TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 337 di Mercoledì 31 luglio 2024
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
FOTI, OSNATO, DI MAGGIO, DE CORATO, MAERNA, MALAGOLA, MASCARETTI, MAULLU, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI e RUSPANDINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
è una bomba a orologeria pronta a sfociare in tensioni sociali la situazione delle periferie milanesi, con particolare riguardo ai criteri di assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, tra chi non perde la speranza di poter garantire una sistemazione dignitosa ai propri figli, anche disabili, o genitori anziani e chi, bypassando le graduatorie, si vede riconosciuto un inesistente diritto;
secondo quanto si apprende da fonti di stampa, infatti, un alloggio al secondo piano di via Pascarella 20, una palazzina recentemente ristrutturata di proprietà del comune di Milano, in una delle periferie-polveriere della città, tra Quarto Oggiaro e Bovisasca, sarebbe stato assegnato a un discendente di una delle famiglie sinti più note;
se è pur vero che l'alloggio sarebbe stato offerto nell'ambito del filone dei servizi abitativi transitori, in alternativa allo sgombero del campo rom di via Bonfadini, dopo cinquant'anni di illegalità e degrado, risulterebbe, come riporta il quotidiano Libero, che detta discutibile procedura avrebbe aperto la strada ad altri parenti dell'affittuario che non avrebbero, invece, alcun titolo a risiedere lì;
tale situazione si sta diffondendo a macchia d'olio in complessi di edilizia residenziale pubblica di altri quartieri della città di Milano, quali le vicinissime via Simoni e Lopez, nei quali si stanno trasferendo, o lo hanno già fatto, i sinti dell'ex insediamento stretto tra l'ortomercato e i binari della ferrovia;
l'accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica, quale grimaldello per aprire le porte a famigliari, amici e conoscenti, sembra essere uno schema consolidato nelle abbandonate periferie milanesi –:
quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda assumere in relazione ai fatti esposti in premessa e alle problematiche che questi evidenziano, con particolare riguardo alle procedure di assegnazione e di utilizzo degli alloggi di edilizia residenziale pubblica di proprietà del comune di Milano.
(3-01360)
(30 luglio 2024)
ORSINI, DEBORAH BERGAMINI, MARROCCO, BARELLI, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTILOCCHIO, BATTISTONI, BENIGNI, BOSCAINI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASASCO, CASTIGLIONE, CATTANEO, CORTELAZZO, DALLA CHIESA, D'ATTIS, DE PALMA, FASCINA, GATTA, MANGIALAVORI, MAZZETTI, MULÈ, NEVI, NAZARIO PAGANO, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, SQUERI, TASSINARI e TENERINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
domenica 28 luglio 2024 si sono svolte le elezioni presidenziali in Venezuela;
il percorso verso le elezioni è stato segnato da violenze, intimidazioni e arresti arbitrari, con l'obiettivo di diffondere paura e limitare l'accesso al voto, come dimostrato dalle esclusioni della leader dell'opposizione Maria Corina Machado e della sostituta Marina Yoris;
nella tarda serata del 28 luglio 2024 il presidente del Consiglio elettorale nazionale, Elvis Amoroso, ha annunciato la vittoria di Nicolás Maduro con il 51 per cento circa dei voti: avrebbe ottenuto 5,1 milioni di voti contro i 4,4 milioni del candidato dell'opposizione Edmundo González Urrutia;
di fronte a tali dichiarazioni, le forze di opposizione hanno denunciato irregolarità nelle procedure elettorali, ritenendo vincitore Edmundo González Urrutia con il 70 per cento dei voti;
anche la comunità internazionale sta esprimendo forti perplessità sul regolare svolgimento delle elezioni e sui risultati del voto;
lo svolgimento di elezioni libere e regolari rappresenta una condizione irrinunciabile dei Paesi democratici e l'organizzazione di processi elettorali indipendenti e trasparenti è indispensabile per promuovere un ambiente elettorale competitivo e la fiducia dei cittadini nell'integrità delle elezioni e delle stesse istituzioni democratiche;
l'integrità dei processi elettorali deve essere garantita dal quadro giuridico e istituzionale che ne regola compiutamente lo svolgimento, a partire dalla composizione e dall'operato degli organi preposti all'organizzazione e alla gestione delle elezioni;
la stabilità democratica e il ripristino di indifferibili condizioni di sicurezza e di legalità in Venezuela sono indispensabili, anche al fine di tutelare l'incolumità dei cittadini appartenenti alla numerosa comunità italo-venezuelana presente nel Paese;
il rapporto privilegiato che lega il Venezuela al mondo occidentale e, in particolare, agli Stati Uniti e all'Unione europea si fonda non solo su affinità storiche, culturali e sociali, ma anche su un solido interscambio economico, posto che tuttora essi rimangono tra i partner commerciali più importanti per Caracas –:
quali urgenti iniziative di competenza, in ambito europeo e internazionale, il Ministro interrogato intenda assumere al fine di fugare ogni dubbio circa la regolarità e l'esito delle elezioni in Venezuela e sostenere e garantire il pieno rispetto della volontà del popolo venezuelano espresso alle urne.
(3-01361)
(30 luglio 2024)
GADDA, FARAONE e DE MONTE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il 22 febbraio 2021 l'ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista del Programma alimentare mondiale (Pam, agenzia delle Nazioni Unite) Mustapha Milambo sono stati uccisi durante un attacco armato nella provincia del Nord Kivu (Congo);
la macchina dell'ambasciatore è stata attaccata tra le città di Goma e Rushuru, territorio da decenni attraversato da conflitti, guerre e massacri, dove operano quotidianamente milizie armate;
a seguito del triplice omicidio, la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio di due dirigenti del Programma alimentare mondiale (Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza), che organizzarono la missione, con l'accusa di omicidio colposo;
i due dirigenti, secondo la procura, si sarebbero resi protagonisti di diverse irregolarità, false attestazioni, omissioni e reticenze, contribuendo a rendere pericolosa e sprovvista di dispositivi di sicurezza adeguati la missione di Attanasio;
nell'ambito del processo lo Stato ha rinunciato a costituirsi parte civile;
a febbraio 2024 il giudice dell'udienza preliminare ha emesso una sentenza di non luogo a procedere, ritenendo che nei confronti dei due imputati possa farsi applicazione del principio di immunità diplomatica, in quanto funzionari di un'agenzia delle Nazioni Unite: tesi sostenuta nel processo anche dallo stesso Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;
il giudice dell'udienza preliminare ha sottolineato che l'unica autorità competente a intervenire presso l'Onu al fine di chiedere la revoca dell'immunità era lo Stato italiano, che però non ha agito in tal senso;
nonostante la procura avesse inizialmente annunciato la propria volontà di impugnare la sentenza di non luogo a procedere e presentare ricorso in appello, da organi di stampa si apprende che, ad oggi, la procura abbia deciso di non procedere in tal senso, limitandosi a rendere noto l'inutile decorso dei relativi termini di impugnazione;
la mancata costituzione come parte civile e l'avere sostenuto la tesi difensiva che ha di fatto impedito di fare chiarezza sulle responsabilità di due soggetti che hanno avuto un ruolo determinante nell'organizzazione della missione, in cui Attanasio, Iacovacci e Milambo hanno trovato la morte, a parere degli interroganti dimostrano un sostanziale disinteresse verso chi ha dedicato la propria vita a tutela degli interessi della Repubblica –:
per quale motivazione non vi sia stata la costituzione in giudizio quale parte civile da parte dello Stato, quali ragioni abbiano portato lo Stato a non attivarsi presso l'Onu al fine di chiedere la revoca dell'immunità per i due soggetti coinvolti e perché si sia ritenuto necessario sostenere la tesi dell'improcedibilità per difetto di giurisdizione.
(3-01362)
(30 luglio 2024)
FRATOIANNI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
a Gaza la situazione umanitaria è catastrofica, un milione e ottocentomila palestinesi si trovano nelle cosiddette zone sicure designate da Israele, ma, di evacuazione in evacuazione, lo spazio di queste aree si restringe sempre più. Migliaia sono i bambini malati, affamati, feriti o separati dalle loro famiglie. Con il crollo delle strutture igieniche e del trattamento delle acque reflue, il virus della poliomielite si aggiunge all'elenco delle minacce;
il 27 luglio 2024 un razzo ha ucciso 12 bambini a Majdal Shams nelle Alture del Golan, territorio occupato da Israele dal 1967, dopo averlo sottratto al controllo della Siria. Dopo poche ore l'esercito israeliano ha attaccato con dei droni sette località del Libano;
Israele ha attribuito l'attacco ad Hezbollah, che ha negato ogni coinvolgimento. Nel rimpallo di responsabilità il conflitto rischia di estendersi ulteriormente: diversi Governi occidentali, tra cui il nostro, stanno invitando i propri connazionali a lasciare il Libano. Gli scontri che riguardano il nord d'Israele e il sud del Libano avrebbero sinora obbligato circa 90 mila libanesi e 60 mila israeliani a lasciare le proprie case, mentre i morti sarebbero oltre 500, tra miliziani Hezbollah e civili libanesi;
dal terribile attacco terroristico del 7 ottobre 2023 di Hamas ad Israele, che Alleanza Verdi e Sinistra ha sempre fortemente condannato, sono ormai passati quasi dieci mesi: mesi di morte e terrore in cui Gaza è divenuta una prigione a cielo aperto. La settimana scorsa quarantacinque tra chirurghi, medici e infermieri statunitensi che hanno lavorato come volontari a Gaza hanno scritto una lettera aperta a Biden denunciando che il numero reale di vittime sarebbe molto più alto dei quasi 40.000 dichiarati, chiedendo l'immediato cessate il fuoco;
in questi dieci mesi la diplomazia internazionale, Usa e Unione europea in testa, non è stata in grado di stabilizzare la situazione e di evitare un'altra inutile escalation. La Corte internazionale di giustizia ha affermato che l'occupazione di Israele, che dura da 57 anni, è illegale e va smantellata immediatamente. La Corte condanna l'apartheid che l'ha sostenuta e chiede di risarcire i palestinesi. La comunità internazionale deve intraprendere ora azioni inequivoche per assicurare che Israele ponga fine alla sua occupazione illegale e interrompa immediatamente la guerra a Gaza –:
quali iniziative di competenza immediate e concrete intenda promuovere per un immediato cessate il fuoco che ponga fine al genocidio in corso a Gaza, di cui la comunità internazionale rischia di essere sempre più complice, e impedire il rischio di un conflitto che si estenda all'intera area.
(3-01363)
(30 luglio 2024)
MANES e STEGER. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
con riferimento al tema della cassa integrazione guadagni ordinaria, di cui al decreto legislativo n. 148 del 2015, per le imprese del settore edile si è più volte evidenziato come sia necessario superare la rigidità interpretativa che riguarda la normativa in caso di eventi meteo sfavorevoli;
occorre prevedere una specifica modifica legislativa per superare un orientamento giurisprudenziale, eccessivamente restrittivo, che sostanzialmente considera «prevedibile», e quindi imputabile al datore di lavoro, il verificarsi di specifici eventi meteorologici in determinati contesti territoriali e periodi dell'anno (esempio gelo e neve in territori quali la Valle d'Aosta e il Trentino Alto Adige), con la conseguente impossibilità di ricorrere in questi casi alla cassa integrazione guadagni ordinaria. Tale interpretazione non corrisponde alla ratio legis, che è quella di tutelare imprese e lavoratori nel caso di sospensione o riduzione dell'attività lavorativa determinata da «intemperie stagionali» (termine usato dallo stesso legislatore), senza che proprio la «stagionalità» delle stesse venga paradossalmente imputata all'impresa;
a questo proposito, in occasione dell'esame per la conversione in legge del decreto-legge n. 98 del 2023, il Governo ha accolto un ordine del giorno che sollecitava un intervento in tal senso (n. 9/1364/1, primo firmatario onorevole Manes);
tra l'altro, le imprese edili sono tenute a versare per gli operai un contributo ordinario di gran lunga superiore a quello degli altri settori (4,70 per cento, a fronte dell'1,70-2,00 per cento dell'industria); ciò ha determinato, nel periodo 2002-2022, nell'ambito della gestione della cassa integrazione guadagni ordinaria presso l'Inps, nella specifica gestione edilizia, un avanzo complessivo superiore a 6 miliardi di euro. Anche per le annualità successive al 2015 (anno di riduzione dell'aliquota all'attuale misura del 4,70 per cento), il trend ha mantenuto lo stesso andamento, con avanzi di esercizio annuali mediamente di oltre 250 milioni di euro –:
quali iniziative normative il Governo intenda adottare al fine di risolvere le criticità interpretative sopra illustrate, che rendono estremamente complesso ricorrere alla cassa integrazione guadagni ordinaria in presenza di determinati eventi meteorologici avversi, che nei territori di montagna, come, ad esempio, nella regione della Valle d'Aosta e nelle province autonome di Trento e Bolzano, ma non solo, sono ricorrenti, al fine di consentire alle imprese edili una maggiore flessibilità nel ricorso alla cassa integrazione guadagni ordinaria in base ad una più adeguata interpretazione giurisprudenziale in materia.
(3-01364)
(30 luglio 2024)
CAROTENUTO, SPORTIELLO, BARZOTTI, AIELLO, TUCCI e AURIEMMA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
come testimonia la quinta relazione sullo stato d'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, permangono difficoltà: la revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza ha inciso sulla programmazione dei flussi finanziari, il 56 per cento delle scadenze sono da completare, molte sono posticipate al 2025 e 2026 e il rischio che l'Italia non sia in grado di ottenere le ultime rate è concreto;
in particolare, i servizi per l'impiego arrancano per raggiungere gli obiettivi del programma Gol (Garanzia occupabilità lavoratori) – si vedano i casi di Lombardia e Sicilia – e ciò, oltre a rendere evidente la necessità di personale preparato – denunciata da tempo dal MoVimento 5 Stelle, soprattutto con riguardo ai cosiddetti navigator –, rende tragicamente concreta la netta diminuzione delle missioni 24 «Diritti sociali e politiche sociali e famiglia» e 26 «Politiche per il lavoro», fondamentali nella lotta contro il «lavoro povero» e «l'esclusione sociale»;
ciò evidentemente a seguito della sostituzione del reddito di cittadinanza con l'assegno di inclusione, che però, secondo i dati Inps della prima edizione dell'Osservatorio, ha sostenuto poco più della metà delle famiglie rispetto a quanto fece il reddito di cittadinanza. Si aggiunga che, sempre secondo i dati Inps, è diversa la copertura offerta, per cui ad essere sostenute economicamente oggi sono soltanto 1,6 milioni di persone sui 5,7 milioni di poveri assoluti, vale a dire il 28 per cento;
inoltre, l'impatto della nuova misura sulle persone e sui nuclei familiari, in confronto al reddito di cittadinanza, è peggiorativo e limitato perché l'assegno di inclusione, rispetto al calcolo delle componenti «affitto» e «mutuo» della prestazione, oltre a non intervenire per accrescere l'importo della componente affitto per i nuclei più numerosi, svantaggia i nuclei più bisognosi, da un lato riducendo il requisito reddituale di accesso per i nuclei che vivono in affitto (da 9.360 a 6.000 euro equivalenti) – così rendendo più difficile per gli affittuari il soddisfacimento dei requisiti di accesso all'assegno di inclusione – dall'altro addirittura cancellando l'integrazione monetaria per chi ha da pagare un mutuo –:
se non intenda adottare iniziative urgenti, anche in vista del prossimo disegno di legge di bilancio, affinché sia ripristinata e garantita una misura a carattere universale di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale che includa il sostegno all'affitto.
(3-01365)
(30 luglio 2024)
GIACCONE, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la vicenda Euronics, il marchio che vende prodotti di elettronica, informatica, telefonia ed elettrodomestici, continua a destare preoccupazione per le centinaia di lavoratori coinvolti;
dopo le chiusure nel Lazio, che hanno coinvolto circa 600 dipendenti (400 di questi lavoratori sono impiegati direttamente nei punti vendita, mentre altri 200 operano nelle società del gruppo Euronics), adesso anche a Milano e in tutta la Lombardia si stanno registrando chiusure dei negozi, con il coinvolgimento di circa 200 lavoratori: hanno abbassato le saracinesche i punti vendita di San Giuliano Milanese, Vimercate, Lonato del Garda, San Vittore Olona, Sesto San Giovanni, Seregno, Cesano Boscone e Broni. Quest'ultimo, gestito da Binova srl, ha chiuso i battenti con largo anticipo rispetto alla data comunicata durante un incontro con i sindacati;
ad avviare le procedure di licenziamento collettivo, al momento per 243 lavoratori tra Lazio e Lombardia, stando alle notizie stampa, sono le società Nova spa, Kus srl e Binova srl, aziende licenziatarie del marchio Euronics e gestori indipendenti di alcuni punti vendita Euronics, ed Euronics, dal canto suo, tiene a precisare che tali licenziamenti nulla hanno a che fare con Euronics, chiarendo, in una nota, che «le aziende che in Italia utilizzano il marchio Euronics in forza di un contratto di franchising operano pertanto in totale autonomia»;
il problema principale che i sindacati riscontrano nella vertenza sembrerebbe la natura contrattuale: questi lavoratori sono stati assunti con contratto di tipo Cisal e, per questo motivo, i tentativi dei sindacati di negoziare con l'azienda vengono costantemente respinti, poiché non vengono considerati rappresentativi;
in Italia i 383 punti vendita con insegna Euronics, dove lavorano 4.545 persone, sono gestiti da società separate che hanno stretto con l'azienda un accordo di licenza. Sono otto in totale i soci in tutta Italia e Nova è uno di questi, con punti di vendita localizzati – per l'appunto – in Lazio (in prevalenza) e Lombardia –:
se e quali tempestive iniziative di competenza il Governo intenda adottare a salvaguardia dei livelli occupazionali di cui in premessa, anche avviando l'apertura di un tavolo istituzionale di crisi con tutte le parti coinvolte.
(3-01366)
(30 luglio 2024)
PASTORELLA, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
in Italia, secondo dati Eurostat, soltanto il 28,3 per cento dei cittadini tra i 25 e i 34 anni è in possesso di un titolo di studio terziario (laurea o superiore) contro una media europea del 41,2 per cento; degli oltre 50 mila giovani che ogni anno lasciano l'Italia per motivi di studio o lavoro, almeno un terzo possiede un titolo di studio terziario (dati Istat) e mediamente più di 1.000 sono ricercatori (dati forniti dallo studio «Staying or leaving? Patterns and determinants of Italian researchers' migration» dei ricercatori dell'Università Normale di Pisa, L. Nascia, M. Pianta e T. Zacharewicz);
tra questi, un numero significativo di ricercatori italiani attualmente all'estero manifesta la volontà di rientrare nel Paese di origine per proseguire il proprio percorso di ricerca e insegnamento;
con l'interrogazione n. 4-00480 del febbraio 2023 la prima firmataria del presente atto aveva esposto le problematiche che si trovano ad affrontare studenti, ricercatori e giovani professionisti per il riconoscimento accademico dei titoli di studio ottenuti in atenei esteri (cosiddetta «equipollenza»);
parimenti, qualsiasi ricercatore straniero che desideri trasferirsi in Italia per motivi di studio o di lavoro incontra un gran numero di ostacoli al riconoscimento dei propri titoli accademici ottenuti all'estero;
le difficoltà riscontrate riguardano, soprattutto, i titoli di dottorato, ma anche gli attestati di laurea triennale e magistrale rilasciati da università straniere e hanno a che fare con il vasto numero di documenti da reperire, gli elevati costi per l'ottenimento e la traduzione dei suddetti documenti, nonché le lunghe tempistiche di elaborazione della procedura da parte degli enti preposti;
le molte difficoltà riscontrate, di cui gli interroganti hanno raccolto numerose testimonianze, fanno spesso sì che gli interessati non riescano a partecipare ai concorsi e ai bandi di loro interesse, scoraggiando gli studenti e i ricercatori italiani e stranieri a rientrare o a trasferirsi nel nostro Paese per studiare o per lavorare, privando l'Italia del loro talento e delle loro potenzialità innovative;
è evidente come il meccanismo per cui viene lasciata ai singoli atenei la facoltà di stabilire unilateralmente i criteri di valutazione e rilascio del riconoscimento accademico non faccia altro che peggiorare la situazione, rendendola ulteriormente disomogenea –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di risolvere i problemi legati all'equipollenza, auspicabilmente armonizzando e semplificando le procedure di riconoscimento dei titoli di studio.
(3-01367)
(30 luglio 2024)
MANZI, ORFINI, IACONO, BERRUTO, SCARPA, TONI RICCIARDI, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
nell'ultimo decennio il quadro relativo al finanziamento del sistema universitario ha evidenziato una progressione, significativa, delle risorse messe a disposizione degli atenei di circa 2,3 miliardi di euro, che, in larga parte, ha contribuito a ripristinare la situazione antecedente il 2010;
tale tendenza positiva, tuttavia, non ha sicuramente colmato il consistente divario che continua a sussistere tra il livello di finanziamento degli atenei italiani e quello dei principali Paesi europei e si è interrotto proprio nel corso del 2024 in seguito alle politiche di settore avviate dal Governo;
il parere espresso dal Consiglio universitario nazionale e dalla Conferenza dei rettori sullo schema di decreto ministeriale relativo ai criteri di ripartizione del fondo di finanziamento ordinario per l'anno 2024 stigmatizza la presenza di una notevole contrazione rispetto al 2023;
da un'attenta analisi, anche se confermati i 340 milioni di euro destinati al piano straordinario di reclutamento, non risulta, invece, il medesimo finanziamento aggiuntivo, previsto dall'articolo 1, comma 297, lettera a), della legge 30 dicembre 2021, n. 234, la cui assenza rischia di rendere vano, di fatto, l'intero piano straordinario;
per assicurare le risorse necessarie agli atenei per il piano di reclutamento in questione, il fondo di finanziamento ordinario del 2024, senza riduzioni e mancati finanziamenti già programmati, avrebbe dovuto prevedere risorse per almeno 9,5 miliardi di euro;
la riduzione delle risorse complessive assegnate alle università rispetto al 2023 risulta essere di circa 513 milioni di euro;
inoltre, dallo schema di decreto si evince un indirizzo volto ad affermare la crescente destinazione delle risorse su meccanismi di natura premiale, in assenza di risorse aggiuntive, che non riuscirà a garantire i costi di funzionamento;
tale riduzione rischia non solo di arrestare l'evoluzione virtuosa del sistema universitario nazionale, ma anche di mettere a rischio la sopravvivenza stessa dell'università statale italiana –:
se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative al fine di reperire risorse adeguate volte a garantire agli atenei pubblici i fondi necessari per l'adeguamento stipendiale del personale, sostenere il piano straordinario di reclutamento programmato per il 2024 e la copertura dei costi essenziali e per la valorizzazione della qualità della ricerca e della didattica in una prospettiva di lungo termine.
(3-01368)
(30 luglio 2024)
LUPI, ROMANO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
lo Stato ha il compito di garantire la qualità della formazione specialistica dei medici, ispirandosi anche a un criterio di parità di trattamento;
i contratti di formazione medico-specialistica sono disciplinati dall'articolo 37 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, e sono stipulati tra medici laureati e università sede della scuola di specializzazione, nonché con le regioni ove hanno sede le aziende sanitarie che fanno parte della rete formativa della scuola di specializzazione;
i contratti citati, oggetto di numerose modifiche normative nel corso degli anni, con frequenza obbligatoria delle attività didattiche e prestazione programmata di attività assistenziali, erano esclusivamente finalizzati all'acquisizione delle capacità professionali e non davano diritto all'accesso ai ruoli del Sistema sanitario nazionale o dell'università ove si svolge la formazione;
il sistema disciplinato dal suddetto decreto legislativo prevedeva una formazione in ambito universitario, con docenti universitari assunti dopo aver acquisito competenze scientifico-didattiche utili alla costituzione di una rete formativa d'eccellenza;
il decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, che ha visto l'introduzione in sede di conversione dell'articolo 44-quater, utile al conseguimento dell'obiettivo Pnrr m6c2 2.2 riguardante i contratti di formazione specialistica al fine di contrastare il cosiddetto «imbuto formativo», costituisce un'importante modifica per i contratti di specializzazione prevedendo la possibilità per gli studenti, dal secondo anno, di accedere alle prove concorsuali per la dirigenza pubblica;
se da un lato l'innovazione normativa citata risulta essere un'importante novità che risponde alla necessità di una maggiore considerazione degli specializzandi, dall'altra si ravvisa come il medico in qualità di dipendente a tempo determinato dovrà rispettare turni che comportano una riduzione del tempo dedicato allo studio, rischiando di compromettere il percorso formativo;
l'importanza della preparazione teorica e pratica dei medici richiede percorsi formativi graduali, al fine di evitare responsabilità eccessive già dai primi anni di specializzazione, oppure che gli studenti specializzandi vadano a supplire a carenze di medici strutturati;
la modifica introdotta nel 2024 potrebbe, inoltre, creare una disparità di trattamento tra medici in formazione dipendenti e non, oltre a creare una criticità nel sistema di certificazione della formazione;
la formazione medica italiana è internazionalmente riconosciuta quale vanto ed eccellenza per la ricerca e la qualità della preparazione;
il numero di medici specialisti da formare per il triennio 2020/2023 ammonta a circa 13.200 unità –:
quali iniziative intenda assumere al fine di valorizzare gli specializzandi di medicina anche attraverso atti che prevedano una riforma globale del sistema formativo di specializzazione.
(3-01369)
(30 luglio 2024)