TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 384 di Mercoledì 20 novembre 2024

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CONGEDO, FILINI, MATERA, MATTEONI, MAULLU, OSNATO, TESTA e TREMONTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'11 novembre 2024 il Presidente del Consiglio dei ministri ha incontrato i rappresentanti delle maggiori sigle sindacali, che hanno lamentato una scarsa attenzione dell'Esecutivo per i lavoratori dipendenti;

   con il decreto legislativo 30 dicembre 2023, n. 216, il Governo ha previsto, per il solo periodo d'imposta 2024, l'accorpamento dei primi due scaglioni di reddito, portando l'aliquota dal 25 per cento al 23 per cento per i redditi fino a 28 mila euro e ha innalzato a 8.500 euro la soglia della no tax area per i lavoratori dipendenti;

   dette misure sono rese strutturali dal 2025. Per l'anno d'imposta 2024, la legge 30 dicembre 2023, n. 213, ha confermato il taglio del cuneo fiscale per la quota a carico dei lavoratori dipendenti, prevedendo una riduzione del 7 per cento dei contributi previdenziali per i redditi fino a 25 mila euro e del 6 per cento per i redditi fino a 35 mila euro;

   il Governo ha confermato la portata agevolativa della misura, rendendola strutturale ed estendendone la portata applicativa, innalzando a 40.000 euro il limite di reddito e stabilendone nuove modalità di fruizione;

   per i soggetti titolari di reddito d'impresa e di lavoro autonomo, per il solo periodo d'imposta 2024, il decreto legislativo n. 216 del 2023 ha introdotto una maggiore deduzione del costo del lavoro riguardante i nuovi assunti a tempo indeterminato;

   quanto previsto per il periodo d'imposta 2024 in tema di detassazione dei premi di risultato è stato confermato per il 2025, con l'imposizione al 5 per cento entro un importo di 3.000 euro, e la detassazione dei fringe benefit in capo al lavoratore dipendente, confermando l'innalzamento della soglia prevista per la non concorrenza al reddito da 258 euro a 2.000 euro per i lavoratori con figli a carico e a 1.000 euro in tutti gli altri casi;

   infine il decreto-legge 14 novembre 2024, n. 167, contenente le modifiche sui requisiti per ottenere il «bonus Natale», l'indennità una tantum fino a 100 euro previsto dal decreto-legge «omnibus» per i lavoratori dipendenti, ha ampliato la platea dei beneficiari da poco più di 1 milione di beneficiari a più di 4 milioni e mezzo, eliminando il requisito del coniuge a carico –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire un quadro complessivo dei benefìci che il Governo ha previsto a favore dei lavoratori dipendenti per l'anno d'imposta in corso in confronto a quanto era previsto per il periodo d'imposta 2022.
(3-01561)

(19 novembre 2024)

   PELUFFO, DE MICHELI, DI SANZO, GNASSI, ORLANDO, GHIO, FERRARI, FORNARO e CASU. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il piano «Transizione 5.0» mette a disposizione delle imprese, nel biennio 2024-2025, 12,7 miliardi di euro per sostenere la transizione del sistema produttivo verso un modello di produzione efficiente sotto il profilo energetico, sostenibile e basato sulle fonti rinnovabili, attraverso un credito d'imposta destinato ai nuovi investimenti effettuati dalle imprese dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2025 e riconosciuto a condizione che si realizzi una riduzione dei consumi energetici di almeno il 3 per cento per la struttura produttiva o, in alternativa, di almeno il 5 per cento del processo interessato dall'investimento;

   nonostante l'esistenza di un modello virtuoso ed efficace da replicare quale «Industria 4.0», che, approvato da precedenti Governi con un forte contributo parlamentare, ha dimostrato di funzionare molto bene, consentendo alle imprese italiane di continuare ad investire nonostante le varie crisi degli ultimi anni, per «Transizione 5.0», a causa del ritardo nell'emanazione dei decreti attuativi e della complessità degli stessi, finora in tre mesi di operatività della misura sono stati prenotati crediti d'imposta solamente da 324 imprese per appena 99 milioni di euro, mentre sono molto numerose le segnalazioni di imprese riguardanti la difficoltà di interpretazione riferita all'ammissibilità alle agevolazioni dei progetti di innovazione, all'individuazione degli investimenti agevolabili, ai criteri per la determinazione del risparmio energetico conseguibile, ai requisiti degli impianti finalizzati all'autoproduzione destinata all'autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, alle indicazioni per il rispetto del principio del Dnsh, alle modalità di trasmissione e gestione delle comunicazioni previste nell'ambito della procedura di accesso al credito d'imposta e alla relativa documentazione da allegare; una procedura complessa e onerosa, che necessita 18 passaggi burocratici, tra prenotazione, avanzamento e comunicazione finale, corredati da una moltitudine di documenti e certificazioni da produrre. Inoltre, le tempistiche del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che fissano al 31 dicembre 2025 il termine per completare i progetti di investimento, sono particolarmente stringenti, mentre una misura strategica come «Transizione 5.0» dovrebbe avere, a giudizio degli interroganti, una vigenza almeno triennale;

   tutto il settore produttivo richiede interventi di semplificazione che consentano effettivamente il decollo della misura, soprattutto riguardo al meccanismo di prenotazione dei fondi e all'individuazione delle finestre di ammissibilità degli investimenti –:

   quali correttivi intenda adottare con urgenza il Governo per accelerare la transizione del sistema produttivo, assicurando la fruibilità per le imprese degli incentivi previsti da «Transizione 5.0».
(3-01562)

(19 novembre 2024)

   GRIMALDI, ZANELLA, GHIRRA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'Unione europea si è impegnata a diventare un'area a «impatto climatico zero» entro il 2050 e il settore dei trasporti rappresenta un quarto delle emissioni totali di gas serra;

   tuttavia, sia a livello dell'Unione europea che in Italia, molte case automobilistiche hanno preferito continuare a fare margini facili sull'endotermico, piuttosto che puntare sull'elettrico, con la conseguenza che i produttori coreani e cinesi stanno guadagnando un vantaggio competitivo con auto elettriche a prezzi inferiori;

   in questo quadro l'Italia risente delle scelte industriali di Stellantis: negli ultimi 17 anni la produzione di auto in Italia di Fiat-Fca-Stellantis si è ridotta di quasi il 70 per cento e delle 505 mila auto vendute in Italia meno della metà è stata prodotta in Italia. Negli ultimi anni diverse produzioni sono state spostate all'estero;

   a soffrire fortemente di questo lento disimpegno di Stellantis è anche tutto l'indotto che comprende settori importanti con migliaia di persone occupate;

   giova ricordare che l'11 ottobre 2024 in audizione in Parlamento, l'amministratore delegato Carlos Tavares non ha dato alcuna risposta soddisfacente sugli impegni da prendere e sul futuro di Stellantis e pochi giorni dopo il Presidente John Elkann decideva di non presentarsi in Parlamento, in quanto non aveva «nulla da aggiungere rispetto a quanto illustrato dall'amministratore delegato Carlos Tavares»;

   a fronte delle difficoltà del settore dell'automotive, il Governo ha ritenuto di inserire nel disegno di legge di bilancio, all'esame della Camera dei deputati, un taglio pesantissimo dell'80 per cento (4,6 miliardi di euro) per i prossimi 6 anni al «Fondo per la transizione verde, la ricerca, gli investimenti del settore e per il riconoscimento di incentivi all'acquisto di veicoli non inquinanti», istituito con il decreto-legge n. 17 del 2022;

   è evidente che le politiche di sostegno al settore dell'automotive debbano essere vincolate all'impegno che le produzioni nei prossimi anni vengano riportate in Italia e che il sostegno pubblico al settore favorisca la produzione di modelli maggiormente accessibili alle fasce medio-basse dei cittadini –:

   quali iniziative intenda mettere in campo per conoscere i piani industriali di Stellantis al fine di favorire la produzione di modelli mass market, confermare i tempi della gigafactory di Termoli, garantire visibilità sui nuovi modelli, interrompere le delocalizzazioni e, al fine di poter accedere al pacchetto di supporto alla filiera produttiva automotive, sottoscrivendo precisi impegni, quali il reshoring dei modelli Fiat programmati in Serbia, Polonia e Marocco.
(3-01563)

(19 novembre 2024)

   LUPI, CAVO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il censimento permanente delle imprese dell'Istat conferma il ruolo portante svolto dalle piccole e medie imprese nel tessuto produttivo italiano;

   la rilevazione 2023 ha interessato un campione di circa 280 mila imprese con 3 e più addetti e ha ribadito che più di tre quarti delle imprese, pari al 78,9 per cento del totale, sono microimprese, il 18,5 per cento sono imprese di piccole dimensioni e il 2,2 per cento di medie dimensioni;

   le piccole e medie imprese rappresentano una ricchezza anche per l'Unione europea: con quasi 21 milioni di imprese, costituiscono il 99,8 per cento del totale, generano oltre il 67 per cento dei posti di lavoro e sono protagoniste del benessere delle comunità locali e regionali;

   i dati Eurostat segnalano che tra il 2019 e oggi la Germania ha perso oltre il 9 per cento della sua produzione industriale, la Francia il 5 per cento e l'Italia il 3,5 per cento;

   l'indice Hcob Pmi del settore manifatturiero Eurozona registra da mesi una contrazione preoccupante, soprattutto a seguito della crisi profonda dell'industria tedesca, con ricadute significative sul tessuto produttivo italiano;

   in considerazione del valore delle piccole e medie imprese la Commissione europea ha proposto nel 2008 lo «Small business act», la principale iniziativa politica dell'Unione a favore delle piccole e medie imprese;

   sulla scia dello Small business act, nel 2011 il Parlamento italiano ha varato la legge 11 novembre 2011, n. 180, che ha definito lo statuto giuridico delle micro, piccole e medie imprese;

   tra i principi a cui è ispirato lo statuto delle imprese, si ricordano: la libertà di iniziativa economica e concorrenza; la semplificazione burocratica; la progressiva riduzione degli oneri amministrativi a carico delle imprese; il diritto delle imprese all'accesso al credito informato, corretto e non vessatorio; misure di semplificazione amministrativa;

   l'articolo 18 dello statuto dispone che il Governo, su proposta del Ministro delle imprese e del made in Italy, sentita la Conferenza unificata, presenti annualmente alle Camere un disegno di legge per la tutela e lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese volto a definire gli interventi in materia per l'anno successivo;

   in occasione di precedenti interrogazioni a risposta immediata, inclusa quella svolta il 3 luglio 2024 dal gruppo Noi Moderati, il Ministro interrogato aveva annunciato la presentazione imminente del primo disegno di legge annuale per le piccole e medie imprese, prevista sin dal 2011 e ad ora mai realizzata –:

   quale sia lo stato di avanzamento della predisposizione del disegno di legge previsto dallo statuto delle imprese.
(3-01564)

(19 novembre 2024)

   FARAONE, GADDA, DEL BARBA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da circa mille giorni l'Ucraina vive l'incubo quotidiano dell'invasione russa, che ha dato vita a un conflitto che ha avuto, e continua ad avere, ripercussioni devastanti sulla popolazione civile, sulle infrastrutture e sull'economia del Paese, configurandosi come una delle crisi internazionali più gravi degli ultimi decenni che ha attraversato l'Europa e ha stravolto la stabilità geopolitica globale, la sicurezza europea e l'economia mondiale;

   insieme all'Italia e agli altri alleati, gli Stati Uniti d'America, durante l'amministrazione del Presidente Joe Biden, hanno sostenuto fermamente la causa ucraina con ingenti aiuti militari, economici e umanitari, dimostrando un impegno deciso nella difesa della sovranità nazionale e nella condanna dell'aggressione russa. Tale approccio ha rafforzato l'unità degli alleati della Nato e dell'Unione europea, consolidando una linea comune di opposizione alla Russia;

   la recente elezione di Donald Trump alla Presidenza degli Usa introduce nuove incertezze sul futuro del conflitto. Trump ha, infatti, più volte dichiarato la volontà di rivedere l'impegno americano nel sostegno all'Ucraina, muovendo forti critiche sull'entità degli aiuti militari e finanziari forniti a Kiev e sostenendo la necessità di un maggiore contributo europeo;

   il Presidente eletto, inoltre, ha manifestato l'intenzione di avviare negoziati diretti con la Russia per giungere rapidamente a una soluzione, suscitando interrogativi sulle possibili concessioni che potrebbero essere richieste a Kiev e ai suoi alleati occidentali;

   il 18 novembre 2024 il Presidente uscente Joe Biden ha autorizzato per la prima volta l'Ucraina a utilizzare i missili a lungo raggio di produzione statunitense (Atacms) all'interno del territorio russo;

   il giorno dopo il Presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto che aggiorna la dottrina nucleare russa, consentendo l'uso di armi nucleari contro uno Stato non nucleare se questo è supportato da potenze nucleari. Il decreto è una chiara escalation nelle tensioni globali, nonché un segnale diretto agli alleati occidentali dell'Ucraina, tra cui l'Italia, che fin dall'inizio del conflitto hanno condannato con fermezza l'aggressione russa, fornendo aiuti economici, militari e umanitari all'Ucraina;

   le nuove dinamiche internazionali e i cambiamenti in corso nella politica americana portano forte incertezza circa la continuità del sostegno all'Ucraina, ma l'impegno dell'Italia deve rimanere costante e fermo nell'affermare i principi del diritto internazionale e la tutela dell'integrità territoriale e della sovranità ucraina –:

   se il Governo italiano confermerà il proprio impegno militare ed economico a sostegno dell'Ucraina e quale posizione intenda assumere in merito alla crescente minaccia di escalation nucleare, soprattutto alla luce della decisione statunitense di fornire missili a lungo raggio a Kiev.
(3-01565)

(19 novembre 2024)

   TENERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'entità dei fenomeni di violenza costituisce una delle più gravi piaghe della società contemporanea, che non registra arresti, nonostante i numerosi interventi di carattere preventivo e repressivo previsti dall'attuale legislazione in materia;

   i dati pubblicati l'11 novembre 2024 dal Ministero dell'interno rilevano come, nel periodo 1° gennaio-10 novembre 2024, si siano registrati in Italia 266 omicidi, con 97 vittime donne, di cui 83 uccise in ambito familiare/affettivo, e come, tra queste, 51 abbiano trovato la morte per mano del partner o dell'ex partner;

   al fine di estirpare questo odioso fenomeno, occorre anche supportare le donne vittime di violenza attraverso percorsi di inclusione sociale, da un lato fornendo supporti di natura economica, dall'altro favorendone l'inclusione lavorativa;

   nell'impegno contro la violenza sulle donne, riveste un ruolo di primo piano l'investimento sul lavoro e sulla valorizzazione dell'esperienza femminile: il sostegno all'indipendenza economica, quindi, come leva per contrastare la violenza sulle donne e tutelare le vittime di questa piaga sociale;

   una bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro limita anche la crescita economica di una nazione. Ridurre tale divario aiuta a diminuire i costi economici e sociali del Paese ed è un fattore rilevante per la crescita del prodotto interno lordo, con un impatto positivo che, secondo la Banca d'Italia, arriva fino a 7 punti percentuali –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato abbia adottato e quali intenda adottare per incrementare l'inclusione sociale e lavorativa delle donne vittime di violenza, nonché per fornire alle stesse un sostegno anche di natura economica, al fine di assicurarne l'indipendenza e l'emancipazione da tali intollerabili fenomeni di persecuzione e crudeltà.
(3-01566)

(19 novembre 2024)

   MARIANNA RICCIARDI, BARZOTTI, SPORTIELLO, AIELLO, QUARTINI, CAROTENUTO, DI LAURO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   domenica 17 novembre 2024 si è celebrata l'ottava Giornata mondiale dei poveri e per tale ricorrenza la Caritas italiana ha pubblicato la ventottesima edizione del «Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia»;

   dal predetto rapporto emerge con rinnovata drammaticità come la povertà assoluta continua a essere crescente e come si stiano evolvendo allarmanti fenomeni di disagio sociale;

   il rapporto ci dice che la povertà assoluta in Italia interessa quasi 5,7 milioni di persone, quasi un decimo della popolazione, e che il lavoro povero e intermittente ormai dilaga a dismisura, con salari bassi e contratti atipici che impediscono una vita dignitosa;

   la percentuale di lavoratori poveri è all'8 per cento degli occupati, con salari minimi inadeguati a vivere con dignità, calati del 4,5 per cento rispetto alla media europea;

   i giovani e le famiglie con figli sono le fasce più vulnerabili; il disagio abitativo rappresenta un'emergenza, con famiglie senza casa e con affitti insostenibili addirittura per la classe media;

   dal 2015 a oggi le persone accompagnate dai servizi Caritas è cresciuto del 41,6 per cento; le povertà croniche e intermittenti aumentano dal 54,7 per cento al 59 per cento;

   l'Italia in povertà e che scende nella scala sociale non è più solo nel Sud del Paese ma cresce esponenzialmente anche nel Nord, un tempo considerato come la forza motrice del Paese;

   i dati della Caritas sono avallati anche dall'Istat, i cui dati dicono come una persona su dieci, il 9,7 per cento, vive in una condizione di povertà assoluta;

   dramma nel dramma sono i minori in povertà: record assoluto della vergogna;

   la povertà assoluta tra i minori arriva al 13,8 per cento, con 1 milione e 295 mila bambini poveri: un indigente su quattro è un minore, con livelli di spesa al di sotto della soglia di povertà;

   è evidente come i dati sopra riportati non siano più compatibili con politiche estemporanee fatte di bonus e premi e come la discesa repentina in povertà di un numero sempre maggiore di persone, addirittura di minori, richieda soluzioni strutturali indirizzate a far crescere i bambini e le bambine dignitosamente, ad un livello compatibile con la civiltà –:

   quali iniziative di carattere strutturale intenda porre in essere, per quanto di competenza, per ovviare nel più breve tempo possibile alla povertà dilagante nel Paese e togliere dalla povertà assoluta persone e minori soprattutto, misure che non siano però riconducibili alla provvisorietà ed esiguità della cosiddetta politica dei bonus.
(3-01567)

(19 novembre 2024)

   D'ALESSIO, BONETTI, BENZONI e GRIPPO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'agevolazione cosiddetta «decontribuzione Sud» consiste in una riduzione dei contributi previdenziali per i datori di lavoro privato con riferimento ai rapporti di lavoro dipendente, in essere o da instaurare, e con sede di lavoro nelle regioni del Mezzogiorno;

   prevista con un décalage fino all'anno 2029 dalla legge di bilancio per il 2021, in realtà la misura non sarà più operativa dal 1° gennaio 2025 in quanto incompatibile con l'ordinario regime europeo in materia di aiuti di Stato, alla luce dell'imminente scadenza del quadro temporaneo in materia introdotto contestualmente all'emergenza pandemica;

   da diverso tempo si denuncia una disparità di trattamento che vede determinate categorie di datori di lavoro escluse dalla misura per inquadramenti errati della loro attività d'impresa;

   nelle ultime settimane, ad esempio, l'Inps sta richiedendo la decontribuzione agli agenti di assicurazione, i quali, in ottemperanza alla normativa, avevano applicato la decontribuzione in oggetto;

   sembrerebbe, in tal senso, che la problematica sia da addurre al codice Ateco di riferimento, con il Governo che in sede europea non si è impegnato a sufficienza per sottolineare il totale disallineamento tra gli agenti di assicurazione iscritti nella sezione pensionistica di «artigiani e commercianti» dell'Inps e le compagnie di assicurazione o gli istituti bancari;

   in aggiunta a tali criticità, a cui si è evidentemente scelto di non porre rimedio quando serviva, ultimamente si rincorrono voci secondo cui c'è il rischio che l'Inps si possa rivalere anche su artigiani, commercianti ed imprenditori perché sembrerebbe che l'Unione europea abbia bloccato circa 2 miliardi di euro a copertura dell'agevolazione –:

   se quanto descritto corrisponda al vero e quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di risolvere l'evidente discriminazione nei confronti degli agenti di assicurazione e di tranquillizzare tutti i commercianti, artigiani e imprenditori del Mezzogiorno che hanno legittimamente usufruito dell'agevolazione prevista dal Governo.
(3-01568)

(19 novembre 2024)

   NISINI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale conformazione del mercato del lavoro in Italia, che coinvolge un numero di occupati ormai stabilmente intorno ad una platea di 24 milioni di soggetti, è caratterizzata da numerosi fenomeni di interesse per imprese e lavoratori, legati, tra l'altro, a forme di welfare aziendale sempre più diffuse e richieste;

   tali prestazioni e servizi – erogati dall'azienda ai propri dipendenti per favorire il loro benessere personale, lavorativo e familiare – assumono diverse configurazioni a seconda delle rispettive finalità, coprendo aree di interesse che coinvolgono tanto finalità sociali e di conciliazione vita-lavoro, quanto aspetti retributivi;

   in tale contesto, è particolarmente diffuso l'utilizzo dei cosiddetti fringe benefits, ossia quell'insieme di misure di welfare retributivo che comprende, ad esempio, l'erogazione ai dipendenti di buoni carburante, buoni spesa e buoni acquisto, rivelatisi assai utili anche come forme di sostegno al potere d'acquisto durante la recente tendenza inflazionistica;

   l'articolo 51 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 (testo unico delle imposte sui redditi), prevede che queste forme di welfare, se inferiori ad una determinata soglia, non concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente e il valore in parola è stato negli anni rivisto numerose volte rispetto all'ordinaria soglia di 258,23 euro;

   la frequente ridefinizione della soglia di non concorrenza dei fringe benefits può rappresentare un elemento di incertezza per le imprese, le quali sarebbero forse incentivate nell'utilizzo degli stessi qualora la suddetta soglia fosse fissata con maggiore stabilità;

   l'utilizzo di strumenti come i fringe benefits potrebbe rappresentare un elemento utile anche per finalità ulteriori, ad esempio quale fattore incentivante per lo spostamento dei lavoratori, sovente frenati dall'accettare offerte di lavoro in aree geografiche diverse dalla propria zona di residenza anche a causa della necessità di sostenere rilevanti costi per la locazione di immobili –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda adottare per proseguire il percorso di rilancio dei fringe benefits.
(3-01569)

(19 novembre 2024)