TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 160 di Martedì 12 settembre 2023

 
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INTERROGAZIONI

A)

   FOSSI e FURFARO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Sanac è un'azienda che dal 2015 è in amministrazione straordinaria e che è impegnata dal 1939 nella lavorazione di materiali refrattari destinati al settore siderurgico con circa 380 dipendenti, con stabilimenti a Vado Ligure-Liguria, Gattinara-Piemonte, Massa-Toscana, Grogatsu-Sardegna;

   in particolare lo stabilimento di Massa, che occupa ad oggi circa 120 operai, è attivo nella produzione e nell'assistenza tecnica di refrattari per il sistema di spillaggio denominato «a cassetto» per siviera (sistema brevettato e progettato nello stesso stabilimento);

   il gruppo Sanac è stato controllato da sempre dall'ex Ilva a livello produttivo e gestionale: il 70 per cento del prodotto è infatti destinato a Taranto, mentre il restante 30 per cento al mercato terziario. Per tale motivo il futuro dell'azienda è fortemente legato alla vertenza Arcelor Mittal ed alle scelte del Governo nell'ambito del settore siderurgico in Italia;

   Acciaierie d'Italia (attuale gestore degli impianti ex Ilva), azienda partecipata dallo Stato con il 38 per cento del capitale attraverso Invitalia, ha deciso, unilateralmente, di non rifornirsi di materiale refrattario dalla Sanac, approvvigionandosi all'estero, sospendendo anche il pagamento delle precedenti forniture, compromettendo così in maniera significativa la tenuta economica del gruppo che vanta un credito con Acciaierie d'Italia di circa 23 milioni di euro, credito che seppur sollecitato da mesi, adesso si somma, purtroppo e nonostante le ingiunzioni dei commissari, ai crediti interessati dalla recente sospensione da parte di Acciaierie d'Italia degli ordinativi e dei pagamenti nei confronti anche di 145 imprese dell'indotto dell'ex Ilva di Taranto;

   nel corso della risposta all'interrogazione n. 5-00142 il 14 dicembre 2022 il Governo ha dichiarato che «considera centrali i temi del recupero dei crediti verso Acciaierie d'Italia, l'esito della gara per la cessione dei complessi aziendali di Sanac e, più in generale, il rilancio della filiera siderurgica italiana su cui si sta lavorando costantemente. Si sottolinea, altresì, l'impegno per la positiva soluzione della vicenda, al fine di garantire la continuità produttiva dell'azienda e tutelare i lavoratori coinvolti»;

   si apprende dalla stampa che, nonostante le rassicurazioni del Governo, anche la terza manifestazione di interesse per Sanac sia andata deserta. In particolare il 16 dicembre 2022 i potenziali acquirenti, il gruppo indiano Dalmia e quello italiano Rhi Italia, si sarebbero infatti ritirati; tale decisione ha allarmato ulteriormente i lavoratori coinvolti, le associazioni sindacali territoriali e gli enti locali: «Si prospetta una crisi finanziaria, fino al 2021 la Sanac era in attivo, dal 2022 è andata in perdita e la previsione del 2023 è ancora peggio – hanno comunicato a mezzo stampa i sindacati –. I commissari hanno spedito una lettera l'11 gennaio 2023 al Ministero delle imprese e del made in Italy spiegando che non possono andare avanti perché le perdite sono troppe e hanno optato per tre strade: la sospensione temporanea a fine marzo 2023 di due fabbriche che potrebbe essere Vado e Grogastu e poi la sospensione delle altre due Massa e Gattinara. Oppure ancora peggio la sospensione di tutte e 4 le fabbriche e lo spacchettamento con la vendita singola di ogni asset»;

   sono state quindi annunciate, nei prossimi giorni, giornate di mobilitazione in tutti gli stabilimenti produttivi Sanac –:

   se quanto espresso in premessa e relativamente alle opzioni ventilate dai commissari corrisponda al vero;

   quali iniziative di competenza urgenti il Governo intenda conseguentemente assumere al fine di garantire una soluzione positiva della situazione debitoria di Acciaierie d'Italia nei confronti di Sanac;

   quali iniziative di competenza urgenti il Governo intenda assumere al fine di rilanciare la filiera siderurgica italiana e garantire gli attuali livelli occupazionali degli stabilimenti Sanac.
(3-00630)

(11 settembre 2023)
(ex 5-00260 del 19 gennaio 2023)

B)

   CASASCO e SQUERI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il settore automotive, con oltre 274 mila addetti diretti e indiretti e 5.500 imprese, di cui più di 2 mila della componentistica, è strategico per l'economia nazionale;

   tale comparto negli ultimi tempi sta affrontando una fase di profonda transizione che sta incidendo in misura significativa sugli equilibri e sui volumi produttivi in Europa;

   presso il Ministero delle imprese e del made in Italy è stato istituito un tavolo dedicato al settore automotive, in considerazione della trasformazione tecnologica e della transizione green in atto, che rappresentano una sfida, non solo in termini di produzione ma anche per gli effetti sociali;

   i sindacati hanno recentemente messo in luce l'urgenza di un intervento delle istituzioni italiane per garantire un confronto con tutte le parti interessate – organizzazioni sindacali e Stellantis – per arrivare a un accordo quadro che garantisca prospettive industriali e occupazionali ai lavoratori del gruppo e dell'intera filiera della componentistica;

   Stellantis ha di fatto disatteso l'accordo sindacale che garantiva la tenuta occupazionale, sia pure ricorrendo a uscite incentivate, mentre permane elevata l'incertezza sul futuro degli stabilimenti italiani e della componentistica;

   per far fronte alle sfide della transizione, è stato inoltre costituito un fondo con una dotazione di 8,7 miliardi di euro fino al 2030, che ha già trovato parziale attuazione sia nelle politiche di sostegno dell'offerta che della domanda;

   gli incentivi ai diesel e benzina euro 6 vanno a Stellantis per una quota di mercato pari al 35,2 per cento (marzo 2023). Per la quota restante vanno principalmente a case automobilistiche europee, di cui l'indotto italiano è tra i principali fornitori. Complessivamente si può dire che almeno il 60 per cento degli incentivi rimane in Italia;

   sono quasi 11 milioni le auto altamente inquinanti – Euro 3 o inferiori – che circolano nel nostro Paese, oltre un quarto del parco auto circolante;

   si ritiene necessario monitorare costantemente le scelte di Stellantis in termini di investimento sugli stabilimenti italiani, sia sotto il profilo del piano industriale, sia sotto il profilo del ruolo ad essi attribuito, nonché richiamare il gruppo agli impegni assunti, al fine di assicurare gli investimenti necessari allo sviluppo produttivo e alla tutela occupazionale –:

   se, anche alla luce delle ingenti economie negli incentivi per le fasce 0-20 e 21-60 grammi per chilometro (solo l'8 per cento speso), non ritenga utile spostarne una quota verso la fascia 61-135 grammi per chilometro al fine di sostenere l'automotive italiano e l'ammodernamento del parco auto obsoleto.
(3-00500)

(29 giugno 2023)