TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 499 di Mercoledì 25 giugno 2025
MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE A SALVAGUARDARE IL SISTEMA PRODUTTIVO NAZIONALE IN RELAZIONE ALLA PROSPETTATA APPLICAZIONE DEI DAZI DA PARTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA
La Camera,
premesso che:
1) il Presidente statunitense, Donald Trump, fin dal suo insediamento, ha più volte paventato l'imposizione di dazi sulle merci europee (ivi incluse quelle italiane), seguendo la stessa politica adottata durante il suo primo mandato, nel quale aveva imposto dazi differenziati per categorie di beni e aliquote, che andavano dal 10 al 25 per cento del prezzo del prodotto;
2) il 12 marzo 2025 sono entrati in vigore i dazi del 25 per cento sulle importazioni negli Usa di acciaio e alluminio, estesi anche a una serie di prodotti che contengono i due materiali, come racchette da tennis, biciclette, mobili e condizionatori. I dazi su acciaio e alluminio, peraltro, a partire dal 4 giugno 2025 sono stati innalzati al 50 per cento, aggravando le ripercussioni sul settore;
3) in risposta la Commissione europea ha annunciato dazi su diversi prodotti statunitensi, per un valore complessivo di 26 miliardi di euro annui;
4) il successivo 27 marzo 2025, il Presidente Trump ha annunciato l'introduzione, dal 2 aprile 2025, di dazi pari al 25 per cento sulle automobili importate negli Usa. Nelle ore subito successive all'annuncio, il Presidente Usa ha dichiarato di essere pronto a introdurre ulteriori dazi nel caso in cui l'Unione europea e il Canada avessero adottato misure coordinate in risposta all'introduzione dei dazi statunitensi;
5) il 2 aprile 2025 il Presidente Trump ha annunciato un'ulteriore ampia e imponente introduzione di dazi, questa volta nei confronti di più di 100 Paesi, tra cui anche gli Stati membri dell'Unione europea, quindi inclusa l'Italia;
6) l'Amministrazione Trump ha imposto queste aliquote partendo da un valore del 10 per cento, incrementato in chiave di «reciprocità» in misura diversa verso singoli Stati alla luce dei «dazi» o altre barriere in entrata che, secondo l'Amministrazione americana, sarebbero stati scorrettamente applicati verso i prodotti americani;
7) nel caso degli Stati membri dell'Unione europea, compresa l'Italia, i dazi americani sono inizialmente entrati in vigore a partire dal 9 aprile 2025 in misura pari al 20 per cento, dando avvio a una guerra commerciale sulla base di presupposti errati e pretestuosi da parte dell'Amministrazione statunitense;
8) in risposta all'introduzione dei dazi sui prodotti europei, il 3 aprile 2025, la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha annunciato «ulteriori contromisure commerciali» nei confronti dei prodotti Usa: secondo la Commissione europea, i dazi americani comporteranno conseguenze terribili per milioni di persone in tutto il mondo, provocando incertezza per i mercati e per le imprese e danneggiando i cittadini più vulnerabili a causa dell'aumento dell'inflazione. Alla prima apertura dei mercati dopo l'annuncio dell'Amministrazione americana, le borse europee hanno aperto con un profondo ribasso: secondo alcune stime l'Italia rischia una perdita di crescita tra lo 0,3 e lo 0,6 per cento del prodotto intero lordo;
9) il 9 aprile 2025 il Presidente Trump ha annunciato una sospensione temporanea di 90 giorni sui dazi imposti all'Unione europea e agli Stati membri, annunciando contestualmente l'innalzamento dei dazi verso la Cina sino al 125 per cento, poi incrementati al 145 per cento e, in fine, ridotti al 30 per cento a seguito dei negoziati tra i due Paesi;
10) risulta peraltro evidente che le scelte del tutto soggettive e imprevedibili sulla sospensione dei dazi da parte di Trump, con annunci e smentite che si sono susseguiti a stretto giro, ha creato delle oscillazioni nei mercati finanziari che hanno consentito operazioni speculative sulla cui legalità vi sono molti dubbi;
11) nonostante la temporanea sospensione, il Presidente Trump ha peraltro confermato che resteranno in vigore i dazi già previsti per alcuni prodotti come alluminio e acciaio e sulle automobili importate negli Usa pari al 25 per cento, mentre dal 3 maggio 2025 scatteranno ulteriori dazi sulle componenti delle automobili;
12) in relazione alle mosse di Trump anche l'Unione europea ha deciso di sospendere a propria volta per 90 giorni i controdazi applicati ai prodotti statunitensi per poter negoziare con l'Amministrazione americana che ha ribadito di voler trattare con l'Unione europea come unico blocco;
13) secondo organi di stampa la Commissione europea sarebbe pronta ad accettare l'imposizione di dazi statunitensi in misura fissa, pari al 10 per cento: ciò dopo la minaccia fatta dal Presidente Trump il 24 maggio 2025 in risposta all'infruttuosità dei negoziati, quando ha prospettato l'applicazione di dazi ai prodotti europei in misura pari al 50 per cento;
14) sul versante europeo, inoltre, la bilancia commerciale tra Usa e Unione europea (nel suo complesso) oggi vede il Vecchio continente esportare beni per circa 502 miliardi di euro, a fronte di importazioni Usa per un valore di 346,5 miliardi di euro: un saldo decisamente compensato dal settore dei servizi, dove l'Unione europea esporta i medesimi negli Usa per un valore pari a circa 292 miliardi di euro, contro i 396 miliardi importati dall'Unione europea;
15) a prescindere dalla temporanea sospensione, l'annuncio e l'applicazione della prima tranche di dazi ha provocato una contrazione dei traffici commerciali, alimentando un clima di incertezza a livello globale che rischia di catapultare l'economia in una nuova fase di grave recessione;
16) il Presidente della Repubblica non ha esitato a definire l'imposizione dei dazi statunitensi «un errore profondo», cui dare «una risposta compatta, serena, determinata» per difendere gli interessi nazionali ed europei con misure risposte adeguate;
17) l'Associazione europea dell'industria delle auto ha sottolineato, per prima, il grave impatto che i dazi possono avere per il settore, sia in termini di posti di lavoro sia per le prospettive di tenuta di interi comparti collegati alla produzione di automobili. A seguito dell'introduzione dei suddetti dazi i titoli in borsa delle cosiddette big three del settore automobilistico, General Motors, Ford e Stellantis, sono diminuiti rispettivamente del 6,6 per cento, 3,1 per cento e del 2,9 per cento, con flessioni che inevitabilmente producono conseguenze sui consumatori europei e sulle imprese;
18) l'Italia è il tredicesimo partner commerciale degli Usa, con uno scambio commerciale pari a circa 92 miliardi di euro: il valore delle esportazioni italiane negli Usa è pari a 67 miliardi di euro, mentre quello delle importazioni dagli Usa è pari a 24 miliardi di euro, con un saldo positivo pari a 43 miliardi di euro annui;
19) la filiera italiana dell'automotive (industria e servizi), in Italia, conta 1,28 milioni di lavoratori, con un impatto diretto sull'economia reale (in termini di compensi e salari) pari a 28,8 miliardi di euro, con un fatturato complessivo pari a 346,4 miliardi di euro, pari al 19,4 per cento del prodotto interno lordo nazionale. Si tratta di un settore strategico per il nostro Paese, ora fortemente a rischio per i dazi introdotti dalla nuova Amministrazione statunitense, da cui rischia di derivare per il nostro Paese una perdita netta di 11,1 miliardi di euro annui;
20) l'Italia è il primo Paese dell'Unione europea per l'export dell'agroalimentare negli Usa: le esportazioni dell'agroalimentare italiano verso gli Usa costituiscono, infatti, una componente fondamentale per la crescita del Paese, rappresentando il 15 per cento delle esportazioni totali e con una crescita pari al 18 per cento nell'ultimo anno e al 158 per cento negli ultimi dieci anni, per un valore di 7,8 miliardi di euro solo nell'anno 2024;
21) gli Usa sono il terzo Paese (e il primo «non europeo») di destinazione delle merci italiane in assoluto, la cui origine si ha prevalentemente nelle regioni Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto e Piemonte, che da sole producono più di due terzi delle esportazioni complessive: l'applicazione di dazi su beni e servizi italiani da parte degli Usa rappresenta un concreto pericolo per le prospettive di crescita del Paese, nonché per la tenuta di interi settori che già patiscono l'aumento dell'inflazione e dei costi dell'energia;
22) diverse imprese del made in Italy, infatti, hanno già avanzato serie preoccupazioni dopo l'introduzione di dazi americani sui prodotti di eccellenza italiana come vino, basilico, olio, formaggi e pasta: i dazi del 20 per cento sui nostri prodotti provocheranno, di fatto, conseguenze che ricadranno in modo drammatico sui fatturati delle imprese italiane e sull'occupazione del Paese, fattori che si sommeranno ai costanti dati negativi della produzione italiana;
23) l'impatto territorialmente concentrato dei dazi rappresenta un rischio concreto per l'intera filiera: solo il settore del vino, che nel 2024 ha portato al sistema Paese 1,2 miliardi di euro grazie alle esportazioni negli Usa, vede il 48 per cento dei bianchi esportati prodotti in Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia e il 71 per cento dei rossi prodotti tra Toscana e Piemonte. A seguito dell'annuncio americano, l'Unione italiana vini (Uiv) ha infatti dichiarato come l'introduzione dei dazi americani rischi di causare per il settore una perdita di 323 milioni di euro di ricavi all'anno, pena l'uscita dal mercato per buona parte delle nostre produzioni;
24) le ripercussioni economiche derivanti dall'imposizione di dazi nel settore agroalimentare rischiano di essere drammatiche per quelle filiere che dipendono quasi interamente dalle esportazioni, come il pecorino romano denominazione di origine protetta prodotto in Sardegna, il cui export è destinato per circa la metà al mercato statunitense, ma anche per la Toscana, che negli Usa esporta il 33 per cento della propria produzione di vini e il 42 per cento della propria produzione di olio extravergine d'oliva, e il Lazio, che proprio di olio esporta circa il 58 per cento della propria produzione;
25) la filiera agroalimentare si contraddistingue per la presenza di aziende di grandi dimensioni, così come di micro imprese, e di realtà cooperative che rappresentano veri e propri modelli di sviluppo sostenibile, inclusivo e innovativo, la cui operatività rischia di essere pregiudicata fortemente dall'imposizione di dazi, che, oltre a cagionare gravi perdite economiche, si ripercuotono sulla pianificazione degli investimenti;
26) in questa prospettiva occorre approntare un piano europeo per la semplificazione e la previsione di misure nazionali ed eurounitarie legate all'internazionalizzazione delle produzioni italiane, ma soprattutto dare avvio da subito ad un'operazione di sburocratizzazione nel nostro Paese e di concreto sostegno alle nostre aziende, anche piccole e medie imprese, per la penetrazione in nuovi mercati che possano compensare la contrazione delle esportazioni verso gli Usa;
27) secondo le stime di Confindustria, la produzione di macchinari e impianti rischia una perdita di fatturato pari a 12,4 miliardi di euro annui, quella farmaceutica una perdita di 8 miliardi di euro annui, quella chimica di 2,9 miliardi di euro annui e il settore della moda, già fortemente provato da anni di extracosti per via del caro-energia e caro-materiali, una perdita di circa 2,4 miliardi di euro: un colpo ferale per un comparto ritenuto unanimemente un'eccellenza mondiale;
28) le loro esportazioni italiane verso gli Usa rappresentano circa il 3 per cento del prodotto interno lordo. I settori maggiormente interessati dai dazi sono quello dei macchinari, dei prodotti chimici e dei manufatti finiti, che insieme valgono rispettivamente il 77 per cento e l'82 per cento: il settore dei macchinari e delle attrezzature, in particolare, rappresenta la fetta più consistente delle esportazioni verso il mercato statunitense (circa 24 miliardi di euro, il 38 per cento del totale);
29) Confindustria ha calcolato che dazi americani al 25 per cento (di poco superiori a quelli effettivi) sui prodotti italiani porteranno ad una riduzione dello 0,4 per cento del prodotto interno lordo nel 2025 e di 0,6 per cento del prodotto interno lordo nel 2026, erodendo di fatto tutta la crescita;
30) a questi dati preoccupanti si somma il rischio che l'Europa e, quindi, l'Italia diventino mercato privilegiato dei prodotti cinesi o di altri paesi a seguito della politica dei dazi americani che spingerà la Cina ed altri ad aggredire mercati diversi da quello statunitense con prodotti a prezzi molto bassi;
31) una delle finalità dichiarate da Trump connessa alla politica dei dazi è il trasferimento in Usa di aziende straniere e molte realtà italiane hanno già manifestato tale intenzione per aggirare i dazi, con evidenti ricadute sugli investimenti nel nostro Paese e soprattutto sui livelli occupazionali;
32) l'aumento dei prezzi legato ai dazi imposti da Trump, l'inflazione, le delocalizzazioni in Usa, la concorrenza dei prodotti cinesi, la perdita di posti di lavoro porteranno ad un impoverimento complessivo delle nostre famiglie, oltre che ad un indebolimento della nostra economia;
33) l'imposizione di dazi sui prodotti italiani ne aumenta inevitabilmente il prezzo per il consumatore statunitense, penalizzando il produttore che si vedrà sottrarre quote di mercato da aziende che non risentono della medesima sovraimposizione e possono offrire prezzi maggiormente competitivi;
34) le prospettive di una guerra commerciale con gli Stati Uniti d'America non rappresentano in alcun modo una sorta di «opportunità» e «occasione», come inspiegabilmente prospettato da alcuni esponenti della maggioranza di Governo: a fronte delle crescenti e fondate preoccupazioni delle imprese e dei lavoratori italiani il Governo è chiamato a dare risposte rapide e concrete, mettendo in sicurezza il tessuto economico-produttivo del Paese nel suo complesso;
35) l'attuale contesto di incertezza impone un'attenta valutazione delle ricadute delle proposte dell'Amministrazione Trump sul piano della totale deregulation degli scambi commerciali a fronte della riduzione o cancellazione dei dazi, ponderando i rischi connessi all'incremento delle vendite dei prodotti cosiddetti «Italian sounding» e i danni per la nostra economia, oltre che dall'impatto dell'ingresso in Europa di nuovi merci, soprattutto laddove queste ultime rispondono a standard qualitativi e di controllo inferiori rispetto a quelli europei, generando effetti negativi su tutte le corrispondenti filiere del mercato interno e con riguardo, ad esempio, al settore agroalimentare, anche un maggior rischio per la salute dei cittadini;
36) di fronte a fenomeni globali, come, appunto, il rischio di una possibile guerra commerciale, l'ipotesi di adottare un approccio bilaterale tra Italia e Usa, al di fuori del dialogo con l'Unione europea e gli altri Stati membri, non solo sconfessa i valori europeisti che hanno portato il nostro Paese a fondare l'Unione europea, ma colloca l'Italia al di fuori di ogni prospettiva futura di integrazione. Porsi al di fuori – o persino contrastare – una strategia coordinata e concordata a livello europeo, nella speranza di ottenere un qualche vantaggio esclusivo di brevissimo periodo, rischia di esporre le nostre imprese a ulteriori incertezze, posto che i nostri principali partner commerciali si trovano sul territorio europeo;
37) in vista delle prossime trattative tra l'Unione europea e gli Usa in materia di dazi e politiche commerciali, risulta fondamentale che l'Unione europea sia compatta, solida e autorevole: pertanto è necessario che la stessa Unione europea inizi a interloquire con gli Usa tramite una «voce» unitaria, rappresentata da una voce autorevole, credibile e forte della sua competenza come Mario Draghi. Un approccio frammentato, con iniziative diplomatiche unilaterali da parte degli Stati membri, risulterebbe estremamente controproducente per gli interessi europei: la nomina di Mario Draghi come inviato speciale per l'Unione europea nelle trattative con gli Usa risulterebbe la giusta soluzione affinché l'Unione europea possa risultare un soggetto ascoltato e autorevole in uno dei dossier più complicato in politica estera, come, appunto, quello dei dazi introdotti dagli Usa;
38) va scongiurato il pericolo concreto che le imprese italiane, nel medio-lungo periodo, possano ricorrere a forme di delocalizzazione volte ad aggirare i dazi, in ossequio a una strategia che impoverisce il Paese e le famiglie, giacché delocalizzare significa licenziare i lavoratori e pregiudicare l'indotto e le filiere di riferimento;
39) al fine di mitigare gli effetti negativi dei dazi sul sistema economico e scongiurare la delocalizzazione delle imprese, occorre elaborare senza indugio un piano industriale volto a rilanciare la produzione italiana a livello nazionale e mondiale, rafforzando le forme di incentivazione alla competitività, come «Industria 5.0», ma anche realizzando interventi di semplificazione normativa e amministrativa volti ad alleggerire gli oneri burocratici (e i relativi costi) patiti dalle imprese;
40) è necessario attivare un quadro normativo europeo che consenta, in linea con l'esperienza maturata nell'ambito del temporary framework durante la pandemia, di sospendere il divieto di aiuti di Stato, nonché favorire il rientro del capitale umano italiano che nel corso degli anni, soprattutto per mancanza di competitività e prospettive, è espatriato all'estero;
41) è altresì fondamentale che il Governo riconosca la centralità di una risposta condivisa a livello europeo che porti all'elaborazione di una strategia comune europea in risposta ai dazi introdotti dalla nuova Amministrazione statunitense, elaborando misure coordinate e concrete che forniscano risposte concrete e certezze ai comparti interessati, oltre che misure volte a garantire liquidità alle imprese nel breve periodo e a sostenerne l'operatività nel medio-lungo periodo anche attraverso interventi volti a ridurre i costi di produzione, in primis sul versante energetico;
42) è indispensabile promuovere la centralità di un'azione europea condivisa, per tutelare l'economia europea e nazionale, nonché i lavoratori e le imprese, salvaguardando i settori interessati dai nuovi dazi statunitensi;
43) il Presidente Trump, peraltro, periodicamente annuncia l'ipotesi di nuovi dazi su singoli mercati a prodotti (dai chip al farmaceutico) che generano un diffuso senso di incertezza negli operatori e quindi di stallo negli investimenti;
44) alla situazione di incertezza e di rallentamento dei traffici commerciali generata dalla politica dei dazi introdotta dal Presidente Trump si somma, inoltre, l'instabilità derivante dai diversi conflitti aperti; in particolare, il recente attacco da parte di Israele ad alcuni obiettivi militari e industriali iraniani e il supporto militare diretto degli Stati Uniti d'America, nonché la reazione iraniana avranno ricadute anche sulle relazioni commerciali e sulla circolazione delle merci e si ripercuoteranno inevitabilmente anche sui prezzi di alcuni prodotti e materie prime, in particolare laddove venisse chiuso lo Stretto di Hormuz;
45) salvo ulteriori iniziative, l'entrata in vigore degli ulteriori dazi annunciati dal Presidente Trump e temporaneamente sospesi è ormai imminente,
impegna il Governo:
1) a riconoscere la centralità di una risposta condivisa a livello europeo che porti all'elaborazione di una strategia comune europea in risposta ai dazi statunitensi, abbandonando qualsivoglia iniziativa che rischi di rendere ancora più incerte e difficili le prospettive per le imprese nazionali, anche in rapporto ai partner europei;
2) a non ostacolare le iniziative europee elaborate nell'ambito delle istituzioni dell'Unione europea e volte a riequilibrare i rapporti commerciali con gli Usa, al fine di scongiurare uno scenario di incertezza che si presta a discriminazione tra Stati e settori commerciali, oltre che a ulteriori ritorsioni sul piano economico;
3) a richiedere, in sede europea, la nomina di Mario Draghi come inviato per l'Unione europea in vista del possibile negoziato con gli Usa in materia di politiche commerciali, al fine di consentire alla stessa Unione europea di interloquire con il Presidente Trump tramite una «voce» unitaria, credibile e autorevole;
4) a promuovere ogni iniziativa utile, in sede europea, volta a calmierare i costi dell'energia e a rivedere la normativa Emission trading system sull'anidride carbonica e il decoupling del prezzo del gas e dell'energia elettrica per contrastare l'aumento delle tariffe, oltre che a rivedere la normativa eurounitaria di riferimento in un'ottica di semplificazione per le imprese;
5) ad adottare iniziative tese ad attivare in ambito nazionale strumenti volti a ridurre e stabilizzare il costo dell'energia per le imprese, incrementando il mix delle fonti energetiche anche in un'ottica di elaborazione di una strategia di politica industriale di medio-lungo periodo;
6) a sollecitare in sede europea la sospensione del divieto di aiuti di Stato al fine di predisporre ogni intervento utile per sostenere le imprese italiane, ivi compresa l'attivazione di un fondo nazionale per l'accesso a finanziamenti agevolati e con ampi piani di rimborso, sì da favorire la liquidità e gli investimenti per i comparti maggiormente colpiti dai dazi;
7) ad adottare ogni iniziativa utile volta a compensare economicamente e a salvaguardare le imprese e i settori interessati, nonché il tessuto economico-produttivo del Paese nel suo complesso e il potere di acquisto delle famiglie rispetto all'imposizione di dazi sulle merci italiane;
8) a predisporre un piano di interventi di sostegno economico e supporto all'internazionalizzazione per i settori maggiormente colpiti dai dazi statunitensi, in particolare elaborando, per il comparto agroalimentare, interventi di semplificazione (come la riduzione al 50 per cento degli obblighi di rendicontazione degli incentivi dell'organizzazione comune del mercato vitivinicolo concessi alle imprese impegnate sul mercato statunitense) e soluzioni di lungo periodo che possano garantire flussi di mercato a condizioni eque e non discriminatorie, nonché misure immediate volte a sostenere, anche in termini di liquidità, le imprese già colpite dal calo degli ordini dovuto alle forti incertezze ingenerate sul piano del commercio internazionale;
9) ad adottare iniziative di competenza volte ad elaborare, con il pieno coinvolgimento delle Camere e in particolare delle opposizioni, un piano industriale volto a rilanciare la competitività del sistema produttivo nazionale, anche attraverso la revisione di «Industria 5.0» e la rivisitazione delle misure di incentivazione vigenti coerentemente con le modalità di fruizione introdotte dal Governo Renzi con «Industria 4.0», nonché a rafforzare e semplificare i contratti di sviluppo e sbloccare i progetti già approvati;
10) a favorire l'internazionalizzazione dei settori colpiti dai dazi statunitensi per rafforzare l'export verso gli altri Paesi del continente americano, dell'India e dei Paesi arabi, promuovendo, altresì, la ratifica degli accordi economici e commerciali tra l'Unione europea e il Canada (Ceta) e con l'America latina (Mercosur);
11) a salvaguardare nell'ambito delle trattative il principio di reciprocità su qualità e controlli per evitare, con particolare riguardo al settore agroalimentare, che l'ingresso in Europa di nuovi merci con standard qualitativi e di controllo inferiori generino effetti negativi su tutte le corrispondenti filiere;
12) ad adottare iniziative volte ad incrementare la capacità di spesa delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di compensare, sia pure parzialmente, la contrazione dell'export delle imprese italiane col pieno sfruttamento delle risorse ottenute;
13) a predisporre ogni iniziativa di competenza utile a scongiurare qualsiasi forma di delocalizzazione delle imprese al fine di salvaguardare il sistema-Paese, l'occupazione e le famiglie, oltre che il futuro della nazione;
14) ad adottare le iniziative anche di carattere normativo necessarie a diminuire gli oneri burocratici a carico delle imprese, nonché a semplificare e accelerare le procedure di realizzazione degli investimenti pubblici e privati al fine di rimuovere ostacoli di natura procedimentale alla crescita del Paese;
15) a richiedere misure urgenti, in sede europea, che vadano a tutelare un asset decisivo per il nostro Paese come quello dell'automotive, colpito dai dazi introdotti dall'Amministrazione Trump, anche attraverso la creazione di un campione europeo volto a garantire maggiore competitività al comparto e l'occupazione.
(1-00434) (Nuova formulazione) «Boschi, Gadda, Bonifazi, Del Barba, Faraone, Giachetti».
(22 aprile 2025)
La Camera,
premesso che:
1) l'attuale situazione economica globale e la grande incertezza legata alle misure protezionistiche degli Usa, rischiano di peggiorare ulteriormente i dati già estremamente preoccupanti della produzione industriale nazionale: sebbene i rilievi Istat di aprile fotografino una lieve ripresa rispetto al recente passato (l'indice destagionalizzato è cresciuto dell'1 per cento rispetto al mese di marzo), spostano comunque solo marginalmente la performance del 2025 che nei primi 4 mesi dell'anno ha segnato un decremento del –1,2 per cento dell'indice sull'industria rispetto allo stesso periodo del 2024, con i beni di consumo che nel periodo scendono del –0,6 per cento, con grave pregiudizio per l'economia italiana;
2) d'altra parte, la risposta dell'Unione europea alla guerra commerciale dell'amministrazione Trump è stata finora inadeguata e del tutto insufficiente in termini di risposte concrete al mondo imprenditoriale per colmare il divario di competitività di cui soffrono le imprese: mentre continuano le discussioni tecniche e politiche tra la presidente Ursula Von der Leyen e le controparti statunitensi, l'inadeguatezza della risposta europea ai dazi statunitensi rischia di avere ripercussioni negative su consumatori ed imprese;
3) in un siffatto contesto, già segnato da un generale incremento dei prezzi di beni e servizi essenziali, i nuovi e più elevati dazi americani sulle importazioni rallenterebbero ulteriormente l'attività produttiva che, secondo un'analisi di Confartigianato, potrebbe subire un calo delle esportazioni verso gli Stati Uniti di oltre 11 miliardi di euro, con una perdita di 33 mila occupati nel settore manifatturiero. Più di un terzo dell'impatto occupazionale riguarderebbe le micro e le piccole imprese, con 13 mila posti di lavoro a rischio;
4) le stime complessive sull'impatto economico per l'Italia oscillano tra i 4 e i 7 miliardi di euro, con una significativa contrazione delle esportazioni ed effetti misurabili in termini di Prodotto interno lordo, occupazione e potere di acquisto delle famiglie italiane. Inoltre, eventuali nuove tensioni in termini di incertezza sulle politiche a livello globale potrebbero risultare amplificate in Italia dall'elevato debito pubblico;
5) secondo Svimez, l'elevata esposizione ai dazi americani del nostro Paese riguarda, in particolare, i settori della moda, dell'industria automobilistica e dell'agroalimentare. Rilevante anche il valore dei mezzi di trasporto prodotti in Italia per il mercato statunitense, dove l'export supera i 10 miliardi di euro: 5,7 per l'automotive e il 5,8 per i restanti comparti (aerospazio, nautica, ferroviario). Compresi tra i 4 e i 5 miliardi il valore dell'export del settore moda, mobilio, elettronica/informatica; tra i 2-3 miliardi l'export di chimica ed energetici;
6) sebbene Liguria, Campania, Molise e Basilicata identifichino gli Stati Uniti come principale mercato di sbocco, in termini di volumi assoluti di vendite oltreoceano spiccano Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana (dati Istat 2023). La Cgia di Mestre segnala come le regioni meridionali, in particolare Sardegna, Molise e Sicilia, risulterebbero le più esposte al rischio a causa di una minore diversificazione del loro export, con la potenziale conseguenza di esacerbare le preesistenti difficoltà economiche e sociali di tali aree;
7) con particolare riguardo all'industria automobilistica – già alle prese con un rallentamento generalizzato della spesa al consumo, con margini di profitto esigui e con l'intensa concorrenza cinese nel settore dei veicoli elettrici – i rischi maggiori potrebbero risiedere in potenziali cali degli investimenti, una profonda interruzione della catena di approvvigionamento e un significativo aumento dei costi di produzione, con effetti negativi a cascata lungo tutta la filiera di un settore che, solo in Italia, esporta negli Usa veicoli per 3,4 miliardi di euro, componenti per 1,3 miliardi di euro e impiega 270.000 occupati, con perdite stimate di posti di lavoro fino al 5,7 per cento. Si consideri che solo per le Pmi e gli stabilimenti legati all'export del settore auto, le nuove tariffe mettono a rischio circa 9.700-15.500 lavoratori. Tra i segmenti più colpiti c'è quello dei subfornitori, che potrebbe perdere tra 7.000 e 10.000 posti mentre sistemisti e modulisti potrebbero subire una riduzione tra 1.500 e 3.000 posti di lavoro;
8) con riferimento alla filiera del tessile e del lusso made in Italy, a preoccupare le imprese del settore, secondo il presidente di Confindustria moda, non solo vi sono gli impatti diretti in termini di mancati ricavi ma anche quelli indiretti sulle fasi produttive e distributive, a partire dall'approvvigionamento delle materie prime e nella confezione dei capi che costringeranno inevitabilmente a ridisegnare la filiera rivedendo le politiche di pricing e le strategie di approvvigionamento. Secondo i dati diffusi da Confindustria moda, l'interscambio di tessile-abbigliamento dall'Italia agli Stati Uniti da gennaio a dicembre 2024 è stato pari a 2,8 miliardi di euro, in flessione dello 0,7 per cento rispetto al 2023. In tale periodo, nel ranking delle top-destination delle esportazioni l'America è risultata essere il terzo mercato di sbocco con un'incidenza del 7,4 per cento sul totale del tessile-abbigliamento esportato con una predominanza del comparto dell'abbigliamento con 2,3 miliardi di euro;
9) ai predetti comparti, si aggiunge anche quello della cosmetica – che coinvolge ben 400.000 addetti lungo tutta la filiera, delle materie prime fino alla distribuzione – per il quale il mercato statunitense risulta il principale partner commerciale, con un valore di oltre 1,1 miliardi di euro – pari a circa il 13 per cento dell'export totale di beauty made in Italy, consolidandosi come uno dei principali motori dell'economia nazionale, con una crescita del 9,1 per cento rispetto al 2023;
10) per quanto concerne poi l'agroalimentare, nel 2024 l'export italiano ha segnato un altro record, attestandosi tra i 67 e i 70 miliardi di euro (+6,5-8 per cento sul 2023). La performance vale l'11 per cento circa del totale delle esportazioni italiane. I prodotti più esportati sono vino con oltre 8 miliardi (+5,5 per cento nel 2024); pasta e prodotti da forno per 7,7 miliardi (+8,6 per cento); olio d'oliva con oltre 2 miliardi (+56 per cento); cioccolato per 3,4 miliardi (+17,8 per cento); formaggi e latticini per 4 miliardi;
11) a generare il maggior valore aggiunto nel primario è la cosiddetta Dop economy. Nel 2024, questa ha raggiunto un valore alla produzione di 20,2 miliardi di euro, il 19 per cento circa del fatturato complessivo dell'agri-food (dati Qualivita). In particolare: il cibo Dop e Igp ha superato i 9 miliardi di valore (+3,5 per cento sul 2023), i vini Dop e Igp hanno raggiunto gli 11 miliardi (-2,3 per cento in valore e +0,7 per cento in volume); l'export complessivo delle IG vale 11,6 miliardi (+5,3 per cento nell'Unione europea e –4,6 per cento nei paesi extra Unione europea). Gli Usa sono il primo mercato, attraggono il 21 per cento dell'export delle Dop e Igp;
12) nell'eventualità di applicazione di dazi pari al 20 per cento, sempre secondo le proiezioni elaborate da Svimez, l'agroalimentare potrebbe subire una flessione compresa tra il 13,5 per cento e il 16,4 per cento. Particolarmente preoccupante è la stima fornita da Coldiretti, che quantifica in 6 milioni di euro al giorno i potenziali costi per il solo comparto vinicolo italiano;
13) gli Stati Uniti, infatti, sono il primo mercato di destinazione per i vini italiani, tanto che nel 2024 ha raggiunto i 2 miliardi di euro, assorbendo oltre 3,5 milioni di ettolitri di vino; ma, più in generale, è fondamentale considerare che nel 2024, l'export agroalimentare italiano negli Stati Uniti ha toccato una cifra pari a 7,8 miliardi di euro e, come rilevato dalle associazioni di categoria, una tassazione del 20 per cento sulle esportazioni potrebbe costare ai consumatori fino a 2 miliardi di euro in più;
14) oltre al vino, risultano impattati negativamente i settori di eccellenza dell'olio extravergine di oliva e dei formaggi che costituiscono un'importante fetta della domanda di beni alimentari italiani oltreoceano, basti pensare che il primo mercato estero per il Parmigiano Reggiano è proprio quello statunitense, ma non solo, per la mozzarella di bufala il mercato americano vale tra il 4 e il 7 per cento dell'export totale;
15) i possibili effetti avversi di una simile presa di posizione si sostanzierebbero non solo in un drastico calo degli acquisti da parte dei consumatori americani, ma anche in una dilagante diffusione delle imitazioni e del fenomeno dell'italian sounding – il cui giro d'affari ammonta a 8,6 miliardi di euro e che si stima possa aumentare di ulteriori 1,1 miliardi di euro per l'effetto dazi – arrecando un gravissimo danno alle imprese italiane e agli stessi consumatori;
16) in tema di imitazioni, è importante ricordare che sugli scaffali dei supermercati giapponesi e brasiliani più di 7 prodotti agroalimentari su 10 evocano il made in Italy, ma solo 3 su 10 provengono davvero dall'Italia. Come emerge dall'analisi di Teha per l'incontro finale della Community Food&Beverage a Bormio, in Germania, Regno Unito e Stati Uniti, l'italian sounding rappresenta tra il 60 e il 67 per cento dei prodotti tipici italiani. Viaggiano poco sopra il 50 per cento nei Paesi Bassi, in Cina e in Australia, mentre sono poco sotto il 50 per cento le imitazioni dei prodotti italiani venduti nei supermercati di Canada e Francia;
17) infine, con riferimento all'export dei prodotti agroalimentari, dal forum Food&Beverage organizzato da Teha a Bormio, è emerso che oltre 6 miliardi di euro dei 7,8 miliardi totali di cibi e bevande italiani esportati negli Stati Uniti sono prodotti senza alternative dirette sul mercato locale e che i dazi potrebbero portare a una potenziale perdita di 1,3 miliardi di euro nelle esportazioni alimentari italiane;
18) anche la catena distributiva subirebbe effetti nefasti, con riverberi negativi riguardanti l'interruzione delle relazioni con le piattaforme europee e la compromissione della solidità dei rapporti con i buyer statunitensi, costretti a ricercare mercati alternativi, più convenienti sotto il profilo economico;
19) in diverse circostanze sia alcuni Ministri sia il Presidente del Consiglio hanno rilasciato dichiarazioni dalle quali emerge una grave sottovalutazione di un problema che colpisce una parte importante e preziosa della nostra economia;
20) la fase emergenziale in cui si trova il nostro Paese è emersa chiaramente anche nelle comunicazioni afferenti al Pacchetto di primavera del Semestre europeo di recente pubblicazione, in cui la Commissione europea ha certificato come gli elevati prezzi dell'energia in Italia indeboliscono e riducono la competitività industriale, proprio a svantaggio delle piccole e medie imprese;
21) d'altra parte, la nuova strategia industriale dell'Unione europea delineata nella «Bussola per la competitività» delinea un quadro in cui la competitività europea è ancora ostaggio di problemi strutturali che costringono le imprese in un contesto globale volatile caratterizzato da concorrenza sleale, catene di approvvigionamento fragili, costi dell'energia in aumento, carenza di manodopera e di competenze e accesso limitato ai capitali;
22) preoccupa, in particolare, l'accento posto dalla Commissione europea sull'esigenza di rafforzare l'industria della difesa europea, così come l'auspicio di destinare sempre maggiori fondi europei allo sviluppo di questo settore per allentare la dipendenza da fornitori stranieri, Stati Uniti inclusi, con il rischio di un adeguamento dell'agenda di sostenibilità all'industria e non più viceversa e lasciando presagire un preoccupante piano di rilancio dell'economia e della competitività europea basato esclusivamente sul riarmo,
impegna il Governo:
1) a porre in essere, al fine della tutela del mercato unico e dell'economia europea, tutte le necessarie, tempestive iniziative di competenza, affinché l'Unione dia una risposta efficace e proporzionata all'apposizione di dazi da parte degli Stati Uniti, anche attraverso:
a) l'adozione di strumenti e misure non tariffarie previsti dallo strumento anti-coercizione volto a rispondere alle aggressioni economiche e alle pratiche commerciali sleali compiute da potenze extra-europee;
b) il completamento di un mercato unico dei capitali quale strumento strategico per attrarre i flussi di capitali in fuga dal mercato americano da reimpiegare per il sostegno agli investimenti delle imprese europee, con particolare riguardo alla transizione energetica;
2) ad adottare iniziative di competenza volte ad assicurare l'apertura dell'Italia a nuovi mercati in direzione di una maggiore diversificazione degli scambi commerciali;
3) a farsi promotore e a sostenere le opportune iniziative in ambito unionale tese alla costituzione di un energy recovery fund per favorire gli interventi di riduzione dei consumi di energia, d'efficienza energetica, di produzione di energia da fonti rinnovabili, di impiego delle tecnologie per l'accumulo e lo sviluppo della relativa filiera produttiva tecnologica, da considerare predominanti e con vantaggi maggiori su scala temporale, per il raggiungimento degli obiettivi al 2030 e 2050 e la riduzione dei costi energetici, nonché a sollecitare il disaccoppiamento dei prezzi del gas da quelli dell'energia elettrica al fine di offrire prezzi maggiormente competitivi per famiglie e imprese;
4) a farsi promotore e a sostenere le opportune iniziative, anche normative, volte all'istituzione di un Fondo europeo per il sostegno al settore dell'automotive e per la competitività della relativa industria europea – con un modello di finanziamento basato sull'emissione di debito comune da parte dell'Unione, ispirato al fondo Sure – quale misura strategica e temporanea finalizzata a compensare, inter alia, l'impatto negativo dei dazi sulla filiera nonché salvaguardare l'intero comparto e i livelli occupazionali, ancor più considerato che, nell'attuale scenario geopolitico, il sostegno e la redditività del settore automobilistico costituiscono condizioni determinanti per garantire certezza di investimento da parte delle imprese, rilanciare il loro posizionamento internazionale nonché per sostenere la domanda di veicoli;
5) ad adottare idonee iniziative volte a ridurre progressivamente le importazioni italiane di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti d'America al fine di assicurare investimenti in nuova capacità di energia rinnovabile e, al contempo, rafforzare l'indipendenza energetica nazionale e la sua coerenza con gli obiettivi geopolitici e climatici;
6) nell'ambito della strategia per far fronte ai dazi, a scongiurare comunque qualsiasi iniziativa, sia a livello nazionale sia europeo, volta alla possibilità di riconvertire l'industria dell'automotive verso una produzione industriale incentrata sugli armamenti;
7) a definire, di concerto con le organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative, con le parti sociali, le istituzioni interessate e i sindacati, un serio e lungimirante piano industriale nazionale per una «transizione giusta» e una maggiore competitività del settore automobilistico attraverso misure di sostegno alla continuità occupazionale e produttiva del comparto e dei lavoratori, ivi incluso quello della componentistica, e la programmazione di adeguati interventi di incentivazione pluriennale indirizzati alle imprese del settore che non trasferiscono e delocalizzano la produzione industriale e volti, nel medio e lungo periodo, allo sviluppo di veicoli a guida autonoma e nuove piattaforme produttive di modelli elettrici cosiddetti small e di nuovi modelli capaci di favorire la penetrazione in mercati alternativi e compensare la contrazione delle esportazioni verso gli Stati Uniti d'America;
8) ad adottare le opportune iniziative affinché siano garantite tutte le risorse necessarie per la realizzazione, in tempi certi, del progetto della gigafactory di Termoli, la cui realizzazione non è solo essenziale per il mantenimento dei livelli occupazionali, della competitività e dello sviluppo dello stabilimento medesimo ma, altresì, cruciale per la creazione di una filiera industriale delle batterie per veicoli elettrici il più possibile indipendente dal dominio asiatico e tanto più rilevante nel quadro delle strategie per far fronte alle conseguenze dei dazi;
9) ad adottare, nell'ambito della nuova iniziativa di rimodulazione del Pnrr ancora al vaglio della Commissione europea, urgenti iniziative volte ad accelerare la riallocazione delle risorse non impegnate a valere sul piano Transizione 5.0 affinché siano rese disponibili, in via immediata e senza ulteriori difficoltà, per il rifinanziamento del piano Transizione 4.0 al fine di scongiurare la frenata degli investimenti, di accelerare la transizione nonché di stabilizzare i segnali di crescita dell'economia sostenendo gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, formazione del personale, a partire dal potenziamento della ricerca di base e applicata, preservando in ogni caso, con particolare riferimento agli investimenti finalizzati alla transizione ecologica ed energetica, il pieno automatismo degli incentivi e la più ampia diffusione tra le imprese;
10) ad adottare iniziative volte ad istituire un apposito fondo nazionale per la compensazione economica delle perdite subite dalle imprese e dai settori maggiormente colpiti dai dazi americani e per il sostegno alla diversificazione dei mercati di riferimento, anche attraverso incentivi fiscali, contributi a fondo perduto o linee di credito agevolate per la realizzazione di soluzioni e-commerce, nonché ad adottare iniziative di carattere normativo volte a ripristinare, anche al fine di sostenere la crescita economica e la patrimonializzazione delle imprese, l'Aiuto alla crescita economica (Ace) con agevolazione al 15 per cento e a riformare l'agevolazione fiscale alle operazioni di aggregazione aziendale (il cosiddetto bonus aggregazioni) per favorire le reti di impresa ed i processi di aggregazione, in particolare nelle filiere proiettate sui mercati esteri;
11) nell'ambito dell'individuazione, tra i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dei 14 miliardi di euro da destinare a interventi di contrasto ai dazi americani, ad escludere che tale eventuale rimodulazione dei fondi abbia un impatto negativo in termini di definanziamento delle misure per gli investimenti nelle regioni del Mezzogiorno, cosicché sia assicurato il pieno rispetto della priorità trasversale della coesione sociale e sia assicurato, nell'ottica dell'obiettivo della coesione, che il Sud possa beneficiare in via effettiva delle risorse di cui è destinatario;
12) a sostenere altresì, con l'urgenza richiesta dal caso, le necessarie iniziative affinché vengano assunte in sede unionale misure concrete e coordinate tra gli Stati membri a sostegno delle famiglie per contrastare l'aumento generalizzato del costo della vita e il conseguente ulteriore indebolimento del potere d'acquisto di queste ultime;
13) a valutare, in maniera particolare, le conseguenze dei dazi sul settore agroalimentare italiano e soprattutto sulle più importanti eccellenze del made in Italy, non sottovalutando la portata di questa «tassa» ma al contrario cercando la strada migliore, mediante le necessarie iniziative di competenza, per garantire concreto sostegno ai comparti, anche attraverso l'istituzione di fondi dedicati, che possano sostenere le aziende colpite dai dazi americani prevedendo, anche sulla scia di quanto fatto da altri paesi europei linee di garanzia, prestiti industriali, fondi per riorientare le capacità produttive e sostegno all'internazionalizzazione;
14) a porre in essere iniziative di competenza volte a scongiurare i rischi di imitazione e contraffazione dei prodotti ai quali l'introduzione dei dazi potrebbe esporre maggiormente il settore agroalimentare attraverso, in particolare, politiche di più ampio respiro nell'ambito della diplomazia commerciale e gli accordi internazionali finalizzate a vietare con rigore l'italian sounding e promuovere il riconoscimento dei prodotti Dop e Igp, la promozione di campagne o iniziative per la sensibilizzazione dei consumatori, affinché siano in grado di riconoscere subito un prodotto autentico da uno contraffatto, la promozione dell'innovazione tecnologica, specie per l'individuazione di un sistema di etichettatura e tracciabilità adeguato.
(1-00463) «Pavanelli, Caramiello, Scerra, Appendino, Cappelletti, Ferrara, Sergio Costa, Cherchi, Bruno, Cantone».
(23 giugno 2025)
La Camera,
premesso che:
1) il commercio internazionale rappresenta un pilastro fondamentale dell'economia globale, in grado di alimentare crescita, innovazione, cooperazione tra Stati e benessere diffuso. I meccanismi multilaterali, costruiti attorno al sistema dell'Organizzazione mondiale del commercio, hanno garantito un progressivo abbattimento delle barriere tariffarie e una relativa armonizzazione normativa, consentendo alle imprese, in particolare piccole e medie, di accedere a mercati lontani, diversificare il rischio e incrementare la propria competitività;
2) in tale contesto, l'Italia ha saputo ritagliarsi un ruolo strategico, diventando la seconda potenza manifatturiera d'Europa e una delle prime esportatrici mondiali, con un saldo commerciale strutturalmente positivo. Tuttavia, negli ultimi anni, si sta assistendo a un'inversione di tendenza: tensioni geopolitiche, crisi energetiche, pandemie e il ritorno del protezionismo hanno minato la stabilità e l'affidabilità delle catene globali del valore. Questo scenario ha comportato, anche da parte degli Stati Uniti, l'adozione di misure restrittive su beni strategici, che stanno progressivamente ridisegnando le relazioni economiche internazionali;
3) gli Stati Uniti rappresentano, per l'Italia, uno dei principali partner commerciali extraeuropei. Secondo i dati Istat e Ice, nel 2023 il valore dell'export italiano verso gli Usa ha raggiunto circa 65 miliardi di euro, mentre l'import è stato pari a circa 20 miliardi. I settori trainanti comprendono la meccanica strumentale, l'agroalimentare di alta gamma (vino, formaggi, olio d'oliva), la moda e il comparto dell'arredo e del design. Questo rapporto commerciale consolidato è reso ancora più rilevante dalla complementarietà delle economie e dalla presenza di numerose aziende italiane operanti direttamente nel mercato statunitense attraverso filiali, joint-venture e reti distributive. Tuttavia, le scelte protezionistiche dell'Amministrazione statunitense stanno mettendo a rischio questa relazione;
4) in particolare, l'imposizione da parte statunitense di dazi del 25 per cento su acciaio e alluminio europei, con il pretesto della sicurezza nazionale, ha aperto una fase di tensioni tariffarie con l'Unione europea. L'Italia, in quanto grande esportatore di beni trasformati e intermedi, ha subito un contraccolpo rilevante sia diretto – con la contrazione dell'export in determinati comparti – sia indiretto, per effetto dell'incertezza normativa, del rallentamento delle catene logistiche e della riallocazione degli ordini da parte di operatori americani verso mercati più competitivi o meno penalizzati dai dazi. A queste misure si aggiungono quelle introdotte nel settore agroalimentare, in cui prodotti italiani di eccellenza – come formaggi Dop, prosciutti, vini e liquori – sono stati sottoposti a tariffe addizionali, in un contesto che penalizza proprio le piccole e medie imprese esportatrici;
5) alle misure tariffarie si è aggiunta l'adozione, da parte degli Stati Uniti, del cosiddetto Inflation reduction Act (Ira), un pacchetto di incentivi da 370 miliardi di dollari destinato principalmente a sostenere la transizione energetica e a favorire la produzione domestica di componenti e tecnologie verdi, tra cui batterie, veicoli elettrici, semiconduttori e impianti rinnovabili. L'Inflation reduction Act prevede esplicitamente criteri di localizzazione produttiva che escludono le imprese europee – in particolare quelle operanti nei settori delle energie rinnovabili e dei veicoli elettrici, se non presenti fisicamente sul territorio statunitense, creando una distorsione della concorrenza e un disincentivo all'importazione di beni europei ad alto contenuto tecnologico. L'insieme di tali politiche rischia di innescare una spirale di ritorsioni commerciali, riducendo la cooperazione transatlantica e ostacolando gli sforzi di convergenza normativa in settori strategici;
6) oltre a misure di incentivazione interna come l'Inflation reduction Act i Paesi extraeuropei si dotano sempre più spesso di strumenti volti a sostenere le imprese nazionali, anche nei mercati esteri. D'altra parte, invece, l'Unione Europa è vincolata ad operare entro i vincoli tracciati dall'articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il quale limita la possibilità per gli Stati membri di fornire aiuti di Stato, in particolare ad imprese esportatrici o che operano in settori esposti alla concorrenza internazionale. Soprattutto in contesti di particolare incertezza e instabilità, ciò incide negativamente sulla competitività delle filiere produttive europee, avendo come diretta conseguenza un forte indebolimento della capacità di risposta alle distorsioni derivanti dalle misure protezionistiche dei Paesi terzi;
7) per il sistema economico italiano le conseguenze sono evidenti. Le perdite legate alle nuove misure tariffarie e regolatorie statunitensi colpirebbero soprattutto i settori a più alta intensità di lavoro qualificato e valore aggiunto, che rappresentano l'eccellenza manifatturiera italiana. Le imprese più piccole, che non dispongono di strutture locali negli Usa, sarebbero, poi, le più vulnerabili e costrette a rivedere i propri piani di crescita e di penetrazione nel mercato americano;
8) tra le filiere penalizzate, si cita – a titolo esemplificativo e non esaustivo – quella vitivinicola, che rappresenta un'eccellenza assoluta del made in Italy e che ha subito forti contrazioni a seguito dell'introduzione dei dazi americani. Difatti, gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato extraeuropeo per il vino italiano: nel 2023 vi sono stati esportati oltre 1,8 miliardi di euro di vino, corrispondente a circa il 23 per cento dell'export totale. Si stima che nel 2025 le misure tariffarie produrranno un effetto in termini di perdita per il comparto di oltre 300 milioni di euro. Le aziende più colpite sono quelle medio-piccole, che non possono assorbire gli aumenti di prezzo generati dai dazi né rilocalizzare la produzione. Inoltre, in aggiunta al danno economico, è stato registrato anche un effetto reputazionale negativo, legato alla percezione di inaccessibilità del prodotto italiano nel mercato statunitense;
9) anche l'industria dell'automotive italiana è esposta in misura particolarmente elevata ai rischi derivanti dalla revisione tariffaria prospettata dall'amministrazione americana nel quadro del «Fair and reciprocal Plan», volto, tra le altre cose, all'aggiustamento delle attuali tariffe doganali americane in modo che siano reciproche rispetto agli altri Paesi. Basti considerare alcuni esempi al riguardo, tra cui le importazioni nell'Unione europea di automobili dagli Usa, cui si applica una tariffa del 10 per cento, nettamente superiore a quella imposta nel caso inverso, pari al 2,5 per cento, a fronte di una quantità di esportazione di autoveicoli e componentistica dall'Italia agli Usa pari a oltre il 30 per cento delle esportazioni totali del settore verso paesi extra-Unione europea – mentre le importazioni di veicoli statunitensi in Italia sono pari solo al 3,5 per cento. Questo squilibrio rende, chiaramente, il comparto italiano particolarmente vulnerabile all'inasprimento delle tariffe Usa, le quali colpirebbero in modo selettivo proprio i produttori italiani, danneggiando un settore strategico per l'economia nazionale in termini di investimenti, crescita e occupazione;
10) un'altra delle filiere strategiche maggiormente esposte è quella farmaceutica, la quale, pur rivestendo un ruolo cruciale sia sotto il profilo economico-industriale che di salute pubblica, rischia di essere compromessa dalle incertezze tariffarie introdotte dagli Usa sui dispositivi medici e principi attivi. Gli Stati Uniti rappresentano, infatti, uno dei principali mercati di sbocco dell'export italiano di farmaci, che nel 2024 ha raggiunto un valore complessivo pari a circa 5 miliardi di euro, corrispondente a circa il 18 per cento delle esportazioni settoriali;
11) tutto ciò avviene in aggiunta all'andamento dei prezzi energetici, già da tempo influenzato negativamente da tensioni geopolitiche e dalla conseguente crisi del gas, in un contesto – quale è quello italiano – in cui il costo dell'energia rappresenta un fattore determinante per la mancanza di competitività dell'intero sistema produttivo;
12) in tal senso, la fallimentare applicazione del modello «Transizione 5.0», caratterizzato da una visione poco aderente alle concrete esigenze del sistema produttivo italiano, ha messo in luce l'assenza di una strategia industriale in grado di accompagnare la trasformazione tecnologica delle imprese italiane, le quali non sono in grado di rispondere da sole alle sfide del processo globale di innovazione;
13) in un contesto in cui le catene del valore sono sempre più soggette a interruzioni, protezionismi selettivi e misure tariffarie discriminatorie – come nel caso delle politiche doganali adottate dagli Stati Uniti – la debolezza di una visione industriale integrata penalizza l'intero sistema produttivo italiano, in particolare nei settori ad alta tecnologia e con forte propensione all'export;
14) l'evoluzione delle relazioni commerciali e delle politiche economiche internazionali evidenzia una crescente competizione per l'accesso ai mercati strategici. L'incertezza su scala globale, derivante anche dall'introduzione dei dazi americani, accentua la vulnerabilità dei sistemi produttivi fortemente orientati all'esportazione, come quello italiano. In parallelo, l'emergere e il consolidarsi di nuovi poli economici e commerciali, tra cui figurano anche le economie dell'America latina e dell'Asia meridionale, rappresentano un fattore di rilievo nella ridefinizione degli equilibri commerciali globali e pongono nuove opportunità in termini di proiezione esterna delle filiere produttive italiane e di un'effettiva valorizzazione del made in Italy;
15) vi è, dunque, la necessità di dotare, con la massima urgenza, l'Italia e l'Unione europea di strumenti a tutela delle imprese che rafforzino e tutelino il loro posizionamento nel commercio internazionale,
impegna il Governo:
1) a sostenere, in tutte le sedi europee e internazionali, la necessità di una politica commerciale europea volta a garantire condizioni di reciprocità e di leale concorrenza nei rapporti commerciali con gli Stati Uniti, promuovendo il rafforzamento della cooperazione transatlantica e la tutela degli interessi strategici dell'industria e dell'export italiano all'interno del quadro delle regole multilaterali e di commercio internazionale;
2) a prevedere apposite misure di sostegno alle imprese italiane più esposte all'incertezza dei mercati internazionali, con particolare attenzione alle Pmi dei settori agroalimentare, meccanico e manifatturiero ad alta qualità, attraverso un utilizzo strategico di strumenti come Ice, Simest, Sace e Invitalia e la previsione di ulteriori strumenti di sostegno straordinario a favore delle filiere italiane più esposte alle distorsioni dei mercati internazionali, in grado di fornire di risorse adeguate a coprire i costi doganali sostenuti dalle stesse imprese e i costi di ristrutturazione delle strategie aziendali di esportazione;
3) a sostenere, anche nell'ambito dell'azione europea, la promozione di accordi settoriali con gli Stati Uniti basati su criteri di mutuo vantaggio, finalizzati a ridurre le barriere tariffarie e regolatorie e a costruire standard comuni nei settori a più alta intensità di lavoro qualificato e valore aggiunto, anche valutando di agevolare la definizione di una politica industriale europea moderna e orientata all'innovazione, che rafforzi la competitività del sistema produttivo italiano ed europeo nei settori strategici, garantendo un equilibrio tra autonomia e apertura al commercio globale;
4) a promuovere, d'intesa con le organizzazioni di categoria e le regioni, un piano straordinario per il rilancio dei settori strategici italiani sui mercati internazionali, comprendente misure di sostegno diretto per le perdite subite, strumenti di promozione integrata e incentivi per la diversificazione dei mercati di destinazione, anche valutando l'opportunità di negoziare con l'Amministrazione Usa un accordo specifico su ciascun comparto, finalizzato alla riduzione delle barriere tariffarie e non tariffarie;
5) a prevedere iniziative volte alla riduzione degli oneri burocratici per le imprese esportatrici che operano sul mercato internazionale, al fine di rimuovere gli ostacoli di natura procedimentale al processo di innovazione, crescita e sviluppo dell'Italia;
6) a istituire un osservatorio tecnico permanente sul settore automotive, con il compito di valutare l'impatto delle misure tariffarie Usa sulle imprese italiane del comparto e di elaborare proposte normative e finanziarie per rafforzarne la competitività internazionale;
7) a promuovere, anche nelle competenti sedi europee, l'adozione di misure strutturali volte a garantire la sostenibilità del sistema energetico per le imprese, prevedendo in parallelo il disaccoppiamento tra il prezzo dell'energia elettrica e del gas sul mercato nazionale e promuovendo l'inserimento dell'energia nucleare nel mix energetico italiano, nonché ulteriori misure volte a garantire un sostegno economico stabile per le imprese;
8) a promuovere la definizione e l'attuazione di un piano industriale nazionale ispirato ai principi del piano «Industria 4.0», finalizzato a sostenere la trasformazione ecologica delle filiere produttive e utile a garantire la competitività delle imprese italiane, mitigando gli effetti negativi delle distorsioni tariffarie derivanti dall'emersione delle nuove politiche di protezionismo, al fine di garantire stabilità al sistema produttivo italiano;
9) a promuovere, nell'ambito del dibattito europeo, una revisione delle regole sugli aiuti di Stato previste dall'articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, per consentire la programmazione di interventi mirati per le imprese strategiche del sistema produttivo europeo alla luce di determinati contesti internazionali e dinamiche di mercato che di volta in volta dovessero renderli necessari;
10) a promuovere, in sede europea, la conclusione di accordi commerciali internazionali con gli altri paesi del continente americano, con l'India, il Canada (Ceta) e l'America Latina (Mercosur), al fine di diversificare e ampliare i mercati di sbocco dei prodotti del made in Italy.
(1-00464) «Richetti, Benzoni, Onori, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Bonetti, Pastorella, Rosato, Ruffino».
(23 giugno 2025)
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
ZARATTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
all'esito di un'indagine di polizia giudiziaria denominata «Assedio», il 3 luglio 2024, la direzione distrettuale antimafia di Roma, unitamente al comando provinciale dei Carabinieri di Latina, ha dato esecuzione all'ordinanza di misure cautelari nei confronti di venticinque persone, tra cui il Sindaco, ritenute, a vario titolo, collegate a un'associazione di tipo mafioso operante nel territorio laziale e, segnatamente, nella città di Aprilia;
con deliberazione del Consiglio dei ministri, del 18 aprile 2025, su proposta del Ministro dell'interno, è stato disposto, ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo 267 del 2000 lo scioglimento del consiglio comunale di Aprilia in conseguenza ai fenomeni di infiltrazione e di condizionamento mafioso;
con decreto del Presidente della Repubblica 23 aprile 2025 la gestione del comune di Aprilia è stata affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta dalla dottoressa Vincenza Filippi – prefetto a riposo – dottoressa Enza Caporale – viceprefetto – e dottoressa Rita Guida – dirigente di II fascia area I;
secondo la relazione a supporto della proposta di scioglimento avanzata dal Ministro interrogato: «(...) Il comune di Aprilia è inserito in un territorio interessato dalla presenza di cosche mafiose di matrice soprattutto calabrese che, nel tempo, vi si sono radicate, infiltrandone il tessuto sociale ed economico. Attualmente è egemone un sodalizio criminale che, come ricostruito dalla sopracitata indagine, nasce dalla perfetta sintonia delle cosche calabresi con la consorteria autoctona apriliana, ed è principalmente dedito: al traffico di stupefacenti; alle attività illecite di estorsione aggravata, rapina, lesioni e minaccia, finalizzate alla affermazione del sodalizio rispetto ad altre organizzazioni concorrenti; all'usura e all'esercizio abusivo dell'attività finanziaria ai danni di commercianti e imprenditori; alla detenzione e al porto di armi, occorrenti per la commissione dei reati-fine e per mantenere il controllo del territorio»;
il 21 giugno 2025 almeno otto colpi di pistola sono stati esplosi contro un'attività commerciale in Località Campo di Carne, episodio preceduto da una lunga serie di analoghi atti criminali come quelli del 19 gennaio 2025 in Via Inghilterra, del 2 marzo 2025 in Via Belgio, del 12 e del 28 marzo 2025 ancora nel quartiere Toscanini, del 6 maggio 2025 in Via Guido Rossa e del 10 maggio 2025 in via del Carroceto –:
quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per rafforzare i presidi di legalità e tutte le strutture di contrasto alla criminalità e al radicamento del fenomeno mafioso, per tutelare il tessuto sociale ed economico della comunità apriliana.
(3-02030)
(24 giugno 2025)
D'ATTIS, BELLOMO, CAROPPO, DALLA CHIESA, DE PALMA, GATTA e LOVECCHIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'escalation di episodi criminosi che negli ultimi mesi ha investito la Puglia, divenuta teatro di numerosi e gravissimi casi di violenza e di criminalità, mina la sicurezza dei cittadini e del territorio, destando molta preoccupazione in tutta la comunità;
come riportato dalle cronache recenti, negli ultimi giorni si è assistito al susseguirsi di una serie di fatti sanguinosi (www.brindisireport.it del 13 giugno 2025, www.puglia24.it del 18 e 19 giugno 2025, www.quotidianodipuglia.it del 21 giugno 2025), tra cui spicca purtroppo l'omicidio del carabiniere Carlo Legrottaglie, ucciso nel corso di un conflitto a fuoco con un rapinatore nelle campagne del brindisino (www.avvenire.it del 12 giugno 2025);
la situazione è resa ancora più grave dalla presenza della criminalità organizzata, radicata in diverse aree del territorio pugliese e da una situazione di degrado e marginalità che investe sia il centro che la periferia di molte città, contribuendo a creare un clima di impotenza e di allarme sociale;
nell'ultimo «indice di criminalità» pubblicato da Il Sole 24 Ore, edizione 2024, in Puglia la provincia di Foggia precede le altre province pugliesi, posizionandosi al 23esimo posto con 23 mila denunce per i reati di ogni tipo, cui seguono la Barletta-Andria-Trani (39), Bari (43), Brindisi (71), Lecce (78) e Taranto (84);
tale situazione indebolisce, da una parte, la percezione della sicurezza da parte dei cittadini e, dall'altra parte, lo sviluppo socio-economico del territorio, per cui si rende necessaria un'attività sempre più incisiva da parte delle forze dell'ordine che, nonostante gli sforzi compiuti e l'impegno e la dedizione quotidiani nel garantire la sicurezza e l'ordine pubblico, risulta essere insufficiente a garantire un presidio adeguato, soprattutto nelle aree più critiche, dove è necessario un rafforzamento della presenza sul territorio –:
alla luce di quanto descritto in premessa, quali iniziative urgenti e tempestive di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di garantire, attraverso il reperimento di risorse adeguate, un maggiore impiego di operatori delle forze dell'ordine, sopperendo alla carenza di unità e mezzi che da tempo caratterizza l'intero comparto, a tutela della sicurezza del territorio e dei cittadini pugliesi.
(3-02031)
(24 giugno 2025)
BONIFAZI, DEL BARBA, FARAONE, GADDA e GIACHETTI. — Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:
a febbraio 2025 un portavoce di WhatsApp, il servizio chat di Meta, ha reso noto che la società israeliana Paragon Solutions, per mesi, avrebbe utilizzato il proprio spyware Graphite su circa novanta cittadini italiani, tra cui giornalisti come il direttore di Fanpage Cancellato e attivisti per i diritti umani;
il potente spyware ha consentito l'accesso indiscriminato a tutte le informazioni contenute negli smartphone dei soggetti spiati;
il Governo ha reso noto di aver sospeso l'operatività di Graphite per i servizi di sicurezza della Repubblica, fino al necessario completamento delle indagini da parte del Copasir e dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale; versione smentita da Paragon che ha dichiarato di aver risolto il contratto unilateralmente per violazione degli obblighi di due diligence e verifica da parte delle autorità italiane;
il Governo ha via via escluso il coinvolgimento della Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Guardia di finanza nell'utilizzo del software, ritenendo in sostanza classificata l'informazione circa l'utilizzo del medesimo da parte della Polizia penitenziaria;
successivamente si è appreso che vi sarebbero altri soggetti intercettati illegittimamente anche con tecnologie diverse da quella gestita da Paragon e, in particolare, tra le persone spiate vi sarebbero anche giornalisti e direttori di siti italiani di informazione, tra cui Roberto D'Agostino;
la diffusione di un potente spyware che viola la libertà delle persone all'interno del territorio nazionale e, più in generale, l'uso illegittimo delle intercettazioni, anche in spregio alle leggi, rappresenta un fatto gravissimo, di cui l'opinione pubblica e il Parlamento sono venuti a conoscenza grazie a servizi privati (Meta), nella totale inerzia dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale –:
se l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale avesse contezza dell'utilizzo di Graphite in Italia prima del febbraio 2025, più in generale se fosse a conoscenza di intercettazioni nei confronti di giornalisti e attivisti politici e quali siano i risultati delle indagini avviate sul punto dall'Agenzia.
(3-02032)
(24 giugno 2025)
BIGNAMI, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, VARCHI, BUONGUERRIERI, DONDI, LA SALANDRA, MASCHIO, PALOMBI, PELLICINI, PULCIANI, VINCI, URZÌ, DE CORATO, KELANY, MAIORANO, MICHELOTTI, MURA e SBARDELLA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
i recenti noti fatti di cronaca, con l'iscrizione nel registro degli indagati per «omicidio colposo a seguito di eccesso colposo nell'uso legittimo delle armi» di due agenti che hanno risposto al fuoco durante l'inseguimento di due rapinatori, impongono una riflessione sul tema delle garanzie giuridiche a tutela del personale delle forze dell'ordine e del generale principio della presunzione di innocenza;
ad oggi, infatti, l'iscrizione immediata nel registro degli indagati è disciplinata dall'articolo 335 del codice di procedura penale che, recentemente modificata dalla «riforma Cartabia», stabilisce che il pubblico ministero deve «iscrivere immediatamente» nel registro delle notizie di reato ogni informazione ricevuta o acquisita che descriva un fatto «determinato e non inverosimile», riconducibile in via ipotetica a un reato;
anche gli appartenenti alle forze dell'ordine sono soggetti a tale procedura, anche quando indagati per fatti commessi nell'esercizio delle proprie funzioni e anche in presenza di una causa di giustificazione, come lo stato di necessità o la legittima difesa;
l'istituzione del registro degli indagati e delle informazioni di garanzia, da istituto nato come garanzia nei confronti di chi è destinatario dell'atto, a giudizio degli interroganti, si è trasformato negli anni in strumento di processo mediatico e questo vale a maggior ragione per le forze dell'ordine;
sebbene l'iscrizione nel registro degli indagati non implichi che la persona sia colpevole e nonostante spesso le indagini si concludano con una richiesta di archiviazione, tale automatismo procedurale, infatti, espone l'agente coinvolto a una vera e propria gogna mediatica e, soprattutto, a un calvario giudiziario;
il cosiddetto «decreto sicurezza», convertito, con modificazioni, dalla legge 9 giugno 2025, n. 90, ha introdotto significative disposizioni a tutela degli agenti delle forze dell'ordine coinvolti in procedimenti penali relativi ad atti compiuti nell'esercizio delle proprie funzioni, come, ad esempio, il rimborso delle spese legali fino a 10 mila euro per ciascun grado di giudizio –:
se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per definire un nuovo quadro giuridico che introduca, accanto alle previste tutele legali, una tutela procedimentale per gli agenti delle forze dell'ordine che agiscono nell'esercizio delle proprie funzioni.
(3-02033)
(24 giugno 2025)
BISA, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DE BERTOLDI, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
dopo l'iscrizione nel registro degli indagati, come atto dovuto, dei due poliziotti che hanno sparato all'omicida del brigadiere Carlo Legrottaglie, ucciso durante un inseguimento nel brindisino, appare opportuna una nuova normativa per assicurare una «tutela processuale» per chi agisce «in stato di necessità». Una sorta di «filtro», che eviti l'apertura automatica di un'inchiesta penale con il cosiddetto atto dovuto, quando è evidente che un agente ha usato l'arma di ordinanza nell'esercizio delle sue funzioni;
oggi l'iscrizione nel registro degli indagati avviene anche quando si è in presenza di una causa di giustificazione, come lo stato di necessità o la legittima difesa, e molto spesso il procedimento finisce con l'archiviazione;
il gruppo della Lega non intende considerare uno «scudo penale», né tanto meno uno strumento di impunità, che non serve alle forze dell'ordine, ma uno strumento diverso, innovativo da aggiungere alla tutela legale per gli agenti che questo Governo ha già esteso con il «decreto sicurezza»: una tutela procedimentale, una procedura agevolata che consenta un accertamento dei fatti in un tempo definito, nel quale chi indaga possa stabilire se occorre l'iscrizione nel registro degli indagati o se si è in presenza di una causa di giustificazione tra quelle già previste dal codice penale;
il gruppo della Lega ritiene fondamentale una garanzia da riconoscere ai membri delle forze dell'ordine: una fase prodromica del procedimento per garantire l'attività del pubblico ministero e allo stesso tempo la persona interessata, che anche in questa fase potrà nominare propri consulenti;
si sente la necessità di predisporre un filtro o uno «screening» preventivo, che consenta di non mettere sullo stesso piano chi agisce per necessità nelle sue funzioni, come un agente di polizia o un carabiniere, e un ladro, un rapinatore o uno spacciatore –:
se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, finalizzate ad una tutela procedimentale e alla conseguente modifica dell'automatismo nell'iscrizione del registro degli indagati, come atto dovuto, per gli agenti che agiscono nell'adempimento del dovere o in pericolo di vita.
(3-02034)
(24 giugno 2025)
MARATTIN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il Fascicolo sanitario elettronico raccoglie la storia clinica di ogni paziente, rendendo disponibili le informazioni e i documenti prodotti dal Servizio sanitario nazionale da medici e operatori sanitari anche di strutture diverse (aziende sanitarie locali, aziende ospedaliere, medici di famiglia, pediatri e altre) e da strutture sanitarie private;
il fascicolo, è stato istituito con l'articolo 12 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221;
la consultazione è possibile se si è in possesso di una tessera sanitaria con chip (Ts-Cns) abilitata, di una carta d'identità elettronica italiana (Cie) o di un'utenza Spid. Il fascicolo è di base consultabile solo dall'interessato, in rispetto della sua privacy e in conformità alla normativa vigente, è possibile decidere quali dati rendere visibili e a chi;
l'interrogante esprime pieno sostegno al processo di digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale, convinto che l'innovazione tecnologica debba essere al centro della modernizzazione dell'assistenza pubblica;
si ritiene opportuno superare l'uso delle cosiddette «ricette rosse» cartacee, incentivando la dematerializzazione dei processi;
in questo contesto, il Fascicolo sanitario elettronico rappresenta uno strumento potenzialmente strategico. Ma per realizzare tale visione è necessario garantire l'accessibilità anche per le fasce più fragili della popolazione, come anziani, soggetti con disabilità o cittadini con scarsa alfabetizzazione digitale;
inoltre andrebbe verificato se l'attuale utilizzo del Fascicolo sanitario elettronico sia coerente con l'obiettivo strategico di ridurre le liste d'attesa;
secondo la ricerca dalla Fondazione Gimbe solo il 41 per cento degli italiani ha espresso il consenso alla consultazione dei propri documenti sanitari da parte degli operatori del Servizio sanitario nazionale, con profonde disuguaglianze regionali (Emilia-Romagna all'89 per cento, Calabria e Molise all'1 per cento);
solo il 18 per cento dei cittadini ha consultato il proprio Fascicolo sanitario elettronico tra giugno e agosto 2024, con ampie disparità regionali (dall'1 per cento in Sicilia e Marche al 50 per cento in Trentino);
la disponibilità di servizi digitali tramite Fascicolo sanitario elettronico varia drasticamente tra le regioni: Lazio e Toscana superano il 60 per cento di copertura, mentre in Abruzzo e Calabria si attesta all'8 per cento –:
quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato per aumentare l'adesione al Fascicolo sanitario elettronico, soprattutto nelle regioni in cui la percentuale di consenso è minima, e se esista un piano per contrastare il divario digitale dei cittadini e garantire una uniformità nazionale al fine di assicurare equità e qualità dell'assistenza sanitaria su tutto il territorio.
(3-02035)
(24 giugno 2025)
RUFFINO, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
fenomeno noto e preoccupante e che occupa sempre più spazio nella nostra società – ma non abbastanza nell'agenda politica – è quello riguardante i cosiddetti hikikomori, termine giapponese che definisce coloro che scelgono di ritirarsi dalla vita sociale per periodi di tempo significativi ed indefiniti – nella maggior parte dei casi rinchiudendosi nella propria abitazione –, escludendo così ogni forma di contatto con il mondo esterno fino a giungere ad una repulsione di esso, con conseguente pregiudizio al benessere delle persone coinvolte;
in Giappone si stimano circa 500 mila casi, con alcuni sondaggi che addirittura allargherebbero il fenomeno ad oltre 1 milione di individui. In Italia, secondo Cnr e Iss, circa 50.000 adolescenti vivono forme di ritiro sociale grave, considerate in aumento tra il 2019 e il 2022, e presumibilmente il fenomeno potrebbe coinvolgere attualmente circa 70.000 individui;
il fenomeno sembra essersi ormai consolidato strutturalmente, alimentato da fattori psicologici, relazionali e sociali;
studi sottolineano come la pandemia abbia accelerato un processo già in atto, spostando gran parte delle interazioni umane nella dimensione virtuale: in particolare, l'iperconnessione ai social gioca un ruolo chiave nella compromissione dell'identità adolescenziale e nel deterioramento del benessere psicologico individuale contribuendo all'autoisolamento;
a differenza di quanto era stato ipotizzato in passato, il ritiro sociale non è influenzato da variabili come sesso, regione di appartenenza, tipo di scuola frequentata o background socioeconomico della famiglia, ma riguarda tutte le fasce della popolazione;
i principali fattori associati al ritiro sociale sono una scarsa qualità delle relazioni familiari, la bassa fiducia relazionale con l'esterno, le esperienze di bullismo e cyberbullismo, l'uso eccessivo di internet, la scarsa partecipazione ad attività sportive extrascolastiche e l'insoddisfazione per la propria immagine corporea, anche in conseguenza di quanto l'esposizione del corpo sia richiesta nella società contemporanea dei social;
nel 2023 sono state approvate in Parlamento diverse mozioni relative al fenomeno hikikomori. Tuttavia, a distanza di quasi due anni e nonostante la crescita del fenomeno, il Governo non ha dato alcun seguito agli impegni assunti, tra cui numerosi di competenza del Ministro interrogato;
è inderogabile far fronte a questa problematica adottando un serio piano di contrasto al disagio giovanile, con risorse adeguate, che parta dalle scuole e che si estenda ai territori, coinvolgendo istituzioni, società civile e figure specializzate –:
quali iniziative di competenza intenda implementare per dare rapida attuazione agli impegni assunti quasi due anni fa, nonché per arginare e prevenire il fenomeno degli hikikomori.
(3-02036)
(24 giugno 2025)
QUARTINI, SPORTIELLO, MARIANNA RICCIARDI e DI LAURO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
Erika Monti, 49enne con atrofia muscolare, racconta: «Dovrei cambiare la batteria, ma costa tanto. Sono riuscita a riparare le ruote perché avevano il copertone rotto e mi servivano assolutamente. L'alternativa era non poter più uscire di casa»: questa è la denuncia riportata in un articolo de Il Fatto Quotidiano del 12 giugno 2025;
dal 1° gennaio 2025, data in cui è entrato in vigore il nuovo nomenclatore tariffario dei nuovi livelli essenziali di assistenza, infatti, non sono più garantite le spese per riparazioni e sostituzioni degli ausili, finora coperte dalle aziende sanitarie locali; l'entrata in vigore del decreto ministeriale del Ministro della salute ha determinato la revoca del decreto ministeriale n. 332 del 1999 su tutto il territorio nazionale e il nuovo decreto non prevede più i codici relativi alle riparazioni e sostituzioni per gli ausili rientranti nel codice Iso 12.23 (carrozzine a motore elettrico);
le famiglie sono pertanto costrette a sostenere costi che, nel caso di una batteria per carrozzina, possono superare i 600 euro, una cifra superiore a molti assegni di invalidità;
sul fatto, come ormai è consuetudine, il Ministero della salute scarica ogni responsabilità sulle regioni, sostenendo che questa differenza consegue alla nuova modalità di erogazione degli ausili, che richiede alle regioni di espletare gare a evidenza pubblica e, pertanto, sono le regioni stesse a dover garantire la completa assistenza all'utente;
il fatto è emerso solo all'attuazione del nuovo tariffario e sta riguardando tutto il territorio nazionale, creando uno sconcerto diffuso; il Presidente del Fish a riguardo ha affermato: «il silenzio delle istituzioni davanti a questo arretramento dei diritti è assordante. Si colpisce proprio chi ha meno voce per farsi sentire: le persone con disabilità grave, che da gennaio si trovano improvvisamente sole a fronteggiare costi insostenibili per continuare a muoversi, lavorare, vivere. Le carrozzine elettriche non sono optional, sono strumenti di cittadinanza. Il Ministero della salute ha il dovere di correggere immediatamente questa ingiustizia, prima che si trasformi in una condanna alla reclusione per migliaia di cittadini»;
è inaccettabile fare cassa sui più fragili, sottraendo risorse per batterie e motori delle carrozzine elettriche, joystick e ruote, limitando gravemente la possibilità di muoversi di migliaia di persone non autosufficienti –:
se intenda adottare iniziative di competenza con la necessaria urgenza per garantire che le riparazioni e sostituzioni per gli ausili rientranti nel codice Iso 12.23 (carrozzine a motore elettrico) siano a carico del Servizio sanitario nazionale e siano quindi garantiti gratuitamente alle persone che ne hanno bisogno.
(3-02037)
(24 giugno 2025)
LUPI, ROMANO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 32 della Costituzione dispone che: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti»;
il Servizio sanitario nazionale italiano è riconosciuto a livello internazionale come un sistema pubblico universalistico, basato sul principio di uguaglianza e solidarietà;
diversi organismi internazionali, come l'Organizzazione mondiale della sanità, ne apprezzano l'universalità e l'accesso equo alle cure;
il Piano nazionale di governo delle liste d'attesa, sancisce il principio secondo cui le prestazioni sanitarie devono essere erogate entro tempi massimi, definiti per urgenza clinica;
il piano citato stabilisce nello specifico delle classi di priorità che assegnano un tempo massimo entro cui la prestazione deve essere garantita, da un minimo di 72 ore per le prestazioni più urgenti ad un massimo di 100 giorni per le visite programmabili;
si assiste a ritardi nelle liste d'attesa, indistintamente da Nord a Sud. In particolare, in base agli ultimi dati pubblicati dal Ministero della salute, l'attesa media per una visita specialistica ha superato i quattro mesi, mentre per esami diagnostici come risonanza magnetica e Tac può arrivare anche a dodici mesi. Per interventi chirurgici, in molte regioni, è necessario attendere oltre un anno;
di fronte ai ritardi citati, molti cittadini scelgono il regime di solvenza. Secondo l'Istat il 35 per cento degli italiani ha pagato privatamente una visita per evitare lunghi tempi di attesa, mentre il 20 per cento ha rinunciato del tutto alle cure a causa dei costi elevati. Inoltre, il 40 per cento delle richieste di visite specialistiche viene fissato oltre i limiti previsti dai livelli essenziali di assistenza, rendendo vana qualsivoglia tipo di prevenzione;
il problema si presenta anche per le visite di controllo oncologiche programmabili per le quali, secondo l'ultimo report dell'associazione Cittadinanzattiva, si registra un tempo di attesa di 450 giorni;
come riportato dagli organi di stampa, il 27 febbraio 2025 un paziente ha ricevuto l'esito di un esame istologico dopo il suo decesso e dopo aver atteso quattro mesi dall'intervento chirurgico;
dal 2025 il Fondo sanitario nazionale ha raggiunto quota 136,5 miliardi di euro e a una spesa pro capite di 2.317 euro, con un aumento di oltre 9 miliardi di euro in due anni –:
quali ulteriori iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di abbattere le liste d'attesa, con riguardo soprattutto alle visite di follow-up oncologiche.
(3-02038)
(24 giugno 2025)
FURFARO, CIANI, GIRELLI, MALAVASI, STUMPO, ASCANI, DI BIASE, GHIO, FERRARI, CASU, FORNARO e MANZI. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:
ogni anno per la fine della scuola le più varie realtà (comuni, parrocchie, centri sportivi) organizzano centri estivi che sono per i minori un'importante occasione di socializzazione e svago, oltre che servizio necessario all'organizzazione del lavoro familiare;
l'articolo. 30 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall'Italia con la legge n. 18 del 2009, riconosce a tutte le persone con disabilità il diritto di partecipare, su base di eguaglianza, alle attività ricreative, anche mediante le misure e gli accomodamenti necessari;
nonostante ciò, ogni anno si leggono casi di minori con disabilità esclusi dai centri estivi oppure ammessi dopo aver chiesto alle famiglie di pagare una retta superiore o l'imposizione di una frequenza ridotta;
la sospensione delle attività scolastiche espone molti bambini e ragazzi al rischio di regressione e di perdita delle competenze acquisite durante l'anno, un fenomeno noto come summer learning loss, che risulta ancor più marcato nei minori fragili, per i quali la continuità educativa e relazionale assume un valore ancora più rilevante;
ogni ente pubblico o privato che organizza dei centri estivi deve attivarsi, fin dal primo giorno, per garantire ai bambini e ai ragazzi con disabilità che intendono iscriversi l'assistenza di supporto di cui necessitano, senza delegare questo compito alla famiglia;
è opportuno confermare l'importanza di sostenere in modo strutturale la valorizzazione e promozione di accordi fra comuni e associazioni, riconoscendo il ruolo del terzo settore nell'educazione non formale, rendendo strutturali i 150 milioni stanziati per la prima volta nel 2020;
è necessario dare continuità a una misura fondamentale, sostenendo la comunità educante, recuperando collaborazione per offrire risposte efficaci alle emergenze, affiancando docenti e genitori nelle relazioni con gli studenti e potenziando le reti educative con enti locali, terzo settore e realtà attive nel settore;
affinché gli enti pubblici e privati possano realmente assistere i bambini con disabilità all'interno dei centri estivi, è necessario che vi siano da parte dello Stato stanziamenti finanziari adeguati che certo non possono essere i 60 milioni previsti per il 2025 –:
quali iniziative urgenti, anche di carattere finanziario, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare affinché sia garantito, non solo sulla carta, ma anche nella realtà il diritto dei bambini e dei ragazzi con disabilità di poter partecipare, su una base di eguaglianza con gli altri bambini, ai centri estivi quale momento di crescita e di autonomia.
(3-02039)
(24 giugno 2025)