TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 483 di Mercoledì 21 maggio 2025
MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE IN RELAZIONE ALL'EVOLUZIONE DELLA SITUAZIONE IN CISGIORDANIA E NELLA STRISCIA DI GAZA
La Camera,
premesso che:
1) nella notte tra il 17 e il 18 marzo 2025 la tregua nella guerra a Gaza è stata drammaticamente interrotta da una serie di attacchi aerei israeliani sulla Striscia, seguiti da operazioni terrestri, che hanno causato centinaia di vittime palestinesi, che si aggiungono alle decine di migliaia dall'inizio del conflitto;
2) alla chiara, netta, condivisa e reiterata condanna di Hamas per l'orribile atto terroristico compiuto il 7 ottobre 2023 non sono seguite, da parte del Governo italiano e da parte degli attuali vertici della Commissione europea, condanne altrettanto chiare e nette per l'apocalisse umanitaria a Gaza, i crimini di guerra e la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario da parte del Governo Netanyahu;
3) le operazioni militari che hanno colpito la popolazione civile palestinese in Cisgiordania e Gaza e interrotto l'erogazione di elettricità e bloccato gli aiuti umanitari a Gaza, nonché il disumano sfollamento forzato della popolazione, rappresentano violazioni inaccettabili del diritto internazionale ed umanitario che necessitano un'immediata iniziativa dell'Italia e dell'Unione europea per il ripristino della tregua e per la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas;
4) operazioni come il bombardamento del pronto soccorso dell'ospedale battista al-Ahli di Gaza City o come la deliberata esecuzione di 15 soccorritori e operatori sanitari palestinesi, tra cui 8 medici, vicino a Rafah, uccisi dall'esercito israeliano mentre tentavano di prestare soccorso e seppelliti in una fossa comune, testimoniata dalla libera stampa dopo il tentativo di insabbiamento da parte delle autorità israeliane, necessitano inchieste indipendenti da parte delle Nazioni Unite per accertare la responsabilità sui crimini di guerra commessi;
5) le forze estremiste di destra che sostengono il Governo Netanyahu hanno spinto per riprendere il conflitto e invocato ulteriori crimini di guerra e l'Amministrazione americana ha offerto pieno sostegno al Primo ministro Netanyahu nella violazione della tregua, ricevendolo con tutti gli onori alla Casa Bianca, malgrado il mandato d'arresto della Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l'umanità, così come aveva fatto su suolo europeo il leader ungherese Viktor Orbán;
6) da giorni migliaia di israeliani stanno manifestando a Tel Aviv e Gerusalemme contro il Governo, accusando Netanyahu di violare i principi democratici e di stare prolungando la guerra a Gaza per mero interesse politico, mettendo a rischio spregiudicatamente la vita degli ostaggi ancora in mano ai terroristi di Hamas;
7) da giorni a Gaza centinaia di palestinesi, malgrado lo stato di guerra, hanno protestato nel Nord di Gaza contro Hamas e per la prima volta hanno invocato apertamente la fine del controllo del gruppo terroristico; l'Autorità nazionale palestinese ha salutato le proteste come «un grido dei residenti contro le politiche di Hamas» e chiesto il ripristino del controllo sulla Striscia;
8) le proposte del Presidente Trump, che ha prefigurato l'evacuazione dei circa 2,1 milioni di residenti palestinesi a Gaza e la creazione di una «riviera del Medio Oriente», suscitando l'indignazione di gran parte della comunità internazionale e dei principali Paesi europei (con l'eccezione del Governo italiano), vanno condannate senza esitazioni e riserve;
9) il 4 marzo 2025 al Cairo la Lega Araba, alla presenza anche del Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e del Presidente del Consiglio europeo António Costa, ha presentato un piano per Gaza, una proposta unitaria per il futuro e la ricostruzione della Striscia, che prevede investimenti per oltre 53 miliardi di dollari, che l'Unione europea e gli Stati membri devono sostenere attivamente e con determinazione;
10) la drammatica situazione del quadrante mediorientale, strategico per un continente che si affaccia nel Mediterraneo, impone all'Unione europea, se vuole credibilmente rappresentare un presidio nel mondo a difesa del diritto internazionale e dei pilastri del multilateralismo, di non permettere, ancora una volta, che la causa palestinese torni nell'oblio;
11) l'Unione europea – seguendo le posizioni e le proposte avanzate dal precedente Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, Josep Borrell, e non richiamate dall'attuale Alto rappresentante Kaja Kallas – deve impegnarsi per lavorare, in seno alla comunità internazionale, per costruire una pace giusta e duratura, che non può che passare dal riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, a partire da quello di avere uno Stato libero dall'occupazione israeliana, nonché dalla garanzia di sicurezza per Israele;
12) la comunità internazionale ha il dovere morale e giuridico di intervenire, anche a livello diplomatico e umanitario, per proteggere la popolazione civile e promuovere una soluzione pacifica del conflitto;
13) il 9 maggio 2024 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione intitolata «Admission of new members to the United Nations», che riconosce la Palestina come «qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite», raccomandando al Consiglio di sicurezza di «riconsiderare favorevolmente la questione»: il testo è stato adottato con 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astenuti, tra cui l'Italia;
14) il 28 maggio 2024 Spagna, Irlanda e Norvegia hanno riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina e anche il Presidente francese Macron ha recentemente dichiarato che a giugno 2025 la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina;
15) il riconoscimento dello Stato di Palestina oggi rappresenta il presupposto necessario per preservare la prospettiva politica dei «due popoli, due Stati» e, dunque, per garantire la convivenza in pace e sicurezza degli israeliani e dei palestinesi, soprattutto di fronte all'esplicita negazione di questa prospettiva da parte delle leadership politiche al momento al Governo in Israele e agli obiettivi dell'organizzazione terroristica Hamas;
16) già il 27 febbraio del 2015 il Parlamento italiano ha impegnato il Governo italiano a promuovere il riconoscimento della Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 ed anche il Parlamento europeo con la risoluzione del 17 dicembre 2014 ha chiesto il riconoscimento dello Stato palestinese;
17) è in corso presso la Corte internazionale di giustizia – principale organo giudiziario delle Nazioni Unite – un procedimento su iniziativa del Sudafrica nei confronti dello Stato di Israele per la violazione della Convenzione sul genocidio del 1948;
18) la Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ex Ministro della difesa Yoav Gallant e il leader di Hamas Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri – noto come Deif – per crimini di guerra e crimini contro l'umanità per la guerra a Gaza e gli attacchi dell'ottobre 2023;
19) la Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha sollevato in Parlamento dubbi di carattere politico sui provvedimenti della Corte penale internazionale e il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha dichiarato che «la richiesta di arresto di Netanyahu è irrealizzabile» e che «è tutto molto chiaro, ci sono delle immunità e le immunità vanno rispettate», mentre le pronunce della stessa Corte penale internazionale hanno escluso una prevalenza delle norme internazionali sull'immunità rispetto alle sue pronunce per crimini di guerra e crimini contro l'umanità;
20) queste dichiarazioni del Governo comportano l'ennesima palese forma di delegittimazione della Corte penale internazionale, a cui è seguito l'aperto conflitto sul caso del libico Almasri, in un momento in cui sta subendo un forte attacco e l'Europa, e in particolare l'Italia, dovrebbero difenderne ruolo e funzione, perché la Corte rappresenta un'acquisizione fondamentale del diritto e della giustizia internazionale,
impegna il Governo:
1) a riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo, al fine di preservare nell'ambito del rilancio del processo di pace la prospettiva dei «due popoli, due Stati»;
2) a promuovere – forte dell'impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo – il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele;
3) a sostenere, in tutte le sedi internazionali e multilaterali, ogni iniziativa volta a esigere il rispetto immediato del cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, la protezione della popolazione civile di Gaza e la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all'interno della Striscia, il rispetto della tregua in Libano scongiurando il rischio di futuri attacchi da parte di Hezbollah, il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario;
4) a intraprendere con urgenza, nelle opportune sedi internazionali ed europee, ogni iniziativa utile volta all'immediata interruzione, nonché alla ferma condanna del Piano «Carri di Gedeone», atto finale mirato a concludere un progetto di annientamento sistematico di una popolazione martoriata dal conflitto in atto nella Striscia di Gaza;
5) a sostenere il cosiddetto «Piano arabo» per la ricostruzione e la futura amministrazione di Gaza, anche alla luce del favore di larga parte della comunità internazionale, assicurando il pieno coinvolgimento delle forze democratiche e della società civile palestinese, respingendo e condannando qualsiasi piano di espulsione dei palestinesi da Gaza e Cisgiordania;
6) a sospendere urgentemente, ove in essere, le autorizzazioni di vendita di armi allo Stato di Israele concesse anteriormente alla dichiarazione dello stato di guerra dell'8 ottobre 2023, al fine di scongiurare che tali armamenti possano essere utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, nonché a sostenere e farsi promotore, a livello europeo con gli altri Stati membri, di opportune iniziative volte alla totale sospensione della vendita, della cessione e del trasferimento di armamenti allo Stato di Israele, nel rispetto della posizione comune (2008/944/Pesc) sulle esportazioni di armi e del Trattato sul commercio di armi (Att) dell'Onu, come richiesto dalla risoluzione approvata il 5 aprile 2024, dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite;
7) a provvedere all'immediata sospensione dell'importazione degli armamenti dallo Stato di Israele, anche in considerazione dei dati emersi dalla relazione dell'anno 2025, trasmessa alle Camere (di cui all'articolo 5, comma 1, della legge 9 luglio 1990, n. 185);
8) a sostenere in sede europea l'adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario e nei confronti dei coloni responsabili delle violenze in Cisgiordania;
9) a esigere la tutela dell'incolumità della popolazione civile della Cisgiordania, richiedendo che lo Stato di Israele cessi ogni operazione militare, l'occupazione militare illegale di tali territori e l'illegale creazione e sostegno di insediamenti israeliani;
10) a proporre azioni efficaci contro le violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte del Governo di Israele, inclusa la sospensione dell'accordo di associazione Unione europea-Israele, per le ripetute violazioni dell'articolo 2 del suddetto accordo da parte del Governo israeliano e la violazione delle fondamentali regole dello Stato di diritto in atto, come denunciato dalle forze di opposizione israeliane;
11) a dare piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale, in linea con la normativa italiana di adeguamento allo Statuto di Roma e in virtù del previsto obbligo di cooperazione da parte degli Stati membri, senza improprie considerazioni politiche che minerebbero il principio fondante per cui la legge, anche internazionale, è uguale per tutti;
12) a sostenere, in tutti i consessi europei ed internazionali, la legittimità della Corte penale internazionale, mettere in atto ogni iniziativa politica e diplomatica per scongiurare attacchi alla sua operatività e ribadire la necessità della Corte come strumento cardine della giustizia internazionale.
(1-00432) (Nuova formulazione) «Bonelli, Conte, Schlein, Fratoianni, Zanella, Riccardo Ricciardi, Braga».
(16 aprile 2025)
La Camera,
premesso che:
1) il 7 ottobre 2023 milizie riconducibili ad Hamas – organizzazione terroristica che ha nel proprio statuto la distruzione dello Stato di Israele – hanno condotto una serie di attacchi in territorio israeliano, causando la morte di migliaia di civili innocenti, compiendo un vero e proprio femminicidio di massa, seviziando numerosi cittadini, anche stranieri, e rapendo oltre 250 persone che sono state portate a Gaza, molte delle quali risultano ancora ostaggio dei terroristi;
2) l'attacco perpetrato da Hamas ha tutti i connotati di una feroce ed efferata azione terroristica ed è stato fermamente condannato dalla comunità internazionale, che ha ribadito il diritto di Israele a difendere la sua integrità territoriale e la sua popolazione. Il Governo israeliano ha pertanto posto in essere una reazione militare per ripristinare la sicurezza nel territorio e tentare di riportare a casa gli ostaggi trattenuti a Gaza;
3) l'attacco terroristico di Hamas è stato sferrato, peraltro, alla vigilia di un significativo ampliamento degli accordi tra Israele e alcuni Paesi arabi denominati «Accordi di Abramo» con l'adesione dell'Arabia Saudita, accordi volti a intensificare le relazioni diplomatiche e commerciali in Medio Oriente nell'ottica di una stabilizzazione e maggiore cooperazione nell'area, portando così ad una fase di stallo e di tensione che deve essere superata al più presto, riprendendo il percorso positivo della cosiddetta «Pace di Abramo»;
4) l'inasprimento del conflitto scaturito dalle legittime azioni difensive dello Stato d'Israele nei confronti di Hamas è sfociato in un'escalation di violenze in Medio Oriente che, a distanza di oltre un anno dall'inizio del conflitto, continua a mettere a rischio la popolazione civile della Striscia di Gaza, stretta nella morsa dell'esercito israeliano e dalla violenza delle forze terroristiche di Hamas (che ancora controllano militarmente la Striscia e non hanno esitato a celare obiettivi logistici e militari nelle immediate vicinanze di strutture civili), e costretta ad affrontare una gravissima crisi umanitaria e sanitaria;
5) dopo oltre 15 mesi dall'inizio del conflitto è stato raggiunto un accordo sul cessate il fuoco nell'area a partire da domenica 19 gennaio 2025, che prevedeva l'interruzione dei combattimenti a Gaza, il graduale rilascio di ostaggi da parte di Hamas e di prigionieri da Israele e l'ingresso di aiuti rivolti alla popolazione civile coinvolta nel conflitto. La notizia più importante riguardava la presenza di Israele nella Striscia, in quanto l'accordo prevedeva il ritiro delle forze armate dai centri abitati e, successivamente, dal corridoio di Netzarim che divide la Striscia in due;
6) il 2 marzo 2025 è stata interrotta l'erogazione di elettricità ed è stato imposto il blocco degli aiuti umanitari diretti nella Striscia di Gaza, compromettendo ulteriormente la precaria situazione della popolazione civile nel territorio. Tali atti sono in chiara contrapposizione a quanto prescritto dal diritto internazionale umanitario che, in caso di conflitto, vieta in ogni caso l'utilizzo di mezzi contrari al principio di umanità, quali l'uso della fame come metodo di guerra e la privazione di oggetti indispensabili per la sopravvivenza dei civili;
7) il 18 marzo 2025, dopo tre settimane di stallo nei negoziati durante le quali Hamas non ha più liberato ostaggi e ha riorganizzato le proprie forze, sono riprese le ostilità tra lo Stato d'Israele e Hamas, con una serie di attacchi aerei e terrestri israeliani a Gaza che hanno causato ulteriori vittime palestinesi;
8) secondo le autorità sanitarie di Governo di Gaza, dalla ripresa delle ostilità al 15 aprile 2025 sarebbero morti oltre 1.500 palestinesi. Tali numeri sono ancor più drammatici se si tengono in considerazione i mancati progressi verso il cessate il fuoco permanente che poteva prospettarsi a seguito di quello temporaneo sancito a gennaio 2025;
9) a fine aprile 2025 è stato proposto da Hamas un accordo che prevede la liberazione nel tempo di tutti gli ostaggi ancora a Gaza e 5 anni di tregua in cambio della fine del conflitto. La proposta è stata respinta da Israele che ha obiettato che la tregua sarebbe servita ad Hamas per riorganizzare le forze sul campo anche con il sostegno del regime iraniano, il cui scopo è la cancellazione di Israele, ed ha invece annunciato che amplierà significativamente l'offensiva contro Hamas e il Jihad islamico se le trattative per il rilascio immediato degli ostaggi con il gruppo terroristico continueranno ad arenarsi;
10) a inizio maggio 2025, il gabinetto di sicurezza dello Stato di Israele ha approvato all'unanimità un piano militare che prevede l'occupazione dell'intera Striscia di Gaza tramite un approccio definito «intensivo» da parte del Primo ministro Benjamin Netanyahu: quest'ultimo, infatti, ha sostenuto che l'esercito israeliano avrà come obiettivo non più quello di condurre operazioni di terra per poi ritirarsi, bensì di restare all'interno della Striscia. Lo stesso Primo ministro Benjamin Netanyahu ha confermato come il piano preveda anche di costringere la popolazione palestinese a spostarsi nel Sud della Striscia di Gaza;
11) nelle giornate del 15 e 16 maggio 2025 l'esercito israeliano ha aumentato l'intensità dei bombardamenti su varie zone densamente abitate del Nord della Striscia, i quali hanno causato più di centoventi morti, portando avanti in contemporanea anche una serie di attacchi via terra tramite l'avanzamento di mezzi armati e di soldati, facendo, di fatto, presagire l'inizio delle operazioni annunciate nel piano suddetto;
12) l'azione militare israeliana a Gaza si affianca anche alla perdurante crisi umanitaria che sta colpendo la popolazione civile, aggravata della decisione del Governo di Israele di bloccare sistematicamente, dal 2 marzo 2025, l'ingresso di cibo e medicine nella Striscia, tanto che, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, oggi circa 2 milioni di persone patiscono la fame: è necessario che il Governo si impegni a condannare, anche in sede europea, il piano di occupazione israeliano della Striscia di Gaza e allo stesso tempo si attivi a livello diplomatico per favorire l'ingresso di aiuti umanitari, ponendo fine a una delle più gravi crisi umanitarie avvenute a livello mondiale;
13) le scelte annunciate e messe in atto dal Governo Netanyahu risultano in contrasto coi principi sanciti dal diritto internazionale e umanitario e, oltre a provocare ulteriori sofferenze a una popolazione ormai inerme e affamata, rischiano di allontanare ancora di più la cessazione delle ostilità e la fine della guerra;
14) il riconoscimento del diritto di Israele a difendersi e disarmare Hamas (sostenuta dal regime iraniano), a fronte del programmato e sanguinario attacco del 7 ottobre 2023 e dell'obiettiva differenza tra lo Stato democratico di Israele e l'organizzazione terroristica di Hamas composta da fanatici estremisti di matrice islamica, non fanno venir meno la necessità di una netta denuncia degli errori del Governo Netanyahu sostenuto dall'estrema destra nazionalista e una ferma condanna degli atti che ha posto in essere contro i diritti umani, come peraltro sottolineato dalle stesse opposizioni e da gran parte dell'opinione pubblica israeliana;
15) la Presidente della Commissione europea ha di recente ribadito che l'Unione europea manterrà il suo impegno come maggiore donatore di aiuti internazionali al mondo con quasi 2,3 miliardi di euro per gli aiuti umanitari da inizio 2025, con un aumento del sostegno a Gaza a fronte della crisi attuale;
16) anche Papa Leone XIV ha rimarcato, fin dalle sue prime dichiarazioni, che è essenziale arrivare alla pace in Medio Oriente e, soprattutto, consentire l'arrivo di aiuti umanitari per la popolazione civile ormai stremata a Gaza;
17) Netanyahu ha dichiarato nei giorni scorsi di voler evitare la carestia nella Striscia di Gaza e, quindi, di consentire nuovamente l'accesso agli aiuti umanitari: consapevole che la linea del suo Governo sta isolando Israele, anche a livello diplomatico, dal 19 maggio 2025 Israele ha consentito ai primi camion di aiuti umanitari di entrare a Gaza;
18) la cessazione delle ostilità e la fine della guerra dipendono da tutte le parti coinvolte nel conflitto, dalla restituzione degli ostaggi alle loro famiglie, dalla garanzia della sicurezza e dell'integrità dello Stato di Israele, dalla pacifica creazione e riconoscimento di uno Stato palestinese guidato da un'Autorità nazionale palestinese che, in totale discontinuità con Hamas, riconosca il diritto di Israele ad esistere, nella prospettiva dei «due popoli, due Stati», che passa anche dal disarmo e dallo scioglimento di Hamas;
19) l'attuale conflitto e la linea del Governo Netanyahu sulla Striscia di Gaza sembrano compromettere la possibilità di giungere a breve ad una pace duratura e in questo quadro desta forte preoccupazione anche la politica relativa ai coloni messa in atto dall'attuale Governo israeliano;
20) come ricordato dall'allora Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi, nel 2015 alla Knesset: «non basta domandare la pace per Gerusalemme, ma occorre costruirla con l'impegno di tutti gli attori in campo e non. La pace sarà possibile solo quando sarà interamente compiuto il progetto “due Stati per due popoli” e ciò potrà avvenire solo se sarà garantita la piena sicurezza di tutti con il rispetto del diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione e il diritto del popolo ebraico al proprio Stato nazionale» e in questa prospettiva vanno sostenuti gli sforzi del Presidente Macron, congiuntamente all'Arabia Saudita, per arrivare a tale obiettivo,
impegna il Governo:
1) ad adoperarsi in ogni sede per raggiungere il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e addivenire ad una pace duratura ed equa per le parti coinvolte, che preveda la liberazione immediata degli ostaggi ancora in mano ad Hamas e la restituzione dei corpi degli ostaggi uccisi, incrementando a tal fine l'impegno diplomatico dell'Italia;
2) ad impegnarsi in ogni sede per garantire l'accesso alle cure e ai beni di prima necessità all'intera popolazione palestinese di Gaza ormai stremata, con particolare riferimento ai più fragili, alle donne e ai minori, evitando che la distribuzione sia gestita da Hamas, ma sia affidata a soggetti riconosciuti dalle parti come indipendenti, intensificando anche il contributo del nostro Paese;
3) ad adottare iniziative di competenza volte a favorire lo sviluppo di un'Autorità nazionale palestinese moderata, capace di controllare il territorio e garantire la condanna delle organizzazioni terroristiche, in particolare Hamas, che va disciolta, disarmata e a cui va impedito in ogni modo di progettare e ripetere in futuro un attacco come quello del 7 ottobre 2023;
4) a condannare fermamente, anche in sede europea, il piano di occupazione militare della Striscia di Gaza avanzato da Netanyahu, promuovendo azioni diplomatiche volte a far desistere il Governo israeliano dall'attuazione del piano e a trovare una soluzione pacifica;
5) a perseguire con determinazione la soluzione «due popoli, due Stati», che passa attraverso il riconoscimento del diritto ad esistere di Israele;
6) a rafforzare l'impegno in ambito educativo e di sensibilizzazione, ma anche la tutela della sicurezza della popolazione di religione ebraica sempre più spesso oggetto di minacce, ingiurie, atti vandalici e violenze verbali a causa del riacuirsi dell'antisemitismo.
(1-00441) «Boschi, Gadda, Bonifazi, Del Barba, Faraone, Giachetti, Gruppioni».
(20 maggio 2025)
La Camera,
premesso che:
1) il 18 marzo 2025 si è interrotto il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza in vigore dal 19 gennaio 2025 e frutto dell'accordo tra Israele e Hamas a conclusione di un complesso negoziato mediato da Egitto, Qatar e Stati Uniti. Un accordo in tre fasi, la prima delle quali, conclusasi il 1° marzo 2025, ha previsto una tregua di 42 giorni, durante i quali è avvenuto il graduale rilascio dei primi 33 ostaggi ancora nelle mani di Hamas, il rilascio di centinaia di detenuti palestinesi reclusi nei penitenziari israeliani e un graduale inizio del ritiro delle forze israeliane dalle aeree popolate della Striscia di Gaza verso una «zona cuscinetto» lungo il confine della Striscia;
2) lo stallo nelle trattative per la definizione delle successive fasi dell'accordo e la ripresa dei combattimenti nella Striscia di Gaza, con l'ulteriore aggravarsi della situazione della popolazione civile, suscita fortissima preoccupazione;
3) gli attacchi terroristici di Hamas contro inermi cittadini israeliani del 7 ottobre 2023 hanno innescato una spirale di inaudita violenza, che sta causando migliaia di vittime e una crisi umanitaria senza precedenti nella Striscia di Gaza;
4) rimane prioritario affrontare l'emergenza umanitaria del popolo palestinese e le sue legittime aspirazioni a poter vivere in pace in un proprio Stato, così come è necessario tutelare l'altrettanto legittima aspirazione alla sicurezza di Israele;
5) l'Italia fin dall'11 marzo 2024 ha attivato il progetto «Food for Gaza», in collaborazione con l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao), il Programma alimentare mondiale (Pam) e la Federazione internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ficross), per facilitare la fornitura di aiuti alla popolazione palestinese;
6) il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è in stretto contatto con le autorità di Gerusalemme e di Ramallah per accelerare i tempi di ingresso degli aiuti a Gaza e far sì che i beni di prima necessità diretti alla popolazione civile possano giungere a destinazione senza passare attraverso le strutture gestite direttamente o indirettamente da Hamas;
7) attualmente, dopo 19 mesi di guerra tra Israele e Hamas, sul tavolo risultano presenti due piani per un riavvio delle trattative per il futuro della Striscia: uno proposto dall'Amministrazione del Presidente Trump e quello approvato il 3 marzo 2025 al Cairo dalla Lega Araba. Quest'ultimo piano prevede uno stanziamento di 53 miliardi di dollari per la ricostruzione di Gaza, evita qualsiasi forma di trasferimento forzato dei palestinesi e stabilisce una fase di transizione della governance della Striscia della durata di sei mesi nei quali la gestione dell'area sarebbe affidata a un comitato palestinese indipendente e composto di tecnici, operante sotto l'ombrello dell'Autorità nazionale palestinese (Anp). Secondo il documento finale del vertice, tale entità non dovrebbe avere legami con alcuna fazione politica e sarebbe incaricata di supervisionare gli aiuti e amministrare il territorio in vista del ritorno dell'Autorità nazionale palestinese a Gaza. Egitto e Giordania sarebbero incaricati di addestrare le forze di sicurezza palestinesi sotto la guida dell'Autorità nazionale palestinese;
8) contribuirebbe notevolmente, altresì, ad abbassare le tensioni regionali il progressivo allargamento della rete degli Accordi di Abramo, su impulso dell'Amministrazione statunitense, in particolare all'Arabia Saudita, con il possibile coinvolgimento di Riyadh nel mantenimento della sicurezza nella Striscia di Gaza;
9) avrebbe ripercussioni positive sullo sviluppo regionale e, quindi, sulla ricostruzione delle aree devastate dai recenti combattimenti anche il successo del progetto Imec, che collegherebbe l'Indo-Pacifico al Mediterraneo proprio attraversando il Medio Oriente;
10) l'Italia sostiene la proposta dell'Egitto per la ricostruzione della Striscia di Gaza, appoggiata anche da tutti i Paesi arabi, mantenendo fermo l'obiettivo «due popoli, due Stati» in Medio Oriente;
11) il 25 marzo 2025 e nei giorni successivi si sono registrate diverse manifestazioni nel Nord della Striscia di Gaza, a Beit Lahiya, Gaza City e Kahn Younis, per poi diffondersi anche a Deir al-Balah, nel centro di Gaza, che hanno evidenziato una crescente avversione nei confronti di Hamas. Tra i temi delle proteste, oltre alla richiesta che ai gazawi sia concesso di vivere e di avere accesso al cibo, vi erano la fine della guerra, delle morti, degli sfollamenti e delle minacce di espulsione e la richiesta che Hamas lasci il Governo della Striscia;
12) il 23 aprile 2025 a Ramallah il Presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, nel corso dell'ottantaduesima sessione del Consiglio centrale dell'Autorità nazionale palestinese, ha apostrofato i capi di Hamas con epiteti ingiuriosi («figli di cani»), ritenendoli co-responsabili della morte di centinaia di persone a causa della loro ostinazione nel non volere rilasciare gli ostaggi israeliani ancora nelle loro mani. Abu Mazen ha, inoltre, invitato Hamas a lasciare il potere e a deporre le armi, a trasformarsi in partito politico e a dialogare con Fatah;
13) dal 2006, quando Hamas vinse le elezioni per eleggere il Consiglio legislativo palestinese, è nata una forte contrapposizione con Fatah, il partito arrivato secondo e che aveva espresso fino a quel momento il Presidente dell'Autorità nazionale palestinese, che ha portato nel 2007 alla guerra civile di Gaza, con la conseguente divisione del Governo palestinese (con Hamas nella Striscia di Gaza e Fatah in Cisgiordania) mai ricomposta;
14) diversi Stati europei hanno riconosciuto la Palestina come Stato indipendente (da ultimo, il 28 maggio 2024 Spagna, Irlanda e Norvegia e il 4 giugno 2024 la Slovenia), ritenendo che ciò potrebbe favorirebbe la soluzione «dei due Stati» e rafforzerebbe le forze palestinesi moderate. Altri Governi occidentali, tra i quali Germania, Francia, Stati Uniti, Regno Unito ed Italia, ritengono che un tale atto debba essere ricompreso all'interno di una più ampia serie di azioni volte a porre fine al conflitto israelo-palestinese e a raggiungere la soluzione dei due Stati;
15) nella seduta del 28 gennaio 2025 l'Assemblea della Camera dei deputati ha votato diversi atti di indirizzo al Governo in merito al conflitto in corso a Gaza e agli obblighi di cooperazione e assistenza giudiziaria nei confronti della Corte penale internazionale;
16) con l'approvazione della mozione 1-00387 (Nuova formulazione) si è impegnato il Governo, fra l'altro, a lavorare in tutte le sedi internazionali affinché si pervenga alla costruzione di un'architettura regionale in cui siano garantiti la sicurezza di Israele e i diritti del popolo palestinese, con l'obiettivo della soluzione dei «due popoli, due Stati» in cui due Paesi democratici, Israele e Palestina, possano vivere fianco a fianco in pace all'interno di confini sicuri e riconosciuti e che sarà all'interno di tale quadro negoziale complessivo che andrà collocato il riconoscimento dello Stato palestinese da parte dell'Italia;
17) a seguito di votazioni per parti separate l'Assemblea ha, altresì, respinto specifici punti contenuti nei dispositivi delle mozioni 1-00370 e 1-00375 volti ad impegnare il Governo nel riconoscimento dello Stato di Palestina;
18) il 21 novembre 2024, la Prima camera preliminare della Corte penale internazionale ha emesso due mandati di arresto per il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex Ministro della difesa Yoav Gallant per presunti crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi tra l'8 ottobre 2023 e il 20 maggio 2024, in relazione all'operazione militare condotta nella Striscia di Gaza dopo il 7 ottobre 2023. Per la Corte penale internazionale, Netanyahu e Gallant avrebbero violato il diritto internazionale umanitario impedendo che aiuti umanitari giungessero alla popolazione della Striscia di Gaza. Contestualmente, è stato emesso un mandato d'arresto anche a carico del comandante dell'ala militare di Hamas, Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, per crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi sul territorio dello Stato di Israele e nella Striscia di Gaza a partire almeno dal 7 ottobre 2023. L'esercito israeliano, tuttavia, già il 1° agosto 2024 aveva annunciato la morte dell'esponente di Hamas a seguito di un'azione militare nei pressi di Khan Yunis del 13 luglio 2024, notizia in seguito confermata il 30 gennaio 2025, dal portavoce delle Brigate al-Qassam. Il 26 febbraio 2025, su richiesta del procuratore, la Prima camera preliminare ha archiviato il caso nei confronti di Mohammed Diab Ibrahim al-Masri alla luce delle evidenze raccolte sul suo verosimile decesso;
19) il 24 aprile 2025 la Camera d'appello della Corte penale internazionale ha stabilito che la questione della competenza giurisdizionale sui mandati di arresto contro il Primo ministro e l'ex Ministro della difesa israeliani dovrà essere riesaminata. Il dossier è stato rinviato ai giudici della Prima camera preliminare che dovranno rivalutare la questione centrale: se la Corte penale internazionale abbia effettivamente giurisdizione sul caso, anche tenendo conto del fatto che Israele non ha firmato lo Statuto di Roma, base legale dell'attività della Corte. La Prima camera preliminare aveva respinto, ritenendola prematura, la contestazione sollevata da Israele riguardante la giurisdizione della Corte, ai sensi dell'articolo 19(2) dello Statuto, in relazione al procedimento contro Netanyahu e Gallant. La Camera d'appello, invece, ai sensi dell'articolo 82(1)(a) dello Statuto, ha giudicato ammissibile il ricorso di Israele, ritenendo che la Camera preliminare abbia effettuato un errore di diritto nella misura in cui non ha sufficientemente valutato le argomentazioni addotte da Israele;
20) la Camera d'appello non si è pronunciata, invece, sulla richiesta di Gerusalemme di sospendere i mandati di arresto fintantoché la questione della giurisdizione sia ancora in discussione, affermando che tale valutazione spetta alla Prima camera preliminare,
impegna il Governo:
1) a sostenere, insieme ai partner europei e internazionali, ogni tentativo di soluzione negoziata tra Israele e i rappresentanti palestinesi – anche a partire dal piano predisposto dai Paesi arabi – per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza e per consolidare in modo permanente la cessazione delle ostilità, anche nell'ottica di rilanciare un processo politico verso una pace giusta e duratura in Medio Oriente, basata sulla soluzione dei due Stati, con Israele e uno Stato di Palestina che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, all'interno di confini mutualmente riconosciuti;
2) a lavorare affinché le parti, nel rispetto del diritto internazionale umanitario e della legalità internazionale, giungano all'immediata cessazione dei combattimenti, alla liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, al ripristino delle condizioni che consentano l'assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza;
3) a proseguire l'attività diplomatica affinché le autorità israeliane autorizzino l'ingresso dei camion di «Food for Gaza» nella Striscia, consentendo agli aiuti alimentari e ai beni di prima necessità di raggiungere, senza l'intermediazione di Hamas, la popolazione palestinese che sta soffrendo da troppo tempo le conseguenze di questi mesi di guerra;
4) a incoraggiare e sostenere l'allargamento della rete degli Accordi di Abramo, nonché la realizzazione dell'Imec, che interesserebbe anche il nostro Paese.
(1-00442) «Orsini, Calovini, Formentini, Carfagna, Deborah Bergamini, Caiata, Billi, Bicchielli, Marrocco, Di Giuseppe, Coin, Loperfido, Crippa, Maullu, Giglio Vigna, Mura, Tremonti, De Monte».
(20 maggio 2025)
La Camera,
premesso che:
1) la situazione umanitaria in cui versa la popolazione della Striscia di Gaza è catastrofica e il blocco dell'accesso degli aiuti, disposto dalle autorità israeliane per oltre due mesi, configura gravissime responsabilità giuridiche, politiche e morali;
2) le azioni delle forze militari e di sicurezza israeliane, in risposta al pogrom compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023, costituiscono l'esercizio di un legittimo diritto di difesa da parte di un Paese aggredito se rispettano un principio di proporzionalità, che il Governo Netanyahu ha invece apertamente e ripetutamente violato, con un uso indiscriminato della violenza ai danni della popolazione civile;
3) la prospettiva della deportazione di milioni di arabi palestinesi da Gaza, avanzata ufficialmente dai vertici del Governo di Israele, con il sostegno irresponsabile del Presidente degli Stati Uniti, configura un potenziale crimine di guerra, nonché un elemento destinato ad alimentare ulteriormente la spirale dell'odio;
4) a questo si aggiunge la posizione di autorevoli e determinanti esponenti del Governo israeliano che ormai chiedono apertamente l'annessione della Cisgiordania e la ricolonizzazione della Striscia di Gaza da parte di Israele, alimentando continue e ingiustificabili violenze nei confronti dei palestinesi di Cisgiordania ed espropriazioni illegali di porzioni di territorio;
5) d'altra parte, il 7 ottobre 2023 ha dimostrato in modo irrevocabile che la prospettiva dei «due popoli, due Stati», fondata sul loro riconoscimento reciproco, per la soluzione del conflitto israelo-palestinese, ha come presupposto fondamentale la sconfitta politica e militare di Hamas e la liberazione di oltre due milioni di palestinesi dal dominio ideologico e militare di un'organizzazione terroristica, il cui scopo non è la creazione di uno Stato palestinese, ma la distruzione dello Stato di Israele;
6) cinquantotto ostaggi israeliani, più della metà dei quali sarebbero già morti, sono ancora prigionieri a Gaza; la loro liberazione costituisce un obiettivo inderogabile della comunità internazionale e la loro perdurante prigionia dimostra che Hamas non ha né interesse, né intenzione di interrompere le ostilità;
7) le prime manifestazioni di dissenso emerse nella Striscia di Gaza, pur represse con brutalità, sono la dimostrazione che una parte della società palestinese esprime un rifiuto nei confronti del controllo esercitato da Hamas, anche in un contesto caratterizzato da forti limitazioni delle libertà civili;
8) assume, dunque, particolare rilevanza il piano approvato dalla Lega Araba per la ricostruzione di Gaza, il quale presuppone un nuovo assetto di governance sotto l'Autorità nazionale palestinese, con l'esclusione di Hamas e il consolidamento di una prospettiva di stabilità duratura per la regione;
9) il piano della Lega Araba è stato sostenuto dai Governi dei principali Paesi europei – Germania, Francia, Regno Unito e Italia – i cui Ministri degli esteri hanno sottoscritto una nota congiunta in cui dichiarano di accogliere «con favore l'iniziativa araba di un piano di ripresa e ricostruzione per Gaza. Il piano indica un percorso realistico per la ricostruzione di Gaza e promette, se attuato, un miglioramento rapido e sostenibile delle catastrofiche condizioni di vita dei palestinesi che vivono a Gaza»;
10) la strategia per affrontare la questione del conflitto israelo-palestinese e per stabilizzare in modo sostenibile la regione non può prescindere dal duplice obiettivo di garantire condizioni effettive di sicurezza per lo Stato ebraico e il riconoscimento dell'indipendenza nazionale a uno Stato palestinese sovrano, con un proprio territorio e disponibile a convivere pacificamente accanto a Israele;
11) il riconoscimento di uno Stato palestinese e di confini certi, sicuri e non consegnati all'arbitrio di ciascuna delle parti, costituisce una condizione inderogabile per una convivenza pacifica tra israeliani e palestinesi, di cui vanno costruite le condizioni istituzionali, ma di cui non può essere revocato in dubbio il presupposto essenziale: quello, per l'appunto, di due Stati vicini e autonomamente sovrani per i due popoli che vivono tra il Giordano e il Mediterraneo;
12) a questo fine sarebbe utile, nella fase successiva al cessate il fuoco, l'organizzazione da parte dell'Unione europea di una conferenza internazionale — sul modello di quella di Madrid del 1991 che portò, nel 1993, agli Accordi di Oslo e all'istituzione dell'Autorità nazionale palestinese e, nel 1994, alla pace tra Israele e Giordania —, con la partecipazione, oltre che di Israele e dell'Autorità nazionale palestinese, dell'Onu, dei Paesi della regione coinvolti e degli Stati Uniti, aperta ai rappresentanti della società civile israeliana e palestinese, per il riavvio di un processo negoziale;
13) nel quadro della fortissima recrudescenza del conflitto israelo-palestinese, costituisce una grave ragione di allarme l'aumento in tutto l'Occidente degli episodi di discriminazione, intimidazione e violenza antisemita, di cui anche nel nostro Paese vi sono stati esempi vergognosi, quale la recente cacciata degli studenti dell'Ugei – Unione giovani ebrei d'Italia – da un aula dell'Università di Torino, dove il 15 maggio 2025 avrebbero dovuto tenere un incontro pubblico proprio sul tema del contrasto all'antisemitismo,
impegna il Governo:
1) ad operare in sede europea e internazionale per perseguire i seguenti obiettivi, al fine di favorire il riavvio di un processo di pace nel conflitto israelo-palestinese:
a) l'adozione di un piano di sanzioni nei confronti di Israele, se il Governo Netanyahu dovesse proseguire, come negli ultimi mesi, le operazioni militari nella Striscia di Gaza in violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario;
b) la promozione del processo di internazionalizzazione della gestione dell'emergenza politico-umanitaria in corso nella Striscia di Gaza, per la liberazione degli ostaggi ancora prigionieri e il disarmo delle milizie di Hamas e per consentire l'accesso senza ostacoli degli aiuti umanitari necessari al soddisfacimento dei bisogni più urgenti della popolazione civile;
c) il sostegno al piano della Lega Araba presentato il 5 marzo 2025 per la ricostruzione e una nuova governance della Striscia di Gaza e l'ampliamento del fronte europeo di Paesi favorevoli a questo progetto di transizione, che sottragga ad Hamas il controllo della Striscia e rafforzi in prospettiva il ruolo dell'Autorità nazionale palestinese;
d) il contrasto al piano del Presidente Trump per la Striscia di Gaza, compresa l'ipotesi di deportazione della popolazione ivi residente e il progetto di assegnazione del controllo della Striscia all'Amministrazione statunitense;
e) il ripristino, nell'immediato, di una prospettiva negoziale per l'obiettivo dei «due popoli, due Stati», attraverso il riconoscimento nazionale ed europeo dell'Autorità nazionale palestinese come unica rappresentante legittima del popolo palestinese e titolare della sovranità del futuro Stato, istituito con una Costituzione e un sistema di governo democratico, sulla base del riconoscimento del diritto all'esistenza dello Stato di Israele;
f) l'opposizione ai tentativi, chiaramente perseguiti da parte di alcune forze politiche israeliane, pur con evidenti contrasti all'interno della società e del Parlamento di Israele, per un'annessione di fatto di Gaza e della Cisgiordania, che non rappresenterebbe solo un gravissimo vulnus della legalità internazionale, ma l'istituzione di un vero e proprio regime discriminatorio verso la popolazione palestinese;
g) la promozione da parte dell'Unione europea di una conferenza di pace sul futuro assetto dello Stato di Palestina, che affronti tutte le questioni rimaste sospese e irrisolte, che oggi pregiudicano l'avvio di un processo negoziale: lo smantellamento delle colonie israeliane in Cisgiordania, il futuro status di Gerusalemme, il riconoscimento esplicito da parte israeliana del diritto all'esistenza di uno Stato palestinese nei territori di Gaza e della Cisgiordania, la rinuncia al terrorismo da parte palestinese e il suo pieno riconoscimento di Israele;
h) l'organizzazione di campagne di sensibilizzazione e politiche di contrasto verso la diffusione del pregiudizio antisemita e dei conseguenti episodi di discriminazione e violenza a danni di cittadini di religione ebraica e cittadinanza israeliana.
(1-00443) «Richetti, Rosato, Onori, Pastorella, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Ruffino».
(20 maggio 2025)
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
MARATTIN. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
i Ministri della difesa e degli affari esteri e della cooperazione internazionale hanno annunciato nei giorni scorsi che l'Italia ha centrato l'obiettivo del 2 per cento del prodotto interno lordo in spese per la difesa che la Nato da tempo richiedeva e che il documento con i nuovi calcoli effettuati dal Governo italiano è già stato inviato al Segretario generale;
nella legge di bilancio per il 2025 le spese per la difesa erano pari all'1,57 del prodotto interno lordo (circa 35 miliardi di euro). Il 2 per cento del prodotto interno lordo ammonta invece a 45 miliardi di euro, oltre 10 miliardi in più;
il dato riguardante il rapporto tra spese per la difesa e prodotto interno lordo all'1,57 per cento nel 2025 è stato presentato dal Ministro interrogato nell'audizione del 7 novembre 2024 in Commissione affari esteri e difesa del Senato della Repubblica sul Documento programmatico pluriennale per la difesa per il triennio 2024-2026. Il Ministro interrogato ha dichiarato che «passiamo dall'1,54 per cento di quest'anno all'1,57 per cento nel 2025, all'1,58 per cento del 2026 e all'1,61 per cento del 2027»;
il bilancio della difesa in chiave Nato è una rappresentazione del bilancio elaborato in base a parametri e criteri indicati dall'Alleanza;
per quanto attiene il complessivo volume finanziario da prendere a riferimento, risulta all'interrogante che il budget in chiave Nato si discosta dal bilancio della difesa, in quanto, rispetto a quest'ultimo, si:
a) detrae l'intero importo della funzione sicurezza, presente nel bilancio della difesa, ad esclusione della quota relativa al personale dell'Arma dei carabinieri impiegabile presso i teatri operativi del fuori area;
b) detrae dalle pensioni provvisorie del personale in ausiliaria l'importo afferente all'Arma dei carabinieri, a meno della quota parte impiegabile presso i teatri operativi;
c) aggiunge l'importo della spesa pensionistica del personale militare e civile sostenuta dall'Inps, includendo solo la quota deployable del personale dell'Arma dei carabinieri;
d) aggiunge l'importo relativo al finanziamento di selezionati programmi della difesa da parte del Ministero delle imprese e del made in Italy (che risulta già incluso nel bilancio integrato della difesa);
e) aggiunge il finanziamento relativo alla partecipazione del contingente militare italiano alle missioni internazionali (che risulta già incluso nel bilancio integrato della difesa) –:
se il Ministro interrogato intenda confermare lo schema di budget in chiave Nato sopra descritto, indicando per ogni singola voce l'ammontare delle detrazioni e degli importi aggiuntivi, allo scopo di chiarire dettagliatamente le modalità di reperimento nel bilancio dello Stato dei 10 miliardi di euro necessari al raggiungimento del 2 per cento del rapporto tra spese per la difesa e prodotto interno lordo.
(3-01961)
(20 maggio 2025)
FRANCESCO SILVESTRI, PELLEGRINI, BALDINO, LOMUTI, RICCARDO RICCIARDI, AURIEMMA, ILARIA FONTANA, ALIFANO, QUARTINI e SANTILLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
nell'introduzione del Documento programmatico pluriennale della difesa 2024-2026, trasmesso alla Presidenza della Camera dei deputati il 12 settembre 2024, il Ministro interrogato affermava che «siamo infatti ancora lontani dal conseguire una spesa per la difesa pari al 2 per cento del prodotto interno lordo entro il 2028». Dato confermato nel paragrafo in cui si dettaglia la redazione del bilancio integrato della difesa in chiave Nato, specificando che le difficoltà permangono «nonostante il rifinanziamento, per il quarto anno consecutivo, del “Fondo relativo all'attuazione dei programmi di investimento pluriennale per le esigenze di difesa nazionale” che prevede una assegnazione in legge di bilancio 2024-2026 di 22,5 miliardi di euro nei prossimi 15 anni»;
il 15 maggio 2025 il Ministro Tajani, a margine della riunione informale dei Ministri degli affari esteri Nato in Turchia, ha annunciato il raggiungimento dell'obbiettivo tendenziale del 2 per cento del prodotto interno lordo per la spesa in difesa e sicurezza;
il budget della difesa in chiave Nato viene individuato sulla base di parametri e criteri propri dell'Alleanza, affinché, nell'ambito della cosiddetta Defence planning capability survey, i dati finali siano omogenei e quindi comparabili con quelli di tutti i Paesi appartenenti all'Alleanza. Si ricorda, inoltre, che per la Nato sono ricevibili quei costi che «possono anche includere reparti di altre forze ma solo in proporzione alle forze che sono addestrate secondo tattiche militari, equipaggiate come una forza militare, in grado di operare sotto autorità militare diretta durante operazioni schierate, e realisticamente impiegabili al di fuori del territorio nazionale a supporto di una forza militare», come previsto nel Defence expenditure of NATO Countries (2014-2024);
secondo stime dell'Osservatorio Mil€x, il bilancio integrato della difesa in chiave Nato nel 2025 si aggirerebbe intorno ai 35 miliardi di euro, dunque il raggiungimento del 2 per cento del prodotto interno lordo dichiarato dal Governo – ovvero circa 45 miliardi di euro considerando il valore odierno dichiarato – comporterebbe un investimento aggiuntivo di quasi 10 miliardi di euro. Considerate le modalità di redazione richieste dalla Nato, non è chiaro quali voci di spesa siano state inserite per raggiungere l'obiettivo in oggetto –:
in vista del prossimo vertice Nato, se il Governo intenda incrementare l'obiettivo del 2 per cento, tenuto conto dell'assoluta necessità del sostegno alla spesa sanitaria, alle filiere produttive dell'occupazione, all'istruzione e all'ambiente.
(3-01962)
(20 maggio 2025)
GRIMALDI, ZANELLA, BONELLI, FRATOIANNI, BORRELLI, DORI, GHIRRA, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
nella «Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento (anno 2024)» se, da un lato, si precisa che «le caratteristiche dell'intervento israeliano su Gaza hanno indotto l'Autorità nazionale Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) a non concedere nuove autorizzazioni all'export a mente della legge n. 185 del 1990», dall'altro si evince che «rispetto al 2023, nel 2024 Israele sale dalla settima alla seconda posizione come Paese di provenienza con 42 autorizzazioni per un valore di 154.937.788 euro, con un'incidenza del 20,83 per cento sul totale (nel 2023 era al 2,52 per cento con 31.545.932 euro)»;
in risposta all'interrogazione n. 5-03933 il Governo ha precisato che dopo l'avvio della guerra a Gaza ha bloccato le nuove licenze per esportare armamenti in Israele, ma ha continuato a inviare le armi relative alle vecchie licenze, spedendo però solo materiali che non potessero essere utilizzati contro la popolazione civile;
sostenere che fornire manutenzione e pezzi di ricambio a sistemi d'arma o munizioni a sostegno di un esercito, come quello di Israele che sta effettuando un vero e proprio sterminio della popolazione gazawi, possa non avere un impatto sui civili appare difficile da sostenere;
riguardo alle importazioni, il Governo sostiene che avvengano nel pieno rispetto della normativa vigente, in linea con le esigenze di sicurezza nazionale e gli interessi economici delle imprese italiane;
di fronte alle atrocità commesse dall'esercito israeliano a Gaza e in Cisgiordania, dopo l'approvazione e l'avvio di una nuova operazione diretta all'occupazione militare di Gaza e ai piani di deportazione di milioni di palestinesi perfino in Libia, non sono sufficienti generici inviti alla moderazione, ma occorrono ferme decisioni e atti da parte di Italia e Unione europea;
Israele negli ultimi mesi ha fermato tutti gli aiuti umanitari diretti a Gaza, utilizzando e perfino rivendicando la fame come arma di guerra, violando i principi stessi del diritto internazionale e umanitario;
è di questi giorni l'approvazione della prosecuzione dei programmi di A/R n. Smd 03/2020 e Smd 37/2021, finalizzati alla progressiva implementazione di suite operative «multi-missione multi-sensore» (MmMs) su piattaforma condivisa Gulfstream G550 «Green» base Jamms. La tecnologia di questi sistemi è israeliana –:
se non ritenga, per quanto di competenza, di interrompere qualsiasi rapporto di cooperazione e accordo militare con Israele e le sue aziende, decidendo di conseguenza di sospendere ogni legame di collaborazione e addestramento con Israele e con l'industria bellica israeliana.
(3-01963)
(20 maggio 2025)
BOSCHI, BONIFAZI, DEL BARBA, FARAONE, GADDA, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il complesso siderurgico ex Ilva di Taranto, ora Acciaierie d'Italia, società partecipata al 62 per cento dal gruppo ArcelorMittal e al 38 per cento da Invitalia di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze, costituisce da decenni un asset industriale strategico per il Paese, sia per le dimensioni della produzione sia per il ruolo centrale nella filiera manifatturiera, in particolare nei settori della cantieristica, dell'automotive, dell'elettrodomestico e delle costruzioni;
a seguito del progressivo peggioramento gestionale ed economico di Acciaierie d'Italia, aggravato dal contenzioso tra i soci pubblici e privati, dal calo produttivo e dalla perdita di commesse, il Governo è intervenuto con il decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 aprile 2024, n. 56, introducendo misure urgenti che avrebbero dovuto tutelare impianti e occupazione;
nel corso delle comunicazioni rese alle Camere e in numerose dichiarazioni pubbliche, il Ministro interrogato ha ribadito l'impegno del Governo a mantenere la produzione di acciaio a Taranto, puntando su continuità produttiva, sostenibilità ambientale e rilancio competitivo dello stabilimento, anche tramite la revisione del piano industriale e l'ingresso di nuovi partner;
attualmente lo stabilimento ex Ilva di Taranto risulta sostanzialmente fermo, con una produzione ridotta a meno di 1 milione di tonnellate annue, a fronte di una capacità nominale superiore a 8 milioni, mentre si registrano segnali di significativi ritardi nell'attuazione del nuovo piano industriale, rendendo concreto il rischio di un disimpegno strutturale dalla produzione di acciaio primario in Italia;
il Ministro interrogato ha dichiarato che, a seguito dell'incendio all'altoforno 1, la produzione sarà dimezzata e l'occupazione ridotta per un lungo periodo, lasciando intendere un ridimensionamento strutturale del piano industriale e della piena capacità produttiva del sito, con evidenti conseguenze sul piano occupazionale;
il 19 maggio 2025, a margine dell'assemblea di Confindustria Varese, anche il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha lanciato un forte allarme, definendo «una pazzia» l'ipotesi di abbandonare la produzione di acciaio in Italia ed evidenziando che la perdita dell'impianto di Taranto comporterebbe gravi ricadute economiche e strategiche –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per garantire il mantenimento e il rilancio della produzione siderurgica presso l'ex Ilva di Taranto, assicurandone la competitività a livello europeo, garantendo la sostenibilità ambientale e tutelando i livelli occupazionali.
(3-01964)
(20 maggio 2025)
BIGNAMI, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CARAMANNA, MAIORANO, SCHIANO DI VISCONTI, COMBA, GIOVINE, MAERNA, PIETRELLA e ZUCCONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
due decisioni della magistratura hanno reso più difficile il progetto di riconversione green dello stabilimento di Taranto: il sequestro della procura di Taranto che non ha consentito all'azienda, dopo lo spegnimento, di procedere alla salvaguardia della capacità operativa dell'altoforno 1, a fronte di un incendio che non aveva comportato conseguenze per il personale, e la sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato la gara per il Direct reduced iron, l'impianto che deve realizzare il preridotto per alimentare i forni elettrici;
il Governo ha assicurato tutto quello che era necessario per la ripresa produttiva dello stabilimento: il finanziamento pubblico all'impresa, con il consenso della Commissione europea; l'aiuto alle imprese dell'indotto e gli indennizzi ai cittadini di Tamburi, il rapido avvio delle procedure di assegnazione degli impianti a un player internazionale che possa realizzare investimenti significativi per rilanciare la produzione con la nuova tecnologia green; il tutto con il consenso dei sindacati che per la prima volta hanno sottoscritto un accordo per la gestione della cassa integrazione;
è in fase di rilascio l'autorizzazione integrata ambientale, seconde le più avanzate prescrizioni ambientali e sanitarie;
si sono individuati 15 progetti di investimenti nell'area per un ammontare di almeno 5 mila nuovi occupati diretti e ancor di più nella filiera per assorbire anche eventuali esuberi di Ilva e Acciaierie d'Italia, quali quelli nella cantieristica, nel settore ferroviario, nell'aerospazio, nella transizione energetica, nei data center;
analogo processo di rilancio della siderurgia green, che renderà l'Italia il Paese più avanzato al mondo, è stato compiuto per il polo di Piombino, con la firma dell'accordo di sviluppo con Jsw per il revamping e l'ammodernamento del treno rotaie e con l'imminente firma dell'accordo di programma con Metinvest per la produzione di coils da forni elettrici, e per il polo di Terni, per il quale si dovrebbe concludere la sottoscrizione dell'accordo di programma;
l'Italia guida il fronte delle riforme nell'Unione europea, con la presentazione di un «non paper» per la revisione del Cbam, ai fini di rendere sostenibile la produzione siderurgica green, e di un analogo documento settoriale sulla siderurgica sul quale si sta ottenendo un largo consenso –:
quali siano le conseguenze degli atti dell'autorità giudiziaria segnalati in premessa e se la situazione del sito di Taranto sia del tutto compromessa o si possa ancora salvare il polo siderurgico, nonché quali siano le condizioni necessarie perché il progetto di riconversione green possa realizzarsi anche con gli impianti dell'ex Ilva.
(3-01965)
(20 maggio 2025)
PELUFFO, UBALDO PAGANO, DE MICHELI, DI SANZO, GNASSI, LACARRA, PANDOLFO, STEFANAZZI, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
la situazione dell'ex Ilva di Taranto è estremamente preoccupante: la produzione è ai minimi storici, le misure adottate in favore dell'indotto sono risultate gravemente insufficienti, non di rado si registrano picchi di emissioni nocive, e, sotto il profilo occupazionale, vige un grave stato di incertezza;
il 7 maggio 2025 si è verificato un incendio all'interno dell'altoforno 1, che, fortunatamente, non ha causato ferimenti o decessi tra gli addetti presenti sul luogo;
sebbene, secondo Acciaierie d'Italia, si sia trattato di un evento causato «da un'anomalia improvvisa», alcuni osservatori sostengono che l'incidente possa essere conseguenza diretta della riattivazione dell'altoforno 1, avvenuta a ottobre 2024 secondo procedure ancora non accertate e potenzialmente difformi da quelle standard;
tale episodio, peraltro, sarebbe all'origine del presunto passo indietro compiuto dai vertici della Baku steel company rispetto alle operazioni di acquisizione degli stabilimenti siderurgici ex Ilva;
a fronte dell'incidente, il 13 maggio 2025 Acciaierie d'Italia ha comunicato alle parti sociali la richiesta di raddoppiare i lavoratori in cassa integrazione;
gli impianti dell'ex Ilva operano, sin dall'agosto 2023, in regime di proroga rispetto al termine di scadenza dell'autorizzazione integrata ambientale;
attualmente, è in corso una procedura di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale, con valenza di rinnovo per 12 anni per una produzione di 6 milioni di tonnellate all'anno di acciaio nell'impianto siderurgico di Taranto;
in tale ambito, secondo quanto appreso dagli organi di stampa, il gruppo istruttore del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica avrebbe formulato ben 477 prescrizioni ambientali e circa 700 adempimenti complessivi (per costi superiori al miliardo di euro);
nel 2026 si chiuderà il regime di esenzione dal mercato dell'Unione europea dei cosiddetti certificati verdi per l'ex Ilva, che, di conseguenza, dovrà affrontare i costi aggiuntivi per proseguire la produzione;
l'obiettivo della decarbonizzazione, in favore del quale negli ultimi anni sono state individuate risorse e avviati progetti (anche nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza), sembra essere passato in secondo piano, così come la contestuale e graduale chiusura dell'area a caldo –:
se intenda comunicare le novità inerenti alla trattativa per la cessione degli stabilimenti ex Ilva con Baku steel company, confermando o smentendo le notizie riguardanti un eventuale ritiro dell'offerta, nonché chiarire se il Governo intenda garantire mediante l'acquisizione pubblica, anche per un periodo limitato, la prosecuzione delle attività industriali in sicurezza, la sostenibilità ambientale delle stesse, il mantenimento degli attuali livelli occupazionali e il completamento degli investimenti volti alla decarbonizzazione degli impianti produttivi.
(3-01966)
(20 maggio 2025)
LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
le tecnologie di intelligenza artificiale stanno sviluppando rapidamente un mercato in continua crescita, che secondo numerose stime potrebbe superare il trilione di dollari nel 2030;
la rapidità dei progressi ottenuti dalle suddette tecnologie ha portato il dibattito scientifico a citare e discutere il concetto di «singolarità tecnologica», definita come il momento in cui una macchina non eguaglia, ma supera l'intelligenza umana, avviando un ciclo di evoluzione tecnologica capace di autoalimentarsi;
il Governo ha sviluppato una politica di sostegno allo sviluppo dell'intelligenza artificiale ampia, che comprende anche il disegno di legge all'esame del Parlamento, la nascita della Fondazione IA4Industry a Torino e l'IA hub per lo sviluppo sostenibile, che sarà inaugurato nel mese di giugno 2025, oltre al sostegno allo sviluppo delle start up contenuto nella legge 16 dicembre 2024, n. 193, «Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023»;
il Governo ha firmato anche accordi bilaterali di grande rilievo riguardo le tecnologie di intelligenza artificiale, per esempio con Emirati Arabi Uniti, Grecia, Pakistan, Libia e Turchia, ed è stato incoraggiato lo sviluppo di supercalcolatori a Bologna, Genova e Pavia;
lo sviluppo dell'intelligenza artificiale dipende anche dal mercato globale dei data center: gli investimenti nell'apertura di nuovi centri in Italia seguono un andamento positivo e si attende l'avvio di nuove infrastrutture nel biennio 2025-2026, per un valore stimato di circa 10 miliardi di euro;
si prevede una crescita esponenziale anche per il mercato delle tecnologie quantistiche, ora pur limitato, con previsioni di sviluppo molto positive, in particolare per il quantum computing;
la Commissione europea ha annunciato che intende realizzare 5 IA gigafactory basate su partenariati pubblico-privati e finanziate attraverso l'iniziativa InvestAI;
l'adozione nelle imprese dei sistemi di intelligenza artificiale richiede attività di formazione dedicate, in grado di rendere tutti i soggetti che li utilizzano consapevoli delle sue potenzialità e dei rischi connessi;
la produzione o la modifica su larga scala di contenuti mediante tecnologie di intelligenza artificiale suggerisce di introdurre sistemi in grado di assicurare la loro riconoscibilità, per ridurre i rischi di sostituzioni di persona, truffe, frodi informatiche e atti persecutori –:
quali ulteriori iniziative intenda assumere per posizionare l'Italia come un attore rilevante nello sviluppo e nell'adozione di tecnologie di intelligenza artificiale e prevenire i rischi derivanti dalla sua diffusione nel mondo delle imprese, anche adottando incentivi alla formazione e introducendo sistemi di riconoscibilità dei contenuti prodotti o modificati artificialmente.
(3-01967)
(20 maggio 2025)
SQUERI, CORTELAZZO, BATTISTONI, CASASCO, MAZZETTI, PATRIARCA, POLIDORI, BARELLI, BATTILOCCHIO, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BELLOMO, BENIGNI, DEBORAH BERGAMINI, BOSCAINI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASTIGLIONE, CATTANEO, ENRICO COSTA, D'ATTIS, DALLA CHIESA, DE MONTE, DE PALMA, FASCINA, GATTA, GENTILE, LOVECCHIO, MANGIALAVORI, MARROCCO, MULÈ, NEVI, ORSINI, NAZARIO PAGANO, PELLA, PITTALIS, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, TASSINARI e TENERINI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
la comunità energetica rinnovabile è un insieme di cittadini, piccole e medie imprese, cooperative, enti territoriali e autorità locali, incluse le amministrazioni comunali, nonché di enti di ricerca, religiosi, del terzo settore e di protezione ambientale, che condividono l'energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti nella loro disponibilità, a condizione che siano localizzati all'interno di un ambito geografico i cui punti di connessione fanno capo alla medesima cabina elettrica primaria;
l'ammontare dell'investimento (Piano nazionale di ripresa e resilienza – misura m2c2 – Investimento 1.2) è pari a 2,20 miliardi di euro da finalizzare entro il 30 giugno 2026, per la realizzazione di una potenza complessiva installata pari almeno a 2 gigawatt ed una produzione indicativa di almeno 2.500 gigawattora all'anno. La strategia italiana prevede un piano di aiuti governativi alle comunità energetiche rinnovabili di complessivi 5,7 miliardi di euro, destinati a garantire per 20 anni una tariffa elettrica vantaggiosa;
si sono verificate difficoltà nell'accesso alla misura, in particolare da parte dei comuni sotto i 5.000 abitanti, beneficiari di un contributo fino al 40 per cento dell'investimento, che hanno messo in discussione il raggiungimento degli obiettivi, con possibili rischi di un sottoutilizzo delle risorse allo scopo destinate;
nei giorni scorsi il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha reso noto agli operatori una bozza di revisione del decreto applicativo «Cer» del gennaio 2024, nella quale si prevede una platea più larga dei comuni beneficiari (fino a 50.000 abitanti), anticipi più consistenti (fino al 30 per cento), maggiore flessibilità nei tempi di entrata in esercizio degli impianti agevolati, spostati in avanti fino a 18 mesi, e la salvaguardia degli impianti destinati alle comunità energetiche rinnovabili realizzati dal dicembre 2021;
ulteriori misure sono state introdotte dal «decreto-legge bollette», n. 19 del 2025, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 60 del 2025, con l'estensione della possibilità di partecipare alle comunità energetiche rinnovabili a tutta una serie di soggetti prima esclusi (consorzi bonifica, Ater, Ipab, piccole e medie imprese partecipate dai comuni), la salvaguardia di ulteriori impianti e le semplificazioni in materia di autoapprovvigionamento dell'energia elettrica;
le misure adottate sono il segno concreto dell'attenzione che questo Governo sta dedicando alle fonti di energia rinnovabile, investendo per sostenere e incrementare lo sviluppo degli impianti di autoconsumo quale misura per ridurre il costo delle bollette, oltre che per ridurre le emissioni e la dipendenza energetica dall'estero –:
quali ulteriori iniziative siano allo studio del Ministro interrogato per favorire l'autoproduzione e l'autoconsumo di energia rinnovabile.
(3-01968)
(20 maggio 2025)
RUFFINO, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
il tribunale amministrativo regionale del Lazio, con la sentenza n. 9155 del 13 maggio 2025, ha annullato l'articolo 7, commi 2 e 3, del decreto ministeriale del 21 giugno 2024, imponendo al Ministero entro il termine di 60 giorni l'individuazione dei criteri per l'individuazione delle aree idonee all'installazione di impianti a fonte rinnovabile;
in diverse occasioni il Governo è stato sollecitato, da un lato, a indicare alle regioni sia una scadenza temporale per l'individuazione delle aree idonee ad ospitare gli impianti fotovoltaici ed eolici – sia onshore che offshore – di grande taglia (indicativamente superiori a 2 megawatt) e, dall'altro, a definire a livello nazionale dei criteri univoci, che tengano conto delle caratteristiche e delle dimensioni fisiche degli impianti, onde evitare sia applicazioni arbitrarie che un'eccessiva saturazione delle medesime aree;
l'assenza di criteri generali in ordine all'autorizzazione degli impianti nelle diverse aree territoriali e la disciplina oggi prevista per le procedure di valutazione di impatto ambientale e di valutazione ambientale strategica non tengono conto di indici complessivi di affollamento degli impianti, che portano in alcuni casi a fenomeni di saturazione (con richieste anche superiori al 50 per cento del territorio comunale di riferimento), con gravi effetti economici e ambientali;
il funzionamento del mercato elettrico da fonti rinnovabili incentiva l'installazione di impianti con produzioni intermittenti, concentrate nelle stessa fascia oraria e remunerate a un prezzo definito da incentivi o da contratti a due vie, di valore ben superiore a quello di mercato, che in quella fascia risulta prossimo allo zero per effetto della sovrapproduzione; così già oggi, in quelle ore, una parte di quella produzione non viene utilizzata, pur essendo remunerata, con conseguenti oneri pesanti sulla bolletta elettrica di famiglie e imprese –:
in base a quali principi intenda definire criteri nazionali standard per l'individuazione delle aree idonee a livello regionale e la determinazione di indici massimi di saturazione, adottando iniziative di competenza volte a prevedere che, al momento di autorizzare un nuovo impianto, si tenga conto di quelli analoghi già installati nel medesimo territorio comunale o provinciale e a chiarire altresì, in tale ottica, quali previsioni vi siano in ordine ai costi futuri per la remunerazione, l'incentivazione, l'integrazione in rete con sistemi di accumulo e per il bilanciamento della rete, in relazione agli impianti a fonte rinnovabile intermittenti e tra loro contemporanei.
(3-01969)
(20 maggio 2025)
MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DE BERTOLDI, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
nella riunione del 19 maggio 2025 il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro interrogato, ha approvato il disegno di legge recante «Delega al Governo per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni»;
il disegno di legge citato si propone di dare completa attuazione all'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, attraverso un processo organico di definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale;
il disegno di legge recepisce, altresì, le indicazioni fornite dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 192 del 2024, apportando i correttivi necessari al percorso di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, già avviato con l'articolo 1, commi da 791 a 801-bis della legge n. 197 del 2022 (legge di bilancio per il 2023) e proseguito con la legge n. 86 del 2024 (legge sull'autonomia differenziata);
l'ordinamento ha finora conosciuto una determinazione solo episodica dei livelli essenziali delle prestazioni, profondamente frammentaria e disomogenea, con gravi ricadute in termini di esigibilità dei diritti e sullo svolgimento leale e trasparente dei rapporti finanziari fra lo Stato e le autonomie territoriali;
l'approvazione delle nuove norme consentirà di porre fine al ritardo accumulato dal legislatore nella determinazione organica dei livelli essenziali delle prestazioni. Un ritardo che la stessa Corte costituzionale ha più volte stigmatizzato, qualificandolo alla stregua di un «ostacolo» alla piena attuazione dell'autonomia finanziaria degli enti territoriali e al pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni inerenti ai diritti sociali (sentenza n. 220 del 2021) –:
se il Ministro interrogato intenda illustrare i principi generali e la rilevanza del disegno di legge, anche nella prospettiva dell'attuazione dell'autonomia differenziata ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
(3-01970)
(20 maggio 2025)