TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 344 di Mercoledì 11 settembre 2024
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
MORFINO, L'ABBATE, CARMINA, CARAMIELLO, AIELLO, CANTONE, D'ORSO, RAFFA, SCERRA, ILARIA FONTANA e SANTILLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
tra le conseguenze più gravi dei cambiamenti climatici si registra il drammatico problema della siccità e della scarsità delle risorse idriche, fenomeno che interessa in particolar modo le regioni del Sud Italia;
l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), sulla base delle risultanze trasmesse dagli osservatori distrettuali, monitora costantemente la situazione, classificando i territori in base allo scenario di severità idrica;
in base ai dati Ispra, la situazione in Sicilia è di «severità alta», mentre si registra una «severità media» in tutte le altre regioni meridionali (distretto Sardegna e distretto Appennino Meridionale), con la regione Calabria che ha dichiarato lo stato di emergenza, e nelle regioni del centro (distretto Appennino Centrale);
la Regione Siciliana ha chiesto e ottenuto la dichiarazione di stato di emergenza nazionale e la Regione Calabria ha avviato la procedura il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale per grave situazione di siccità, nonché lo stato di calamità naturale per l'agricoltura;
secondo i dati elaborati da The European House-Ambrosetti, con quasi 300 euro ad abitante, l'Italia è il primo Paese in Europa per perdite economiche dovute al cambiamento climatico, una cifra aumentata di 5 volte (+490 per cento) dal 2015 ad oggi; i settori economici che subiscono il maggiore impatto dalla scarsità d'acqua sono quello agricolo e idroelettrico;
lo scorso anno il Governo ha varato un decreto-legge (n. 39, del 14 aprile 2023, recante «Disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche», attraverso il quale è stata istituita un'apposita cabina di regia, a cui sono state attribuite specifiche funzioni ed attività;
purtroppo le misure adottate dal Governo si sono rivelate assolutamente inefficaci e la situazione, ad oltre un anno dal varo del provvedimento, appare di gran lunga peggiorata;
tra le disposizioni del decreto-legge si segnala la previsione di un piano di comunicazione sulla crisi idrica che avrebbe dovuto garantire ai cittadini e agli operatori di settore le informazioni necessarie sul corretto utilizzo della risorsa idrica, di cui non c'è alcuna traccia –:
quali misure intenda adottare il Governo al fine di affrontare concretamente l'emergenza siccità, sia sotto l'aspetto della prevenzione e del contrasto ai cambiamenti climatici, anche attraverso il rafforzamento dell'ambizione del Pniec, sia per quanto concerne gli interventi di adattamento, tenendo nella debita considerazione il potenziale avvio di conflitti territoriali per l'approvvigionamento della risorsa idrica.
(3-01395)
(10 settembre 2024)
FARAONE, GADDA, DE MONTE e DEL BARBA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
secondo organi di stampa l'ex Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, poco prima di rassegnare le proprie dimissioni, ha firmato un decreto ministeriale di nomina – non ancora pubblicato – di assoluta rilevanza: quello dei collaboratori che comporranno la commissione che deciderà quali film potranno essere finanziati con contributi pubblici, nei fatti un organo cruciale che gestirà circa 50 milioni di euro destinati a progetti cinematografici;
tra le forme di finanziamento al settore del cinema, infatti, si prevede che sulla base della valutazione di una commissione composta da esperti nominati dal Ministro della cultura tra personalità di comprovata qualificazione professionale nel settore, siano erogate risorse in relazione alla qualità del progetto da realizzare. Nel caso di specie, inoltre, per la prima volta ciascuno dei componenti della suddetta commissioni riceverà un compenso di 15 mila euro;
come riportato da più fonti giornalistiche, la scelta dei 18 collaboratori nominati dall'ex Ministro sembra essere stata caratterizzata da un'effettiva carenza di requisiti e criteri di selezione oggettivi, lasciando quindi intendere che le suddette nomine siano avvenute solo per finalità personali ed escludendo alcun tipo di criterio di competenza e imparzialità, come avvenuto anche per la nomina di Fabio Tagliaferri alla presidenza di Ales S.p.a.;
la decisione dell'ex Ministro della cultura di firmare un decreto di nomina pochi minuti prima di rassegnare le dimissioni, rappresenta un evidente sprezzo alla correttezza istituzionale, dell'imparzialità e del buon andamento, facendo trasparire come l'azione amministrativa non sia stata guidata dal principio irrinunciabile del perseguimento dell'interesse pubblico, bensì utilizzata come mero strumento per favorire interessi personali e clientelari;
appare fondamentale che l'azione amministrativa del Dicastero in questione torni a seguire gli insindacabili principi costituzionali della correttezza e del buon andamento: pertanto è necessario che il nuovo Ministro della cultura, Alessandro Giuli, chiarisca quali siano stati i criteri per la scelta dei collaboratori del Dicastero interessato a partire dalle nomine fatte da Sangiuliano prima di dimettersi alla governance di Ales e se intenda rendere effettive le nomine compiute dal suo predecessore, confermando in tal caso, secondo gli interroganti, l'evidente modus operandi di nomine compiute solo sulla base di rapporti politici e personali –:
se il Ministro interrogato intenda confermare le nomine richiamate in premessa e, in caso affermativo, se non intenda chiarire quali siano stati i criteri di scelta, considerando che le nomine compiute dall'ex Ministro appaiano essere guidate esclusivamente dal criterio dei rapporti personali e politici, in difformità da qualsiasi principio costituzionale e di buona amministrazione.
(3-01396)
(10 settembre 2024)
ORSINI, DEBORAH BERGAMINI, MARROCCO, BARELLI, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTILOCCHIO, BATTISTONI, BENIGNI, BOSCAINI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASASCO, CASTIGLIONE, CATTANEO, CORTELAZZO, DALLA CHIESA, D'ATTIS, DE PALMA, FASCINA, GATTA, MANGIALAVORI, MAZZETTI, MULÈ, NEVI, NAZARIO PAGANO, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, SQUERI, TASSINARI e TENERINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il 28 luglio 2024 i cittadini venezuelani sono stati chiamati alle urne per le elezioni presidenziali, al termine di una campagna elettorale segnata da intimidazioni e arresti arbitrari, con l'esclusione della leader dell'opposizione Maria Corina Machado e la successiva indicazione di Edmundo González Urrutia quale candidato unitario dell'opposizione;
il giorno successivo, il Consiglio nazionale elettorale ha proclamato vincitore delle elezioni Nicolas Maduro sulla base di un bollettino recante dati non verificabili dell'80 per cento delle schede scrutinate;
le opposizioni hanno immediatamente denunciato irregolarità e, nella sera del 30 luglio 2024, hanno reso pubblici i risultati elettorali ottenuti dai loro rappresentanti di lista da cui è risultato che González ha raccolto circa il 67 per cento dei voti;
una larga parte della comunità internazionale, tra cui la maggioranza dei Paesi latinoamericani e la quasi totalità delle democrazie occidentali, ha rifiutato di riconoscere i risultati proclamati dal regime di Maduro e ha chiesto al Governo la pubblicazione dei dati elettorali reali, mediante una verifica da parte di enti qualificati e indipendenti;
il 22 agosto 2024, il Tribunale supremo di giustizia venezuelano ha ratificato i risultati elettorali pubblicati dal Consiglio nazionale elettorale, senza fornire nessun dato a supporto, mentre Maduro ha escluso qualsiasi negoziazione con l'opposizione;
nelle settimane successive, il regime di Maduro ha intensificato l'azione repressiva, facendo ricorso alle forze di sicurezza e ai gruppi armati filo-governativi, reprimendo migliaia di manifestazioni, rafforzando il controllo sui media e promuovendo l'arresto degli oppositori. Un'ondata di repressione che ha provocato vittime e nuovi fermi, che hanno coinvolto anche alcuni doppi cittadini italo-venezuelani;
l'8 settembre 2024 il candidato dell'opposizione Gonzalez ha lasciato il Paese, dopo essersi rifugiato volontariamente alcuni giorni fa nell'ambasciata spagnola a Caracas e ha chiesto asilo politico al Governo spagnolo;
come riferito il 6 agosto 2024 dal Ministro interrogato nel corso di un'audizione in sede di Commissioni riunite «Affari Esteri e Comunitari» della Camera dei deputati e «Affari Esteri e Difesa» del Senato della Repubblica, il Governo italiano si è attivato fin da subito per richiamare le autorità di Caracas al rispetto delle regole e assistere la numerosa comunità di connazionali residenti nel Paese –:
alla luce di quanto esposto in premessa quali iniziative di competenza il Governo intenda continuare a intraprendere affinché sia ripristinata la legittimità del processo elettorale in Venezuela, sia garantita la libertà di espressione e il rispetto dei principi democratici e siano tutelati i diritti dei cittadini italiani.
(3-01397)
(10 settembre 2024)
LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il 28 luglio 2024 si sono svolte le elezioni presidenziali nella Repubblica Bolivariana del Venezuela che, secondo il consiglio elettorale, nonostante l'assenza di documenti di convalida dei risultati, hanno premiato Nicolas Maduro con il 51,2 per cento dei voti, contro il 44,2 per cento ottenuto da Edmundo González Urrutia, candidato presidente di opposizione della Piattaforma Unitaria Democratica;
dopo la proclamazione dei risultati, González Urrutia e numerosi altri esponenti dell'opposizione a Maduro hanno denunciato irregolarità durante le votazioni e le operazioni di conteggio, come il divieto per i testimoni dell'opposizione di poter accedere ai verbali delle votazioni;
il giorno successivo alla consultazione elettorale, il Ministro interrogato ha dichiarato: «Ho molte perplessità sul regolare svolgimento delle elezioni in Venezuela. Chiediamo risultati verificabili e accesso agli atti»;
le proteste scaturite dall'esito delle votazioni hanno portato anche a scontri con le forze dell'ordine, che hanno provocato 27 morti e migliaia di feriti, oltre all'intervento di Paesi terzi come Brasile, Messico e Colombia per tentare mediazioni tra i due schieramenti;
il 31 luglio 2024, i Ministri degli esteri del G7 hanno pubblicato una dichiarazione congiunta sulle elezioni presidenziali in Venezuela, che sottolinea diverse criticità rilevate durante le consultazioni: «I rapporti di osservatori indipendenti nazionali e internazionali hanno sollevato serie preoccupazioni riguardo ai risultati annunciati delle elezioni presidenziali del Venezuela e al modo in cui il processo elettorale è stato condotto, in particolare per quanto riguarda le irregolarità e la mancanza di trasparenza nella tabulazione finale dei voti.»;
il 2 settembre 2024, la procura del Venezuela ha chiesto l'arresto del candidato dell'opposizione alle elezioni presidenziali, Edmundo González Urrutia, accusandolo dei reati di «usurpazione di funzioni, falsificazione di documenti pubblici, istigazione a disobbedire alle leggi dello Stato, cospirazione, sabotaggio per danneggiare i sistemi ed associazione terroristica»;
l'8 settembre 2024, González Urrutia ha chiesto asilo politico in Spagna ed è decollato da Caracas per raggiungere il Paese iberico dopo aver trascorso alcuni giorni nell'Ambasciata spagnola in Venezuela;
una leader dell'opposizione a Maduro, María Corina Machado, ha affermato che González Urrutia sarebbe dovuto fuggire da Caracas perché «la sua vita era in pericolo»;
secondo i dati dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire), al 31 dicembre 2022 risiedevano in Venezuela 107.169 cittadini italiani –:
quali ulteriori iniziative intenda assumere per garantire l'incolumità dei cittadini italiani presenti in Venezuela e favorire il rispetto dei diritti umani, civili e politici nel Paese.
(3-01398)
(10 settembre 2024)
BENZONI, BONETTI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
al fine di tutelare gli utenti nel settore della telefonia, negli ultimi anni sono stati adottati svariati interventi normativi diretti ad ampliare gli obblighi per gli operatori che svolgono l'attività di l. verso numerazioni nazionali fisse o mobili;
in particolare, il Ministero ha progettato ed istituito, con decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 178, il registro pubblico delle opposizioni (Rpo), una base di dati in cui ogni cittadino può far inserire, il proprio contatto numero telefonico, fisso o mobile, per bloccare la ricezione di telefonate a scopo commerciale o di ricerca di mercato;
con l'iscrizione al registro pubblico delle opposizioni, il cittadino chiede di non essere più contattato dalle società alle quali ha dato la possibilità di essere contattato – a seguito, ad esempio, della firma di un contratto, dell'acquisto di un bene o dell'iscrizione in una palestra o un corso di lingua – attraverso l'accettazione delle clausole di accettazione del trattamento dei dati personali, dell'uso di quei dati al fine di marketing e dell'uso di quei dati da condividere con enti terzi;
tale revoca agisce, però, solo sui consensi espressi prima dell'iscrizione, richiedendo quindi un periodico aggiornamento della propria posizione – qualora siano stati espressi nuovi consensi – attraverso un rinnovo dell'iscrizione al registro pubblico delle opposizioni, al fine di stabilire il blocco fino una nuova data;
un numero sempre maggiore di cittadini lamenta, però, di essere contattato anche a seguito dell'iscrizione del registro pubblico delle opposizioni: se è vero che questo possa essere determinato dalla particolare valenza temporale dell'iscrizione e dalla necessità di un suo periodico aggiornamento, è pur vero che i numeri di cellulare vengono trasferiti da un'azienda all'altra, con il rischio di essere trasferiti anche su canali illeciti detenuti da criminali informatici che a loro volta li rivendono ad altri operatori –:
quali iniziative intenda porre in essere al fine di consentire una migliore fruizione dei benefici derivanti dall'iscrizione al registro pubblico delle opposizioni, anche valutando di prevedere che l'iscrizione possa avere valenza per un tempo stabilito e successivo al momento in cui viene effettuata, assicurando al contempo, per quanto di competenza, un corretto e sicuro trasferimento dei contatti telefonici dei cittadini tra gli operatori.
(3-01399)
(10 settembre 2024)
ASCANI, PELUFFO, DE MICHELI, DI SANZO, GNASSI, ORLANDO, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali tenutosi il 9 settembre 2024, la direzione di Aast, Arvedi Acciai Speciali Terni, ha comunicato che a fine settembre, pur in una condizione di «pieno produttivo», sarà fermata, per una settimana, una delle due linee dell'area a caldo (uno dei due forni elettrici) e questo per recuperare una parte dei maggiori costi dell'energia, che non consentono all'azienda di essere competitiva nei confronti delle crescenti importazioni dall'Asia a prezzi stracciati: secondo l'azienda, lo stabilimento di Terni dal primo gennaio al 31 luglio 2024 ha dovuto versare mediamente 97 euro per megawattora contro i 21 in Francia, i 32 in Germania, i 35 in Finlandia e i 62 in Spagna pagati dai produttori di acciaio inox concorrenti di Acciai Speciali; in un mercato che da ottobre fino alla fine dell'anno torna ad essere debole e incerto;
la fermata, che verrà accompagnata da una richiesta di Cassa integrazione ordinaria per circa 200 persone, è, a parere degli interroganti, una nuova prova dell'inerzia di questo Governo e dell'incapacità di definire serie politiche industriali anche in un settore, come quello della siderurgia, nazionale, strategico per il Paese. Nello specifico dello stabilimento di Terni, purtroppo, più il tempo passa e più vengono messe in discussione le linee guida del piano industriale del 2022, con duecento milioni di euro di investimento sin qui fatti dall'azienda che rappresentano un quarto degli investimenti complessivi per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali. Ma il Ministro interrogato, la regione Umbria e il comune di Terni, a giudizio degli interroganti, brillano per la totale assenza di iniziativa per chiudere al più presto la partita dell'accordo di programma e del relativo piano industriale;
come gli interroganti hanno più volte denunciato, l'Italia ha i prezzi dell'energia più alti d'Europa e questo fa perdere competitività al sistema Paese e alla nostra industria manifatturiera: la dinamica divergente dei costi italiani rispetto al resto dell'Unione europea indica la presenza di evidenti disfunzioni nel mercato energetico;
questo Governo in due anni non ha fatto nulla per modificare il costo dell'energia elettrica e si è inoltre estremamente preoccupati per la mancanza di visione industriale e per la totale assenza di iniziative di rilancio della produzione siderurgica nazionale –:
se e quali iniziative il Governo intenda attuare nel quadro di politiche di rilancio della produzione siderurgica nazionale, e se intenda dare impulso e prospettiva al sito di Terni, al piano industriale e all'accordo di programma.
(3-01400)
(10 settembre 2024)
BARABOTTI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
secondo anticipazioni a mezzo stampa riguardo la manovra 2025 «si ragiona sulle garanzie pubbliche alle imprese, esplose dopo il Covid e la crisi energetica, e che hanno assorbito risorse ingentissime per le coperture (che oggi scarseggiano)»;
il Fondo di garanzia per le Pmi, istituito con legge n. 662 del 1996, operativo dal 2000, e finalizzato a favorire l'accesso al credito bancario delle piccole e medie imprese attraverso la concessione di una garanzia pubblica, si è dimostrato oltremodo essenziale durante la crisi conseguente all'emergenza pandemica da Covid-19, consentendo al sistema imprenditoriale di superarla grazie all'affluenza di risorse finanziarie, sempre sotto forma di finanziamenti garantiti e non a fondo perduto, ad oltre 2 milioni di imprese;
gli iniziali 200 miliardi di euro di garanzie fornite dal Fondo alle Pmi nel periodo dell'emergenza Covid sono in fase di rientro, arrivando attualmente a circa 90 miliardi di euro;
dopo il boom delle garanzie concesse nel 2020, stiamo assistendo ad un graduale ridimensionamento del fenomeno: dalle quasi 493 mila operazioni del 2021 (al netto di quelle ex articolo 56 del decreto-legge «Cura Italia», che prevedeva una garanzia sussidiaria per la moratoria dei finanziamenti in essere) si è passati alle 282.500 del 2022, alle 238.400 del 2023 alle 111.400 del 1° semestre di quest'anno;
per effetto degli accantonamenti effettuati nel periodo emergenziale, improntati alla massima cautela data la garanzia statale di ultima istanza, via via liberati dal regolare andamento dei rimborsi dei finanziamenti garantiti, il Fondo Pmi nei prossimi 3 o 4 anni sarà in grado di autoalimentarsi utilizzando proprie economie senza richiedere eccessivi stanziamenti;
peraltro, da oltre un biennio vigono percentuali di garanzia ridotte, con coperture, nell'ultimo anno scese tra il 55 e il 60 per cento, di gran lunga inferiori rispetto a quelle della fase emergenziale, comprese tra l'80 per cento e il 100 per cento;
ciononostante, spesso si parla di garanzie pubbliche – e dunque del Fondo Pmi – come di una sorta di «bottomless pit» nel quale vanno a finire i soldi dei contribuenti –:
se ed in che termini il Governo intenda assicurare livelli di garanzia in grado di fare fronte alle esigenze di liquidità delle imprese in un periodo di alti tassi di interesse, stante il concreto rischio che un ulteriore abbattimento potrebbe mettere in crisi il mercato del credito, con le Pmi in «apnea finanziaria» non più in grado di rimborsare le rate come sinora fatto.
(3-01401)
(10 settembre 2024)
FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CARAMANNA, COLOMBO, COMBA, GIOVINE, MAERNA, PIETRELLA, SCHIANO DI VISCONTI e ZUCCONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
l'Unione europea ha fissato la fine delle vendite delle vetture nuove con motore a scoppio dal 1° gennaio 2035 con il voto definitivo di Strasburgo del febbraio 2023;
l'accordo approvato dall'Unione europea prevede una revisione dello stesso entro la fine del 2026, allo scopo di valutare se, rispetto agli obiettivi fissati, ovvero la neutralità carbonica dell'Unione europea entro il 2050, il percorso possa subire delle variazioni;
in particolare rimane da risolvere la questione dei carburanti sintetici, i cosiddetti e-fuels, come anche sottolineato dalla Presidente della Commissione dell'Unione europea;
nel corso dei lavori del Forum Ambrosetti di Cernobbio, il Ministro interrogato ha annunciato la presentazione di una proposta che anticipi alla prima parte del 2025 la revisione dello stop alla produzione di auto termiche entro il 2035;
il Ministro interrogato ha affermato che è sua intenzione parlarne nel meeting che la Presidenza di turno ungherese ha organizzato per il 25 settembre a Bruxelles sul settore per poi, immediatamente il giorno seguente, presentare la proposta al Consiglio sulla competitività che si terrà sempre nella capitale belga;
la proposta del Ministro interrogato si rende necessaria in quanto vi è il pericolo di assistere al collasso dell'industria automobilistica europea, incapace di sostenere il rischio che le è stato imposto senza adeguate risorse e investimenti pubblici;
per scongiurare tale eventualità, il Ministro interrogato ha dichiarato di voler chiedere di anticipare tale decisione in quanto il perdurare dello stato di incertezza fino al 2026 rischia di provocare una ondata di scioperi e proteste in tutta Europa, come avvenuto nel recente passato nel settore dell'agricoltura;
inoltre, è stato considerato come se davvero si vogliono mantenere i tempi stringenti occorra sostenere l'industria con imponenti risorse pubbliche europee, con un piano tipo Pnrr per l'automotive e comunque attraverso una tempistica che sia adeguata alla sostenibilità economica produttiva e sociale del nostro Paese –:
quali siano i dettagli della proposta relativa alla revisione dello stop alla produzione di auto termiche che il Ministro interrogato intende presentare al Consiglio sulla competitività, in programma a Bruxelles il 26 settembre 2024.
(3-01402)
(10 settembre 2024)
GHIRRA e ZANELLA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
com'è noto, la Portovesme S.r.l. è l'unica produttrice di zinco e piombo primario in Italia, opera in Sardegna sin dal 1966 negli stabilimenti di San Gavino e Portoscuso dove occupa circa 1250 lavoratori; da oltre venti anni è controllata del gruppo Glencore International plc;
da recenti notizie di stampa si è appreso dell'inasprirsi della vertenza sindacale in seguito alla decisione dell'azienda di fermare la linea di produzione dello zinco primario, provocando di fatto il blocco dello stabilimento di Portoscuso;
il 5 settembre 2024 l'azienda ha comunicato la decisione di avviare la fermata totale della linea zinco nello stabilimento di Portoscuso, dichiarando di voler lasciare in marcia solo i forni Waelz (forni che vengono utilizzati per lo smaltimento dei fumi di acciaieria);
i sindacati hanno proclamato uno sciopero di 24 ore e invocato l'immediato intervento di tutti gli attori istituzionali in campo per evitare che la decisione aziendale, che stravolge completamente lo scenario industriale del territorio, abbia ripercussioni drammatiche sui lavoratori e sull'intero settore produttivo, compreso quello dell'indotto e degli appalti;
com'è noto, la vertenza sindacale non è nuova, ma prosegue da tempo dopo il blocco alle linee del piombo e parziale dello zinco e il blocco produttivo della fonderia di San Gavino. Considerato che per il momento non si è concretizzato l'ipotizzato progetto di riutilizzo della black mass per rigenerare le batterie di auto elettriche, i sindacati chiedono che gli impianti restino attivi sino al momento della conversione nelle nuove produzioni;
l'azienda, in un incontro tenutosi al Ministero delle imprese e del made in Italy nella giornata del 9 settembre 2024 ha annunciato un altro anno di cassa integrazione per i dipendenti e ha confermato l'inevitabilità della decisione di interrompere la linea di produzione dello zinco;
l'interrogante sulla medesima questione aveva già presentato il 19 febbraio 2024 l'ordine del giorno n. 9/01633-A/063, accolto come raccomandazione dal Governo, per sollecitare iniziative specifiche di sostegno al comparto industriale sardo, colpito da processi di destrutturazione produttiva e deindustrializzazione, con pesanti e disgreganti conseguenze sulle condizioni di vita delle comunità –:
quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Ministro interrogato per scongiurare lo smantellamento del comparto e ottenere al contrario il definitivo rilancio industriale della Portovesme S.r.l. e se, a tal fine, non ritenga indispensabile convocare celermente le organizzazioni sindacali per aggiornare il tavolo di discussione e di concertazione, con l'obiettivo di trovare soluzioni durature per tutti i lavoratori impiegati nel sistema produttivo-industriale citato.
(3-01403)
(10 settembre 2024)