TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 232 di Mercoledì 24 gennaio 2024

 
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MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE IN ORDINE ALLA REVOCA DELLA NOMINA A SOTTOSEGRETARIO DI STATO DI VITTORIO SGARBI

   La Camera,

   premesso che:

    1) da un articolo de Il Fatto Quotidiano del 24 ottobre 2023, è emerso che il Sottosegretario per la cultura Vittorio Sgarbi avrebbe percepito, nel corso del 2023, sostanziosi emolumenti, pari a oltre 300 mila euro, per aver presenziato a inaugurazioni, mostre, conferenze, premi e manifestazioni culturali;

    2) il quotidiano afferma, inoltre, che sulla base dei documenti visionati «attorno al critico-politico e ai suoi collaboratori di fiducia ruoterebbe invece una vera e propria industria fondata sull'arte di procacciare attività che si svolgono pure alla luce del sole, ma le cui remunerazioni restano nell'ombra, a volte erogate ad altri, non di rado spacciate come “missioni” e poi messe a rimborso del ministero»;

    3) a fine ottobre 2023, l'Antitrust ha avviato un procedimento istruttorio nei confronti del Sottosegretario, Vittorio Sgarbi, «per possibili condotte illecite in violazione di quanto previsto dalla legge n. 215/2004 in materia di attività incompatibili con la titolarità di una carica di governo»;

    4) sempre da un articolo de Il Fatto Quotidiano del 25 ottobre 2023, si riporta che il Sottosegretario Sgarbi sarebbe indagato a Roma per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, per non aver onorato i debiti con l'Agenzia delle entrate (in totale circa 715 mila euro) e per l'acquisto di quadri (si veda Il Fatto Quotidiano del 9 gennaio 2024) il medesimo Sottosegretario Vittorio Sgarbi risulterebbe indagato per furto di beni culturali in merito ad una vicenda oggetto di un'inchiesta svolta da ultimo dalla trasmissione Report e dallo stesso Il Fatto Quotidiano;

    5) in particolare l'inchiesta si è concentrata su un quadro di Rutilio Manetti, pittore senese del Seicento, «La cattura di San Pietro», che fino al 2013 si trovava esposta presso il Castello di Buriasco (vicino a Pinerolo, in Piemonte). La proprietaria del castello e del dipinto, Margherita Buzio, a febbraio del 2013 denunciò il furto dell'opera: la tela era stata tagliata nella notte, lasciando la cornice; all'epoca le indagini furono senza esito;

    6) la trasmissione Report ha sottolineato che, stando alle dichiarazioni di Buzio, poche settimane prima del furto si era detto interessato all'acquisto Paolo Bocedi, collaboratore di Sgarbi fino al 2003 e ancora in buoni rapporti con il Sottosegretario. Il servizio di Report aggiunge che il critico d'arte avrebbe già visto l'opera alcuni anni prima, in un pranzo al castello, cosa che lo stesso Sgarbi ha confermato;

    7) il dipinto, secondo quanto riportato da Report, sarebbe riapparso nel 2021 in una mostra inaugurata dallo stesso Sgarbi, in cui sarebbe stato esposto un dipinto di Manetti «inedito». L'opera esposta dal Sottosegretario è estremamente simile a quella sparita nel 2013: una differenza visibile è che, in alto a sinistra, c'è una candela che nel dipinto rubato non c'era;

    8) Sgarbi, negando che si tratti della stessa opera, ha parlato di «coincidenze»: il dipinto esposto, infatti, si sarebbe trovato in una villa nel Viterbese che Rita Cavallini (madre di Sgarbi) aveva acquistato anni prima, nel 2000, già presente in un inventario dei beni della villa risalente al Seicento. Tuttavia Report ha sottolineato come nell'inventario in questione l'opera non risulti;

    9) la stessa trasmissione di Rai 3 avrebbe interpellato anche con Gianfranco Mingardi, restauratore di Brescia, che ha detto di aver ricevuto la tela senza cornice, la quale sembrerebbe identica all'opera trafugata a Pinerolo, se non per il particolare di una candela che non c'era sul dipinto da lui sistemato; Sgarbi dal canto suo ha negato e da articoli di stampa emerge che il legale di Vittorio Sgarbi abbia inviato una Pec diffidando la Rai prima della messa in onda della puntata di Report;

    10) tuttavia, a quanto pare, ciò che per Sgarbi era solo frutto di fantasia, incompetenza e livore giornalistico, sembra sia divenuto un fascicolo aperto dalla procura di Imperia e trasmesso alla procura di Macerata;

    11) in data 9 gennaio 2024 la procura di Macerata ha confermato che il Sottosegretario Sgarbi è indagato per il reato di autoriciclaggio di beni culturali di cui all'articolo 518-septies del codice penale;

    12) in data 12 gennaio 2024 il Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale ha sequestrato al Sottosegretario il dipinto;

    13) il decreto ministeriale n. 458 del 28 dicembre 2022 del Ministero della cultura attribuisce al Sottosegretario Sgarbi, tra le altre, la funzione di responsabile della «sicurezza del patrimonio culturale»;

    14) la legge 20 luglio 2004, n. 215, impone a chi ricopre un incarico di Governo di dedicarsi «esclusivamente alla cura degli interessi pubblici». Dal giuramento in poi, «al titolare non può derivare, per tutta la durata del governo, alcuna forma di retribuzione o vantaggio». La legge vieta anche di «esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici o privati». Il legislatore precisa: «Sono vietate anche all'estero»;

    15) tuttavia, ad avviso dei firmatari del presente atto, oltre ai connessi profili di carattere penale, la condotta getta una oscura e pesante ombra sulla sua attività governativa in un dicastero di così tale rilievo e delicatezza e, dunque, si pone in palese contrasto con l'articolo 54 della Costituzione, che recita: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore»;

    16) le condotte summenzionate, inoltre, lascerebbero trasparire in ogni caso una condotta grave, uno sfacciato abuso del potere, una violazione dei doveri, non compatibile con il decoro e la decenza delle istituzioni repubblicane;

    17) non può, in altri termini, ritenersi che l'azione del Sottosegretario sia stata ispirata in tale frangente dal superiore interesse esclusivo della Nazione, come espressamente imposto dalla legge n. 400 del 1988,

impegna il Governo

1) ad avviare immediatamente le procedure di revoca, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio dei ministri, della nomina a Sottosegretario di Stato del professor Vittorio Sgarbi.
(1-00208) (Ulteriore nuova formulazione) «Caso, Manzi, Piccolotti, Orrico, Amato, Cherchi, Francesco Silvestri, Baldino, Santillo, Auriemma, Cappelletti, Fenu, Alfonso Colucci, D'Orso, Onori, Pellegrini, Torto, Ilaria Fontana, Iaria, Pavanelli, Barzotti, Quartini, Caramiello, Scutellà, Berruto, Orfini, Zingaretti, Braga, Bonafè, Ciani, Ghio, Toni Ricciardi, Fornaro, Casu, De Luca, Ferrari, Morassut, Roggiani, De Maria, Grimaldi, Ghirra, Mari, Lomuti».

(25 ottobre 2023)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   FRATOIANNI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il 21 ottobre 2023 al summit per la pace al Cairo il Presidente del Consiglio dei ministri affermava: «Dobbiamo fare l'impossibile per evitare una escalation della crisi, per evitare di perdere il controllo di questa crisi, perché le conseguenze sarebbero inimmaginabili. Il modo più serio per farlo è un'iniziativa politica per una soluzione strutturale che si basi sulla prospettiva dei due popoli e due Stati, una soluzione che deve essere concreta e deve avere una tempistica definita»;

   il 12 dicembre 2023 presso la Camera dei deputati dichiarava: «ho parlato di come l'Italia sia in prima linea intanto per favorire una de-escalation adesso del conflitto, ma anche per una soluzione duratura e definitiva che, per noi, è e resta quella dei due popoli e due Stati»;

   il 21 gennaio 2024 il Premier israeliano Netanyahu ha esplicitato chiaramente la sua netta contrarietà alla prospettiva di «due popoli e due Stati», affermando che fino a quando sarà Premier non nascerà nessuno Stato palestinese. E che «dopo aver eliminato Hamas la Striscia deve essere smilitarizzata e restare sotto pieno controllo di sicurezza israeliano»;

   come se non bastasse, il 22 gennaio 2024 al Consiglio affari esteri dell'Unione europea, il Ministro degli esteri israeliano Katz ha ventilato l'ipotesi di costruire un'isola artificiale davanti a Gaza dove trasferire i palestinesi;

   Guterres, Segretario generale dell'Onu, ha definito inaccettabile la posizione di Netanyahu e ha ribadito la necessità di un cessate il fuoco a Gaza. Altre voci critiche si sono levate nella comunità internazionale;

   Netanyahu appare sempre più isolato a livello internazionale, con Unione europea e Usa favorevoli alla soluzione «due popoli e due Stati», e sempre più in difficoltà nel Paese, dove le mobilitazioni contro la gestione del post 7 ottobre 2023 sono all'ordine del giorno;

   a Gaza i morti sono oltre 25.000, tra cui migliaia di bambini; i civili sono costretti a spostarsi continuamente da un capo all'altro della Striscia per evitare i bombardamenti. La Mezzaluna rossa denuncia che l'esercito israeliano ha stretto d'assedio il suo edificio centrale a Khan Yunis paralizzando tutte le sue attività, incluse quelle delle ambulanze. L'esercito israeliano ha comunicato che l'operazione militare a Khan Yunis durerà altri giorni –:

   quale sia la posizione del Governo italiano rispetto alla netta contrarietà di Netanyahu alla nascita di uno Stato palestinese e quali urgenti e concrete iniziative intenda proporre anche in sede europea per un immediato cessate il fuoco e rendere credibile la soluzione dei «due popoli e due Stati».
(3-00930)

(23 gennaio 2024)

   RICHETTI, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO e GRIPPO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nel corso del 2020, sfruttando l'inedito strumento «Garanzia Italia» stanziato dal decreto-legge «liquidità» (decreto-legge n. 23 del 2020), Fca Italy, controllata del gruppo Fca – avente sede legale in Olanda – ha ottenuto un prestito di circa 6,3 miliardi di euro, pari a circa il 25 per cento del fatturato, limite massimo ottenibile;

   tale prestito, da ripagare con interessi entro tre anni, prevedeva alcune condizionalità, tra cui la rinuncia alla distribuzione di un dividendo di circa 1,1 miliardi di euro nel primo anno e la destinazione esclusiva delle risorse verso il finanziamento delle attività produttive e industriali di Fca Italy, inclusi quindi gli stabilimenti localizzati in Italia;

   a seguito della fusione già in corso tra Fca e il gruppo francese Psa – finalizzata nel gennaio 2021 con la nascita di Stellantis – e ad un anno dall'erogazione del prestito garantito dallo Stato, Fca e Psa hanno riconosciuto ai propri azionisti un maxi-dividendo di circa 5,5 miliardi di euro, rivisti poi a 2,9 miliardi;

   il rapporto delle istituzioni con Fca, dopo la morte di Sergio Marchionne, non ha riflettuto alcuna logica di reale salvaguardia della presenza del gruppo automobilistico in Italia, contribuendo nei fatti ad arrivare, con la colpevole disattenzione anche delle organizzazioni sindacali e degli organi di informazione, alla più grande deindustrializzazione della storia della Repubblica italiana;

   se, infatti, nel 2017 la produzione di veicoli aveva superato il milione di unità, nel 2022 la cifra è scesa fino a toccare quota 685 mila, con un calo occupazionale del 30 per cento;

   oltre alla questione legata allo stabilimento Marelli holdings di Crevalcore, tutto ciò viene riflesso anche dall'impietoso confronto tra gli stabilimenti italiani – divenuti ormai l'ottava produzione europea – e quelli francesi di Stellantis: questi ultimi sono pressoché tutti pronti alla produzione di veicoli elettrici o ibridi e in corso di riconversione, mentre in Italia nemmeno la metà. Per quanto riguarda la ricerca, nel 2021 la divisione italiana ricerca e sviluppo ha depositato appena un decimo dei brevetti rispetto all'omologa francese –:

   se intenda interloquire con il presidente di Stellantis, John Elkann, il quale ha sempre assicurato la continuità produttiva e occupazionale sia di Magneti Marelli sia di Stellantis, e con l'amministratore delegato, Carlos Tavares, per chiarire una volta per tutte quali siano i piani del gruppo per l'Italia, con quali garanzie e se siano allo studio ulteriori iniziative per il rilancio dell'automotive italiano.
(3-00931)

(23 gennaio 2024)

   MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   gli anziani hanno da sempre rappresentato un importante ruolo nella vita sociale, portatori di storia vissuta, esperienza, tradizioni, saggezza, ed è dovere del legislatore e della maggioranza che governa adottare tutte le misure necessarie per garantire loro una vita dignitosa;

   in Italia la popolazione di età superiore ai 65 anni è di 14 milioni e 177 mila persone (Istat 2023), il 24,1 per cento del totale, con un incremento degli ultraottantenni, che supera i 4,5 milioni e oltre 22 mila ultracentenari. È la fotografia di un'Italia, fortunatamente, sempre più longeva, ma in cui sono 3,8 milioni le persone anziane non autosufficienti: diventeranno 5,4 milioni nel 2050;

   con la legge delega n. 33 del 23 marzo 2023, l'attuale Governo – come dichiarato dal Presidente del Consiglio dei ministri – ha siglato un «Patto per la terza età», ponendo le basi di una riforma complessiva delle politiche in favore degli anziani e contro la loro marginalizzazione e solitudine;

   trattasi di un provvedimento complesso, teso a potenziare l'assistenza domiciliare nell'ottica di scongiurare il cosiddetto «parcheggio anziani» in una struttura sanitaria, a incentivare forme di co-housing, a implementare le misure per l'inclusione sociale e i servizi in favore delle persone anziane più fragili;

   altra misura in favore della popolazione anziana è stato l'anticipo delle rivalutazioni delle pensioni: a inizio 2023, infatti, gli assegni pensionistici hanno subito una rivalutazione del 7,3 per cento, ma si trattava di un tasso provvisorio calcolato sul valore medio dell'inflazione calcolato a novembre 2022, mentre quello di fine anno, reso noto dall'Istat successivamente, è risultato dell'8,1 per cento;

   lo 0,8 per cento della differenza tra i due valori avrebbe dovuto essere riconosciuto a gennaio 2024, ma il Governo lo ha anticipato di un mese, riconoscendolo già dal 1° dicembre 2023 –:

   entro quali termini il Governo preveda l'attuazione piena della legge delega con l'approvazione dei decreti delegati e quali ulteriori misure in favore della popolazione anziana siano al vaglio.
(3-00932)

(23 gennaio 2024)

   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   secondo i monitoraggi dell'Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (Anpal), il cosiddetto reddito di cittadinanza ha dimostrato sin dal 2019, anno della sua introduzione nell'ordinamento italiano, una scarsa capacità di reinserire i cittadini disoccupati nel mercato del lavoro;

   i dati comunicati sempre da Anpal nel mese di ottobre 2022 segnalavano, in particolare, che tra i circa 920 mila beneficiari del reddito, soltanto 173 mila persone erano in quel momento occupate, una percentuale del 18,8 per cento;

   il gruppo parlamentare Noi Moderati ha più volte segnalato, sia con interventi nel corso dei dibattiti parlamentari sia con iniziative legislative, la necessità di introdurre nuove misure in grado di promuovere il reinserimento lavorativo e la formazione dei lavoratori;

   la legge di bilancio per il 2023 ha previsto alcune prime modifiche al cosiddetto reddito di cittadinanza, limitando a sette mesi la proroga della misura per l'anno 2023 nelle more di una riforma dello strumento di sostegno, inclusione lavorativa e lotta alla povertà;

   il decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 2023, n. 85, cosiddetto «decreto lavoro», ha previsto l'introduzione di nuove misure per la lotta della povertà e per l'inserimento lavorativo delle persone disoccupate, tra cui l'assegno di inclusione e il supporto per la formazione e il lavoro –:

   quali risultino essere i primi risultati successivi all'introduzione dell'assegno di inclusione e del supporto per la formazione e il lavoro.
(3-00933)

(23 gennaio 2024)

   MAGI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   sul caso dei risarcimenti ai familiari delle vittime delle stragi naziste l'Avvocatura generale dello Stato, come si apprende anche da diversi articoli di stampa, si sta opponendo a molte richieste, con l'obiettivo di evitare che figli e nipoti di italiani che sono stati martiri della patria siano risarciti;

   nel 2022 il Governo Draghi aveva istituito per legge un fondo ad hoc, previsto dall'articolo 43 del decreto-legge n. 36 del 2022, destinato specificatamente al risarcimento dei danni subiti, che nel 2023 è stato anche incrementato da 55 a 61 milioni di euro; eppure pare che ora il Governo, per il tramite dell'Avvocatura generale, si stia opponendo in un tentativo di boicottaggio degli stessi risarcimenti;

   stando alle ricostruzioni giornalistiche sembrerebbe che l'Avvocatura generale dello Stato abbia depositato atti nei tribunali di Firenze e Trieste per evitare il riconoscimento del diritto dei familiari delle vittime ad ottenere i risarcimenti e la legge stabilisce che lo Stato debba risarcire i danni soltanto in presenza di sentenze definitive. Avrebbero potuto evitare di farlo, eppure gli Avvocati dello Stato si sono costituiti addirittura nei giudizi sulle stragi più efferate, come nel caso di Sant'Anna di Stazzema, dove sono state uccise 560 persone, e a Cavriglia, dove il 4 luglio 1944 le truppe naziste hanno mitragliato e bruciato 191 ragazzi e uomini di età compresa tra i quattordici e gli ottantacinque anni;

   la Corte costituzionale, con sentenza n. 159 del 2023, si era già espressa riconoscendo la piena legittimità dell'articolo 43 del decreto-legge n. 36 del 2022, sopra citato, che ha istituito il fondo per il risarcimento dei danni ai parenti delle vittime dei crimini nazisti, dichiarando non fondate le questioni sollevate dal tribunale di Roma in una procedura per esecuzione forzata sui beni della Germania;

   in quella stessa sede l'Avvocatura generale dello Stato, pur costituendosi nell'interesse della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, aveva tenuto una linea positiva rispetto all'istituzione del fondo e al diritto dei familiari delle vittime di ottenere il risarcimento –:

   se non intenda adottare ogni iniziativa di competenza volta a favorire che i familiari delle vittime delle stragi naziste ottengano il risarcimento previsto dall'articolo 43 del decreto-legge n. 36 del 2022, evitando esiti dilatori o ostruzionistici.
(3-00934)

(23 gennaio 2024)

   BARELLI, NEVI, DEBORAH BERGAMINI, CANNIZZARO, DALLA CHIESA, BATTILOCCHIO, D'ATTIS, BENIGNI, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTISTONI, CALDERONE, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASASCO, CATTANEO, CORTELAZZO, DE PALMA, FASCINA, GATTA, MANGIALAVORI, MARROCCO, MAZZETTI, MULÈ, ORSINI, NAZARIO PAGANO, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, SQUERI, TASSINARI, TENERINI e TOSI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza depositata in Parlamento il 29 settembre 2023, il Governo individua tra gli obiettivi di politica economica per il triennio 2024-2026 una dismissione di partecipazioni pubbliche pari a circa l'1 per cento del prodotto interno lordo;

   recentemente, prima il Ministro dell'economia e delle finanze e da ultimo il Presidente del Consiglio dei ministri con un'intervista televisiva, hanno rilanciato con forza una politica di privatizzazioni in grado di garantire alla Stato introiti pari a circa venti miliardi di euro;

   Forza Italia ha sempre creduto in passato e sostiene tuttora l'opportunità di liberalizzare il sistema economico italiano, ritenendo che allo Stato spetti il compito fondamentale di dettare e garantire buone regole che garantiscano la competitività, mentre alle imprese spetti il compito di far crescere l'economia;

   un primo, positivo passo nella direzione delle privatizzazioni è già stato compiuto nel novembre 2023, con l'avvio della procedura di cessione del 20 per cento delle partecipazioni detenute nella banca Monte Paschi di Siena;

   seppure la cessione delle partecipazioni statali può giocare un ruolo importante nel garantire introiti economici che consentiranno di ridurre il debito pubblico, la funzione prioritaria deve essere quella di favorire la liberalizzazione di alcuni settori, quali, ad esempio, quello dei trasporti o dei servizi postali, consentendo di avere servizi più efficienti e costi meno elevati per i cittadini –:

   quali politiche intenda adottare il Governo in materia di dismissioni di partecipazioni, anche al fine di favorire una sempre maggiore liberalizzazione del sistema economico italiano.
(3-00935)

(23 gennaio 2024)

   FRANCESCO SILVESTRI, CONTE, BALDINO, SANTILLO, AURIEMMA, CAPPELLETTI e FENU. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il 21 dicembre 2023 l'Ecofin ha raggiunto un compromesso sulla riforma del Patto di stabilità e crescita, sulla base dell'intesa raggiunta tra i Ministri dell'economia francese e tedesco;

   rispetto alla proposta originaria della Commissione europea, l'accordo sul nuovo Patto di stabilità e crescita complica ad avviso degli interroganti notevolmente il quadro regolatorio, con vincoli più rigidi che rischiano di causare una spinta deflattiva per l'intera area. Parallelamente, il sistema delle regole fiscali è molto più complicato di quello originariamente ipotizzato dalla Commissione europea, con sovrapposizione di vincoli e criteri incoerenti tra loro;

   su pressione della Germania, sono stati previsti due vincoli ulteriori: uno quantitativo sul debito, che richiede una riduzione di almeno un punto sul prodotto interno lordo all'anno in media del rapporto debito/prodotto interno lordo nel corso del percorso di aggiustamento. Tale regola vale nella stessa misura per tutti i Paesi con un rapporto debito/prodotto interno lordo maggiore del 90 per cento, contraddicendo la differenziazione del percorso di aggiustamento sulla base delle caratteristiche specifiche per Paese;

   il secondo vincolo è sul disavanzo: non è più sufficiente garantire che il rapporto deficit/prodotto interno lordo rimanga sotto la soglia del 3 per cento (regola di Maastricht); per i Paesi con debito su prodotto interno lordo maggiore del 90 per cento, alla fine del percorso di aggiustamento il disavanzo deve scendere sotto l'1,5 per cento del prodotto interno lordo;

   gli investimenti per la difesa sono stati inoltre considerati fattore rilevante per l'esclusione dal calcolo degli obiettivi di bilancio, mentre ne sono rimaste escluse le spese per investimenti in sanità e istruzione. Il rischio concreto per l'Italia sono manovre correttive per gli anni a venire e tagli alla spesa pubblica, in particolare per le politiche sociali;

   il Parlamento europeo ha quindi adottato, il 17 gennaio 2024, il proprio mandato negoziale con i Governi dell'Unione europea sulla riforma. In ragione delle esposte modifiche peggiorative, apportate nel corso dei negoziati, il MoVimento 5 Stelle ha espresso voto contrario alla posizione negoziale, che è stata votata favorevolmente da Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia, Italia Viva e Pd –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda porre in essere, nel corso delle prossime fasi del trilogo, per apportare le necessarie modifiche all'accordo sulla nuova governance economica europea, nell'ottica di includere tra i fattori rilevanti le spese in investimenti strategici – come quelli per la sanità, l'istruzione e la transizione verde e digitale – in luogo delle spese per la difesa, per evitare pesanti tagli allo Stato sociale e sostenere una crescita inclusiva e sostenibile di lungo termine.
(3-00936)

(23 gennaio 2024)

   BOSCHI, GADDA, FARAONE, DEL BARBA, DE MONTE, MARATTIN, BONIFAZI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   con legge n. 232 del 2016 il Governo Renzi introdusse l'esenzione Irpef per i redditi dominicali e agrari;

   la misura, poi rinnovata nei successivi sette anni, era diretta ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali iscritti alla previdenza agricola;

   la disposizione riguardava anche i familiari coadiuvanti il coltivatore diretto che, ai sensi della legge n. 145 del 2018, sono fiscalmente equiparati ai titolari dell'impresa agricola cui partecipano attivamente;

   l'abolizione dell'Irpef agricola, ma anche di altre imposte, tra cui quella relativa all'Imu agricola, avevano alleggerito per 1,3 miliardi di euro il sistema della produzione agricola italiana, permettendo, tra il 2017 e il 2018, il rilancio degli investimenti nel settore, con tanti giovani che hanno cominciato a guardare all'agricoltura come a una promettente risorsa occupazionale e presidio del territorio contro l'abbandono;

   ma il Governo Renzi prese anche altri provvedimenti a favore dell'agricoltura e giova ricordare, a puro titolo di esempio, il «Piano giovani» per il ricambio generazionale in agricoltura, le misure per la ricerca e l'innovazione, i finanziamenti per l'acquisto di nuovi impianti, il sostegno delle filiere del pomodoro, del riso, del luppolo, della birra artigianale e dell'apicoltura;

   l'esenzione Irpef non troverà più applicazione nell'anno 2024: pertanto, in sede di dichiarazione dei redditi 2025, i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali saranno tenuti a dichiarare tutti i redditi dominicali e agrari derivanti dalle risultanze catastali, assoggettandoli a rivalutazione che è pari, rispettivamente, all'80 per cento per il reddito dominicale e al 70 per cento per il reddito agrario;

   il mancato rinnovo della misura danneggerà, soprattutto, le aziende più strutturate ed organizzate, che trainano il made in Italy e le esportazioni, con possibili e gravi ripercussioni per tutto il comparto;

   in questa fase, poi, i gravi fenomeni atmosferici derivanti dai cambiamenti climatici, un mercato internazionale sempre più competitivo e le crisi internazionali, tra cui quella del Mar rosso, creano pesanti ricadute sul sistema produttivo agricolo, con particolare riguardo all'export, e appare necessario fornire al comparto massima attenzione e massimo sostegno –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri, in considerazione dell'impatto devastante che il mancato rinnovo dell'esonero Irpef produrrà sull'intero comparto agricolo a giudizio degli interroganti, non ritenga che sia necessario ripristinare al più presto la misura ridando fiato e speranza al settore agricolo e ai suoi operatori.
(3-00937)

(23 gennaio 2024)

   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CAIATA, CANGIANO, CANNATA, CARAMANNA, CERRETO, CIANCITTO, CONGEDO, DEIDDA, GIORDANO, GIORGIANNI, IAIA, LA SALANDRA, LAMPIS, LANCELLOTTA, LONGI, MAIORANO, MATERA, MATTIA, MURA, POLO, ROSCANI, ROTONDI, SCHIANO DI VISCONTI, SCHIFONE, RACHELE SILVESTRI, TESTA, VARCHI e VIETRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in base ai dati riportati dal Rapporto Svimez 2023, relativo a «L'economia e la società del Mezzogiorno», presentato nel mese di dicembre 2023, grazie alle iniziative assunte dal Governo, nella media dei primi due trimestri 2023 l'occupazione è cresciuta del 2 per cento a livello nazionale rispetto allo stesso periodo del 2022 e, in particolare, del 2,4 per cento nel Mezzogiorno e dell'1,8 per cento nel Centro-Nord; rispetto alla media dei primi due trimestri del 2019, questi dati segnano un incremento di occupati pari a 407 mila unità;

   la ripresa dell'occupazione si è diffusa a livello territoriale, mostrandosi più accentuata nelle regioni meridionali, con un aumento significativo dell'occupazione della popolazione under 35;

   dal punto di vista del tessuto economico-produttivo, le regioni del Mezzogiorno risultano e continuano ad essere caratterizzate da una ridotta attrattività per le grandi imprese e dalla presenza di imprese, per lo più, di piccole dimensioni che non consentono di competere adeguatamente sia sul mercato italiano, sia su quello europeo e internazionale;

   congiuntamente ai fondi strutturali europei, il Fondo per lo sviluppo e la coesione è il principale strumento finanziario attraverso il quale sono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e per la rimozione degli squilibri economici e sociali in attuazione dell'articolo 119, comma 5, della Costituzione e dell'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;

   il nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano, approvato con decisione del Consiglio «economia e finanze» dell'Unione europea in data 8 dicembre 2023, prevede, tra l'altro, l'adozione di una nuova riforma per accelerare l'attuazione delle politiche di coesione –:

   quali siano le iniziative assunte al fine di favorire la crescita economica e sociale dei territori del Mezzogiorno, con particolare riguardo alle misure dirette ad accelerare l'attuazione delle politiche di sviluppo e coesione.
(3-00938)

(23 gennaio 2024)

   SCHLEIN, BRAGA, BONAFÈ, CIANI, GHIO, TONI RICCIARDI, CASU, FORNARO, DE LUCA, FERRARI, MORASSUT, ROGGIANI, DE MARIA, FURFARO, GIRELLI, MALAVASI e STUMPO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nonostante il grido d'allarme del personale sanitario, dei sindacati di settore e delle regioni, quattro delle quali hanno presentato proposte di legge in tal senso, nessuna misura strutturale è stata presa fino ad ora da questo Governo per abolire il tetto di spesa per l'assunzione del personale sanitario;

   oggi mancano all'appello almeno 100 mila operatori tra medici e infermieri: sono almeno 30 mila i medici, che devono essere assunti tra medici specialisti nelle strutture ospedaliere, nei pronto soccorso o come medici di famiglia oggi sempre più introvabili, e dai 60 ai 70 mila gli infermieri;

   è necessario ormai abolire l'obsoleto tetto alla spesa per il personale, introdotto nel 2009, che obbliga a spendere per le assunzioni non più di quanto si spendeva nel 2004 diminuito dell'1,4 per cento, e promuovere un piano straordinario triennale di assunzioni di professionalità che mancano, sia nelle strutture territoriali che in quelle ospedaliere;

   non è più possibile colmare la carenza di personale con la proroga di misure volte all'assunzione di personale con contratti a termine (introdotte durante il periodo pandemico) o con l'impiego dei cosiddetti «gettonisti», ovvero medici pagati a ore per tamponare le carenze di personale negli ospedali, in particolare nei pronto soccorso;

   si tratta di una deriva che negli ultimi anni è talmente cresciuta che oggi capita di trovare strutture ospedaliere dove interi reparti sono gestiti con queste modalità, con grande impatto economico sulla spesa pubblica, per gli elevati costi sostenuti dalle aziende sanitarie;

   le gravi carenze di organico e le conseguenti lunghe liste di attesa mettono in crisi i principi fondanti del Sistema sanitario nazionale, universalità, uguaglianza ed equità, in particolare per le fasce più deboli della popolazione che non hanno le risorse per rivolgersi alla sanità privata e rinunciano così a curarsi –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per abolire il tetto di spesa nell'assunzione del personale sanitario e fronteggiare così la grave carenza, anche alla luce del fatto che l'impiego dei cosiddetti gettonisti ha costi maggiori per i bilanci aziendali.
(3-00939)

(23 gennaio 2024)