Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa) |
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Autore: | RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea |
Titolo: | Conferenza interparlamentare sul contributo dei Parlamenti nazionali al miglioramento della politica agricola comune - Zagabria, 25 settembre 2023 |
Serie: | Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari Numero: 25 |
Data: | 21/09/2023 |
Organi della Camera: | XIII Agricoltura, XIV Unione Europea |
XIX LEGISLATURA
Documentazione per le Commissioni
RIUNIONI INTERPARLAMENTARI
Conferenza interparlamentare sul contributo dei Parlamenti nazionali al miglioramento della politica agricola comune
Zagabria, 25 settembre 2023
Senato della Repubblica Servizio studi Servizio degli affari internazionali UFFICIO DEI RAPPORTI CON LE ISTITUZIONI DELL’UNIONE EUROPEA n. 46 |
Camera dei deputati
Ufficio Rapporti con l’Unione europea n. 25 |
Servizio Studi
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Dossier n. 46
Servizio degli Affari internazionali -
Ufficio dei rapporti con le istituzioni dell’Unione Europea
TEL. 06 6706 4561 - affeuropei@senato.it
Ufficio rapporti con l’Unione europea
Tel. 06 6760 2145 - cdrue@camera.it - @CD_europa - europa.camera.it.
Dossier n. 25
Servizio Studi – Dipartimento Agricoltura
Tel. 06 6760 3610 - st_agricoltura@camera.it
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I N D I C E
Ordine del giorno
Sessione 1: Sfide e opportunità della nuova Politica Agricola Comune
La politica agricola comune 2023-2027
Il Piano strategico nazionale italiano (PSP) (a cura del Servizio Studi)
La creazione di una zona libera da OGM nell’area Alpe-Adria-Danubio
Il 25 settembre 2023 si svolgerà a Zagabria una Conferenza interparlamentare promossa dal Parlamento croato sul contributo dei Parlamenti nazionali al miglioramento della politica agricola comune.
Sulla base del programma pervenuto, dopo gli interventi introduttivi, i lavori della Conferenza si articoleranno in tre sessioni tematiche riguardanti:
· Sessione 1: sfide e opportunità della PAC;
· Sessione 2: la dichiarazione del Parlamento croato per la realizzazione di una zona libera da OGM nella regione Alpi-Adriatico-Danubio e le nuove proposte in materia di nuove tecniche genomiche e il commercio di materiale riproduttivo vegetale e forestale;
· Sessione 3: iniziative dei Parlamenti nazionali.
L’ultima sessione è dedicata ad uno scambio di opinioni sulle potenzialità della partecipazione diretta dei Parlamenti nazionali alla creazione delle politiche europee, in particolare nel quadro del dialogo politico con la Commissione europea. Al riguardo, nelle background notes trasmesse dagli organizzatori della conferenza si ricorda che la commissione per l’agricoltura del Parlamento croato ha avviato un dialogo politico con la Commissione europea sulla necessità di regolare la durata di conservazione della carne congelata nel mercato interno dell’Unione europea e sulla necessità di introdurre un sostegno per colonie di api con l’intenzione di valutare il ruolo dell’impollinazione. È stata altresì sottolineata l'importanza di sostenere l'industria dei fertilizzanti minerali, con la finalità di preservarne la competitività nell'Unione europea in un periodo di crisi energetica e drastico aumento dei prezzi del gas. In tale contesto, i partecipanti sono stati incoraggiati a inviare le iniziative che hanno avviato o stanno avviando attraverso il dialogo politico con la Commissione europea, o attraverso le istituzioni nazionali, allo scopo di porre in evidenza le questioni che meritano di essere disciplinate a livello europeo in tempi ravvicinati nel quadro della politica agricola comune.
Per il Parlamento italiano parteciperanno l’On. Mirco Carloni, Presidente della XIII Commissione agricoltura della Camera dei deputati, l’On. Mauro Malaguti (XIII Commissione agricoltura della Camera dei deputati) e il senatore Luca De Carlo, Presidente della 9ª Commissione industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato della Repubblica.
La prima sessione riguarda le sfide e opportunità della politica agricola comune (PAC), nel contesto dell’implementazione dei Piani strategici nazionali elaborati dagli Stati membri.
Come specificato nelle note informative trasmesse dal Parlamento croato, nonché dalla pagina web specificamente dedicata alla riunione in oggetto, i piani strategici della PAC hanno offerto l’opportunità di creare attività e misure in linea con le esigenze specifiche degli Stati membri, ma hanno anche imposto severi requisiti climatici e ambientali agli ideatori dei piani e agli agricoltori. Nel contesto degli attuali sviluppi geopolitici, dei prezzi elevati dell’energia e dei fattori di produzione agricoli e delle condizioni di mercato, il dibattito intende costituire un’occasione per uno scambio di opinioni, esperienze positive e limiti affrontati dalle parti interessate dalle politiche agricole europee.
Il Parlamento croato che l’ha promossa, intende offrire ai rappresentanti dei Parlamenti nazionali la possibilità, con questa conferenza, di considerare congiuntamente le sfide specifiche affrontate dai loro agricoltori e dalle zone rurali e di scambiare esperienze, buone pratiche e ostacoli, a beneficio del nuovo periodo di programmazione.
La politica agricola comune (PAC) riformata comprende tre regolamenti entrati in vigore il 1º gennaio 2023:
1) il regolamento (UE) 2021/2115, recante norme sul sostegno ai piani strategici nazionali della PAC, e che abroga i regolamenti (UE) n.1305/2013 e (UE) n.1307/2013;
2) il regolamento (UE) n. 2021/2116 sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della PAC e che abroga il regolamento (UE) n.1306/2013;
3) il regolamento (UE) 2021/2117, che modifica il regolamento (UE) n.1308/2013 recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli, (UE) n.1151/2012 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari, (UE) n.251/2014 sulle indicazioni geografiche dei prodotti vitivinicoli aromatizzati e (UE) n.228/2013 recante misure nel settore dell'agricoltura a favore delle regioni ultraperiferiche dell'Unione.
I regolamenti proposti dovevano inizialmente applicarsi a decorrere dal 1°gennaio 2021, tuttavia, a causa dei ritardi registrati nei negoziati, sia sulla riforma della PAC, che sull’adozione del Quadro finanziario pluriennale (QFP) dell'UE 2021-2027, anche dovuti allo scoppio della pandemia da COVID-19, nel dicembre 2020 le Istituzioni europee hanno approvato il regolamento transitorio (UE) 2020/2220, che ha prorogato al periodo 2021-2022 la maggior parte delle norme del quadro della PAC 2014-2020, stabilendo, al contempo, che nel 2021 e nel 2022 la PAC si avvalesse delle risorse previste dal QFP 2021-2027, che nel frattempo era stato definitivamente approvato.
Di conseguenza, la PAC riformata, entrata in vigore il 1° gennaio 2023 si applicherà fino al 2027.
A partire dal 2024 ciascun Paese dell'UE dovrà presentare una relazione annuale sull'efficacia dell'attuazione e terrà una riunione annuale di riesame con la Commissione.
Nel 2025 la Commissione europea effettuerà, in vista della valutazione intermedia prevista per l’anno successivo, un primo esame dell'efficacia dell'attuazione di ciascun piano strategico della PAC e se necessario chiederà agli Stati membri azioni specifiche di follow-up.
Nel 2027 la Commissione europea effettuerà un secondo esame dell'efficacia dell'attuazione di ciascun piano strategico della PAC.
La PAC riformata ha tre obiettivi generali, declinati a loro volta in nove obiettivi specifici e un obiettivo trasversale:
1) promuovere un settore agricolo intelligente, competitivo, resiliente e diversificato che garantisca la sicurezza alimentare a lungo termine;
2) sostenere e rafforzare la protezione ambientale, compresa la biodiversità, e l'azione per il clima e contribuire al raggiungimento degli obiettivi ambientali e climatici dell'Unione, compresi i suoi impegni nell'ambito dell'Accordo di Parigi;
3) rafforzare il tessuto socioeconomico delle aree rurali.
È confermata la tradizionale struttura a due pilastri: le misure del I pilastro finanziano i pagamenti diretti agli agricoltori e le misure di mercato attraverso il Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e sono finanziate interamente dal bilancio dell'UE; le misure del II pilastro finanziano i programmi per lo sviluppo rurale attraverso il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e sono cofinanziate dagli Stati membri.
È prevista una dotazione finanziaria (per il periodo 2021-2027) di 343,94 miliardi di euro a prezzi 2018, di cui 7,5 miliardi da Next Generation EU (386,59 miliardi a prezzi correnti, di cui 8,07 miliardi da Next Generation EU), così ripartiti: 258,59 miliardi di euro (291,08 miliardi a prezzi correnti) per il Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e 85,35 miliardi di euro, di cui 7,5 da Next Generation EU (95,51 miliardi, di cui 8,07 da Next Generation EU, a prezzi correnti), per il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR).
L’Italia dovrebbe beneficiare di 24,83 miliardi a prezzi 2018 (27,94 miliardi a prezzi correnti) dal FEAGA e 8,67 miliardi a prezzi 2018 (9,74 miliardi a prezzi correnti) dal FEASR. Inoltre, 846,2 milioni a prezzi 2018 (910,6 milioni a prezzi correnti) dalla componente Next Generation EU del FEASR per gli anni 2021 e 2022.
Si fonda su un nuovo modello di attuazione che prevede l'elaborazione, da parte di ciascuno Stato membro, di un Piano strategico nazionale per il periodo 2023-2027, che è stato sottoposto alla valutazione e approvazione della Commissione europea. Il nuovo modello riunisce entrambi i pilastri in un solo strumento di programmazione per garantire il conseguimento degli obiettivi comuni fissati a livello dell'UE. Questo nuovo approccio è volto a garantire flessibilità e sussidiarietà agli Stati membri nel predisporre gli interventi, orientandoli al raggiungimento dei risultati.
Si segnala che il 18 dicembre 2020 la Commissione europea aveva pubblicato delle raccomandazioni sui Piani strategici della PAC in relazione alle specifiche caratteristiche produttive, economiche, ambientali e sociali di ogni Stato membro. Per quanto riguarda le raccomandazioni per l’Italia, si veda il documento SWD(2020)396.
Il sostegno al reddito degli agricoltori resta un elemento centrale.
Gli Stati membri possono ridurre fino all'85% gli importi superiori a 60 mila euro dei pagamenti diretti da concedere annualmente agli agricoltori, con un tetto massimo agli aiuti diretti a 100.000 euro per beneficiario (capping e degressività); le retribuzioni agricole possono essere dedotte prima della riduzione/livellamento dei pagamenti diretti.
Dovranno inoltre ridistribuire almeno il 10% delle loro dotazioni di pagamenti diretti dalle aziende più grandi a quelle di piccole e medie dimensioni (in linea di principio mediante pagamenti ridistributivi, a meno che non possano dimostrare di essere in grado di ottenere lo stesso effetto attraverso altri interventi/strumenti del I pilastro comparabili, ad es. con i meccanismi di capping, degressività, convergenza interna).
Entro il 2027 gli Stati membri dovranno fare in modo che il valore di tutti i diritti all'aiuto si elevi almeno all'85% dell'importo medio nazionale (convergenza interna); secondo il principio della convergenza esterna, inoltre, tutti gli Stati membri con un livello di sostegno diretto per ettaro inferiore al 90% della media dell'UE dovrebbero ridurre il divario del 50% entro il 2027.
Gli Stati membri potranno anche concedere fino al 13% della dotazione dei pagamenti diretti per finanziare interventi per aiutare settori e produzioni o tipi specifici di agricoltura, che sono importanti per ragioni economiche, sociali o ambientali, in difficoltà, anche migliorandone la competitività, la sostenibilità o la qualità. Tale dotazione potrà essere aumentata fino al 2% a condizione di destinarla al sostegno delle colture proteiche.
Si prevede anche che nei Piani strategici nazionali gli Stati membri: definiscano i giovani agricoltori con un limite massimo di età tra i 35 e i 40 anni (riservando a loro favore una quota minima del 3% della dotazione nazionale dei pagamenti diretti a favore di alcuni tipi di interventi e potendo concedere un importo massimo di aiuto pari a 100.000 euro per il loro insediamento) e gli agricoltori attivi (in modo da garantire che sia concesso un sostegno solo a coloro che esercitano almeno un minimo di attività agricola, pur non precludendo la possibilità di sostenere gli agricoltori pluriattivi o gli agricoltori a tempo parziale); includano servizi di consulenza aziendale e strumenti di gestione del rischio; introducano, entro il 1° gennaio 2025, una condizionalità sociale, in base alla quale gli agricoltori e gli altri beneficiari che ricevono pagamenti diretti saranno soggetti a una sanzione amministrativa se non offrono condizioni di lavoro adeguate in linea con la pertinente legislazione dell'UE.
Uno degli obiettivi generali della PAC riformata è sostenere e rafforzare la protezione dell'ambiente, compresa la biodiversità, e l'azione per il clima e contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell'Unione in materia di ambiente e clima, in linea con il Green Deal e con la Strategia Farm to Fork (Dal produttore al consumatore) e la Strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030.
Al fine di contribuire al conseguimento dei suddetti obiettivi, è previsto che il 40% del bilancio della PAC contribuisca in modo significativo alla spesa complessiva dell'Unione per il clima e sostenga l'impegno generale di destinare il 10% del bilancio dell'UE 2021-2027 agli obiettivi in materia di biodiversità.
In tale contesto, un ruolo determinante è affidato ai Piani strategici nazionali della PAC: ogni Paese dovrà mostrare un'ambizione più elevata in materia di ambiente e azione per il clima rispetto al precedente periodo di programmazione (cosiddetta clausola "no backsliding") e sarà inoltre tenuto ad aggiornare il proprio Piano in caso di modifica della legislazione in materia di clima e ambiente. Anche gli agricoltori sono chiamati, più che nel precedente periodo di programmazione, ad attuare pratiche rispettose dell'ambiente e del clima.
In sostanza, attraverso i loro Piani strategici, gli Stati membri dovranno mettere in pratica la nuova “architettura verde” stabilita dalla PAC riformata, che ricomprende principalmente e in estrema sintesi:
1) gli interventi agro-ambientali nell’ambito del I pilastro (regimi ecologici o eco-schemi): nei loro Piani strategici nazionali gli Stati membri dovranno destinare una quota pari almeno al 25% della dotazione finanziaria dei pagamenti diretti (per l’Italia si tratterebbe di circa 900 milioni di euro per ogni anno dal 2023 al 2027) per i regimi per il clima e l’ambiente (o eco-schemi), fornendo in tal modo incentivi agli agricoltori che volontariamente adotteranno pratiche rispettose del clima e dell'ambiente (come agricoltura biologica, rotazione delle colture, agroecologia, difesa fitosanitaria integrata, protezione dei suoli ricchi di carbonio, ecc.) e favoriranno il benessere degli animali. È prevista la possibilità di destinare solo il 20% nel 2023 e nel 2024 (cosiddetto “learning period”). Gli Stati membri dovranno definire un elenco di pratiche agricole con la concessione di un sostegno supplementare per gli agricoltori che volontariamente ne adotteranno una o più;
Nel gennaio 2021 la Commissione europea ha proposto in un documento intitolato “List of potential agricultural practices that eco-schemes could support”, un elenco di pratiche agricole per gli eco-schemi, quale indicazione per gli Stati membri. L'elenco delle potenziali pratiche agricole include tecniche di agricoltura biologica, la rotazione delle colture, allevamento basato su erba a bassa intensità o, ancora, l'agricoltura conservativa, l'uso estensivo di prati permanenti e l'agricoltura di precisione.
2) gli interventi agro-ambientali nell’ambito del II pilastro (misure agro-climatiche-ambientali e altre misure a carattere ambientale): gli Stati membri dovranno destinare almeno il 35% dei fondi per lo sviluppo rurale a impegni agroambientali che promuovono pratiche rispettose dell'ambiente, del clima e del benessere degli animali, incluso il 50% della spesa per le aree soggette a vincoli naturali e il 100% della spesa per il benessere degli animali e gli investimenti ambientali;
3) disposizioni in materia di condizionalità rafforzata, in virtù dei quali è applicata una sanzione amministrativa ai beneficiari di pagamenti PAC che non sono conformi ai criteri di gestione obbligatori (CGO) previsti dal diritto dell’Unione e alle norme per il mantenimento delle buone condizioni agronomiche e ambientali dei terreni (BCAA) relativamente alle seguenti aree specifiche: a) clima e ambiente, compresi acqua, suolo e biodiversità degli ecosistemi; b) sanità pubblica, salute degli animali e salute delle piante; c) benessere degli animali.
I CGO comprendono norme dell'UE in materia di salute dei cittadini, degli animali e delle piante; il benessere degli animali; e l'ambiente.
Le norme BCAA hanno come finalità in particolare di: prevenire l'erosione del suolo definendo la copertura minima del suolo e le pratiche minime di gestione del suolo; mantenere la componente organica del suolo e la struttura del suolo; mantenere i prati permanenti; proteggere la biodiversità e garantire la conservazione degli elementi caratteristici del paesaggio, ad esempio mediante il divieto di potare le siepi e gli alberi durante la stagione di riproduzione e di allevamento degli uccelli; proteggere e gestire l'acqua attraverso l'introduzione di fasce tampone lungo i corsi d'acqua, l'autorizzazione all’uso dell’acqua per l'irrigazione e la protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento.
Inoltre, almeno il 15% dei finanziamenti che gli Stati membri destinano agli interventi settoriali nel settore ortofrutticolo e il 5% dei finanziamenti nel settore vitivinicolo dovrebbero essere spesi per azioni al servizio degli obiettivi ambientali e climatici (rispetto al 10% per il settore ortofrutticolo e nessun minimo per il settore vitivinicolo del precedente periodo di programmazione).
Il Piano strategico Nazionale Italiano (Italy Cap Strategic Plan) è stato approvato lo scorso 2 dicembre 2022 con decisione di esecuzione della Commissione europea (C(2022)8645 final) ed è volto a delineare una strategia unitaria per il settore agricolo, agro-alimentare e forestale italiano in quanto sintetizza in un unico documento le risorse e gli strumenti finanziari messi a disposizione dalla PAC per sostenere il reddito degli agricoltori, migliorare le condizioni di mercato di alcune produzioni agricole e favorire lo sviluppo rurale.
Il Piano strategico Nazionale Italiano (PSP) è stato elaborato dal Ministero dell’agricoltura, sovranità alimentare e foreste (MASAF) in collaborazione con le Regioni e le Province autonome sulla base delle disposizioni contenute nel Regolamento (UE) n. 2021/2115 (che insieme al Regolamento (UE) n. 2021/2116 e al Regolamento (UE) n. 2021/2117 costituisce il quadro normativo di riferimento della nuova PAC).
Il Piano prevede nel complesso 173 interventi, tra primo e secondo Pilastro, e risorse finanziarie per quasi 37 miliardi di euro complessivi per il periodo 2023-2027 di cui 28 miliardi circa a valere sul bilancio UE ed i restanti su quello nazionale.
Nella dichiarazione strategica con la quale si apre il documento in esame, si sottolinea che l’Italia è intenzionata a rafforzare il ruolo strategico del settore agricolo, alimentare e forestale nell’ambito del complessivo sistema economico nazionale e nel contesto europeo e internazionale. È inoltre evidenziato che il Piano Strategico della PAC 2023-2027 è finalizzato ad attuare una strategia unitaria mettendo in sinergia gli strumenti della Politica agricola comune, da una parte, e quelli del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dall’altra. Obiettivi del Piano sono il potenziamento della competitività del sistema in ottica sostenibile, il rafforzamento della resilienza e della vitalità dei territori rurali, la promozione del lavoro agricolo e forestale di qualità e la sicurezza sui posti di lavoro, il sostegno alla capacità di attivare scambi di conoscenza, ricerca e innovazioni e l’ottimizzazione del sistema di governance. Si dà inoltre conto che il contesto in cui si inserisce la riforma della PAC ha tenuto conto delle nuove sfide ambientali, sociali ed economiche affrontate di recente nel pacchetto di iniziative contenuto nel Green Deal Europeo, in particolare le strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030, così come delle indicazioni della Strategia a lungo termine per le aree rurali europee. In maniera analoga, il Piano si collega con le principali strategie che intercettano le tematiche della transizione ecologica (Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, Strategia Nazionale per l'Economia Circolare, Strategia forestale UE 2030) e si pone in sinergia con le misure previste nel PNRR e nell'Accordo di partenariato, tenendo parallelamente conto delle raccomandazioni inviate dalla Commissione europea a tutti gli Stati Membri.
IL PSP parte dalla necessità di promuovere un nuovo corso dove sostenibilità e inclusività siano leve di competitività a livello settoriale e territoriale. Per rispondere a tali sfide, l'Italia ha intrapreso un percorso volto a rendere le politiche agricole, alimentari e forestali orientate e integrate tra loro, in modo da interpretare in chiave innovativa, ecologica e inclusiva le principali misure adottate, in sinergia con le altre politiche e strumenti esistenti. In questo contesto si è partiti dalla riflessione avviata nel documento "Verso la strategia nazionale per un settore agricolo, alimentare e forestale sostenibile e inclusivo ".
Il PSP affronta poi le sfide presenti e future che il settore primario si trova a fronteggiare: il benessere animale e la riduzione dell’antibiotico resistenza, la digitalizzazione del settore agricolo, alimentare e forestale per il miglioramento delle performance economiche e ambientali, l’inclusione sociale, la parità di genere e le condizioni di lavoro. Al fine di migliorare la redditività delle aziende agricole, l’Italia punta a garantire un sistema più mirato e più equo del sostegno finanziario agli agricoltori. A tale riguardo, il PSN assegna 17,61 miliardi di euro per stabilizzare il reddito degli agricoltori, garantendo una distribuzione migliore e più equa degli aiuti tra aziende e tra territori, a vantaggio delle aree rurali intermedie e delle aree rurali con maggiori problemi di sviluppo, nonché delle zone montane e di alcune zone collinari interne. Di questi, circa 1,76 miliardi di euro saranno utilizzati per il pagamento ridistributivo, rafforzando il sostegno alle piccole e medie aziende agricole.
In considerazione del crescente numero di catastrofi naturali, circa 3 miliardi di euro saranno destinati ai nuovi interventi di gestione del rischio, in modo da garantire una più ampia partecipazione degli agricoltori agli strumenti messi a disposizione per far fronte alle avversità climatiche ed agli eventi catastrofici (gelo, alluvione e siccità); al già collaudato strumento delle assicurazioni agevolate, dal 2023 si affianca il nuovo Fondo di Mutualizzazione Nazionale, a cui parteciperanno circa 800.000 agricoltori beneficiari dei pagamenti diretti.
Una particolare attenzione è dedicata ai comparti produttivi con maggiori difficoltà, ai quali è destinata una dotazione di 2,64 miliardi di euro, per accompagnarli nelle sfide che devono affrontare per migliorare la loro competitività e la sostenibilità dei vari processi produttivi. Di queste risorse, 352 milioni di euro saranno destinati a sostenere il piano proteine vegetali, con l’obiettivo di ridurre il livello di dipendenza dell’Italia dall’estero e conseguire un miglioramento della sostanza organica nel suolo.
Il Piano concentra la sua azione anche sul rafforzamento della competitività delle filiere e sul miglioramento della posizione degli agricoltori nella catena di approvvigionamento, attraverso una maggiore integrazione dei diversi attori coinvolti, una migliore gestione dell’offerta e l’ammodernamento delle strutture produttive. A questo obiettivo concorrono, in particolare, gli interventi settoriali dedicati ad a settori produttivi quali quello vitivinicolo, ortofrutticolo, olivicolo e apistico.
Il PSP prevede inoltre il rafforzamento delle politiche a favore dei giovani agricoltori ossia a quella platea del settore primario spesso più sensibile all’innovazione e alla digitalizzazione. A questo proposito, il Piano mobilita circa 700 milioni di euro per aiutare i giovani ad affrontare nuove sfide; dotazione che arriva a 1,1 miliardi di euro per attirare nuovi agricoltori nel settore. Uno stanziamento di 741 milioni di euro per la creazione di oltre 16.000 nuove opportunità imprenditoriali in agricoltura destinate alle giovani generazioni e alle donne in agricoltura.
Il PSP destina inoltre circa 10,7 miliardi di euro ad interventi sul clima e ambiente concentrando dunque attenzione alla transizione verde dei settori agricolo, alimentare e forestale nel fronteggiare le sfide climatico-ambientali. Con questo obiettivo, l’Italia ha elaborato 35 regimi volontari con cui compensare gli agricoltori che decideranno di aderire alle pratiche agro-ecologiche. Questi includono un uso ridotto di fertilizzanti e fitofarmaci, tecniche agricole che preservano la biodiversità e pratiche di conservazione del suolo. Il Piano stanzia, inoltre, 518 milioni di euro per la promozione di sistemi agricoli particolarmente rispettosi dell’ambiente su 2,14 milioni di ettari (quasi 17,9% della superficie agricola del Paese), consentendo la riduzione dell’inquinamento di acqua, suolo e aria e di sviluppare l’economia circolare all’interno delle aziende agricole.
Uno stanziamento di 2 miliardi di euro è destinato poi all’agricoltura biologica, che viene considerata tecnica di produzione privilegiata per concorrere al raggiungimento degli obiettivi ambientali previsti dalle diverse strategie europee. La superficie investita a biologico ha già raggiunto i 2,2 milioni di ettari nel 2021 (17,4% della SAU complessiva) e l’Italia punta a raggiungere il 25% entro il 2027.
Circa 500 milioni di euro sono destinati a interventi a favore della forestazione sostenibile, da perseguire attraverso gli strumenti della pianificazione forestale, ma anche prevedendo il sostegno a tutti gli interventi in grado di migliorare la prevenzione dai danni causati dai disturbi naturali e dagli eventi climatici estremi. Inoltre, il Piano, come sopra enunciato dedica particolare attenzione al benessere animale, in quanto la ristrutturazione della zootecnia italiana e la sua competitività passano inevitabilmente attraverso un percorso volto al miglioramento della sostenibilità. Con questo obiettivo, una quota significativa delle risorse per i regimi ecologici (eco-schemi) e gli interventi di sviluppo rurale (oltre 2 miliardi di euro), è dedicata al benessere degli animali (aumentando lo spazio vitale a disposizione degli animali e il tempo che trascorrono fuori dalle stalle) e alla riduzione dell’uso di antimicrobici. Risorse per 2,22 miliardi di euro sono poi destinate alla promozione e alla condivisione della conoscenza, dell’innovazione e della digitalizzazione nel settore primario. Le iniziative sostenute comprendono, tra l’altro, la consulenza agli agricoltori, servizi di consulenza su temi strategici (quali la sostenibilità ambientale e la gestione del rischio) e la formazione professionale di imprenditori e lavoratori. (Per ulteriori approfondimenti si fa rinvio al sito web che illustra il Piano strategico accessibile alla pagina www.pianetapsr.it).
Si ricorda che in attuazione dell'articolo 123 - paragrafo 1, del Regolamento (UE) 2021/2115 anche l'Italia ha istituito l'Autorità di gestione nazionale per il proprio piano strategico della PAC (articolo 54, commi 1-4, D.L. 13/2023 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 41 del 2023). Tra le finalità sottese a tale istituzione rientrano quelle volte ad assicurare continuità all'attuazione della politica agricola comune per il periodo 2021-2027, in complementarietà con l'attuazione delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza, nonché a rafforzare le strutture amministrative preposte alla gestione del Piano strategico della PAC. La suddetta Autorità ha il compito di supporto al coordinamento tra le autorità di gestione regionali e gli organismi intermedi definiti dall'art. 3, paragrafo 1, numero 16), del citato regolamento (UE) 2021/2115 e di supporto al comitato di monitoraggio di cui all'articolo 124 del citato regolamento (UE) 2021/2115 incaricato di monitorare l'attuazione del piano strategico della PAC.
Si rappresenta, inoltre, che ai sensi dell’art. 124 del regolamento UE 2021/2115 con DM 3 marzo n. 0137910 è stato istituito il Comitato di Monitoraggio nazionale per l’attuazione del Piano Strategico della PAC per il periodo di programmazione 2023-2027. Il Comitato ai sensi dell'art. 1 del predetto decreto, è l'organismo responsabile del monitoraggio dell'attuazione complessiva del PSP e degli interventi a carattere nazionale dello stesso, secondo quanto prescritto dal sopracitato art. 124 del reg. UE n. 2021/2115.
Al Comitato compete la verifica dei progressi compiuti nell'attuazione del Piano strategico della PAC e nel conseguimento dei target intermedi e finali. In particolare, lo stesso Comitato ha la funzione di verificare, in particolare: l'esistenza di problematiche che incidono sull'efficacia dell'attuazione del Piano strategico della PAC e di individuare le azioni adottate per farvi fronte, compresi i progressi verso la semplificazione e la riduzione degli oneri amministrativi per i beneficiari finali; i progressi compiuti nello svolgimento delle valutazioni e delle sintesi delle valutazioni nonché l'eventuale seguito dato ai risultati; le informazioni pertinenti relative all'efficacia dell'attuazione del Piano strategico della PAC fomite dalla rete nazionale della PAC; l'attuazione di azioni di comunicazione e visibilità.
L’art. 2 specifica inoltre che il Comitato esercita una funzione di carattere consultivo svolgendo, a tal fine, Relazioni annuali sull’efficacia dell’attuazione del Piano o formulando proposte dell’Autorità di Gestione per la modifica del Piano strategico della PAC.
Ai sensi dell’art. 3 il Comitato sopra indicato è presieduto dall’Autorità di gestione Nazionale del Piano ed è composto dalle Autorità pubbliche competenti in materia di gestione e controllo della PAC, dagli organismi intermedi per la gestione della PAC, dal partenariato istituzionale competente nelle materie connesse all’attuazione della PAC e al partenariato socio economico e
Il suddetto Comitato di Monitoraggio Nazionale del Piano Strategico della PAC 2023-2027 nella riunione del 20 giugno 2023, ha approvato, tra le altre, la proposta di modifica al Piano che consente, nell’anno 2023, ai giovani e ai nuovi agricoltori di presentare i titoli di studio-formazione/esperienza lavorativa in un momento successivo alla presentazione della domanda di sostegno complementare al reddito o di assegnazione dei diritti all'aiuto dalla riserva nazionale e comunque non oltre il 30 settembre 2023.
Si fa presente, in conclusione, che sono previste nel cronoprogramma di attuazione della nuova PAC alcune importanti tappe che comprendono procedure di verifica dell’efficacia dei Piani strategici nazionali della PAC. In particolare, alla fine del 2023 la Commissione europea presenterà una relazione per valutare lo sforzo congiunto di tutti i piani strategici della PAC, con particolare attenzione all'ambizione collettiva di conseguire gli obiettivi del Green Deal. A partire dal 2024 ciascun Paese dell'Unione europea presenterà una relazione annuale sull'efficacia dell'attuazione e terrà una riunione annuale di riesame con la Commissione. Nel 2025 la Commissione effettuerà un primo esame dell'efficacia dell'attuazione di ciascun Piano strategico della PAC e chiederà, se necessario, azioni specifiche di follow-up ai Paesi dell'UE. Nel 2026 una valutazione intermedia esaminerà i risultati della PAC 2023-2027, mentre nel 2027 è previsto che la stessa Commissione effettuerà un secondo esame dell'efficacia dell'attuazione di ciascun piano strategico della PAC.
Come illustrato dalle background notes trasmesse dagli organizzatori, la seconda sessione sarà dedicata alla dichiarazione del Parlamento croato sulla realizzazione di una zona libera da organismi geneticamente modificati (OGM) nella regione Alpe-Adria-Danubio e sulle recenti proposte presentate dalla Commissione europea per disciplinare le nuove tecniche genomiche (NGT) e rivedere la legislazione sulla commercializzazione di materiale riproduttivo vegetale e forestale.
Con riferimento alla dichiarazione del Parlamento croato sugli OGM, nelle background notes si sottolinea il contributo che tale iniziativa può offrire al conseguimento degli obiettivi del Green Deal europeo e che con questa iniziativa la Repubblica di Croazia ha invitato i Paesi vicini a sostenere tale progetto adottando decisioni a livello nazionale.
Con riguardo alle nuove proposte della Commissione europea, il dibattito sarà incentrato sul loro impatto sulla sostenibilità dei sistemi agricoli e alimentari, sull'uso sostenibile delle risorse produttive, sulla sicurezza dell'approvvigionamento alimentare, sull'ambiente, sulla biodiversità e sulla sicurezza dei consumatori.
Il 25 marzo 2022 il Parlamento croato ha adottato una dichiarazione con cui sostiene l’iniziativa di dichiarare la regione Alpe-Adria-Danubio zona libera da organismi geneticamente modificati (OGM).
La dichiarazione richiama in premessa la Carta europea dell'autonomia locale, in base alla quale dal 2003 al 2010 sono state adottate le decisioni con le quali tutte le regioni della Repubblica di Croazia hanno proclamato i loro territori liberi dalla coltivazione di organismi geneticamente modificati (OGM) e hanno impedito l’emissione nell’ambiente di tali organismi viventi sul loro territorio, anche per scopi sperimentali.
Nel testo sono richiamate alcune delle strategie centrali nell’attuazione del Green Deal europeo, quali la Strategia dal produttore al consumatore e la Strategia sulla biodiversità per il 2030. Quest’ultima prevede la creazione di zone protette che comprendano il 30% della superficie terrestre e il ripristino degli ecosistemi terrestri e marini degradati dell’Unione europea, obiettivo che dovrebbe essere realizzato, tra l’altro, incrementando l’agricoltura biologica, la tutela del paesaggio caratterizzato da un’elevata diversità dei terreni agricoli e arrestando e invertendo il declino degli impollinatori.
Si ricorda inoltre che nel 2015 nella normativa sugli organismi geneticamente modificati (OGM) è stata introdotta per gli Stati membri la possibilità di vietarne la coltivazione in tutto il loro territorio o in parte di esso. Si richiamano le numerose risoluzioni (36 nell’ottava legislatura, 2014-2019) con cui il Parlamento europeo si è pronunciato in materia, spesso sollevando obiezioni rispetto alle decisioni di esecuzione della Commissione europea di autorizzazione o rinnovo dell’autorizzazione all’immissione in commercio di prodotti contenenti OGM. In particolare l’atto del Parlamento croato richiama una risoluzione sul Green Deal approvata nel gennaio 2020, in cui si ribadisce “l’invito ad attuare un vasto piano strategico europeo per la produzione e l’approvvigionamento di proteine vegetali, basato sullo sviluppo sostenibile di tutte le colture presenti in tutta l’Unione, e che permetterebbe di ridurre la dipendenza dalle importazioni di soia geneticamente modificata, dando priorità alla creazione di filiere alimentari corte e di mercati regionali, valorizzando nel contempo i benefici agronomici, ambientali, climatici ed economici delle colture proteiche non modificate”.
La dichiarazione mira a promuovere la Repubblica di Croazia come un Paese “produttore di cibi domestici e di qualità, concentrato sulla produzione agricola biologica e sulla coltura di prodotti non modificati geneticamente, sostenendo la posizione e la competitività dei prodotti “OGM free” sul mercato croato dei sistemi di qualità e con un’adeguata etichettatura dei prodotti “OGM free”.
Nell’atto si definisce “tesoro nazionale di un valore non misurabile” la ricchezza naturale della Croazia, la cui “preservazione è un valore superiore”
Si riconosce inoltre “l'importanza della preservazione della produzione agricola nelle zone naturali protette come un potenziale per lo sviluppo delle attività economiche e turistiche compatibili nella zona”, “della convivenza armoniosa e sostenibile con la natura” e del “sostegno alla coltura ambientalmente sensibile e alla coltura biologica”, così come alla conservazione della “biodiversità come garante del futuro sicuro per questa generazione, ma anche per le generazioni future”.
Il testo della dichiarazione conclude invitando i partner internazionali, in particolare quelli della regione Alpe-Adria-Danubio e vicini, ad aderire all’iniziativa e a compiere gli sforzi necessari affinché il sostegno alle zone libere da OGM sia accettato e sostenuto “nel preservare la biodiversità, la coltura dei prodotti agricoli sensibili all’ambiente e biologici inerenti al patrimonio del territorio dell’Europa centrale”.
Il 5 luglio scorso la Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte volte a promuovere un uso sostenibile delle principali risorse naturali, e a rafforzare la resilienza dei sistemi alimentari e dell'agricoltura dell'UE.
Il pacchetto comprende: una proposta di regolamento per l’immissione nel mercato dell’UE di piante – nonché dei prodotti derivati, quali alimenti e mangimi – ottenute mediante nuove tecniche genomiche ed una proposta di regolamento sul materiale riproduttivo vegetale e forestale.
Le restanti iniziative legislative, accompagnate da una comunicazione che ne illustra portata e finalità, sono una proposta di direttiva sul monitoraggio del suolo e la sua resilienza, ed una proposta di direttiva sugli sprechi alimentari.
La proposta è volta a consentire e disciplinare l’emissione e l’immissione sul mercato dell’UE di piante (ed alimenti e mangimi derivanti) prodotte grazie a nuove tecniche genomiche (NGT), distinte dalle tecniche OGM.
In particolare, le nuove norme si applicherebbero alle piante NGT ottenute mediante mutagenesi mirata e cisgenesi, ai prodotti, agli alimenti e ai mangimi contenenti tali piante o costituiti od ottenuti a partire dalle stesse.
La Commissione europea motiva la necessità della nuova normativa per offrire disciplina alle nuove tecniche genomiche (NGT), ancora non disponibili al momento di adozione della legislazione europea sugli OGM (direttiva 2001/18/CE, regolamento (CE) n. 1829/2003, regolamento (CE) n. 1830/2003, direttiva 2009/41/CE), cui sono attualmente sottoposte.
Ad avviso della Commissione europea l’utilizzo di tali tecnologie che permetterebbero di ampliare il numero e la qualità dei prodotti agricoli, migliorarne le caratteristiche nutrizionali, di resistenza ai cambiamenti climatici e agli organismi nocivi, a beneficio della sicurezza e della sostenibilità del sistema agroalimentare.
Le nuove tecniche genomiche (NGT) consentono di modificare il materiale genetico di un organismo consentendo uno sviluppo rapido di varietà vegetali con caratteristiche specifiche. Tali tecniche possono portare a modificazioni più mirate e precise del genoma rispetto alle tecniche di selezione convenzionali o a tecniche genomiche consolidate (ovvero sviluppate prima del 2001, quando è stata adottata la legislazione OGM), che potrebbero anche essere prodotte in natura od ottenute mediante tecniche di selezione convenzionali.
Nella relazione che accompagna la proposta, la mutagenesi mirata e la cisgenesi (compresa l'intragenesi) sono distinte dalle tecniche genomiche consolidate per le loro caratteristiche innovative, ad esempio una maggiore precisione e rapidità nell'introduzione delle modificazioni genetiche desiderate e l'inserimento di materiale genetico proveniente unicamente da specie incrociabili. La mutagenesi mirata e la cisgenesi non introducono materiale genetico di specie non incrociabili (transgenesi), come accade con le tecniche genomiche consolidate. Inoltre, in alcuni casi, i prodotti derivanti o costituiti da piante con modificazioni genetiche introdotte dalle NGT non possono essere differenziati dalle piante o dai prodotti coltivate od ottenuti con tecniche convenzionali, mentre ciò è sempre possibile per le tecniche genomiche consolidate.
L’iniziativa della Commissione europea si applica alle piante prodotte mediante mutagenesi mirata e cisgenesi (compresa l'intragenesi), ai prodotti contenenti tali piante o da esse costituiti, così come agli alimenti e ai mangimi contenenti tali piante o costituiti od ottenuti a partire dalle stesse. L’individuazione dell’ambito di applicazione è basata su fatto che numerose applicazioni "ricerca e sviluppo", in stato avanzato o iniziale, riguardano piante e prodotti vegetali già presenti sul mercato o prossimi a esservi introdotti. In alcuni casi i metodi convenzionali (selezione di sementi e incroci) e le nuove tecniche genomiche produrrebbero piante sostanzialmente equivalenti.
La Commissione europea sottolinea inoltre che secondo l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) il ricorso alla mutagenesi mirata o alla cisgenesi non comporta pericoli specifici per la salute umana o animale e per l'ambiente. Ha inoltre concluso che, nella mutagenesi mirata, i possibili effetti indesiderati, quali gli effetti fuori bersaglio, possono essere significativamente ridotti rispetto alla transgenesi o alle tecniche di selezione convenzionali. Di conseguenza, la valutazione del rischio legato a tali piante potrebbe essere effettuata con un minor numero di dati.
Al contrario, sottolinea la Commissione europea, si registra nell’UE e a livello globale una domanda significativa di piante NGT, che possono offrire un contributo importante alle attuali sfide del sistema agroalimentare, come i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità. Sottolinea inoltre che le NGT consentono di sviluppare varietà vegetali migliorate, resilienti ai cambiamenti climatici e resistenti agli organismi nocivi, che richiedono meno fertilizzanti e pesticidi e possono garantire rese più elevate, e ridurre la dipendenza dell'UE dalle importazioni agricole.
Richiamando la Strategia "Dal produttore al consumatore", presentata nell’ambito del Green Deal europeo, la Commissione ricorda che questa prevede il ricorso a nuove tecniche, comprese le biotecnologie, sicure per i consumatori e l'ambiente e in grado di apportare benefici alla società nel suo complesso, quale strumento per aumentare la sostenibilità dei sistemi agroalimentari e garantire la sicurezza alimentare.
La proposta persegue i seguenti obiettivi generali:
· mantenere un livello elevato di protezione della salute umana e animale e dell'ambiente, conformemente al principio di precauzione;
· consentire lo sviluppo, l'emissione e immissione in commercio di piante e prodotti vegetali che contribuiscano agli obiettivi di innovazione e sostenibilità del Green Deal europeo;
· garantire il funzionamento efficace del mercato interno delle piante e dei prodotti NGT, così come degli alimenti e dei mangimi contenenti piante NGT, da esse costituiti od ottenuti a partire dalle stesse e rafforzare la competitività del settore agroalimentare dell'Unione a livello di Unione e mondiale, garantendo parità di condizioni per gli operatori.
A tal fine, introduce procedure volte a garantire che le piante NGT e gli alimenti e mangimi da esse derivati siano sicuri quanto i loro omologhi convenzionali.
La proposta distingue due categorie di piante ottenute con nuove tecniche genomiche:
· le piante NGT (categoria 1) che potrebbero essere anche presenti in natura o potrebbero essere ottenute anche con tecniche di selezione convenzionali, per le quali si prevede una deroga alle prescrizioni della normativa OGM;
· le piante NGT (categoria 2) che non potrebbero essere ottenute con tecniche convenzionali, per le quali dovrebbe continuare ad applicarsi la legislazione OGM e di cui gli Stati membri non potrebbero vietare la coltivazione sul proprio territorio.
Nella relazione illustrativa la Commissione europea sottolinea la necessità di disciplinare le NGT e sottoporle al livello appropriato di sorveglianza regolamentare per consentire agli agricoltori e allevatori di accedere all’innovazione, nonché per sostenere l’autonomia strategica e la competitività del settore agroalimentare europeo. Fa presente che alcuni paesi terzi hanno già adottato misure relative alle NGT, adattando il grado di sorveglianza regolamentare alla natura specifica di tali tecnologie. Secondo la Commissione europea in assenza di un’adeguata disciplina, l'Unione rischia di essere esclusa dagli sviluppi tecnologici e dai benefici economici, sociali e ambientali che queste possono generare.
Si ricorda che nella sentenza del 25 luglio 2018, nella causa C-528/16 la Corte di giustizia dell'Unione europea ha ritenuto che la direttiva sugli OGM non possa essere interpretata in modo tale da escludere dal proprio ambito di applicazione gli organismi geneticamente modificati mediante nuove tecniche o nuovi metodi di mutagenesi, che sono emersi o si sono principalmente sviluppati dopo l'adozione di tale direttiva.
Alla luce di tale sentenza, nel 2019 il Consiglio ha invitato la Commissione a presentare entro il 30 aprile 2021 uno studio concernente lo statuto delle nuove tecniche genomiche conformemente al diritto dell'Unione e una. La Commissione europea ha a sua volta presentato lo studio richiesto ("studio sulle NGT della Commissione", 29 aprile 2021), concludendo che l'attuale legislazione dell'Unione in materia di OGM non è idonea a disciplinare le piante NGT ottenute mediante mutagenesi mirata o cisgenesi e i prodotti (compresi gli alimenti e i mangimi) da esse derivati e che tale legislazione deve essere adattata al progresso scientifico e tecnico in questo settore. Lo studio ha individuato i problemi seguenti:
· le prescrizioni in materia di valutazione del rischio e la procedura di autorizzazione previsti dall'attuale legislazione in materia di OGM non sono adattate alla varietà di potenziali prodotti vegetali che possono essere ottenuti mediante mutagenesi mirata e cisgenesi e, di conseguenza, in alcuni casi sono sproporzionate o inadeguate;
· l'attuale legislazione in materia di OGM sarà difficile da attuare e far rispettare per alcune piante prodotte mediante mutagenesi mirata o cisgenesi, in particolare le piante NGT per le quali non è possibile fornire un metodo di rilevazione specifico;
· l’applicazione alle NGT della vigente legislazione OGM non favorisce lo sviluppo di prodotti innovativi potenzialmente vantaggiosi per gli agricoltori, la produzione alimentare, i consumatori e l’ambiente.
La proposta stabilisce l'oggetto, l'ambito di applicazione e il principio della lex specialis rispetto alla legislazione in materia di OGM. Sottopone l'emissione deliberata e l'immissione in commercio di piante NGT e di prodotti (alimenti e mangimi) da esse derivati a due procedure alternative:
· la procedura di verifica per stabilire l'equivalenza alle piante/ai prodotti convenzionali (piante NGT categoria 1);
· l'autorizzazione a norma della direttiva OGM per gli alimenti e i mangimi non equivalenti a quelli convenzionali (piante NGT categoria 2).
Prevede una procedura di verifica e criteri per verificare se le piante NGT ottenute mediante mutagenesi mirata o cisgenesi avrebbero potuto essere ottenute anche in natura o mediante tecniche di selezione convenzionali. Tali piante, ricadenti nella categoria 1 sarebbero esentate dalle prescrizioni di cui alla legislazione in materia di OGM e resterebbero soggette alle disposizioni applicabili alle piante convenzionali. Tuttavia sarebbero vietate nella produzione biologica.
In caso di verifica preliminare alle prove sul campo, i controlli sarebbero condotti dallo Stato membro che adotterebbe una decisione valida per l’intera Unione. In assenza di prove sul campo, o di alimenti e mangimi importati, la richiesta di verifica dovrebbe essere presentata all'EFSA per un parere scientifico sulla conformità ai criteri e la decisione dovrebbe essere presa dalla Commissione europea.
Per assicurare trasparenza sulle piante NGT di categoria 1 sono previste l'istituzione di una banca dati pubblica, l'etichettatura delle sementi e l'inclusione nei cataloghi previsti dalla normativa relativa al materiale riproduttivo vegetale e forestale di una menzione indicante che la varietà è una pianta NGT di categoria 1.
La restante tipologia di piante NGT (categoria 2), che non potrebbero essere ottenute anche in natura o mediante tecniche di selezione convenzionali non rientra nella procedura illustrata in precedenza ma resterebbe sottoposta alla legislazione in materia di OGM con alcuni adeguamenti: per l'emissione deliberata a fini diversi dall'immissione in commercio; per l'immissione in commercio di prodotti diversi dagli alimenti e dai mangimi; e per l'immissione in commercio di alimenti e mangimi geneticamente modificati.
· in una specifica valutazione del rischio;
· in modalità specifiche per conformarsi alle prescrizioni relative al metodo di rilevazione;
· nella possibilità di adattare al profilo di rischio gli obblighi in materia di monitoraggio e nella necessità di un rinnovo periodico.
Le piante e i prodotti NGT di categoria 2 resterebbero soggetti anche alle prescrizioni in materia di tracciabilità ed etichettatura previsti dalla legislazione dell'Unione in materia di OGM, con la possibilità di aggiungere una dichiarazione sulla finalità prevista della modificazione genetica.
Contrariamente a quanto previsto per gli OGM, per le piante ottenute con tali tecniche gli Stati membri non avrebbero la possibilità di limitarne o vietarne la coltivazione nel loro territorio. Gli Stati membri saranno tenuti ad adottare misure di coesistenza per evitare la presenza involontaria di tali piante NGT nelle colture biologiche e convenzionali.
La Commissione europea ha contestualmente presentato una proposta di regolamento (non ancora tradotta in italiano) sulla produzione e alla commercializzazione di materiale riproduttivo vegetale e forestale, volta a favorire la diversità e la qualità delle sementi, delle talee e di altro materiale riproduttivo vegetale.
Tale materiale riproduttivo dovrebbe garantire rese stabili da varietà vegetali adeguate alle esigenze future attraverso test di sostenibilità (riguardo ad esempio alla resistenza alle malattie). Le sementi dovrebbero essere meglio adattate alle pressioni dei cambiamenti climatici, contribuire a preservare la diversità genetica delle colture agricole e a garantire la sicurezza alimentare.
La proposta si prefigge infine la riduzione degli oneri burocratici ed una maggiore efficienza dei sistemi di registrazione e certificazione.
Per quanto riguarda il materiale riproduttivo forestale, la normativa proposta mira a garantire che l'albero giusto sia piantato nel luogo giusto, in modo che le foreste siano meglio adattate ai cambiamenti climatici. Il miglioramento genetico degli alberi consente di accelerare l'adattamento delle foreste ai cambiamenti climatici e di garantirne così la produttività futura.
La Commissione europea ricorda che l’UE è il principale esportatore nel mercato mondiale delle sementi, rappresentando il 20% del mercato mondiale, con un valore stimato di 7-10 miliardi di euro e 7.000 imprese, per lo più PMI, operanti nel settore. Di qui l’importanza, aa suo avviso, di aggiornare la legislazione in materia al progresso scientifico.