metterà in paralisi i piccoli tribunali, e c'è un interrogatorio preventivo di cui non si capisce né la natura, né le modalità e né come verrà applicato. Mi pare che l'indirizzo non sia assolutamente quello che dice l'onorevole Costa. Dispiace poi che faccia riferimento alla non firma del DDL Nordio come lesione delle prerogative parlamentari; così come non abbia avuto la stessa accortezza nel difendere le prerogative parlamentari questa mattina, dopo il cambio di parere del Governo rispetto a quanto il Governo aveva già deciso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà per un minuto e 42 secondi.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signora Presidente. Noi, ovviamente, siamo disponibili a discutere di riforme e delle misure alternative alle misure cautelari. Però, guardi, non ci giriamo intorno, ieri il Vice Premier Salvini ha incontrato a Roma l'ex presidente della regione Liguria e ha annunciato lo scudo penale per gli amministratori e per i politici. Fatto strano che adesso ci siano tre ordini del giorno che, in maniera discriminatoria, cosa prevedono? Prevedono, di fatto, una sorta di scudo per i reati di allarme sociale o di sicurezza pubblica, poi qualcuno ci dovrà spiegare quali sono. Qual è, alla fine, la conseguenza di tutto ciò? È che chi prende tangenti o è accusato di corruzione ha un trattamento, mentre chi è accusato di vendere 10 grammi di fumo se ne va in carcere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Questa è la vostra giustizia, onorevole Enrico Costa, è la giustizia dei potenti contro i deboli!

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

ANGELO BONELLI (AVS). E su questo noi, come Alleanza Verdi e Sinistra, siamo contrari (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Noi voteremo, chiaramente, contro questo ordine del giorno e, per il suo tramite, voglio pure dire alle forze di maggioranza in primis e al collega Costa di non provare a strumentalizzare un momento drammatico nelle carceri per fare l'ennesimo regalo ai colletti bianchi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché l'ordine del giorno è ritagliato su misura per i colletti bianchi, per una manciata di colletti bianchi. Io l'ho capito, lo capisco che tutto quello che unisce quella zona lì, quell'area lì, sul carcere vede una sola priorità, che è quella di sottrarre al carcere i colletti bianchi, l'ho capito, me lo confermate ad ogni passo.

Ieri vi ho detto che state costruendo un carcere classista e oggi mi date una conferma di questo genere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nevi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE NEVI (FI-PPE). Intervengo per sottoscriverlo, a nome del gruppo di Forza Italia, se l'onorevole Enrico Costa è d'accordo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere all'onorevole Enrico Costa di poterlo sottoscrivere, a nome del gruppo di Italia Viva, fatta eccezione per l'onorevole Giachetti, che poi interverrà sul prossimo ordine del giorno, e anche per segnalare, per quanto riguarda il gruppo di Italia Viva, che questo ordine del giorno è coerente con altre iniziative analoghe che ha assunto l'onorevole Costa negli ultimi due anni, che noi abbiamo sostenuto e che prescindono dalle vicende giudiziarie di questi giorni e dall'attualità politica ma che sono coerenti con un'idea di extrema ratio del carcere e degli arresti domiciliari in generale, per qualunque soggetto e per qualunque persona. Inoltre, è anche coerente con l'impegno profuso, che può non essere condiviso, legittimamente, da altre forze politiche, per il referendum sulla giustizia poco tempo fa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/95 Enrico Costa, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 78).

Per le vie brevi i colleghi Calderone e Bellomo ci hanno fatto sapere che accettano la riformulazione. A questo punto gli ordini del giorno n. 9/2002/96 Calderone e n. 9/2002/97 Bellomo diventano identici e, quindi, li voteremo congiuntamente.

Ha chiesto di parlare il collega Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signor Presidente. Io chiedo, intanto, la cortesia di poterli sottoscrivere e vorrei anche ringraziare i colleghi Calderone e Bellomo e anche, ovviamente, il collega Costa. Vorrei riversare poche parole in questo momento, cercando di ragionare su come forse la politica avrebbe bisogno di fare un passo in avanti e il passo in avanti potrebbe farlo se provasse a uscire dalla lotta tra schieramenti e provasse a capire che cosa sta succedendo e come sia nell'interesse di tutti, anche del collega De Luca, la possibilità di non trovarci in determinate situazioni.

Io penso che la vicenda del governatore Toti sia il culmine dell'involuzione e del degrado del sistema democratico di questo Paese. Noi abbiamo un terzo dei detenuti in attesa di giudizio. Vorrei informare, attraverso di lei, la collega D'Orso che un terzo di questi, anzi la metà di questo terzo, vengono statisticamente assolti e non sono tutti colletti bianchi; sono persone che sono buttate in galera e in galera non dovrebbero stare. Non c'è una norma per i colletti bianchi; c'è una norma che deve stabilire se la custodia cautelare si può continuare a utilizzare in questo modo. Però, c'è di più, perché mi chiedo se noi possiamo ritenere accettabile non che parta un'azione giudiziaria nei confronti di un governatore, ma se noi possiamo arrivare al fatto che il governatore per poter avere la libertà deve dimettersi su richiesta del magistrato. Stiamo superando il limite della tollerabilità con una cosa del genere (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE)!

Io dico e prego tutti di riflettere su questo, anche coloro che in questo momento si beano di quello che sta succedendo, perché c'è un passato, perché c'è il collega Del Turco, c'è il collega Pittella e c'è il collega Storace (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Sto parlando di tutte le persone che si sono dovute dimettere e che poi sono state giudicate innocenti. C'è il collega Lombardo che, inquisito per reati di mafia nel 2012, è stato assolto dopo 10 anni e si è dovuto dimettere, e potrei parlare di Uggetti e di tanti altri. Il principio che noi dobbiamo rivendicare qui dentro, al di là se questo accada a chiunque qui dentro, deve essere quello che in galera ci si va soltanto come prevede la Costituzione, cioè per atto motivato del giudice e con caratteristiche ben identificate e che, ovviamente, non c'è scudo. Io non sono d'accordo con lo scudo. Si facciano tutte le attività giudiziarie, ma non si può arrivare a chiedere - anzi ricattare - all'inquisito di dare le dimissioni per ottenere la libertà, perché questo non spetta al giudice. Nella motivazione e in quello che è accaduto è successo esattamente questo: per poter riavere la libertà, su richiesta, di fatto, del magistrato, che lo ha messo nero su bianco, Toti si è dovuto dimettere.Io penso che questo sia il livello di degenerazione assoluto dopo Mani Pulite (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Il gruppo di Noi Moderati ha chiesto di sottoscrivere.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Vedete, io credo che l'anormalità, la “l” apostrofo anormalità, sia che in un Paese civile, di fronte a un arresto e di fronte a evidenze criminose così palesi, non si doveva passare neanche un minuto nel continuare a occupare la presidenza di una regione e per dignità etica, politica e morale ci si doveva dimettere istantaneamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

E allora…

PRESIDENTE. Colleghi, adesso sta parlando il collega Ricciardi. Chiunque di voi voglia intervenire, come sapete, ha la piena facoltà di farlo. In quest'Aula c'è chi parla e gli altri ascoltano.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Siete la parodia di quello che c'era prima. Una volta facevate le leggi ad personam, adesso fate gli ordini del giorno ad personam (Commenti del deputato Enrico Costa).

PRESIDENTE. Collega, lei si deve rivolgere alla Presidenza. Prego.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Presidente…

PRESIDENTE. Stavo riprendendo l'Aula per farla parlare e almeno abbia la pazienza di attendere. Adesso poi, se parla, si rivolga a me. Prego.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). C'è una parte di maggioranza qui che mi contesta, non mi fa parlare.

PRESIDENTE. Collega, ho detto più volte - e adesso lo ripeto, così almeno quando lei ricomincia, parla - che chiunque vuole prendere la parola ha la piena facoltà di farlo. Però, mentre parla il collega Ricciardi dovete stare in silenzio. Collega Ricciardi, prego continui.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Allora, nelle motivazioni del GIP io non capisco cosa si vuole andare a riformare, da rendere più stringente. Come si fa, di fronte a motivazioni che dicono che traspare, in modo evidente, la sistematicità del meccanismo corruttivo reiterato in un notevole arco temporale? Ma più di così cosa deve fare una persona? Ma cosa deve fare (Proteste dei deputati Enrico Costa e La Salandra)?

PRESIDENTE. Colleghi! Collega Enrico Costa! Non è un dibattitto…

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Sono le motivazioni del GIP. Sono le motivazioni…

PRESIDENTE. Colleghi, ve l'ho già detto: chiunque di voi vuole intervenire alza la mano e chiede la parola. Adesso basta, comincio a richiamare all'ordine. Collega Ricciardi, prego.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Allora (Commenti del deputato Enrico Costa) … Basta! Però, Presidente, qui davvero o si richiama, perché non è che si può parlare e ogni 30 secondi…

PRESIDENTE. Collega Enrico Costa, lei ha già parlato e se vuole naturalmente, se ha residuato del tempo, può farlo (Proteste del deputato Enrico Costa). Non può: non funziona così, non è un dibattito che funziona così in quest'Aula. Rispettiamo le regole che ci siamo dati. Collega Ricciardi, continui e gli altri stiano in silenzio. Prego, collega Ricciardi (Proteste del deputato Enrico Costa). Collega Enrico Costa, la richiamo all'ordine! Collega Enrico Costa, l'ho appena richiamata all'ordine. Dopo due richiami si va fuori.

Collega Ricciardi, prego.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Io ho riportato quelle che sono delle motivazioni in risposta alle argomentazioni del collega Giachetti, a cui noi, però, riconosciamo una coerenza, una battaglia che fa a 360 gradi per i diritti dei carcerati. Noi su alcune sue posizioni, ovviamente, non ci riconosciamo, ma a lui riconosciamo sicuramente una coerenza.

Ciò, però, che davvero fa specie è la maggioranza che nei confronti dei poveracci, come sempre, vorrebbe buttare via la chiave e vederli marcire in galera, mentre nei confronti dei potenti è sempre garantista e vorrebbe sempre vederli in libertà. Questa è la realtà, questo è ciò che accade. Quindi, noi voteremo contrariamente su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. I colleghi Bof e Della Vedova chiedono di sottoscrivere.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellomo. Ne ha facoltà.

DAVIDE BELLOMO (LEGA). Grazie, signora Presidente. Io credo che l'aforisma che quando non si capisce di una cosa è meglio tacere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) sia l'esempio classico di quello che è accaduto poco fa. Se si leggesse l'ordine del giorno si capirebbe che non si fa riferimento al merito della questione, perché nessuno in quest'Aula e nessuno nel Paese sa se il governatore Toti ha commesso o meno quei fatti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Lo stabilirà il tribunale, lo stabiliranno le sentenze e, solo allora, potremo dire che il governatore Toti ha commesso un reato.

Il tema è diverso. Per ottenere una custodia cautelare, bisogna fare in modo che esistano determinati requisiti, tra cui la reiterazione del reato. Ma se io dico che, solo perché esercito quella funzione, automaticamente posso reiterare il reato, significa che chiunque venga indagato per quel fatto, per un fatto nell'esercizio della propria funzione, deve per forza essere detenuto. Questo è quello che ha detto il GIP nella sua ordinanza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Tant'è che, nel momento in cui si è dimesso, la sua ordinanza dice: non può reiterare il reato, e quindi tu puoi uscire. E questo è contro il diritto, è contro la legge ed è contro lo spirito della norma (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE)!

Allora, chiedo a tutti quanti, perché se qualcuno di noi è accusato di corruzione nell'esercizio della funzione… Poniamo il caso che qualcuno vi accusi di avervi portato 1 euro come parlamentari, significa che voi potete (Proteste del deputato Riccardo Ricciardi)

PRESIDENTE. Collega Riccardo Ricciardi, lei non può lamentarsi perché altri la interrompono mentre parla e poi fare lo stesso (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro) -MAIE). Colleghi, non c'è bisogno di applaudire.

Prego, collega Bellomo, continui.

DAVIDE BELLOMO (LEGA). Ciò significa che il processo lo deve fare al di fuori dal Palazzo, cioè si deve dimettere. Allora, vi pongo una riflessione. Io non faccio distinzioni se è il governatore, piuttosto che l'ultimo cittadino, ma nel momento in cui si contesta la reiterazione, bisogna avere fatti concreti, non l'esercizio della funzione per la quale sono indagato. Altrimenti, in ogni reato che commetto, se sono un pubblico funzionario e sono accusato di corruzione, è perché ho commesso quel reato, o meglio, sono accusato di quel reato, che è una distinzione enorme. Allora la riflessione che vi pongo è: vi sembra normale?

PRESIDENTE. Si rivolga sempre alla Presidenza, collega.

DAVIDE BELLOMO (LEGA). Vi sembra normale che debba aspettare il mio giudizio da detenuto, se continuo a esercitare la funzione? E poi la politica è altro; può venir meno la maggioranza politica, ma questa è altra cosa. Ma se ho un obbligo di dimissioni per essere libero, è un problema. E questo non ha né colore politico, né alcuna ingerenza rispetto a chi lo commette (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calderone. Ne ha facoltà.

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Presidente, signori colleghi, da giurista trovo veramente sorprendenti l'atteggiamento e le parole utilizzate nel Parlamento italiano. È stato letto uno stralcio di un'ordinanza, sono state lette tre righe per affermare che il governatore Toti si doveva dimettere.

Questo è un fatto inaccettabile, perché il nostro sistema e la nostra Costituzione prevedono che non si è colpevoli fino a sentenza definitiva. Dietro a un arresto, ci può essere e tante volte c'è stata - ed è questo che sorprende - un'ingiustizia. E, allora, in tutta onestà, scrutando le nostre anime e scrutando il nostro sentire, vi sembra corretto - da un punto di vista, prima ancora che giuridico, etico - che un cittadino, che è stato eletto democraticamente ed ha avuto il suffragio di migliaia di cittadini, magari per un errore che poi si dimostrerà tale… Ricordo la vicenda del governatore siciliano Lombardo, dopo 10 anni assolto e portatore di un fardello terribile, come quello di essere un concorrente esterno in un'associazione mafiosa, il quale si è dimesso, ha lasciato il mio popolo, la mia terra, senza governatore, per essere assolto! Aprite bene le orecchie: assolto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)!

Sapete - e concludo - qual è la differenza tra noi e voi? Che noi per il sindaco di Torino non abbiamo chiesto (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe - Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Collega, si rivolga alla Presidenza.

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Non abbiamo chiesto le dimissioni! Perché è innocente fino a prova contraria, fino a sentenza definitiva! E questi colletti bianchi sono il carattere distintivo tra noi e voi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Colleghi, ripeto che bisogna rivolgersi alla Presidenza. Ormai, nel deserto.

Ha chiesto di parlare la collega De Monte. Ne ha facoltà. Ha 3 minuti e 50.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Innanzitutto, per chiedere al collega di poter sottoscrivere il suo ordine del giorno, ma anche per aggiungere qualche considerazione, perché quanto ho sentito poco fa dai banchi dei 5 Stelle, francamente, per me è inascoltabile. Infatti, non può essere che, come ben diceva il collega, dalla lettura dell'ordinanza cautelare si possa pensare che una persona sia colpevole. Vorrei dire due cose. Noi spesso citiamo la Costituzione, perché è la Costituzione più bella del mondo e il 2 di giugno la consegniamo ai diciottenni, però ci dimentichiamo che l'articolo 27 prevede che l'imputato non è considerato colpevole fino alla sentenza definitiva. Allora, aggiungo che i nostri costituenti, saggiamente, dopo i primi 12 princìpi fondamentali della Costituzione, come prima libertà, tra tutte, potevano inserire la libertà di manifestazione del pensiero, ma hanno inserito la libertà personale. E uno può dire: in fin dei conti, anche in uno stato di detenzione, uno è libero certamente di pensare. Eppure, se è considerata come precondizione per tutte le altre libertà, come snodo di tutte le altre libertà, questo non ce lo possiamo dimenticare. Allora io dico: il garantismo non è né di destra, né di sinistra, è semplicemente nella Costituzione. Quindi, io trovo veramente scandaloso che qualcuno si alzi per dire che qualcuno si deve dimettere semplicemente perché c'è un'ordinanza cautelare. E se questo è successo, cioè se un presidente di regione ha ritenuto di doversi dimettere, allora dobbiamo prendere atto semplicemente di una cosa: che questo è, prima di tutto, il fallimento dello Stato. E questo non è accettabile (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Prendo atto che il collega Candiani sottoscrive l'ordine del giorno.

Ha chiesto di parlare il collega Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Le avevamo chiesto di sottoscrivere e sottoscriviamo, come gruppo, l'ordine del giorno. A me dispiace quando, in quest'Aula, i fatti giudiziari, che sono fatti personali, diventano fatti politici e ideologizzati, perché si deve avere sempre lo stesso atteggiamento, a prescindere dal colore di chi viene indagato.

Nella scorsa legislatura, il leader di uno dei partiti che in quel momento erano al Governo, fu indagato, perché girava ai suoi Ministri una serie di SMS in cui chiedeva e diceva: ho attivato i miei Ministri. Parliamo di Beppe Grillo. Nessuno in quest'Aula ha mai chiesto le dimissioni o detto che allora si doveva dimettere (Proteste del deputato Tucci)

PRESIDENTE. Collega Tucci, lei ha chiesto di parlare e parlerà quando avrà la parola. Collega Tucci, le do la parola tra poco. Prego, collega Bicchielli.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Visto che voi siete per la legalità, visto che voi siete un partito che parla di legalità, se si ha un leader indagato, secondo me, visto che questo è il vostro metodo, si doveva dimettere immediatamente. A noi fa piacere che la vicenda sia stata archiviata. Abbiamo atteso. Nessuno in quest'Aula ha chiesto le dimissioni di Grillo. Conte, in quel momento, aveva a disposizione i Ministri di Grillo. E credo che il rispetto delle persone, ancor prima della politica, dovrebbe essere il punto centrale per far funzionare quest'Aula. Infatti, a me dispiace dirlo, ma muovere l'odio nei confronti di persone che sono ricattate e chiuse, è la cosa più brutta che si possa avere in un'Aula parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Tucci. Ne ha facoltà.

RICCARDO TUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Presidente, tendenzialmente - lo sanno anche i miei colleghi - sono abbastanza garantista (Commenti) e, quindi, non sarei neanche così contrario a quanto c'è scritto in quest'ordine del giorno. Ma mi viene da ridere, anzi, forse, da piangere, quando sento, non tanto il collega Giachetti, che ha una sua posizione definita, ma questa maggioranza parlare e riempirsi la bocca di garantismo.

Loro sono gli stessi che, quando si è dovuto trattare - il collega Ricciardi poco fa ha nominato i poveri - di attaccare una norma a livello politico, aiutandosi, facendo leva sulle decine, centinaia di inchieste dei percettori di reddito di cittadinanza abusivi (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non ci hanno pensato un minuto ad abolire una legge che salvaguardava i poveri; lì hanno voluto attaccare per fare un danno politico a noi, fregandosene del fatto che hanno portato la povertà ai livelli più alti mai visti negli ultimi 20 anni; lì il garantismo lo hanno dimenticato, lì erano tutti colpevoli, era tutta gente che percepiva il reddito di cittadinanza indebitamente, lì non si sono preoccupati di vedere che fine facevano le inchieste, lì hanno solo pensato ad abolire la legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Allora dico, questo garantismo lo avete quando conviene a voi e, poi, quando ci sono le altre questioni lo mettete da parte? Questa è la differenza. Ecco perché mi viene da piangere a sentire questa maggioranza che in alcun modo si è preoccupata di difendere gli ultimi e ha abolito una norma solo perché c'era qualche inchiesta, che poi è finita, andate a vedere i numeri, anche lì, andate a vedere i numeri. Avete abolito la legge: sapete quanti sono i percettori di reddito di cittadinanza accusati di averlo percepito indebitamente che, poi, sono usciti assolti? Avete mai visto questi dati o vi limitate solo a guardare i dati che convengono a voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà, per due minuti e mezzo.

MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Scopro che il collega Bellomo…

PRESIDENTE. Colleghi, c'è troppo caos. Prego.

MARCO LACARRA (PD-IDP). Scopro che il collega Bellomo, in pochi mesi, ha fatto marcia indietro e mi fa piacere. Qualche mese fa, si è recato dal prefetto Piantedosi per chiedere lo scioglimento del comune di Bari, pur non essendoci un avviso di garanzia a carico del sindaco e degli amministratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

I suoi colleghi, in consiglio regionale, hanno presentato mozioni di sfiducia contro il presidente Emiliano, che non è mai stato indagato, che non ha mai avuto avvisi di garanzia, che ha rischiato la vita, minacciato più volte dalla criminalità organizzata, che ha portato in spalla la bara di Rosario Livatino, perché suo compagno di lavoro. Voi avete presentato la sfiducia e oggi, di fronte a un presidente arrestato, invece, vi ergete a difensori del garantismo. Mi fa piacere che abbiate cambiato idea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

E guardate che avevo qualche perplessità, perché anche io sono a conoscenza di abusi che sono stati fatti in alcuni casi dalla magistratura contro personaggi politici che, poi, hanno dovuto interrompere la loro carriera. La questione va posta, ma non nel modo in cui la ponete voi, perché ci sono, innanzitutto, i rimedi processuali, che mi pare Foti non abbia assolutamente portato avanti con un ricorso in Cassazione, che non è stato fatto. Poi, nel caso di specie, se volete cambiare la norma sui requisiti che sono previsti per l'applicazione della misura cautelare, potete farlo, nessuno vi impedisce di farlo, non attraverso un ordine del giorno, perché neppure voi siete convinti della circostanza che quei requisiti vadano cambiati, perché la reiterazione del reato è in re ipsa rispetto alla funzione che una persona ricopre ed è evidente che il rischio della reiterazione è collegato al ruolo che si ricopre.

In ogni caso, perché non mandate gli ispettori? Siete maggioranza. Se il GIP, al quale state facendo il processo con questo ordine del giorno, ha sbagliato, ci sono gli strumenti per verificare la correttezza di quei comportamenti. Fatelo. Quest'ordine del giorno è aria fresca, non serve a niente, non serve certamente a migliorare la condizione o ad evitare che ci siano errori giudiziari - e concludo -, ma semplicemente è un modo per dire a Toti (devo stare attento, perché potrei sbagliare nell'indicazione del nome): siamo con te, non ti preoccupare, anche se hai sbagliato, noi, però, in Parlamento faremo sentire la nostra voce. Mi sembra una cosa totalmente fuori luogo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova che, per mio errore, pensavo volesse sottoscrivere, invece non sottoscrive, così resta agli atti, e vuole intervenire. Prego, collega Della Vedova.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Non sottoscrivo, ma voteremo a favore per alcune ragioni. Quando sento i colleghi evocare le inchieste in corso e i faldoni spesso copiosi e ben corredati di intercettazioni delle procure, io, che ho qualche anno in più, non posso che pensare a una frase scritta sul Corriere della Sera da Leonardo Sciascia esattamente 41 anni fa, il 7 agosto del 1983. Mentre lo stesso giornale su cui scriveva Sciascia, tutti i giornali, i media erano invasi dai dettagli forniti dalla procura dell'attività delinquenziale di Enzo Tortora, Sciascia scrisse: “E se Tortora fosse innocente? Sono certo che lo è”. In quel caso, come in tantissimi altri casi, non aveva ragione la procura, in quel caso aveva ragione Leonardo Sciascia.

Siamo in Liguria, pensiamo al caso di quel vigile urbano che ha occupato i telegiornali, quel signore che era stato accusato di timbrare in déshabillé. È stato per mesi, in Liguria, l'emblema dei “furbetti del cartellino”, eccetera. Gli hanno restituito la dignità umana, personale - non era un politico -, 15 giorni fa, dopo avergli distrutto la vita.

Quindi, sarei molto più prudente ad invocare da parte nostra i faldoni delle procure per dare giudizi sommari. Concordo con il fatto che sulla detenzione preventiva, per quel che mi riguarda, da sempre, prima di Tangentopoli, una riflessione vada fatta. Detto questo, però, e chiudo, signora Presidente, lo dico ai colleghi che si sono molto accalorati, e li capisco, su questo ordine del giorno -, il garantismo a singhiozzo anche no. Le cose che abbiamo ascoltato questa mattina, le cose che abbiamo ascoltato sui rom, i post anche di oggi, di questo pomeriggio, di un Vice Presidente del Consiglio, il buttare la chiave, sempre e soltanto invocare aumenti di pena e nuovi reati non possono stare nelle stesse pagine di un discorso in cui si invoca il garantismo per chiunque, Toti o altro.

Se non superiamo questo, cari colleghi del centrodestra, non arriveremo a nulla, se non a una polarizzazione inutile di una discussione sulla giustizia e, anche sulla carcerazione preventiva, a misure certamente rigorose, ma più civili e più rispettose della prescrizione costituzionale dell'innocenza fino a prova contraria (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà, per 3,20 minuti circa.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, signora Presidente. Io voglio ribadire che non si può legiferare per categorie di persone, come abbiamo detto stamattina, ma le norme dovrebbero essere generali ed astratte, sia le norme che incriminano, sia quelle che sono poste a tutela della salvaguardia della libertà.

Orbene, l'articolo 274 del codice di procedura penale già prevede, in modo esaustivo, i casi in cui può essere disposta una misura cautelare; la massima, la più afflittiva è quella in carcere. Che cosa prevede quest'ordine del giorno? Prevede, in uno degli incisi, a rivedere e riformare la normativa sulla custodia cautelare, in particolare per quanto riguarda la reiterazione del reato per i pubblici amministratori, al fine di evitare automatismi e garantire l'applicazione di misure cautelari solo in presenza di effettive e comprovate esigenze.

Quindi, che cosa prevede, in fondo, quest'ordine del giorno? Che per un pubblico amministratore è più difficile finire in carcere per una misura custodiale, piuttosto che per la generalità degli altri cittadini, in palese violazione dell'articolo 3 della Costituzione, del principio di eguaglianza. Ovvio, la presunzione di innocenza va salvaguardata, questo va da sé, ma questo deve riguardare tutti i consociati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà, per 3,30 minuti.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Sarò molto più breve, Presidente, perché non mi appassiona questo dibattito di garantismo a giorni alterni o un normale dibattito tra maggioranza e opposizione su diverse visioni rispetto al fatto se quelle dimissioni dovessero essere dovute o meno.

Trovo abbastanza scandaloso che, in quest'Aula, dalla lettura di un'ordinanza di custodia cautelare, si possa dire che ci sono prove inconfutabili di colpevolezza. Perché, se ognuno di noi dà giudizi sulla base della lettura di un'ordinanza di custodia cautelare, abbiamo finito di parlare di giustizia in quest'Aula. Chiudiamo i tribunali, non diamo più un processo giusto alle persone e sostituiamoci noi che, davanti al bar o all'aperitivo, abbiamo già deciso se una persona è colpevole o innocente (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici ordini del giorno n. 9/2002/96 Calderone e n. 9/2002/97 Bellomo, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 79).

Dobbiamo tornare agli ordini del giorno accantonati.

Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/2002/21 Toni Ricciardi, prima accantonato, il parere è favorevole previa riformulazione in questo senso: escluse le premesse, “impegna il Governo a valutare la predisposizione di ulteriori misure per fronteggiare le criticità nel sistema dell'esecuzione della pena e, in particolare, al fine di garantire a tutti gli istituti penitenziari un adeguato approvvigionamento idrico disponibile e proporzionato alle presenze e agli spazi di ogni istituto, proseguendo anche, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, nell'azione di rafforzamento dei contingenti di personale all'interno degli istituti penitenziari, avuto particolare riguardo alle criticità dell'istituto di Bellizzi Irpino di Avellino”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2002/56 Magi il parere è favorevole se riformulato nei seguenti termini: escluse le premesse, “impegna il Governo, per garantire ai detenuti e agli internati il diritto a una vita affettiva, di valutare l'opportunità di interventi normativi che, nel garantire tale diritto, contengano pure prescrizioni necessarie a garantire il rispetto di ragioni di sicurezza o esigenze di mantenimento dell'ordine e della disciplina ovvero, riguardo all'imputato, ragioni giudiziarie, secondo quanto deciso dalla Corte costituzionale da ultimo con sentenza n. 10 del 2024”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2002/81 Zaratti il parere è favorevole se riformulato come l'ordine del giorno n. 9/2002/56 Magi.

PRESIDENTE. Quindi, sempre con l'esclusione delle premesse, come ha detto per l'ordine del giorno n. 9/2002/56 Magi?

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì.

PRESIDENTE. A questo punto gli ordini del giorno n. 9/2002/56 Magi e n. 9/2002/81 Zaratti diventano identici, perché restano solo gli impegni come riformulati.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Esattamente.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'ordine del giorno n. 9/2002/21 Toni Ricciardi, la cui riformulazione è accettata dal proponente, che chiede, però, di votarlo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2002/21 Toni Ricciardi, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 80).

Passiamo agli identici ordini del giorno n. 9/2002/56 Magi e n. 9/2002/81 Zaratti. Prendo atto che i colleghi Magi e Zaratti accettano la riformulazione. Prendo atto altresì che il collega Soumahoro chiede di sottoscrivere.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici ordini del giorno n. 9/2002/56 Magi e n. 9/2002/81 Zaratti, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 81).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2002​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare il deputato Aboubakar Soumahoro. Ne ha facoltà.

Colleghi, naturalmente chi di voi non vuole ascoltare esca in silenzio. Prego, collega Soumahoro.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Vorrei iniziare questo intervento con le parole di Alfredo e lo chiamerò con questo nome per una questione di privacy. Durante una delle mie visite ispettive, come fanno tanti altri colleghi, in giro per i nostri istituti penitenziari, Alfredo mi ha consegnato queste parole: stando in queste condizioni disumane di detenzione è evidente che lo Stato sta costruendo dei mostri in gabbia. Ripeto le parole di Alfredo: stando in queste condizioni disumane di detenzione è evidente che lo Stato stia costruendo dei mostri in gabbia.

È uno Stato che ha fallito in termini di trattamento qui dentro; è uno Stato che ha fallito, perché il trattamento a noi riservato non è umano né rieducativo, come vuole la nostra Carta costituzionale.

Presidente, a partire da queste parole di Alfredo basta ascoltare chi è andato in giro per gli istituti penitenziari non a fare la passeggiata ma ad ascoltare, ad ascoltare con il cuore della mente, ad ascoltare con la capacità di leggere anche il silenzio, ad ascoltare con la capacità di interpretare il silenzio gridante dei detenuti, giovani, minori e donne. Ma c'è anche il grido silenzioso di donne detenute all'interno di celle dove dal soffitto entra l'acqua. Presidente, girando per alcuni di questi istituti ho incontrato donne che si vergognavano di dire che non avevano neanche gli assorbenti. Questo è ciò che accade qui, nel nostro Paese.

Basta andare a verificare i dati dell'osservatorio di Antigone per rendersi conto della situazione disumana, degradante, logorante, anticostituzionale, se non di fallimento di uno Stato e alcuni dati ci dicono questo: si registrano dall'inizio dell'anno 64 suicidi; abbiamo un tasso di sovraffollamento del 130 per cento; ci sono 3.204 funzionari amministrativi a fronte dei 4.049 previsti. E ancora altri numeri: sono 1.021 gli educatori effettivi, a fronte di 1.040. Presidente, a questo aggiungiamo l'assenza di mediatori linguistico-culturali e l'assenza di uno sportello per poter far fronte a quei bisogni e a quelle necessità in termini di pratiche amministrative.

Qui voglio anche introdurre la questione dei detenuti migranti che entrano in carcere. Ognuno deve rispondere, come stabilisce la nostra Carta costituzionale, di ciò che ha commesso in termini di reato, ma se la funzione deve essere quella rieducativa e quella del reinserimento allora non si riesce a capire per quale motivo nelle braccia e nelle mani dello Stato ritroviamo persone detenute che, pur avendo in qualche modo pagato per ciò che hanno commesso, si ritrovano all'uscita privi di un permesso di soggiorno regolare, perché all'interno degli istituti non vi è la possibilità di poter rinnovare tali permessi di soggiorno e da lì si ritrovano all'interno dei CPR. Questa oggi è la manifestazione dello Stato.

Presidente, c'è ancora - e vado a concludere - il tema dei minori. Girando per i nostri istituti ho visto, al Beccaria di Milano, materassi pieni di sangue e pareti piene di sangue. Per non parlare, poi, di Busto Arsizio, dove dal soffitto entrava l'acqua, e per non parlare di ciò che continua a vivere anche il personale penitenziario e amministrativo. Mancano psicologi, mancano spazi ricreativi e attività sportive per la salute psicofisica delle persone.

Allora, ci indigniamo per ciò che accade altrove quando si parla di detenzione, ma abbiamo la cecità mentale, culturale e intellettuale di leggere ciò che si vive, ciò che si verifica all'interno dei nostri istituti penitenziari! Il fallimento dello Stato vuol dire il fallimento dello Stato di diritto.

Presidente, è anche attorno a questo dibattito oggi che abbiamo capito, abbiamo scoperto che il garantismo viaggia a stagioni alternate; abbiamo capito che il reato ha una connotazione etnica; abbiamo capito che, all'interno degli istituti penitenziari, la condizione di classificazione, di razzializzazione, di etnicizzazione e anche di appartenenza ad una classe sociale si manifesta anche lì, nelle disuguaglianze all'interno degli istituti penitenziari, non per colpa dei detenuti, ma per responsabilità e colpa di uno Stato che non ha saputo fin qui interpretare i dettami costituzionali, interpretare l'articolo 27 della nostra Carta costituzionale.

Tanto sono poveri, possono marcire lì dentro; tanto provengono da altri Paesi, possono marcire lì dentro; tanto provengono dai bassi quartieri, dai bassifondi dell'umanità, possono marcire lì dentro.

Ma questo desiderio, questa volontà non vale per gli altri. Eppure la legge dovrebbe essere uguale per tutti. Per questo motivo, voterò no a questo provvedimento, per un ritorno dello Stato di diritto, ma uno Stato che non vada a colpevolizzare le persone, senza ancora un giudizio sulla base del colore della pelle, sulla base dell'appartenenza politica, sulla base della provenienza geografica e territoriale. Tutto questo accade oggi nel nostro Paese e, quindi, continuiamo ad indignarci, a stupirci di ciò che avviene altrove, mentre a casa nostra abbiamo questa condizione disumana.

C'è la possibilità di un ritorno a uno Stato di diritto? Dove si parte dalla condizione degli ultimi, delle persone che non hanno i mezzi per pagare un avvocato costoso, partiamo da questi elementi e ritorniamo a mettere al centro la dignità umana, non solo dei detenuti, ma anche del personale penitenziario, del personale amministrativo e facciamo in modo che, come chiede Alfredo, all'interno dei nostri istituti penitenziari, lo Stato, nel suo fallimento, non sia lì ad accompagnare persone che entrano lì dentro e escono come dei mostri, per questo voterò no (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Il Presidente della Repubblica Mattarella è intervenuto, recentemente, sulla situazione delle carceri italiane e l'ha definita indecorosa per un Paese civile. Ha colto il punto - a nostro avviso - quando ha detto che non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza. È esattamente questo il punto. Il carcere in Italia è divenuto il luogo della disperazione, il luogo dell'annientamento della dignità umana. Il sovraffollamento, ovviamente, è uno dei fattori principali che determinano questo esito, ma il punto è esattamente la mancanza di qualsiasi prospettiva e cioè la negazione della finalità stessa del carcere, della finalità stessa della pena, come prevista nella nostra Costituzione.

Di fronte all'appello, al monito che ci ha rivolti - come Parlamento - il Presidente della Repubblica, si resta allibiti nel vedere quanto questo provvedimento sia vuoto di misure che siano all'altezza di questa situazione, all'altezza di questa emergenza.

Non c'è nulla che meriti neanche un provvedimento di necessità e urgenza, un decreto; ci sono misure che avranno i loro effetti tra molti mesi, se non anni; non c'è nulla che, nell'immediato, abbia l'effetto, la soluzione di far uscire alcune migliaia di persone da una condizione che è letteralmente illegale, che è di criminalità, sì, ma per lo Stato che le sta detenendo.

Siamo di fronte, quindi, a qualcosa di inspiegabile. Mi è capitato di ascoltare ieri sera la dichiarazione di voto sulla fiducia del collega Vinci, esponente, nostro collega, del primo gruppo di maggioranza, del primo partito di maggioranza e, allora. ho capito un po' meglio il perché di un decreto Carceri così vuoto. Il collega Vinci - ed è sempre istruttivo ascoltare i colleghi, anche quelli che sono, ovviamente, su posizioni le più distanti dalle nostre - ha ringraziato il Ministro Nordio, perché, per la prima volta, dopo tanti anni, è arrivato un decreto in materia di carceri; ha detto, di fronte al risultato per cui nell'ultimo anno ci sono stati nuovi ingressi nelle carceri italiane (4.000 unità), che è un risultato da rivendicare; significa avere 4.000 criminali in meno, così ha detto testualmente il collega Vinci. Ma pochi minuti fa, non qualche anno fa, noi eravamo qui ad applaudire rispetto alla questione di un'insopportabile e insostenibile, in termini di diritto, presenza di detenuti nelle carceri italiane che sono in custodia cautelare, che sono in attesa di giudizio e guardate, colleghi, sono molti, anche tra i suicidi, tra i morti in carcere, quelli che erano in attesa del primo grado di giudizio!

Collega Vinci, lei è contento che ci siano stati 4.000 ingressi di più nelle nostre carceri; lo stenografico appunta “Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia” e “siamo sicuri” - diceva il collega Vinci - “che i cittadini italiani non vorrebbero rimetterli in libertà”. E poi è andato avanti, dicendo che fa caldo, che la sinistra e le opposizioni si lamentano del fatto che fa caldo, che se avesse fatto freddo e fosse stato inverno - ha ironizzato il collega Vinci - si sarebbero lamentate che faceva freddo e si è soffermato sul fatto che molti cittadini, fuori dalle carceri, non possono permettersi un ventilatore.

Ecco, io non vado oltre, però ho capito, dall'intervento del collega Vinci, che il Ministro è nudo, non il re è nudo, ma il Ministro è nudo.

Sono trascorsi non molti anni, una decina d'anni, forse qualcosa in più da quando il Ministro Nordio aveva scritto - a quattro mani, con Giuliano Pisapia - un testo dal titolo “In attesa di giudizio. Dialogo sulle riforme possibili”, un testo interessante, lo consiglio ai colleghi della maggioranza, soprattutto a quelli della Commissione giustizia.

Entrambi - un avvocato autorevolissimo e un magistrato autorevolissimo - avevano condiviso in momenti diversi il ruolo di Presidente della Commissione per la riforma del codice penale. Non essendo arrivati ad obiettivi che, a loro avviso, fossero all'altezza delle aspirazioni di riforma, avevano, poi, scritto questo libro, dicendo tante cose che noi condividiamo: il carcere come extrema ratio, depenalizzazioni, i reati di lieve entità non devono mai prevedere l'ingresso in carcere, ma pene alternative, misure alternative.

Nordio non solo ha dimenticato, ma ha rimosso tutto questo! Dove è finita questa sua convinzione profonda, Ministro Nordio? Guardiamo i provvedimenti che sono stati varati solamente dall'inizio di questa legislatura, che sono responsabili dell'impennata di ingressi in carcere di cui il collega Vinci si bea e che rivendica per la sua parte politica.

C'è un terzo di detenuti nelle nostre carceri che sono detenuti per violazione del testo unico per gli stupefacenti. Io credo che dovremmo attuare un'ampia depenalizzazione, fino ad arrivare a forme di regolamentazione e di legalizzazione, ma non ho la pretesa che in questo Parlamento si sia tutti d'accordo su questo. Ma - vivaddio! - siete stati in grado di aumentare le pene per i reati di lieve entità, in modo da impedire l'accesso alle misure alternative (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Questo è l'assurdo che ci ha portati alla situazione attuale! Ci ha portati a una situazione di sovraffollamento negli istituti minorili; è esattamente il cosiddetto decreto Caivano, in cui avete aumentato, fino a cinque anni, il comma 5 dell'articolo 73, cioè la fattispecie di lieve entità sui piccoli reati che sono a cavallo tra il consumo e la cessione o il piccolo spaccio di sostanze stupefacenti.

Allora, il punto è esattamente questo.

Questo Governo, questa maggioranza hanno una identità schizofrenica sulle questioni della giustizia. È proprio quello che accade ora nelle carceri che vi smaschera. Il carcere non è nelle condizioni in cui è per calamità naturale; è nelle condizioni in cui è perché è l'ultima conseguenza della politica criminale, della politica giudiziaria, che un Governo porta avanti.

Allora, colleghi di Forza Italia, hai voglia ad andare in visita nelle carceri, se state al Governo e esprimete, come vostro leader, il Vicepresidente del Consiglio. Che cosa andate a dire ai detenuti che sono lì, che aspettano delle risposte concrete e immediate, perché si è creata un'enorme aspettativa dall'attenzione, che, giustamente, nella società, nell'opinione pubblica, fino al Presidente della Repubblica, è stata espressa sulla questione delle carceri. Questa aspettativa non può essere tradita. Non si tratta di giocare con i post, di giocare con le dichiarazioni e di giocare a fare, un giorno, i garantisti e, al giorno successivo, negare le garanzie. Garanzie significa tutelare innanzitutto chi è in custodia dello Stato, chi è sotto la custodia dello Stato. Oggi, chi è sotto la custodia dello Stato non ha garanzie su nulla: non ha garanzia sui tempi del proprio processo, se è in custodia cautelare; non ha garanzia sulle proprie condizioni di salute; non ha garanzia sul fatto che la sua pena abbia un senso.

Qui arriviamo alla questione dei suicidi. Ogni suicidio è un fatto tragico e non si dovrebbe poter giudicare, perché nessuno sa qual sia la condizione di afflizione estrema che vive quella persona, ma noi sappiamo e siamo sicuri che oggi le carceri italiane - come ci ha ricordato il Presidente della Repubblica Mattarella - sono luoghi senza speranza e non possiamo tollerare che questa situazione vada avanti. Concludo, Presidente, qualcuno può dire: bene, voi che cosa avreste fatto? Le proposte sono sul tavolo, le potete chiamare, le potete votare, a partire da quella che sarà all'ordine dei lavori di questa Camera subito dopo questo provvedimento. Sono proposte di due ordini: il primo, emergenziale, come la liberazione anticipata speciale a prima firma del collega Giachetti, che abbiamo sottoscritto (subito fare dei provvedimenti deflattivi sulle persone che sono in carcere); la seconda tipologia di misure è di riforma del carcere e, quindi, istituzione di luoghi in cui vadano le persone che hanno meno di un anno da scontare e case di reinserimento sociale. Avete preso questa idea e l'avete scimmiottata, perché avete creato una lista, un albo parallelo di comunità - come le avete chiamate - educanti, ma educanti de che? In questo modo aggirate anche il sistema di accreditamento di questi luoghi, che devono fare un trattamento anche per le dipendenze e anche per persone che hanno disagi psichici e disagi mentali. Avete creato un corridoio parallelo, non si sa se queste…

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Concludo, Presidente. Mi accaloro perché penso che questa Camera chiuda i propri lavori nel modo peggiore in cui avrebbe potuto, tradendo, non solo le aspettative dei molti detenuti, che sono nelle carceri, che non chiedono di essere liberati, ma che chiedono di essere trattati da esseri umani, come la nostra Costituzione prevede (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa), ma anche tradite il senso dello Stato di diritto, a cui tutti quanti insieme, al di là degli schieramenti politici, dovremmo tenere (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Quando c'è un dibattito sul sistema carcerario, viene spesso citata da tutti noi una frase celebre di Voltaire, secondo la quale il grado di civiltà di un Paese si misura in base alle condizioni delle sue carceri. Ecco, se noi dovessimo misurare il grado di civiltà del nostro Paese, dovremmo dire che, ovviamente, non è all'altezza, non soltanto della storia dei nostri padri, ma anche dei sogni dei nostri figli, perché i numeri sono impietosi. I numeri sono quelli che ci ha fornito il Governo; sono quelli che ci ha fornito il Garante nazionale dei detenuti, che, a onor del vero, è l'unica cosa che ha fatto - il minimo sindacale - perché, per il resto, non è pervenuto, è silente. I dati sul sovraffollamento carcerario sono drammatici: siamo al 130 per cento su base nazionale; a fronte di una capienza effettiva di 47.000 posti, siamo già ad oltre 61.000 detenuti e, purtroppo, anche negli istituti penitenziari per i minori, si registra un sovraffollamento che non c'era mai stato negli ultimi anni.

I dati sono sotto gli occhi di tutti, perché ce li ricordano ogni giorno le tante associazioni, da Antigone a Nessuno tocchi Caino a tante altre che lavorano a fianco dei detenuti, con le loro famiglie, con umanità, con impegno. Ve lo abbiamo ricordato noi, di Italia Viva, in questi mesi, con le nostre ispezioni nelle carceri, con le interrogazioni, con le proposte puntuali di legge. Ve lo hanno ricordato delle persone, che, di fronte all'assenza, al silenzio e alla lontananza del Governo, hanno utilizzato anche il proprio corpo, come strumento di protesta, arrivando a fare lo sciopero della fame. E voglio ringraziare sia Rita Bernardini, sia Bobo Giachetti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe), perché, senza il loro sciopero della fame, non avremmo neanche potuto discutere la proposta di legge sulla liberazione anticipata, che ha firmato il collega Giachetti e che vi apprestate, ancora una volta, a rinviare o affossare, tra pochi minuti.

Se i dati sono oggettivi e sono sotto gli occhi di tutti, anche il monito del Presidente Mattarella, di qualche giorno fa, che ci invita a non rendere le carceri un luogo di assenza di speranza, di palestra del crimine, dove le condizioni sono inumane, ha portato il Governo a girarsi dall'altra parte, a fare un decreto-legge che è un buco nell'acqua. Lo ripeto, Sottosegretario Ostellari, è un imbroglio politico questo decreto legge. È una presa in giro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe), perché non c'è niente, se non il vostro tentativo di mettere insieme rapidamente due o tre norme con i vostri uffici legislativi e mettere al lavoro per due o tre giorni i vostri social manager e liberarvi la coscienza prima delle vacanze. Eppure, non c'è nessuna risposta, se le assunzioni di 1.000 agenti della penitenziaria, a fronte di una mancanza di 20.000 agenti, ci saranno tra 2-3 anni - ad andar bene - perché i concorsi sono al 2025, se le modifiche sulla liberazione anticipata bloccheranno, nell'immediato, ancora di più, le procedure, se prima di avere queste case di comunità serviranno mesi, se addirittura, per passare da quattro a sei telefonate - cosa che peraltro si può fare già adesso - servirà un decreto attuativo, che impiegherà mesi.

Allora, questa è la dimostrazione che questo Governo non è il niente che avanza, è il niente che sta fermo, perché voi avete la logica degli influencer, non degli statisti. Non è un caso se, da quando siete al Governo, con ogni decreto-legge voi aumentati i reati, aumentate le pene e, quindi, aumentate la popolazione carceraria, perché voi commentate tutto, che sia il pandoro della Ferragni, che sia l'atleta algerina, il rave party o lo spot dell'Esselunga. L'importante è che i vostri commenti diventino virali sui social. Noi, invece, vogliamo che siano vitali le condizioni, nelle carceri, dei detenuti. È questa la differenza tra voi, che inseguite il tweet del momento, e chi ha il coraggio di fare scelte per i diritti delle persone.

È vero, andando nelle carceri, non si prendono voti e parlando sui social dei diritti dei detenuti e delle loro condizioni di vita probabilmente non aumentano i follower, anzi si perdono. Forse è successo anche a noi, quando, con il Governo Renzi e il Ministro Orlando, abbiamo fatto delle misure, di fronte a una situazione di emergenza, che hanno ridotto di 10.000 persone la popolazione carceraria in due anni; quando abbiamo approvato una riforma dell'ordinamento penitenziario, che poi non è stata attuata del tutto, perché è finita la legislatura, purtroppo. Bisogna avere il coraggio di scelte impopolari, invece questo Governo, che si professa garantista, non fa altro che aumentare le pene, perché a voi cosa interessa? Non le relazioni sulle condizioni dei detenuti, ma la relazione del vostro social manager su quanti tweet avete fatto e come sono andati i vostri social network (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

Mi dispiace doverlo dire, ma trovo imbarazzante anche la posizione di Forza Italia in tutto questo, perché il Ministro Tajani ha annunciato che passerà agosto a visitare le carceri, in una continua guerra, all'interno della maggioranza, con la Lega, su chi ha più visibilità. Ecco, caro Ministro Tajani, le do un consiglio: passi agosto a girare per gli uffici legislativi del Governo, perché voi siete responsabili delle risposte che date, non del tour nelle carceri a favore di telecamere, perché voi siete al Governo, voi avete la responsabilità di migliorare le condizioni di vita per i detenuti. Cosa andate a dire nelle carceri? Che avete fatto un decreto-legge vuoto? Che boccerete l'unica norma che può dare una soluzione nell'immediato, che è la liberazione anticipata? Oppure parlerete dei capolavori che state approvando nel disegno di legge Sicurezza?

Allora, da Forza Italia noi non accettiamo, su questo, lezioni di coerenza, di fronte alle loro contraddizioni su questi temi, perché, dopo aver fatto qualche intervista, si sono accontentati di accodarsi al Governo Meloni, zitti e buoni su questo decreto-legge, come sulla liberazione anticipata.

Noi siamo stati capaci, anche di fronte a Governi che sostenevamo, di portare avanti le nostre idee con coraggio. Noi, in quest'Aula, abbiamo chiesto le dimissioni del capo del DAP Basentini dopo le rivolte nelle carceri del 2020 che portarono alla morte di 13 detenuti e alla rivolta in 57 carceri, perché era inadeguato a quel ruolo. Siamo arrivati, consapevoli delle conseguenze, a dire che non avremmo votato la relazione sulla giustizia, perché questo si fa quando si crede nelle proprie idee e quando si ha il coraggio delle proprie idee e non un'intervista e un tweet per, poi, votare tutto quello che passano Fratelli d'Italia e la Lega.

Allora, se questo è, in qualche modo, un metro di paragone di quella che è la civiltà giuridica del nostro Paese, mi pare evidente che la situazione non sia rosea, ma sicuramente è un segno anche della mancanza di serietà del Governo che ci è capitato, perché non c'è nulla di più lontano dai valori della Costituzione, dalla rieducazione della pena, da tutto quello che servirebbe davvero per le carceri, di quello che manca in questo decreto-legge. Non ci si venga a dire che è colpa di chi c'era prima, perché evito di fare il conto di quanto siete stati al Governo negli ultimi 20 anni. Mi limito agli ultimi 6, dal 2018 in poi, quando la Lega è stata al Governo per 5 anni, Forza Italia quasi altrettanto e, comunque sia, sono due anni che c'è il Governo Meloni e non avete fatto niente. Quindi, o siete incapaci o siete ignavi; in ogni caso siete in malafede.

Noi voteremo sicuramente contro su questo decreto-legge, perché è una presa in giro e mi dispiace perché è una presa in giro verso i detenuti e io spero che non porti loro a perdere la speranza. Voteremo contro perché dall'inizio dell'anno ci sono stati 7 agenti della Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita e 64 detenuti dall'inizio dell'anno che si sono tolti la vita. Guardi, caro Ministro Nordio, non si muore in carcere; si muore di carcere con voi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Noi Moderati voterà, signora Presidente e signor Presidente, a favore su questo decreto-legge. Abbiamo assistito, anche con interesse, al dibattito che si è sviluppato prima al Senato, molto più vivace, e poi qui alla Camera riguardo ai temi che il decreto-legge ha posto. Lo dico con affetto e stima alla collega Boschi: io credo che nessuno di noi possa dichiararsi assolto, come diceva un grande cantautore. Dal 2013, dal caso Torreggiani in cui l'Italia è stata condannata dal tribunale europeo, tra l'altro con un voto all'unanimità, sono passati 11 anni, si sono susseguiti tanti Governi e si sono fatti tanti tentativi per dare risposta a quella che credo sia una condivisione - e dovrebbe essere di tutti - da parte del Parlamento, un concetto di fondo, quella Costituzione nata in queste Aule. Io immagino, per quel poco che sono andato a leggere di quel dibattito costituente, che sull'articolo 2 e sull'articolo 27 della Costituzione non si sia sviluppato quel dibattito, a cui abbiamo assistito in queste ore, tra chi è più garantista e meno garantista, tra chi visita di più i detenuti e chi li visita di meno, tra chi è dalla parte dei diritti della certezza della pena e per cui chi sbaglia deve pagare e chi, invece, ritiene che il carcere debba essere anche un luogo di redenzione. Immagino che quegli articoli abbiano visto la condivisione di tutti, abbiano cercato di dare il contributo di tutti per un Paese che, uscendo sconfitto dalla Seconda guerra mondiale, doveva ritrovare un elemento di unità in alcuni valori che hanno costituito da sempre la forza del nostro Paese e della nostra cultura occidentale. È spiacevole, invece, assistere al dibattito su questi temi e su principi cardine su cui la condivisione dovrebbe essere da parte di tutti.

Le soluzioni potrebbero essere diverse e le sconfitte rispetto a quelle soluzioni, perché, se in 5 anni il Governo Renzi fece delle riforme e ancora oggi ci ritroviamo esattamente in quello stesso punto vuol dire che qualcosa non funziona, vuol dire che non abbiamo fatto ancora abbastanza; se ancora un terzo dei detenuti è in attesa di giudizio vuol dire che qualcosa lì non funziona; se ancora non si affronta il lavoro nelle carceri, che è l'unica vera questione che può dare dignità e speranza in quel luogo, perché la recidiva avviene sempre laddove non è data una speranza di rieducazione a quei detenuti, allora è inutile citare chi va più e chi va meno nelle carceri a vedere quelle condizioni.

Nel carcere di Como c'è una cooperativa che si chiama Homo Faber e basta andare a dialogare con quei detenuti che vengono assistiti - purtroppo pochi, solo 20 o 30 rispetto a quella popolazione carceraria - che ti accorgi qual è la questione. Parlando con loro ti accorgi che non c'è il diritto di dire non voglio scontare la pena, ma c'è il desiderio di avere la coscienza di quello che si è commesso e di avere la possibilità di un percorso rieducativo, quel vigilando redimere che nel 1873 fece costituire il Corpo della polizia penitenziaria, anche perché c'è un altro aspetto: i detenuti in un carcere che diventa troppo spesso un inferno e gli agenti della Polizia penitenziaria che sono, invece, essi stessi detenuti in quei luoghi. Allora, è qui la grande questione su cui i nostri gruppi parlamentari e le nostre identità, anche nella diversità della cultura del centrodestra o della cultura del centrosinistra, si devono ritrovare.

La domanda che facciamo ai pochi colleghi che ci sono, pur nel deserto, ovviamente, di quando ci sono le dichiarazioni di voto, è molto semplice: quando mai un decreto è più urgente di quello che noi oggi siamo chiamati ad approvare? Ci sono dei provvedimenti. Insufficienti? Il primo è l'assunzione di 1.000 unità per il Corpo di polizia penitenziaria e di 20 nuovi dirigenti. Obiezione: avverrà fra due anni. D'accordo, ci sono delle procedure, ma se mai la facciamo mai arriveremo ad avere 1.000 agenti in più di Polizia penitenziaria (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Potevamo farlo prima? Certamente, ma perché dire che non va bene? Qual è la ragione per cui finalmente con un decreto urgente si dice che si deve procedere rapidamente, il più velocemente possibile, all'assunzione di 1.000 nuovi agenti di Polizia penitenziaria e di 20 dirigenti e non va bene? Mah, mistero della scienza (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Il secondo punto è relativo al problema dell'edilizia carceraria. Collega Boschi, collega Orlando, colleghi di tutti noi che siamo stati al Ministero - io stesso ho fatto il Ministro delle Infrastrutture -, da quanti anni noi diciamo che bisogna costruire nuove carceri? Quante ne abbiamo costruite? E se un decreto dice che finalmente si istituisce un commissario straordinario per la Polizia penitenziaria è un provvedimento fuffa, è un provvedimento truffa o è una cosa su cui noi ci misureremo? Un commissario straordinario che dia una risposta efficiente ed efficace a quel tema. Ci misureremo e carta canta. Non avrà successo? Saremo stati sconfitti.

Poi la semplificazione per le procedure burocratiche per uscire in anticipo per buona condotta. Non mi sembra che sia un provvedimento inutile questo, a proposito del luogo del carcere come rieducazione e anche nel dibattito tra le diverse culture. Troppo spesso un detenuto che deve uscire per uscire da quel carcere deve aspettare mesi, se non anni, di procedure burocratiche. Noi andiamo - noi, Governo di centrodestra - a semplificare queste procedure.

La detenzione domiciliare per i detenuti oltre i 70 anni e per quelli con malattie gravi. Si tratta di uno dei temi che da sempre viene denunciato da chi, le associazioni di volontari e i tanti volontari che noi dobbiamo ringraziare, va ogni giorno in tutte le carceri italiane non solo a visitare i detenuti, ma anche a fare loro compagnia, ad aiutarli a lavorare e a studiare (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Tante volte ci è stato detto, per esempio, che c'è la tutela della corrispondenza familiare e del colloquio telefonico, e interveniamo anche su questo. È un problema? È un piccolo passo? È un tema di umanizzazione?

Infine, le disposizioni - ancora di più per noi questa è la cosa importante - per l'accoglienza e il reinserimento sociale dei detenuti, che è la vera strada che noi dobbiamo percorrere, cioè il lavoro nelle carceri, le comunità di accoglienza, luoghi di residenza che possono accogliere e trasformare, i percorsi alternativi allo sconto della pena. Il collega Costa prima faceva un'affermazione giustissima: c'è la certezza della pena, c'è il valore rieducativo della pena, ma non esiste la certezza del carcere, perché esiste la certezza che se uno sbaglia deve pagare, deve scontare, ma il modo con cui si paga deve essere diverso a seconda della gravità del fatto che si è commesso e anche della possibilità di scontarlo in maniera diversa.

Non è sfuggire alla certezza della pena, è scontare quella pena in maniera diversa, in modo da comprendere l'errore che si è fatto. Le pene alternative: questo mi sembra che sia il tema su cui noi dovremmo confrontarci e su cui anche indicare le sconfitte, gli insuccessi e, ovviamente, le luci e le ombre.

Noi lo diciamo spesso anche all'interno della nostra maggioranza: attenzione, se pensiamo a utilizzare sempre lo strumento dell'aumento della pena, cioè, che noi, per combattere un reato, di fronte a eventi che accadono, pensiamo che l'unica soluzione sia la strada dell'aumento della pena, noi faremmo un errore clamoroso. Perché non cogliamo, in questo caso, l'elemento di fondo, che è la sfida educativa e di prevenzione, che sta prima, ovviamente: cioè, impedire che il nostro cittadino commetta quel reato. Questo è uno dei principi per cui, anche all'interno della maggioranza, Noi Moderati si batte.

Noi Moderati, sin da gennaio 2023, ha portato in quest'Aula il tema dei suicidi in carcere, anche attraverso mozioni riguardo alle condizioni delle nostre carceri. Credo che questo debba essere il segnale di responsabilità e di coerenza che dovrebbe appartenere, ovviamente, a tutti i gruppi parlamentari.

Altri temi - e concludo, signora Presidente - sono stati affrontati in questo dibattito, ma credo che debbano vedere il confronto tra maggioranza e opposizione in luoghi e con strumenti totalmente diversi.

Quello che è stato posto con correttezza, che vale ancora di più di tutto il resto, dell'utilizzo della carcerazione preventiva è uno dei temi più importanti che riguardano la dignità e la libertà non di una categoria di persone, ma di tutti i cittadini italiani.

La carcerazione preventiva è la misura estrema - la privazione della libertà - che si deve usare nel corso delle indagini preventive; non può essere lo strumento con cui si pensa di far confessare un reato o, addirittura, di far pentire. Siamo arrivati al paradosso di alcuni tribunali del riesame che si trasformano nel lontano Tribunale dell'inquisizione: se non ti penti, non esci dal carcere. Questo è un abominio innanzitutto culturale, prima ancora che giuridico (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro che non c'è, perché neanche la faccia ci mette il Ministro su un provvedimento di questo tipo, come Alleanza Verdi e Sinistra, siamo profondamente delusi. Lei, Ministro che non c'è, ci ha profondamente deluso, perché, quando si presentò alle Camere, ci eravamo illusi che lei potesse essere realmente un Ministro della Giustizia garantista perché ha preparazione giuridica. Ma quello che le manca, signor Ministro che non c'è, è il coraggio politico: si faccia rispettare, Ministro, là dentro, in quel Consiglio dei ministri; si rifiuti di firmare certe inciviltà giuridiche, come il DDL Sicurezza; glieli lasci firmare a Salvini quei DDL, perché così perde ogni credibilità. È la Costituzione, non la politica, non gli schieramenti politici, a imporci il garantismo. Lei, invece, Ministro che non c'è, è un garantista a targhe alterne: lo è autenticamente quando si tratta di tutelare i colletti bianchi; quando si tratta di abrogare l'abuso d'ufficio; quando si tratta di limitare le intercettazioni; è, invece, smemorato quando si tratta dei diritti di coloro che non hanno voce, come i detenuti di cui, invece, noi dobbiamo essere cassa di risonanza.

Usciamo dalla logica che in quest'Aula qualcuno oggi possa uscire vincitore. Qui usciamo tutti sconfitti appena ci sarà un nuovo suicidio in carcere. Ovviamente, chi è al Governo ha responsabilità maggiori, perché deve proporre soluzioni; invece, nemmeno ci consentite di dare il nostro contributo. Centinaia di emendamenti dell'opposizione al Senato, tutti bocciati e qui la fiducia. Questa è arroganza: l'arroganza di chi pensa di avere sempre la ricetta giusta. Ogni morte in carcere pesa sulle nostre coscienze. Basta con il ping-pong della maggioranza del “e voi cosa avete fatto prima?”, perché siete lì ormai da due anni e non avete giustificazioni. C'è un record di suicidi e di autolesionismo nelle carceri, come mai c'è stato. In carcere ci si toglie la vita perché mancano due elementi: la speranza e la dignità, e su questo la politica può e deve fare molto. La costruzione di spazi di speranza è uno dei compiti più alti e complessi della politica. Speranza di avere un lavoro; speranza di avere le migliori cure possibili; speranza di poter ripartire, dopo un periodo di privazione della libertà in carcere. C'è poi il tema della dignità, perché alla pena della privazione della libertà personale non si aggiunga anche la privazione della dignità. Ambienti curati e puliti; spazi adeguati; attività sportive, ricreative, culturali e teatrali.

Avevate, per la prima volta, l'occasione di portare in un decreto-legge un tema realmente con i caratteri di necessità e urgenza. Il sovraffollamento è l'amplificatore di tutti i problemi. Se non si riduce il sovraffollamento, non si può pensare di affrontare seriamente tutto il resto. Psicologi, psichiatri, educatori, mediatori culturali, strutture carcerarie più piccole, come quelle previste dalla proposta di legge Magi, che anche noi, come AVS, abbiamo sottoscritto, in cui si può curare maggiormente il rapporto con il singolo detenuto. Questo è un tema che necessita di risposte ora e subito, non domani, non dopodomani, non nel 2025, non nel 2026, non attribuendo a un nuovo commissario le future ristrutturazioni di strutture carcerarie che, forse, inizieranno fra qualche anno.

Abbiamo un Ministro, che adesso però non è in Aula; un Vice Ministro, che non è in Aula; dei Sottosegretari che non sono in Aula o, forse, sono in Aula, sparsi tra i banchi; un Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria con il suo capo; un Garante nazionale dei detenuti, forse, perché c'è ma non si vede, non si vede mai, né si sente; eppure, serve un nuovo commissario: vi siete sostanzialmente autocommissariati, cioè, avete alzato bandiera bianca. Con questo commissario certificate il fatto che, da soli, non sapete che pesci pigliare.

Le assicuro, Ministro che non c'è, che se lei fosse stato nelle Commissioni giustizia e affari costituzionali in queste settimane, a seguire i lavori sul DDL sicurezza, che arriverà in Aula a settembre, si sarebbe vergognato di aver firmato quelle aberrazioni giuridiche. Dobbiamo, invece, avere il coraggio della impopolarità. Riformi e incentivi le misure alternative alla detenzione carceraria.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 18,05)

DEVIS DORI (AVS). Abbia il coraggio di aprire anche un dibattito sull'indulto, che non è una bestemmia, ma è un istituto giuridico già presente nel nostro ordinamento. Abbia il coraggio di richiamare la sua maggioranza, quando usa a sproposito espressioni come svuotacarceri con riferimento alla PDL Giachetti. Le premialità per buona condotta sono in linea con il principio rieducativo della pena. Abbia il coraggio, Ministro che non, c'è di dire “no”, in particolare, al Ministro Salvini, ogni volta che le chiederà misure incostituzionali o di inciviltà giuridica. Prenda in mano quel codice penale, che conosce e, anziché, riempirlo di inutili reati, inizi cancellarne alcuni, senza toccare però la normativa antimafia, antiterrorismo e anticorruzione.

Anche la giustizia riparativa siete stati in grado di iniziare a smantellare con questo decreto-legge. Con l'articolo 7, ancor prima di aver attuato la riforma, già iniziate a minarne i principi fondanti. Questo decreto-legge va letto in combinato disposto con gli altri provvedimenti che avete approvato in questi due anni o che sono in fase di trattazione. Non è un caso se ogni mese - e questo è il dato del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria - entrano 400 nuovi detenuti; non è un caso se, per la prima volta, ci troviamo anche gli istituti penali minorili sovraffollati. Le carceri, in questo momento, sono delle polveriere.

Che sul tema dei suicidi in carcere, il Ministro Nordio che non c'è non avesse esattamente chiara la gravità della situazione, lo capimmo già il 17 gennaio scorso, quando, in occasione della sua relazione annuale, qui in Aula disse, testuali parole: “Questo non toglie, per l'amor del cielo, nulla” - parole del Ministro - “al fatto che siamo perfettamente consapevoli della situazione critica: ogni giorno assistiamo a episodi di autolesionismo, o addirittura di suicidio, o a episodi di violenza. Ho fatto il pubblico ministero per quarant'anni” - si vantava il Ministro - “e da quando sono entrato in magistratura queste cose le ho viste”. E poi aggiunge: “Le ho viste in Italia e lo viste negli altri Paesi”. E aggiunge: “non possiamo pensare di eliminare questi fenomeni”. Si riferiva al sovraffollamento e ai suicidi. “Non possiamo pensare di eliminare questi fenomeni” ha detto il Ministro. L'ha detto qui, in Aula: c'è il resoconto stenografico. Questa è una resa. Spero che ora, però, di fronte a questi numeri, il Ministro che non c'è abbia cambiato idea e che gli non sfugga più un'affermazione di questo tipo. Noi, invece, dobbiamo aspirare ad arrivare a suicidi zero.

Se non puntiamo a quello e lo normalizziamo, non affronteremo mai, fino in fondo, questo bollettino di guerra. Lei, Ministro che non c'è, inizia ad assomigliare sempre di più - e lo dico perché apprezza anche le citazioni letterarie - al Dorian Gray di Oscar Wilde. Lei, infatti, a casa sua avrà certamente un suo ritratto, che è quello da garantista, che si era fatto fare a inizio legislatura, il giorno in cui ha giurato nelle mani del Presidente della Repubblica, lì si sentiva il più garantista d'Italia, senza accorgersi però, in quale maggioranza si era cacciato. Quel giorno, tornando a casa, con fierezza sentiva di corrispondere esattamente all'immagine garantista rappresentata in quel ritratto. Passano però pochi giorni, si avvicina Halloween 2022, e la Premier Meloni le fa un primo scherzetto, il decreto Rave party, e glielo fa firmare. Quella sera, dopo il CDM, Ministro che non c'è, deve essere tornato a casa, e deve aver visto una prima diversa espressione sul suo volto in quel ritratto da giustizialista. Allora avrà giurato a sé stesso che in pubblico non avrebbe mai dovuto perdere la faccia del garantista ma, di fatto, a casa sua il quadro ha iniziato a mostrargli le sfattezze garantiste. Con il passare dei mesi il quadro si è progressivamente ricoperto di una patina panpenalista, e, reato dopo reato, gli abiti di Cesare Beccaria son finiti in lavanderia. Ora, Ministro che non c'è, non abbia paura di guardare quel ritratto ogni sera, non le chiediamo di distruggere quel quadro come ha fatto Dorian Gray, però le chiediamo almeno di invertire la rotta. Inizi, ad esempio, a togliere dal DDL Sicurezza, che a settembre sarà qui in Aula, quella norma incivile sui bimbi neonati delle madri detenute (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra); elimini il reato di rivolta nelle carceri e nei CPR anche per resistenza passiva, che è una misura da Stato di polizia. Lei finora ha saputo essere garantista solo con i colletti bianchi. Ministro, esca dal romanzo di Oscar Wilde, riconosca che questo decreto non sposterà una virgola circa l'attuale emergenza in corso, relativamente al sovraffollamento e ai suicidi in carcere. Se non saprà invertire la rotta allora, Ministro che non c'è, si compirà definitivamente la sua metamorfosi, diventando, a tutti gli effetti, Nordian Gray.

Per tutti questi motivi, Presidente, come Alleanza Verdi e Sinistra, voteremo, ovviamente, contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Finalmente parliamo di carcere in maniera normativa, in questa Aula. Nelle ultime settimane, tante volte abbiamo iniziato i nostri discorsi dicendo che non c'erano le necessità di una decretazione di urgenza senza urgenza. Oggi, più che mai, c'erano tutte le necessità di un'urgenza, di una grande emergenza. Peccato che, accanto a questa decretazione, vi sia un provvedimento completamente vuoto. Ieri, il collega Rosato, in dichiarazione di voto di fiducia, lo ha definito non dannoso, ma per nulla proficuo, per nulla risolutivo di quella che è un'emergenza sistemica del nostro carcere. E l'unico errore che potremmo fare è confondere quello che sta accadendo nelle carceri con l'emergenza sovraffollamento e l'emergenza suicidi, perché dietro quei numeri - 64 suicidi di cui, troppo spesso, non raccontiamo, nelle storie, quello che porta a quei suicidi, dimentichiamo gli oltre 700 tentativi di suicidi, dimentichiamo gli omicidi in carcere (c'è qualcuno che è riuscito a essere ucciso dentro al carcere, nelle ultime settimane). Dimentichiamo il caso di ieri, con un malore all'interno di una cella durante una rivolta e l'impossibilità di salvare una persona, che è morta a Cagliari, durante una rivolta. Dietro quelle 64 storie ci sono le ragioni di cui noi oggi dovremmo occuparci, invece che di un provvedimento vuoto. Un terzo dei suicidi sono persone in attesa di giudizio: si sono suicidate, al 50 per cento, entro tre mesi dall'ingresso in carcere, e il 20 per cento entro 5 giorni; non hanno retto il peso di entrare in carcere da innocenti in attesa di giudizio, e questo è un dato. Poi, c'è l'opposto, c'è un ragazzo di vent'anni che a Pavia si suicida nel giorno del suo compleanno, dopo una lunga pena, a tre settimane dall'uscita dal carcere per la paura di quello che lo avrebbe aspettato fuori. E in tutto ciò, il problema del sovraffollamento viene proposto come l'unica problematica del carcere. No, il carcere non sta funzionando e non sta rispondendo alle prerogative costituzionali che al carcere sono assegnate, e questo provvedimento non dà, nel merito e nel metodo, alcuna risposta. Oggi c'era la guerra tra chi ha visitato più carceri, noi, in silenzio, le carceri italiane le visitavamo ancor prima di essere diventati parlamentari, e dal primo giorno in cui siamo in quest'Aula parliamo dei suicidi in carcere, ma, soprattutto, ascoltiamo i garanti e i direttori che, chi visita le carceri, sa che sono al 90 per cento direttrici delle carceri; gli educatori, le camere penali, le associazioni della comunità di accoglienza che, anche oggi, hanno fatto un appello su Avvenire rispetto a questo provvedimento; i volontari e l'associazione ci raccontano una realtà completamente differente da quello che questo provvedimento oggi attua, perché non c'è una guerra tra espiare la pena e dare condizioni di vita dignitose, è la nostra Costituzione che ce lo dice, bisogna espiare la pena fino all'ultimo giorno, ma bisogna avere le condizioni per ripartire, per rifondare la propria vita quando si esce, e questo oggi il carcere non lo fa.

Ci sono anche cose positive, le ricordava il collega Lupi. Ci sono 1.000 assunzioni degli agenti della Polizia penitenziaria, a cui va un grandissimo ringraziamento per quello che fanno in carcere e per i 7 colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe) che hanno perso la vita a causa di suicidio, solo da gennaio a questo momento; sono loro che hanno sventato quei 700 tentativi di suicidio dentro le carceri, sono loro che fanno straordinari tutti i giorni per coprire i turni mancanti; e oggi 1.000 assunzioni, che arriveranno nei prossimi anni, sono una valvola di sfogo e sono una cosa positiva. Sì, ha ragione, ma poi c'è tutto il resto. Oggi c'era un Sottosegretario, che mi spiace non ci sia più, che ha detto: in questo dibattito, c'è chi ce la spiega e da tanti anni governa. È vero, mica è un problema che nasce nelle ultime settimane, quello del carcere italiano, ci sono tante problematicità che sono di lungo periodo, ma questo provvedimento poteva intervenire su alcune di esse e non lo fa, nemmeno cita i grandi temi.

Poi ci sono cose estemporanee, perché questo Governo è responsabile di una grande parte di questa crisi nelle carceri italiane. Penso alla salute nel carcere. Chiunque le visiti sa della mancanza di presidio sanitario: in alcuni casi non c'è 7 giorni su 7, in altri non c'è 24 ore su 24; le visite specialistiche non possono essere effettuate in mancanza di medici specialisti o che ci vanno una volta a settimana; c'è il tema della salute mentale, che non è affrontato, non ci sono gli psichiatri nelle carceri italiane, quando ci sono, vengono una volta a settimana e continuano a cambiare senza garantire la continuità terapeutica, e stiamo confondendo le carceri con i nuovi manicomi, mettendo lì persone che non vogliamo per strada e che stanno in carcere senza avere una cura, una diagnosi, un percorso.

C'è una cosa che non è mai nominata: la dipendenza da droga. I Sert non sono sufficienti e non hanno abbastanza posti per curare, nel percorso di riabilitazione carceraria, tutti coloro che soffrono di questa dipendenza. Ma c'è anche un grande tema di circolazione della droga in carcere, senza gli strumenti, anche per gli agenti di Polizia penitenziaria, per bloccare quel traffico all'interno delle carceri.

E c'è il tema inascoltato e mai citato dentro questo provvedimento, vale a dire la formazione e il lavoro. Lo dice il CNEL, non lo dice Azione: il 70 per cento torna a delinquere e reitera il reato all'uscita, mentre solo il 2 per cento di coloro che lavorano torna a delinquere. Ci sarà una ragione se questo viene fatto, e quando giriamo le carceri vediamo i laboratori, le fonderie, le falegnamerie e capiamo che quando uno lavora dentro il carcere, nel momento in cui esce ha un mondo, una bolla che lo protegge, che lo assume, che gli fa fare il fornaio perché c'è la necessità di avere manodopera e che gli dà le condizioni di uno stipendio per ricostruirsi una vita. Quando questo non accade, le uniche persone che si contattano quando si esce dal carcere sono i compagni di cella che hanno vissuto con noi fino a quel momento, che ci riportano a delinquere, e lo fanno. Peccato che la possibilità di lavorare all'interno del carcere è minima, e questo decreto non se ne occupa minimamente, e lo dovrebbe fare con un grande appello alle associazioni di categoria, lo deve fare favorendo le aziende non all'assunzione di chi esce, ma la formazione delle persone che dentro il carcere, nel loro percorso riabilitativo, hanno il diritto di costruirsi una nuova vita.

Poi ci sono le strutture, perché quando le visitiamo capiamo anche perché non ci sono i laboratori: perché non ci sono gli spazi, perché sono vecchie, perché sono pensate non per un sistema riabilitativo della pena. E su questo, benissimo costruire nuove carceri, ma non dovremmo fare un errore, che è quello di pensare che le nuove carceri servono per accogliere nuovi detenuti. Le nuove carceri sono per chiudere i vecchi, per immaginare un sistema penitenziario nuovo, diverso, dignitoso per chi ci deve scontare una pena e sicuro per chi ci deve lavorare.

Le carceri attuali, nella loro vecchiaia, non sono sicure nemmeno per gli agenti di Polizia penitenziaria. Queste sono cause storiche, forse, che oggi non trattiamo minimamente, a cui non è data alcuna risposta immediata in questo decreto, se non nella parte delle assunzioni, ma non possiamo negare che ci sono precise responsabilità da parte di chi governa, da quasi 2 anni, questo Paese: il continuo aumento delle pene e la continua istituzione di nuovi reati ha fatto sì che sempre più persone finiscano in carcere, anche da incensurate, in un'esperienza che non è un'esperienza riabilitativa, ma un'esperienza che gli rovina la vita. Le maggiori regole restrittive, l'aumento delle pene, l'utilizzo della carcerazione preventiva, anche in caso - come l'ordine del giorno di cui parlavamo prima - di persone incensurate fanno sì che un sacco di persone vivano il carcere per la prima volta durante l'attesa di un giudizio, e tanti di loro non riescano a reggere, magari da innocenti, il peso di quello. Con il decreto Cutro, con il decreto Caivano e con il decreto Rave ne avete create centinaia di questi reati e avete fatto sì che ci sia, per la prima volta nella storia di questo Paese, il record di persone detenute nelle carceri minorili: siamo a oltre 550, mai numeri come questi. Ma che pena riabilitativa sarà per un ragazzo andare in carcere? Che cosa proviamo in termini di soddisfazione, anche di fronte a un errore, a mandare in carcere persone minorenni per la prima volta? E penso al provvedimento che state immaginando e votando in Commissione: le donne in carcere con i bambini, questi i nuovi reati, anche nel decreto Sicurezza; è un Governo completamente sconnesso dall'obiettivo di questo decreto, che vuole rivisitare il carcere e quello che applica, poi, in tutti gli altri decreti che vediamo.

Io sono contento che Forza Italia abbia avuto, in qualche modo, un sussulto per dire che c'è qualcosa che non va, anche nella continua creazione di questi reati. Ma non possono essere sussulti solo a parole nelle conferenze stampa, perché è davvero complicato, immagino, per i radicali fare una conferenza stampa con Forza Italia e la sera vedere che Forza Italia vota il reato di resistenza passiva. I radicali veri si stanno rivoltando nella tomba, di fronte a questo voto, loro che della resistenza passiva hanno fatto un simbolo. Allora, noi, per tutte queste ragioni, e lo dico con sincerità, con grande rammarico, non possiamo che dare un voto negativo a questo provvedimento, che non dà alcuna risposta e che è vuoto nei contenuti e nel metodo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calderone. Ne ha facoltà.

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Signor Presidente, signori colleghi. Forza Italia attendeva con ansia questo momento, che è di chiarificazione, perché soprattutto in Commissione - lo dico con grande sincerità e obiettività, ritengo - abbiamo subito, come partito, qualche attacco che, a parere nostro, è stato un fuor d'opera. Sapete, mi è stato insegnato che la politica è analisi e visione: questo provvedimento normativo, questo apparato normativo, Forza Italia lo ha studiato, come tutti voi, e ha analizzato tecnicamente e con visione questo provvedimento. Cosa ha di eccellente il decreto che ci accingiamo a votare, una volta analizzato, frigido pacatoque animo, senza la concitazione ideologica che, purtroppo, sovente caratterizza la politica?

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 18,23)

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Questo apparato normativo prevede, ad esempio, che verranno assunte 1.000 unità, in aggiunta alle facoltà di assunzioni di poliziotti penitenziari. È una cattiva norma? È una norma che non tende a risolvere il problema del carcere, del sovraffollamento, della vigilanza, della carenza di Polizia penitenziaria?

Questo apparato normativo prevede e norma la circostanza che verranno assunti numerosi dirigenti penitenziari. È una norma che suscita sconforto, nominare, assumere dirigenti penitenziari? Verrà, con un altro articolo, implementata la dotazione organica del personale dirigenziale penitenziario. Ha fatto male, il Governo Meloni? È un fatto che fa inorridire? È prevista una indennità lorda aggiuntiva, con un'altra norma, per funzionari, assistenti, operatori. È un provvedimento criticabile? Lo vogliamo mettere in croce? Abbiamo fatto male e ha fatto male il Governo a premiare chi tutti i giorni, anche al di fuori degli orari di lavoro, si impegna per mantenere l'ordine e la sicurezza dei cittadini italiani? Un'altra norma ha previsto che i medici penitenziari possono svolgere, fino al completamento delle 38 ore settimanali, altro incarico. Quindi, è una norma che ha una duplice finalità, serve anche alla sanità pubblica. È un errore? Abbiamo sbagliato? Meritiamo di essere censurati? Soprattutto, ha fatto - questa è una norma di eccellenza -, ha scritto, ha normato il Governo, anzi il Senato, perché è stata una norma di iniziativa parlamentare, la istituzione di un commissario per l'edilizia penitenziaria. Cosa manca, in questo momento, in Italia? Cosa manca, nel nostro Paese, se non le strutture penitenziarie? Bene, sapete cosa può fare questo commissario? Può immediatamente provvedere a creare nuove strutture, alla manutenzione delle strutture che non vanno bene, a ristrutturare altre strutture. Sapete come lo può fare? Leggerò soltanto questo passo: “può dare luogo all'approvazione dei progetti, da parte del commissario straordinario, d'intesa con i presidenti delle regioni territorialmente competenti, sostituendo ad ogni effetto di legge, ogni autorizzazione, parere, visto e nulla osta occorrente per l'avvio e la prosecuzione dei lavori”. Semplificazione, che è un termine sulla bocca di tutti, ma che nessuno mette in opera, perché non l'avete fatto. Siete stati al Governo per tanti anni, dove eravate? Siamo arrivati noi e abbiamo previsto il commissario, che può semplificare…(Commenti). Presidente, la prego di intervenire…

PRESIDENTE. Collega, lei è nella condizione di parlare.

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Sì, Presidente, però mi davano sulla voce…

PRESIDENTE. Le condizioni per intervenire ci sono, io preferisco, quando posso, non interrompere il filo del vostro ragionamento. Prego, continui.

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Io non lo perdo, Presidente. Mi possono interrompere pure 37.000 volte, io non lo perdo.

PRESIDENTE. Benissimo, non siamo tutti come lei e quindi faccio così, di solito. Colleghi, dato che ci siamo, mi raccomando, ascoltiamo in silenzio.

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Soprattutto, va ricordato a chi è di memoria corta che è stata introdotta una norma, da parte di Forza Italia, e ne andiamo veramente orgogliosi. Una norma che risolve i problemi carcerari del sovraffollamento, sapete a favore di chi? Per le fasce deboli. Nessuno ne ha parlato, nessuno lo vuole dire, allora Forza Italia alza la voce e lo grida in maniera forte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), perché Forza Italia, sapete, si interessa soprattutto delle fasce deboli. Cosa ha previsto? Ha previsto che per gli ultrasettantenni c'è un regime differenziato: a determinate condizioni, possono uscire dal carcere. È una norma che fa inorridire? Credo di no, è una norma nobile, mi sia consentito. Forza Italia, che tanto avete criticato e tirato per la giacchetta, sapete cosa ha previsto? Che chi è malato terminale, chi sta facendo la chemioterapia, chi è in custodia cautelare, sotto forma di arresti domiciliari, per gravi ragioni di salute non va in carcere, collega D'Attis, come avveniva fino ad oggi, perché oggi se un malato terminale, dato che mancava la norma, doveva andare in espiazione pena - dobbiamo inorridire, perché siamo la culla del diritto - il procuratore era costretto a eseguire la pena nei confronti del malato terminale. Non ci aveva pensato nessuno. Ci ha pensato Forza Italia!

Ecco chi è Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)! Vi stiamo rispondendo, perché da domani non sarà più possibile portare in carcere malati terminali o in chemioterapia o affetti da altre gravi patologie, perché il procuratore della Repubblica, in uno Stato civile qual è il nostro, dovrà sospendere la pena e lasciarlo in detenzione domiciliare - visto che siamo nella fase dell'espiazione e non più agli arresti domiciliari, ma poco cambia se non il termine -, dove aspetterà il provvedimento del tribunale di sorveglianza. Mentre prima lo aspettava in carcere. Prima lo aspettava in carcere, il malato terminale! Ma perché non dice nessuno queste cose? Chi lo ha fatto? Lo ha fatto Forza Italia, lo ha fatto questa maggioranza, di cui fa parte anche Fratelli d'Italia, di cui fa parte la Lega, che ha condiviso, ha votato e ci ha dato una mano.

Si può essere contrari a queste norme? No, perché era importante - e mi avvio a concludere, Presidente, perché mi è stato chiesto di accorciare qualche minuto - pensare soltanto a chi ha commesso il reato. Guardate che strano garantismo: noi chiediamo clemenza per i sicuri colpevoli e mandiamo in carcere i presunti innocenti. Questo è stato fatto e viene fatto da trent'anni! E voi che vi preoccupate tutti, che girate le carceri - le carceri le ho frequentate da trent'anni; non sono secondo a nessuno come conoscenza dello stato delle carceri, perché le ho frequentate per la professione, non nei tour parlamentari; le ho frequentate nella professione, conosco il degrado, l'afflizione e l'angoscia del carcere - sapete che ci sono 15.000 detenuti in attesa di giudizio? Lo sapete che ci sono 15.000 detenuti in custodia cautelare? Non vi interessa? Dei presunti innocenti non ci dobbiamo interessare? Dobbiamo pensare solo ai sicuri colpevoli? Eh no! Non funziona così. Il garantismo non è come le luci di Natale, ad intermittenza. Il garantismo c'è, il gruppo di Forza Italia può portare la bandiera e non è secondo a nessuno, sia chiaro a tutti. Pensiamo alla custodia cautelare. Scriviamo tutti insieme una norma sul pericolo di reiterazione. Pensiamo, signori colleghi, sì, per carità, a garantire un trattamento umano ai sicuri colpevoli, ma Forza Italia e questa maggioranza pensano soprattutto ai presunti innocenti, non ai sicuri colpevoli, che meritano soltanto un trattamento umano. Quindi, voteremo, ovviamente, con convinzione questo provvedimento normativo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Le carceri italiane sono al collasso. Secondo l'ultimo rapporto di Antigone, il tasso di sovraffollamento è in media al 130 per cento, con punte del 200 per cento in alcuni istituti penitenziari, anche quelli minorili. Non c'è disponibilità di letti: su 47.000 disponibilità, 61.000 sono detenuti. E in quali condizioni? In celle piene di blatte, di scarafaggi, di formiche, con un caldo soffocante, senza ventilatori, celle piccole senza areazione, con bidet in cui non solo ci si lava, ma si lavano anche i piatti e le posate: condizioni disumane. E ancora, la commistione di detenuti psichiatrici con detenuti comuni, e questo per la carenza di posti nelle REMS, rendendo ancora più vulnerabili le persone fragili e sofferenti. Tutto questo orrore provoca danni irreparabili. Penso al dramma dei suicidi: 1 suicidio ogni 3 giorni, purtroppo, nella popolazione carceraria; sono 64 le persone che dall'inizio dell'anno si sono tolte la vita. E la condizione non è migliore per le Forze di polizia penitenziaria: siamo al settimo suicidio nel 2024. La situazione è questa.

E sapete chi ha peggiorato questa situazione? Siete stati voi. La responsabilità è vostra, soprattutto per scelte scellerate: penso al decreto Rave, al decreto Cutro, al decreto Caivano, solo per citarne alcuni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ieri in Aula avete sbandierato tutto il giorno i numeri di immissioni in servizio, per esempio, della Polizia penitenziaria, senza però dire con onestà intellettuale ed etica politica che questo risultato dipende dai Governi precedenti, dai Governi Conte, che hanno messo le risorse per fare i concorsi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vivete di rendita e, soprattutto, vantate dei risultati che non sono i vostri. Ecco quali sono, invece, i vostri risultati: zero risposte per i detenuti in termini di rieducazione e di risocializzazione, così come per la Polizia penitenziaria, che avete preso in giro proponendo 1.000 unità di assunzioni, quando il vuoto oggi è di 20.000 unità; Polizia penitenziaria che, ricordiamolo, è sottoposta a turni massacranti, anche di 16 ore continuative, senza la possibilità di fare i pasti e, soprattutto, nella gestione di 3, 4 o 5 reparti che, nei turni notturni, arriva a un controllo addirittura di 700 detenuti. Una situazione insostenibile, in condizioni inaccettabili. E in aggiunta, con direttori che si ritrovano a gestire dai 3 ai 4 istituti di pena. Per cui avete proposto veramente 20 unità, sempre nell'ottica della presa in giro.

E poi parlate di case di comunità in modo vago. Non si capisce chi, poi, ci deve entrare, sulla base di quale progetto, sulla base di quale spesa, di un commissario straordinario per le opere di ristrutturazione, ammettendo l'incapacità del Ministero di gestire la complessa realtà carceraria: un Ministero che commissaria sé stesso. E sapete cosa avete fatto? Avete addirittura copiato male il nostro progetto del modello delle case di comunità, facendo veramente un pasticcio.

E poi arriviamo al vostro cavallo di battaglia: la creazione di nuovi reati. Uno abominevole: il reato di rivolta penitenziaria, che non è altro che un atto intimidatorio nei confronti di chi, in modo pacifico, esprime un dissenso. Per esempio, lo sciopero della fame contro il cibo scaduto. O ancora, il rifiuto di entrare all'interno di una cella che magari è piena di rifiuti o di scarafaggi.

Ecco, questo dissenso pacifico rischia una condanna fino a 8 anni. È abominevole! Ed ancora, avete introdotto il reato per peculato, per distrazione, per tentare di coprire un buco che voi stessi avete fatto con l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio, anche qui prendendo ancora in giro e inserendo una pena fino a 3 anni: l'ennesimo regalo ai colletti bianchi e l'ennesima legalizzazione degli abusi di potere.

Ed ancora, in Commissione giustizia, ci siamo opposti con tutte le nostre forze su un fatto abominevole: mettere all'interno degli istituti di pena le donne in gravidanza e i bambini, mentre tollerate che i mafiosi continuino a mandare i messaggi dal carcere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) - dal carcere! - e, da fuori, a comandare i clan.

E ancora, i regimi di 41-bis sono al collasso, non ce n'è uno a norma.

Se volevate inserire un reato, allora era importante inserire l'aggravante dell'istigazione o apologia del delitto di associazione mafiosa, dal momento che, attraverso i social, i clan inneggiano alla mafia e fanno apparire i mafiosi come degli eroi: proposta che è ferma dal 2012 in Commissione giustizia e che necessita di andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora, che cosa bisognava fare? Innanzitutto andare dentro alle carceri, parlare con i detenuti, con chi ci lavora e accogliere i suggerimenti. Se l'aveste fatto, avreste messo risorse in termini di assunzioni di psicologi, di educatori, di mediatori culturali, di assistenti sociali. Tutto questo non è stato fatto perché non ascoltate, la vostra modalità è repressiva e arrogante.

E, ancora, in Commissione giustizia abbiamo detto l'importanza di intervenire sul lavoro, sulle attività lavorative, perché è dimostrato che per chi lavora durante la pena il rischio di recidiva è solo al 2 per cento. Abbiamo chiesto di smaltire le istanze pendenti per chi legittimamente ha maturato il diritto ai benefici penitenziari e si trova ad aspettare anni perché il magistrato o il tribunale di sorveglianza non ce la fanno, perché sono sovraccarichi. E oggi avete bocciato l'ordine del giorno che prevedeva risorse per la magistratura. È veramente non concepire quella che è la realtà detentiva e carceraria.

Abbiamo, poi, chiesto di introdurre l'attività teatrale in ogni carcere, un mezzo potentissimo di crescita culturale per il detenuto, di promuovere lo sport, soprattutto negli istituti di pena minorili, per insegnare le regole, il fare rete, il fare squadra. Abbiamo chiesto di aumentare la socialità, le telefonate, i colloqui, di garantire la libertà affettiva e intima della popolazione carceraria, anche nel rispetto delle sentenze della Corte costituzionale, per aiutare i detenuti a sopportare la sofferenza del carcere. Nulla di tutto questo è stato fatto.

Le carceri, colleghi e colleghe della maggioranza, non sono discariche sociali in cui, se fosse per voi, si butterebbe la chiave, ma devono essere luoghi di umanità e specchio di una civiltà che funziona (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché, se così non è, stiamo fallendo la missione rieducativa dei detenuti e stiamo infliggendo una doppia pena a chi già sta pagando le sue colpe. Il sistema carcerario - e chiudo, Presidente - non ha bisogno di propaganda: ha bisogno di dignità, di rispetto e di riforme serie, non come quella che voi ci proponete. Per tutte queste ragioni, esprimo il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bisa. Ne ha facoltà.

INGRID BISA (LEGA). Grazie, Presidente. Membri del Governo, colleghi, prima di entrare nel merito del provvedimento, alcune precisazioni credo siano doverose dopo alcune cose che abbiamo sentito in riferimento ad alcuni ordini del giorno discussi questa mattina e oggi pomeriggio. Per prima cosa, volevo rispondere al collega Scotto, tramite lei, Presidente, perché ha attaccato la collega Matone. Non che la collega Matone abbia bisogno di un avvocato d'ufficio, però credo che bisogna dire effettivamente cosa la collega Matone ieri, durante il suo intervento in dichiarazione di voto sulla fiducia, ha riferito in riferimento ai tossicodipendenti: sicuramente, non che bisogna solo gettare la chiave, come ha voluto farci credere il collega Scotto stamattina. Leggo il resoconto dell'Aula, in cui la collega Matone, ieri, ha riferito tutt'altro e precisamente: “Per ampliare le opportunità di accesso dei detenuti tossicodipendenti alle strutture sanitarie pubbliche o a quelle private accreditate viene aumentata la spesa, già stanziata, di altri 5 milioni di euro, perché questo Governo considera la tossicodipendenza sicuramente un male endemico, un male che va curato, un male che va stroncato in tutti i modi possibili e immaginabili” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi non è assolutamente vero che va buttata la chiave, ma sono persone che vanno aiutate e questo Governo va in quel senso.

Poi vorrei dire due parole in riferimento a quanto ho sentito dire dal Partito Democratico, non tanto in riferimento a questo decreto-legge Carceri, perché credo che si sia fatta anche un po' di confusione, un po' di minestrone, permettetemi di dire, quanto in riferimento ad un emendamento della Lega al disegno di legge Sicurezza che impedisce alle borseggiatrici di sfruttare la gravidanza per evitare il carcere. Vorrei ricordare al Partito Democratico, che, forse, è un po' smemorino, che, durante il Governo Conte 2, ha depositato la proposta di legge n. 2298, che, all'articolo 2, proponeva la stessa cosa relativa a quel provvedimento che è stato votato e proposto dalla Lega durante quella seduta notturna sul disegno di legge Sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Fatte queste premesse, Presidente, ed entrando adesso nel merito del provvedimento, è da un po' che vari esponenti politici parlano di carceri in quest'Aula. Quando in quest'Aula, qualche settimana fa, abbiamo rinviato ad altra data l'esame della proposta di legge dell'opposizione, ho sentito dire da più parti che le carceri non potevano aspettare e che il sovraffollamento è un problema da risolvere. È vero, i detenuti non possono attendere, chi è detenuto è privato di una cosa bellissima che è la libertà. C'è un'urgenza e, quindi, questo Governo ha emanato un decreto-legge sull'argomento e sappiamo quali sono i tempi di conversione di un decreto-legge: sono ben tarati e sono 60 giorni, non anni infiniti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), come per il Partito Democratico e altri esponenti hanno governato questo Paese e nulla hanno fatto.

Poi dobbiamo essere onesti intellettualmente nel dire che oggi, qui, paghiamo l'inerzia di anni e non possiamo risolvere sicuramente la questione in 6 mesi o un anno. È chiaro e ne siamo consapevoli anche noi della Lega che siamo all'inizio dei provvedimenti. Con questo provvedimento non abbiamo sicuramente risolto il problema, però abbiamo iniziato a risolverlo, abbiamo comunque iniziato, abbiamo messo un punto fermo. Nessuno può dire che le norme in questo decreto sono inutili, sono utilissime, sono efficaci. Ci vorrà del tempo per vedere gli effetti, questo sicuramente sì. Ma, allora, non le facciamo perché ci vuole tempo prima che entrino in vigore o perché si vedano gli effetti, come ho sentito dire da qualche collega dell'opposizione che dice che ci vorranno anni per vedere gli effetti? Almeno noi le abbiamo fatte, abbiamo iniziato una riforma seria, cosa che, invece, qualcuno per molti anni non ha fatto e ora è capace solo di criticare.

Questo è un decreto-legge sulle carceri e sarà uno dei tanti decreti. Per svuotare le carceri si deve assolutamente affrontare il tema in maniera diversa rispetto a modificare una norma puntuale con un emendamento, perché noi non vogliamo svuotare le carceri, vogliamo condizioni diverse per i detenuti, vogliamo aprire a possibili misure alternative, perché, quando si svuotano le carceri in maniera immotivata, lo si fa per pochissimo tempo, perché chi esce, poi rientra e, normalmente, quando esce, consuma delitti ancora più efferati, purtroppo. Quindi non ci saranno assolutamente provvedimenti “svuota carceri”, ma norme volte a porre dei miglioramenti. Noi siamo convinti che, se consumi un reato e hai un processo regolare, la pena deve essere scontata.

Nella XVII legislatura, a seguito della sentenza Torreggiani, c'è stato un insieme di provvedimenti cosiddetti svuota carceri, ma, alla fine, cos'hanno risolto? Direi nulla. La capienza raggiunta nel 2013-2014 è ormai nuovamente raggiunta e, appena dopo quei provvedimenti, nel 2017, ci sono stati 52 suicidi, nel 2018 sono stati 61 ed erano all'esito di iniziative governative non certo del centrodestra, ma erano del centrosinistra. Quindi gli allora “svuota carceri” non hanno portato ai risultati che l'allora maggioranza di sinistra voleva. Quelle ricette del passato non hanno funzionato. I numeri della Polizia penitenziaria, che da soli testimoniano quale attenzione questo Governo ha dedicato al tema delle assunzioni, sono importantissimi. Quando questo Governo è arrivato, erano circa 37.100 gli uomini e le donne della Polizia penitenziaria, oggi siamo arrivati a 39.771 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Da ottobre 2022 sono state immesse 1.852 unità per il ruolo di sovrintendenti. Mi sento di ribadire: nessuno sconto di pena, non perché noi siamo cattivi ma perché c'è l'esigenza di rappresentare, anche nella mente di colui che purtroppo si trova a scontare una pena, la convinzione che si deve uscire dal carcere attraverso un percorso socio-rieducativo. Il percorso deve essere portato a termine e abbiamo assolutamente comprovata la triste realtà del fatto che, quando non impari nulla nel corso della detenzione ed esci dal carcere, il soggetto è incline a reiterare fatti di reato.

Non sono certo le scarcerazioni, i premi, le riduzioni di pena, l'ampliamento delle pene alternative al carcere a risolvere i temi del sistema carcerario e, di certo, non risolvono il tema dei suicidi. Noi abbiamo una posizione che ci sentiamo di tenere perché supportati dai numeri, convinti dei risultati; lo diciamo con forza: i servizi sociali educativi funzionano dentro e funzionano fuori dalle carceri. I 166 milioni di euro che oggi andiamo a sbloccare, grazie al Governo di centrodestra, al Ministro Salvini, al Ministro Nordio, al Vice Ministro della Giustizia e ai Sottosegretari sono un primo passo attraverso l'istituzione di un commissario straordinario per andare a creare cantieri entro breve e a spendere con diligenza e puntualità, con un unico obiettivo.

Non neghiamo il fatto che ci siano, purtroppo, anche situazioni assolutamente incresciose, non degne di un Paese civile per le quali l'Italia ha ricevuto numerose sanzioni. Ma siamo convinti che il momento della recidiva sia un insuccesso per qualunque scopo trattamentale e se riusciamo a risolverlo, risolveremo il problema della sicurezza nel nostro Paese attraverso una reale riabilitazione dei detenuti che non andranno a delinquere. Attraverso l'attività di lavoro e formazione, saremo in grado di riportarli lecitamente all'interno della nostra comunità a lavorare e a risarcire il danno prodotto attraverso l'attività illecita. L'emergenza carceri la affrontiamo con urgenza. Il decreto che approviamo oggi ha introdotto un primo pacchetto di misure utili, ma certamente seguiranno ulteriori provvedimenti. Il tema continuerà ad avere la priorità che merita ed è per questo che il gruppo Lega voterà a favore della conversione del decreto-legge in legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mentre siamo qui riuniti a svolgere le nostre dichiarazioni di voto, un altro detenuto, un uomo di 35 anni, si è impiccato nel carcere di Prato. Capisco che non prestino attenzione, ma magari. Quindi, dobbiamo aggiornare il contatore: i suicidi non sono più 64, ma sono già diventati 65. Vede, Presidente, io pensavo questa mattina di poter fare la mia dichiarazione di voto, ricordando in qualche modo a chi ho ascoltato finora di avere una certa memoria selettiva nel ricordare solo quando governavamo noi e dimenticare quando hanno governato loro. Guardi un po', è la maggior parte del tempo. Avrei potuto continuare a ricordare quello che non è stato fatto, però c'è un punto dopo gli interventi di questa mattina su cui voglio soffermarmi. Quando è iniziato questo dramma, che purtroppo sta andando avanti da molti mesi, quando sono aumentati in modo vertiginoso i suicidi, quando sono aumentati i suicidi anche tra gli agenti di Polizia penitenziaria, quando il tema del sovraffollamento è andato fuori dalle mura del carcere, la Presidente del Consiglio, e in particolare il Ministro Nordio hanno detto che bisognava immediatamente intervenire e hanno convocato un Consiglio dei ministri e hanno prodotto il settantesimo decreto-legge. E noi - lo confesso - abbiamo pensato che fosse, forse, l'unico dei 70 decreti-legge che avesse quella necessità e urgenza rispetto alla quale anche noi avremmo potuto dare il nostro contributo.

Abbiamo provato a dare questo contributo, abbiamo presentato emendamenti, tutti emendamenti, Presidente, nel merito del decreto che era stato presentato dal Governo.

Un decreto che era talmente scarno che è arrivato un diluvio di emendamenti da parte della stessa maggioranza, alcuni dei quali sono stati ricordati dai colleghi nelle loro dichiarazioni di voto. Bene, quello che, però, è accaduto su un decreto così importante - su un tema che riguarda l'intera società, sul quale, come è stato ricordato anche da chi mi ha preceduto, non dobbiamo dividerci per colore politico, su un tema sul quale dobbiamo avere idee trasversali, su un tema sul quale dobbiamo fare la più ampia condivisione - è che questa mattina siamo stati addirittura richiamati quando, nella nostra prerogativa di parlamentari di decidere sì o no, rispetto ad un ordine del giorno, alla firma di un altro collega, ebbene siamo stati richiamati al fatto che dobbiamo farlo condividendo. Ma quale condivisione, se di tutti gli emendamenti che sono stati presentati al Senato e alla Camera non è stato preso uno - e sottolineo uno - delle opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Anzi, al Senato addirittura avete sbattuto la porta in faccia ai colleghi senatori dell'opposizione, li avete buttati fuori dalla Commissione, tant'è che quel decreto in Commissione è stato votato soltanto dai capigruppo con una presenza che non si era mai vista prima. O, se volete, con un'assenza che dovrebbe essere un'assenza che pesa anche sulle vostre coscienze, oltre che sulle nostre. Quindi, ho sentito parlare oggi per tutto il giorno di condivisione, della necessità di condividere.

Ebbene, questa condivisione è mancata ed è mancata, in particolare, nei banchi della maggioranza ed è mancata da parte del Governo. E me lo faccia dire, Presidente, trovo disdicevole e indegno che il Ministro Nordio oggi non abbia trovato cinque minuti del suo tempo per venire ad ascoltare le dichiarazioni di voto e per assistere all'approvazione di un decreto che ha ritenuto sempre essere importante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Colui - lo voglio ricordare - che negli anni ha scritto libri, tanti libri e in alcuni dei quali dice: “le pene, per quanto possa sembrare strano, non devono essere aumentate, semmai diminuite” e inoltre che “bisogna smetterla con il panpenalismo”.

Ora, immagino sia difficile mettere la faccia in quest'Aula quando hai scritto queste cose e quando poi porti un decreto-legge che è esattamente il contrario di quello che hai scritto per anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E quando fai un DDL sicurezza che è esattamente il contrario di quello che hai scritto per anni, immagino che mettere quella faccia qui oggi sia difficile.

Ciononostante avrei gradito la presenza almeno dei Sottosegretari laddove con le dichiarazioni di voto i gruppi parlamentari spiegano la loro posizione. Apprezzo ovviamente la presenza del Governo, mi dispiaccio che non ce ne sia nessuno del Ministero della Giustizia perché credo che rispetto a questo - e lo vorrei ricordare ai colleghi che questa mattina incitavano, diciamo così, a non prendere una posizione poi così troppo forte rispetto a quello che era accaduto con il Governo - questi stessi parlamentari oggi rivendichino le nostre prerogative e si preoccupino se nessuno del Ministero della Giustizia è venuto ad ascoltare quello che stavano dichiarando i gruppi parlamentari rispetto al voto sul decreto-legge Carceri. Noi abbiamo presentato emendamenti nel merito, che riguardavano la misura cautelare, che riguardavano la liberazione anticipata, che riguardavano quelle misure che sono state adottate durante il periodo del COVID che abbiamo chiesto di poter fare anche in questo momento. Perché, vedete, in quel decreto-legge, che avrebbe dovuto affrontare il sovraffollamento, non si affronta mai il tema del sovraffollamento e nessuna di quelle misure sarà immediata, nessuna di quelle misure toccherà il tema del sovraffollamento, nessuna di quelle misure entrerà in vigore ora, nessuna di quelle misure interviene sul tema che abbiamo cercato di portare avanti per mesi, mesi e mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Quindi, nulla sui permessi, nulla sulla liberazione anticipata, nulla sui premi, nulla sulle telefonate e sulle videochiamate, nulla sull'attuazione delle misure sostitutive che abbiamo previsto con la Cartabia, nulla sul fatto che si possa espiare la pena fuori dal carcere. Nulla, perché quello che c'è scritto non viene attuato nell'immediato e quello che c'è scritto spesso non è neppure attuabile.

Allora, io penso e temo, purtroppo, che tra qualche tempo ci ritroveremo qui a tirare una riga e a capire quello che ha funzionato e non ha funzionato di quel decreto-legge. Non è che vogliamo essere delle Cassandre, ma temiamo che ci troveremo di fronte ad un'estate molto calda rispetto a quello che può avvenire all'interno degli istituti penitenziari italiani.

Ora, noi vogliamo porre l'attenzione su quello che sta accadendo nel sistema giustizia, oltre che parlare del decreto Carceri sul quale, però, voglio spendere ancora un riferimento.

Può sembrare un riferimento storico, ma è un riferimento che, per quanto riguarda noi, è importante. Nel 1904 Filippo Turati parlava, appunto, del cimitero dei vivi per indicare quelle che erano le condizioni di vita all'interno delle carceri. Quando abbiamo deciso di fare quella iniziativa, che abbiamo ricordato più volte oggi, che si chiama “Bisogna aver visto”, abbiamo preso le parole di un altro grande giurista e costituente, Pietro Calamandrei, che, ricordando Filippo Turati, diceva: “Bisogna aver visto”. Infatti, nel 1949, ricordando il discorso di Turati, che era del 1904, Calamandrei diceva che non era cambiato nulla nelle nostre carceri, ma c'era una differenza perché molti dei parlamentari che allora sedevano in Parlamento, a differenza di quello che era accaduto nel 1904, avevano vissuto la pena all'interno del carcere, molti di essi erano stati imprigionati dal tribunale speciale e molti di essi sapevano che cosa significava la pena e che cosa significava stare in un carcere. Sono gli stessi che hanno scritto la Costituzione, sono gli stessi che hanno pensato alle persone che in quel carcere ci sarebbero finite e sono gli stessi che ci hanno dato l'articolo 27 della Costituzione, che questa maggioranza vuole cambiare eliminando e riducendo il fine rieducativo della pena, perché è questo ciò che siete.

Non si tratta di dare più sicurezza; si tratta di avere un'idea culturale sbagliata di quello che è il carcere, di quella che è la pena, di quella che è la rieducazione e di quello che è il reinserimento sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questa è una diversità profonda tra noi e voi, che noi rivendichiamo, che noi sottolineiamo, che noi vogliamo che sia diversa, perché questa diversità è una diversità che ci rende più ricchi. Lo dico, ahimè, anche guardando a quelle che saranno le decisioni che verranno prese da questo Governo nei prossimi mesi e a quello che arriverà in quest'Aula. Penso, ad esempio, al disegno di legge Sicurezza e ne parleremo.

Ma, dicevo, bisogna aver visto. E allora - lo voglio ricordare ad alcuni colleghi - non basta fare una conferenza stampa e dire che ci si preoccupa del carcere quando poi ci si gira dall'altra parte, si fanno 20 passi indietro, non si guarda la propria coscienza e si prendono delle decisioni che sono l'opposto di quello che si è detto in conferenza stampa. Ma in quel carcere bisogna entrarci e noi ci siamo stati. Abbiamo fatto più di 60 visite, perché bisogna aver visto, bisogna aver visto per parlare del carcere e per sapere quello che c'è là dentro e quello che sta succedendo. Allora, invito i colleghi: andateci in carcere, certo, ma quando uscite da lì almeno abbiate la compiacenza di fare provvedimenti che possano essere utili alle persone che vivono e che lavorano all'interno del carcere, dove manca assolutamente ogni forma di dignità.

Presidente, concludo con questo appello, che, purtroppo, è andato a finire male, visto che nulla è stato accolto di quel che abbiamo chiesto. Vede, a me dispiace che il Ministro Nordio continui a negare l'evidenza, cioè continui ad avere due facce diverse a seconda del luogo in cui si trova. Ebbene, quando viene qui e quando sarà in quest'Aula ci dica, il Ministro Nordio, cosa vuole fare veramente per il tema dell'emergenza carceri, perché per il momento non ha fatto nulla e questo decreto non è solo inutile, è anche dannoso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare, fin d'ora, il voto favorevole di Fratelli d'Italia su questo provvedimento. Un provvedimento che introduce molte misure, un provvedimento articolato che prevede assunzioni nella Polizia penitenziaria, assunzioni tra i dirigenti penitenziari, un dirigente generale penitenziario, un miglioramento delle condizioni retributive per il personale del comparto misure centrali, che potenzia l'assistenza sanitaria, che prevede lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi e una formazione più veloce per una più rapida immissione in servizio degli agenti della Polizia penitenziaria, un commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria, che interviene sulle modalità di concessione della liberazione anticipata, che prevede più colloqui telefonici, un diverso trattamento dei dati sanitari, modifiche al codice penale e l'avocazione delle indagini preliminari da parte del procuratore nazionale antimafia in alcuni casi. Si poteva fare di più, probabilmente, ma questo è certamente più di quanto abbiano mai fatto tutti i Governi che hanno preceduto quello in carica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Io ho ascoltato con grande interesse, ma anche, Presidente, con grande pazienza gli interventi che mi hanno preceduto, perché c'è voluta tanta pazienza ad ascoltare le lezioni di chi ha sostenuto un Governo del quale ha fatto parte l'allora Ministro per la pubblica amministrazione, Madia, che con i suoi scellerati tagli orizzontali ha tagliato 4.000 unità di personale della Polizia penitenziaria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo Governo, in 20 mesi, ha finanziato 6.000 nuove assunzioni, di cui 2.000 extra: significa non per coprire il turnover, cosa che, peraltro, prima neanche veniva fatta, perché non ci si preoccupava nemmeno di coprire il turnover, ma 2.000 assunzioni in più, di cui 1.000 nella prima legge di bilancio e 1.000 con questo provvedimento, divisi in due anni.

Quindi, francamente, Presidente, ci viene davvero molto complicato, adesso che abbiamo colmato il 100 per cento dei vuoti in organico da turnover e previsto delle assunzioni extra nel numero di 2.000, sentir dire che questo Governo non affronta la carenza d'organico. Noi la carenza d'organico la affrontiamo eccome, la affrontiamo in modo sensato, la affrontiamo prevedendo interventi e misure per tutti gli operatori del sistema carcere. Ecco perché per la prima volta è stata prevista l'indennità di funzione per il comparto funzioni centrali, in una sola parola gli educatori, che più volte sono stati menzionati ma nei cui confronti mai nessuno si era preso la briga di migliorare il trattamento retributivo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché la rieducazione non si fa a parole; la rieducazione si fa tutelando e valorizzando i professionisti che dentro gli istituti di questa rieducazione, poi, si devono occupare. Quindi, ancora una volta, da chi ha governato prima di noi soltanto chiacchiere e da chi governa oggi i fatti.

Ancora, Presidente, io desidero rassicurare, per suo tramite, l'onorevole Schlein, che nel corso di un suo intervento oggi ha invitato la maggioranza a frequentare gli istituti penitenziari per capire quale sia la grave condizione nella quale versano. Io desidero informarla che anche noi li frequentiamo. Certo, probabilmente nessuno di noi si ferma a parlare con Cospito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Probabilmente, ci fermiamo a parlare con gli agenti, con gli uomini e con le donne in divisa, probabilmente verifichiamo le condizioni strutturali di questi istituti, perché, vede, un edificio o una struttura non si deteriora da un giorno all'altro e carceri come l'Ucciardone, come Regina Coeli e come San Vittore non diventano desueti dall'oggi al domani e forse lo sono già da qualche decennio.

Per questo motivo noi salutiamo con grande favore l'istituzione della figura del commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria, non una nuova poltrona, come qualcuno ha detto, ma un ruolo con compiti precisi da svolgere in poco tempo. Infatti, dovrà, in 120 giorni, presentare il suo programma e avrà le procedure in deroga affinché, entro dicembre 2025, possa completare gli interventi. In una sola parola noi risolviamo il problema del sovraffollamento con misure strutturali e non con provvedimenti svuota carceri che dal giorno dopo ripresentano lo stesso problema del sovraffollamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Secondo le nostre stime, a quel dichiarato sovraffollamento di qualche migliaio di unità si potrà trovare soluzione con gli interventi che il commissario straordinario porrà in essere.

Ho già detto - e mi avvio alla conclusione - che sul trattamento, sulla rieducazione e sulle piante organiche di chi in carcere ci lavora ci sono degli interventi chiari e sono fatti.

Dopodiché, ho ascoltato davvero interventi a tratti surreali da parte di chi, magari, nella scorsa legislatura, faceva il capogruppo in Commissione giustizia, del Movimento 5 Stelle, e oggi viene qui a parlare di garantismo. Ma allora cos'è questa eterna lotta tra garantisti e giustizialisti, alla quale noi ci sottraiamo, e lo dico a scanso di equivoci. Noi abbiamo una bussola, che è la certezza, non solo della pena, ma della esecuzione della pena (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), nelle forme e nei modi che il nostro ordinamento prevede.

Ancora, sulla liberazione anticipata, rispetto alla quale si è detto moltissimo, noi abbiamo ovviamente un approccio differente, quindi, mutati i presupposti, abbiamo ritenuto di accelerare la procedura, affinché venga concessa più rapidamente a chi ne ha diritto, a legislazione immutata. Perché, vedete, non si tratta - come ha detto qualcuno - di arroganza; si tratta, piuttosto, di prerogative della maggioranza. Abbiamo un approccio diverso ai temi del pianeta carcere. Noi intendiamo risolverli con misure strutturali, voi, negli anni, avete prodotto solo politiche fallimentari. Ecco perché il voto di Fratelli d'Italia è convintamente favorevole a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2002​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2002:

S. 1183 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, recante misure urgenti in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del Ministero della Giustizia" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 82).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mentre facevo la mia dichiarazione di voto, ho segnalato, sottolineato l'assenza di chiunque del Ministero della Giustizia. Bene, Presidente, a questo punto, le chiedo l'informativa urgente della Presidente Meloni in Aula sul tema delle carceri, perché - e guardate che è un tema di rispetto istituzionale, di cui voi, come noi, dovreste preoccuparvi - mentre noi siamo qui a fare il voto finale su un decreto-legge, che riguarda le carceri, che ci è stato detto essere fondamentale e importante, sono tutti a Palazzo Chigi, con la Presidente Meloni, per fare il punto sulle carceri. Allora, mi domando: ma il Parlamento a cosa serve (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), se poi, dopo, tutto si decide a Palazzo Chigi e anche voi non contate niente? Perché alla fine decidono tutto là, non contate nulla voi maggioranza; sia mai per l'opposizione, ma almeno voi, un minimo di dignità! Un minimo di attenzione al ruolo che state svolgendo! Un po' di dignità.

Presidente, almeno la Presidente Meloni, visto che Nordio conta poco, ci venga a dire che cosa pensa del carcere, visto che il decreto che abbiamo appena approvato - che avete appena approvato - a nulla serve (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Sì, grazie Presidente. Io mi associo alla richiesta della collega Serracchiani, per chiedere un'informativa urgente, perché davvero è sconvolgente leggere questa agenzia, mentre eravamo qui, mentre tra l'altro, durante il mio intervento, continuavo a rilevare l'assenza del Ministro, il Ministro stava facendo altro, su cosa? Sulle carceri. Per certificare che quello che abbiamo approvato in questo momento non serve a nulla, o quasi nulla (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), perché serve ancora altro, altro, altro. Quindi, adesso vedremo cosa si inventeranno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Mi associo anch'io alla richiesta di informativa. A parte trovare, questa, veramente una scorrettezza istituzionale, sarebbe stato meglio avere il Ministro ad ascoltare le dichiarazioni di voto finale qui, in quest'Aula, invece di andare - come diceva giustamente il collega Dori - a certificare l'inutilità del decreto-legge, che è stato appena convertito in questa Camera, a Palazzo Chigi. Questo stanno facendo: stanno andando a certificare che è insufficiente tutto quello che è stato fatto fino a questo momento, certificando però anche un'ulteriore cosa, cioè il fatto che questo Parlamento è stato definitivamente esautorato rispetto alla sua funzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ovviamente, riferirò al Presidente di questa richiesta di informativa appena giunta dai gruppi.

Rinvio in Commissione del seguito della discussione della proposta di legge: Giachetti ed altri: Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di concessione della liberazione anticipata, e disposizioni temporanee concernenti la sua applicazione (A.C. 552​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 552: Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di concessione della liberazione anticipata, e disposizioni temporanee concernenti la sua applicazione.

Ha chiesto di parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Chiedo che, relativamente al presente punto all'ordine del giorno, il provvedimento venga rinviato in Commissione.

PRESIDENTE. A questo punto, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, sulla proposta di rinvio in Commissione do la parola a un oratore contro e a uno a favore, per non più di cinque minuti.

Ha chiesto di parlare contro il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signora Presidente. Certe volte, anche nella categoria della politica, ci vorrebbe il pudore, forse ci vorrebbe anche la vergogna, perché vorrei segnalarle, signora Presidente, che, il 24 luglio scorso, la stessa onorevole Varchi è intervenuta in Aula per chiedere l'ennesimo rinvio di questa proposta di legge, spiegando: “Credo che sia assolutamente prudente, nell'ottica di un buon andamento di questi lavori, rinviare ad altra seduta questo provvedimento” - spiegando poi il perché - “affinché tutti i deputati possano prendere visione dell'altro provvedimento, atteso che la fase emendativa è ancora in corso o che, comunque, si sta concludendo proprio in questi minuti o, comunque, nella giornata di oggi”. Si riferiva all'attuale decreto al Senato.

Quindi, la motivazione, con la quale la collega Varchi chiedeva il rinvio l'altra volta, era legata al fatto che tutti potessero prendere visione del decreto che abbiamo appena approvato. Certamente ne ha preso visione anche la Presidente del Consiglio, perché - non vi dovete stupire, collega Serracchiani e colleghi dell'opposizione - noi sapevamo perfettamente che questa era una buffonata, che era un decreto vuoto e che serviva semplicemente per occupare uno spazio mediatico. La Presidente del Consiglio, che ha un po' più di serietà, probabilmente, di tutta la maggioranza, ha certificato e messo nero su bianco che abbiamo fatto una cosa e uno sforzo del tutto inutili. La mia solidarietà a tutti i colleghi che sono intervenuti per spiegarci l'importanza di questo decreto, le norme, le cose e via dicendo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Vi ha lasciati lessi. Meno male che da quella parte almeno c'è un po' di onestà. Non è servito a nulla e adesso l'onorevole Varchi, avendo preso tutti coscienza che abbiamo approvato un decreto che non serviva a nulla, ma che era il requisito in ragione del quale chiedevate il rinvio della mia legge, onorevole Varchi, si presenta qui e, avendo soddisfatto quelle condizioni e quindi potendo affrontare l'unica proposta seria e reale, che c'è per intervenire sull'emergenza, ci spiega che vuole un rinvio in Commissione. Allora, perché dico: un po' di vergogna e ho un brivido? Tra un rinvio e l'altro, onorevole Varchi, colleghi della maggioranza…

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Sì, signora Presidente. Tra un rinvio e l'altro - spiego alla collega Varchi e ai colleghi della maggioranza - ci sono stati una cinquantina di suicidi. Tra un rinvio e l'altro, ce ne sono stati circa una cinquantina. Abbiamo il mese d'agosto davanti a noi e voi vi presentate con un decreto, che viene decretato dalla Presidente del Consiglio come inutile e non fate assolutamente nulla. Perché scappate (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Chiedo al collega Foti, tramite lei, Presidente; chiedo alla maggioranza, tramite lei: perché scappate, se ormai avete approvato il decreto, che risolve i problemi? Ho sentito i colleghi di Forza Italia, che ci hanno spiegato che, grazie all'iniziativa emendativa che hanno fatto al Senato, è superata la proposta Giachetti, su cui erano originariamente d'accordo, che prevede una norma che risolve il problema per gli ultrasettantenni, che, su 61.000 e rotti persone, sono 1.244. Tra questi ci sono gli ergastolani, che non potranno mai usufruire della liberazione anticipata speciale, poi ci sono quelli che hanno la recidiva e che non potranno farlo; cioè, quella norma, che ha superato la proposta Giachetti, se va bene, interessa 200-300 persone. Ma è serietà questa? Perché scappate? Voi pensate che il decreto ha superato le questioni?

Cioè quella norma, che ha superato la proposta Giachetti, se va bene, interessa 2-300 persone. Ma è serietà questa? Perché scappate (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Voi pensate che il decreto ha superato le questioni, che gli emendamenti che avete presentato hanno superato la proposta Giachetti? Votatela allora, bocciatela, almeno assumetevi la responsabilità, non solo qui dentro, ma anche di fronte a tutti quelli che ogni giorno, compresa la Polizia penitenziaria, sono in una condizione inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Alleanza Verdi e Sinistra e Misto-+Europa)!

Scappate, prendete in giro tutti, perché non volete affrontare l'unica reale soluzione che c'è su questo, ma almeno metteteci la faccia, non vi nascondete, onorevole Foti, dietro i rinvii e poi domani leggiamo che la Presidente del Consiglio ha fatto un altro comunicato per dire che a lei sta tanto a cuore il problema dell'urgenza del sovraffollamento. È esattamente la priorità che due anni fa aveva spiegato il Ministro Nordio e che ha fatto la fine che ha fatto.

Io non vi dico che dovreste vergognarvi, io dico solo che dovreste avere rispetto di voi stessi, prima che di me e votarla. Perché non la votate? L'avete superata? Avete approvato il decreto? Si è riunito il gran consiglio a Palazzo Chigi? Bocciatela, perché avete paura, perché scappate (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Alleanza Verdi e Sinistra e Misto-+Europa)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del provvedimento.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 55 voti di differenza.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la presidente Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Presidente, sono costretta a intervenire nell'immediato avendo letto ora, mentre stavamo votando il rinvio ulteriore in Commissione della proposta di legge dell'onorevole Giachetti, una dichiarazione del Ministro Nordio, a valle di quell'incontro che è stato stigmatizzato dai miei colleghi. Il Ministro Nordio ha dichiarato che ha prospettato a Meloni soluzioni a breve e medio termine contro il sovraffollamento. Allora noi chiediamo che, oltre alla Meloni, venga anche il Ministro Nordio qui a dirci perché quello che abbiamo approvato non contiene nessuna misura per il sovraffollamento e venga qui a dircelo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

Mi appello, Presidente, alla Presidenza della Camera: qualche giorno fa il Presidente Fontana ha scritto una lettera alla Presidente Meloni per difendere le prerogative del Parlamento e noi l'abbiamo apprezzato. Gli chiediamo di intervenire anche su questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra), perché mentre noi discutevamo di carceri, di sovraffollamento, di risposte che non ci sono, dobbiamo subire l'onta di un Ministro della giustizia che non è qui, ma dice di avere raccontato alla Presidente del Consiglio come risolvere, a breve e medio termine, il sovraffollamento. Questo è inaccettabile per la dignità di questa Camera e tutti dovremmo chiedere che venga immediatamente a dirci cosa ha proposto alla Presidente Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Come ho detto prima, riferirò alla Presidenza della Camera di questa ulteriore richiesta di informativa.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per unirci alle richieste del gruppo del Partito Democratico sull'informativa urgente, a questo punto sia della Presidente del Consiglio che del Ministro Nordio. Noi già stasera o domani mattina siamo pronti ad essere in Aula per l'informativa, perché, francamente, l'ennesima presa in giro a favore delle Camere da parte del Governo, che fa finta di avere a cuore il tema dei suicidi nelle carceri, del sovraffollamento carcerario, dopo aver appena rimandato in Commissione la proposta Giachetti, senza neanche volerla affrontare nel merito, è inaccettabile. Almeno vengano in Parlamento a riferire. Non vogliono farci discutere la proposta di legge, non vogliono discutere nel merito i nostri interventi per risolvere la situazione nelle carceri? Ci dicano quali sono le loro alternative, ma di fronte a questa Camera, non alle telecamere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà. Sullo stesso argomento?

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Assolutamente sì, intervengo per associarci, perché era già grave l'assenza di tutto il pezzo di Governo che si occupa di giustizia durante la discussione finale di questo provvedimento, ma sapere che si sta occupando in altre sale di questo tema, perché sa benissimo che non ha risolto nulla con questo decreto, è una mancanza di rispetto per tutti noi che oggi qui abbiamo lavorato anche per loro. Allora, se voi volete essere i passacarte del Governo, noi non vogliamo esserlo e non l'accettiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Anche noi ci associamo alla richiesta di informativa oltre che della Presidente Meloni, anche del Ministro Nordio. Questa è l'ennesima dimostrazione che ormai voi considerate questo Parlamento un passacarte. Tutto questo sta diventando davvero una farsa. Avete appena votato un decreto Carceri che non parla di sovraffollamento e, fuori da questa Camera, il Ministro Nordio ha l'ardire di dire che ha consigliato alla Premier Meloni delle misure contro il sovraffollamento.

Quindi, l'attestazione del totale fallimento di questa maggioranza, ma ancora una volta l'affermazione, purtroppo, della totale estromissione del Parlamento e questo non è più accettabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signora Presidente. Anche noi ci uniamo alla richiesta dell'audizione del Ministro Nordio. Ora, mi pare che gli eventi che si sono succeduti nella giornata di oggi dimostrano intanto una verità incontrovertibile. Vi è l'autocertificazione da parte del Ministro Nordio della sua inutilità, il suo fallimento completo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), perché non è possibile che scriva e sottoscriva un decreto come quello che abbiamo discusso oggi, non venga in Aula neanche a difenderlo, vada dalla Presidente Meloni e dice anche, ha il coraggio di dire, che lui ha le soluzioni per il sovraffollamento delle carceri. Ma perché non l'ha scritto su quel decreto? Perché non è venuto qui a dircelo anche a noi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Magari ci avrebbe anche convinto.

Il collega Dori ha definito il Ministro Nordio, prima, il Ministro che non c'è: non è che non c'è soltanto in Aula, non c'è nel Paese; credo che non sia neanche al Ministero, perché non si vede nota di quello che lui ha detto in precedenza e di quello che si realizza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Ha annunciato oggi che andrà dal Presidente della Repubblica, che ha chiesto un incontro al Presidente della Repubblica. Bene, farebbe bene a rassegnare le sue dimissioni (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché non è possibile che, di fronte alla tragedia che migliaia di persone stanno vivendo, lui se ne lavi le mani, lui faccia finta da niente, lui continui a giochicchiare con i decreti che sottoscrive, dove non sa neanche che cosa c'è scritto, e che, poi, faccia l'importante, colui che è cosciente, che ha le proposte davanti alla stampa. Non gli piace parlare alle Camere, ma gli piace parlare alle telecamere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Come ho detto prima, riferirò alla Presidenza di queste richieste di informativa.

Discussione del disegno di legge: S. 1185 - Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe previste dall'articolo 2 della legge 15 luglio 2022, n. 106, nonché di quelle previste dall'articolo 27 della legge 5 agosto 2022, n. 118 (Approvato dal Senato) (A. C. 1974​) (ore 19,26).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1974: Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe previste dall'articolo 2 della legge 15 luglio 2022, n. 106, nonché di quelle previste dall'articolo 27 della legge 5 agosto 2022, n. 118.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 2 agosto (Vedi l'allegato A della seduta del 2 agosto 2024).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1974​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

La VII Commissione (Cultura) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, presidente della Commissione cultura, deputato Federico Mollicone.

FEDERICO MOLLICONE , Relatore. Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere l'autorizzazione a consegnare la relazione.

PRESIDENTE. Concessa. Ha facoltà di intervenire il Sottosegretario alla cultura, deputato Gianmarco Mazzi. Si intende che vi abbia rinunciato.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Mancini, però diamoci una regola generale, gli ordini dei lavori si preannunciano.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). No, solo perché lei è andata molto velocemente, non ho compreso il nome del Sottosegretario, che non conosco.

PRESIDENTE. Mazzi, che ha rinunciato a intervenire. È iscritto a parlare la deputata Giovanna Iacono. Ne ha facoltà. Colleghi, per cortesia, riportiamo l'ordine e ascoltiamo la collega Iacono. Lì, colleghi, c'è troppa gente in piedi, io non riesco neanche a distinguere chi sta parlando da tutti gli altri. Quindi, colleghi, vi prego di sedervi e ascoltare la collega Iacono.

GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, il testo in esame concerne la proroga del termine per l'esercizio delle deleghe previste dall'articolo 2 della legge 15 luglio 2022, n. 106, recante la delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo, approvata definitivamente verso il termine della XVIII legislatura.

PRESIDENTE. Colleghi, silenzio per favore.

GIOVANNA IACONO (PD-IDP). La ringrazio, signora Presidente. Essa è composta di 12 articoli e contiene disposizioni volte sia a ridefinire la governance complessiva del settore, sia a disciplinare i profili di più stretta attinenza lavoristica, previdenziale e assistenziale. L'articolo 1, comma 6, della legge di conversione n. 14 del 2023 del decreto-legge n. 189 del 2022, ha già prorogato da 9 a 24 mesi, dall'entrata in vigore della legge n. 106, il termine per l'esercizio della delega legislativa in essa prevista.

La delega riguarda il riordino delle disposizioni in materia di spettacolo e degli strumenti in favore dei lavoratori del settore, nonché il riconoscimento di nuove tutele in materia di contratti di lavoro e di equo compenso per i lavoratori autonomi. Di conseguenza, il termine per l'esercizio della delega veniva prorogato dal 18 maggio 2023 al 18 agosto dell'anno corrente. L'articolo 1, comma 1, del presente disegno di legge, oggi in discussione, dispone la proroga di ulteriori 12 mesi del termine - quindi, da 24 a 36 mesi - che viene fissato al 18 agosto del 2025.

Nella relazione illustrativa leggiamo che tale ulteriore proroga si è resa necessaria per andare incontro...

PRESIDENTE. Colleghi, così stiamo qui fino a giugno del prossimo anno. Dovete fare silenzio. Chi non vuole ascoltare esca, non si può parlare in questo caos. Prosegua, onorevole Iacono.

GIOVANNA IACONO (PD-IDP). La ringrazio ancora, signora Presidente. Nella relazione illustrativa leggiamo che tale ulteriore proroga si è resa necessaria per andare incontro alle richieste provenienti dalle rappresentanze delle varie categorie delle parti sociali di una elaborazione, il più possibile approfondita e partecipata, dei provvedimenti normativi, già in fase avanzata di redazione, che riguardano materie vaste e complesse.

Noi, signora Presidente, riteniamo che queste siano solo false giustificazioni e non condividiamo la scelta della maggioranza di Governo di postergare ulteriormente la scadenza delle deleghe. Inoltre, sosteniamo da molto tempo e con forza, che al settore dello spettacolo, che attende ormai da troppo tempo questa riforma, vadano date risposte urgenti e serie. È utile ricordare in questa sede che le deleghe riguardano, nello specifico, il coordinamento e il riordino delle disposizioni legislative vigenti e di quelle regolamentari in materia di attività, organizzazione e gestione delle fondazioni lirico-sinfoniche, nonché la riforma, la revisione e il riassetto della vigente disciplina nei settori del teatro, della musica, della danza, degli spettacoli viaggianti, delle attività circensi, dei carnevali storici e delle rievocazioni storiche, mediante la redazione di un testo unico denominato “codice dello spettacolo”. Inoltre, le deleghe riguardano l'adozione di disposizioni in materia di contratti di lavoro nel settore dello spettacolo, l'adozione di disposizioni in materia di equo compenso per i lavoratori autonomi dello spettacolo e, infine, il riordino e la revisione degli ammortizzatori e delle indennità, e l'introduzione di un'indennità di discontinuità strutturale e permanente in favore di alcune tipologie di lavoratori discontinui dello spettacolo.

Signora Presidente, l'ulteriore proroga, dal nostro punto di vista, è la dimostrazione dell'incapacità e dell'inconsistenza di questo Governo, al quale, già due anni fa, il Parlamento aveva affidato il mandato di dare attuazione a una norma che per noi è giusta e necessaria. Nel 2022, infatti, dietro nostro sprone e dietro, soprattutto, nostra proposta, era stata approvata la legge delega che, tra l'altro, è stata stravolta in questi due anni dal Governo Meloni.

È stata stravolta proprio colpendo nel cuore la legge in uno dei suoi capisaldi, cioè, l'indennità di discontinuità, che noi abbiamo pensato come strumento strutturale e permanente, ma che è stata ridotta ad un mero sostegno al reddito. Uno strumento inefficace e dal valore irrisorio, che ha anche ridotto la platea di beneficiari a soli 20.000, a fronte di un potenziale di 320.000, e ha impedito a molti di partecipare a un bando, fatto frettolosamente e in modo raffazzonato.

Oggi, ci state chiedendo di spostare ancora in avanti di altri 12 mesi, di rinviare ulteriormente un provvedimento che questo settore attende da troppo tempo. Noi non possiamo accettare che un intero settore venga ancora mortificato. Questi lavoratori attendono da mesi che vengano riconosciuti loro diritti e tutele. Il Governo è in ritardo, nonostante i proclami del Ministro Sangiuliano e del Sottosegretario Mazzi, che avevano annunciato di poter riuscire ad arrivare pronti con il nuovo codice dello spettacolo, addirittura già a luglio. Ma siamo ad agosto, signora Presidente, e oggi ci viene sottoposta un'ulteriore proroga di 12 mesi, che ci porterà - e non è nemmeno detto e certo che sarà così - al 18 agosto del prossimo anno.

Di ieri pomeriggio, invece, è l'ennesimo annuncio propagandistico della bozza di un decreto-legge, l'ennesimo decreto omnibus, che pare preveda un aumento del Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo, arrivato proprio oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri approvato. Avremo modo di vedere nel dettaglio i contenuti del testo del decreto omnibus, ma parrebbe, ed è emerso già nella serata di ieri attraverso la stampa, che il Governo, per rimpinguare il Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo che, altrimenti, non avrebbe a disposizione risorse adeguate, farà cassa sui giovani, operando un ulteriore taglio di altri 20 milioni sulla Carta per la cultura.

Noi ci chiediamo il perché; quali siano le ragioni che stanno dietro a questa agire e ad una scelta simile. Ci chiediamo che senso abbia. Quello che è indubbio è che si tratta di un altro provvedimento utile per aggirare l'ostacolo, per non arrivare alla definizione di un provvedimento strutturale ed è la dimostrazione, se mai ve ne fosse ancora bisogno, che non c'è la volontà politica di dare attuazione alle deleghe, unica cosa seria e concreta da fare.

Mentre le lavoratrici e i lavoratori aspettano, un settore intero di professionisti delle arti e dello spettacolo aspetta risposte: una grande filiera che crea lavoro e ricchezza e che produce cultura e identità; un settore che crea coscienza civile e coesione nel nostro Paese, ancora aspetta risposte e concretezza.

A tutte e tutti loro, signora Presidente, il Governo ha deciso di dare un ulteriore schiaffo; un'ulteriore delusione; un'altra mortificazione dei loro diritti; è l'ennesimo disconoscimento delle loro tutele. E noi voteremo convintamente “no”. Il nostro sarà un “no” deciso - lo annuncio - forte e convinto, con cui manifesteremo il nostro disappunto verso questa ulteriore proroga e nei confronti del Governo, la cui volontà è ormai chiara: quella di tornare indietro e di rallentare un provvedimento che, invece, richiede serietà e concretezza e che, dal nostro punto di vista, è urgente e indifferibile.

Noi voteremo “no” contro il fallimento di questo Governo anche nel campo della cultura e contro la propaganda fatta sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori di questo settore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo provvedimento che è in discussione il Governo propone al Parlamento l'ennesima proroga di un disegno di legge delega che è stato approvato a fine della passata legislatura.

Era il luglio del 2022 quando questo Parlamento, all'unanimità, approvava la delega al Governo per attuare una importantissima, forse, la più importante, riforma all'interno del settore dello spettacolo, una riforma che ha l'obiettivo di disciplinare il sistema dei contratti di lavoro per tutti coloro che operano nel mondo dello spettacolo, garantendo loro tutele che, fino ad ora, sono state parziali quando, addirittura, inesistenti; un provvedimento che vuole disciplinare, attraverso appositi decreti legislativi, l'equo compenso per i lavoratori autonomi dello spettacolo; un provvedimento che istituisce l'Osservatorio nazionale dello spettacolo in raccordo agli osservatori regionali.

Ecco, è importante però dire quali sono tutti i passaggi che portano oggi, per l'ennesima volta, il Governo, quello degli “eravamo pronti”, a chiedere l'ennesima proroga, perché evidentemente dall'ottobre del 2022, da quando cioè si è insediato il Governo Meloni fino ad oggi, questa legge delega non ha prodotto quasi nulla, e quello che è stato prodotto è diventato un obbrobrio giuridico e sociale. Si, perché l'unico provvedimento che il Ministro Sangiuliano è stato in grado di mettere a terra è quello che ha riguardato l'indennità di discontinuità che, purtroppo, si è trasformata in un sussidio di disoccupazione che non risponde assolutamente all'obiettivo che aveva questo strumento; l'indennità di discontinuità nasce per rispondere ad una caratteristica peculiare del mondo dello spettacolo, e cioè tutti quei professionisti che lavorano nel mondo dell'arte ( che si tratti di attori, di danzatori, di musicisti, di cantanti lirici e di altre professionalità) quando non lavorano, cioè quando non si esibiscono su un palcoscenico, non significa che non stanno lavorando, ma significa che, in realtà, stanno studiando, si stanno preparando per un casting, si stanno allenando per sostenere un provino ed entrare in una compagnia di balletto, stanno facendo ricerche per poter migliorare il proprio progetto artistico. Non è che non lavorano se non si esibiscono su un palco; continuano a lavorare. Quindi, l'indennità di discontinuità serviva proprio a supportare gli artisti durante questi periodi di approfondimento di studio che, comunque, sono, appunto, momenti altrettanto importanti di lavoro.

Voi però avete deciso di trasformare l'indennità di discontinuità in un sussidio di disoccupazione, l'avete resa incompatibile con altri sussidi importanti, come il sussidio di maternità oppure quei sussidi che vengono erogati alle persone che hanno disabilità, e non avete ascoltato nessuno degli appelli, nessuna delle questioni che sono state sollevate non solo da chi lavora e opera nel mondo dello spettacolo, ma anche dai sindacati e dalle associazioni di categoria; perché tutti, proprio tutti, vi hanno detto che quel provvedimento sulla vostra indennità di discontinuità era ed è completamente sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che 60 giornate lavorative sono una chimera per tantissimi artisti e che, probabilmente, bisogna ragionare sui codici Ateco e sulle differenze reddituali perché, sicuramente, non c'è equità rispetto a tutti coloro che lavorano nel mondo dello spettacolo perché c'è chi ha cachet esorbitanti e c'è chi, invece, deve coniugare il proprio lavoro d'artista con altre professioni ed altri lavori.

Non solo. Nella vostra indennità di discontinuità avete messo l'obbligo, per gli artisti che vi accedono, di iscriversi alla piattaforma alla quale si iscrivono tutti i percettori dell'assegno di inclusione e, quindi, avete previsto l'obbligo di frequentare dei corsi di formazione. Ma per chi lavora nel mondo dello spettacolo la formazione è differente rispetto a quella che può fare un disoccupato o un qualsiasi altro lavoratore. Quindi non si possono equiparare le cose, ma per voi è tutto uguale.

Per non parlare poi di quei famosi 100 milioni appostati con un emendamento del collega Orfini, che abbiamo sostenuto nella “fu” ultima legge di bilancio del Governo Meloni, e che sono completamente scomparsi dai radar. Avete fatto una pessima figura, e con voi l'ha fatta anche l'INPS e ce ne dispiace, perché in Commissione non siete stati in grado di spiegarci perché questi 100 milioni, che erano stati appostati per garantire l'indennità di discontinuità, improvvisamente sono scomparsi.

Nel frattempo, però, avete trovato il tempo di impegnarvi in un'attività che per voi è veramente diventata l'attività principale, cioè quella di commissariare tutti gli enti e tutte le agenzie pubbliche che si occupano di istruzione, cultura e di giovani, e lo avete fatto con il Centro sperimentale di cinematografia, perché avete modificato la composizione del Comitato scientifico e l'avete equiparata a quella del Consiglio di amministrazione, dal quale avete defenestrato chi stava portando a termine il mandato perché ancora mancavano due anni, pur di poter fare le vostre nomine, perché da oggi in poi il Comitato scientifico del Centro sperimentale di cinematografia tanto quanto il Consiglio di amministrazione saranno esclusivo appannaggio delle nomine che faranno tre Ministeri, tra cui, appunto, il Ministero della Cultura. Sappiamo che in questo anno di proroga il Sottosegretario Mazzi ha incontrato gli esponenti del mondo dello spettacolo; eppure le loro voci non sono state ascoltate, e io qui vorrei riportare la voce di coloro che sono, forse, i più trascurati nel panorama artistico italiano: i danzatori. Più e più volte si è parlato di riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche. In un Paese come il nostro, che fa del proprio patrimonio culturale e artistico uno dei punti maggiori di espressione e anche di caratterizzazione della nostra identità nazionale, noi abbiamo, su 14 fondazioni lirico-sinfoniche, solo 4 corpi di ballo.

Questo significa che tutte le altre fondazioni e tutti gli altri teatri appaltano all'esterno questa performance, questa tipologia di servizio. È il collettivo Danza Error System che raccoglie - e lo voglio ringraziare - le voci di tantissimi danzatori e danzatrici; sono anni che denuncia questo tipo di situazione, così come sono anni che denuncia l'impossibilità, per tanti giovani che ambiscono a diventare ballerini e danzatori, di trovare effettivamente un lavoro ben retribuito e tutelato nel nostro Paese. Li abbiamo ascoltati nella passata legislatura e li continuiamo ad ascoltare nelle Commissioni VII di Camera e Senato.

Abbiamo presentato, come Movimento 5 Stelle, diverse proposte per cercare di affrontare questo tema e di restituire alla danza la stessa dignità e lo stesso valore artistico che, in questo Paese - non solo il valore artistico, ma anche quello giuridico e sociale - riconosciamo alle altre discipline del mondo dello spettacolo. Bene, tutte queste voci sono rimaste inascoltate.

Arrivo al tema del cinema, perché non posso non parlare di quello che si sta facendo rispetto al tax credit, ovvero al credito di imposta che, insieme ad altre forme di finanziamento pubblico, il Ministero della Cultura mette a disposizione per le produzioni italiane cinematografiche che risultano poco attrattive o di difficile attrattività per gli investimenti privati; e quindi hanno bisogno del supporto del finanziamento pubblico per arrivare sul mercato, per arrivare al pubblico, perché magari si tratta di produzioni che riguardano temi sociali particolarmente difficili o, appunto, si tratta di opere prime, di opere che non hanno alle spalle grandi registi o, comunque, grandi case di produzione. E il tax credit, che è nato soprattutto per garantire il credito d'imposta alle produzioni cinematografiche indipendenti, lo state trasformando in un bancomat per le grandi major italiane, ma soprattutto per quelle straniere che fingono di essere italiane e si vengono a prendere i soldi pubblici, i soldi dei cittadini italiani che dovrebbero andare al cinema italiano.

Allora se il problema, a detta della Sottosegretaria Borgonzoni e del Ministro Sangiuliano, è la scarsa qualità del cinema italiano, il fatto che molti film non riescano ad arrivare nelle sale pur se finanziati dal Ministero della Cultura, allora se vogliamo davvero lavorare sulla qualità del cinema italiano, probabilmente dobbiamo lavorare nella parte antecedente della filiera cinematografica.

Dobbiamo lavorare sulla formazione, dobbiamo lavorare sui contributi selettivi per fare in modo che i prodotti che accedono poi al tax credit siano quei prodotti che risultano effettivamente opportuni, rispetto alla caratura dell'investimento pubblico.

E l'ultima figuraccia, rispetto al tema del cinema, il Ministro Sangiuliano l'ha fatta con il Giffoni Film Festival. Noi abbiamo un unicum nel nostro Paese, che è un unicum in tutto il mondo, cioè da tutto il mondo vengono per studiare il Giffoni Film Festival e per costruire accordi con il Giffoni Film Festival e portare quello che è l'unico Festival di cinema al mondo dedicato ai giovani e alle nuove generazioni in tutto il mondo. Ecco, cosa è stato capace di fare il Ministro Sangiuliano? Di tagliare i finanziamenti al Giffoni Film Festival e di lasciare il direttore generale, nonché ideatore di questa importantissima tradizione italiana, Claudio Gubitosi, fuori dal Ministero della Cultura, senza parlargli, senza volerlo incontrare, senza voler ascoltare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e dare una risposta al perché di questo taglio.

Allora, concludendo al Ministro Sangiuliano vorrei rivolgere un appello: Ministro, ascolti di più le categorie. Se non vuole ascoltare noi delle opposizioni, che abbiamo provato, in questi 2 anni di legislatura, a consigliare correttivi e migliorie ai vari provvedimenti che sono arrivati in Commissione, lasci che almeno chi è del mestiere possa, in qualche modo, incidere sulle decisioni che vengono prese dalla politica. Oltre che a occuparsi, con solerzia, della differenza - anzi no, della similitudine - tra fascismo e comunismo, nei suoi interventi pubblici, Ministro, ogni tanto parli di cultura, ma non solo della cultura che sta nei libri, che è importantissima, ma parli al mondo della cultura italiana e apra ad un dialogo costante che, vedrà, potrà solo far crescere in meglio questo Paese, che ha un patrimonio inestimabile di cultura, di artisti e di intelligenze creative (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1974​)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e presidente della Commissione cultura, deputato Federico Mollicone e il Sottosegretario per la Cultura, deputato Gianmarco Mazzi, rinunziano alla replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1974​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e dell'unica proposta emendativa presentata (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1974​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FEDERICO MOLLICONE , Relatore. Il parere della Commissione è contrario.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.4 Piccolotti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo, ma davvero brevemente, solo per spiegare all'Aula per quale motivo solo noi, di Alleanza Verdi e Sinistra, abbiamo presentato questo emendamento senza ritirarlo: è un emendamento che obbligherebbe il Governo a una consultazione preventiva delle principali associazioni di riferimento e organizzazioni sindacali nel settore dello spettacolo, rispetto alle materie su cui esercita la delega. Noi lo riteniamo piuttosto necessario e importante, perché anche in questi giorni più volte è emerso che il Governo, come sul tax credit, ha preso decisioni o approvato decreti senza prima consultare attentamente tutti gli stakeholder e i soggetti che sono portatori di interesse, correndo poi, successivamente, quando sono sorte polemiche, contestazioni e proteste per le decisioni prese, a convocare riunioni di emergenza, come quella che la Sottosegretaria Borgonzoni, ha fatto il 1° agosto. Il fatto che si dia parere negativo, su un emendamento così banale, la dice lunga sulla volontà di ascolto di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo a sostegno dell'emendamento illustrato dalla collega Piccolotti, che noi voteremo, come gruppo del Partito Democratico, ma anche per uno spirito di dibattito parlamentare perché, incomprensibilmente, il Governo non ha voluto cogliere, né nella relazione, né nella replica l'opportunità di intervenire in Aula.

Io non conoscevo il Sottosegretario Mazzi, vi chiedo scusa, non è la Commissione che seguo, però sono andato a vedere e, in effetti, ho compreso che il Sottosegretario è una persona che è alla prima esperienza parlamentare, ma con una importante esperienza nella società civile e professionale. Immagino sia stato scelto dal suo partito, Fratelli d'Italia, come Sottosegretario per la Cultura alla prima esperienza, proprio in virtù di questa esperienza professionale; forse è stato preferito lui ad altri colleghi che, magari, hanno solo un'esperienza politica e che, magari, nel suo partito vogliono occuparsi di cultura e poi pretendono di parlare di tutto, come abbiamo visto, in queste settimane. Però, Sottosegretario - attraverso di lei, Presidente - io penso che lei, proprio in virtù di questo, dovrebbe liberarsi da questo condizionamento di partito e questa pressione del presidente della Commissione, che ogni minuto viene là e le dice cosa deve fare. Intervenga sull'emendamento, intervenga e ci spieghi cosa…

PRESIDENTE. Collega Mancini, mi perdoni, deve parlare…

TOMMASO FOTI (FDI). Ma come si permette?

PRESIDENTE. Presidente Foti, sto parlando io. Deve parlare nel merito dell'emendamento. Io l'ho fatta parlare quasi due minuti, però deve entrare nel merito, prego collega Mancini. Colleghi ci sono io qui. Finché sono qui, fatemi svolgere degnamente questo ruolo. Prego, collega Mancini.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Presidente, questo richiamo al protagonismo del Governo è parte dell'emendamento, perché noi qui stiamo discutendo dei ritardi del Governo rispetto a questo provvedimento e questa è la ratio dell'emendamento che è stato appena illustrato. Quindi, io capisco che lei ha la pressione della maggioranza, che oggi ci ha dilettato con comportamenti parlamentari stravaganti…

PRESIDENTE. Non ho alcuna pressione, ho la pressione solo del Regolamento, quella sì.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Però, Presidente, non è che, per la pressione dell'autorevole capogruppo di maggioranza, che la richiama…

TOMMASO FOTI (FDI). Ma come ti permetti? Ma come ti permetti?

PRESIDENTE. No, collega Mancini, mi perdoni, le devo chiedere il rispetto della Presidenza, prima ancora che della Presidente. Io non ho alcuna pressione da parte di alcun collega, qui dentro. L'unica pressione che ho è quella del Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che prevede che, quando si interviene sugli emendamenti, si stia al merito degli emendamenti. Io l'ho fatta parlare per due minuti e dopo due minuti, con grande cortesia, me lo riconoscerà - colleghi non c'è bisogno di applaudire, ve l'ho già detto - le ho chiesto di entrare nel merito e lei sicuramente lo farà. Quindi, adesso io le do la parola e lei entri nel merito, però non parli di pressioni sulla Presidenza, perché questo francamente mi pare un po' una mancanza di rispetto nei confronti del mio ruolo. Colleghi, per cortesia. Prego collega Mancini.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Presidente, scusi non ho capito per quanto tempo.

PRESIDENTE. Ha ancora due minuti e mezzo.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Due minuti e mezzo per entrare nel merito dell'emendamento, a conclusione del mio intervento. Mi consenta: se sento una parte dell'Aula che alza i toni e lei che mi richiama, penso che sia conseguenza di questa cosa. Quindi, io rimango dell'opinione, Presidente - lo sto dicendo da due minuti e lo dirò per i prossimi due minuti - che il Governo, anche in questa sede, ha perso l'occasione, come ha fatto per tutta la giornata, di dire cosa pensa, di interloquire sull'unico - mi pare - emendamento parlamentare che è stato presentato, di argomentare e fare una relazione al Parlamento e di replicare al dibattito svolto. Allora, dato che l'emendamento pone una questione sul perché sia stata rinviata l'attuazione del provvedimento, io mi aspettavo che, con un sussulto di forza e di dignità, il collega Sottosegretario decidesse di parlare e di palesare il suo pensiero all'Aula.

Lei ritiene che questo non sia coincidente con le ragioni dell'emendamento, avremo una serie di ordini del giorno nei quali, Presidente, avremo modo di meglio argomentare le ragioni per cui pensiamo che questo atteggiamento del Governo, su questo provvedimento e su quello precedente, coincida con un atteggiamento verso il Parlamento che non intendiamo avallare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Io vorrei annunciare il nostro voto favorevole a questo emendamento ed evidenziare quella che a me sembra un'ennesima incoerenza, perché questo provvedimento, nella sua relazione illustrativa, fa presente che la proroga, di cui si richiede la votazione oggi, si è resa necessaria per andare incontro alle richieste, provenienti dalle rappresentanze delle varie categorie e delle parti sociali, di un'elaborazione il più possibile approfondita e partecipata dei provvedimenti normativi - che il Governo ritiene già in fase avanzata di redazione - che riguardano materie vaste e complesse, di cui il settore dello spettacolo attende la riforma da anni. Quindi, l'esigenza di questa proroga è rinvenuta motivata proprio dal Governo, perché questo è un provvedimento di matrice governativa, dall'audizione delle istanze delle rappresentanze delle varie categorie delle parti sociali.

Questo emendamento va esattamente in questa direzione, perché richiede che l'esercizio della delega avvenga proprio previa consultazione delle principali associazioni di riferimento e organizzazioni sindacali del settore dello spettacolo. Quindi, non si capisce perché abbia ottenuto il parere contrario da parte sia del relatore, che del Governo, se esso è, come appare essere, assolutamente conforme alla relazione illustrativa del provvedimento. Sarebbe forse necessario, signor Sottosegretario, che lei chiarisca questo aspetto: qual è la motivazione di questo voto contrario? A tal riguardo, vorrei proprio precisare che le proroghe che oggi vengono ad essere richieste a quest'Aula riguardano, per ulteriori 12 mesi e così fissandosi il nuovo termine al 18 agosto 2025, esattamente la delega legislativa per il coordinamento e il riordino delle disposizioni legislative vigenti e di quelle regolamentari in materia di attività, organizzazione e gestione delle fondazioni lirico-sinfoniche, nonché per la riforma, la revisione e il riassetto della vigente disciplina nei settori del teatro, della musica, della danza, degli spettacoli viaggianti, delle attività circensi, dei carnevali storici e delle rievocazioni storiche, mediante la redazione di un unico testo normativo denominato Codice dello spettacolo, nonché la proroga della delega ad adottare disposizioni in materia di contratti di lavoro nel settore dello spettacolo, nonché della delega ad adottare disposizioni in materia di equo compenso per i lavoratori autonomi dello spettacolo, inclusi gli agenti e i rappresentanti dello spettacolo dal vivo, nonché la delega per il riordino e la revisione degli ammortizzatori e delle indennità e per l'introduzione di un'indennità di discontinuità, quale indennità strutturale e permanente in favore di talune tipologie di lavori discontinui dello spettacolo.

Quindi, è di tutta evidenza che la complessità di queste materie e, inoltre, il loro specifico riferimento ai diritti dei lavoratori dello spettacolo, nelle più svariate articolazioni dello spettacolo stesso, evidentemente, necessiti della consultazione delle principali associazioni di riferimento e organizzazioni sindacali del settore dello spettacolo. E questo, come dicevo, appare essere, altresì, coerente con gli obiettivi, anzi, con le motivazioni poste nella relazione illustrativa. La relazione illustrativa fa presente che la proroga è necessaria proprio per l'elaborazione il più possibile approfondita e partecipata dei provvedimenti normativi, e quindi avendo audito e raccogliendo le istanze delle rappresentanze delle varie categorie e delle parti sociali. Per cui, nell'esprimere sconcerto per il parere contrario, sia del relatore che del Governo, che a mio avviso andrebbe accuratamente motivato proprio per la contraddizione intrinseca che questo parere esprime, io dichiaro, signora Presidente, il nostro voto favorevole a questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Orrico. Ne ha facoltà, per 1 minuto.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Per chiedere di poter sottoscrivere l'emendamento della collega Piccolotti, se è d'accordo, e dire due parole al Governo.

Se non avete imparato nulla dall'esperienza di mettere a punto l'indennità di discontinuità, perché è un provvedimento sul quale già vi abbiamo detto che tutte le categorie, tutti i professionisti dello spettacolo, tutti i sindacati, senza distinzione di appartenenza o di ideologia politica, hanno condannato quel provvedimento, cioè se adesso date un parere negativo ad un emendamento che chiede di inserire l'ascolto delle categorie, attraverso i sindacati, su tutto ciò che riguarda i decreti legislativi che dipendono da questa legge delega e che mirano a riordinare il mondo del lavoro dello spettacolo, credo che veramente qualunque altra proposta sia assolutamente inutile. Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Ciani. Ne ha facoltà, per 1 minuto.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Presidente, grazie. Per sottoscrivere l'emendamento e per sottolinearne la peculiarità, soprattutto lì dove va a toccare alcuni aspetti, come lo spettacolo viaggiante e altri aspetti della cultura che, durante l'anno, non riesce a esprimere continuativamente le proprie presentazioni e le proprie rappresentazioni, e la cui continuità è minacciata anche proprio dallo stesso essere messo in scena dello spettacolo. Per questo, credo che serva un'attenzione particolare e dunque voglio sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Premesso che non condividiamo, ovviamente, questa proroga termini che ha disposto il Governo, perché noi spesso ci sentiamo rammentare dal Governo Meloni che tutte le situazioni irrisolte in questo Paese sono responsabilità dei Governi precedenti e che tutto cambierà grazie all'avvento del Governo Meloni, in questo caso, il Governo Meloni si è trovato un lavoro già fatto dal Governo che lo ha preceduto, perché la delega è stata approvata nel 2022. Quindi, si sono trovati la possibilità di esercitare la delega grazie a un lavoro che, nella precedente legislatura, avevamo già portato avanti con i Governi precedenti. E allora, delle due, l'una: il Governo può legittimamente decidere di non attuare questa delega…

PRESIDENTE. Liberate i banchi del Governo. Collega Cangiano… Collega Cangiano… Collega Cangiano… Aiutatemi… Collega Cangiano! Prego, collega Boschi.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Sì, tanto Presidente avremo il tempo aggiuntivo che abbiamo perso nell'interruzione dell'intervento, perché erano occupati i banchi del Governo.

Quindi, dicevo, Presidente, il Governo può legittimamente decidere anche di non esercitare la delega, del resto lo ha già fatto con un altro provvedimento particolarmente importante quale era il Family Act, di cui ha deciso consapevolmente di non attuare gran parte di quella delega che avevamo approvato con la Ministra Bonetti, con il Governo precedente. Lo stesso potrebbe fare in questo caso. Ma nel momento in cui decide di attuare la delega, avete avuto a disposizione 2 anni di tempo per attuarla, eppure non vi sono bastati. Questo, evidentemente, perché non avete le idee chiare su quello che volete fare. Allora, dal momento che non avete le idee chiare, forse, come propone l'onorevole Piccolotti col suo emendamento, poter ascoltare almeno le associazioni di categoria e le associazioni sindacali, che possono dare un contributo importante al lavoro che dovrà fare il Governo, che ha chiesto addirittura ulteriori 12 mesi per attuare questa delega, credo che sia particolarmente significativo. Anche perché io rammento varie iniziative, sempre a favore di telecamera, dell'attuale Governo, in cui il Governo va in qualche modo a incontrare importanti rappresentanti del mondo dell'arte e dello spettacolo, étoile, cercando di rivendicare questo confronto e questo dialogo. Anzi, lo stesso Sottosegretario Mazzi ha detto che è la prima volta - ovviamente, cosa non vera - che un Governo parla e ascolta le istanze e le esigenze.

Bene, tutte cose positive, per carità, però poi, quando si tratta di fare il lavoro vero, cioè quello di mettere mano alla legislazione e individuare delle misure concrete, che poi siano non aperitivi e caffè, ma delle risposte in termini economici, in termini professionali, per quel settore, si decide di non ascoltare coloro che saranno toccati direttamente nella loro vita e nella loro professione, anche da un punto di vista economico, dalle scelte che fa questo Governo. Ma quale è la ratio del rigetto di questo emendamento? Quella che, in qualche modo, orienta tutte le iniziative del Governo Meloni in materia di cultura: zero euro, perché l'importante è non mettere risorse per tutto quello che attiene il mondo della cultura, anzi, se possibile, tagliarle, ridurle, come abbiamo visto fare anche con la misura a favore dei diciottenni nella prima legge di bilancio voluta dal Governo Meloni e, dall'altra parte, fare tutto in beata solitudine. Perché? Perché c'è l'idea che, finalmente, la destra può mettere le mani sul mondo dell'arte, della cultura e, quindi, lo deve fare non soltanto mettendo gli amici degli amici, ma, soprattutto, non ascoltando coloro che in quel settore operano da anni, hanno un'esperienza diretta, hanno la possibilità di dare un contributo effettivo. Eppure, la cultura, l'arte sono un pezzo importante non soltanto dell'economia del nostro Paese e, quindi, dovrebbero essere guardate con un'attenzione e un rispetto che questo Governo non dimostra, soprattutto per chi lavora in quel settore, ma sono un pezzo importante dell'identità, visto che è un termine che spesso Fratelli d'Italia richiama. L'identità: ecco, l'identità, l'anima del nostro Paese si basa sulla cultura, sull'arte e lo abbiamo visto bene quando, purtroppo, per il COVID, abbiamo dovuto rinunciare e all'arte alla cultura, chiudendo i teatri, i musei. Abbiamo capito l'importanza per il nostro Paese, per la nostra crescita culturale, di investire in quel settore, come abbiamo fatto quando siamo stati al Governo, con riforme organiche, importanti, con risorse che mai erano state messe a disposizione prima e che mai sono state messe a disposizione dai Governi successivi, nemmeno dal Governo Meloni. Si continuano a fare provvedimenti che hanno il solo obiettivo di togliere visione, riforme e dare risorse a pioggia soltanto a coloro che si mettono in fila a chiedere qualcosa al Governo Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Dori. Ne ha facoltà, per un minuto.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. È un vero peccato che abbia un solo minuto di tempo, perché meriterebbe davvero anche 10, 15, 20 minuti per poter illustrare i contenuti di queste deleghe, in particolare, l'emendamento che stiamo trattando ora dell'ottima collega Piccolotti, che prevede la necessità di una previa consultazione delle principali associazioni di riferimento e organizzazioni sindacali del settore dello spettacolo. Rilevo che tra i vari oggetti, temi di questa delega ci sono anche le attività circensi, e qui potremmo aprire davvero un grosso dibattito anche rispetto alle richieste che arrivano dal mondo animalista, da tante associazioni animaliste rispetto al non impiego degli animali nelle attività circensi. Quindi davvero io penso che l'approvazione di questo emendamento sia assolutamente necessaria per tutte le deleghe qui indicate, che riguardano i contratti di lavoro nel settore dello spettacolo, l'equo compenso per i lavoratori autonomi dello spettacolo. Quindi davvero auspico l'approvazione di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà, per un minuto.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anch'io intervengo a titolo personale, perché credo che sia stato un errore ritardare questo importante appuntamento del codice dello spettacolo. Io vorrei intervenire per quanto riguarda il settore dello spettacolo viaggiante. Oggi questa categoria è normata dalla legge n. 337 del 1968, una legge che ormai è datata.

Se voi guardate le foto di quando eravate i bambini o le foto dei vostri genitori, molte delle piazze che oggi fanno parte delle zone pedonali erano i luoghi dove gli spettacoli viaggianti, i luna park installavano le proprie attrazioni, proprio all'interno di quelle zone che oggi sono dedicate anche ad altri situazioni, come il suolo pubblico....

PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Io credo che sia importante oggi porre un'attenzione importante su questo settore, perché, ormai, per troppe aziende…

PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Finisco. Dobbiamo far sì che questa legge sia cambiata perché dobbiamo dare risposte a un settore molto importante, come lo spettacolo viaggiante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà, per un minuto.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Io trovo veramente assurdo come continuiamo ad aspettare a dare una risposta a lavoratori che fanno un lavoro, secondo me, di quelli forse più importanti, perché curano la nostra anima. Lo spettacolo fa questo, la musica fa questo, la danza fa questo, l'arte fa questo: curano la nostra anima. Ricordiamo quello che è accaduto quando c'era il COVID, quando si sono fermati perché non potevano lavorare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e noi continuiamo ad evitare che queste persone possano non avere un'indennità di discontinuità, possano avere una ricaduta perché quello è il loro lavoro. E, quando c'è stato il COVID, io ve lo dico, stavano male perché non potevano darci quello che era il loro lavoro quotidiano, tirarci fuori un sorriso, farci stare bene e, oltre a quello, chiaramente, non guadagnavano una lira. Si sono chiusi vari teatri, hanno ricevuto veramente un danno pazzesco e noi continuiamo ad aspettare, senza nemmeno ascoltare le associazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, signora Presidente. Innanzitutto, vorrei chiedere alla collega Piccolotti di sottoscrivere qualcosa che è di buonsenso, sarebbe ovvio, non ci sarebbe neanche la necessità di starne qui a parlare. È, però, purtroppo, necessario, è necessario più che mai farlo con questo Governo. Ricordiamo che l'emendamento chiede semplicemente che i diretti interessati vengano ascoltati, ovvero le principali associazioni di riferimento, le organizzazioni sindacali del settore dello spettacolo. Non ci meraviglia che è necessario sottolinearlo, non ci meraviglia che è necessario dire a questo Governo di ascoltare i diretti interessati su cui stanno legiferando, perché l'abbiamo vissuto in tanti ambiti, l'abbiamo vissuto anche nell'ambito dell'istruzione e dell'educazione con le associazioni studentesche.

PRESIDENTE. Concluda.

ANTONIO CASO (M5S). Ricordo che il MoVimento 5 Stelle, nell'ascolto degli ultimi, nell'ascolto di chi ha eletto le persone presenti in questo Parlamento, è più volte intervenuto con emendamenti e ordini del giorno per tutte le categorie. Forse il Governo ha paura di sentirsi dire che stanno sbagliando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il collega Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Come hanno ricordato i colleghi, il provvedimento dovrebbe disporre la proroga di ulteriori 12 mesi per attuare la delega legislativa per il riordino del settore dello spettacolo. Quindi, sono tanti i lavoratori che attendono e il Governo anche in questo caso… il Governo. Presidente, mi scusi (Proteste dei deputati Mancini, Messina e Osnato)…

PRESIDENTE. Sottosegretario, deve stare… Colleghi, colleghi! Collega Osnato, collega Messina, collega Mancini. Colleghi, ho richiamato io il Sottosegretario, calma. Ho richiamato io il Sottosegretario che stava lasciando i banchi del Governo. Adesso è tornato e il collega Fenu…colleghi calma. Prego, collega Fenu.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Sottosegretario, stia lì.

EMILIANO FENU (M5S). Dimostra l'attenzione del Governo per i lavoratori dello spettacolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Collega Fenu, per favore, continui.

EMILIANO FENU (M5S). Quindi, il Governo chiede con questo provvedimento una proroga, dimostrando anche di non essere pronto ad affrontare i problemi. L'emendamento, che è di assoluto buonsenso, inserisce al primo comma la richiesta di consultare, prima di procedere con la proroga, almeno le principali associazioni di riferimento. Sarebbe bello che, in occasione dei 250 anni di Napoli, si riuscisse a portare a termine questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la collega Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Io vorrei chiedere al relatore le motivazioni circa la contrarietà a questo emendamento per esprimere opportunamente il nostro voto. Infatti, il Governo sottopone al Parlamento la valutazione di una proroga di termini e con questo emendamento si chiede semplicemente di utilizzare questo tempo in modo utile per ascoltare le organizzazioni sindacali, il Terzo settore, le associazioni e quei rappresentanti del mondo dello spettacolo che, forse, avrebbero qualcosa da dire, da raccontare e da proporre a questa maggioranza.

È una maggioranza che si riempie la bocca, come ha fatto anche oggi durante il question time la Ministra Santanche' rispetto a quanto, in questo Paese, sia importante, ad esempio, il turismo. Ecco, una buona fetta del turismo nel nostro Paese è legata ai teatri, alla cultura e allo spettacolo.

PRESIDENTE. Concluda.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Quindi, non chiedere l'opinione di questi lavoratori credo che sia abbastanza inspiegabile. Appunto, chiedevo al relatore una spiegazione rispetto a queste motivazioni di contrarietà (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a titolo personale il deputato Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, signora Presidente. Chiedo anch'io di sottoscrivere questo emendamento, perché mi sembra che sia assolutamente di buonsenso il fatto di riuscire a coinvolgere nei percorsi partecipativi i diretti interessati e le organizzazioni sindacali. È evidente che questa risposta negativa da parte del Governo significa la solita loro arroganza, il fatto di non voler condividere con nessuno eventuali percorsi possibili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Quindi, da questo punto di vista, non rimango neanche tanto meravigliato. Si sta assistendo alle solite questioni quasi paradossali, un po' surreali, un po' grottesche di questa maggioranza e di questo Governo, che fondamentalmente, dal momento che sono incapaci di ascoltare i diretti interessati, restano incapaci anche di governare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione ).

Revoco l'indizione della votazione.

Collega Foti, mi perdoni: pensavo che il Governo volesse intervenire dopo. Si figuri se non do la parola al Governo.

Ha chiesto di parlare il Sottosegretario Mazzi. Ne ha facoltà.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. È un intervento breve il mio, perché io apprezzo molto la passione con cui voi affrontate questa materia, che è la stessa passione che ci mette il Governo. Io ho incontrato tutti; noi abbiamo incontrato tutti e potete anche chiederlo alle categorie, dato che lo sanno tutti. Questa, però, è una materia, come voi sapete benissimo, molto vasta, eterogenea e non è semplice da affrontare, tant'è che questa riforma, questo riordino è atteso dal 1967 e non è mai stato fatto. C'è stata una legge delega nel 2002, che aveva disposto addirittura la stessa cosa che dispone la legge delega n. 106, ma è stata poi portata a termine soltanto per il cinema nel 2002.

La cosa più singolare - ed è quella che vorrei lasciare anche ai resoconti della Camera, perché è giusto che rimanga - è che nel 2017 ci fu una legge delega, che era la legge n. 175 che voi dovreste ricordare perché era esattamente la fotocopia di questa. Si chiamava anche codice dello spettacolo, come questa. Peccato che fu fatta decadere, cioè vennero fatti scadere i termini di questa legge prima dal Governo Gentiloni, che fece il primo semestre del 2018, e poi dal Governo Conte, che si insediò il 1° giugno 2018 e che, anche lui, fece scadere i termini e nemmeno li rinnovò. Per cui, a quel tempo evidentemente non avevate questa attenzione per questo mondo. Mi limito a dire questo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Essendosi riaperta la discussione, a questo punto, da calendario, dovremmo sospendere la seduta fino alle ore 21. Se non ci sono contrarietà, anche perché il calendario prevede questo, a questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 21.

La seduta, sospesa alle 20,20, è ripresa alle 21,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta sono complessivamente 82, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Si riprende l'esame del disegno di legge n. 1974.

(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 1974​)

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1974. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, si sono svolte le dichiarazioni di voto sull'emendamento 1.4 Piccolotti.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori la deputata Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per accogliere con favore - credo che sia il caso di dirlo - la dichiarazione, la precisazione che il Presidente della Camera Fontana ha fatto poco fa, richiamando la centralità del Parlamento e il fatto che la discussione che oggi, poco fa, abbiamo svolto sul tema del sovraffollamento delle carceri avrebbe dovuto trovare in questa sede, la sede appunto di un confronto di idee e di assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti interessati. Noi, ovviamente, ringraziamo il Presidente Fontana per avere sentito anche la necessità di ribadire questo punto, per noi assolutamente scontato. Quello che è accaduto questo pomeriggio, ossia la totale assenza di una presenza qualificata del Ministero competente sulla discussione di questo decreto, e l'offesa, che noi continuiamo a ritenere tale, che è stata manifestata nei confronti di questo Parlamento non vengono ovviamente cancellate. Crediamo, però, che le parole siano importanti, che sia importante avere ribadito, in questa forma e con questa modalità, con questa nettezza la centralità del Parlamento.

Chiudiamo, credo, questi lavori parlamentari con una pagina che non avremmo voluto vedere, ma pensiamo che compito nostro sia quello di difendere, con la dignità del nostro lavoro, la dignità di queste istituzioni. Quindi, ci auguriamo che quello che è accaduto oggi non si ripeta più, che ci possa essere sempre un confronto anche aspro nel merito tra le posizioni, ma sempre un riconoscimento dell'importanza e della centralità del lavoro che svolgiamo qui dentro. Questa è la nostra preoccupazione oggi, lo sarà in futuro, lo sarà quando discuteremo di altri argomenti. E ci piacerebbe molto che, uniti in questa condivisione, ci fossero non solo le forze di opposizione ma tutte le forze politiche che qui lo ricordo rappresentano gli interessi di tutti i cittadini e le cittadine italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente, anche noi ci associamo a esprimere il ringraziamento per l'intervento che il Presidente Fontana ha voluto fare per ribadire con nettezza il ruolo che questo Parlamento ha. Ci lasci dire, lo diciamo da voce dell'opposizione, che, ancora una volta, il Presidente Fontana ha dimostrato non solo un senso istituzionale alto ma una capacità di interpretare il ruolo di guida di questo Parlamento con un'attenzione alla pluralità delle voci. Lo aveva già fatto quando ha ribadito, con forza, al Governo l'abuso della decretazione d'urgenza che ha di fatto compromesso e compresso il dibattito e il ruolo che il Parlamento deve avere nella centralità dell'esercizio della nostra democrazia. Quello che è accaduto oggi è già stato detto: è estremamente grave ed è grave nel merito e nel metodo. La mancanza di rispetto istituzionale da parte del Governo che è mancato nella figura del Ministro e dei Sottosegretari competenti ed è mancato anche nel ruolo del Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Ecco, denota una chiusura ad un dialogo parlamentare.

Certo, dice il Ministro Nordio, che è nella prerogativa della Presidente del Consiglio e del Ministro fare tutte le riunioni programmatiche, ci mancherebbe altro. Sappiamo che questo importante, ma credo che anche i colleghi della maggioranza capiscano quanto sia stata inopportuna la contestualità di questi due momenti - il momento dal dibattito parlamentare e il momento anche della riunione a Chigi – e, se nelle parole che ci sono state nelle dichiarazioni di voti dei colleghi della maggioranza, si è voluto con forza ribadire - noi non eravamo d'accordo, ma invece è lecito che loro l'abbiano fatto - l'importanza di questa questo atto legislativo, qui ci doveva essere il Governo ad assumere un ruolo di ascolto col Parlamento. Noi siamo abituati all'assenza dei Ministri, tranne qualche raro caso, oggi è stata un'assenza estremamente grave. Bene che il Presidente Fontana abbia ribadito questo punto, noi ci associamo e speriamo che, da parte dei colleghi della maggioranza, ci sia questo riconoscimento di un atto importante, che ha ribadito al Governo che così non è opportuno andare avanti a comportarsi. Dopodiché, se la maggioranza non vorrà difendere le proprie prerogative nel Parlamento, noi ce ne faremo carico anche di queste prerogative della stessa maggioranza dai banchi dell'opposizione e continueremo a farlo, sperando che episodi del genere non si ripetano, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Ci uniamo ai ringraziamenti per le parole del Presidente Fontana, io spero che queste parole siano parole che rappresentino tutte e tutti qua dentro. Sono parole che chiedono sempre semplicemente rispetto, rispetto per il lavoro che abbiamo svolto in queste ore. Fatemi dire che noi non ci abitueremo a vedere quei banchi vuoti, a pensare che sia normale in decreti come questo, che hanno, invece, a differenza di tanti altri decreti, il tema dell'urgenza e della necessità. Come avete capito dalle nostre parole, tutti noi avevamo non solo il desiderio di contribuire a questa discussione, ma di essere utili, perché da quell'incontro a Palazzo Chigi - in cui è stato annunciato anche un prossimo incontro con il Presidente Mattarella - intuiamo parte del senso anche di vuoto che ha lasciato quell'incontro, perché ci è sembrato di spendere davvero a vuoto tantissime ore ed è anche perché spesso, in questo Parlamento, questi provvedimenti ovviamente non hanno quasi mai il contributo reale dell'opposizione, non passano quasi mai gli emendamenti. Ormai diamo per assodato il monocameralismo perfetto.

Questa vicenda si innesta in questo tipo di fotografia, in cui addirittura, al posto di essere presenti, si pensa di fare un ulteriore momento in cui si parla di provvedimenti necessari e urgenti da fare. Ecco, se ci uniamo alle parole di Fontana - le parole di Nordio ci sembrano ancora insufficienti - però mi faccia dire Presidente che, a questo punto, una scusa la dobbiamo ai tanti lavoratori e lavoratrici di questa Camera. Noi non avevamo nessuna voglia di continuare con questi lavori - diciamo - per chiedere il rispetto, ma lo diciamo soprattutto alla maggioranza: noi l'abbiamo fatto anche nell'interesse di chi oggi non si sente rappresentato dalle parole di Fontana. Perché, se quelle parole sono state dette e scritte, è per rispetto di tutti, non solo delle opposizioni che non hanno potuto contribuire con un emendamento a quei decreti e che vedono in quella riunione il fallimento di una strategia.

Una strategia che ci continuerà a portare in questa Camera e a chiedere un confronto diverso col Governo, una presenza diversa di questo Governo e un rispetto maggiore per il nostro lavoro; è quella la cosa più importante, perché le persone non ci chiedono di stare tante ore o di lavorare a cottimo, ci chiedono di contribuire e questa credo sia una prerogativa che noi abbiamo il diritto di pretendere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, io penso che la strumentalizzazione delle parole degli atti delle riunioni faccia parte, ovviamente, del gioco politico e ci sta.

Questa mattina mi ero permesso di intervenire, nel pieno del mio diritto, per osservare che ritenevo abbastanza anomalo che chi rifiuta la firma, la sottoscrizione di un ordine del giorno di un collega (Commenti)

PRESIDENTE. Per favore, scusate. No, calma.

TOMMASO FOTI (FDI). Se qualcuno deve andare a cena, può uscire.

PRESIDENTE. Colleghi, facciamo parlare l'onorevole Foti, vi prego (Commenti). Colleghi per favore, colleghi per cortesia. Prego, onorevole Foti.

TOMMASO FOTI (FDI). È il concetto di confronto che hanno: possono fare solo monologhi.

Dicevo che, a fronte di una collega a cui è stata rifiutata la sottoscrizione, ritenevo e ritengo che si dovessero respingere i voti di una maggioranza di cui quella collega fa parte, che aveva necessariamente sposato tutte le tesi in Commissione che quella collega aveva espresso. Mi è stato detto, da un intervento ovviamente non censurato da alcuno, ma quello lo decideremo in altra sede, che io sono un gerarca, che questa non è la Repubblica di Salò e amenità di questo tipo che ritengo avessero più a che fare non con la polemica politica ma con elaborazioni mentali che evidentemente sfuggivano alla comprensione delle persone di normale intelligenza (Commenti del deputato Orlando e della deputata Serracchiani).

PRESIDENTE. Cortesemente, colleghi, per favore.

TOMMASO FOTI (FDI). Dopodiché, se vogliamo ricostruire la verità dei fatti, sappiamo benissimo, tutti qui dentro, che quando si discutono gli ordini del giorno il Governo è rappresentato tradizionalmente da un Sottosegretario. Devo dire che in alcuni casi, ad esempio, abbiamo avuto il Ministro Fitto, proprio per l'attenzione che, su alcuni aspetti del suo Ministero, ha voluto prestare ai colleghi. Ma io non penso che qualcuno possa dire che non c'è stato il confronto sugli ordini del giorno, tanto è vero che (Commenti)…signor Presidente, vorrei poter parlare senza borbottii (Proteste di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

TOMMASO FOTI (FDI). Ma se volete, guardate, noi non abbiamo problemi.

PRESIDENTE. Per favore, colleghi, ascoltiamo l'onorevole Foti.

TOMMASO FOTI (FDI). Se volete restituire pan per focaccia non c'è problema, chiaro?

PRESIDENTE. Onorevole, ascoltiamo l'onorevole Foti.

TOMMASO FOTI (FDI). Chiaro? Chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

PRESIDENTE. Per favore.

TOMMASO FOTI (FDI). Vai a mangiare, vai a mangiare, vai a mangiare che hai fame (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. No, no, colleghi. Per favore, colleghi. No, colleghi, per cortesia. Stanno parlando tutti i colleghi che hanno fatto istanza. Vi prego, vi prego. Onorevole Vaccari, per favore. No, no! Calmiamoci tutti (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Prego i colleghi, accomodatevi, per favore…. Fermi tutti e facciamo terminare l'onorevole Foti (Una voce dai banchi del gruppo di Fratelli d'Italia: “Ma vuoi richiamare qualcuno o no?”).

Onorevole Foti, prego.

TOMMASO FOTI (FDI). Stavo dicendo …

PRESIDENTE. Per favore! Però, per cortesia, colleghi. Per cortesia, fermi. Onorevole Foti, prego.

TOMMASO FOTI (FDI). Stavo dicendo, Presidente, che vi è stato un proficuo confronto sugli ordini del giorno, al punto tale che il Governo, anche rivedendo in 7, 8 o 9 casi il parere espresso ieri (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

PRESIDENTE. Per favore, per favore. Io vi prego, però. Siamo tutti stanchi, però cortesemente evitiamo di andare oltre e, con tranquillità, ascoltiamo l'onorevole Foti.

TOMMASO FOTI (FDI). Io ho molta pazienza, signor Presidente.

PRESIDENTE. E la ringrazio per questo.

TOMMASO FOTI (FDI). Vorrei avere altrettanta educazione da parte degli altri.

PRESIDENTE. Sicuramente staranno in silenzio.

TOMMASO FOTI (FDI). Allora, il confronto, se manca, e io ritengo che il Presidente - e peraltro, l'aveva già fatto, anche senza questa presa di posizione, scrivendo una lettera al Governo in relazione ai decreti-legge - abbia espresso una posizione che, all'evidenza, non può riguardare gli ordini del giorno, ma può riguardare gli emendamenti.

D'altra parte, ho ascoltato alcuni colleghi che hanno detto che non sono stati approvati emendamenti su alcuni decreti-legge e questo è uno del caso. Posso assicurare, perché me li sono procurati tutti, che domani diffonderò i dati rispetto agli emendamenti dell'opposizione presentati nei primi due anni e gli emendamenti dell'opposizione approvati nella precedente legislatura nei primi due anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Vede, Presidente, io penso che, invece, ciò che si vuole non dire, ma che io ritengo di dover ribadire, è che è pienamente legittimo che il Presidente del Consiglio convochi il Ministro, i Sottosegretari e le persone con cui ritiene di dover fare una riunione per affrontare temi che non vanno a invadere quella che è una prerogativa del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma non si può neanche pensare che il Governo non possa discutere di argomenti che sono pienamente nella facoltà del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Dopodiché, è stata chiesta un'informativa e ribadisco qui che, a termini di Regolamento, le informative si chiedono nella Conferenza dei capigruppo. Si sa benissimo che il Ministro per i Rapporti con il Parlamento deve chiedere la disponibilità del Ministro interessato, come è sempre stato, e questa è la procedura. Non si convoca il Ministro, come qualcuno ha fatto in quest'Aula, domani mattina. Magari può venire anche stasera, ma deve essere disponibile il Ministro e devono essere rispettate prima le prerogative parlamentari in termini di Regolamento (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Colleghi! Onorevole Foti, la prego di concludere. Stiamo nei tempi.

TOMMASO FOTI (FDI). Concludo, signor Presidente, ma voglio anche ribadire che il Regolamento non è fatto ad uso e consumo di chi non lo legge; è fatto ad uso e consumo per essere applicato nelle sedi in cui il Regolamento vale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Io vorrei rassicurare che noi il Regolamento non solo lo leggiamo, lo conosciamo, ma anche lo applichiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e, applicando il Regolamento, riteniamo di approvare la decisione, di colui che ha presentato un ordine del giorno, di non accettare la sottoscrizione contraddittoria, che contraddice completamente la linea politica seguita sia dalla deputata sia da quella forza politica.

Ma la sostanza, Presidente, che stiamo affrontando ora, al di là delle questioni personali che, davvero, non ci appassionano affatto, è esattamente un'altra, perché il Presidente Fontana ha ribadito la centralità del Parlamento e questa non è una dichiarazione formale che mi sembra che Fratelli d'Italia contraddica e contesti, perché questo è il senso dell'intervento che abbiamo appena ascoltato, cioè la piena legittimità che la Presidente del Consiglio convochi il Ministro della Giustizia anche nel momento in cui il Parlamento sta esattamente trattando un decreto che riguarda le carceri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Allora, non si coglie l'elemento sostanziale che il luogo della discussione e della decisione, almeno in una Repubblica parlamentare, è questo e soprattutto non si coglie un altro elemento che, a nostro avviso, è estremamente allarmante, cioè il fatto che il giorno stesso in cui si licenzia, in questo secondo ramo del Parlamento, un provvedimento che dovrebbe mettere a posto la situazione delle carceri la Presidente del Consiglio sente la necessità di incontrare il Ministro competente proprio sulla situazione delle carceri e dichiarandolo anche alla stampa. Allora, noi chiediamo - e lo chiediamo noi dell'opposizione, quindi il Parlamento, ed è assai opportuno il richiamo del Presidente Fontana - di capire qual è il fatto nuovo che ha determinato questo incontro urgente, qual è la situazione di allarme, perché noi conosciamo la situazione delle carceri e sappiamo quanto sia esplosiva e degradante, ma evidentemente questo provvedimento, che la maggioranza forzatamente oggi ha presentato e ha approvato, non è sufficiente. Evidentemente, ci sono fatti nuovi nelle carceri, di cui il Parlamento deve essere informato e di cui noi dobbiamo avere piena contezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ci dispiace! Ci dispiace che la forza di maggioranza relativa non abbia la sensibilità parlamentare di capire quanto delicato sia questo incontro, quanto delicata sia la situazione delle carceri. Dobbiamo capire quale fatto nuovo, cosa accadrà ad agosto, quali elementi nuovi ci sono e questo è un diritto parlamentare. Per ciò, un plauso al Presidente Fontana e l'invito alla maggioranza a leggere non solo i Regolamenti ma anche la Costituzione italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Mi sembra che possiamo tornare al disegno di legge. No, ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Pensavamo di non intervenire considerando un po' chiusa la questione con il comunicato del Presidente Fontana ma, dopo l'intervento così distensivo e costruttivo del presidente Foti, in qualche modo ci sentiamo anche noi di puntualizzare qualcosa (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Infatti, credo che, dopo l'intervento dei colleghi delle opposizioni, a cominciare dalla collega Braga, dal capogruppo di maggioranza ci si aspettasse, forse, non dico il silenzio - perché ci fa piacere quando partecipate al dibattito (Commenti), quindi, volentieri vi ascoltiamo -, però almeno un po' di onestà intellettuale anche rispetto ad alcune cose che, sinceramente, non ci meritiamo, collega Foti. Infatti, nessuno di noi vuole andare a cena, glielo assicuro, e l'unica sospensione che è stata fatta, è stata fatta perché voi dovevate fare le missioni e abbassare il numero legale, perché non avevate i numeri in Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle - Commenti del deputato Foti). Allora, noi non abbiamo nessuna esigenza di andare a cena, siamo qui, abbiamo gli ordini del giorno, abbiamo il tempo per discutere nel merito il provvedimento, non ci preoccupa dover rimanere in Aula, siamo qui. Preoccupava più voi perché dovete mantenere il numero legale e molti dei colleghi di maggioranza sono già partiti.

Detto questo, detto questo, Presidente, parlo a lei per evitare di rivolgermi al collega Foti…

PRESIDENTE. Prego, certo, assolutamente a me.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). …Noi il Regolamento lo conosciamo quanto lei. Abbiamo - tanti di noi - molta esperienza parlamentare, quanto lei e forse anche alcuni ruoli di Governo. Le posso garantire che l'informativa può essere tranquillamente chiesta in Aula, come abbiamo fatto.

TOMMASO FOTI (FDI). No, decide la Capigruppo!

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Può essere data una disponibilità sugli orari. È chiaro che decide la Presidenza in ordine a quando deve venire il Ministro, sulla base della disponibilità del Ministro ma è del tutto legittimo dire che siamo disponibili a stare qui stasera, a stare qui domani mattina, se serve, per l'informativa. Nessuno ha convocato il Ministro, però è legittimo che chiediamo un'informativa. E, guardi, l'informativa non l'abbiamo chiesta perché ci stupisce che il Governo possa discutere legittimamente a Palazzo Chigi i propri provvedimenti, ci mancherebbe altro, nessuno ha messo in discussione questo. Abbiamo messo in discussione il fatto che, mentre in Aula è appena stato votato un decreto-legge che, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe risolvere la questione dell'emergenza del sovraffollamento carcerario e dopo che è appena stato rinviato in Commissione un provvedimento parlamentare sulla liberazione anticipata, dicendo che, dopo il decreto-legge, era tutto a posto, non servivano altri interventi, la questione era stata completamente risolta dal Governo, contestualmente escono agenzie stampa secondo le quali tutto il Governo a Palazzo Chigi, tutto il Governo che si occupa di giustizia, il Ministro, i Sottosegretari, i Vice Ministri competenti, il Sottosegretario Mantovano, la Presidente del Consiglio, anziché essere in Aula a seguire il dibattito su quei temi sono a Palazzo Chigi e ci fanno sapere dall'agenzia di stampa che non è stato risolto niente col decreto-legge, che chiederanno un confronto con Mattarella e che sono pronte altre misure urgenti.

E sa da cosa deriva la nostra necessità di sentire il Ministro, Presidente, mi rivolgo a lei visto che la domanda l'abbiamo fatta alla Presidenza della Camera? Deriva dal fatto che noi da settimane chiediamo un'informativa urgente del Ministro Nordio sui suicidi in carcere e il Ministro Nordio non è mai venuto. E oggi, oggi, mentre eravamo in quest'Aula a discutere, purtroppo ci sono stati altri due suicidi nella giornata di oggi. Allora, se non si ravvisa, da parte della maggioranza e del Governo, l'esigenza di venire in Aula a fronte di questa situazione ma vi accontentate - giustamente - di riempire i TG, perché questo è il vostro obiettivo, benissimo. Tuttavia, almeno, non venite a farci adesso la predica alle 10 del 7 di agosto sul fatto che noi vogliamo andare a cena, voi invece volete stare qui a lavorare e noi vi limitiamo nelle vostre prerogative parlamentari, per cortesia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1974.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 1974​)

PRESIDENTE. Credo che, a questo punto, possiamo riprendere il seguito della discussione del disegno di legge n. 1974, già approvato dal Senato; eravamo fermi all'emendamento 1.4 Piccolotti.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).

Passiamo alla votazione dell'articolo 1.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Orfini. Ne ha facoltà.

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo solo per annunciare che, ovviamente, noi voteremo contro l'articolo 1 e per spiegare, brevemente, il perché. Intanto, mi corre l'obbligo di ribadire - è già accaduto in Commissione - al Sottosegretario Mazzi che quanto ha detto è lievemente inesatto circa la delega cui ha fatto riferimento prima della pausa; quel provvedimento fu emanato dal Governo Gentiloni, ma non fatto scadere dal Governo Gentiloni, ma fatto scadere dal Governo “Conte 1”. Lei ha detto che è stato fatto scadere dal Governo Gentiloni. No, non è vero; lo dico perché noi, al Governo Gentiloni, eravamo in maggioranza, al “Conte 1” eravamo in opposizione e la considero una garbata critica che ha fatto ai suoi alleati di maggioranza della Lega.

Dopodiché, voteremo contro questo articolo, perché, in tutta evidenza, venire, dopo aver pomposamente annunciato, davanti all'intero mondo dello spettacolo dal vivo, che sarebbe stato approvato, addirittura in anticipo rispetto ai tempi, il codice dello spettacolo, e poi presentarsi nell'ultima seduta agostana, prima della pausa, chiedendo una proroga di un anno è di fatto l'ammissione di un fallimento. L'ammissione di un fallimento che un settore in difficoltà - ne parleremo a proposito degli ordini del giorno e in sede di dichiarazioni di voto - non merita.

Lei dice, Sottosegretario Mazzi, e non ho ragione di dubitarne, che voi avete incontrato larga parte, non proprio tutti, ma larga parte delle rappresentanze del mondo dello spettacolo dal vivo e lo avete fatto ripetutamente, in più incontri. Mi permetto di dire che, oltre ad incontrarli bisognerebbe anche ascoltarli e molti di quei rappresentanti, di tutti i settori - vale per il cinema, vale per il teatro, vale per le fondazioni lirico-sinfoniche - vi hanno chiesto alcune cose. Una delle quali, piuttosto diffusa, soprattutto nel mondo dello spettacolo dal vivo e del cinema, era di fare presto, perché l'inazione produce danni a questo settore, produce danni all'occupazione, produce danni all'impresa, produce danni al tessuto culturale del Paese. Noi vi abbiamo - il presidente Mollicone lo sa - in più di un'occasione sollecitato in Commissione a fare la stessa cosa, a sbrigarsi, a sbrigarvi, a prendere dei provvedimenti che correggessero alcune mancanze strutturali di questo settore. La legge delega esiste per questo, esiste per dare un corpus normativo definito a un settore, che è uscito dalla pandemia indebolito e che era in una fase di ripresa. Pensi a come è uscito il mondo del cinema: è uscito gravemente affaticato; era in una fase di positiva ripresa; l'assenza di un intervento in questo settore, che chiarisse i criteri del tax credit, che chiarisse gli interventi, ha prodotto il blocco della produzione. Oggi noi siamo in una condizione di crisi, figlia delle difficoltà del Governo a fare fronte alla urgenza di assumere delle iniziative.

Allora, mi permetto di dire che, di fronte a una richiesta ulteriore di proroga, non possiamo che votare contro e considerare questa vostra richiesta come un'ammissione di inadeguatezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Nessun altro ha chiesto di intervenire, perciò, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 84).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1974​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 85).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1974​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Sugli ordini del giorno n. 9/1974/1 Amato, n. 9/1974/2 Orrico e n. 9/1974/3 De Monte il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1974/4 Tassinari il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1974/5 Manzi il parere, espunte le premesse, è favorevole previa la seguente riformulazione dell'impegno: “Il Governo si impegna ad incontrare i sindaci delle città sedi di fondazioni lirico-sinfoniche, delle quali gli stessi sono presidenti, prima di sottoporre alla Conferenza unificata per l'intesa il testo di riordino della disciplina in materia di spettacolo dal vivo, così come previsto dalla normativa vigente”. Tra l'altro, aggiungo, Presidente, che questo parere, così formulato, è identico anche per i successivi ordini del giorno, fino al diciottesimo incluso.

PRESIDENTE. Aspetti, può ripetere l'ultimo passaggio.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Che questo parere, così formulato, è identico anche per i successivi ordini del giorno fino al diciottesimo incluso. Quindi dal quinto al diciottesimo. Sono 13 ordini del giorno, che sono praticamente identici e, quindi, è identico il nostro parere. Espunte le premesse, quindi.

PRESIDENTE. Fino al diciottesimo compreso, giusto?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Esatto.

PRESIDENTE. Quindi, tutti favorevoli previa riformulazione. Ho capito bene?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Esatto.

PRESIDENTE. Abbia pazienza, prendo nota. Passiamo, a questo punto, all'ordine del giorno n. 9/1974/19 Piccolotti.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Sugli ordini del giorno n. 9/1974/19 Piccolotti, n. 9/1974/20 Ghirra, n. 9/1974/21 Zanella e n. 9/1974/22 Simiani il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1974/1 Amato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/1 Amato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 86).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1974/2 Orrico.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/2 Orrico, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 87).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1974/3 De Monte, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Chiedo di parlare, perché mi rendo conto che la giornata è lunga per tutti, ma questo ordine del giorno non è un ordine del giorno ostruzionistico. Parla del mettere uno stop all'utilizzo degli animali selvatici nei circhi. È una cosa che è stata ribadita più volte e penso che, dopo il passaggio fondamentale dell'inserimento dei diritti degli animali nella Costituzione, sia il caso di fare anche qualche cosa di conseguente.

Ebbene, dico che 25 Stati, su 27 dell'Unione europea, hanno applicato queste restrizioni e, addirittura, tre di questi hanno vietato, non solo gli animali selvatici, ma tutti gli animali negli spettacoli circensi. Se vi interessa anche qualche dato, recentemente la LAV ha commissionato un sondaggio e risulta che il 76 per cento degli italiani sono contrari a questo utilizzo. Preciso che questo sondaggio si articola anche in aree geografiche, anche in posizioni politiche, anche in età, ebbene la percentuale rimane praticamente la stessa. Quindi, non c'è distinzione in questo senso, ammesso che ce ne sia bisogno.

Allora, Presidente, mi rivolgo al Sottosegretario, per chiedere quante Lucia Borgonzoni esistono al Governo. Sa perché glielo chiedo? Perché analogo ordine del giorno - e ringrazio l'onorevole Prestipino, per averlo presentato a suo tempo - era stato presentato proprio il 13 luglio 2022 e, all'ora, la Sottosegretaria dette parere positivo, tanto che non fu neanche necessario votarlo.

Allora, Presidente, sarebbe opportuno che il Governo, forse, ci riflettesse un attimo di più e accantonasse questo ordine del giorno, per pensare almeno di essere coerente con se stesso.

PRESIDENTE. Il Governo, sulla richiesta di accantonamento?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. No, confermiamo il parere contrario

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prestipino. Ne ha facoltà.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD-IDP). Intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno della collega De Monte e corroborare le sue parole su questo tema molto sentito dagli italiani, cioè il superamento degli animali nei circhi. Guardate, non c'è neanche bisogno di leggere un sondaggio, perché basta guardare i social o sentire i commenti delle persone quando arrivano i circhi con gli animali in città ed è un tutto fermateli. Quindi, sono per questo ordine del giorno, è un provvedimento di civiltà e io mi auguro che invece che sentire parere contrario, il Governo ci ripensi, perché, per esempio, nella scorsa legislatura, come ha ricordato la collega, l'ordine del giorno a mia firma su questo tema fu votato all'unanimità. Quindi, non capisco perché, anche da colleghi di Fratelli d'Italia, di Forza Italia e della Lega, questo accanimento oggi su questo tema che, invece, è molto, molto, molto sensibile e sul quale gli italiani si aspettano risposte certe, ma soprattutto veloci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, come Alleanza Verdi e Sinistra vorrei far presente che abbiamo presentato diverse interrogazioni e addirittura interventi di fine seduta in cui abbiamo compulsato la Presidenza nell'applicazione della legge. Tra l'altro, il Ministro Sangiuliano aveva detto di essere d'accordo, adesso scopriamo che, invece, il Governo è contrario, e cioè che ci sia la graduale dismissione degli animali nei circhi, che è una legge delega che si trascina dal 2017. Noi insistiamo nel dire che è necessario ed è civile, al di là della collega che ha perfettamente ragione a citare i sondaggi, ma in questo momento storico è veramente assurdo che nel nostro Paese ci siano ancora dei circhi con animali (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Animali che molto spesso vengono trattati male e torturati.

Onestamente, la cosa più grave di tutte è che non hanno neanche più un effetto economico. Allora, noi siamo favorevoli a dare alle associazioni, alle realtà circensi, i contributi che attualmente vengono garantiti dal Ministero competente. Non siamo d'accordo sul fatto che continuino a utilizzare gli animali: questa è la cosa mostruosa. D'altronde l'hanno dimostrato e si sta verificando: le associazioni e le realtà circensi non hanno più un appeal nei confronti dei cittadini continuando a utilizzare questi animali, che molto spesso - lo voglio ricordare - scappano, come è successo con il leone a Ladispoli qualche mese fa o altre volte ci troviamo sempre con animali che purtroppo vengono maltrattati. In alcuni casi questi animali non vengono ritrovati, in alcuni casi vengono abbandonati, nel senso che diventano anziani, non li curano più e vengono affidati a dei centri.

Per quale ragione, oggi come oggi, il Governo è sfavorevole, facendo una scelta dal nostro punto di vista antistorica, ad andare nella direzione più corretta di tutte, e cioè fermare il fatto che ci siano gli animali per il divertimento dell'uomo. Se vogliamo vedere i circhi, guardiamoci trapezisti e i clown, li facciamo noi divertire gli altri esseri umani, ma gli animali non devono più fare questa attività (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Anzitutto, chiedo il consenso alla collega De Monte di poter sottoscrivere a nome di AVS questo ordine del giorno, che contiene, tra l'altro, anche un terzo impegno sul quale voglio riflettere, che è quello della destinazione degli animali. Quindi, invito il Governo ad attivare un proficuo tavolo di confronto con la rete dei Santuari, degli animali liberi, questa rete di rifugi di animali che chiede da molto tempo di avere una regolamentazione ufficiale, anche da parte del Governo, in modo da poter attivare anche delle iniziative in maniera ufficiale. Quindi, credo che questo sia altrettanto importante e contenuto all'interno di questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno a nome di tutto il gruppo, se la collega lo permette, perché così si fa, si chiede, e per invitare il Governo a rimettersi all'Aula su questo tema, che evidentemente è di estremo interesse, non solo per noi presenti, ma per tutto il Paese. Sarebbe, credo, un segno di disponibilità al dialogo rimettersi all'Aula in questi termini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caramiello. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Presidente, intervengo per sottoscrivere a nome di tutto il gruppo del MoVimento 5 Stelle. Nel 2024 parlare ancora di animali nei circhi ormai è anacronistico, quindi chiediamo di sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/3 De Monte, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 88).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1974/4 Tassinari, parere favorevole: penso che possiamo andare avanti. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1974/5 Manzi, favorevole previa riformulazione: onorevole Orfini, l'accoglie?

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Volevo chiedere la cortesia al Sottosegretario di rileggerla.

PRESIDENTE. Prego, Sottosegretario, per cortesia.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Espunte le premesse, parere favorevole con riformulazione dell'impegno: il Governo si impegna ad incontrare i sindaci delle città sedi di fondazioni lirico-sinfoniche, delle quali gli stessi sono presidenti, prima di sottoporre alla Conferenza unificata per l'intesa il testo di riordino della disciplina in materia di spettacolo dal vivo, così come previsto dalla normativa vigente.

MATTEO ORFINI (PD-IDP). No, non accettiamo, né questa, né la uguale riformulazione per tutti quelli successivi.

PRESIDENTE. Quindi, fino all'ordine del giorno n. 9/1974/18 Romeo non accettate?

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Non accettiamo, perché, Sottosegretario, lei sostanzialmente ci cambia il dispositivo, va bene le premesse, ovvio, ma cambia il dispositivo dicendo sostanzialmente che farete quello che è previsto dalla legge: grazie, vorrei pure vedere che faceste una cosa che va contro la normativa vigente. Quello che lei ha messo nel dispositivo lo dovete fare per forza, non è una gentile concessione. Noi chiedevamo una cosa diversa, dato che qui si parla di una paventata riforma della governance delle fondazioni lirico-sinfoniche, che, ricordo, non sono dello Stato, non sono del Governo, sono teatri d'opera che in larga parte dei casi sono di proprietà comunale, hanno una storia che vive nel rapporto con quella città e i sindaci sono quasi sempre presidenti di quelle Fondazioni lirico-sinfoniche e qui c'è la volontà di intervenire cambiando completamente il meccanismo di governance. Buona norma sarebbe discuterne prima di fare la riforma con i sindaci, non a valle della presentazione in Consiglio dei ministri della riforma, perché questo è ovvio, scontato, è previsto dalla norma, lo dovete fare.

Ma il tema è che una cosa del genere, che non riguarda qualcosa di vostro, ma riguarda qualcosa a cui partecipano comuni e regioni, con un livello di protagonismo storico - diremo poi successivamente su questo - persino maggiore di quello del Governo, va concordata con quella amministrazione, va quantomeno discussa. Non è che se la prepara o ve la preparate voi al Ministero e, poi, quando è pronta la discutete coi sindaci.

Dico che ancor più grave perché, nel frattempo, quella bozza di riforma l'avete discussa, senza distribuirla, leggendola, perché un po' vi vergognate di quello che avete scritto (Commenti) - eh, beh, sì -, con l'ANFOLS e con l'AGIS; cioè l'avete discussa con rappresentanti, ovviamente, di quel settore, ma non con le amministrazioni comunali e, mi permetto di dire, anche regionali, che finanziano largamente anche loro quelle fondazioni lirico-sinfoniche, che avete considerato, non so come, dei passanti che non c'entrano nulla. Questo è inaccettabile e, quindi, noi non possiamo accettare questa riformulazione e chiediamo che i nostri ordini del giorno vengano votati nella formula con cui li abbiamo presentati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/5 Manzi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 89).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1974/6 Lacarra, sul quale il Governo ha espresso parere contrario. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/6 Lacarra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 90).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1974/7 Merola. Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi unisco alla riflessione che ha fatto il collega Orfini, che condivido pienamente. Io sono stata, nella mia esperienza amministrativa, presidente di un'associazione che si è occupata di programmazione teatrale della mia regione, l'Emilia-Romagna, e ho visto il patrimonio culturale che abbiamo nei territori e anche lo sforzo e il protagonismo dei territori, il sostegno economico, di progettazione, di pensiero e di investimento che fanno i territori locali, provinciali e regionali per sostenere queste fondazioni. Fondazioni che offrono nei nostri territori un'occasione importante di cultura, di socializzazione, di promozione e di diffusione della cultura teatrale e che hanno fatto una parte della storia culturale del nostro del nostro Paese.

Io penso che i territori vadano rispettati e credo davvero che sarebbe importante garantire un tavolo aperto, un confronto vero, su questa ipotesi di riforma, che non può essere ovviamente calata dall'alto sui sindaci, sui territori e sulle città che compongono la base fondativa delle fondazioni.

In questo caso, parliamo della Fondazione del Teatro comunale di Bologna: una fondazione storica che arricchisce la programmazione culturale, non solo della città di Bologna, ma di tutta la nostra regione. Tra l'altro, mi permetto di ricordare che quello dello spettacolo è un settore che ha pagato molto durante il periodo pandemico e ha avuto necessità di un sostegno importante: il settore che, forse, è stato quello che ha pagato di più in termini di interruzione della propria attività.

Gli ultimi dati che sono dati pubblicati dall'INPS ci parlano di un settore che impiega circa 367.000 operatori, di cui una parte ovviamente è a tempo indeterminato, ma una grande parte con un lavoro saltuario. Queste persone hanno fatto almeno una giornata di lavoro retribuito all'anno, con una media di giorni lavorati di 95 giorni annui, in calo rispetto all'anno precedente: questi sono i dati del 2023 dell'INPS, quindi il raffronto è con l'anno precedente. Sono persone, per la maggior parte, che sono under 30 e che contribuiscono alla crescita culturale del Paese, investendo sulla creatività, sui talenti, sull'ingegno: cosa che dovrebbe essere sostenuta anche dallo Stato, in un rapporto costruttivo, dialettico, costante e fruttuoso tra l'Amministrazione centrale e i territori coinvolti. Penso che si tratti di un tema di dignità e di attenzione a tutto il settore dello spettacolo e anche alle fondazioni: sono 14 le fondazioni che ci sono nel nostro Paese, che meritano davvero attenzione. Ci sono alcuni temi che emergono con forza in questo confronto che stiamo facendo: innanzitutto, la dignità degli operatori e il diritto al lavoro di questi operatori, che hanno una retribuzione media di 11.000 euro all'anno, per una media lavorata - come dicevo prima - di 95 giorni annui. Sono per la maggior parte ragazzi giovani, che investono il loro tempo nella produzione teatrale, caratterizzata spesso da innovazione.

È un investimento importante per garantire anche quelle case di residenza per la realizzazione di spettacoli che non sono - devo dire - così frequenti e che sono sostenuti anche dal Fondo per lo spettacolo che il Sottosegretario ha richiamato. Quindi, crediamo che sostenere il confronto, avviare questo tavolo di lavoro con i territori sia importante perché ne va della qualità del lavoro, della garanzia e della tenuta di un settore importante come quello spettacolo, che crediamo abbia tutto il diritto di essere al centro del nostro dibattito.

L'obiettivo, dunque, è quello di avere un codice dello spettacolo che possa, da un lato, efficientare il settore, ma, dall'altro, anche rafforzarne la responsabilità e le figure di gestione, valorizzando i ruoli protagonisti di direzione e di governance delle strutture.

Quindi, un appello ulteriore al Sottosegretario per rivedere con attenzione e con generosità questa riformulazione, perché credo sia interesse di tutti arrivare a una riforma complessiva e anche molto attesa, che dia voce agli enti locali e ai territori che, in questi anni, hanno spesso sostenuto da soli, con sforzi economici enormi, queste fondazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/7 Merola, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 91).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/8 Lai, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 92).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1974/9 Gianassi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno prende le mosse dall'interrogazione che i colleghi del Partito Democratico hanno presentato in Commissione cultura e alla quale il Ministro della Cultura ha risposto deludendo le aspettative. In particolare, volevamo avere certezza che il Governo non sta pensando a un'operazione di revisione della governance che comprometta il potere e l'autonomia dei comuni e degli enti locali.

La risposta, invece, del Sottosegretario non ha smentito questa pericolosa deriva e, anzi, citando tra le altre la Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino, la fondazione della mia città, non ha affatto escluso che il Governo intenda mettere mano alla governance delle fondazioni, con ciò determinando una compromissione delle autonomie locali che rappresentano uno snodo centrale ineliminabile per la buona conduzione e anche per la tutela della storia e dell'identità di quelle fondazioni.

Certo, il ruolo del Governo è importante in termini di finanziamento e di condivisione e non può essere certo negato, ma ogni operazione centralistica che riduce lo spazio di autonomia e libertà delle autonomie locali deve essere contrastata.

Per questo ho presentato, insieme ai colleghi del Partito Democratico, questo ordine del giorno, con il quale chiediamo al Governo di recedere da intendimenti di centralizzazione del potere sulla governance delle fondazioni lirico-sinfoniche e, quindi, anche della Fondazione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, e di avviare immediatamente un confronto e una concertazione con gli enti locali interessati - per quanto riguarda la Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino, con il comune di Firenze e con la regione Toscana - per scongiurare ipotesi di pregiudizio verso l'autonomia locale. Ipotesi che determinerebbero un danno enorme - ripeto - alle tradizioni, all'identità, all'autonomia, alla ricchezza e alla pluralità della cultura che nasce e si sviluppa nel territorio e che, per esempio, dalla Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino si è diffusa in tutto il mondo, essendo questa un'eccellenza che nel mondo è apprezzata da tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/9 Gianassi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 93).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1974/10 Ghio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO (PD-IDP). Signor Presidente, anch'io mi associo alle considerazioni fatte dai colleghi su altre fondazioni. In questo caso, quella in oggetto è quella del teatro Carlo Felice di Genova e, per questo, mi permetto anche di chiedere il supporto dei colleghi liguri che sono in maggioranza, che conoscono le vicissitudini affrontate da questa istituzione di grande importanza per la nostra città e per la nostra regione.

E mi permetto di rivolgermi anche ai colleghi della Lega che so quanto sono legati al tema delle tradizioni territoriali, della storia dei territori. La nuova governance, che è paventata e che pare sia nelle intenzioni del Governo e del Ministro Sangiuliano, nega quella che il presidente Mollicone - mi corregga se sbaglio - ha posto come cardine di una sua dichiarazione di voto sulle rievocazioni storiche, nella quale ha parlato (non credo fosse una citazione sua) della tradizione come identità che si fa storia.

La storia italiana e la sua tradizione sono diverse da quella spagnola o da quella francese; sono fatte da realtà che si sono formate prima attorno ai comuni e poi attorno alle borghesie, che hanno costruito i teatri nelle città italiane. Il fatto che il Ministero trasferisca risorse non significa che quel patrimonio che si è accumulato nella storia è del Governo o del Ministero pro-tempore; quei patrimoni sono dei territori che hanno sedimentato tradizione e cultura.

Se oggi noi con una forzatura, come quella che è nelle intenzioni del Governo, interveniamo in questa direzione confliggiamo - mi rivolgo ai colleghi che, in ogni occasione, richiamano alla tradizione - con la tradizione del nostro Paese.

Per questo, io mi permetto di insistere nel chiedere un voto diverso da quello che presumo sia scontato, ma mi rivolgo in particolare ai colleghi della Lega, che oggi ci chiedono più autonomia per i territori e, contemporaneamente, mettono nelle mani del Ministro Sangiuliano la storia dei teatri italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) costruiti dalle città italiane e dai comuni italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/10 Ghio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 94).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1974/11 Roggiani, su cui vi è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Presidente, intervengo soltanto per aggiungere la mia firma a questo ordine del giorno e, per suo tramite, dire al collega Orlando che è davvero intollerabile mettere nelle mani del Ministro Sangiuliano ciò che è stato costruito nei 250 anni di storia dei comuni italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/11 Roggiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 95).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/12 Sarracino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 96).

Prendo atto che l'ordine del giorno n. 9/1974/12 Sarracino è stato sottoscritto anche dall'onorevole Scotto.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1974/13 Iacono, su cui il parere del Governo è contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo soltanto per rafforzare il dire dei colleghi, perché non si possono accettare questi ordini del giorno considerato che i teatri sono patrimonio di ogni singola città e comune, e non si può comprimere neanche la libertà dei nostri teatri e della governance, per cui volevo soltanto dire che non si possono votare questi ordini del giorno così come sono riformulati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/13 Iacono, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 97).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/14 Orfini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 98).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1974/15 Berruto, su cui vi è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Si, Presidente, grazie, molto rapidamente. Ovviamente, mi associo anch'io a quanto detto e alla dichiarazione di voto fatta dal collega Orfini. In questo caso, l'autonomia compressa è quella della Fondazione del teatro Regio di Torino. Però, un passaggio - se mi permette - anche sulle premesse, che sono state espunte, perché questa ennesima proroga blocca, per altri 12 mesi, una riforma attesa da anni dai lavoratori dello spettacolo e un sistema di welfare per un comparto di vita economica e culturale centrale per il Paese, seppure - se posso - vilipesa dal Ministro delle gaffe, il Ministro Sangiuliano. Oggi l'ultima, risolta freddando il suo social manager e, diciamo, accettando - almeno questo è quello che abbiamo letto - le sue dimissioni con un tweet. Vorremmo portare la nostra solidarietà a questo social manager ignoto, perché ha avuto molta più dignità, dopo Times Square (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), dopo il Premio Strega, dopo Colombo e Galilei, di rassegnare le dimissioni, cosa che il Ministro Sangiuliano non ha mai avuto la dignità di fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/15 Berruto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 99).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/16 Serracchiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 100).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/17 Scarpa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 101).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/18 Romeo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 102).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/19 Piccolotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 103).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/20 Ghirra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 104).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1974/21 Zanella, su cui il parere del Governo è contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Siamo arrivati all'horror dell'estate. Come sapete, il mondo del cinema italiano è in rivolta e fa bene, perché il cosiddetto tax credit disegnato da questo Governo rischia di spazzar via tantissime produzioni, soprattutto quelle produzioni indipendenti…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Per favore, colleghi. Dai che ci siamo. Prego, onorevole Grimaldi.

MARCO GRIMALDI (AVS). Dicevo che il tax credit rischia di essere un colpo mortale per tantissime produzioni indipendenti, espressioni non solo del mondo dei giovani talenti, ma di quell'idea di produzione che prova, con fatica e impegno, a scalare regole schematiche imposte dal mercato. Si direbbe, come una nota delle tante associazioni che hanno chiesto un incontro, un tavolo, di far sì che il cinema non assomigli a quell'eterna televisione, interrotta e governata solo dalla pubblicità.

Ecco, queste produzioni rischiano di essere spazzate via, perché una fetta enorme del nostro immaginario, che esplora questi nuovi linguaggi, rischia di essere…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

MARCO GRIMALDI (AVS). …data solo a quei grandi player che chiedevano questa riforma. Già perché, come avviene in tutti i settori, questo Governo fa quegli interessi e liscia il pelo ai grandi player del mercato a svantaggio di quei piccoli che confidavano nel tax credit per poter impostare quel minimo di programmazione per gli anni a venire.

Insomma, che il Ministro Sangiuliano e il Governo Meloni snobbino i lavoratori dell'audiovisivo era chiaro, anche perché da più di un anno noi chiediamo risposte sulle loro indennità di discontinuità, cosa che rende tutti più precari. Tutti a esaltare il genio italico, quando si prendono le Palme d'oro o si vincono gli Oscar, ma nessuna politica per tutelare quelle produzioni e quei talenti. Lo diciamo perché anche nelle scorse ore con i colleghi ci siamo occupati di una vicenda piccola, che è quella del Centro sperimentale di cinematografia, dove abbiamo scoperto dei veri disastri, dove si preferisce dare stipendi stellari ai consulenti o al direttore, che, tra l'altro, era l'ex agente di Castellitto, per rinunciare, tra l'altro, anche lì a 17 lavoratori che si occupavano di digitalizzazione.

Il Ministro Sangiuliano - ho concluso - ha espressamente sostenuto la necessità di riformare questo meccanismo, trasformando, di fatto, il contributo automatico, qual è attualmente, in risorsa concessa esclusivamente in presenza di precisi requisiti e per far questo ha perso molto tempo, altro che questo intervento: ha bloccato i selettivi nazionali, bloccando un intero settore. Insomma, noi chiediamo di invertire la rotta. Vi chiediamo non di aprire gli ennesimi tavoli - anche perché la Sottosegretaria ne ha fatti più di IKEA - ma di aprire un confronto vero con questo settore che, sì, ha minacciato Venezia e, sì, è vero, ha minacciato di far fallire il più grande festival italiano. Non credo che lo facciano per divertirsi, non credo che lo facciano contro la restaurazione eccezionale, che sarà dei film di Antonioni o di Ecce bombo. Io credo che loro siano i veri difensori di quell'italianità di cui parlate, che scimmiottate e che difendete per finta. Loro lo fanno per difendere i loro interessi, che sono anche gli interessi di questo Paese. Per questo vi chiediamo di tornare indietro e per questo chiediamo a tutti di votare questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/21 Zanella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 105).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1974/22 Simiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 106).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1974​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare la deputata Isabella De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, colleghi e colleghe. Ci tocca purtroppo riscontrare, ancora una volta, che siamo il Paese delle molteplici ed eterne proroghe, mi vien da pensare che forse siamo l'unico Paese che ha addirittura una legge che si chiama Milleproroghe. Ma, come se non bastasse, facciamo adesso ricorso ad apposite singole leggi per rinviare sempre nuove scadenze, nella sostanza ammettendo di non essere pronti. E questa è una proroga delle proroghe, perché, come già detto, l'origine è rappresentata dalla precedente legge delega…

PRESIDENTE. Un attimo, onorevole De Monte. Chi deve uscire, cortesemente, lo faccia in silenzio. Prego, prosegua.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Dicevo, è la proroga delle proroghe, perché è stato già ricordato prima che, in realtà, c'era una precedente legge delega, la n. 175 del 2017, per poi arrivare a questo nuovo codice dello spettacolo. E quindi, non contenti di tutto ciò, siamo arrivati al fatto che, alla soglia dalla scadenza per l'adozione dei decreti, siamo intenti ad andare oltre. Uso il plurale perché effettivamente questo codice dello spettacolo è andato a cavallo di più Governi, però non deve essere assolutamente una giustificazione o una scusante. Infatti, è un vero dispiacere riscontrare tutto questo, perché il mondo dello spettacolo, da molto tempo, attende questa importante riforma.

Ed è bene ricordare che siamo il Paese in cui l'arte è davvero preziosa. Siamo conosciuti per queste straordinarie capacità di questo mondo, che va dal teatro, alla televisione, a tutti gli spettacoli dal vivo. E questo è un motivo d'orgoglio in uno Stato che fa dell'arte il proprio principale biglietto da visita, anche in termini di patrimonio culturale. Lo diciamo spesso: l'Italia detiene la stragrande parte dei beni culturali al mondo. In che cosa, però, non siamo altrettanto bravi? A dimostrare la nostra capacità di tutela di questa meravigliosa arte, di questa professione, soprattutto per quanto riguarda la tutela, che va riconosciuta a chi ha una discontinuità lavorativa e deve avere la sostenibilità del proprio mestiere, deve avere la garanzia della pensione, in modo che sia sufficiente a garantire una vita dignitosa, che deve spettare a tutti. Il mondo dello spettacolo, però, non è esclusiva di chi riesce ad avere una certa autonomia e un certo successo di carattere economico. Il mondo dello spettacolo è di tutti e quindi noi dobbiamo essere grati e attenti a tutti coloro che danno questo prezioso contributo. Però, nei dibattiti che si sono affrontati in Commissione - io ho visto i resoconti, sia al Senato, sia in questa Camera -, il Governo ha detto che questa proroga è necessaria, perché proprio dal mondo sindacale è emersa la necessità di approfondimenti di un completamento della normativa in modo partecipato. Ebbene, noi siamo certamente favorevoli, ci mancherebbe altro. Ci mancherebbe che ci siano degli approfondimenti, se sono necessari a coinvolgere le parti che sono direttamente interessate e, soprattutto, ad un approccio partecipato. Ma qual è la verità, secondo noi, Presidente? Che il Governo non si è sufficientemente impegnato in questo settore, l'ha trascurato. Per questo è necessaria un'apposita legge per prorogare quel termine che era stato originariamente stabilito. Siamo, però, anche contrariati dal fatto che vi sia un'ulteriore proroga al 31 dicembre 2024 riguardo a un altro esercizio della delega che è stato introdotto al Senato, che riguarda regioni ed enti locali, circa la possibilità di introdurre misure di salvaguardia del decoro urbano, oppure caratteristiche dei centri storici o specifiche aree, impedendo l'insediamento di determinate attività. Questo è uno scopo nobile, cioè valorizzare alcuni esercizi di vicinato e di botteghe artigiane, per realizzare un filone storico, culturale o commerciale. E questa delega, come si ricorderà, era rivolta al Governo proprio per semplificare e rendere più efficaci ed efficienti i controlli sulle attività economiche, eliminando adempimenti non necessari, nonché duplicazioni, sovrapposizioni e ritardi nell'esercizio di impresa. Ne va dato atto, il Governo ha già depositato e trasmesso alle Camere lo schema di decreto legislativo riguardante la realizzazione dell'albo nazionale delle attività commerciali, botteghe artigiane ed esercizi pubblici. Però, quello che manca è l'intesa in sede di Conferenza Stato-regioni e il prescritto parere del Consiglio di Stato. In sostanza, si è un po' impreparati per tutto. Questo è un dispiacere, ripeto, perché comunque questo settore dovrebbe avere una certa priorità in Italia. Purtroppo, non riscontriamo questa priorità. E quindi, per questa ragione e per tutte le ragioni enunciate, il nostro voto sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Presidente, onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, ringraziandola anche per le precisazioni che ha portato in Aula, oltre che per il lavoro che sta dietro questo provvedimento, annuncio il voto favorevole di Noi Moderati e mi permetto di depositare il testo alla Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cavo, ovviamente è autorizzata.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Io vorrei provare a mettere a fuoco l'importanza della materia di cui stiamo discutendo, perché oggi abbiamo sentito parole appassionate, interventi anche da parte di uomini della maggioranza molto caldi sulle prerogative dei Ministri, sul garantismo che dobbiamo utilizzare nei confronti dei colletti bianchi e, poi, però, quando si arriva a discutere di materie come queste, calano un certo disinteresse e una certa freddezza. Forse questo accade perché parliamo di lavoratori e lavoratrici che hanno redditi molto bassi, parliamo di piccole imprese e produzioni cinematografiche, parliamo di un mondo che fa grande l'Italia anche all'estero e che, però, viene animato e reso vivo da tanti e tante a cui questa maggioranza sta dando davvero poca importanza.

Presidente, lo dico perché questa è la proroga di una legge che è stata - l'abbiamo ricordato più volte oggi - approvata all'unanimità nella scorsa legislatura, verso la fine, e che arriva dopo due anni in cui il Governo avrebbe avuto tempo e strumenti per dare risposte concrete al mondo dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo, che ha bisogno di elementi anche di riordino normativo e, invece, non è arrivato sostanzialmente niente, quello che è arrivato è stato assolutamente deludente. Per il resto, c'è stata una serie di lunghe attese, che si sono configurate come promesse tradite. Nel frattempo, naturalmente, questo vuoto ha prodotto anche dei danni economici. Siamo arrivati, per esempio, con riferimento al cinema, al fatto che, a giugno, ci sono state manifestazioni che segnalavano che il 65 per cento dei lavoratori e delle lavoratrici era fermo perché si aspettava che il Governo emanasse i decreti sul tax credit.

Io vorrei provare ad entrare nel merito dei punti su cui questa delega invita il Governo a legiferare. Il primo è il cosiddetto codice dello spettacolo, cioè il riordino complessivo. Su questo punto, Presidente, il Governo, in questi due anni, ha agito in maniera del tutto disordinata ed incomprensibile: prima, ha perso molti mesi di tempo e, poi, ha convocato incontri, a marzo, con le associazioni del settore. Il Sottosegretario Mazzi, che è qui davanti, tracciò, all'epoca, un serrato cronoprogramma: disse prima gli incontri, poi 40 giorni per la finalizzazione del testo, la presentazione in Consiglio dei ministri, a maggio la consultazione con le regioni e i comuni e l'approvazione del provvedimento entro la scadenza del 18 agosto. Siamo al 7 agosto e, come si vede, il Governo è qui a chiedere una proroga di 12 mesi, perché, evidentemente, quel serrato cronoprogramma non era nulla, se non un'enunciazione.

Ora, noi ci chiediamo a cosa siano dovuti questi ritardi, perché non è chiaro. Circolano voci, bozze, appunti, ogni volta che qualcosa trapela, scatena molte polemiche e anche molte prese di posizione, di protesta, e il Sottosegretario Mazzi corre a rispondere che è assurdo che si critichi una riforma di cui non si conosce il testo. Allora, io vorrei ricordare le dichiarazioni di Sabrina Di Marco, segretario nazionale della SLC-CGIL, che giustamente, a un certo punto, ha detto: sì, ci hanno convocato, ma non ci hanno mai fatto vedere un testo. Questo non è - glielo dico, Sottosegretario Mazzi, attraverso queste parole - il modo in cui si procede, perché si devono dare strumenti concreti ai sindacati e alle associazioni, soprattutto se si vuole che contribuiscano fattivamente.

Naturalmente, questi strumenti non li avete dati e quindi è legittimo da parte nostra fare una domanda al Governo e al Sottosegretario. Perché non state permettendo alle associazioni di categoria, ai sindacati, agli enti locali, per esempio sulla riforma - su cui verrò dopo - delle fondazioni lirico-sinfoniche di confrontarsi su bozze più definite e di entrare nel merito?

Forse, in alcuni casi, è lecito pensare che vogliate fare un blitz perché i blitz, in qualche modo, sono una delle forme con cui potete conquistare un assetto favorevole in termini di postazioni e poi anche di criteri che determinano i soggetti che verranno finanziati. Forse volevate rispetto ai comuni, che sono il vero cuore pulsante delle fondazioni lirico-sinfoniche nel rapporto tra queste, il territorio e la città, fare un blitz rispetto alla riforma delle fondazioni perché pare, infatti, che il Governo stia cercando di dare più potere ai consiglieri dell'esecutivo e meno ai sovrintendenti e al Presidente che di solito è, per l'appunto, il massimo rappresentante della città. Siamo arrivati al punto, Sottosegretario, che dieci sindaci, di dieci città sedi delle fondazioni Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Torino e Verona hanno dovuto prendere carta e penna per scrivere una lettera al Ministro in cui chiedono un incontro urgente. Capisce bene che questo è inaccettabile. La bulimia di potere, forse anche di nomine perché di questo stiamo parlando quando parliamo di riforma della governance, è arrivata a tal punto da far pensare al Ministro che si può scrivere una riforma delle fondazioni lirico-sinfoniche che moltiplica le poltrone e i poteri per i funzionari ministeriali, escludendo dal confronto i Sindaci che molto spesso sono anche coloro che contribuiscono al finanziamento di quelle fondazioni.

Naturalmente, mentre accade tutto questo, anche su altri punti, il Governo ha fallito in maniera clamorosa. In primis, sul lavoro perché non si vedono all'orizzonte norme nuove che stiano in gestazione, che possano allargare diritti e di tutele di un mondo in cui la precarietà è feroce e i salari sono bassissimi. E anche su un punto che doveva essere più semplice, quello dell'apertura del tavolo per il rinnovo del contratto 2019-2021 delle fondazioni, ci sono mesi e mesi di ritardo, naturalmente a tutto detrimento dei diritti e dei salari di quei lavoratori. Ora, io le dico, Sottosegretario, che credo che ci sia una certa coerenza in questa impostazione. Lo dico perché quando il Ministro venne in Commissione la prima volta a illustrare le sue linee di azione per la legislatura parlò per due ore - devo dire che eravamo tutti molto provati - senza mai nominare i lavoratori e le lavoratrici della cultura. E poi, a questo non nominare, è seguito un continuo ignorare, rimandare, occuparsi di tutt'altro e dimenticare continuamente che questo è il problema centrale perché se non miglioriamo le condizioni di lavoro e i salari di quelle persone, non stiamo dando linfa vitale e nutrimento alla cultura italiana. Il Ministro Sangiuliano si è occupato di tutto, ha fatto tantissima trita retorica nazionalista, ha nominato un sacco di fedelissimi in un sacco di istituzioni, ma quei lavoratori ha continuato ad ignorarli.

Il caso più eclatante è la storia dell'indennità di discontinuità, Sottosegretario. Noi continuiamo a chiedere che cambiate quell'unico decreto che avete fatto. Lei dice che non ci sono soldi e non ci sono risorse (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), la sfida è davanti a noi perché state per scrivere una nuova finanziaria e quindi dovete mettere quelle risorse dentro quella legge. Risorse che servono a creare una indennità di discontinuità strutturale e permanente, non un bonus, non un piccolo sostegno al reddito come avete fatto. E, tra l'altro, esclude una quantità gigantesca di lavoratori perché avete posto come limite di reddito 25.000 euro e 60 giornate. Vi segnalo che ci sono tanti lavoratori che se fanno le 60 giornate superano automaticamente 25.000 euro, quindi li state escludendo e state evitando di porre rimedio a tanti di questi problemi.

Del tax credit abbiamo detto - ha parlato il mio collega Grimaldi - perché quello che avete fatto è di una gravità inaudita, avete sistemato gli interessi delle grandi aziende e messo in ginocchio le piccole produzioni indipendenti e noi ci vergogniamo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), perché la metà dei film che sono stati a Venezia l'anno scorso non sarebbero stati finanziati, se il tax credit fosse stato quello che state scrivendo voi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che avete scritto purtroppo, che è diventato immodificabile tra le proteste di un intero mondo.

E poi - chiudo, Presidente - dulcis in fundo io voglio sottolineare che cosa faceva il Presidente della Commissione cultura, Mollicone, mentre accadeva tutto questo. Il Presidente rilasciava interviste - come tutta l'Italia sa bene - per tentare di insabbiare la verità sulla strage di Bologna (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), perorando l'innocenza dei terroristi neofascisti condannati in via definitiva in processi e aderendo alle tesi dei depistatori. Non vado oltre, ma secondo me questo è un insulto alla cultura alla storia italiana e noi pensiamo che, non solo ci sia un Ministro inadeguato, ma c'è anche un Presidente della Commissione cultura che dovrebbe fare un passo indietro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente, solo per annunciare il voto favorevole di Forza Italia e per consegnare - se lei consente - la nostra dichiarazione di voto (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Battilocchio, è autorizzato ovviamente e la ringrazio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.

GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretario, devo riconoscere che, in questo anno e mezzo di legislatura, siete riusciti a smentire qualche Ministro del passato. Avete smentito l'onorevole Tremonti, che da Ministro asseriva che con la cultura non si mangia. Siete stati bravi a dimostrare come tanti vostri amici finalmente mangiano con la cultura, grazie alle poltrone che avete moltiplicato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e non mi riferisco ai soliti avvicendamenti da spoils system, no, voi siete stati in grado di moltiplicarle. Il Centro sperimentale, per esempio, era dai tempi di Mussolini, dalla nascita del Centro sperimentale che nessuno si era mai sognato di modificare la governance. Voi siete arrivati, due botte e via, ne avete nominati cinque al posto di uno e così col teatro di Roma, avete raddoppiato i direttori pur di nominare Luca De Fusco; e i consigli di amministrazione a cui avete modificato lo statuto a iosa; e Giffoni, avete tagliato i fondi dicendo che dovevate finanziare altri festival, tanti, uno uguale all'altro, copie di festival tutte uguali, tanti festival per tanti amici, togliendo a un solo festival, ma più che “un” festival, io direi “il” festival (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ci siete mai stati al Giffoni? E andateci, così capirete perché Giffoni è unico al mondo, ma voi preferite la quantità alla qualità. Siete stati veloci a fare tutto questo, peccato che non abbiate agito con la stessa velocità per i professionisti dello spettacolo; là state procedendo con più lentezza, state studiando come fare per debellare definitivamente questo cancro che il cinema rappresenta nel mondo della cultura. E oggi siete qua, per il secondo anno consecutivo a chiederci di votare l'ulteriore proroga, perché non siete stati in grado di mettere in piedi applicativi utili al settore.

Vede, Sottosegretario, lei poco fa ha nuovamente ribadito che nel 2017 e poi nel 2019… ho capito, ma è passato un anno, non siete stanchi di dire quello che è successo nel passato e vi decidete a lavorare voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Voi a lavorare, non ve la prendete con chi vi ha preceduto, state continuando a gettare colpe sul passato e non vi assumete le vostre di colpe (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Le associazioni di categoria per mesi vi hanno chiesto un incontro, per sottoporvi le difficoltà in cui si trovavano ad operare per la vostra immobilità. Vi siete decisi a concedergli la grazia di un incontro solo qualche mese fa, per timore che facessero casino sui giornali, per parlare di un fantomatico “codice dello spettacolo”, che a tutt'oggi aleggia come un fantasma nelle vostre dichiarazioni. Intanto il cinema e lo spettacolo muoiono lentamente.

Devo citare anch'io l'onorevole Mollicone, perché, se l'onorevole Mollicone invece di preoccuparsi di Peppa Pig o di mettere in dubbio sentenze sulle stragi, paventando complotti di Stato, si fosse interessato più a fondo alle materie riguardanti la Commissione che presiede, forse, si sarebbe risparmiato dichiarazioni riguardanti il gran fermento che vive il cinema italiano. Fermento? Glielo spiego io quale fermento: oltre il 60 per cento degli addetti ai lavori è fermo, perché non sa di che morte morirà. I produttori che hanno prodotto domanda di finanziamento, tra dicembre e gennaio scorsi, sono ancora in attesa di ricevere una risposta, perché siete passati dai vecchi 60 giorni a 12,15 mesi. Il nuovo Regolamento Tax Credit, firmato il 10 luglio, giace in qualche cassetto e nel frattempo non avete ancora aperto una finestra attraverso cui rapportarsi con il Ministero per i finanziamenti.

Siamo passati dalle tre finestre del 2023 al nulla di oggi. Chissà se, a ottobre o novembre, vi deciderete in modo che i pochi prescelti potranno inoltrare le richieste di finanziamento. Se poi contiamo i 12, 15 mesi che impiegherete per dare una risposta, i calcoli sono semplici: nel 2024 e nel 2025 sarà morto il 90 per cento delle piccole e medie imprese cinematografiche. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Sì, solo le piccole e medie imprese cinematografiche, perché, per quelle grandi, degli amici non vi siete dimenticati.

Da voci di corridoio - perché, come al solito, fate le cose nelle stanzette del potere -, avete stabilito che per poter accedere ai tax credit bisogna avere alle spalle una delle venti case di distribuzione più grandi d'Europa. Guarda caso, tra queste, c'è Medusa e gli amici di Mediaset li abbiamo salvati. Ma le venti major non distribuiscono film opere prime e seconde, né i cosiddetti film difficili. L'unica società che li distribuisce è Cinecittà, società appartenente allo Stato dove state per piazzare un altro amico che, guarda caso, non rientra nel novero delle venti.

Ne avevate una che rappresenta lo Stato, l'avete esclusa per le opere prime e seconde. Avete tagliato 50 milioni affermando che i film finanziati non avevano avuto visibilità, ma vi siete ben guardati dal dargliela voi attraverso la distribuzione di Cinecittà. In un colpo solo vi siete liberati di giovani autori e di piccole imprese, senza preoccuparvi minimamente di quante famiglie sarebbero andate sul lastrico, azzerando la produzione, né di quanti talenti non avranno la possibilità di emergere. In più, volete rendere applicative retroattivamente queste disposizioni, in modo che chi ha avuto finanziamento con le vecchie regole, quando avrà finito il film e si presenterà per avere il contributo che la legge gli aveva promesso, si sentirà: mi dispiace, cambio di legge postumo.

Del resto, siete abituati, l'avete fatto anche con la legge elettorale, il cambio di legge postumo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E cosa mai può preoccuparvi se un produttore si è esposto con le banche e ora viene fagocitato da interessi e capitale da restituire. Anzi, fate un piacere a qualche altro gruppo di interesse corporativistico, sempre in attesa che tassiate gli extra profitti, famiglia Berlusconi permettendo. Pensavate di sopperire alle vostre mancanze con l'unico decreto che avete sfornato sul tema nel 2023: la discontinuità ve la ripeto, ve la ripeto, onorevole Mazzi, perché lei a fine mese riceve lo stipendio come lo ricevo io; c'è gente che a casa non può mangiare per quello che state facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Peccato che nemmeno quello avete azzeccato, lo avete confuso con una sorta di reddito di cittadinanza invece che di un provvedimento a sostegno del lavoro. Possono accedere tutti, dai guardarobieri alle imprese di pulizia, solo gli attori hanno qualche difficoltà, perché vi siete scordati del fatto che ogni professione operante nel mondo dello spettacolo ha un codice e che, quindi, sarebbe stato logico tenere conto delle particolarità di ciascun lavoro e invece no, tutti insieme, come una grande insalata. È poco conto se una maestranza fa 60 giorni di lavoro in due mesi mentre un attore non li fa nemmeno in due anni. Infatti, un attore che riesce a fare 60 giorni di lavoro ha girato sei film da protagonista, se ne frega dei vostri 1.500 euro lordi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Poi, per accedere, si fa riferimento al reddito di due anni prima. E se, nel frattempo, l'anno prima ho guadagnato un milione di euro? Io posso accedere e chi non ha guadagnato un euro no?

I tempi su cui calcolare andavano individuati nei sei mesi precedenti la domanda? Lei me l'ha già detto il perché non l'avete fatto. Perché l'INPS vi ha detto che non sono in grado di farlo. È un problema del legislatore questo o è un problema del tecnico, che deve risolverlo? (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Dimenticavo, non su tutto siete lenti. Sulla riforma dei teatri lirici siete in pieno fermento. Giustamente, c'è da raddoppiare le poltrone e fare accomodare qualche altro amico. I provvedimenti ve li scrivete, ve li nascondete, poi arrivate qui e ci chiedete di votarli. Io, a nome del MoVimento 5 Stelle, vi dico: votatevelo voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ziello. Ne ha facoltà.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Esprimo, completamente, il voto favorevole della Lega, perché è un provvedimento che va a tutelare l'intero comparto artistico, culturale, nella piena direzione e attuazione del nostro dettato costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Chiedo di essere autorizzato alla pubblicazione del testo integrale della dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Orfini. Ne ha facoltà.

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie. Approfitto per dire all'onorevole Ziello che non stiamo votando un provvedimento, ma stiamo votando una proroga, quindi non c'è nulla che tuteli il settore, stiamo prorogando. Giusto per chiarezza, perché almeno sapere di cosa si sta discutendo sarebbe utile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Studia!

MATTEO ORFINI (PD-IDP). “Il codice dello spettacolo sarà un provvedimento normativo molto importante (…). Noi siamo già molto avanti nella stesura di questo codice, che deve vedere la luce entro il 18 agosto, anche se io mi sono ripromesso di arrivare pronti a luglio”. Sono parole che il Sottosegretario Mazzi ricorderà, perché le ha dette lui, quando presentò agli operatori del mondo dello spettacolo il codice, che non c'è, e che oggi rinviamo. Per carità, i rinvii dei decreti, nelle leggi deleghe, sono un fatto a volte tecnico. Ci può stare. È capitato tante volte. In questo caso è qualcosa di diverso, però, perché noi non siamo di fronte a un fatto tecnico, ma a qualcosa che racconta la cifra dell'azione del Governo in questo settore, cioè il nulla. Il nulla coperto da un po' di propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), da tanti annunci e da un po'di ideologia, ma su questo tornerò.

Vedete, noi l'avevamo capito subito che si andava in questa direzione. L'abbiamo capito all'inizio di questa legislatura - è stato ricordato da tanti colleghi, poco fa, oggi pomeriggio dalla collega Orrico - quando, nella prima legge di bilancio del Governo Meloni, appena insediato, il Governo doveva mettere le risorse a copertura della riforma del welfare dei lavoratori e delle relatrici dello spettacolo, prevista, appunto, da quella legge delega, i cui decreti oggi stiamo prorogando, e il Governo di Sangiuliano e Mazzi si presentò con zero a bilancio in quella legge.

Noi risolvemmo il problema, perché - vedete - l'opposizione si fa in tanti modi e noi abbiamo sempre cercato di provare a dare un contributo propositivo e costruttivo, almeno quando si tratta di questioni concrete, come la vita e il lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori. Quindi trovammo le risorse: un emendamento delle opposizioni, a mia prima firma, coprì quella riforma con 100 milioni di euro; la maggioranza sostenne quell'emendamento (la seconda firma la mise il presidente Mollicone). Cento milioni di euro e voi dovevate fare solo una cosa: i decreti attuativi di quella norma. Non li avete fatti per 11 mesi. Li avete fatti in scadenza, all'ultimo momento utile, trasformando una riforma in una mancia e nemmeno spendendo tutti i soldi. Per l'incapacità di questo Governo, 100 milioni di euro, che avevamo messo per dare sollievo alle lavoratrici e ai lavoratori di questo settore, non sono stati spesi e li avete persi. Così, avete cominciato. Poi non è finita lì, perché vi è piaciuto, evidentemente, abbandonare questo settore. È stato ricordato - quello che state facendo non riguarda la legge delega, ma insomma - quello che state facendo sul cinema. Avete scatenato una guerra ideologica contro il tax credit, contro i meccanismi di finanziamento, e, per carità, c'erano dei problemi e delle cose che non funzionavano, e - chiamo ancora una volta il presidente Mollicone a testimone - noi ci siamo resi disponibili a discutere di come riformarli. Però, c'era un punto, Sottosegretario Mazzi, cioè che quella riforma, quei decreti dovevano arrivare presto, perché, sulla base di quelle norme, si fanno le produzioni e i produttori prevedono la costruzione di un film.

Però, c'era un punto, Sottosegretario Mazzi, cioè che quella riforma, quei decreti dovevano arrivare presto, perché sulla base di quelle norme si fanno le produzioni, i produttori prevedono la costruzione di un film. La semplice attesa e lentezza nella promulgazione di quelle norme, che ancora non sono arrivate e gira una bozza sbagliata, come è stato detto, ha già prodotto il crollo e la crisi delle produzioni: c'è il blocco. Ci sono decine di migliaia di lavoratori che sono rimasti senza lavoro, imprenditori che non ce la fanno ad andare avanti, perché non sanno, non è che non son bravi, gli manca il quadro normativo su cui costruire il finanziamento delle produzioni. Quei lavoratori stanno protestando. Lei dice che avete ascoltato tutti, non proprio tutti. “Siamo ai titoli di coda” è lo slogan che hanno utilizzato per lanciare al Governo un grido di aiuto e sono stati inascoltati.

Poi, c'è il capolavoro delle fondazioni lirico-sinfoniche: anche su questo abbiamo detto. I sindaci hanno scritto una lettera al Governo, chiedendo di essere ascoltati. Lei, Sottosegretario Mazzi, ha risposto dicendo: ma come fate a criticare una riforma che non conoscete? Ecco, non le è venuto il dubbio che è esattamente questo il problema? Cioè, state mettendo in piedi una riforma che riguarda i teatri d'opera - capisco Sangiuliano non conosce il tema, lei sì però - che sono figli della storia dei comuni che li ospitano. Quei teatri nascono dalla storia di quei comuni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), da quando… No, è inutile che dice di no, perché molti di quei teatri nascono prima dello Stato, nascono quando le città e la borghesia di quelle città decisero di costruirsi il tempio laico; fecero i teatri e quei teatri sono cresciuti nel rapporto simbiotico con le loro città, tanto che larga parte di quei teatri è proprietà dei comuni, non è di Sangiuliano, del Ministero, del Governo o dello Stato, è di proprietà di quei comuni. Voi incidete sulla governance di quei teatri, costruendo un meccanismo che rompe quell'apporto.

Vedete, ci state ossessionando, in ogni documento del Ministero, in ogni dichiarazione, con la necessità di difendere l'identità nazionale. Ecco, la storia di quei teatri è un pezzo dell'identità nazionale di questo Paese e voi state pensando a una riforma che distrugge quel tratto identitario, per la semplice ragione che volete nominare chi gestisce quei teatri, volete riscrivere un'altra pagina di occupazione dei luoghi della cultura, come avete fatto col centro sperimentale, come avete fatto col libro, come avete fatto in tanti settori, come avete fatto con la Rai, con il risultato disastroso dei crolli di audience dei programmi che avete imposto, perché c'è un mercato che risponde di quello che uno fa. Lo fate perché? Perché si tratta di un mondo che voi non amate, di un mondo che voi non capite, di un mondo che, evidentemente, non riconoscete come vostro interesse.

Guardate, siccome parlate spesso di egemonia, l'occupazione è il contrario dell'egemonia. Ora, capisco che il Ministro Sangiuliano è solito commentare libri che non ha letto, ma, ve lo chiedo per cortesia, almeno lasciate stare Gramsci, perché quello che state facendo non c'entra nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

E non è che lo fate perché quei mondi sono di sinistra, non è neanche vero - questa è una delle ossessioni del Ministro -, lo fate perché avete paura di quei mondi che sono liberi: il mondo della cultura è libero ed è questo che vi spaventa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

All'inizio dicevo che la cifra dell'azione di questo Governo è il nulla. Io mi sono anche chiesto se, tutto sommato, questo non sia un bene, perché conoscendovi, forse è meglio il nulla che se faceste qualcosa. Però, poi ho riflettuto e ho pensato che, in realtà, questo nulla fa danni, perché, come dicevamo, mette in ginocchio i lavoratori, le imprese, desertifica il tessuto culturale del Paese. Allora, ho pensato, per chiudere questo intervento e annunciare ovviamente il nostro voto negativo, di usare un riferimento culturale a voi grato, così forse ci capiamo almeno. In questa pessima storia, lo dico anche guardando l'onorevole Mollicone, voi non siete Atreju, siete quello che Atreju combatte, cioè quel nulla che, a poco a poco, ingloba tutto e lo distrugge. Ecco, noi non vi consentiremo di portare a termine quest'opera di distruzione del mondo della cultura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, chiedo la possibilità di consegnare l'intervento, dove i colleghi dell'opposizione troveranno puntuali risposte alle loro osservazioni critiche.

Permettetemi di ringraziare il Sottosegretario Mazzi e di citare i ringraziamenti della categoria, in particolare, dell'AGIS, che ringrazia il Ministero per un intervento, quello del codice lo spettacolo, atteso da molti anni.

In una missiva pubblica del 2 luglio, inoltre, si legge: “Alla luce di quanto discusso per le vie brevi, chiediamo da parte nostra, una ben definita proroga tecnica dei termini previsti dalla delega, che possa consentirci di approfondire con la massima accuratezza il provvedimento normativo”.

Quindi, colleghi dell'opposizione le cose sono due: o le categorie con cui parlate voi non sono le stesse che sono state incontrate dal Ministro, dal Ministero e dalla Commissione, oppure, evidentemente, c'è una scissione della realtà.

Ma, comunque, grazie anche a voi, perché il ruolo dell'opposizione è fondamentale, è importante e continuate a farlo fino a fine legislatura, noi saremo qui a governare l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1974​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1974: S. 1185 - "Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe previste dall'articolo 2 della legge 15 luglio 2022, n. 106, nonché di quelle previste dall'articolo 27 della legge 5 agosto 2022, n. 118" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 107).

Annuncio di una questione pregiudiziale di costituzionalità.

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la questione pregiudiziale di costituzionalità Magi n. 1, riferita al disegno di legge 1660-A, recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario, che sarà esaminata e posta in votazione nella parte pomeridiana della seduta di martedì 10 settembre.

Avverto, inoltre, che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame di tale disegno di legge.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di mercoledì 7 agosto 2024, la VII Commissione permanente (Cultura, scienza e istruzione) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: Senatori Calandrini ed altri: “Disposizioni per la celebrazione del centenario della città di Latina 1932-2032” (Approvata dalla 7a Commissione permanente del Senato) (1956).

Nomina dei componenti della Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2 i deputati: Alberto Bagnai, Vittoria Baldino, Stefano Benigni, Simona Bonafe', Chiara Braga, Alice Buoguerrieri, Francesco Ciancitto, Paolo Ciani, Francesco Filini, Simona Loizzo, Roberto Pella, Matteo Richetti, Francesco Silvestri, Andrea Tremaglia e Luana Zanella.

Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori: Alfredo Bazoli, Giovanni Berrino, Francesco Boccia, Claudio Borghi, Peppe De Cristofaro, Guido Quintino Liris, Marco Lisei, Lucio Malan, Raffaella Paita, Stefano Patuanelli, Massimiliano Romeo, Licia Ronzulli, Luigi Spagnolli, Francesco Zaffini e Ignazio Zullo.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Urzì. Ne ha facoltà. Colleghi, fate parlare il collega Urzì per favore. Prego onorevole.

ALESSANDRO URZI' (FDI). Grazie, Presidente. Le cronache ci hanno consegnato, nei giorni scorsi, un messaggio pericoloso e, dobbiamo dire, irricevibile, a cui abbiamo il dovere di contrapporre la nostra indignazione. Mi sto riferendo, Presidente, alle minacce al questore di Bolzano, il dottor Paolo Sartori da gruppi, peraltro, perfettamente ben individuati e attivi nel sottobosco dei movimenti che predicano il radicalismo ideologico della sinistra. “Al questore Sartori, brindiamo se muori”. Questo messaggio è girato non solo sui social, ma anche attraverso manifesti e scritte in tutta la città, a firma del gruppo Rote Armee Fraktion, collegato a collettivi anarchici del Meranese, peraltro in Alto-Adige. Ispirazione chiara, la Rote Armee Fraktion in Germania corrispondeva alle Brigate rosse in Italia.

Ora, Presidente, quest'Aula ha il dovere, anche morale, della testimonianza, e oggi pretendo che qui si testimoni la vicinanza al questore di Bolzano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma ci si pone, Presidente, una domanda: perché il questore Sartori è stato preso di mira? Perché applica in modo inflessibile e letterale la legge di pubblica sicurezza e la normativa sulle espulsioni. Ora, Presidente, ciò è significativo di come la sola applicazione rigorosa delle norme susciti, in alcuni ambienti del radicalismo permissivista, le peggiori reazioni, sino alle minacce di morte; un segnale grave di una cultura della presunzione di impunità che è penetrata in fasce della nostra comunità, e bisogna reagire ribadendo più forte ancora di stare dalla parte della legge, dalla parte degli servitori della legge e, nel caso specifico, del questore di Bolzano Paolo Sartori, a cui va tutta la nostra solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matteoni. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. È notizia di qualche giorno fa che il GIP di Cosenza ha emesso provvedimenti interdittivi nei confronti di un noto istituto di vigilanza. In particolare…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, io ho chiamato la deputata Matteoni.

NICOLE MATTEONI (FDI). Sì, infatti…

PRESIDENTE. Io ho chiamato la deputata Matteoni, sì infatti guardavo, magari ho pronunciato male io, non mi pare, ma va bene.

NICOLE MATTEONI (FDI). Grazie, Presidente. Come l'anno scorso, in anticipo rispetto all'anniversario, ci tengo a commemorare in quest'Aula la tragedia di Vergarolla. Siamo in Istria, a Pola, in una calda giornata d'agosto, esattamente il 18 agosto 1946. Sulla spiaggia di Vergarolla, allora ancora terra d'Italia, i polesani si ritrovarono per assistere alle gare di nuoto della Coppa Scarioni, una mattina di festa, dove tante famiglie, con i loro bambini, credevano di poter ritrovare un po'di serenità, nonostante il periodo incerto che vivevano. Ma così non fu. Alle 14,15 di quel giorno, 9 tonnellate di materiale bellico cambiarono per sempre Pola. Furono 65 le vittime identificate, anche se si stima fossero più di 100. Voglio ricordare, tra questi, i piccoli Alberto Brandis, Fulvio Saccon e Marina Maresi, di soli tre anni. Impossibile dimenticare il coraggio e la abnegazione del dottor Geppino Micheletti, triestino che all'epoca operava a Pola nell'ospedale cittadino; non smise, infatti, di operare per quasi 24 ore consecutive, anche quando gli venne detto che i suoi due bimbi, di 5 e 9 anni, Carlo e Renzo, erano morti. Nel 1947 fu insignito della medaglia d'argento al valor civile e nel 2017 di quella d'oro al merito della sanità pubblica della Repubblica italiana. Sulla matrice della tragedia, malgrado le varie ricostruzioni storiche, non ci fu mai veramente chiarezza e giustizia. Quella di Vergarolla rimane una pagina di storia d'Italia che grida ancora oggi, con le voci di Carlo, Di Renzo e di tutti noi, verità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Nell'ultima seduta dei lavori di questa stagione parlamentare, sollecitiamo, ancora una volta, una risposta da parte del Ministro Zangrillo e di tutti i Ministri interpellati nelle tantissime interrogazioni che, insieme ai comitati impegnati nelle tante vertenze aperte nel Paese, abbiamo portato avanti e che ancora non vedono risposta, per chiedere di rinnovare e rafforzare la pubblica amministrazione e le Forze dell'ordine. Questo bisogna fare, attingendo a un esercito di ragazze e ragazzi, che hanno già superato i concorsi unici Ripam per funzionari, assistenti, profili amministrativi, economici, informatici; i concorsi in Polizia, nella Polizia scientifica, nella Guardia di finanza; i concorsi unici del lavoro per funzionari, ispettori, centri per l'impiego; penso ai centri per l'impiego della Sicilia, ma non solo, alle vertenze nelle autorità indipendenti, come i concorsi Consob, ai concorsi nella scuola, nella sanità. C'è un esercito di ragazze e ragazzi, che chiedono di avere un'opportunità per cui hanno studiato e per cui hanno già superato delle prove e c'è una fame di nuove energie: noi abbiamo un milione di persone che andranno in quiescenza, da oggi al 2033; serve una nuova grande stagione di concorsi. Serve utilizzare, attraverso lo scorrimento delle graduatorie, nuove tempistiche - troppo tempo ci vuole tra il concorso e la chiamata - e la proroga di quelle graduatorie, che sono state colpevolmente lasciate scadere, una nuova generazione e dargli una possibilità. Ecco, noi andiamo verso l'estate e la viviamo, ma non tutti potranno andare in vacanza: chi ha subìto un'ingiustizia e sta aspettando una chiamata che non arriva mai, passerà tutta questa estate, ogni giorno, ogni ora, pensando a questo momento. Io penso che noi abbiamo la responsabilità di dare una risposta non solo a loro, ma anche a tutte le cittadine e cittadini che meritano servizi migliori, servizi che stiamo negando, non mettendo nelle condizioni tutte le pubbliche amministrazioni di aprire e spalancare le porte a una nuova generazione. È un impegno che dobbiamo portare avanti, che non andrà in vacanza e che porteremo avanti sempre, anche nei prossimi mesi. Chiediamo al Ministro Zangrillo e al Governo di rispondere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Questo lunedì nella struttura del CPR di Palazzo San Gervasio, una delle 11 strutture presenti nel nostro Paese, è morto un migrante, un extracomunitario, un ragazzo di soli 19 anni: era stato fermato il 24 maggio, privo di documenti; trattenuto nel centro di detenzione amministrativa del CPR di Palazzo San Gervasio; la settimana scorsa aveva tentato il suicidio ed è stato ricoverato presso l'ospedale San Carlo; dopo di che, è stato dimesso e riportato nello stesso CPR, senza alcun personale medico e infermieristico che lo controllasse.

Ecco, vedete, Presidente, questo centro è già stato più volte al centro di scandali, che sono finiti poi sulle cronache locali e anche nazionali - famoso è il servizio dell'anno scorso di Striscia la Notizia, dove venivano documentate e filmate le condizioni disumane nelle quali vivono quei trattenuti -. Sul fatto sta indagando la Procura: la versione ufficiale è quella della morte per arresto cardiaco, ma già dai primi rilievi da parte della procura di Potenza è venuto fuori che per 104 trattenuti non c'era nemmeno un medico in quel momento, c'era soltanto un infermiere; dai primi rilievi è venuto fuori che quella struttura non rispetta gli standard per la sicurezza e la salute degni di un Paese civile. Io stesso, nel febbraio 2023, feci un'interrogazione al Ministro Piantedosi, chiedendo di fare luce su quel centro e chiedendone anche la chiusura. Presidente, io ho visitato più volte quel centro: ebbene, quello non è un centro dove possono stare persone, quello è più un canile. Per chi lo ha visitato e visto lì dentro le persone non ci possono stare, non possono essere trattenute e se chiediamo anche alle Forze dell'ordine che lavorano lì loro risponderanno la stessa cosa: quel centro deve essere chiuso.

Quindi, una volta per tutte, a parte il fatto che io aspetto ancora una risposta dal Ministro Piantedosi, annuncio che ne ho depositata un'altra e che scriverò al Presidente Fontana affinché interceda con un Ministro che la smetta di guardare dall'altra parte, si concentri a fare il Ministro, cosa per la quale è stato nominato, cerchi di affrontare questa situazione e faccia luce su quello che è accaduto. Oggi ci sono un padre e una madre che piangono un figlio, un ragazzino di 19 anni. Presidente, anche loro piangono, anche loro hanno dei sentimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. È notizia di qualche giorno fa che il GIP di Cosenza ha emesso provvedimenti interdittivi nei confronti di un noto istituto di vigilanza, che ha una delle sue sedi in Calabria, in particolare a Cosenza. Si tratta della ditta Cosmopol. Le accuse che abbiamo rilevato da notizie di stampa sono gravissime: si parla di estorsione, caporalato, indebita percezione di finanziamenti pubblici. Presidente, siamo molto preoccupati perché non è la prima volta che parliamo delle condizioni in cui si trovano i lavoratori della vigilanza privata. Sono condizioni precarie, hanno salari molto bassi, sono costretti a fare ore e ore di lavoro straordinario per arrivare a stipendi decenti, il loro contratto nazionale di lavoro è stato rinnovato dopo oltre 8 anni e, comunque, gli stipendi continuano a essere troppo bassi.

Quello che fa specie, Presidente, è innanzitutto che la ditta Cosmopol ha una rete di 27 aziende, un fatturato di 270 milioni di euro e oltre 6.300 dipendenti. Ma poi, oltre al fatto che si tratta di una ditta florida, il tema è che, come clienti, hanno importantissime aziende di Stato: Leonardo, Banca Intesa, TIM, Poste Italiane, Enel, Ferrovie dello Stato. Sono tutte aziende che usufruiscono dei servizi di vigilanza privata e dei servizi fiduciari e, purtroppo, c'è il totale silenzio su questa vicenda.

Io penso, francamente, Presidente, che quello che stiamo leggendo sui giornali - dove, fondamentalmente, si parla di un sistema imprenditoriale con riduzione di diritti dei lavoratori, costretti ad accettare condizioni di lavoro inique per preservare il proprio posto di lavoro - siano delle notizie veramente inquietanti. E mi chiedo come mai questo Governo non stia facendo assolutamente nulla per andare ad aggiornare questa categoria, le condizioni di lavoro di questa categoria e la sicurezza sul lavoro di questi lavoratori. E mi chiedo, intanto, se il Governo sappia quello che sta accadendo, perché sa, nel mondo reale, effettivamente, sono poi queste le vicende che accadono, al di là dei palazzi, degli uffici e delle stanze in cui i decisori in questo momento si chiudono. E mi chiedo quali siano le misure che questo Governo ha intenzione di adottare, se ha intenzione di adottarle, per andare incontro alle categorie di lavoratori più fragili. Infatti, come sa benissimo, Presidente, le misure che ha adottato questo Governo fino a questo momento sono assolutamente inefficaci, sono misure punitive nei confronti delle persone più fragili, nei confronti delle persone che non hanno niente, nei confronti delle persone che chiedono e necessitano di un presidio nello Stato, mentre questo Governo, in questi 2 anni, non ha fatto altro che punire e deprivare i lavoratori e tutte le categorie dei lavoratori più fragili dei loro diritti e di qualunque tipo di supporto. Io le ricordo, Presidente, ed è una cosa gravissima, che più di 400.000 lavoratori percepivano il reddito di cittadinanza, ad integrazione di salari da fame. Ed alcuni di questi lavoratori, che sono evidentemente vittime di caporalato, sicuramente percepivano il reddito di cittadinanza.

Chiudo, Presidente, con un'ultima osservazione. Quello che io rilevo è che veramente sembra che la povertà sia una colpa e che, invece, le aziende che si occupano di questi servizi - e sappiamo benissimo che si tratta di lavoratori in difficoltà, di lavoratori che sono sempre ricattabili - di fatto siano in un contesto di totale impunità. Io le ricordo, Presidente, che negli ultimi 2 anni sono state commissariate diverse aziende: Mondialpol, Cosmopol, Alisystems. Quindi io mi chiedo che cosa aspetti questo Governo a battere un colpo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scarpa. Ne ha facoltà.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Semplicemente per esprimere la mia solidarietà a quello che suppongo essere, probabilmente, un mio coetaneo: il social media manager del Ministro Sangiuliano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che oggi, almeno da quanto apprendiamo da Twitter, viene invitato simpaticamente a dimettersi per un semplice errore fatto sul profilo Instagram del Ministro. Ci chiediamo se abbia fatto la stessa fine il collaboratore che ha suggerito al Ministro Sangiuliano che Times Square si trova a Londra oppure se ha fatto la stessa fine il collaboratore che gli ha suggerito che Cristoforo Colombo era un seguace di Galileo Galilei o, magari, quello che ha letto per lui solo i titoli del Premio Strega. Poi ci pensiamo un attimo e diciamo: ah no, non è possibile, perché quello non era un collaboratore del Ministro Sangiuliano, quello era il Ministro Sangiuliano stesso, che, con nostro grande dispiacere, pur essendo Ministro della Cultura, non ci insegna quasi mai nulla, se non rappresentarci oggi, nella sua piena plasticità, una vera e propria questione di classe: quella per cui un Ministro della Repubblica può reiterare le stesse gaffe imbarazzanti per innumerevoli volte senza che niente accada, al massimo scriverà un simpatico libro, ci fregerà del privilegio di leggere un suo pamphlet sugli errori altrui, mentre un suo dipendente, che fa un errore simile una volta sola, perde invece il lavoro.

Mi sembra veramente qualcosa di cui vergognarsi, un esempio di piccineria umana che, probabilmente, solo il Ministro Sangiuliano poteva regalarci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Lo invitiamo a riassumerlo questo povero ragazzo, perché, alla fine, errare è umano, perseverare è Sangiuliano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Solo per ricordare, con la ovvia sintesi che le circostanze suggeriscono, la scomparsa di Lino Jannuzzi. Lino Jannuzzi è stato un grande protagonista della storia del giornalismo italiano e della politica italiana. È stato un uomo colto ed elegante, dalla scrittura raffinata, ma, soprattutto, un uomo libero e un uomo coraggioso. È stato protagonista di inchieste che hanno fatto grande rumore, hanno provocato ogni volta grandi polemiche, grandi discussioni, forse inchieste, a volte, discutibili nei loro contenuti, non da tutti condivise, ma, certamente, sempre condotte con coraggio, sempre condotte con rigore, sempre condotte con indifferenza ai rischi personali ai quali si esponeva. Tanto è vero che Lino Jannuzzi ebbe diverse condanne: fu condannato per aver diffamato i magistrati che avevano condannato Enzo Tortora e, da senatore della Repubblica, dovette intervenire il Presidente Ciampi, conferendogli la grazia, per evitare che un senatore della Repubblica fosse incarcerato per un reato di opinione.

Lino Jannuzzi fu senatore del Partito Socialista per una legislatura e, poi, fu senatore, per due legislature, di Forza Italia. In quella veste ho avuto il privilegio di conoscerlo e di frequentarlo. Ricordo il suo tavolo al ristorante Fortunato: era un cenacolo di idee, un luogo di libertà, al quale partecipare per me, allora giovane dirigente politico, è stato un grande privilegio.

Lino Jannuzzi mancherà a tutte le donne e a tutti gli uomini liberi e sono certo che ci sarà modo di ricordarlo in modo più ampio e più solenne di quanto io abbia potuto fare oggi.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 10 settembre 2024 - Ore 10:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario. (C. 1660-A​)

Relatori: ALESSANDRO COLUCCI e MONTARULI (per la I Commissione) e BISA e PITTALIS (per la II Commissione), per la maggioranza; MAGI (per la I Commissione), di minoranza.

2. Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:

S. 613 - Ratifica ed esecuzione del Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Senegal, fatto a Dakar il 4 gennaio 2018 (Approvato dal Senato). (C. 1149​)

Relatrice: MARROCCO.

S. 563 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ghana in materia di cooperazione nel settore della difesa, fatto ad Accra il 28 novembre 2019 (Approvato dal Senato). (C. 1150​)

Relatore: COIN.

S. 676 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica d'Armenia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, fatto a Roma il 22 novembre 2019 (Approvato dal Senato). (C. 1260​)

Relatore: BILLI.

S. 694 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kosovo sulla cooperazione di polizia, fatto a Roma il 12 novembre 2020 (Approvato dal Senato). (C. 1388​)

Relatore: LOPERFIDO.

(ore 17)

3. Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata):

Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario. (C. 1660-A​)

Relatori: ALESSANDRO COLUCCI e MONTARULI (per la I Commissione) e BISA e PITTALIS (per la II Commissione), per la maggioranza; MAGI (per la I Commissione), di minoranza.

4. Seguito della discussione dei disegni di legge:

S. 613 - Ratifica ed esecuzione del Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Senegal, fatto a Dakar il 4 gennaio 2018 (Approvato dal Senato). (C. 1149​)

Relatrice: MARROCCO.

S. 563 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ghana in materia di cooperazione nel settore della difesa, fatto ad Accra il 28 novembre 2019 (Approvato dal Senato). (C. 1150​)

Relatore: COIN.

S. 676 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica d'Armenia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, fatto a Roma il 22 novembre 2019 (Approvato dal Senato). (C. 1260​)

Relatore: BILLI.

S. 694 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kosovo sulla cooperazione di polizia, fatto a Roma il 12 novembre 2020 (Approvato dal Senato). (C. 1388​)

Relatore: LOPERFIDO.

La seduta termina alle 23,15.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: FEDERICO MOLLICONE (RELATORE), ILARIA CAVO, ALESSANDRO BATTILOCCHIO, EDOARDO ZIELLO E FEDERICO MOLLICONE (A.C. 1974​)

FEDERICO MOLLICONE, Relatore. (Relazione – A.C. 1974​). Il provvedimento all'esame dell'Assemblea reca il disegno di legge di iniziativa governativa, già approvato dal Senato, recante “Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe previste dall'articolo 2 della legge 15 luglio 2022, n. 106, nonché di quelle previste dall'articolo 27 della legge 5 agosto 2022, n. 118”.

Il provvedimento, approvato dal Consiglio dei Ministri il 3 luglio 2024, è stato trasmesso al Senato, presso il quale è stato approvato, con modificazioni, nella seduta del 17 luglio 2024.

Il testo trasmesso alla Camera dei deputati ed assegnato in sede referente alla VII Commissione Cultura, è stato esaminato nelle sedute del 18 e del 30 luglio, seduta quest'ultima nella quale sono state esaminate le 5 proposte emendative presentate, 4 delle quali sono state respinte mentre 1 è stata ritirata. Il mandato al relatore a riferire favorevolmente in Assemblea, acquisiti il parere del Comitato per la legislazione, nonché i pareri favorevoli delle Commissioni I (Affari costituzionali), V (Bilancio), X (Attività produttive) e XI (Lavoro) è stato conferito nella seduta del 1 agosto u.s.

Il provvedimento, non modificato rispetto al testo approvato dall'altro ramo del Parlamento, si compone di 2 articoli, dei quali il secondo disciplina l'entrata in vigore.

L'articolo 1 del provvedimento è composto da due commi, ciascuno dei quali reca la proroga di termini per l'esercizio di deleghe legislative.

Il comma 1 proroga di un anno, dal 18 agosto 2024 a 18 agosto 2025, il termine per l'esercizio delle deleghe di cui all'articolo 2, commi 1, 4, 5 e 6, della legge 15 luglio 2022, n. 106, in materia di spettacolo. In particolare, si tratta delle seguenti deleghe:

- delega per il coordinamento e il riordino delle disposizioni vigenti in materia di attività, organizzazione e gestione delle fondazioni lirico-sinfoniche nonché per la riforma, la revisione e il riassetto della vigente disciplina nei settori del teatro, della musica, della danza, degli spettacoli viaggianti, delle attività circensi, dei carnevali storici e delle rievocazioni storiche, mediante la redazione di un unico testo normativo denominato “codice dello spettacolo”, al fine di conferire al settore un assetto più efficace, organico e conforme ai princìpi di semplificazione delle procedure amministrative e ottimizzazione della spesa e volto a promuovere il riequilibrio di genere e a migliorare la qualità artistico-culturale delle attività, incentivandone la produzione, l'innovazione, nonché la fruizione da parte della collettività, con particolare riguardo all'educazione permanente (articolo 2, comma 1, della legge n. 106 del 2022);

- delega ad adottare disposizioni in materia di contratti di lavoro nel settore dello spettacolo (articolo 2, comma 4, della legge n. 106 del 2022);

- delega ad adottare disposizioni in materia di equo compenso per i lavoratori autonomi dello spettacolo, compresi gli agenti e i rappresentanti dello spettacolo dal vivo (articolo 2, comma 5, della legge n. 106 del 2022);

- delega per il riordino e la revisione degli ammortizzatori e delle indennità e per l'introduzione di un'indennità di discontinuità, quale indennità strutturale e permanente, in favore di talune tipologie di lavoratori discontinui dello spettacolo (articolo 2, comma 6, della legge n. 106 del 2022).

Il comma 2, introdotto nel corso dell'esame parlamentare al Senato, proroga invece, dal 27 agosto 2024 al 31 dicembre 2024, il termine per l'esercizio della delega recata dall'articolo 27, comma 1, lettera l-bis) della legge 5 agosto 2022, n. 118, legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021.

Si tratta della delega che incarica il Governo a prevedere che le regioni e gli enti locali, nel rispetto delle disposizioni per la liberalizzazione del settore del commercio e fermo restando quanto previsto in materia dal codice dei beni culturali e del paesaggio, possano adottare misure per la salvaguardia del decoro urbano o delle caratteristiche commerciali specifiche o tradizionali dei centri storici o di delimitate aree, d'intesa con le associazioni degli operatori e senza discriminazioni tra essi, mediante limitazioni all'insediamento di determinate attività in talune aree o l'adozione di specifiche misure di tutela e valorizzazione di talune tipologie di esercizi di vicinato e di botteghe artigiane, tipizzati sotto il profilo storico-culturale o commerciale, anche tramite costituzione di specifici albi, i quali potranno essere raccolti, secondo criteri unificati, a livello nazionale, ai fini della valorizzazione turistica e commerciale di dette attività.

L'articolo 2 del testo in esame stabilisce che il disegno di legge in esame entri in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1974​). Signor Presidente, Onorevoli colleghi, Signori del Governo, vorrei ricordare innanzitutto a me stessa quanto stabilisce la Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società. Essa si fonda sul presupposto che la conoscenza e l'uso dell'eredità culturale rientrino pienamente fra i diritti umani, ed in particolare nell'ambito del diritto dell'individuo a partecipare alla vita culturale della comunità e a godere delle arti, come definito nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948. Un diritto. Ecco cosa sono l'arte, la cultura e lo spettacolo. Un diritto da esercitare e di cui godere. 

Ma l'arte e lo spettacolo sono un universo: sono uno strumento per preservare e arricchire l'identità culturale e il patrimonio spirituale della società, quali forme universali di espressione e comunicazione, ma sono anche un settore professionale e lavorativo, che presenta diverse peculiarità, come flessibilità, mobilità e discontinuità delle attività. Un settore che richiede quindi tutele particolari e normative adeguate. Questi, fra gli altri, sono gli obiettivi posti alla delega al Governo di riforma dello spettacolo, a cui si aggiunge di riconoscere il valore delle pratiche artistiche anche a carattere amatoriale,(come i complessi bandistici e le formazioni teatrali e di danza), il valore delle espressioni artistiche della canzone popolare d'autore, la peculiarità del linguaggio espressivo del teatro di figura, la tradizione dei corpi di ballo italiani, l'apporto degli artisti di strada alla valorizzazione dei contesti urbani e extra-urbani, l'attività dei centri di sperimentazione e di ricerca, di documentazione e di formazione nelle arti dello spettacolo.

La delega al Governo per la riforma dello spettacolo attribuisce alla Repubblica il compito di promuovere e sostenere lo spettacolo, nella pluralità delle sue diverse espressioni, quale fattore indispensabile per lo sviluppo della cultura ed elemento di coesione e di identità nazionale; quale strumento di diffusione della conoscenza della cultura e dell'arte italiane in Europa e nel mondo, nonché quale componente dell'imprenditoria culturale e creativa e dell'offerta turistica nazionale. Prevede, inoltre, che si riconosca l'utilità sociale e il valore formativo ed educativo dello spettacolo, anche per favorire l'integrazione e per contrastare il disagio sociale, e il valore delle professioni artistiche e la loro specificità, assicurando altresì la tutela dei lavoratori del settore.

Insomma, un complesso di finalità che va dalla valorizzazione e promozione di tutte le forme di spettacolo, alla regolamentazione della figura e delle attività professionali e lavorative coinvolte.

Detto questo la relazione illustrativa alla richiesta di proroga giunta all'attenzione di quest'Aula fa presente che tale proroga si è resa necessaria per andare incontro alle richieste provenienti dalle rappresentanze delle varie categorie e delle parti sociali di una elaborazione il più possibile approfondita e partecipata dei provvedimenti normativi, già in fase avanzata di redazione, che riguardano materie vaste e complesse di cui il settore dello spettacolo attende la riforma da anni. Come obiettare ad una richiesta del genere? 

Serve più tempo affinché il testo che ne risulterà sarà frutto di un'ampia concertazione fra tutti i soggetti coinvolti. Perché tecnicamente è di questo che si tratta: la proroga dal 18 agosto 2024 al 18 agosto 2025, un anno, del termine per l'esercizio delle deleghe (di cui all'articolo 2, commi 1, 4, 5 e 6, della legge 15 luglio 2022, n. 106,) in materia di spettacolo. In particolare, si tratta della delega per il coordinamento e il riordino delle disposizioni vigenti in materia di attività, organizzazione e gestione delle fondazioni lirico-sinfoniche nonché per la riforma, la revisione e il riassetto della vigente disciplina nei settori del teatro, della musica, della danza, degli spettacoli viaggianti, delle attività circensi, dei carnevali storici e delle rievocazioni storiche, mediante la redazione di un unico testo normativo denominato «codice dello spettacolo». Il codice dello spettacolo potrà garantire al settore un assetto più efficace, organico e conforme ai princìpi di semplificazione delle procedure amministrative e ottimizzazione della spesa e volto a promuovere il riequilibrio di genere e a migliorare la qualità artistico-culturale delle attività, incentivandone la produzione, l'innovazione, nonché la fruizione da parte della collettività, con particolare riguardo all'educazione permanente. La riforma però dovrà concernere anche le disposizioni in materia di contratti di lavoro nel settore dello spettacolo e di equo compenso per i lavoratori autonomi dello spettacolo, compresi gli agenti e i rappresentanti dello spettacolo dal vivo, nonché il riordino e la revisione degli ammortizzatori e delle indennità e l'introduzione di un'indennità di discontinuità, quale indennità strutturale e permanente, in favore di talune tipologie di lavoratori discontinui dello spettacolo.

Nel corso dell'esame presso il Senato della Repubblica, al testo originario, che riguardava solo la riforma dello spettacolo, è stato aggiunto un secondo comma, contenente una nuova proroga di termini, riferita all'esercizio della delega (di cui all'articolo 27 della legge 5 agosto 2022, n. 118, lettera l-bis), in materia di tutela e valorizzazione degli esercizi di vicinato e delle botteghe artigiane dei centri storici. Si tratta della delega che incarica il Governo a prevedere che le regioni e gli enti locali - nel rispetto delle disposizioni per la liberalizzazione del settore del commercio e fermo restando quanto previsto in materia dal codice dei beni culturali e del paesaggio - possano adottare misure per la salvaguardia del decoro urbano o delle caratteristiche commerciali specifiche o tradizionali dei centri storici o di delimitate aree, d'intesa con le associazioni degli operatori e senza discriminazioni tra essi, mediante limitazioni all'insediamento di determinate attività in talune aree o l'adozione di specifiche misure di tutela e valorizzazione di talune tipologie di esercizi di vicinato e di botteghe artigiane, tipizzati sotto il profilo storico-culturale o commerciale, anche tramite costituzione di specifici albi, i quali potranno essere raccolti, secondo criteri unificati, a livello nazionale, ai fini della valorizzazione turistica e commerciale di dette attività.

Durante la pandemia i cosiddetti “dehors” hanno rappresentato quasi un presidio medico. Hanno consentito non solo ad alcune attività di restare aperte, ma hanno preservato in sicurezza quella socialità che le norme di contenimento del virus avevano pregiudicato. La norma in esame proroga dal 27 agosto al 31 dicembre 2024 la data entro la quale il Governo è delegato ad adottare disposizioni attuative del suddetto criterio ed è stata oggetto di esame della commissione di cui faccio parte, attività produttive, e di cui sono vicepresidente; quindi, ho avuto modo di analizzare il testo. E ricordo che l'articolo 27 della legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, su cui incide la disposizione in esame, ha delegato il Governo ad adottare misure per semplificare, rendere più efficaci ed efficienti e coordinare i controlli sulle attività economiche, ed in particolare, eliminare gli adempimenti non necessari; favorire la programmazione dei controlli per evitare duplicazioni, sovrapposizioni e ritardi al normale esercizio dell'attività di impresa; consentire l'accesso ai dati e allo scambio delle informazioni da parte dei soggetti con funzioni di controllo, anche attraverso l'interoperabilità delle banche dati. 

A queste finalità vi si aggiunge, come citato poc'anzi, quella della tutela del patrimonio storico e culturale, con la possibilità di vietare in alcuni luoghi la possibilità di realizzare delle strutture ricettive. Ma va sempre tenuto presente che la tutela del patrimonio storico e culturale va contemperata alla tutela delle attività di artigianato tradizionale e delle altre attività commerciali tradizionali, riconosciute come espressione dell'identità culturale collettiva ai sensi delle convenzioni UNESCO. Questo ci ricorda che nell'esercitare questa delega il Governo dovrà tenere presenti tutti gli elementi da preservare e tutelare per rispettare l'identità storico-culturale di ogni centro urbano.

Signor Presidente, opporsi ad una richiesta di maggior tempo finalizzata ad approfondire un tema e a condividere le scelte con tutti i soggetti interessati è di per sé un errore. Cosa si attendevano le opposizioni? Che oggi di fretta e furia il Governo presentasse un provvedimento di radicale riforma su tutti questi temi senza consentire a tutte le parti in causa di partecipare alla stesura ma pur di rispettare la scadenza? Mi sembra un atto di maggiore responsabilità da parte dell'esecutivo quello di chiedere una proroga, un atto che condivido e apprezzo. 

Anche perché proprio in questi giorni abbiamo tutti potuto apprezzare le intenzioni del Governo attraverso uno scambio avvenuto direttamente a mezzo agenzie di stampa. Il tema del contendere è la riforma delle fondazioni liriche e alcune anticipazioni stampa sui contenuti avevano posto in allarme gli enti locali. Le Fondazioni Lirico-Sinfoniche hanno una rilevanza storicamente strategica per le città dove operano, in quanto rappresentano istituzioni culturali identitarie e di decisiva importanza per la cultura italiana e per i territori su cui insistono. Sul settore grava, però, una forte crisi che richiede un intervento di riforma della gestione. Al di là di polemiche pretestuose, ciò che si è potuto rilevare pubblicamente è che a domanda precisa, il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi, ha confermato che la nuova proposta di riforma va nella direzione auspicata, prevedendo un rinnovato impegno finanziario del FUS, Fondo Unico Spettacolo, in grado di tornare premiare risultati, competenze e affluenza, e in grado di confermare stabilità. (Questo è quanto riportato dal Sindaco Bucci di Genova in merito al confronto avuto sul tema con il sottosegretario Mazzi).

In conclusione, la riforma su cui il Governo, e in particolare il Ministro Sangiuliano, sta lavorando è molto articolata e complessa e va nella direzione di premiare il merito, sostenere la pluralità e dare soprattutto una visione unitaria al mondo della cultura. Anche, per quanto riguarda la riforma delle fondazioni liriche.

L'aspetto più importante è interpretare appieno il dettame costituzionale sulla libertà di espressione, anche artistica, valorizzare il merito e il pluralismo della ricchezza culturale dei territori e del Paese e dare risposte ai lavoratori e ai professionisti del settore in una riforma organica. E se per ottenere tutti questi risultati, aprendo al confronto con le categorie e con gli enti interessati, il Governo richiede più tempo mi sembra assolutamente naturale concedere una proroga alla scadenza della delega.

Con questo annuncio il voto favorevole di Noi Moderati.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1974​). Onorevoli Colleghi, il provvedimento che ci accingiamo oggi a votare proroga di un anno, al 18 agosto 2025, il termine per l'esercizio di alcune deleghe per l'emanazione di una normativa per il coordinamento e il riordino delle disposizioni legislative vigenti, e di quelle regolamentari, in materia di spettacolo. La predisposizione di un “Codice dello spettacolo” che dia omogeneità alla normativa di settore richiede un intervento attento e ponderato, tanto più se si considera la specificità delle attività sulle quali interviene, oltre a un proficuo e approfondito confronto con gli operatori. Ci sembra quindi che questa sia una misura di buon senso.

Della peculiarità dell'universo creativo e culturale – parliamo tra l'altro di teatro, di musica, di danza, delle attività circensi – con particolare attenzione per le modalità di svolgimento del lavoro dello spettacolo e artistico questo Parlamento si è già occupato.

La richiesta di proroga è quindi motivata dalla necessità di intervenire approfondendo le istanze e al fine di tenere conto delle richieste provenienti dalle rappresentanze delle varie categorie e delle parti sociali.

Il settore dello spettacolo attende la riforma da anni.

Aggiungo, inoltre, che nel provvedimento è stata inserita una ulteriore proroga, durante l'esame al Senato, con emendamento di Forza Italia (Sen. Gasparri) finalizzato a consentire l'emanazione della delega che riguarda l'albo dei negozi storici per consentire la salvaguardia delle botteghe storiche.

È un tema sul quale Forza Italia è particolarmente sensibile, e l'intervento è finalizzato a consentire a importanti realtà delle nostre città di venire valorizzate e riconosciute. Crediamo molto nella salvaguardia delle nostre botteghe storiche e delle nostre tradizioni.

È per queste ragioni che il Gruppo Forza Italia voterà favorevolmente.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1974​). Presidente, Onorevoli colleghi, arriva in Assemblea un disegno di legge, di iniziativa del Governo, diretto innanzitutto a prorogare di dodici mesi il termine stabilito dall'articolo 2 della legge n. 106 del 2022 per l'esercizio delle deleghe per il riordino delle disposizioni in materia di spettacolo.

La proroga si rende necessaria per consentire al Governo di esercitare la delega, tenuto conto dell'imminente scadenza del termine previsto per il 18 agosto e si spiega con la volontà del Governo di andare incontro alle richieste provenienti dalle rappresentanze delle varie categorie e delle parti sociali di una elaborazione il più possibile approfondita e partecipata dei provvedimenti normativi, che si trovano già in fase avanzata di redazione e che riguardano materie vaste e complesse, di cui il settore dello spettacolo ormai attende la riforma da moltissimi anni. Il termine previsto era davvero troppo stretto, a fronte dell'importante lavoro che sta portando avanti il Ministero della Cultura.

Ringrazio il Sottosegretario Mazzi, che sta seguendo questo provvedimento e la materia nella sua delega e ci ha dato rassicurazioni sulla convergenza che già si sta raggiungendo su molti temi.

In particolare, la delega al Governo recata dall'articolo 2 della legge n. 106 del 2022 riguarda in primis il coordinamento e il riordino delle disposizioni in materia di attività, organizzazione e gestione delle fondazioni lirico­sinfoniche, nonché la revisione della vigente disciplina nei settori del teatro, della musica, della danza, degli spettacoli viaggianti, delle attività circensi, dei carnevali storici e delle rievocazioni  storiche, mediante la redazione di un codice cosiddetto dello spettacolo. La predetta delega è conforme ai principi di semplificazione delle procedure amministrative, di ottimizzazione della spesa ed è altresì volta a promuovere il riequilibrio di genere e a migliorare la qualità artistico­culturale delle attività, incentivandone la produzione, l'innovazione, nonché la fruizione da parte della collettività con particolare riguardo all'educazione permanente. La delega prevede inoltre l'adozione di un decreto legislativo recante disposizioni in materia di contratti di lavoro nel settore dello spettacolo; di un decreto legislativo recante disposizioni in materia di equo compenso per i lavoratori autonomi dello spettacolo, ivi compresi gli agenti e i rappresentanti degli spettacoli dal vivo; di un decreto legislativo per il riordino della revisione degli ammortizzatori e delle indennità per l'introduzione di un'indennità di discontinuità quale indennità strutturale e permanente in favore dei lavoratori dello spettacolo.

Durante l'esame in Senato il testo è stato arricchito dalla proroga al 31 dicembre 2024 del termine per l'esercizio della delega in materia di semplificazione, di controllo sull'attività economica per prevedere che le Regioni e gli enti locali possano adottare misure per la salvaguardia e il decoro urbano o delle caratteristiche commerciali, specifiche o tradizionali, dei centri storici o di delimitate aree. Queste misure devono essere assunte d'intesa con le associazioni degli operatori e senza discriminazioni tra essi, nel rispetto delle disposizioni per la liberalizzazione del settore del commercio e fermo restando quanto previsto già dal codice dei beni culturali e del paesaggio. Si tratta di possibili limitazioni all'insediamento di determinate attività in talune aree e di specifiche misure di tutela e valorizzazione di alcune tipologie di esercizi di vicinato e di botteghe artigiane, tipizzate sotto il profilo storico, culturale o commerciale, anche tramite la costituzione di specifici albi. Siamo certi che a tempo debito il Paese potrà contare su una disciplina che contrasti l'intasamento del mercato e delle strettoie distributive, l'eccesso della burocratizzazione e soprattutto la sperequazione territoriale nella proposta e nella partecipazione culturale. Si tratta di un lavoro molto delicato e complesso che merita la massima attenzione per mettere a fattor comune i dati e le istanze raccolte da tutti i componenti di questo mondo, dalla danza alla musica, al teatro, al circo, allo spettacolo viaggiante, ai carnevali storici, alle rievocazioni storiche, per conferire a questo settore un assetto molto più efficace, organico e conforme ai princìpi di semplificazione delle procedure amministrative e di ottimizzazione della spesa, anche questa davvero importante. Proprio in questo settore è importante l'ascolto, per approdare a misure normative di equilibrio capaci poi di dar lustro ed energia al mondo della cultura italiana.

Per questo annuncio il voto favorevole del mio Gruppo Lega - Salvini Premier al provvedimento in esame.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1974​). Onorevoli Colleghi, Signor Presidente, Sottosegretario Mazzi!

Questo provvedimento, già esaminato in sede di discussione generale, mira a mettere giù in maniera trasversale una serie di elementi importanti. Intanto parliamo della proroga, che si è resa necessaria per andare incontro alle richieste provenienti da tutte le rappresentanze delle varie categorie e dalle parti sociali. È stata un'elaborazione il più possibile approfondita e partecipata di un provvedimento che riguarda tante materie, vaste e complesse, di cui il settore dello spettacolo attende da moltissimi anni la riforma. La scadenza del termine per la presentazione del codice era prevista per metà agosto, ovvero ventiquattro mesi dopo l'approvazione della delega, ma il termine era davvero troppo stretto, a fronte dell'importante lavoro di ascolto e sintesi che sta portando avanti il Ministero della cultura col Ministro Sangiuliano e il sottosegretario Mazzi.

Come primo atto in legge di bilancio del 2022, ho fortemente voluto una modifica del Fondo Unico per lo Spettacolo in Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo per iniziare a dare un nuovo paradigma al settore dello spettacolo.

La riforma della normativa in materia di spettacolo dal vivo, che noi sostenemmo nella scorsa legislatura, contiene disposizioni moderne che qualificano i soggetti che compongono il sistema nazionale dello spettacolo, che fanno riferimento all'accessibilità totale alle attività di spettacolo, alla parità di genere, al contrasto di ogni forma di violenze, anche di genere, nei luoghi di lavoro, al riconoscimento e potenziamento dei meccanismi di sostegno ai vari ambiti della danza, del teatro, della musica, del circo, dello spettacolo viaggiante, delle rievocazioni storiche, dei carnevali storici, dei gruppi corali, bandistici e folklorici; al riconoscimento dei live club; alla introduzione ad esempio di nuove agevolazioni fiscali in favore delle imprese di produzione teatrale private, degli organizzatori di concerti musica dal vivo, per la realizzazione di nuove strutture e sale di spettacolo o il ripristino di strutture e sale inattive; una revisione della normativa a tutela dei lavoratori e dei professionisti dello spettacolo e in parte la revisione della normativa in materia di art bonus.

Miglioreremo l'indennità di discontinuità, confermeremo il nuovo contratto delle Fondazioni lirico – sinfoniche. Ricordo a tutta l'aula che sia Gentiloni che Conte fecero scadere nel 2018 i termini della legge delega del 2017.

La Commissione Cultura ha indirizzato il Governo per tutte la stabilizzazione delle deroghe e procedure semplificate per spettacoli fino a 2 mila spettatori, proprio a tutela dello spettacolo dal vivo – stiamo risolvendo anche il rapporto con le Sovrintendenze.

Col collega Rizzetto abbiamo iniziato l'esame della proposta di legge in materia di calcolo pensionistico della Quota B dei lavoratori dello spettacolo, tema su cui stiamo intervenendo a tutela di tanti artisti che dopo la sentenza della Cassazione rischiano danni economici rilevanti.

Noi vogliamo riformare il settore dello spettacolo. I criteri di finanziamento, basati sulla storicità e sul numero di spettatori, presentano criteri anche qualitativi impostati dal precedente Governo su valori di natura qualitativa assolutamente non significativi in merito alla qualità degli spettacoli. E noi vogliamo rendere competitivi i teatri.

Colleghi! La proroga riguarda anche le norme in materia di botteghe storiche. Lo facciamo a tutela dei nostri centri storici e della storicità dei luoghi – penso, ad esempio, ad Alfredo a Piazza Augusto Imperatore, vincolato come bene culturale dal MIC.

Queste proroghe serviranno al governo per migliorare le disposizioni a tutela di tanti lavoratori.

Durante la pandemia abbiamo sostenuto il settore dello spettacolo, i lavoratori dello spettacolo sono stati protagonisti di molte sofferenze. Noi lo facciamo per loro. Per la prima volta il Ministero della Cultura è vicino alle categorie a differenza di Franceschini e della sinistra che mai hanno dialogato col mondo del teatro, della Danza, dello spettacolo viaggiante e del circo. Lo facciamo per chi fa grande l'Italia nel mondo.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 3 il deputato Tremaglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 7 la deputata Marchetto Aliprandi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 7 e 8 la deputata Loizzo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 14 le deputate Frassini e Cattoi hanno segnalato che si sono erroneamente astenute mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 15 e 38 il deputato Alessandro Colucci ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 15 il deputato Carrà ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 17 il deputato Tremaglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 27 i deputati del Gruppo Italia Viva - Il Centro - Renew Europe hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 29 il deputato Ciancitto ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nelle votazioni n. 38, n. 47 e dalla n. 63 alla n. 66 il deputato Gnassi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 39 la deputata Cattoi ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 41 il deputato Zoffili ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 44 i deputati del Gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 54 il deputato Ruspandini ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 58 il deputato Marchetti ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 59 il deputato Iaria ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 63 e 83 il deputato Candiani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 74 e 89 il deputato Ziello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 80 il deputato Barabotti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 83 il deputato Alfonso Colucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 84 il deputato Soumahoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 93 il deputato Palombi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 98 il deputato Cangiano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 2002 - ODG N 1 RIF 243 243 0 122 243 0 60 Appr.
2 Nominale ODG 9/2002/2 250 224 26 113 75 149 57 Resp.
3 Nominale ODG 9/2002/3 268 240 28 121 85 155 54 Resp.
4 Nominale ODG 9/2002/4 269 242 27 122 85 157 54 Resp.
5 Nominale ODG 9/2002/5 270 241 29 121 83 158 53 Resp.
6 Nominale ODG 9/2002/6 273 245 28 123 87 158 53 Resp.
7 Nominale ODG 9/2002/7 RIF 274 274 0 138 268 6 53 Appr.
8 Nominale ODG 9/2002/8 267 266 1 134 111 155 53 Resp.
9 Nominale ODG 9/2002/10 RIF 276 274 2 138 272 2 52 Appr.
10 Nominale ODG 9/2002/11 273 270 3 136 113 157 52 Resp.
11 Nominale ODG 9/2002/13 RIF 276 276 0 139 274 2 51 Appr.
12 Nominale ODG 9/2002/14 RIF 278 278 0 140 278 0 50 Appr.
13 Nominale ODG 9/2002/15 282 279 3 140 124 155 50 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale ODG 9/2002/16 289 283 6 142 127 156 47 Resp.
15 Nominale ODG 9/2002/17 RIF 288 288 0 145 285 3 46 Appr.
16 Nominale ODG 9/2002/18 RIF 287 282 5 142 281 1 46 Appr.
17 Nominale ODG 9/2002/19 RIF 287 287 0 144 283 4 45 Appr.
18 Nominale ODG 9/2002/20 285 284 1 143 128 156 44 Resp.
19 Nominale ODG 9/2002/22 289 252 37 127 89 163 45 Resp.
20 Nominale ODG 9/2002/23 RIF 279 275 4 138 271 4 44 Appr.
21 Nominale ODG 9/2002/24 288 285 3 143 125 160 44 Resp.
22 Nominale ODG 9/2002/25 RIF 289 289 0 145 285 4 44 Appr.
23 Nominale ODG 9/2002/26 RIF 291 291 0 146 290 1 44 Appr.
24 Nominale ODG 9/2002/27 292 288 4 145 123 165 44 Resp.
25 Nominale ODG 9/2002/28 RIF 297 296 1 149 292 4 43 Appr.
26 Nominale ODG 9/2002/29 RIF 294 293 1 147 293 0 43 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale ODG 9/2002/30 292 285 7 143 121 164 43 Resp.
28 Nominale ODG 9/2002/31 291 253 38 127 91 162 43 Resp.
29 Nominale ODG 9/2002/32 RIF 290 288 2 145 282 6 43 Appr.
30 Nominale ODG 9/2002/33 RIF 291 290 1 146 287 3 43 Appr.
31 Nominale ODG 9/2002/34 280 277 3 139 117 160 43 Resp.
32 Nominale ODG 9/2002/35 288 284 4 143 118 166 43 Resp.
33 Nominale ODG 9/2002/36 297 256 41 129 181 75 42 Appr.
34 Nominale ODG 9/2002/37 296 260 36 131 95 165 42 Resp.
35 Nominale ODG 9/2002/39 294 292 2 147 128 164 42 Resp.
36 Nominale ODG 9/2002/40 RIF 285 283 2 142 277 6 42 Appr.
37 Nominale ODG 9/2002/41 RIF 289 288 1 145 288 0 42 Appr.
38 Nominale ODG 9/2002/42 RIF 283 283 0 142 280 3 42 Appr.
39 Nominale ODG 9/2002/43 283 281 2 141 127 154 42 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale ODG 9/2002/44 287 272 15 137 106 166 42 Resp.
41 Nominale ODG 9/2002/45 289 279 10 140 108 171 42 Resp.
42 Nominale ODG 9/2002/46 RIF 284 282 2 142 278 4 41 Appr.
43 Nominale ODG 9/2002/47 287 282 5 142 125 157 41 Resp.
44 Nominale ODG 9/2002/48 284 281 3 141 120 161 41 Resp.
45 Nominale ODG 9/2002/49 282 278 4 140 122 156 41 Resp.
46 Nominale ODG 9/2002/50 282 280 2 141 122 158 41 Resp.
47 Nominale ODG 9/2002/51 RIF 280 280 0 141 276 4 41 Appr.
48 Nominale ODG 9/2002/52 277 274 3 138 117 157 41 Resp.
49 Nominale ODG 9/2002/53 280 277 3 139 117 160 41 Resp.
50 Nominale ODG 9/2002/55 RIF 280 274 6 138 266 8 41 Appr.
51 Nominale ODG 9/2002/57 279 278 1 140 118 160 41 Resp.
52 Nominale ODG 9/2002/58 RIF 279 279 0 140 279 0 41 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale ODG 9/2002/59 RIF 281 281 0 141 281 0 41 Appr.
54 Nominale ODG 9/2002/60 RIF 277 276 1 139 273 3 41 Appr.
55 Nominale ODG 9/2002/66 282 245 37 123 85 160 41 Resp.
56 Nominale ODG 9/2002/70 RIF 282 282 0 142 276 6 41 Appr.
57 Nominale ODG 9/2002/72 285 184 101 93 181 3 41 Appr.
58 Nominale ODG 9/2002/73 RIF 285 283 2 142 281 2 41 Appr.
59 Nominale ODG 9/2002/74 RIF 287 284 3 143 280 4 41 Appr.
60 Nominale ODG 9/2002/75 276 273 3 137 118 155 41 Resp.
61 Nominale ODG 9/2002/76 266 264 2 133 110 154 41 Resp.
62 Nominale ODG 9/2002/77 240 237 3 119 100 137 62 Resp.
63 Nominale ODG 9/2002/78 245 242 3 122 101 141 62 Resp.
64 Nominale ODG 9/2002/79 254 245 9 123 99 146 61 Resp.
65 Nominale ODG 9/2002/80 262 260 2 131 107 153 55 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale ODG 9/2002/82 267 265 2 133 108 157 55 Resp.
67 Nominale ODG 9/2002/83 274 266 8 134 100 166 53 Resp.
68 Nominale ODG 9/2002/84 276 274 2 138 113 161 53 Resp.
69 Nominale ODG 9/2002/85 276 274 2 138 113 161 53 Resp.
70 Nominale ODG 9/2002/86 RIF 275 272 3 137 265 7 53 Appr.
71 Nominale ODG 9/2002/87 276 274 2 138 114 160 53 Resp.
72 Nominale ODG 9/2002/88 276 274 2 138 114 160 53 Resp.
73 Nominale ODG 9/2002/89 274 205 69 103 45 160 53 Resp.
74 Nominale ODG 9/2002/90 274 269 5 135 109 160 53 Resp.
75 Nominale ODG 9/2002/91 275 273 2 137 114 159 53 Resp.
76 Nominale ODG 9/2002/92 273 270 3 136 110 160 53 Resp.
77 Nominale ODG 9/2002/93 275 271 4 136 112 159 53 Resp.
78 Nominale ODG 9/2002/95 RIF 272 272 0 137 175 97 52 Appr.


INDICE ELENCO N. 7 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale ODG 9/2002/96 E 97 RIF 256 255 1 128 170 85 50 Appr.
80 Nominale ODG 9/2002/21 RIF 256 256 0 129 256 0 50 Appr.
81 Nominale ODG 9/2002/56 E 81 RIF 259 259 0 130 259 0 50 Appr.
82 Nominale DDL 2002 - VOTO FINALE 243 242 1 122 153 89 48 Appr.
83 Nominale DDL 1974 - EM 1.4 200 200 0 101 66 134 60 Resp.
84 Nominale ARTICOLO 1 200 200 0 101 133 67 60 Appr.
85 Nominale ARTICOLO 2 202 202 0 102 136 66 60 Appr.
86 Nominale ODG 9/1974/1 202 202 0 102 66 136 59 Resp.
87 Nominale ODG 9/1974/2 200 200 0 101 67 133 59 Resp.
88 Nominale ODG 9/1974/3 192 187 5 94 61 126 59 Resp.
89 Nominale ODG 9/1974/5 199 199 0 100 65 134 59 Resp.
90 Nominale ODG 9/1974/6 201 201 0 101 65 136 59 Resp.
91 Nominale ODG 9/1974/7 198 198 0 100 64 134 59 Resp.


INDICE ELENCO N. 8 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 104)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nominale ODG 9/1974/8 197 197 0 99 64 133 59 Resp.
93 Nominale ODG 9/1974/9 195 195 0 98 64 131 59 Resp.
94 Nominale ODG 9/1974/10 195 195 0 98 63 132 59 Resp.
95 Nominale ODG 9/1974/11 197 197 0 99 64 133 59 Resp.
96 Nominale ODG 9/1974/12 201 201 0 101 66 135 59 Resp.
97 Nominale ODG 9/1974/13 200 200 0 101 66 134 59 Resp.
98 Nominale ODG 9/1974/14 199 199 0 100 66 133 59 Resp.
99 Nominale ODG 9/1974/15 201 201 0 101 66 135 59 Resp.
100 Nominale ODG 9/1974/16 195 195 0 98 63 132 59 Resp.
101 Nominale ODG 9/1974/17 198 198 0 100 64 134 59 Resp.
102 Nominale ODG 9/1974/18 198 198 0 100 64 134 59 Resp.
103 Nominale ODG 9/1974/19 198 198 0 100 64 134 59 Resp.
104 Nominale ODG 9/1974/20 196 196 0 99 63 133 59 Resp.


INDICE ELENCO N. 9 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 105 AL N. 107)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
105 Nominale ODG 9/1974/21 195 195 0 98 64 131 59 Resp.
106 Nominale ODG 9/1974/22 195 174 21 88 42 132 59 Resp.
107 Nominale DDL 1974 - VOTO FINALE 193 192 1 97 131 61 60 Appr.