Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: LXVIII Conferenza degli organi parlamentari specializzati negli affari dell'Unione dei Parlamenti dell'Unione europea (COSAC)
Serie: Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari   Numero: 1
Data: 11/11/2022
Organi della Camera: XIV Unione Europea

        

 

XIX LEGISLATURA

 

Documentazione per le Commissioni

Riunioni interparlamentari

 

 

 

LXVIII Conferenza degli organi parlamentari specializzati negli affari dell'Unione dei Parlamenti dell'Unione europea (COSAC)

 

Praga, 13-15 novembre 2022

 

 

 

 

Senato della Repubblica

Servizio degli Affari internazionali

Ufficio dei rapporti con le istituzioni dell’Unione Europea

n. 3

Camera dei deputati

Ufficio Rapporti con l’Unione europea

n. 1

 

 

 

Servizio degli Affari internazionali

Ufficio dei rapporti con le istituzioni dell’Unione Europea

Tel. 06-6706-2891 – roci01a@senato.it

n. 3

 

 

 

 

 

 

 

 

Ufficio rapporti con l’Unione europea

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Dossier n. 1

 

 

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I N D I C E

 

ORDINE DEL GIORNO DELLA RIUNIONE

Sessione I - Le priorità della Presidenza ceca del Consiglio dell'Unione europea.. 3

Gestione della crisi dei rifugiati e della ripresa postbellica dell'Ucraina. 4

Sicurezza energetica. 8

Rafforzamento delle capacità di difesa dell'Europa e della sicurezza del ciberspazio. 11

Resilienza strategica dell'economia europea. 12

Resilienza delle istituzioni democratiche. 14

Sessione II - Il futuro dell’Unione europea.. 17

Il contesto della discussione. 17

La Conferenza sul futuro dell’Europa. 19

Approfondimenti. 20

Le principali proposte della Conferenza sul futuro dell’Europa. 20

Il seguito dei lavori della Conferenza. 42

La procedura di revisione dei Trattati 48

Le proposte del Gruppo di lavoro della COSAC sul ruolo dei Parlamenti nazionali nell’UE. 49

Il Non paper del Governo Italiano. 51

La posizione del Parlamento italiano. 53

Sessione III - Autonomia strategica dell'UE.. 57

Evoluzione del concetto di autonomia strategica. 57

Autonomia strategica nel settore energetico. 60

Autonomia strategica nel settore dell'approvvigionamento delle materie prime critiche. 64

Autonomia strategica nel settore della difesa. 65

Sessione IV – Ucraina - situazione attuale, ricostruzione e migrazione.. 67

Il quadro delle sanzioni dell’UE nei confronti della Russia. 67

Sostegno militare dell’UE all’Ucraina. 69

Assistenza umanitaria. 71

Sostegno economico e alla ricostruzione dell’Ucraina. 72

Altre misure di sostegno all’Ucraina. 75

Attività parlamentare nella XVIII legislatura. 77

Sessione V – La prospettiva europea dei Paesi dei Balcani occidentali e del Partenariato orientale.. 81

La riforma della procedura dei negoziati di adesione. 81

Tabella riepilogativa dello stato del processo di adesione all’UE. 81

Ultimi sviluppi del processo di allargamento dell’UE. 82

Il pacchetto allargamento 2022 della Commissione europea. 83

I pareri della Commissione europea sulle domande di adesione di Georgia, Moldova e Ucraina. 92

Il piano economico di investimenti globale e l’agenda verde per i Balcani occidentali 96

Assistenza finanziaria. 97

La Comunità politica europea. 97

Il processo di adesione all’UE. 99

Attività Parlamentare nella XVIII legislatura. 101

 





 

Sessione I - Le priorità della Presidenza ceca del Consiglio dell'Unione europea

La Repubblica Ceca ha assunto la Presidenza del Consiglio dell'UE per il secondo semestre del 2022 (dal 1° luglio al 31 dicembre 2022)[1].

Le priorità della Presidenza ceca si collocano nel contesto del programma del trio di Presidenza - pubblicato il 10 dicembre 2022 congiuntamente ai Governi di Francia (Presidente del Consiglio dell’UE nel primo semestre del 2022) e Svezia (Presidente del Consiglio dell’UE nel primo semestre del 2023) - che individua le priorità da perseguire nei 18 mesi che vanno dal 1º gennaio 2022 al 30 giugno 2023. Queste comprendono i seguenti temi: salute; relazioni con partner strategici, compresi i partner transatlantici e le potenze emergenti; protezione dei cittadini e delle libertà; sviluppo di una base economica; costruzione di un'Europa climaticamente neutra, verde, equa e sociale; promozione degli interessi e valori dell'Europa nel mondo.

Si ricorda che, in base alla decisione del Consiglio europeo del 1° dicembre 2009, n. 2009/881/UE, la Presidenza del Consiglio dell'Unione, ad eccezione della formazione "Affari esteri", è esercitata da gruppi predeterminati di tre Stati membri per un periodo di 18 mesi. Tali gruppi sono composti secondo un sistema di rotazione paritaria degli Stati membri, tenendo conto della loro diversità e degli equilibri geografici nell'Unione. Ciascun membro del gruppo esercita a turno la presidenza di tutte le formazioni del Consiglio, ad eccezione della formazione "Affari esteri", per un periodo di sei mesi.

Il primo ministro ceco Petr Fiala ha presentato le priorità politiche della Presidenza ceca in una conferenza stampa tenutasi il 15 giugno 2022. Il 16 giugno il primo ministro ha inoltre discusso del programma di Presidenza con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola e con i leader dei gruppi politici del PE. Infine, il 6 luglio il Parlamento europeo, in seduta plenaria, ha di nuovo discusso le priorità della Presidenza ceca con il primo ministro Fiala.

Il motto della Presidenza ceca, che richiama un celebre discorso del primo Presidente ceco Václav Havel, è "L'Europa come compito: ripensare, ricostruire, ripotenziare"[2], frase che evoca la necessità di rivalutare le priorità attuali alla luce della guerra russa contro l'Ucraina (vd. il documento sulle priorità della Presidenza ceca).

La Presidenza ceca si è focalizzata su cinque settori prioritari strettamente collegati:

1.     gestione della crisi dei rifugiati e della ripresa postbellica dell'Ucraina;

2.     sicurezza energetica;

3.     rafforzamento delle capacità di difesa dell'Europa e della sicurezza del ciberspazio;

4.     resilienza strategica dell'economia europea;

5.     resilienza delle istituzioni democratiche.

 

Gestione della crisi dei rifugiati e della ripresa postbellica dell'Ucraina

A seguito dell'aggressione militare della Russia all'Ucraina, la Presidenza ceca ha posto fra i suoi obiettivi quello di sostenere gli sforzi dell'UE per difendere la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina utilizzando tutti gli strumenti e i programmi a disposizione, fra cui il rafforzamento delle sanzioni.

In risposta all'attacco militare della Russia nei confronti dell'Ucraina, l'UE ha finora adottato otto pacchetti di sanzioni[3]. Le misure sono intese a indebolire la capacità della Russia di finanziare la guerra e a imporre costi economici e politici nei confronti dell'élite politica russa responsabile dell'invasione. Tali misure comprendono: sanzioni individuali; sanzioni economiche; restrizioni ai media; misure diplomatiche. L'UE ha inoltre adottato sanzioni nei confronti della Bielorussia, in risposta al suo coinvolgimento nell'invasione dell'Ucraina, e dell'Iran, in relazione all'uso di droni iraniani nell'aggressione russa[4].

In occasione del Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre 2022, i capi di Stato e di governo hanno da ultimo ricordato che "l'Unione europea ha ulteriormente rafforzato le misure restrittive nei confronti della Russia ed è pronta a continuare in tal senso" e hanno sottolineato "l'importanza di garantire l'effettiva attuazione di tali misure". Hanno quindi "invitato tutti i Paesi ad allinearsi alle sanzioni dell'UE" e "discusso di come aumentare ulteriormente la pressione collettiva esercitata sulla Russia affinché ponga fine alla sua guerra di aggressione"[5].

Si ricorda in proposito che il precedente Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha affermato, nelle sue conclusioni[6], l'opportunità di portare rapidamente a termine i lavori relativi alla decisione del Consiglio volta ad aggiungere la violazione delle misure restrittive dell'Unione all'elenco dei "reati dell'UE" incluso nel trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE)[7]. Il 25 maggio 2022 la Commissione europea ha infatti presentato una proposta di decisione volta a estendere l'elenco di tali reati alla violazione delle misure restrittive dell'UE (COM(2022) 247)[8]. Scopo della proposta è permettere di confiscare effettivamente in futuro i beni delle persone fisiche e delle entità che violano le misure restrittive[9]. La proposta si inserisce nel contesto della task force "Freeze e Seize" istituita dalla Commissione in marzo. Nella comunicazione (COM(2022) 249), presentata parallelamente alla proposta, la Commissione ha inoltre introdotto quelli che potrebbero essere gli elementi essenziali di una futura direttiva sulle sanzioni penali per la violazione delle misure restrittive dell’Unione.

La Presidenza ceca si è inoltre adoperata per raggiungere un consenso fra gli Stati membri dell'UE sulla concessione dello status di candidato all'Ucraina.

Nelle conclusioni del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 è stata riconosciuta la prospettiva europea dell'Ucraina, della Repubblica di Moldova e della Georgia. È stato quindi deciso di concedere lo status di Paese candidato all'Ucraina e alla Moldova con l'invito alla Commissione europea a riferire al Consiglio in merito al rispetto delle condizioni specificate nei pareri, resi dalla Commissione il 17 giugno 2022, sulle rispettive domande di adesione. Il Consiglio dell’UE deciderà in merito a ulteriori misure una volta che tutte le condizioni saranno pienamente soddisfatte. Il Consiglio europeo ha inoltre affermato che i progressi di ciascun Paese verso l'Unione europea dipenderanno dai rispettivi meriti nel soddisfare i criteri di Copenaghen, tenuto conto della capacità dell'UE di assorbire nuovi membri.

Nel programma della Presidenza ceca è evidenziato come l'aggressione russa abbia causato la più massiccia crisi di rifugiati dalla seconda guerra mondiale a oggi e come l'UE debba pertanto adottare tutte le misure per aiutare ad affrontare al meglio l'ondata di profughi senza precedenti, in particolare di donne e bambini. A tal fine, la Presidenza ceca si è impegnata a prestare particolare attenzione al coordinamento nell'offerta di assistenza sanitaria e alla cooperazione per un'integrazione a lungo termine dei rifugiati nelle società degli Stati membri.

Si segnala innanzitutto che, come conseguenza dell'aggressione militare russa nei confronti dell'Ucraina, il 4 marzo 2022 il Consiglio dell’UE ha adottato la decisione di esecuzione (UE) 2022/382 volta ad attivare per la prima volta il meccanismo previsto dalla direttiva 2001/55/CE sulla protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di rifugiati, con l'obiettivo di alleviare la pressione sui sistemi nazionali di asilo e consentire agli sfollati di godere di diritti armonizzati in tutta l'UE[10]. In una comunicazione del 23 marzo 2022 (COM(2022) 131), dal titolo "Accoglienza delle persone in fuga dalla guerra in Ucraina: l'Europa si prepara a rispondere alle esigenze", la Commissione ha illustrato le azioni intraprese per aiutare gli Stati membri a soddisfare le esigenze di coloro che fuggono dalla guerra contro l'Ucraina e la sua popolazione, e le ulteriori misure necessarie per aiutare gli Stati membri a garantire che i beneficiari della protezione temporanea possano effettivamente accedere al diritto all'istruzione, all'assistenza sanitaria, all'alloggio e all'occupazione. Come reso noto dal Consiglio, l'UE ha stanziato 523 milioni di euro in assistenza umanitaria per aiutare i civili colpiti dalla guerra in Ucraina, di cui 485 milioni di euro per l'Ucraina e 38 milioni di euro per la Moldova. Dall'inizio dell'aggressione russa, l'UE e le sue istituzioni finanziarie si sono infatti impegnate a mobilitare circa 5,4 miliardi di euro per sostenere la resilienza economica, sociale e finanziaria complessiva dell'Ucraina sotto forma di assistenza macrofinanziaria, sostegno al bilancio, assistenza emergenziale, risposta alle crisi e aiuti umanitari. Inoltre, per aiutare le persone che fuggono dalla guerra in Ucraina, nell'aprile 2022 l'UE ha approvato tre regolamenti che sbloccano fondi per oltre 20 miliardi di euro: il regolamento (UE) 2022/562 relativo a un’azione di coesione a favore dei rifugiati in Europa (CARE), che modifica il quadro giuridico 2014-2020 che disciplina i Fondi strutturali e d'investimento europei (fondi SIE) e il Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD), con l’obiettivo di sbloccare quasi 17 miliardi di euro da destinare agli aiuti ai rifugiati ucraini[11]; il regolamento (UE) 2022/613, che consente l'erogazione di ulteriori 3,5 miliardi di euro, nel quadro di REACT-EU, ai Paesi dell'UE che accolgono rifugiati; il regolamento (UE) 2022/585, inteso a sbloccare fino a 420 milioni di euro di fondi rimanenti dal Fondo per gli Affari interni per il periodo 2014-2020 e consentire agli Stati membri e ad altri donatori pubblici o privati di versare contributi aggiuntivi a gravare sul Fondo Asilo, migrazione e integrazione per il periodo 2021-2027. Infine, è stato adottato il regolamento (UE) 2022/2039, del 19 ottobre 2022, recante modifica del regolamento (UE) n. 1303/2013 e del regolamento (UE) 2021/1060 per quanto concerne la flessibilità addizionale per affrontare le conseguenze dell'aggressione militare da parte della Federazione russa FAST (assistenza flessibile ai territori) - CARE. Ulteriore assistenza, consistente in forniture mediche, tende e generatori di corrente, è stata inviata agli Stati confinanti e all’Ucraina attraverso il meccanismo di protezione civile dell’UE e le scorte mediche di RescEU. La Commissione europea ha inoltre istituito una piattaforma di solidarietà, che riunisce gli Stati membri e le agenzie dell'UE, per coordinare il sostegno agli Stati membri bisognosi, e ha presentato il 28 marzo 2022 un piano per rafforzare il coordinamento europeo sull'accoglienza delle persone in fuga dalla guerra. Per quanto riguarda la gestione delle frontiere esterne dell’UE, il 4 marzo 2022 la Commissione ha pubblicato le linee guida per aiutare i Paesi dell'UE a gestire gli arrivi in modo efficace e assistere la polizia di frontiera. Gli orientamenti della Commissione comprendono la semplificazione dei controlli per le persone vulnerabili e l’istituzione di valichi di frontiera temporanei. Si segnala infine che, il 9 giugno 2022, il Consiglio ha adottato conclusioni relative alla strategia dell'Unione europea sui diritti dei minori, con particolare attenzione alla tutela dei diritti dei minori in situazioni di crisi o di emergenza. In una dichiarazione politica adottata il 27 giugno 2022, il Consiglio ha poi ribadito il suo impegno a proteggere tutti i minori fuggiti dalla guerra in Ucraina, in particolare quelli separati dalle loro famiglie, da qualsiasi rischio di adozione, sottrazione o sfruttamento illegali.

Fra gli obiettivi prioritari della Presidenza ceca - come enunciato nel suo programma - figura inoltre la ricostruzione postbellica dell'Ucraina, che dovrebbe incentrarsi in particolare sul ripristino delle infrastrutture critiche, sull'erogazione dei servizi di base e sulla ripresa e la stabilità dell'economia.

Sicurezza energetica

La Presidenza ceca ha posto l'accento sulle questioni di sicurezza energetica dell'UE, ritenute al momento più urgenti della transizione energetica, e sull'attuazione di REPowerEU, necessaria per diversificare le fonti energetiche e affrontare questioni relative alla logistica, al risparmio energetico e alle fonti di energia rinnovabili e a basse emissioni. La Presidenza ceca si è inoltre adoperata per attuare la regolamentazione sulle riserve di gas, attraverso ad esempio il rifornimento dei depositi di gas prima dell’inverno e promuovendo acquisti congiunti volontari per aumentare il peso negoziale dell’UE, come nel caso dei vaccini.

A seguito dell’aggressione dell’Ucraina e in risposta alle difficoltà e alle perturbazioni del mercato energetico mondiale, il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato il piano REPowerEU (COM(2022) 230), i cui obiettivi sono: risparmiare energia; produrre energia pulita; diversificare l'approvvigionamento energetico. Il piano è accompagnato da misure finanziarie e provvedimenti legislativi volti a costruire la nuova infrastruttura e il nuovo sistema energetici. Questi comprendono una Comunicazione sul risparmio energetico, una Strategia esterna dell’UE per l’energia, una Strategia per l’energia solare, una Proposta di direttiva che modifica le direttive in materia di energie rinnovabili, prestazione energetica dell’edilizia ed efficienza energetica, una Raccomandazione sulle procedure autorizzative e sugli accordi di compravendita di energia elettrica, una proposta di regolamento per inserire specifici capitoli dedicati al programma REPowerEU nei Piani per la ripresa e resilienza già presentati dagli Stati membri.

Sempre in risposta alla guerra contro l'Ucraina, è stato adottato il regolamento (UE) 2022/1032, che modifica i regolamenti (UE) 2017/1938 e (CE) n. 715/2009 per quanto riguarda lo stoccaggio del gas, con l'intento di rifornire più rapidamente le riserve strategiche di gas dell'Europa prima dell'inverno e garantire le forniture energetiche. In particolare, il regolamento prevede che gli impianti di stoccaggio del gas siano riempiti almeno all'80% entro il 1º novembre 2022; per gli anni successivi il livello di riempimento è fissato al 90%. Nel testo si sottolinea inoltre la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento del gas e di rafforzare le misure di efficienza energetica.

È stato poi presentato un pacchetto di misure di emergenza - discusso nella riunione straordinaria del Consiglio dei ministri dell’energia del 26 luglio - per affrontare le eventuali drastiche riduzioni o interruzioni delle forniture. Il 5 agosto 2022 il Consiglio ha adottato mediante procedura scritta il regolamento sulla riduzione della domanda di gas del 15%. Il 6 ottobre 2022 i Paesi dell'UE hanno adottato un regolamento di emergenza per far fronte al rincaro dei prezzi dell'energia e aiutare i cittadini e le imprese più colpiti dalla crisi energetica attraverso tre misure di emergenza: la riduzione del consumo di energia elettrica, la fissazione di un tetto massimo ai ricavi dei produttori di energia elettrica, la garanzia di un contributo di solidarietà da parte delle imprese del settore dei combustibili fossili. Il 20 e 21 ottobre 2022 il Consiglio europeo ha raggiunto un accordo su nuove misure per affrontare la crisi energetica[12] e ha invitato il Consiglio e la Commissione a presentare con urgenza decisioni concrete su misure supplementari, fra cui: acquisti congiunti volontari di gas, un nuovo parametro di riferimento complementare per il gas, un corridoio dinamico di prezzo di carattere temporaneo per le transazioni di gas naturale, un quadro temporaneo dell'UE per fissare un tetto al prezzo del gas nella produzione di energia elettrica[13].

Nel suo programma la Presidenza ceca ha sottolineato come la decarbonizzazione dell'industria dell'UE e il passaggio dal gas naturale all'idrogeno rappresentino un obiettivo importante che richiede l'attuazione di un piano ambizioso per lo sviluppo delle infrastrutture, dello stoccaggio e dei terminali dell'idrogeno. Pur affermando che il pacchetto "Pronti per il 55%" (Fit for 55) "crea le basi per la decarbonizzazione", la Presidenza ceca ha dichiarato di volersi concentrare soprattutto sul raggiungimento del principale obiettivo a breve termine, ovvero eliminare la dipendenza dai combustibili fossili russi (come convenuto con la dichiarazione di Versailles nel marzo 2022). La Presidenza ceca ha anche affrontato il tema dell'efficienza energetica (EED) e dell'uso delle energie rinnovabili, ritenendo allo stesso tempo fondamentale lo sviluppo delle infrastrutture energetiche. Infine, ha posto particolare attenzione sul ruolo dell'energia nucleare nel garantire la sicurezza energetica dell'UE e nel raggiungimento degli obiettivi climatici.

Anche per quanto concerne il settore dei trasporti, la Presidenza si è concentrata sulla riduzione delle emissioni, sulla promozione di modalità di trasporto e infrastrutture rispettose dell'ambiente attraverso i combustibili alternativi, che sottolinea essere prerequisito fondamentale per lo sviluppo di una mobilità pulita, sullo sviluppo della rete transeuropea di trasporto (TEN-T) e sulla decarbonizzazione.

Allo stesso tempo, la Presidenza ceca si è proposta di implementare un insieme di strumenti che riducano l’impatto sociale ed economico negativo degli alti prezzi dell’energia, con l'obiettivo di far sì che la transizione verso la carbon neutrality sia accompagnata da misure di protezione sociale efficaci, ad esempio sostenendo il risparmio energetico nelle famiglie.

Con la normativa europea sul clima, nel quadro del Green Deal europeo, l'UE si è posta l'obiettivo vincolante di conseguire la neutralità climatica entro il 2050, che richiederà, nei prossimi decenni, una considerevole riduzione degli attuali livelli di emissioni di gas a effetto serra. Come passo intermedio verso la neutralità climatica, l'UE si è impegnata a ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e di conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Nell'ambito del cosiddetto pacchetto Pronti per il 55% ("Fit for 55%"), l'UE sta lavorando alla revisione delle normative in materia di clima, energia e trasporti al fine di allineare le leggi attuali alle ambizioni per il 2030 e il 2050. Le proposte facenti parte del pacchetto, strettamente interconnesse e complementari, intervengono in una serie di settori: clima, energia e combustibili, trasporti, edilizia, uso del suolo e silvicoltura[14]. Il pacchetto è all’esame del Consiglio e del Parlamento europeo. Nel corso del semestre di presidenza ceca, il 25 ottobre 2022 il Consiglio ha raggiunto un accordo (orientamento generale) sulla proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia[15] e, il 27 ottobre 2022, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico provvisorio per l'introduzione di livelli più rigorosi di prestazione in materia di emissioni di CO2 per le autovetture e i furgoni nuovi. In attesa di un'adozione formale, i colegislatori hanno concordato quanto segue: obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del 55% per le autovetture nuove e del 50% per i furgoni nuovi entro il 2030 rispetto ai livelli del 2021; obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del 100% sia per le autovetture nuove che per i furgoni nuovi entro il 2035.

Rafforzamento delle capacità di difesa dell'Europa e della sicurezza del ciberspazio

Preso atto della crescente instabilità globale, la Presidenza ceca ha annoverato fra le sue priorità il rafforzamento delle capacità di sicurezza e difesa dell'Europa, nonché la collaborazione con i partner nel contesto della NATO. Particolare attenzione è stata posta sull'attuazione della bussola strategica (Strategic Compass). Oltre a garantire le capacità necessarie, comprese le capacità di supporto basate sulle tecnologie esistenti, la Presidenza ceca ha prestato particolare attenzione alla cooperazione e agli investimenti volti a ridurre la dipendenza tecnologica dell'UE, in particolare per quanto riguarda le "tecnologie nuove e dirompenti", al fine di garantire la resilienza delle catene del valore critiche necessarie per tali tecnologie. La Presidenza ceca ha anche affrontato il tema delle minacce informatiche, nonché il contesto geopolitico delle tecnologie emergenti e delle comunicazioni nello spazio. Ha lavorato inoltre allo sviluppo del cd. hybrid toolbox, un insieme di strumenti volontari per contrastare le minacce ibride come la disinformazione, le interferenze straniere e le interruzioni nel ciberspazio, prestando particolare attenzione alla cibersicurezza delle istituzioni, degli organi e delle agenzie dell'UE.

La bussola strategica, approvata il 21 marzo 2022 dal Consiglio dell’Unione europea e adottata il 25 marzo dai Capi di stato e di governo dei 27 Paesi UE, fornisce orientamenti strategici di difesa per il prossimo decennio e definisce un insieme coerente di azioni, modi e mezzi. Il Consiglio europeo ha invitato il Consiglio a portare avanti i lavori per la sua attuazione[16].

Si segnala in proposito la proposta di direttiva relativa a misure per un livello comune elevato di cibersicurezza nell'Unione (cosiddetta NIS 2 - Security of network and information systems), già oggetto di un accordo, concluso il 13 maggio 2022, fra il Parlamento europeo e il Consiglio dell’UE, recante il quadro di riferimento per le misure di gestione dei rischi di cibersicurezza e per gli obblighi di segnalazione in una serie di settori che comprendono, fra l’altro, l'energia, i trasporti, la salute e le infrastrutture digitali. Il 10 novembre 2022 il Parlamento europeo ha approvato la proposta con 577 voti favorevoli, 6 contrari e 31 astensioni.

Resilienza strategica dell'economia europea

La Presidenza ceca ha posto l'accento sulle conseguenze della pandemia di Covid-19 e dell'aggressione russa nei confronti dell'Ucraina che hanno provocato uno shock inflazionistico, una maggiore incertezza del mercato e hanno messo in luce la fragilità delle catene di approvvigionamento globali, sottolineando nel suo documento programmatico che "l’invasione russa ha causato la più grande perturbazione dei mercati delle materie prime nell’ultimo mezzo secolo. L’UE deve ridurre drasticamente la sua dipendenza da regimi ostili o instabili". Per rafforzare la resilienza strategica dell'UE, ha ritenuto dunque essenziale un sostegno mirato alla competitività nelle tecnologie strategiche insieme all'approfondimento degli accordi di libero scambio con le nazioni democratiche nel mondo. Fra le forniture critiche la cui resilienza necessita di essere rafforzata la Presidenza ha annoverato alimenti, medicinali, semiconduttori e materie prime. Particolare importanza è stata posta inoltre sulla sicurezza delle catene di approvvigionamento IT. A tal proposito, la Presidenza ceca si è impegnata per accelerare il processo di conclusione di accordi commerciali con gli Stati democratici e approfondire la cooperazione transatlantica sulla "resilienza della catena di approvvigionamento" nel contesto del Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia. La Presidenza ceca ha inoltre sottolineato la necessità di accelerare la digitalizzazione e l'automazione dell'industria europea, e promuovere l'economia circolare così da ridurre la necessità di importazioni di materie prime. La Presidenza ritiene che un ruolo cruciale in tutti i settori possa essere svolto dalla politica di coesione.

L’8 febbraio 2022 è stata presentata dalla Commissione europea la proposta di regolamento sui semiconduttori, il cosiddetto "Chips Act". Obiettivo primario della proposta è quello di rendere l’UE leader nel campo della progettazione, della fabbricazione e dell’imballaggio di chip avanzati, e ridurre così il suo grado di dipendenza dai Paesi terzi per gli approvvigionamenti. Come affermato dalla Commissione europea, le misure contemplate dalla proposta di regolamento dovrebbero consentire all’UE di raggiungere il 20% della quota di mercato mondiale entro il 2030 attraverso una quadruplicazione dei volumi di produzione in Europa. La proposta è attualmente al vaglio del Consiglio e del Parlamento europeo.

Il 5 luglio 2022 la Commissione europea ha adottato una nuova agenda europea per l'innovazione al fine di dare all'Europa un ruolo di protagonista sulla scena mondiale dell'innovazione e di start-up ad elevatissimo contenuto tecnologico ("deep tech").

Si segnala infine che in occasione del Consiglio "Competitività" (Mercato interno e industria) del 29 settembre 2022 i ministri hanno discusso della resilienza del mercato unico nel contesto dell'aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina e delle misure che potrebbero agevolare la reintegrazione dell'economia ucraina nelle catene del valore dell'UE. I ministri sono stati anche informati dalla delegazione tedesca in merito a un'iniziativa volta a istituire una "piattaforma europea per le tecnologie della trasformazione" volta a rafforzare la sovranità tecnica dell'UE e sostenere lo sviluppo di catene del valore industriali nelle principali tecnologie per la trasformazione quali l'energia eolica, l'energia solare, le pompe di calore e le reti elettriche.

Altre priorità economiche includono il miglioramento del funzionamento del mercato unico, soprattutto nei servizi e nell'economia digitale, e del contesto imprenditoriale, compreso il sostegno alla scienza, alla ricerca e all'innovazione[17]. In particolare, la Presidenza ha sottolineato l’importanza del cd. portafoglio europeo di identità digitale e di un mercato dei dati efficiente ed equo.

Il 3 giugno 2021 la Commissione europea ha adottato la proposta di regolamento che modifica il regolamento (UE) n. 910/2014 per quanto riguarda l'istituzione di un quadro per un'identità digitale europea. La Commissione ha lanciato una piattaforma online per raccogliere le osservazioni di tutti coloro che sono interessati a plasmare i futuri portafogli europei di identità digitale. La piattaforma online resterà aperta alle osservazioni durante i negoziati legislativi e fino a quando gli Stati membri non avranno sviluppato il pacchetto di strumenti comuni.

Inoltre, come preannunciato nella comunicazione "Plasmare il futuro digitale dell'Europa", il 15 dicembre 2020 la Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento relativo a un mercato unico dei servizi digitali ("legge sui servizi digitali" - DSA)[18] - adottata il 19 ottobre 2022 come regolamento (UE) 2022/2065 del Parlamento europeo e del Consiglio - e la proposta di regolamento relativo a mercati equi e contendibili nel settore digitale ("legge sui mercati digitali" - DMA) - adottata il 14 settembre 2022 come regolamento (UE) 2022/1925 del Parlamento europeo e del Consiglio - nell'ottica di una revisione complessiva delle norme di matrice europea al fine di accrescere e armonizzare le responsabilità delle piattaforme online e dei fornitori di servizi d'informazione e introdurre regole che assicurino l'equità e la contendibilità dei mercati digitali.

Resilienza delle istituzioni democratiche

In termini di mantenimento e sviluppo dei valori democratici e dello stato di diritto nell’UE, la Presidenza ceca ha posto attenzione al finanziamento trasparente dei partiti politici, all’indipendenza dei mass media e al dialogo aperto con i cittadini, con particolare riferimento alla Conferenza sul futuro dell’Europa. Inoltre, in occasione dell'Anno europeo della gioventù 2022, la Presidenza ha inteso porre l'accento sul miglioramento del dialogo con i giovani e sulla promozione della loro partecipazione ai processi politici.

Il 25 novembre 2021 la Commissione ha adottato la proposta di rifusione del regolamento relativo allo statuto e al finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee in vista della sua attuazione un anno prima delle elezioni del Parlamento europeo del 2024. La proposta fa parte del pacchetto "Democrazia e integrità delle elezioni europee", che comprende anche una proposta legislativa sulla trasparenza e il targeting della pubblicità politica e due proposte legislative sui diritti elettorali dei cittadini che risiedono in uno Stato membro di cui non sono cittadini alle elezioni europee e comunali.

Come preannunciato nel suo programma di lavoro, il 16 settembre 2022 la Commissione ha adottato una proposta di regolamento che istituisce un quadro comune per i servizi di media nell'ambito del mercato interno, cd. legge europea per la libertà dei media, "per aumentare la trasparenza, l'indipendenza e la rendicontabilità delle misure e delle azioni che interessano la libertà, il pluralismo e i mercati dei media all'interno dell'UE" (COM(2022) 457). Essa si basa sulla direttiva sui servizi di media audiovisivi riveduta e si inserisce nell'ambito dell'impegno assunto dalla Commissione per promuovere la partecipazione democratica, contrastare la disinformazione e sostenere la libertà e il pluralismo dei media, come previsto nel Piano d'azione per la democrazia europea[19].

La Conferenza sul futuro dell’Europa (COFE), inaugurata il 9 maggio 2021, in occasione della Giornata dell’Europa, a Strasburgo nella sede del Parlamento europeo, si è conclusa il 9 maggio 2022, quando i Copresidenti del Comitato esecutivo della Conferenza hanno consegnato la relazione finale contenente le proposte della Conferenza ai Presidenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione[20]. Spetta al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione decidere le modalità con le quali assicurare un seguito efficace ai lavori della Conferenza, ciascuna nell'ambito delle proprie competenze e conformemente ai Trattati[21].

Inoltre, nel documento programmatico si dichiara l'attenzione che la Presidenza ceca pone sul rispetto e sul rafforzamento delle libertà e dei valori europei, sia in ambienti offline che online. Insieme ad altri Stati democratici, la Presidenza si è quindi impegnata "affinché gli standard globali si basino sul cosiddetto approccio incentrato sull'uomo"[22]. La Presidenza ceca si è posta anche l'obiettivo di rafforzare la trasparenza delle criptovalute e di prevenirne un uso improprio.

Gli obiettivi dell’UE nel settore digitale sono stati definiti con la comunicazione "Bussola digitale per il 2030: il modello europeo per il decennio digitale" del 9 marzo 2021 e con la proposta di decisione del 15 settembre 2021, istitutiva del programma strategico per il 2030 "Percorso per il decennio digitale", tuttora in corso di adozione secondo la procedura di codecisione[23]. Il 21 aprile 2021 la Commissione europea ha presentato la legge sull’intelligenza artificiale, recante una serie di misure per ridurre al minimo i rischi per la sicurezza e i diritti fondamentali che potrebbero essere generati dai sistemi di IA prima della loro immissione sul mercato dell’UE, anche con l’obiettivo di sostenere le imprese innovative, le piccole e medie imprese (PMI) e le start-up[24].

Infine, per quanto riguarda il contesto internazionale, la Presidenza ceca ha posto particolare attenzione al "Piano d'azione dell'UE sui diritti umani e la democrazia 2020-2024" (JOIN(2020) 5) e alla sua attuazione attraverso l'utilizzo degli strumenti pertinenti, fra cui i meccanismi sanzionatori.

 

 

Sessione II - Il futuro dell’Unione europea

Il contesto della discussione

Il dibattito sul futuro dell’Europa, nell’ambito dell’attuale legislatura europea (2019-2024), si colloca in larga misura nella riflessione su concetto, portata e limiti dell’autonomia strategica dell’UE, vale a dire la sua capacità di agire autonomamente a tutela dei propri valori ed interessi a livello globale.

Su tale dibattito hanno inciso profondamente gli scenari di crisi di carattere sistemico, inediti per l’UE, determinati dalla pandemia di COVID-19 e dall’aggressione militare russa in Ucraina. Essi, infatti, che oltre a porre, per il loro, l’Unione di fronte alla necessità di approntare iniziative comuni e immediatamente operative, hanno inevitabilmente rilanciato la discussione sull’adeguatezza dell’assetto politico ed istituzionale europeo.

Un forte impulso alla riflessione è stato fornito dai lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa che, sulla base di un metodo innovativo, fondato sulla partecipazione/consultazione dei cittadini europei, ha contribuito alla definizione di proposte volte sia a modificare i Trattati sia a riarticolare le politiche condotte dall’UE nel quadro giuridico vigente.

Spetta ora al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione decidere le modalità con le quali assicurare un seguito efficace ai lavori della Conferenza, ciascuna nell'ambito delle proprie competenze e conformemente ai Trattati.

Il Parlamento europeo ha già adottato il 9 giugno 2022 una risoluzione sul seguito dei lavori della Conferenza, nel quale, in particolare, ha sottoposto al Consiglio dell’UE delle proposte di modifica dei Trattati e ha invitato il Consiglio europeo a convocare una Convenzione per la revisione dei Trattati stessi. Dovrebbe formulare ulteriori proposte di modifica dei Trattati in una risoluzione che dovrebbe essere esaminata dalla plenaria nella primavera del 2023.

Si ricorda che l’art. 48 del Trattato sull’Unione europea (TUE) prevede una procedura di revisione ordinaria, in base alla un Governo di uno Stato membro, il Parlamento europeo o la Commissione possano presentare proposte per la revisione dei Trattati, che sono esaminate da una Convenzione (composta da rappresentanti della Commissione, del Parlamento europeo, dei Governi e dei Parlamenti nazionali) e successivamente sottoposte all’approvazione di una Conferenza intergovernativa composta dai rappresentanti dei Governi e quindi alla ratifica da parte di ciascun Stato membro. L’art. 48 del TUE prevede anche procedure di revisione semplificate, per modifiche di portata limitata, con decisioni adottate all’unanimità da parte del Consiglio europeo.

Il Consiglio ha concordato - al fine di evitare la duplicazione di processi - di non trasmettere per il momento al Consiglio europeo le proposte di revisione dei Trattati formulate nella risoluzione del Parlamento europeo del 9 giugno 2022, ma di attendere che il Parlamento europeo completi l’iter di esame dell’ulteriore risoluzione sulle ulteriori proposte di revisione dei Trattati.

Il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 non si è espresso sulla richiesta del Parlamento europeo di convocare una Convenzione europea e si è limitato a prendere atto delle proposte della Conferenza, invitando le istituzioni a garantirne un seguito efficace di cui i cittadini dovranno essere informati.

A quest’ultimo riguardo, la Presidenza ceca del Consiglio dell’UE ha annunciato lo svolgimento di un evento, che si dovrebbe svolgere a Bruxelles il 2 dicembre 2022, incentrato sulla partecipazione e il dialogo con i cittadini europei sul seguito dato alle proposte della Conferenza sul futuro dell’Europa.

Infine, la discussione sull’assetto istituzionale dell’UE, in una ottica continentale non limitata ai soli Stati membri, ha avuto ulteriori impulsi dalla proposta - presentata dalla Francia nel corso del suo semestre di Presidenza del Consiglio dell’UE (1° gennaio – 30 giugno 2022) - di istituire una più ampia “Comunità politica europea”, volta a costituire un forum di discussione allargato a tutti i paesi europei a prescindere alla loro partecipazione all’UE. La proposta si colloca, allo stato, in una dimensione prettamente intergovernativa

 

 

La Conferenza sul futuro dell’Europa

La Conferenza sul futuro dell’Europa (COFE), inaugurata il 9 maggio 2021, in occasione della Giornata dell’Europa, a Strasburgo nella sede del Parlamento europeo, si è conclusa, dopo un anno, il 9 maggio 2022.

La relazione finale approvata dalla Conferenza contiene 49 proposte, articolate in 326 misure, che sono state elaborate, come già accennato, sulla base di un processo innovativo, mai utilizzato in precedenza, basato su una ampia consultazione dei cittadini europei.

Le proposte finali sono infatti state elaborate dai gruppi di lavoro della Plenaria della conferenza (composta da rappresentati delle Istituzioni europee, dei Governi e dei Parlamento nazionali, delle autorità regionali e locali, delle parti sociali, della società civile e dei cittadini), sulla base delle raccomandazioni dei panel dei cittadini europei, dei contributi dei panel e degli eventi nazionali nonché dei contributi presentati direttamente dai singoli cittadini su una piattaforma digitale multilingue ad hoc.

Come previsto dalla dichiarazione comune interistituzionale del 10 marzo 2021, i lavori della Conferenza hanno riguardato i seguenti temi: la costruzione di un continente sano; la lotta contro il cambiamento climatico e le sfide ambientali; una economia al servizio per le persone; l’equità sociale, l’uguaglianza e la solidarietà intergenerazionale; la trasformazione digitale dell’Europa; i diritti e i valori europei, tra cui lo Stato di diritto; le sfide migratorie; la sicurezza; il ruolo dell’UE nel mondo; le fondamenta democratiche e come rafforzare i processi democratici dell’UE.

La Conferenza ha, inoltre, discusso temi trasversali relativi alla capacità dell’UE di realizzare le priorità politiche, tra le quali legiferare meglio, l’applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità, l’attuazione e l’applicazione della legislazione europea e la trasparenza.

Il Parlamento italiano è stato rappresentato dai senatori Alessandro Alfieri (PD) e Paola Taverna (M5S) e dai deputati Matteo Luigi Bianchi (Lega) e Augusta Montaruli (Fratelli d'Italia), designati dai Presidente delle rispettive camere.

Per una panoramica completa dei lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa si rinvia alla serie completa dei Bollettini “I lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa” a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea della Camera dei deputati e del Servizio Studi del Senato.


 

Approfondimenti  

Le principali proposte della Conferenza sul futuro dell’Europa

Di seguito si indicano le proposte approvate dalla Conferenza nella sua relazione finale, articolate secondi i 9 gruppi di lavoro nei quali si sono strutturati i lavori della Conferenza.

Cambiamento climatico e ambiente

Le proposte approvate, sulla base dell’attività del gruppo di lavoro sul Cambiamento climatico e l’ambiente presieduto da Anna Pasková (rappresentante del Governo Ceco), sono le seguenti:

Sicurezza alimentare e produzione alimentare sicura e sostenibile

·       evidenziare il concetto di economia verde e blu promuovendo un'agricoltura e una pesca efficaci e rispettose dell'ambiente e del clima nell'UE e nel mondo;

·       riorientare le sovvenzioni e rafforzare gli incentivi a favore di un'agricoltura biologica e sostenibile;

·       applicare i principi dell'economia circolare all'agricoltura e promuovere misure per combattere gli sprechi alimentari e una produzione di carne all'insegna del benessere degli animali e della sostenibilità;

·       ridurre l'uso di pesticidi e fertilizzanti chimici e sostenere la ricerca di alternative più sostenibili e di origine naturale;

·       introdurre una certificazione degli assorbimenti di carbonio;

·       eliminare il dumping sociale e promuovere una transizione verde e giusta verso posti di lavoro migliori, nel settore dell'agricoltura.

Protezione biodiversità e eliminazione inquinamento

Cambiamenti climatici, energia e trasporti

Consumo, imballaggio e produzione sostenibili

Informazione, sensibilizzazione, dialogo e stile di vita

Salute

Le proposte approvate, sulla base dell’attività del gruppo di lavoro sulla Salute, presieduto da Maroš Šef?ovi? (vicepresidente della Commissione europea), ha formulato, sono, in particolare, le seguenti:

Alimenti e stile di vita sani

Rafforzare il sistema sanitario

Attribuire un significato più ampio al termine "salute"

Parità di accesso alla salute per tutti

Una economia più forte, sulla giustizia sociale e occupazione

Le proposte approvate, sulla base dell’attività del gruppo di lavoro per una economia più forte, sulla giustizia sociale e sull’occupazione presieduto dalla parlamentare europea Iratxe García Pérez (S&D, Spagna) sono le seguenti:

 

 

Crescita sostenibile e innovazione

Competitività e mercato unico

Mercati del lavoro inclusivi

Politiche sociali

Transizione demografica

Politiche fiscali e di bilancio

 

L’UE nel Mondo

Le proposte approvate, sulla base dell’attività del gruppo di lavoro l’UE nel Mondo, presieduto da Asees Ahuja (Rappresentante del Governo svedese), sono, in particolare, le seguenti:

 

Ridurre la dipendenza dell'UE dagli attori stranieri nei settori economicamente strategici

Adottare misure per rafforzare l’autonomia dell’Ue in settori strategici chiave, come i prodotti agricoli, i beni economici strategici, i semiconduttori, i medicinali, le tecnologie digitali e ambientali innovative e l'energia, attraverso:

 

Ridurre la dipendenza dell'UE dagli attori stranieri nel settore dell'energia

Ridurre la dipendenza dell'UE dagli attori stranieri nel settore dell'energia attraverso:

 

Rafforzare la dimensione etica delle relazioni commerciali e di investimento dell'UE

 

Rafforzare la dimensione ambientale nelle relazioni commerciali dell’UE con paesi terzi

·       rafforzare l'etichettatura ecologica e introdurre un punteggio ambientale obbligatorio su tutti i prodotti acquistati dai consumatori;

·       adottare norme ambientali rafforzate per l'esportazione di rifiuti;

·       incentivare gli Stati membri a riciclare i propri rifiuti per produrre energia;

·       promuovere un utilizzo ridotto degli imballaggi;

·       favorire i paesi terzi che applicano elevati standard di sostenibilità, offrendo loro un accesso più ampio al mercato dell'UE per i loro beni.

 

Capacità decisionale dell’UE

·       adottare le decisioni in materia di politica estera e di sicurezza comune a maggioranza qualificata;

·       basare la cooperazione nel settore della politica di sicurezza e di difesa sulla bussola strategica e ricorrere allo strumento europeo per la pace;

·       rafforzare il ruolo dell'Alto rappresentante dell'UE;

·       ratificare più rapidamente gli accordi commerciali, senza tuttavia precludere un esame e discussioni adeguati.

 

Trasparenza dell'UE e relazioni con i cittadini

 

 

 

L'UE come un attore forte sulla scena mondiale nel garantire pace e sicurezza

 

L'UE come attore forte sulla scena mondiale nell'instaurare relazioni con paesi terzi

 

Valori e diritti, Stato di diritto, sicurezza

Le proposte approvare, sulla base dell’attività del gruppo di lavoro su Valori e diritti, Stato di diritto, sicurezza, presieduto da V?ra Jourová (vicepresidente della Commissione europea), sono, in particolare, le seguenti:

Stato di diritto, valori democratici e identità europea

 

 

 

Protezione dei dati

Media, notizie false, disinformazione, verifica dei fatti, cibersicurezza 

 

Lotta alla discriminazione, uguaglianza e qualità della vita

 

Diritti degli animali, agricoltura

 

Trasformazione digitale

Le proposte approvate, sulla base dell’attività del gruppo di lavoro sulla Trasformazione digitale, presieduto da Elina Valtonen (membro del parlamento finlandese) e da Riina Sikkut (membro del parlamento estone), sono, in particolare, le seguenti:

Accesso all'infrastruttura digitale 

 

Alfabetizzazione e competenze digitali abilitanti 

 

Una società digitale sicura e affidabile — sicurezza informatica e disinformazione

 

Una società digitale sicura e affidabile – protezione dei dati

 

Innovazione digitale per rafforzare l'economia sociale e sostenibile

 

Rafforzamento della democrazia europea

Le proposte approvate, sulla base dell’attività del gruppo di lavoro sulla Democrazia europea presieduto dal parlamentare europeo Manfred Weber (PPE, Germania), sono, in particolare, le seguenti:

Partecipazione e informazione ai cittadini

 

Democrazia e elezioni

 

Processo decisionale dell’UE

 

 

Sussidiarietà

 

Metodo delle riforme

 

Migrazione

Le proposte approvate, sulla base dell’attività del gruppo di lavoro sulla Migrazione, presieduto da Alessandro Alfieri (membro del Senato italiano) e da Dimitris Kairidis (membro del Parlamento greco), sono, in particolare, le seguenti:

Migrazione legale

 

Migrazione irregolare

Asilo e integrazione

 

Istruzione, cultura, gioventù e sport

Le proposte approvare, sulla base dell’attività del gruppo di lavoro sull'Istruzione, la cultura, la gioventù e lo sport presieduto Silja Markkula (Presidente del Forum europeo della gioventù, Finlandia) sono, in particolare, le seguenti:

Istruzione

 

Giovani europei

 

Cultura e scambi

 

Sport

 

Il seguito dei lavori della Conferenza

Attività della Commissione europea

La Commissione ha presentato il 17 giugno 2022 una comunicazione sui seguiti da dare ai lavori della Conferenza nella quale ha evidenziato che l’introduzione di nuove riforme e politiche non richiede necessariamente una revisione dei Trattati e che la maggior parte di tali innovazioni può essere perseguita nella cornice dei Trattati esistenti, usando in particolare la clausola “passerella” per passare a votazioni a maggioranza qualificata per le decisioni del Consiglio in alcuni ambiti.

Allo stesso tempo, la Commissione ha riconosciuto che vi sono alcune proposte della Conferenza che sono realmente innovative e che alcune tra esse, in particolare in settori quali la salute e la difesa, richiedono una revisione dei Trattati.

In occasione del discorso sullo Stato dell’Unione, pronunciato il 14 settembre 2022 al Parlamento europeo, la Presidente von Der Leyen, nel ricordare l’importanza della Conferenza, ha indicato che i panel dei cittadini, elemento centrale della COFE, diventeranno una prassi regolare della vita democratica dell’UE e che la Commissione europea ha elencato nella lettera di intenti per il programma di lavoro del 2023 una lista di proposte che originano dalle conclusioni dei lavori della COFE.

La Presidente ha rilevato che è tempo di introdurre nei Trattati una solidarietà tra le diverse generazioni, rinnovando la promessa del progetto europeo e migliorando le modalità con le quali l’UE decide le proprie politiche. Secondo la Presidente, considerato che l’Unione si sta impegnando seriamente per il suo allargamento, allo stesso modo dovrà impegnarsi sulla sua riforma. Al riguardo ha quindi affermato che è giunto ora il momento di convocare una Convenzione europea per la riforma dei Trattati, come richiesto anche dal Parlamento europeo.

La lettera di intenti, tra le iniziative che faranno parte del programma di lavoro della Commissione per il 2023, evidenzia le seguenti come seguito diretto delle proposta della Conferenza sul futuro dell'Europa:

      revisione del quadro sui rifiuti per la riduzione dei rifiuti, compresi quelli alimentari, e dell'impatto ambientale della gestione dei rifiuti;

      proposta legislativa relativa alle piante prodotte mediante alcune nuove tecniche genomiche;

      revisione della legislazione dell'UE sul benessere degli animali;

      normativa europea sulle materie prime critiche;

      proposta legislativa relativa al censimento e alla registrazione dell'amianto negli edifici;

      revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale 2021-2027;

      proposta legislativa relativa a una seconda serie di nuove risorse proprie;

      proposta legislativa "Imprese in Europa: quadro per l'imposizione dei redditi (BEFIT)";

      accesso ai dati nei servizi finanziari;

      proposte legislative relative all'istituzione dell'euro digitale;

      strategia spaziale dell'UE per la sicurezza e la difesa;

      approccio globale alla salute mentale;

      proposta legislativa relativa a una Carta europea della disabilità.

 

Attività del Parlamento europeo

Il Parlamento europeo ha approvato (355 voti favorevoli, 154 contrari e 48 astenuti – hanno votato a favore la maggior parte dei deputati dei gruppi PPE, Socialisti e democratici, Renew Europe, mentre hanno votato contro i deputati del Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti  europei e del Gruppo Identità e democrazia) il 9 giugno 2022 una risoluzione sulla richiesta di convocare una Convenzione per la revisione dei Trattati nella quale sottopone al Consiglio le seguenti proposte di modifica dei trattati stessi:

·       rafforzare la capacità dell'Unione di agire riformando le procedure di voto, anche consentendo decisioni in seno al Consiglio a maggioranza qualificata anziché all'unanimità;

adeguare le competenze conferite all'Unione nei trattati, in particolare nei settori della salute, nel completamento dell'unione dell'energia basata sull'efficienza energetica e sulle energie rinnovabili, nella difesa e nelle politiche sociali ed economiche; garantire la piena attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, e integrare il progresso sociale nell'articolo 9 del Trattato sul funzionamento dell’UE (TFUE) collegato a un protocollo sul progresso sociale nei trattati; sostenere il rafforzamento della competitività e della resilienza dell'economia dell'UE, prestando un'attenzione particolare alle piccole e medie imprese e ai controlli della competitività, e promuovere investimenti proiettati al futuro e incentrati sulle transizioni giusta, verde e digitale;
L’articolo 9 del TFUE prevede che l’UE, nella definizione e nell'attuazione delle sue politiche e azioni, tenga conto delle esigenze connesse con la promozione di un elevato livello di occupazione, la garanzia di un'adeguata protezione sociale, la lotta contro l'esclusione sociale e un elevato livello di istruzione, formazione e tutela della salute umana. Si segnala che la richiesta di modificare l’articolo 9 del TFUE, inserendo un riferimento al progresso sociale nell'articolo 9, unitamente all'elaborazione di un protocollo specifico, è stato uno dei motivi per cui il gruppo PPE, non ha firmato il progetto di risoluzione comune (per la quale ha comunque votato ampiamente a favore) che è stata presentata solo dai gruppi: Socialisti e democratici; Renew Europe e Verdi.

·       conferire al Parlamento pieni diritti di codecisione sul bilancio dell'UE e il diritto di iniziativa legislativa per avviare, modificare o abrogare atti legislativi;

·       rafforzare la procedura di protezione dei valori su cui si fonda l'UE e chiarire l'accertamento e le conseguenze delle violazioni dei valori fondamentali (articolo 7 TUE e Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea).

 

Nella risoluzione il Parlamento europeo propone, inoltre, che siano modificati:

·       l’articolo 29 del TUE, inserendo la previsione che il Consiglio dell’UE possa adottare a maggioranza qualificata una decisione che prevede l'interruzione o la riduzione, parziale o totale, delle relazioni economiche e finanziarie con uno o più paesi terzi (l’articolo 29 del TUE prevede attualmente che il Consiglio possa adottate all’unanimità decisioni che definiscano la posizione dell’UE su una questione particolare di natura geografica o tematica e che gli Stati membri assicurino che le loro politiche nazionali siano conformi alle posizioni dell’UE);

·       l’articolo 48, paragrafo 7, quarto comma, del TUE prevedendo che il Consiglio europeo deliberi a maggioranza qualificata (e non all’unanimità come attualmente previsto) per le decisioni volte a consentire al Consiglio dell’UE di deliberare a maggioranza qualificata nei casi in cui i trattati prevedono l’unanimità o di passare da una procedura legislativa speciale alla procedura legislative ordinaria (le cosiddette clausole passerella).

 

La risoluzione invita il Consiglio a sottoporre tali proposte direttamente all'esame del Consiglio europeo, al fine di convocare una Convenzione composta da rappresentanti dei Parlamenti nazionali, dei Capi di Stato o di Governo degli Stati membri, del Parlamento e della Commissione ed alla quale dovrebbero essere invitati in qualità di osservatori i rappresentanti delle parti sociali dell'UE, del Comitato economico e sociale europeo, del Comitato europeo delle regioni, della società civile dell'UE e dei paesi candidati.

La Conferenza dei Presidenti del Parlamento europeo ha dato mandato alla Commissione affari costituzionali del Parlamento europeo di preparare una relazione sul seguito delle proposte della Conferenza sul futuro dell’Europea e su eventuali proposte di revisione dei Trattati.

Relatori del progetto di relazione (non ancora presentato in commissione e che secondo alcune indicazioni potrebbe essere sottoposto all’esame della plenaria del PE nei primi mesi del 2023) sono gli onn. Jacek Saryusz-Wolski (Gruppo Conservatori e Riformisti europei), Helmut Scholz (Gruppo della Sinistra), Guy Verhofstadt (Gruppo Renew Europe), Daniel Freund (Gruppo dei verdi/Alleanza libera europea), Sven Simon (Gruppo PPE), Gabriele Bischoff (Gruppo S&D).

La Commissione affari costituzionali del Parlamento europeo ha inoltre nominato l’on. Giuliano Pisapia (gruppo S&D), relatore per una relazione di iniziativa sul tema dell’attuazione delle "clausole passerella" nei trattati dell'UE.

 

La Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha trasmesso la risoluzione del PE al Consiglio con una lettera del 10 giugno 2022 e con una successiva lettera 30 giugno 2022 ha invitato il Consiglio dell’UE a trasmettere, come previsto dall’articolo 48 del TUE, le proposte di revisioni formulate dal Parlamento europeo nella risoluzione del 9 giugno 2022 al prossimo Consiglio europeo e di notificarle ai Parlamenti nazionali.

La Presidenza ceca ha risposto a nome del Consiglio dell’UE con una lettera del 27 luglio, nella quale si indica che il Consiglio intende agire nell’ambito delle sue competenze e degli obblighi previsti dai Trattati per dare il miglior seguito possibile alla Conferenza sul futuro dell’Europa. La Presidenza ceca ha inoltre avviato una discussione all’interno del Consiglio, rilevando che l’art. 48 del TUE non prevede un obbligo temporale per la trasmissione al Consiglio europeo delle proposte di revisione dei Trattati che riceve da un Governo di uno Stato membro, dal PE o dalla Commissione europea.

Il Consiglio affari generali del 18 ottobre 2022 ha concordato - al fine di evitare la duplicazione di processi - di non trasmettere per il momento al Consiglio europeo le proposte di revisione dei Trattati formulate nella risoluzione del Parlamento europeo del 9 giugno 2022, ma di attendere che il Parlamento europeo completi l’iter di esame dell’ulteriore risoluzione sulle ulteriori proposte di revisione dei Trattati.

 

Attività del Consiglio

La Presidenza ceca, in una prima relazione di sintesi, del 14 settembre 2022, sul dibattito sui seguiti della COFE all’interno del Consiglio dell’UE, ha rilevato che la grande maggioranza delle delegazioni ritiene che, in questa fase, la priorità dovrebbe andare alle proposte che possono essere realizzate nell'attuale quadro dei trattati e pertanto, ritiene che, prima di avviare il processo di revisione, serva più tempo per una valutazione complessiva e che tale decisione sia attualmente prematura.

Si ricorda che 13 Stati membri (Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Malta, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovenia e Svezia) hanno presentato Il 9 maggio 2022 un non paper nel quale evidenziano che la revisione dei Trattati è prematura e non è mai stata uno scopo dei lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa e che le gravi crisi che l’Unione europea sta affrontando, tra cui la pandemia e l'aggressione russa in Ucraina, hanno dimostrato quanto si possa fare nell’attuale quadro dei Trattati.

La Presidenza ceca afferma però che un numero significativo di delegazioni è disponibile a prendere in considerazione una modifica del trattato in una fase successiva, qualora si presentino nuove circostanze o determinate condizioni. A tal proposito, la Presidenza evidenzia che varie delegazioni mettono in relazione un'eventuale revisione del trattato con la prospettiva dell'allargamento.

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, intervenuto al Parlamento europeo il 3 maggio 2022, si era espresso a favore di un processo di revisione dei Trattati, sulla base delle indicazioni e delle ambizioni emerse dalla Conferenza sul futuro dell’Europa.

Sulla possibilità di utilizzare le clausole passerella per passare dal voto all'unanimità al voto a maggioranza qualificata in seno al Consiglio, la Presidenza ceca indica che vi sono opinioni contrastanti.

Da un lato, varie delegazioni sembrano disposte a prendere in considerazione il ricorso alle clausole passerella per passare dal voto all'unanimità al voto a maggioranza qualificata in seno al Consiglio, in particolare nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune (PESC), ad esempio per le sanzioni, i diritti umani o le missioni dell’UE nell’ambito della politica di sicurezza difesa comune (PSDC), e anche in materia di fiscalità, politica energetica e non discriminazione. Dall'altro, altre delegazioni ritengono che l'estensione del voto a maggioranza qualificata potrebbe andare a scapito di alcuni Stati membri e minare l'unità dell'UE, e che pertanto il raggiungimento dell'unanimità tra gli Stati membri dovrebbe essere sempre considerato una priorità.

 

Il Consiglio affari generali del 18 ottobre 2022, ha svolto una discussione sul seguito dei lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa, concordando di non trasmettere per il momento al Consiglio europeo le proposte di revisione dei Trattati formulate nella risoluzione del Parlamento europeo del 9 giugno 2022 (v. supra). Nel corso del dibattito, molti Ministri hanno rilevato che occorre dare priorità alle proposte che possono essere realizzate nell’ambito della attuale cornice dei Trattati. Inoltre, alcuni Ministri hanno rilevato che, nel contesto delle sfide urgenti derivanti dalla guerra della Russia in Ucraina, sia importante concentrare tutte le energie sulla fornitura di soluzioni ai problemi pratici dei cittadini europei, mentre altri hanno espresso l’opinione che sia necessario più tempo per una valutazione completa prima di impegnarsi nel processo di revisione del trattato.

 

La procedura di revisione dei Trattati

La procedura di revisione dei Trattati è prevista dall’art. 48 del Trattato sull’UE che prevede una procedura di revisione ordinaria e procedure di revisione semplificate.

La Procedura di revisione ordinaria

La procedura di revisione ordinaria prevede che il Governo di qualsiasi Stato membro, il Parlamento europeo o la Commissione possano sottoporre al Consiglio dell’UE progetti intesi a modificare i trattati.

Tali progetti possono, tra l'altro, essere intesi ad accrescere o a ridurre le competenze attribuite all'Unione nei trattati.

Tali progetti sono notificati ai Parlamenti nazionali.

Spetta al Consiglio europeo, previa consultazione del Parlamento europeo e della Commissione, adottare a maggioranza semplice una decisione favorevole all'esame dei progetti di modifica e al Presidente del Consiglio europeo di convocare una Convenzione composta da rappresentanti dei Parlamenti nazionali, dei capi di Stato o di governo degli Stati membri, del Parlamento europeo e della Commissione.

La Convenzione esamina i progetti di modifica e adotta per consenso una raccomandazione a una conferenza dei rappresentanti dei governi degli Stati membri (cosiddetta Conferenza intergovernativa);

Il Consiglio europeo può decidere a maggioranza semplice, previa approvazione del Parlamento europeo, di non convocare una Convenzione qualora l'entità delle modifiche non lo giustifichi. In questo caso, il Consiglio europeo definisce direttamente il mandato per una conferenza dei rappresentanti dei governi degli Stati membri.

A prescindere dalla convocazione o meno di una Convenzione, spetta alla conferenza dei rappresentanti dei governi degli Stati membri stabilire di comune accordo le modifiche da apportare ai trattati, che entrano in vigore dopo essere state ratificate da tutti gli Stati membri conformemente alle rispettive norme costituzionali.

L’articolo 48 del Tue prevede che qualora, al termine di un periodo di due anni a decorrere dalla firma di un trattato che modifica i trattati, i quattro quinti degli Stati membri abbiano ratificato detto trattato e uno o più Stati membri abbiano incontrato difficoltà nelle procedure di ratifica, la questione è deferita al Consiglio europeo.

 

Procedure di revisione semplificate

L’articolo 48 del TUE prevede delle distinte procedure di revisione semplificate (che non prevedono la convocazione di una Convenzione e di una Conferenza intergovernativa) per:

La procedura legislativa ordinaria prevede l’adozione dell’atto attraverso la codecisione di Parlamento europeo e Consiglio dell’UE. Le procedure legislative speciali sono le procedure disciplinate dai Trattati che prevedono che gli atti siano adottati solo dal Consiglio e che il Parlamento europeo possa solo approvare (ma non modificare) o essere consultato.

Ogni iniziativa presa dal Consiglio europeo in tema di attivazione di clausole passerella è trasmessa ai Parlamento nazionali degli Stati Membri. In caso di opposizione di un Parlamento nazionale la decisione del Consiglio europeo non è adottata.

Le proposte del Gruppo di lavoro della COSAC sul ruolo dei Parlamenti nazionali nell’UE

La Presidenza Francese (I° semestre 2022), nell’ambito dei lavori della Conferenza degli organi specializzati in affari comunitari (COSAC) ha istituto un gruppo di lavoro con il compito di presentare delle proposte per rafforzare il ruolo dei Parlamenti nazionali nell’UE.

Al gruppo ha partecipato in rappresentanza della Camera dei deputati l’on. Francesca Galizia.

Il gruppo ha concluso i suoi lavori il 14 giugno 2022 con l’adozione (per consenso, ad esclusione del Parlamento europeo) di un rapporto finale, sotto forma di conclusioni, che in particolare contiene proposte relative a:

·       l’introduzione di un potere di proposta da parte dei PN, attraverso la cosiddetta “green card”, ossia il diritto di iniziativa indiretto (da esercitare da ¼ dei Parlamenti nazionali o dai Parlamenti nazionali che rappresentano almeno ¼ della popolazione europea e ¼ degli Stati membri) volto a chiedere alla Commissione europea di presentare una proposta di atto legislativo dell’UE (sulla base del diritto già attribuito al PE dall’art. 225 del Trattato sul funzionamento dell’UE);

·       il miglioramento del coinvolgimento dei PN nella fase prelegislativa del procedimento decisionale dell’UE (attraverso lo svolgimento di riunioni interparlamentari ad hoc prima della presentazione da parte della Commissione europea dei principali pacchetti di proposte legislative e l’impegno della Commissione europea ad includere il riferimento ai pareri eventualmente espressi dai PN in tale fase consultiva nelle relazioni che accompagnano le proposte legislative in oggetto);

·       alcune modifiche al controllo dei PN sull’applicazione del principio di sussidiarietà (in particolare abbassando la soglia per il cartellino giallo da 1/3 a 1/4 dei voti attribuiti ai PN a e allungando a 10 settimane il termine per adottare un parere motivato);

·       l’approfondimento del controllo dei PN sull’attività del Consiglio dell’UE, in particolare con una maggiore trasparenza dei documenti relativi ai negoziati di trilogo (con il diritto di accesso ai documenti esercitabile da ciascun organo parlamentare), nonchè attraverso il diritto di presentare interrogazioni scritte alle Istituzioni dell’UE (esercitabile singolarmente dal Presidente della Commissione affari europei di ciascun PN o collettivamente dalla COSAC);

·       il rafforzamento del dialogo tra il PE e le Istituzioni dell’UE;

·       il potenziamento della cooperazione interparlamentare.

 

Il Non paper del Governo Italiano

Nella XVIII legislatura, il Governo italiano in vista dell’avvio della Conferenza sul futuro dell’Europa aveva presentato nel febbraio 2020 un contributo sotto forma di non paper, che poi è stato ripresentato - anche alla luce del mutato scenario globale indotto dalla pandemia di COVID 19 - in una versione aggiornata nel settembre 2021. Nel non paper il Governo indicava che il dibattito sul futuro dell’Europa dovrebbe articolarsi su due filoni:

Ø  una discussione sulle innovazioni istituzionali che potrebbero contribuire a migliorare il funzionamento dell’UE, introdurre una maggiore trasparenza ed a promuovere la partecipazione dei cittadini alle procedure decisionali europee;

Ø  una discussione sulle prospettive delle principali priorità politiche dell’UE.

Funzionamento dell’UE, trasparenza e partecipazione dei cittadini

Per quanto riguarda il primo profilo, il non paper dell’Italia propone, in particolare, le seguenti iniziative che potrebbero- a giudizio del Governo - essere introdotte anche senza necessità di modificare i Trattati:

·       rafforzare l’istituto dell’iniziativa dei cittadini introdotta dal Trattato di Lisbona;

·       prevedere la possibilità di svolgere un referendum paneuropeo di natura consultiva su temi relativi all’integrazione europea;

·       rafforzare il ruolo del Parlamento europeo:

-       attribuendogli il diritto di iniziativa legislativa;

-       armonizzando le normative elettorali per la sua elezione e prevedendo l’istituzione di un piccolo, ma simbolico collegio elettorale europeo, volto a promuovere la competizione tra le famiglie politiche europee su base transnazionale, nel cui ambito potrebbe essere avviato un dibattito più ambizioso sulla possibilità dell’elezione diretta dal Presidente della Commissione europea;

-       migliorando il suo coinvolgimento nella governance dell’Eurozona e la trasparenza dei lavori dell’Eurogruppo;

·       fare pieno uso delle disposizioni già previste dai Trattati per semplificare il processo decisionale dell’UE, in particolare prevedendo il passaggio alla votazione a maggioranza qualificata in seno al Consiglio per temi quali la sicurezza e la protezione sociale, misure antidiscriminazione, tassazione e per alcuni settori della politica estera e di sicurezza comune;

·       sviluppare una più forte azione esterna dell’UE a sostegno delle sue politiche interne, in particolare facendo pienamente uso del cosiddetto “doppio cappello” dell’Alto rappresentante, membro della Commissione europea ed allo stesso tempo in grado di agire su mandato del Consiglio;

·       rafforzare il ruolo del Consiglio affari generali, in particolare quale organo preparatorio delle riunioni del Consiglio europeo;

·       fare pieno uso del Trio delle Presidenze del Consiglio dell’UE, razionalizzando la divisione dei lavori su linee tematiche ed evitare la frammentazione in particolare in relazione a negoziati legislativi complessi e di lunga durata.

Priorità politiche

Per quanto, invece, riguarda il secondo profilo, ossia la discussione sulle prospettive delle principali priorità politiche dell’UE, il non paper dell’Italia propone, in particolare di avviare un dibattito:

·       per una Unione europea della salute, da sviluppare a lungo termine, discutendo gli attuali confini delle competenze dell’UE in tale ambito e valutando i margini di flessibilità offerti dai Trattati ai fini di un intervento a livello europeo;

·       sull’autonomia strategica aperta dell’UE, con l’obiettivo di rafforzare la capacità dell’UE nel proiettare sicurezze e promuovere i suoi valori; costruire capacità volte a superare le vulnerabilità interne dell’UE, promuovendo l’emergere di “campioni industriali” europei, affrontando la questione di una capacità di spesa e di investimento a livello europeo attraverso nuove risorse proprie e utilizzando l’esperienza del Piano per la ripresa europea Next Generation EU, rendendolo permanente; definendo un contesto di parità di condizioni per la concorrenza e la competizione globali (cosiddetto level playing field);

·       sul green deal e la transizione verso una economia più verde, per il quale è necessario avere meccanismi in grado di garantire la mobilizzazione di fondi adeguati sia a livello europeo, attraverso un piano europeo di investimenti, sia a livello nazionale, consentendo finanziamenti a lungo termine nell’ambito delle politiche fiscali nazionali condotte nel quadro della governance economica europea;

·       sulla transizione digitale e l’innovazione tecnologica, promovendo un alto livello di autonomia strategica dell’UE, con particolare riferimento alle tecnologie per la sicurezza della connettività, come 5G e 6G, all’intelligenza artificiale, alla prossima generazione di computer ad alte prestazioni e al Cloud europeo, rafforzando, inoltre, le politiche di innovazione e di ricerca scientifica e tecnologica e la resilienza delle infrastrutture in tale ambito e promuovendo adeguati strumenti di finanziamento. Infine l’UE dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere parità di condizioni (level playing filed) nello spazio digitale e il coinvolgimento di tutto il sistema produttivo, in particolare delle piccole e medie imprese, micro imprese e start-ups, nella catena del valore;

·       sulle scelte di politica economica, in particolare con la definizione di una posizione dell’UE che vada oltre il mero coordinamento delle politiche fiscali nazionali sulla base di criteri rigidi ed assoluti e preveda: il coinvolgimento del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali; l’evoluzione del semestre europeo in un semestre sostenibile, non più centrato solo sulla disciplina fiscale e la stabilità finanziaria, ma anche sugli obiettivi della sostenibilità, della crescita e della conservazione del tessuto sociale; il completamento dell’Unione economica e monetaria, con uno schema di garanzia comune per i depositi bancari e un meccanismo di stabilizzazione macroeconomica e l’eventuale possibilità di nominare un Ministro europeo delle finanze; l’armonizzazione della normativa fiscale che potrebbe migliorare anche il funzionamento del mercato interno;

·       la definizione di una effettiva politica migratoria europea improntata ad una solidarietà che da occasionale ne diventi elemento strutturale, che non si limiti alle disposizioni relative all’asilo, che preveda la definizione di un quadro (framework) per la migrazione legale, necessaria per lo sviluppo economico dell’Europa, promuovendo al tempo stesso un dibattito su una politica per l’integrazione, ancorata alle priorità dell’UE per la lotta alla discriminazione e al razzismo.  Si rileva la necessità, nel rispetto delle prerogative degli Stati membri, di un migliore coordinamento tra le politiche in materia di immigrazione e occupazione.

 

La posizione del Parlamento italiano

Nella scorsa legislatura, il Senato della Repubblica e la III Commissione Affari esteri e la XIV Commissione Politiche dell’UE della Camera dei deputati hanno adottato, il 27 aprile 2022, rispettivamente un ordine del giorno (n. G1, Castellone e altri) e una risoluzione (n. 7-00829, De Luca e altri) sul seguito dei lavori della Conferenza in cui si impegna il Governo a:

·       informare il Parlamento circa gli esiti della Conferenza, aggiornandolo costantemente sulle iniziative che si intenderanno porre in essere per dare seguito alle conclusioni adottate, garantendo una costante interlocuzione con le competenti Commissioni parlamentari, nonché assicurando un pieno coinvolgimento delle autonomie territoriali;

·       promuovere le proposte emerse dalla Conferenza che possano consentire un rafforzamento dell’azione dell’Unione europea, nel rispetto dei princìpi di sussidiarietà e proporzionalità, utilizzando tutte le potenzialità dei trattati stessi, ivi incluso l’avvio di un processo di revisione dei trattati nell’ambito di una convenzione composta anche da rappresentanti dei Parlamenti nazionali come previsto dall’articolo 48 del Trattato sull’Unione europea.

Nell’ordine del giorno del Senato inoltre si impegna il Governo a promuovere una maggiore cooperazione interparlamentare tra il Parlamento europeo ed i Parlamenti nazionali.

Si ricorda che, sempre nella scorsa legislatura, le Commissioni affari esteri e comunitari e le Commissioni Politiche dell’UE della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica hanno svolto una indagine conoscitiva congiunta sulla Conferenza sul futuro dell’Europa, nell’ambito della quale hanno svolto le seguenti audizioni:

·       Dubravka Suica, Vicepresidente della Commissione europea per la democrazia e la demografia (29 aprile 2021);

·       Guy Verhofstadt, membro del Parlamento europeo in qualità di co-presidente del Comitato esecutivo per il Parlamento europeo presso la Conferenza sul futuro dell'Europa (20 maggio 2021);

·       Vera Jourová, Vicepresidente della Commissione europea per i Valori e la Trasparenza (14 ottobre 2021);

·       Piero Mauro Zanin, Vicepresidente della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome; Roberto Ciambetti, rappresentante del Comitato europeo delle Regioni alla Plenaria della Conferenza sul futuro dell'Europa; Luca Menesini, rappresentante dell'Unione delle province d'Italia (UPI); Marco Bussone, Presidente dell'Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (UNCEM) (8 novembre 2021);

·       Ferdinando Nelli Feroci, Co-Presidente del Comitato scientifico per il futuro dell'Europa; Luisa Trumellini, Segretaria generale del Movimento Federalista europeo; Gianluca Bonato, Presidente nazionale della Gioventù Federalista europea; Matteo Gori, Segretario generale della Gioventù Federalista europea; Stefano Castagnoli, Presidente nazionale del Movimento Federalista europeo (29 novembre 2021);

·       Gaetano Armao, Coordinatore della Commissione Affari europei e internazionali della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome; Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Consiglio Italiano del Movimento europeo (CIME); Stefano Micossi, Direttore generale di ASSONIME; Giovanni Sabatini, Direttore generale dell'ABI; Susanna Camusso, Responsabile per le Politiche Europee e Internazionali della CGIL; Andrea Mone, Responsabile Politiche Europee della CISL; Angelo Pagliara, Rappresentante della Segreteria Generale della UIL; Luigi Ulgiati, Segretario Generale dell'UGL; Tiziano Treu, Presidente del CNEL (6 dicembre 2021);

·       Giulio Saputo, Coordinatore dell'assemblea del Consiglio Nazionale dei Giovani (17 febbraio 2022).

Per i resoconti delle audizioni fin qui svolte si rinvia al link relativo all’attività dell’indagine conoscitiva.


 


 

Sessione III - Autonomia strategica dell'UE

Evoluzione del concetto di autonomia strategica

Raggiungere l'autonomia strategica mantenendo nel contempo un'economia aperta è un obiettivo fondamentale dell'Unione (vd Conclusioni del Consiglio europeo dell'ottobre 2020).

Il concetto di autonomia strategia, precedentemente riferito alla capacità di promuovere la pace e la sicurezza all'interno e al di fuori dell'UE (si veda al riguardo la Strategia globale dell'UE del 2016), nel corso degli anni si è andato estendendo ad un numero crescente di settori di pari passo con i cambiamenti del contesto geopolitico e con le crisi con cui l'UE si è dovuta confrontare (crisi pandemica prima,  crisi energetica  dopo).

Nella Nuova strategia industriale dell'UE lanciata nel marzo 2020 si legge che: "l'autonomia strategica dell'Europa consiste nel ridurre la dipendenza dalle fonti esterne per ciò di cui abbiamo più bisogno: materiali e tecnologie critici, prodotti alimentari, infrastrutture, sicurezza e altri settori strategici. Ciò offre inoltre all'industria europea l'opportunità di sviluppare mercati, prodotti e servizi che stimolano la competitività". Il giorno successivo alla presentazione della strategia l'OMS annunciava la pandemia di Covid-19.

La crisi pandemica ha messo a dura prova l’apparato produttivo europeo e il funzionamento del mercato interno. Ha anche evidenziato alcune fragilità dell’attuale modello di produzione internazionale fondato su un’elevata frammentazione del processo produttivo su scala mondiale. Le perturbazioni nelle catene di approvvigionamento globali hanno portato a una carenza di determinati prodotti critici in Europa e reso in tal modo più evidente la dipendenza dall’esterno dell’Unione per alcuni prodotti o filiere produttive. La crisi pandemica ha inoltre evidenziato come una questione sanitaria possa diventare una questione geopolitica. Dopo la pandemia l'attuale crisi ucraino-russa ha evidenziato inoltre la dipendenza dell'UE dai combustibili fossili importati, con ulteriori conseguenze geopolitiche.

Per tenere conto degli insegnamenti tratti dalla crisi di Covid-19 e rilanciare la ripresa il 5 maggio 2021 la Commissione europea ha presentato un aggiornamento della Strategia industriale che si focalizza su una serie di misure volte a ridurre le dipendenze dell’Unione in settori tecnologici e industriali strategici essenziali. A tal fine, la Commissione europea ha condotto un monitoraggio delle dipendenze strategiche. Nel maggio 2021 è stata pubblicata una prima relazione di analisi.

Su 5.200 prodotti importati nell'UE, la relazione individua 137 prodotti in ecosistemi sensibili per i quali l'UE dipende fortemente da fonti estere, soprattutto nei settori ad alta intensità energetica (come quello delle materie prime) e negli ecosistemi sanitari (come quello delle sostanze attive farmaceutiche e altri prodotti sanitari), così come in relazione ad altri prodotti importanti per sostenere la duplice transizione verde e digitale.

Il documento offre inoltre un'analisi approfondita di 6 aree strategiche in cui l'UE presenta dipendenze: materie prime; batterie; ingredienti farmaceutici attivi; idrogeno; semiconduttori; tecnologie cloud e edge.

Oltre la metà di queste dipendenze riguarda la Cina (52%), seguita dal Vietnam (11%) e dal Brasile (5%).

Una seconda relazione di analisi è stata poi pubblicata lo scorso 23 febbraio.

La Commissione ha esaminato 5 settori (terre rare e magnesio; prodotti chimici; pannelli solari; cibersicurezza e software informatici) in cui l'Europa dipende da Paesi terzi (ad esempio dalla Cina per le terre rare, sui cui vd infra, dagli Usa e dalla Cina per la cibersicurezza). Per una panoramica completa sulle analisi delle dipendenze strategiche e sulle azioni dell'Ue si rimanda alla pagina a cura della Commissione europea.

Nella Relazione di previsione strategica del 2021, la Commissione europea ha individuato dieci settori in cui l'Unione potrebbe rafforzare la propria autonomia strategica e la sua leadership mondiale. Tra essi, i settori sanitario, alimentare, energetico, finanziario, nonché quelli dell'approvvigionamento delle materie prime critiche, della gestione dei dati, delle tecnologie di punta, della difesa, della collaborazione con i partner globali attraverso un multilateralismo inclusivo e connesso (per l'elenco completo si veda la Sezione III della relazione). Nella Relazione di previsione strategica del 2022 dedicata ai temi della transizione verde e digitale  si sottolinea come in un contesto geopolitico mutevole, l'UE deve continuare a rafforzare la sua resilienza e un'autonomia strategica aperta in settori critici legati alla transizione (ad esempio il settore energetico) (per il concetto di autonomia strategica aperta vd infra).

Le relazioni di previsione strategica sono elaborate ogni anno dalla Commissione europea al fine di orientare la definizione dei suoi programmi di lavoro e i suoi esercizi di programmazione pluriennale. Ciò avviene  mediante un processo di previsione partecipativo e intersettoriale, che i servizi della Commissione gestiscono consultando Stati membri e interpellando il sistema europeo di analisi strategica e politica (ESPAS) e portatori di interessi esterni (per dettagli si veda la pagina a cura della Commissione europea).

Un decisivo passo verso l'autonomia strategica dell'UE è rappresentato dall'avvio di importanti alleanze industriali sulle materie prime (ERMA), sulle batterie (EBA), sulla plastica circolare (CPA), sull’idrogeno, sui dati industriali, l'edge e il cloud e sui processori e le tecnologie a semiconduttori.

Il concetto di autonomia strategica abbraccia anche la politica commerciale dell'Unione  come evidenziato nella Comunicazione sul Riesame della politica commerciale europea, del febbraio 2021.

In essa si fa riferimento all'"autonomia strategica aperta" intesa come "la capacità dell'UE di compiere le proprie scelte e plasmare il mondo circostante attraverso la leadership e l'impegno, rispecchiando i propri interessi e valori strategici" e la capacità di affrontare le sfide odierne attraverso una maggiore (e non minore) cooperazione globale. Autonomia strategica aperta "significa inoltre che l'UE continua a cogliere i benefici delle opportunità internazionali, difendendo al contempo con risolutezza i propri interessi, proteggendo l'economia dell'UE da pratiche commerciali sleali e garantendo condizioni di parità. Infine significa sostenere le politiche interne volte a rafforzare l'economia dell'UE e ad aiutarla a posizionarsi come leader mondiale nel perseguimento di un sistema riformato di governance del commercio mondiale basato su regole". Le istituzioni europee stanno lavorando per diversificare le catene di approvvigionamento internazionali e stringere partenariati internazionali con partner accomunati dagli stessi principi.

Un valido esempio di collaborazione è rappresentato dal Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia (TTC), istituito nel giugno del 2021, che permette una cooperazione tra l’alto nell'ambito delle principali politiche in materia di tecnologia, questioni digitali e catene di approvvigionamento.

Anche nel settore macroeconomico e finanziario è sempre più sentita la necessità di promuovere l'autonomia strategica dell'UE. La Comunicazione della Commissione europea  "Il sistema economico e finanziario europeo: promuovere l'apertura, la forza e la resilienza" del 2021, illustra in che modo l'UE può rafforzare la sua autonomia strategica aperta nei settori macroeconomico e finanziario promuovendo il ruolo internazionale dell'euro, rafforzando le infrastrutture dei mercati finanziari dell'UE, migliorando l'attuazione e l'applicazione dei regimi sanzionatori dell'UE e aumentando la resilienza dell'UE agli effetti dell'illegittima applicazione extraterritoriale di sanzioni unilaterali e di altre misure da parte dei paesi terzi.

In materia di autonomia strategica nei settori economico e finanziario si ricordano inoltre le Conclusioni adottate dal Consiglio "Ecofin" lo scorso 5 aprile.

Nelle Conclusioni il Consiglio si focalizza sui seguenti aspetti:

·       rafforzamento del ruolo internazionale dell'euro;

·       un settore finanziario europeo forte, competitivo e resiliente al servizio dell'economia reale, che eviti i rischi derivanti da un'eccessiva dipendenza da infrastrutture e istituti finanziari di paesi terzi;

·       protezione e rafforzamento della resilienza delle infrastrutture dei mercati finanziari;

·       sviluppo di un meccanismo efficace per la gestione delle sanzioni;

·       cooperazione con i partner.

 

Seguono focus sull'autonomia strategica nei settori energetico, dell'approvvigionamento delle materie prime critiche e della difesa.

 

Autonomia strategica nel settore energetico

A seguito dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, l'autonomia in materia energetica è diventata fondamentale per l'UE.

Come più volte ricordato dalla Commissione europea l'UE importa circa il 90% del gas che consuma di cui oltre il 40% proviene dalla Russia. Dalla Russia provengono anche il 27% delle importazioni di petrolio e il 46% delle importazioni di carbone. (Per dettagli si rimanda uno studio condotto dal Parlamento europeo e nel Rapporto trimestrale sul mercato del gas della Commissione europea, relativo al terzo trimestre del 2021.)

La necessità di affrancarsi gradualmente ma il prima possibile dalle importazioni di gas, petrolio e carbone russi è stata affermata dai leader europei nella Dichiarazione  conclusiva del Vertice informale  di Versailles tenuto lo scorso 10 e 11 marzo 2022.

La Dichiarazione si concentra anche sul rafforzamento delle capacità di difesa (su cui vd infra) e sulla costruzione di una base economica più solida.

Tale intenzione è stata ribadita nelle Conclusioni adottate dal Consiglio europeo il 24-25 marzo 2022.

Più recentemente, il Consiglio europeo del 20-21 ottobre scorso ha affermato la necessità di accelerare e intensificare gli sforzi per ridurre la domanda di energia dell'UE, garantire la sicurezza dell'approvvigionamento, evitare i razionamenti, abbassare i prezzi dell'energia per le famiglie e le imprese. Ha inoltre invitato la Commissione e il Consiglio dell'UE a presentare con urgenza decisioni concrete sulle proposte della Commissione europea del 18 ottobre (vd infra) e su misure aggiuntive in materia di: acquisti congiunti di gas, sviluppo di un nuovo parametro di riferimento dei prezzi e di un corridoio dinamico temporaneo per limitare le impennate dei prezzi; sviluppo di un tetto temporaneo al prezzo del gas utilizzato per la produzione di energia elettrica  (per maggiori dettagli si veda il Dossier a cura del Senato e della Camera dei deputati).

Iniziative recenti per ridurre la dipendenza energetica

Grazie alle misure adottate sinore, l'Unione europea è riuscita a ridurre la quota delle importazioni di gas russo dal 40% al 7,5%.

Si ricorda che lo scorso 18 maggio, la Commissione europea ha presentato il piano REPowerEU, la sua risposta alle difficoltà e alle perturbazioni del mercato mondiale dell'energia causate dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.

Il piano REPowerEU mira ad affrancare l’Unione europea dalla dipendenza dalle risorse fossili importate dalla Russia, a creare le condizioni per l’autosufficienza energetica dell’Unione e a intensificare l’azione di mitigazione dei cambiamenti climatici.

Le proposte del Piano REPowerEU sono articolate attorno a quattro elementi principali:

·       risparmio energetico;

·       diversificazione delle importazioni di energia;

·       accelerazione della transizione verso l'energia pulita;

·       investimenti intelligenti e riforme.

Un quinto elemento riguarda la capacità prepararsi in caso di grave interruzione dell'approvvigionamento nei mesi a venire.

Il 20 luglio scorso la Commissione europea ha presentato il Pacchetto "Risparmiare gas per un inverno sicuro" contenente proposte per un piano di riduzione della domanda di gas, che dovrebbe permettere di ridurre del 15% l'uso di gas in Europa entro la prossima primavera (Per maggiori dettagli, si rinvia al materiale divulgativo Safe gas for a safe winter, A European gas demand reduction plan e Saving energy for a safe winter).

Tra le misure adottate sinora, facenti parte dei suddetti pacchetti, si ricordano i seguenti regolamenti:

·       Regolamento (UE) 2022/1369 sulla riduzione della domanda di gas

In vigore dal 9 agosto 2022, prevede una riduzione volontaria della domanda di gas naturale del 15% nel periodo tra il 1º agosto 2022 e il 31 marzo 2023 rispetto al consumo medio degli ultimi cinque anni. Tale obiettivo di riduzione diventa obbligatorio nel caso in cui il Consiglio attivi, su proposta della Commissione europea, uno "stato di allarme dell'Unione". Ai fini di una riduzione obbligatoria della domanda, per tutta la durata dello stato di allarme dell'Unione il consumo di gas di ciascuno Stato membro nel periodo che va dal 1° agosto 2022 al 31 marzo 2023 («periodo di riduzione») dovrà essere inferiore del 15% rispetto al proprio consumo di ga di riferimento. Gli Stati membri riferiranno ogni due mesi sui progressi compiuti.

·       Regolamento (UE) 2022/1032 sullo stoccaggio del gas

In vigore dal 1 luglio 2022 mira a garantire che gli impianti di stoccaggio siano riempiti prima della stagione fredda: le capacità di stoccaggio sotterraneo di gas nel territorio degli Stati membri devono essere riempite almeno all'80% entro il 1º novembre 2022 e al 90% entro gli inverni successivi.

Al 17 ottobre il livello medio di riempimento delle riserve di gas dell'UE era già del 92% (fonte: Consiglio dell'UE). Il regolamento prevede inoltre accordi di solidarietà tra gli Stati membri per aiutare i paesi che non dispongono di impianti di stoccaggio nel loro territorio. Tali paesi dovrebbero stoccare un volume pari al 15% del loro consumo nazionale annuo di gas in impianti situati in un altro Stato membro.

·       Regolamento(UE)2022/1854 sui prezzi del gas

In vigore dall'8 ottobre scorso, disciplina un intervento di emergenza che prevede: una riduzione della domanda di energia del 5% nelle ore di picco; un tetto di 180 euro per MWh ai ricavi eccedenti dei produttori che generano energia a basso costo, ad esempio da fonti rinnovabili (cd. "produttori inframarginali"); una ridistribuzione di tali ricavi eccedenti per aiutare famiglie e imprese; un contributo di solidarietà temporaneo sui ricavi eccedenti generati da attività nei settori dei combustibili fossili da destinare, tra l'altro, al finanziamento di investimenti nello sviluppo dell'autonomia energetica.

Inoltre, lo scorso 18 ottobre la Commissione europea ha presentato un pacchetto di misure di emergenza per contrastare i prezzi elevati dell'energia e garantire la sicurezza dell'approvvigionamento.

Tali misure sono contenute nella proposta di regolamento del Consiglio relativo ad un migliore coordinamento degli acquisti di gas, agli scambi di gas transfrontalieri e a prezzi di riferimento affidabili.

La proposta di regolamento prevede misure in materia di: aggregazione della domanda e acquisti congiunti di gas; riduzione della domanda e solidarietà tra Stati membri; sviluppo di un nuovo indicatore dei prezzi del gas e di un meccanismo dinamico di correzione del mercato.

In particolare, in base alla proposta le imprese saranno obbligate a partecipare all'aggregazione della domanda per soddisfare almeno il 15% dei propri obiettivi di stoccaggio (90% a partire dal 2023, secondo quando previsto dal citato regolamento (ue) 2022/1032). L'acquisto congiunto si realizzerà mediante la Piattaforma dell'Ue per l'energia, istituita dalla Commissione europea e dagli Stati membri lo scorso aprile. Tale piattaforma è aperta ai Balcani occidentali, all'Ucraina, alla Moldova e alla Georgia e dovrebbe servire anche nell'immediato vicinato dell'Ue. A livello internazionale, la Commissione ha intensificato i suoi legami con fornitori affidabili di gas e GNL. Ha concluso accordi con Stati Uniti, Canada, Norvegia, Azerbaigian, Egitto e Israele. L'UE e la Norvegia hanno istituito in ottobre una task force per stabilizzare i mercati energetici. Ad ottobre è ripreso il dialogo energetico UE-Algeria. La proposta prevede inoltre che gli Stati membri adottino misure per ridurre ulteriormente i consumi non essenziali (fatta eccezione per i clienti vulnerabili), in situazioni di crisi o in caso di dichiarazione dello "stato di allarme dell'Unione". Quanto alla solidarietà tra Stati membri, la proposta disciplina, tra l'altro, una procedura standard per gli Stati membri che non hanno siglato accordi bilaterali di solidarietà in caso di crisi. Infine, la Commissione europea incarica l'ACER (l'Agenzia europea per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia) di pubblicare un nuovo parametro di riferimento per i prezzi all'importazione di GNL dell'UE entro il 1° marzo 2023. Tale parametro sarà complementare al TTF olandese (Title Transfer Facility), l'attuale indice di riferimento utilizzato nel mercato europeo del gas. In attesa del suo sviluppo, la proposta prevede l'attivazione di un "meccanismo dinamico di correzione del mercato". Si tratterebbe di uno strumento temporaneo, da attivare in caso di necessità, che fissa un limite di prezzo dinamico per le transazioni di gas fossile sul mercato TTF.  La Commissione europea propone inoltre di istituire, entro il 31 gennaio 2023, un nuovo meccanismo temporaneo per contenere le impennate infragiornaliere dei prezzi, che dovrà essere stabilito dalle borse dei derivati dell'UE.

La proposta è al momento all'esame del Consiglio "Energia" dell'UE.

 

Autonomia strategica nel settore dell'approvvigionamento delle materie prime critiche

Le materie prime critiche sono definite dall'Esecutivo europeo come le materie prime più importanti dal punto di vista economico e che presentano un elevato rischio di approvvigionamento.

La transizione energetica implica la produzione e il consumo di elettricità decarbonizzata e il progressivo abbandono delle energie fossili. Ciò implica il ricorso ad altri tipi di materiali, tra cui i metalli rari, che sono componenti indispensabili nelle energie rinnovabili (energia eolica e solare) e nelle batterie elettriche.

Questi metalli includono, tra l'altro il rame, l'alluminio, il litio, il cobalto, il nichel e le terre rare. Questo gruppo è destinato a giocare un ruolo cruciale nella transizione energetica e digitale.

Gli eventi degli ultimi anni hanno rivelato la fragilità delle catene di approvvigionamento globali. L'uso dei metalli rari ad esempio pone una serie di sfide, tra cui un rischio di dipendenza dai paesi produttori, i cui standard economici, sociali e ambientali sono spesso inferiori a quelli europei.

Per citare alcuni esempi, metà del rame viene prodotto in Cile e Perù, metà dell'alluminio viene dalla Cina e più della metà del cobalto viene prodotto nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), sotto il controllo della Cina.

In questo contesto la Cina gioca infatti un ruolo di primo piano, come evidenziato in un analisi  dell'ISPI. Quest'ultima riporta, tra l'altro, che la Cina detiene circa il 40% delle riserve mondiali di terre rare, produce oltre il 60% degli ossidi (REO, base di ossido di terre rare) e conta l’85% delle capacità di raffinazione. Gli USA e l'UE sono interamente dipendenti da Pechino per la loro domanda interna.

Nel settembre 2020 la Commissione europea ha presentato la Comunicazione "Resilienza delle materie prime critiche: tracciare un percorso verso una maggiore sicurezza e sostenibilità". La Comunicazione presenta un elenco aggiornato delle materie prime critiche, illustra le sfide per il futuro, quali l'aumento della domanda stimata in vista dell'obiettivo della neutralità climatica del 2050 e i rischi di approvvigionamento su diversi livelli di catene di approvvigionamento. Infine, presenta un piano d'azione per ridurre la dipendenza dell'Europa dai paesi terzi, diversificando l'offerta da fonti primarie e secondarie e migliorando l'efficienza delle risorse e la circolarità.

Nel discorso sullo stato dell'Unione del 2022, la presidente della Commissione europea  von der Leyen ha sottolineato la necessità di aumentare l'autonomia dell'UE nel settore delle materie prime essenziali. Pertanto, ha annunciato la presentazione, entro il primo trimestre 2023, di un progetto di regolamento sulle materie prime critiche. A tal fine è stata avviata una consultazione che si chiuderà il 25 novembre prossimo (vd l'iniziativa European Critical Raw Materials Act).

Sempre riferendosi alle materie prime critiche la presidente von der Leyen ha inoltre sottolineato che l'UE sta già cercando una maggiore autonomia nella produzione di batterie o chip. Nel febbraio 2022 la Commissione ha infatti presentato una proposta di regolamento sui semiconduttori (cd. 'Chips act'), il cui iter legislativo è ancora in corso. 

Obiettivo primario del ‘Chips Act’ è quello di rendere l’UE leader nel campo della progettazione, della fabbricazione e dell’imballaggio di chip avanzati e ridurre così il suo grado di dipendenza dai paesi terzi per gli approvvigionamenti.

Ha anche annunciato che spingerà per creare un nuovo Fondo sovrano europeo per sostenere importanti progetti di comune interesse europeo (IPCEI).

Questo nuovo strumento avrà il compito di assicurare che il futuro dell’industria sia ‘made in Europe’ e dovrebbe contribuire a rafforzare la competitività del mercato unico, puntando sull’autonomia strategica dell’Unione europea. Secondo il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, il nuovo Fondo dovrebbe porsi in continuità con altre iniziative adottate dall’Unione per ridurre la dipendenza da altri paesi - come la Russia (per i combustibili fossili) e la Cina (per le materie prime critiche) - e sostenere la duplice transizione verde e digitale.

Autonomia strategica nel settore della difesa

Lo scorso marzo il Consiglio europeo ha approvato la Bussola Strategica, un ambizioso piano d'azione volto a rafforzare la politica di sicurezza e di difesa dell'UE entro il 2030. La bussola strategica offre una valutazione condivisa del contesto strategico in cui l'UE si trova ad operare e delle minacce e sfide che deve affrontare. Il documento formula proposte concrete con un calendario di attuazione molto preciso, al fine di migliorare la capacità dell'UE di agire con decisione in situazioni di crisi e di difendere la propria sicurezza e i suoi cittadini. La Bussola strategica potenzierà l'autonomia strategica dell'UE e la sua capacità di lavorare con i partner per salvaguardare i suoi valori e interessi. In questo contesto è chiaramente sottolineata l'importanza delle relazioni transatlantiche e del ruolo della NATO nella difesa collettiva.

La Bussola strategica copre tutti gli aspetti della politica di sicurezza e di difesa ed è strutturata attorno a quattro pilastri: azione, investimenti, partner e sicurezza (per maggior dettagli si veda il Dossier (sessione I) a cura del Senato e della Camera dei deputati nonché Comunicato stampa del Consiglio).

La prima versione della Bussola strategica è stata presentata dall'Alto rappresentante dell'UE per gli affari esteri e la politica di  Joseph Borrell nel novembre 2021. Tra febbraio e marzo 2022 sono state discusse versioni successive per tenere conto, tra l'altro, degli ultimi sviluppi a livello internazionale, tra cui l'aggressione militare russa nei confronti dell'Ucraina. La Bussola strategica contribuisce direttamente all'attuazione della già citata Dichiarazione di Versailles.

 

 

 

 


 

Sessione IV – Ucraina - situazione attuale, ricostruzione e migrazione

 

Si ricorda che a partire dal Vertice straordinario del 24 febbraio 2022, data di inizio dell’invasione russa, il Consiglio europeo ha reiterato dichiarazioni di condanna dell'aggressione militare della Russia, ribadendo il sostegno a indipendenza, sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale. Ha conseguentemente adottato un quadro di sanzioni nei confronti della Russia e approvato il sostegno militare all’Ucraina.

Il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha, successivamente, riconosciuto le aspirazioni europee dell'Ucraina, concedendole lo status di paese candidato all’adesione dell’UE e impegnandosi a contribuire, una volta cessato il conflitto, alla ricostruzione dell'Ucraina.

Da ultimo, il Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre 2022 ha ribadito la condanna e il rifiuto dell'annessione illegale da parte della Russia delle regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhya e Kherson, dichiarando che, come nel caso della Crimea e di Sebastopoli, l'UE non riconoscerà mai tale annessione illegale, adottata in deliberata violazione della Carta dell’ONU. Il Consiglio europeo ha, inoltre, ricordato che l'UE è pronta a proseguire nel rafforzamento delle misure restrittive nei confronti della Russia, ribadendo che rimarrà al fianco dell'Ucraina per tutto il tempo necessario, fornendole un sostegno politico, militare e finanziario, anche per il suo fabbisogno di liquidità, e intensificando la propria risposta umanitaria, in particolare in preparazione all'inverno. Il Consiglio europeo ha anche inviato la Commissione europea a presentare una soluzione più strutturale per l’assistenza finanziaria corrente all’Ucraina.

In coerenza con questi indirizzi, il Consiglio dell’UE e la Commissione hanno adottato o proposto misure specifiche che si richiamano in estrema sintesi di seguito.

Il quadro delle sanzioni dell’UE nei confronti della Russia

A partire dal 24 febbraio 2022, il Consiglio dell’UE ha adottato nei confronti della Russia:

·       misure restrittive (congelamento di beni e divieto di viaggio) nei confronti di 1239 individui (tra cui il Presidente Putin, il Ministro degli esteri Lavrov, i membri della Duma di Stato russa) e 116entità giuridiche;

·       sanzioni finanziarie, tra le quali il divieto di finanziamento della Federazione russa, del suo governo e della sua Banca centrale, la sospensione dal sistema di messaggistica finanziaria per scambiare dati finanziari (SWIFT) per le principali banche russe;

·       sanzioni economiche e commerciali, quali: il divieto di tutte le operazioni con determinate imprese statali; il divieto alla partecipazione di società russe negli appalti pubblici nell’UE; il divieto di esportazione di prodotti siderurgici e beni di lusso; sanzioni nei confronti di società nei settori militare, dell'aviazione, dei beni a duplice uso, della cantieristica navale e della costruzione di macchinari; divieti di esportazione dall’UE in Russia di computer quantistici e semiconduttori avanzati, elettronica di alta gamma, software, macchinari sensibili e attrezzature per il trasporto, legno, cemento, fertilizzanti, prodotti ittici e liquori, divieto di importazione di oro e gioielli;

·       sanzioni nel settore energetico, quali in particolare il divieto di acquistare, importare o trasferire nell'UE carbone e altri combustibili fossili solidi, se originari della Russia o esportati dalla Russia, divieto di importazione di petrolio dalla Russia, con limitate eccezioni, la possibilità di introdurre un tetto al prezzo (price cap) per il petrolio greggio e altri prodotti petroliferi russi trasportati per la via marittima verso paesi terzi (già concordato a inizio settembre nell’ambito del G7).

Tali sanzioni prevedono il divieto di acquisto, importazione o trasferimento dalla Russia nell'UE di petrolio greggio (a partire dal 5 dicembre 2022) e di determinati prodotti petroliferi (a partire dal 5 febbraio 2023). È prevista un'eccezione temporanea per le importazioni di petrolio greggio mediante oleodotto negli Stati membri dell'UE che, data la loro situazione geografica, soffrono di una dipendenza specifica dagli approvvigionamenti russi e non dispongono di opzioni alternative praticabili. Tali paesi non potranno però rivendere il petrolio greggio importato via oleodotto dalla Russia. Inoltre, Bulgaria e Croazia beneficeranno anche di deroghe temporanee. Germania e Polonia (che importano petrolio russo via oleodotto) si sono impegnate a porre fine alle importazioni di petrolio dalla Russia entro la fine del 2022.

·       il divieto di sorvolo, atterraggio e decollo nello spazio aereo dell’UE di aeromobili e vettori russi; il divieto alle navi registrate sotto la bandiera della Russia di accedere ai porti dell'UE; il divieto alle imprese di trasporto su strada russe e bielorusse di trasportare merci su strada nell’Unione;

·       il divieto per i cittadini dell’UE di far parte dei consigli di amministrazione di società russe sottoposte a restrizioni;

·       la sospensione totale dell’accordo sulla facilitazione dei visti per l’ingresso nell’area Schengen, a partire dal 12 settembre 2022;

·       restrizioni ai media, con la sospensione delle trasmissioni nell'Unione di cinque emittenti statali russe: Sputnik; Russia Today; Rossiya RTR / RTR Planeta; Rossiya 24 / Russia 24; TV Centre International.

Per rafforzare il coordinamento a livello dell'Unione nell'esecuzione delle misure restrittive, la Commissione ha istituito la task force "Freeze e Seize" con il compito di garantire il coordinamento tra gli Stati membri ed esaminare l'interazione tra misure restrittive e misure di diritto penale.

 

Sostegno militare dell’UE all’Ucraina

Il Consiglio dell’UE, con successive decisioni (di cui l’ultima il 19 luglio 2022), ha stanziato complessivamente 3 miliardi di euro per la fornitura all’Ucraina di attrezzatura militare, a titolo dello Strumento europeo per la Pace (European Peace Facility – EPF), di cui 2,82 miliardi di euro destinati a finanziare la fornitura, alle forze armate ucraine, di materiale e piattaforme militari concepiti per l’uso letale della forza e 180 milioni di euro per il finanziamento per attrezzature e forniture non concepite per l'uso letale della forza.

Lo EPF è un fondo fuori bilancio dell’UE del valore di 5.7 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 (di cui 3 miliardi di euro, pari a circa più del 50% delle risorse totali, già mobilitatati a favore dell’Ucraina), finanziato mediante contributi degli Stati membri dell'UE determinati secondo il criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo e conformemente alla decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea (l’Italia contribuisce per circa il 12,8%).

Il Consiglio affari esteri del 17 ottobre 2022 ha approvato (con la astensione dell’Ungheria) la decisione che istituisce una missione dell’UE di addestramento per l'esercito ucraino (EUMAM Ucraina), con l'obiettivo di contribuire a rafforzarne la capacità di condurre efficacemente operazioni militari per difendere la propria integrità territoriale entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti, esercitare efficacemente la propria sovranità e proteggere i civili.

La missione, che dovrebbe diventare operativa a metà novembre 2022, ha l'obiettivo iniziale di formare 15.000 uomini, integrando le attività di formazione già svolte da parte di alcuni Stati membri. Il mandato della missione durerà inizialmente due anni e l'importo di riferimento finanziario per i costi comuni per questo periodo sarà di 106,7 milioni di euro. La missione – che opererà nel territorio degli Stati membri dell'UE e avrà la sua sede operativa all'interno del SEAE a Bruxelles - sarà comandata dal vice ammiraglio Bléjean, direttore della capacità di pianificazione e condotta militare (MPCC) all'interno del medesimo SEAE.

Si ricorda che, con il decreto-legge 22 febbraio 2022, n. 14, convertito con la legge di conversione 5 aprile 2022, n. 28, recante Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina, il Parlamento italiano ha autorizzato, fino al 31 dicembre 2022, la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina (per un importo complessivo pari a 12 milioni di euro).  

Con uno o più decreti del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono definiti l'elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari oggetto della cessione, nonché le modalità di realizzazione della stessa, anche ai fini dello scarico contabile. Il Ministro della difesa e il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con cadenza almeno trimestrale, riferiscono alle Camere sull'evoluzione della situazione in atto.

Il provvedimento si fonda sulla risoluzione n. 6-00207 approvata lo scorso 1° marzo dalla Camera, a conclusione delle comunicazioni sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina, rese dal Presidente del Consiglio, il cui punto 3 del dispositivo impegna il Governo ad assicurare sostegno al popolo ucraino, con azioni di assistenza umanitaria e finanziaria e - tenendo informato il Parlamento e in coordinamento con altri Paesi europei e alleati - con la cessione di apparati e strumenti militari per la difesa che consentano all’Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione.

 

Assistenza umanitaria

Il Consiglio dell’UE ha adottato, il 4 marzo 2022, la decisione di esecuzione (UE) 2022/382 con la quale ha attivato per la prima volta il meccanismo della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di rifugiati previsto dalla direttiva 2001/55/CE.  La decisione prevede la possibilità per i cittadini dell’Ucraina e loro familiari in fuga dal paese di risiedere e muoversi nel territorio dell’UE per un periodo fino a un anno, estendibile dal Consiglio di un anno ulteriore (e, su proposta della Commissione europea, di un ulteriore anno ancora, fino quindi ad un massimo di 3 anni, ai sensi della direttiva 2001/55/CE) con possibilità di lavorare e di avere accesso a diritti sociali, come il diritto di alloggio e di assistenza sanitaria.

La Commissione ha istituito inoltre una piattaforma di solidarietà per coordinare il sostegno agli Stati membri bisognosi e ha presentato il 28 marzo 2022 un piano per l'accoglienza delle persone in fuga dalla guerra contro l’Ucraina.

Il 4 aprile 2022 il Consiglio dell’UE ha adottato il regolamento riguardante l'azione di coesione a favore dei rifugiati in Europa (CARE), che modifica il quadro giuridico 2014-2020 che disciplina i Fondi strutturali e d'investimento europei (fondi SIE) e il Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD), con l’obiettivo di sbloccare quasi 17 miliardi di euro da destinare agli aiuti ai rifugiati ucraini.

Secondo la Commissione europea, gli ingressi nell'UE dei rifugiati provenienti dall'Ucraina e dalla Moldova dal 24 febbraio al 25 ottobre 2022 si attestano intorno a circa 12,1 milioni, di cui 10,5 milioni di cittadini ucraini; sono invece circa 4,4milioni i rifugiati per i quali l'UE ha registrato la protezione temporanea. La Commissione europea stima, tuttavia, che circa 7,6 milioni di cittadini ucraini rientrati dall’UE nel loro Paese. La Commissione stima che sono 6,3 milioni (di cui circa 3 milioni minori) i cittadini ucraini che hanno abbandonato i loro luoghi di abitazione abituali, ma sono ancora presenti sul territorio ucraino. Mentre sono 26.900 sono i cittadini ucraini che hanno avviato la procedura di asilo nell’UE. Secondo le rilevazioni dell'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati (UNHCR), al 31 ottobre 2022, sono circa 171.000 i rifugiati ucraini registrati in Italia. Gli altri Stati con un alto numero di rifugiati ucraini sono: Polonia (circa 1.469.000 rifugiati); Germania (circa 1.000.000 rifugiati); Repubblica ceca (circa 455.000 rifugiati); Spagna (circa 150.000 rifugiati); Regno Unito (141.000 rifugiati); Francia (circa 118.000 rifugiati; Turchia (145.000 rifugiati, dato al 18 maggio 2022).

Il 4 ottobre 2022 è stato approvato un regolamento volta ad adeguare ulteriormente la politica di coesione dell’UE per affrontare le conseguenze dell'aggressione russa. In particolare, la il regolamento modifica le norme della politica di coesione 2014-2020 e 2021-2027 al fine di velocizzare e agevolare l'aiuto degli Stati membri all'integrazione dei cittadini di Paesi terzi

Il 19 ottobre 2022, la Commissione europea ha annunciato un nuovo programma per assistenza con rifugi di emergenza e strutture per l'inverno per l'Ucraina, dotato di uno stanziamento di 62,3 milioni di euro, che dovrebbe consentire di offrire protezione ad un massimo di 46.000 persone, e lo stanziamento di ulteriori 175 milioni di euro in assistenza umanitaria per sostenere i più bisognosi in Ucraina (150 milioni di euro) e Moldova (25 milioni di euro). Questo nuovo finanziamento porterà il totale degli aiuti umanitari dell'UE alla guerra della Russia in Ucraina a oltre 500 milioni di euro.

Dal 2014 è operativa EUAM Ukraine, missione europea civile istituita per assistere le autorità ucraine verso riforme nel settore della sicurezza civile, basate sugli standard dell'UE e sui princìpi internazionali di buon governo e diritti umani. Dal marzo 2022 EUAM ha un mandato più ampio in quanto fornisce anche sostegno alle istituzioni ucraine per facilitare il flusso di rifugiati verso gli Stati membri limitrofi, l'ingresso di aiuti umanitari in Ucraina nonché le indagini e il perseguimento dei crimini internazionali.

Sostegno economico e alla ricostruzione dell’Ucraina

Dall'inizio dell'aggressione russa, l'UE ha intensificato il proprio sostegno all’Ucraina, mobilitando circa 19,7 miliardi di euro per sostenere l'Ucraina, gran parte dei quali sotto forma di assistenza macrofinanziaria (AMF). Sono stati inoltre erogati altri 620 milioni di euro in sovvenzioni a titolo di sostegno al bilancio per aiutare l'Ucraina a far fronte a bisogni urgenti sul campo.

Inoltre, i paesi dell'UE hanno fornito 3 miliardi di euro in assistenza militare nell'ambito del Fondo europeo per la pace.

Si ricorda che il 2014 e il 2021 l'UE aveva già fornito all'Ucraina un'assistenza finanziaria pari a 1,7 miliardi di euro in sovvenzioni a titolo dello strumento europeo di vicinato, 5,4 miliardi di euro nell'ambito di cinque programmi di assistenza macrofinanziaria sotto forma di prestiti, 194 milioni di euro in aiuti umanitari e 355 milioni di euro a titolo di strumenti di politica estera; la BEI e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo hanno mobilitato a loro 10 miliardi di euro in prestiti.

 

Il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato un piano di sostegno all'Ucraina articolato in: un sostegno finanziario a breve termine, sotto forma di prestiti, con rate a lunga scadenza e interessi agevolati fino a 9 miliardi di euro (di cui 6 già erogati); un quadro di riferimento per la ricostruzione a lungo termine attraverso la creazione di una Piattaforma per la ricostruzione dell'Ucraina, che fungerebbe da organismo di governance generale per un piano di ricostruzione denominato "RebuildUkraine".

La Piattaforma per la ricostruzione dell'Ucraina, sotto la guida congiunta della Commissione e del governo ucraino, dovrebbe riunire i partner e le organizzazioni sostenitrici, fra cui gli Stati membri dell'UE, altri partner bilaterali e multilaterali e istituzioni finanziarie internazionali; il Parlamento ucraino e il Parlamento europeo parteciperebbero in qualità di osservatori. Tale piattaforma costituirebbe l’organismo di governance strategica che dovrebbe approvare il piano di ricostruzione strategico ad alto livello "RebuildUkraine" ed avrebbe il compito di: individuare i settori prioritari per il finanziamento e i progetti specifici per l'attuazione di tali priorità; coordinare le fonti di finanziamento e la loro destinazione per ottimizzarne l'uso, compreso il sostegno di bilancio allo Stato ucraino, il sostegno agli investimenti e le garanzie per gli investimenti del settore privato;  monitorare i progressi compiuti nell'attuazione del piano. La Commissione indica, inoltre, che sarà necessario fornire all'Ucraina sostegno alla capacità amministrativa e assistenza tecnica per elaborare e attuare efficacemente il piano di ricostruzione "RebuildUkraine".

Il piano di ricostruzione "RebuildUkraine dovrebbe articolarsi su quattro pilastri:

·       ricostruire il paese, in particolare le infrastrutture, i servizi sanitari, l'edilizia abitativa e le scuole, nonché rafforzare la resilienza digitale ed energetica in linea con le politiche e le norme europee più recenti;

·       proseguire la modernizzazione dello Stato e delle sue istituzioni per garantire il buon governo e il rispetto dello Stato di diritto;

·       attuare un programma strutturale e normativo con l'obiettivo di approfondire l'integrazione economica e sociale dell'Ucraina con l'UE, in linea con il suo percorso europeo;

·       sostenere la ripresa dell'economia e della società ucraina promuovendone la competitività economica sostenibile e inclusiva, il commercio sostenibile e lo sviluppo del settore privato e contribuendo alla transizione verde e digitale del paese.

La Commissione indica che le esigenze finanziarie per il piano di ricostruzione dell’Ucraina, pur se non ancora quantificabili, saranno comunque di gran lunga superiori alle risorse disponibili nell’attuale quadro finanziario pluriennale 2021-2027.

La Commissione europea ha recentemente stimato che l’Ucraina avrà bisogno di 3,5 miliardi di euro al mese nel 2023 per evitare il collasso della propria economia. In un rapporto di valutazione pubblicato il 9 settembre 2022 e redatto congiuntamente dal Governo dell'Ucraina, dalla Commissione europea e della la Banca mondiale, si stima che il costo attuale della ricostruzione e del recupero in Ucraina ammonti a 349 miliardi di dollari (circa 349 miliardi di euro al cambio attuale).

 

La proposta della Commissione europea per l’assistenza finanziaria dell’Ucraina per il 2023

Il 9 novembre 2022, la Commissione europea, a seguito del mandato ricevuto dal Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre 2022, ha presentato un pacchetto (composto da tre proposte) relativo al sostegno finanziario per l’Ucraina per una cifra la fino a 18 miliardi di euro per tutto il 2023.

Il pacchetto è volto a configurare, attraverso un nuovo strumento di assistenza macrofinanziaria (MFA+) per finanziare l'Ucraina, una assistenza finanziaria stabile, regolare e prevedibile all’Ucraina da parte dell’UE – con una media di 1,5 miliardi di euro al mese – destinate a coprire una parte significativa del fabbisogno di finanziamento a breve termine dell'Ucraina per il 2023, che le autorità ucraine e il Fondo monetario internazionale stimano da 3 a 4 miliardi di euro per mese.

Il sostegno proposto dall'UE dovrebbe essere accompagnato da sforzi simili da parte di altri importanti donatori al fine di coprire tutte le esigenze di finanziamento dell'Ucraina per il 2023.

L’assistenza è volta a consentire all'Ucraina di continuare a pagare salari e pensioni e mantenere attivi i servizi pubblici essenziali, come ospedali, scuole e alloggi per le persone ricollocate. Consentirà inoltre all'Ucraina di garantire la stabilità macroeconomica e di ripristinare le infrastrutture critiche essenziali distrutte dalla Russia nella sua guerra di aggressione, come infrastrutture energetiche, sistemi idrici, reti di trasporto, strade e ponti.

Il sostegno finanziario conterrà alcune forme di condizionalità volte a impegnare le autorità ucraine a realizzare riforme per rafforzare ulteriormente lo stato di diritto, il buon governo e la modernizzazione delle istituzioni nazionali e locali, le misure antifrode e anticorruzione.

I fondi saranno erogati attraverso prestiti altamente agevolati, rimborsabili nell'arco di un massimo di 35 anni, a partire dal 2033. In un'ulteriore manifestazione di solidarietà, l'UE propone inoltre di coprire i costi dei tassi di interesse dell'Ucraina, attraverso pagamenti aggiuntivi mirati da parte degli Stati membri nel bilancio dell'UE. Anche gli Stati membri dell'UE e i Paesi terzi potranno aggiungere più fondi allo strumento, da utilizzare come sovvenzioni, se lo desiderano. I fondi verranno quindi convogliati attraverso il bilancio dell'UE, consentendo all'Ucraina di ricevere il sostegno in modo coordinato.

Per garantire i fondi per i prestiti, la Commissione propone di contrarre prestiti sui mercati dei capitali utilizzando una strategia di finanziamento diversificato. A giudizio della Commissione, ciò consentirebbe di utilizzare l'intero portafoglio di strumenti di finanziamento per ottenere finanziamenti sul mercato alle condizioni più vantaggiose. Per garantire questo prestito all'Ucraina, la Commissione propone di utilizzare il margine di manovra del quadro finanziario pluriennale UE 2021-2027 in modo mirato per l'Ucraina e limitato nel tempo.

Il margine di manovra è la differenza tra il massimale delle risorse proprie (cioè l'importo massimo delle risorse che la Commissione può chiedere agli Stati membri di contribuire in un determinato anno) e i fondi effettivamente necessari per coprire le spese previste dal bilancio.

 

Altre misure di sostegno all’Ucraina

Assistenza all’esportazione dei prodotti agricoli

·       La Commissione europea ha presentato il 12 maggio 2022 un piano d’azione per la realizzazione di "corridoi di solidarietà" che consentano all'Ucraina di esportare i propri cereali ed anche di importare ciò di cui necessita, dagli aiuti umanitari ai mangimi per animali fino ai fertilizzanti.

·       Il piano d’azione prevede le seguenti misure: l’invito agli operatori del mercato dell’UE a mettere a disposizione materiale rotabile, navi e autocarri aggiuntivi per il trasporto delle merci; interventi volti a prevedere la precedenza per le spedizioni ucraine per l'esportazione di prodotti agricoli; esortare le autorità nazionali ad applicare la massima flessibilità nelle operazioni doganali; garantire una maggiore capacità di stoccaggio temporaneo delle esportazioni ucraine, attraverso il coordinamento delle capacità di stoccaggio disponibile nell'UE.

·       Nel medio e lungo periodo, la Commissione si adopererà anche per aumentare la capacità infrastrutturale dei nuovi corridoi di esportazione e per creare nuovi collegamenti infrastrutturali nel quadro della ricostruzione dell'Ucraina, anche nel quadro della politica della Commissione di estensione a Paesi vicini delle reti treanseuropee di trasporto TEN-T.

·       Secondo dati forniti della Commissione europea, prima della guerra, il 75 % della produzione di cereali dell'Ucraina veniva esportato dai porti ucraini sul Mar Nero, dai quali transitavano il 90 % delle esportazioni di cereali e semi oleosi, destinate all'incirca per un terzo all'Europa, un terzo alla Cina e un altro terzo all'Africa.

Si ricorda che il 22 luglio 2022, a Istanbul, Ucraina e Russia, con la mediazione dell’ONU della Turchia, hanno raggiunto un accordo volto a consentire l'esportazione di cereali dai porti dell'Ucraina (non si tratta di un accordo diretto fra Ucraina e Russia ma di un accordo di entrambe con Turchia e Onu). L’accordo prevede l’impegno da parte di Russia e Ucraina a rispettare un corridoio di navigazione sicuro attraverso il Mar Nero, libero da ogni attività militare, volto a consentire le esportazioni commerciali di cereali da tre porti ucraini: Odessa, Chernomorsk e Yuzhny; un comando congiunto di controllo del traffico marittimo a Istanbul e ispezioni in Turchia delle navi dedicate al trasporto dei cereali, volte a controllare che non trasportino armi in Ucraina. La Russia, in seguito ad alcuni attacchi nei confronti di imbarcazioni russe, aveva sospeso il 29 ottobre la sua partecipazione all’accordo, per poi riconfermare la sua partecipazione il 2 novembre scorso.

Giustizia penale internazionale

Il 25 maggio 2022, il Consiglio dell’UE ha adottato delle modifiche relative al regolamento (UE) 2018/1727 volte a consentire a Eurojust di preservare, analizzare e conservare le prove relative ai principali crimini internazionali.

Le nuove norme consentono a Eurojust di conservare e preservare le prove relative ai crimini di guerra (tra cui immagini satellitari, fotografie, video, registrazioni audio, profili DNA e impronte digitali) ed elaborare e analizzare tali prove, in stretta cooperazione con Europol, condividendole con le autorità giudiziarie nazionali e internazionali competenti, compresa la Corte penale internazionale.

Il 25 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato a) una proposta di decisione volta ad aggiungere la violazione delle misure restrittive dell'Unione all'elenco dei reati riconosciuti dall'UE; b) una proposta di direttiva che prevede disposizioni volte ad ampliare le possibilità di confisca dei beni derivanti da una serie più vasta di reati, compresa la violazione delle misure restrittive dell'UE.

L’8 giugno 2022 la Commissione europea ha previsto un finanziamento di 7,25 milioni di euro per sostenere le capacità investigative della Corte penale internazionale, in relazione ai crimini di guerra in Ucraina.

Misure commerciali

A partire dal 4 giugno 2022 è entrata in vigore la sospensione per un anno di tutte le tariffe e contingenti tariffari sulle importazioni nell’UE dall'Ucraina.

 

Attività parlamentare nella XVIII legislatura

A seguito delle comunicazioni del Presidente del Consiglio pro tempore, Mario Draghi, sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina, la Camera dei deputati ha approvato il 1° marzo 2022 la risoluzione n. 6-00207 che impegna il Governo a:

·       esigere dalle autorità russe l'immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari russe, ripristinando il rispetto della sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina;

·       sostenere ogni iniziativa multilaterale e bilaterale utile ad una de-escalation militare e alla ripresa di un percorso negoziale tra Kiev e Mosca, anche raccogliendo la disponibilità della Santa Sede a svolgere un'opera di mediazione;

·       attivare strategie di diversificazione degli approvvigionamenti energetici, di investimento sulle energie rinnovabili e di utilizzo delle sorgenti di energia del Paese e concorrendo alle decisioni dell'UE nella direzione dell'Unione dell'energia;

·       sostenere l'urgenza di un netto rafforzamento della Politica estera e di sicurezza comune europea, anche attivando le riforme procedurali necessarie;

·       mantenere uno stretto e permanente coordinamento con i Paesi del G7, dell'Alleanza Atlantica e dell'Unione europea.

A seguito delle comunicazioni del Presidente del Consiglio pro tempore, Mario Draghi, in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022, la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica hanno approvato il 23 marzo 2022, rispettivamente, le risoluzioni n. 6-00212, e n. 6-00214, che impegnano il Governo a:

·       rafforzare il ruolo dell'Europa nel quadro multilaterale, proseguendo l'impegno a porsi come attore-chiave per una mediazione tra le Parti, in sinergia con altri Paesi già attivi su questo fronte e sostenendo ogni iniziativa internazionale e bilaterale utile al raggiungimento di un cessate il fuoco e alla conclusione positiva di un percorso negoziale tra Kiev e Mosca;

·       continuare ad assicurare sostegno e solidarietà al popolo ucraino e alle sue istituzioni attraverso la partecipazione alle iniziative assistenziali e di accoglienza a tal fine stabilite a livello europeo, con particolare riguardo alla costituzione di corridoi umanitari per il trasferimento, l'evacuazione e l'accoglienza di donne, minori, anziani, persone fragili e con disabilità;

·       raccogliere e sostenere l'aspirazione europea dell'Ucraina e, in vista della proposta della Commissione europea sullo status di candidato all'adesione all'Unione europea, a rafforzare la cooperazione UE-Ucraina.

A seguito delle comunicazioni del Presidente del Consiglio pro tempore, Mario Draghi, in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno 2022, il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati hanno approvato,  rispettivamente il 21 e  22 giugno 2022 le risoluzione  6-00226 e n. 6-00224, che impegnano il Governo a:

·       esigere, insieme ai partner europei, dalle autorità russe l'immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari che illegittimamente occupano il suolo ucraino, con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, aumentando in parallelo gli sforzi diplomatici intesi a trovare una soluzione pacifica basata sul rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina e dei princìpi del diritto internazionale;

·       rafforzare il ruolo dell'Europa nel quadro multilaterale, proseguendo l'impegno a porsi come attore-chiave per una mediazione tra le Parti, in sinergia con altri Paesi già attivi su questo fronte e attraverso ogni azione diplomatica internazionale e bilaterale utile al raggiungimento di un cessate il fuoco e alla conclusione positiva di un percorso negoziale;

·       garantire sostegno e solidarietà al popolo e alle Istituzioni ucraine, legittimati dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite – che sancisce il diritto all'autodifesa individuale e collettiva – confermando il ruolo dell'Italia nel quadro dell'azione multilaterale, a partire dall'Unione europea e dall'Alleanza Atlantica, finalizzata al raggiungimento del primario obiettivo del cessate il fuoco e della pace;

·       continuare a garantire, secondo quanto precisato dal decreto-legge n. 14 del 2022, il necessario e ampio coinvolgimento delle Camere con le modalità ivi previste, in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina, e le misure di sostegno alle Istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari;

·       definire ogni soluzione necessaria a livello bilaterale e multilaterale, a partire dall'ONU, dall'Unione europea e dal G7, per assicurare la sicurezza alimentare a livello globale, attraverso corridoi sicuri e lo sminamento dei porti;

·       supportare le domande di adesione all'Unione europea di Ucraina, Repubblica Moldova e Georgia, in un quadro di rispetto dei criteri di Copenaghen, e accelerare il percorso di adesione all'Unione europea dei Paesi dei Balcani Occidentali.

Si ricorda che il 22 marzo 2022 si è svolto un incontro in video collegamento del Presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky con i Presidenti di Camera e Senato e con la partecipazione del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, oltre che alla presenza di deputati e senatori. In tale occasione il Presidente Draghi ha affermato la volontà di disegnare un percorso di maggiore vicinanza dell'Ucraina all'Europa, che sarà lungo e richiederà le riforme necessarie, affermando che l'Italia vuole l'Ucraina nell'Unione europea.


 

Sessione V – La prospettiva europea dei Paesi dei Balcani occidentali e del Partenariato orientale

La riforma della procedura dei negoziati di adesione

Il Consiglio affari generali del 25 marzo 2020 ha approvato una riforma della procedura dei negoziati di adesione che prevede in particolare:

·       impegni chiari da parte dell'Unione europea e dei sei Paesi dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia) e un maggiore focus dei negoziati sulle riforme fondamentali e sullo Stato di diritto. Inoltre si prevede che i negoziati per capitoli relativi al gruppo sulle questioni fondamentali siano avviati per primi e chiusi per ultimi e che i progressi in tale ambito condizionino il ritmo complessivo dei negoziati;

·       una maggiore frequenza dei vertici UE-Balcani occidentali e un più forte coinvolgimento degli Stati membri nel monitoraggio del processo;

·       un sistema di incentivi per i paesi più meritevoli, quali l'integrazione graduale nelle politiche e nel mercato dell’UE e la partecipazione ai programmi dell'UE, e analogamente, misure correttive per l’eventuale stallo o regresso grave o prolungato nell'attuazione delle riforme, con la possibilità di sospendere i negoziati.

Tabella riepilogativa dello stato del processo di adesione all’UE

 

Paese

Domanda di adesione

Status di paese candidato

Avvio dei negoziati

Avanzamento dei negoziati

Albania

24 aprile

2009

26 e 27 giugno 2014

19 luglio 2022

 

Bosnia Erzegovina

15 febbraio 2016

 

 

 

Georgia

3 marzo 2022

 

 

 

Kosovo

Non ancora presentata

 

 

 

Macedonia del Nord

22 marzo 2004

15 e 16 dicembre 2005

19 luglio 2022

 

Moldova

3 marzo 2022

23 e 24 giugno 2022

 

 

Montenegro

15 dicembre 2008

16 e 17 dicembre 2010

29 giugno 2012

Aperti tutti i capitoli negoziali e chiusi i negoziati per 3 capitoli: (Scienza e ricerca; Educazione e cultura; Relazioni esterne)

Serbia

19 dicembre 2009

1° marzo 2012

21 gennaio 2014

Aperti 18 capitoli negoziali su 35 e chiusi i negoziati su 2 capitoli (Scienza e ricerca; Educazione e cultura)

Turchia

14 aprile 1987

11 dicembre 1999

3 ottobre 2005, sospesi nel giugno 2018

Aperti 16 capitoli negoziali su 33 e chiuso i negoziati per 1 capitolo (Scienza e ricerca)

Ucraina

1 marzo 2022

23 e 24 giugno 2022

 

 

 

Ultimi sviluppi del processo di allargamento dell’UE

Il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha riconosciuto la prospettiva europea dell'Ucraina, della Moldova e della Georgia, decidendo di concedere lo status di paese candidato all'Ucraina e alla Moldova e affermando di essere pronto a concederlo anche alla Georgia una volta che saranno state affrontate le priorità specificate nel parere della Commissione sulla domanda di adesione della Georgia.

Il Consiglio europeo ha, altresì, affermato che i progressi di ciascun paese verso l’integrazione nell'Unione europea dipenderanno dai rispettivi meriti nel soddisfare i criteri di Copenaghen, tenendo conto della capacità dell'UE di assorbire nuovi membri.

Per quanto riguarda i Balcani occidentali, il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha:

·       espresso il suo impegno pieno e inequivocabile a favore della prospettiva di adesione all'UE dei Balcani occidentali e chiesto l'accelerazione del processo di adesione;

·       invitato la Commissione, l'Alto Rappresentante e il Consiglio a portare avanti, basandosi sulla metodologia riveduta, la graduale integrazione europea della regione già durante il processo di allargamento stesso, in modo reversibile e basata sul merito;

·       ricordato l'importanza delle riforme, segnatamente in materia di Stato di diritto, e in particolare di quelle riguardanti l'indipendenza e il funzionamento del sistema giudiziario e la lotta contro la corruzione;

·       invitato, inoltre, i partner a garantire i diritti e la parità di trattamento delle persone appartenenti a minoranze;

·       chiesto la rapida risoluzione delle questioni in sospeso fra la Bulgaria e la Macedonia del Nord per avviare senza indugio i negoziati di adesione con Albania e Macedonia;

·       ribadita l'urgenza di compiere progressi tangibili nella risoluzione delle controversie bilaterali e regionali in sospeso, in particolare nell'ambito del dialogo Belgrado-Pristina per la normalizzazione delle relazioni tra la Serbia e il Kosovo;

La Ministra degli esteri del Kosovo, Donika Gërvalla, il 26 luglio 2022, e da ultimo il premier Kurti, il 27 ottobre 2022, in occasione di un incontro con Ursula von der Leyen, hanno dichiarato che il Kosovo intende presentare domanda di adesione all’UE entro la fine del 2022.

·       affermato, altresì, di essere pronto a concedere alla Bosnia-Erzegovina lo status di paese candidato e a tale scopo ha invitato la Commissione a riferire prossimamente al Consiglio in merito all'attuazione delle 14 priorità chiave indicate nel suo parere affinché il Consiglio europeo torni a decidere sulla questione.

La Commissione europea, il 12 ottobre 2022, ha raccomandato al Consiglio dell’UE di concedere lo status di candidato all'adesione UE alla Bosnia ed Erzegovina.

Il prossimo vertice UE-Balcani occidentali si svolgerà a Tirana (Albania) il 6 dicembre 2022.

 

Il pacchetto allargamento 2022 della Commissione europea

La Commissione europea ha presentato, il 12 ottobre 2022, il cosiddetto “pacchetto allargamento”, ossia la Comunicazione con la quale annualmente fa il punto sullo stato del processo di allargamento dell’UE.

La comunicazione dà conto dello stato e dei progressi registrati dai paesi dei Balcani occidentali e dalla Turchia ma non anche da Ucraina e Moldova, che hanno visto riconosciuto lo status di paese candidato all’adesione da parte del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno, e dalla Georgia, per la quale il Consiglio europeo si è impegnato a riconoscere identico status una volta soddisfatte le condizioni indicate nel parere della Commissione europea. Per le raccomandazioni per tali paesi si rimanda ai pareri della Commissione europea sulle rispettive domande di adesione (v. infra).

Nelle conclusioni e raccomandazione del pacchetto allargamento la Commissione europea rileva che l’invasione russa in Ucraina ha cambiato radicalmente lo scenario geopolitico, mettendo alla prova un sistema internazionale basato sul rispetto delle regole. In tale contesto la politica dell’UE per l’allargamento costituisce un investimento a lungo termine di pace, stabilità e sicurezza per l’intero continente europeo e dunque è un elemento prioritario dell’agenda europea. La Commissione sottolinea come il processo di allargamento basato sulla condizionalità e sul principio del merito abbia un effetto trasformativo e di modernizzazione nei paesi partner. La Commissione afferma dunque che i Balcani occidentali sono parte della famiglia europea e che è nell’interesse strategico dell’UE e delle stabilità e prosperità di tali paesi che essi possano avanzare nel percorso verso una piena adesione all’UE.

La Commissione rileva come nell'ultimo anno si sono verificati importanti sviluppi nell'agenda dell'allargamento dell'UE, con il riconoscimento della prospettiva europea per Georgia, Moldova e Ucraina da parte del Consiglio europeo del 20 e 21 giugno 2022 e l’avvio dei negoziati con l'Albania e la Macedonia del Nord, il 19 luglio 2022.

La guerra della Russia contro l’Ucraina ha evidenziato l’importanza dell’allineamento dei paesi partner alla Politica di sicurezza e difesa dell’UE (PSDC), in riferimento al quale la Commissione sottolinea l’allineamento completo alle misure restrittive dell’UE nei confronti della Russia anche da parte di Albania, Montenegro e Macedonia del Nord e i progressi pure compiuti in tale ambito dalla Bosnia-Erzegovina e dal Kosovo. Dall’altro si rileva come la Serbia e la Turchia continuano la loro politica di non allineamento a tali misure.

La Commissione rileva, inoltre, come l'attuale crisi energetica rappresenti una sfida anche per i Balcani occidentali e la Turchia. L'UE ha invitato i Balcani occidentali ad aderire alla piattaforma comune dell'UE per gli acquisti di energia e sostiene i Balcani occidentali nell'indirizzare il sostegno finanziario agli investimenti in energie rinnovabili ed efficienza energetica, ma si aspetta che tutti i partner nella regione si allineino pienamente alla legislazione e alle priorità politiche dell'UE nel settore dell'energia, comprese quelle del piano REPowerEU, e riducano il prima possibile la loro dipendenza dai combustibili fossili russi. In tale ambito la Commissione ricorda l’importanza del Piano economico e di investimenti globali (v. infra), volto in particolare ad aiutare la regione a rispondere all'impatto della guerra russa in Ucraina, accelerando la transizione energetica verso le fonti rinnovabili, diversificando l'offerta e migliorando l'efficienza energetica degli edifici pubblici e privati.

La Commissione rileva l’importanza per tutte le parti coinvolte di superare le difficoltà per sbloccare il processo decisionale e consentire l'entrata in vigore delle misure relative al mercato regionale comune per i paesi dei Balcani occidentali.

In occasione del vertice di Sofia del 10 novembre 2020 i leader dei Balcani occidentali hanno riconosciuto la necessità di una migliore integrazione economica dei Balcani occidentali, tra loro e con l'UE ed hanno lanciato l'iniziativa del mercato regionale comune, strutturata attorno alle quattro libertà (libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone), coprendo anche aspetti della politica digitale, degli investimenti, dell'innovazione e dell'industria.

Infine, la Commissione rileva che le attuali sfide geopolitiche richiedono il rafforzamento della cooperazione tra l’UE e i Balcani occidentali in materia di sicurezza e difesa della regione, agendo anche in stretta cooperazione con attori della sicurezza internazionale che condividono le stesse idee, e che in tale ambito priorità fondamentali sono il rafforzamento delle capacità contro le minacce ibride, come la sicurezza informatica, il miglioramento della resilienza delle infrastrutture critiche e la lotta alla disinformazione.

Raccomandazioni per singoli paesi

Albania

La Commissione afferma che l'avvio del processo negoziale di adesione all'UE con l'Albania a luglio 2022 ha rappresentato un importante passo avanti e ha segnato l'inizio di una nuova fase nelle relazioni UE-Albania.

L'Albania ha continuato a compiere progressi nelle riforme nell'ambito del cluster dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali. La Commissione ha espresso particolare apprezzamento per l'impegno del Paese a rafforzare lo Stato di diritto, a combattere la corruzione e la criminalità organizzata.

Per quanto riguarda la politica estera e di sicurezza comune dell'UE (PESC), l'Albania ha mantenuto il pieno allineamento con tutte le pertinenti decisioni e dichiarazioni dell'UE, comprese le misure restrittive dell'UE a seguito dell'aggressione non provocata della Russia contro l'Ucraina. In qualità di membro non permanente dal gennaio 2022, l'Albania si è attivamente impegnata nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nella promozione e difesa dell'ordine internazionale basato sulle regole.

Per far avanzare il processo dei negoziati di adesione con l'Albania, in linea con il quadro negoziale, la Commissione ha avviato immediatamente lo screening, che è il primo passo immediatamente nel processo negoziale. L'Albania ha dimostrato un alto livello di impegno e il processo di screening sta procedendo senza difficoltà.

La Commissione rileva che l’avvio dei negoziati richiederà un impegno costante e un coordinamento tra tutte le Istituzioni dell'Albania, nonché un impegno continuo da parte del Governo e dell'opposizione, nonché di altre parti della società.

L'Albania dovrebbe intensificare ulteriormente i propri sforzi in settori chiave come la riforma della magistratura, la lotta alla corruzione e la lotta alla criminalità organizzata, nonché in materia di libertà di espressione, diritti di proprietà e questioni relative alle minoranze.

Bosnia Erzegovina

La Commissione indica che il dialogo politico con l'UE, nell'ambito dell'Accordo di stabilizzazione e associazione (ASA), è stato ripreso nel corso del 2022 dopo molti mesi di stallo, e rileva che la Bosnia Erzegovina ha adottato importanti riforme, come le modifiche alla legge sugli appalti pubblici e modifiche alla strategia globale sulla gestione delle finanze pubbliche.

La Commissione rileva, altresì, che la Bosnia Erzegovina ha adottato misure significative per migliorare la gestione della migrazione ed ha migliorato il suo allineamento con la politica estera e di sicurezza dell'UE, portandolo ad un livello pari all'81%.

La Bosnia Erzegovina ha, inoltre, ottenuto importanti risultati In relazione alla lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, con l’ultimazione della operatività del punto di contatto Europol e con l’avanzamento dei preparativi per la formalizzazione della cooperazione con Eurojust.

La Commissione ha quindi raccomandato che la Bosnia Erzegovina ottenga lo status di candidato, ferma restando l’adozione delle seguenti misure:

·       emendamenti alla legge esistente sull'Alto Consiglio della Magistratura e della Procura;

·       una nuova legge sul Consiglio superiore della magistratura e sulla Procura e adottare la legge sui tribunali della Bosnia Erzegovina;

·       una legge sulla prevenzione dei conflitti di interesse;

·       misure decisive per rafforzare la prevenzione e la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata;

·       un coordinamento efficace, a tutti i livelli, della capacità di gestione delle frontiere e della migrazione, nonché per garantire il funzionamento del sistema di asilo;

·       garantire il divieto della tortura, in particolare istituendo un meccanismo nazionale di prevenzione contro la tortura e i maltrattamenti;

·       garantire la libertà di espressione e dei media e la protezione dei giornalisti, in particolare assicurando un adeguato seguito giudiziario ai casi di minacce e violenze contro giornalisti e operatori dei media;

·       garantire il corretto funzionamento del meccanismo di coordinamento sulle questioni dell'UE, sviluppando e adottando un programma nazionale per l'adozione dell'acquis dell'UE.

Kosovo

La Commissione indica che il Kosovo ha beneficiato nel corso del 2022 di stabilità politica e le autorità hanno continuato a dimostrare il loro impegno per il percorso europeo. Questo contesto politico ha consentito al Kosovo di intensificare il proprio lavoro per attuare le riforme relative previste nel contesto dell’Accordo di associazione e stabilizzazione con l'UE.

La Commissione rileva che le elezioni municipali tenutesi a ottobre e novembre 2021 sono state nel complesso ben organizzate, trasparenti e competitive.

Il Kosovo deve intensificare gli sforzi per rafforzare la democrazia, la pubblica amministrazione, lo Stato di diritto e combattere la corruzione.

 Il Kosovo dovrebbe anche portare avanti l'attuazione della nuova strategia energetica al fine di migliorare la sua resilienza energetica.

Per quanto riguarda la normalizzazione delle relazioni con la Serbia, la Commissione considera che, nel complesso, il Kosovo è rimasto impegnato nel dialogo. Tuttavia, Pristina deve mantenere i suoi precedenti impegni e operare per la piena attuazione di tutti gli accordi di dialogo già firmati. Il Kosovo dovrebbe, inoltre, contribuire a creare un ambiente favorevole alla conclusione di un accordo di normalizzazione giuridicamente vincolante con la Serbia, impegnandosi in modo più costruttivo nei negoziati e mostrandosi pronto a scendere a compromessi per compiere progressi rapidi e concreti.

La Commissione ricorda, infine, che la proposta per la liberalizzazione dei visti è ancora all'esame del Consiglio e dovrebbe essere trattata con urgenza.

La Commissione conferma la sua valutazione del luglio 2018 secondo cui il Kosovo soddisfa tutti i parametri di riferimento per la liberalizzazione dei visti e si compiace del fatto che le discussioni in seno al Consiglio stiano per riprendere.

Macedonia del Nord

La Commissione indica che l'avvio del processo negoziale di adesione all'UE con la Macedonia del Nord nel luglio 2022 ha rappresentato un importante passo avanti e ha segnato l'inizio di una nuova fase nelle relazioni UE-Macedonia del Nord.

Dopo l'invasione russa dell'Ucraina, la Macedonia del Nord ha confermato il suo forte e chiaro orientamento strategico verso l'UE allineandosi pienamente a tutte le decisioni e dichiarazioni di politica estera e di sicurezza comune dell'UE e da allora ha mantenuto un tasso di allineamento del 100%.

Per far avanzare il ritmo del processo negoziale di adesione della Macedonia del Nord, in linea con il quadro negoziale, la Commissione ha avviato immediatamente lo screening, che è la prima fase del processo negoziale. La Macedonia del Nord ha mostrato un alto livello di impegno e il processo di screening sta procedendo senza difficolta.

La Commissione indica che la nuova fase, che si è aperta con l’avvio dei negoziati, richiede un impegno costruttivo da parte sia del Governo che dell'opposizione, nonché di altre parti della società, favorendo un ampio consenso sulle riforme relative all'UE.

Il paese deve, in particolare continuare a realizzare le sue priorità di riforma, nei settori chiave dello Stato di diritto, della lotta alla corruzione e della criminalità organizzata.

La Commissione afferma che il paese fornisce un buon esempio di società multietnica. La modifica della Costituzione, in linea con l'impegno della Macedonia del Nord, farà avanzare ulteriormente i diritti fondamentali.

Montenegro

La Commissione rileva che l'impegno politico delle autorità del Montenegro nei confronti del processo di adesione all'UE appare come la priorità chiave per il paese e si riflette generalmente nelle decisioni politiche pertinenti. Il Montenegro ha fatto registrate un tasso di allineamento del 100% con la politica estera e di sicurezza comune dell'UE. Tuttavia, la volatilità e l'instabilità politica hanno bloccato i processi decisionali e l'attuazione delle riforme, portando a un rallentamento dei negoziati di adesione.

La Commissione indica come prioritario per ulteriori progressi nei negoziati di adesione il rispetto dei parametri di riferimento provvisori sullo Stato di diritto stabiliti nei capitoli 23 e 24. Il Montenegro deve, in particolare, intensificare le riforme nell’ambito dei settori della libertà di espressione e della libertà dei media e della lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, e garantire la funzionalità e la credibilità del sistema giudiziario.

Ciò richiede stabilità politica e impegno costruttivo da parte di tutte le parti interessate, che portino all'istituzione di un governo stabile, fermamente impegnato nella direzione strategica dell'UE, e un ampio consenso politico in Parlamento sulle riforme chiave.

Serbia

La Commissione indica che sebbene le autorità serbe abbiano continuato a dichiarare che l'integrazione europea è il loro obiettivo strategico, hanno anche mantenuto strette relazioni con la Russia.

La Serbia ha compiuto un importante passo avanti nel suo percorso di adesione all'UE, con l'apertura dei negoziati nell'ambito del cluster 4 (Agenda verde e connettività sostenibile) nel dicembre 2021 e con la riforma in materia di indipendenza e responsabilità della magistratura con l'approvazione di emendamenti alla Costituzione.

Lo scioglimento del Parlamento nel febbraio 2022 e lo svolgimento delle elezioni parlamentari anticipate hanno portato a una legislatura più pluralistica. Tuttavia, i risultati elettorali hanno subìto notevoli ritardi, rallentando la formazione del nuovo governo e il ritmo delle riforme per l'adesione.

L'allineamento della Serbia alla politica estera e di sicurezza comune dell'UE è diminuito in modo significativo e il governo serbo ha finora rifiutato di allinearsi alle misure restrittive dell'UE nei confronti della Federazione Russa.

Complessivamente, la Serbia è rimasta impegnata nel dialogo per la normalizzazione delle relazioni con il Kosovo. Tuttavia, la Commissione indica che la Serbia dovrebbe astenersi da azioni che minino la stabilità e una retorica sfavorevole al dialogo, al fine di creare un ambiente favorevole alla conclusione di un accordo di normalizzazione giuridicamente vincolante con il Kosovo, per il quale la Commissione ritine che la Serbia dovrebbe maggiormente impegnarsi e mostrarsi pronta a scendere a compromessi per compiere progressi rapidi e concreti.

Per quanto riguarda lo Stato di diritto, è necessario promuovere riforme, in particolare nei settori chiave della magistratura, della lotta alla corruzione e della criminalità organizzata, della libertà dei media, della libertà di riunione e della gestione interna della guerra crimini.

Oltre alle riforme, le autorità serbe devono assumersi la responsabilità di una comunicazione proattiva e obiettiva sull'UE, in linea con l'obiettivo strategico dichiarato dell'integrazione europea. La Serbia deve anche contrastare tutte le forme di disinformazione e manipolazione delle informazioni dall’estero.

La Commissione ribadisce, infine, che i progressi della Serbia sullo Stato di diritto e la normalizzazione delle relazioni con il Kosovo continueranno a determinare il ritmo generale dei negoziati di adesione.

 

 

Turchia

La Commissione ricorda che il Consiglio europeo ha ripetutamente riaffermato l’interesse strategico dell’UE per un ambiente stabile e sicuro nel Mediterraneo orientale e per lo sviluppo di una relazione cooperativa e reciprocamente vantaggiosa con la Turchia. In particolare, nel giugno 2022 il Consiglio europeo ha ribadito le aspettative dell’UE affinché la Turchia rispetti pienamente il diritto internazionale, allenti le tensioni nell'interesse della stabilità regionale nel Mediterraneo orientale e promuova relazioni di buon vicinato.

Per quanto riguarda la guerra di aggressione russa contro l'Ucraina, la Commissione indica che la Turchia ha avviato colloqui diretti, a sostegno della riduzione dell'escalation e del cessate il fuoco. Ha inoltre intrapreso un'importante iniziativa diplomatica per facilitare, insieme alle Nazioni Unite, l'esportazione di grano ucraino, con l'accordo raggiunto nel luglio 2022 a Istanbul, che ha aperto la strada alle esportazioni commerciali di cibo dai principali porti ucraini.

La Commissione esprime preoccupazione per il non allineamento della Turchia con le misure restrittive dell'UE nei confronti della Russia, anche a causa della libera circolazione dei prodotti, compresi i beni a duplice uso, all'interno dell'unione doganale UE-Turchia e per il fatto che la Turchia ha firmato un memorandum d'intesa per sviluppare ulteriormente le sue relazioni economiche e commerciali con la Russia.

La Commissione ritiene che la Turchia dovrebbe sostenere attivamente i negoziati per una soluzione equa, globale e praticabile della questione cipriota nel quadro delle Nazioni Unite, in conformità con le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e in linea con i principi fondamentali dell'UE.

È inoltre urgente che Turchia adempia al proprio obbligo di garantire la piena e non discriminatoria attuazione del protocollo aggiuntivo all'accordo di associazione UE-Turchia e rimuova tutti gli ostacoli alla libera circolazione delle merci, comprese le restrizioni sui collegamenti di trasporto diretto con la Repubblica di Cipro.

La Commissione ribadisce che in Turchia permangono gravi carenze nel funzionamento delle istituzioni democratiche ed esprime serie preoccupazioni per il continuo deterioramento della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti fondamentali e dell'indipendenza della magistratura. La Commissione indica che la Turchia deve in via prioritaria invertire questa tendenza negativa affrontando l'indebolimento di effettivi controlli ed equilibri nel sistema politico.

La Commissione segnala che la Turchia ha continuato a svolgere un ruolo chiave nell'affrontare la migrazione lungo la rotta del Mediterraneo orientale. Tuttavia, i rimpatri dalle isole greche non sono ancora ripresi e la migrazione irregolare verso Cipro e l'Italia è notevolmente aumentata.

La Commissione riconosce che la Turchia ha proseguito i suoi enormi sforzi per ospitare una popolazione di rifugiati molto numerosa e l'UE ha continuato a dimostrare solidarietà, in particolare attraverso un contributo finanziario aggiuntivo ai rifugiati e alle comunità ospitanti in Turchia (quasi 10 miliardi di euro dal 2016).

Per quanto riguarda l'economia, la Commissione rileva che sono ulteriormente aumentate le preoccupazioni per l'accumulo di squilibri macroeconomici, per il corretto funzionamento dell'economia di mercato e per la mancanza di indipendenza delle autorità di regolamentazione. La Turchia dovrebbe, infine, continuare a intensificare l'impegno con la Commissione per affrontare le questioni commerciali che ostacolano il buon funzionamento dell'unione doganale con l’UE.

 

I pareri della Commissione europea sulle domande di adesione di Georgia, Moldova e Ucraina

La Commissione europea ha formulato raccomandazioni e condizioni rivolte a Georgia, Moldova e Ucraina, nei pareri formulati il 17 giugno 2022, in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 giugno 2022 che ha poi concesso lo status di paese candidato a Moldova e Ucraina.

Georgia

La Commissione europea ha indicato che potrà essere concesso lo status di paese candidato alla Georgia solo quando saranno state affrontate le seguenti priorità:

·       risolvere la questione della polarizzazione politica, garantendo la cooperazione tra i partiti politici nello spirito dell'accordo del 19 aprile 2021;

·       garantire il funzionamento di tutte le istituzioni statali, rafforzandone l'indipendenza, la responsabilità e le funzioni di controllo democratico, affrontando anche le carenze del quadro elettorale individuate dall’ Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) dell’OSCE e dalla Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa;

·       adottare ed attuare una strategia ed un piano d'azione trasparenti ed efficaci per realizzare la riforma giudiziaria sulla base di un processo di consultazione ampio, inclusivo e trasversale; assicurare che il potere giudiziario sia pienamente e realmente indipendente, responsabile ed imparziale; assicurare il corretto funzionamento e l'integrità di tutte le istituzioni giudiziarie, in particolare della Corte suprema, e risolvere eventuali carenze, compresa la nomina di giudici a tutti i livelli e del procuratore generale; intraprendere una profonda riforma dell'Alto Consiglio di Giustizia e nominarne i restanti membri; tutte queste misure dovranno essere pienamente in linea con gli standard europei e con le raccomandazioni della Commissione di Venezia;

·       rafforzare l'indipendenza dell’Agenzia anticorruzione riunendo tutte le principali funzioni anticorruzione e fornire al nuovo Servizio Speciale Investigativo e al Servizio Protezione Dati Personali risorse commisurate ai loro mandati e garantirne l'indipendenza;

·       attuare la “de-oligarchizzazione”, eliminando l'eccessiva influenza acquisita nella vita economica, politica e pubblica dai gruppi di potere;

·       rafforzare la lotta contro la criminalità organizzata, in particolare assicurando rigorose indagini ed azioni giudiziarie oltre ad un sistema credibile di procedimenti giudiziari e condanne e garantire la responsabilità e il controllo delle forze dell'ordine;

·       intraprendere maggiori sforzi per quanto riguarda i media, in particolare garantendo che i procedimenti penali avviati contro i proprietari dei media seguano i più elevati standard legali e avviando indagini nei casi di minacce alla sicurezza di giornalisti e altri professionisti dei media;

·       agire rapidamente per rafforzare la protezione dei diritti umani dei gruppi vulnerabili, consolidando gli sforzi per rafforzare la parità di genere e combattere la violenza contro le donne;

·       assicurare il coinvolgimento della società civile nei processi decisionali a tutti i livelli;

·       adottare una legislazione che faccia in modo che i tribunali georgiani nelle loro deliberazioni tengano conto delle sentenze della CEDU;

·       assicurare che venga data preferenza a una persona indipendente nel processo di nomina del nuovo Difensore civico, garantendone la trasparenza, assicurando poi la sua effettiva indipendenza istituzionale.

Moldova

La Commissione europea, per quanto riguarda le riforme da intraprendere per proseguire il percorso di adesione all’UE ha indicato la necessità che la Moldova adotti le seguenti misure:

·       completare i passaggi essenziali della riforma del sistema giudiziario per garantirne l'indipendenza, l'integrità, l’efficienza, la responsabilità e la trasparenza; in particolare, assegnare tutti i posti vacanti nel Consiglio Supremo della Magistratura e nei suoi organi specializzati; in questi settori, affrontare le carenze individuate dall’ODIHR dell'OSCE e dalla Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa;

·       mantenere l'impegno a combattere la corruzione a tutti i livelli rafforzando lo svolgimento di indagini proattive ed efficienti e un sistema credibile di procedimenti giudiziari e condanne; incrementare il tasso di esecuzione delle raccomandazioni del Centro Nazionale Anticorruzione;

·       attuare la “de-oligarchizzazione”, eliminando l'eccessiva influenza acquisita nella vita economica, politica e pubblica dai gruppi di potere;

·       rafforzare la lotta alla criminalità organizzata, anche attraverso una maggiore cooperazione con i partner regionali, dell'UE e internazionali e un migliore coordinamento delle forze dell'ordine; in particolare, adottare un pacchetto legislativo sul recupero dei beni e un quadro normativo completo per la lotta contro la criminalità finanziaria e il riciclaggio di denaro, garantendo che la normativa antiriciclaggio sia conforme agli standard del Gruppo di azione finanziaria internazionale (GAFI);

·       rafforzare la capacità di realizzare le riforme e fornire servizi pubblici di qualità, anche attraverso l’implementazione della riforma della pubblica amministrazione;

·       valutare e aggiornare la strategia di riforma della pubblica amministrazione;

·       completare la riforma del sistema di gestione delle finanze pubbliche, compreso il miglioramento degli appalti pubblici a tutti i livelli di governo;

·       rafforzare il coinvolgimento della società civile nei processi decisionali a tutti i livelli;

·       rafforzare la protezione dei diritti umani, in particolare dei gruppi vulnerabili, e sostenere gli impegni per rafforzare l'uguaglianza di genere e combattere la violenza contro le donne.

Ucraina

La Commissione europea, per quanto riguarda le riforme da intraprendere per proseguire il percorso di adesione all’UE, ha indicato le seguenti condizioni:

·       emanare e attuare una legislazione per selezionare i giudici della Corte costituzionale, che includa un processo di preselezione basato sulla valutazione della loro integrità e capacità professionali;

·       portare a termine la verifica dell'integrità dei candidati al Consiglio superiore della giustizia da parte del Consiglio etico e la selezione dei candidati per istituire la Commissione dei giudici dell'Ucraina;

·       rafforzare ulteriormente la lotta alla corruzione, garantendo indagini proattive ed efficienti e un sistema credibile di procedimenti giudiziari e condanne;

·       garantire che la legislazione antiriciclaggio sia conforme agli standard internazionali;

·       adottare un piano strategico globale per la riforma dell'intero settore delle forze dell'ordine;

·       attuare la legge anti-oligarchi per limitare la loro eccessiva influenza nella vita economica, politica e pubblica del Paese;

·       adottare una legge sui mezzi di comunicazione che allinei la legislazione ucraina alla direttiva dell'UE sui servizi dei media audiovisivi e rafforzi l'autorità indipendente per la loro regolamentazione;

·       portare a termine la riforma del quadro normativo sulle minoranze nazionali e adottare meccanismi che ne assicurino un’attuazione immediata ed efficace.

 

Il piano economico di investimenti globale e l’agenda verde per i Balcani occidentali

La Commissione europea ha presentato il 6 ottobre 2020 un piano economico e di investimenti globale per i Balcani occidentali (COM (2020) 641) che  prevede un pacchetto di investimenti di circa 30 miliardi di euro per la regione nell'arco dei prossimi sette anni, sulla base del nuovo strumento di garanzia per i Balcani occidentali [25].

Il piano individua iniziative faro in materia di investimenti per:

·       sostenere i principali collegamenti stradali e ferroviari nella regione sull’asse est-ovest e sull’asse nord-sud e per il collegamento delle regioni costiere;

·       promuovere il ricorso all'energia rinnovabile e l'abbandono del carbone;

·       incentivare la ristrutturazione degli edifici pubblici e privati per aumentare l'efficienza energetica e ridurre le emissioni di gas a effetto serra;

·       migliorare le infrastrutture per la gestione dei rifiuti e il trattamento delle acque reflue;

·       promuovere lo sviluppo delle infrastrutture digitali e per la banda larga;

·       incentivare lo sviluppo del settore privato per promuovere la competitività e l'innovazione, in particolare a livello di piccole e medie imprese;

·       promuovere nei paesi dei Balcani occidentali una garanzia per i giovani che, in analogia con quanto già previsto nell’UE, preveda che i giovani ricevano un'offerta qualitativamente valida di lavoro, formazione continua, apprendistato o tirocinio entro un periodo di quattro mesi dall'inizio della disoccupazione o dalla fine degli studi.

Al momento sono stati approvate 24 iniziative faro per investimenti per un valore complessivo di 3,3 miliardi di euro.

Per maggiori dettagli sulle singole iniziative faro si rinvia all’allegato del Piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali.

Sempre nell’ambito del piano economico di investimenti globale per i Balcani occidentali, la Commissione europea ha presentato delle linee guida per l'attuazione dell'agenda verde per i Balcani occidentali che prevedono azioni incentrate su cinque pilastri:

·       l'azione per il clima, che comprende iniziative per la decarbonizzazione, la transizione verso l'energia pulita e la mobilità sostenibile;

·       l'economia circolare, con un accento sui rifiuti, il riciclaggio, la produzione sostenibile e l'uso efficiente delle risorse;

·       la biodiversità, al fine di proteggere e ripristinare le risorse naturali della regione;

·       la lotta contro l'inquinamento atmosferico, delle acque e del suolo;

·       la promozione di sistemi alimentari e aree rurali sostenibili.

Assistenza finanziaria

Per quanto riguarda i finanziamenti per i paesi coinvolti nel processo di adesione nell’ambito del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, lo strumento di assistenza preadesione (IPA III) prevede uno stanziamento di 14,1 miliardi di euro. Lo strumento di preadesione IPA III non ha una specifica allocazione dei finanziamenti per i paesi coinvolti, i finanziamenti verranno distribuiti sulla base di una programmazione con i paesi coinvolti, attualmente in corso di definizione.

Nell’ambito dell’assistenza finanziaria ai paesi del vicinato per la pandemia di COVID 19, l’UE ha stanziato fino ad ora un pacchetto di oltre 3,3 miliardi di euro a favore dei paesi dei Balcani occidentali.

 

La Comunità politica europea

Il 6 ottobre 2022 si è svolta a Praga la prima riunione della Comunità politica europea con la partecipazione di 44 Stati europei, di cui 27 Stati membri dell’UE, 7 paesi candidati all’adesione (Albania, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Moldova, Turchia, Ucraina), 2 paesi che hanno presentato domanda di adesione, ma non hanno ancora lo status di paese candidato (Bosnia Erzegovina, Georgia), 1 paese che non ha ancora presentato domanda di adesione (Kosovo) e 7 Stati europei non facenti parte dell’UE e non coinvolti nel processo di adesione all’UE (Armenia, Azerbaigian, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Regno Unito, Svizzera).

La riunione, che si è aperta con un discorso in videoconferenza del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, è stata dedicata a due temi:

·       pace e sicurezza, in particolare la guerra della Russia in Ucraina;

·       la crisi energetica.

 

Si ricorda che il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022, nell’ambito di una discussione strategica sulle relazioni dell'Unione europea con i suoi partner in Europa, ha adottato delle conclusioni nelle quali indica che l'obiettivo della Comunità Politica europea è quello di promuovere il dialogo politico e la cooperazione per affrontare questioni di interesse comune in modo da rafforzare la sicurezza, la stabilità e la prosperità del continente europeo. Tale quadro non sostituirà le politiche e gli strumenti esistenti dell'UE, in particolare l'allargamento, e rispetterà pienamente l'autonomia decisionale dell'Unione europea.

Le riunioni della Comunità politica europea si svolgeranno ogni sei mesi. È previsto che la prossima si svolga nella primavera del 2023 a Chishinau, in Moldova. Le successive riunioni della Comunità politica europea si svolgeranno, sulla base di un principio di alternanza tra Stati membri

 

La proposta di istituire una Comunità politica europea è stata inizialmente formulata dal Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, il 9 maggio 2022, nel suo discorso pronunciato al Parlamento europeo, a Strasburgo, per l’evento finale della Conferenza sul futuro dell’Europa. In tale occasione, il Presidente della Repubblica francese ha richiamato la necessità di ripensare la geografia e l’architettura del continente europeo, rilevando che l’UE non può rappresentare l’unico modo di strutturarlo, anche in considerazione del fatto che il processo di adesione all’UE può durare decenni, ed ha avanzato la proposta di una Confederazione europea, che dovrebbe costituire una comunità politica europea più ampia rispetto all’UE. La proposta è stata poi ripresa dal Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in un discorso pronunciato il 18 maggio 2022 al Comitato economico e sociale dell’UE, aveva prospettato la creazione di una Comunità geopolitica europea, con l’obiettivo di approfondire le convergenze e la cooperazione per affrontare le sfide comuni della pace, della stabilità e della sicurezza europea. A tale comunità dovrebbero essere associati i paesi dei Balcani occidentali e i paesi del partenariato orientale e tutti gli altri paesi del continente europeo.

Secondo il non paper presentato il 15 giugno 2022 dall’allora Presidenza francese del Consiglio dell’UE la Comunità politica europea dovrebbe costituire un forum di coordinamento, per rispondere alle sfide che tutti i paesi del continente europeo si trovano ad affrontare, quali: politica estera e di sicurezza; cambiamento climatico e fornitura di energia e altre materie prime; sicurezza alimentare; sviluppo delle infrastrutture e interconnessione; mobilità; migrazione; lotta alla criminalità organizzata; rapporti con gli altri attori geopolitici.

Il processo di adesione all’UE

In base all’articolo 49 del Trattato sull’Unione europea, ogni paese europeo può presentare richiesta di adesione se rispetta i valori di libertà, democrazia, Stato di diritto, uguaglianza, tutela dei diritti umani (compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze) e della dignità umana, valori che sono comuni agli Stati membri.

Il medesimo articolo stabilisce che sulla richiesta di adesione il Consiglio si esprime all’unanimità, previa consultazione della Commissione e previa approvazione del Parlamento europeo, che si pronuncia a maggioranza dei membri che lo compongono. A conclusione di tale procedura, è il Consiglio europeo ad attribuire lo status di paese candidato.

L’apertura formale dei negoziati tra gli Stati membri e lo Stato candidato avviene sulla base di una decisione in tal senso del Consiglio europeo e dopo l’approvazione all’unanimità del mandato negoziale da parte del Consiglio. All’apertura formale dei negoziati segue la fase di screening - preliminare all’avvio dei negoziati tecnici veri e propri - cui partecipano esperti della Commissione e dello Stato interessato.

L’obiettivo dello screening è quello di esaminare la legislazione del paese candidato sotto il profilo della compatibilità con l’acquis comunitario e di tracciare, settore per settore, un itinerario per il suo recepimento. L’acquis comunitario è suddiviso in capitoli, organizzati per materia, su ciascuno dei quali ha luogo un negoziato separato.

La conclusione della fase di screening prende la forma – per ciascun capitolo - di una relazione della Commissione, accompagnata da una raccomandazione ad aprire direttamente i negoziati per il capitolo in questione o a richiedere che alcune condizioni siano soddisfatte prima dell’apertura (cosiddetti opening benchmarks). In ogni caso, prima che i negoziati possano partire il paese candidato deve sottoporre le sue posizioni e l’UE deve adottare una posizione comune. Per la maggior parte dei capitoli, l’UE definisce anche condizioni per la chiusura.

Il passo dei negoziati dipende dalla velocità delle riforme e dell’adeguamento alla legislazione dell’UE da parte di ogni paese.

Nessun negoziato viene chiuso finché tutti i governi degli Stati membri dell’UE non siano soddisfatti dei progressi compiuti dal paese nel settore specifico; l’intero processo negoziale è concluso definitivamente quando ciascun capitolo è stato chiuso.

Una volta che, a seguito dei negoziati, tutti i capitoli siano stati positivamente esaminati, il risultato dei negoziati confluisce in un progetto di trattato di adesione, in cui sono riportati le scadenze e gli accordi provvisori, nonché i dettagli sugli accordi finanziari ed eventuali clausole di salvaguardia.

Se ottiene il consenso di Consiglio, Commissione e Parlamento europeo, il trattato viene firmato dal paese candidato e dai rappresentanti di tutti gli Stati membri, quindi sottoposto a ratifica negli Stati membri e nel paese candidato in base alle rispettive norme costituzionali.

Dopo la firma del trattato di adesione, il paese candidato diventa “Stato aderente” e può beneficiare di una serie di diritti provvisori prima di diventare Stato membro dell’UE. Può esprimere osservazioni su progetti di proposte, comunicazioni, raccomandazioni o iniziative dell’UE e acquisisce lo status di “osservatore attivo” in seno agli organi e alle agenzie dell’Unione, con diritto di espressione ma non di voto. È al termine del processo di ratifica, con l’entrata in vigore del trattato di adesione alla data prevista, che lo Stato aderente diventa a tutti gli effetti Stato membro dell’UE.

 

L’adesione può essere conseguita soltanto se il paese soddisfa i cosiddetti criteri di Copenaghen, stabiliti dal Consiglio europeo di Copenaghen del giugno 1993 e rafforzati dal Consiglio europeo di Madrid del 1995:

·       criteri politici: istituzioni stabili in grado di garantire democrazia, Stato di diritto, diritti umani e protezione delle minoranze;

·       criteri economici: economia di mercato funzionante e capacità di far fronte alle pressioni concorrenziali e alle forze di mercato all’interno dell’Unione;

·       capacità di fare fronte agli obblighi derivanti dall’adesione, ivi compresi gli obiettivi dell’unione politica, economica e monetaria;

·       adozione dell’acquis comunitario e sua effettiva attuazione attraverso adeguate strutture amministrative e giudiziarie.

 

Nel corso del processo di adesione, l’Unione europea sostiene gli sforzi di ciascun paese attraverso una strategia di pre-adesione che si compone di diversi strumenti e meccanismi, tra i quali la partecipazione ai programmi, ai comitati e alle agenzie dell’UE, il dialogo politico, il programma nazionale di adozione dell’acquis comunitario, il cofinanziamento da parte di istituzioni internazionali, l’assistenza di preadesione.

Attività Parlamentare nella XVIII legislatura

Al tema dell’integrazione europea dei Paesi dei Balcani occidentali ha dedicato particolare attenzione la III Commissione (Affari esteri e comunitari) della Camera dei deputati a partire dall’approvazione il 5 maggio 2021, all’unanimità, della risoluzione 8-00114 Fassino sull’integrazione dei Paesi dei Balcani Occidentali nelle istituzioni euroatlantiche.

Successivamente, la stessa Commissione ha approvato, il 22 settembre 2021, all’unanimità la risoluzione n. 8-00136 Fassino sulla strategia di integrazione europea dei Balcani occidentali.,

Il 5 aprile del 2022 è stata approvata, infine la risoluzione n. 7-008215 Fassino sull’integrazione europea di Ucraina, Georgia, Moldova e dei Paesi dei Balcani Occidentali.

Nel corso della XVIII legislatura numerosi sono stati gli incontri della Commissione con personalità internazionali dedicate al tema (in primis Rappresentante Speciale UE per il dialogo Belgrado-Pristina e altre questioni regionali riferite ai Balcani Occidentali, Miroslav Lajcak, e Inviato Speciale degli Stati Uniti d’America per i Balcani occidentali, Gabriel Escobar).

La III Commissione ha anche svolto il seminario istituzionale “Balcani Occidentali: tra multipolarismo e processo di integrazione europea”, tenutosi in videoconferenza 26 aprile 2021, e la Riunione interparlamentare con i Presidenti delle Commissioni esteri dei Parlamenti dei Paesi dei Balcani Occidentali “Sul futuro dell’integrazione europea dei Balcani Occidentali alla luce della Dichiarazione di Brdo del 6 ottobre 2021”.

 

La Camera dei deputati, nella risoluzione n.6-00612 (Serracchiani e altri) - adottata il 23 marzo 2022 a seguito delle comunicazioni del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022 - ha impegnato il Governo, in particolare, a “sostenere il processo di adesione dei Balcani Occidentali all'Unione europea e, in questo contesto, contribuire alla stabilità sociale e politica in Bosnia-Erzegovina attraverso tutti gli strumenti politici, economici e diplomatici dell'Unione europea”.

Da ultimo, al termine del dibattito sulle comunicazioni del Presidente Draghi in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022, il Senato e la Camera hanno approvato, rispettivamente il 21 e 22 giugno, la risoluzione n. 6 -00226 e la risoluzione n.6-00224, che - con identico testo – hanno impegnato il Governo “ a supportare le domande di adesione all'Unione europea di Ucraina, Repubblica Moldova e Georgia, in un quadro di rispetto dei criteri di Copenaghen, e accelerare il percorso di adesione all'Unione europea dei Paesi dei Balcani Occidentali.

 

 

 



[1] È la seconda volta che la Repubblica Ceca presiede il Consiglio dell'Unione europea, la prima volta fu nella prima metà del 2009.

[2] Nel 1996 il presidente ceco Václav Havel, nel suo discorso alla cerimonia del Premio Carlo Magno, intitolato "L'Europa come compito", aveva sottolineato che i compiti che attendono l'Europa meritano una riflessione attenta e approfondita. Nel contesto internazionale di allora, Havel aveva invitato a riscoprire la propria coscienza di europei e ad assumersi la responsabilità delle sfide ambientali, sociali ed economiche globali. Secondo il presidente Havel, l'Europa non deve rivendicare una posizione di “Capo d'orchestra globale” e imporre i suoi valori culturali al resto del mondo, ma piuttosto essere di ispirazione e guida attraverso il proprio esempio.

[3] Misure restrittive nei confronti della Russia sono state imposte gradualmente dall'UE, dapprima in risposta all'annessione illegale della Crimea nel 2014, poi in seguito alla decisione del 2022 di riconoscere come entità indipendenti le regioni di Donetsk e Luhansk e all'aggressione militare "non provocata e ingiustificata" nei confronti dell'Ucraina nel 2022. Vd. Panoramica delle sanzioni adottate a seguito dell'aggressione militare russa contro l'Ucraina, a cura della Commissione europea.

[4] Per approfondimenti si veda la cronistoria - a cura del Consiglio dell'UE - delle misure restrittive dell'UE nei confronti della Russia in relazione all'Ucraina. Vd. anche la pagina dedicata sul sito Internet della Commissione europea.

[5] Per approfondimenti si rimanda al Dossier europeo n. 2, Consiglio europeo - Bruxelles, 20-21 ottobre 2022. Le conclusioni, a cura del Servizio Studi del Senato e dell'Ufficio rapporti con l'UE della Camera dei deputati.

[6] Cfr. Documenti dell'Unione europea n. 31/DOCUE, Consiglio europeo, 23 e 24 giugno 2022, a cura del Servizio Studi del Senato e dell'Ufficio rapporti con l'UE della Camera dei deputati.

[7] A norma dell'articolo 83, paragrafo 1, del TFUE, il Parlamento europeo e il Consiglio possono stabilire norme minime relative alla definizione dei reati e delle sanzioni in sfere di criminalità particolarmente grave che presentino una dimensione transnazionale. Le sfere di criminalità attualmente elencate nell'articolo citato sono: terrorismo, tratta degli esseri umani e sfruttamento sessuale delle donne e dei minori, traffico illecito di stupefacenti, traffico illecito di armi, riciclaggio di denaro, corruzione, contraffazione di mezzi di pagamento, criminalità informatica e criminalità organizzata.

[8] Nella stessa data, la Commissione ha inoltre proposto nuove norme in materia di recupero e confisca dei beni, al fine di contribuire all'attuazione delle misure restrittive dell'UE (COM(2022) 245).

[9] Secondo la Commissione, la violazione delle misure restrittive soddisfa i criteri previsti all'articolo 83, paragrafo 1, TFUE, in quanto costituisce un reato nella maggior parte degli Stati membri. Si tratta inoltre di un reato particolarmente grave, in quanto può perpetuare minacce alla pace e alla sicurezza internazionali, e presenta una chiara dimensione transfrontaliera, che richiede una risposta uniforme a livello dell'UE e mondiale.

[10] La decisione prevede la possibilità per i cittadini dell’Ucraina e loro familiari (e anche per i cittadini di Paesi terzi che beneficiavano di protezione internazionale prima del 24 febbraio 2024) in fuga dal Paese di risiedere e muoversi nel territorio dell’UE per un periodo fino a un anno, estendibile dal Consiglio di un anno ulteriore (e, su proposta della Commissione europea, di un ulteriore anno ancora, fino quindi ad un massimo di 3 anni, ai sensi della direttiva 2001/55/CE) con possibilità di lavorare e di avere accesso a diritti sociali, come il diritto di alloggio e di assistenza sanitaria.

[11] Il 29 giugno 2022 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento recante modifica del regolamento (UE) n. 1303/2013 e del regolamento (UE) 2021/1060 per quanto concerne un'ulteriore flessibilità per affrontare le conseguenze dell'aggressione militare da parte della Federazione russa FAST (assistenza flessibile ai territori) - CARE (COM(2022) 325).

[12] Il 18 ottobre 2022 la Commissione ha presentato un pacchetto di misure di emergenza per contrastare i prezzi elevati dell'energia e garantire la sicurezza dell'approvvigionamento (vd Comunicato stampa della Commissione europea). Tali misure sono contenute nella proposta di regolamento del Consiglio relativo a un migliore coordinamento degli acquisti di gas, agli scambi di gas transfrontalieri e a prezzi di riferimento affidabili (COM(2022) 549), accompagnato dalla Comunicazione "Emergenza energetica - Preparare, acquistare e proteggere l'UE insieme" (COM(2022) 553).

[13] Per approfondimenti, si rimanda si rimanda al Dossier europeo n. 2, Consiglio europeo - Bruxelles, 20-21 ottobre 2022. Le conclusioni, a cura del Servizio Studi del Senato e dell'Ufficio rapporti con l'UE della Camera dei deputati. Si veda anche la sessione III del presente Dossier.

[14] Per approfondimenti sul pacchetto Pronti per il 55% si rinvia ai dossier di documentazione nn. 58, 60, 61 e 62, predisposti dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea della Camera dei deputati.

[15] Il 25 ottobre 2022, il Consiglio "Energia" ha adottato un orientamento generale in merito a una proposta di direttiva che stabilisce nuovi requisiti per la prestazione energetica degli edifici, i cui obiettivi sono far sì che tutti gli edifici nuovi siano a emissioni zero entro il 2030 e gli edifici esistenti divengano a emissioni zero entro il 2050.

[16] Per dettagli sul contenuto e sull'implementazione della Bussola strategica si rinvia alle Note su atti dell'Unione europea n. 95 e 99, a cura del Servizio Studi e del Servizio delle Commissioni permanenti del Senato della Repubblica. Vd. anche il Documento dell'Unione europea n. 29/DOCUE Consiglio europeo, 24 e 25 marzo 2022, a cura del Servizio Studi del Senato.

[17] Il programma quadro di ricerca e innovazione dell'UE per il periodo 2021-2027 è Orizzonte Europa (regolamento (UE) 2021/695). Esso dispone di una dotazione finanziaria di circa 95,5 miliardi di euro (a prezzi correnti), 5,4 dei quali provenienti da NextGenerationEU, e ha l'obiettivo di rafforzare le basi scientifiche e tecnologiche dell'Unione, anche sviluppando soluzioni per realizzare priorità strategiche come le transizioni verde e digitale, e contribuire al conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e alla promozione della competitività e della crescita.

[18] Cfr. la Nota su atti dell'Unione europea n. 101 La proposta di legge sui servizi digitali (accordo politico del 23 aprile 2022), a cura del Servizio Studi del Senato.

[19] La legge europea per la libertà dei media intende integrare: la Raccomandazione (UE) 2021/1534 della Commissione, del 16 settembre 2021, relativa alla garanzia della protezione, della sicurezza e dell'empowerment dei giornalisti e degli altri professionisti dei media nell'Unione europea; il pacchetto normativo sui servizi digitali; la proposta di direttiva, presentata il 27 aprile 2022, sulla protezione delle persone attive nella partecipazione pubblica da procedimenti giudiziari manifestamente infondati o abusivi (SLAPP - Strategic Lawsuit Against Public Participation). La legge europea per la libertà dei media si collega inoltre alle azioni relative alla sostenibilità, alla resilienza e alla trasformazione digitale del settore dei media intraprese nell'ambito del Piano d'azione "I media europei nel decennio digitale".

[20] L’Assemblea plenaria della Conferenza sul futuro dell’Europa ha concluso i suoi lavori con la riunione plenaria del 29 e 30 aprile 2022, in occasione della quale ha espresso il consenso sul complesso delle proposte (49 proposte, articolate in 326 misure), elaborate dai gruppi di lavoro, sulla base delle raccomandazioni dei panel dei cittadini europei, dei contributi dei panel e degli eventi nazionali nonché dei contributi presentati dai singoli cittadini sulla piattaforma digitale multilingue. Il Parlamento italiano è stato rappresentato dai senatori Alessandro Alfieri (PD) e Paola Taverna (M5S) e dai deputati Matteo Luigi Bianchi (Lega) e Augusta Montaruli (Fratelli d'Italia). Per ulteriori informazioni sull’assetto organizzativo della Conferenza e sui suoi lavori si rinvia alla serie completa dei Bollettini “I lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa”, pubblicati nel corso della XVIII legislativa, a cura dell’Ufficio rapporti con l’Unione europea della Camera dei deputati e del Servizio Studi del Senato).

[21] Il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulla richiesta di convocare una Convenzione per la revisione dei Trattati. La Commissione europea ha presentato il 17 giugno 2022 una comunicazione nella quale, in particolare, indica che il seguito alle proposte della Conferenza sul futuro dell’Europa può essere articolato in quattro categorie: 1) iniziative in vigore e che già rispondono alle proposte della COFE; 2) iniziative le cui proposte sono state già presentate e che i colegislatori dell’UE, Parlamento europeo e Consiglio, sono chiamati a esaminare e adottare; 3) iniziative e proposte non ancora presentate, ma già programmate dalla Commissione europea e che potranno tenere conto delle proposte presentate nell’ambito della COFE; 4) iniziative o aree di lavoro parzialmente o completamente nuove, che richiedono iniziative o proposte da parte della Commissione europea. Il 9 maggio 2022, il sottosegretario per gli affari europei, Clément Beaune, intervenuto a nome della Presidenza francese del Consiglio dell’UE, ha ribadito il sostegno della Francia alla convocazione di una Convenzione. Tuttavia 13 Stati membri, ossia Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Malta, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovenia e Svezia, hanno presentato un non paper nel quale evidenziano che la revisione dei Trattati è prematura e non è mai stata uno scopo dei lavori della Conferenza.

[22] La Presidenza ha sottolineato in proposito che con le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, l’UE ha il vantaggio della "prima mossa" e dovrebbe dunque cogliere l’occasione per definire gli standard globali.

[23] Per approfondimenti relativi alla proposta si rinvia al dossier di documentazione n. 64 predisposto dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea della Camera dei deputati.

[24] Per approfondimenti sulla proposta si rinvia al Dossier di documentazione n. 57 predisposto dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea della Camera dei deputati.

[25] Lo strumento di garanzia per i Balcani occidentali prevede la fornitura di garanzie di bilancio dell'UE alla Banca europea per gli investimenti e ad altri partner esecutivi per consentire operazioni di finanziamento e programmi di investimento che attuano le politiche stabilite nell'ambito dell'IPAIII e il piano economico e di investimenti.