XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 288 di martedì 7 maggio 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 11,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

RICCARDO ZUCCONI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 3 maggio 2024.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 102, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Elementi e iniziative di competenza in ordine alla vicenda di un suicidio presso il carcere di Pavia e misure per prevenire il rischio suicidario presso il medesimo istituto penitenziario - n. 3-01180)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno D'Orso ed altri n. 3-01180 (Vedi l'allegato A). Il Sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Ostellari, ha facoltà di rispondere.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Con l'atto di sindacato ispettivo innanzi indicato, l'interrogante trae spunto dalla vicenda del detenuto T.J., morto per impiccamento nell'istituto penitenziario di Pavia, per affrontare il tema della prevenzione del suicidio in carcere. In relazione allo specifico caso di T.J., si rappresenta che la Procura della Repubblica competente sta svolgendo tutte le attività investigative necessarie a fare piena luce sul fatto occorso. Si evidenzia, comunque, che il detenuto, negli ultimi giorni di vita, non aveva presentato alcuna problematica, né ai compagni di cella, né al personale di Polizia penitenziaria, e fruiva regolarmente delle ore d'aria. Inoltre, si precisa che il medesimo aveva fatto ingresso dalla libertà presso la Casa circondariale di Monza l'11 agosto 2022, a seguito di fermo per violazione degli articoli 628, commi 1-3, e 604-ter, del codice penale, in data 5 settembre 2022.

Su disposizione del Provveditorato regionale di Milano, veniva trasferito, per ragioni di sicurezza, alla Casa circondariale di Pavia, dove permaneva sino al 21 novembre 2023, quando veniva ammesso alla misura dell'affidamento terapeutico ai sensi dell'articolo 94, comma 2, del DPR n. 309 del 1990, con ordinanza del magistrato di sorveglianza di Pavia. Tuttavia, il 2 marzo 2024, il detenuto veniva riassociato alla Casa circondariale di Pavia, a seguito di sospensione dell'affidamento terapeutico per il mancato rispetto di alcune prescrizioni. Occorre precisare che, durante il primo periodo di detenzione, il detenuto aveva denunciato di avere subito maltrattamenti ad opera di un compagno di cella: in relazione a tali fatti, risulta essere stata esercitata l'azione penale, con processo pendente in fase dibattimentale dinanzi al tribunale di Pavia.

Con riguardo all'asserita carenza di personale di Polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale di Pavia, si rappresenta che l'organico previsto (pari a 284) è riferito a quello stabilito dall'ultimo provvedimento del capo Dipartimento del 23 febbraio 2024.

Ai dati numerici complessivi, vanno aggiunte 8 unità distaccate in entrata e sottratte n. 35 unità distaccate in uscita, con la conseguenza che la forza presente, allo stato, è pari a complessive 214 unità.

Le carenze maggiori si riferiscono ai seguenti ruoli: funzionari, ispettori, sovrintendenti, agenti/assistenti.

Si evidenzia che, con il provvedimento del Direttore generale del 6 settembre 2023, è stato indetto un concorso interno, per titoli di servizio ed esami, per la nomina di 60 vice commissari della carriera di funzionari del Corpo.

Con riferimento alla carenza di funzionari, il 18 dicembre 2023 è stato avviato il nuovo concorso di formazione per il conseguimento della qualifica di allievo commissario della carriera dei funzionari del Corpo, relativo al concorso pubblico per 120 posti, elevato poi a 132, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 13 luglio 2021, al cui esito si provvederà alla distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, in ragione delle vacanze organiche previste.

In relazione alla carenza del ruolo degli ispettori, si segnala che, a novembre 2023, si è concluso il VII corso bis per allievo vice ispettore, relativo al concorso interno, per titoli, a complessivi 691 posti (606 uomini e 85 donne) e che l'organico dell'istituto penitenziario di Pavia ha beneficiato di un incremento di ruolo pari a 4 unità maschili.

Si evidenzia, inoltre, che, con provvedimento del 21 marzo 2024, il provveditorato regionale per la Lombardia, in accordo con la Direzione generale del personale del DAP, al fine di sopperire, in parte, alle carenze del personale nel ruolo, ha disposto l'invio di ulteriori 3 unità provenienti da istituti dello stesso distretto.

Il 6 maggio prossimo venturo è previsto l'avvio del corso di formazione per la qualifica iniziale di vice ispettore per 411 posti, relativo al concorso pubblico indetto il 25 novembre 2021, all'esito del quale l'Amministrazione terrà nella massima considerazione la situazione di relativa carenza di personale che connota il penitenziario di cui trattasi, valutando, ovviamente, l'assegnazione di un adeguato numero di unità del ruolo.

Per quanto riguarda il ruolo di sovrintendenti, nel giugno 2021, è stato indetto un nuovo concorso interno, per titoli, per complessivi 583 posti, relativi a vacanze disponibili nel periodo compreso tra il 31 dicembre 2018 e il 31 dicembre 2020.

Per quanto riguarda il ruolo di agenti/assistenti, si rappresenta che il 15 aprile, a conclusione del 182° corso di formazione per 244 allievi agenti, l'organico del carcere di Pavia è stato incrementato di 2 unità maschili. Si precisa, inoltre, che, nella prima decade del mese di luglio, si concluderà il 183° corso di formazione di 1.757 allievi agenti e che l'organico del carcere di Pavia sarà incrementato di 11 unità maschili e 7 unità femminili.

Per completezza di informazione, si rappresenta che, in concomitanza con il termine dei citati corsi di formazione, questa Amministrazione sta predisponendo un piano di mobilità ordinaria, collegato alle assegnazioni di neo agenti, con conseguente incremento organico degli istituti penitenziari.

Secondo il piano di mobilità elaborato dal competente ufficio, l'organico degli istituti penitenziari della regione Lombardia sarà incrementato di 15 unità maschili e 5 unità femminili - questo in occasione del termine del 182° corso - e di 86 unità maschili e 42 unità femminili, in occasione del termine del 183° corso. Queste, poi, andranno suddivise tra tutti gli istituti di pena del distretto.

Ciò precisato, si evidenzia che il Ministero pone massima attenzione al tragico fenomeno dei suicidi, sostenendo molteplici iniziative e attività, con l'obiettivo di garantire un sempre maggiore innalzamento del livello di presidi e misure in questo ambito.

Si segnala che il Ministero ha recentemente emesso un decreto che prevede, per il corrente anno, l'assegnazione di 5 milioni di euro all'Amministrazione penitenziaria per il potenziamento di servizi trattamentali e psicologici negli istituti e ciò attraverso il coinvolgimento di esperti specializzati e di professionisti esterni all'Amministrazione. Detto stanziamento annuale di bilancio è pari a oltre il doppio di quanto stanziato in precedenza.

Più in generale, si osserva che, come noto, con il DPCM del 1° aprile 2008, la sanità penitenziaria è transitata al Servizio sanitario nazionale, in cui è previsto che le problematiche, la relativa analisi e le proposte operative siano demandate alla Conferenza unificata Stato-regioni e province autonome, istituita nel 1997.

Certamente prezioso è stato l'apporto fornito dalla Conferenza unificata che, con l'Accordo del 2012 sulle “Linee di indirizzo per la riduzione del rischio autolesivo e suicidiario dei detenuti, degli internati e dei minorenni sottoposti a provvedimento penale”, ha delineato un sistema integrato di interventi tra l'Amministrazione penitenziaria e il Servizio sanitario nazionale.

In considerazione dell'aumento dei suicidi nell'anno 2022, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, a seguito di una riflessione condivisa con i provveditori e i direttori d'istituto, il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, con nota dell'agosto 2022, ha ribadito a tutti i provveditori e i direttori d'istituto la necessità di rafforzare le iniziative attuate, in particolare dal 2016 in poi, rispetto al grave problema della prevenzione dei suicidi delle persone detenute. Al riguardo, si è avviato un percorso nazionale di “intervento continuo” sul tema, attraverso il quale il citato Dipartimento, i provveditorati e gli istituti penitenziari sono tutti coinvolti in una prospettiva di “rete”, nella prevenzione di drammatici eventi.

In particolare, è stato chiesto ai provveditori regionali di verificare se nei distretti di competenza siano stati stipulati i Piani regionali di prevenzione. E ciò, ove gli stessi manchino, di sollecitarne la pronta approvazione attraverso l'interlocuzione con le rispettive autorità sanitarie.

Si sottolinea in particolare l'attenzione del Ministero rispetto alla tematica in esame e la ferma volontà di creare una sinergia tra i soggetti preposti alla cura e alla custodia delle persone ristrette in carcere, al fine di adottare un'adeguata sinergia per intercettare tutti i casi, anche quelli di soggetti che rischiano di rimanere “invisibili”.

È stata, altresì, evidenziata l'importanza di instaurare collaborazioni con l'ordine degli avvocati - al fine di stimolare un canale diretto di comunicazione con l'istituto nel caso emergano situazioni di rischio per le persone detenute -, nonché, a livello locale, con la magistratura e i Garanti.

Si sottolinea la necessità di attivare un percorso di gestione del singolo caso, che tenga conto essenzialmente dei seguenti aspetti: attivazione della procedura gestionale, alloggiamento, controllo della persona, disponibilità di oggetti pericolosi, interventi sanitari, di supporto sanitario e penitenziario e da parte dei peer supporter che possono portare alla modalità di chiusura della procedura.

Ulteriore iniziativa di peculiare rilevanza è stata l'attivazione di giornate di studio e confronto collettivo sul tema della prevenzione suicidiaria, a tutti i livelli dell'organizzazione, onde favorire il più rapido coinvolgimento del personale dell'area sanitaria in servizio negli istituti.

Va sottolineato che, in data 20 ottobre 2022, è stato sottoscritto un protocollo tra il Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi e il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Tra le tante finalità di tale accordo - e vado a concludere - si prevede “di definire un diverso e più strutturato coinvolgimento degli esperti ex articolo 80 dell'ordinamento penitenziario, oltre che nell'osservazione, in particolare, anche nella prevenzione del rischio suicidiario”.

I componenti del Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi sono stati coinvolti anche in uno specifico gruppo di lavoro, istituito il 14 marzo 2023, coordinato dal Direttore generale dei detenuti e integrato da personale qualificato, con il compito di definire protocolli operativi ed elaborare momenti di formazione per il personale penitenziario, al fine di tutelare la salute psicofisica dei detenuti e prevenire interventi suicidari.

Infine, si evidenzia il recente avvio di interlocuzione con il Consiglio nazionale dell'ordine forense, con il Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi e l'Ispettorato generale dei cappellani penitenziari, per allargare la platea dei soggetti che possano concorrere fattivamente a compiere tutti gli interventi possibili, a legislazione invariata e con le risorse disponibili, per la prevenzione dei suicidi.

PRESIDENTE. La deputata Barzotti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interrogazione D'Orso ed altri n. 3-01180, di cui è cofirmataria.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretario, non posso assolutamente considerarmi soddisfatta della risposta. Purtroppo, quello che riguarda l'interrogazione di oggi è un problema annoso, che fa riferimento alle condizioni di un carcere preciso. Noi oggi parliamo della condizione del carcere di Torre del Gallo, in provincia di Pavia, dove il giovane Jordan Jeffrey Baby ha perso la vita.

Noi denunciamo le condizioni di quel carcere dal 2021. Come MoVimento 5 Stelle abbiamo presentato un'interrogazione proprio perché dal 2021 ci sono stati ben 11 suicidi all'interno di quel carcere. Quindi, Sottosegretario, se lei come risposta mi dice che, tra le altre cose, andiamo a implementare l'organico di quel carcere di 2 unità, lei ben può capire che di certo non possiamo ritenerci soddisfatti.

Come non possiamo ritenerci soddisfatti del fatto che lei ci dica che verranno attuati i protocolli di formazione della Polizia penitenziaria, quando, di fatto, la Polizia penitenziaria in questo carcere fa un lavoro assurdo, perché siamo sotto organico e non c'è nemmeno il tempo di fare corsi di formazione, perché il personale della Polizia penitenziaria deve essere messo nelle condizioni di lavorare in modo sereno all'interno delle carceri. Già il contesto è complesso, è critico e le problematiche sono enormi. Ci ritroviamo con un personale precario, sotto organico, che spesso e volentieri si trova a fare cose che non dovrebbe neanche fare, e questo perché lavora in contesti difficili e non c'è alcun tipo di supporto concreto.

Quindi, ancora una volta, dopo questa tragica morte, noi chiediamo più attenzione rispetto alle carceri; non vogliamo sentire parlare di “Svuota carceri”, che è una direzione totalmente errata, su cui riteniamo non si debba andare, ma bisogna implementare prima di tutto, nel modo corretto, l'organico della Polizia penitenziaria. Secondo, le carceri non devono essere luoghi di morte. Terzo, non devono essere luoghi di perdita di speranza di queste persone che, una volta inserite e condannate con sentenze che le portano all'interno delle carceri (il giovane Jordan, ad esempio, era stato condannato a trascorrere 4 anni all'interno del carcere) non devono essere messe nelle condizioni di perdere la speranza nei confronti dello Stato e di un futuro che possa essere frutto della rieducazione data dal carcere.

Purtroppo, le carceri sono luoghi in cui si ha una condizione di abbandono totale, le persone vengono lasciate a se stesse, le persone escono dal carcere in condizioni peggiori rispetto a quelle con cui sono entrate, perché non è previsto alcun tipo di piano per loro, di progetto che le possa portare a sperare di stare meglio.

Quindi veramente continuiamo a insistere innanzitutto su un focus particolare nei confronti di questo carcere che, purtroppo, è già stato teatro di tragedie continue - continue! - dal 2021. In questo caso si tratta di una giovane vittima e faccio ancora una volta le condoglianze alla famiglia. Da notizie di stampa abbiamo appreso che il padre si oppone alla ricostruzione di un suicidio, per cui sicuramente la magistratura farà il suo corso, però siamo veramente davanti a un'emergenza umanitaria che non può essere affrontata con superficialità, con scelte di politica criminale discutibili come quelle che sta facendo questo Governo e che ogni volta che ci troviamo davanti a provvedimenti proviamo a denunciare con forza.

Quindi, di nuovo, basta con condizioni di lavoro insicure! Mettiamo la Polizia penitenziaria nelle condizioni di lavorare con serenità, mettiamo i detenuti nella condizione di non sentirsi abbandonati, di non sentirsi traditi e di poter uscire veramente con una consapevolezza nuova e con la speranza di vivere in modo dignitoso una volta per tutte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Elementi e iniziative in merito all'individuazione della sede del tribunale di Ascoli Piceno - n. 3-01181)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Ostellari, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Fede ed altri n. 3-01181 (Vedi l'allegato A).

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Con gli atti di sindacato ispettivo si formulano quesiti in merito alla vicenda giudiziaria che ha riguardato l'immobile adibito a sede di tribunale di Ascoli Piceno e alle iniziative assunte o programmate dal Dicastero per impedire che detto ufficio giudiziario possa soffrire interruzioni del servizio.

A questo proposito va innanzitutto precisato che l'immobile è stato conferito, unitamente ad altri beni immobili di proprietà dello Stato e di altri enti pubblici, al Fondo immobili pubblici. In base a tale operazione i suddetti immobili, precedentemente di proprietà dello Stato e in uso governativo alle amministrazioni dello Stato, nonché ad alcuni enti pubblici, sono stati trasferiti in proprietà al citato Fondo e assunti in locazione dall'Agenzia del demanio, che li ha assegnati in uso, mediante appositi disciplinari, alle suddette amministrazioni utilizzatrici.

Tale complessa operazione di finanza immobiliare è stata puntualmente disciplinata mediante una serie di decreti emanati dal MEF, anche di concerto con altri Ministeri competenti. In attuazione di tali determinazioni ministeriali si è quindi proceduto alla stipula del contratto di locazione tra l'Agenzia del demanio e la società di gestione del Fondo avente ad oggetto il complesso degli immobili divenuti di proprietà del Fondo, tra cui anche l'unità immobiliare in questione. Il contratto di locazione si è tacitamente rinnovato alla prima scadenza del 29 dicembre 2013 per un ulteriore periodo di 9 anni, sino quindi al dicembre 2022.

La società locatrice, dopo aver comunicato all'Agenzia del demanio formale disdetta dal contratto, ha intimato a quest'ultima licenza per finita locazione del compendio immobiliare in oggetto, alla quale ha fatto seguito la rituale opposizione. Nelle more della disdetta è intervenuto l'articolo 69 del decreto-legge n. 104 del 2020, poi convertito dalla legge n. 126 del 2020, che ha introdotto nuovi commi, i quali hanno legittimato la permanenza dell'amministrazione nell'immobile in discussione.

Con sentenza del 5 febbraio ultimo scorso il tribunale di Ascoli Piceno ha accolto la tesi sostenuta dall'Agenzia del demanio secondo cui il citato decreto-legge del 2020 ha eccezionalmente e temporaneamente attribuito alle amministrazioni, in assenza di alternative, la facoltà di permanenza presso gli immobili locati per un periodo massimo di 48 mesi, con le conseguenze economiche previste sempre dall'articolo 4, introdotto dal decreto-legge n. 351 del 2001, che si impongono secondo quanto dispone l'articolo 1339 del codice civile; e ciò con lo scopo di garantire e assicurare la continuità della funzione e dei servizi pubblici e governativi.

Con questa sentenza è stato dunque disposto il rilascio dell'immobile locato per il 29 dicembre 2026, concedendosi quindi il termine massimo suddetto. In ogni caso l'amministrazione si è attivata sin da subito per reperire una sistemazione alternativa, al contempo tenendo aperto un canale diretto con il Ministero dell'Economia e delle finanze affinché proceda all'emissione del decreto di indennizzo, così da consentire l'acquisizione del bene al patrimonio dello Stato e far sì che l'Agenzia del demanio lo destini poi in uso governativo al Ministero della Giustizia.

È del 16 marzo 2023 la risposta del MEF con cui si è assicurato che “il decreto interministeriale di indennizzo (…) è in corso di definizione”, provvedimento poi nuovamente sollecitato dal nostro Dicastero ad ottobre 2023, a dicembre 2023 e poi ancora a febbraio del 2024. Si attende quindi un riscontro dal MEF rispetto alla definizione della procedura in senso favorevole alla nostra amministrazione, come del resto sembrerebbe plausibile attendersi anche secondo le evidenze già pervenute. Ad ogni modo, l'ampiezza del termine assegnato dal tribunale per l'esecuzione dell'eventuale rilascio, che peraltro sarà, come detto, verosimilmente scongiurato dalla positiva definizione della suddetta procedura, assicura al Dicastero un ampio margine di manovra quanto al reperimento di sistemazioni alternative e all'approntamento delle soluzioni necessarie a gestire l'ipotetico trasferimento degli uffici.

PRESIDENTE. Il deputato Fede ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. No, non sono soddisfatto e provo anche a spiegare il perché. Chiaramente desta preoccupazione il fatto che ci sia questa precarietà, oltre a quella del personale giudiziario interno ai tribunali, anche quella delle infrastrutture.

Quindi, il tribunale è la sede della Giustizia, quella che dobbiamo garantire alla nostra Nazione, per renderla più efficace nel livello di civiltà che le compete.

La nostra interrogazione deriva da un'apprensione che c'è sul territorio: è stato l'ordine forense Piceno quello che ha segnalato il fatto ed è in stato di agitazione per queste stesse motivazioni. Sappiamo bene che il tribunale di Ascoli Piceno, come tanti altri tribunali, ha un'architettura che identifica bene la sua origine temporale, quando aveva l'obbligo e la funzione di assolvere alla Giustizia. I territori hanno subito, negli anni, la perdita di sedi giudiziarie, come quella della città di San Benedetto del Tronto, nella stessa provincia, chiusa pochi anni prima in forza della soppressione dei tribunali che, ricordo, fu disposta nel corso della XVI legislatura, con i Governi Berlusconi prima e Monti poi. Quindi, ci dà preoccupazione questa poca attenzione e il fatto di aver ceduto un immobile dello Stato, pagato dai contribuenti illo tempore, per poi dover pagare 800.000 euro di canoni di locazione annuale (in 9 anni, sono 7 milioni e 200.000 euro); quindi, sono soldi che lo Stato paga per dare in gestione immobili che erano già dello Stato stesso.

Mi auguro che possa avvenire la sistemazione alternativa che il Sottosegretario Ostellari - che ringrazio - ha prospettato, però oggi permangono le stesse paure e le stesse preoccupazioni, perché, di fatto, con la sentenza del tribunale, sulla sorte del tribunale - non è un gioco di parole, ma la triste realtà -, ci sono 12 mesi per lo sfratto esecutivo. Considerando quanto sia stato complesso lo spostamento di un tribunale nello stesso territorio, che ha messo in difficoltà gli avvocati - l'ho seguito personalmente, per il mio lavoro precedente -, so bene quanto sia complesso trovare sedi alternative; gli archivi, il cui trasloco ho seguito puntualmente, hanno reso più complesso il lavoro e l'esercizio della giustizia nelle fasi di spostamento. Sono opere e lavori complessi.

Quindi, non possiamo rimanere con questa incertezza, perché si rischia un blocco della giustizia, dell'attività forense e di mettere davvero sotto scacco un territorio con tante problematiche. Ricordo anche che questa sede rientra nel territorio del più grande cantiere del Centro Italia, quello del sisma, nelle Marche, quindi, in una zona che sta avendo tante difficoltà. E sappiamo bene come la giustizia sia proprio quell'elemento di garanzia anche per far ripartire un'economia e un territorio. Per questo, vorremmo avere maggiori informazioni e anche un piano B, perché tutte queste azioni, a partire da quelle amministrative, devono essere coperte della situazione finanziaria. Quindi, siamo d'accordo sul fatto che il MEF ci stia lavorando, però il demanio, ad esempio, non si è costituito nell'udienza preliminare per cercare di avere una relazione sulla locazione. Quindi, ci sono state molte attività che, secondo noi, non sono state ben coordinate, negli ultimi tempi, che fanno permanere questo stato di timore. Non si tratta di un timore strumentale; lo riferisco qui, proprio con la massima volontà di rappresentare un territorio, i professionisti, gli avvocati, il personale che vi lavora. Pertanto, le procedure relative al trasferimento degli uffici devono essere chiare. Sottosegretario, sono 19 mesi e lei sa bene che parliamo di contratti; purtroppo, abbiamo messo questo patrimonio in mano a un fondo, che non è lo Stato, ma un fondo privato, che ha anche altri fini che non quelli di garantire la tutela pubblica. Prima era di Assicurazioni Generali, adesso è di Investire SGR, società che agiscono come hanno agito, ricorrendo - legittimamente - a quello che un proprietario, che sa gestire il suo patrimonio, ricorre per una scadenza e per un trasferimento. Quindi, ci sono 19 mesi, che saranno una corsa contro il tempo, perché bisogna pianificare trasferimento alternativo, sede alternativa, l'acquisizione della sede, lo spostamento degli archivi, il personale.

Dunque, è veramente un lavoro immenso. Mi auguro che possa essere fatto nella maniera migliore. I timori permangono, da parte nostra, da parte degli avvocati e degli operatori che lavorano e vivono nel tribunale tutti i giorni, che hanno già subìto un trasferimento e che vivono ancora con più attenzione una provincia che pensava di essere tutelata a livello politico e a livello giuridico e, invece, non lo è.

Quindi, auguriamoci il meglio per la nostra Nazione, però i nostri timori permangono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 14. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,35, è ripresa alle 14,03.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 103, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,04).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Commemorazione delle vittime del recente incidente sul lavoro accaduto a Casteldaccia (Palermo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Cinque morti e un ferito grave ieri a Casteldaccia, a 15 chilometri da Palermo. Si occupavano della manutenzione del sistema fognario di quella città ed erano lavoratori di una ditta in appalto che aveva vinto il bando della municipalizzata AMAP. La causa di questa strage sarebbe l'idrogeno solforato, così si chiama il gas killer che si forma dalla fermentazione dei liquami, una sostanza altamente tossica che, inalata, ha un effetto mortale praticamente immediato. Non indossavano alcuna protezione. La magistratura indagherà sulle cause e in questo momento non possiamo fare altro, come Partito Democratico e penso come tutto il Parlamento, che esprimere un cordoglio pieno nei confronti delle famiglie degli operai morti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Tuttavia, signor Presidente, mi lasci fare una considerazione amara: non ci sono precedenti, negli ultimi decenni, di quattro grandi stragi sul lavoro in poco più di sei mesi. L'elenco è terribile: Brandizzo, Firenze, Suviana, oggi Palermo. È il segno che il lavoro in questo Paese non conta più nulla.

Abbiamo spesso parlato di emergenza, in un Paese dove la contabilità degli infortuni mortali è di tre persone al giorno. Io penso che emergenza ormai sia un termine inadeguato, signor Presidente: qui ci troviamo di fronte a una pandemia, a una pandemia dei morti sul lavoro. So di usare un termine forte e definitivo: è la pandemia che fa morire in tutti i settori produttivi chi per vivere deve lavorare.

La domanda qui è per tutti noi: quanto vale una vita umana, signor Presidente? Se, come io penso, nessuno, in quest'Aula, crede che la vita di un uomo valga meno della legge del profitto, abbiamo il dovere di uscire dalla retorica. Sono stanco di osservare minuti di silenzio per poi lasciare, in maniera impotente, a metà i provvedimenti che dovremmo mettere in campo.

Qui c'è da cambiare tutto, signor Presidente, a partire da un modello di business, a partire dalle società partecipate, che non prevede più la responsabilità solidale del committente lungo la catena degli appalti e dei subappalti. Significa tornare indietro anche rispetto alle leggi fatte da questa maggioranza. Significa che il lavoro va formato, protetto, pagato. Significa che non è normale che per chi è precario o intermittente il rischio di morire è doppio rispetto a chi ha un lavoro stabile; significa che la formazione è un diritto e un salvavita, se è vero che due dei cinque operai morti da un anno e mezzo non ne ricevevano più alcuna. Significa che, se condividiamo questi problemi, dobbiamo agire. Vuol dire che dobbiamo equiparare le regole su sicurezza e salute del pubblico anche nel settore privato. Significa che è una follia appaltare la sicurezza alle regioni così come previsto nel disegno di legge sull'autonomia differenziata. Significa che servono sicuramente più ispettori sul lavoro, ma che non si possono fare le patenti a crediti a metà, con mille uscite di sicurezza per le imprese che risparmiano sulla salute dei propri dipendenti.

Se c'è una pandemia, signor Presidente, c'è bisogno che la massima espressione del Governo ci metta la faccia. Chiediamo alla Presidente del Consiglio Meloni di venire a riferire in Aula e spiegare quale sia la strategia del Governo per fermare la pandemia dei morti sul lavoro. Noi siamo pronti ad ascoltarla, siamo disponibili a discutere di proposte concrete. Serve una bonifica radicale del lavoro povero, serve pensare alla sicurezza come il più grande investimento per il futuro democratico e produttivo del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Rabbia e sgomento: questo proviamo innanzi all'ennesima tragedia sul lavoro accaduta ieri a Casteldaccia, una cittadina alle porte di Palermo. Epifanio Alsazia, Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, Ignazio Giordano e Giuseppe La Barbera sono i 5 lavoratori che hanno perso la vita durante un intervento alla rete fognaria, e vi è un sesto lavoratore ricoverato in condizioni ancora molto critiche.

Desidero prima di tutto esprimere, a nome del MoVimento 5 Stelle, profondo cordoglio alle famiglie delle vittime e sincera vicinanza e solidarietà al lavoratore ferito e ai suoi familiari. Un pensiero va anche ai lavoratori sopravvissuti che hanno lo strazio negli occhi per avere visto morire i colleghi. Da una prima ricostruzione pare che i lavoratori siano deceduti perché intossicati da un gas che si sprigiona in modo naturale in taluni ambienti a certe condizioni e che ad alte concentrazioni risulta letale.

La magistratura sta svolgendo le necessarie verifiche per accertare le cause dell'accaduto e le responsabilità, ma anche questo Parlamento ed il Governo devono fare la loro parte per porre fine a questa subdola mattanza quotidiana. E occorre agire velocemente, perché ogni giorno che passa, come purtroppo vediamo, sono vite che si spezzano, sono famiglie distrutte.

Casteldaccia è l'ultima delle stragi sul lavoro, ricordiamo Brandizzo, Firenze, Suviana. E poi ricordiamo lo stillicidio quotidiano, silenzioso, che riguarda singoli lavoratori e lavoratrici che rimangono vittime di incidenti sul lavoro.

Noi abbiamo cercato di proporre iniziative legislative per dare risposte a questa che ormai è divenuta una vera e propria emergenza. Abbiamo proposto l'istituzione di una procura nazionale del lavoro con le relative articolazioni distrettuali perché vi sia un pool di magistrati altamente specializzati nella materia, che è peculiare e complessa. Abbiamo proposto di introdurre il reato di omicidio sul lavoro per consentire un trattamento sanzionatorio finalmente idoneo ed efficace. Abbiamo proposto che la sicurezza sul lavoro sia materia di studio con propria autonomia e dignità sin dai banchi di scuola, perché crediamo che, prima ancora della repressione, occorra nel nostro Paese un cambiamento culturale, occorra una cultura diffusa del lavoro sostenibile, della prevenzione.

Occorre tanta, tanta formazione nei lavoratori. E la verità è che la formazione e la qualificazione professionale fanno ontologicamente a pugni, non si conciliano con la precarietà del lavoro, con la saltuarietà, con l'abbattimento dei costi per la sicurezza e la manodopera in nome del massimo profitto. Non si conciliano con subappalti e con appalti a cascata. E allora, Presidente, e concludo, noi chiediamo che la Presidente del Consiglio personalmente venga a riferire sulle soluzioni che il Governo intende adottare e se le intende adottare per evitare il ripetersi di simili tragedie.

Chiediamo che venga a riferire se finalmente, innanzi all'ennesimo dramma, il Governo intenda invertire la direzione delle sue politiche del lavoro, puntando sulla stabilità dei rapporti di lavoro, sul lavoro di qualità correttamente inquadrato e retribuito, sulla formazione continua, sulla sicurezza soprattutto. Si smetta di puntare sul lavoro di sopravvivenza perché questi sono i frutti del lavoro di sopravvivenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La sicurezza dovrebbe essere la priorità, l'ossessione di tutti, perché non è degno di un Paese civile che un cittadino esca la mattina per andare al lavoro e non faccia ritorno la sera a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Siamo di nuovo qui a piangere collettivamente morti sul lavoro, di nuovo qui in un grande rito collettivo che si ripete ogni volta, il rito del cordoglio, dello sgomento, della disperazione. È un rito che non basta più, signor Presidente. Non siamo di fronte a incidenti, non siamo di fronte al frutto tragico del caso. Siamo di fronte ad omicidi e stragi, siamo di fronte a quella che il segretario generale della UIL Pierpaolo Bombardieri ha chiamato una guerra civile contro il lavoro.

Ogni anno in questo Paese i morti, le morti si moltiplicano in una macabra contabilità, quella dei lutti per le famiglie che perdono i loro cari, che avevano una sola colpa, quella di essere usciti al mattino per andare a svolgere con dignità il loro lavoro, spesso sfruttato, sottopagato, un lavoro a cui negli anni sono stati mangiati progressivamente diritti e da cui è stata svuotata la dignità.

E allora, signor Presidente, colleghe e colleghi, di fronte a questa ennesima strage e a questi omicidi, occorre che il Parlamento della Repubblica, le forze politiche e il Governo innanzitutto abbiano un sussulto. Ma questo sussulto non può determinarsi se non fa i conti con le scelte che negli ultimi decenni, anche trasversalmente sul piano politico, hanno imboccato la strada sbagliata. Le scelte che hanno indebolito il lavoro, che lo hanno precarizzato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che ne hanno favorito la parcellizzazione, che hanno consentito che lo sfruttamento crescesse, crescesse e crescesse.

Allora, per andare in direzione contraria, occorre fare i conti con quelle scelte e cambiare strada, occorre cancellare la precarietà che nel mondo del lavoro ha reso il mercato del lavoro una giungla senza regole. Occorre stabilire che nella catena degli appalti ci debba essere parità di condizioni, dal primo all'ultimo anello di quella catena infernale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Occorre investire nella sicurezza, a cominciare da un investimento massiccio perché siano di più e più presenti gli ispettori e le ispettrici sul lavoro. Occorre, insomma, che la politica, le norme e la legge si muovano insieme per garantire un sacrosanto diritto, quello per cui chi si alza la mattina ed esce per andare sul proprio posto di lavoro ha innanzitutto la certezza di tornare a casa, dopo quel lavoro, sano e salvo, con dignità e con tutti i diritti che dovrebbero appartenergli.

C'è la possibilità di farlo, ma occorre cambiare strada. In questi anni - l'ho detto - e negli ultimi tempi ancora di più, si è scelta ancora una volta la strada sbagliata. Si sono eliminate le condizionalità per il lavoro a termine, si è favorita la catena degli appalti, si è fatto tutto ciò che era possibile per consentire che quello che accade quotidianamente sotto i nostri occhi, talvolta impotenti, possa accadere e accadere ancora. Ripeto: è l'ora di finirla con i riti collettivi, è l'ora di finirla con la contrizione, è l'ora di fare scelte concrete. Che siano questo Parlamento e questa legislatura ad invertire finalmente la tendenza. Sarà, forse, la volta buona in cui fare meno riti collettivi di contrizione e festeggiare di più tutte e tutti insieme il ritorno del lavoro al centro della scena di questo Paese con piena dignità e pieni diritti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fratoianni. Al pari delle sue parole, ho ascoltato gli altri interventi…

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie. È imbarazzante intervenire in questa circostanza, come abbiamo fatto anche in altre: 5 morti e un ferito grave. Ci fermiamo davanti al fatto che chi è deputato agli accertamenti procederà in questo senso. Tuttavia, è appena il caso di chiedersi se questo ripetersi di tragedie non sia frutto diretto di lacune e omissioni della legislazione e, soprattutto, se non sia il caso di capovolgere la scala di valori di questa società, che vede prima il profitto, poi, la salute; prima il guadagno o il risparmio sui costi, poi, le garanzie e la tutela. E più gli incidenti aumentano - siamo davanti a delle statistiche impietose - più diventa improbabile rifugiarsi nella lettura di un fato cattivo.

Non ci resta, oggi, che porgere alle famiglie un abbraccio accorato, ma, purtroppo, credo, anche mortificato da parte di tutti noi, con la rinnovata consapevolezza che bisogna intervenire subito legislativamente per garantire la sicurezza dei lavoratori ed evitare il ripetersi di simili tragedie. Facciamo presto (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Signor Presidente, a me sinceramente dispiace se questo diventa un tema che divide maggioranza e opposizione, anche plasticamente, tra i gruppi che oggi intervengono e quelli che oggi dovessero decidere di non intervenire, perché credo che noi tutto possiamo chiedere e volere, ma sicuramente non possiamo limitarci a una discussione che si chiuda in questo Parlamento.

Noi abbiamo svolto tantissime informative, Presidente. Tutte le volte che ci sono morti sul lavoro, purtroppo, troppo spesso, ripetiamo questo stanco rito degli interventi, delle informative: il Ministro che ci dice che investirà di più, che farà più attenzione, però, il problema è che tutto rimane esattamente identico e non c'è, qui, una forza politica che sia meno responsabile delle altre, Presidente. Qui, abbiamo governato tutti negli ultimi decenni e, nonostante ognuno ci abbia messo la faccia e la propria responsabilità, alla fine, su questo tema, non si viene a capo.

Quindi, io credo che non dobbiamo utilizzare l'argomento come una clava contro il Governo o che il Governo debba sentirsi attaccato da qualcuno. Qui, il tema è che tutte le forze politiche e le forze sociali, insieme, si devono sedere attorno a un tavolo e stabilire al di là della maggioranza e dell'opposizione cosa fare, perché il tema sta diventando impressionante, allarmante, anche per come si esplicita.

Questi erano lavoratori di una società in subappalto di un'altra società interamente pubblica, appartenente al comune di Palermo, l'AMAP. Quindi, credo che la questione non riguardi soltanto una certa economia o soltanto un certo modo di intendere il percorso contorto degli appalti, ma, purtroppo, riguarda un vissuto che sta diventando sempre più prassi.

Pertanto, Presidente, l'invito che rivolgo a tutte le forze politiche e al Governo e, poi, a loro volta alle forze sociali è di confrontarci senza polemiche, con lo spirito di trovare soluzioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Come dicevo prima del suo intervento, onorevole Faraone, ho ascoltato le vostre parole sulla tragedia, sulla strage di Casteldaccia. L'evoluzione del dibattito, ovviamente, conoscerà la sua strada. Qui, adesso, avverto la necessità, ancora una volta, insieme a tutti voi, di testimoniare attraverso la voce della Presidenza della Camera la nostra vicinanza e la più profonda solidarietà nei confronti dei familiari delle vittime e dei loro cari.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Siamo a chiedere con questo intervento un'informativa urgente sulla valutazione delle conseguenze di quanto sta accadendo a Genova e in tutta la Liguria. A Genova e in tutta la Liguria sono in atto diversi importanti progetti finanziati dal PNRR, dal Fondo complementare, fra cui la diga di Genova, che è la prima opera in Italia per entità di finanziamento: 1,3 miliardi di euro. Sono tutte opere vincolate a una tempistica stretta e lo sforzo di tutte le istituzioni deve essere quello di non perdere e di non far perdere al territorio questi ingenti finanziamenti.

Per questo siamo a chiedere un'informativa urgente al Governo per riferire sul monitoraggio, sulle verifiche di attuazione degli investimenti, alla luce della vicenda emersa questa mattina e che coinvolge le istituzioni liguri, in quanto la procura della Repubblica di Genova, la direzione distrettuale antimafia ha emesso questa mattina un'ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti del presidente della giunta regionale, del capo di gabinetto, di Paolo Emilio Signorini, già presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale, di alcuni imprenditori e di rappresentanti della comunità riesina, indicati come vicini al clan Cammarata, del mandamento di Riesi, a Genova. I reati contestati sono rilevanti: corruzione per l'esercizio della funzione, atti contrari ai doveri d'ufficio e un caso aggravato dalle circostanze del 416-bis. Lo scenario che si sta configurando è molto grave e il quadro di indagine delineato dalla procura presume un sistema diffuso di corruzione.

Quindi, con i necessari e doverosi accertamenti delle autorità competenti - con la presunzione di innocenza che dev'essere applicata anche in questo caso, naturalmente - il collasso istituzionale di queste ore ci rende molto allarmati, ci rende preoccupati, in primo luogo, per la necessità di fare chiarezza sui fatti, ma anche di monitorare gli interventi per assicurare che gli impegni e gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza rispettino i tempi dovuti.

Pertanto, ribadiamo la richiesta di un'informativa urgente su questo al Governo, perché informi il Parlamento su cosa intenda fare in merito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Presidente, intanto, vorrei esprimere la mia più grande solidarietà politica al MoVimento 5 Stelle, perché purtroppo in questa occasione sono stati anticipati e scavalcati dal Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Esprimo, quindi, la mia solidarietà, perché ovviamente, arrivando in ritardo, probabilmente adesso saranno un po' più tenui rispetto alle argomentazioni che sono state portate. E sono anche abbastanza colpito dal fatto che, alla luce di un avvenimento accaduto questa mattina - ovviamente, c'è sempre la presunzione di innocenza ci ha spiegato la collega Ghio, dopo aver fatto una requisitoria di dieci minuti per spiegarci che per la connessione con il PNRR si chiede l'informativa … - si chiede l'informativa del Ministro perché venga a spiegare se ci possano essere dei ritardi sul PNRR, guarda caso, a Genova. Non così, ma perché casualmente questa mattina c'è stata una vicenda giudiziaria che ha portato all'arresto, anzi, agli arresti domiciliari del presidente della regione, di qualcun altro e via dicendo, come se avessero dimenticato, perché ormai stanno talmente oltre che neanche la storia che hanno vissuto, signor Presidente (Proteste del deputato Fornaro)

PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, non alzi…

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Si ricordassero tutto quello che è accaduto agli amministratori del Partito Democratico, al sindaco di Lodi (Proteste dei deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

PRESIDENTE. Scusate! Onorevole Giachetti, sto parlando io!

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). … se lo sono messo sotto i piedi…

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, onorevole Giachetti… Onorevole Giachetti, mi dà retta?

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). … il ricorso al giustizialismo ci porta a non tenere più conto neanche della loro storia e della dignità degli amministratori (Proteste dei deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

PRESIDENTE. Allora, non urlate perché non siamo al circo, è chiaro? Onorevole Giachetti, lei mi deve ascoltare…

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). … che sono stati distrutti e più tardi dichiarati innocenti. Non è che vi dovreste vergognare…

PRESIDENTE. Togliamo il microfono all'onorevole Giachetti…

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). …dovreste avere quella dignità che non avete più (Proteste del deputato Fornaro)!

PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, non si rivolga in questi termini, né a me, né all'onorevole Giachetti.

Onorevole Giachetti, non le sfugge, essendo lei pratico di quest'Aula, che il suo intervento non era esattamente sull'ordine dei lavori. Il punto è esattamente quello, essendo lei aduso. Dopodiché, vi prego, colleghi, di non scagliarvi in questo modo, perché, come sapete, non è accettabile.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Presidente, con grande serenità, mi dispiace che in quest'Aula una collega abbia messo insieme una vicenda che riguarda il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, poiché, leggendo il comunicato stampa della procura - io non ho avuto la possibilità di leggere gli incartamenti, ma forse qualcuno che ha parlato ha notizie più approfondite delle mie - si parla praticamente di finanziamenti regolarmente registrati. La cosa che dispiace è che noi siamo tornati a quello che stiamo tentando di combattere in questi anni, cioè che da una conferenza stampa si arrivi direttamente alla condanna di un soggetto politico.

Guardate, io sono garantista, ma non a fasi alterne. Noi abbiamo avuto tanti casi di amministratori di regioni e di comuni che sono stati arrestati nella loro azione politica, con atti e procedimenti giudiziari, e ne voglio ricordare due. Li vorrei ricordare a tutti i colleghi di quest'Aula, perché poi il tempo fa sempre il suo corso. Mi riferisco a Ottaviano Del Turco, che fu arrestato - sembrava il male assoluto e quella regione fu vinta poi dal centrodestra - e poi si è dimostrato che era totalmente innocente, e mi riferisco a Marcello Pittella. Marcello Pittella fu arrestato da presidente della regione. Siamo stati sempre garantisti, ma poi quella regione è stata vinta dal centrodestra, e nel tempo i fatti hanno dimostrato che era totalmente innocente.

Quindi, io chiederei anche un po' di rispetto istituzionale nei confronti di un presidente di regione e sono d'accordo sull'informativa. Se qualcuno vuole avere un'informativa, mi dovranno poi spiegare che connessione c'è tra un finanziamento di una cena elettorale e il PNRR. Quindi, su questo il nostro parere è favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Bicchielli, giusto per completezza di informazione, la richiesta sull'ordine dei lavori, che era arrivata al banco della Presidenza, era relativa a un'informativa legata al PNRR. L'appendice giudiziaria su un procedimento che è in corso e che, come per tutti i cittadini di questa Repubblica, si àncora a ciò che è scritto nella Costituzione è altro, che non era stato richiesto. Quindi, con riferimento agli interventi successivi, se io avessi saputo che si trattava di una cosa del genere, l'avremmo gestita diversamente, se era un'informativa legata a ciò che sta accadendo.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Traversi. Ne ha facoltà.

ROBERTO TRAVERSI (M5S). Grazie, Presidente. Mi unisco, tutto sommato, all'informativa, anche da ligure, per le questioni che abbiamo sentito. Non è un tema che per noi cittadini cade così tanto dall'alto, perché abbiamo assistito e denunciato anche nelle nostre Commissioni diverse volte cose non di questa gravità, però sicuramente anomalie che hanno riguardato anche determinati fatti e commissariamenti. E abbiamo sempre denunciato nei tempi delle cose molto strane, compreso il fatto che sulla diga di Genova il commissario, tutto sommato, ha fatto un atto che poi è stato ritenuto illegittimo dal TAR. Questo è di una gravità assurda, perché l'opera più importante sulla portualità del PNRR - quindi, dei nostri interventi - è stata non solo già ribaltata dal TAR, ma il Consiglio di Stato potrebbe addirittura indennizzare chi ha perso e forse in quella gara avrebbe potuto ottenere una giustizia nell'appalto.

Quindi, alla luce di questo non entro nel merito giudiziario, su cui abbiamo già letto, ovviamente, cose di ogni tipo. Su queste speriamo che la magistratura - e sicuramente lo sta facendo - farà chiarezza. Non entriamo nel merito di ciò, però, con gli scorsi Governi ci sono stati degli sforzi incredibili per la Liguria, non solo a livello di PNRR ma anche di un decreto Porti, misure con cui nel “Conte 2” abbiamo facilitato e sicuramente aiutato la nostra regione.

Leggere ora queste cose è veramente discretamente infamante e, quindi, aspettiamo chiarezza da parte della magistratura. Dall'altra parte, però, abbiamo il timore che tutto lo sforzo fatto negli ultimi 5 anni per la nostra regione vada, a questo punto, buttato a mare.

Quindi, chiediamo al Governo che in questo momento sia attentissimo nella gestione dei fondi del PNRR con le opere che devono essere completate, perché in questo momento abbiamo veramente dei grandissimi dubbi.

Ovviamente, per i cittadini liguri spero che le cose vengano chiarite il più presto possibile e, se tutto ciò verrà confermato, si dovrà assolutamente voltare pagina da questo che è un momento veramente basso per tutta la nostra regione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Seguito della discussione della proposta di legge: Foti ed altri: Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività (A.C. 1018-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1018-A: Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività.

Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Alfonso Colucci ed altri n. 1, Simiani ed altri n. 2 e Bonelli ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A).

(Esame di questioni pregiudiziali di costituzionalità - A.C. 1018-A​)

PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame di tali questioni pregiudiziali di costituzionalità.

Avverto che i tempi per il relativo esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale.

Ricordo che, a norma dell'articolo 40, comma 4, primo periodo, del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre a uno dei proponenti per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di 10 minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di 5 minuti. Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 40, comma 4, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali sollevate per motivi di costituzionalità.

Prima di illustrare le pregiudiziali, ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intervengo per una richiesta ai sensi dell'articolo 51 del Regolamento della Camera. Come gruppo richiediamo la votazione a scrutinio segreto della proposta di legge in esame, che consta di un solo articolo, considerato che incide sui principi e sui diritti di libertà di cui agli articoli 18, 19 e 20 della Costituzione. Si tratta di disposizioni richiamate dall'articolo 49 del Regolamento tra quelle in relazione alle quali è ammesso lo scrutinio segreto. Si chiede, quindi, lo scrutinio segreto sia sulle pregiudiziali sia sull'emendamento soppressivo dell'unico articolo e, ovviamente, sul voto finale.

PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, ovviamente le do subito una risposta. Avverto che a norma dell'articolo 51 del Regolamento è stata avanzata testé da parte del gruppo Partito Democratico la richiesta di procedere alla votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità in esame a scrutino segreto, motivata, come avete sentito, in ragione della riconducibilità del provvedimento alle libertà religiose di cui agli articoli 18, 19 e 20 della Costituzione.

Ricordo preliminarmente che il voto sulle questioni pregiudiziali, potendo determinare la reiezione dell'intero provvedimento ed avendo in tal caso natura di deliberazione definitiva sul merito, deve essere effettuato con le stesse modalità adottabili per la votazione finale del progetto di legge e che, ai sensi del Regolamento, sono effettuate a scrutinio segreto, quando ne venga fatta richiesta, le votazioni che incidono - nel senso chiarito dalla Giunta per il Regolamento nelle sedute del 7 febbraio e del 7 marzo 2002 - sui principi e sui diritti richiamati dall'articolo 49, comma 1, del Regolamento.

In proposito, faccio presente che il provvedimento in esame ha ad oggetto l'individuazione dei criteri per l'applicazione, alle associazioni di promozione sociale che svolgono attività di culto, della normativa prevista per il cambio di destinazione d'uso dei locali utilizzati come sedi degli enti del Terzo settore: esso incide, conseguentemente, in via diretta e immediata su un profilo rientrante nella materia del governo del territorio, che non è compresa fra quelle suscettibili di scrutinio segreto, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento.

A conferma di ciò richiamo l'assegnazione in sede referente alla Commissione competente su tale materia, cioè l'VIII Commissione (Ambiente) e non alla Commissione a cui è attribuita la competenza primaria in materia di libertà religiosa (e cioè la Commissione affari costituzionali). Al riguardo, ricordo l'univoco e specifico precedente della scorsa legislatura, relativo all'esame della proposta di legge n. 1059 recante lo stesso contenuto di quello del testo originario della proposta di legge n. 1018, che fu sottoposta al contingentamento sin dal primo calendario in quanto ritenuta non sottoponibile a scrutino segreto. Si tratta di un precedente molto significativo e - aggiungo - molto recente, al quale la Presidenza non ha potuto che rifarsi dato il valore dei precedenti nella interpretazione e applicazione del Regolamento.

Peraltro, a questo precedente va aggiunta, nella XVII legislatura, l'applicazione del contingentamento dei tempi fin dal primo calendario - sul presupposto della non segretabilità - in ordine alla proposta di legge recante Istituzione del Registro pubblico delle moschee e dell'Albo nazionale degli imam (A.C. 2976-A​), discussa con le abbinate proposte n. 486 e n. 1570, riguardanti proprio la realizzazione di nuovi edifici destinati all'esercizio dei culti ammessi.

Non sfugge alla Presidenza che il provvedimento presenta anche risvolti riconducibili agli articoli 18, 19 e 20 della Costituzione in materia di esercizio della libertà religiosa, ma essi non possono valere a superare univoci precedenti, anche alla luce dei criteri costantemente adottati dalla Presidenza, a partire dalle pronunce rese nelle riunioni della Giunta per il Regolamento del 7 febbraio e 7 marzo 2002, in ordine all'interpretazione estremamente puntuale e restrittiva dei presupposti per il riconoscimento dello scrutinio segreto, conformemente a quanto disposto dal comma 1-quinquies dell'articolo 49, che lo prevede - cito tra virgolette - “soltanto sulle questioni strettamente attinenti ai casi previsti nel comma 1 del medesimo articolo”. Chiusa la citazione. La richiesta di scrutinio segreto, onorevole Fornaro, sulla votazione delle questioni pregiudiziali in discussione non può, dunque, essere accolta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Credo che le valutazioni della Presidenza, in merito al rigetto della richiesta di scrutinio segreto sulle pregiudiziali, siano fondate e lo riconosco.

Chiederei un supplemento di riflessione in merito, invece, allo scrutinio segreto sull'emendamento soppressivo dell'unico articolo, perché su quello, in specifico, crediamo che, come lei stesso ha riconosciuto nello speech testé letto, incida anche il riferimento agli articoli 18, 19 e 20 della Costituzione. Quindi, mentre sulle pregiudiziali, anche da parte nostra, nulla osta a proseguire, le chiederemmo di utilizzare il tempo dell'illustrazione delle pregiudiziali e del voto per rivedere - questo è il nostro auspicio - questo suo parere limitatamente all'emendamento soppressivo dell'unico articolo.

PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, la sua riflessione era stata già oggetto di approfondimento per giungere alla determinazione di cui le ho detto prima. Le medesime ragioni, trattandosi sostanzialmente di un provvedimento con un articolo unico, si applicano anche agli emendamenti soppressivi, essendo ricompresi nell'unicità dell'articolo che voteremo. La ringrazio per la comprensione.

Il deputato Alfonso Colucci ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale di costituzionalità n. 1.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi deputati, con questa norma, da domani, il Ministro Salvini potrà chiudere centinaia di moschee in Italia, perché si introduce una modifica all'articolo 71 del testo unico degli enti del Terzo settore, stabilendo che le associazioni di promozione sociale, enti del Terzo settore che svolgono attività di culto, se non abbiano sottoscritto intese con lo Stato debbono adeguare le proprie sedi alle prescrizioni che saranno dettate esattamente dal Ministro Salvini.

Ma il punto reale non è questo, non è discutere - discussione che non è stata fatta né in Commissione, né in Aula - se le sedi debbano essere conformi a legge, al regolamento edilizio, alle prescrizioni relative all'agibilità, alla sicurezza, al regolamento di condominio, perché su questi temi saremmo stati molto sensibili ad aprire un dibattito.

Il punto è che si introduce un'evidente discriminazione, perché le associazioni che perseguono attività di culto, che non hanno raggiunto le intese, dovranno adeguarsi alle prescrizioni che il Ministro Salvini andrà a dettare; viceversa, le associazioni di promozione sociale che abbiano sottoscritto quelle intese svolgendo attività di culto potranno avere le sedi assolutamente in deroga.

Questa è la discriminazione, una discriminazione che non verrebbe sanata neanche qualora in Aula venisse approvato l'emendamento dell'ultimo minuto della Commissione.

È una disparità di trattamento che riguarda precisamente le moschee. Perché parlo di moschee? Salvini potrà chiudere centinaia di moschee. Per vari motivi.

Il primo è che lo dice espressamente l'illustrazione preparatoria, preliminare al testo a firma del deputato Foti, in cui si dice che l'articolo 71 è diventato “il grimaldello utilizzato dalle comunità islamiche per insediarsi nel territorio italiano creando moschee e madrasse nella completa indifferenza delle istituzioni, in spregio alla legge e nella sostanziale impossibilità a intervenire da parte delle Forze dell'ordine”.

È lo stesso relatore a dichiarare che qui si vuole fare una guerra alle moschee.

In secondo luogo, perché voi sapete che la religione islamica è la più importante religione che non ha sottoscritto intese con lo Stato italiano. Ci sono ben tre milioni di fedeli musulmani, dei quali molti sono cittadini italiani, e non hanno sottoscritto intese con lo Stato italiano, le intese previste dall'articolo 7, dall'articolo 8, terzo comma, della Costituzione, non perché non riconoscano la statualità dell'ordinamento giuridico italiano o non riconoscano la Repubblica italiana, ma per il semplice fatto che, per la religione islamica, è difficile, anzi, forse impossibile individuare un ente, un soggetto che possa rappresentare unitariamente le singole confessioni religiose di natura islamica.

È per questa ragione che, nonostante da oltre dieci anni si intrattengano tavoli con il Governo, con i vari Governi che si sono succeduti, proprio per sottoscrivere le intese previste dalla Costituzione, fino ad oggi per la religione islamica non è stato possibile sottoscrivere l'intesa.

Ma d'altra parte, Presidente, qual è la funzione di queste intese, previste appunto dalla Costituzione?

La funzione delle intese è consentire alle religioni che abbiano avuto il riconoscimento da parte dello Stato un particolare regime agevolativo, ad esempio l'accesso all'8 per mille, l'esenzione dal pagamento dei tributi locali sugli edifici che vengano adibiti all'attività di culto, il riconoscimento degli effetti civili del matrimonio celebrato dall'ufficiale, dal ministro di culto, come accade per i Patti lateranensi in virtù del matrimonio concordatario.

Le intese non servono certo a disciplinare o a discriminare l'esercizio dell'attività di culto e questo, signor Presidente, lo dicono ripetute, plurime sentenze della Corte costituzionale, che bisogna in questa sede richiamare. Ad esempio, la sentenza n. 195 del 1993, ad esempio la sentenza n. 346 del 2002, nella quale si legge che le intese non sono e non possono essere una condizione imposta dai poteri pubblici per usufruire della libertà di organizzazione e di azione, per usufruire di norme di favore.

Perché vedete, colleghe e colleghi, questa norma che oggi si propone all'attenzione dell'Assemblea, interferisce direttamente sull'attività e sulla libertà di culto, che è un diritto fondamentale della persona riconosciuto dagli articoli 18, 19 e 20 della nostra Costituzione e che la nostra Carta fondamentale declina in due dimensioni: la dimensione intima, privata, meditativa della preghiera e la dimensione collettiva dell'esercizio del culto insieme con i fedeli che si riconoscono in quel culto; ma anche la dimensione della comunicazione, della pubblicità del proprio culto, proprio perché appartiene - la dimensione pubblica - a una delle fattispecie della libertà di culto.

È evidente che pregiudicare l'una, ad esempio la dimensione pubblica, inevitabilmente significa pregiudicare l'altra, la dimensione privata, perché le due dimensioni sono unite inscindibilmente tra di loro, talché una norma di questo tipo produce un'inevitabile lesione del diritto fondamentale qual è il diritto riconosciuto alla persona dell'esercizio libero del proprio culto.

Questo, signor Presidente, non è solo un problema di diritti individuali della persona, ma è anche un tema relativo allo Stato, alla laicità dello Stato.

Uno Stato laico, signor Presidente, non è solo uno Stato che non riconosca alcuna religione come religione di Stato - e vorremmo vedere - ma è anche uno Stato che non ponga in essere attività, anche normative, che producano vantaggi o pregiudizi a favore o a carico di una confessione religiosa, perché una norma che pregiudichi una confessione religiosa contraddice, nella sua essenza, il concetto stesso di laicità dello Stato, che è un concetto duro, un nucleo duro della nostra Costituzione che non può essere modificato.

Allora, è evidente, Presidente, che queste norme sono esattamente il contrario dell'inclusione. Sono norme che creano esclusione e emarginazione, vorrei dire addirittura integralismi. In questo momento storico, con le paure e gli allarmi internazionali che abbiamo, di questo l'Italia non ha davvero bisogno ed è per questo che, in questa sede, io voglio richiamare le parole espresse dal Presidente dell'Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia in un ultimo convegno, nel corso del quale egli ha detto: siamo italiani di fede musulmana, la sicurezza dell'Italia significa sicurezza dell'intera comunità islamica.

Allora, io mi rivolgo alla maggioranza e vi dico: basta con queste politiche che mettono l'uno contro l'altro. Lo vediamo con l'autonomia differenziata. Le regioni, con l'autonomia differenziata, vengono messe l'una contro l'altra, i cittadini l'uno contro l'altro e ora, addirittura, con questa norma, i fedeli l'uno contro l'altro (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Chi rispetta l'ordinamento giuridico italiano è nostro fratello, signor Presidente, e non merita alcuna forma di pregiudizio e di discriminazione.

Signor Presidente, noi dobbiamo vivere tutti insieme nel pieno rispetto della legge ed è, per queste ragioni, che io vi invito ad accogliere la questione pregiudiziale che ho appena illustrato e a non procedere all'ulteriore esame di questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Colleghi, desidero informare che è nata Domizia, la figlia del nostro collega Gianluca Vinci. La Presidenza, a nome di tutta l'Assemblea, esprime i più sinceri auguri alla neonata, alla mamma e al collega Vinci (Applausi), e ricorderà questo applauso quando sarà grande.

Il deputato Simiani ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale di costituzionalità n. 2.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Stiamo discutendo oggi alla Camera un atto che si potrebbe descrivere con molte parole, ma ne utilizzo una: totalmente discriminatorio (applausi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Nel momento in cui in Commissione ambiente abbiamo visto arrivare la proposta presentata dall'onorevole Foti, devo dire che lo stupore da parte nostra è stato totale, ma non solo da parte dell'opposizione, ma anche da parte di alcuni banchi della maggioranza. Lo dico, per il suo tramite, all'onorevole Foti, anche per quanto riguarda la volontà di andare avanti su una proposta del genere; lo dico perché, su questa vicenda, la cosa più brutta è utilizzare un articolo del Terzo settore, che è un tema veramente importante, un nucleo importante del nostro Paese. Utilizzando una questione di carattere urbanistico su un tema così delicato, che riguarda l'inclusione, l'integrazione e anche le questioni religiose, penso sia un fatto bieco, totalmente discriminatorio e assolutamente ingiusto e credo che, in questo caso, ci siano tutti gli elementi perché questo provvedimento sia incostituzionale.

Cerco di spiegarlo perché la norma che stiamo discutendo è una proposta di legge volta a dettare i criteri per l'applicazione alle associazioni di promozione sociale che svolgono attività di culto della normativa di favore prevista, in questo caso dall'articolo 71 del decreto legislativo n. 117/2017, che riguardava, in questo caso, le associazioni di promozione sociale e che regolava i luoghi in cui le associazioni di promozione sociale potevano svolgere la propria attività.

Ecco noi pensiamo che questa proposta sia del tutto illegittima e fortemente lesiva, innanzitutto, del divieto di discriminazione, in virtù dell'appartenenza a una confessione religiosa, così come previsto dall'articolo 3, primo comma, della Costituzione, laddove si limita l'applicazione della norma a carattere eccezionale e di favore, quale quella introdotta dall'articolo 71, solo con riferimento alle associazioni di promozione sociale che svolgano attività di culto.

Ma la cosa assurda di questa vicenda è che riguarda solamente quelle religioni che non hanno firmato l'intesa, che è una cosa veramente abominevole e assolutamente discriminatoria perché credo che, nel nostro Paese, oggi vivono in serenità molte persone che praticano la religione evangelica e quella islamica, religioni che non hanno firmato l'intesa.

Ci sono molte discussioni in merito e le audizioni che abbiamo fatto in Commissione ci hanno dato chiaramente lo stesso responso: questa norma è incostituzionale perché l'articolo 8 dice chiaramente che “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi, secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano”. E, ancora, l'articolo 19: “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda, e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”; nonché l'articolo 20: “Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto di una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività”. Abbiamo letto tre articoli che dichiarano chiaramente che questa norma è incostituzionale.

Credo che, onorevole Foti, non lo diremo noi, lo dirà il Presidente della Repubblica, anzi chiaramente lo dirà. Sicché voi potete andare ancora avanti, ma noi faremo battaglia politica su questo punto, perché crediamo che la norma sia totalmente discriminatoria.

Credo che, a questo punto, noi dovremmo andare a discutere non solo nei luoghi e nelle piazze, ma sarà anche necessario uno strumento da parte vostra, perché questa norma - lei non se ne rende conto - non pone assolutamente limiti. Voi dovete stare attenti, perché non porrà limiti, Presidente. Perché dopo ci sarà anche altro e basta leggere gli emendamenti presentati dalla Lega su questo punto, che dopo descriveremo.

C'è anche una sentenza della Corte costituzionale, la sentenza n. 254 del 2019, secondo cui “la libertà di culto si traduce anche nel diritto di disporre di spazi adeguati per poterla concretamente esercitare”. Sicché, di fatto, abbiamo anche una sentenza che dichiara che questa norma è assolutamente sbagliata, discriminatoria e incostituzionale. Uno degli aspetti, signor Presidente, che io vorrei evidenziare - perché la cosa veramente mi sta a cuore - riguarda la postura del nostro Paese di fronte alle vicende dell'integrazione e, soprattutto, dell'immigrazione.

Io credo che ci debba essere una postura diversa, qui non c'è una cultura esterna che vuole sopraffare il nostro stato sociale o il nostro buon vivere, dal punto di vista religioso o della vita quotidiana di ognuno di noi. Il punto è che questa cosa, se si vuole gestire - come giustamente si deve gestire - ha bisogno di essere vinta sull'autorevolezza culturale, sulla capacità di far vedere che il nostro Paese è un Paese civile, che vuole l'integrazione, che vuole riuscire a far sì che la nostra popolazione si possa integrare con le altre, al di là del proprio colore o della propria religione.

Ecco perché noi su questo, come dicevo prima, faremo battaglia politica. Però, guardate, voglio esternarvi un pensiero, perché, di fatto, poi si traduce tutto nel capire che tipo di tolleranza vogliamo. Infatti, la tolleranza è ciò che ci permette l'incontro con il diverso, senza violenze ed è evidente come, spesso, questo non sia avvenuto, nel nostro Paese. Ancora oggi, seppure in maniera meno lampante, tollerare - sia nel senso di portare che di sopportare la diversità - risulta quanto mai difficile e complicato, nel nostro Paese, sia per quanto riguarda il dialogo fra le religioni, specialmente monoteiste, sia per quanto concerne l'arena politica. Tollerare un'idea, un concetto, una posizione su una determinata questione sembra non fare parte del panorama politico italiano. Continue violenze e contrapposizioni, dentro e fuori le Aule del Parlamento, dimostrano che l'incontro con l'altro sia sempre segnato da una violenza, a volte verbale, a volte legislativa. E questa è una violenza che noi dobbiamo fermare e che noi vogliamo fermare nell'ambito di quest'Aula e in relazione a questo decreto.

Noi vogliamo che su questo aspetto ci sia, da parte dell'Aula, un ripensamento in merito alla possibilità di andare avanti su questa questione, perché riteniamo la norma veramente ingiusta, sul tema dell'immigrazione e sulla gestione della coesione sociale, visti anche i tempi che stiamo vivendo a livello internazionale; credo appunto che sia sbagliata. Ecco perché noi abbiamo presentato questo atto, che vorremmo fosse approvato da tutta l'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

In morte dell'onorevole Stefano Stefani.

PRESIDENTE. Comunico, colleghi, che è deceduto l'onorevole Stefano Stefani, già membro della Camera dei deputati nella XIII, XIV e XVI legislatura e già membro del Senato della Repubblica nella XII e XV legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame di questioni pregiudiziali di costituzionalità - A.C. 1018-A​)

PRESIDENTE. Il deputato Dori ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Bonelli ed altri n. 3, di cui è cofirmatario.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Il testo in esame, Atto Camera 1018, oltre a essere palesemente incostituzionale, è anche palesemente un manifesto ideologico della maggioranza. Questo manifesto ideologico è esplicitato, senza mezzi termini, nella relazione introduttiva della proposta di legge, dove si afferma che l'articolo 71 del codice del Terzo settore rappresenterebbe, così si legge espressamente, “il grimaldello utilizzato dalle comunità islamiche per insediarsi nel territorio italiano, creando moschee e madrasse nella completa indifferenza delle istituzioni, in spregio alla legge e nella sostanziale impossibilità a intervenire da parte delle Forze dell'ordine”.

Questo manifesto, oltre a palesare un'evidente islamofobia, evidenzia una generale sfiducia della maggioranza nei confronti delle istituzioni italiane, che sono definite completamente indifferenti. Si accusa, di fatto, lo stesso Governo, che è una di queste istituzioni, oltre a manifestare una complessiva sfiducia della maggioranza nei confronti delle Forze dell'ordine che, a detta dei proponenti, sarebbero impotenti e incapaci a intervenire.

Registrata, quindi, questa sfiducia della maggioranza nei confronti di istituzioni e Forze dell'ordine, potremmo sintetizzare il senso di questa proposta di legge in questo modo: considerato che qualcuno potrebbe non rispettare le leggi, allora, il Parlamento è legittimato ad approvare leggi contrarie alla Costituzione. Si tratta di un vero paradosso.

Noi, invece, dobbiamo riconoscere, anzitutto, l'esistenza di diritti costituzionali inviolabili e, conseguentemente, che le leggi devono essere in linea con la Costituzione e che, una volta in vigore, ovviamente devono essere rispettate.

Fare invece passare il principio, come vorrebbe la maggioranza, secondo il quale, qualora la legge non viene rispettata da qualcuno, si può anche calpestare il diritto costituzionale di tutti, è per noi inaccettabile e, per questo motivo, ci opponiamo.

Nonostante le modifiche apportate nei lavori parlamentari rispetto al testo originario, questo è e resta solo uno spot elettorale della maggioranza. Siamo certi, e forse la maggioranza stessa ne è consapevole, che la Consulta censurerà questa legge. L'articolo 8, comma terzo, della Costituzione, infatti, non può essere usato come clava contro le religioni diverse da quella cristiana cattolica. Questo è già chiaro almeno dalla sentenza n. 195 del 1993 della Consulta, che afferma: “il rispetto dei principi di libertà di uguaglianza (…) va garantito non tanto in raffronto alle situazioni delle diverse confessioni religiose, quanto in riferimento al medesimo diritto di tutti gli appartenenti alle diverse fedi o confessioni religiose di fruire delle eventuali facilitazioni disposte in via generale dalla disciplina comune dettata dallo Stato perché ciascuno possa in concreto più agevolmente esercitare il culto della propria fede religiosa. (…) La posizione delle confessioni religiose va presa in considerazione in quanto preordinata alla soddisfazione di bisogni religiosi dei cittadini, e cioè in funzione di un effettivo godimento del diritto di libertà religiosa, che comprende l'esercizio pubblico del culto professato come esplicitamente sancito dall'articolo 19 della Costituzione. In questa prospettiva tutte le confessioni religiose sono idonee a rappresentare gli interessi religiosi dei loro appartenenti. L'aver stipulato l'intesa prevista dall'articolo 8, terzo comma, della Costituzione, per regolare in modo speciale i rapporti con lo Stato non può quindi costituire l'elemento di discriminazione nell'applicazione di una disciplina, posta da una legge comune, volta ad agevolare l'esercizio di un diritto di libertà dei cittadini”.

Poi, ancora, la Corte costituzionale è intervenuta nuovamente nel 2002 affermando che “le intese di cui all'articolo 8, terzo comma, sono infatti lo strumento previsto dalla Costituzione per la regolazione dei rapporti delle confessioni religiose con lo Stato per gli aspetti che si collegano alle specificità delle singole confessioni o che richiedono deroghe al diritto comune: non sono e non possono essere, invece, una condizione imposta dai poteri pubblici alle confessioni per usufruire della libertà di organizzazione e di azione, loro garantita dal primo e dal secondo comma dello stesso articolo 8, né per usufruire di norme di favore riguardanti le confessioni religiose. (…) Vale dunque in proposito il divieto di discriminazione, sancito in generale dall'articolo 3 della Costituzione”.

Inoltre, più di recente, la Corte costituzionale ha ribadito, con la sentenza n. 67 del 2017, che “l'ordinamento repubblicano è contraddistinto dal principio di laicità, da intendersi, secondo l'accezione che la giurisprudenza costituzionale ne ha dato (…), non come indifferenza dello Stato di fronte all'esperienza religiosa, bensì come tutela del pluralismo, a sostegno della massima espansione della libertà di tutti, secondo criteri di imparzialità. (…) Altresì consolidato è il principio per cui la disponibilità di spazi adeguati ove «rendere concretamente possibile, o comunque […] facilitare, le attività di culto» (sentenza n. 195 del 1993) rientra nella tutela di cui all'articolo 19 della Costituzione, il quale riconosce a tutti il diritto di professare la propria fede religiosa, in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitare in pubblico o in privato il culto, con il solo limite dei riti contrari al buon costume”.

Tutto ciò premesso, appare chiaro che le finalità e gli effetti derivanti dalle disposizioni di questa proposta di legge risultino in evidente conflitto con il quadro costituzionale delle garanzie della libertà religiosa, come definito dagli articoli 8, 19 e 20 della Costituzione. Infatti, configura una speciale limitazione legislativa riferita a una determinata forma associativa, nello svolgimento delle attività di culto, mentre conserva la validità della disciplina di maggior favore per tutte le altre associazioni che svolgono attività di culto di confessioni religiose che, invece, hanno stipulato intese ai sensi degli articoli 7 e 8 della Costituzione. Quindi, per tutte le ragioni e le considerazioni esposte e richiamate, come Alleanza Verdi e sinistra assolutamente voteremo a favore delle questioni pregiudiziali perché riteniamo che non si debba procedere all'esame di questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie signor Presidente. Noi di Italia viva, per non inflazionare le pregiudiziali - nel senso di condizionare anche le pregiudiziali con il nostro parere contrario su una determinata legge - in passato, in più di un'occasione, non ci siamo pronunciati a favore delle pregiudiziali, pur essendo assolutamente contrari ai provvedimenti; perché, ovviamente, sono due binari distinti e forse sarebbe utile, in generale, che questi due binari venissero tenuti distinti, per dare anche più forza al momento in cui si presentano le pregiudiziali.

Ho fatto questa premessa perché, per quanto ci riguarda, in questa occasione non c'è dubbio che ci sono tutte le caratteristiche e tutte le ragioni per presentare una pregiudiziale di costituzionalità. Non ci sono solo la lesione e la violazione di un articolo della Costituzione, ma ci sono la violazione e la lesione, a nostro avviso, di più articoli della Costituzione. Io cercherò, nel tempo che mi rimane, di fare semplicemente un ragionamento sugli articoli che secondo noi vengono violati e - se ci riesco, alla fine, ribaltando quello che normalmente accade - anche una chiusa politica, perché ritengo che ci sia anche uno specifico pericolo politico e sociale nell'agire in un determinato modo.

Intanto - come ha fatto benissimo a ricordare anche nel suo intervento l'onorevole Colucci - si crea un problema serio nell'applicazione dell'articolo 19 della Costituzione che, come noto, afferma che “tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto”. È una riserva che la Costituzione dà ed alla quale non vengono posti limiti.

L'articolo 8 - che è il secondo articolo che, secondo noi, viene leso da questa legge - stabilisce che “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”.

Ora, capiamoci, anche in questo senso ho sentito le considerazioni di chi ha illustrato le pregiudiziali. Il fatto che i rapporti con le confessioni religiose diverse dalla religione cattolica debbano essere regolati per legge, sulla base di apposite intese, non può in alcun modo inficiare il cuore e la portata dell'articolo 8 della Costituzione. Non è che una subordinata possa mettere in discussione un diritto primario. La libertà di culto verrebbe sostanzialmente svuotata laddove si utilizzassero espedienti di carattere amministrativo o il grimaldello del governo del territorio per inibire iniziative e luoghi di culto.

Il principio di uguaglianza, espresso dal terzo articolo della Costituzione, a nostro avviso è violato sia nella sua accezione formale, cioè il divieto di discriminazioni, sia in quella sostanziale, concernente la rimozione degli ostacoli al raggiungimento dell'eguaglianza.

Si pone, altresì, in diretto contrasto con il principio di ragionevolezza e di proporzionalità che deve governare l'agire del legislatore in generale, e che richiede un surplus di attenzione nell'operazione di bilanciamento tra interessi in gioco laddove - come nel caso in esame - rischia di essere sacrificato un diritto fondamentale e inviolabile dell'individuo, che viene pregiudicato nella sua duplice dimensione di individuo ma anche di soggetto sociale, che vede nelle formazioni sociali sviluppare ed estrinsecare la propria personalità.

Poi c'è il quarto articolo, che è l'articolo 2 della Costituzione.

Insomma, c'è un fatto più di fondo, anche questo è stato ricordato e ne parlerà sicuramente la collega Gadda, che interverrà in dichiarazione di voto: usate la riforma del codice del Terzo settore in modo subdolo per intervenire sui luoghi di culto islamici. A questo proposito è molto interessante l'audizione del cardinale Scola che c'è stata in commissione dove, proprio a proposito di questo, mette in evidenza che, se alla base di questa proposta di legge, sono parole sue, ci sono anche valutazioni che attengono alla sicurezza e preoccupazioni in merito a discorsi estremisti, che potrebbero circolare all'interno dei centri islamici, è bene sottolineare che oggi la minaccia più grave viene dalla radicalizzazione via Internet; pertanto è interesse dello Stato italiano che i musulmani frequentino le moschee ed i centri islamici noti alle istituzioni e da queste riconosciuti.

C'è anche un tema di ragionevolezza non solo nelle parole del cardinale Scola, ma in anche in quella che dovrebbe essere una riflessione di chi si occupa di queste materie.

Concludo facendo presente che, peraltro, facendo così, rischiate di andare a penalizzare altri soggetti che nel Terzo settore praticano atti di culto occasionali: per esempio, gli scout o un banco alimentare, con riferimento ai quali si può fare una messa o una benedizione dentro magazzini. Sarebbero penalizzati anche loro.

Rispetto a quello che sta accadendo in questo momento nel mondo, dove sta esplodendo tutto, il punto è combattere gli estremisti islamici e non i musulmani, che devono avere la libertà di culto.

Per tutte queste ragioni, innanzitutto di carattere costituzionale, ma, in finale, mi permetto di dire anche di carattere politico e di ragionevolezza, noi voteremo a favore delle pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Presidente, anche noi voteremo a favore delle pregiudiziali. È vero, si tratta di una disposizione a carattere speciale, che contiene una deroga alle normative edilizie e urbanistiche in tema di destinazione d'uso edilizio e di titoli abilitativi; però, sullo sfondo c'è un grande problema di legittimità costituzionale.

Non è il caso di entrare nel merito del provvedimento - lo farà la collega Ruffino - né di discutere del tema specifico, perché non è questa la sede: qui siamo in sede di pregiudiziali. Nemmeno c'è da discutere delle finalità ultime del provvedimento stesso. Qui credo si debba fare - ancor più rigorosamente rispetto a quanto si fa di solito in tema di pregiudiziali - un ragionamento strettamente giuridico. Credo che questa volta la Corte costituzionale avrà un lavoro piuttosto semplice; più che semplice, ovvio. A noi sembra macroscopico il problema di legittimità rispetto ai principi costituzionali, e lo dico da cattolico. Non possiamo interpretare la Costituzione in maniera differente rispetto a una lettura lineare, che appare, addirittura, semplice. C'è poco da girarci intorno: la Costituzione è chiara sui diritti e sulla libertà di religione, e in claris non fit interpretatio.

L'articolo 3 parla di pari dignità sociale e afferma che siamo tutti uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua e di religione, oltre che di opinioni politiche. L'articolo 8 afferma che le “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”, purché non siano in contrasto con l'ordinamento giuridico italiano. L'articolo 19 sancisce che “tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitare in privato o in pubblico il culto”, purché non si tratti, naturalmente, di riti contrari al buon costume e, ovviamente, alla legge. Questi articoli, ovviamente, vengono violati dalla disposizione in oggetto.

C'è poi l'articolo 20, che sancisce che “il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto di un'associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività”.

Alla luce di ciò è ovviamente preclusa - perché non percorribile - la strada di una discriminazione tra le confessioni religiose, in base alla circostanza che abbiano o non abbiano regolato i loro rapporti con lo Stato tramite accordi o intese.

Non si può giustificare - per un contrasto, appunto, con i principi costituzionali - una applicazione o meno di un regime di favore in materia di destinazione e uso di sedi e locali necessari per lo svolgimento dell'attività religiosa. La giurisprudenza costituzionale su questo punto è granitica: in linea con il concetto di laicità dello Stato e, in coerenza con gli articoli 2, 3, 7, 8, 19 e 20 della Costituzione, si deve garantire la salvaguardia della libertà di religione, perché il nostro è un regime di pluralismo culturale, prima ancora che confessionale.

La libertà di culto - lo dice testualmente la Corte costituzionale, peraltro con recenti pronunce, non datate - si traduce anche nel diritto di disporre spazi adeguati a poterla esercitare concretamente. Ciò comporta un duplice dovere a carico delle autorità pubbliche: in positivo, per le amministrazioni competenti, quello di applicare il principio in virtù del quale siano previsti e messi a disposizione spazi pubblici per le attività religiose; in negativo, impone che non si frappongano ostacoli ingiustificati all'esercizio del culto nei luoghi privati e, soprattutto, che non si discriminino le confessioni nell'accesso agli spazi pubblici.

Ciò detto, ripeto: secondo noi, la normativa proposta è assolutamente incostituzionale e il nostro voto andrà a favore della pregiudiziale (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare - è l'ultimo intervento - l'onorevole Iaia. Ne ha facoltà.

DARIO IAIA (FDI). Grazie, Presidente. Noi riteniamo, al contrario di quanto ho ascoltato sinora, che invece questa norma sia assolutamente conforme alla nostra Costituzione.

Intanto, abbiamo ascoltato interventi con i quali i colleghi si sono soffermati tanto sulla libertà di culto. Certamente questo tema viene anche toccato dalla norma, ma parliamo di diritto urbanistico, di titoli abilitativi e di varianti urbanistiche. Noi riteniamo che questa norma, così come proposta e così come presentata, non violi alcuna norma della Costituzione, piuttosto disciplini una materia che oggi è assolutamente confusa. Intanto, cerchiamo di fissare il contesto nel quale questa norma si pone, che è quello previsto e disciplinato dall'articolo 71 del codice del Terzo settore, che prevede una deroga. In sostanza, nel momento in cui una confessione religiosa presenta una richiesta per realizzare una casa destinata al culto - che può essere una chiesa cattolica, una moschea o una sinagoga - l'iter urbanistico e l'iter autorizzativo sono ben disciplinati dalla normativa e dal diritto urbanistico. Diverso è, invece, il tema oggetto appunto dell'articolo 71 del codice Terzo settore che prevede una deroga rispetto alla normativa urbanistica. In sostanza, cosa prevede questa deroga? Che le associazioni e gli enti del Terzo settore, nel momento in cui, rispetto alle loro sedi e ai loro locali, devono svolgere attività istituzionali, non devono rispettare la normativa urbanistica, e di conseguenza, non devono presentare una richiesta di variante urbanistica. Questo è l'oggetto previsto e disciplinato dall'articolo 71. Ricordiamo che il codice del Terzo settore non ricomprende tra le attività istituzionali degli enti del Terzo settore anche l'attività di culto, che è qualcosa di ben diverso rispetto alle attività istituzionali che devono essere svolte, invece, dalle associazioni e dagli enti del Terzo settore. Il nuovo testo, così come previsto e anche modificato in sede referente, prevede che, fatto salvo quanto previsto dagli accordi e dalle intese stipulate ai sensi degli articoli 7 e 8 della Costituzione, questa disciplina di favore, di cui appunto al primo comma dell'articolo 71, non si applica ai locali degli enti del Terzo settore utilizzati esclusivamente o prevalentemente per attività di culto.

Quindi, i dubbi stati sollevati rispetto agli scout, rispetto al Banco Alimentare e a tutte queste vicende, non hanno nulla a che vedere con questa norma, perché noi parliamo solo ed esclusivamente di attività di culto svolte in locali o sedi, in maniera esclusiva o prevalente. Quindi, soltanto in questi casi deve essere presentata una richiesta che ha come finalità il rispetto delle esigenze di sicurezza e di accessibilità dei locali, e che sia conforme con il rispetto del tessuto urbano circostante. Cosa significa? Che, sostanzialmente, un garage o un locale destinato a bar non può essere utilizzato così, tout court, senza alcuna variante urbanistica e senza alcuna autorizzazione, divenendo un luogo di culto, il quale può avere a oggetto qualunque confessione religiosa e qualunque culto. Quindi, anche tutti i ragionamenti e tutti i dubbi che si pongono rispetto alla religione islamica e musulmana devono essere assolutamente respinti, perché è una norma che riguarda tutte le confessioni religiose, quindi non vi è assolutamente alcuna discriminazione. Peraltro, ricordiamo che la norma prevede anche la previa intesa della Conferenza unificata Stato-regioni.

Infine, una domanda da porsi, signor Presidente, è anche la seguente: prima dell'approvazione di questa norma era legittimo e consentito adibire un garage o uno scantinato a luogo di culto? Mancava la norma, ma la giurisprudenza era assolutamente intervenuta su questo tema. Ricordo, per esempio, la sentenza del Consiglio di Stato n. 6176 del 2018, che aveva negato questo tipo di possibilità. Quindi, neanche in passato era possibile utilizzare un garage o uno scantinato come luogo destinato esclusivamente al culto.

Il Consiglio di Stato aveva appunto chiarito come l'articolo 71 del codice non autorizzasse assolutamente a insediare un luogo di culto, anche occasionale o precario, in aree o territori comunali non vocati.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

DARIO IAIA (FDI). Quindi, per tutte queste ragioni - chiudo, signor Presidente - riteniamo che la norma sia assolutamente conforme al testo costituzionale, per cui il gruppo di Fratelli d'Italia voterà contro le pregiudiziali di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Alfonso Colucci ed altri n. 1, Simiani ed altri n. 2 e Bonelli ed altri n. 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

PRESIDENTE. Essendo state respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate, passiamo al seguito della discussione del provvedimento.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Noi come MoVimento 5 Stelle chiediamo il rinvio in Commissione della proposta di legge in esame. Il motivo, purtroppo, è semplice, nel senso che il testo che è arrivato in Aula non è assolutamente quello che è stato votato in Commissione, e vi spiego brevemente il motivo. Il Comitato dei nove stamattina si è riunito e ci siamo trovati davanti questo emendamento che di fatto riscrive completamente il testo che è arrivato in Aula. Ve la prendete voi la responsabilità che questo provvedimento è a invarianza finanziaria? Secondo noi deve tornare in Commissione. Su questo testo è successa una cosa indecorosa, perché da un testo iniziale della proposta di legge del collega Foti noi ci ritroviamo con quattro testi diversi -l'ultimo di questa mattina alle 11- che riscrivono la norma, probabilmente perché vogliono salvare il salvabile, ma non ci siete riusciti. Voi potete anche provare a migliorare il salvabile, ma è un testo diverso. Quindi, per tutti questi motivi - anche perché secondo noi serve un passaggio in Commissione bilancio proprio per verificare che il testo che è arrivato sia conforme e con zero risorse - chiediamo a gran voce il rinvio in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sulla richiesta di rinvio in Commissione testé avanzata, chiedo al relatore, deputato Fabrizio Rossi, di esprimere il proprio orientamento ai sensi dell'articolo 86, comma 7, del Regolamento.

FABRIZIO ROSSI, Relatore. Il parere è contrario.

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, sulla proposta di rinvio in Commissione, darò la parola a diversi colleghi, in quanto da diversi gruppi ho ricevuto richieste in tal senso, per non più di 5 minuti ciascuno, applicando l'articolo 45 del Regolamento. Intanto ha chiesto di intervenire l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Il gruppo d'Italia Viva si associa alla richiesta dei colleghi, e aggiungo alcune considerazioni rispetto a quelle svolte dalla collega Fontana. L'ennesimo testo che è stato presentato questa mattina dimostra che la maggioranza è ancora alla ricerca di un testo che sia coerente non soltanto con i principi costituzionali, che sono stati oggetto del nostro dibattito appena concluso rispetto alle pregiudiziali di costituzionalità. Tuttavia, questo testo ha seri problemi, anche in termini di coerenza con il decreto legislativo n. 117 del 2017, il cosiddetto codice del Terzo settore; e ha anche problemi di coerenza con le competenze locali, dei comuni e degli enti territoriali.

Quindi, chiediamo alla maggioranza - con il rispetto reciproco che assolutamente cogliamo con riferimento a una necessità, a un tema che ha voluto porre la maggioranza - un ulteriore approfondimento, che è necessario, perché dalle audizioni di questo provvedimento sono emerse numerosissime criticità e, ripeto, il testo presentato questa mattina, a cui sono stati presentati anche dei subemendamenti, dimostra che non siamo per nulla giunti ad un testo coerente da alcun punto di vista. Quindi, anche noi chiediamo che questo testo venga rinviato in Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci associamo alla richiesta della collega Ilaria Fontana, così come ha testé fatto la collega Gadda. Ne faccio, se mi è consentito, una questione veramente di procedura e di Regolamento, non entrando nel merito su cui abbiamo già espresso e avremo modo di esprimere - come credo sia giusto, ovviamente - opinioni differenti da quelle della maggioranza.

Tuttavia, inviterei anche lei, signor Presidente, ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento, affinché tutto si svolga nel rispetto non della formalità, perché in questo caso la forma è anche sostanza. Ci troviamo nuovamente di fronte, come era già capitato recentemente, a una modifica del testo - questo era un unico articolo - modificato nelle ore precedenti all'arrivo in Aula, con la proposta di subemendamenti con scadenza alle ore 13, cioè un'ora prima di andare in Aula. Allora, tutta questa fretta e questi cambiamenti sembrano funzionali più ad altri obiettivi che non a quelli, alla fine, relativi all'approvazione di una legge, avendo fatto tutte le riflessioni ed essendo, ovviamente, diritto della maggioranza poterla approvare.

Credo, da questo punto di vista, che ci sia un altro vulnus su cui, Presidente, la invito a riflettere. Ancora una volta, intervenendo in questo modo - se diventasse prassi - credo che ci sarebbero problemi seri. Noi abbiamo ovviamente presentato, per esempio, le pregiudiziali sulla base di un altro testo e non di questo testo. Io capirei se fossero 10, 15 articoli, ma il provvedimento ha un articolo e questo articolo viene modificato questa mattina, e noi avevamo già presentato il testo sulle pregiudiziali.

Io credo che questa procedura abbia oggettivamente molti limiti. Invito davvero la maggioranza a non continuare. Abbiamo già vissuto l'esperienza delle forzature regolamentari in Commissione sull'autonomia differenziata. State andando avanti con forzature su forzature, quando su questo provvedimento credo si sarebbe potuto tranquillamente avere, come abbiamo avuto altre volte, un po' più di tranquillità e di riflessione e si sarebbe potuto tranquillamente andare alla prossima settimana, perché - ripeto - è un testo di origine parlamentare e non c'è alcuna scadenza né alcuna urgenza particolare. Davvero, signor Presidente, la invito a riflettere, perché qui stiamo continuamente forzando e andando sempre ai limiti, i limiti però io credo non aiutino.

Ci possono essere condizioni in cui scadenze di conversione possono determinare forzature dei tempi sul Regolamento, ma forzature, in questo contesto e in questo iter, francamente, non le comprendiamo. Prima del voto invito il relatore a ripensarci e a prendere seriamente in considerazione la richiesta della collega Ilaria Fontana, che non ha nulla di ostruzionistico, ma semplicemente fa un richiamo a un corretto iter di approvazione di questo provvedimento in Commissione e, poi, in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sicuramente i repentini cambi di testo sono un segnale, forse anche un segnale che dilaga in maggioranza. Non è stato semplice portare avanti i lavori in Commissione e abbiamo rappresentato chiaramente il nostro pensiero.

Certamente, il primo aspetto è quello dell'anticostituzionalità; il secondo aspetto è quello dell'ingerenza fortissima nei confronti degli enti locali, lo ripeterò nella dichiarazione di voto.

Tuttavia, abbiamo due elementi su cui riflettere: il primo è quello dell'ingerenza del Ministro Salvini nelle zone 30, il secondo è quello dell'entrata a piedi giunti nella materia urbanistica che è competenza degli enti locali. L'impossibilità di valutare quanto è stato presentato, ad esempio, certamente fa sì che ci associamo alla richiesta della collega Fontana e, quindi, al ritorno in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione dei nomi, la proposta di rinvio in Commissione del provvedimento.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 17 voti di differenza.

Per richiami al Regolamento e sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per un richiamo al Regolamento l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Rubo pochi secondi, perché abbiamo votato le pregiudiziali. La pregherei di valutare - intervengo sull'articolo 40, secondo comma, del Regolamento - la questione che ha posto il collega Fornaro. È una questione, a mio avviso, molto seria.

Tralasciando tutte le questioni sul cambiamento del testo e via dicendo, ci troviamo in una situazione nella quale abbiamo fatto una discussione sulle pregiudiziali relative a un testo depositato che sono state argomentate, mi sembra, in maniera anche abbastanza cogente su questioni legate agli articoli della Costituzione che sarebbero lesi e così via. E, dopo che abbiamo votato le pregiudiziali, quindi, senza che in alcun modo formalmente e sostanzialmente ciascuno di noi abbia potuto minimamente fare considerazioni su un pezzo che si aggiunge - e non è un pezzo di pura forma, è un pezzo di sostanza -, adesso, probabilmente, non essendo stato accolto il rinvio in Commissione, ci troviamo a cambiare sostanzialmente il testo, che abbiamo all'ordine del giorno, con l'emendamento della Commissione, rispetto al quale le pregiudiziali di costituzionalità sono totalmente da un'altra parte.

So che lei mi dirà, signor Presidente, che questo, ovviamente accade ogni volta che c'è la legittima possibilità della Commissione o del Governo di presentare emendamenti ed è evidente che vale anche in questa occasione. La prego - magari a futura memoria, perché di precedenti ce ne saranno quanti ne vuole -, perché le considerazioni che faceva l'onorevole Fornaro sono per me molto delicate. Infatti, se noi immaginiamo che, una volta che si vota sulla pregiudiziale di un testo, il Governo aggiri qualunque tipo di considerazione, cambiando il testo senza che questo abbia inciso sul voto sulla pregiudiziale, significa che noi togliamo senso anche alle pregiudiziali. Se facciamo pregiudiziali su un testo che viene poi stravolto e quel testo non può essere sottoposto a pregiudiziale, è del tutto evidente che di fatto possiamo abolire anche le pregiudiziali.

Quindi, ripeto, so cosa lei mi dirà rispetto al diritto della Commissione e del Governo di emendare. L'argomento, però, posto dall'onorevole Fornaro, per me è sostanziale rispetto alla tenuta delle regole dentro questa Camera.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, come sa, la pregiudiziale, come dice la parola stessa, precede la discussione e la votazione degli emendamenti che vengono presentati. Quindi, è un atto che, essendo precedente, viene determinato prima ancora, sulla base del testo uscito dalla Commissione; successivamente, si votano gli emendamenti. I tempi della discussione sono, infatti, imputati alla discussione generale. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Sono e siamo costretti a chiedere al Ministro Nordio un'informativa urgente su due clamorosi casi, che avrete senz'altro letto in questi mesi.

Marjan Jamali è partita dall'Iran con suo figlio di 8 anni, prendendo poi un'imbarcazione in Turchia su una barca a vela diretta in Europa. Dopo 5 giorni di navigazione, lo sbarco nel porto di Roccella Jonica e subito l'accusa, da parte di 3 uomini, di aver fatto parte dell'equipaggio e così l'arresto. Marjan è reclusa da allora nel carcere di Reggio Calabria, con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Peccato che i 3 testimoni sentiti subito dopo lo sbarco, le cui parole sarebbero state tradotte dal farsi da un interprete di nazionalità curda, sono poi risultati irreperibili.

La donna è stata separata dal figlio, affidato a una famiglia di nazionalità afgana accolta nel sistema di accoglienza e integrazione di Camini, a due ore di distanza dal penitenziario. Già il 16 novembre 2023, nel corso dell'udienza davanti al tribunale del riesame di Reggio Calabria, aveva denunciato violenze e molestie sessuali proprio da parte di quei 3 che l'hanno accusata.

La risposta del Ministro Nordio sul caso di Marjan è stata autoassolutoria, piena di inesattezze: non corrisponde al vero che il giorno dello sbarco fosse stata presente un'interprete di lingua curda iraniana, e in ogni caso l'imputata comprende solo il farsi, ossia la lingua ufficiale iraniana, così come non corrisponde al vero che la donna sa esprimersi in lingua araba. Ma ciò che è più grave e inconfutabile è che a Marjan è stato negato addirittura l'interrogatorio previsto nei termini di legge. Come può un indagato difendersi, se non gli è permesso di fornire la propria versione dei fatti?

Siamo di fronte a una violazione non solo del codice di procedura penale, ma del diritto alla difesa e, purtroppo, Presidente - ascolti -, non è l'unico caso. Ho depositato una seconda interrogazione, su Maysoon Majidi, anche lei detenuta nel carcere di Castrovillari dopo una denuncia per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina da parte di 2 uomini, pensi un po', anche loro fuggiti. Anche a lei l'interrogatorio non è stato concesso, anche per lei si è disposta la misura cautelare di massimo rigore, quello del carcere.

Il Ministro Nordio sostiene l'assoluta linearità dell'operato. Ma cosa c'è di lineare nella detenzione preventiva, sulla base di testimonianze inattendibili, di 2 donne reduci da storie dolorose e faticose, separate dai propri cari e non trattate come innocenti fino a prova contraria?

È acclarato, da numerose e costanti testimonianze, che ormai è facile, basta accusare qualcuno dell'equipaggio e poi scappare. Al momento dello sbarco, la Polizia giudiziaria, impegnata a individuare il capitano e i membri dell'equipaggio per ogni imbarcazione, interroga i passeggeri, e così è facile. Ho finito. La presenza di avvocati d'ufficio è spesso solo virtuale.

Faccio appello al Ministro, ai garanti regionali e nazionali, a quest'Aula: non è questa l'idea di giustizia che difendiamo ogni giorno. Alle toghe chiediamo solo di vedere i fatti! Questa donna, la prima, ha pagato più di 14.000 euro per arrivare lì, altro che accuse, altro che favoreggiamento! È stata separata da suo figlio, dopo essere stata abusata sessualmente in quelle imbarcazioni! Ecco, lo dico: abbiamo messo l'Iran - giustamente - sotto i riflettori, abbiamo detto: donna, vita, libertà! E cos'è del futuro di queste due donne? Chiedo al Ministro Nordio di intervenire e, nell'attesa della fine del processo, almeno facciamole uscire (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento, sempre sull'ordine dei lavori, l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Le chiederei, cortesemente, di consentirmi di fare il mio intervento con un po' di attenzione da parte dell'Aula (Commenti).

PRESIDENTE. Ce l'ha, onorevole Boldrini, prego.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Allora, Presidente, chiedevo attenzione, perché anch'io vengo qui a unirmi alla richiesta del collega Grimaldi, in quanto sta succedendo qualcosa che dovrebbe attirare l'attenzione di tutti e tutte noi.

Abbiamo detto che stiamo qui a perorare la causa di due giovani donne, non hanno neanche 30 anni, sono due iraniane: Maysoon Majiadi, di 27 anni, e Marjan Jamali, che di anni ne ha 29. Queste due donne, Presidente, non si conoscono, e non si conoscevano neanche prima di lasciare il loro Paese, l'Iran. Sono, tutte e due, arrivate sulle coste italiane alla fine dello scorso anno, attraverso la Turchia. Entrambe sono accusate di essere scafiste, Presidente; già due donne accusate di essere scafiste è un azzardo non da poco. In tanti anni, io non ho mai, personalmente, sentito un'accusa del genere verso delle donne, ma entrambe sono in grado di dimostrare di aver pagato. Allora, come funziona, Presidente? Lo scafista o la scafista normalmente non paga. Qui abbiamo ricevute di pagamenti e queste prove sono state anche prodotte nel corso del procedimento. Entrambe hanno avuto traduzioni fallaci, cioè traduzioni di mediatori che non intendevano la loro lingua, la lingua farsi; sarebbe come se io finissi in Iran, venisse una traduttrice tedesca e dicesse: va beh, ma insomma l'italiano e il tedesco sono la stessa cosa. Lo capirà, lei, il tedesco. No, Presidente, non lo capisco, io, il tedesco: italiano e tedesco sono due lingue tra loro incomprensibili. Poi ci sono le testimonianze. Di chi? Di persone che le accusano entrambe, in mesi diversi, luoghi diversi, di essere loro le scafiste, e poi se ne vanno, alcune di queste persone sono irrintracciabili. Allora, a entrambe sono stati negati i domiciliari, nonostante ci siano dei luoghi, delle accoglienze predisposte per loro. Perché so queste cose? Perché io sono andata a incontrarle in carcere, queste due donne, una, Maysoon Majiadi il 24 febbraio, nel carcere di Castrovillari e l'altra, Marjan Jamali il 12 marzo, nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto. Ho visto, in entrambi i casi, due donne che vivono un incubo. Immagini cosa significhi fuggire dall'Iran, arrivare, dopo viaggi difficilissimi, in Italia, pensare finalmente di essere al sicuro e trovarsi accusati di qualcosa che è veramente inconcepibile e di essere sbattuti in carcere, senza che nessuno ti traduca niente, Presidente. Nessuno traduce nulla e loro non riescono a comprendere cosa sta accadendo. Maysoon Majiadi ha perso 15 chili, Marjan Jamali è disperata per suo figlio di otto anni che è stato messo, appunto, in una comunità.

Allora, qual è il timore, Presidente? Il timore è che, con questa caccia e allo scafista o al trafficante nel globo terracqueo, ci sia bisogno anche di capri espiatori, perché? Per fare numero, perché bisogna dimostrare l'efficienza di questa lotta allo scafista. Poi, come dicono chiaramente i magistrati - da ultimo, lo ha detto anche il dottor Giuseppe Modica, giudice a Palermo -, nella gran parte dei casi, queste persone, cosiddette scafisti, sono persone che, alla luce delle indagini, risultano estranee alla rete criminale. Che questo vento porti anche ad accuse facili non può accadere. Abbiamo sostenuto il movimento Donna, vita, libertà! Abbiamo donne iraniane che chiedono protezione nel nostro Paese. Non è possibile che queste donne, sulla base di testimonianze che non sono state neanche comprese dalle persone, possano trovarsi in quest'incubo. Dove è finito il nostro garantismo? E il diritto alla difesa? Io è con questi due interrogativi che chiudo il mio intervento e chiedo al Ministro Nordio di venire qui, in quest'Aula a riferirci su quanto sta accadendo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, anche con riferimento al precedente richiamo al Regolamento del collega Giachetti e avendo ascoltato le sue osservazioni, credo che l'argomento meriti…

PRESIDENTE. Quindi, interviene sull'articolo 40, comma 2?

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Sì. Dicevo, credo che l'argomento meriti un approfondimento, perché l'interpretazione che anche testé lei ha fornito ovviamente si può e si deve applicare ad articolati complessi. Trova maggiore difficoltà, a mio giudizio, e comunque merita una riflessione, quando ci troviamo di fronte a un unico articolo. Non sono a richiedere oggi un cambiamento, signor Presidente, ma sono semplicemente a richiedere, perché lei si faccia tramite con il Presidente della Camera, affinché in una prossima riunione, speriamo in tempi brevi, della Giunta per il Regolamento si possa, accanto alle questioni che abbiamo già sollevato sui lavori di Commissione in occasione dell'autonomia differenziata, approfondire in modo da avere un parere e una pronuncia della Giunta per il Regolamento su questo specifico tema.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fornaro. A questo punto la questione sarà riportata al Presidente della Camera affinché verifichi la necessità di un eventuale approfondimento nella Giunta per il Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1018-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge e degli emendamenti presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che, fuori dalla seduta, l'articolo aggiuntivo Pizzimenti 1.0100 è stato ritirato dal presentatore.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.200 (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione. Avverto altresì che, con riferimento a tale emendamento, sono stati presentati quattro subemendamenti, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, in quanto recante disposizioni estranee al perimetro definito dal provvedimento in esame, limitato a questioni di natura urbanistica, l'articolo aggiuntivo Iezzi 1.0101, ad eccezione del capoverso 1-bis, lettera c), che concerne la collocazione nel tessuto urbanistico degli edifici da destinare al culto.

Le ulteriori disposizioni recate dall'articolo aggiuntivo in questione, non previamente presentato in Commissione, nell'individuare ulteriori contenuti del decreto ministeriale di cui il testo prevede l'adozione, intervengono, invece, su aspetti concernenti la forma dei bilanci e le modalità di finanziamento degli enti, l'uso della lingua italiana per le attività pubbliche svolte e il contenuto degli statuti, non trattati dal provvedimento in discussione.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine i gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e MoVimento 5 stelle sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Fabrizio Rossi. Ne ha facoltà.

FABRIZIO ROSSI, Relatore. Grazie, Presidente. Chiediamo una breve sospensione di 5 minuti, per riesaminare un parere su un emendamento.

PRESIDENTE. Senta, se facciamo 8, per lei va bene uguale?

FABRIZIO ROSSI, Relatore. Benissimo.

PRESIDENTE. Allora, facciamo che la seduta è sospesa e riprende alle ore 16, per il seguito dell'esame del provvedimento.

La seduta, sospesa alle 15,52, è ripresa alle 16,10.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge n. 1018-A.

Invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1 segnalati per la votazione.

FABRIZIO ROSSI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti 1.1 Gadda, 1.2 Simiani e 1.4 Ilaria Fontana e sui subemendamenti 0.1.200.1, 0.1.200.2, 0.1.200.3 e 0.1.200.5 Ilaria Fontana, parere favorevole sugli emendamenti 1.200 della Commissione e 1.100 Pizzimenti, parere contrario sugli emendamenti 1.10 Bonelli e 1.7 Manes, mentre sulla parte ammissibile dell'articolo aggiuntivo 1.0101 Iezzi invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Il parere è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti 1.1 Gadda, 1.2 Simiani e 1.4 Ilaria Fontana. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Ovviamente abbiamo depositato un emendamento soppressivo, perché siamo totalmente contrari all'impianto normativo di questa proposta di legge. Abbiamo voluto depositare solo questo emendamento, così come abbiamo fatto in Commissione, perché riteniamo totalmente pericoloso e fuorviante questo testo di legge che, voglio ricordare ai colleghi, abbiamo già fermato nella scorsa legislatura proprio grazie a un emendamento a firma del MoVimento 5 Stelle, che poi ha bloccato la discussione.

È un testo anticostituzionale, discriminatorio, che purtroppo mette in discussione la laicità dello Stato; un testo che ci ha visto protagonisti, purtroppo, di una maggioranza in panne, perché ogni volta che ci siamo riuniti per questa proposta di legge arrivavano testi nuovi, in cui si cambiava una parolina, si cercava di salvare il salvabile, ma purtroppo la ratio della proposta di legge non è cambiata.

Abbiamo presentato questo soppressivo, perché secondo noi questo testo va a limitare anche la portata applicativa dell'articolo 71 del codice.

Come diceva prima il collega Colucci, qui non si parla in generale dell'articolo 71 del codice, noi siamo a disposizione, con tutti gli strumenti che abbiamo, per discutere, ma qui il principio che si mette in discussione è totalmente diverso e va a toccare i nostri principi costituzionali e la laicità dello Stato. In tutte le audizioni, tra l'altro, quindi non lo dice il MoVimento 5 Stelle… Io capisco che all'Aula e alla maggioranza non interessi assolutamente questa proposta di legge, ma parlare con questa confusione, Presidente, è complicato. Comunque, andiamo avanti…

PRESIDENTE. No, non andiamo avanti, ci mancherebbe. Colleghi, per favore, la collega Ilaria Fontana ha difficoltà a proseguire il suo intervento per il brusio che c'è in Aula. Vi prego cortesemente di abbassare il tono della voce, così la facciamo intervenire con il silenzio che chiede.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Anche perché mi sarebbe piaciuto ascoltare la voce della maggioranza magari in Commissione, anziché in Aula, come bisbiglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quindi, forse, questo potrebbe essere utile anche per iniziare come metodo di lavoro nelle Commissioni. Proseguo. Perché abbiamo scelto di sopprimere l'intero testo? Perché mette in discussione, come abbiamo detto, gli articoli 7, 8 e 20 della Costituzione. Il testo nuovo che abbiamo sottomano recita: “Fatto salvo quanto previsto dagli accordi e dalle intese stipulate ai sensi degli articoli 7 e 8, terzo comma, della Costituzione (…)”. Finché non si cambiano queste due righe, il testo non cambia, si girano le parole, si fa un esercizio di stile, ma, purtroppo, il testo rimane così com'è. Quindi, puoi anche dire che non è discriminatorio, che non è per le moschee, che non è per la cultura islamica, ma questo rimane, queste due righe, da: “Fatto salvo” a: “terzo comma, della Costituzione”, sono i fondamentali che spiegano la proposta di legge che abbiamo davanti.

Quando abbiamo argomentato anche in Commissione con le altre opposizioni, abbiamo cercato di capire e abbiamo cercato di fare domande e anche i costituzionalisti sono rimasti increduli, perché, audizione dopo audizione, tutti i documenti che arrivavano erano molto critici e molto preoccupati per il testo che avevano di fronte ed è per questo che probabilmente abbiamo un testo A, un testo B, un testo C e, oggi, un testo D, però, fondamentalmente rimangono salve quelle due righe, quindi, poco cambia.

Come ribadito dalla Corte costituzionale, unitamente, al diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualunque forma, la Costituzione garantisce il diritto di fare propaganda e di esercitarne il culto in privato e in pubblico. Questo è l'articolo 19 della Costituzione. Così come l'articolo 20 che esclude che il fine di religione o di culto di un'associazione o istituzione possa essere causa di speciali limitazioni legislative.

Per tutti questi motivi, chiediamo anche una riflessione alla maggioranza, perché non penso che tutti la pensino esattamente come c'è scritto in questa proposta di legge, per la loro cultura politica e per la loro storia politica.

Quindi, rivolgo un appello a quei colleghi, senza distinzione di colore, che leggono quello che stiamo per votare e che con coscienza andranno a votare. Lo ripeto - e concludo, Presidente -, la cosa sconcertante è il silenzio della maggioranza che non ha neanche difeso questo testo di legge. Non lo ha neanche difeso. Quindi, chiediamo di votare il nostro emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Anche noi, come gruppo di Italia Viva, abbiamo presentato un emendamento soppressivo dell'articolo 1 e, quindi, dell'intera proposta di legge, perché questo testo è completamente inemendabile, lo riassumo così, nelle motivazioni. È inemendabile, perché ha dimostrato, come ha dimostrato il dibattito che abbiamo appena concluso, di avere seri problemi di costituzionalità. È un testo che è sbagliato nella scelta del veicolo legislativo, è un testo che è sbagliato nell'impianto. Attaccare, usare o, meglio, abusare del codice del Terzo settore riteniamo sia sbagliato e ingiusto, anche nei confronti degli oltre 130.000 enti del Terzo settore che in questi anni, dal 2017 in poi, si stanno iscrivendo al Registro unico nazionale del Terzo settore e che non hanno certo bisogno di messaggi di questo tipo. È un testo sbagliato nel merito.

Chi vuole trovare soluzioni prova a farlo, cercando soluzioni che non siano soltanto mediatiche, ma che siano a supporto degli amministratori locali, che con questo tema si confrontano ogni giorno. E riteniamo anche che sia sbagliato nel tempo, perché in un momento in cui il mondo sta esplodendo e dobbiamo essere tutti, a partire da quest'Aula, costruttori di dialogo, probabilmente, un testo di questo tipo è inopportuno. È opportuno soltanto per chi usa questi temi solo in occasione delle campagne elettorali. Quindi, chiediamo al Parlamento e ai colleghi di approvare questo emendamento soppressivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Presidente, penso che la maggioranza e il presentatore di questa proposta di legge, il capogruppo di Fratelli d'Italia, non abbiano trovato momento migliore per presentare un provvedimento che è una dichiarazione di vera e propria ostilità nei confronti della comunità musulmana italiana, che è composta, per la stragrande maggioranza, da cittadini italiani. Questo è, evidentemente, un ragionamento politico ed elettorale, perché non c'entrano nulla, come sa l'onorevole Foti, gli standard urbanistici o cose di questo genere. Oggi, la maggioranza di destra di questo Parlamento - perché quello che una volta si chiamava il centro, quel centro liberale, non avrebbe mai acconsentito a un'operazione di questo genere - compie questa operazione profondamente illiberale, ma questa di oggi è anche una dichiarazione di profonda ostilità nei confronti della Corte costituzionale, che con ben 4 sentenze è intervenuta nel merito, dichiarando proprio esplicitamente l'incostituzionalità di non garantire la libertà di culto. In particolar modo la sentenza del 2002, ma anche quella del 2016, dicono chiaramente che non è e non può essere una condizione imposta dai poteri pubblici ciò che voi volete realizzare oggi, cioè imporre vincoli alle confessioni per usufruire della libertà di organizzazione e di azione, loro garantite dal primo e dal secondo comma dello stesso articolo 8 della Costituzione, per usufruire di norme di favore o di inibizione delle confessioni religiose.

Ebbene, veramente, io sono molto preoccupato di come quest'Aula, questa maggioranza di destra, non abbia pudore nel non rispettare sentenze della Corte costituzionale che non devono essere interpretate, perché sono estremamente chiare.

Allora, il problema, per chi ha presentato questa proposta, è di dire che dobbiamo fare attenzione perché c'è un bar o c'è un'attività prevalentemente di culto di quelle confessioni che non hanno sottoscritto l'intesa ai sensi degli articoli 7 e 8 della Costituzione, perché è così, è assolutamente così. In un momento storico molto complicato per il Pianeta e per quello che sta avvenendo, per la guerra che c'è, ad esempio, in Medio Oriente, dove la popolazione, la gente musulmana muore sotto le bombe, oggi, voi dite a quella comunità che non può pregare e non può avere gli stessi diritti di altre confessioni religiose che si trovano in una situazione identica alla loro; a queste, in virtù dell'articolo 71 del codice del Terzo settore, sarà consentita la possibilità di utilizzare ambiti che non sono in regola con gli standard urbanistici, mentre ad altre comunità, no. Poi, non ci sono solo le comunità musulmane che non hanno sottoscritto l'accordo ai sensi degli articoli 7 e 8 della Costituzione, ci sono le chiese evangeliche, c'è la comunità ortodossa. Sia la comunità ucraina sia quella russa non potranno più usufruire, non potranno più riunirsi sulla base di questa norma, profondamente illiberale.

Onorevoli colleghi e colleghe, questa norma sta passando troppo in silenzio, perché è qualcosa che mina profondamente la democrazia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Dov'è la differenza tra noi e gli altri? Questo è un elemento che mina profondamente la democrazia del nostro Paese.

Guardate, chi ha frequentato gli oratori - e io sono cresciuto in un quartiere popolare di Roma - sa la funzione che hanno assunto gli oratori. C'erano preti come don Luigi Di Liegro che, in certe situazioni, la messa la celebrava nei garage (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). C'erano ragazzi e ragazze che studiavano dentro luoghi che non erano e che non potevano essere a norma. Erano le periferie di Roma che cercavano il riscatto sociale, erano quegli oratori che strappavano i ragazzi dal degrado e insegnavano loro lo sport. Oggi voi siete profondamente illiberali. Questo è un atto violento e ve ne assumete la responsabilità di fronte al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Io chiederei alla maggioranza se è del mestiere, perché sinceramente tanta sciatteria non l'ho vista, in tanti anni che seguo i lavori parlamentari e politici, perché sarebbe stato più giusto per voi tornare alla prima versione, in cui dite, in poche righe, che non volete le moschee. Sarebbe stato più giusto, dal punto di vista vostro, sbagliato politicamente. Ma perché non tornate a quella versione? Perché vi vergognate. Allora, avete tirato fuori una “supercazzola” che riguarda norme urbanistiche difficili da eseguire…

PRESIDENTE. Adesso, onorevole Iaria, va bene il linguaggio colorito, ma andare su Tognazzi…

ANTONINO IARIA (M5S). Sì, perché il termine tecnico, Presidente, è proprio quello, perché…

PRESIDENTE. No, tecnicamente non è quello di sicuro. Quello, poi, può essere, diciamo, filmico o cinematografico, ma tecnico non lo è.

ANTONINO IARIA (M5S). Si fidi, tecnicamente è questo. Praticamente, vi permetterà solo di andare in giro a dire che avete bloccato le moschee e, per fortuna, spero - visto che siamo ancora in una democrazia e non nella vostra dittatura - che questa cosa sarà bloccata dalla Corte costituzionale. Quindi, non riuscirete nemmeno nel vostro intento propagandistico. Siete veramente arrivati al limite di poter fare una parodia di una proposta di legge. Complimenti!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scarpa. Ne ha facoltà.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche noi abbiamo presentato un emendamento soppressivo a questa proposta di legge, semplicemente perché non potevamo fare altro. Non c'è nulla che si può salvare, né nella forma né del percorso fatto in Commissione fino alla votazione qui, in Assemblea, né del succo, del contenuto vero, dell'intento di fondo di questa proposta di legge. A parte il grande caos combinato con le diverse riformulazioni presentate, una dietro l'altra, in Commissione per superare quel difficilissimo test di costituzionalità che questa proposta non superava sin dall'inizio, io voglio concentrarmi soprattutto sul nodo di sostanza, sul contenuto. Il contenuto e l'intento di questa proposta di legge emergono molto chiaramente nella relazione a essa allegata, dove si dà un'attenzione specifica ed esclusiva a una sola confessione religiosa senza intesa, ovvero la religione islamica. Quindi, è chiarissimo qual è il target di questa proposta di legge: togliere il “grimaldello” alla confessione religiosa islamica, che talvolta si organizza tramite APS. Infatti, è vero che c'è una difficoltà oggettiva per le persone di fede islamica, in questo momento, ad accedere liberamente a nuovi luoghi di culto.

Allora, in questi tempi, che sono di grandi difficoltà e di grandi conflitti, in cui i confini del mondo inevitabilmente sono sempre meno tangibili e in cui, inevitabilmente, la storia ci porterà anche a incontrarci sempre più con culture diverse, la risposta della destra non è sforzarsi per dare regolarità, gestione e anche spazi, in conformità alla Costituzione e alla libertà di culto, a queste confessioni religiose. La risposta è arrovellarsi per trovare a tutti i costi una strada, attraverso una norma di finto carattere urbanistico, per limitare la libertà di culto delle persone di confessione islamica nel nostro Paese. È una scelta veramente miope, perché mi chiedo innanzitutto quanto debba essere fragile l'identità della destra italiana, che si sente minacciata dall'incontro potenziale con nuove culture sul nostro territorio, con persone che, sì, si organizzano, si ritrovano e si aggregano anche intorno alla religione, perché altrimenti sappiamo che le comunità islamiche spesso si aggregano su base nazionale. Perché fa paura questa cosa, perché c'è timore, perché ci si sente minacciati?

Perché l'identità che ogni giorno viene sbandierata a grandi paroloni a caratteri cubitali forse non è forte come sembra, forse è fragile e teme l'incontro. Del resto, ce lo diceva anche la comunità di Sant'Egidio - quindi di sicuro non dei pericolosi comunisti - nelle audizioni. È un errore drammatico togliere luoghi fisici di aggregazione e anche di natura religiosa alle comunità islamiche, perché togliere i luoghi fisici significa togliere possibilità di integrazione col territorio, togliere possibilità anche di controllo potenzialmente, togliere possibilità di avere degli interlocutori per le nostre comunità da più tempo radicate sul territorio. Gli imam spesso sono dei punti di riferimento fondamentali per entrare a contatto con le comunità islamiche e per far sì che esse siano bene integrate nel territorio e che tutto funzioni anche nell'armonia sociale il più possibile. È questo ciò che si cerca di sopprimere. Allora, che cosa rimarrà? Spazio: rimarrà spazio, ad esempio, alla radicalizzazione sul web, a quel fenomeno che, sì, ha messo in pericolo il quieto vivere della nostra società e che, sì, rischia, nel mondo complesso in cui viviamo, di estremizzarsi sempre di più. Allora, se la destra è così miope da non accorgersi di quello che sta facendo e continua a raccontarci la bugia che questa è semplicemente una norma di carattere urbanistico, noi non possiamo starci. Non ci crediamo. Vediamo il danno che sta venendo fatto, ci opponiamo, inevitabilmente non possiamo che proporre un emendamento soppressivo e ogni giorno ci impegneremo, insieme a chi invece vuole, sì, costruire integrazione sul nostro territorio, vuole costruire contatto tra culture e religioni, vuole costruire confronto, a farlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Signor Presidente, sull'articolo 8 del Regolamento, perché lei sa ed è utile che lo sappiano tutti che io apprezzo moltissimo la sua persona, la sua persona quando è in quella postazione…

PRESIDENTE. Sono incolore, onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). …perché è tra le persone che certamente hanno più un sentimento liberale. Per questa ragione, però, vorrei esprimere la mia solidarietà al collega Iaria, da lei ripreso…

PRESIDENTE. No, no, la prego.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Aspetti, Presidente. Parlo a norma dell'articolo 8…

PRESIDENTE. Prego.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). …perché lei ha detto che il suo argomento - quello dell'onorevole Iaria - è un argomento non consono all'Aula. Allora, o noi stabiliamo che neanche le parole che sono nel vocabolario sono delle parole che si possono spendere in Aula o io penso che bisognerebbe chiedere delle scuse al collega Iaria…

PRESIDENTE. Perché è un neologismo?

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). No, no. Leggo una notizia del 18 novembre 2015. Io sono lieto che lei ha bisogno di un consulto anche per darmi una risposta del genere, Presidente, e dà la dimensione, diciamo, della surreale situazione nella quale ci troviamo. Però, leggo che il 18 novembre 2015 c'è la notizia che il termine “supercazzola” entra nel vocabolario Zingarelli (Applausi), ergo io penso che se sta nel vocabolario Zingarelli sarà un neologismo o sarà quello che le stanno spiegando. Mi dia una risposta, se è possibile, in linea col mio intervento.

PRESIDENTE. Certo.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Forse possiamo interrompere un deputato non perché dice “supercazzola”, ma perché dice magari qualche altra “supercazzola”.

PRESIDENTE. Sa cos'è - c'è anche il seguito - onorevole Giachetti? Se dovessimo accogliere tutte le parole scritte nel vocabolario qui diventerebbe il turpiloquio totale e assoluto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), altro che la parola che ha detto l'onorevole Iaria. Non bisogna andare dietro a Trilussa o ad altri. Quindi, è solo legato al fatto che se apriamo il recinto del vocabolario è la fine. Quindi, l'essere sconveniente o inopportuno è legato proprio al vocabolo (Commenti del deputato Giachetti). Secondo me, quella parola non è volgare, ma era solo inopportuna. La volgarità si può dire anche dicendo delle parole, diciamo, dolci e non era quello il caso. Comunque, la ringrazio perché mi mancava l'inserimento e, quindi, ha arricchito la mia cultura.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1018-A​)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, io ho ascoltato con attenzione le espressioni di dissenso che sono state formulate nei confronti del nuovo testo della proposta di legge come del vecchio, ma bisognerebbe quantomeno avere l'onestà intellettuale, cosa rara di questi tempi, di andare a vedere qual è stato il parere che - con altro Governo, ma con una relatrice ben precisa, l'onorevole Deiana, che non era del gruppo di Fratelli d'Italia - venne licenziato il 3 agosto 2018 sullo stesso testo originale della proposta di legge poi modificata con gli emendamenti, ultimo quello della Commissione.

Dico questo perché, innanzitutto, che fosse assodato che questa è materia urbanistica e non attiene ad alcuna forma limitatrice della libertà di culto, non sono io a dirlo; lo dice la stessa legge urbanistica: qualcuno che parla, alza la voce, ma non legge, dovrebbe sapere che gli edifici religiosi debbono essere classificati come zona F negli strumenti urbanistici comunali.

È tanto vero questo che, per coloro i quali citano la Corte costituzionale, non sarà male leggere quanto sostiene la Corte costituzionale nella sentenza n. 254 del 2019, quando dice che la libertà di culto comporta un duplice dovere a carico delle autorità pubbliche a cui spetta di regolare e gestire l'uso del territorio, essenzialmente le regioni e i comuni. In positivo, implica che le amministrazioni competenti prevedano e mettano a disposizione spazi pubblici per le attività religiose.

Cosa c'entra questo con questa legge? Cosa limita questa legge rispetto a questa affermazione della Corte costituzionale? Nulla! Perché la Corte costituzionale, come chiunque parla di libertà di culto, parla, appunto, della libertà di culto, non della licenza di culto a prescindere, che è un concetto del tutto diverso.

Qui stiamo parlando - una collega forse ha avuto, diciamo, un flash che un po' l'ha accecata e ha parlato di grimaldello - di un utilizzo dell'articolo 71 del codice del Terzo settore come grimaldello per non rispettare la normativa vigente in materia urbanistica per quanto riguarda, a prescindere, gli edifici religiosi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ed è tanto vero questo che, se qualcuno fosse andato a vedere il parere del Ministero del Lavoro reso alla regione Emilia-Romagna, avrebbe constatato che in questo parere si fa qualcosa di più: si dice che gli articoli 6 e 7 del codice del Terzo settore già di per sé escludono che vi possano essere associazioni - si diceva allora, oggi si chiamano in altro modo - disciplinate dal codice del Terzo settore che possano svolgere attività di culto.

Il problema qual è? Il problema è che se voi andate a prendere gli articoli 6 e 7 si dice, infatti, che queste associazioni possono svolgere, tra le tante, attività culturali. Non a caso, il tutto parte come attività culturale, che nessuno ha mai messo in discussione. Il problema si pone nel momento in cui dall'attività culturale si passa a un'attività sistematica di preghiera, che comporta per tutti, non solo per chi ha una fede, ma per chi ha tutte le fedi, il rispetto di una normativa ben precisa. Quindi, mi consenta di dire, legittimamente si può rappresentare la volontà di abrogare l'articolo 1, ma altrettanto legittimamente si può dire che le argomentazioni che vengono sviluppate sono del tutto ultronee rispetto alla materia che qui interessa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà. Per fatto personale, onorevole Gadda?

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Sì, grazie Presidente. Io non credo che un collega, in quest'Aula, possa dire ad altri colleghi che devono leggere.

Personalmente, abbiamo letto anche noi questo testo e, se guardiamo questo testo nel merito - poi ciascuno può avere la sua posizione politica - e leggiamo questo testo, questo testo anche nel titolo cita l'articolo 71 del decreto legislativo n. 117 del 2017. Orbene, l'articolo 71 del decreto legislativo n. 117 del 2017 si rivolge alle attività di interesse generale che sono all'articolo 5 del medesimo decreto legislativo. Ebbene, in quell'elenco delle attività di interesse generale…

TOMMASO FOTI (FDI). Non ha niente a che vedere con la libertà di culto!

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Non si scaldi, collega, può esserci un dibattito in Parlamento!

PRESIDENTE. Onorevole Gadda, mi scusi…

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). All'articolo 5 sono elencate 26 attività di interesse generale e - lo dico ai colleghi che magari non hanno approfondito il testo - il culto non c'è (Commenti del deputato Foti).

PRESIDENTE. Onorevole Gadda…

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Quindi, noi l'abbiamo letto questo testo ed è questo il motivo per cui vi diciamo che, insieme alle questioni di tipo costituzionale che attengono al culto, voi avete sbagliato il veicolo legislativo, non è la riforma del Terzo Settore.

PRESIDENTE. È un supplemento di intervento, ma non era per fatto personale. Ha chiesto di intervenire, a titolo personale, l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io sono veramente impressionato dal ragionamento che ha fatto il capogruppo di Fratelli d'Italia, perché non solo ci ha dato degli asini che non sanno leggere - e questo credo che sia offensivo - ma, detto questo - siccome noi leggiamo i testi, forse meglio di lei - credo che nel suo intervento, dove addirittura analizzava come l'esercizio di preghiera o la licenza di culto fossero un valore o comunque un elemento da discutere, si sentivano le unghie che si aggrappavano allo specchio, scivolando piano piano.

Lei, onorevole Foti, deve dire chiaramente che questa legge vi serve per la campagna elettorale, perché dovete fare sportellate con la Lega, visti gli emendamenti che ha presentato la Lega, ditelo chiaramente e noi ne prenderemo atto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti del deputato Foti).

PRESIDENTE. Comunque, l'onorevole Foti, non ha dato quell'espressione che lei ha usato. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Presidente, introdurre il concetto di licenza di culto, come se un diritto primario della persona debba essere soggetto a un'autorizzazione, a una licenza, già di per sé esprime l'assoluta contraddizione nella quale questi signori si trovano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Parliamo della destinazione d'uso dei locali adibiti a sedi di culto, ma parliamone in maniera eguale per tutti, mentre voi state discriminando esclusivamente una confessione religiosa, addirittura introducendo il concetto che i diritti primari della persona, gli articoli 8, 19 e 20 della nostra Costituzione siano soggetti a una licenza. Proprio queste dichiarazioni esprimono qual è la carenza della vostra cultura costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Studiate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.1 Gadda, 1.2 Simiani e 1.4 Ilaria Fontana, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.200.1 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.200.2 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.200.3 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 0.1.200.5 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.200 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Pizzimenti con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Bonelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Manes, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 1.0101 Iezzi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR IEZZI (LEGA). Sì, accolgo l'invito del relatore di ritirarlo, ovviamente nella speranza di poterlo ripresentare nel prossimo disegno di legge sulla sicurezza.

PRESIDENTE. Avverto che, essendo stato ritirato l'unico articolo aggiuntivo 1.0101 Iezzi, e consistendo la proposta di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1018-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Sull'ordine del giorno n. 9/1018-A/1 Ruffino, il parere è contrario sulle premesse e favorevole sull'impegno con la seguente riformulazione: “ad assicurare, ai fini della predisposizione del decreto ministeriale previsto dal provvedimento in esame, il rispetto delle competenze delle regioni e degli enti locali in materia urbanistica e di piani regolatori”.

Sugli ordini del giorno n. 9/1018-A/2 Ilaria Fontana, n. 9/1018-A/3 Iaria, n. 9/1018-A/4 Santillo, n. 9/1018-A/5 Morfino, n. 9/1018-A/6 L'Abbate, n. 9/1018-A/7 Ciani, n. 9/1018-A/8 Scarpa, n. 9/1018-A/9 Bakkali, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1018-A/10 Malavasi, con espunzione delle premesse, il parere è favorevole sul solo impegno.

PRESIDENTE. Onorevole Ruffino, accetta la riformulazione proposta? Accetta la riformulazione proposta. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1018-A/2 Ilaria Fontana, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1018-A/3 Iaria. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo perché il parere contrario su questo ordine del giorno è chiaramente sbagliato. Questa legge nasce da una precisa influenza su un'attività che abbiamo svolto come giunta 5 Stelle a Torino nel 2021. Allora avevamo un immobile, un ex edificio industriale - ex Nebiolo si chiamava -, più volte messo all'asta, poi è stato acquistato dalla Federazione islamica marocchina. Con il contributo del Governo marocchino, ha provveduto a presentare un bel progetto di riqualificazione in cui c'è uno studentato con aule convenzionate, degli spazi per la circoscrizione, delle aule studio e anche uno spazio di preghiera.

Questo è un ente del Terzo settore, questo è uno spazio che dovrà essere poi chiaramente riqualificato e, in quel momento, nel 2021 l'onorevole Montaruli e anche il consigliere regionale Marrone, di Fratelli d'Italia hanno fatto mille manifestazioni di protesta per non far andare avanti questo progetto. Quindi, non ci siete riusciti e avete fatto presentare al vostro capogruppo questa proposta di legge. Perché io dico che siete anche contraddittori? Perché vi siete accorti che l'operazione di riqualificazione di quella struttura può funzionare e può portare un valore aggiunto a quella parte di città. Lo avete fatto chiaramente per mero scopo elettorale e c'eravate quasi riusciti a portare avanti questo vantaggio elettorale. Devo dire che, all'epoca, anche il PD torinese - permettetemi, colleghi di sinistra - è stato molto tiepido nel difendere quell'operazione. L'unico che l'ha difesa sono stato io, in prima persona, me ne vanto e sono contento di averlo fatto.

Con questo ordine del giorno io vi chiedevo di lavarvi un po' la faccia perché - secondo me, lo farete in regione Piemonte - andrete a interloquire con quegli enti del Terzo settore che fanno attività di culto per spiegare loro che questa legge è soltanto propaganda elettorale e possono stare tranquilli, se fanno un progetto bello come quel progetto lì. Quindi, siete anche vergognosi, perché non avete il coraggio di dire chiaramente - voi parlate alla pancia del vostro elettorato, dicendo che bloccate le moschee - che quel progetto era un ottimo progetto, anche se fatto dalla comunità islamica, perché recuperava una parte di città, portava soldi nelle casse comunali e portava anche valore aggiunto, dal punto di vista culturale e della riqualificazione dell'area.

Quest'ordine del giorno, sul quale avete espresso parere contrario, chiedeva di andare a spiegare a tutti gli enti del Terzo settore cosa implica questa norma urbanistica, poco chiara. Tra l'altro, dovete anche verificare che questa si può applicare anche ai luoghi di culto cristiani perché, se noi andiamo a verificare tutti gli standard di complementarietà, magari c'è anche qualche luogo di culto cristiano che non li soddisfa. Quindi, capite cosa state facendo per colpire la comunità islamica? Anzi, non per colpire la comunità islamica, ma per dire che voi bloccate le moschee nei garage - questa è retorica che avete usato solo voi -, state facendo una roba che complicherà il lavoro degli enti comunali e degli uffici pubblici comunali; complicherà il lavoro delle attività del Terzo settore e, magari, blocca un progetto in stato di avanzamento molto importante, che mirava a riqualificare una zona, in questo caso di Torino, ma magari ce ne sono anche in altre parti d'Italia. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Intervengo sull'ordine dei lavori, per correggere un voto. Abbiamo votato erroneamente, come gruppo, a favore dell'emendamento 1.200 della Commissione. Il nostro voto corretto, conseguentemente anche a tutti gli interventi che abbiamo fatto in precedenza, è contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, sempre sull'ordine dei lavori, l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Rettifichiamo, come gruppo Azione, lo stesso voto sull'emendamento 1.200 della Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Anche noi rettifichiamo la votazione numero 7, relativa all'emendamento 1.200 della Commissione. Abbiamo votato a favore, in realtà la nostra posizione è contraria.

PRESIDENTE. Quindi, c'è stato un voto di distrazione di massa, sostanzialmente. Onorevole Grimaldi, avete sbagliato pure voi? Che è successo, un incantesimo? Prego.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Solo per mettere a verbale - e poi lo scriveremo anche come richiesta - per il gruppo Alleanza Verdi Sinistra, la stessa votazione è contraria, non favorevole. Grazie.

PRESIDENTE. È solo una dichiarazione, perché sapete che oramai il voto è stato registrato. Comunque, resta agli atti della Camera, con la vostra precisazione.

L'onorevole Bonelli ha chiesto di intervenire sull'ordine del giorno Iaria. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Ovviamente intervengo, signor Presidente, per dichiarare il voto favorevole all'ordine del giorno Iaria, e, per suo tramite, comunicare all'onorevole Foti, che ha parlato di licenza di culto, che fa sempre bene leggere, in quest'Aula, specialmente in questa fase politica e storica, gli articoli della Costituzione della Repubblica italiana, di cui tutti noi dobbiamo essere orgogliosi e che dobbiamo applicare. Secondo l'articolo 19 della Costituzione della Repubblica italiana, a proposito di licenza di culto, “tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa, in qualsiasi forma individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto” (Commenti del deputato Foti). Di tale articolo oggi voi state facendo carta straccia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1018-A/3 Iaria, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1018-A/4 Santillo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1018-A/5 Morfino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1018-A/6 L'Abbate, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1018-A/7 Ciani, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Articolerò meglio, nella dichiarazione di voto finale, qualche pensiero sulla norma tutta. Ma è evidente che, con questo ordine del giorno, noi vorremmo impegnare il Governo a fare qualcosa di normale, cioè provare a rispettare gli articoli della Costituzione che prevedono la libertà di culto. Infatti, è vero che si insiste oggi, in quest'Aula, a parlare di un provvedimento di natura urbanistica - lo abbiamo sentito ripetere tante volte, insieme ad alcune cose piuttosto eccentriche, come la licenza di culto, l'attività sistematica di preghiera e, qui, invito soprattutto i colleghi cristiani a riflettere su queste espressioni - però è evidente che questi provvedimenti di natura urbanistica hanno uno scopo unico, cioè impedire la costruzione, la realizzazione e la pratica del culto islamico in alcuni luoghi legati alle APS e a quelle realtà associative che rientrano nell'articolo 71 del codice del Terzo settore.

Ecco, questo ci preoccupa molto e, quindi, ci sembrava normale impegnare il Governo ad avviare con le comunità religiose, in particolare con quelle che non hanno sottoscritto l'intesa e che quindi rientrano in questa tipologia, un dialogo, al fine di raggiungere una maggiore integrazione e coesione sociale. Ciò anche perché c'è un piccolo particolare che, forse, sfugge alla riflessione di oggi: se si chiudono luoghi di preghiera dove gli esseri umani si ritrovano per pregare, non potete pensare che quelle persone smettano di pregare o che rinuncino alla loro fede, per un provvedimento di natura urbanistica.

Ebbene, quindi, il cacciare nella clandestinità, nell'oblio e nel nascondimento i fedeli di religione islamica è qualcosa di profondamente negativo per lo Stato, per la nostra socialità e che va contro un grande, un grandissimo, diritto della Repubblica italiana, cioè la libertà e la libertà di culto. Per questo, vi chiediamo di ripensarci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende modificare il parere e, dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1018-A/7 Ciani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1018-A/8 Scarpa.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Scarpa. Ne ha facoltà.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Trovo veramente assurdo il parere contrario su questo ordine del giorno perché, che vi leggo, visto che è molto breve: “impegna il Governo prima dell'approvazione definitiva della proposta in esame a verificare le conseguenze della chiusura dei luoghi fisici di culto, in particolare se la stessa non favorisca forme di radicalizzazione anche sul web, più difficilmente controllabili dalle Forze dell'ordine”.

Il Governo, in questo momento, sta dando parere contrario su un ordine del giorno che chiede di accertarsi se la guerra aperta, che si sta facendo alle aggregazioni fisiche, in particolare della comunità islamica sul nostro territorio, non possa, eventualmente - visto che si chiudono i luoghi di culto e li si getta nella clandestinità - favorire radicalizzazioni sul web. Infatti, cosa rimane alle persone che non hanno più spazi fisici per aggregarsi, anche da un punto di vista religioso? Rimane il web.

Da tutte le ultime cronache degli attentati e delle radicalizzazioni più gravi che ci sono state sappiamo che non erano estremisti usciti dalla moschea di quartiere, erano persone che avevano raggiunto l'Islam deculturato e che si erano radicalizzate proprio sul web. Quindi, trovo incredibile che il Governo non voglia neanche prendere atto di questo tema e assicurarsi che, in tal modo, non si stia facendo l'opposto di ciò che si propone di fare, cioè favorire la radicalizzazione.

È chiaro, almeno per me è evidente - mi chiedo se lo sia anche per il Ministro, per il Sottosegretario e per tutta la maggioranza -, che avere uno spazio fisico dove svolgere attività sociali, culturali, aggregative e, perché no, anche di culto, visto che è un diritto costituzionalmente garantito, è un elemento fondamentale dell'integrazione e della coesione sociale.

Le comunità fisiche organizzate, che dialogano con le istituzioni, con il territorio, con il quartiere in cui sono inserite e, eventualmente, con le altre comunità religiose presenti, sono fondamentali per evitare le spinte di radicalizzazione di una storia che è molto più grande di questa proposta di legge, la quale, mi si permetta, è piccola nella sua volontà, nella forma e nelle cose che prova a fare. Perché dovremmo ostacolare il lavoro prezioso di queste comunità e perché dovremmo farlo senza preoccuparci delle eventuali conseguenze di radicalizzazione sul web che, è evidentissimo, potrebbero esserci? Per me è inspiegabile. Chiederei al Sottosegretario se vuole darci una spiegazione, in questo senso, in merito al parere contrario, altrimenti ci limiteremo a registrare che alla maggioranza interessa non fare integrazione e coesione sociale sul territorio, ma colpire il bersaglio di turno, tanto per cambiare la comunità islamica, perché, evidentemente, a destra la gara a chi discrimina di più, in tempo di elezioni europee, deve essere giocata a tutti i costi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1018-A/8 Scarpa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1018-A/9 Bakkali. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bakkali. Ne ha facoltà.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Il parere è contrario, giusto?

PRESIDENTE. Sì, il parere è contrario.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Credevo che il parere sarebbe stato favorevole, perché quello che vi chiediamo è, di fatto, di applicare la Costituzione, di applicare uno dei principi che, in quest'aula, durante questa discussione, abbiamo visto violato in tantissimi passaggi: il principio della laicità dello Stato.

Lo dico da donna laica, probabilmente, l'unica donna qui dentro nata in una famiglia musulmana, nata in una famiglia i cui componenti pregano cinque volte al giorno, professano la propria religione - lo hanno sempre fatto - in una città dove, piano piano, si è giunti anche a costruire una moschea, nonostante ci fossero esponenti della maggioranza che, su quei terreni, in segno di provocazione e di sfregio contro la comunità, gettavano pezzi di carcasse di maiali. Ci sono state azioni di una violenza importante all'inizio degli anni Duemila, alla vigilia della costruzione della moschea di Ravenna.

Quello che chiede quest'ordine del giorno è l'applicazione della nostra Costituzione. Si chiede a questo Governo - nonché a tutti noi nell'esercizio delle nostre funzioni - di agevolare il dialogo e il raggiungimento di concordati. Si chiede di fare in modo che quello strumento, che avete impropriamente utilizzato - cioè il codice del Terzo settore -, lasci spazio, invece, ad altri strumenti: il dialogo nei territori, l'utilizzo dei vari concordati per creare regole, armonia e coesione sociale.

È questo ciò che noi vogliamo. Voi, invece, volete il modello Monfalcone. Voi volete i litigi scatenati da casi che avete esasperato, come quello di Pioltello.

Voi avete scritto, in atti parlamentari, passaggi che, quando li ho letti, pensavo di stare leggendo i commenti sotto a qualche post sui social network, perché dire che è un grimaldello utilizzato dalle comunità islamiche per insediarsi nel territorio italiano è qualcosa di davvero aberrante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Infatti, non sono le comunità musulmane che si insediano nel territorio italiano, ma sono cittadini e cittadine, sono lavoratori e lavoratrici, come quelli di Monfalcone, a cui viene chiesto di andare a pregare in mezzo a un parcheggio senza servizi igienici, senza neanche un palo della luce (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

Quello che state approvando non è il fatto di aprire un dialogo e, quindi, provare a dare spazio alla laicità in questo Paese, e provare a ragionare con i territori per capire come gestire, come governare, come amministrare. No! Noi approveremo il fatto che, dopo questo voto, tre Ministri - il Ministro Salvini, che bacia i rosari sopra i palchi, il Ministro Piantedosi e il Ministro Schillaci - scriveranno i criteri - anche qui, invadendo le competenze degli enti locali - in forza dei quali saranno individuati quali siano i posti più consoni, quali siano le modalità per ogni territorio.

Quindi, anche con riferimento a questo passaggio nella relazione alla legge, ma anche con riguardo agli stessi emendamenti, che, per fortuna, sono stati ritirati, perché sono di una violenza inaudita e dove si chiede di tenere lontani gli spazi di culto tra di loro, mi chiedo: quale idea di società avete? Quale idea di città, di comunità e di quartiere avete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?

Fatto questo passaggio, continueremo a lavorare per tenere aperta questa porta della laicità dello Stato, del dialogo e della pace. Quello che state facendo voi è distruggere la coesione sociale delle nostre comunità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1018-A/9 Bakkali, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1018-A/10 Malavasi, su cui c'è una riformulazione.

Onorevole Malavasi, accetta la riformulazione? Sì, bene.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà tra 5 minuti, alle 17,15.

La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 17,15.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1018-A​)

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Questa proposta di legge è un caso di scuola che mostra fin dove può arrivare la propaganda politica. C'è sicuramente un tema: capire in che modo, nel nostro Paese, regolamentare l'attività di culto e, nei territori, le moschee. Questo è un tema che è ampiamente dibattuto nel Paese e nelle comunità locali, ma con questo testo non decidete di trovare una soluzione, perché il testo che stiamo approvando in Aula - o che almeno voi approverete, perché Italia Viva darà il suo voto contrario rispetto a questa proposta di legge - non troverà sicuramente una soluzione; metterà in difficoltà tante comunità locali e si scontrerà - e questo è scritto a chiare lettere, perché lo dimostra la storia dei tanti provvedimenti che si sono susseguiti in materia nel nostro Paese - con la Corte, la quale dichiarerà questo provvedimento incostituzionale. Quindi abbiamo tenuto impegnato il Parlamento per tante ore, per tante settimane, per tanti mesi, rispetto a un testo che non troverà, giustamente, la sua destinazione. Siccome sapete che costituzionalmente non si può limitare il culto, voi cosa fate? Abusate di una delle più importanti riforme che questo Parlamento ha fatto negli ultimi anni - fatta durante il Governo Renzi- ossia il decreto legislativo n. 117, la cosiddetta riforma del Terzo settore, che i diversi Governi che si sono succeduti hanno preso in carico e hanno attuato nel tempo, incluso il vostro Governo. Perché dico che abusate di questa norma? Ne abusate perché utilizzate uno strumento per un secondo fine. Non è sicuramente quello delle regole urbanistiche, ma voi ponete un tema che è assolutamente oggetto della campagna elettorale che avremo davanti.

Il decreto legislativo n. 117, la riforma del Terzo settore, si chiama codice del Terzo settore perché è una riforma organica, che ha una precisa ratio, e la ratio sta, appunto, nel suo impianto. Tutte le norme di favore, incluse quelle fiscali e quelle urbanistiche, che, appunto, vanno in deroga, in maniera semplificata rispetto al codice urbanistico, si fanno agganciandole all'articolo 5 del codice del Terzo settore, che elenca in modo molto preciso le 26 attività d'interesse generale, tra cui troviamo l'agricoltura sociale, le attività socio-assistenziali e socio-sanitarie, l'inserimento e la formazione professionale, l'educazione. Tra le 26 attività di interesse generale non compare il culto; il culto - e questo è stato oggetto del nostro dibattito parlamentare, perché anche noi abbiamo provato in questi anni a leggere davvero nelle norme, perché il Parlamento deve non soltanto fare dibattiti televisivi, ma deve fare norme che abbiano la loro attuazione e la loro corretta interpretazione - non è previsto tra le attività di interesse generale svolte dalle diverse forme organizzative degli enti del Terzo settore. Non ci sono soltanto le associazioni di promozione sociale, ma ci sono le organizzazioni di volontariato, le fondazioni, le società di mutuo soccorso. Insomma, un elenco che riconosce tutte queste attività di interesse generale nelle diverse forme che il variegato mondo del Terzo settore ha trovato in questi anni.

Non a caso, se osserviamo quello che possono fare gli enti ecclesiastici, questi possono iscriversi al Terzo settore come ramo di enti del Terzo settore, e quindi il culto è una questione a parte. Quindi, perché entro in questa tecnicalità? Perché voi utilizzate il codice del Terzo settore, in particolare modificando l'articolo 71, quello che concede misure semplificate rispetto alla destinazione d'uso degli immobili, e lo usate per dire che le associazioni culturali di matrice musulmana, quindi che praticano culto islamico, non possono più rientrare in questa categoria. Quindi, voi utilizzate uno strumento, un veicolo sbagliato. E guardate: l'iter di questa proposta di legge dimostra che state andando nella direzione sbagliata, non soltanto per l'emendamento che di nuovo avete presentato questa mattina, ma proprio perché l'impianto è debole sia dal punto di vista costituzionale che dal punto di vista del legame non soltanto con la riforma del Terzo settore, ma anche con le facoltà che hanno gli enti locali nel concedere e nel dirimere territorialmente le materie urbanistiche.

Se osserviamo il primo testo, quello che era stato presentato nella scorsa legislatura, rispetto al quale ho anche un legame affettivo, perché fu il mio ultimo intervento in Aula, quel primo testo addirittura legava le attività di culto svolte anche in maniera occasionale anche rispetto alle associazioni di promozione sociale. In quel caso, se fosse rimasto quel testo, davvero, come ha ricordato questa mattina l'onorevole Giachetti, la messa e la preghiera, che possono svolgere gli scout, il banco alimentare e tante altre realtà, non sarebbero state possibili. Quindi, avete corretto quel testo, mentre nella scorsa legislatura avevate detto che si stavano dicendo delle sciocchezze. Invece il testo che oggi votiamo in Aula dimostra esattamente il contrario, e quello che diremo oggi sarà smentito nei fatti anche nelle prossime settimane, quando questo testo sarà reso incostituzionale.

Sgombrato il fatto che avete utilizzato il veicolo normativo sbagliato, io credo che dobbiamo andare insieme al nocciolo della questione, il tema legato appunto all'attività di culto. Voi sapete che costituzionalmente l'attività di culto non può essere vietata a nessuno. In quest'Aula si sono usate tante parole, ma sicuramente non spetta a questa maggioranza concedere a qualcuno di professare autonomamente il proprio culto. Quindi noi dobbiamo decidere in modo razionale, in modo preciso, come consentire l'attività di culto in modo collettivo anche a cittadini italiani e cittadini stranieri residenti che desiderano svolgere il loro culto e la loro religione è quella musulmana.

Questo è un tema che esiste nei territori, e anche noi di Italia Viva non vogliamo che la religione mussulmana sia professata negli scantinati, né in luoghi che non sono dignitosi, perché, come ha ricordato Giovanni Paolo II nel suo intervento nel 2001 alla moschea di Damasco, sia i musulmani sia i cristiani hanno cari i loro luoghi di preghiera, percepiti come oasi in cui incontrano Dio. Quindi, il tema della dignità dei luoghi di culto e della sicurezza di quei luoghi è nell'interesse di tutti noi. Voi utilizzate malamente un veicolo legislativo e lo fate utilizzando una clava di tipo politico, che è per dividere, non per trovare soluzioni.

Oltre a questo, c'è un altro tema di debolezza e di estrema fragilità di questo testo, che ha già affrontato più volte la Corte costituzionale confermando l'illegittimità di tanti provvedimenti che si sono alternati nel corso di questi anni, che vincolano le eventuali norme di favore all'intesa con lo Stato. La nostra Costituzione, all'articolo 8, parla della libertà di culto anche per le confessioni religiose organizzate in semplici comunità, che non sono, addirittura, nemmeno regolate da Statuti e consente la libertà di culto anche per quelle confessioni che, pur volendolo, non hanno ancora raggiunto l'intesa con lo Stato. Sempre l'articolo 8 prevede la libertà di culto anche per le confessioni religiose che non intendono raggiungere l'intesa con lo Stato, perché l'intesa con lo Stato è un rapporto tra le parti, è un rapporto politico, diplomatico, che deve essere costruito con attenzione e con cura e non può essere legato nelle norme di rango secondario, nelle norme comuni, quali sono quelle di tipo urbanistico, e così entrare in conflitto.

Quindi, chiediamoci, e vado verso la conclusione del mio intervento: in questo momento storico, non soltanto per via della campagna elettorale, ma soprattutto perché il mondo, l'Europa e il nostro Paese sono in grandissimo subbuglio, a chi giova creare divisioni? A chi giova creare contrapposizioni basate sulla religione? Perché io credo che in quest'Aula si debba dire in maniera molto chiara che nessun culto si può criminalizzare a prescindere, e vale anche per il culto e per la religione musulmana.

Quindi lo dico soprattutto per un Governo che, giustamente, nel 2022 ha nominato un inviato italiano per la libertà religiosa e il dialogo interreligioso nel mondo. Sarebbe davvero paradossale e assurdo che quel dialogo, quella libertà religiosa, che noi vogliamo costruire guardando altri Paesi, magari quelli vicini, perché se volgiamo lo sguardo al continente africano, lì la maggioranza delle persone professa la religione musulmana, non fossero perseguiti anche dentro i nostri confini nazionali.

Poi se pensiamo alla radicalizzazione, come è stato detto giustamente, in audizione, della Fondazione Oasis del Cardinale Scola, che assolutamente non è un'associazione jihadista, il radicalismo avviene nelle carceri e su Internet. Quindi, è nell'interesse di tutti noi avere luoghi di culto che siano controllati e legati con un sano rapporto alle comunità locali e alle istituzioni tutte.

Quindi, lavoriamo seriamente su questo, anche per raggiungere un'intesa con lo Stato, però sicuramente non abusiamo, nel modo e nel tempo, del codice del Terzo settore, perché questo è offensivo per gli oltre 123.000 enti che in questi anni, dal 2017 in poi, si sono iscritti al Registro unico del Terzo settore e che non possono essere trattati in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e del deputato Ciani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Il gruppo di Noi Moderati è a favore di questa proposta di legge, che interviene su norme di tipo urbanistico per quanto riguarda le associazioni di promozione sociale e le loro attività. Siamo convinti di questa nostra posizione, sempre con lo spirito di serietà e ragionevolezza che ci contraddistingue, anzitutto perché ci ispiriamo ai princìpi costituzionali, che per noi sono assolutamente inviolabili. Mi riferisco all'articolo 8 della Costituzione, che dispone che tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge e hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, se non costituiscono un pericolo per l'ordinamento giuridico. Oltre all'articolo 8, l'articolo 19 dispone che tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa, farne propaganda ed esercitarne il culto. Infine, l'articolo 20 della Costituzione dispone che il carattere ecclesiastico e il fine di religione non possono essere causa di speciali limitazioni.

Noi siamo quindi convinti, Presidente, che non ci debbano essere pregiudizi verso una religione, compresa la religione islamica. Ho sentito il dibattito che si è articolato in Aula da questo punto di vista e auspichiamo che prosegua il dialogo per raggiungere un'intesa tra le comunità islamiche e la Repubblica italiana - sappiamo che, con il Ministro Piantedosi, nel 2023, al Viminale sono riprese le riunioni del Consiglio per le relazioni con l'Islam italiano -, perché non abbiamo pregiudizio verso la costruzione di alcun luogo di culto, comprese le moschee, nel nostro Paese. Però, abbiamo la responsabilità di sapere e di vigilare su chi costruisce le moschee e, soprattutto, su chi le finanzia e su quali idee politiche vengono diffuse.

Non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte alla storia. Desidero ricordare alcuni avvenimenti tragici e drammatici, che si sono verificati in Italia e in Europa, in modo tale che si possa seriamente riflettere su alcuni aspetti che devono farci legiferare adeguatamente su questo tema. In Belgio, tre attentati a Bruxelles nel marzo 2016, rivendicati dall'Isis, portarono il Governo alla cancellazione dell'Accordo con Riad sulla Grande moschea, dopo aver scoperto che era stata utilizzata come luogo di radicalizzazione e, quindi, improntato alla diffusione di odio nei confronti dell'Occidente. Questo evento deve farci riflettere. Noi siamo in Italia, non ci sono estremismi, ma un Paese ha subìto una grave conseguenza terroristica, che ha portato a fare scelte molto chiare: la Francia. In Francia, paese molto sensibile a questo argomento, negli ultimi anni sono stati molti i fondi arrivati per introdurre idee islamiche contrarie all'Occidente. Un esempio è il programma Al Baith, un programma del Qatar Charity, con cui sono state finanziate 140 scuole e moschee in Francia e anche al di fuori dei confini francesi e si è verificata la diffusione di idee contro l'Occidente. Inevitabilmente, la Francia e il Governo francese non potevano non reagire di fronte a queste situazioni.

Inoltre, devo ricordare cosa è accaduto in Italia nell'ottobre 2023, a Milano, dove sono state arrestate due persone egiziane, accusate di partecipazione ad associazioni con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere. Poi, nel dicembre 2023, un'operazione antiterrorismo della Polizia di Stato ha portato all'arresto di due giovani di origine pachistana, a Brescia. Nel marzo 2024, a L'Aquila, sono finite in carcere tre persone di origine palestinese, per associazione con finalità di terrorismo, sempre legata a questi luoghi di culto. Nell'aprile 2024, la Polizia ha arrestato, all'aeroporto di Fiumicino, un cittadino del Tagikistan di 32 anni, colpito da mandato di arresto internazionale, per essersi arruolato nelle fila dello Stato islamico ed essere andato in Siria a combattere, nel 2014. Questi eventi non devono, ovviamente, essere generalizzati su una comunità e una presenza importante nel nostro Paese, ma devono farci riflettere con serietà sulla distinzione fra associazioni ed enti di promozione culturale, da un lato, ed enti religiosi, dall'altro. Dare delega al Governo per legiferare in questo ambito, infatti, deve assolutamente tenere conto di quello che è successo in Italia e in tutta Europa, non generalizzando e facendo finta che non sia successo nulla di tutto questo e che alcuni luoghi non siano luoghi di diffusione di odio, perché i pochi e negativi esempi, le poche e negative vicende, non devono generalizzare su tutto il resto, laddove c'è una professione di fede seria, corretta e secondo le regole non solo religiose, ma, soprattutto, della convivenza civile.

Allora, noi vogliamo questo, non siamo tifosi di una parte o di un'altra - non ci chiameremmo moderati e non saremmo ispirati dal principio di ragionevolezza e di equilibrio - ma crediamo che, senza fanatismo politico e posizioni ideologiche eccessive, sia giusto e corretto che si dia al Governo la possibilità di lavorare con questi criteri e queste definizioni, affinché ci possa essere finalmente un provvedimento serio ed equilibrato, che tenga conto delle attività che vengono svolte, come accade in altri Paesi.

Ogni volta, in Italia, dobbiamo essere sempre i primi della classe, sotto alcuni aspetti, ma poi ci rendiamo conto che c'è qualcuno - come ho elencato poco fa - che si è accorto di alcune distorsioni ed è intervenuto da un punto di vista legislativo. Da questo punto di vista, facciamo gli europeisti e quelli che appartengono al sistema europeo, facciamo le cose fatte bene, senza, per una volta, estremizzare su un tema così delicato e, soprattutto, fare campagna elettorale, visto che siamo vicino ad alcune scadenze, sarebbe un grave errore.

Questa proposta di legge ci sembra seria ed equilibrata e sono certo che il Governo, con l'opportuno passaggio in Parlamento, sarà assolutamente in grado di trovare le soluzioni necessarie per un tema delicato, da non strumentalizzare, che deve garantire i princìpi costituzionali che ho menzionato all'inizio del mio intervento e per i quali noi ci ergiamo a essere assoluti difensori. Per questo, faremo il nostro lavoro nel momento in cui il Governo porterà in Aula un provvedimento normativo su questo argomento (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Tanti anni fa, nella mia città, Torino, si aprì un dibattito di civiltà rispetto a questo tema, espressione di una città matura e capace di inclusione.

Nel 2009, la comunità di credenti della moschea della pace di Porta Palazzo, costituitasi in una ONLUS, ossia un'associazione, acquistò un edificio ed espresse la volontà di aprire, appunto, una moschea. La destra, in consiglio comunale - come prevedibile - si oppose, parlando di rischio per la sicurezza e la tutela dei cittadini e del quartiere, a fronte di un non meglio specificato pericolo. Già, perché Torino è un centro multiculturale e multireligioso da sempre; qui convivono la Chiesa cattolica, la Chiesa valdese, le Comunità ebraiche, la Comunità islamica e varie altre confessioni. Tuttavia, il fenomeno del fondamentalismo islamico ha costituito, per la destra, un'emergenza, in città.

Allora, insieme all'assessore Curti, ci siamo richiamati agli unici riferimenti fondanti per le delibere: le norme sul rispetto della libertà di culto che risalgono a Carlo Alberto, ossia gli articoli 3, 8, 19 e 20 della Costituzione e il principio di laicità delle istituzioni. All'epoca, la comunità dei credenti di fede musulmana a Torino contava circa 30.000 persone di diverse nazionalità, costrette alla preghiera in moschee-garage. Dare loro ulteriori luoghi più dignitosi era non solo un diritto dei fedeli, ma anche una garanzia per tutti i cittadini, perché solo attraverso il dialogo multireligioso, il dialogo fra le istituzioni e la comunità religiosa, la prossimità e l'adeguatezza dei luoghi di culto si costruisce integrazione e, quindi, sicurezza.

Una moschea non è come una discarica, che deve essere solo una, possibilmente lontana da casa propria. Così la moschea di via Urbino, nel 2011, divenne non solo un luogo di preghiera, ma anche, appunto, un centro culturale e di aggregazione, un centro trasparente, aperto, bello, quindi sicuro. Poi, nel 2016, un fatto storico: la città siglò un patto di condivisione e cittadinanza attiva con le 18 associazioni islamiche presenti a Torino. Il comune rese visibile la presenza islamica a Torino, promuovendo il valore della convivenza e della condivisione. Il comune e la circoscrizione di Torino, ancora oggi, insieme alle comunità religiose, organizzano momenti di apertura dei luoghi di culto e incontro con tutta la cittadinanza. L'evento “Moschee aperte” ha ottenuto il riconoscimento europeo come migliore iniziativa per il dialogo e l'inclusione di tutte le città europee.

Ecco, Presidente, la vostra proposta è tutto il contrario di questo ed è tutto ciò che non si dovrebbe fare. Un testo non solo incostituzionale, ma manifestamente islamofobico. Come altro potrei definire un passaggio come questo, che dice, appunto, che l'articolo 71 del codice del Terzo settore è “il grimaldello utilizzato dalle comunità islamiche per insediarsi nel territorio italiano creando moschee e madrasse nella completa indifferenza delle istituzioni”. Ma perché in spregio alla legge? Se così fosse, bisognerebbe porsi il problema di far rispettare le normative da tutti, non certo di discriminare un soggetto sgradito, modificando il codice del Terzo settore in senso anticostituzionale. Infatti, come vi abbiamo raccontato, le istituzioni virtuose sono più che coinvolte nel percorso di nascita o emersione dei luoghi di culto, basta volerlo.

La natura di centro culturale delle moschee non è mai stata un escamotage, è una realtà. Che altro sarebbe la sede di una comunità religiosa, soprattutto quando si apre al dialogo e alla contaminazione con la città tutta? E perché mai le Forze dell'ordine dovrebbero intervenire in assenza di problemi di sicurezza e di ordine pubblico? Per sciogliere i raduni di preghiera? Perché cosa? A me risulta che in questo Paese sia ancora diritto di ciascuno e ciascuna professare liberamente la propria fede religiosa, in forma individuale o associata. I luoghi di culto, attraverso il famigerato articolo 71, sono adibiti, dite, in locali inadeguati: scantinati, garage, negozi e magazzini. Quindi, sareste d'accordo a destinare qualche chiesa sconsacrata, qualche edificio storico e monumentale alla creazione di una moschea? Non credo proprio. Sareste disponibili a sostenere le organizzazioni religiose musulmane a navigare nella fitta giungla dei regolamenti edilizi e urbanistici, a finanziare la progettazione, la costruzione ex novo di luoghi di culto? Lo escludo, Presidente. Ad oggi, in Italia, solo la grande moschea di Roma è un ente giuridico riconosciuto, solo 8 moschee sono riconoscibili da un punto di vista architettonico, però più di 1.000 sono le sale di preghiera riconosciute come moschee da chi le frequenta.

Perché, vedete, il punto chiave non sta nel testo originale della vostra proposta, in cui avete tentato di limitare esplicitamente l'esclusione non a tutte le associazioni di promozione sociale legate a qualche comunità religiosa, ma alle confessioni religiose i cui rapporti con lo Stato non sono regolati sulla base di intese. Già, chiaro. Perché, nonostante la vostra, spesso, ignoranza conclamata, come nel dibattito di oggi, avete imparato che l'assenza di una struttura gerarchica e centrale impedisce all'Islam di avere un unico interlocutore nazionale nei rapporti con lo Stato. Ecco perché finora l'intesa non c'è stata. Ma, forse, non avete considerato che i rapporti, per esempio, con i tre quarti delle chiese cristiane evangeliche in Italia non sono regolati da intesa. I cristianesimi sono vari e ognuno ha dovuto firmare la sua intesa, ma molti ne sono ancora privi. Due comunità buddiste hanno siglato due differenti intese con lo Stato, eppure, nel corso degli anni, diverse associazioni islamiche locali si sono presentate alla Presidenza del Consiglio con bozze d'intesa. Nessuna di queste proposte ha mai avuto un esito positivo. Ad oggi, solo un'associazione islamica ha ottenuto lo status di culto ammesso: 50 anni fa, pensi lei.

Direi che il problema sta nel manico, ossia nell'articolo 7 della Costituzione o, meglio, nei Patti Lateranensi a cui rimanda, precisamente nel Concordato, che regola i rapporti con la Chiesa cattolica, determinandone uno status privilegiato rispetto a tutte le altre confessioni.

Presidente, ad oggi, non siamo nemmeno in grado di dire quanti siano i musulmani in Italia e questo è parte del problema. Il sommerso è smisurato e, senza intese, il riconoscimento sarà sempre parziale e il mancato riconoscimento giuridico porta all'invisibilità e allo stigma sociale. Per questo le organizzazioni religiose prive del riconoscimento di personalità giuridica si sono costituite come associazioni di natura diversa, secondo il proprio statuto. Per questo parliamo di luoghi camuffati, ma ciò non toglie che siano luoghi di culto e di cultura: qui si impara a leggere, a scrivere, si impara la musica, si acquisiscono saperi, luoghi aperti, immersi nello spazio urbano, elementi del patrimonio culturale e religioso, tangibile e intangibile, benché neanche questo sia riconosciuto.

Presidente, non so se lo sa, ma la Mole Antonelliana fu concepita inizialmente come una sinagoga: un posto nato come sede di culto per una minoranza religiosa è diventato il simbolo della mia città. Che cosa le voglio dire? Il mondo è pieno di luoghi religiosi che si trasformano, diventando secolari e viceversa. Pensi ad Hagia Sophia a Istanbul: da basilica ortodossa è diventata moschea, poi museo, poi nuovamente moschea. Spazi secolari possono diventare religiosi e quale sarebbe il problema? Perché un magazzino non dovrebbe esserlo per chi vi prega? La tenda biblica non è forse il luogo della manifestazione di Dio per i cristiani? “Il Verbo pose la sua tenda in mezzo a noi”. Forse non tutti lo sanno, ma il 95 per cento delle chiese ortodosse romene italiane sono ospitate all'interno di chiese cattoliche e sono ospitate non tanto nello spazio ecclesiastico, ma nelle aule a disposizione delle curie.

L'Italia è un Paese che da decenni pratica il riuso e la contaminazione fra luoghi secolari e religiosi. È questo il principio della condivisione, dell'interazione, dell'integrazione, quindi, altro che sgabuzzini! Voi siete pronti - lo chiedo a tutti voi - a portare questi luoghi alla luce? Certo che no. Nella vostra testa vanno spazzati via, cercate di farlo con una proposta apertamente discriminatoria, dunque, incostituzionale, perché lo è ancora, sebbene abbiate modificato quel passaggio. Gettate la palla ai Ministeri dell'Interno, della Salute, delle Infrastrutture. E come? Tenendo conto, per esempio, della specificità della modalità di esercizio delle diverse forme di culto? Non credo. Seduti sì, genuflessi no, a capo scoperto sì, a capo coperto no? E che significa “in base all'impatto dell'attività sul tessuto urbano”? Un'associazione di culto dà fastidio ai residenti e, quindi, Salvini può negargli la sede?

Questa legge, con ogni probabilità, verrà impugnata e smontata, ma che vi importa? Fate perdere tempo alle Camere per diffondere un po' di islamofobia nel dibattito pubblico. La campagna elettorale entra nel vivo e sperate che, almeno per un po', le comunità islamiche siano costrette, magari, ad abbandonare i luoghi di culto. Così contrasterete il fondamentalismo islamico, la recrudescenza del terrorismo di matrice islamista. Ma, per favore! Avete studiato alle scuole del sottosopra, signore e signori, Lo sa anche un bambino che la repressione e l'esclusione sono i veri generatori di rabbia. Ma, forse, è proprio questo che volete: rabbia per arrivare a portare l'ordine. Non l'otterrete, e ve lo dico perché questo Paese è migliore di questa proposta di legge, perché la società, le città, le persone non sono oscurantiste, come voi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Signor Presidente, colleghi, Governo, è proprio così, sono molte le chiese che non vengono più utilizzate nel nostro Paese, che ospitano, ad esempio, chiese ortodosse. Credo che quello che ci viene dato sia un segnale assolutamente importante e sono anche convinta che avremo, da parte della Chiesa cattolica, una grande apertura di fronte ad una grande chiusura, che è quella che va in votazione oggi.

Io ho cercato di capire - e lo propongo all'Aula - cosa ci propone oggi l'urbanistica per dire quanto non ci fosse bisogno di questo provvedimento. Intanto, per dirvi che l'urbanistica è quella disciplina che studia la città e il territorio, così come modificato dall'uomo, studia gli insediamenti umani di tutte le dimensioni per decidere come operarvi e le trasformazioni necessarie a soddisfare i bisogni.

Poi, che cosa abbiamo nei nostri comuni? Abbiamo i piani regolatori territoriali, i piani regolatori comunali, abbiamo le norme sull'attività costruttiva edilizia sancite dalla legge o prescritte attraverso i regolamenti. Poi abbiamo il piano strutturale comunale, che delinea l'identità culturale, e questo è un altro aspetto importante, le scelte strategiche di sviluppo per tutelarne l'integrità fisica ed ambientale. Questo è quello che hanno fatto fino ad oggi i nostri sindaci, anche attraverso i loro programmi elettorali, perché è proprio attraverso il programma elettorale dei sindaci che si è delineato il piano strutturale. Poi c'è la regolarità urbanistica, che è la corrispondenza tra lo stato di fatto ed il titolo abitativo su cui il comune, l'ente competente in materia edilizia, ha autorizzato la realizzazione dell'immobile o degli immobili. Sappiamo che dal 1967 è necessaria la conformità urbanistica per poter eseguire gli interventi edilizi e anche per ottenere il certificato di conformità urbanistica. Desidero ricordare, signor Presidente, colleghi e Governo, che i comuni, nella loro minima autonomia, erogano risorse a favore degli edifici di culto di tutte le confessioni. Sono risorse che provengono dagli oneri di urbanizzazione secondaria proprio a fronte di specifica richiesta ed ottengono il contributo. Nel mio comune, a Giaveno, si parla di 15.000 euro l'anno.

Voglio parlare del Terzo settore, delle sedi del Terzo settore, dei locali in cui svolgono le loro attività istituzionali, purché non di tipo produttivo. Sono compatibili, ovviamente, con tutte le destinazioni d'uso omogenee previste dal decreto del Ministero dei Lavori pubblici indipendentemente dalla destinazione urbanistica. E così le APS, pur non prevedendolo espressamente nell'atto costitutivo, possono accedere alla norma di favore dell'articolo 71 del codice.

Come si individua l'attività di culto? Può essere una celebrazione solo occasionale? Può essere promossa da un ente del Terzo settore e può essere svolta nei locali in cui l'ente svolge la propria attività? Può essere promossa dai nostri parroci, che si rendono conto, ad esempio, quando fanno oratorio, di avere ragazzi di fedi e di religioni assolutamente diverse? Questa è l'apertura, forse quell'apertura che noi in qualche modo dovremmo - noi, non tutti, ma noi - dovremmo riuscire a cogliere. È evidente l'attività del Governo di agire non nell'ottica, ad esempio, della semplificazione e con una nuova norma che certamente non è a favore del Terzo settore. Devo dire che è a favore davvero di pochi. Mi permetto di pensare, conoscendo un po' di urbanistica, che tutto questo andrà a complicare tantissimo l'attività del Terzo settore. Il Terzo settore è quello che svolge attività a favore degli enti, il Terzo settore è quello che svolge l'attività che dovrebbe svolgere il comune piuttosto che l'ASL e la regione, ma oggi tutto questo non può essere fatto, ed abbiamo i volontari che intervengono e che si sostituiscono allo Stato e ai comuni. Con la modifica dell'articolo 71 del codice del Terzo settore le associazioni, oratori ad esempio, a fine attività potrebbero costruire questi momenti di preghiera. Verranno assimilati alle moschee? Che cosa si farà, si andrà lì e si chiuderà la porta? Perché, guardate, con certezza vi dico che tutto questo succederà, ma proprio per l'apertura, che è nota, legata ai nostri parroci e a chi professa la fede cattolica. Penso che da domani o poco più si ridurranno le opportunità per il Terzo settore, e mi chiedo e ci chiediamo come gruppo perché precludere la destinazione del culto qualora in un'area compresa nel raggio di un chilometro sia presente un edificio appartenente ad altra confessione o associazione religiosa.

Vi posso parlare, colleghi, dei tanti piccoli comuni italiani che certamente non hanno un centro molto grande. Che cosa succederà? C'è una chiesa, c'è una parrocchia, e lì non sorgerà più nulla, non sorgerà più il sole, sarà un territorio brullo perché precluderemo qualsiasi altra costruzione. Non riesco davvero a darmi motivo per questo restringimento, che ritengo davvero inqualificabile. Nei piccoli comuni oggi vanno a vivere un po' tutte le nazionalità, ma proprio perché in quei comuni l'affitto costa meno, ci sono comunque dei servizi, ma noi chiudiamo la porta in maniera oscurantista a questi nostri, tra virgolette, via via, concittadini. Devo dirvi che lo zero moschee certamente impensierisce, porta una nuova complicazione burocratica, non potremo più parlare di semplificazioni. Riduce l'autonomia dei nostri comuni, dei nostri sindaci. Rimane il diritto alla libertà di culto, che forse è un nemico che deve essere colpito e soppresso. Oggi l'Aula è chiamata a votare questo testo, che lede sicuramente il diritto di professare la propria fede religiosa. Noi non lo voteremo, il nostro voto di Azione e PER è assolutamente contrario. Riteniamo e speriamo ci sia la possibilità di riprendere in mano questo documento e di cercare di dare una maggiore ampiezza. Sono anche molto convinta che questo provvedimento non porterà assolutamente nessun voto in più alle prossime elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Il testo che oggi andiamo ad approvare modifica il codice del Terzo settore nella parte in cui prevede che le autorità preposte possano consentire l'utilizzo di sedi e locali a disposizione degli enti del Terzo settore indipendentemente dalla loro destinazione urbanistica. Tale disciplina di favore, nata al fine di superare le difficoltà per le associazioni di trovare spazi adeguati a svolgere le proprie attività senza procedere al cambio di destinazione d'uso, è stata spesso utilizzata in modo strumentale da associazioni che hanno come funzione esclusiva o prevalente quella di gestire luoghi di culto. L'effetto è stato che questa norma speciale, che in qualche modo interveniva per facilitare e non rendere eccessivamente burocratizzato l'accesso di associazioni con scopi benefici all'interno di locali o edifici che avessero una diversa destinazione d'uso, è stata sostanzialmente snaturata, con il risultato che aree che avevano una destinazione residenziale o di qualunque altro tipo improvvisamente diventavano luogo di pellegrinaggio e di assembramento. Forza Italia si è posta il problema sollevato dalle opposizioni, e cioè se impedire le riunioni religiose in garage e scantinati non possa costituire una violazione della libertà di culto costituzionalmente garantita. Se lo è posto e lo ha risolto negativamente, e cioè le norme proposte in questo provvedimento non violano in alcun modo la libertà religiosa.

Le modifiche operate in sede referente prevedono che la normativa contenuta nel codice del Terzo settore si applichi alle associazioni di promozione sociale che svolgono anche attività di culto, nel rispetto dei criteri in materia di compatibilità urbanistica ed edilizia. Questi criteri saranno demandati ad un decreto dei Ministeri delle Infrastrutture, dell'Interno e della Salute, con il quale, tenendo conto delle specificità e delle modalità di esercizio delle diverse forme di culto, si individueranno le regole di sicurezza per l'accessibilità dei locali e le regole sull'impatto di tali attività sugli edifici e sul tessuto urbano circostante.

Su tale decreto, giova ricordarlo, è prevista anche l'intesa in sede di Conferenza unificata, per fare in modo che esso si coordini con la programmazione amministrativa, governativa o regionale, rispetto alla gestione dei luoghi di culto. Tutto questo fatto salvo quanto previsto dagli accordi e dalle intese con le confessioni religiose stipulate ai sensi degli articoli 7 e 8, terzo comma, della nostra Costituzione. Dunque, al contrario di quanto si sostiene anche in quest'Aula, non si tratta di una norma repressiva, ma di una norma garantista.

L'articolo 5 del medesimo codice del Terzo settore individua, puntualmente, le attività di interesse generale che gli enti del Terzo settore possono svolgere e non cita in alcun modo attività che rientrino direttamente in quelle di culto. La giurisprudenza amministrativa ha avuto modo di affermare che anche un mutamento di destinazione d'uso meramente funzionale, ovvero senza la realizzazione di opere edilizie, può determinare una variazione degli standard urbanistici ed è in grado di incidere sul tessuto urbanistico della zona. Inoltre, ha affermato che se un'associazione fa svolgere, presso la propria sede, attività di preghiera e di culto deve essere definita religiosa e, in quanto tale, deve attenersi alle norme urbanistiche, e ha precisato che le sedi e i locali di un'associazione di promozione sociale non possono essere oggetto di uso promiscuo.

Avremmo potuto semplicemente applicare le norme e le sentenze e porre fine a tali attività illegittime in termini legali. Invece, siamo qui ad offrire un dialogo e forme di contemperamento delle esigenze. Per questi motivi, Presidente, Forza Italia voterà a favore del provvedimento in esame, che segna un passo in avanti nella regolazione dei rapporti con le comunità che sempre più numerose si insediano nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Visto che noi studiamo, e anche tanto, rimandiamo al mittente - il collega Foti - le accuse. Oggi, invece, per il Parlamento italiano e per tutti i cittadini e le cittadine, non è certamente una bella giornata, perché con la proposta di legge in esame si vanno a toccare dei principi cardine, costituzionali, che fanno parte della nostra democrazia, della storia del nostro Paese, della laicità del nostro Stato. Essa rappresenta, purtroppo, un passo indietro per la nostra civiltà.

Abbiamo tentato in tutti i modi, con tutti gli strumenti democratici possibili, fino all'ultimo, quindi, provandoci veramente fino alla fine, di mettere in discussione un testo così pericoloso, così fuorviante, che si appella in modo pretestuoso all'esigenza di garantire il corretto governo del territorio per limitare la possibilità degli enti del Terzo settore, che non sono regolati sulla base di intese, di svolgere le proprie attività istituzionali. Ed è lo stesso presentatore della proposta di legge, il collega Foti, che tra l'altro lo ha confermato nell'unico intervento che ha fatto in quest'Aula poco fa, che ci ha descritto di quali associazioni si tratti, senza usare mezzi termini: si sta parlando delle comunità islamiche che, a suo dire, avrebbero utilizzato l'articolo 71 del codice del Terzo settore come “il grimaldello (…) per insediarsi nel territorio italiano creando moschee e madrasse nella completa indifferenza delle istituzioni, in spregio alla legge e nella sostanziale impossibilità a intervenire da parte delle Forze dell'ordine”. Ecco, parole durissime, che sembrano seguire il detto: fare di tutta l'erba un fascio, purtroppo.

Alla maggioranza e al Ministro Salvini che, purtroppo, non vedo qui e non abbiamo visto in Commissione, pur ringraziando il Sottosegretario presente, chiedo, tramite lei, ovviamente, Presidente, se si sono resi conto di cosa si stia approvando oggi e delle conseguenze che questa proposta di legge porterà.

Sempre tramite lei, Presidente, chiedo alla maggioranza e al Governo, se si sono resi conto della natura discriminatoria della norma perché, guardate un po', in Italia vige il divieto di discriminazione, rafforzato proprio dalla laicità dello Stato, da uno Stato che dovrebbe supportare e promuovere leggi e agende politiche che vanno a garantire inclusione, uguaglianza e opportunità per tutti e tutte. Le istituzioni tutte dovrebbero essere lo specchio della diversità e dell'inclusione che vogliamo vedere nella società (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

È questa la visione del Paese che hanno la Presidente Meloni, il Ministro Salvini e tutta la maggioranza? È questa la priorità? La storia non ha davvero insegnato nulla? Lo Stato italiano, infatti, non deve fare da garante dell'una o dell'altra fede religiosa, ma deve assicurare a tutta la comunità di professare liberamente qualunque fede religiosa. E proprio il carattere di Stato-comunità e il principio solidaristico impongono alla nostra Repubblica di riconoscere e tutelare le religioni, nella dimensione individuale e, quindi, sociale.

Voglio ricordare che, per effetto delle modifiche che state introducendo all'articolo 71 del codice, alle associazioni di ispirazione islamica verrà riservata una disciplina molto più restrittiva, che sarà demandata, poi, ad un decreto ministeriale, che dovrà tener conto del rispetto degli standard di sicurezza, dell'accessibilità dei locali e dell'impatto delle attività svolte sul tessuto urbano. Ecco, mi chiedo quale sarà l'oggettività di stesura di questi parametri che il Ministero dovrà definire? Quale sarà l'oggettività? Perché noi l'abbiamo chiesto in Commissione, ci abbiamo provato, ma, purtroppo, non abbiamo assolutamente ottenuto risposte.

Qual è il fine ultimo di un simile accanimento normativo? Come sapete, esiste già una normativa regionale e nazionale che disciplina e tutela proprio questi aspetti. Io un'idea ce l'ho e, oggi, questo fine si è palesato, quando nel Comitato dei nove abbiamo letto un emendamento dell'onorevole Iezzi, che poi è stato ritirato in seguito ad un invito al ritiro. Mi preme leggerlo comunque perché, con questo emendamento, si capisce la finalità di questa proposta di legge, in cui si dice che all'articolo 71 del codice del Terzo settore va aggiunto tra le varie cose - lo leggo testualmente, perché questo testo è raccapricciante -: “precludere la destinazione al culto qualora in un'area compresa entro il raggio di un chilometro sia presente un edificio appartenente ad altra confessione o associazione religiosa”. Ancora: “prescrivere l'uso della lingua italiana sia per le attività di predicazione che per le attività pubbliche non strettamente collegate all'esercizio del culto” e ancora: “prevedere l'adozione di statuti che contengano l'esplicito riconoscimento dei seguenti principi (…)”. Tra i principi ne leggo solo due: il primo, “democraticità e laicità dello Stato italiano”. Ora, interessa la laicità dello Stato; prima, per approvare questa proposta di legge non esisteva la laicità dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Benissimo. Il secondo principio è il rispetto della vita e della salute dell'uomo in tutte le sue forme e divieto di pratiche a ciò non conformi. Poi, continua con una serie di assurdità, tanto che l'onorevole Iezzi ha detto che è già pronto a depositarlo nel primo provvedimento utile, noi lo aspettiamo nei prossimi decreti sicurezza. Voglio capire, poi, come faranno ad inserire una norma del genere, come farà ad essere approvata anche dai colleghi di maggioranza che penso abbiano una dignità. Del resto, lo avete già fatto a Monfalcone, con una sindaca della Lega che ha tolto il luogo di culto a una comunità islamica che per Monfalcone rappresenta il 30 per cento. Quindi, già avete iniziato questo percorso.

Ecco, utilizzare strumenti messi a disposizione dall'ordinamento per intaccare i diritti di libertà che sono costituzionalmente tutelati è un'operazione che crea un pericoloso precedente, che è un precedente giuridico, un precedente istituzionale, un precedente sociale, un precedente culturale! Ci avete già provato: è grazie a un emendamento soppressivo del MoVimento 5 Stelle che ne è stato interrotto l'esame nella precedente legislatura.

In questi mesi, invece, in Commissione è successo un po' di tutto. Ogni volta che ci si riuniva per portare avanti questa proposta di legge, ci si presentava con un testo nuovo, tanto che il testo iniziale della proposta di legge depositata alla Camera è completamente diverso da quello che noi oggi stiamo per approvare, che è stato tra l'altro cambiato questa mattina. Quindi, si tratta veramente di un goffo tentativo, fatto probabilmente per rendere il testo più presentabile. Veramente, avete messo una pezza che è peggio del buco ed è inconcepibile che una norma di questo tipo possa fare ingresso nel nostro ordinamento, perché, a voler essere generosi, disattende almeno sei principi e diritti costituzionalmente garantiti, dagli articoli 2, 3, 7, 8, 19 e 20 della nostra Costituzione.

La nostra Costituzione fortunatamente si fa garante per tutte le confessioni religiose e la mancata intesa con lo Stato non può rappresentare una discriminante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). State usando le istituzioni - purtroppo, ce ne date prova decreto dopo decreto, atto dopo atto -, le vostre istituzioni e la Carta costituzionale in un modo totalmente distorto e a vostro uso e consumo, creando una disparità e un integralismo che non farà bene a nessuno. La vostra è solo una becera propaganda. Siamo in vista delle elezioni europee e così come state facendo per l'autonomia differenziata e per il premierato, così state facendo per questa proposta di legge, per darvi contentini elettorali, perché è di questo che si sta parlando, perché altrimenti è inconcepibile che si possa passare così nel silenzio, anche della stessa maggioranza.

L'ordinamento deve essere arricchito di strumenti che servono per l'integrazione e per l'inclusione e non sicuramente per creare una disparità, anche perché la diversità è una ricchezza, non è una barriera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La diversità ci aiuta nell'inclusione della nostra società. Quindi, chi è diverso, in realtà, è un arricchimento. Dunque, quello che voi state facendo è completamente opposto a quello che dovreste fare. Mai come ora, con tutta la situazione internazionale, abbiamo bisogno di uno Stato che lanci messaggi di inclusione, che lanci messaggi di tolleranza, che lanci messaggi di uguaglianza per un futuro di pace e di inclusione sociale. Voi tutto ciò non lo state facendo. Noi abbiamo bisogno di non aumentare i conflitti, e vado a conclusione Presidente. La discriminazione non deve più trovare spazio, a partire da queste Aule parlamentari, fino alle scuole, agli uffici e alle case dei nostri cittadini e delle nostre cittadine, ricordando sempre il principio sacrosanto - e lo ripeto - per cui la diversità è una ricchezza, perché la diversità non è una minaccia! Il MoVimento 5 Stelle esprimerà voto contrario. Ricordo a me stessa, ma forse lo devo ricordare più alla maggioranza e al Governo, che ha l'onore di rappresentare lo Stato con onore e disciplina (ho avuto la fortuna, l'orgoglio e l'onore di giurare sulla Costituzione, ma mi pare qui si stia facendo il contrario), che l'Italia è uno Stato laico, è uno Stato libero, è uno Stato inclusivo, è uno Stato democratico ed è uno Stato antifascista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bof. Ne ha facoltà.

GIANANGELO BOF (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, in queste settimane ho sentito parlare molto e spesso, proprio con riferimento a questo provvedimento in discussione, di discriminazione. Ne ho sentito parlare talmente tanto che mi hanno coinvolto e mi hanno convinto che abbiamo parlato molto di discriminazione. In questo dibattito ho sentito parlare di discriminazione, però di discriminazione perpetrata nei confronti di chi semplicemente chiede il rispetto di quanto scritto nella Costituzione.

Presidente, possiamo leggere e rileggere la Costituzione, ma per fortuna la Costituzione è scritta in maniera molto chiara. All'articolo 8 recita testualmente: “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”, quindi, antepone la legge alle confessioni religiose, che la devono rispettare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). “Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano”: viene riaffermato un'altra volta che va rispettato l'ordinamento giuridico italiano. Poi, il comma 3 recita: “I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze”. Mi sembra molto chiaro e lapalissiano l'articolo 8 della Costituzione; di fatto, anche qui la Costituzione dimostra, ancora una volta, la sua chiarezza e la sua attualità.

Oggi, invece, ci troviamo di fronte a un fenomeno che spesso crea disagio ai nostri concittadini. Ci sono associazioni di promozione sociale che aggirano la Costituzione, dando un'interpretazione distorta dell'articolo 71, comma 1, del decreto sul Terzo settore e creando agevolazioni di deroga sulla destinazione urbanistica dei fabbricati, che, in realtà, fa parte delle norme e delle leggi dello Stato, che la Costituzione dice che vanno rispettate.

A conferma di quanto dico, cito una sentenza del Consiglio di Stato, la n. 181 del 2013, che dichiara l'impossibilità di qualificare come associazione di promozione sociale un'associazione islamica che, oltre a prevedere nel proprio statuto finalità quali favorire lo studio e la conoscenza della lingua araba e della cultura islamica, sia tra i credenti islamici, sia tra i cittadini di diversa religione e cultura, preveda o faccia svolgere presso la propria sede attività di culto e di preghiera, non prevedendo l'uso promiscuo per attività di uso sociale e di culto. Quindi, la norma è molto chiara e dichiara l'impossibilità, e questa è una sentenza del Consiglio di Stato. Poi, possiamo anche dire che anche le sentenze del Consiglio di Stato non hanno valore. Vi farò capire poi qual è il fil rouge conduttore di tutta questa interpretazione per come si vuole interpretare la norma.

In realtà, i nostri sindaci, avamposto dello Stato per molti cittadini, fanno parte di quella rispettosa e silenziosa maggioranza discriminata e si trovano molto spesso davanti a situazioni di mancanza di rispetto per le normative urbanistiche, strutturali, di sicurezza e di accessibilità ai locali. Molto spesso queste strutture che vengano insediate, che svolgono attività diverse da quelle che potrebbero svolgere in base alle destinazioni urbanistiche, creano un forte impatto sia sul tessuto urbano sia sugli edifici circostanti a queste attività. Infatti, ovviamente, quella pianificazione urbanistica sicuramente non prevedeva che lì si insediasse un'attività che, appunto, non si doveva svolgere lì.

Noi siamo e saremo sempre dalla parte dei cittadini italiani e stranieri che rispettano le regole di convivenza civile nel nostro Paese, i diritti civili conquistati in tanti anni della nostra storia e soprattutto le tradizioni del nostro Paese.

Molti che ho sentito in quest'Aula dimenticano l'odio e la discriminazione religiosa e razziale troppo spesso sulla cronaca che, in molti di questi luoghi abusivi, viene praticata da predicatori non ben identificati dalle Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). In tutta questa discussione non ho mai sentito una parola - una parola! - per le vittime cristiane che ci sono in tutto il mondo e soprattutto nei Paesi islamici, vittime della discriminazione, della vera discriminazione, che è quella che viene praticata nei confronti dei cristiani in giro per il mondo (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Colleghi!

GIANANGELO BOF (LEGA). Per molti questi non sono né discriminazione né odio razziale, perché non vanno contro i principi costituzionali, non perché non lo sia, ma semplicemente perché non è subita da quella silenziosa maggioranza di cittadini che rispettano le regole. Per loro non esiste il diritto a non essere discriminati; loro possono essere discriminati pur essendo una maggioranza nei confronti di una minoranza che non vuole rispettare le leggi.

Credo anche, colleghi, che non vi siano denari provenienti né dal Qatar né da altrove con i quali si possa negoziare la nostra cultura, la nostra storia e soprattutto il diritto alla convivenza civile della maggioranza dei cittadini silenziosi, che sempre più in molti casi si sentono ospiti a casa loro. Ma probabilmente quello che dico io può essere, come hanno detto in questi interventi, quello che loro definiscono lo slogan di campagna elettorale. Ebbene, questo slogan di campagna elettorale è quello che io sento quotidianamente quando si va nei luoghi in cui queste situazioni creano problemi alla cittadinanza ed è lì che bisogna andare ad ascoltarli.

Ma mi permetto di citare un passo - e qui concludo anche - della preghiera dell'alpino. Noi fra poco - la settimana prossima - ci troveremo a Vicenza all'adunata degli alpini, che hanno difeso i nostri confini e la nostra Patria; se oggi abbiamo una democrazia, confini e un Paese, lo dobbiamo anche a loro, che sono stati a difesa delle Alpi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). La preghiera dell'alpino recita: “Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra bandiera e la nostra millenaria civiltà cristiana”. Le nostre origini, la nostra storia, ciò da cui noi arriviamo non sono negoziabili. Noi siamo rispettosi - e lo dice la Costituzione - di tutte le religioni e di tutti i credo, ma ciò non vuol dire che, sulla base di questi diritti, si abbia il diritto di sovrascrivere le norme, di sovrascrivere le leggi e che per alcuni le norme e le leggi debbano valere e per altri le norme e le leggi non debbano valere.

La norma sul Terzo settore è molto chiara, la stessa sentenza della Corte di cassazione dice, in maniera chiara e limpida, che le associazioni di promozione sociale non possono essere luoghi di culto o di preghiera (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non lo dice la Lega, non lo dice Fratelli d'Italia, non lo dice il centrodestra, ma lo dice la Corte di cassazione.

Quindi, questa norma che noi abbiamo sostenuto, continueremo a sostenere e per la quale esprimeremo un voto favorevole, vuole semplicemente introdurre una regolamentazione che possa essere adoperata - anche dai sindaci, che molto spesso si trovano in difficoltà - affinché le norme urbanistiche siano rispettate.

Nel nostro Paese, chiunque debba realizzare un luogo di culto per qualsivoglia religione, lo faccia nel rispetto dell'articolo 8 della Costituzione, che prevede che vi siano gli accordi con lo Stato. Se poi, nel fare quegli accordi con lo Stato italiano, a qualcuno non fa comodo, ad esempio, che ci sia l'eguaglianza fra l'uomo e la donna e che la donna non debba essere messa in secondo piano rispetto all'uomo, se ne faccia una ragione, perché nel nostro Paese è così e rimarrà così (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Se qualcuno pensa alle spose bambine e pensa di poter decidere, sulla testa delle figlie, chi una figlia debba sposare, sappia che nel nostro Paese non è così; e, se vuole rimanere nel nostro Paese, se ne faccia una ragione, perché è e rimarrà così.

Chi si lava la bocca con i diritti civili si ricordi che i diritti civili sono anche del popolo italiano, sono anche di chi ha fatto grande questo Paese. I diritti civili non sono solo di chi arriva nel nostro Paese e, soprattutto, i diritti civili sono anche i diritti civili dei nostri concittadini, dei nostri cristiani in giro per il mondo che vengono massacrati: anche loro hanno diritto ai diritti civili, ce li hanno anche loro.

Quindi, prima di predicare nel nostro Paese, andate a casa loro e che predichino a casa loro i diritti civili. Grazie e buona giornata a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, oggi siamo chiamati a votare una nuova norma di compressione delle libertà, l'ennesima che questo Governo sta mettendo in atto dal suo insediamento, una norma sbagliata, ingiusta, pericolosa, ed è evidente che voteremo no.

Infatti, la legge che discutiamo rivela, sin dalle sue premesse, le chiare intenzioni di escludere le comunità islamiche dall'applicazione della legge recante la disciplina delle associazioni di promozione sociale, i cui contenuti sono trasfusi nel codice del Terzo settore; lo fa utilizzando il pretesto della compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per la loro attività.

In sostanza, si stabilisce che, per le religioni che non hanno sottoscritto un'intesa con lo Stato, le associazioni culturali che utilizzano un immobile non possono adoperarlo come luogo di culto.

Secondo i proponenti, l'articolo 71 del codice del Terzo settore - cito testualmente e le dicono loro queste cose - sarebbe diventato “il grimaldello utilizzato dalle comunità islamiche per insediarsi nel territorio italiano creando moschee e madrasse nella completa indifferenza delle istituzioni, in spregio alla legge e nella sostanziale impossibilità a intervenire da parte delle Forze dell'ordine”.

Altro che provvedimento di natura urbanistica: la grande preoccupazione dei proponenti è che, nelle nostre città, si possano destinare dei luoghi al culto islamico.

Vediamo, però, cosa dice la nostra Costituzione in merito. In Italia, la libertà di culto è garantita dall'articolo 19 della Costituzione, che stabilisce che “tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda, e di esercitarne in privato o in pubblico il culto”.

Ebbene, sicuramente in questa affermazione rientra anche la religione musulmana ed è altrettanto sicuro che, per rendere concreta questa libertà, debbano essere destinati dei luoghi all'esercizio del culto, altrimenti si lascerebbe sulla carta un diritto, il che equivale, mi pare evidente, a privarlo.

Non entro sui temi della incostituzionalità, ben spiegati dai colleghi che mi hanno preceduto nelle pregiudiziali, ma voglio parlare della realtà.

In Italia, si stima ci siano circa 2 milioni di cittadini musulmani, che rappresentano circa il 3 per cento della popolazione totale del Paese. Questo dato include sia cittadini italiani di fede musulmana, che immigrati provenienti da Paesi a maggioranza musulmana.

È chiaro che procurare un vulnus all'esercizio del culto di questa comunità costituisce un serio problema. In questo momento storico, avere un rapporto con le comunità islamiche sul territorio significa avere un rapporto con gli imam, significa integrare queste comunità, significa evitare radicalizzazioni, impedire alle giovani generazioni di cedere alle fascinazioni di un Islam de-culturalizzato, spesso un Islam violento del web.

Indebolire queste comunità significa esporle ad un rischio maggiore. Proprio perché viviamo il tempo che viviamo, spesso i referenti islamici cercano un dialogo con i responsabili istituzionali, con le autorità cattoliche o con le associazioni di base e, quando c'è l'intelligenza del dialogo, si costruisce un tessuto di convivenza che evita spaccature e lacerazioni.

Nei quartieri delle nostre città ci si raduna per identità nazionali, o meglio, i fedeli islamici spesso si radunano per identità nazionali. Quindi, chiedere di chiudere questi luoghi o delocalizzare queste moschee vuol dire perdere interlocutori, coesione e possibilità di dialogo e di integrazione.

Poiché queste realtà esistono ed esisteranno, non si può fare a meno di avere a che fare con loro. Quello che si può scegliere è la modalità con cui farlo: costruttiva e positiva, oppure no, e questo “oppure no” mi sembra la vostra scelta.

È utile, quindi, contestualizzare quello che è accaduto nel nostro Paese in questi decenni, anche da un punto di vista culturale e di evoluzione dei rapporti.

Dal Concilio Vaticano II, infatti, quindi da oltre sessant'anni, sono cambiate profondamente le relazioni con le altre religioni, soprattutto a seguito del documento Nostra Aetate e dei nuovi rapporti e visioni della religione ebraica, di quella islamica e dei rispettivi credenti.

Da allora, molto cammino è stato fatto, con alcune tappe fondamentali. Penso a quella del 1986, promossa da Giovanni Paolo II ad Assisi, nell'indimenticabile incontro interreligioso di preghiera per la pace, alla base di quello spirito di Assisi che Sant'Egidio ha raccolto e da allora promosso, e che in questi anni ha dato molti frutti di incontro, conoscenza, pace, solidarietà, fraternità.

Ed è in questo solco, specificamente nell'ambito dei rapporti con l'Islam, che è maturato lo storico Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza firmato nel 2019, ad Abu Dhabi, da Papa Francesco e dal Grande imam sunnita di Al-Azhar, Ahmed Al-Tayyeb, un documento coraggioso, che condanna l'estremismo e l'uso politico delle religioni e ricorda il diritto alla libertà di credo, alla libertà di essere diversi, nonché alla protezione dei luoghi di culto.

Vi è poi un altro dato storico che può aiutare a ragionare sul perché questa proposta sia sbagliata.

Non dimentichiamo che i rapporti tra Stato e religione cattolica sono stati sanciti dapprima nel 1929, con i Patti Lateranensi, poi rivisti nel 1984, nel nuovo Concordato, non tanti anni fa, dopo secoli di storia.

Inoltre, è utile aggiungere anche alcune osservazioni, almeno per chi tra noi si professa cristiano o per chi tra noi è interessato alle vicende storiche dei popoli.

Il cristianesimo nasce come religione di una minoranza osteggiata e perseguitata. Nei primi tempi, i credenti si ritrovavano in luoghi di culto nascosti, perché non c'erano luoghi pubblici o era impedito di professare la propria religione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). I credenti si riunivano per il culto in casa e, sinceramente, non credo che quelle che poi abbiamo definito domus ecclesiae, Presidente, possedessero i requisiti urbanistici per il culto, forse vale la pena di ricordarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Aggiungo un aspetto contemporaneo. Colleghi che avete parlato prima, in queste ore, centinaia di migliaia di cristiani sono perseguitati nel mondo, come altre minoranze religiose, in Paesi che non riconoscono la libertà di culto e comprimono le libertà delle minoranze religiose. Giustamente ce ne scandalizziamo e solidarizziamo con loro e ci battiamo per i loro diritti. Ma lo facciamo solo perché sono cristiani o perché crediamo che professare una fede e partecipare al culto siano libertà fondamentali, da tutelare sempre e ovunque? (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Che facciamo? Crediamo all'importanza dei diritti solo in trasferta? Purtroppo questo provvedimento è frutto di anni di disprezzo, da parte della destra italiana, nei confronti della religione islamica e dei suoi fedeli. Potrei citare tanti protagonisti e troppe parole, ma mi limito a ricordare l'azione di un eminente rappresentante dell'attuale Governo che, una quindicina di anni fa, propose il maiale day: passeggiate dei maiali - cito - nei luoghi dove chiunque pensi di edificare non un centro di culto, ma il potenziale centro di una cellula terroristica. Ecco, Presidente, lo dico chiaramente, anche dopo aver ascoltato alcuni interventi che mi hanno preceduto: smettetela di associare la parola islamico-musulmano alla parola terrorista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Offendete milioni di esseri umani, offendete persone che spesso sono le prime vittime dei terroristi.

Questa è la subcultura da cui discende questa norma, ma provo a seguirvi anche nella vostra idea di sospetto securitario. Pensate che sia utile, in quest'ottica, rendere il culto islamico clandestino e nascosto? Probabilmente non ve ne importa nulla della sicurezza che deriva dalla positiva convivenza tra diversi. A voi probabilmente non preoccupa creare una collisione con la comunità islamica che da anni vive e cresce nel nostro Paese, ma sappiate che antipatia, derisione, disprezzo creano fossati, spesso profondi, che, nel tempo doloroso di guerra e violenza diffusa che stiamo vivendo, vorremmo e dovremmo colmare, invece che ampliare. Ma cosa credete? Che chiudendo i luoghi di culto, la gente non preghi più? Ma che idea avete della fede e della religione? E, allora, cosa pensate di risolvere con una legge che vieta e non dà una soluzione? Questa norma, Presidente, pur nella sua brevità, prova a cancellare anni di dialogo e di integrazione con una comunità, quella islamica, che inevitabilmente continuerà a esistere, a pregare e a essere tra noi; ma, mentre ci auguriamo che presto si appuri l'incostituzionalità di questa norma, vi assicuriamo che, nonostante proposte come questa, non potrete fermare o cancellare tolleranza, solidarietà, fraternità, libertà, fondamenti della nostra Repubblica italiana e dell'Europa tutta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Riccardo De Corato. Ne ha facoltà.

RICCARDO DE CORATO (FDI). Grazie, Presidente. Io, tramite Lei, volevo dire che ho ascoltato con molta costernazione, non meraviglia, le affermazioni di colleghi dell'opposizione che hanno parlato di islamofobia. Una collega ha parlato di caccia al musulmano e all'islamico. Vede l'onorevole Rossi, nella sua relazione, e l'onorevole Iaia - che ringrazio - hanno chiarito i motivi. E io pensavo che, forse, qualcuno li avesse ascoltati, oltre al Presidente. Però, anche dalle ultime parole dell'ultimo intervenuto, non so se l'onorevole Ciani sia mai stato in una moschea abusiva, se le ha visitate. Non so se si sia recato ad esempio - noi, a Milano, ne abbiamo dodici, abusive - in una cabina elettrica; a Milano sono arrivati a pregare in centinaia; si sono ammassati. Perché le condizioni in cui questi credenti pregano, sono condizioni vergognose. Io le ho viste perché, essendo stato vicesindaco di Milano, andavo a vederle. Se qualche onorevole ha voglia di venire a farsi una passeggiata con me, io li porto a Milano; così mostro dove pregano: nei sottoscala o in luoghi dove centinaia di questi uomini e donne pregano, in condizioni vergognose. Ora, è mai possibile che non vi chiediate se tutto ciò sia regolare o meno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? È mai possibile che non vi chiediate se è normale e regolare che centinaia di persone si ammassino in un garage senza uscite di sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), senza le minime regole del vivere civile che, in un qualsiasi luogo dove si ammassano centinaia di persone, sono prescritte per legge? Ma sono prescritte anche qui, il problema è un altro. Perché la magistratura non li chiude? Perché il comune non li chiude? Lo hanno spiegato, prima di me, il relatore e il presidente del gruppo, Foti: non li chiudono perché c'è l'escamotage. Vedete, a Milano - non è proprio dentro Milano, ma è ai confini tra Milano e Segrate - abbiamo anche una moschea regolare dove vanno 5.000 musulmani a pregare. C'è, e non è che che noi chiediamo la chiusura di quella moschea: noi quelle moschee le rispettiamo, ma devono essere regolari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Voi non avete e non volete recepire il concetto di regolarità urbanistica.

Eppure, l'onorevole Iaia, poco fa, è stato abbastanza chiaro. Sul piano costituzionale, credo che abbia risposto il presidente del gruppo. Non ho sentito alcuno che mette in dubbio le cose, se non per temi di ordine politico, e il presidente Foti è stato chiaro.

Ora, il tema è che, in queste moschee abusive, il comune di Milano ha concesso anche un'area, qualche mese fa, dove verrà costruita una moschea a Milano, regolare. Ma dov'è il problema, onorevole Ciani? Le moschee si fanno regolarmente, come si fanno le chiese e come si fanno anche gli altri luoghi di preghiera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista); non negli scantinati, non in luoghi che sono pericolosi per chi va!

PAOLO CIANI (PD-IDP). È una vergogna!

RICCARDO DE CORATO (FDI). Ecco perché voi non volete capire e, quando non si vuol capire, c'è poco da fare, hai voglia a spiegare. Si tirano fuori tutti i temi, anche quelli dell'islamofobia e della caccia al musulmano. Noi ne abbiamo oltre 100.000 a Milano, di musulmani, pensi un po' se possiamo ricorrere all'islamofobia o a cose di questo genere. Queste sono vostre fregnacce, che ogni tanto raccontate (Proteste dei deputati Fornaro e Boldrini)

PRESIDENTE. Abbiamo discusso di supercazzola, fregnacce che sarà mai, colleghi? Abbiate pazienza.

RICCARDO DE CORATO (FDI). Voi avete usato termini di tutti i tipi, caro Presidente, quindi ogni tanto ci sta anche questo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Si tratta qui, cari colleghi dell'opposizione, di evitare un escamotage della legge 7 dicembre 2000, n. 383 (disciplina delle associazioni di promozione sociale); non voglio ripeterlo, perché lo ha fatto meglio di me l'onorevole Iaia. Questa norma permette l'escamotage. Non va in contrasto con la programmazione amministrativa o governativa o regionale rispetto alla gestione dei luoghi di culto. Il nostro articolo va esattamente in questa direzione: noi diciamo che ci deve essere necessariamente una programmazione, una previsione, una concertazione. Non si tratta di divieti, come voi continuate a raccontare, sollevando addirittura pregiudiziali di costituzionalità che sono state sollevate evidentemente solo ed esclusivamente per motivi politici.

In questo, noi abbiamo una situazione, nel nostro Paese, nelle nostre città, tale che non possiamo più consentire che ci siano situazioni di irregolarità, di abusività, a tutela, innanzitutto, di coloro che vanno lì.

E poi, io mi immagino e vi lascio immaginare: avete mai fatto un giro intorno a tali luoghi abusivi dove pregano questi musulmani? Quanta gioia ed entusiasmo ci sono, da parte dei residenti, di ospitare in questi luoghi abusivi centinaia e centinaia di persone? Fatevi un giretto, vi porto io a vedere quali sono i luoghi dove questi uomini, a centinaia, si addensano quando il venerdì c'è il Ramadan.

Ammesso, poi, che tutti vadano a pregare, poiché su 100.000 islamici a Milano, sono 10.000 coloro che vanno a pregare per il Ramadan, secondo i dati che ha fornito la Polizia locale. Sono 10.000, onorevole, poi ve li faccio vedere (Proteste delle deputate Quartapelle Procopio e Boldrini - Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Onorevole Quartapelle, onorevole Boldrini, che facciamo? Vi abbiamo ascoltato!

RICCARDO DE CORATO (FDI). Non è che ci sia questa presenza enorme di musulmani. Se tutti e 100.000 andassero a pregare, dove li mettiamo (Proteste della deputata Quartapelle Procopio)?

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole De Corato. Però non è un dialogo, voi avete parlato e loro hanno ascoltato. Lui parla e voi ascoltate, altrimenti è finita.

RICCARDO DE CORATO (FDI). Eh, ma non ce la fanno! Quando si toccano certe questioni, caro Presidente…

PRESIDENTE. Prego, onorevole De Corato, lei si rivolga a me, vada avanti.

RICCARDO DE CORATO (FDI). Certo, sto finendo, non c'è problema. Poi, c'è anche un altro tema che, evidentemente, non può toccare l'opposizione, cioè cosa raccontino gli imam nei loro sermoni in questi luoghi abusivi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Perché il tema è questo, come ha detto qualcuno prima di me, ma su questo non c'è problema: sono tutti regolari. Non c'è nessun imam che in queste moschee, per caso, abbia mai fatto riferimento a fatti gravi. E io cito solo una di queste moschee, quella di viale Jenner, a Milano. Leggo un articolo dell'ottobre 2009, in cui si parla del fatto che in questo circolo o moschea islamici, non sappiamo cosa sia, ci sono stati imam che parlavano - siamo nel 2009, non oggi - di martiri religiosi, confessando di aver portato i loro figli a Gaza, nel 2009, per insegnare alle donne palestinesi (Commenti delle deputate Quartapelle Procopio e Roggiani) come si allevano i figli alla jihad e al martirio…

PRESIDENTE. Colleghi!

RICCARDO DE CORATO (FDI). Ottobre 2009! Questo per dire (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)… Ma sì, faccia pure, onorevole Quartapelle…

PRESIDENTE. No, non va bene. Colleghi, è proprio un problema di ortografia parlamentare. Non potete interrompere il collega, perché, se è da interrompere, ci penso io. Sta svolgendo un intervento esattamente nel tema, con sue considerazioni, e non potete continuamente interromperlo. Abbiate pazienza. Prego.

RICCARDO DE CORATO (FDI). Presidente, vado a concludere. Volevo solo ricordare, quindi, che, a proposito della trasformazione a cui abbiamo assistito di questi, chiamiamoli, luoghi islamici, non si può far finta che nulla sia accaduto e considerare che sia solo un'ipotesi (Commenti)… Vada avanti, onorevole… lei è stata anche Presidente della Camera.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Ma io non ho detto niente!

PRESIDENTE. No, no la prego. Ha ragione, però abbia pazienza, onorevole De Corato, parli con me.

RICCARDO DE CORATO (FDI). Era solo per ricordare che l'onorevole era stata anche Presidente della Camera, quindi, era solo un piccolo particolare.

PRESIDENTE. Vada, allora. Però, colleghi del gruppo del Partito Democratico - lo dico al gruppo – così non va bene. Quando il vostro rappresentante è intervenuto, non volava una mosca. Ora, voi mi dovete dire perché: se parla un collega e voi, giustamente, non concordate, non potete fare il contrappunto, non siamo qua a fare una sinfonia per cui dobbiamo fare il setticlavio. Lui parla, se dice delle cose sconvenienti, la Presidenza interviene. Ma, vedete, questo non è rispettoso per il ruolo che abbiamo in quest'Aula. Un collega parla, l'Aula lo ascolta. Se ci sono cose sconvenienti, interviene il Presidente. Non vi ha offeso, ha espresso le sue considerazioni, però così non va bene (Commenti della deputata Boldrini). Ha parlato prima, presidente Boldrini. Prego.

RICCARDO DE CORATO (FDI). Quindi, in relazione alla trasformazione, a cui abbiamo assistito, di questi luoghi islamici, non si può far finta di nulla, e che nulla sia accaduto, considerato che sia solo un'ipotesi di un futuro dove garage, palestre, sottoscala e, come ho detto prima, addirittura anche di luoghi molto più ristretti vedano la presenza costante e continua di innumerevoli persone, che possano ingenerare una crescente preoccupazione sociale, insieme alla violazione di numerose norme.

Non si tratta, quindi, di limitare la libertà religiosa. Chiunque è libero di professare assolutamente la propria religione, ma non deve farlo a discapito della sicurezza, delle norme che presiedono l'urbanistica e che valgono per me, per lei, Presidente, e per tutti coloro che vivono in una società civile, con regole precise che bisogna rispettare.

E, quindi, credo che queste regole che presiedono l'urbanistica, nelle grandi e piccole città, non debbano essere utilizzate come escamotage giuridici. Quindi, sono norme poste a tutela di categorie associative e nulla hanno a che fare con i luoghi di preghiera, come sono queste moschee.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

RICCARDO DE CORATO (FDI). Si vuole mettere ordine, quindi, in questa disciplina, visto il numero rilevante di questi luoghi di preghiera: ho citato 12 abusivi solo a Milano. Quindi, è importante, dobbiamo mettere ordine in tale disciplina, rispetto a un fenomeno che è emerso sicuramente in modo rilevante negli ultimi anni. Chi vuole o cerca di far finta che non esista, rischia di creare ulteriori problemi, maggiori di quelli che già si stanno verificando in molte città italiane.

Questo è un provvedimento che va nel senso della legalità e della legittimità, cercando di porre regole che sono costituzionalmente appropriate e che sono esattamente quelle che porteranno ad individuare luoghi di culto dopo l'iter di legalità, di legittimità in un quadro che verrà individuato da organi preposti, che potranno evitare il generarsi e l'aumentare di conflitti religiosi ma anche sociali molto gravi.

Questo era il motivo della nostra iniziativa in relazione alla quale il gruppo di Fratelli d'Italia voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, a titolo personale, l'onorevole Aboubakar Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Con i musulmani siamo discendenti dallo stesso Padre, Abramo, ma quello che Dio vuole è la fratellanza fra noi, e in questo viaggio, con i musulmani: così disse Papa Francesco a proposito del suo viaggio in Marocco.

Presidente, secondo un rapporto dell'ambasciata e del consolato degli Stati Uniti dell'anno 2022, in merito alla libertà di religione a livello mondiale, quindi, anche in riferimento al nostro Paese, l'Italia, sulla base dei dati forniti dall'Ufficio antidiscriminazioni razziali risulta che, su 287 denunce di discriminazione basate sulla religione o sulla condizione personale, vi sono 46 casi di islamofobia.

L'islamofobia ha come bersaglio la comunità musulmana italiana, nel nostro caso, che è, ad oggi, stimata intorno al 4,7 per cento della popolazione italiana. L'Italia è il terzo Paese, a livello europeo, per la maggior presenza musulmana. L'islamofobia, oltre ad avere una conseguenza negativa sulla comunità musulmana, è anche uno sfregio alla nostra civiltà italiana e ai nostri valori. Essa si nutre dell'odio, l'odio genera violenza e la violenza è una minaccia per l'unità e per la coesione della nostra comunità.

La lotta all'islamofobia dovrebbe essere una priorità per tutte le forze democratiche. Voi avete scelto di rinunciare a questa lotta (Commenti dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier - Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Colleghi!

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Noi abbiamo scelto di farci interpreti e custodi dei valori della Costituzione, nata dalla lotta antifascista da parte delle madri e dei padri costituenti. Presidente, mi accingo a concludere.

L'articolo 8 della Costituzione sancisce che “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”: è il principio d'uguaglianza. Con le vostre politiche avete deciso di attaccare la Costituzione, ma noi la difenderemo. Ragione per cui lottare contro l'istituzionalizzazione dell'islamofobia dovrebbe essere un patrimonio comune di tutti noi; lottare contro l'istituzionalizzazione dell'islamofobia dovrebbe essere la missione di tutti noi; lottare contro l'istituzionalizzazione dell'islamofobia dovrebbe essere, oggi, la nuova chiave per leggere il futuro. Per questo motivo voterò contro questo provvedimento: perché seminare l'odio verso le minoranze produce danni irreversibili, come è avvenuto durante il ventennio fascista, che si è nutrito di secoli di odio. Avanti il futuro dell'Italia e la civiltà dell'Italia. Chi lotta contro questa prospettiva ha fallito. Voi avete perso, perché avete perso il rapporto col futuro.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1018-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1018-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1018-A: "Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dagli enti del Terzo settore per le loro attività".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

Rinvio del seguito della discussione della proposta di legge: Conte ed altri: Delega al Governo per la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di governo statali, regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano e per i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione (A.C. 304-A​).

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito della discussione della proposta di legge n. 304-A: “Delega al Governo per la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di governo statali, regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano e per i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione.

Poiché, tuttavia, né la Commissione bilancio, né Comitato dei nove hanno espresso i pareri di competenza, non possiamo procedere al seguito dell'esame del provvedimento.

Chiedo, pertanto, al presidente della Commissione affari costituzionali, deputato Nazario Pagano, quali indicazioni possa fornire all'Aula in ordine ai tempi di esame del provvedimento. Prego, presidente Pagano.

NAZARIO PAGANO, Presidente della I Commissione. Grazie Presidente. I motivi li ha già rappresentati lei. Purtroppo, non siamo in grado di avere il parere che doveva esprimere obbligatoriamente la V Commissione; pertanto, così come avevo informalmente già comunicato ai capigruppo della Commissione, chiedo un rinvio alla prossima settimana.

PRESIDENTE. Sulla proposta di rinvio alla prossima settimana del seguito dell'esame della proposta di legge n. 304-A darò la parola a un deputato contro e uno a favore, a norma dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento. Vedo già in piedi il presidente Conte. Ha facoltà di intervenire, prego.

GIUSEPPE CONTE (M5S). Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, questa proposta di legge sul conflitto di interessi noi l'abbiamo presentata anche nella scorsa legislatura e stiamo qui rinnovando, con nuovi aggiustamenti, questa proposta di regolamentazione, che riteniamo fondamentale. Purtroppo, anche quando abbiamo avuto responsabilità di Governo, non siamo riusciti a portarla avanti e ad avere numeri sufficienti. E dico la verità, quando l'abbiamo riproposta, è stata sufficientemente esaminata: tenete conto che in Commissione l'esame è iniziato nel marzo del 2023, ci sono state audizioni; c'è stata tutta la possibilità di svolgere in Commissione tutti i dovuti approfondimenti e tantissimi esperti hanno dato il loro contributo. Quindi, tutte le forze politiche sono state messe nella condizione di prendere posizione e confrontarsi con questa prospettiva di regolamentazione.

C'è un aspetto politico, ovviamente, che non sfugge a nessuno. Io stesso, confesso, mi ero illuso che potessimo voltar pagina rispetto al passato. La nostra storia politica recente è stata attraversata da una personalità come quella di Silvio Berlusconi, che è entrato in politica ed è stato portatore, in termini immanenti, di un conflitto di interessi, considerata la molteplicità delle sue iniziative economiche ed attività economiche. Questo ha diviso il Paese e ne siamo tutti consapevoli. Ha diviso il Paese fra chi ha ritenuto - io, pur non essendo in politica, ero tra quelli - vieppiù necessaria una regolamentazione rigorosa, che potesse chiarire le regole del gioco, e chi - molti, ovviamente, delle forze di centrodestra - ha, invece, ritenuto che fosse una regolamentazione fatta ad personam per svantaggiare un avversario politico. Adesso, però, il contesto evidentemente è cambiato. Perché voi non cambiate atteggiamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Perché le forze di maggioranza, sotto l'espediente del parere che non è arrivato dal MEF - parliamo di una legge di delega, quindi, senza oneri finanziari -, oggi vogliono ancora rinviare, quando ormai la discussione in Aula già c'è stata?

E poi attenzione, veniamo alla sostanza. Di fronte a una disciplina dettagliata, di fronte a un confronto che si è sviluppato, appunto, su tutti gli aspetti più specifici di questa materia, voi che cosa avete fatto? State presentando una norma di legge-delega con lo stesso espediente, lo stesso stratagemma, usato per il salario minimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non per buttare la palla in tribuna, ma per bucare il pallone. Allora, io vi chiedo: ma di che cosa avete paura, da cosa fuggite? Guardate che stiamo parlando di allineare l'Italia alle democrazie più avanzate. Qui si tratta di definire regole del gioco per tutti. Il conflitto di interessi - lo ricordo a me stesso - ci consente di chiarire, con trasparenza e linearità, se ciascuno di noi agisce perché portatore di un interesse personale o portatore di un interesse collettivo ed è volto a prevenire queste situazioni di conflitto; cioè, a prevenire il rischio, anche solo potenziale, che uno di noi sia qui, non per il mandato conferito dagli elettori nell'interesse degli elettori, ma per interessi personali. Serve a prevenire la contaminazione tra affari e politica.

Forse ritenete che non sia questa un'urgenza del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Assistiamo, purtroppo, a parlamentari scoperti a svolgere attività lobbistica e non ce l'avevano detto. Assistiamo a Ministri che avevano detto che non potevano fare i Ministri il giorno prima, perché operavano nel settore delle armi, e poi sono diventati Ministri col sorriso. Abbiamo addirittura visto parlamentari della maggioranza che stanno operando una concentrazione delle testate giornalistiche pazzesca e addirittura acquistano, da una partecipata di Stato, la seconda agenzia di stampa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E poi ancora: parlamentari che vengono pagati da Governi stranieri. Ma non ne voglio fare una questione personale, parlo in termini generali. Lo vedete che cosa sta succedendo nel Paese? I politici stanno perdendo sempre più credibilità: casi di corruzione - oggi, i vertici politici della Liguria -, di infiltrazione mafiosa, malaffare, scambio politico-mafioso. E noi che risposta diamo ai cittadini? Rinviamo questo provvedimento. Esercita il Governo la delega entro due anni a babbo morto?

Vi invito: guardiamoci tutti dentro, se abbiamo una coscienza politica, una responsabilità politica, è il momento di avvertirla tutti insieme (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Lavoriamo in modo costruttivo per questa approvazione, e rendere più trasparente e lineare l'esercizio del mandato che gli elettori ci hanno conferito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Presidente, qualcuno ricorda le leggi ad personam. Io ricordo che, in quest'Aula, qualcuno, da Presidente del Consiglio, ha fatto le leggi “ad suocerum(Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Sicuramente, quello sì che era ed è un conflitto di interessi che è stato amplificato dai mezzi di informazione e, dunque, noi diciamo che sul conflitto di interessi non vogliamo sospendere l'esame della legge per chissà quale motivo arcano. A noi interessa entrare nel merito. Qualcuno ancora utilizza chi oggi non c'è, e farebbe bene a sciacquarsi la bocca prima di parlare di Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE – Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio del seguito dell'esame della proposta di legge n. 304-A alla prossima settimana.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 29 voti di differenza.

Il seguito dell'esame del provvedimento è quindi rinviato alla prossima settimana, nella quale sarà collocato, come previsto dal calendario dei lavori, quale primo argomento all'ordine del giorno della seduta di martedì 14 maggio, a partire dalle ore 14. Colleghi, andiamo avanti.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, si passerà ora al seguito della discussione dei disegni di legge di ratifica n. 1745 e n. 1746, e, invece, il seguito della discussione della relazione delle Commissioni terza e quarta, concernente le missioni internazionali, è rinviato alla seduta di domani a partire dalle ore 9,30.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 967 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Serbia, con Allegato, fatto a Belgrado il 21 marzo 2023 (Approvato dal Senato) (A.C. 1745​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1745: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Serbia, con Allegato, fatto a Belgrado il 21 marzo 2023.

Ricordo che nella seduta del 6 maggio si è conclusa la discussione generale.

(Esame degli articoli - A.C. 1745​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1745​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gruppioni. Ne ha facoltà.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo. Intervengo per annunciare il voto favorevole del mio gruppo. La produzione audiovisiva italiana non solo rappresenta un pilastro fondamentale dell'industria creativa nazionale, ma svolge anche un ruolo cruciale nel promuovere l'Italia all'estero.

L'aumento della circolazione internazionale dei film italiani è un indicatore della vitalità dell'industria audiovisiva nazionale. Secondo una ricerca recente, condotta da ANICA e APA, le coproduzioni cinematografiche italiane stanno registrando un incremento significativo, passando da 47 nel triennio 2017-2019 a 71 nel triennio 2020-2022, con sempre una maggiore partecipazione di Paesi stranieri. Tuttavia, il direttore generale Cinema audiovisivo del Ministero della Cultura, Nicola Borrelli, ha evidenziato una sfida critica. L'Italia presenta un ritardo nella distribuzione internazionale dei suoi film, con la maggior parte affidata a distributori stranieri. Nonostante il crescente successo dei film italiani nel panorama internazionale, rimangono ancora ostacoli da superare per rendere l'industria cinematografica italiana più competitiva e per far fronte alle sfide globali. Il cinema, in quanto strumento di diplomazia culturale, gioca un ruolo significativo nel plasmare le percezioni globali e nel diffondere valori e idee che favoriscano la condivisione. Da qui nasce la necessità di ratificare l'Accordo in materia di coproduzione cinematografica con la Repubblica di Serbia. La Serbia è attualmente impegnata in un processo di avvicinamento all'Unione europea, implementando una serie di riforme politiche, economiche e sociali per soddisfare i requisiti per l'adesione. Tuttavia, all'interno del Paese persistono dibattiti e divisioni riguardo questa direzione politica e i suoi effetti sulla sovranità nazionale. Nonostante la Serbia non abbia attualmente accesso al fondo di coesione dell'Unione europea, partecipa già a diversi programmi di cooperazione territoriale europea finanziati dallo strumento di pre-adesione 2021-2027. Questa partecipazione ha permesso al Paese di acquisire esperienza e competenze, che saranno utili per la gestione futura dei fondi europei di coesione.

L'allargamento dell'Unione europea è un tema centrale, vitale, e l'aggressione russa all'Ucraina ha reso ancora più urgente il processo di adesione dei Paesi candidati, o potenziali candidati. Tuttavia, la Serbia si trova ancora divisa tra l'Occidente e l'Oriente, oscillando tra l'adesione all'Unione europea e la ricerca di opportunità economiche e politiche alternative con paesi extraeuropei. Aiutare la Serbia a superare questa difficile situazione di allineamento tra la sua politica estera e quella dell'Unione europea, è cruciale per il futuro europeo e per la stabilità della regione. Puntare sulla cinematografia come strumento di diplomazia è una scelta vincente (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Come gruppo Noi Moderati, siamo a favore di questo provvedimento e depositiamo il testo della dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Rapido ed esaustivo. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Facciamo nostre le motivazioni che abbiamo già ascoltato ed esprimiamo il voto favorevole di Azione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marrocco. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Mi riservo di consegnare la nostra dichiarazione di voto, esprimendo il voto favorevole del mio gruppo.

PRESIDENTE. Poche, ma sentite parole. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo solo per dichiarare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle su questa ratifica.

PRESIDENTE. La ringrazio, ne prendiamo atto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pretto. Ne ha facoltà.

ERIK UMBERTO PRETTO (LEGA). Grazie, Presidente. Anticipo il voto favorevole del gruppo Lega e ci riserviamo di depositare il nostro intervento.

PRESIDENTE. La ringrazio molto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Concordando con chi mi ha preceduto, anch'io, mio malgrado, consegnerò l'intervento e dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gardini. Ne ha facoltà.

ELISABETTA GARDINI (FDI). Grazie, signor Presidente. Anch'io, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, riservandoci di depositare la dichiarazione di voto, dichiaro il voto favorevole del gruppo.

PRESIDENTE. Aveva dimenticato di iscriversi, ma la Presidenza farà un'eccezione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Solo per debito d'ufficio e loro norma, pronuncio il voto favorevole di Alleanza Verdi e Sinistra su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1745​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1745: S. 967. - "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Serbia, con Allegato, fatto a Belgrado il 21 marzo 2023 " (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva all'unanimità (Vedi votazione n. 24).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 968. - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Giappone, con Allegato, fatto a Tokyo il 28 giugno 2023 (Approvato dal Senato) (A.C. 1746​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1746: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Giappone, con Allegato, fatto a Tokyo il 28 giugno 2023.

Ricordo che nella seduta del 6 maggio si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentate del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1746​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1746​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Naike Gruppioni. Ne ha facoltà.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, intervengo per annunciare il voto favorevole del mio gruppo. Brevemente, vorrei spiegarne la motivazione (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Sì, sì. Come già detto nel precedente intervento, l'Italia presenta un ritardo nella distribuzione internazionale di film, la maggior parte affidata a distributori stranieri.

Oltre a un fattore economico, desidero sottolineare che l'arte della cinematografia è un eccezionale strumento di diplomazia culturale. L'Italia e il Giappone, entrambi impegnati nel dialogo e nella cooperazione all'interno di organizzazioni internazionali, penso al G7, condividono una forte affinità culturale con scambi artistici che rafforzano i legami tra i due Paesi. Nel 2023 Giappone e Italia hanno concordato di intensificare le loro relazioni, elevandole allo status di partenariato strategico. Questo passo implica un rafforzamento dei contatti a tutti i livelli e l'apertura di nuove prospettive per cittadini e imprese di entrambi i Paesi, attraverso un meccanismo di consultazione bilaterale.

Il fronte centrale della rivalità strategica dell'Occidente con la Cina è l'Asia orientale e il Giappone rappresenta un partner chiave per comprendere e contenere i rischi strategici che la Cina comporta nella regione. La crescente potenza militare di Pechino ha suscitato preoccupazione a Tokyo, specialmente in seguito all'attacco della Russia all'Ucraina, che ha evidenziato i rischi reali di un conflitto militare.

Le pretese sempre più assertive della Cina su Taiwan alimentano il timore di un conflitto nello stretto di Taiwan, il che rappresenterebbe una minaccia immediata per la sicurezza giapponese, considerandone la vicinanza geografica.

Se dunque le strade della cultura, in questo caso quelle della cinematografia, garantiscono la stessa visione del mondo, questa garantisce la stabilità e il rispetto di principi democratici condivisi. Allora mi domando: perché non intraprenderla (Applausi)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Il gruppo Noi Moderati è a favore di questo provvedimento. Deposito l'intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Non ci sarà bisogno di depositare il nostro intervento, perché esprimiamo semplicemente il nostro voto favorevole, essendo da sempre favorevoli alla collaborazione scientifica e artistica nel mondo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Annuncio il voto favorevole di Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marrocco. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO (FI-PPE). Presidente, annuncio il voto favorevole del mio gruppo e deposito il testo integrale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Questo accordo ha come obiettivo quello di incrementare i rapporti tra l'Italia e Giappone in ambito cinematografico; faciliterà l'interscambio e la collaborazione culturale e questo beneficio andrà a ricadere sull'intero apparato industriale, naturalmente, della cinematografia italiana e giapponese. Per questo motivo il voto del MoVimento 5 Stelle sarà un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zoffili. Ne ha facoltà.

EUGENIO ZOFFILI (LEGA). Grazie, Presidente. Ci tengo a spendere due parole, anche in qualità di presidente della sezione d'amicizia UIP, interparlamentare Italia-Giappone. Questo accordo, questa ratifica amplierà le opportunità di collaborazione tra i due Paesi, tra l'Italia e il Giappone. Un grazie e, magari, anche un applauso ai nostri due ambasciatori, all'ambasciatore Benedetti, che ci sta seguendo da Tokyo, e all'ambasciatore giapponese in Italia, Suzuki, che hanno lavorato tanto per questo accordo e per questa ratifica e l'hanno caldeggiata molto anche i colleghi del gruppo di amicizia Italia-Giappone. Il voto della Lega è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Presidente, consegno l'intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Mi associo alle parole piene di saggezza e lungimiranza del collega Grimaldi ed esprimo a nome del Partito Democratico il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gardini. Ne ha facoltà.

ELISABETTA GARDINI (FDI). Grazie, signor Presidente. Annuncio con piacere il voto favorevole di Fratelli d'Italia riservandomi di depositare la dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1746​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1746: S. 968 - "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Giappone, con Allegato, fatto a Tokyo il 28 giugno 2023 " (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Ha chiesto di intervenire per fatto personale la deputata Lia Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Presidente, ci tengo a sottolineare una cosa. Lei prima ha rivolto delle reprimende ai banchi del Partito Democratico, durante l'intervento dell'onorevole De Corato e l'onorevole De Corato si è lamentato che la collega Boldrini fosse la persona intemperante che interveniva in modo scomposto. Ci tengo a dire che quella persona che interveniva in modo scomposto ero io e che, quindi, le sue reprimende me le merito, perché ho ascoltato l'intervento pieno di malafede basato sul nulla (Commenti) e sulla scarsa conoscenza della città e dei fedeli di religione mussulmana di Milano dell'onorevole De Corato.

Quindi, sono io che non mi sono trattenuta e non l'onorevole Boldrini, ma ci tengo che questa cosa resti agli atti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Scutella'. Ne ha facoltà.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Presidente, vorrei portare all'attenzione dell'Aula un dato allarmante che abbiamo appreso nei giorni scorsi…

PRESIDENTE. Colleghi, noi stiamo ancora lavorando e svolgendo la seduta, quindi, per favore, metteteci in condizioni di farlo, nel rispetto che meritano i colleghi che intervengono. Prego, onorevole Scutella'.

ELISA SCUTELLA' (M5S). La ringrazio, Presidente. Dicevo che vorrei portare all'attenzione dell'Aula un dato triste, tristissimo, che abbiamo appreso nei giorni passati da giornali e dalle TV e, cioè, che quest'anno, nel 2024, ci sarà una fuga di medici molto importante: parliamo di 20.000 giovani che andranno via dall'Italia e andranno all'estero, 20.000 medici. Di questi 20.000 giovani medici, il 90 per cento è sotto i 40 anni.

La regione Calabria, la mia Calabria, oltre a subire questo dato, subisce anche una mancanza di strumenti e di strutture idonee. Presidente, il presidente della regione Occhiuto, che è anche commissario alla sanità calabrese, non ha neanche messo un euro per stabilizzare i giovani medici, per stabilizzare le persone che lavorano negli ospedali. E c'è un grande paradosso: in Calabria abbiamo 300 medici cubani e non si mettono soldi per le assunzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per poter stabilizzare i nostri giovani ed evitare che fuggano all'estero e, quindi, per farli rimanere qui, farli rimanere in Italia e nella nostra regione Calabria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il 4 maggio del 1954, alle ore 8,45, nella miniera di Ribolla, in provincia di Grosseto, si verificò la più grande tragedia mineraria italiana dalla fine della Seconda guerra mondiale: un'esplosione di gas, il grisù, si sparse per tutta la miniera e da lì ci fu una grande esplosione. Morirono 43 persone, 43 uomini che facevano parte della comunità di Ribolla, 43 persone che lavoravano, ogni giorno, in miniera, a 260 metri di profondità. In questa immane tragedia ci fu un chiaro monito da tutte le istituzioni, un chiaro messaggio di cordoglio; ma, soprattutto, morire sul lavoro e morire in una situazione come quella di una miniera era un chiaro monito per le future generazioni a che quel fatto non dovesse più succedere. Quel monito fu lanciato dall'unica persona che fu chiamata a parlare ai funerali…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Simiani. Colleghi, per favore.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). …di questa immane tragedia. Si chiamava Giuseppe Di Vittorio, il segretario della Camera del lavoro dell'epoca, che disse chiaramente queste parole, ossia che morire per il lavoro era una cosa orribile, morire per il lavoro era una cosa che non doveva succedere.

Purtroppo, quel monito, quel messaggio, ancora oggi, noi lo stiamo verificando sistematicamente, ogni giorno. Ogni momento della nostra vita vediamo morire persone sul lavoro. Credo che questo debba essere da monito per tutti noi, per tutta l'Aula.

Io volevo celebrare i 70 anni dalla morte di queste persone in quest'Aula, in uno dei posti più alti della nostra Repubblica, perché credo sia importante ricordare i minatori di Ribolla, che persero la vita in quel lontano 1954 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Un anno fa, intorno al 1° maggio, noi piangevamo le vittime di una grave alluvione avvenuta qui, in Italia, in Emilia-Romagna, ne abbiamo parlato più volte, anche sulla ricostruzione in quest'Aula.

Negli stessi giorni, pochi giorni fa, a un anno di distanza, in un Paese a noi lontano, ma in una regione molto vicina perché popolata da tanti italiani, una tragedia ha colpito la popolazione del Rio Grande do Sul, Stato al sud del Brasile, dove, ad oggi, si contano almeno 90 morti, 132 dispersi, 150.000 sfollati e un milione di persone colpite da una devastante alluvione.

Il Rio Grande do Sul, per chi non conosce quella regione del Brasile, è uno Stato con una presenza fortissima di popolazione immigrata dall'Italia: 120.000 sono i cittadini con passaporto italiano, sono almeno 5 milioni, dei 12 milioni di quello Stato, ad avere un'origine italiana, italiani che arrivarono dal Veneto, dal Trentino, soprattutto dalle regioni del Nord-Est del nostro Paese.

Voglio esprimere - e credo possa farlo anche a nome del Parlamento - il nostro cordoglio per le vittime, la solidarietà a quelle popolazioni. Il consolato generale d'Italia è stato invaso dall'acqua, è sott'acqua. Il console generale, a cui va anche la nostra solidarietà, Valerio Caruso, ha trasmesso un video drammatico.

A queste popolazioni lontane, ma vicine a noi, a tutti coloro che stanno soffrendo questa difficoltà, il nostro cordoglio, la nostra solidarietà, che spero si tradurranno anche in iniziative concrete da parte dei nostri enti locali, delle regioni e delle tante associazioni vicine a quel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cerreto. Ne ha facoltà.

MARCO CERRETO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la brucellosi bufalina in provincia di Caserta ha comportato in questi anni l'abbattimento di decine di migliaia di capi, centinaia le aziende che nella nostra terra sono state costrette a chiudere. I piani di eradicazione di questa epizoozia che sono stati posti in essere dalla regione Campania in questi anni sono stati del tutto fallimentari.

In questi mesi, sono state tante le proteste degli allevatori, ai quali veniva chiuso qualsiasi orizzonte di futuro. Tanti di essi hanno manifestato il loro malcontento alla regione Campania, addirittura sono arrivati a fare lo sciopero della fame, come Gianni Fabbris, che per 19 giorni ha digiunato, salvo, poi, essere stato ricoverato all'ospedale di Aversa qualche giorno fa.

Fratelli d'Italia, in questi mesi, ha sempre dato ascolto alla voce di protesta di questi allevatori, ha più volte promosso azioni di carattere conoscitivo in Senato e alla Camera e ha chiesto al Governo Meloni di poter intervenire in virtù del principio per cui il patrimonio zootecnico bufalino è per legge patrimonio zootecnico nazionale e, quindi, di poter essere finalmente autorizzato a cercare di eradicare questa epizoozia che rischia di distruggere il nostro patrimonio, che equivale a un terzo del prodotto interno lordo della nostra provincia.

Nella giornata di ieri, abbiamo potuto constatare che nel decreto Agricoltura, all'articolo 9, è stata finalmente introdotta la figura di un commissario nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo gesto, per il quale ringraziamo il Governo tutto, contribuisce a dare fiducia nel domani ai tanti allevatori e alle tante aziende che hanno in questi mesi subito la mala gestio della regione Campania (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Penso sia il ventesimo intervento che faccio in Aula sul problema sicurezza e lotta alla criminalità. In ogni occasione in cui è venuto qui il Ministro preposto ci è stato detto che sarebbero aumentati gli uomini delle Forze dell'ordine, addirittura ci fu un annuncio, se ricordo bene, in cui si parlava di 20.000 nuovi agenti, salvo, poi, scoprire che erano quasi tutte sostituzioni di personale che doveva andare in pensione.

Ci è stato detto che sarebbero aumentate le caserme e le strutture. Nell'intervento che ho fatto sull'autonomia differenziata ho significato alla Presidenza della Camera che nella sola provincia di Napoli, nell'ultimo anno e mezzo, sono state chiuse cinque caserme dei Carabinieri, tra cui una, simbolicamente, il 1° maggio, perché il 1° maggio si festeggia la Festa del lavoro e la chiusura delle caserme di sicurezza nel quarto comune della Campania. Continuerò a chiedere a questa Presidenza, e quindi, tramite lei, al Governo tutto, di capire bene perché non riescono a intervenire, cosa impedisce al Ministro preposto di fare un'azione frontale.

Voglio ricordare soltanto l'ultimo episodio: due ragazzini, Raul e Carlo, detto Carletto, vanno in discoteca, hanno 14 e 15 anni. Vanno in un locale, entrano e vengono accoltellati. Per fortuna, non sono morti perché la sanità pubblica - per fortuna, c'è ancora la sanità pubblica - in piena notte, riesce a operarli, a salvarli tutti e due, perché uno aveva una ferita profonda, che aveva lesionato lo stomaco, l'altro ne aveva una al fegato. Nelle ultime ore c'è stata una megarissa tra ragazzi a piazza Vanvitelli. È una delle piazze centrali della città di Napoli. Non è arrivata, per circa 45 minuti, alcuna volante.

Presidente, stiamo parlando di una delle zone centrali del territorio napoletano. Per non parlare della provincia: ieri notte è stata fatta una “stesa” a Bagnoli. Allora, insisto nel chiederle di sollecitare il Ministro, che, tra l'altro, è stato anche prefetto, nel capire quale problema c'è e per quale motivo si rimane con le mani legate nella lotta contro la criminalità e la microcriminalità.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di maggio 2024 e conseguente aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito il seguente calendario dei lavori per il mese di maggio 2024:

Martedì 7 maggio (ore 14-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1018 - Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 304 - Delega al Governo per la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di governo statali, regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano e per i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione.

Seguito dell'esame della Relazione delle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa) sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2023, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2024 (Doc. XXVI n. 2) (Doc. XVI, n. 3)

Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:

n. 1745 - Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Serbia, con Allegato, fatto a Belgrado il 21 marzo 2023 (approvato dal Senato).

n. 1746 - Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Giappone, con Allegato, fatto a Tokyo il 28 giugno 2023 (approvato dal Senato).

Mercoledì 8 (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 9 maggio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella giornata precedente e non conclusi.

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di procedimenti giudiziari nei confronti di Vittorio Sgarbi (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV-ter, nn. 5-A e 6-A).

Mercoledì 8 maggio (ore 15) .

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Venerdì 10 maggio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti.

Lunedì 13 maggio (ore 16, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1717 - Disposizioni in materia di rafforzamento della cybersicurezza nazionale e di reati informatici.

Discussione sulle linee generali della mozione Casu ed altri n. 1-280 concernente iniziative in materia di trasporto pubblico locale.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 536-891-910-B, approvata dalla Camera e modificata dal Senato - Disposizioni e delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo.

Martedì 14 maggio (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 14 (ore 14-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 15 (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 16 maggio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ed eventualmente nella giornata di venerdì 17 maggio)

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1717 - Disposizioni in materia di rafforzamento della cybersicurezza nazionale e di reati informatici.

Seguito dell'esame della mozione Casu ed altri n. 1-280 concernente iniziative in materia di trasporto pubblico locale.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 536-891-910-B, approvata dalla Camera e modificata dal Senato - Disposizioni e delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo.

Mercoledì 15 maggio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Venerdì 17 maggio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti.

Lunedì 20 maggio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della mozione Conte ed altri n. 1-279 in ordine alla posizione del Governo italiano sulla riforma della governance economica europea e del Patto di stabilità e crescita.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1276 - Modifica dell'articolo 2407 del codice civile, in materia di responsabilità dei componenti del collegio sindacale.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 30 e abbinate - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali.

Martedì 21 maggio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 21 (ore 13, con votazioni non prima delle ore 17,30 e con prosecuzione notturna dalle ore 21 alle 24), mercoledì 22 (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 23 maggio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ed eventualmente nella giornata di venerdì 24 maggio)

Esame del disegno di legge S. 1092 - Conversione in legge del decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, recante misure urgenti in materia di agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119 e 119-ter del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, altre misure urgenti in materia fiscale e connesse a eventi eccezionali, nonché relative all'amministrazione finanziaria (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 28 maggio 2024).

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame della mozione Conte ed altri n. 1-279 in ordine alla posizione del Governo italiano sulla riforma della governance economica europea e del Patto di stabilità e crescita.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1276 - Modifica dell'articolo 2407 del codice civile, in materia di responsabilità dei componenti del collegio sindacale.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 30 e abbinate - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1665 - Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione (collegato alla manovra di finanza pubblica - approvato dal Senato) (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e di merito presentate).

Mercoledì 22 maggio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Venerdì 24 maggio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti.

Lunedì 27 maggio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1660 - Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 433 e abbinata - Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora.

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1691 - Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale (collegato alla manovra di finanza pubblica - approvato dal Senato).

Discussione sulle linee generali del Doc. XXII, n. 23 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle tendenze demografiche nazionali e sui loro effetti economici e sociali.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 329 - Disciplina dell'ippicoltura.

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1718 - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare (approvato dal Senato).

Martedì 28 maggio (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 28 (ore 14-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e mercoledì 29 maggio (9,30-13,30 e 16,15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 )

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1660 - Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 433 e abbinata - Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1691 - Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale (collegato alla manovra di finanza pubblica - approvato dal Senato).

Seguito dell'esame del Doc. XXII, n. 23 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle tendenze demografiche nazionali e sui loro effetti economici e sociali

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 329 - Disciplina dell'ippicoltura.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1718 - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare (approvato dal Senato).

Mercoledì 29 maggio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La Conferenza dei presidenti di gruppo ha deliberato, ai sensi dell'articolo 69, comma 2, l'urgenza sulle proposte di legge n. 1741 recante disposizioni per il sostegno finanziario del Servizio sanitario nazionale in attuazione dei princìpi di universalità, eguaglianza ed equità e n. 1298 recante disposizioni concernenti il finanziamento, l'organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale nonché delega al Governo per il riordino delle agevolazioni fiscali relative all'assistenza sanitaria complementare.

Nel corso della settimana 13-17 maggio potrà essere convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale (quarto scrutinio).

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi per l'esame dei progetti di legge n. 1717, n. 536-891-910-B, n. 1276, n. 30 e abbinate, n. 1660, n. 433 e abbinata, n. 1691, n. 329, n. 1718 e del Doc. XXII n. 23 sarà definita dopo la conclusione dell'esame in sede referente.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 8 maggio 2024 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16,15)

1. Seguito della discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2023, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2024, approvata dalle Commissioni, a conclusione dell'esame di deliberazioni del Governo ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 21 luglio 2016, n, 145 - Doc. XXVI, n. 2.

(Doc. XVI, n. 3)

Relatori: FORMENTINI, per la III Commissione; CHIESA, per la IV Commissione.

2. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulle richieste di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di procedimenti giudiziari nei confronti di Vittorio Sgarbi (deputato all'epoca dei fatti). (Doc. IV-ter, nn. 5-A e 6-A)

Relatore: GIACCONE.

(ore 15)

3. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 19,35.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: CALOGERO PISANO, PATRIZIA MARROCCO, ERIK UMBERTO PRETTO ED ELISABETTA GARDINI (A.C. 1745​)

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1745​). Grazie Presidente, Onorevoli Colleghe e Colleghi, Signori del Governo.

L'Italia e la Serbia intrattengono da sempre eccellenti rapporti bilaterali fondati sul partenariato strategico avviato con la dichiarazione congiunta del 13 novembre 2009.

Dal 2009 è stato istituito l'organismo di verifica dell'andamento dei rapporti bilaterali che avviene a più alto livello attraverso il vertice intergovernativo che si svolge alternativamente in Italia o in Serbia a guida dei Presidente del Consiglio di ciascun Paese.

A rafforzare il buon rapporto tra Italia e Serbia vorrei ribadire che l'Italia è tra i maggiori sponsor del processo di integrazione europea di Belgrado ed è attualmente tra i principali investitori stranieri, nonché il terzo partner commerciale della Serbia.

Il buon lavoro della diplomazia italiana è da sempre rafforzato dall'utilizzo della diplomazia e della cooperazione culturale.

In particolare nel 2006 è stato inaugurato a Belgrado il Palazzo Italia, nuova sede dell'Istituto italiano di cultura.

Questa importante apertura ha fatto sì che l'Italia entrasse in una nuova fase di promozione culturale con l'ambizione di offrire servizi e manifestazioni di livello sempre più elevato e sempre più frequenti.

L'intesa che ci prestiamo a votare rientra nell'ambito degli accordi volti al rafforzamento della cooperazione culturale internazionale ed è finalizzato all'intensificazione dei rapporti cinematografici ed audiovisivi tra l'Italia e la Serbia.

L'obiettivo del testo che stiamo per votare è quello di incentivare i produttori italiani e serbi nella coproduzione di opere cinematografiche o audiovisive. L'azione avrà riflessi significativi sull'intera industria cinematografica, in quanto le coproduzioni realizzate ai sensi dell'intesa potranno essere considerate quali opere nazionali nei rispettivi Paesi.

Riteniamo che questo Governo sia sulla strada giusta, una strada che premia le relazioni diplomatiche e lavora affinché le eccellenze italiane possano cooperare con quelle internazionali, al fine di creare produzioni sempre più attente alla qualità ed alla specialità.

Per questi motivi annuncio il voto favorevole del Gruppo Noi Moderati.

PATRIZIA MARROCCO (FI-PPE). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1745​). Grazie Presidente!

L'Accordo tra Italia e Serbia sulle coproduzioni cinematografiche che ci accingiamo a votare oggi, ha tra i suoi obiettivi quello di facilitare l'interscambio e la collaborazione culturale tra i nostri due Paesi.

La ratifica di quest'Accordo è un segnale importante verso un fondamentale Paese dei Balcani occidentali. La stabilizzazione di quella regione, il completamento dei processi di riconciliazione e il percorso di adesione all'Unione europea rimangono gli obiettivi prioritari perseguiti dalla diplomazia italiana su tutti i fronti.

Tutti gli accordi che mirano a consolidare il legame dell'Unione europea e del nostro Paese agli Stati dei Balcani occidentali – in particolare della Repubblica serba - e che spingono verso una maggiore integrazione europea e verso un orizzonte comune e di pace - così preziosi in questo momento - vanno nella giusta direzione.

In particolare, l'Accordo al nostro esame ne sostituisce uno analogo siglato a suo tempo con la Repubblica federale di Jugoslavia il 20 gennaio 1968. Questo nuovo Accordo risulta certamente necessario, non solo per quello che è successo nel mondo nel frattempo, ma anche per i progressi e le trasformazioni che hanno profondamente mutato il mondo del cinema, degli audiovisivi e della distribuzione.

Con questa ratifica adeguiamo i rapporti di collaborazione fra due nazioni amiche alle moderne esigenze tecnico-artistiche del mondo della cinematografia, nonché ai cambiamenti avvenuti nel tempo nella normativa di settore e anche nel settore audiovisivo nel suo complesso.

Si tratta di uno strumento importante che vuole essere un utile incentivo alle coproduzioni cinematografiche e che consentirà - fra l'altro - alle opere realizzate di beneficiare degli stessi vantaggi riservati alle opere nazionali; uno strumento utile per promuovere ulteriormente la reciproca conoscenza e l'amicizia tra l'Italia e la Serbia.

Per queste ragioni annuncio il voto favorevole del Gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente.

ERIK UMBERTO PRETTO (LEGA). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1745​). Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, Signori Membri del Governo!

Oggetto del provvedimento, che giunge dal Senato dove è stato approvato il 24 febbraio scorso anche con il concorso delle opposizioni, è l'autorizzazione a ratificare un Accordo bilaterale di coproduzione cinematografica con la Serbia, fatto a Belgrado il 21 marzo dell'anno scorso.

Il disegno di legge consta di quattro articoli. Come di consueto, il primo reca l'autorizzazione alla ratifica, il secondo contiene l'ordine di esecuzione, il terzo concerne i costi conseguenti alla gestione dell'Accordo ed il quarto dispone la procedura accelerata di entrata in vigore.

I maggiori oneri sono molto contenuti a fronte di una elevata valenza simbolica dell'intesa. La Serbia, infatti, è un paese che da tempo ha avviato un percorso di modernizzazione che ha visto peraltro l'intensificarsi dei suoi rapporti internazionali, diventando un partner con il quale stringere trattati anche nel delicatissimo settore della cinematografia, che veicola cultura. Una cultura che le numerose comunità serbe residenti in Italia hanno conservato, sapendo al contempo integrarsi perfettamente nella nostra società, contribuendo allo sviluppo economico dei nostri territori.

Venendo al testo dell'Accordo vero e proprio, si compone di sedici articoli ed un Allegato. Dopo aver declinato le definizioni rilevanti ed indicato le due direzioni ministeriali chiamate a svolgere il ruolo di autorità competenti responsabili dell'applicazione del testo bilaterale - per l'Italia la Direzione Generale Cinema ed Audiovisivo del Ministero della Cultura - l'intesa al nostro esame stabilisce che le coproduzioni approvate e realizzate ai sensi dell'accordo siano assimilate alle opere nazionali. Sono altresì individuati i benefici a cui le opere coprodotte potranno avere diritto nonché i requisiti richiesti ai produttori per ottenerli: in particolare, è previsto che questi dovranno sottoporre alle competenti autorità individuate dall'Accordo apposite istanze per il riconoscimento delle coproduzioni.

I modesti maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato derivano dal finanziamento delle attività della Commissione Mista istituita dall'Accordo, che si riunirà ogni due anni alternativamente in Italia e in Serbia, e risultano perfettamente sostenibili.

Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, Signori membri del Governo!

Per l'insieme delle ragioni appena esposte, il gruppo Lega Salvini Premier conferma oggi anche in quest'Aula il voto favorevole sul provvedimento già espresso al Senato.

ELISABETTA GARDINI (FDI). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1745​). Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, oggi siamo a votare la ratifica dell'accordo in materia di coproduzione cinematografica tra l'Italia e la Serbia. Proposta di legge, già approvata dal Senato il 27 febbraio scorso, che autorizza la ratifica e l'esecuzione dell'accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Serbia firmato a Belgrado il 21 marzo 2023. L'accordo impegna ovviamente le due nazioni a collaborare su coproduzioni cinematografiche rafforzando i legami tra Italia e Serbia. Le opere approvate e realizzate ai sensi dell'accordo godranno dello status che le renderà ammissibili ai vantaggi di cui godono le produzioni nazionali. Un vero e proprio ponte culturale destinato, ci auguriamo, a crescere e che contribuirà al rafforzamento della cooperazione e alla diffusione e promozione delle opere cinematografiche italiane. Cinema e Made in Italy, perché non solo il nostro cinema è Made in Italy ma si porta anche appresso le nostre aziende, la nostra moda, il nostro cibo, il nostro stile di vita. Il cinema porta l'Italia nel mondo. Questo rapporto con la Serbia viene da lontano; infatti, l'accordo che votiamo oggi va a sostituire una precedente intesa risalente al 1968 sottoscritta allora con la Repubblica federale di Jugoslavia. Ma permettetemi anche di ricordare, venendo ai nostri giorni, che in Serbia da tempo si svolge un festival del cinema Italo-serbo che vede protagonisti molti dei nostri attori e autori, che ha ulteriormente stimolato le collaborazioni tra i nostri Paesi facendo crescere la nostra amicizia con la Serbia.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: CALOGERO PISANO, PATRIZIA MARROCCO, EUGENIO ZOFFILI ED ELISABETTA GARDINI (A.C. 1746​)

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1746​). Grazie Presidente, Onorevoli colleghe e colleghi, Signori del Governo. Il rapporto bilaterale tra Italia e Giappone è un rapporto stabile e di lunga durata iniziato con la firma del trattato di amicizia e commercio del 25 agosto 1866.

Già nel 1877 l'Italia ha inviato il suo primo ambasciatore in Giappone, l'Ambasciatore Vittorio Salier de la Tour, inaugurando la rappresentanza permanente nel Paese.

Da quel momento le già floride relazioni divennero sempre più importanti, soprattutto dal punto di vista culturale.

Il Giappone già da fine ‘800 aveva iniziato un percorso di scambio con rinomati esponenti delle arti e dell'architettura italiane, quali Chiassone, Cappelletti, Ragusa e Fontanesi, al fine di avviare quel processo di modernizzazione del Paese.

A culmine di questo scambio venne istituita l'Associazione di studi sull'Italia, ancora esistente oggi, che diede grande impulso alla reciproca conoscenza della cultura dei due Paesi.

Anche le relazioni politiche tra i due Paesi sono sempre state amicali e di grande collaborazione, culminate nel gennaio 2023 con la visita del Presidente Meloni che ha voluto ancora di più rafforzare l'amicizia tra Italia e Giappone elevando il rapporto a partenariato strategico, anche sulla base di una stretta collaborazione in abito G7 e G20, condividendo con il Giappone tutti gli obiettivi propri dell'agenda internazionale sia sui temi politici sia su quelli valoriali.

L'Italia si configura come attore mondiale di primaria importanza nel settore culturale, e la diplomazia culturale italiana risulta essere, da sempre, un'ottima spalla della diplomazia in senso stretto.

Anche nel caso del rapporto con il Giappone le relazioni culturali si fondano su basi solide e rafforzate che si sono via via ampliate nel corso degli anni anche grazie all'azione di promozione e valorizzazione dell'immenso patrimonio culturale italiano.

La promozione culturale dell'Italia infatti viaggia su due filoni sia sul lavoro fatto dalle Ambasciate sia dall'importante ruolo giocato dagli istituti italiani di cultura di Tokyo e Osaka che permettono, nel corso degli anni di poter fruire di una offerta culturale sempre di livello qualitativamente elevato alimentando così il grande interesse e la passione dei giapponesi verso la nostra cultura.

Nello specifico ci tengo a far riferimento all'importante ruolo svolto dall'industria cinematografica, oggetto poi della ratifica che stiamo per votare.

Già nel dopoguerra, infatti, i film neorealisti italiani riempivano le sale cinematografiche nipponiche ispirando molti giovani cineasti di successi, alcuni dei quali sono poi diventati allievi del centro sperimentale di cinematografia di Roma.

L'interesse dei giapponesi per il cinema italiano si è consolidato negli anni anche per le produzioni più recenti che sono state presentate al pubblico nipponico ogni anno al festival del cinema italiano.

In questo quadro risulta quasi scontata l'importanza della ratifica che ci apprestiamo a votare, che ha come obiettivo quello di afforzare la cooperazione culturale attraverso la cinematografia.

Il testo infatti ha come obiettivo quello di stabilire che le coproduzioni cinematografiche approvate ai sensi dell'accordo siano assimilate ad opere nazionali e che ad esse sono conferiti tutti i benefici previsti dalle legislazioni dei rispettivi Paesi.

Per questi motivi annuncio il voto favorevole del gruppo Noi Moderati.

PATRIZIA MARROCCO (FI-PPE). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1746​). Grazie Presidente! Il 28 giugno del 2023, l'Italia e il Giappone hanno firmato un accordo di co-produzione cinematografica che oggi ci accingiamo a ratificare in via definitiva.

L'intesa bilaterale - analogamente al provvedimento che abbiamo votato in precedenza - rientra nell'ambito degli accordi volti a rafforzare la cooperazione culturale del nostro Paese e a favorire la promozione e la diffusione della cinematografia italiana all'estero. In particolare, è finalizzata ad intensificare i rapporti cinematografici e audiovisivi e le coproduzioni tra Italia e Giappone, uno fra i mercati più importanti a livello mondiale per il comparto.

Questo Accordo - che ricalca accordi analoghi sottoscritti dal nostro Paese con altri Stati amici - oltre che utile per le rispettive industrie cinematografiche, potrà essere un importante tassello nel rapporto di amicizia e scambio che da molti decenni caratterizza le relazioni tra Italia e Giappone, nel quale il cinema indubbiamente costituisce uno fertile terreno di scambio e di conoscenza reciproca.

Il cinema italiano e quello giapponese potranno lavorare più facilmente a progetti comuni e si apre una grande opportunità di sviluppo per l'industria cinematografica nazionale, la cui eccellenza è ben nota a livello mondiale.

Si tratta di un risultato concreto e significativo del partenariato strategico tra Italia e Giappone sul quale il Governo italiano si è molto speso.

Per queste ragioni annuncio il voto favorevole del Gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente.

EUGENIO ZOFFILI (LEGA). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1746​). Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, Signori Membri del Governo!

Oggetto del provvedimento, che giunge dal Senato dove è stato approvato il 24 febbraio scorso anche con il voto favorevole di alcune forze dell'opposizione, è l'autorizzazione a ratificare e dare esecuzione ad un Accordo bilaterale di coproduzione cinematografica con il Giappone, fatto a Tokyo il 28 giugno dell'anno scorso.

Il valore della tradizione cinematografica giapponese è noto a tutti. Pensiamo ai vincitori del premio Oscar, andato nel 2022 al regista Hamaguchi e nel 2009 al suo collega Takita, agli altri dieci film candidati alla vittoria e comunque alla costante presenza di film nipponici alla prestigiosa rassegna, che prosegue ininterrotta dal 1956. Si incoraggia quindi una partnership di grandi potenzialità.

L'intesa dovrebbe altresì creare opportunità al cinema italiano in Giappone.

Sul piano pratico, il disegno di legge al nostro vaglio consta di quattro articoli. Il primo reca l'autorizzazione alla ratifica, il secondo contiene l'ordine di esecuzione, il terzo contiene la clausola d'invarianza finanziaria, stabilendo che le amministrazioni incaricate di gestire l'Accordo di coproduzione vi provvedano esclusivamente con le risorse disponibili a legislazione vigente, mentre il quarto dispone la procedura accelerata di entrata in vigore. Si tratta quindi di un trattato a costo zero.

Quanto al testo dell'Accordo vero e proprio, si compone di diciotto articoli ed un Allegato. Dopo l'enunciazione dell'obiettivo dell'intesa, la declinazione delle definizioni utilizzate ed il rinvio all'Allegato per l'individuazione delle autorità competenti ad attuarlo, l'intesa stabilisce che le coproduzioni approvate ai sensi dell'Accordo siano assimilate alle opere nazionali, individuando i benefici a cui possono avere diritto e i requisiti richiesti ai produttori per ottenerli.

L'Allegato, che è parte integrante dell'Accordo stesso, individua nel Ministero della cultura per parte italiana e nei Ministeri degli affari esteri e dell'economia e nell'Agenzia per gli affari culturali per la parte giapponese le autorità competenti responsabili dell'attuazione dell'intesa. Il medesimo Allegato reca altresì le norme procedurali per l'ammissione ai benefici delle coproduzioni, la modalità per la presentazione delle relative istanze e l'identificazione delle coproduzioni cinematografiche bilaterali.

Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, Signori Membri del Governo!

Attese le finalità dell'Accordo e le considerazioni appena svolte, il Gruppo Lega Salvini Premier confermerà oggi il voto favorevole già espresso al Senato.

Mi permetta, in conclusione, Presidente, di rivolgere un ringraziamento particolare all'Ambasciatore d'Italia in Giappone, S.E. Gianluigi Benedetti, e all'Ambasciatore del Giappone in Italia, S.E. Satoshi Suzuki. Vede, con loro in questi mesi, o meglio in questi anni, abbiamo costruito un'importante interlocuzione, volta all'affermare in ogni circostanza l'importanza dei notevoli e consolidati rapporti bilaterali tra i nostri Paesi, e la ratifica di questo accordo ne è ulteriore testimonianza.

ELISABETTA GARDINI (FDI). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1746​). Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, l'intesa bilaterale sulla coproduzione cinematografica tra l'Italia e il Giappone, sottoscritta dalle parti nel giugno del 2023, rientra nell'ambito degli accordi volti a rafforzare la cooperazione culturale tra i due Paesi e promuovere il cinema italiano all'estero. Potenzia infatti i legami nel campo cinematografico e audiovisivo tra Italia e Giappone, consentendo alle coproduzioni, approvate ai sensi dell'Accordo, di godere degli stessi benefici delle opere nazionali, specificando i requisiti per ottenere tali benefici.

Guardiamo con favore a questo Accordo, che va a rafforzare la presenza del cinema italiano sul mercato giapponese, che è uno dei più importanti a livello mondiale. Accordi come questo hanno un valore culturale e diplomatico e le conseguenze positive di questa diplomazia culturale sono evidenti: a ottobre, al Tokyo International film festival, un festival che nel tempo ha acquisito un ruolo sempre più prestigioso nell'ambito internazionale ed è l'evento cinematografico più importante del Giappone e uno dei più grandi festival cinematografici internazionali in Asia, l'Italia si è ritagliata un ruolo da protagonista con un approfondimento tematico ad hoc che ha messo in mostra i protagonisti di ieri e di oggi del grande schermo, passando per le nostre giovani promesse.

Come ha detto il Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, dopo aver firmato l'accordo assieme al ministro degli esteri giapponese nella sede dell'ambasciata d'Italia a Tokyo: “si apre una grande opportunità di sviluppo per l'industria cinematografica nazionale la cui eccellenza è ben nota anche qui in Giappone”.

Una bella notizia, aggiungo, anche per quella piccola, ma vivace comunità di italiani che ha trovato casa in Giappone, che secondo l'AIRE è costituita da 6.000 connazionali: potranno sentirsi più vicini a casa anche grazie al nostro cinema e potranno essere orgogliosi di essere cittadini di una Nazione che valorizza a 360° la sua identità culturale.

Per tutte queste ragioni il gruppo di Fratelli d'Italia esprime un voto favorevole a questo accordo.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 6 il deputato Marchetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 7 i deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 7 il deputato Soumahoro ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 13 la deputata L'Abbate ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 20 il deputato Amich ha segnalato che non che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 23 i deputati Marino e Andrea Rossi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 28 la deputata Gardini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale PDL 1018-A - QUEST PREG COST 1,2,3 259 257 2 129 114 143 85 Resp.
2 Nominale PDL 1018-A - EM 1.1, 1.2, 1.4 264 259 5 130 118 141 81 Resp.
3 Nominale SUBEM 0.1.200.1 262 258 4 130 118 140 81 Resp.
4 Nominale SUBEM 0.1.200.2 266 261 5 131 119 142 81 Resp.
5 Nominale SUBEM 0.1.200.3 263 258 5 130 117 141 81 Resp.
6 Nominale SUBEM 0.1.200.5 262 251 11 126 111 140 81 Resp.
7 Nominale EM 1.200 264 263 1 132 251 12 81 Appr.
8 Nominale EM 1.100 265 258 7 130 254 4 81 Appr.
9 Nominale EM 1.10 265 261 4 131 120 141 81 Resp.
10 Nominale EM 1.7 262 262 0 132 121 141 81 Resp.
11 Nominale ODG 9/1018-A/2 264 260 4 131 119 141 81 Resp.
12 Nominale ODG 9/1018-A/3 260 256 4 129 114 142 81 Resp.
13 Nominale ODG 9/1018-A/4 252 247 5 124 107 140 81 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale ODG 9/1018-A/5 263 259 4 130 117 142 81 Resp.
15 Nominale ODG 9/1018-A/6 257 252 5 127 114 138 81 Resp.
16 Nominale ODG 9/1018-A/7 261 258 3 130 117 141 81 Resp.
17 Nominale ODG 9/1018-A/8 253 250 3 126 114 136 81 Resp.
18 Nominale ODG 9/1018-A/9 257 218 39 110 79 139 81 Resp.
19 Nominale PDL 1018-A - VOTO FINALE 252 247 5 124 135 112 80 Appr.
20 Nominale DDL 1745 - ARTICOLO 1 244 244 0 123 244 0 80 Appr.
21 Nominale DDL 1745 - ARTICOLO 2 243 243 0 122 243 0 80 Appr.
22 Nominale DDL 1745 - ARTICOLO 3 239 239 0 120 239 0 80 Appr.
23 Nominale DDL 1745 - ARTICOLO 4 230 230 0 116 230 0 80 Appr.
24 Nominale DDL 1745 - VOTO FINALE 234 234 0 118 234 0 79 Appr.
25 Nominale DDL 1746 - ARTICOLO 1 238 238 0 120 238 0 78 Appr.
26 Nominale DDL 1746 - ARTICOLO 2 228 228 0 115 228 0 78 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 29)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale DDL 1746 - ARTICOLO 3 236 236 0 119 236 0 78 Appr.
28 Nominale DDL 1746 - ARTICOLO 4 238 238 0 120 238 0 78 Appr.
29 Nominale DDL 1746 - VOTO FINALE 234 234 0 118 234 0 78 Appr.