TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 472 di Lunedì 28 aprile 2025
MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE A FRONTEGGIARE
LA CRISI DEL SETTORE DELLA MODA
La Camera,
premesso che:
1) il settore moda rappresenta un comparto rilevante del made in Italy, rivolto soprattutto all'esportazione in tutti i continenti;
2) dopo gli anni della pandemia il settore ha inizialmente ripreso a produrre, ma l'incerto e conflittuale contesto internazionale, l'aumento dell'inflazione e la contrazione del potere d'acquisto, il cambiamento nei modelli di consumo hanno determinato una contrazione della domanda e pesanti ricadute sul fatturato delle imprese del comparto;
3) il settore moda, tessile, abbigliamento, allargato a occhiali, gioielli e beauty, stando alle previsioni della Camera nazionale della moda, chiuderà il 2024 poco sotto i 96 miliardi di euro di fatturato, in calo del 5,3 per cento sul 2023. Più negativi i dati del comparto pelle, pelletteria e calzature: secondo la stima di Confindustria accessori moda, registrerà una flessione dell'8,1 per cento sul 2023;
4) le associazioni di categoria hanno segnalato da oltre un anno queste criticità, che riguardano, in particolare, la pelletteria, ma anche il calzaturiero e il tessile, evidenziando come la moda non abbia potuto usufruire di misure a sostegno o contributi specifici come quelli sviluppati per altri settori;
5) la crisi non riguarda solo i grandi marchi, ma principalmente prodotti progettati e commissionati dalle grandi imprese sia italiane che multinazionali, che vengono successivamente realizzate da piccole e micro imprese, da artigiani di altissima specializzazione (aziende contoterziste);
6) particolarmente colpito è il settore della moda in Toscana che impiega infatti circa 130 mila persone: la maggior parte nei segmenti produttivi (tessile, abbigliamento, conceria, calzature, pelletteria, accessori, gioielleria), compresa la produzione di macchinari, un 10 per cento nel terziario (commercio all'ingrosso e intermediazione). Di fatto, quindi il 6-8 per cento di tutti gli occupati della regione lavora in tale comparto, il 40 per cento di tutto il manifatturiero, per un valore aggiunto di 5,5 miliardi di euro. Tutti i principali marchi italiani e stranieri producono direttamente o indirettamente in Toscana;
7) tali criticità interessano comunque anche altre regioni, come ad esempio l'Emilia-Romagna con 4.000 imprese in crisi e 30.000 addetti coinvolti. Tra i territori più colpiti, spicca il distretto di San Mauro Pascoli, dove la crisi avviatasi nel 2023 si è aggravata nel 2024 facendo sentire i suoi effetti tanto sulle piccole quanto sulle grandi aziende, con un rilevante aumento del ricorso alla cassa integrazione. In base ai dati di Assocalzaturifici, in Emilia-Romagna nei primi 9 mesi del 2024 il ricorso alla cassa integrazione guadagni è quadruplicato rispetto al rispettivo periodo 2023 (1.275.282 ore nel 2024 contro le 315.221 ore del 2023). Su circa 200 aziende produttrici di calzature 12 imprese hanno cessato l'attività nel corso del 2024;
8) nelle riunioni istituzionali tenute in questi mesi presso il Ministero delle imprese e del made in Italy sono state infatti evidenziate tali criticità, ma non sono state assunte misure efficaci per contrastare la crisi in atto;
9) nel decreto-legge 28 ottobre 2024, n. 160, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 199 del 2024, sono state soltanto predisposte tre settimane di cassa integrazione in deroga (attivate a dicembre 2024) per i dipendenti di imprese, anche artigiane, con un numero di addetti pari o inferiore a 15 operanti nel settore tessile, dell'abbigliamento, calzaturiero e della concia;
10) dal medesimo decreto-legge sono stati peraltro esclusi numerosi lavoratori delle imprese della filiera, nonostante la segnalazione della XI Commissione della Conferenza delle regioni e delle province autonome al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che aveva tempestivamente inviato una lista di codici Ateco da integrare;
11) soltanto grazie all'attività parlamentare delle opposizioni e, in particolare, del Partito democratico, nel corso della conversione in legge del suddetto decreto-legge convertito, con modificazioni, dalla legge 20 dicembre 2024, n. 199, le settimane di cassa integrazione straordinaria sono state prorogate almeno fino al 30 gennaio 2025, anche se non sono state inserite tra i beneficiari molte aziende della filiera, rispetto alla citata segnalazione della Conferenza delle regioni e delle province autonome;
12) secondo le imprese il 2025 segnerà uno spartiacque: dagli ordini di abbigliamento, calzature e pelletteria per l'autunno inverno 2025-2026 e da quelli per tessuti e pellami per la primavera 2026, si capirà se la ripresa del settore potrà davvero attivarsi a fine 2025; oppure se si è di fronte a una crisi strutturale. Sono quindi necessarie misure a tutela dei livelli occupazionali e della liquidità delle imprese almeno per tutto l'anno 2025;
13) le tre settimane di cassa integrazione attivate con il decreto-legge 28 ottobre 2024, n. 160, per i dipendenti di imprese, anche artigiane, con un numero di addetti pari o inferiore a 15 operanti nel settore tessile, dell'abbigliamento, calzaturiero e della concia, sono scadute a fine gennaio 2025;
14) nel corso del tavolo ministeriale sulla crisi svolto il 24 gennaio 2025, il Ministero delle imprese e del made in Italy ha reso noto testualmente: «dal monitoraggio dell'Inps rispetto alla cassa integrazione straordinaria per il 2024 e il 2025 per il settore della moda, su cui il Governo ha stanziato circa 110 milioni di euro (73,6 nel 2024 e 36,8 nel 2025), si evince che sono stati erogati allo stato attuale solo 2,9 milioni. Non c'è stato un particolare ricorso delle aziende della moda a questo strumento»;
15) tali risorse non sarebbero state però utilizzate, non già perché non risulterebbero uno «strumento non utile», come traspare dalle affermazioni del ministero, ma perché (come si evince anche dalla stampa) le aziende interessate avrebbero dovuto anticipare la cassa integrazione straordinaria per poi avere un rimborso dall'Inps, mediamente dopo circa 6 mesi. Si tratta di imprese già in grave difficoltà finanziaria e senza quindi la liquidità necessaria per anticipare tali somme;
16) questa norma, voluta dallo stesso Governo e come denunciato proprio dalle associazioni delle imprese e dai sindacati di categoria, ha addirittura peggiorato la situazione, costringendo molte piccole e medie imprese alla chiusura per non rischiare il fallimento. L'utilizzo di tali ammortizzatori sociali è infatti applicabile ed utile soltanto per i grandi gruppi industriali che dispongono delle risorse necessarie per anticipare la cassa integrazione guadagni;
17) alla luce di quanto appena esposto appare ancor più evidente come le norme varate fino ad oggi per contrastare la crisi siano state, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, assolutamente insufficienti rispetto alle criticità ancora in atto;
18) appare, altresì, eclatante come non bastino interventi spot di sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti che non riflettono una prospettiva sistemica di ripresa, né una politica industriale seria;
19) occorre, quindi, promuovere politiche rapide ed efficaci e stanziare risorse certe sia per contrastare la crisi (tutelando quindi occupazione ed imprese), sia per rilanciare la competitività del settore ed elevare la qualità dei prodotti nei mercati internazionali;
20) in questi mesi sono stati presentati numerosi atti di controllo e di indirizzo per sollecitare il Governo ed i Ministri competenti ad intervenire sulla crisi del settore moda;
21) sono stati, altresì presentati molteplici emendamenti, ai numerosi provvedimenti utili discussi dal Parlamento, finalizzati a produrre norme e stanziare risorse a sostegno delle imprese e dei lavoratori del settore;
22) tali proposte emendative sono state focalizzate:
a) per quanto riguarda i lavoratori:
1) all'estensione della cassa integrazione straordinaria per le imprese fino a 15 lavoratori per tutto l'anno 2025;
2) all'ampliamento della cassa integrazione straordinaria anche per i lavoratori delle imprese facenti parte di tutti i codici Ateco strettamente correlati con i settori già indicati, così come segnalato dalla citata XI Commissione della Conferenza delle regioni e delle province autonome al Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
b) per quanto riguarda le imprese:
1) all'erogazione di contributi a fondo perduto a favore delle imprese che hanno registrato un consistente calo di fatturato rispetto al 2023;
2) all'introduzione di incentivi per gli investimenti delle aziende in ricerca, sviluppo, innovazione, riqualificazione del personale, transizione ecologica e transizione digitale;
3) alla sospensione dei versamenti delle imposte per tutto il 2025 senza applicazione di sanzioni e interessi;
4) alla sospensione dei pagamenti delle rate dei mutui;
23) nessuna delle suddette proposte emendative è stata approvata, nonostante le gravissime criticità ancora in atto e le continue richieste di tutte le associazioni sindacali, di tutte le associazioni di categoria e di tutti gli enti locali interessati;
24) in data 4 dicembre 2024 la Camera dei deputati ha approvato l'ordine del giorno n. 9/02150/006 che impegna Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con il quadro finanziario e i vincoli di bilancio, di introdurre misure di sostegno a favore di imprese e lavoratori del comparto moda;
25) in data 11 dicembre 2024 la Camera dei deputati ha approvato l'ordine del giorno n. 9/02119-A/022, che impegna il Governo a introdurre nel primo provvedimento utile le opportune disposizioni in favore del comparto moda, finalizzate a riconoscere la cassa integrazione straordinaria per le imprese fino a 15 lavoratori anche per l'anno 2025, nonché ampliare la platea dei lavoratori cui riconoscere l'estensione della cassa integrazione straordinaria anche per i lavoratori delle imprese facenti parte degli altri codici Ateco strettamente correlati con i settori già indicati, così come segnalato dalla XI Commissione della Conferenza delle regioni e delle province autonome al Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
26) con l'articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 9 del 2014, è stato introdotto un credito d'imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo. Nel mese di luglio 2022 la risoluzione n. 41 dell'Agenzia delle entrate ha mutato l'approccio sul credito d'imposta in ricerca e sviluppo relativo al periodo 2015-2019, escludendo di fatto le imprese del settore moda, che avevano fatto investimenti come ad esempio sui campionari, tra i beneficiari della norma citata;
27) tale indirizzo, che ha definito anche l'interpretazione retroattiva della norma, ha comportato quindi la richiesta di restituzione, da parte delle aziende, delle somme disposte tramite i crediti di imposta;
28) appare evidente come oggi, con la crisi del settore, tale procedimento, oltre a mortificare la buona fede delle aziende, rischi di aggravare irrimediabilmente situazioni economiche già precarie,
impegna il Governo:
1) a definire in tempi certi e brevi una politica industriale complessiva che valorizzi e sostenga il settore moda, quale seconda manifattura italiana per numero di addetti, con l'adozione di interventi a sostegno della continuità produttiva delle imprese;
2) ad adottare iniziative normative urgenti per sostenere tutta la filiera produttiva del settore moda al fine di garantire gli attuali livelli occupazionali, salvaguardare le professionalità acquisite e sostenere un comparto fondamentale per il made in Italy, dando concretamente seguito agli atti di indirizzo, citati in premessa, già approvati dal Parlamento;
3) ad adottare iniziative normative volte ad estendere la cassa integrazione straordinaria per le imprese fino a 15 lavoratori (introdotta dal decreto-legge 28 ottobre 2024, n. 160) per tutto l'anno 2025, introducendo contestualmente previsioni che possano garantire a tutte le imprese beneficiarie di accedervi senza anticipare la liquidità necessaria;
4) ad ampliare la platea dei beneficiari cui riconoscere l'estensione della cassa integrazione straordinaria includendo anche i lavoratori delle imprese facenti parte degli altri codici Ateco strettamente correlati con i settori già indicati, così come segnalato dalla XI Commissione della Conferenza delle regioni e delle province autonome al Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
5) ad adottare iniziative di competenza volte ad erogare contributi a fondo perduto a favore delle imprese che hanno registrato un consistente calo di fatturato rispetto agli anni 2023 e 2024;
6) ad adottare iniziative di competenza per introdurre incentivi per gli investimenti delle aziende in ricerca, sviluppo, innovazione, riqualificazione del personale, transizione ecologica e transizione digitale;
7) a garantire, tramite apposite iniziative normative, la sospensione per le imprese dei versamenti delle imposte per tutto il 2025 senza applicazione di sanzioni e interessi;
8) ad adottare iniziative di competenza per assicurare la sospensione per le imprese dei pagamenti delle rate dei mutui;
9) ad adottare iniziative di competenza per individuare risorse e strumenti atti a superare l'attuale limite dimensionale delle Pmi del settore, favorendo la creazione di consorzi, accordi di rete, fusioni societarie;
10) ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, per superare l'interpretazione retroattiva dell'articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013, al fine di evitare che le aziende del comparto moda interessate debbano restituire le somme legittimamente fruite derivanti dall'applicazione dei crediti di imposta ricerca e sviluppo 2015-2019;
11) ad attivare un tavolo permanente presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, coinvolgendo tutti gli attori e le istituzioni competenti della filiera ed in particolare i sindaci degli enti locali interessati, al fine di monitorare periodicamente le criticità del settore moda e verificare l'efficacia degli interventi predisposti.
(1-00403) «Bonafè, Peluffo, Ciani, De Luca, De Maria, Di Sanzo, Fornaro, Fossi, Furfaro, Gianassi, Ghio, Manzi, Merola, Toni Ricciardi, Scotto, Simiani, Vaccari».
(26 febbraio 2025)
La Camera,
premesso che:
1) il settore della moda, fiore all'occhiello del made in Italy, ha subito negli ultimi anni diversi shock esogeni che vanno dalla chiusura del mercato globale a causa dell'emergenza epidemiologica da Sars-Cov-2, al rialzo dei prezzi dell'energia e delle materie prime fino alla forte diminuzione degli scambi internazionali determinati dall'instabilità geopolitica e dal basso profilo della domanda di alcuni tra i maggiori mercati dei prodotti della moda, quali Germania e Giappone;
2) nel 2024 il settore della moda ha registrato la performance peggiore del made in Italy, con una produzione del tessile, abbigliamento e pelli che ha segnato un calo dell'8,8 per cento su base annua, con una grave accentuazione (-9,3 per cento) nel mese di marzo, pari ad una perdita di ricavi pari di 15 milioni di euro al giorno rispetto al 2023;
3) la filiera della moda nazionale è estesa e articolata, caratterizzata da una fase produttiva in cui prevalgono le piccole e medie imprese e una fase finale post-produzione operata in prevalenza da grandi marchi;
4) la crisi colpisce in modo particolare il sistema della piccola impresa e dell'artigianato. Nel settore sono attive 49.593 micro e piccole imprese con 279.000 addetti, il 61,5 per cento del totale del settore. Le 34.000 imprese artigiane attive danno lavoro a 139.000 addetti, pari al 30,6 per cento dell'occupazione della moda;
5) a partire dall'inizio degli anni '90 alcune parti della filiera, quelle a più basso valore aggiunto e ad alta intensità di lavoro, sono passate nelle mani di imprenditori stranieri o sono state delocalizzate in paesi con un minor costo del lavoro. L'industria nazionale della moda ha però mantenuto in Italia le produzioni relative alle prime linee, ossia quelle che riguardano i prototipi e i campioni, le produzioni di nicchia e quelle posizionate sulla fascia alta del mercato, per le quali il made in Italy rappresenta un valore apprezzato dal consumatore, soprattutto straniero. Ed è proprio alle produzioni relative alle prime linee che le imprese finali medio-grandi con marchi a elevata visibilità e riconoscibilità si affidano per le loro forniture;
6) aver mantenuto all'interno dei confini gran parte del processo produttivo e delle competenze di qualità ha garantito al sistema moda italiano un vantaggio competitivo indiscutibile che si registra anche in termini di capacità innovativa: l'innovazione caratterizza da sempre il sistema e contribuisce a renderlo particolarmente resiliente di fronte alle crisi;
7) anche la filiera della moda, specie nelle fasi di ricerca delle materie prime, fabbricazione e distribuzione, potrebbe essere resa più efficiente e trasparente con l'introduzione di nuovi metodi digitali. In particolare, la digitalizzazione può essere intesa – altresì – anche come driver della stessa sostenibilità permettendo di costruire una catena di fornitura più veloce e flessibile, in modo da ridurre gli sprechi e rendere l'industria fashion meno inquinante;
8) in molte regioni d'Italia il comparto tessile ha una rilevanza cruciale sotto il profilo economico, sociale e occupazionale, in alcuni casi, come nel distretto umbro, le aziende del settore sono presenti con produzioni di elevata qualità, in grado di coprire tutte le fasi del processo produttivo, dalla filatura al confezionamento. In particolare, il tessile-abbigliamento è uno dei settori di riferimento per la realizzazione di capi di molte griffe francesi, grazie alla presenza di diversi laboratori artigianali al servizio di imprese e brand di lusso nazionali e internazionali;
9) la «Strategia dell'Unione europea per prodotti tessili sostenibili e circolari», adottata dalla Commissione europea con una Comunicazione del 30 marzo 2022, evidenzia un crescente aumento della produzione e del consumo di prodotti nella filiera del tessile. Secondo quanto riportato dalla Commissione europea, a livello globale, la produzione di prodotti tessili è passata da 58 milioni di tonnellate del 2000 a 109 milioni di tonnellate nel 2020 e si stima possa arrivare a 145 milioni di tonnellate entro il 2030;
10) secondo i dati forniti dall'Agenzia europea dell'ambiente, gli acquisti di prodotti tessili nell'Unione europea, nel 2020, hanno generato circa 270 chili di emissioni di CO2 per persona, pari a complessive 121 milioni di tonnellate;
11) il 5 luglio 2023 la Commissione europea ha pubblicato una proposta di revisione della direttiva quadro sui rifiuti (direttiva 2008/98/EC), rivolta in particolare ai comparti dei rifiuti alimentari e tessili, che rappresentano settori ad alta intensità di risorse, che presentano significativi impatti in termini economico-finanziari ed ambientali, e nei quali si rilevano molteplici ostacoli nella transizione verso un'economia circolare e una decarbonizzazione. In particolare, la proposta di direttiva introduce norme volte a rendere i produttori responsabili dell'intero ciclo di vita dei prodotti tessili e a sostenere la gestione sostenibile dei relativi rifiuti in tutta l'Unione europea, attraverso sistemi di responsabilità estesa del produttore (Epr), anche al fine di contrastare la fast fashion e di prevedere nuovi strumenti per la gestione del post consumo, che privilegino la prevenzione dei rifiuti e il riutilizzo e riciclaggio dei prodotti, nel rispetto dei principi di circolarità;
12) l'innovazione tecnologica e, segnatamente lo sviluppo di sistemi basati sull'intelligenza artificiale generativa, si sta imponendo anche nel settore moda e da questo discende direttamente la necessità di procedere con tempestività e determinazione verso l'upskilling e reskilling degli occupati, adottando e rendendo operative azioni condivise per sostenere processi di innovazione nel campo della formazione e del trasferimento delle competenze, in favore dei lavoratori e delle imprese del settore, volte a migliorare la capacità produttiva delle aziende;
13) un'ulteriore preoccupazione per il futuro del settore tessile, abbigliamento e pelli – da tutti riconosciuto come strategico per il made in Italy – discende dall'impatto della mancanza del ricambio generazionale che in questo settore, caratterizzato dal trasferimento delle conoscenze tra il lavoratore più esperto e il giovane neoassunto, può facilitare la dispersione di competenze essenziali lungo tutta la filiera produttiva;
14) gli interventi finora messi a punto appaiono insufficienti, per durata e requisiti dimensionali, e non inclusivi di tutti i settori che compongono la filiera; in particolare, i sindacati hanno evidenziato come il ricorso agli ammortizzatori sociali rischia di risultare inutile se non esteso e rafforzato, nonché accompagnato da politiche industriali mirate, investimenti specifici sulla filiera e sui distretti che favoriscano anche l'aggregazione di impresa, progetti di valorizzazione energetica e interventi di contrasto all'illegalità, al lavoro nero, al dumping contrattuale, ai fenomeni di sfruttamento e alla gravissima piaga della contraffazione a favore della buona e piena occupazione, a partire dalla salute e sicurezza sul lavoro,
impegna il Governo:
1) nel quadro di una complessiva strategia di sostegno e di potenziamento dell'operatività del settore della moda, ad intraprendere tempestive iniziative, anche normative, finalizzate:
a) ad elaborare interventi di politica industriale di lungo periodo a sostegno del comparto della moda e del relativo indotto, anche attraverso un percorso virtuoso che ristabilisca equilibrio e competitività, a beneficio dei marchi ancora a capitale italiano e dell'intera filiera tessile, moda e accessori, anche preservando le prospettive di ripresa della domanda in un'ottica di medio termine, a garanzia degli attuali livelli occupazionali;
b) a porre in essere, al fine della tutela del mercato unico e dell'economia europea, tutte le necessarie, tempestive iniziative di competenza affinché l'Europa dia una risposta efficace e proporzionata all'apposizione di dazi da parte degli Stati Uniti, esplorando al contempo l'apertura dell'Italia a nuovi mercati per il settore della moda in direzione di una maggiore diversificazione degli scambi commerciali;
c) a supportare, attraverso un programma mirato di incentivi di carattere finanziario e fiscale, la creazione di ecosistemi produttivi in cui attivare percorsi di formazione e di affiancamento finalizzati a potenziare le specifiche competenze e professionalità richieste e a favorire la nascita di nuove imprese, anche attraverso accordi di collaborazione tra enti locali, camere di commercio, associazioni di categoria delle micro-piccole e medie imprese, università e istituti tecnici secondari;
d) a potenziare le misure di tutela della competitività delle aziende titolari dei marchi storici attraverso strumenti di rafforzamento patrimoniale e di sostegno all'internazionalizzazione, nonché a definire agevolazioni di natura fiscale e finanziaria per l'acquisizione da parte di imprese nazionali di aziende titolari di marchi storici in crisi, al fine di tutelarne la proprietà industriale;
e) a promuovere, anche in ambito europeo, un'azione coordinata e un approccio comune degli Stati membri nella gestione sostenibile dei prodotti tessili, a cominciare dal regime di responsabilità estesa del produttore (Epr), al fine di superare la frammentazione normativa e le conseguenti difficoltà applicative derivanti dalla mancanza di definizioni armonizzate che consentano di individuare soluzioni efficaci a supporto delle piccole e medie imprese, anche nella definizione degli incentivi alla progettazione sostenibile dei prodotti tessili e dei mercati delle materie prime secondarie;
f) in ossequio al principio di responsabilità estesa del produttore (Epr), ad introdurre una ecotassa da applicare ai prodotti del fast fashion, attraverso la previsione di un sovrapprezzo iniziale per ogni capo prodotto e importato in Italia, al fine di utilizzare i proventi derivanti dalla medesima per finanziare politiche volte a premiare realtà locali che producono capi più durevoli, riciclabili e sostenibili, così disincentivando la vendita e l'acquisto di abbigliamento a basso costo non soggetto agli stessi standard sociali e ambientali vigenti nell'Unione europea;
g) a qualificare le imprese virtuose anticipando l'introduzione del passaporto digitale di prodotto di cui al regolamento Ue 2024/1781 al fine di rendere accessibili per i consumatori informazioni complete sull'intero ciclo di vita dei prodotti tessili, nonché di migliorare la trasparenza, la tracciabilità end to end e la sostenibilità lungo l'intera filiera produttiva nonché rafforzare la tutela dei diritti di proprietà intellettuale;
h) a incentivare investimenti in tecnologie e impianti in grado di recuperare materia dagli scarti di lavorazione della frazione tessile e ridurre le emissioni di CO2 con riguardo all'intera filiera, e a definire una strategia nazionale volta a prevenire la produzione di rifiuti tessili in modo strutturale e uniforme sull'intero territorio nazionale;
i) ad adottare iniziative volte a promuovere la coltivazione della canapa, incrementando la capacità produttiva nazionale, per la realizzazione di tessuti 100 per cento made in Italy nonché a sostenere gli investimenti, la ricerca, la sperimentazione ed innovazione sul territorio nazionale riguardanti i processi relativi alla lavorazione e alla semi-lavorazione a scopo industriale della canapa e delle fibre di canapa, quali prodotti tessili di origine naturale o provenienti da processi di riciclo connotati da una elevata sostenibilità;
l) a promuovere la ricerca e l'innovazione di nuovi filati di provenienza organica e di nuove tecnologie digitali volte alla riparazione e all'upcycling dei prodotti, anche prevedendo misure di supporto e contributi economici a copertura dei costi di registrazione e protezione della proprietà intellettuale;
m) a supportare e considerare strategico il settore merceologico dei tessuti per arredamento che comprende produttori di materassi e divani, attraverso un programma mirato di incentivi e norme specifiche per prodotti multimateriali e di grandi volumi che necessitano di un'attenzione particolare nella creazione dei sistemi di responsabilità estesa del produttore (Epr), sistemi di raccolta e trattamento per il riciclo delle materie prime seconde e la creazione di un mercato secondario delle stesse;
n) a reperire nel primo provvedimento utile di natura finanziaria ulteriori risorse che consentano di prorogare il riconoscimento dell'integrazione salariale a favore dei lavoratori del comparto, estendendone altresì la platea dei beneficiari, ricomprendendo anche i lavoratori delle imprese facenti parte degli altri codici Ateco strettamente correlati con il settore della moda e rimasti esclusi dal beneficio, in un'ottica di valorizzazione e aggregazione di impresa, nonché ad attivare una politica industriale volta a favorire la buona e piena occupazione e a valorizzare l'intero settore, a partire dalla garanzia della salute e della sicurezza sul lavoro;
o) a prevedere misure agevolative, con particolare riferimento all'abbattimento degli oneri contributivi e alla formazione nelle tecnologie innovative, in favore dei giovani tra i 18 e i 35 anni che vogliano avviare in forma autonoma l'attività di sartoria.
(1-00435) «Pavanelli, Ilaria Fontana, Barzotti, L'Abbate, Cappelletti, Morfino, Appendino, Santillo, Ferrara, Aiello, Carotenuto, Tucci».
(23 aprile 2025)