Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: Riunione interparlamentare della Commissione per gli affari esteri (AFET) del Parlamento europeo sulle attuali sfide della politica estera e di sicurezza dell'UE. Bruxelles, 30 novembre 2022
Serie: Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari   Numero: 3
Data: 29/11/2022
Organi della Camera: III Affari esteri, IV Difesa, XIV Unione Europea

        

 

XIX LEGISLATURA

 

Documentazione per le Commissioni

RIUNIONI INTERPARLAMENTARI

 

 

 

Riunione interparlamentare della Commissione per gli affari esteri (AFET) del Parlamento europeo sulle attuali sfide della politica estera e di sicurezza dell'UE

Bruxelles, 30 novembre 2022

 

 

 

 

Senato della Repubblica

servizio studi

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Dossier n. 3

 

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I N D I C E

Ordine del giorno della riunione

Europa nel Mondo – rinvigorire le alleanze globali  e i partenariati 1

Lo scenario geopolitico della Bussola Strategica dell’UE.. 1

L’autonomia strategica dell’UE.. 3

Il dibattito sul ruolo dell’UE nel mondo nell’ambito dei lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa. 4

Priorità in materia di Politica estera e di sicurezza nel Programma di lavoro 2023 della Commissione europea. 6

La Comunità politica europea. 7

Il contributo dell’UE per un multilateralismo basato su regole. 8

Il riesame della politica commerciale dell’UE.. 9

L’allargamento dell’Unione europea. 11

Il partenariato con il Mediterraneo. 19

Recenti sviluppi delle relazioni UE - Africa. 22

Recenti sviluppi delle relazioni UE- Stati Uniti 24

Relazioni dell’UE con la Cina. 27

La nuova Strategia dell’UE per la cooperazione con l’Indopacifico. 30

Il partenariato tra l’UE e i Paesi del Golfo. 31

L’iniziativa del Global Gateway. 34

La cooperazione UE-NATO.. 35

Sostegno all’Ucraina –Resilienza europea, impegno e unità per le sfide future   39

Il quadro delle sanzioni dell’UE nei confronti della Russia. 39

Sostegno militare dell’UE all’Ucraina. 41

Assistenza umanitaria. 43

Sostegno economico e alla ricostruzione dell’Ucraina. 44

Altre misure di sostegno all’Ucraina. 48

Risoluzione del Parlamento europeo sul riconoscimento della Federazione russa come Stato sostenitore del terrorismo. 49

Attività parlamentare nella XVIII legislatura. 51


Europa nel Mondo – rinvigorire le alleanze globali
e i partenariati

Lo scenario geopolitico della Bussola Strategica dell’UE

La Bussola Strategica (Strategic Compass), elaborata dall’Alto Rappresentante Borrell e approvata dal Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022, ha ridefinito l’orizzonte concettuale per la Politica estera e di sicurezza dell’UE nel nuovo scenario geopolitico globale.

Partendo da premesse concettuali incentrate sul salto di qualità derivante dall’invasione russa dell’Ucraina, la Bussola mira a rendere l'UE garante della sua stessa sicurezza, in grado di proteggere i cittadini europei e di contribuire alla pace e alla sicurezza internazionali, in modo complementare alla NATO. Essa copre tutti gli aspetti della Politica di sicurezza e di difesa ed è strutturata attorno a quattro pilastri: azione, investimenti, partner e sicurezza.

Sul terreno dell’impostazione geopolitica, la Bussola prende avvio dall’iniziativa russa inquadrata come espressione di una volontà di potenza militare, finalizzata a ristabilire una propria sfera d'influenza e senza considerazione del diritto internazionale umanitario. Anche al di là della guerra in Ucraina, il quadro geopolitico complessivo è tratteggiato in termini molto problematici: il mondo è sempre meno libero e il quadro delle minacce è in continua crescita; i diritti umani e i valori democratici sono minacciati; il multilateralismo è messo in discussione dai Paesi che promuovono il ritorno della "politica della forza"; i focolai di instabilità regionale sono sempre più intrecciati a minacce non convenzionali e rivalità tra potenze sul piano geopolitico; il cyber e lo spazio sono sempre più campi di concorrenza strategica, con importanti ricadute su difesa e sicurezza; mentre i cambiamenti climatici e le crisi sanitarie mettono a dura prova società e Stati.

La Bussola individua la sua area di interesse geopolitico oltre che nei tradizionali punti di crisi nel vicinato più immediato (dai Balcani occidentali al Nord Africa, dal Mediterraneo orientale al Medio Oriente al confine orientale) e nella minaccia terroristica, anche nei nuovi scenari di tensione che si aprono anche in regioni più lontane dall'Europa, come l'Indo-pacifico. Vi è inoltre, una esplicita presa di coscienza del fatto che le minacce ibride, come la disinformazione, l'interferenza nei processi elettorali e la strumentalizzazione dei flussi migratori, sono ampiamente utilizzate anche da attori statali.

Un capitolo della Bussola è dedicato ai rapporti con la Cina, considerata un partner per la cooperazione, ma anche un concorrente economico ed un rivale sistemico. La Cina, sempre più attiva e coinvolta nelle tensioni regionali, ha una presenza sempre maggiore nel mare e nello spazio, oltre che nel dominio cyber e nelle minacce ibride. L'asimmetria nell'apertura dei mercati e delle società genera molte preoccupazioni, in termini di competizione economica, ma anche di resilienza e di sicurezza. Lo sviluppo della Cina e la sua integrazione nel panorama globale saranno un tema dominante dei prossimi decenni, ma ciò non deve avvenire a scapito della sicurezza collettiva, dell'ordine internazionale basato sulle regole e degli interessi e dei valori europei.

Secondo il nuovo concept strategico, in un contesto internazionale così complesso, l'UE deve consolidare la propria capacità di agire e allo stesso tempo rafforzare la propria rete di alleanze, attorno al ruolo centrale della NATO e al rapporto privilegiato con gli Stati Uniti.

 

Per quanto riguarda gli obiettivi strategici per il prossimo futuro, la Bussola indica che occorre rafforzare la cooperazione con i partner per affrontare minacce e sfide comuni, in particolare, attraverso:

·        il rafforzamento dei partenariati multilaterali con la NATO e le Nazioni Unite e la cooperazione con i partner regionali, tra cui l'Unione Africana (UA), l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e l'Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN);

·        la promozione della cooperazione con i partner bilaterali che condividono gli stessi valori e interessi, come Stati Uniti, Canada, Norvegia, Regno Unito e Giappone;

·        lo sviluppo di partenariati su misura nei Balcani occidentali, nel vicinato orientale e meridionale, in Africa, in Asia e in America latina, promuovendo la partecipazione a missioni e operazioni PSDC e sostenendo lo sviluppo di capacità;

  • la creazione un forum di partenariato dell'UE in materia di sicurezza e difesa, per collaborare più strettamente con i partner nel fronteggiare le sfide comuni.

 

L’autonomia strategica dell’UE

Nell’ambito dell’attuale legislatura europea è stato avviato un dibattito sull’autonomia strategica dell’UE, ossia sulla sua capacità di agire autonomamente a tutela dei propri valori ed interessi.

Il concetto dell’autonomia strategica è nato nell’ambito delle iniziative avviate dall’UE in materia di Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC), anche in relazione alle prospettive della cooperazione tra l’UE e la NATO. È stato menzionato per la prima volta nelle conclusioni del Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre 2013 in relazione alla necessità per l'Europa di promuovere una base industriale e tecnologica di difesa più integrata, sostenibile, innovativa e competitiva, al fine di rafforzare l’UE e la sua capacità di agire con i partner.

La nozione ha acquisito una portata più ampia, come autonomia strategica aperta, che ricomprende un approccio volto a trovare un equilibrio, da un lato, tra le istanze per una tutela più assertiva degli interessi europei e, dall’altro, con la vocazione di apertura dell’Europa alla cooperazione e al dialogo con gli altri partner internazionali. La nozione di autonomia strategica aperta coinvolge tutte le politiche volte a rispondere al complesso delle sfide di natura globale quali:

·        la sfida sanitaria e vaccinale contro la pandemia di Covid19;

·        la transizione energetica e quella digitale;

·        le dinamiche commerciali internazionali, conciliando la tutela della competitività delle imprese europee e la loro protezione contro le pratiche commerciali sleali, con la tradizione europea dell’apertura agli scambi internazionali contro ogni forma di protezionismo economico e commerciale e nel rispetto dei valori e standard socio-ambientali;

·        le sfide ambientali volte a contenere gli effetti del cambiamento climatico;

·        le catene del valore e la sicurezza nell’approvvigionamento delle materie prime e di quelle strategiche;

·        la sicurezza delle infrastrutture di telecomunicazione di connettività satellitare e spaziale;

·        la sovranità tecnologica e nel settore della ricerca e dell’innovazione;

·        le strategie industriali volte al rimpatrio delle produzioni strategiche o quanto meno a un loro riavvicinamento all'Europa.

 

Il dibattito sul ruolo dell’UE nel mondo nell’ambito dei lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa

La Conferenza sul futuro dell’Europa, i cui lavori si sono conclusi il 9 maggio 2022, aveva tra i temi in agenda il ruolo dell’UE nel mondo. Per quanto riguarda i profili più direttamente legati all’autonomia strategica dell’Europa si segnalano le seguenti proposte adottate dalla Conferenza:

·        ridurre il più possibile, attraverso politiche attive e incentivi, la dipendenza dell’UE da Paesi terzi per quanto riguarda prodotti strategici (prodotti agricoli, semiconduttori, prodotti medici, tecnologie innovative nel settore digitale e ambientale) e l’importazione di gas e petrolio, in particolare promuovendo una strategia per rendere più autonoma l’UE nella produzione dell’energia;

·        istituire delle forze armate congiunte dell’UE da impiegare prevalentemente per obiettivi di auto difesa, precludendo ogni eventuale azione militare aggressiva. Tali forze, fuori dei confini dell’UE, dovrebbero essere impiegate in circostanze eccezionali e agire esclusivamente sotto il mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e nel rispetto del diritto internazionale;

·        tutte le decisioni dovrebbero essere adottate non più all’unanimità, ma con votazioni alla maggioranza qualificata, ad eccezione delle decisioni riguardanti l’allargamento dell’UE e i principi fondamentali dell’UE stabiliti dall’art. 2 del Trattato sull’UE e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE;

·        l’UE dovrebbe rafforzare la sua capacità di sanzionare Stati membri, governi, entità, gruppi od organizzazioni ed individui che non rispettano i principi fondamentali e il diritto dell’UE, nonché gli accordi;

·        gli Stati membri dovrebbero concordare una forte visione e una strategia comune al fine di armonizzare e consolidare l’identità e l’unità dell’UE, prima di consentire l’adesione dell’UE da parti di altri Paesi.

·        rafforzare la dimensione etica e ambientale delle sue relazioni commerciali, attraverso misure come la riforma dell’architettura commerciale internazionale multilaterale dell’UE, l’introduzione di restrizioni all’importazione di prodotti provenienti da Paesi che autorizzano il lavoro forzato e minorile, premialità per i Paesi che applicano elevati standard di sostenibilità, offrendo loro un accesso più ampio al mercato dell'UE per i loro beni e servizi sostenibili.

 

Nello specifico, per quel che riguarda l’obiettivo concernente l'UE come attore forte sulla scena mondiale nell'instaurare relazioni con Paesi terzi, sono state presentate le seguenti proposte:

·        sfruttare maggiormente il peso politico ed economico collettivo dell’UE;

·        rafforzare la capacità dell’UE di comminare sanzioni per la violazione dei principi fondamentali, gli accordi e le norme dell’UE;

·        promuovere un commercio sostenibile, creando al tempo stesso nuove opportunità commerciali e di investimento per le società europee;

·        riformare la politica dell'UE in materia di scambi e investimenti al fine di rilanciare il multilateralismo globale, ponendo come obiettivi la creazione di posti di lavoro dignitosi e la protezione dei diritti umani fondamentali, la tutela dell'ambiente e l'adempimento dell'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, la salvaguardia di servizi pubblici di elevata qualità e il rafforzamento della base industriale dell'Europa;

·        includere negli accordi di cooperazione e investimento con i Paesi terzi disposizioni in materia di lotta contro la tratta di esseri umani e l'immigrazione illegale e cooperazione nelle operazioni di rimpatrio;

·        istituire partenariati con i Paesi in via di sviluppo per la transizione verso fonti di energia verdi;

·        sviluppare una politica più efficace nei confronti dei regimi autocratici;

  • offrire una prospettiva di adesione credibile ai Paesi candidati e ai potenziali Paesi candidati all’UE.

 

Priorità in materia di Politica estera e di sicurezza nel Programma di lavoro 2023 della Commissione europea

Nel programma di lavoro della Commissione europea per il 2023, presentato il 18 ottobre 2022, in riferimento alla priorità in materia di politica estera e di sicurezza dell’UE si indica che se da un lato multilateralismo e ordine internazionale basato su regole continueranno a essere i principi guida fondamentali dell’UE, dall'altro occorrerà prepararsi a un'epoca di rivalità sistemica in un mondo multipolare.

La Commissione indica le seguenti priorità per il 2023:

·        l'UE continuerà a rispondere alle conseguenze globali della guerra della Russia contro l'Ucraina, in particolare per quanto riguarda la crisi alimentare ed energetica mondiale. Le sanzioni nei confronti della Russia rimarranno in vigore finché perdureranno l'aggressione nei confronti dell'Ucraina e l'occupazione/annessione illegale del territorio ucraino. Inoltre verrà aggiornato il pacchetto di strumenti sanzionatori dell’UE al fine di includervi la corruzione;

·        dando seguito alla Bussola strategica dell'UE, nel 2023 la Commissione presenterà la strategia spaziale dell'UE per la sicurezza e la difesa nonché la strategia aggiornata per la sicurezza marittima dell'UE e intende avviare un dialogo con le industrie europee della difesa su come aumentare la produzione per ovviare alle odierne carenze nelle riserve europee di armamenti;

·        proseguirà la cooperazione con i Paesi candidati dei Balcani occidentali, oltre che con l'Ucraina, la Moldova e la Georgia, in vista della loro futura adesione all'Unione. La Commissione indica, inoltre, la volontà di sostenere il partenariato orientale e il vicinato meridionale e di contribuire attivamente all'operato della Comunità politica europea;

·        per rafforzare la resilienza dell'UE e diversificare le catene di approvvigionamento, la Commissione intende promuovere la piena ratifica degli accordi commerciali con Cile, Messico e Nuova Zelanda, e proseguire i negoziati con partner importanti quali Australia, India e Indonesia. La Commissione annuncia anche che presenterà una nuova agenda per l'America latina e i Caraibi;

·         si prevede di aumentare le capacità dell'UE di rispondere alle situazioni di crisi, in particolare prevedendo il raddoppiamento delle capacità antincendio prima della stagione degli incendi boschivi, e l'aggiunta di 10 aeromobili anfibi leggeri e di tre elicotteri alla flotta europea.

 

La Comunità politica europea

Il 6 ottobre 2022 si è svolta a Praga la prima riunione della Comunità politica europea con la partecipazione di 44 Stati europei, di cui 27 Stati membri dell’UE, 7 Paesi candidati all’adesione (Albania, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Moldova, Turchia, Ucraina), 2 Paesi che hanno presentato domanda di adesione ma non hanno ancora lo status di Paese candidato (Bosnia Erzegovina, Georgia), 1 Paese che non ha ancora presentato domanda di adesione (Kosovo) e 7 Stati extraeuropei e non coinvolti nel processo di adesione all’UE (Armenia, Azerbaigian, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Regno Unito, Svizzera).

La riunione, che si è aperta con un discorso in videoconferenza del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, è stata dedicata a due temi:

·        pace e sicurezza, in particolare la guerra della Russia in Ucraina;

·        la crisi energetica.

Si ricorda che il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022, nell’ambito di una discussione strategica sulle relazioni dell'Unione europea con i suoi partner in Europa, ha adottato delle conclusioni nelle quali indica che l'obiettivo della Comunità Politica europea è quello di “promuovere il dialogo politico e la cooperazione per affrontare questioni di interesse comune in modo da rafforzare la sicurezza, la stabilità e la prosperità del continente europeo”. Tale quadro non sostituirà le politiche e gli strumenti esistenti dell'UE, in particolare l'allargamento, e rispetterà pienamente l'autonomia decisionale dell'Unione europea.

Le riunioni della Comunità politica europea si svolgeranno ogni sei mesi. È previsto che la prossima si svolga nella primavera del 2023 a Chishinau, in Moldova. Le successive riunioni della Comunità politica europea si svolgeranno sulla base di un principio di alternanza tra Stati membri.

 

Il contributo dell’UE per un multilateralismo basato su regole

La Commissione europea e l’Alto Rappresentante hanno presentato il 17 febbraio 2021 una comunicazione congiunta sul rafforzamento del contributo dell’UE per un multilateralismo basato su regole. La comunicazione propone una sorta di “multilateralismo modulare”, basato su una cooperazione più stretta con partner che condividono lo stesso orientamento dell’UE - in particolare gli USA - nella difesa dei princìpi e delle norme universali, e integrato da partenariati settoriali con altri attori su questioni di interesse comune come il cambiamento climatico, l’istruzione e la tecnologia. Al fine di rafforzare il sistema multilaterale l'UE intende, in particolare:

·        sfruttare al meglio la propria influenza politica, diplomatica ed economica per difendere i propri interessi e promuovere i propri valori e priorità strategiche, in particolare per quanto riguarda i diritti umani, i valori democratici e lo Stato di diritto, lo sviluppo sostenibile e la sicurezza umana, la protezione del clima e dell'ambiente e le tecnologie digitali;

·        rafforzare ulteriormente la propria coerenza, unità e solidarietà nei consessi multilaterali, facendo in modo che l'UE e i suoi Stati membri coordinino posizioni, azioni e capacità di comunicazione e agiscano in modo unitario, con particolare riferimento al coordinamento all’interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite, con un eventuale seggio permanente unico dell’UE. In tale consesso, a seguito dell’uscita del Regno Unito dall’UE, la presenza degli Stati membri dell’UE è destinata, infatti, a ridursi a due nel 2022 (fino almeno al 2025). Occorrerebbe, inoltre, migliorare il coordinamento tra Stati membri per quanto riguarda le candidature a posizioni di alto livello e le elezioni importanti delle organizzazioni multilaterali;

·        sostenere le iniziative di riforma per un migliore funzionamento dell’Assemblea Generale e del Consiglio di Sicurezza dell’ONU;

·        promuovere l'ammodernamento dell’Organizzazione mondiale della sanità, dell'Organizzazione mondiale del commercio, e delle istituzioni finanziarie internazionali quali il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale;

·        rafforzare la collaborazione con le istituzioni multilaterali, in particolare istituendo un vertice periodico UE-ONU;

·        estendere il multilateralismo a nuove questioni globali, attraverso la promozione di nuove norme internazionali e piattaforme di cooperazione in settori in cui la governance globale è limitata, quali: fiscalità; sfera digitale e intelligenza artificiale; cooperazione e tutela dei consumatori; ambiente, oceani, risorse naturali; sicurezza delle materie prime; tecnologie verdi e energia rinnovabile.

·        invitare il Consiglio dell’UE ad utilizzare le disposizioni dell’articolo 31 del Trattato sull’UE che consentono l'astensione costruttiva e l'adozione di decisioni a maggioranza qualificata nella politica estera e di sicurezza comune.

Si ricorda che l’articolo 31, comma 1 del TUE prevede che uno Stato membro possa astenersi, motivando la propria astensione con una dichiarazione formale. In tal caso, lo Stato membro non è tenuto ad applicare tale decisione, ma accetta che essa impegni l’Unione. L’articolo 31, comma 3 del TUE stabilisce che il Consiglio europeo può adottare all’unanimità una decisione che prevede che il Consiglio deliberi a maggioranza qualificata nell’ambito della Politica estera e di sicurezza comune.

 

Il riesame della politica commerciale dell’UE

La Commissione europea ha presentato, il 18 febbraio 2021, la comunicazione intitolata “Riesame della politica commerciale – Una politica commerciale aperta, sostenibile e assertiva” (COM (2021)66), con la quale propone che la politica commerciale dell’UE si concentri su tre obiettivi:

1.      sostenere la ripresa e la trasformazione dell'economia dell'UE in linea con i suoi obiettivi verdi e digitali;

2.      definire norme per una globalizzazione più sostenibile e più equa;

3.      aumentare la capacità dell'UE di perseguire i propri interessi e far valere i propri diritti, anche autonomamente, ove necessario.

La Commissione individua una serie di fattori e sfide con le quali la politica commerciale dell’UE si deve misurare a livello globale, tra cui:

·        l'incertezza globale in aumento, alimentata dalle tensioni politiche e geoeconomiche, e il crescente ricorso all’unilateralismo in luogo della cooperazione internazionale e della governance multilaterale;

·        il profondo impatto della globalizzazione, delle evoluzioni tecnologiche e dello sviluppo di catene globali del valore sulle economie e sulle società;

·        la rapida ascesa della Cina e le prospettive economiche di medio periodo, che prefigurano un calo del peso dell’Europa nella dinamica di crescita globale;

·        i cambiamenti climatici, unitamente alla perdita di biodiversità e al degrado ambientale, e la trasformazione digitale;

·        le gravi carenze, in molte parti del mondo, in materia di lavoro dignitoso;

·        la pandemia di COVID-19.

 

 

 

 

 

 

L’allargamento dell’Unione europea

Tabella riepilogativa dello stato del processo di adesione all’UE

 

Paese

Domanda di adesione

Status di paese candidato

Avvio dei negoziati

Avanzamento dei negoziati

Albania

24 aprile

2009

26 e 27 giugno 2014

19 luglio 2022

 

Bosnia Erzegovina

15 febbraio 2016

 

 

 

Georgia

3 marzo 2022

 

 

 

Kosovo

Non ancora presentata

 

 

 

Macedonia del Nord

22 marzo 2004

15 e 16 dicembre 2005

19 luglio 2022

 

Moldova

3 marzo 2022

23 e 24 giugno 2022

 

 

Montenegro

15 dicembre 2008

16 e 17 dicembre 2010

29 giugno 2012

Aperti tutti i capitoli negoziali e chiusi i negoziati per 3 capitoli: (Scienza e ricerca; Educazione e cultura; Relazioni esterne)

Serbia

19 dicembre 2009

1° marzo 2012

21 gennaio 2014

Aperti 18 capitoli negoziali su 35 e chiusi i negoziati su 2 capitoli (Scienza e ricerca; Educazione e cultura)

Turchia

14 aprile 1987

11 dicembre 1999

3 ottobre 2005, sospesi nel giugno 2018

Aperti 16 capitoli negoziali su 33 e chiuso i negoziati per 1 capitolo (Scienza e ricerca)

Ucraina

1 marzo 2022

23 e 24 giugno 2022

 

 

 

 

Ultimi sviluppi del processo di allargamento dell’UE

Il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha riconosciuto la prospettiva europea dell'Ucraina, della Moldova e della Georgia, decidendo di concedere lo status di paese candidato all'Ucraina e alla Moldova e affermando di essere pronto a concederlo anche alla Georgia una volta che saranno state affrontate le priorità specificate nel parere della Commissione sulla domanda di adesione della Georgia.

Il Consiglio europeo ha, altresì, affermato che i progressi di ciascun paese verso l’integrazione nell'Unione europea dipenderanno dai rispettivi meriti nel soddisfare i criteri di Copenaghen, tenendo conto della capacità dell'UE di assorbire nuovi membri.

Per quanto riguarda i Balcani occidentali, lo stesso Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha:

·        espresso il suo impegno pieno e inequivocabile a favore della prospettiva di adesione all'UE dei Balcani occidentali e chiesto l'accelerazione del processo di adesione;

·        invitato la Commissione, l'Alto Rappresentante e il Consiglio a portare avanti, basandosi sulla metodologia riveduta, la graduale integrazione europea della regione già durante il processo di allargamento stesso, in modo reversibile e basata sul merito;

·        ricordato l'importanza delle riforme, segnatamente in materia di Stato di diritto e, in particolare, di quelle riguardanti l'indipendenza e il funzionamento del sistema giudiziario e la lotta contro la corruzione;

·        invitato, inoltre, i partner a garantire i diritti e la parità di trattamento delle persone appartenenti a minoranze;

·        chiesto la rapida risoluzione delle questioni in sospeso fra la Bulgaria e la Macedonia del Nord per avviare senza indugio i negoziati di adesione con Albania e Macedonia, poi aperti il 19 luglio di quest’anno;

·        ribadita l'urgenza di compiere progressi tangibili nella risoluzione delle controversie bilaterali e regionali in sospeso, in particolare nell'ambito del dialogo Belgrado-Pristina per la normalizzazione delle relazioni tra la Serbia e il Kosovo;

Si segnala che le Autorità del Kosovo hanno preannunciato che il Kosovo intende presentare domanda di adesione all’UE entro la fine del 2022.

·        affermato, altresì, di essere pronto a concedere alla Bosnia Erzegovina lo status di paese candidato e, a tale scopo, ha invitato la Commissione a riferire prossimamente al Consiglio in merito all'attuazione delle 14 priorità chiave indicate nel suo parere affinché il Consiglio europeo torni a decidere sulla questione.

La Commissione europea, il 12 ottobre 2022, ha raccomandato al Consiglio dell’UE di concedere lo status di candidato all'adesione UE alla Bosnia ed Erzegovina.

 

Il Consiglio affari esteri dell’UE del 14 novembre 2022 ha proceduto a uno scambio di opinioni sui Balcani occidentali ed ha espresso preoccupazione per le numerose crisi che gravano sulla regione e per l'impatto regionale dell'aggressione russa contro l'Ucraina.

L’Alto Rappresentante Josep Borrell ha affermato che i Balcani occidentali rimangono una priorità geostrategica dell’UE, ribadendo - anche in vista del prossimo vertice UE-Balcani occidentali del 6 dicembre - che il futuro dei Balcani occidentali risiede nell'UE.

L'Alto Rappresentante ha informato i ministri del suo impegno come facilitatore del dialogo Belgrado-Pristina tra il Presidente della Serbia, Aleksandar Vu?i?, ed il Primo ministro del Kosovo, Albin Kurti, per disinnescare le tensioni inutili e controproducenti, sottolineando che quella tra Serbia e Kosovo e la crisi più grave dal 2013 e richiamando entrambe le parti a mostrare urgentemente la disponibilità a trovare una via da seguire per ridurre le tensioni.

I Ministri hanno convenuto che entrambe le parti devono mostrare maggiore flessibilità e devono esserci progressi tempestivi e chiari nel dialogo.

 

L’Alto Rappresentante, Josep Borrell, ha poi annunciato il 23 novembre 2022 che i capi negoziatori di Kosovo e Serbia, con la mediazione dell'UE, hanno concordato misure per evitare una ulteriore escalation sulla questione delle targhe e di concentrare le attività negoziali sulla proposta sulla normalizzazione delle loro relazioni. Per Borrell la Serbia dovrebbe cessare di emettere targhe con le denominazioni delle città del Kosovo e il Kosovo a sua volta dovrebbe porre fine alla pratica di reimmatricolazione dei veicoli.

Il Consiglio ha anche discusso delle minacce ibride dirette alla regione e ha condannato l'attacco contro l'Albania e quello contro l'infrastruttura informatica del Montenegro, avvenuto in agosto. I ministri hanno convenuto di intensificare il lavoro e il sostegno dell'UE ai partner in materia di ciberdifesa.

 

Il prossimo vertice UE-Balcani occidentali si svolgerà a Tirana (Albania) il 6 dicembre 2022.

 

Raccomandazione del Parlamento europeo concernente la nuova strategia dell'UE in materia di allargamento

Il Parlamento europeo ha approvato il 23 novembre 2022 una raccomandazione al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione concernente la nuova strategia dell'UE in materia di allargamento nella quale in particolare chiede di:

·        di conservare l'importanza geostrategica e geopolitica e la credibilità dell'UE, rafforzando l'integrazione degli Stati membri e la cooperazione con partner che condividono gli stessi principi, in particolare i Paesi candidati e i Paesi candidati potenziali, nei settori della politica estera, di sicurezza e di difesa comune;

·        di riformare il processo decisionale del processo di adesione, abolendo, il requisito dell'unanimità per decidere l'avvio del processo di negoziazione, nonché l'apertura e la chiusura dei singoli capitoli e gruppi di capitoli di negoziato;

·        di superare la situazione di stallo dell'allargamento rilanciando il processo di adesione, anche prendendo in considerazione la nomina di capi negoziatori dell'UE incaricati di condurre i negoziati nell'ambito di un ampio mandato negoziale;

·        accelerare l'integrazione dei Paesi che dimostrano un orientamento strategico e un impegno risoluto a favore delle riforme connesse all'UE, del consolidamento democratico, dei valori fondamentali e dell'allineamento della politica estera, comprese le sanzioni;

·        rafforzare gli incentivi politici, economici e tecnici destinati ai Paesi candidati all'adesione, premiando i progressi con una più ampia introduzione dei Paesi candidati nelle rispettive politiche e iniziative dell'UE e nel mercato unico, compreso l'accesso ai fondi dell'UE e consentendo ai cittadini di cogliere i vantaggi dell'adesione durante tutto il processo e non solo dopo il suo completamento;

·        di dare priorità all'allineamento dei Paesi candidati all'adesione alla politica estera e di sicurezza comune dell'UE e far avanzare i negoziati di adesione con la Serbia solo se il paese si allinea alle sanzioni dell'UE nei confronti della Russia;

·        di mantenere congelato il processo dei negoziati di adesione con la Turchia, finché il paese non dimostrerà progressi chiari e significativi nel campo delle libertà fondamentali, dei diritti civili e umani e dello Stato di diritto;

·        di confermare che la trasformazione democratica e lo Stato di diritto svolgono un ruolo centrale nel processo di adesione all'UE, offrendo condizionalità positive sotto forma di accesso alle politiche dell'UE o attivando una condizionalità negativa sotto forma di sospensione dei negoziati di adesione e dei finanziamenti di preadesione.

 

Il pacchetto allargamento 2022 della Commissione europea

La Commissione europea ha presentato, il 12 ottobre 2022, il cosiddetto “pacchetto allargamento”, ossia la Comunicazione con la quale annualmente fa il punto sullo stato del processo di allargamento dell’UE.

Nelle conclusioni e raccomandazione del pacchetto allargamento la Commissione europea rileva che l’invasione russa in Ucraina ha cambiato radicalmente lo scenario geopolitico, mettendo alla prova un sistema internazionale basato sul rispetto delle regole. In tale contesto la politica dell’UE per l’allargamento costituisce un investimento a lungo termine di pace, stabilità e sicurezza per l’intero continente europeo e dunque è un elemento prioritario dell’agenda europea. La Commissione sottolinea come il processo di allargamento basato sulla condizionalità e sul principio del merito abbia un effetto trasformativo e di modernizzazione nei Paesi partner. La Commissione afferma dunque che i Balcani occidentali sono parte della famiglia europea e che è nell’interesse strategico dell’UE e delle stabilità e prosperità di tali Paesi che essi possano avanzare nel percorso verso una piena adesione all’UE.

La Commissione rileva come nell'ultimo anno si sono verificati importanti sviluppi nell'agenda dell'allargamento dell'UE, con il riconoscimento della prospettiva europea per Georgia, Moldova e Ucraina da parte del Consiglio europeo del 20 e 21 giugno 2022 e l’avvio dei negoziati con l'Albania e la Macedonia del Nord, il 19 luglio 2022.

La guerra della Russia contro l’Ucraina ha evidenziato l’importanza dell’allineamento dei Paesi partner alla Politica di sicurezza e difesa dell’UE (PSDC), in riferimento al quale la Commissione sottolinea l’allineamento completo alle misure restrittive dell’UE nei confronti della Russia anche da parte di Albania, Montenegro e Macedonia del Nord e i progressi pure compiuti in tale ambito dalla Bosnia-Erzegovina e dal Kosovo. Dall’altro si rileva come la Serbia e la Turchia continuano la loro politica di non allineamento a tali misure.

La Commissione rileva, inoltre, come l'attuale crisi energetica rappresenti una sfida anche per i Balcani occidentali e la Turchia. L'UE ha invitato i Balcani occidentali ad aderire alla piattaforma comune dell'UE per gli acquisti di energia e sostiene i Balcani occidentali nell'indirizzare il sostegno finanziario agli investimenti in energie rinnovabili ed efficienza energetica, ma si aspetta che tutti i partner nella regione si allineino pienamente alla legislazione e alle priorità politiche dell'UE nel settore dell'energia, comprese quelle del piano REPowerEU, e riducano il prima possibile la loro dipendenza dai combustibili fossili russi. In tale ambito la Commissione ricorda l’importanza del Piano economico e di investimenti globali (v. infra), volto in particolare ad aiutare la regione a rispondere all'impatto della guerra russa in Ucraina, accelerando la transizione energetica verso le fonti rinnovabili, diversificando l'offerta e migliorando l'efficienza energetica degli edifici pubblici e privati.

La Commissione rileva l’importanza per tutte le parti coinvolte di superare le difficoltà per sbloccare il processo decisionale e consentire l'entrata in vigore delle misure relative al mercato regionale comune per i Paesi dei Balcani occidentali.

In occasione del vertice di Sofia del 10 novembre 2020 i leader dei Balcani occidentali hanno riconosciuto la necessità di una migliore integrazione economica dei Balcani occidentali, tra loro e con l'UE ed hanno lanciato l'iniziativa del mercato regionale comune, strutturata attorno alle quattro libertà (libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone), coprendo anche aspetti della politica digitale, degli investimenti, dell'innovazione e dell'industria.

Infine, la Commissione rileva che le attuali sfide geopolitiche richiedono il rafforzamento della cooperazione tra l’UE e i Balcani occidentali in materia di sicurezza e difesa della regione, agendo anche in stretta cooperazione con attori della sicurezza internazionale che condividono le stesse idee, e che in tale ambito priorità fondamentali sono il rafforzamento delle capacità contro le minacce ibride, come la sicurezza informatica, il miglioramento della resilienza delle infrastrutture critiche e la lotta alla disinformazione.

 

Il piano economico di investimenti globale, l’agenda verde per i Balcani occidentali e il sostegno per la crisi energetica

La Commissione europea ha presentato il 6 ottobre 2020 un piano economico e di investimenti globale per i Balcani occidentali (COM (2020) 641) che  prevede un pacchetto di investimenti di circa 30 miliardi di euro per la regione nell'arco dei prossimi sette anni, sulla base del nuovo strumento di garanzia per i Balcani occidentali [1] .

Il piano individua iniziative faro in materia di investimenti per:

·        sostenere i principali collegamenti stradali e ferroviari nella regione sull’asse est-ovest e sull’asse nord-sud e per il collegamento delle regioni costiere;

·        promuovere il ricorso all'energia rinnovabile e l'abbandono del carbone;

·        incentivare la ristrutturazione degli edifici pubblici e privati per aumentare l'efficienza energetica e ridurre le emissioni di gas a effetto serra;

·        migliorare le infrastrutture per la gestione dei rifiuti e il trattamento delle acque reflue;

·        promuovere lo sviluppo delle infrastrutture digitali e per la banda larga;

·        incentivare lo sviluppo del settore privato per promuovere la competitività e l'innovazione, in particolare a livello di piccole e medie imprese;

·        promuovere nei Paesi dei Balcani occidentali una garanzia per i giovani che, in analogia con quanto già previsto nell’UE, preveda che i giovani ricevano un'offerta qualitativamente valida di lavoro, formazione continua, apprendistato o tirocinio entro un periodo di quattro mesi dall'inizio della disoccupazione o dalla fine degli studi.

Al momento sono stati approvate 24 iniziative faro per investimenti per un valore complessivo di 3,3 miliardi di euro.

Il 3 novembre 2022, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e l'Alto rappresentante, Josep Borrell, in occasione del vertice dei Balcani occidentali nel contesto del processo di Berlino, hanno annunciato un pacchetto di sostegno energetico di 1 miliardo di euro in sovvenzioni dell'UE per aiutare i Balcani occidentali ad affrontare le conseguenze immediate della crisi energetica e creare resilienza a breve e medio termine.

Nell'immediato, la Commissione fornirà un sostegno di 500 milioni di euro, che sarà adottato a dicembre e disponibile a gennaio 2023, volto a sosterrà sostenere le famiglie e le piccole e medie imprese ad attutire l’impatto degli aumenti dei prezzi dell'energia. A breve e medio termine, la Commissione fornirà altri 500 milioni di euro per avanzare nella diversificazione energetica, nella generazione di energia rinnovabile e nelle interconnessioni del gas e dell'elettricità. Il sostegno sarà indirizzato a misure a breve termine (prossimi 1-2 anni), volte alla diversificazione degli approvvigionamenti energetici, potenziando gli interconnettori del gas e dell'elettricità, compreso il GNL, nonché a promuovere la costruzione di progetti di energia rinnovabile e le misure di efficienza energetica, ed a misure a medio termine (prossimi 2-3 anni) rivolte ad investimenti che contribuiscano alla transizione energetica e alla sicurezza e riguarderanno progetti su larga scala di generazione di energia rinnovabile, aggiornamento dei sistemi di trasmissione dell'energia, teleriscaldamento e schemi per l'efficienza energetica per i vecchi condomini.

 

Il partenariato con il Mediterraneo

I Paesi coinvolti nella politica dell’UE per il vicinato meridionale sono: Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Territori palestinesi occupati, Siria e Tunisia.

La politica dell’UE si è finora articolata nell’insieme delle politiche bilaterali tra l'Unione europea e ciascuno dei dieci Paesi partner, nonché di un quadro di cooperazione regionale, avviato nel 1995 come Partenariato euromediterraneo (c.d. Processo di Barcellona) e poi evoluto nel 2008 nell’Unione per il Mediterraneo.

Si ricorda, infatti, che la politica europea di vicinato meridionale dell’UE si inquadra nell’ambito della più ampia politica di vicinato (PEV) articolata in una politica per il partenariato orientale rivolto ai Paesi dell’Europa orientale (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova, Ucraina) e nella politica per i Paesi del vicinato meridionale (Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Territori palestinesi occupati, Siria, Tunisia). Mentre la politica per il partenariato orientale è stata condotta, pur con differenziazioni tra i singoli Paesi, sulla base di una cornice comune, la politica per il vicinato meridionale nell’ultimo decennio si è sviluppata - anche a causa di una maggiore eterogeneità delle situazioni e delle aspirazioni dei Paesi del vicinato meridionale - sulla base di una impostazione bilaterale con ciascun Paese, senza la definizione di un vero e proprio quadro comune europeo. In tale contesto, la Commissione europea presieduta dalla Presidente von der Leyen ha indicato la necessità di dare nuovo impulso alla sua politica nei confronti dei Paesi del vicinato meridionale attraverso l’avvio di un processo volto a definire le priorità strategiche dell’UE.

Gli accordi di associazione costituiscono la base giuridica delle relazioni bilaterali dell'Unione europea con Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Autorità nazionale palestinese e Tunisia. L'accordo di associazione negoziato con la Siria prima della violenta repressione delle proteste cittadine da parte del Governo siriano nel 2011, non è mai stato firmato. I negoziati per un accordo quadro UE-Libia sono stati sospesi nel febbraio 2011 e non sono ancora ripresi.

Nel quadro della politica di vicinato, l'Unione europea e i suoi partner meridionali (ad eccezione della Libia e della Siria) hanno adottato piani d'azione bilaterali che riflettono le esigenze, gli interessi e le capacità dell'Unione europea e di ciascun partner e mirano in particolare allo sviluppo di società democratiche, eque e inclusive dal punto di vista sociale, alla promozione dell'integrazione economica e dell'istruzione, allo sviluppo delle piccole e medie imprese e dell'agricoltura e all'agevolazione della circolazione transfrontaliera delle persone.

L'Unione europea, inoltre, sta cercando di far progredire l'accesso al mercato dei suoi partner meridionali. Sono in corso negoziati in vista di accordi di libero scambio globali e approfonditi con il Marocco e con la Tunisia.

Al fine di migliorare la cooperazione con i suoi partner meridionali in materia di migrazione e mobilità, l’UE ha concluso partenariati per la mobilità con il Marocco, la Tunisia e la Giordania e sono in corso negoziati con il Libano.

Inoltre, una serie di iniziative regionali e bilaterali in materia di migrazione e mobilità è finanziata nell'ambito del Fondo fiduciario di emergenza dell'UE per l'Africa, sezione Africa settentrionale a favore di Algeria, Egitto, Libia, Marocco e Tunisia.

Il Fondo fiduciario regionale dell'UE in risposta alla crisi siriana, il «Fondo Madad», fornisce sostegno ai rifugiati siriani, agli sfollati interni e alle comunità locali in Libano, Giordania ed Egitto.

La nuova Agenda per il Mediterraneo dell’UE

Il Consiglio europeo del 16 dicembre 2021 ha adottato delle conclusioni nelle quali ha ribadito la sua determinazione a rinnovare e rafforzare il partenariato dell'UE con il vicinato meridionale invitando il Consiglio e la Commissione ad accelerare i lavori relativi alla Agenda per il Mediterraneo.

Il Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2022, sulla base del progetto di ordine del giorno, dovrebbe svolgere una discussione strategica sulle relazioni dell’UE con il Vicinato meridionale.

L’Agenda per il Mediterraneo è stata presentata dalla Commissione europea e dall’Alto Rappresentante il 9 febbraio 2021, insieme ad un piano di investimenti economici per stimolare la ripresa socioeconomica a lungo termine.

Per l'attuazione dell'Agenda si prevede uno stanziamento fino a 7 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 nell'ambito del nuovo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale dell'UE (NDICI). A giudizio della Commissione tale importo potrebbe mobilitare fino a 30 miliardi di euro di investimenti privati e pubblici nella regione nei prossimi dieci anni.

Complessivamente dal 2007 al 2020, l'UE ha stanziato 20,5 miliardi di euro per finanziare la sua cooperazione nel vicinato meridionale.

La nuova Agenda si incentra su 5 settori d'intervento:

·        Stato di diritto e sviluppo umano, in particolare al fine di: sostenere un rinnovato impegno a favore dei diritti umani, dello Stato di diritto, della democrazia e del buongoverno; rafforzare le capacità di preparazione e di risposta dei sistemi sanitari; promuovere l’emancipazione dei giovani, della società civile e la parità di genere; incoraggiare la ricerca, l’innovazione, la cultura e l’istruzione mediante una più stretta partecipazione ai programmi dell’UE;

·        resilienza, prosperità e transizione digitale, allo scopo di ristabilire la fiducia nel contesto imprenditoriale, incoraggiando la diversificazione economica, sostenendo la transizione digitale sia per il settore pubblico sia per il settore privato, migliorando l’accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese e promuovendo l’emancipazione economica delle donne;

·        pace e sicurezza, al fine di: fornire sostegno ai Paesi per affrontare le sfide in materia di sicurezza e trovare soluzioni ai conflitti in corso; riaffermare il ruolo dell’UE quale operatore di pace e di prevenzione e risoluzione dei conflitti; intensificare la cooperazione in materia di sicurezza per contrastare il terrorismo, le minacce cibernetiche e ibride e la criminalità organizzata;

·        migrazione e mobilità, al fine di: intensificare la cooperazione sulla migrazione tramite partenariati globali, equilibrati, ritagliati sulle esigenze di ciascun paese; affrontare le cause profonde della migrazione irregolare e dello sfollamento forzato mediante la risoluzione dei conflitti, nonché il superamento delle sfide socioeconomiche acuite dalla pandemia attraverso una risposta mirata che offra opportunità, specie ai giovani; sostenere la migrazione legale e la mobilità con i partner, nel rispetto delle competenze proprie e degli Stati membri;

·        transizione verde, resilienza climatica, energia e ambiente, con l’obiettivo di proteggere le risorse naturali della regione e generare crescita verde sfruttando le potenzialità di un futuro a basse emissioni di carbonio e delle iniziative dell’UE, in linea con l’obiettivo della neutralità climatica nel 2050 fissato dal Green deal e della strategia europea per l’idrogeno, volta a favorire la decarbonizzazione dei consumi energetici e a favorire la diffusione dell’energia da fonti rinnovabili. In particolare, la nuova agenda prevede di offrire sostegno ai Paesi nell’assolvimento degli impegni climatici assunti, promuovendo l’integrazione regionale dei mercati e delle reti dell’elettricità, garantendo la sicurezza energetica, incoraggiando l’uso efficiente delle risorse, la tutela della biodiversità e la transizione verso sistemi alimentari sostenibili.

Nella XVIII legislatura, la III Commissione Affari esteri della Camera dei deputati ha approvato, il 3 agosto 2021, ai sensi dell’articolo 127 del regolamento un documento finale sulla comunicazione congiunta della Commissione e dell’Alto Rappresentante “Partenariato rinnovato con il vicinato meridionale Una nuova agenda per il Mediterraneo JOIN (2021) 2”. La Commissione ha formulato alcune osservazioni al governo, in particolare, insistendo sulla cooperazione UE-Africa anche a beneficio dei dossier Libia, Tunisia, Libano e Medio Oriente. La Commissione, che ha anche incoraggiato il Governo a rafforzare la cooperazione strategica con i Paesi del Golfo, ha invocato un nuovo impulso all’Agenda europea per il Mediterraneo, che dovrebbe rappresentare un elemento strutturale dell’azione esterna dell’UE.

 

Recenti sviluppi delle relazioni UE - Africa

A conclusione del vertice Unione europea – Unione africana, che si è svolto a Bruxelles il 17 e 18 febbraio 2022, è stata approvata una dichiarazione congiunta relativa alla nuova strategia comune UE-Africa nella quale l’UE e l’Unione africana si impegnano alle seguenti iniziative:

·        promuovere una intesa su una risposta globale dell'OMC alla pandemia, che includa il commercio, nonché gli aspetti relativi alla proprietà intellettuale;

·        sostegno all’approccio del G20 relativo al trattamento del debito pubblico a beneficio dell'Africa;

·        promuovere un pacchetto di investimenti su larga scala in Africa. In particolare l’UE si è impegnata a predisporre un piano di investimenti Africa-Europa da almeno 150 miliardi di euro volto a promuovere investimenti pubblici e privati relativi a: 1) energia, trasporti e infrastrutture digitali; 2) transizione energetica, tenendo conto dei diversi orientamenti dei Paesi africani relativi all’accesso all’elettricità; 3) transizione verde; 4) trasformazione digitale, che rafforzi la connettività, facilitandone l’accesso e promuovendo le capacità di impresa; 5) crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro, promuovendo in particolare l’imprenditorialità giovanile in Africa; 6) una rete efficiente e interconnessa di trasporti; 7) sviluppo umano, rafforzando la mobilità e l’occupazione di studenti, giovani laureati e lavoratori specializzati. Si prevedono, inoltre, iniziative specifiche a sostegno dei sistemi sanitari e dell’istruzione;

A margine della COP27 di Sharm el-Sheikh, l'UE e l'Unione africana (UA) hanno annunciato, il 16 novembre 2022, una nuova iniziativa sull'adattamento e la resilienza ai cambiamenti climatici in Africa, nell'ambito del pacchetto di investimenti EU-Africa Global Gateway, volta a migliorare il coordinamento e il dialogo politico  tra l'UE e l'UA sui programmi di adattamento ai cambiamenti climatici esistenti e nuovi, per i quali l’UE e i suoi Stati membri hanno previsto un finanziamento di 1 miliardo di euro.

·        promuovere l’integrazione economica regionale e continentale africana e lavorare gradualmente per una progressiva integrazione dei rispettivi mercati continentali.

·        promuovere la cooperazione per rafforzare le operazioni di pace autonome delle forze di difesa e di sicurezza africane, attraverso il sostegno a una formazione adeguata, al rafforzamento delle capacità e alle attrezzature, anche attraverso le missioni e le misure di assistenza dell'UE;

·        intensificare la cooperazione in materia di sicurezza, compresa la sicurezza informatica, promuovere ulteriormente lo Stato di diritto e l'attuazione delle agende “Donne, pace e sicurezza”, “Bambini e conflitti armati” e “Gioventù, pace e sicurezza”, nonché il rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale;

·        prevenire la migrazione irregolare, rafforzare la cooperazione contro la tratta di esseri umani, sostenere una gestione rafforzata delle frontiere e ottenere miglioramenti efficaci in materia di rimpatrio, riammissione e reinserimento, compresa la promozione del rimpatrio volontario e l'agevolazione del reinserimento delle persone rimpatriate;

·        rafforzare i sistemi di asilo al fine di fornire un'adeguata accoglienza e protezione agli aventi diritto;

·        affrontare le cause profonde della migrazione irregolare e degli sfollamenti forzati. Nel rispetto delle esigenze nazionali, delle competenze e dei quadri giuridici, i percorsi per le opportunità di migrazione legale saranno ulteriormente sviluppati tra i due continenti e all'interno dell'Africa.

·        rafforzare il multilateralismo all'interno dell'ordine internazionale basato su regole, con l'ONU al centro, lavorando per posizioni più convergenti nei forum multilaterali;

·        fornire sostegno politico per realizzare la riforma dell'OMC e per migliorarne il funzionamento e a contribuire alla riforma del sistema delle Nazioni Unite, compreso il Consiglio di Sicurezza;

·        garantire la piena attuazione dell'accordo di Parigi e dei risultati delle COP, riconoscendo che la transizione energetica dell'Africa è vitale per la sua industrializzazione e per colmare il divario energetico.

 

Recenti sviluppi delle relazioni UE- Stati Uniti

Il 15 giugno 2021 si è svolto un vertice UE- Stati Uniti, al termine del quale i leader hanno adottato una dichiarazione congiunta con la quale è stata concordata un'agenda per la cooperazione UE-Stati Uniti.

La dichiarazione riprende le proposte nella comunicazione "Una nuova agenda UE-USA per il cambiamento globale" che era stata presentata il 2 dicembre 2020 dalla Commissione e dall'Alto Rappresentante, a seguito delle elezioni presidenziali americane del 3 novembre 2020.

La dichiarazione del 2021 indica l’impegno di UE e Stati Uniti a intraprendere iniziative comuni per:

·        porre fine alla pandemia di COVID-19, prepararsi per le future sfide sanitarie globali e portare avanti una ripresa globale sostenibile;

·        proteggere il pianeta e favorire la crescita verde. In tale ambito l'UE e gli Stati Uniti sono determinati a rispettare l'A+ccordo di Parigi, e si sono impegnati a potenziare le tecnologie e le politiche che contribuiscono ad accelerare la transizione a un sistema energetico senza emissioni di CO2 e al rispetto degli impegni in materia di zero emissioni nette entro il 2050 da parte dell'UE e degli Stati Uniti.

·        rafforzare il commercio, gli investimenti e la cooperazione tecnologica. In tale ambito, è stata concordata l’istituzione di un Consiglio UE-USA ad alto livello per il commercio e la tecnologia – TTC, con i compito di rafforzare il coordinamento UE-USA in materia di: monitoraggio degli investimenti al fine di affrontare i rischi per la sicurezza nazionale; controlli sul commercio di prodotti a duplice uso; sistemi di intelligenza artificiale innovativi; riequilibrio delle catene di approvvigionamento globali dei semiconduttori; contrasto alle politiche e alle pratiche commerciali sleali; promozione di un sistema fiscale internazionale equo, sostenibile e moderno; riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), in particolare sotto il profilo del corretto funzionamento della funzione negoziale e del sistema di risoluzione delle controversie. Il TTC, dopo la riunione inaugurale del 29 settembre 2021, ha tenuto la seconda riunione a Parigi il 15 e 16 maggio 2022 (v. infra). La prossima riunione del TTC è prevista il 5 dicembre 2022 negli Stati Uniti.

·        costruire un mondo più democratico, pacifico e sicuro, con l’impegno a sostenere l'ordine internazionale basato su regole con al centro le Nazioni Unite, nonché a rinvigorire e riformare le istituzioni multilaterali.

·        procedere a strette consultazioni e cooperare su tutte le questioni relative alla Cina, che includono elementi di cooperazione, concorrenza e rivalità sistemica.

·        avviare un dialogo UE-USA ad alto livello sulla Russia al fine di coordinare le rispettive politiche.

Nel corso della riunione ministeriale del Consiglio UE-USA ad alto livello per il commercio e la tecnologia (TTC), tenutasi a Parigi il 15 e 16 maggio 2022, l’UE e gli Stati Uniti hanno adottato una dichiarazione comune nella quale hanno, in particolare concordato di:

·        ribadire l’impegno condiviso a sostenere l'Ucraina contro l'aggressione militare russa, impegnandosi a collaborare con l'Ucraina per ricostruire la sua economia e agevolare gli scambi e gli investimenti;

·        rafforzare la cooperazione per individuare la manipolazione delle informazioni e l'interferenza da parte della Russia;

·        potenziare la collaborazione per un'applicazione rapida e armonizzata dei controlli sulle esportazioni di tecnologie avanzate, al fine di compromettere la capacità della Russia di sviluppare ulteriormente le sue capacità industriali e militari;

·        promuovere una stretta collaborazione per promuovere la resilienza delle catene di approvvigionamento, convenendo di sviluppare un meccanismo comune di allarme rapido e monitoraggio sulle catene del valore dei semiconduttori;

·         istituire una task force per promuovere il finanziamento pubblico per la sicurezza e la resilienza dell'infrastruttura digitale nei Paesi terzi;

·        istituire un meccanismo di informazione sulla normazione strategica per promuovere e difendere gli interessi comuni nelle attività internazionali di normazione;

·        collaborare a soluzioni per incrementare il commercio e gli investimenti transatlantici, anche attraverso una maggiore collaborazione in materia di appalti pubblici;

·        istituire un dialogo sul commercio e sul lavoro al fine di promuovere i diritti dei lavoratori riconosciuti a livello internazionale, tra cui l'eliminazione del lavoro forzato e del lavoro minorile.

Si segnala che il 27 ottobre 2022 è stata decisa l'istituzione di una task force USA-UE sull'Inflation Reduction Act (IRA), un pacchetto di misure presentato dal Presidente Biden il 16 agosto scorso e che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2023. Tale normativa include crediti d'imposta, incentivi e altre disposizioni, per un totale di 369 miliardi di dollari, intese ad aiutare le aziende ad affrontare il cambiamento climatico, aumentare gli investimenti nelle energie rinnovabili e migliorare l'efficienza energetica; ad avviso dell’Unione europea, essa discriminerebbe i produttori europei, che sarebbero esclusi dalla concessione di crediti d'imposta sui veicoli elettrici: la task force è dunque finalizzata ad approfondire tali profili e risolvere la controversia. Tale questione dovrebbe essere discussa in occasione della prossima riunione del TTC, prevista il 5 dicembre 2022 negli Stati Uniti.

Relazioni dell’UE con la Cina

Il Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre 2022 ha svolto una discussione di natura strategica sulle relazioni dell’UE con la Cina, senza adottare conclusioni in merito.

Al termine della riunione, il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, partendo dalla constatazione della diversità del funzionamento del sistema politico istituzionale cinese, che pone l’autorità dello Stato al centro, rispetto a quello europeo, sistema democratico fondato sui diritti fondamentali e le libertà della persona, ha dichiarato che l’UE deve:

·        essere sempre ferma nel difendere i propri princìpi di democrazia e tutela delle libertà fondamentali;

·        impegnarsi a realizzare una maggiore reciprocità, un maggiore riequilibrio, in particolare nelle relazioni economiche tra la Cina e l'Unione europea;

·        impegnare la Cina su questioni globali quali i cambiamenti climatici e la salute.

Michel, infine, ha indicato che all’interno del Consiglio europeo vi è una convinzione consensuale e convergente, espressa da tutti i 27 leader europei, sull'importanza di sviluppare l’autonomia strategica dell’UE e al tempo stesso di rafforzare e diversificare le partnership con il resto del mondo.

Per parte sua, la Presidente von der Leyen, al termine della riunione del Consiglio europeo, ha evidenziato che si sta assistendo a una accelerazione di alcune tendenze e tensioni. Il Presidente cinese Xi sta rafforzando il percorso della Cina verso una maggiore assertività e autosufficienza, volto a stabilire un dominio nell'Asia orientale e la sua influenza a livello globale. Allo stesso tempo, proprio prima dell'invasione russa in Ucraina, la Cina ha avviato una partnership con la Russia. Tali sviluppi influenzeranno le relazioni UE-Cina e la discussione in seno al Consiglio europeo si è incentrata sulla necessità per l’UE di essere vigile sulle sue dipendenze dalla Cina, in particolare nell’ambito delle tecnologie e delle materie prime e quindi sulla priorità di rafforzare le capacità dell’UE e di diversificare l'approvvigionamento di materie prime verso fornitori affidabili.

Nel corso della riunione del 17 ottobre 2022 il Consiglio affari esteri ha svolto una discussione sulle relazioni dell’UE con la Cina, riconfermando la validità dell'approccio multiforme dell'UE nei confronti di un Paese che costituisce un partner economico, un forte concorrente e un rivale sistemico. La discussione in seno al Consiglio si è svolta sulla base di un documento presentato dal Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) che individua le seguenti aree prioritarie per le relazioni dell’UE con la Cina:

-        proseguire l’impegno con la Cina su alcune sfide globali quali: cambiamento climatico, ambiente (anche nel contesto della Presidenza della COP15 sulla biodiversità) salute e sicurezza alimentare, assistenza umanitaria e riduzione del rischio di catastrofi, finanza sostenibile e ristrutturazione del debito, nonché questioni sanitarie e fitosanitarie;

-        riduzione della vulnerabilità strategica dell’UE, dovuta alla dipendenza da determinati input e prodotti cinesi.  Allo scopo è prioritaria una maggiore diversificazione delle catene di approvvigionamento per le tecnologie critiche (semiconduttori) e delle materie prime critiche. L'aumento della resilienza e la riduzione delle vulnerabilità dell’UE richiederà anche di affrontare alcune sfide economiche fondamentali all'interno dell'UE per una un'economia europea più forte. Nel documento si ricorda che negli ultimi anni l'UE ha lavorato incessantemente allo sviluppo di strumenti non direttamente rivolti alla Cina, ma che comunque consentono di difendere i valori dell'UE (direttiva sulla due diligence, regolamentazione del lavoro forzato), affrontare questioni di sicurezza dell'UE (la toolbox per il 5G, un meccanismo per il controllo degli investimenti diretti esteri), per contrastare le distorsioni economiche (regolamento sulle sovvenzioni estere) e la coercizione economica (strumento anti-coercizione);

-        intensificare gli sforzi dell’UE per ridurre le vulnerabilità connesse allo spazio cyber e marittimo, allo spazio ed al digitale, all’innovazione e la ricerca, e la disinformazione, con l’obiettivo di raggiungere un livello uniforme di consapevolezza e comprensione dei rischi per la sicurezza per gli Stati membri e l'UE nel suo insieme e migliorare la capacità di reagire e coordinarsi rapidamente quando sorgono tali rischi;

-        intensificare l’impegno dell’UE con i Paesi partner, in particolare ampliando la sua azione di sensibilizzazione e impegno multilaterali nel sistema delle Nazioni Unite, rafforzando l'impegno dell'UE nell'Indo-Pacifico attraverso lo sviluppo partenariati economici e politici (ad es. Giappone, Repubblica di Corea, Australia, Nuova Zelanda, India, Paesi dell'ASEAN, e Paesi del Pacifico), cooperando con i partner “like-minded” per la difesa della democrazia e di un sistema multilaterale basato su regole.  Si rileva che le sfide legate alla "gestione della competizione" con la Cina sono diventate un elemento chiave della cooperazione tra UE e USA, che potrebbe essere rafforzato collaborando per promuovere un'agenda proattiva con una "offerta migliore" ai partner e ampliando il legame tra la dimensione transatlantica e quella transpacifica;

-        tenuto conto che l’evoluzione della questione di Taiwan potrebbe avere un effetto dirompente nelle relazioni con la Cina, l’UE dovrebbe assumere una posizione basata sull’obiettivo di una riduzione dell'escalation e sulla dissuasione, per prevenire modifiche allo status quo imposte unilateralmente;

-        l'unità dell'UE – rafforzata dalla guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina e dalla crescente convergenza tra Cina e Russia - resta l'ingrediente chiave per perseguire la politica cinese dell’Unione e va consolidata attraverso un'azione concertata, coordinata e collettiva, prevenendo e isolando i tentativi della Cina di applicare le sue tattiche volte alla divisione tra gli Stati membri dell'UE e astenersi da iniziative isolate o non coordinate.

Si ricorda che è ancora sospesa la firma dell’Accordo globale sugli investimenti (CAI), sul quale era stata raggiunta una intesa in linea di principio tra UE e Cina 30 dicembre 2020. Il Parlamento europeo ha, in particolare, espresso l’intenzione di non procedere alla ratifica dell’accordo fintanto che la Cina non ritirerà le contro sanzioni adottate dalla Cina in seguito alle sanzioni dell’UE per le violazioni dei diritti umani nella regione autonoma uigura dello Xinjiang.

Il 22 marzo 2021 l’UE ha adottato misure restrittive nei confronti di quattro persone fisiche e un'entità cinesi direttamente responsabili di gravi violazioni dei diritti umani nella regione autonoma uigura dello Xinjiang. In risposta a queste misure, la Cina ha imposto contro sanzioni a dieci persone e a quattro entità europee, tra cui cinque membri del Parlamento europeo e due organi istituzionali dell'UE, la Sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo e il Comitato politico e di sicurezza del Consiglio, oltre a due studiosi europei, due gruppi di riflessione in Germania e l'Alliance of Democracies Foundation in Danimarca.

L’accordo globale sugli investimenti, promosso su forte impulso della Presidenza tedesca del Consiglio (II semestre 2020), prevede l’impegno da parte della Cina a garantire: un livello più elevato di accesso al mercato per gli investitori dell'UE; un trattamento equo alle aziende dell'UE in modo che possano competere in condizioni di parità in Cina, anche in termini di disciplina per le imprese di proprietà statale, trasparenza dei sussidi e regole contro il trasferimento forzato di tecnologie; il rispetto di disposizioni sullo sviluppo sostenibile, compresi gli impegni sul lavoro forzato e la ratifica delle pertinenti convenzioni fondamentali dell'Organizzazione internazionale del Lavoro (OIL).

 

La nuova Strategia dell’UE per la cooperazione con l’Indopacifico

La Commissione europea e l’Alto Rappresentante - sulla base degli indicazioni formulate dal Consiglio dell’UE nelle conclusioni adottate il 16 aprile 2021 - hanno presentato il 16 settembre 2021 una comunicazione congiunta intitolata “La strategia dell'UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica JOIN(2021)24)” nella quale si indicano una serie di azioni in 7 aree prioritarie nelle quali sviluppare la cooperazione con la regione dell’indopacifico:

·        prosperità sostenibile e inclusiva, in particolare: 1) avviando un dialogo per creare catene del valore più resilienti e sostenibili, diversificando le relazioni commerciali ed economiche, anche per ovviare a dipendenze strategiche, in particolare nel settore dei semiconduttori; 2) rafforzando le norme a tutela del commercio internazionale a fronte di pratiche sleali; 3) concludendo i negoziati commerciali dell'UE con Australia, Indonesia e Nuova Zelanda e avviandone di nuovi con gli altri Paesi della regione;

·        transizione verde, concludendo alleanze e partenariati verdi, per contrastare e mitigare i cambiamenti climatici e combattere la perdita di biodiversità e l'inquinamento;

·        governance degli oceani, garantendo la gestione sostenibile delle risorse oceaniche e la salvaguardia della biodiversità;

·        governance e partenariati digitali, estendendo partenariati digitali con la regione indo-pacifica e rafforzando la cooperazione in materia di ricerca e innovazione;

·        connettività, intensificando partenariati per la connettività con Giappone e India, e promuovendo un contesto normativo volto a facilitare la mobilitazione dei finanziamenti per la connettività fra l'Europa e la regione indo-pacifica;

·        sicurezza e difesa, promuovendo un maggiore dispiegamento delle forze navali da parte degli Stati membri dell'UE per proteggere le rotte marittime di comunicazione e la libertà di navigazione nella regione indo-pacifica;

·        sicurezza umana, rafforzando in particolare il sostegno ai sistemi sanitari e alla preparazione alle pandemie per i Paesi meno sviluppati della regione indo-pacifica.

 

Il partenariato tra l’UE e i Paesi del Golfo

La Commissione europea e l’Alto Rappresentante hanno presentato il 18 maggio 2022 una comunicazione congiunta intitolata “Un partenariato strategico con il Golfo” (JOIN (2022)13), che mira ad ampliare e approfondire la collaborazione dell'Unione europea (UE) con il Consiglio di cooperazione del Golfo persico (CCG) e i suoi Paesi membri.

Il Consiglio di cooperazione degli Stati del golfo Persico è un'organizzazione internazionale regionale e area di libero scambio, con sede a Riad, istituita il 25 maggio 1981 che riunisce sei stati del Golfo Persico, tra i maggiori produttori di petrolio (circa il 30% della produzione mondiale): Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar.

Nella comunicazione si afferma che una relazione privilegiata in materia di scambi commerciali e di investimenti tra l'UE e il CCG e i suoi membri presenta un grande interesse reciproco, in un contesto geopolitico in rapida evoluzione, in cui l'UE deve costruire alleanze e piattaforme di cooperazione per perseguire i propri obiettivi e rafforzare la propria autonomia strategica. In particolare, a seguito dell'aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina, l'UE si adopererà attivamente per instaurare legami più forti con il CCG al fine di assicurarsi fonti alternative di energia, comprese le energie rinnovabili.

Al fine di rafforzare il partenariato con il CCG la comunicazione individua, in particolare, le seguenti azioni:

Cooperazione economica e sugli investimenti

 

Transizione verde e sicurezza energetica

 

Stabilità regionale e sicurezza globale

 

Aiuti umanitari e sviluppo

 

Il partenariato per le persone

 

Il partenariato istituzionale

 

L’iniziativa del Global Gateway

Il 1° dicembre 2021, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e l'Alto rappresentante dell'UE Josep Borrell hanno presentato una comunicazione congiunta relativa ad una nuova strategia europea d’investimenti infrastrutturali globale per rafforzare i collegamenti tra l’Unione europea e i suoi principali partner commerciali e strategici (cosiddetto Global Gateway).

Il fine è quello sviluppare partnership pubblico-privato, mobilitando le risorse dell'UE, dei suoi Stati membri, delle istituzioni finanziarie e delle finanze pubbliche multilaterali per attirare capitali privati, fornendo così un’alternativa alla Belt and Road Initiative di Pechino.

La proposta verte su cinque principali ambiti strategici:

·        digitale – investimenti per la creazione di una rete internet sicura e aperta;

·        clima ed energia –investimenti per accelerare la transizione verde;

·        trasporti – investimenti per un sistema globale di trasporti sostenibile e sicuro;

·        salute – rafforzamento delle catene di valore e della produzione locale di vaccini;

·        educazione e ricerca – investimenti nella formazione di qualità e nella ricerca, con un focus particolare sulle donne e sui gruppi vulnerabili.

La strategia punta a mobilitare fino a 300 miliardi di euro in investimenti tra il 2021 e il 2027, attraverso il lavoro coordinato di istituzioni UE, Stati membri, Delegazioni dell’UE nel mondo, Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD).

Gli investimenti saranno basati sui seguenti principi: rispetto dei valori democratici; good governance; partnerships paritarie; rispetto dell’ambiente; sicurezza fisica e cibernetica; coinvolgimento del settore privato.

Inoltre, la proposta prevede la creazione di un Business Advisory Group per raccogliere input dal settore privato.

I finanziamenti proverranno dalle risorse previste nel Quadro finanziario 2021-2027, e in particolare dallo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI) e dal Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile plus (EFSD+). Inoltre, l'UE sta valutando la possibilità di istituire uno strumento europeo per il credito all'esportazione per integrare gli strumenti esistenti a livello di Stati membri e rafforzare l’apporto dell'UE.

 

La cooperazione UE-NATO

Si tratta di un caposaldo della PSDC. Tra i 30 Paesi membri della NATO rientrano ad oggi tutti gli Stati membri dell’UE, tranne Austria, Cipro, Irlanda e Malta. Mancando allo stato le ratifiche di Ungheria e Turchia, la Finlandia e la Svezia non hanno ancora completato il loro fin qui rapidissimo processo di adesione alla NATO, iniziato al vertice NATO di Madrid nel giugno 2022. L’Ungheria si è sarebbe impegnata a calendarizzare la ratifica dell’adesione di Svezia e Finlandia nell’autunno del 2022.

Il Consiglio europeo del 16 dicembre 2021 ha adottato delle conclusioni sulla cooperazione UE- NATO nelle quali ha indicato che:

·        l'UE è determinata a cooperare strettamente con la NATO, nel pieno rispetto dei princìpi stabiliti nei Trattati e di quelli concordati dal Consiglio europeo, compresi i princìpi di inclusività, reciprocità e autonomia decisionale dell'UE;

·        le relazioni transatlantiche e la cooperazione UE-NATO sono elementi essenziali per la sicurezza generale dell’UE. Un'Unione più forte e capace nel settore della sicurezza e della difesa contribuirà positivamente alla sicurezza globale e transatlantica ed è complementare alla NATO, che, per gli Stati che ne sono membri, resta il fondamento della loro difesa collettiva;

·        il rafforzamento del partenariato strategico UE-NATO sarà sviluppato nella terza dichiarazione congiunta sulla cooperazione UE-NATO, che dovrebbe essere preparata in modo inclusivo, affrontare le nuove minacce e sfide ed includere, come settori di cooperazione rafforzata, la resilienza, le minacce informatiche e ibride, i cambiamenti climatici e lo spazio, nonché le tecnologie emergenti e di rottura.

UE e NATO hanno sottoscritto due dichiarazioni congiunte di cooperazione e una terza è in corso di negoziazione.

La prima dichiarazione congiunta è stata sottoscritta a margine del Vertice NATO dell’8 e 9 luglio 2016 in Polonia, e prevede iniziative di cooperazione nei seguenti settori: contrasto alle minacce ibride, anche mediante l'elaborazione di procedure coordinate; cooperazione operativa in mare e in materia di migrazione; coordinamento nella cyber-sicurezza e difesa; sviluppo di capacità di difesa coerenti, complementari e interoperabili; agevolazione di un'industria della difesa più forte e di una maggiore ricerca nel campo della difesa; potenziamento del coordinamento relativo alle esercitazioni; supporto alle capacità di difesa e sicurezza dei partner a est e a sud.

La seconda dichiarazione congiunta, che integra quella del 2016 (portando a 74 il totale delle iniziative di cooperazione in corso) è stata sottoscritta il 10 luglio 2018, ed estende la cooperazione tra l'UE e la NATO in settori quali: mobilità militare; cyber-sicurezza; minacce ibride; lotta al terrorismo; donne e sicurezza.

La terza dichiarazione congiunta sulla cooperazione tra UE e NATO, in corso di negoziazione, dovrebbe promuovere la cooperazione sui seguenti ambiti: resilienza, tecnologie emergenti e di rottura, cambiamenti climatici; spazio.

 


 


 

Sostegno all’Ucraina –Resilienza europea, impegno e unità per le sfide future

 

Si ricorda che a partire dal Vertice straordinario del 24 febbraio 2022, data di inizio dell’invasione russa, il Consiglio europeo ha reiterato dichiarazioni di condanna dell'aggressione militare della Russia, ribadendo il sostegno a indipendenza, sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale. Ha conseguentemente adottato un quadro di sanzioni nei confronti della Russia e approvato il sostegno militare all’Ucraina.

Il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha, successivamente, riconosciuto le aspirazioni europee dell'Ucraina, concedendole lo status di paese candidato all’adesione dell’UE e impegnandosi a contribuire, una volta cessato il conflitto, alla ricostruzione dell'Ucraina.

Da ultimo, il Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre 2022 ha ribadito la condanna e il rifiuto dell'annessione illegale da parte della Russia delle regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhya e Kherson, dichiarando che, come nel caso della Crimea e di Sebastopoli, l'UE non riconoscerà mai tale annessione illegale, adottata in deliberata violazione della Carta dell’ONU. Il Consiglio europeo ha, inoltre, ricordato che l'UE è pronta a proseguire nel rafforzamento delle misure restrittive nei confronti della Russia, ribadendo che rimarrà al fianco dell'Ucraina per tutto il tempo necessario, fornendole un sostegno politico, militare e finanziario, anche per il suo fabbisogno di liquidità, e intensificando la propria risposta umanitaria, in particolare in preparazione all'inverno. Il Consiglio europeo ha anche inviato la Commissione europea a presentare una soluzione più strutturale per l’assistenza finanziaria corrente all’Ucraina.

In coerenza con questi indirizzi, il Consiglio dell’UE e la Commissione hanno adottato o proposto misure specifiche che si richiamano in estrema sintesi di seguito.

 

Il quadro delle sanzioni dell’UE nei confronti della Russia

A partire dal 24 febbraio 2022, il Consiglio dell’UE ha adottato nei confronti della Russia 8 pacchetti consecutivi di sanzioni e misure restrittive:

·        misure restrittive (congelamento di beni e divieto di viaggio) nei confronti di 1241 individui (tra cui il Presidente Putin, il Ministro degli esteri Lavrov, i membri della Duma di Stato russa) e 118 entità giuridiche;

·        sanzioni finanziarie, tra le quali il divieto di finanziamento della Federazione russa, del suo governo e della sua Banca centrale, la sospensione dal sistema di messaggistica finanziaria per scambiare dati finanziari (SWIFT) per le principali banche russe;

·        sanzioni economiche e commerciali, quali: il divieto di tutte le operazioni con determinate imprese statali; il divieto alla partecipazione di società russe negli appalti pubblici nell’UE; il divieto di esportazione di prodotti siderurgici e beni di lusso; sanzioni nei confronti di società nei settori militare, dell'aviazione, dei beni a duplice uso, della cantieristica navale e della costruzione di macchinari; divieti di esportazione dall’UE in Russia di computer quantistici e semiconduttori avanzati, elettronica di alta gamma, software, macchinari sensibili e attrezzature per il trasporto, legno, cemento, fertilizzanti, prodotti ittici e liquori, divieto di importazione di oro e gioielli;

·        sanzioni nel settore energetico, quali in particolare il divieto di acquistare, importare o trasferire nell'UE carbone e altri combustibili fossili solidi, se originari della Russia o esportati dalla Russia, divieto di importazione di petrolio dalla Russia, con limitate eccezioni, la possibilità di introdurre un tetto al prezzo (price cap) per il petrolio greggio e altri prodotti petroliferi russi trasportati per la via marittima verso paesi terzi (già concordato a inizio settembre nell’ambito del G7);

Tali sanzioni prevedono il divieto di acquisto, importazione o trasferimento dalla Russia nell'UE di petrolio greggio (a partire dal 5 dicembre 2022) e di determinati prodotti petroliferi (a partire dal 5 febbraio 2023). È prevista un'eccezione temporanea per le importazioni di petrolio greggio mediante oleodotto negli Stati membri dell'UE che, data la loro situazione geografica, soffrono di una dipendenza specifica dagli approvvigionamenti russi e non dispongono di opzioni alternative praticabili. Tali paesi non potranno però rivendere il petrolio greggio importato via oleodotto dalla Russia. Inoltre, Bulgaria e Croazia beneficeranno anche di deroghe temporanee. Germania e Polonia (che importano petrolio russo via oleodotto) si sono impegnate a porre fine alle importazioni di petrolio dalla Russia entro la fine del 2022.

·        il divieto di sorvolo, atterraggio e decollo nello spazio aereo dell’UE di aeromobili e vettori russi; il divieto alle navi registrate sotto la bandiera della Russia di accedere ai porti dell'UE; il divieto alle imprese di trasporto su strada russe e bielorusse di trasportare merci su strada nell’Unione;

·        il divieto per i cittadini dell’UE di far parte dei consigli di amministrazione di società russe sottoposte a restrizioni;

·        la sospensione totale dell’accordo sulla facilitazione dei visti per l’ingresso nell’area Schengen, a partire dal 12 settembre 2022;

·        restrizioni ai media, con la sospensione delle trasmissioni nell'Unione di cinque emittenti statali russe: Sputnik; Russia Today; Rossiya RTR / RTR Planeta; Rossiya 24 / Russia 24; TV Centre International.

Per rafforzare il coordinamento a livello dell'Unione nell'esecuzione delle misure restrittive, la Commissione ha istituito la task force "Freeze e Seize" con il compito di garantire il coordinamento tra gli Stati membri ed esaminare l'interazione tra misure restrittive e misure di diritto penale.

 

Sostegno militare dell’UE all’Ucraina

Il Consiglio dell’UE, con successive decisioni (di cui l’ultima il 19 luglio 2022), ha stanziato complessivamente 3 miliardi di euro per la fornitura all’Ucraina di attrezzatura militare, a titolo dello Strumento europeo per la Pace (European Peace Facility – EPF), di cui 2,82 miliardi di euro destinati a finanziare la fornitura, alle forze armate ucraine, di materiale e piattaforme militari concepiti per l’uso letale della forza e 180 milioni di euro per il finanziamento per attrezzature e forniture non concepite per l'uso letale della forza.

Lo EPF è un fondo fuori bilancio dell’UE del valore di 5.7 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 (di cui 3 miliardi di euro, pari a circa più del 50% delle risorse totali, già mobilitatati a favore dell’Ucraina), finanziato mediante contributi degli Stati membri dell'UE determinati secondo il criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo e conformemente alla decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea (l’Italia contribuisce per circa il 12,8%).

Il Consiglio affari esteri del 15 novembre 2022 ha avviato la missione dell’UE di addestramento per l'esercito ucraino (EUMAM Ucraina), che era stata precedentemente istituita con decisione approvata dal Consiglio affari esteri del 17 ottobre scorso (con la astensione dell’Ungheria).

La missione UMAM Ucraina ha l'obiettivo di contribuire a rafforzare la capacità dell’esercito dell’Ucraina di condurre efficacemente operazioni militari per difendere la propria integrità territoriale entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti, esercitare efficacemente la propria sovranità e proteggere i civili, con l'obiettivo iniziale di formare 15.000 uomini, integrando le attività di formazione già svolte da parte di alcuni Stati membri. Il mandato della missione durerà inizialmente due anni e l'importo di riferimento finanziario per i costi comuni per questo periodo sarà di 106,7 milioni di euro. La missione – che opererà nel territorio degli Stati membri dell'UE e avrà la sua sede operativa all'interno del SEAE a Bruxelles - sarà comandata dal vice ammiraglio Bléjean, direttore della capacità di pianificazione e condotta militare (MPCC) all'interno del medesimo SEAE.

Si ricorda che, con il decreto-legge 22 febbraio 2022, n. 14, convertito con la legge di conversione 5 aprile 2022, n. 28, recante Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina, il Parlamento italiano ha autorizzato, fino al 31 dicembre 2022, la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina (per un importo complessivo pari a 12 milioni di euro).  

Con uno o più decreti del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono definiti l'elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari oggetto della cessione, nonché le modalità di realizzazione della stessa, anche ai fini dello scarico contabile. Il Ministro della difesa e il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con cadenza almeno trimestrale, riferiscono alle Camere sull'evoluzione della situazione in atto.

Il provvedimento si fonda sulla risoluzione n. 6-00207 approvata lo scorso 1° marzo dalla Camera, a conclusione delle comunicazioni sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina, rese dal Presidente del Consiglio, il cui punto 3 del dispositivo impegna il Governo ad assicurare sostegno al popolo ucraino, con azioni di assistenza umanitaria e finanziaria e - tenendo informato il Parlamento e in coordinamento con altri Paesi europei e alleati - con la cessione di apparati e strumenti militari per la difesa che consentano all’Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione.

 

Assistenza umanitaria

Il Consiglio dell’UE ha adottato, il 4 marzo 2022, la decisione di esecuzione (UE) 2022/382 con la quale ha attivato per la prima volta il meccanismo della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di rifugiati previsto dalla direttiva 2001/55/CE.  La decisione prevede la possibilità per i cittadini dell’Ucraina e loro familiari in fuga dal paese di risiedere e muoversi nel territorio dell’UE per un periodo fino a un anno, estendibile dal Consiglio di un anno ulteriore (e, su proposta della Commissione europea, di un ulteriore anno ancora, fino quindi ad un massimo di 3 anni, ai sensi della direttiva 2001/55/CE) con possibilità di lavorare e di avere accesso a diritti sociali, come il diritto di alloggio e di assistenza sanitaria.

La Commissione ha istituito inoltre una piattaforma di solidarietà per coordinare il sostegno agli Stati membri bisognosi e ha presentato il 28 marzo 2022 un piano per l'accoglienza delle persone in fuga dalla guerra contro l’Ucraina.

Il 4 aprile 2022 il Consiglio dell’UE ha adottato il regolamento riguardante l'azione di coesione a favore dei rifugiati in Europa (CARE), che modifica il quadro giuridico 2014-2020 che disciplina i Fondi strutturali e d'investimento europei (fondi SIE) e il Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD), con l’obiettivo di sbloccare quasi 17 miliardi di euro da destinare agli aiuti ai rifugiati ucraini.

Secondo le rilevazioni dell'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati (UNHCR), al 23 novembre 2022, sono circa 7,8 milioni i rifugiati dall’Ucraina in Europa e circa 173.000 i rifugiati ucraini registrati in Italia. Gli altri Stati con un alto numero di rifugiati ucraini registrati sono: Polonia (circa 1.500.000 rifugiati); Germania (circa 1.021.000 rifugiati); Repubblica ceca (circa 462.000 rifugiati); Spagna (circa 154.000 rifugiati); Regno Unito (146.000 rifugiati); Francia (circa 120.000 rifugiati; Turchia (145.000 rifugiati, dato al 18 maggio 2022).

Secondo la Commissione europea sono circa 4 milioni i rifugiati ucraini per i quali l'UE ha registrato la protezione temporanea. La Commissione europea stima che sono 6,5 milioni (di cui circa 3 milioni minori) i cittadini ucraini che hanno abbandonato i loro luoghi di abitazione abituali, ma sono ancora presenti sul territorio ucraino. Mentre sono 27.900 sono i cittadini ucraini che hanno avviato la procedura di asilo nell’UE.

Il 4 ottobre 2022 è stato approvato un regolamento volta ad adeguare ulteriormente la politica di coesione dell’UE per affrontare le conseguenze dell'aggressione russa. In particolare, la il regolamento modifica le norme della politica di coesione 2014-2020 e 2021-2027 al fine di velocizzare e agevolare l'aiuto degli Stati membri all'integrazione dei cittadini di Paesi terzi

Il 19 ottobre 2022, la Commissione europea ha annunciato un nuovo programma per assistenza con rifugi di emergenza e strutture per l'inverno per l'Ucraina, dotato di uno stanziamento di 62,3 milioni di euro, che dovrebbe consentire di offrire protezione ad un massimo di 46.000 persone, e lo stanziamento di ulteriori 175 milioni di euro in assistenza umanitaria per sostenere i più bisognosi in Ucraina (150 milioni di euro) e Moldova (25 milioni di euro). Questo nuovo finanziamento porterà il totale degli aiuti umanitari dell'UE alla guerra della Russia in Ucraina a oltre 500 milioni di euro.

Dal 2014 è operativa EUAM Ukraine, missione europea civile istituita per assistere le autorità ucraine verso riforme nel settore della sicurezza civile, basate sugli standard dell'UE e sui princìpi internazionali di buon governo e diritti umani. Dal marzo 2022 EUAM ha un mandato più ampio in quanto fornisce anche sostegno alle istituzioni ucraine per facilitare il flusso di rifugiati verso gli Stati membri limitrofi, l'ingresso di aiuti umanitari in Ucraina nonché le indagini e il perseguimento dei crimini internazionali.

 

Sostegno economico e alla ricostruzione dell’Ucraina

Dall'inizio dell'aggressione russa, l'UE ha intensificato il proprio sostegno all’Ucraina, mobilitando circa 19,7 miliardi di euro per sostenere l'Ucraina, gran parte dei quali sotto forma di assistenza macrofinanziaria (AMF). Sono stati inoltre erogati altri 620 milioni di euro in sovvenzioni a titolo di sostegno al bilancio per aiutare l'Ucraina a far fronte a bisogni urgenti sul campo.

Inoltre, i paesi dell'UE hanno fornito 3 miliardi di euro in assistenza militare nell'ambito del Fondo europeo per la pace.

Si ricorda che il 2014 e il 2021 l'UE aveva già fornito all'Ucraina un'assistenza finanziaria pari a 1,7 miliardi di euro in sovvenzioni a titolo dello strumento europeo di vicinato, 5,4 miliardi di euro nell'ambito di cinque programmi di assistenza macrofinanziaria sotto forma di prestiti, 194 milioni di euro in aiuti umanitari e 355 milioni di euro a titolo di strumenti di politica estera; la BEI e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo hanno mobilitato a loro 10 miliardi di euro in prestiti.

Il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato un piano di sostegno all'Ucraina articolato in: un sostegno finanziario a breve termine, sotto forma di prestiti, con rate a lunga scadenza e interessi agevolati fino a 9 miliardi di euro (di cui 6 già erogati); un quadro di riferimento per la ricostruzione a lungo termine attraverso la creazione di una Piattaforma per la ricostruzione dell'Ucraina, che fungerebbe da organismo di governance generale per un piano di ricostruzione denominato "RebuildUkraine".

La Piattaforma per la ricostruzione dell'Ucraina, sotto la guida congiunta della Commissione e del governo ucraino, dovrebbe riunire i partner e le organizzazioni sostenitrici, fra cui gli Stati membri dell'UE, altri partner bilaterali e multilaterali e istituzioni finanziarie internazionali; il Parlamento ucraino e il Parlamento europeo parteciperebbero in qualità di osservatori. Tale piattaforma costituirebbe l’organismo di governance strategica che dovrebbe approvare il piano di ricostruzione strategico ad alto livello "RebuildUkraine" ed avrebbe il compito di: individuare i settori prioritari per il finanziamento e i progetti specifici per l'attuazione di tali priorità; coordinare le fonti di finanziamento e la loro destinazione per ottimizzarne l'uso, compreso il sostegno di bilancio allo Stato ucraino, il sostegno agli investimenti e le garanzie per gli investimenti del settore privato;  monitorare i progressi compiuti nell'attuazione del piano. La Commissione indica, inoltre, che sarà necessario fornire all'Ucraina sostegno alla capacità amministrativa e assistenza tecnica per elaborare e attuare efficacemente il piano di ricostruzione "RebuildUkraine".

Il piano di ricostruzione "RebuildUkraine dovrebbe articolarsi su quattro pilastri:

·        ricostruire il paese, in particolare le infrastrutture, i servizi sanitari, l'edilizia abitativa e le scuole, nonché rafforzare la resilienza digitale ed energetica in linea con le politiche e le norme europee più recenti;

·        proseguire la modernizzazione dello Stato e delle sue istituzioni per garantire il buon governo e il rispetto dello Stato di diritto;

·        attuare un programma strutturale e normativo con l'obiettivo di approfondire l'integrazione economica e sociale dell'Ucraina con l'UE, in linea con il suo percorso europeo;

·        sostenere la ripresa dell'economia e della società ucraina promuovendone la competitività economica sostenibile e inclusiva, il commercio sostenibile e lo sviluppo del settore privato e contribuendo alla transizione verde e digitale del paese.

La Commissione indica che le esigenze finanziarie per il piano di ricostruzione dell’Ucraina, pur se non ancora quantificabili, saranno comunque di gran lunga superiori alle risorse disponibili nell’attuale quadro finanziario pluriennale 2021-2027.

La Commissione europea ha recentemente stimato che l’Ucraina avrà bisogno di 3,5 miliardi di euro al mese nel 2023 per evitare il collasso della propria economia. In un rapporto di valutazione pubblicato il 9 settembre 2022 e redatto congiuntamente dal Governo dell'Ucraina, dalla Commissione europea e della la Banca mondiale, si stima che il costo attuale della ricostruzione e del recupero in Ucraina ammonti a 349 miliardi di dollari (circa 349 miliardi di euro al cambio attuale).

 

La proposta della Commissione europea per l’assistenza finanziaria dell’Ucraina per il 2023

Il 9 novembre 2022, la Commissione europea, a seguito del mandato ricevuto dal Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre 2022, ha presentato un pacchetto (composto da tre proposte) relativo al sostegno finanziario per l’Ucraina per una cifra la fino a 18 miliardi di euro per tutto il 2023.

Il pacchetto è volto a configurare, attraverso un nuovo strumento di assistenza macrofinanziaria (MFA+) per finanziare l'Ucraina, una assistenza finanziaria stabile, regolare e prevedibile all’Ucraina da parte dell’UE – con una media di 1,5 miliardi di euro al mese – destinate a coprire una parte significativa del fabbisogno di finanziamento a breve termine dell'Ucraina per il 2023, che le autorità ucraine e il Fondo monetario internazionale stimano da 3 a 4 miliardi di euro per mese.

Il sostegno proposto dall'UE dovrebbe essere accompagnato da sforzi simili da parte di altri importanti donatori al fine di coprire tutte le esigenze di finanziamento dell'Ucraina per il 2023.

L’assistenza è volta a consentire all'Ucraina di continuare a pagare salari e pensioni e mantenere attivi i servizi pubblici essenziali, come ospedali, scuole e alloggi per le persone ricollocate. Consentirà inoltre all'Ucraina di garantire la stabilità macroeconomica e di ripristinare le infrastrutture critiche essenziali distrutte dalla Russia nella sua guerra di aggressione, come infrastrutture energetiche, sistemi idrici, reti di trasporto, strade e ponti.

Il sostegno finanziario conterrà alcune forme di condizionalità volte a impegnare le autorità ucraine a realizzare riforme per rafforzare ulteriormente lo stato di diritto, il buon governo e la modernizzazione delle istituzioni nazionali e locali, le misure antifrode e anticorruzione.

I fondi saranno erogati attraverso prestiti altamente agevolati, rimborsabili nell'arco di un massimo di 35 anni, a partire dal 2033. In un'ulteriore manifestazione di solidarietà, l'UE propone inoltre di coprire i costi dei tassi di interesse dell'Ucraina, attraverso pagamenti aggiuntivi mirati da parte degli Stati membri nel bilancio dell'UE. Anche gli Stati membri dell'UE e i Paesi terzi potranno aggiungere più fondi allo strumento, da utilizzare come sovvenzioni, se lo desiderano. I fondi verranno quindi convogliati attraverso il bilancio dell'UE, consentendo all'Ucraina di ricevere il sostegno in modo coordinato.

Per garantire i fondi per i prestiti, la Commissione propone di contrarre prestiti sui mercati dei capitali utilizzando una strategia di finanziamento diversificato. A giudizio della Commissione, ciò consentirebbe di utilizzare l'intero portafoglio di strumenti di finanziamento per ottenere finanziamenti sul mercato alle condizioni più vantaggiose. Per garantire questo prestito all'Ucraina, la Commissione propone di utilizzare il margine di manovra del quadro finanziario pluriennale UE 2021-2027 in modo mirato per l'Ucraina e limitato nel tempo.

Il margine di manovra è la differenza tra il massimale delle risorse proprie (cioè l'importo massimo delle risorse che la Commissione può chiedere agli Stati membri di contribuire in un determinato anno) e i fondi effettivamente necessari per coprire le spese previste dal bilancio.

 

Altre misure di sostegno all’Ucraina

Assistenza all’esportazione dei prodotti agricoli

La Commissione europea ha presentato il 12 maggio 2022 un piano d’azione per la realizzazione di "corridoi di solidarietà" che consentano all'Ucraina di esportare i propri cereali ed anche di importare ciò di cui necessita, dagli aiuti umanitari ai mangimi per animali fino ai fertilizzanti.

Il piano d’azione prevede le seguenti misure: l’invito agli operatori del mercato dell’UE a mettere a disposizione materiale rotabile, navi e autocarri aggiuntivi per il trasporto delle merci; interventi volti a prevedere la precedenza per le spedizioni ucraine per l'esportazione di prodotti agricoli; esortare le autorità nazionali ad applicare la massima flessibilità nelle operazioni doganali; garantire una maggiore capacità di stoccaggio temporaneo delle esportazioni ucraine, attraverso il coordinamento delle capacità di stoccaggio disponibile nell'UE.

Nel medio e lungo periodo, la Commissione si adopererà anche per aumentare la capacità infrastrutturale dei nuovi corridoi di esportazione e per creare nuovi collegamenti infrastrutturali nel quadro della ricostruzione dell'Ucraina, anche nel quadro della politica della Commissione di estensione a Paesi vicini delle reti treanseuropee di trasporto TEN-T.

Secondo dati forniti della Commissione europea, prima della guerra, il 75 % della produzione di cereali dell'Ucraina veniva esportato dai porti ucraini sul Mar Nero, dai quali transitavano il 90 % delle esportazioni di cereali e semi oleosi, destinate all'incirca per un terzo all'Europa, un terzo alla Cina e un altro terzo all'Africa.

Si ricorda che il 22 luglio 2022, a Istanbul, Ucraina e Russia, con la mediazione dell’ONU della Turchia, hanno raggiunto un accordo volto a consentire l'esportazione di cereali dai porti dell'Ucraina (non si tratta di un accordo diretto fra Ucraina e Russia ma di un accordo di entrambe con Turchia e Onu). L’accordo prevede l’impegno da parte di Russia e Ucraina a rispettare un corridoio di navigazione sicuro attraverso il Mar Nero, libero da ogni attività militare, volto a consentire le esportazioni commerciali di cereali da tre porti ucraini: Odessa, Chernomorsk e Yuzhny; un comando congiunto di controllo del traffico marittimo a Istanbul e ispezioni in Turchia delle navi dedicate al trasporto dei cereali, volte a controllare che non trasportino armi in Ucraina. La Russia, in seguito ad alcuni attacchi nei confronti di imbarcazioni russe, aveva sospeso il 29 ottobre la sua partecipazione all’accordo, per poi riconfermare la sua partecipazione il 2 novembre scorso. L’accordo, scaduto il 19 novembre 2022, è stato rinnovato per altri 4 mesi fino al 19 marzo 2023.

 

Giustizia penale internazionale

Il 25 maggio 2022, il Consiglio dell’UE ha adottato delle modifiche relative al regolamento (UE) 2018/1727 volte a consentire a Eurojust di preservare, analizzare e conservare le prove relative ai principali crimini internazionali.

Le nuove norme consentono a Eurojust di conservare e preservare le prove relative ai crimini di guerra (tra cui immagini satellitari, fotografie, video, registrazioni audio, profili DNA e impronte digitali) ed elaborare e analizzare tali prove, in stretta cooperazione con Europol, condividendole con le autorità giudiziarie nazionali e internazionali competenti, compresa la Corte penale internazionale.

Il 25 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato a) una proposta di decisione volta ad aggiungere la violazione delle misure restrittive dell'Unione all'elenco dei reati riconosciuti dall'UE, adottata all'unanimità dal Consiglio il 28 novembre 2022; b) una proposta di direttiva che prevede disposizioni volte ad ampliare le possibilità di confisca dei beni derivanti da una serie più vasta di reati, compresa la violazione delle misure restrittive dell'UE.

L’8 giugno 2022 la Commissione europea ha previsto un finanziamento di 7,25 milioni di euro per sostenere le capacità investigative della Corte penale internazionale, in relazione ai crimini di guerra in Ucraina.

Misure commerciali

A partire dal 4 giugno 2022 è entrata in vigore la sospensione per un anno di tutte le tariffe e contingenti tariffari sulle importazioni nell’UE dall'Ucraina.

 

Risoluzione del Parlamento europeo sul riconoscimento della Federazione russa come Stato sostenitore del terrorismo

Il Parlamento europeo ha approvato il 23 novembre 2022 una risoluzione sul riconoscimento della Federazione russa come Stato sostenitore del terrorismo con la quale in particolare:

·        invita a sviluppare un quadro giuridico dell'UE per designare gli Stati sostenitori del terrorismo e gli Stati che fanno uso di mezzi terroristici e a valutare la possibilità di inserire la Federazione russa nell’elenco dell'UE degli Stati sostenitori del terrorismo;

·        invita ad agire per avviare un isolamento internazionale globale della Federazione russa, anche per quanto riguarda l'adesione della Russia a organizzazioni e organismi internazionali quali il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e ad astenersi dal tenere eventi formali sul territorio della Federazione russa;

·        chiede che le relazioni diplomatiche con la Russia siano ulteriormente ridotte e invita gli Stati membri dell'UE a chiudere e vietare le istituzioni parastatali russe;

·        invita a includere il gruppo Wagner e il 141º regime speciale motorizzato, noto anche come Kadyrovites, nonché altri gruppi armati, milizie e forze delegate finanziati dalla Russia nell'elenco dell'UE delle persone, dei gruppi e delle entità coinvolti in atti terroristici;

·        invita il Consiglio a finalizzare rapidamente i lavori su un nono pacchetto di sanzioni e ad ampliare l'elenco delle persone oggetto di sanzioni, per includervi coloro che sono coinvolti nelle deportazioni forzate, nelle adozioni coatte di bambini ucraini, nei "referendum" illegali nelle regioni di Lugansk, Kherson, Zaporižžja e Doneck e nelle "elezioni" illegali in Crimea e a Sebastopoli, nonché tutti i membri dei partiti della Duma che ricoprono cariche in parlamenti eletti anche a livello regionale e comunale;

·        chiede che la Russia e la Bielorussia siano inserite nell'elenco dell'UE dei paesi terzi ad alto rischio in materia di lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo;

·        chiede un embargo immediato e totale sulle importazioni dell'UE di combustibili fossili e uranio russi, nonché la completa dismissione dei gasdotti Nord Stream 1 e 2;

·        invita l'UE e i suoi Stati membri a vietare la pubblica apologia e la negazione intenzionali dell'aggressione militare e dei crimini di guerra russi;

·        invita la Commissione a presentare una proposta legislativa volta a modificare l'attuale regime globale di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani (legge Magnitsky dell'UE) estendendone il campo di applicazione agli atti di corruzione e ad adottare rapidamente sanzioni mirate nei confronti delle persone responsabili della corruzione ad alto livello in Russia e Bielorussia;

·        invita l'UE e i suoi Stati membri a fornire il sostegno adeguato all'istituzione di un tribunale speciale che si occupi del crimine di aggressione da parte della Russia contro l'Ucraina;

·        invita gli Stati membri che ancora non l'hanno fatto a includere il crimine di aggressione nel loro diritto nazionale;

·        invita la Commissione e gli Stati membri ad adoperarsi per istituire un meccanismo internazionale globale di risarcimento, compreso un registro internazionale dei danni, e a finalizzare il regime giuridico che consente la confisca dei beni russi congelati dall'UE e il loro utilizzo per far fronte alle varie conseguenze dell'aggressione russa contro l'Ucraina, compresi la ricostruzione dell'Ucraina e il risarcimento delle vittime dell'aggressione russa.

 

Attività parlamentare nella XVIII legislatura

A seguito delle comunicazioni del Presidente del Consiglio pro tempore, Mario Draghi, sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina, la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica hanno approvato il 1° marzo 2022 rispettivamente la risoluzione n. 6-00207 e la risoluzione 6-00208 che impegnano il Governo a:

·        esigere dalle autorità russe l'immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari russe, ripristinando il rispetto della sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina;

·        sostenere ogni iniziativa multilaterale e bilaterale utile ad una de-escalation militare e alla ripresa di un percorso negoziale tra Kiev e Mosca, anche raccogliendo la disponibilità della Santa Sede a svolgere un'opera di mediazione;

·        attivare strategie di diversificazione degli approvvigionamenti energetici, di investimento sulle energie rinnovabili e di utilizzo delle sorgenti di energia del Paese e concorrendo alle decisioni dell'UE nella direzione dell'Unione dell'energia;

·        sostenere l'urgenza di un netto rafforzamento della Politica estera e di sicurezza comune europea, anche attivando le riforme procedurali necessarie;

·        mantenere uno stretto e permanente coordinamento con i Paesi del G7, dell'Alleanza Atlantica e dell'Unione europea.

A seguito delle comunicazioni del Presidente del Consiglio pro tempore, Mario Draghi, in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022, la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica hanno approvato il 23 marzo 2022, rispettivamente, le risoluzioni n. 6-00212, e n. 6-00214, che impegnano il Governo a:

·        rafforzare il ruolo dell'Europa nel quadro multilaterale, proseguendo l'impegno a porsi come attore-chiave per una mediazione tra le Parti, in sinergia con altri Paesi già attivi su questo fronte e sostenendo ogni iniziativa internazionale e bilaterale utile al raggiungimento di un cessate il fuoco e alla conclusione positiva di un percorso negoziale tra Kiev e Mosca;

·        continuare ad assicurare sostegno e solidarietà al popolo ucraino e alle sue istituzioni attraverso la partecipazione alle iniziative assistenziali e di accoglienza a tal fine stabilite a livello europeo, con particolare riguardo alla costituzione di corridoi umanitari per il trasferimento, l'evacuazione e l'accoglienza di donne, minori, anziani, persone fragili e con disabilità;

·        raccogliere e sostenere l'aspirazione europea dell'Ucraina e, in vista della proposta della Commissione europea sullo status di candidato all'adesione all'Unione europea, a rafforzare la cooperazione UE-Ucraina.

A seguito delle comunicazioni del Presidente del Consiglio pro tempore, Mario Draghi, in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno 2022, il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati hanno approvato, rispettivamente il 21 e 22 giugno 2022 le risoluzione 6-00226 e n. 6-00224, che impegnano il Governo a:

·        esigere, insieme ai partner europei, dalle autorità russe l'immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari che illegittimamente occupano il suolo ucraino, con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, aumentando in parallelo gli sforzi diplomatici intesi a trovare una soluzione pacifica basata sul rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina e dei princìpi del diritto internazionale;

·        rafforzare il ruolo dell'Europa nel quadro multilaterale, proseguendo l'impegno a porsi come attore-chiave per una mediazione tra le Parti, in sinergia con altri Paesi già attivi su questo fronte e attraverso ogni azione diplomatica internazionale e bilaterale utile al raggiungimento di un cessate il fuoco e alla conclusione positiva di un percorso negoziale;

·        garantire sostegno e solidarietà al popolo e alle Istituzioni ucraine, legittimati dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite – che sancisce il diritto all'autodifesa individuale e collettiva – confermando il ruolo dell'Italia nel quadro dell'azione multilaterale, a partire dall'Unione europea e dall'Alleanza Atlantica, finalizzata al raggiungimento del primario obiettivo del cessate il fuoco e della pace;

·        continuare a garantire, secondo quanto precisato dal decreto-legge n. 14 del 2022, il necessario e ampio coinvolgimento delle Camere con le modalità ivi previste, in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina, e le misure di sostegno alle Istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari;

·        definire ogni soluzione necessaria a livello bilaterale e multilaterale, a partire dall'ONU, dall'Unione europea e dal G7, per assicurare la sicurezza alimentare a livello globale, attraverso corridoi sicuri e lo sminamento dei porti;

·        supportare le domande di adesione all'Unione europea di Ucraina, Repubblica Moldova e Georgia, in un quadro di rispetto dei criteri di Copenaghen, e accelerare il percorso di adesione all'Unione europea dei Paesi dei Balcani Occidentali.

Si ricorda che il 22 marzo 2022 si è svolto un incontro in video collegamento del Presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky con i Presidenti di Camera e Senato e con la partecipazione del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, oltre che alla presenza di deputati e senatori. In tale occasione il Presidente Draghi ha affermato la volontà di disegnare un percorso di maggiore vicinanza dell'Ucraina all'Europa, che sarà lungo e richiederà le riforme necessarie, affermando che l'Italia vuole l'Ucraina nell'Unione europea.

 



[1] Lo strumento di garanzia per i Balcani occidentali prevede la fornitura di garanzie di bilancio dell'UE alla Banca europea per gli investimenti e ad altri partner esecutivi per consentire operazioni di finanziamento e programmi di investimento che attuano le politiche stabilite nell'ambito dell'IPAIII e il piano economico e di investimenti.