TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 442 di Venerdì 7 marzo 2025
INTERPELLANZE URGENTI
A)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
durante la partita di calcio Roma-Monza, disputata presso lo stadio Olimpico di Roma, in Curva Sud è stato esposto uno striscione con una citazione della canzone «Er cammerata» della band di estrema destra «Innato senso di allegria»;
la suddetta band, nel 2007, ha pubblicato l'album «Quando c'era lui», un inequivocabile richiamo alla figura di Benito Mussolini;
si tratta dell'ennesimo caso di infiltrazione di gruppi neofascisti all'interno delle tifoserie organizzate, gruppi che fanno entrare negli stadi striscioni e vessilli che richiamano al ventennio in palese violazione del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205;
in precedenza, durante la partita Parma-Roma disputata allo stadio Tardini di Parma, i suddetti gruppi avevano portato, nel settore riservato agli ospiti, un adesivo raffigurante la stella di David accanto allo stemma della S.S. Lazio, adesivo accompagnato dalla scritta «peggior nemico», con l'associazione tra il simbolo ebraico e quello della squadra rivale in chiave chiaramente antisemita –:
se intenda adottare iniziative di competenza idonee a garantire controlli più efficaci, da parte degli addetti alla sicurezza che operano alle barriere di ingresso degli stadi italiani, per evitare l'immissione all'interno degli impianti materiali contenenti frasi e simboli che concretizzano apologia di fascismo.
(2-00550) «Morassut, Ascani, Bakkali, Berruto, Boldrini, Cuperlo, Curti, D'Alfonso, De Luca, Fassino, Filippin, Forattini, Fossi, Ghio, Gianassi, Girelli, Lai, Laus, Malavasi, Marino, Orfini, Pandolfo, Porta, Prestipino, Quartapelle Procopio, Romeo, Scotto, Serracchiani, Simiani, Stefanazzi, Stumpo, Tabacci, Vaccari».
(27 febbraio 2025)
B)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
la comunità italiana in Spagna rappresenta un esempio di integrazione riuscita, grazie alla partecipazione attiva dei nostri connazionali sia nel tessuto economico che in quello sociale del Paese: molti italiani residenti in Spagna ricoprono ruoli di rilievo in settori strategici, contribuendo in modo significativo alla crescita del paese ospitante;
questa forte e crescente interconnessione tra Italia e Spagna, favorita sia dalla comune appartenenza all'Unione europea che da profondi legami storici, culturali ed economici, ha determinato un significativo incremento della mobilità tra i due Paesi. In particolare, la comunità italiana residente in Spagna è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi quindici anni, superando le 300.000 unità;
tale presenza non rappresenta solo un fenomeno quantitativo, ma contribuisce attivamente e in maniera sostanziale alla vita economica, sociale e cultura spagnola, con un impatto positivo che merita di essere adeguatamente riconosciuto e valorizzato;
tuttavia, l'ordinamento giuridico spagnolo attualmente impone agli stranieri che aspirino alla cittadinanza spagnola di rinunciare a quella d'origine, fatta eccezione per i cittadini di Paesi iberoamericani, Andorra, Filippine, Guinea Equatoriale, Portogallo e Francia. Tale disciplina, pur comprensibile nel suo intento originario di preservare la coesione nazionale, appare oggi anacronistica rispetto i valori di integrazione promossi dall'unione europea e dai rapporti, sempre più stretti, tra Stati membri;
di fatti, l'impossibilità di ottenere la doppia cittadinanza limita la partecipazione degli italiani alla vita politica spagnola, impedendo il godimento di diritti fondamentali come il voto nelle elezioni nazionali e la possibilità di candidarsi per cariche pubbliche e precludendo una partecipazione piena e paritaria della comunità italiana alla vita della Spagna;
inoltre, la necessità di rinunciare alla cittadinanza d'origine, per come previsto dall'ordinamento spagnolo, rappresenterebbe un ostacolo per gli italiani che, pur essendosi stabiliti in modo permanente in Spagna, desiderano mantenere un legame formale con il Paese d'origine con cui condividono legami familiari, culturali ed economici. Tale scelta comporterebbe loro sacrifici affettivi e pratici rilevanti, come la perdita del diritto di voto nelle elezioni politiche italiane, ma anche complicazioni burocratiche rilevanti in materia di successione, proprietà e accesso ai servizi pubblici in Italia. Tale situazione scoraggia molti italiani a intraprendere il percorso verso la cittadinanza spagnola, mantenendo perciò una situazione incerta e di precarietà giuridica, in antitesi con i principi di uguaglianza e libertà di circolazione sanciti dai Trattati europei;
la crescente mobilità intraeuropea evidenzia l'urgenza di politiche più inclusive e coordinate in materia di cittadinanza, con dei passi concreti per il rafforzamento della cittadinanza europea. Può considerarsi un esempio, in tal senso, l'accordo siglato nel 2021 tra Spagna e Francia per il riconoscimento della doppia cittadinanza, a dimostrazione della fattibilità di un'analoga intesa anche con l'Italia che miri a mantenere i diritti politici e civili dei cittadini coinvolti rafforzando, al contempo, i legami bilaterali tra i due Paesi e favorendo l'integrazione degli italiani nella vita pubblica nazionale;
la bozza di convenzione con le autorità spagnole presentata dal Governo italiano a dicembre 2023, ispirata all'accordo franco-spagnolo, mira a garantire ai cittadini italiani residenti in Spagna la possibilità della doppia cittadinanza. Tuttavia, le elezioni parlamentari anticipate in Spagna e la complessa formazione del nuovo Governo hanno rallentato le trattative sull'accordo che riveste una fondamentale importanza strategica non solo per i cittadini coinvolti, ma anche per l'immagine e la credibilità dell'Italia nel promuovere politiche di tutela dei propri connazionali residenti all'estero;
l'interrogante ha già precedentemente presentato sul tema diversi atti di sindacato ispettivo e di indirizzo, tra cui l'interrogazione 3-00927 del 22 gennaio 2024, la risoluzione in Commissione Affari esteri 8/00058, approvata lo scorso 14 maggio 2024, e la mozione 1-00348 del 17 ottobre 2024;
anche le conclusioni adottate durante il IV Foro parlamentare Spagna-Italia, svoltosi a Madrid a ottobre 2024, contengono per la prima volta una dichiarazione congiunta con un'esortazione ai Governi di Spagna e Italia a procedere con i negoziati bilaterali in corso per la conclusione dell'accordo sulla doppia cittadinanza;
inoltre, la conclusione dell'accordo citato rappresenterebbe la concreta attuazione del principio di reciprocità posto alla base del diritto internazionale e diplomatico e dei rapporti tra gli Stati: la possibilità per i cittadini spagnoli residenti in Italia di ottenere la doppia cittadinanza costituirebbe un elemento di equilibrio, favorendo un clima di fiducia e collaborazione tra i due Paesi. Tale prospettiva risponderebbe, poi, anche alle sollecitazioni provenienti dalle comunità italiane all'estero, che sono state più volte espresse dai Comitati degli italiani all'estero (Comites) e dal Consiglio generale degli italiani all'estero (Cgie) nell'ottica della necessità di semplificare le procedure per il riconoscimento della doppia cittadinanza con Paesi membri dell'Unione europea;
la questione della doppia cittadinanza si inserisce, inoltre, in un contesto ben più ampio, oggetto di discussione anche in sede di Parlamento europeo, dove più volte è stata affermata l'esigenza di armonizzare le normative nazionali degli Stati membri in materia di cittadinanza, rafforzando così l'identità europea e garantendo uguali diritti a tutti i cittadini europei –:
se intenda attivarsi, con la massima priorità, per riavviare e finalizzare il negoziato intrapreso nel 2023 con le autorità spagnole, al fine di concludere un accordo bilaterale che consenta, nel rispetto del principio di reciprocità, ai cittadini italiani residenti in Spagna di acquisire la cittadinanza spagnola senza dover rinunciare a quella italiana, realizzando così un precedente positivo per l'elaborazione di una normativa europea armonizzata in materia di cittadinanza, in linea con i principi del Trattato di Lisbona.
(2-00556) «Onori, Richetti».
(4 marzo 2025)
C)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
il 15 novembre 2024, Alberto Trentini, un operatore umanitario italiano che collabora in Venezuela con la Ong francese «Humanity & Inclusion», è stato fermato a un posto di blocco e trattenuto mentre si recava in missione da Caracas a Guasdualito. Il giorno successivo, l'Ong è stata informata che Trentini è stato trasferito da Guasdualito a San Cristóbal, con destinazione finale Caracas, e che sarebbe sotto la custodia della direzione generale di controspionaggio militare;
da quel momento però, si sono perse le sue tracce. La Ong «Humanity & Inclusion» ha immediatamente inviato operatori umanitari per informare le autorità locali che disponevano di un'autorizzazione ufficiale rilasciata dall'autorità militare venezuelana che gestisce le operazioni di sicurezza in aree sensibili come quella di Apure dove si è verificato il fermo. Un nullaosta essenziale per operare legalmente nella regione che avrebbe dovuto garantire la protezione e la legittimità delle attività dell'Ong, evitando accuse di attività illegali o sovversive;
il 15 novembre 2024 Trentini, che si trovava nello stato di Amazonas, su richiesta della sua Ong, raggiunge in aereo lo Stato di Apure, un'area al confine con la Colombia nota per essere ad alta tensione a causa della presenza di gruppi armati e del traffico di droga. Ed è lì che viene poi fermato. L'uomo è affetto da ipertensione, condizione che richiede cure mediche regolari, ma non ci sono garanzie che stia ricevendo le necessarie attenzioni né i generi di prima necessità;
il caso del connazionale Trentini è stato oggetto di una risoluzione urgente emessa il 7 gennaio 2025 dalla Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh), nella quale si chiede al Venezuela di fornire informazioni immediate sulle condizioni di detenzione di Trentini;
si sono registrate numerose iniziative della società civile e delle amministrazioni, quali ad esempio il Comune di Bologna, per tenere alta l'attenzione intorno al caso di Alberto Trentini ed è stata lanciata una petizione per chiedere di riportarlo a casa che ha già superato le 76 mila firme;
la madre di Alberto, Armanda Colosso Trentini, si era rivolta, come risulta da una lettera inviata a Repubblica, alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ricordando come siano ormai 100 giorni che vive senza notizie dell'unico suo figlio. «Le chiediamo di percorrere tutte le strade, domandando se necessario il contributo di istituzioni anche di altri paesi per porre fine, il prima possibile, alla detenzione di nostro figlio», si legge nel suo appello;
ad oggi, i contatti istituzionali con il Venezuela sarebbero stati soltanto contatti informali, senza un coinvolgimento ufficiale dei rispettivi governi. Il Ministro degli esteri Antonio Tajani, alcune settimane fa, in audizione alle commissioni affari esteri di Camera e Senato, aveva dichiarato che avrebbe a breve incontrato il Segretario di Stato statunitense Marco Rubio, aggiungendo che con lui «ci siamo trovati perfettamente d'accordo sulla necessità di ripristinare il quadro democratico» in Venezuela, «a partire dalla liberazione dei prigionieri politici» e «mi ha voluto esprimere la sua attenzione e solidarietà per la situazione dei nostri connazionali, a partire da quella di Alberto Trentini»;
secondo notizie di stampa, lo Stato di Apure è diventato il centro di detenzione di cittadini stranieri che lavorano per organizzazioni non governative e vengono solitamente accusati di spionaggio, mercenariato e reati simili. Negli ultimi mesi, numerosi cittadini, anche stranieri, sono stati arrestati con l'accusa di spionaggio o attività sovversive. Il Ministro dell'interno e della giustizia venezuelano Diosdado Cabello si era espresso su questi arresti collegandoli a un presunto piano «contro il presidente Nicolás Maduro»;
a quanto risulta Trentini ad oggi non ha potuto conferire con un legale né con nessun rappresentante diplomatico italiano, né ha mai potuto comunicare con la famiglia o i colleghi –:
quali notizie, fatte salve le eventuali ragioni di riservatezza legate alla trattativa, abbia il Ministro interrogato riguardo al caso del nostro connazionale e quali iniziative urgenti stia mettendo in atto per garantire che tutti i diritti processuali e di detenzione siano garantiti a Trentini, a partire dalla possibilità di comunicare con un legale, con la propria ambasciata e con i propri familiari – possibilità a oggi negate – nonché per garantire il suo immediato rientro in Italia.
(2-00557) «Provenzano, Francesco Silvestri, Fratoianni, Della Vedova, Boschi, Onori, Cuperlo, Porta, Lomuti, Ascari, Boldrini, Amendola, Quartapelle Procopio, Di Biase, Marino, Lai, Scarpa, Forattini, Filippin, Manzi, Iacono, Sarracino, Merola, Fossi, Orfini, Ciani».
(4 marzo 2025)
D)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
il 3 gennaio 2025 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea il bando del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'affidamento in concessione delle attività di gestione della tratta autostradale A22 Brennero – Modena nonché per l'esecuzione dei lavori finalizzati al miglioramento delle condizioni di sicurezza, con la finalità di arrivare ad una proroga della concessione della durata di 50 anni;
la gara è espletata in attuazione dell'articolo 2, comma 1-bis del decreto-legge n. 121 del 10 settembre 2021 e dell'articolo 1, comma 2-sexies del decreto-legge n. 29 giugno 2024, n. 89, in forza del quale la società Autostrade del Brennero s.p.a. ha presentato, ai sensi dell'articolo n. 183 del decreto legislativo n. 50 del 2016 una proposta di project financing per l'affidamento in concessione della tratta autostradale A22 Brennero-Modena;
il bando attribuisce ad Autobrennero s.p.a. un diritto di prelazione, subordinato al parere favorevole dei servizi della commissione europea rispetto alla compatibilità di tale diritto con quello di libera concorrenza;
la società Autostrada del Brennero s.p.a. ha presentato un ricorso al Tar del Lazio sull'efficacia del diritto di prelazione ritenuto dubbio ai sensi del diritto europeo e nazionale; diritto subordinato all'obbligo, imposto solo ad Autobrennero, di rinuncia ad ogni pretesa indennitaria e di contestazione verso i futuri atti dell'Amministrazione;
il Tar del Lazio nel pronunciarsi il 17 febbraio 2025 ha confermato che «la vicenda sostanziale sottesa al gravame in oggetto comporta l'esame di complesse e delicate questioni fattuali e giuridiche, attinenti al diritto di prelazione spettante al promotore nella procedura di project financing, con peculiare riferimento non solo alla normativa comunitaria, ma altresì a quella nazionale (decreto-legge n. 121 del 2021 e 89 del 2024, legge n. 193 del 2024), questioni queste che comportano un più ampio spettro della verifica da parte del giudice amministrativo, non necessariamente limitata alle sole prescrizioni regolatorie della procedura oggetto del ricorso»;
il giudice amministrativo ha sollevato, innanzi alla Corte di giustizia dell'Unione europea, questione pregiudiziale circa la compatibilità della disciplina nazionale della prelazione, contenuta nell'articolo n. 193 del decreto legislativo n. 50 del 2016, con gli articoli 49 e 56 Tfue (vedasi ordinanza n. 9449 del 25 novembre 2024 del Consiglio di Stato). È inoltre risaputo che la definizione di tale compatibilità nel momento in cui viene interpellata la Corte di giustizia dell'Unione europea è pregiudiziale a qualsivoglia pronunciamento dei servizi competenti della Commissione europea. Non è chiaro dunque perché nel bando di gara il giudizio di compatibilità sia invece demandato ai servizi della Commissione Ue. Quindi va delibata la problematica inerente al fatto se l'espressione di un parere sulla vicenda da parte della Corte di giustizia europea debba precedere quella dei servizi della Commissione europea come invece riportato nel bando di gara;
anche Autostrade per l'Italia ha presentato ricorso contestando il diritto di prelazione e chiedendo l'annullamento del bando, rilevando anche come l'articolo 3, comma 3, della legge n. 193 del 2024 pone il divieto agli enti concedenti di procedere agli affidamenti delle concessioni autostradali scadute e in scadenza facendo ricorso alle procedure della finanza di progetto;
Aspi contesterebbe anche il modello tariffario proposto nel bando, studiato dall'Art per tradurre in investimenti d'interesse collettivo i ricavi previsti dalla riscossione del pedaggio, riducendo i dividendi degli azionisti, con un alto rischio d'impresa in capo al concessionario e non più solo allo Stato;
la situazione è delicatissima per i molteplici aspetti da tutelare: nei confronti dell'impresa che ha fatto la proposta della finanza di progetto, nei confronti dei soci della società Autobrennero per 86 per cento del capitale costituiti da enti locali e per i quali la partecipazione determina cospicue entrate finanziarie per i bilanci e investimenti in opere, di cui quest'area del Paese aspetta l'avvio dei lavori;
nel bando non è presente la clausola sociale, che il nuovo codice appalti indica quale condizione necessaria per l'offerta, al fine di garantire la stabilità del personale impiegato e la salvaguardia delle professionalità;
il numero di ricorsi tra depositati e annunciati e il necessario rinvio della scadenza per le candidature, rende evidente una gestione, ad avviso degli interpellanti, «pasticciata» nei tempi e nel contenuto del bando di gara del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti –:
come intenda procedere, per quanto di competenza, sulla questione, in considerazione delle incongruenze e dei rischi evidenziati in premessa, per fare chiarezza e dare certezza, in tempi brevi, a tutti i soggetti coinvolti.
(2-00554) «Ferrari, Forattini, Malavasi, Andrea Rossi, Vaccari, Casu».
(4 marzo 2025)
E)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
l'ospedale pubblico romano «Carlo Forlanini» venne fondato dall'Inps nel 1934 per contrastare l'avanzata della tubercolosi diventando un'eccellenza nel campo delle malattie respiratorie;
nel 2006, l'ex Presidente della regione Lazio Piero Marrazzo, dichiarò di volerlo chiudere entro il 2010, nonostante fossero ancora in funzione sei reparti con circa 120 letti e un poliambulatorio che offriva diversi servizi, dalla Cardiologia alla Fisiopatologia respiratoria;
nel 2010, venne nominato commissario straordinario per il Forlanini dall'allora Presidente della regione Lazio Renata Polverini, il professor Massimo Martelli, il quale in poco tempo predispose un progetto di ristrutturazione che avrebbe portato ad un risparmio per la sanità pubblica di 6 milioni di euro di affitto trasferendo 6 poliambulatori della Asl Roma D nei padiglioni O e P e realizzando in altri due padiglioni due Rsa pubbliche, sottraendole al privato, per un totale di circa 320 posti letto;
Nicola Zingaretti ex presidente della regione Lazio, decretò la chiusura del Forlanini nel 2015, dichiarando che la ristrutturazione dell'edificio risultava impossibile. Recentemente ha anche dichiarato, ad avviso degli interpellanti con una certa leggerezza, ai microfoni della trasmissione Report, che se la stima presentata dal demanio di 70 milioni di euro fosse stata offerta quando lui era Presidente, avrebbe ceduto volentieri lo stabile;
dal 2015 la struttura ha iniziato a versare in stato di abbandono;
i cittadini romani dal 2015 chiedono che la regione trovi le risorse per far ripartire il Forlanini per restituirlo alla città e le risposte sono sempre state evasive;
i numerosi progetti presentati dal coordinamento dei comitati, che proponevano il Forlanini come possibile sede dell'Onu, della Fao o dell'Oms sono stati tutti rifiutati; nel 2021 viene finanziato uno studio di fattibilità per creare nell'ex palazzina di ortopedia una Rsa pubblica di 86 posti letto e nell'edificio che ospitava gli uffici economali stabilirci la sede dell'Agenzia europea per la ricerca biomedica e per la gestione delle crisi sanitarie, ma i lavori per realizzare il progetto non sono mai iniziati; sempre nel 2021 viene annunciato un investimento da 560 milioni di euro per la realizzazione di un tecnopolo, che non viene portato a termine;
nel 2016 la giunta Zingaretti valutò di utilizzare l'ex sanatorio come cittadella della pubblica amministrazione che si tradusse nella delibera n. 766 del 13 dicembre 2016 che autorizza la riclassificazione nell'inventario dei beni immobili regionali per autorizzarne la vendita, con l'obiettivo di inserirlo nell'ambito degli immobili da destinare alle procedure straordinarie di alienazione previste dalla normativa nazionale;
con questa delibera, Zingaretti e la sua giunta conferirono mandato al Ministero dell'economia ad inserire il compendio immobiliare Forlanini nel decreto dirigenziale che autorizza l'Agenzia del Demanio a «vendere... i beni immobili ad uso non abitativo appartenenti al patrimonio pubblico» la perizia demaniale di stima dell'immobile è di 70 milioni di euro, a parere degli esperti non tiene conto della valenza storica, del valore delle opere d'arte, dei 18 ettari di parco, e nei fatti, lo sottostima;
la delibera è stata impugnata al Tar dal comitato Beni Comuni che ha accolto il ricorso contro la decisione della regione;
l'8 febbraio del 2024 il Sottosegretario della Presidenza del Consiglio Mantovano e il Segretario di Stato, il Cardinale Parolin, hanno firmato una dichiarazione di intenti avendo individuato nell'area dell'ex Ospedale Carlo Forlanini di Roma «uno dei luoghi più idonei per la realizzazione della nuova sede del Bambin Gesù»;
il testo di questa dichiarazione specifica i passaggi principali dell'operazione, ovvero l'acquisito – per un prezzo da stabilirsi – dell'immobile; la concessione da parte della Santa Sede a Inail del diritto di superficie, per un periodo e un valore da concordarsi; la realizzazione da parte di Inail del nuovo ospedale; l'affitto da parte di Inail del nuovo plesso, verso il corrispettivo di un canone che remuneri l'investimento; infine la stipula di un accordo tra Santa Sede e Italia per il trasferimento delle immunità di cui agli articoli 15 e 16 del Trattato del Laterano alla nuova sede del Bambino Gesù;
Tiziano Onesti, presidente del Consiglio di Amministrazione dell'ospedale Pediatrico Bambino Gesù, ha quantificato in 450 milioni di euro il finanziamento che occorre;
cedere il Forlanini alla Santa Sede implicherebbe la cessione di un bene di grandissimo valore ad uno Stato estero, trasformandolo in un ospedale privato;
implicherebbe inoltre il passaggio a zona extraterritoriale, con tutte le immunità che ne deriverebbero tra cui l'esenzione dal pagamento dell'Imu, dell'Iva e il versamento dell'Irpef per i dipendenti e l'impossibilità ad essere ispezionato dall'Agenas, senza l'autorizzazione della Santa Sede;
ad avviso degli interpellanti in Italia si sta assistendo ad una decadenza del Sistema sanitario nazionale che lascia sempre più la tutela della salute, un diritto costituzionale, nelle mani dei privati. Nella programmazione regionale 2024-2026 dell'area materno infantile i posti letto pubblici della stessa vengono tagliati da 1111 a 1014;
in campagna elettorale l'attuale Presidente della regione Rocca si impegnava a restituire il Forlanini alla sanità regionale; Fratelli d'Italia organizzò sul tema un flash mob facendo credere ai cittadini che l'ospedale sarebbe tornato pubblico;
nell'ambito del PNRR, l'azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini ha ricevuto un finanziamento di 25,13 milioni di euro, destinato esclusivamente all'adeguamento sismico del solo San Camillo. Come rilevato da articoli di stampa il Presidente della regione Lazio Francesco Rocca dichiarò che non c'era tempo per ristrutturare il Forlanini con i fondi del PNRR –:
se intenda illustrare dettagliatamente, per quanto di competenza, quali siano state le ragioni che hanno portato ad escludere il Forlanini dalla richiesta di finanziamenti nell'ambito del PNRR;
se le notizie circa la cessione dell'ex ospedale, di cui in premessa, siano confermate e se, vista la rilevanza degli spazi e dei terreni in oggetto, sia previsto, come nel 1995, un intervento normativo ad hoc di ratifica ed esecuzione di un nuovo accordo tra il Governo italiano e la Santa Sede, con il necessario coinvolgimento del Parlamento italiano.
(2-00559) «Francesco Silvestri, Quartini, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Sportiello, Bruno, Scerra, Scutellà, Alifano, Auriemma, Alfonso Colucci, Penza, Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino, Santillo, Aiello, Barzotti, Carotenuto, Tucci».
(4 marzo 2025)
F)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:
il pozzo Pergola 1 è situato nel comune di Marsico Nuovo (Potenza), nell'ambito della concessione di coltivazione idrocarburi denominata «Val D'Agri». Il pozzo Pergola 1 è stato già perforato come pozzo esplorativo, essendosi rilevato produttivo si intende metterlo in produzione installando nell'area pozzo già realizzata per la perforazione le apparecchiature necessarie;
secondo quanto riportato nella documentazione disponibile sul portale:
si prevede la realizzazione della nuova area innesto 3 necessaria per l'alloggiamento delle apparecchiature previste per la connessione delle condotte che trasporteranno la produzione del pozzo Pergola 1 alla rete di condotte esistente che già convoglia quanto prodotto dagli altri pozzi della concessione di coltivazione «Val D'Agri» al Centro Olio Val D'Agri;
l'Innesto 3 occuperà un'area di circa 11.000 metri quadrati attualmente destinata a seminativo e vigneto, ubicata 3,4 chilometri a sud dal centro abitato di Marsico Nuovo, a circa 1,5 chilometri a ovest della frazione Galaino, nella vallata del fiume Agri;
si prevede la posa di due condotte per il trasporto degli idrocarburi dall'area pozzo Pergola 1 all'area innesto 3;
il tracciato avrà una lunghezza di circa 8,1 km sino all'Area innesto 3 e da qui con un tratto di circa 20 metri ci sarà la connessione alla rete di raccolta esistente Val D'Agri;
il tracciato delle condotte avrà un andamento nord ovest – sud est e attraverserà nella prima parte sino alla progressiva 4,75 chilometri presso aree naturali o seminaturali per poi, dopo l'attraversamento della SS 276, collocarsi nella valle del fiume Agri su terreni a prevalente destinazione agricola, rimanendo sempre ad una certa distanza dai centri abitati o frazioni sparse nell'area, senza attraversarle;
nello stesso scavo insieme alle due condotte verranno posati anche i cavi di controllo dal centro Olio Val D'Agri e i cavi elettrici per l'alimentazione elettrica;
il progetto interessa ed impatta il lago del Pertusillo (IT9210143 Sic e Zcs nell'ambito della Rete Natura 2000) interessato da studio da parte di Ispra mediante applicazione di analisi isotopiche per comprendere l'origine della sostanza organica ivi presente (quaderni laboratorio Ispra 6 del 2023); nel caso del particellato nelle acque dell'invaso risulta un contributo non trascurabile degli scarichi dei depuratori e dei fertilizzanti minerali, ma in diverse stazioni di campionamento (affioramenti nell'intorno dei pozzi petroliferi e sedimenti pregni degli stessi composti) sembra sia stato evidenziato un contributo non trascurabile di prodotti di origine petrolifera; purtuttavia dalla consultazione del portale valutazione d'impatto) non risulta che il proponente abbia presentato alcuna valutazione d'incidenza;
il percorso della tubazione di circa 8,5 chilometri riguarda un territorio molto fragile e l'impatto generato da eventuali sversamenti (già successo in passato) – oltretutto suscettibile di ampissima diffusione attraverso il vettore idrico – sugli ecosistemi, e le loro reti di connessione, la biodiversità e la salute umana richiedono pertanto un approccio precauzionale (si veda Consiglio di Stato, IV, 31 maggio 2023 n. 5377; Consiglio di Stato, IV, 31 agosto 2023 n. 8098;
non è un caso che il progetto avesse avuto parere di compatibilità negativo n. 2895 del 7 dicembre 2018 ai sensi dell'articolo 10-bis della legge n. 241 del 1990 informativa al proponente circa l'adozione di provvedimento negativo di compatibilità ambientale – Eni presentò controdeduzioni sulle quali la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale dette parere positivo n. 3429 del 22 maggio 2020; purtuttavia la direzione generale valutazione d'impatto riaprì l'istruttoria per mancati approfondimenti ai sensi del decreto ministeriale n. 39 del 19 febbraio 2019;
a seguito del riesame richiesto dalla direzione generale valutazione d'impatto la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale si espresse definitivamente con parere n. 138 del 21 dicembre 2020, rilevando che «il parere n. 3429 del 22 maggio 2020 non ha operato l'applicazione dei dettami del decreto ministeriale n. 39 del 19 febbraio 2019 nell'esame del progetto del Proponente, omettendo di richiedere gli approfondimenti e le integrazioni del Sia a ciò necessarie»; ne conseguì, in mancanza di nuove da parte del proponente, l'archiviazione del procedimento;
a quanto risulta il procedimento è stato nuovamente riaperto e dalla consultazione del portale del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica si profila un'istruttoria molto articolata –:
se il Ministro interpellato, possa fornire informazioni in merito allo stato dell'istruttoria in parola e all'eventuale esito;
se il Ministro interpellato non intenda promuovere un'interlocuzione con Eni, valutando l'opportunità di rinunciare definitivamente a tale progetto in considerazione delle numerose criticità sopra esposte e consequenzialmente di formalizzare l'emanazione del parere negativo di compatibilità ambientale con richiesta di chiusura mineraria definitiva del pozzo.
(2-00558) «Lomuti, Sergio Costa, Quartini, Torto, Alfonso Colucci, Appendino, Donno, Santillo, Ilaria Fontana, Auriemma, Carmina, Barzotti, Scutellà, Traversi, Gubitosa, D'Orso, Giuliano, Cafiero De Raho, Ascari, Pellegrini, Francesco Silvestri, Pavanelli, Ferrara, Cantone, Baldino, Riccardo Ricciardi, Penza, Amato, Orrico, Caso, Aiello, Carotenuto, Iaria, Fede, Dell'Olio, L'Abbate, Alifano, Sportiello, Cherchi, Tucci, Caramiello».
(4 marzo 2025)