Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: Riunione interparlamentare della Sottocommissione sui diritti umani (DROI) del PE "Conferenza per il 75° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti umani" - Bruxelles, 29 novembre 2023
Serie: Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari   Numero: 34
Data: 24/11/2023
Organi della Camera: III Affari esteri, XIV Unione Europea

Casella di testo: Riunione interparlamentare della Sottocommissione sui diritti umani (DROI) del PE “Conferenza per il 75° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti umani”


Casella di testo: 24 novembre 2023

Casella di testo: XIX LegislaturaCasella di testo: Bruxelles, 29 novembre 2023 Casella di testo: marzo 2018


 


loghi.gifCasella di testo: Riunione interparlamentare della Sottocommissione sui diritti umani (DROI) del PE “Conferenza per il 75° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti umani”
Bruxelles, 29 novembre 2023

 

 

 

 

 

XIX LEGISLATURA

 

Casella di testo: Documentazione per le Commissioni
RIUNIONI INTERPARLAMENTARI
Casella di testo: SENATO DELLA REPUBBLICA
SERVIZIO STUDI
UFFICIO RICERCHE NEL SETTORE DELLA POLITICA ESTERA E DELLA DIFESA

SERVIZIO DEGLI AFFARI INTERNAZIONALI
UFFICIO DEI RAPPORTI CON LE ISTITUZIONI DELL’UNIONE EUROPEA
N. 58	CAMERA DEI DEPUTATI
UFFICIO RAPPORTI CON L’UNIONE EUROPEA

SERVIZIO STUDI

N. 34

 

Servizio Studi

TEL. 06 6706 2451 - studi1@senato.it - @SR_Studi

Dossier n. 58

Servizio degli Affari internazionali -

Ufficio dei rapporti con le istituzioni dell’Unione Europea

TEL. 06 6706 4561 - affeuropei@senato.it

 

 

 

 

Ufficio rapporti con l’Unione europea

Tel. 06 6760 2145 - cdrue@camera.it - @CD_europa - europa.camera.it.

 

Servizio Studi

TEL. 06-6760-3410 – st_segreteria@camera.it

 

Dossier n. 34

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I N D I C E

 

Ordine del giorno

Introduzione. 1

La Sottocommissione sui diritti umani (DROI) del Parlamento europeo.. 3

Il sistema ONU di tutela dei diritti dell’uomo.. 5

La Dichiarazione internazionale dei diritti dell’uomo. 5

I patti sui diritti umani 7

Il Consiglio dei diritti umani dell’Onu. 8

L’ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani 9

Il sistema europeo di tutela dei diritti dell’uomo.. 11

Consiglio d’Europa. 11

Unione europea. 12

Agenzia europea per i diritti fondamentali 13

Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. 13

Cenni a altri sistemi regionali di tutela dei diritti dell’uomo   15

Continente americano. 15

Continente africano. 15

Recenti Attività dell’UE nella tutela dei  diritti umani nei Paesi terzi 17

Conclusioni del Consiglio sulle priorità dell’UE nelle sedi delle Nazioni Unite competenti in materia di diritti umani nel 2023. 17

Il Piano d’azione per i diritti umani e la democrazia. 20

Il regime dell’UE per le sanzioni in materia di diritti umani 22

Il progetto di relazione annuale 2023 del PE sui diritti umani e la democrazia nel mondo e sulla politica dell’Unione europea in materia. 23

Altri strumenti dell’UE per la tutela dei diritti umani nelle relazioni esterne. 24

Organi dedicati ai diritti umani nel Parlamento italiano   27

Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato della Repubblica (a cura del Servizio Studi del Senato). 27

Comitato permanente per i diritti umani presso la Commissione affari esteri della Camera dei deputati (a cura del Servizio Studi della Camera). 28

 

 

 

 


 

 

Introduzione

Il 29 novembre 2023 la Sottocommissione sui diritti umani (DROI) del Parlamento europeo (PE) organizzerà una Conferenza di alto livello in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Sulla base dell'ordine del giorno, aprirà i lavori la Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Si susseguiranno quindi due sessioni, entrambe inaugurate dall’on. Udo Bullmann, Presidente della Sottocommissione DROI:

1)     Cosa rende i diritti umani ‘universali?”. E’ previsto un discorso introduttivo del Presidente della Commissione affari esteri del PE, on. David McAllister, quindi l’intervento da remoto dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk.

Tra i relatori istituzionali si segnalano: il primo vice presidente della Commissione inter-americana sui diritti umani, un esponente della Commissione africana sui diritti umani e dei popoli, il rappresentante speciale UE per i diritti umani, il Direttore dell’Ufficio OCSE per le istituzioni democratiche e i diritti umani e un giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo. Le considerazioni conclusive saranno affidate al Presidente della Commissione sulle libertà civili, la giustizia e gli affari interni Juan Fernando Lopez Aguilar;

2)     Lavorare assieme per affrontare le sfide del nostro tempo”. Aprirà i lavori il Presidente della Commissione sullo sviluppo del PE, on. Tomas Tobé. Prenderà quindi la parola Jutta Urpilainen, Commissario europeo per le partnership internazionali. Amina J. Mohamed, vice segretario generale delle Nazioni Unite, si rivolgerà ai partecipanti tramite un video messaggio.

Tra i relatori si segnala l’intervento di due premi Nobel per la pace: Dmitry Mouratov e Maria Ressa, quest’ultima tramite un video messaggio.

Nel corso di entrambe le sessioni sono previsti interventi di esponenti dei Parlamenti nazionali, organizzazioni della società civile, attivisti dei diritti umani, rappresentanti delle giovani generazioni nonché di deputati europei che rivestono il ruolo di relatori per iniziative collegate ai diritti umani in seno alle Commissioni del PE (affari esteri; sviluppo; libertà civili, giustizia e affari interni; e Sottocommissione DROI).

Dopo una sessione di “domande e risposte”, le considerazioni conclusive saranno affidate a Nacho Sanchez Amor, relatore sul rapporto annuale 2023 sui diritti umani e la democrazia nel mondo, mentre Heidi Hautala, vice Presidente del PE, chiuderà formalmente l’incontro.

Per conto del Parlamento italiano parteciperanno all’incontro l’on. Deborah Bergamini e l’on. Federica Onori, membri della Commissione Affari esteri e comunitari della Camera dei deputati.


 

 

La Sottocommissione sui diritti umani (DROI)
del Parlamento europeo

 

Quella dedicata ai diritti dell'uomo è una sottocommissione della Commissione affari esteri (AFET) del Parlamento europeo.

E' competente sulle questioni che riguardano la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani[1] nei paesi terzi – compresi i diritti delle minoranze – e sui principi di diritto internazionale. Le sue delegazioni visitano regolarmente i paesi interessati. E' altresì il referente per garantire la coerenza tra tutte le politiche esterne dell'Unione e la politica in materia di diritti umani.

Organizza audizioni su un'ampia gamma di questioni relative ai diritti umani, in cui le parti interessate forniscono contributi su risoluzioni e altre iniziative parlamentari, e si occupa della gestione ordinaria dei fascicoli relativi ai diritti umani.

La sottocommissione monitora infine il seguito dato alle risoluzioni d'urgenza del Parlamento approvate a norma dell'articolo 144 del regolamento e tiene frequenti scambi con il Servizio europeo per l'azione esterna e in merito ai dialoghi dell'UE in materia di diritti umani.

L'articolo 144 del regolamento del Parlamento europeo è rubricato "Discussioni su casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto". Stabilisce che una Commissione, una delegazione interparlamentare, un gruppo politico o un determinato numero di deputati possono chiedere per iscritto al Presidente che sia tenuta una discussione su un caso urgente di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto.

Si segnala che anche le seguenti commissioni si occupano di questioni relative ai diritti umani nel quadro delle relazioni esterne dell'UE: la commissione per gli affari esteri (AFET), la commissione per il commercio internazionale (INTA), la commissione per lo sviluppo (DEVE) e la commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (FEMM).


 

 

 


 

Il sistema ONU di tutela dei diritti dell’uomo

 

La Dichiarazione internazionale dei diritti dell’uomo

La Dichiarazione internazionale dei diritti dell’uomo è stata proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a Parigi il 10 dicembre 1948 (risoluzione n. 217 A). E’ stata adottata nell’immediato dopoguerra quale conseguenza degli eventi della seconda guerra mondiale[2] e contiene una lista globale di diritti che si pone come “ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni”.

In termini di contenuto, la dichiarazione consta di trenta articoli, che delineano i seguenti, principali diritti:

1)     diritto all’eguaglianza (articolo 1) e libertà dalla discriminazione (articolo 2);

2)     diritti civili e politici (articoli 3-21). Tra questi si ricordano il diritto a: la vita, libertà e sicurezza personale; la libertà dalla schiavitù, dalla tortura e dai trattamenti disumani e degradanti; il riconoscimento della persona giuridica; l’uguaglianza di fronte alla legge; essere sottoposti al giudizio di un tribunale competente; la libertà dall’arresto e dall’esilio arbitrario.

I diritti civili e politici, che mirano a realizzare l'autonomia dell'individuo nella società e la sua partecipazione alla vita politica, sono stati definiti “di prima generazione[3];

3)     economici, sociali e culturali (articoli 22 – 27). Tra i più importanti si citano: la sicurezza sociale; un lavoro dignitoso e la libertà di rappresentazione sindacale; il diritto al riposo, a condizioni di vita adeguate, all’istruzione, alla partecipazione nella vita culturale della comunità.

Sono questi i diritti “di seconda generazione”, la cui realizzazione richiede un intervento attivo dello Stato[4];

4)     il principio di responsabilità sociale (doveri dell’individuo nei confronti della società, articolo 29) e il divieto, per Stati e individui, di interferire nel godimento dei diritti (articolo 30).

La Dichiarazione è considerata – e in questi termini è definita anche nella lettera di invito alla Conferenza di alto livello - una pietra miliare nella storia dei diritti umani e un importante punto di riferimento nell’affrontare le sfide del mondo contemporaneo.

Ogni anno, la Dichiarazione viene commemorata nel giorno in cui ha avuto luogo la sua firma (10 dicembre, giorno dei diritti umani). In particolare, molteplici iniziative sono previste al fine di celebrarne il 75° anniversario, il 10 dicembre 2023. Queste sono illustrate sul sito Internet dell’Alto Commissario per i Diritti umani delle Nazioni Unite.

Di per sé la Dichiarazione ha natura giuridicamente non vincolante. Ha tuttavia ispirato un gran numero di strumenti di diritto internazionale obbligatorio che, nel loro insieme, costituiscono un articolato sistema di tutela dei diritti umani.

Differentemente dalla Dichiarazione, tali documenti prendono la forma di trattati o Convenzioni internazionali, sottoposti prima alla firma e poi alla ratifica degli Stati membri secondo le rilevanti procedure di diritto interno.

Tra questi, si segnalano in particolare le Convenzioni che hanno istituito un Comitato di esperti (treaty body) incaricato di monitorare l’attuazione delle disposizioni del trattato da parte degli Stati contraenti:

1)     la Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (CERD, 1965),

2)     il Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR, 1966);

3)     il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (ICESCR, 1966);

4)     la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne (CEDAW, 1979);

5)     la Convenzione contro la tortura (CAT, 1984),

6)     la Convenzione sui diritti del fanciullo (CRC, 1989)

7)     la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e i componenti delle loro famiglie (ICMW, 1990);

8)     la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalla sparizione forzata (2006, CED);

9)     la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CRPD, 2006).

I Comitati sono composti da un numero variabile di esperti, incaricati di gestire i seguiti e monitorare gli impegni assunti dai Paesi all’atto dell’adesione alle Convenzioni. I membri di tali organi sono eletti periodicamente dagli Stati contraenti delle singole Convenzioni[5].

I patti sui diritti umani

Particolare menzione meritano il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (ICESCR) e il Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) [6], adottati dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel dicembre 1966, ed il sistema di attuazione dei patti medesimi[7].

Insieme, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e questi due Patti sono conosciuti come la Carta Internazionale dei Diritti Umani.

L’applicazione da parte degli Stati contraenti del Patto sui diritti civili e politici è monitorata dal Comitato per i diritti umani[8], organo costituito da 18 esperti indipendenti e incaricato di verificare che gli Stati parte rispettino i loro obblighi sulla base di rapporti presentati dagli Stati medesimi (articolo 40 del Patto). Ai sensi del primo protocollo opzionale, adottato nel 1966 e entrato in vigore nel 1976, il Comitato è altresì competente a “ricevere ed esaminare comunicazioni provenienti da individui soggetti alla sua giurisdizione, che affermano di essere vittime di una violazione da parte di quello Stato Parte di uno qualsiasi dei diritti stabiliti nel Patto” (articolo 1). Un secondo protocollo opzionale, adottato il 15 dicembre 1989 e entrato in vigore l’11 luglio 1991, mira all’abolizione della pena di morte[9]. Il Comitato si riunisce a Ginevra e tiene normalmente tre sessioni all'anno.

Funzioni in parte analoghe sono svolte dal Comitato sui diritti economici, sociali e culturali, istituito nel 1985 e composto da 18 esperti indipendenti incaricati di monitorare l’attuazione del Patto da parte degli Stati, analizzando i rapporti periodici che questi ultimi sono tenuti a preparare ai sensi della parte IV, artt. 16-25 del Patto. Nel 2008 è stato poi approvato un Protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, entrato in vigore nel 2013[10]. Istituisce un meccanismo di comunicazioni individuali per gravi violazioni dei diritti sanciti nel Patto. Il Protocollo impegna infatti gli Stati a riconoscere la competenza del Comitato a ricevere e considerare comunicazioni provenienti da individui, o gruppi di individui, che si reputano vittime di violazioni di uno o più diritti (articoli 1 e 2). Ulteriori competenze consistono nel ricevere e considerare comunicazioni inter-statali (articolo 10); in caso di violazioni gravi e sistematiche, predisporre una missione di inchiesta sul campo (articolo 11).

Il Comitato si riunisce a Ginevra e tiene normalmente due sessioni all’anno,

Il Consiglio dei diritti umani dell’Onu

Creato dall’Assemblea generale nel marzo 2006 come principale entità delle Nazioni Unite che si occupa di diritti umani, il Consiglio per i diritti umani comprende 47 Stati membri eletti. Sulla base di un’equa distribuzione geografica, i seggi del Consiglio sono assegnati ai cinque gruppi regionali come segue: Stati africani, 13 seggi; Stati dell’Asia-Pacifico, 13 seggi; Stati dell’Europa orientale, 6 seggi; Stati dell’America Latina e dei Caraibi, 8 seggi; Stati dell’Europa occidentale e altri Stati, 7 seggi.

Da ultimo, lo scorso 11 ottobre l’Assemblea generale ha eletto 15 Stati membri del Consiglio per i diritti umani, ha eletto oggi 15 Stati membri del Consiglio per i diritti umani, l’organo delle Nazioni Unite responsabile della promozione e della protezione di tutti i diritti umani nel mondo.

A scrutinio segreto, l’Assemblea ha eletto Albania, Brasile, Bulgaria, Burundi, Cina, Costa d’Avorio, Cuba, Repubblica Dominicana, Francia, Ghana, Indonesia, Giappone, Kuwait, Malawi e Paesi Bassi. Tutti e 15 i membri avranno un mandato di tre anni a partire dal 1° gennaio 2024.

Per saperne di più si veda qui.

L’ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani

L'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani  (OHCHR) è stato istituito nel 1993 con la risoluzione 48/141 dell'Assemblea Generale, che ne individua altresì il mandato nei seguenti termini: promuovere e proteggere i diritti umani nella loro globalità; raccomandare agli organi del sistema delle Nazioni Unite di migliorare la promozione e la protezione dei diritti umani; promuovere e tutelare il diritto allo sviluppo; fornire assistenza tecnica agli Stati per le attività relative ai diritti umani; coordinare i programmi di educazione ai diritti umani e di informazione pubblica delle Nazioni Unite; lavorare attivamente per rimuovere gli ostacoli alla realizzazione dei diritti umani e per prevenire la continuazione delle violazioni dei diritti umani; impegnarsi nel dialogo con i governi per garantire il rispetto di tutti i diritti umani; rafforzare la cooperazione internazionale per la promozione e la tutela di tutti i diritti umani; coordinare le attività di promozione e protezione dei diritti umani in tutto il sistema delle Nazioni Unite; razionalizzare, adattare, rafforzare e razionalizzare il meccanismo delle Nazioni Unite per i diritti umani.

L’OHCHR ha sede a Ginevra. Svolge le funzioni di Segretariato del Consiglio Diritti Umani e dei Comitati istituiti dai principali trattati in materia di diritti umani. Nel corso degli anni ha consolidato la propria presenza sul terreno anche attraverso la creazione di uffici regionali e nazionali, inviando propri funzionari in missioni di pace delle Nazioni Unite. Inoltre gestisce progetti di cooperazione tecnica in tutte le regioni del mondo, finalizzati alla creazione o al rafforzamento dei sistemi nazionali di protezione dei diritti umani e dello Stato di diritto.

Dal 17 ottobre 2022 l’Alto Commissario per i Diritti Umani è Volker Türk, funzionario di carriera delle Nazioni Unite. .

 

Il sistema europeo di tutela dei diritti dell’uomo

 

Il Consiglio d’Europa

Il Consiglio d’Europa (CoE), fondato nel 1949, è l’organizzazione intergovernativa più antica in Europa e quella con il maggior numero di membri. Ha sede a Strasburgo e si occupa di tutela e promozione dei diritti umani, democrazia e Stato di diritto. A tal fine promuove la negoziazione e stipula di convenzioni e trattati internazionali, a cui possono aderire anche Stati terzi. Attualmente conta 46 Stati membri, ventisette dei quali sono altresì membri dell’Unione europea.

Il Consiglio d’Europa è un’organizzazione internazionale distinta, del tutto estranea e non riconducibile al sistema dell’UE, come illustrato in dettaglio sul sito Internet del CoE.

In seno al Consiglio d’Europa è stata stipulata nel 1950 la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), che conferisce ai singoli cittadini il diritto, in caso di violazione delle garanzie o dei diritti in essa contenuti, di presentare un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo a condizione che siano state precedentemente esaurite tutte le istanze giudiziarie interne.

La CEDU è entrata in vigore nel 1953 e la Corte è diventata operativa nel 1959, anch’essa con sede a Strasburgo. Dal 1998 è organo permanente e può essere adita direttamente dagli individui. In quasi 50 anni ha adottato più di 10.000 sentenze, vincolanti per gli Stati interessati, che hanno portato i governi a modificare la loro legislazione e la propria prassi amministrativa in molti settori[11].

Tra gli altri documenti promossi dal Consiglio d'Europa, si segnala la Carta sociale europea, entrata in vigore nel 1965.

L’Unione europea

Al livello di Unione europea[12] rileva innanzitutto l’adozione, nel 2000, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea ad opera delle istituzioni dell’Unione (PE, Commissione e Consiglio). La Carta sancisce i diritti e libertà fondamentali riconosciuti a livello UE. E’ stata elaborata da una Convenzione composta da un rappresentante di ogni paese dell’UE e da un rappresentante della Commissione europea, nonché da 16 membri del Parlamento europeo e 30 dei Parlamenti nazionali ed è stata inizialmente proclamata il 7 dicembre 2000 a Nizza.

La Carta dei diritti fondamentali comprende un preambolo introduttivo e 54 articoli, suddivisi in capi: dignità; libertà; uguaglianza; solidarietà; cittadinanza; giustizia. Il Capo VII regola l’ambito di applicazione, la portata dei diritti garantiti, il livello di protezione e il divieto dell’abuso di diritto.

Nel dicembre 2009, con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, è stato conferito alla Carta lo stesso effetto giuridico vincolante dei trattati [13]. Si esprime in questo senso l’articolo 6, par. 1, c. 1 del Trattato sull’Unione europea (TUE): “L’Unione riconosce i diritti, le libertà e i principi sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (…), che ha lo stesso valore giuridico dei Trattati”. Il c. 2 specifica comunque che “le disposizioni della Carta non estendono in alcun modo le competenze dell’Unione definite nei Trattati”.

Il par. 2 dell’art. 6 del TUE specifica inoltre che “l’Unione aderisce alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”, di nuovo senza che ciò modifichi “le competenze dell’Unione definite nei trattati”.

L’eventuale adesione dell’UE alla CEDU comporterebbe conseguenze significative in termini di protezione dei diritti umani: consentirebbe infatti ai privati di presentare reclami contro l’UE dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo; di converso, l’UE avrebbe l’obbligo di porre rimedio a qualsiasi violazione constatata dalla Corte. Verrebbe creato un sistema unico di tutela dei diritti umani in tutto il continente, che coinvolgerebbe non solo i 27 Stati membri dell’Unione ma anche gli altri 20 membri del Consiglio d’Europa. Tale sistema assicurerebbe inoltre la coerenza tra le decisioni della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo e quelle della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) di Lussemburgo.

L’Agenzia europea per i diritti fondamentali

Dal 2007 è operativa l’Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali, istituita ai sensi del regolamento (CE) n. 168/2007 del Consiglio. Ha il compito di contribuire a salvaguardare i diritti, i valori e le libertà sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE. A questo fine raccoglie e analizza leggi e dati; fornisce consulenza indipendente e basata sull’evidenza sui diritti; identifica le tendenze, raccogliendo e analizzando dati comparabili; contribuisce a una migliore elaborazione e attuazione delle leggi; supporta risposte politiche conformi ai diritti; rafforza la cooperazione e i legami tra gli attori dei diritti fondamentali. Promuove inoltre il dialogo con la società civile per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dei diritti fondamentali e far conoscere le proprie attività.

L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa

L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) è la più ampia organizzazione di sicurezza regionale al mondo. Ne fanno parte 57 Stati partecipanti del Nord America, dell’Europa e dell’Asia. E’ un forum di dialogo politico su questioni riguardanti la sicurezza: l’Organizzazione mira infatti ad adottare un approccio globale alla sicurezza, che comprende le dimensioni politico-militare, economica e ambientale, e umana.

Nel 1975 i paesi dell’OSCE partecipanti alla Conferenza di Helsinki sulla sicurezza e la cooperazione in Europa hanno riconosciuto, al fine di sviluppare rapporti internazionali pacifici, giusti ed economicamente produttivi, la necessità di:

1)      “rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali”. Venivano espressamente compresi la libertà di pensiero, coscienza, religione e credo (principio VII);

2)     Garantire eguali diritti e autodeterminazione dei popoli (principio VIII).

Presso l’OSCE è operativo un Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR), il quale fornisce sostegno, assistenza e competenze agli Stati partecipanti e alla società civile per promuovere la democrazia, lo stato di diritto, i diritti umani, la tolleranza e la non discriminazione. L'ufficio osserva le elezioni, esamina la legislazione e fornisce consulenza ai Governi su come sviluppare e sostenere le istituzioni democratiche. Conduce programmi di formazione per funzionari governativi e delle forze dell'ordine e organizzazioni non governative su come sostenere, promuovere e monitorare i diritti umani.

 

 

 


 

Cenni a altri sistemi regionali di tutela dei diritti dell’uomo

 

Il Continente americano

 L’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) è stata creata nel 1948 allo scopo di promuovere la democrazia, i diritti umani, lo sviluppo e la sicurezza nel continente. All’interno dell’OSA sono operative:

1)       la Commissione interamericana dei diritti dell'uomo, creata nel 1959 ed operativa dal 1960 quando il Consiglio dell'OAS ne approvò lo Statuto ed elesse i primi membri. E’ autorizzata a esaminare denunce o petizioni riguardanti casi specifici di violazione dei diritti umani;

2)       la Corte interamericana dei diritti dell'uomo, entrata nel pieno delle sue attività nel 1979. Ricorsi possono essere deferiti alla Corte dalla citata Commissione interamericana o da uno Stato membro. Non è prevista la possibilità di ricorso diretto da parte di singoli cittadini.

 

Il Continente africano

Nel 1981 l’OUA (Organizzazione per l’Unità Africana) ha emanato la Carta africana dei diritti umani e dei popoli, che oltre a diritti e libertà individuali ricomprende anche diritti collettivi (artt.19-24) e doveri individuali (artt. 27-29).

Dal 1987 è operativa la Commissione africana per i diritti umani e dei popoli. Oltre a svolgere tutti gli altri compiti eventualmente affidatile dall'Assemblea dei Capi di Stato e di Governo dell’OUA, alla Commissione sono ufficialmente affidate tre funzioni principali: la tutela dei diritti umani e dei popoli; la promozione dei diritti umani e dei popoli; l'interpretazione della Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli.

Dal 2004 ad Arusha (Tanzania) è attiva la Corte africana sui diritti umani e dei popoli. Il Protocollo istitutivo della Corte è stato ratificato da 34 Stati membri, solo otto dei quali hanno accettato la competenza della Corte a accettare ricorsi direttamente da individui e organizzazioni non governative. Nel 2008 gli Stati dell’OUA hanno adottato un Protocollo contenente lo Statuto della Corte africana di giustizia e dei diritti umani, che legittima anche individui e organizzazioni non governative a presentare ricorso alla Corte (articolo 30, let. f). Il Protocollo non è ancora entrato in vigore in quanto non è ancora stato raggiunto il numero di ratifiche necessarie.


 

Recenti Attività dell’UE nella tutela dei
diritti umani nei Paesi terzi

 

Conclusioni del Consiglio sulle priorità dell’UE nelle sedi delle Nazioni Unite competenti in materia di diritti umani nel 2023

Il Consiglio dell’UE adotta annualmente le priorità dell’UE nelle sedi delle Nazioni Unite competenti in materia di diritti umani.

Nelle conclusioni adottate il 20 febbraio 2023, si ricorda la ricorrenza del 75º anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e si indica che l’UE:

1)     è unita nel suo fermo sostegno al sistema dei diritti umani delle Nazioni Unite e continuerà a sostenere, difendere e promuovere attivamente tutti i diritti umani come una priorità della sua azione esterna. L'UE ribadisce che i diritti umani, siano essi civili, culturali, economici, politici o sociali, sono universali, indivisibili, interdipendenti e interconnessi;

2)     accoglie con favore la nomina di un nuovo Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, sostiene fermamente il suo mandato e invita tutti gli Stati a rispettarne l'indipendenza e a cooperare pienamente con l'Alto Commissario e con il suo Ufficio, garantendo nel contempo finanziamenti adeguati;

3)     invita gli Stati di tutto il mondo a garantire il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche, il rispetto dello Stato di diritto e dei principi del buon governo e l'indipendenza della magistratura, nonché a lottare contro l'impunità. L'UE continuerà a promuovere l'universalità dello Statuto di Roma in occasione del suo 25º anniversario e a fornire sostegno politico e finanziario alla Corte penale internazionale;

4)     continuerà ad assumere un ruolo guida nelle iniziative riguardanti Afghanistan, Bielorussia, Burundi, RPDC, Eritrea, Myanmar/Birmania ed Etiopia e a incoraggiare quest'ultima nei suoi sforzi per la riconciliazione, l'accertamento delle responsabilità e la giustizia di transizione. Seguirà da vicino le iniziative riguardanti Cambogia, Repubblica centrafricana, Repubblica democratica del Congo, Georgia, compresa la situazione dei diritti umani nelle regioni georgiane separatiste dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud, Iran, Libia, Mali, Nicaragua, territori palestinesi occupati, Somalia, Sud Sudan, Sri Lanka, Sudan, Siria, Venezuela. L'UE parteciperà attivamente a dialoghi interattivi con i titolari di mandato delle procedure speciali e a dibattiti generali per richiamare l'attenzione sulle situazioni critiche in materia di diritti umani, anche nella Federazione russa e in Cina;

5)     continuerà a condannare con la massima fermezza la guerra di aggressione non provocata e ingiustificata della Russia nei confronti dell'Ucraina e a far sentire la sua voce per denunciare tutte le violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, compresa la violenza sessuale e di genere, derivanti dall'aggressione militare russa. L'UE accoglie con favore e incoraggia gli ulteriori sforzi volti a garantire il pieno accertamento delle responsabilità per i crimini di guerra e gli altri crimini più gravi legati alla guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina;

6)     moltiplicherà gli sforzi per sostenere i difensori dei diritti umani e coopererà strettamente nei consessi delle Nazioni Unite con la società civile e i difensori dei diritti umani nell'accezione più ampia, comprese le organizzazioni guidate da donne e da giovani;

7)     continuerà a promuovere e tutelare il diritto alla libertà di opinione e di espressione, sia online che offline, nonché la libertà dei media, e a condannare le molestie, le minacce e gli attacchi contro giornalisti, blogger e altri operatori dei media;

8)     manterrà il suo impegno a favore della promozione e della tutela del diritto alla libertà di religione o di credo;

9)     continuerà a condannare l'uso della tortura e di altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti;

10) continuerà a chiedere a tutti gli Stati di rispettare il diritto internazionale dei diritti umani e di concedere alle Nazioni Unite e ai meccanismi di monitoraggio dei diritti umani un accesso incondizionato e senza restrizioni nei loro territori;

11) ribadisce il suo fermo impegno a rispettare, proteggere e realizzare, nonché a promuovere tutti i diritti economici, sociali e culturali, tra cui il diritto all'istruzione, all'alimentazione, all'acqua e ai servizi igienico-sanitari, alla salute, a un alloggio adeguato e a un lavoro dignitoso, e a sostenere le iniziative pertinenti al riguardo;

12) continuerà a impegnarsi attivamente nei consessi delle Nazioni Unite per richiamare l'attenzione sulle opportunità e sull'impatto delle tecnologie digitali nuove ed emergenti sui diritti umani, anche per quanto riguarda l'intelligenza artificiale;

13) continuerà a sostenere misure volte ad affrontare l'impatto dei cambiamenti climatici, della perdita di biodiversità e del degrado ambientale sul pieno godimento di tutti i diritti umani e promuoverà l'importante ruolo dei difensori dei diritti umani dei popoli indigeni e ambientali a tale riguardo;

14) promuoverà e potenzierà con determinazione gli sforzi internazionali a favore della parità di genere, del progresso e del pieno godimento di tutti i diritti umani da parte di tutte le donne e ragazze e della loro emancipazione, conformemente ai suoi impegni internazionali, anche attraverso l'integrazione della parità di genere nei contesti nazionali e tematici;

15) continuerà a porre al centro dei suoi sforzi la prevenzione e l'eliminazione di tutte le forme di violenza sessuale e di genere, sia online che offline, compresa la violenza domestica e da parte di un partner intimo, i matrimoni infantili, precoci e forzati, le mutilazioni genitali femminili e altre pratiche lesive nei confronti delle donne e delle ragazze, e incoraggerà gli sforzi di tutta la società per coinvolgere uomini e ragazzi, in qualità di alleati e beneficiari dell'uguaglianza di genere, nell'eliminazione della violenza sessuale e di genere e di tutte le disuguaglianze di genere, nella lotta contro le leggi e le norme sociali discriminatorie e contro gli stereotipi di genere;

16) continuerà a opporsi fermamente e a intensificare la lotta contro tutte le forme di discriminazione, con particolare attenzione alle discriminazioni multiple e intersezionali, comprese quelle fondate su sesso, razza, origine etnica o sociale, religione o credo, opinioni politiche o di altra natura, disabilità, età, orientamento sessuale e identità di genere;

17) continuerà a sostenere con determinazione i diritti dei minori. Tale impegno continuerà a costituire un elemento chiave dei suoi sforzi volti a prevenire tutte le forme di violenza contro i minori nonché a promuovere l'accesso universale all'istruzione, con particolare attenzione a quello delle ragazze;

18) continuerà a invitare tutti gli Stati a rispettare, proteggere e garantire i diritti umani delle persone appartenenti a minoranze, stabiliti nella Dichiarazione sui diritti delle persone appartenenti alle minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche. Promuoverà il loro diritto di partecipare in modo efficace alla vita culturale, religiosa, sociale, economica e pubblica;

19) porterà avanti gli sforzi per partecipare in modo costruttivo a tutte le iniziative relative alla lotta contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, tenendo presente nel contempo la sua posizione di lunga data sulla necessità di garantire la ratifica universale e la piena ed efficace attuazione della Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, nonché sulla necessità di attuare la dichiarazione e il programma d'azione di Durban e di semplificare e razionalizzare, ove necessario, i relativi meccanismi di follow-up.

Il Piano d’azione per i diritti umani e la democrazia

A partire dal 2012 l'UE si è dotata di un quadro strategico sui diritti umani e la democrazia, volto a definire principi, obiettivi e priorità, tutti finalizzati a migliorare l'efficacia e la coerenza della politica dell'UE in questi ambiti. Per attuare tale quadro l'UE ha adottato 3 piani d'azione, nel 2012 e nel 2015 e nel 2020.

Il Piano d’azione 2020-2024, sulla scorta dei risultati dei piani d'azione precedenti, individua le priorità e le azioni chiave volte a garantire un ruolo più importante dell'UE nella promozione e difesa dei diritti umani e della democrazia in tutti gli ambiti della sua azione esterna.

Il Piano è articolato in cinque linee d'azione:

1)     tutelare e responsabilizzare le persone, in particolare promuovendo azioni per: eliminare le disuguaglianze, la discriminazione e l'esclusione; promuovere le libertà fondamentali e potenziare lo spazio civico e politico; rafforzare i diritti economici, sociali, culturali e dei lavoratori; sostenere lo Stato di diritto e un'equa amministrazione della giustizia;

2)     creare società resilienti, inclusive e democratiche, promuovendo istituzioni democratiche, responsabili e trasparenti e un processo decisionale, inclusivo, partecipativo e rappresentativo; sostenendo media indipendenti e pluralisti, l'accesso all'informazione e la lotta alla disinformazione; rafforzando di un approccio partecipativo e basato sui diritti umani per quanto riguarda la prevenzione dei conflitti e la risoluzione delle crisi;

3)     promuovere un sistema mondiale per i diritti umani e la democrazia, in particolare attraverso: il rafforzamento della cooperazione multilaterale, dei partenariati regionali e la cooperazione bilaterale; il sostegno a favore di una società civile indipendente e pluralistica; l’instaurazione di un dialogo partecipativo con il settore delle imprese per quanto riguarda il rispetto e la promozione dei diritti umani, le misure anticorruzione e le migliori pratiche in materia di responsabilità sociale delle imprese;

4)     cogliere le opportunità offerte dall'uso delle nuove tecnologie, in particolare da un lato sfruttando il loro potenziale per la promozione dei diritti umani e della democrazia, agevolando la partecipazione del pubblico e rendendola più efficace, incrementando l'accesso ai servizi pubblici, facilitando la documentazione di violazioni e abusi e sostenendo l'attivismo online e dall’altro però contrastare le loro ripercussioni negative, come ad esempio la diffusione della disinformazione e dell'incitamento all'odio, l'emergere di nuove forme di violenza, violazioni e abusi del diritto alla vita privata, il fatto di agevolare l'accesso a contenuti illegali specifici, compreso lo sfruttamento di minori, l'uso esteso della vigilanza che limita la libertà di espressione e riduce lo spazio della società civile e l'acuirsi delle discriminazioni e delle disuguaglianze strutturali;

5)     conseguire risultati attraverso la collaborazione, in particolare attraverso la promozione di strumenti per la diplomazia pubblica e la comunicazione strategica e per l’attuazione, monitoraggio e valutazione delle azioni previste dal piano d’azione.

 

La Presidenza svedese del Consiglio dell’UE (primo semestre del 2023) ha commissionato all’Istituto per la democrazia e l’assistenza elettorale (International IDEA) un rapporto intitolato 'The EU's external democracy action in a new geopolitical reality", pubblicato il 31 gennaio 2023

Il Rapporto, sulla base di consultazioni con Stati, Organizzazioni intergovernative e organizzazioni della società civile e partendo da una analisi dei fenomeni che hanno inciso recentemente sul declino della democrazia (tra cui la pandemia di Covid-19, la guerra di aggressione russa all’Ucraina e la sfida posta dalla crescente disinformazione), elenca le seguenti quattro raccomandazioni che l’UE dovrebbe attuare per rafforzare le politiche a sostegno della democrazia in un mutato e più complesso scenario geo-politico:

1)      costruire una nuova narrazione sulla democrazia propositiva e non reattiva, capace di rispondere alle accuse di doppi standard e di meglio comunicare le proprie politiche a sostegno della democrazia. Tale narrativa dovrebbe essere capace di adattarsi alle differenti realtà locali, per un migliore e più costruttivo dialogo con i Paesi del cd. "Global South" ("tailor made approach"), a vantaggio della credibilità dell'UE, che dimostrerebbe di essere pronta ad impegnarsi in un dialogo reciproco basato anche sull'ascolto, senza mettere in discussione i propri valori;

2)      rendere la democrazia il faro dell'agenda politica esterna, non rinunciando al ricorso alla condizionalità quando necessario per il rispetto dei principi democratici, in ogni area di azione (ad esempio la sicurezza, energia, commercio);

3)      attuare un approccio integrato ed interoperativo, che consenta di trattare allo stesso tempo tematiche strettamente connesse alla democrazia, quali il rispetto dei diritti umani, lo stato di diritto, la lotta alla corruzione. Ciò consentirebbe anche un miglior monitoraggio di eventuali rischi e minacce alla democrazia, attraverso un più efficace coinvolgimento dei rappresentanti della società civile;

4)      garantire l'attuazione di una politica estera per la democrazia più inclusiva e più attenta alle questioni di genere e dei giovani, coinvolgendo direttamente Stati membri, istituzioni UE e società civile nella formulazione delle politiche a sostegno della democrazia ("bottom-up approach").

Il regime dell’UE per le sanzioni in materia di diritti umani

Il Consiglio dell’UE ha adottato il 7 dicembre 2020 una decisione e un regolamento che istituiscono un nuovo regime globale di sanzioni in materia di diritti umani che prevede disposizioni che consentono all’UE di prendere misure mirate nei confronti di persone, entità e organismi– compresi soggetti statali e non statali –responsabili di gravi violazioni e abusi dei diritti umani in tutto il mondo, indipendentemente dal luogo in cui avvengono (e quindi a prescindere dai regimi di sanzioni e misure restrittive che già l’UE può adottare nei confronti di un paese terzo, ma che hanno sempre un contesto di applicazione “geografica”).

La decisione presenta alcune analogie con il cosiddetto “Magnitsky Act” del 2016, che autorizza il Governo degli Stati Uniti a sanzionare i funzionari di Governi stranieri in tutto il mondo ritenuti trasgressori dei diritti umani, congelare i loro beni e vietare loro di entrare negli Stati Uniti).

Il quadro per le misure restrittive mirate si applica ad atti quali il genocidio, i crimini contro l'umanità e altre gravi violazioni o gravi abusi dei diritti umani (ad esempio tortura, schiavitù, uccisioni extragiudiziali, arresti o detenzioni arbitrari).

Anche altre violazioni o altri abusi dei diritti umani possono rientrare nell'ambito di applicazione del regime di sanzioni nella misura in cui tali violazioni o abusi sono diffusi, sistematici o comunque motivo di seria preoccupazione per quanto concerne gli obiettivi di politica estera e di sicurezza comune stabiliti nel trattato. Spetterà al Consiglio dell’UE, all’unanimità (come già per le sanzioni di natura “geografica”), redigere, riesaminare e modificare l'elenco delle sanzioni su proposta di uno Stato membro o dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

Il progetto di relazione annuale 2023 del PE sui diritti umani e la democrazia nel mondo e sulla politica dell’Unione europea in materia

E’ attualmente all’esame della Sottocommissione DROI il progetto di relazione annuale 2023 sui diritti umani e la democrazia nel mondo. Si tratta di una procedura di iniziativa propria del PE.

La relazione costituisce – assieme alla relazione sull’attuazione della politica estera e di sicurezza comune e alla relazione sull’attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune – uno dei tre strumenti tramite i quali il Parlamento europeo contribuisce all’elaborazione della politica estera dell’Unione.

Il progetto, presentato dall’on. Nacho Sánchez Amor (gruppo dei Socialisti e democratici, Spagna), si sofferma sui seguenti aspetti:

1)     le tendenze globali e le principali sfide (par. 1-5). Si sottolinea tra l’altro la necessità che l’UE sia pienamente preparata a contrastare l’ascesa dell’autoritarismo, dell’illiberalismo e del populismo (par. 2), richiamando l’attenzione sull’ampliamento degli strumenti impiegati per creare un quadro volto a erodere i diritti umani (par. 4);

2)     la risposta alle sfide in materia di diritti umani universali e democrazia, con riferimento tra l’altro a: il rispetto del diritto umanitario, per il transito di aiuti durante i conflitti armati e la creazione di corridoi umanitari (par. 6); il diritto alla vita, nell’ottica dell’abolizione universale della pena di morte (par. 7); la libertà di espressione, dei media e di informazione (par. 8); la libertà di pensiero, coscienza, religione e credo (par. 9); la parità (par. 10); la tortura o trattamenti inumani o degradanti (par. 11), la partecipazione pubblica (par. 12); la parità di genere (par. 13), con la richiesta di una Carta europea dei diritti delle donne e esprimendo condanna per “i crescenti attacchi alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti in tutto il mondo” (par. 13); migranti e rifugiati (par. 14); gli scambi commerciali quale strumento per migliorare la situazione dei diritti umani nei paesi partner (par. 15); i diritti delle persone LGBTIQ+ (par. 16), dei minori (par. 17), delle persone con disabilità (par. 18), degli anziani (par. 19). Si fa altresì riferimento ai diritti all’alimentazione (par. 20), a un ambiente pulito, sano e sostenibile (par. 21) e alle tecnologie digitali, esprimendo preoccupazione per la minaccia dell’intelligenza artificiale (par. 22);

3)     il rafforzamento degli strumenti dell’UE per promuovere e proteggere i diritti umani e la democrazia nel mondo. Vengono formulate osservazioni relative, tra l’altro, a: il rappresentante speciale dell’UE per i diritti umani (par. 24); l’opportunità che le clausole sui diritti umani si applichino, quali elementi essenziali, a tutti gli accordi internazionali dell’UE (par. 26); la valutazione favorevole per il crescente ricorso al regime globale di sanzioni in materia di diritti umani (par. 28); la preoccupazione per i crescenti attacchi alla democrazia (par. 29); la lotta contro l’impunità e la corruzione (par. 31). Si ribadisce infine (par. 32 e 34) la necessità che l’UE e i suoi Stati membri “parlino con una sola voce in seno alle Nazioni Unite e negli altri consessi multilaterali”, sollecitando altresì “un seggio separato e permanente per l’Unione nei consessi multilaterali” (par. 32).

Alla data di pubblicazione del presente Dossier al testo di relazione risultano presentati due fascicoli di emendamenti (PE753.674 e PE 753.666). La data indicativa prevista per la discussione in Plenaria del Parlamento europeo è il 15 gennaio 2024.

 

Altri strumenti dell’UE per la tutela dei diritti umani nelle relazioni esterne

L’Unione europea ha a disposizione diversi strumenti per promuovere i diritti umani nei paesi terzi, in primo luogo gli strumenti tipici della politica estera e di sicurezza comune (PESC), vale a dire le decisioni del Consiglio, attraverso le quali vengono imposte misure restrittive – dal divieto di visto per l’ingresso nell’UE al congelamento dei beni eventualmente posseduti in Stati membri - nei confronti dei responsabili di violazioni gravi dei diritti umani.

Altri strumenti sono quelli tipici della politica estera e diplomazia tradizionale, vale a dire rimostranze diplomatiche e dichiarazioni. Anche le conclusioni del Consiglio possono ugualmente affrontare la questioni dei diritti umani. Tali strumenti sono largamente utilizzati per richiamare i governi o altre parti al rispetto dei diritti umani e per manifestare preoccupazioni su diverse questioni, tra le quali la protezione dei difensori dei diritti umani, detenzioni illegali e sparizioni forzate, condanne alla pena capitale, casi di torture, protezione dei bambini e dei rifugiati, diritto a libere elezioni. Tra gli strumenti adottati dall’UE in materia di tutela e promozione dei diritti umani si segnalano anche le iniziative e gli interventi nei consessi internazionali, a cominciare dalle Nazioni Unite, dal Consiglio d’Europa e dall’OSCE.

Linee-guida

In aggiunta a quelli sopraindicati, nel corso del tempo l’UE ha disegnato nuovi strumenti nell’ambito della PESC, a cominciare da linee-guida specifiche adottate per costituire il quadro generale della protezione e della promozione dei diritti umani nei paesi terzi e per consentire, se necessario, di assumere azioni comuni e di condurre interventi rapidi e coerenti in caso di violazioni.

Dialoghi sui diritti umani

Nell’ambito delle sopraindicate linee guida, assumono particolare rilevanza quelle relative ai dialoghi in materia di diritti umani con i paesi terzi, sulla cui base l’UE si è impegnata in dialoghi specifici sui diritti umani con diversi paesi (attualmente circa 60).

I dialoghi hanno lo scopo di: raccogliere informazioni sulla situazione dei diritti umani nel paese interessato; esprimere le preoccupazioni dell’UE sulle diverse questioni e ad identificare iniziative concrete per risolverle, in particolare attraverso progetti di cooperazione; discutere questioni di reciproco interesse; rafforzare la cooperazione in materia di diritti umani nei forum internazionali.

Clausole relative ai diritti umani

Dal 1995 l’UE inserisce una clausola sui diritti umani negli accordi con i paesi terzi. La clausola, attualmente contenuta in accordi con più di 120 Stati e in altri in fase di negoziazione, che può prevedere la sospensione di parti o dell’intero accordo, costituisce la base della cooperazione sui diritti umani e della loro promozione in tutti i settori interessati da questi accordi.

La clausola forma anche la base giuridica delle misure prese in seguito a violazioni dei diritti dell’uomo: queste possono comprendere la sospensione delle riunioni e dei programmi di cooperazione tecnica con il paese interessato.

La presenza di clausole sul rispetto dei diritti umani è utilizzata dalla Commissione europea già nella fase di negoziazione di un accordo con un paese terzo, per promuovere il dialogo e il rispetto dei diritti umani da parte del paese terzo contraente.

Al momento, l’UE – preferendo quindi un approccio cooperativo rispetto ad uno sanzionatorio - non ha mai fatto ricorso alla clausola sul rispetto dei diritti umani per sospendere un accordo con un paese terzo.

Il Parlamento europeo, nella risoluzione su “Diritti umani e democrazia nel mondo e politica dell'UE in materia”, approvata il 20 gennaio 2021 ha rinnovato il suo appello “affinché in tutti gli accordi internazionali, in particolare quelli commerciali e di associazione, tra l'UE e i paesi terzi siano sistematicamente incluse clausole relative ai diritti umani e affinché queste siano debitamente applicate e monitorate, anche attraverso parametri di riferimento misurabili e valutazioni d'impatto periodiche, con il coinvolgimento del Parlamento e della società civile; sottolinea che tali clausole dovrebbero prevedere meccanismi atti a garantirne l'effettiva applicazione e procedure che definiscano conseguenze chiare e credibili in caso di violazioni degli accordi, compresa la sospensione o, come ultima ratio, il ritiro dell'UE dagli accordi”;

Il Rappresentante speciale dell’UE per i diritti umani

Con la decisione 2012/440/PESC del 15 luglio 2012, il Consiglio dell’UE ha istituito la figura del Rappresentante Speciale dell’Unione Europea per i diritti umani (RSUE).

La carica di Rappresentante speciale per i diritti umani è attualmente ricoperta da Eamon Gilmore (ex ministro degli esteri irlandese), che ha assunto le funzioni a partire dal 1° marzo 2019 e terminerà il suo mandato il 29 febbraio 2024.

Obiettivo del Rappresentante Speciale è quello di rafforzare l’efficacia, la presenza e la visibilità dell’Unione per la protezione e promozione dei diritti umani, potenziandone allo stesso tempo il contributo e migliorando la coerenza della sua azione. Il Rappresentante Speciale per i diritti umani svolge il suo mandato sotto la supervisione dell’Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, operando in coordinamento con il Servizio europeo per l’azione esterna.


Organi dedicati ai diritti umani nel Parlamento italiano

 

La Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato della Repubblica (a cura del Servizio Studi del Senato)

 

A partire dalla XIII Legislatura, il Senato ha costituito comitati e commissioni con competenze in materia di tutela dei diritti umani. Al Comitato contro la pena di morte, istituito nella XIII Legislatura, ha fatto seguito l’istituzione della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, dalla XIV legislatura in poi. Nell’attuale legislatura, la Commissione è stata istituita, con l’approvazione della mozione 1-00005, il 19 gennaio 2023. In seguito alla riforma che ha portato alla riduzione del numero di parlamentari nella XVIII Legislatura, attualmente i componenti sono 20 (e non più 25).

La Commissione, come espresso nella mozione istitutiva, ha compiti di studio, osservazione e iniziativa, sul tema della tutela dei diritti fondamentali, in Italia e all’estero. Tali attività vengono svolte attraverso il confronto con rappresentanti di Governo, enti locali e altre istituzioni nazionali, europee e internazionali e con il contributo della società civile, di associazioni, enti del terzo settore e organizzazioni non governative, nonché attraverso visite e missioni in Italia o all'estero. La Commissione può svolgere procedure informative, ai sensi degli articoli 46, 47 e 48 del Regolamento del Senato; formulare proposte e relazioni all'Assemblea (art. 50, comma 1); votare risoluzioni alla conclusione dell'esame di affari ad essa assegnati (art. 50, comma 2); formulare pareri su disegni di legge e affari deferiti ad altre Commissioni (art. 39, comma 4).

Nel corso della sua attività, nelle diverse legislature, la commissione si è occupata tra l’altro di:  abolizione della pena di morte, introduzione nel nostro ordinamento del reato di tortura, tutela dei diritti di bambini e bambine, garanzie per le persone private della libertà, lotta alla tratta degli esseri umani, lotta contro il razzismo, discriminazione delle minoranze, la tutela delle persone con disabilità e anziane, parità di genere, divieto di mutilazioni genitali femminili e matrimoni forzati.

La Commissione per i diritti umani del Senato ha poi seguito da vicino i tre cicli di Revisione Periodica Universale (UPR) dell’Italia (nel 2010, 2017 e 2019): si tratta di una procedura prevista dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite per monitorare la situazione dei diritti umani in tutti i paesi membri, che si conclude con una serie di raccomandazioni rivolte allo Stato in esame.

Nella XVIII Legislatura, tra i temi approfonditi, la condizione delle carceri e delle persone private della libertà e in particolare delle madri detenute con i propri figli e dei cittadini italiani detenuti all’estero; i centri per migranti e le misure di prevenzione durante la pandemia; l’accesso alla rete come diritto umano; il diritto alla conoscenza; il fenomeno della tratta e dello sfruttamento; le conseguenze dell’aggressione russa all’Ucraina in termini di diritto internazionale e il sostegno alla Corte penale internazionale.

 

Il Comitato permanente per i diritti umani presso la Commissione affari esteri della Camera dei deputati (a cura del Servizio Studi della Camera)

 

All’interno della Commissione affari esteri della Camera svolge la propria attività il Comitato permanente per i diritti umani che, istituito in tutte le legislature a partire dalla X, è preposto all'esame delle tematiche generali relative ai diritti umani, con particolare riferimento allo stato della loro tutela a livello internazionale. Il Comitato, inoltre, ha il compito di seguire l'iter dei singoli provvedimenti in materia, svolgendo un lavoro di carattere istruttorio rispetto alle attività della Commissione. Nella corrente legislatura il Comitato, sta, in particolare., portando avanti l’indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella Comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, deliberata dalla Commissione nel corso della seduta del 12 gennaio 2023

Presso la Commissione affari esteri della Camera è stato, inoltre, operativo un apposito Comitato permanente sulla tutela della libertà religiosa nella sfera internazionale, costituito nel corso della seduta dello scorso 25 ottobre.

La tematica della libertà religiosa nella sfera internazionale ha rappresentato in passato uno dei filoni di attività della Commissione esteri, sia nell'ambito del Comitato diritti umani sia in sede plenaria. La decisione di dar vita ad un apposito comitato è stata motivata alla luce della crescente rilevanza del tema e della necessità di svolgere specifici approfondimenti anche in vista dell'adozione da parte della Commissione affari esteri di talune iniziative su questo tema. 

Le attività conoscitive del Comitato permanente per i diritti umani, postosi anche come sede per ricevere testimonianze e denunce di violazione dei diritti umani, hanno avuto inizio con l'audizione di rappresentanti di Youth Bridge Development Organization (YBDO), per continuare con l'audizione di rappresentanti dell'Associazione "Verso il Kurdistan Odv", dell'Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia (UIKI Onlus), di Taghi Rahmani, giornalista e attivista per i diritti umani in Iran. Presso la Commissione affari esteri ha, invece avuto luogo l'audizione di Evgenia Kara-Murza, moglie di Vladimir Kara-Murza, giornalista e attivista russo. 

Le attività conoscitive del Comitato permanente sulla tutela della libertà religiosa nella sfera internazionale hanno avuto inizio nella seduta del 25 ottobre con l'audizione informale di rappresentanti dell'Associazione Porte Aperte/Open Doors Italia e dell'Inviato Speciale per la tutela delle libertà religiosa e per il dialogo interreligioso del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Andrea Benzo, sul tema specifico delle possibili iniziative dell'Italia a favore della libertà di religione o di credo e del dialogo interreligioso.

Nella seduta dell’11 gennaio scorso la Commissione affari esteri ha svolto l’audizione Audizione del Commissioner della Commissione degli USA per la libertà religiosa internazionale – USCIRF, Nury Turkel.

 

 

 



[1] Per maggiori dettagli, si rinvia alla documentazione del Parlamento europeo "Diritti umani", Note tematiche sull'Unione europea", aprile 2023.

[2] Il Preambolo della Dichiarazione ricorda che: “il disconoscimento ed il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità”.

[3] Si veda, per maggiori dettagli, “L’evoluzione dei diritti umani”, approfondimento sul sito Internet del Consiglio d’Europa.

[4] E’ stata altresì ipotizzata un’ulteriore categoria di diritti, definititi “di terza generazione”, non contemplati nella Dichiarazione. A questa apparterrebbero in generale i diritti collettivi, afferenti quindi non a un singolo individuo ma alla società nel suo insieme: ad esempio il diritto allo sviluppo, alla pace, a un ambiente sano o all’assistenza umanitaria. Si veda “L’evoluzione dei diritti umani”, op. cit.

[5] Per maggiori dettagli sui principali organi dei trattati si rinvia al sito Internet della rappresentanza dell’Italia presso l’ONU di Ginevra.

[6] Per maggiori dettagli, si rinvia al sito Internet dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.

[7] L’Italia ha ratificato con legge 25 ottobre 1977, n. 881 entrambi i patti e il primo protocollo facoltativo dell’ICCPR.

[8] Per maggiori dettagli, si rinvia alla documentazione predisposta dalle Nazioni Unite.

[9] Il Protocollo è stato ratificato dall’Italia con legge n. 734 del 9 dicembre 1994.

[10] Per l’Italia l’autorizzazione alla ratifica ed esecuzione è intervenuta con legge 3 ottobre 2014, n. 152.

[11] Per dettagli, si rinvia alla documentazione pubblicata sul sito Internet della Corte. Sul sito Internet della Camera dei deputati è disponibile l’Osservatorio sulle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo, che raccoglie tra l’altro l’elenco delle sentenze emanate nei confronti dell'Italia, disposte in ordine cronologico ed inserite periodicamente in seguito alla loro emanazione.

[12] Per maggiori dettagli, si rinvia ai siti Internet del Consiglio dell’Unione, della Commissione europea e del Parlamento europeo. Si veda anche la documentazione predisposta dalla Camera dei deputati nella XVI Legislatura.

[13] Per maggiori dettagli, si rinvia al sito Internet della Camera dei deputati.