TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 544 di Mercoledì 8 ottobre 2025

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   BIGNAMI, FILINI, KELANY, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, URZÌ, DE CORATO, MAIORANO, MICHELOTTI, MURA e SBARDELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   alla vigilia delle manifestazioni pro-Palestina del 3 e 4 ottobre 2025 l'organizzazione marxista-leninista «partito dei Carc (Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo)» ha diffuso un volantino in cui si incitava a «sostituire» il Governo Meloni «con un governo di emergenza popolare», affermando che «le mobilitazioni del 3 e 4 ottobre e delle prossime settimane devono perseguire questo obiettivo»;

   nello stesso volantino si incita con toni violenti ed eversivi al «blocco» della nazione e al «rendere ingovernabile il Paese»;

   nei mesi scorsi il Nuovo Partito comunista, formazione vicina ai Carc, ha stilato e diffuso una lista di proscrizione di esponenti della comunità ebraica, politici, giornalisti, intellettuali, imprenditori e aziende definiti «agenti sionisti in Italia», invitando alla «lotta» contro di essi;

   le manifestazioni pro-Palestina andate in scena a Roma il 4 ottobre 2025 e nei giorni precedenti sono degenerate in scontri con le forze dell'ordine, danneggiamenti e blocchi alle infrastrutture dei trasporti, per un totale, secondo quanto si apprende dai media, di almeno 126 agenti feriti e 30 milioni di euro di danni soltanto nella capitale;

   durante le stesse manifestazioni sono stati veicolati messaggi violenti e slogan contro Israele, tra cui uno striscione inneggiante al massacro di oltre mille civili israeliani compiuto dall'organizzazione terrorista Hamas il 7 ottobre 2023, definito «giornata della resistenza palestinese»;

   nel giorno delle manifestazioni pro-Palestina a Roma si sono verificati, altresì, episodi antisemiti, come la copertura di alcune pietre di inciampo e la comparsa della scritta «Ebrei di m.... bruciate tutti» sulla serranda di un panificio kosher –:

   se esista una regia eversiva della sinistra extraparlamentare dietro le manifestazioni e i blocchi avvenuti nelle scorse settimane a sostegno della causa palestinese, nonché il rischio di una saldatura tra queste realtà, i gruppi di matrice islamista ed elementi radicalizzati che possa concorrere ad alimentare una strategia della tensione in ottica anti-occidentale e antisemita.
(3-02224)

(7 ottobre 2025)

   IEZZI, MOLINARI, BORDONALI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DE BERTOLDI, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i recenti scioperi e manifestazioni pro Pal organizzati nelle principali città italiane hanno generato una vera e propria guerriglia urbana, con danni diretti e indiretti tra le centinaia e le migliaia di euro e oltre 150 agenti delle forze dell'ordine feriti;

   in particolare, a Pisa un corteo di attivisti ha interrotto la circolazione dei treni nella stazione causando disagi e rallentamenti, nonché ha bloccato le strade principali e forzato l'ingresso dell'aeroporto, invadendo la pista e causando momenti di forte tensione in cui diversi agenti sono rimasti feriti;

   è quanto avvenuto anche in altre città italiane come Milano, dove la stazione centrale è diventata il centro di violenti scontri che hanno paralizzato uno dei nodi nevralgici del trasporto italiano e in cui la facciata della sede istituzionale del Consiglio regionale della Lombardia è stata imbrattata con alcune scritte che riportavano la dicitura «Free Gaza», e Roma, dove una guerriglia urbana ha portato a barricate, cassonetti e auto in fiamme, oggetti e petardi all'indirizzo delle forze dell'ordine;

   i diritti allo sciopero, a manifestare liberamente il proprio pensiero e a riunirsi pacificamente, anche attraverso iniziative quali cortei e manifestazioni, hanno un rilievo fondamentale per la nostra democrazia e sono sanciti a livello costituzionale;

   tuttavia, i suddetti episodi, oltre a rappresentare una lesione grave per cittadini e imprese, costretti a subire ritardi e interruzioni nelle loro attività, nonché ingenti danni materiali per i commercianti, configurano rischi per l'ordine pubblico e la sicurezza, limiti che lo stesso articolo 17 della Costituzione pone nell'esercizio del diritto di manifestare;

   a tal proposito, si ricorda che a partire da giugno 2025, nell'ambito delle nuove disposizioni introdotte dal «decreto sicurezza» di cui al decreto-legge n. 48 del 2025, è entrato in vigore il reato di blocco stradale e ferroviario, il quale rende punibile l'impedimento fisico alla libera circolazione con la reclusione fino a un mese o una multa fino a 300 euro per i blocchi effettuati da una singola persona o con la reclusione da sei mesi a due anni se il fatto è commesso da più persone riunite –:

   quali ulteriori iniziative il Governo intenda porre in essere per garantire il rispetto della legalità e della sicurezza in occasione di tali manifestazioni, ivi incluse le attività delle forze dell'ordine funzionali all'applicazione delle disposizioni in materia di reato di blocco stradale e ferroviario di cui al decreto-legge n. 48 del 2025, nonché valutando iniziative, anche di carattere normativo, in ordine all'ipotesi di un deposito cauzionale per gli organizzatori.
(3-02225)

(7 ottobre 2025)

   ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con decreto-legge 1° aprile 2021, n. 45, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 maggio 2021, n. 75, e con successivo decreto-legge n. 103 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 125 del 2021, veniva disposto, di fatto, il divieto di transito delle grandi navi da crociera nella laguna di Venezia, nonché di procedere all'espletamento di un concorso di idee per l'elaborazione di proposte ideative e di progetti di fattibilità tecnica ed economica relativi alla realizzazione e gestione di punti di attracco fuori dalle acque protette della laguna;

   la crocieristica lagunare ha raggiunto, con l'organizzazione degli approdi a Marghera, Fusina e Chioggia, una prima soluzione temporanea in attesa della soluzione permanente fuori dalla laguna;

   il concorso di idee per la realizzazione degli approdi fuori dalle acque protette della laguna è giunto alla fase di selezione, in presenza di progetti e studi già sottoposti positivamente alla valutazione di impatto ambientale;

   con decreto-legge 20 luglio 2021, n. 103, è stato anche nominato il dottor Fulvio Lino Di Biasio commissario straordinario per la realizzazione di approdi temporanei e di interventi complementari per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna e ulteriori interventi per la salvaguardia della laguna di Venezia;

   con la decadenza dell'ex presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico settentrionale, dottor Fulvio Livio Di Biasio, l'11 luglio 2025, sarebbe anche decaduta la funzione del commissario straordinario alle crociere e con lui dei due subcommissari;

   sono all'esame della valutazione di impatto ambientale presso il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica faraonici progetti presentati dal commissario straordinario alle crociere, peraltro in prossimità della scadenza del suo mandato, riguardo la costruzione di nuovo terminal al Canale Nord, in area «Sin», con lo scavo del canale Malamocco Marghera e del Canale Vittorio Emanuele III, con l'evidente obiettivo di riportare il turismo crocieristico all'interno della laguna di Venezia;

   il porto di Venezia è destinato ad essere sempre più soggetto agli effetti dei cambiamenti climatici e condizionato dalle chiusure del Mo.S.E. e potenziare le crociere dentro la laguna in forma permanente appare una scelta anacronistica e contraria agli obiettivi di riequilibrio ecologico dell'ecosistema lagunare –:

   quali iniziative intende adottare, per quanto di competenza, per confermare l'assoluta necessità di realizzare approdi crocieristici permanenti fuori delle acque protette della laguna, anche in considerazione degli effetti del cambiamento climatico, a garanzia della salvaguardia degli habitat e delle specie animali e vegetali tutelati per legge.
(3-02226)

(7 ottobre 2025)

   CASTIGLIONE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 152 del 2006 definisce, all'articolo 154, criteri generali in ordine alla determinazione delle tariffe del servizio idrico integrato, che devono tener conto, in primo luogo, della qualità della risorsa idrica e del servizio fornito;

   in attuazione dell'articolo 69 della legge regionale siciliana n. 10 del 1999, con decreto presidenziale n. 114 del 16 maggio 2000, sono stati istituiti in Sicilia gli ambiti territoriali ottimali per la gestione del servizio idrico integrato, tra cui l'Ato Catania 2, oggi Ati Catania;

   alcuni comuni etnei hanno recentemente segnalato all'Arera gravi criticità nell'ambito del procedimento di approvazione del piano d'ambito Ati idrico Catania e delle tariffe previste da Servizi idrici etnei (Sie) per il periodo 2024-2029;

   tra le criticità segnalate si rilevano:

    a) un incremento tariffario sproporzionato, raddoppiando e in alcuni casi quasi quadruplicando le tariffe, in contrasto con i principi di proporzionalità, gradualità, trasparenza e tutela dell'utenza sanciti dalla direttiva 2000/60/CE, dall'articolo 154 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e dalle deliberazioni Arera vigenti (Mti-3 e Mti-4);

    b) il caricamento in tariffa di costi non dettagliati e la mancata valorizzazione delle economie di scala derivanti dalla gestione unica;

    c) l'inserimento in tariffa di costi di personale comunale non trasferito, che non competono al gestore e risultano estranei al servizio idrico;

    d) il riconoscimento di conguagli regolatori pregressi non giustificati, che rischiano di determinare duplicazioni di oneri sugli utenti;

    e) ulteriori criticità, tra cui: previsioni di investimenti abnormi e non sostenibili, previsioni di finanziamento non ragionevoli e non dettagliate, criteri inadeguati per la contabilizzazione delle morosità, incompletezza dei dati tecnici e di qualità del servizio, mancanza di cronoprogrammi vincolanti e di strategie per la riduzione delle perdite idriche, mancata partecipazione degli enti locali e degli utenti finali in fase di consultazione pubblica;

   è stato altresì rilevato che il socio privato di Servizi idrici etnei, Hydro Catania s.p.a., non riscontra i requisiti tecnici ed economico-finanziari previsti dal disciplinare di gara applicabile, emergendo così a parere dell'interrogante anche gravi dubbi circa la legittimità dell'affidamento del servizio idrico a Servizi idrici etnei;

   l'applicazione di tariffe sproporzionate e non trasparenti rischia di gravare ingiustamente sulle famiglie e sulle imprese della provincia di Catania, oltre a compromettere la sostenibilità economico-finanziaria del servizio idrico –:

   se non ritenga opportuno avviare, per quanto di competenza, un monitoraggio sulle criticità riportate in premessa, con particolare attenzione all'applicazione del piano d'ambito Ati Catania e delle correlate tariffe del servizio idrico integrato per il periodo 2024-2029, anche al fine di promuovere iniziative, anche di carattere normativo, volte ad assicurare la coerenza con i principi di tutela della risorsa idrica e di sostenibilità sanciti dalla normativa vigente.
(3-02227)

(7 ottobre 2025)

   SIMIANI, FOSSI, FURFARO, BONAFÈ, GIANASSI, BOLDRINI, SCOTTO, DI SANZO, CURTI, EVI, FERRARI, GHIO, FORNARO e CASU. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il reticolo minore delle campagne toscane, come quello di molte aree dell'Emilia-Romagna e delle Marche, è sempre più spesso soggetto a eventi meteorologici estremi che mettono a dura prova la sicurezza dei cittadini e la tenuta del territorio, rendendo indispensabili risorse e interventi tempestivi di prevenzione e messa in sicurezza del suolo;

   il Documento programmatico di finanza pubblica 2025, nell'allegato Bes, segnala che, sulla base dei dati Istat e Ispra, il consumo di suolo netto in Italia è tornato a crescere nel 2024, con un aumento di +0,07 punti percentuali annui, raggiungendo il valore massimo dal 2016;

   tale dato conferma come, nonostante la crescente consapevolezza ambientale e l'urgenza di contrastare la perdita di suolo agricolo e naturale, il Paese non sia ancora riuscito a invertire una tendenza preoccupante, che richiede una più efficace sinergia tra Governo, regioni ed enti locali;

   in questo quadro, la regione Toscana rappresenta un modello virtuoso, poiché il consumo di suolo nel suo territorio rimane tra i più bassi d'Italia grazie a una pianificazione urbanistica avanzata, orientata alla tutela del paesaggio, alla riduzione del rischio idrogeologico e all'uso sostenibile del territorio;

   negli ultimi dieci anni la Toscana ha dimostrato un'elevata capacità di spesa nel settore della difesa del suolo, utilizzando oltre 560 milioni di euro tra risorse statali, fondi regionali e in contabilità speciale per opere effettivamente realizzate o in corso di completamento;

   sul punto, la regione ha più volte segnalato al Governo la necessità di semplificare le procedure amministrative per accelerare la realizzazione degli interventi, ma, nonostante tali richieste, il decreto-legge 17 ottobre 2024, n. 153, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 191 del 2024, ha introdotto ulteriori adempimenti – come il monitoraggio obbligatorio sulla piattaforma Rendis, aggiuntivo rispetto ai sistemi già esistenti (Bdap, Ainop e altri) – con il rischio di rallentare ulteriormente la spesa e l'attuazione delle opere;

   nonostante tali difficoltà, la Toscana ha continuato a operare con tempestività e concretezza e ha già impegnato e sta spendendo quasi il 90 per cento delle risorse disponibili, dimostrando una notevole capacità di spesa e gestione efficiente, anche in presenza di procedure complesse, a conferma della serietà e dell'efficacia dell'azione regionale nella tutela del territorio –:

   quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare per garantire adeguate risorse finanziarie, accompagnate da misure di semplificazione normativa e amministrativa, in grado di assicurare sia la programmazione efficace, sia la rapida realizzazione degli interventi strutturali di prevenzione e riduzione del rischio idrogeologico.
(3-02228)

(7 ottobre 2025)

   GRIPPO, BENZONI, D'ALESSIO e SOTTANELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati più recenti di Gimbe e Agenas, in Italia mancano oltre 5.500 medici di medicina generale, con una riduzione di quasi 7.000 unità solamente negli ultimi dieci anni. Il 77 per cento ha più di 54 anni e si stima che oltre 20.000 lasceranno il servizio per pensionamento entro il prossimo decennio;

   l'Italia conta appena 68,1 medici di medicina generale ogni 100.000 abitanti, contro i 96,6 della Francia e i 94 della Spagna, con un conseguente carico medio di oltre 1.450 assistiti per medico;

   peraltro, il massimale di 1.500 assistiti risulta superato da oltre la metà dei medici di medicina generale in numerose regioni: Liguria (50,7 per cento), Friuli Venezia Giulia (52,4 per cento), Piemonte (54,1 per cento), Marche (55,5 per cento), Emilia-Romagna (57,6 per cento), Campania (58,8 per cento), Sardegna (60,6 per cento), Valle d'Aosta (61,1 per cento) e Provincia autonoma di Bolzano (65,1 per cento). La percentuale sale oltre i due terzi in Veneto (68,7 per cento) e sfiora i tre quarti in Lombardia (74 per cento). Tale sovraccarico, ovviamente, riduce il tempo da dedicare al singolo paziente e compromette fortemente la qualità dell'assistenza;

   le politiche sinora adottate si sono prevalentemente limitate a prolungare l'età di servizio fino a 72/73 anni, senza introdurre meccanismi di attrazione per i giovani medici;

   persistono, poi, problematiche relative alla rigidità dei vincoli territoriali, alla bassa remunerazione iniziale – in assenza di incentivi economici e di carriera – nonché al carico lavorativo in continuo aumento, all'insicurezza riguardo al futuro in relazione all'organizzazione della sanità e alla difficoltà ad accedere alla libera professione;

   in tutta Italia i bandi di assunzione seguitano a prevedere un numero di posti che non risponde alle esigenze del territorio. Ad esempio, nel Lazio per il 2025-2028 sono stati previsti 82 posti a fronte di un fabbisogno stimato di 500, senza nemmeno considerare il tempo necessario perché gli stessi prendano servizio solo dopo diversi anni;

   la carenza di medici di medicina generale compromette l'accesso ai servizi territoriali, aumenta i tempi di attesa, riduce la continuità assistenziale e rischia di aggravare la pressione sui servizi di urgenza ed emergenza senza riuscire a rispondere alle esigenze demografiche e territoriali nei prossimi decenni –:

   come intenda implementare un piano multifattoriale capace di restituire attrattività, dignità e prospettiva alla professione dei medici di medicina generale, anche al fine di assicurare il ricambio generazionale della categoria e di promuovere, per quanto di competenza, politiche di incentivo per i giovani medici mediante borse di studio più attrattive, percorsi universitari integrati e incentivi fiscali per le aree a più bassa copertura.
(3-02229)

(7 ottobre 2025)

   BOSCHI, GADDA, DEL BARBA, FARAONE, BONIFAZI e GIACHETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati più recenti, il sistema sanitario nazionale si trova in una condizione di profonda crisi, con carenze strutturali, gravi diseguaglianze territoriali e una cronica insufficienza di personale medico e infermieristico. La prevenzione resta uno dei punti più deboli: nel 2023 l'Italia ha destinato solo il 4,5 per cento della spesa sanitaria complessiva alla prevenzione, in calo rispetto al 4,8 per cento del 2022, collocandosi ultima tra i Paesi del G7 e sotto la media Ocse;

   la spesa pubblica per la prevenzione è scesa in un solo anno da 10 miliardi a 8,45 miliardi di euro, con una riduzione del 18,6 per cento, mentre oltre il 24 per cento della popolazione ha più di 65 anni e metà di questi soffre di due o più malattie croniche;

   i tassi di adesione agli screening oncologici rimangono insufficienti: nel 2023 solo il 53 per cento delle donne ha effettuato la mammografia e il 46 per cento il Pap o Hpv test, valori lontani dall'obiettivo europeo del 90 per cento previsto dal Beating cancer plan;

   in Italia vivono oggi oltre 834.000 donne con un tumore al seno, con circa 55.900 nuovi casi nel 2023. Il tumore della mammella rappresenta un caso su tre tra le neoplasie femminili e colpisce sempre più spesso donne giovani;

   nonostante le linee guida europee e nazionali raccomandino di estendere lo screening mammografico gratuito alle fasce di età 45-49 e 70-74 anni, il programma nazionale continua a rivolgersi solo alle donne tra 50 e 69 anni, generando forti diseguaglianze territoriali;

   sul tema Italia Viva ha più volte avanzato proposte: da ultimo, nella legge di bilancio per il 2024 e nel decreto-legge «milleproroghe 2025», ma gli emendamenti sono sempre stati respinti dal Governo;

   tali misure si inseriscono nel solco della mozione n. 1-00344 del 7 ottobre 2024, approvata all'unanimità alla Camera dei deputati, che sollecitava più adesione agli screening e investimenti nella diagnosi precoce;

   nonostante le dichiarazioni, il Governo non ha tradotto l'impegno sulla prevenzione in una strategia concreta, né in risorse sufficienti –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per potenziare concretamente la prevenzione oncologica e in particolare l'estensione dello screening mammografico su base nazionale, garantendo risorse adeguate, superando le diseguaglianze territoriali e assicurando a tutte le donne pari accesso a programmi di diagnosi precoce.
(3-02230)

(7 ottobre 2025)

   LUPI, BRAMBILLA, CARFAGNA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 32 della Costituzione recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti»;

   la salute mentale si è imposta progressivamente quale tema cardine per lo sviluppo delle giovani generazioni, a fronte dei cambiamenti radicali a cui è sottoposta anche la società;

   venerdì 10 ottobre 2025 cadrà la giornata mondiale della salute mentale, promossa dall'Organizzazione mondiale della sanità anche per combattere lo stigma che ancora affligge i cittadini che soffrono di disturbi psichici;

   molte regioni negli ultimi anni hanno evidenziato i dati che segnalano l'aumento allarmante di accessi nei reparti di neuropsichiatria da parte degli adolescenti, anche per forme di autolesionismo, tentato suicidio e abuso di farmaci;

   la legge 30 dicembre 2024, n. 207, è intervenuta sulla salute mentale dei giovani grazie al rifinanziamento del cosiddetto «bonus psicologico» e all'istituzione di un fondo per il sostegno psicologico nelle scuole, con uno stanziamento di 10 milioni di euro per il 2025 e di 18,5 milioni di euro a decorrere dall'anno 2026;

   il 3 ottobre 2025 il Ministro interrogato è intervenuto alla Conferenza nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e ha dichiarato: «La grande sfida della nostra epoca è la salute mentale. I dati mostrano un aumento di ansia, depressione e comportamenti autolesivi tra gli adolescenti. Abbiamo il dovere di offrire ascolto, accoglienza e sostegno nei momenti di fragilità»;

   sempre il Ministro interrogato ha esposto i contenuti essenziali del nuovo Piano nazionale per la salute mentale, definendolo «un documento atteso da quasi 13 anni che punta a potenziare i servizi di diagnosi precoce, la neuropsichiatria infantile e la presenza di équipe multidisciplinari capaci di garantire interventi coordinati di diagnosi, trattamento e riabilitazione, coinvolgendo famiglie, scuole e istituzioni locali» –:

   quali ulteriori iniziative intenda assumere al fine di promuovere interventi in grado di tutelare la salute mentale, in particolar modo con riferimento ai giovani.
(3-02231)

(7 ottobre 2025)

   MARIANNA RICCIARDI, DI LAURO, SPORTIELLO e QUARTINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenas ha un ruolo tecnico-scientifico nell'ambito del Servizio sanitario nazionale in favore del Ministro della salute, delle regioni e delle province autonome;

   al fine di governare le liste di attesa nel Servizio sanitario nazionale, con il decreto-legge n. 73 del 2024, presso l'Agenas, è stata istituita la Piattaforma nazionale delle liste di attesa, finalizzata a realizzare l'interoperabilità con le piattaforme per le liste di attesa delle prestazioni sanitarie delle regioni;

   nel nuovo Piano nazionale di governo delle liste di attesa (Pngla) per il triennio 2025-2027, trasmesso alla Conferenza Stato-regioni l'11 febbraio 2025, si legge che «L'obiettivo di questo piano è quello di unificare i due monitoraggi e le due modalità di rilevazione. Pertanto, Agenas, a partire dal 2025, avvierà il monitoraggio dei dati sulle liste di attesa con l'obiettivo di fornire una rappresentazione omogenea dei risultati ex ante relativi alle prestazioni prenotate in attività istituzionale e attività libero professionale intramoenia»;

   con il decreto ministeriale del 17 febbraio 2025 sono state adottate le Linee guida per la Piattaforma nazionale delle liste d'attesa, sulla cui base, a luglio 2025, è stata avviata la sperimentazione ed al link https://www.portaletrasparenzaservizisanitari.it/pnla è possibile verificare che per «prenotazioni» si intendono tutte le prenotazioni «effettuate sia in regime istituzionale (Servizio sanitario nazionale/Servizio regionale), sia in regime libero professionale intramoenia» e che, quindi, i tempi di attesa sono calcolati sull'unificazione di questi dati;

   i dati non sono pubblicati in tempo reale, non è possibile conoscere i tempi di attesa divisi per regione, per azienda sanitaria locale e per singola struttura, ma solo a livello nazionale; non è altresì possibile conoscere quale sia la percentuale di prestazioni erogate entro i tempi previsti per codice di priorità e neanche confrontare i tempi di attesa dell'attività istituzionale e di quella libero-professionale;

   appare grave che la misurazione dei tempi di attesa e le relative percentuali si riferiscano alle prenotazioni unificate dell'attività istituzionale e di quella libero-professionale e che il tempo di attesa non sia calcolato solo con riferimento alla prenotazione e prestazione nel servizio pubblico –:

   se intenda adottare iniziative di competenza per correggere il macroscopico errore nella rilevazione dei tempi di attesa che non consente ai cittadini di conoscere quali siano i reali tempi di attesa per le prestazioni a carico del Servizio sanitario nazionale, rilevando i tempi di attesa esclusivamente delle prenotazioni presso il servizio pubblico e istituzionale e rendendo disponibili i dati relativi al ricorso alle prestazioni in regime libero professionale intramoenia per un doveroso confronto.
(3-02232)

(7 ottobre 2025)