TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 547 di Martedì 14 ottobre 2025
MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE VOLTE AD EVITARE IL RINNOVO DEL MEMORANDUM D'INTESA DEL 2017 CON LA LIBIA, NONCHÉ A RIVEDERE INTEGRALMENTE GLI ACCORDI CON TALE PAESE PER IL CONTROLLO DELLE MIGRAZIONI, ANCHE AL FINE DI ASSICURARE LA TUTELA DEI DIRITTI UMANI
La Camera,
premesso che:
1) il Memorandum d'intesa sottoscritto il 2 febbraio 2017 tra l'Italia e il Governo di Accordo Nazionale della Libia, finalizzato al contrasto dell'immigrazione irregolare, del traffico di esseri umani e al rafforzamento della cooperazione bilaterale in materia di sicurezza e controllo delle frontiere;
2) si richiamano gli articoli 2, 3, 4, 10, 13 e 18 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e gli articoli 2, 3, 4 e 13 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (Cedu), nonché l'articolo 10 della Costituzione italiana che garantisce il diritto d'asilo;
3) si sottolinea il principio di non-refoulement sancito dall'articolo 33 della Convenzione di Ginevra del 1951;
4) alla luce dei numerosi e dettagliati rapporti pubblicati da organizzazioni internazionali, Nazioni Unite, Ong e organismi indipendenti, che documentano gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani nei confronti di migranti e rifugiati in Libia dal 2017, tra cui detenzioni arbitrarie, torture, schiavitù, lavoro forzato, violenze sessuali, tratta e sparizioni forzate;
5) il 12 maggio 2025 il Governo libico ha formalmente accettato la giurisdizione della Corte penale internazionale per i crimini commessi in Libia dal 2011 fino alla fine del 2017, in applicazione dell'articolo 12(3) dello Statuto di Roma. La Libia, pur non essendo Stato Parte dello Statuto, è stata sottoposta all'esame della Cpi dal 2011, a seguito del deferimento operato dal Consiglio di Sicurezza Onu (risoluzione 1970 del 26 febbraio 2011), che ha attribuito alla Cpi competenza per i crimini commessi in Libia o da libici dal 15 febbraio 2011. Sono emerse numerose evidenze documentate alla Corte, riguardanti violazioni gravi e sistematiche dei diritti umani in Libia: tortura, detenzioni arbitrarie, violenza sessuale e tratta di persone, in particolare migranti e rifugiati, che configurano potenzialmente crimini contro l'umanità;
6) vanno considerati i recenti sviluppi che mostrano un grave deterioramento delle condizioni di sicurezza per le persone di origine subsahariana in Libia, nonché la presa di posizione dell'Agenzia di sicurezza interna della Libia (Asi), la quale nel mese di aprile 2025 ha annunciato la sospensione delle attività di dieci organizzazioni non governative internazionali, tra cui anche diverse realtà italiane, e dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr);
7) va considerato che lo stesso rapporto finale della Missione d'inchiesta indipendente delle Nazioni Unite in Libia ha riscontrato che il Direttorato per la lotta alla migrazione illegale risulta essere colluso, insieme alla «Guardia costiera libica», con milizie e trafficanti nell'ambito dell'intercettazione e della privazione della libertà di donne e uomini migranti, della loro riduzione in schiavitù, del lavoro forzato, della detenzione, dell'estorsione e della tratta di esseri umani, che secondo il rapporto Ffm delle Nazioni Unite «generano entrate significative per individui, gruppi e istituzioni statali»;
8) alla luce del rapporto finale della Missione d'inchiesta indipendente condotta dalle Nazioni Unite in Libia, pubblicato il 27 marzo 2023, che ha concluso che la Missione «ha riscontrato ragionevoli motivi per ritenere che dal 2016 siano stati commessi crimini contro l'umanità contro libici e migranti in tutta la Libia nel contesto della privazione della libertà», e inoltre che il sostegno tecnico, logistico e monetario dall'Unione europea e dai suoi Stati membri alla cosiddetta Guardia costiera libica, con l'obiettivo dichiarato di aumentare le intercettazioni in mare, comporta la violazione del principio di non respingimento, in quanto la Libia non può essere considerata in alcun modo un luogo sicuro per migranti e rifugiati, e per questo chiedeva la cessazione di ogni supporto diretto o indiretto agli attori libici coinvolti in questi crimini;
9) alla luce delle numerose violenze a danno di persone migranti e attori umanitari presenti nel Mediterraneo, nonché delle documentate violazioni delle norme procedurali standard durante le operazioni di intercettazione – documentate dalle stesse agenzie dell'Unione europea – da cui si evince la totale inadeguatezza delle autorità libiche nello svolgimento delle operazioni in oggetto e l'inefficacia delle attività di formazione condotte;
10) si richiama la sentenza della Corte di Cassazione (Cass. 4557/24) che confermava la condanna del comandante della nave mercantile ASSO28, battente bandiera italiana, a titolo di sbarco e abbandono arbitrario di persone (articolo 1155 del codice della navigazione) e di abbandono di persone minori o incapaci (articolo 591 del codice penale), per aver consegnato a una motovedetta libica 101 migranti soccorsi in acque internazionali e che contestualmente dichiarava che la Libia non è un porto sicuro e che lo sbarco sulle sue coste delle persone soccorse in mare è illegittimo e si configura come respingimento collettivo;
11) si richiama la recente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (caso SS e altri c. Italia) che, pur dichiarando irricevibile il ricorso, rileva che la Libia «non è un paese sicuro» e ribadisce i molteplici appelli a interrompere la collaborazione con le autorità costiere libiche, conferma l'urgenza di interrompere la collaborazione con la Libia ai fini di intercettazione e ritorno forzato di persone nel territorio libico;
12) vanno considerati i dati dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), secondo cui tra il 2017 e il 2025 oltre 23.000 persone risultano morte o disperse nella rotta del Mediterraneo centrale;
13) sempre secondo i dati forniti da Oim, tra il 2017 e il 28 giugno 2025, almeno 158.820 persone sono state intercettate in mare e respinte in Libia dalla Guardia costiera libica, spesso con il supporto diretto o indiretto delle autorità italiane ed europee;
14) stando alle cifre relative alla missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della marina militare libica e al contributo italiano alla missione Eubam Libya, la spesa italiana ammonta almeno a circa 290 milioni di euro dal 2017 ad oggi;
15) sono necessarie politiche migratorie fondate sul rispetto della dignità umana, sulla solidarietà europea e sulla responsabilità condivisa nella ricerca e soccorso in mare;
16) lo stesso Memorandum d'Intesa del 2017 con la Libia prevede all'articolo 5 che la sua interpretazione e applicazione avvengano «nel rispetto degli obblighi internazionali e degli accordi sui diritti umani di cui i due Paesi siano parte»,
impegna il Governo:
1) a non procedere a nuovi rinnovi automatici del Memorandum d'intesa del 2017 con la Libia, sospendendo immediatamente ogni forma di cooperazione tecnica, materiale e operativa che comporti il ritorno forzato di persone verso il territorio libico, in violazione del principio di non refoulement quale norma di diritto cogente;
2) ad adottare iniziative di competenza volte a rivedere integralmente gli accordi bilaterali con la Libia in materia di controllo delle migrazioni, limitando la collaborazione alla promozione di sistemi di tutela e rispetto dei diritti umani, all'evacuazione di tutte le persone detenute nei centri di detenzione formali e informali presenti sul territorio libico e la chiusura definitiva di tali centri;
3) a promuovere, in sede europea, l'istituzione di una missione civile di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, sul modello dell'operazione Mare Nostrum, dando attuazione alla risoluzione del Parlamento europeo sulla necessità di un intervento dell'Unione europea nelle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo (2023/2787(RSP);
4) a promuovere, anche in attuazione del nuovo regolamento (Ue) 2024/1350 del 14 maggio 2024 che istituisce un quadro dell'Unione per il reinsediamento e l'ammissione umanitaria, un piano europeo di ingressi umanitari dalla Libia di persone con un bisogno di protezione internazionale;
5) a fornire preventivamente e regolarmente ogni utile elemento al Parlamento in merito alle attività di cooperazione e spesa in Libia tramite fondi nazionali ed europei, garantendo pieno accesso alle informazioni, la massima trasparenza e tracciabilità, nonché un monitoraggio e una valutazione d'impatto sui diritti umani;
6) a porre fine al sostegno a entità libiche implicate in violazioni dei diritti umani, escludendo tali soggetti da ogni forma di assistenza finanziaria, logistica o formativa;
7) ad adoperarsi concretamente per proteggere la vita e i diritti umani di rifugiati e migranti in Libia, nonché ad assumere iniziative volte ad accertare responsabilità per la violazione dei diritti umani perpetrate contro rifugiati e migranti in Libia;
8) a non procedere alla sottoscrizione di accordi, intese o patti di cooperazione con Paesi che non rispettano la Dichiarazione universale dei diritti umani o che perpetrano discriminazioni in base all'origine etnica, alla religione, alle convinzioni personali e al genere.
(1-00498) «Schlein, Fratoianni, Boschi, Magi, Bonelli, Provenzano, Orfini, Ghirra, Zaratti».
(10 ottobre 2025)
MOZIONI IN MATERIA DI POLITICA AGRICOLA COMUNE
La Camera,
premesso che:
1) la Commissione europea, guidata dalla Presidente Ursula Von der Leyen, ha avviato in anticipo di due anni rispetto alla sua entrata in vigore la definizione della nuova Pac post-2027, generando forte preoccupazione tra gli operatori del settore agricolo italiano;
2) tale iniziativa rientra nella proposta della Commissione europea di rivoluzionare il Quadro finanziario pluriennale dei prossimi sette anni (il Qfp 2028-2034), accorpando oltre 540 programmi, tra cui la Pac e il fondo di coesione e di sviluppo regionale, in un unico contenitore comune, insieme all'ipotesi anche di aumentare i contributi nazionali al bilancio, attraverso nuove fonti di risorse proprie tra accise ambientali, accise sui tabacchi, nonché con i ricavi delle grandi imprese con fatturato superiore a 50 milioni di euro;
3) in altri termini il futuro «Fondo europeo per la prosperità e la sicurezza economica, territoriale, sociale, rurale e marittima sostenibili» – questo il nome del nuovo fondo unico – accorperà una serie di linee di bilancio oggi indipendenti, tra cui – appunto – entrambi i pilastri della Pac – sviluppo rurale e pagamenti diretti –, il fondo di coesione e di sviluppo regionale, il fondo sociale, la Politica comune della pesca e (dal 2028) anche il Fondo sociale per il clima;
4) indubbiamente l'ipotesi della creazione di un fondo unico nazionale all'interno del Quadro finanziario pluriennale (Qfp) dell'Unione europea, che accorpi vari strumenti finanziari, tra cui la Pac, oltre a modificare radicalmente l'attuale struttura a due pilastri (Feaga e Feasr), che ha garantito una relativa stabilità al comparto agricolo negli anni, rischia di indebolire fortemente le politiche di sostegno strutturale al comparto;
5) a giudizio dei firmatari del presente atto d'indirizzo, un simile approccio, peraltro orientato ad una degressività delle risorse, è evidente che abbia come obiettivo quello di disconoscere la funzione economica e strategica dell'agricoltura e il suo ruolo essenziale nella sicurezza alimentare europea;
6) il budget agricolo nel periodo 2021/2027 ha già subito una significativa riduzione in termini reali: per l'Italia da 52,4 a 45,3 miliardi di euro, con una forte contrazione del sostegno al reddito e una crescente frammentazione dei pagamenti diretti;
7) le scelte della Commissione europea – come l'eccessivo ricorso ad atti delegati e l'impostazione performance-based mutuata dal Pnrr – rischiano di accentuare il «tecnocratismo decisionale» a discapito della sovranità degli Stati membri;
8) le recenti mobilitazioni degli agricoltori e delle filiere agroalimentari a Bruxelles denunciano un diffuso malcontento e la percezione di un disinteresse strutturale delle istituzioni europee verso il comparto primario;
9) le politiche europee attuali, spesso ispirate da una visione ideologica e lontana dalla realtà dei territori, stanno infatti affossando l'agricoltura italiana, imponendo ad essa vincoli ambientali, burocratici e normativi sempre più rigorosi;
10) è necessario che la Pac rimanga al centro delle strategie dell'Unione europea a sostegno di un sistema alimentare e agricolo sicuro, sostenibile e competitivo, che valorizzi in primo luogo il lavoro degli agricoltori nella veste di custodi dell'ambiente e del territorio;
11) il Parlamento europeo stesso ha recentemente adottato una posizione critica verso la Commissione, chiedendo di mantenere l'impianto a due pilastri e aumentare significativamente il budget Pac per far fronte all'inflazione e alle sfide economiche, ambientali e geopolitiche;
12) la leadership della Commissione Von der Leyen, in questo contesto, sta mostrando un approccio sempre più punitivo e diffamatorio verso il modello agricolo italiano, ignorando il suo valore in termini di qualità, sostenibilità e sicurezza alimentare,
impegna il Governo:
1) a farsi promotore in sede europea della ferma contrarietà dell'Italia alle ipotesi di riforma della Pac proposte dalla Commissione europea, che prevedono il superamento della struttura a due pilastri, con la conseguente riduzione del budget dedicato al settore, andando a minare la competitività dell'agricoltura italiana;
2) a difendere e salvaguardare con ogni necessaria iniziativa di competenza la gestione decentrata dei programmi affidati alle regioni, il cui ruolo chiave – come ad esempio per la Pac nella definizione degli interventi per lo sviluppo rurale – non deve essere messo in discussione;
3) a difendere con forza, nelle sedi europee, gli interessi degli agricoltori italiani;
4) a denunciare le derive punitive e ideologiche delle politiche europee in materia agricola, che stanno compromettendo il futuro del comparto agroalimentare nazionale;
5) a promuovere una nuova visione della Pac che valorizzi il ruolo dell'agricoltura italiana come pilastro di sostenibilità, sicurezza alimentare e coesione territoriale;
6) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire la partecipazione attiva delle istituzioni, delle organizzazioni agricole e dei portatori di interesse nella definizione della futura programmazione post-2027;
7) a difendere in tutte le sedi opportune la competitività della filiera agroalimentare italiana, promuovendo l'introduzione di clausole di reciprocità nelle relazioni commerciali e opponendosi a politiche dannose o penalizzanti per il comparto.
(1-00479) «Molinari, Andreuzza, Angelucci, Bagnai, Barabotti, Benvenuto, Davide Bergamini, Billi, Bisa, Bof, Bordonali, Bossi, Bruzzone, Candiani, Caparvi, Carloni, Carrà, Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Coin, Comaroli, Crippa, Dara, De Bertoldi, Di Mattina, Formentini, Frassini, Furgiuele, Giaccone, Giagoni, Giglio Vigna, Gusmeroli, Iezzi, Latini, Lazzarini, Loizzo, Maccanti, Marchetti, Matone, Miele, Montemagni, Morrone, Nisini, Ottaviani, Panizzut, Pierro, Pizzimenti, Pretto, Ravetto, Sasso, Stefani, Sudano, Toccalini, Ziello, Zinzi, Zoffili».
(22 luglio 2025)
La Camera,
premesso che:
1) lo scorso 16 luglio 2025, il Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Christophe Hansen, ha illustrato alla Commissione Agri del Parlamento europeo la proposta per la struttura del prossimo Quadro finanziario pluriennale (Qfp) 2028-2034, introducendo, in un quadro di significativo incremento del budget annuale complessivo dell'Unione europea (da 1.200 a circa 2.000 miliardi di euro), un'architettura che prevede un cambiamento sostanziale nell'organizzazione e nell'erogazione dei fondi europei;
2) tale proposta, pur in attesa dei dettagli completi che saranno pubblicati in autunno, prevede la creazione di un unico fondo denominato «Fondo europeo per la prosperità e la sicurezza sostenibili a livello economico, territoriale, sociale, rurale e marittimo», che accorpa al suo interno il Feaga, il Feasr, i fondi di coesione, quelli per la pesca e il fondo sociale, eliminando la distinzione tra i due pilastri della Pac introducendo una logica di sostegno attraverso «Piani partenariali nazionali e regionali (Pnr)»;
3) secondo la proposta di regolamento, i pagamenti diretti e le misure per lo sviluppo rurale (circa 87 miliardi di euro nella precedente programmazione) saranno erogati attraverso un unico canale, con quote vincolate ma inserite in un contesto più ampio e meno specificamente agricolo. Quasi tutti gli interventi precedentemente finanziati dal secondo pilastro sono ora considerati pagamenti di sostegno al reddito e come tali rientranti nel plafond unico;
4) la bozza del nuovo fondo prevede una significativa riduzione delle risorse dedicate al settore agricolo: il nuovo fondo unico destinerebbe circa 295,7 miliardi di euro all'agricoltura, segnando una diminuzione del 24 per cento rispetto ai 386 miliardi previsti nella Pac attuale. Tra tagli ed inflazione non recuperata, il valore degli aiuti Pac nel 2034 sarà pari (dati Farm Europe) al 57 per cento di quelli erogati nel 2020;
5) la proposta introduce inoltre elementi di degressività nel sostegno al reddito basato sulla superficie, imponendo riduzioni progressive per importi superiori ai 20.000 euro annui per azienda agricola, fino al 75 per cento per importi superiori a 75.000 euro, con un tetto massimo complessivo fissato a 100.000 euro per agricoltore;
6) sebbene sia previsto un sostegno forfettario per i piccoli agricoltori fino a un massimo di 3.000 euro, tale misura risulterebbe penalizzante rispetto agli attuali importi ottenuti attraverso i pagamenti diretti e l'adesione agli ecoschemi del primo pilastro, specialmente per le aziende con superfici inferiori a 10 ettari;
7) oltre agli aiuti diretti, suscita forte preoccupazione anche la sorte delle politiche per lo sviluppo rurale: sebbene la proposta preveda il mantenimento di alcune misure strategiche, – quali gli interventi in materia di silvicoltura, agroambiente, competitività delle imprese e rafforzamento del potenziale produttivo –, all'interno del Fondo unico e con risorse assegnate agli agricoltori, permane il rischio che importanti strumenti di sviluppo locale possano subire un forte ridimensionamento;
8) il programma Leader/Clld è una metodologia di sviluppo locale che coinvolge gli attori locali nell'elaborazione delle strategie, nei processi decisionali e nell'attribuzione delle risorse per lo sviluppo delle rispettive zone rurali, storicamente centrale per l'animazione dei territori rurali attraverso partenariati pubblico-privati, che risulta sì menzionato nella bozza di proposta della Commissione, ma non è accompagnato da una dotazione finanziaria specifica e vincolante. È invece ricompreso in modo generico all'interno dei Piani partenariali nazionali e regionali (Pnr), assorbito in un insieme indistinto e onnicomprensivo di priorità nazionali. In tal modo si espone tale programmazione al rischio concreto che alcuni Stati membri decidano di non attuarla affatto, determinando una progressiva marginalizzazione delle politiche di sviluppo locale partecipato e la scomparsa di parte rilevante dell'attuale impianto;
9) di particolare gravità, oltre all'accorpamento, è il taglio al Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura (Feampa), ridotto da 6,2 a poco più di 2 miliardi di euro, che comporta severe limitazioni alla possibilità di ammodernare le flotte, azzerandone la competitività, e l'impossibilità di adeguarsi alle norme ambientali;
10) per quanto riguarda il metodo, in contraddizione con lo spirito del Trattato di Lisbona che mette il Parlamento europeo al centro della vita democratica dell'Unione, la proposta presentata dalla Commissione non ha tenuto conto del voto dei parlamentari, che si erano espressi con larga maggioranza contro il Fondo unico. Il Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale ha presentato la sua proposta di riforma senza aspettare le indicazioni che la Commissione agricoltura del Parlamento europeo si apprestava a votare;
11) è in corso di ratifica l'accordo Mercosur tra Unione europea e Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay, sui cui effetti la XIII commissione agricoltura della Camera dei deputati ha in corso una indagine conoscitiva, che prevede la liberalizzazione dell'import del 93 per cento dei prodotti agricoli, mediante la progressiva riduzione delle barriere tariffarie e non tariffarie. Su tale Accordo alcuni Stati, tra cui l'Italia, hanno manifestato riserve in merito all'impatto sul settore agricolo europeo e alla mancanza di disposizioni efficaci in materia di sostenibilità ambientale, diritti dei lavoratori, impegni alla tutela del territorio e alla lotta alla deforestazione illegale. A fronte di queste osservazioni la precedente Commissione UE (dicembre 2024) aveva annunciato misure compensative supplementari per il settore agricolo europeo;
12) le tensioni geopolitiche stanno riscrivendo le regole del commercio globale. Il settore agricolo è tra i più colpiti dai dazi che l'amministrazione Trump ha imposto, sia pure in un quadro di accordo bilaterale USA-UE. In questo contesto le dipendenze strategiche, e tra queste la produzione alimentare, tornano ad essere priorità anche nei Paesi sviluppati;
13) ne deriva che all'Unione serve una politica agricola forte e unitaria, finalizzata al rafforzamento della sicurezza alimentare, tramite regole uguali per tutti, senza prevedere, in nome di una presunta flessibilità, l'ampliamento degli spazi di nazionalizzazione delle risorse finanziarie e delle scelte di intervento, che finiscono per favorire gli Stati economicamente più forti;
14) la proposta della Commissione UE in discussione, nella sua formulazione attuale, rischia di rappresentare un chiaro disimpegno dell'Unione europea nei confronti della politica agricola comune, l'unica autentica politica comune dell'Unione, legata alla necessità di assicurare alimenti sufficienti agli europei, cancellando la distintività e la strategicità dell'agricoltura e della pesca europee, compromettendo la stabilità economica e sociale di milioni di agricoltori europei e generando preoccupazione per la tenuta finanziaria delle politiche agricole e rurali nei prossimi anni;
15) peraltro le politiche green dell'Unione e il disimpegno dalle politiche agricole mostrano già i loro effetti nelle campagne italiane, laddove si sta verificando una significazione sostituzione, anche in aree in attualità di coltivazione, dei terreni agricoli in aree destinate a produzione energetica da fonte rinnovabile in forza della maggiore convenienza economica che deriva da questo mutamento di destinazione,
impegna il Governo:
1) a farsi promotore in sede europea di una iniziativa volta al mantenimento di fondi specificamente destinati al settore agricolo all'interno del prossimo Quadro finanziario pluriennale 2028-2034, in misura almeno pari all'attuale dotazione della Pac, onde evitare una riduzione delle risorse reali, anche alla luce dell'inflazione;
2) a sostenere l'introduzione di adeguate misure compensative legate ai rischi per la competitività delle imprese agricole europee connessi all'adozione del Mercosur e all'introduzione dei dazi USA;
3) a sostenere in sede negoziale il ripristino della distinzione tra strumenti di sostegno al reddito (Feaga) e strumenti per lo sviluppo rurale (Feasr), o in alternativa a garantire una dotazione vincolante e chiaramente separata per le misure agricole all'interno del fondo unico proposto, con l'obiettivo di sostenere gli investimenti in sostenibilità e innovazione, e in tale ambito a mantenere e rifinanziare il Fondo per la pesca (Feampa);
4) a richiedere in sede europea garanzie vincolanti per la tutela e il rafforzamento del programma Leader/Clld, mantenendo una percentuale minima obbligatoria di fondi da destinare alla loro attuazione, al fine di sostenere lo sviluppo endogeno delle aree rurali e combattere il progressivo abbandono del territorio;
5) in tale quadro, a sostenere la proposta che prevede l'utilizzo dei fondi della Coesione per la realizzazione di infrastrutture idriche per l'agricoltura con particolare riferimento ai bacini di accumulo, per contrastare la siccità e i cambiamenti climatici (costati all'agricoltura italiana 20 miliardi di euro negli ultimi tre anni), nonché per garantire l'approvvigionamento idrico;
6) a sollecitare chiarezza e trasparenza in sede europea sulle nuove modalità di calcolo e ripartizione del sostegno al reddito, affinché non risultino penalizzate né le aziende più grandi, che rappresentano una quota significativa della produzione nazionale, né le piccole aziende agricole, presidio essenziale per il paesaggio, la biodiversità e la coesione territoriale;
7) a rappresentare in tutte le sedi europee la necessità che la futura architettura della Pac i salvaguardi la stabilità economica delle imprese agricole e zootecniche italiane, in particolare quelle operanti nelle aree svantaggiate, montane e interne, rafforzando la competitività e la resilienza del settore primario;
8) a promuovere un'azione concertata con gli altri Stati membri al fine di costruire un'alleanza che richieda un rafforzamento del bilancio agricolo europeo e una maggiore attenzione alle specificità territoriali e ambientali delle diverse realtà rurali;
9) a fornire tempestivamente al Parlamento ogni elemento utile in merito agli sviluppi del negoziato sul Qfp 2028-2034 e alle azioni intraprese dal Governo italiano per la difesa del comparto agricolo nazionale;
10) a difesa della sovranità alimentare, a individuare le opportune forme di contemperamento tra le esigenze della produzione energetica da fonte rinnovabile e quelle della produzione agroalimentare, da ritenersi di pari valore in termini di pubblica utilità, tutelando le aree in attualità di coltivazione.
(1-00484) «Castiglione, Nevi, Gatta, Arruzzolo, Battilocchio».
(6 agosto 2025)
La Camera,
premesso che:
1) la politica agricola comune (Pac) rappresenta la politica europea di maggiore importanza dell'Unione, istituita con l'articolo 32 del «Trattato che istituisce la Comunità economica europea» (Tcee), facente parte dei Trattati di Roma del 25 marzo 1957 insieme al «Trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica» (Euratom);
2) la Pac, ad ora disciplinata dal Titolo III, articoli 38-41, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue), si prefigge distinte finalità, tra le quali quelle di incrementare la produttività dell'agricoltura, tutelare il reddito degli agricoltori e garantire approvvigionamenti alimentari a prezzi adeguati per i cittadini. Essa, dalla sua prima applicazione nel 1962, si è affermata come il principale strumento di programmazione strategica degli investimenti agricoli in Europa;
3) il 19 febbraio 2025 il Commissario europeo all'agricoltura e all'alimentazione Christophe Hansen e il Vicepresidente esecutivo della Commissione europea Raffaele Fitto hanno presentato la Comunicazione della Commissione europea «Una visione per l'agricoltura e l'alimentazione», il principale documento che illustra l'orientamento della politica agricola della Commissione Von Der Leyen II;
4) in questo documento la Commissione ha mostrato di adottare, tra le altre, le posizioni avanzate a più riprese dal Governo italiano, dimostrando una inversione di tendenza rispetto al passato, accettando la necessità di difendere la sovranità alimentare europea e semplificare la politica agricola europea, evitando che sia soggetta a condizionalità ambientali irragionevoli e imposte senza un adeguato confronto con gli agricoltori europei, nonché a vincoli burocratici inadeguati;
5) i contenuti della Visione recuperano le proposte strategiche avanzate dal Governo italiano negli ultimi 3 anni, ottenendo – tra le altre – la revisione della programmazione Pac attuale con ampie semplificazioni sul piano normativo e di condizionalità, nonché con il ritiro della proposta di riforma del regolamento Ue dei fitofarmaci;
6) il Quadro finanziario pluriennale (Qfp) è lo strumento di programmazione finanziaria del bilancio dell'Unione europea, organizzato sulla base di cicli di programmazione e approvato previo confronto trilaterale tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione;
7) nell'ambito del ciclo di programmazione 2028-2034, che succederà all'attuale relativo al periodo 2021-2027, la Commissione europea ha preventivamente avviato l'iter di definizione del nuovo ciclo di programmazione del budget e dei vari fondi europei a esso collegati;
8) in proposito, nel corso del Consiglio dei ministri dell'agricoltura e della pesca dell'Unione (cosiddetto Consiglio Agrifish) del 26 maggio 2025, è stato affrontato il tema dell'istituzione del cosiddetto «Fondo unico» nell'ambito della nuova programmazione 2028-2034;
9) l'idea di un Fondo unico presentata dalla Commissione implicherebbe la confluenza delle risorse della politica agricola comune e delle politiche di coesione in un unico grande fondo, esponendo al rischio di perdere le specificità e la strategicità di entrambi gli strumenti di attuazione delle politiche europee;
10) in particolare, il Fondo unico così costituito accorperebbe linee di bilancio quali la Pac (con entrambi i suoi pilastri: quello relativo ai «pagamenti diretti» e quello relativo allo «sviluppo rurale»), il Fondo di coesione e di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo e le risorse devolute alla Politica comune della pesca (Pcp);
11) nel corso del citato Consiglio Agrifish del 26 maggio 2025 il Governo italiano si è fatto promotore di una posizione di forte contrarietà all'istituzione del Fondo unico, alla riduzione delle risorse Ue per l'agricoltura e alla perdita della specifica natura strategica della Pac, posizione condivisa nel corso dello stesso Consiglio da 16 Paesi membri dell'Unione e che ha trovato ampia convergenza anche al di fuori dei consessi europei, tra le associazioni di categoria e datoriali del mondo agricolo;
12) il Governo italiano ha infatti espresso la forte preoccupazione sollecitata dall'idea della Commissione di sopprimere l'attuale approccio di gestione della politica agricola comune basata su investimenti e programmazione, rammentando che gli stessi Trattati di Roma, istitutivi dell'Unione, hanno messo al centro della politica europea l'eccezionalità dell'agricoltura e la necessità di salvaguardare la sovranità alimentare europea;
13) lo scorso 16 luglio 2025 il Commissario Hansen ha presentato alla Commissione agricoltura del Parlamento europeo la proposta di struttura del budget per il Qfp 2028-2034 per quanto di pertinenza delle politiche agricole;
14) il progetto di Qfp della Commissione così presentato prevede un sostanziale incremento delle risorse complessive da 1.270 miliardi di euro a circa 2.000 miliardi di euro complessivi e l'istituzione del sopracitato Fondo unico pari circa 865 miliardi di euro, con una quota vincolata alla Pac pari a 300 miliardi di euro in un plafond unico. Tale quota vincolata risulta inferiore ai 386 miliardi di euro previsti per la programmazione 2021-2027;
15) la riduzione di risorse destinate all'agricoltura, a fronte di un aumento complessivo delle risorse, risulta inadeguata di fronte alle sfide che l'agricoltura europea è chiamata ad affrontare, anche alla luce del mutato e più complesso contesto socioeconomico, climatico e geopolitico globale;
16) il nuovo Fondo unico così prospettato prevederebbe la possibilità di destinare le risorse anche a finalità non strettamente legate allo sviluppo della sovranità alimentare europea, rendendole suscettibili di impieghi impropri, ad esempio per politiche di spesa non produttiva come il reddito di cittadinanza;
17) suscita forte preoccupazione la perdita della natura strategica della Pac, articolata nei suoi due pilastri in un sistema di gestione, con un passo indietro che rischia di compromettere oltre 60 anni di politica agricola comune;
18) il Parlamento europeo, con risoluzione approvata il 10 settembre 2025 ha, tra le altre cose, condiviso la posizione sostenuta dall'Italia nel corso del Consiglio Agrifish del 26 maggio 2025, difendendo l'esigenza di semplificare la Pac e affermando la sua contrarietà all'integrazione dei finanziamenti della politica agricola comune con quelli di altri settori, difendendone la specificità. In particolare, il Parlamento europeo ha affermato che «è essenziale mantenere i fondi della Pac separati dagli altri e non fonderli in un fondo unico nazionale, così da mantenere il carattere comunitario della Pac e garantire pari condizioni per gli agricoltori di tutti gli Stati membri»;
19) nel corso del Consiglio Agrifish del 22 settembre 2025 il Governo italiano ha ulteriormente ribadito la propria contrarietà alla proposta della Commissione, difendendo la necessità di mantenere la specificità e strategicità della Pac e dei suoi fondi costitutivi;
20) la politica agricola europea, infatti, trova il suo successo nella capacità di programmare cicli di investimenti e di crescita a lungo termine, secondo un approccio condiviso dal Governo italiano che nei tre anni dal suo insediamento ha rimesso la sovranità al centro dell'agenda politica con lo stanziamento di oltre 14 miliardi di euro per il settore agricolo, risorse mai viste prima nella storia repubblicana recente, portando a consistenti risultati economici sul piano delle esportazioni, della crescita del valore aggiunto sul Prodotto interno lordo (Pil) e del reddito degli agricoltori;
21) la proposta della Commissione europea, nella sua formulazione attuale, si discosta ampiamente dagli impegni politici assunti nella sua programmazione politica presentata nel febbraio 2025 e assume una posizione di forte contrasto con quanto rappresentato dal Consiglio e dal Parlamento europeo, gli unici organi dall'Unione europea che rappresentano i Governi dei Paesi membri e i cittadini dell'Unione;
22) di fronte alle nuove sfide globali, la politica agricola europea deve assicurare l'accesso a prodotti alimentari sufficienti e di qualità a tutti i cittadini dell'Unione, deve salvaguardare la stabilità economica e sociale degli agricoltori e deve garantire la sostenibilità economica e sociale delle politiche agricole e rurali dei Paesi membri;
23) come già rappresentato presso i competenti consessi europei dal Governo italiano, la perdita della specificità e della strategicità della Pac rappresenterebbe un danno grave e insanabile per la sovranità alimentare europea, causerebbe il fondato rischio di portare alla perdita di tutti quegli elementi che contribuiscono a rendere l'agricoltura italiana ed europea una produzione di qualità invidiata in tutto il mondo, indebolendo tutti i Paesi membri dell'Unione e compromettendo in modo indelebile la sostenibilità economica degli agricoltori e, con essa, anche le politiche di preservazione del paesaggio e di tutela dell'ambiente rurale, in un contesto di turbamenti di mercato e di standardizzazione dei prodotti agricoli che porterebbe alla perdita della sovranità alimentare europea nel suo complesso,
impegna il Governo:
1) a continuare a farsi promotore in tutte le sedi di competenza delle iniziative necessarie a mantenere la specificità della politica agricola comune (Pac) nell'ambito della nuova programmazione 2028-2034, con particolare riferimento alla natura strategica dello strumento, da mantenere distinto rispetto a qualsiasi altro fondo e politica europea, nonché a sostenere in sede negoziale il ripristino della distinzione tra strumenti di sostegno al reddito e strumenti per lo sviluppo rurale;
2) a sostenere nelle sedi di competenza l'istanza di una dotazione economica ed adeguata della Pac, superiore rispetto a quanto attualmente prospettato dalla Commissione europea;
3) a difendere, in ambito negoziale, la dotazione economica e la struttura della Politica comune della pesca (Pcp);
4) ad adottare tutte le iniziative politiche idonee per garantire la coerenza delle politiche europee con gli orientamenti generali adottati dalla Commissione nelle sue visioni programmatiche;
5) a promuovere tutte le iniziative utili, in sede negoziale, per difendere e sostenere la competitività della filiera agroalimentare italiana e difendere le produzioni agricole nazionali da fenomeni di concorrenza sleale ed impari ad opera di Paesi terzi.
(1-00494) «Cerreto, Caretta, Almici, Ciaburro, La Porta, La Salandra, Malaguti, Marchetto Aliprandi, Mattia».
(2 ottobre 2025)
MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE IN MATERIA DI TRASFERIMENTO DELLE RISORSE STATALI AGLI ENTI LOCALI
La Camera,
premesso che:
1) il corretto e tempestivo trasferimento delle risorse statali agli enti locali rappresenta una condizione essenziale per l'equilibrio finanziario e la piena operatività delle amministrazioni comunali e provinciali in un contesto in cui gli stessi trasferimenti sono stati ridotti mentre le funzioni assegnate agli enti territoriali e i maggiori costi di gestione delle città, dai servizi ai bisogni sociali, risultano in costante ampliamento;
2) pur essendo stati finalmente trasferiti i fondi relativi alla prima, alla seconda e alla terza finestra del 2024 del Fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche – istituito dall'articolo 26, comma 6-quater, del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 91 del 2022, – persistono ritardi e incertezze rispetto al saldo complessivo annuale, che ostacolano la programmazione e la sostenibilità finanziaria degli enti. Come segnalato da Anci nella nota del 10 giugno 2025 (prot. 30/VSG/SD-25), il mancato rimborso integrale delle spese sostenute continua a determinare gravi difficoltà per gli enti e per le imprese coinvolte, con ricadute su cronoprogrammi, avanzamento delle opere pubbliche e rispetto delle scadenze previste;
3) numerosi enti locali riportano ritardi generalizzati nei pagamenti, con effetti a catena quali: mancata qualificazione come stazione appaltante; maturazione di interessi di mora; decurtazione dell'indennità di risultato dei dirigenti; obbligo di accantonamenti non spendibili; attivazione di anticipazioni di tesoreria che, se non estinte entro l'esercizio, possono generare disavanzi di amministrazione e bloccare l'utilizzo dell'avanzo libero. Tali ritardi si ripercuotono anche sull'indotto economico, colpendo direttamente fornitori e imprese esecutrici, che si trovano a fronteggiare mancate entrate, difficoltà di liquidità e conseguenti tensioni occupazionali, con un effetto domino su lavoratori e aziende. Un meccanismo che contribuisce ad aggravare il quadro economico generale, specie nei territori più fragili;
4) sempre sul fronte delle opere pubbliche la decisione di non rifinanziare dal 2025 la misura per le cosiddette «piccole opere», di cui alla legge 27 dicembre 2019, n. 160 che a partire dal 2020 ha distribuito risorse a enti locali di diversa dimensione che annualmente supportavano progetti di manutenzione e interventi sul territorio lascia un vuoto di bilancio che potrebbe pesare soprattutto sui piccoli comuni e sugli enti locali più fragili che non disponendo di risorse proprie sufficienti per far fronte agli investimenti essendo caratterizzati da una bassa popolazione e da una scarsa capacità di generare entrate tramite permessi di costruire o alienazioni, si troveranno costretti a ricorrere al debito per garantire la realizzazione di opere pubbliche necessarie, aggravando ulteriormente la loro situazione economica;
5) ulteriori e gravi criticità riguardano il Fondo per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Msna), la cui copertura dovrebbe essere a carico dello Stato, che per il biennio 2023–2024 registra un disallineamento strutturale tra risorse disponibili e fabbisogni comunicati dagli enti locali. Le richieste di contributo a valere sul capitolo 2353 del bilancio del Ministero dell'interno risultano di gran lunga superiori rispetto agli stanziamenti previsti, determinando l'impossibilità oggettiva di riconoscere il rimborso integrale dei costi sostenuti dai comuni;
6) Anci stima un divario di oltre 80 milioni di euro per il 2023 e di oltre 110 milioni per il 2024, e ha già rappresentato formalmente, con apposite note, la necessità di rifinanziare strutturalmente il capitolo in oggetto. Tale esigenza è acuita dal consistente incremento del numero di minori stranieri non accompagnati presi in carico dalle amministrazioni locali, nonché dall'aumento dei costi gestionali legati sia all'inflazione rilevata dall'Istat, sia all'adeguamento del Ccnl degli operatori sociali;
7) a ciò si aggiunge l'innalzamento del contributo giornaliero pro capite da 60 a 100 euro, misura certamente necessaria per garantire standard minimi di accoglienza, ma che ha determinato un incremento diretto della spesa complessiva, in assenza di un adeguato riequilibrio finanziario da parte dello Stato;
8) tale squilibrio si è tradotto, per numerosi comuni, nell'impossibilità di ottenere il rimborso delle somme effettivamente sostenute. A titolo esemplificativo, risultano non erogati oltre 10 milioni di euro al comune di Trieste, circa 8,3 milioni al comune di Bergamo, 6 milioni al comune di Genova, 2,2 milioni ad Agrigento, 2 milioni ciascuno ai comuni di Napoli e L'Aquila, e 1,4 milioni al comune di Novara;
9) con crescente preoccupazione, numerosi enti locali segnalano un aumento esponenziale di minori certificati con il conseguente aggravio strutturale e insostenibile della spesa comunale per l'assistenza educativa scolastica, servizio ormai imprescindibile per garantire il diritto allo studio a studenti con disabilità certificata. Tale fenomeno, che attiene ai diritti fondamentali delle persone, richiede una valutazione sistemica sia in termini di governance istituzionale, sia di copertura economico-finanziaria;
10) contestualmente, ulteriori segnalazioni pervenute da numerosi comuni evidenziano l'insufficienza delle risorse allocate sul Fondo per le politiche per la famiglia, che ha subito una drastica riduzione da 150 a 94 milioni di euro, con conseguente contrazione dei servizi estivi per minori e oneri economici insostenibili per le famiglie, in assenza di un contributo strutturale diretto a sostegno dei nuclei familiari, come già proposto in specifici atti normativi;
11) ulteriori criticità si registrano sul mancato rifinanziamento del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, a fronte della crescente domanda di aiuto da parte dei nuclei familiari in difficoltà, soprattutto nei grandi centri che ha aggravato le situazioni di disagio abitativo e aumentando il rischio di marginalizzazione sociale;
12) la sicurezza urbana è un diritto di cittadinanza, un elemento centrale della qualità della vita, della coesione sociale e della fiducia nelle istituzioni. Il tema della sicurezza si concretizza in un insieme di azioni integrate che comprendono la prevenzione sociale, il contrasto al degrado, la rigenerazione urbana, l'inclusione e la prossimità;
13) le risorse per la sicurezza urbana individuate dall'attuale Governo sono del tutto insufficienti;
14) l'articolo 5, comma 2-ter del decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 aprile 2017, n. 48 destina 19,5 milioni di euro per l'anno 2025 per l'installazione dei sistemi di videosorveglianza (nell'anno 2024 lo stanziamento era pari a 24,5 milioni di euro) mentre per l'anno 2026 la dotazione scende a 2 milioni di euro;
15) le risorse del Fondo per il potenziamento delle iniziative in materia di sicurezza urbana da parte dei comuni istituito nello stato di previsione del Ministero dell'interno ai sensi dell'articolo 35-quater del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132 hanno subito un significativo taglio. La disposizione prevede che le risorse del fondo possano essere destinate anche ad assunzioni a tempo determinato di personale di polizia locale;
16) la dotazione iniziale del Fondo – pari a 2 milioni di euro per l'anno 2018 e a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020 è stata incrementata ai sensi dell'articolo 1, comma 920, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 di 25 milioni di euro per l'anno 2019, di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 e di 25 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2022. Successivamente, l'articolo 1, comma 540, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha ulteriormente incrementato il fondo i 5 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022 per il finanziamento di iniziative da parte dei comuni di prevenzione e contrasto della vendita e cessione di sostanze stupefacenti;
17) per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027 le risorse di parte corrente del Fondo per la sicurezza urbana – appostate nel capitolo 2874 dello stato di previsione del Ministero dell'interno – presentano una dotazione di competenza di 18,05 milioni di euro, ai quali si possono aggiungere stanziamenti in conto capitale per 3 milioni (per ciascun anno del triennio 2025-2027) del capitolo 7459 per spese di investimento per interventi e iniziative urgenti volti a garantire la sicurezza urbana;
18) a partire dal 2023 si registra un'evidente riduzione dell'impegno finanziario del Governo sul tema della sicurezza urbana che non trova ristoro neppure dalle risorse provenienti dal Fondo unico di giustizia, per la quota spettante al Ministero dell'interno;
19) diventa essenziale, dunque, definire, a partire dal prossimo disegno di legge di bilancio, un incremento significativo della dotazione del Fondo per il potenziamento delle iniziative in materia di sicurezza urbana nonché l'ampliamento della platea dei comuni destinatari;
20) in particolare si ritiene prioritario, chiedere una misura di rafforzamento straordinario dei corpi di polizia municipale con un finanziamento stabile dello Stato e con la fissazione di un obiettivo di standard di servizio sulla base del rapporto fra unità di personale e popolazione residente;
21) in tale contesto è necessario imprimere un ulteriore impulso per fornire ai sindaci e alle polizie locali strumenti e risorse che consentano di agire efficacemente sui territori a tutela della sicurezza dei cittadini;
22) il complesso delle risorse a disposizione dei comuni per la programmazione e l'erogazione dei servizi sociali, sconta una rigidità, una eterogeneità e una complessità delle regole di spesa e di rendicontazione che determinano difficoltà e allungamenti nei tempi con fortissimi ritardi e dunque una incertezza complessiva per il sistema. Il meccanismo che regola il processo di erogazione delle risorse ai comuni (raggruppati in ambiti territoriali sociali – Ats) è, infatti, decisamente farraginoso essendo previsto per i principali Fondi (Fondo nazionale politiche sociali e Fondo per la non autosufficienza) un passaggio attraverso le regioni che poi trasferiscono risorse agli Ambiti territoriali. Inoltre la materiale erogazione delle risorse agli Ats è subordinata da un lato alla corretta programmazione regionale e dall'altro alla rendicontazione da parte degli stessi del 75 per cento delle risorse dei due anni precedenti, così come la gestione e rendicontazione della spesa finalizzata alla progettazione personalizzata e all'attivazione di servizi e percorsi di presa in carico e assistenza sociale e socio-sanitaria, che per loro natura devono rispondere a bisogni complessi, multidimensionali e variabili richiede una flessibilità che mal si concilia con il vincolo di rigida aderenza alla programmazione regionale iniziale;
23) sul piano dei livelli essenziali delle prestazioni e, in particolare, della garanzia del personale assistente alla comunicazione (Asacom) ai fini del servizio di assistenza specialistica ai minori con disabilità gravi, frequentanti le scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo grado del territorio cittadino, si registrano gravi criticità sul piano degli stanziamenti a disposizione: la riduzione delle risorse a disposizione, unitamente all'aumenti dei costi sostenuti dagli enti locali, ha di fatto pregiudicato un servizio essenziale per la garanzia del diritto allo studio;
24) il Fondo nazionale per il trasporto pubblico locale (Tpl) presenta evidenti limiti di finanziamento rispetto all'aumento dei costi operativi e all'esigenza di garantire standard adeguati di servizio e sostenibilità ambientale. In assenza di un incremento stabile delle risorse, molti enti si trovano costretti a ridurre corse, tagliare linee periferiche o aumentare le tariffe, con forti ripercussioni sui cittadini, in particolare nelle aree interne e nei quartieri meno serviti;
25) a ciò si aggiunge la necessità di rifinanziare in modo strutturale il Piano nazionale di investimenti per gli enti locali, definanziato a seguito di recenti interventi normativi e manovre di bilancio. Il venir meno di tale strumento sta determinando il blocco o la revisione di numerosi interventi già programmati, mettendo a rischio investimenti strategici in ambiti fondamentali per i territori;
26) non risulta ancora definita la riassegnazione delle risorse sottratte agli enti locali, in particolare quelle derivanti dai ribassi di gara, a seguito della rimodulazione del Pnrr operata dal Governo nel maggio 2023, che ha comportato la sospensione o il ridimensionamento di circa 1.900 interventi già finanziati in ambiti strategici – quali la messa in sicurezza del territorio, la riqualificazione viaria, l'idoneità degli edifici pubblici e scolastici – generando gravi incertezze nei bilanci comunali;
27) analoga incertezza si registra per altre linee di finanziamento, come quelle connesse ai mutui Bei e ai fabbisogni per l'edilizia scolastica del triennio 2018–2020, rispetto alle quali non risultano ancora definite modalità chiare di riassegnazione delle economie conseguite e di finanziamento degli interventi ulteriori di finanziamento dal 2026 in poi;
28) a questo si aggiungono forti criticità in merito al mancato trasferimento del cosiddetto «contributo sindaci», istituito per compensare gli oneri derivanti dalle indennità spettanti agli amministratori locali, la cui assenza rischia di compromettere la sostenibilità economica, in particolare nei piccoli comuni;
29) si rimarca inoltre la nota situazione finanziaria del comparto delle province che, come segnalato più volte da Upi e confermato dalla Commissione sui fabbisogni standard, fa emergere uno squilibrio di quasi un miliardo di euro rispetto alle risorse necessarie per lo svolgimento delle loro funzioni fondamentali;
30) con riferimento al decreto-legge 14 marzo 2025, n. 25, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 maggio 2025, n. 69 recante misure per il reclutamento nella pubblica amministrazione, si rileva l'assenza di risorse destinate al rafforzamento della capacità amministrativa degli enti locali. Ciò rischia di determinare un ulteriore ampliamento del divario retributivo con l'amministrazione centrale e di ostacolare gravemente l'attuazione del Pnrr, soprattutto nei comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, che incontrano le maggiori difficoltà di accesso ai fondi istituiti a tal fine;
31) il suddetto scenario è ulteriormente aggravato dalla previsione delle leggi di bilancio per gli anni 2024 e 2025 che, intervenendo sulle entrate correnti con obbligo di accantonarne una parte per futuri investimenti, rende più oneroso fronteggiare gli effetti dei mancati trasferimenti. Nello specifico la manovra per l'anno 2025, all'articolo 1, comma 788, dispone un taglio per il periodo 2025-2029 nella forma di un accantonamento di parte corrente non spendibile, che potrà essere utilizzato l'anno successivo per il finanziamento di investimenti o – in caso di disavanzo – che dovrà essere destinato al maggior ripiano, per una riduzione della capacità di spesa di 130 milioni di euro per gli enti locali e di 10 milioni di euro per province e città metropolitane nel 2025;
32) dalla suddetta misura, che secondo l'Anci sfiora lo 0,4 per cento della spesa corrente netta, sono esclusi gli enti in dissesto o predissesto, ossia quelli che hanno attivato la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale attraverso la sottoscrizione degli accordi per il ripiano dei disavanzi di cui all'articolo 1, comma 567 e seguenti della legge 30 dicembre 2021, n. 234 e all'articolo 43, comma 2 del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50,
impegna il Governo:
1) a salvaguardare la capacità dei comuni di sostenere i bisogni sociali delle comunità spesso accentuati da una legislazione che non contiene coperture congrue e stabili nel tempo assicurando la tempestiva erogazione integrale delle somme spettanti agli enti locali a valere sui fondi a loro dedicati;
2) ad avviare un tavolo tecnico con la rappresentanza delle autonomie territoriali per affrontare le criticità finanziarie riportate in premessa attraverso la revisione, delle regole sul Fondo crediti di dubbia esigibilità (Fcde), una soluzione per il Fondo anticipazioni di liquidità (Fal), una maggiore libertà nell'utilizzo degli avanzi, il miglioramento del regime in materia di crisi finanziarie, la razionalizzazione dei finanziamenti statali nei settori cruciali che scontano ritardi nell'erogazione ed inefficienze, una revisione complessiva del sistema nazionale di finanziamenti delle politiche sociali, nell'ottica della flessibilizzazione, della complessiva semplificazione e dell'uniformazione delle regole e dei criteri nell'utilizzo dei relativi fondi nazionali;
3) ad adottare iniziative volte a definire, d'intesa con le autonomie territoriali, un sistema di erogazione delle risorse fondato su tempistiche certe, vincolanti e preventivamente comunicate, in grado di garantire a comuni, province e città metropolitane una programmazione finanziaria affidabile e coerente con gli obblighi di spesa relativi alle loro funzioni istituzionali, valutando l'implementazione di meccanismi di premialità per gli enti che si contraddistinguono per la capacità di riscossione;
4) a prevedere, attraverso appositi provvedimenti normativi, un rifinanziamento strutturale del Fondo per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, tale da consentire la copertura integrale delle richieste per gli anni 2023, 2024 e 2025, nonché lo stanziamento stanziare ulteriori risorse in favore degli enti locali al fine di garantire la presenza del personale Asacom in coerenza con l'evolversi delle esigenze dei territori di riferimento;
5) a prevedere, attraverso appositi provvedimenti normativi adottati d'intesa con gli enti locali, adeguati strumenti finanziari e meccanismi contabili che evitino le problematiche di cassa, nonché di personale, che i comuni sono costretti ad affrontare nei percorsi di gestione e di sostegno all'autonomia dei minori stranieri non accompagnati;
6) ad adottare iniziative di competenza volte a definire meccanismi trasparenti, consultabili in tempo reale, che permettano agli enti locali di verificare con chiarezza l'importo lordo spettante, le trattenute effettuate e le somme effettivamente erogate;
7) a promuovere, in raccordo con le autonomie territoriali, un tavolo interministeriale per affrontare in modo organico e sistemico la questione del finanziamento dell'assistenza educativa scolastica e del crescente numero di certificazioni di disabilità, con l'obiettivo di garantire ai comuni un quadro di certezze economiche e normative compatibile con i diritti costituzionalmente tutelati;
8) ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere risorse adeguate e aggiuntive per la contrattazione del comparto degli enti locali, prevedendo, in tale contesto, misure prioritarie per ovviare in particolare alla cronica carenza di figure di segretari comunali, soprattutto con riferimento ai piccoli comuni;
9) a garantire una continuità indispensabile degli investimenti, a fronte dei risultati comunque raggiunti dai comuni nell'attuazione del Pnrr, anche attraverso il ripristino del fondo per le piccole opere azzerato a decorrere dall'anno 2024;
10) a definire, a partire dal prossimo disegno di legge di bilancio, un incremento significativo della dotazione del Fondo per il potenziamento delle iniziative in materia di sicurezza urbana nonché l'ampliamento della platea dei comuni destinatari;
11) a rinnovare, in sede di Conferenza unificata, l'accordo sulle linee generali delle politiche pubbliche per la promozione della sicurezza urbana integrata;
12) ad adottare iniziative di competenza volte a realizzare la gestione integrata e l'impiego per la sicurezza urbana di banche dati, della condivisione delle statistiche e geolocalizzazione dei reati, dei fatti sensibili (criminalità organizzata, reati ambientali, reati predatori, criminalità minorile) con il supporto di sistemi d'intelligenza artificiale;
13) a garantire il monitoraggio dell'attuazione dei Patti per la sicurezza urbana per quanto attiene l'assolvimento degli impegni degli organi di Governo;
14) ad adottare iniziative finalizzate al monitoraggio dell'attuazione dei Patti per la sicurezza urbana, in relazione ai risultati conseguiti rispetto agli obiettivi e alla loro valutazione d'impatto;
15) ad adottare iniziative di competenza volte a predisporre una misura di rafforzamento straordinario dei corpi di polizia municipale con un finanziamento stabile dello Stato e con la fissazione di un obiettivo di standard di servizio sulla base del rapporto fra unità di personale e popolazione residente.
(1-00472) (Nuova formulazione) «Roggiani, Torto, Grimaldi, Bonetti, Faraone, Carmina, Dell'Olio, Donno, Guerra, Lai, Mancini, Ubaldo Pagano, Furfaro, Ghio, Girelli, Gnassi, Guerini, Lacarra, Malavasi, Manzi, Mauri, Merola, Orfini, Pandolfo, Peluffo, Provenzano, Toni Ricciardi, Romeo, Andrea Rossi, Sarracino, Serracchiani, Simiani, Stefanazzi, Vaccari, Forattini, Filippin, Ferrari, Di Biase, De Maria, De Luca, D'Alfonso, Cuperlo, Bonafè, Braga, Fornaro».
(9 luglio 2025)