Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento Affari Esteri
Titolo: Schema di documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, riferito agli anni 2024-2026
Riferimenti: SCH.DEC N.245/XIX
Serie: Atti del Governo   Numero: 245
Data: 03/02/2025
Organi della Camera: III Affari esteri

3 febbraio 2025

 

Schema di Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, riferito agli anni 2024-2026

 

 

Atto del Governo n. 245

 

Ai sensi degli articoli 12 e 13, comma 1, della legge 11 agosto 2014, n. 125

 

 

 

 

Servizio Studi

Ufficio ricerche nel settore della politica estera e della difesa

 

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Dossier n. 432

 

 

 

 

 

 

Servizio Studi

Dipartimento Affari esteri

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Atto del Governo n. 245

 

 

 

 

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I N D I C E

 

 

§  Premessa. 3

§  Quadro normativo: Il sistema italiano di cooperazione allo sviluppo. 5

Schede di lettura

§  1. La visione strategica del triennio 2024-2026. 19

§  2. Le regioni di intervento. 26

§  3. I settori di intervento. 31

§  4. Gli strumenti 40

§  5. La finanza per lo sviluppo. 43

§  6. L’impegno per un nuovo protagonismo dell’Italia. 45

 

 


Premessa

 

Lo scorso 21 gennaio il Governo ha trasmesso alle Camere, ai sensi degli articoli 12 e 13, comma 1, della legge n. 125 del 2014 “Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo” (cfr. successivo quadro normativo), lo schema di Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di Cooperazione allo sviluppo 2024 - 2026 (Atto n. 245 ).

Il provvedimento è stato assegnato il 28 gennaio 2025 alla 3ª Commissione Affari esteri e Difesa del Senato e alla 3ª Commissione Affari esteri della Camera le quali, ai sensi dell’articolo 143, comma 4 della citata legge n. 125 del 2014 dovranno esprimere il proprio parere entro il 17 febbraio 2025.

 

In via preliminare si ricorda che, a norma dell’art. 12, comma 2, della legge n. 125/2014, il Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di Cooperazione allo sviluppo deve indicare la visione strategica, gli obiettivi di azione e i criteri di intervento, la scelta delle priorità delle aree geografiche e dei singoli Paesi, nonché dei diversi settori nel cui ambito dovrà essere attuata la cooperazione allo sviluppo; deve esplicitare altresì gli indirizzi politici e strategici relativi alla partecipazione italiana agli organismi europei e internazionali e alle istituzioni finanziarie multilaterali.

Sul Documento si è espresso favorevolmente il 9 dicembre 2024 il Comitato Interministeriale per la Cooperazione allo Sviluppo (CICS), come previsto dal medesimo articolo 12, comma 1.

 

Da un punto di vista strutturale il Documento in esame è diviso in una prima sezione, composta da sei capitoli in cui viene descritta la visione che ispirerà la cooperazione allo sviluppo nel triennio di riferimento e in una seconda parte che include 11 schede di approfondimento su temi di particolare interesse.

 

Si segnala che unitamente allo schema di Documento in esame il Governo ha trasmesso alle Camere, ai sensi dell'articolo articoli 12 comma 4 della richiamata legge n. 125 del 2024, anche le Relazioni annuali sull'attuazione della politica della cooperazione, riferite agli anni dal 2020 al 2022, (anch'esse approvate lo scorso 9 dicembre 2024 dal Comitato Interministeriale, cfr. infra quadro normativo). Non risulta invece presentata la relazione riferita all’anno 2023.

 

 

Il presente dossier reca una sintesi del quadro normativo relativo al sistema della cooperazione in Italia e le schede di lettura riguardanti la prima sezione del Documento, integrate con taluni riferimenti tratti degli approfondimenti della sezione seconda. 

 

Per un ulteriore approfondimento si rinvia ai seguenti prodotti dell'Osservatorio di politica internazionale pubblicati sul sito www.Parlamento.it

 

¾    Mediterraneo allargato n. 9

¾    L'instabilità globale e l'insicurezza alimentare: diritti, politiche e interesse nazionale 

¾    Global Gateway: un tassello dell'autonomia strategica europea? 

¾    Alcune analisi e riflessioni a dieci anni dall'adozione della Legge 125/2014 di riforma del sistema della politica italiana di cooperazione allo sviluppo

¾    Il punto sullo stato di attuazione dell'Agenda 2030

¾    Emergenze internazionali sui diritti umani

¾    Geopolitica ed economia dell'Africa: i principali attori statali esterni in campo e i conflitti in corso

 

 


 

Quadro normativo: Il sistema italiano di cooperazione allo sviluppo

La legge 125/2014 di riforma del sistema di cooperazione allo sviluppo

Il sistema italiano di cooperazione allo sviluppo è stato interamente ridelineato dalla legge 11 agosto 2014, n. 125 (Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo), entrata in vigore il 29 agosto 2014. La nuova disciplina, sulla quale il legislatore è ulteriormente intervenuto dopo l'entrata in vigore, ha adeguato la normativa italiana ai principi e agli orientamenti emersi, nel corso degli ultimi venti anni, nella Comunità internazionale sulle problematiche dell'aiuto allo sviluppo.

In particolare, la riforma ha stabilito il principio secondo cui la cooperazione per lo sviluppo sostenibile, i diritti umani e la pace è "parte integrante e qualificante della politica estera dell'Italia", e che essa “si ispira ai principi della Carta delle Nazioni Unite ed alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. La sua azione, conformemente al principio di cui all'articolo 11 della Costituzione, contribuisce alla promozione della pace e della giustizia e mira a promuovere relazioni solidali e paritarie tra i popoli fondate sui principi di interdipendenza e partenariato”.

La citata normativa ha, inoltre, conferito al MAECI una regia di carattere politico del sistema di cooperazione, rappresentata anche dall'istituzione della carica di Viceministro competente per la cooperazione allo sviluppo. Il MAECI, inoltre, nell'espletamento della sua funzione, è affiancato dal Parlamento e da attori non istituzionali.

In particolare, il Parlamento esercita poteri di indirizzo e controllo attraverso l’espressione, da parte delle competenti Commissioni parlamentari, di un parere sul Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, che contiene gli indirizzi programmatici della cooperazione allo sviluppo italiana.  

Gli obiettivi della cooperazione, le attività e i soggetti per la loro realizzazione

Gli obiettivi della cooperazione indicati dalla legge 125/2014 sono:

·     lo sradicamento della povertà;

·     la riduzione delle disuguaglianze;

·     l'affermazione dei diritti umani e della dignità degli individui, compresa l'eguaglianza di genere e le pari opportunità;

·     la prevenzione dei conflitti e il sostegno ai processi di pacificazione.

Le attività di cooperazione pubblica allo sviluppo, in base alla nuova legge, si articolano in:

·     iniziative in ambito multilaterale, attraverso la partecipazione anche finanziaria dell'Italia all'attività di organismi internazionali e al capitale di banche e fondi di sviluppo multilaterali;

·     partecipazione ai programmi di cooperazione dell'Unione europea, collaborando sia alla definizione della politica europea di sviluppo, sia all'esecuzione e alla gestione di tali programmi tramite la nuova Agenzia per la cooperazione allo sviluppo;

·     iniziative a dono, nell'ambito di relazioni bilaterali, finanziate ed attuate tramite la nuova Agenzia italiana per la cooperazione internazionale;

·     iniziative finanziate con crediti concessionali erogati dalla società Cassa depositi e prestiti a Stati, banche centrali o enti pubblici di Stati;

·     partenariato territoriale, ossia iniziative attuate dalle regioni, dalle province autonome di Trento e di Bolzano e dagli enti locali;

·     interventi internazionali di emergenza umanitaria per il soccorso e l'assistenza delle popolazioni e per consentire rapidamente la ripresa dei processi di sviluppo;

·     contributi ad iniziative della società civile.

Il quadro degli attori della cooperazione è articolato: il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) detiene la responsabilità politica, con un ruolo particolare per la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS); l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) è il braccio tecnico-operativo del sistema italiano di cooperazione; il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) è il principale erogatore di APS, mentre Cassa Depositi e Prestiti è stata identificata come Istituzione Finanziaria per la Cooperazione e Banca di Sviluppo. Altri ministeri partecipano alla pianificazione politica attraverso il Consiglio Interministeriale per la Cooperazione allo Sviluppo (CICS), ed attori della società civile, enti locali e organizzazioni for-profit vi hanno parte attiva grazie al Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo (CNCS).

In sintesi i soggetti del sistema della cooperazione italiana allo sviluppo sono:

·     le Amministrazioni dello Stato, le università e gli enti pubblici;

·     le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti locali;

·     le organizzazioni della società civile e altri soggetti operanti senza fini di lucro puntualmente individuati (art. 26);

·     soggetti con finalità di lucro, se agiscono con modalità conformi ai principi della legge, agli standard comunemente adottati sulla responsabilità sociale ed alle clausole ambientali, e rispettino le norme sui diritti umani per gli investimenti internazionali.

 

L’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS)

L'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), istituita dall'art. 17 della legge n. 125/2014, rappresenta il braccio tecnico-operativo del sistema italiano di cooperazione.

L'AICS, dotata di personalità giuridica di diritto pubblico e sottoposta al potere di indirizzo e vigilanza del MAECI, svolge le attività di istruttoria, formulazione, finanziamento, gestione e controllo delle iniziative di cooperazione allo sviluppo e, inoltre, ha compiti di assistenza e supporto tecnico alle amministrazioni pubbliche, centrali e locali, sui progetti di cooperazione. 

Le fonti di finanziamento dell’AICS sono costituite da:

a)     risorse finanziarie trasferite dalle amministrazioni di provenienza del personale ad essa assegnato;

b)    introiti derivanti dalle convenzioni (per prestazioni di servizi ad altri soggetti pubblici e privati);

c)     un finanziamento annuale iscritto in appositi capitoli dello stato di previsione del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale;

d)    donazioni, lasciti, legati e liberalità, debitamente accettati;

e)     una quota pari al 20 per cento della quota a diretta gestione statale delle somme del cosiddetto “8 per mille” di cui all'articolo 48 della legge 20 maggio 1985, n. 222.

Per un’analisi degli stanziamenti previsti nella legge di bilancio 2025, si rinvia al successivo paragrafo “Gli stanziamenti per l’aiuto pubblico allo sviluppo”.

 

 

 

 

Il ruolo di Cassa depositi e prestiti SpA

Cassa depositi e prestiti SpA è autorizzata ad assolvere ai compiti di istituzione finanziaria per la Cooperazione internazionale allo sviluppo (c.d. braccio finanziario della cooperazione), nonché di banca di sviluppo, con facoltà di operare in tutti i Paesi in via di sviluppo. Una convenzione MAECI-AICS-Cassa depositi e prestiti (CDP) firmata il 14 dicembre 2020 (ed emendata il 1° febbraio 2021) ne regola i rapporti in attuazione dell'articolo 22, commi 2 e 5, della legge 125/2014.

Dal 1° gennaio 2016 CDP effettivamente gestisce il più importante strumento della cooperazione allo sviluppo, che è il Fondo rotativo per la Cooperazione allo sviluppo (istituito dall'art. 26 della legge 227/1977), essenzialmente diretto ai finanziamenti a Stati sovrani, quindi a Governi (settore pubblico sovrano) e, in aggiunta a ciò, essa è stata autorizzata, a partire dal 2017, ad utilizzare anche proprie risorse rivenienti dal risparmio postale.

Al riguardo si ricorda che l’Italia fornisce ai Paesi in Via di Sviluppo prestiti agevolati a condizioni concessionali come strumento di cooperazione internazionale allo sviluppo. Questi vengono finanziati tramite il Fondo Rotativo per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), gestito da Cassa Depositi e Prestiti (CDP). L’approvazione dei prestiti è responsabilità del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), mentre la progettualità e l’implementazione nei paesi riceventi sono di competenza dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). Per approfondimenti si veda qui

CDP è stata autorizzata (art. 22, comma 4 della legge 125/2014 e art. 5, comma 7, lett. a) del decreto legge 269/2003 convertito, con modificazioni dalla legge 326/2003) a destinare risorse proprie, nel limite annuo stabilito con separata convenzione con il Ministero dell'economia e delle finanze, a iniziative di cooperazione allo sviluppo anche in regime di cofinanziamento con soggetti privati, ovvero con istituzioni finanziarie europee, multilaterali o sovranazionali.

Ai sensi del comma 493 della legge 234/2021 (legge di bilancio 2022) Cassa depositi e prestiti S.p.a. gestisce anche il Fondo per il clima (istituito dai commi 488-497, della richiamata legge 234/2021) sulla base di apposita convenzione con il Ministero dell’ambiente, che disciplina l'impiego delle risorse del Fondo medesimo. In attuazione di tale disposizione, la disciplina di dettaglio del FIC è stata emanata con il D.M. 21 ottobre 2022.

Per un approfondimento, sul ruolo e sull’attività di Cassa depositi e prestiti si rinvia alla scheda di approfondimento n. 6. 3 allegata allo schema di Documento in esame (pag. 68).

Si ricorda che il Fondo per il clima è un fondo rotativo istituito nello stato di previsione del Ministero dell’ambiente, destinato al finanziamento di interventi a favore di soggetti privati e pubblici, volti a contribuire al raggiungimento degli obiettivi stabiliti nell'ambito degli accordi internazionali sul clima e sulla tutela ambientale, dei quali l'Italia è parte.

In base al primo periodo del comma 494 – al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Fondo italiano per il clima, affiancandone l'operatività e potenziandone la capacità d'impatto – la Cassa depositi e prestiti Spa può intervenire sia nell'esercizio delle proprie funzioni di istituzione abilitata a svolgere compiti di esecuzione dei fondi e delle garanzie di bilancio dell'UE, nonché di altri fondi multilaterali, sia mediante l'impiego delle risorse della gestione separata, con interventi di finanziamento sotto qualsiasi forma, inclusi l'assunzione di capitale di rischio e di debito ed il rilascio di garanzie, anche mediante il cofinanziamento di singole iniziative.

A tal riguardo si osserva che la legge di bilancio per l’anno 2024 ha abrogato l’ultimo periodo del comma 494 dell’art. 1 della legge di bilancio 2022 (L. 234/2021), secondo il quale le esposizioni della Cassa depositi e prestiti, a valere sulle risorse della gestione separata, per interventi volti a contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Fondo italiano per il clima (FIC), possono beneficiare della garanzia del Fondo medesimo.

Per assicurare la governance del FIC sono istituiti (dal comma 496) due organi interministeriali: il Comitato di indirizzo e il Comitato direttivo.

La disciplina di tali organi è stata emanata con il D.M. 21 ottobre 2022, come modificato dal D.M. 15 giugno 2023.

Per un approfondimento, sul Fondo italiano per il clima si rinvia alla scheda di approfondimento n. 6. 1 allegata allo schema di Documento in esame (pag. 68).

Il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (CICS) e il Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo

La legge n. 125/2014 ha istituito (art. 15) il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (CICS), attribuendogli il compito di assicurare la programmazione ed il coordinamento di tutte le attività di cooperazione, nonché la coerenza delle politiche nazionali con le stesse iniziative di cooperazione allo sviluppo. Il CICS, presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri, è composto dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che ne è il vicepresidente, dal vice Ministro della cooperazione e dai Ministri dell'interno, della difesa, dell'economia e delle finanze, dello sviluppo economico, delle politiche agricole alimentari e forestali, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, delle infrastrutture e dei trasporti, del lavoro e delle politiche sociali, della salute e dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

In particolare, oltre ad approvare lo schema di Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, il CICS, ai sensi del comma 15 della legge n. 125 del 2014, sulla base delle finalità e degli indirizzi della politica di cooperazione allo sviluppo indicati nel richiamato Documento triennale verifica la coerenza e il coordinamento delle attività del Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo (cfr.infra). Inoltre, il CICS, nel corso del procedimento di formazione del disegno di bilancio, rappresenta le esigenze finanziarie necessarie per l'attuazione delle politiche di cooperazione allo sviluppo e propone la ripartizione degli stanziamenti per ciascun Ministero, sulla base del documento triennale di programmazione e di indirizzo di cui, dell'esito dei negoziati internazionali in materia di partecipazione alla ricapitalizzazione di banche e fondi di sviluppo e delle risorse già stanziate a tale fine.

A sua volta il Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo è previsto dall'art. 16 della legge 125/2014. È composto dai principali soggetti pubblici e privati, profit e non-profit, coinvolti nella Cooperazione Internazionale allo sviluppo, compresi i rappresentanti dei Ministeri, delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano, degli enti locali, dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, delle principali reti di organizzazione della società civile e di aiuto umanitario e delle università. Il Consiglio, i cui membri si riuniscono a titolo gratuito, rappresenta uno strumento permanente di partecipazione e proposta chiamato ad esprimere pareri su tutti i profili attinenti la cooperazione allo sviluppo (in particolare è chiamato ad esprimere parere sul Documento triennale di programmazione).

La partecipazione dei cittadini alla definizione delle politiche di cooperazione allo sviluppo è favorita anche dalla convocazione, ogni tre anni, da parte del Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale, di una Conferenza pubblica nazionale. La prima Conferenza, intitolata "Novità e futuro: Il mondo della Cooperazione Italiana" si è svolta a Roma il 24-25 gennaio 2018. La seconda Conferenza, intitolata “COOPERA 2022”, si è svolta a Roma il 23-24 giugno 2022.

 

Il Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo e la Relazione sulle attività di cooperazione allo sviluppo

 

Ai sensi della richiamata legge n. 125 del 2014, il Documento triennale di programmazione ed indirizzo rappresenta il testo di riferimento fondamentale di tutto il sistema italiano di cooperazione allo sviluppo.

Il Documento è frutto di un lavoro di consultazione e di condivisione svolto dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) del MAECI e alla cui realizzazione contribuiscono l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), le altre Amministrazioni che si occupano di cooperazione allo sviluppo, Cassa Depositi e Prestiti, le Regioni e gli Enti Locali, le Organizzazioni della Società Civile (OSC) e gli altri soggetti del sistema della cooperazione allo sviluppo.

 

Nel dettaglio a norma dell’art. 12, comma 1, della legge n. 125/2014, su proposta del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze per l'esercizio delle competenze di cui all'articolo 5, comma 5, il Consiglio dei ministri approva, con cadenza triennale, previa acquisizione dei pareri delle Commissioni parlamentari, e previa approvazione da parte del Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo, il Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo .

Come ricordato in premessa, il Documento deve indicare la visione strategica, gli obiettivi di azione e i criteri di intervento, la scelta delle priorità delle aree geografiche e dei singoli Paesi, nonché dei diversi settori nel cui ambito dovrà essere attuata la cooperazione allo sviluppo; deve esplicitare altresì gli indirizzi politici e strategici relativi alla partecipazione italiana agli organismi europei e internazionali e alle istituzioni finanziarie multilaterali.

 

Con riferimento all’Atto del Governo in esame il Comitato si è espresso favorevolmente nella riunione del 9 dicembre 2024. Si valuti l’opportunità, nel corso dell’esame dello schema di Documento in esame di verificare se risulti acquisito anche il parere della richiamata Conferenza unificata.

Il precedente Documento triennale 2021-2023 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri (15 giugno 2022), dopo l'esame da parte delle commissioni Affari esteri di Camera e Senato, che si sono espresse sul corrispondente schema di decreto AG 316, rispettivamente, il 17 novembre 2021 (parere favorevole con osservazioni) ed il 16 novembre 2021 (parere favorevole).

Ai sensi del comma 5 al fine della programmazione degli impegni internazionali a livello bilaterale e multilaterale, le proposte degli stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo sono quantificate sulla base di una programmazione triennale, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica e con riferimento al il Documento triennale di programmazione ed indirizzo.

Si segnala, da ultimo, che ai sensi dell'articolo 12, comma 4 della citata legge, n. 125 del 2014 il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, predispone una relazione sulle attività di cooperazione allo sviluppo realizzate nell'anno precedente con evidenza dei risultati conseguiti mediante un sistema di indicatori misurabili qualitativi e quantitativi, secondo gli indicatori di efficacia formulati in sede di Comitato di aiuto allo sviluppo dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE-DAC).

La relazione dà conto dell'attività di cooperazione allo sviluppo svolta da tutte le amministrazioni pubbliche, nonché della partecipazione dell'Italia a banche e fondi di sviluppo e agli organismi multilaterali indicando, tra l'altro, con riferimento ai singoli organismi, il contributo finanziario dell'Italia, il numero e la qualifica dei funzionari italiani e una valutazione delle modalità con le quali tali istituzioni hanno  contribuito al perseguimento degli obiettivi stabiliti in sede multilaterale.

La relazione indica in maniera dettagliata i progetti finanziati e il loro esito nonché quelli in corso di svolgimento, i criteri di efficacia, economicità, coerenza e unitarietà adottati e le imprese e le organizzazioni beneficiarie di tali erogazioni.

Nella relazione devono altresì essere indicate le retribuzioni di tutti i funzionari delle amministrazioni pubbliche coinvolti in attività di cooperazione e dei titolari di incarichi di collaborazione o consulenza coinvolti nelle medesime attività, ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33.

La relazione, previa approvazione del Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo, è trasmessa alle Camere e alla Conferenza unificata entro il 31 ottobre di ciascun anno.

 

A tal riguardo si segnala che lo scorso 28 gennaio il Governo ha trasmesso alle Camere, oltre all’atto del Governo n. 245, anche le seguenti Relazioni:

1.      Relazione sulle attività di cooperazione allo sviluppo - anno 2020 (DOC CCXXXVI n. 1);

2.      Relazione sulle attività di cooperazione allo sviluppo - anno 2021 (DOC CCXXXVI n. 2);        

3.      Relazione sulle attività di cooperazione allo sviluppo - anno 2022 (DOC CCXXXVI n. 3).

 

 

L’aiuto pubblico allo sviluppo

Gli stanziamenti destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo sono suddivisi tra numerosi capitoli degli stati di previsione del MEF e del MAECI.

Con riferimento alla cooperazione a dono, attualmente il principale riferimento nel bilancio di previsione riguardante i finanziamenti è l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS).

 

Si ricorda che fino a tutto il 1994 gli stanziamenti della cooperazione a dono erano assegnati al cap. 4620/esteri, “Fondo speciale per la cooperazione allo sviluppo”, che aveva carattere di gestione fuori bilancio. A partire dal bilancio 1995 il fondo venne riportato a regime ordinario e gli stanziamenti del Fondo furono ripartiti tra diversi capitoli esposti nella tabella C della legge finanziaria, tutti afferenti al programma 4.2, Cooperazione allo sviluppo, nel quale tuttavia erano frammisti a numerosi altri capitoli.

Con la piena entrata in vigore dal 1° gennaio 2016 della nuova normativa nel settore della cooperazione sviluppo (legge n. 125 del 2014), anche il sistema di finanziamento ha subìto una profonda ristrutturazione: la maggior parte delle somme inerenti alla cooperazione a dono afferiscono ora ai capitoli destinati al finanziamento della nuova Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS).

 

Per quanto concerne l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), per il 2025 i relativi stanziamenti sono raggruppati in tre capitoli dello stato di previsione del MAECI:

§  cap. 2021, spese per il personale: 33,8 milioni (33,8 milioni anche nel 2024);

§  cap. 2171, spese di funzionamento: 6,8 milioni (7,2 milioni nel 2024);

§  cap. 2185, interventi di cooperazione int.le: 599,9 milioni (600,8 milioni nel 2024).

Si ricorda altresì che, in applicazione del comma 1 dell’art. 14 della già richiamata legge n. 125/2014, allo stato di previsione del MAECI, in apposito allegato (v. infra), “sono indicati tutti gli stanziamenti, distinti per ciascuno stato di previsione della spesa dei singoli Ministeri, destinati, anche in parte, al finanziamento di interventi a sostegno di politiche di cooperazione allo sviluppo”.

Per quanto attiene alle attività di cooperazione multilaterale, per le quali sono previsti appositi stanziamenti, si sostanziano nella partecipazione alle iniziative comunitarie e nei contributi obbligatori e nei finanziamenti a banche e fondi di sviluppo. I relativi stanziamenti sono attribuiti a vari capitoli in diversi stati di previsione.

La legge di bilancio per il 2025 registra, a carico dell’intero programma n. 4.2 (Cooperazione allo sviluppo) uno stanziamento di competenza di 861,8 milioni di euro per il 2025 (in riduzione, rispetto alla legislazione vigente, di 32,2 milioni di euro in conseguenza dell’articolato di Sezione I (articolo 119, comma 1, relativo alla riduzione delle dotazioni finanziarie dei ministeri).

Un esame analitico dell’allegato sui finanziamenti alle politiche di cooperazione allo sviluppo consente una valutazione più precisa di questa tipologia di spese, in quanto nell’allegato sono riportati anche numerosi capitoli imputabili ad altri Programmi dello stato di previsione del MAECI, nonché capitoli riconducibili a stati di previsione di altri Dicasteri.

Per quanto comunque concerne lo stato di previsione del MAECI, dall’esame dell’allegato 28 si rileva che gli stanziamenti complessivi per l’aiuto allo sviluppo ammontano per il 2025 a 1.086,9 milioni (1.197,5 milioni nel 2024).

Va segnalata anzitutto la presenza dei capitoli, in precedenza richiamati, relativi alle attività ed agli interventi dell’Agenzia italiana per la cooperazione sviluppo.

Tra i finanziamenti 2025 per gli interventi di cooperazione allo sviluppo si segnalano inoltre:

§  capitolo 2185 (somma da assegnare all'agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo per l'attuazione di iniziative di cooperazione internazionale), con circa 600 milioni di euro nel 2025, in diminuzione rispetto alla legislazione vigente di 31,6 milioni per il 2025, in conseguenza dell’articolato di Sezione I (articolo 119, comma 1, relativo alla riduzione delle dotazioni finanziarie dei ministeri);

§  capitolo 2306, che espone la somma di 113,9 milioni di euro (225,5 milioni nel 2024) per l’esecuzione degli accordi di cooperazione tra l’Unione europea da un lato e gli Stati dell’Africa, Caraibi e Pacifico dall’altro, oltre alla partecipazione italiana alle iniziative della UE nei confronti dei paesi inclusi nella Politica di Vicinato;

§  capitolo 3393, che reca contributi alle spese della Nazioni Unite, dell’OSCE e del Consiglio d’Europa, pari nel complesso a circa 366,2 milioni (invariato rispetto al 2024);

§  capitolo 3109, recante fondo da ripartire per i Paesi africani coinvolti dalle rotte migratorie verso l’Europa, con l’importo di 28,5 milioni (invariato rispetto all’anno precedente).

 

Nello stato di previsione del Ministero dell’interno, che espone nel 2025 un totale riferito alla cooperazione allo sviluppo pari a 1.899,3 milioni di euro (1.538 milioni nel 2024), si segnalano in particolare, nell’Allegato, sempre con riferimento al 2025, i seguenti capitoli:

§  capitolo 2351 recante spese per servizi di accoglienza in favore di stranieri, con un importo 1.246,7 milioni di euro;

§  capitolo 2352, Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, 705,6 milioni;

§  capitolo 2353, Fondo per l’accoglienza minori stranieri non accompagnati, 115,5 milioni.

Nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, il cui totale nell’Allegato ammonta per il 2025 a 2.759,1 milioni (2.759,1 milioni nel 2024), si segnalano i seguenti capitoli:

§  capp. 2751-2752, contributo alla quota del bilancio UE destinata all’aiuto pubblico allo sviluppo indicata dall’Italia (unitamente alla Commissione UE), 2.528,1 mln.;

§  capitolo 7175, partecipazione a banche, fondi ed organismi internazionali, 392 mln;

§  capitolo 7179, partecipazione agli aumenti di capitale nelle banche multilaterali di sviluppo, 20 mln;

§  capitolo 7182, iniziative per la cancellazione del debito dei Paesi poveri, 92,2 mln;

§  capitolo 1649, oneri per la partecipazione all’IFFM (campagne vaccinali di massa), 27,5 mln.

Si rammenta infine che concorrono al complesso degli interventi per la cooperazione allo sviluppo, con importi di minore entità, capitoli afferenti agli stati di previsione dei seguenti Ministeri: Imprese e made in Italy (0,82 mln.), Infrastrutture e trasporti (89,9 mln.), Salute (14,5 mln.), Università e ricerca (18,4 mln.), Ambiente e sicurezza energetica (545,3 mln.).

Il totale degli interventi esposti dall’allegato sull’aiuto pubblico allo sviluppo – stanziamenti di competenza 2025 – raggiunge pertanto a legislazione vigente la somma di 6.740 milioni di euro (a fronte dei 6.500,7 milioni dell’anno precedente).

 

 


Schede di lettura

 


1. La visione strategica del triennio 2024-2026

 

 

Nel primo capitolo del Documento Triennale di Programmazione e di Indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo per il periodo 2024-2026 sono delineate le strategie e le priorità dell’Italia nel campo della cooperazione internazionale, inserite in un contesto globale in rapido mutamento. La cooperazione allo sviluppo è riconosciuta come una componente essenziale della politica estera italiana, con l’obiettivo di contribuire alla pace, alla stabilità e alla promozione dei diritti umani. Uno degli obiettivi principali del Governo è quello di aumentare l’efficacia e l’impatto della politica di cooperazione, sfruttando al massimo le risorse disponibili e promuovendo sinergie tra i vari attori internazionali.

 

 

La cooperazione italiana nel prossimo triennio

 

Il documento in esame si apre sottolineando il ruolo di ponte che l’Italia svolge tra l’Europa, l’Africa e il Medio Oriente, regioni che ricoprono un’importanza strategica crescente. A tal proposito il Governo riconosce che le sfide globali – dalle crisi economiche alle emergenze climatiche, dai conflitti alle migrazioni – richiedono un approccio multilaterale e un dialogo paritario con i Paesi partner. Solo attraverso un impegno concertato e interventi mirati si può sperare, - in un contesto come quello attuale segnato da guerre e violazione dei diritti fondamentali - , di fare progressi significativi verso un futuro di stabilità  e prospero per tutti.

Con riferimento agli obiettivi del triennio 2024-206 il Governo ribadisce il ruolo centrale del c.d. “Piano Mattei per l’Africa” (cfr. box infra). L'obiettivo è accompagnare la crescita dei Paesi africani attraverso investimenti in settori chiave come l’energia, la sicurezza alimentare, la formazione e l’innovazione tecnologica. Questa strategia si basa sulla convinzione che il sostegno allo sviluppo locale possa ridurre le cause profonde delle migrazioni forzate e favorire la stabilità regionale.

Parallelamente, l’Italia continuerà a sostenere l’Ucraina nel processo di ricostruzione post-bellica, fornendo aiuti umanitari e supportando la ripresa economica e istituzionale del Paese. Questa azione si inserisce nel quadro più ampio della cooperazione europea, con particolare attenzione al rafforzamento delle infrastrutture critiche e alla resilienza delle comunità colpite dalla guerra.

A tal riguardo uno degli obiettivi principali del governo nel triennio 2024-2026 è quello di aumentare l’efficacia e l’impatto della politica di cooperazione, sfruttando al massimo le risorse disponibili e promuovendo sinergie tra i vari attori internazionali.

 

 

Con il decreto-legge n. 161 del 2023, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2024, il Governo ha adottato misure urgenti per definire la governance del cosiddetto “Piano Mattei”, finalizzato a rafforzare la collaborazione tra l'Italia e gli Stati del Continente africano secondo la "formula" del fondatore di ENI Enrico Mattei, che punta a "coniugare l'esigenza italiana di rendere sostenibile la propria crescita con quella di coinvolgere le nazioni africane in un processo di sviluppo e progresso.

   Le differenti ramificazioni del Piano sono state sottoposte al Parlamento attraverso l’esame dello schema di Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di adozione del c.d. «Piano Mattei» (A. G. 179, ora Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 ottobre 2024).

Qui il parere favorevole espresso dalla III Commissione Affari esteri della Camera il 5 agosto 2024.

Qui il parere favorevole espresso dalla III Commissione Affari esteri e Difesa del Senato il 5  agosto 2024.

Per un approfondimento si rimanda al Dossier.

    In estrema sintesi si ricorda che ai sensi dell’articolo 1 del decreto legge n. 161 del 2023 la collaborazione dell'Italia con i Paesi africani è attuata in conformità con il Piano strategico Mattei, di durata quadriennale e aggiornabile anche antecedentemente.

   Dal punto di vista operativo, il Piano si declina attraverso progetti pilota in nove Nazioni: quattro del quadrante nord africano (Egitto, Tunisia, Marocco e Algeria) e cinque del quadrante subsahariano (Kenya, Etiopia, Mozambico, Repubblica del Congo e Costa d'Avorio).

   I pilastri principali sono quelli dell’Istruzione, dell’Agricoltura, della Salute, dell’Energia e dell’Acqua, mentre la guida del progetto è affidata ad una apposita cabina di regia, presieduta dal Presidente del Consiglio, dal Ministro degli Esteri, da tutti i ministri coinvolti nei progetti e dai dirigenti delle aziende pubbliche e delle istituzioni che collaborano al progetto.

   Con riferimento alle risorse, il Governo (cfr pag. 44 dello schema di DPCM) a presente che il Piano Mattei potrà avvalersi di una pluralità di canali di finanziamento ai quali attingere per l'attuazione dei progetti.

   Nello specifico nella sua prima fase il Piano Mattei potrà contare su una dotazione iniziale di 5 miliardi e 500 milioni di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie (cfr. box infra), di cui circa 3 miliardi reperiti dal Fondo Italiano per il clima e 2,5 miliardi dai fondi della Cooperazione allo sviluppo.

   Lo scorso 11 novembre il Governo ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 5 del citato decreto-legge n. 161 del 2023, la Prima relazione sullo stato di attuazione del Piano Mattei, aggiornata al 10 ottobre 2024 (Doc. CCXXXIII, n. 1).

 

Sfide globali: il ruolo dell’Agenda 2030 nella definizione degli obiettivi della cooperazione italiana nel prossimo triennio

 

Il Documento sottolinea in apertura come l’Agenda 2030 e i suoi Obiettivi di sviluppo sostenibile rappresentino uno dei capisaldi della Strategia italiana della cooperazione allo Sviluppo. A tal riguardo si esprime preoccupazione per il significativo rallentamento nel conseguimento degli obiettivi dell’Agenda (cfr. box infra) a causa di diversi fattori, tra cui la pandemia, i conflitti armati, l’aumento della povertà e delle disuguaglianze, il cambiamento climatico e le crisi migratorie.

Attualmente, solo il 15% degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) è in linea con le scadenze fissate, mentre per oltre il 30% si è registrato un peggioramento o una situazione di stallo.

 

 

In via estremamente sintetica si ricorda che l’Agenda 2030, adottata nel 2015 da 193 Stati membri delle Nazioni Unite, rappresenta un piano d’azione globale ambizioso per sradicare la povertà, proteggere il pianeta e garantire prosperità per tutti entro il 2030. Questo piano si articola in 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDG), suddivisi in 169 target e 231 indicatori unici, coprendo ambiti quali povertà, fame, salute, istruzione, uguaglianza di genere, acqua pulita, energia pulita, lavoro dignitoso, innovazione, riduzione delle disuguaglianze, città sostenibili, consumo responsabile, azione per il clima, vita marina e terrestre, pace e giustizia e partenariati globali.

A differenza dei precedenti Millennium Development Goals, gli SDG sono guidati dal principio di universalità e sono applicabili a tutti i Paesi, sviluppati e in via di sviluppo, riconoscendo la necessità di soluzioni sia globali che locali.

I dati e le analisi più recenti, pubblicai nel 2024 dal sistema delle Nazioni Unite sullo stato di attuazione degli SDG, evidenziano che solo il 17% degli SDG è sulla buona strada per essere raggiunto entro il 2030, con quasi la metà che mostra progressi minimi o moderati e oltre un terzo che ha rallentato o è regredito. Scorrendo, più nel dettaglio i target che declinano più specificamente il contenuto degli SDG, tra quelli che destano maggiore preoccupazione vi sono SDG 2 (Fame zero), SDG 4 (Istruzione di qualità), SDG 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica) e SDG 12 (Consumo e produzione responsabili).

Vi sono, comunque, anche alcuni target di diversi SDG che hanno registrato progressi significativi.

Un’analisi disaggregata mostra, poi, che i Paesi nordici (Finlandia, Svezia e Danimarca) si distinguono per i loro alti punteggi complessivi negli SDG; al contrario, molti Paesi in via di sviluppo, specialmente in Africa sub-sahariana, continuano a lottare con sfide significative e preoccupanti dati relativi a gran parte degli SDG, anche se ci sono alcuni SDG –in particolare, l’SDG 12 e il13 (Azione per il Clima) – il cui le responsabilità e i ritardi sono soprattutto dei Paesi con economie ad alto reddito.

 

Si segnala in allegato allo schema di decreto in esame è presente l’approfondimento n. 10 (pag. 86) “La coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile nell’ambito dell’agenda 2030 e della strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile”.

Per un approfondimento di carattere generale si rinvia al seguente lavoro curato dal CeSPI per l’Osservatorio di politica internazionale Il punto sullo stato di attuazione dell'Agenda 2030

Si rinvia, inoltre, al tema dell’attività parlamentare L'agenda globale per lo sviluppo sostenibile .

 

A fronte dei sopra citati ritardi il Governo reputa necessario un maggiore impegno globale rafforzato e una cooperazione internazionale per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile entro il 2030. A tal fine, intende mobilitare risorse pubbliche e private, promuovendo sinergie tra i vari attori dello sviluppo e rafforzando la propria azione nei contesti più critici.

In particolare, nel prossimo triennio si punterà a consolidare il partenariato con l’Unione Europea e le Nazioni Unite, cercando di orientare le politiche e i finanziamenti europei in linea con le priorità italiane, specialmente in Africa.

A tal riguardo il Governo ribadisce che l’Italia partecipa attivamente al Global Gateway, la strategia dell’UE lanciata a fine 2021 per mobilitare entro il 2027 sino a 300 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati in collegamenti infrastrutturali tra l’Unione Europea e i suoi partner, in un’ottica di autonomia strategica e di differenziazione progressiva delle catene di fornitura.

Le aree geografiche interessate sono i Balcani occidentali, i Paesi del partenariato orientale e del vicinato meridionale, l’Africa, l’Asia Centrale, l’ASEAN, l’America Latina e Caraibi.

 

Il Governo conferma, quindi, l’intenzione di un allineamento pluriennale tendenziale dell’Italia agli standard internazionali in materia di Aiuto Pubblico allo Sviluppo, impegnandosi in un percorso di avvicinamento graduale all’obiettivo dello 0,7 per cento del Reddito Nazionale Lordo fissato nel 2015 dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile ed in linea con quanto previsto anche dall’articolo 30 della citata legge n. 125 del 2014.

 

 

Si ricorda che l’articolo 30 della legge n. 125 del 2014 ha previsto che  a partire dal primo esercizio finanziario successivo alla data di entrata in vigore della legge (28/08/2015), il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, d'intesa con il Ministro dell'economia e delle finanze, individui un percorso di graduale adeguamento degli stanziamenti annuali per la cooperazione internazionale allo sviluppo, tale da porre l'Italia in linea con gli impegni e gli obiettivi assunti a livello europeo e internazionale alla fine di tale periodo.

 

Un’attenzione particolare sarà rivolta alla sicurezza alimentare, un settore strategico in cui l’Italia può offrire competenze avanzate grazie al proprio modello agroalimentare sostenibile.

A tal proposito, nella scheda di approfondimento n. 5, allegata allo schema di Documento in esame, il Governo ricorda come l’Italia ospiti importanti Fori che perseguono la sicurezza alimentare, la formazione e la pace, la giustizia e i diritti umani come importanti chiavi di sviluppo sostenibile. Queste organizzazioni dimostrano l’impegno concreto del nostro Paese e ne accrescono il profilo internazionale.

 

Il Polo romano delle Nazioni Unite, osserva il Governo, costituito da FAO, PAM e IFAD, è il terzo per rilevanza dopo New York e Ginevra. Esso costituisce il principale punto di riferimento globale per l’elaborazione di politiche per lo sviluppo agricolo sostenibile e la sicurezza alimentare, anche attraverso interventi di carattere umanitario (cfr. scheda di approfondimento n. 5).

 

Per un approfondimento di questo argomento si rinvia al seguente lavoro curato da TWAI per l’Osservatorio di politica internazionale . L'instabilità globale e l'insicurezza alimentare: diritti, politiche e interesse nazionale

 

Il ruolo del Sistema Italia nella cooperazione internazionale

 

Con riferimento al triennio 2024-2026 il Documento sottolinea come la strategia italiana si basi anche sulla valorizzazione delle eccellenze nazionali nel campo della cooperazione (capitolo 1, paragrafo c). A tal proposito il Governo intende coinvolgere imprese, università, istituti di ricerca, organizzazioni della società civile e enti locali in un approccio integrato e coordinato. L’idea è quella di capitalizzare le competenze italiane in settori chiave come l’innovazione tecnologica, la formazione professionale, l’energia rinnovabile e la gestione delle risorse idriche.

Inoltre, anche in questa parte del Documento il Governo ribadisce che la cooperazione italiana sarà orientata alla creazione di partenariati condivisi e rispettosi delle specificità locali, in cui i Paesi beneficiari non siano meri destinatari di aiuti, ma attori protagonisti del proprio sviluppo.

Al contempo, il Governo considera tra le priorità della politica estera italiana anche la promozione dei diritti fondamentali, con particolare riferimento all’uguaglianza di genere, alla libertà di religione e ai diritti delle persone appartenenti alle minoranze etniche costituiscono.

Sarà portata avanti la visione italiana di uno sviluppo sostenibile fortemente ancorato alla centralità della persona umana e dei diritti, dell’accesso alla giustizia, della costruzione di società pacifiche e istituzioni trasparenti, partecipative e inclusive, con particolare riferimento all’Obiettivo 16 e alla fruttuosa collaborazione con l’International Development Law Organization (IDLO), organizzazione con sede a Roma dedicata alla promozione dello stato di diritto e delle pratiche di buon governo in particolare nei Paesi in via di sviluppo.

 

Con riferimento all’impegno nella promozione della libertà di religione e di credo, il Governo, nella scheda di approfondimento n. 2, allegata allo schema di decreto in esame,  fa presente che sul piano sia bilaterale che multilaterale, questo si traduce in un’azione volta a elevare l’impegno della Comunità internazionale nella promozione della libertà religiosa a livello globale, tanto in termini di diritto individuale che di autonomia delle organizzazioni religiose nello svolgimento delle loro attività. A tal riguardo si osserva, infatti, che la tutela della libertà di religione o credo e la protezione dei diritti degli appartenenti alle minoranze religiose concorre all’affermazione di società pacifiche, prospere e inclusive, sulla base di un chiaro nesso diretto tra sviluppo e protezione della libertà di religione e dei diritti fondamentali in generale.

 

Per garantire una maggiore trasparenza e efficacia degli aiuti, l’Italia investirà anche nel rafforzamento delle strutture di governance della cooperazione, con particolare attenzione alla rendicontabilità e alla gestione delle risorse (cfr. infra).

 

L’impegno italiano nell’aiuto umanitario e nella gestione delle emergenze

 

In un contesto globale caratterizzato da conflitti prolungati, disastri naturali e crisi economiche, l’aiuto umanitario rappresenta una componente essenziale della strategia italiana nel triennio 2024-206. Tuttavia, il Governo riconosce che l’assistenza nelle fasi di emergenza da sola non è sufficiente: è necessario sviluppare soluzioni strutturali e di lungo periodo per ridurre la dipendenza degli aiuti e rafforzare la resilienza delle comunità vulnerabili.

L’Italia si concentrerà su interventi mirati a:

·       rafforzare i sistemi sanitari e di protezione sociale nei Paesi colpiti da crisi umanitarie.

·       sostenere la sicurezza alimentare e l’accesso all’acqua potabile.

·       promuovere progetti di sviluppo economico locale per garantire opportunità di lavoro dignitose.

·       adottare strumenti finanziari innovativi per rispondere più rapidamente alle emergenze.

Come precisato dal Governo nella scheda di approfondimento n. 1 allegata allo schema di Documento in esame (cfr. pag. 49 approfondimento “L’aiuto umanitario e d’emergenza) gli interventi di assistenza umanitaria saranno rivolti prioritariamente all’Ucraina, ai Paesi del Medio Oriente e dell’Africa sub-sahariana (Corno d’Africa e Sahel in particolare). I principali beneficiari delle iniziative saranno le persone in condizione di maggiore vulnerabilità, quali rifugiati e sfollati interni.

Tutte le attività, si legge nel Documento “saranno realizzate in stretto coordinamento con la comunità internazionale dei donatori e con gli Stati Membri dell’Unione Europea, secondo l’approccio Team Europa, e in armonia con quanto previsto dalla Risoluzione A/RES/46/182 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che invita a rafforzare il coordinamento nell’aiuto umanitario in situazioni di emergenza”.

 

Al riguardo si ricorda che nel dicembre del 1991, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha adottato la Risoluzione 46/182 col proposito di rafforzare la capacità delle Nazioni Unite di fronteggiare emergenze e disastri naturali, nonché di offrire un aiuto al miglioramento dell'efficacia globale delle operazioni umanitarie avviate sotto l'egida della massima assise internazionale. Con quel documento venne istituito l'incarico di Coordinatore dell'assistenza post emergenziale (ERC) preposto al coordinamento degli sforzi dei rappresentanti speciali del Segretario Generale per fronteggiare situazioni di emergenza e disastri naturali.  In seguito il Segretario Generale provvide ad istituire il Dipartimento degli Affari Umanitari (DHA) al fine di dotare il settore dell'assistenza umanitaria di una più adeguata struttura di coordinamento. Nel 1998, nel quadro di un programma complessivo di riforma e ristrutturazione predisposto dal Segretario Generale, il Dipartimento degli Affari Umanitari (DHA) venne riorganizzato nell'Office for the Coordination of Humanitarian Affairs, OCHAil cui mandato venne ampliato sino ad includere il coordinamento della risposta umanitaria, la politica di sviluppo ed il sostegno umanitario. In particolare l'OCHA interviene per garantire ad ogni persona vittima di un disastro o di un conflitto il diritto a ricevere assistenza. Quando un Governo nazionale sia impossibilitato o incapace di fornire un aiuto sufficiente, può richiedere il sostegno internazionale sotto forma di cibo o di aiuto materiale, di protezione dei diritti, di accesso all'acqua, ai servizi sanitari, all'informazione o ad altre forme di assistenza. L'OCHA cerca di assicurare che questo genere di assistenza venga fornito in modo effettivo ed efficiente, riducendo il rischio della duplicazione degli sforzi o delle lacune organizzative del complesso apparato internazionale.

 

 

 


 

2. Le regioni di intervento

 

 

Il capitolo 2 del Documento delinea le sette aree di intervento della cooperazione italiana nel triennio 2024-2026, individuate, coerentemente con le priorità di politica estera dell’Italia, sulla base di legami storici e relazioni bilaterali consolidate nonché di ragioni di sicurezza e stabilità internazionali. Prima fra tutte è l’Africa, cui è dedicato il Piano Mattei, seguita da: Europa orientale, Balcani, Medio Oriente, Asia, America Latina e SIDS (piccoli Stati insulari in via di sviluppo).

 

l’africa

L’Africa è la principale priorità della cooperazione italiana, in piena coerenza con il Processo di Roma e con il Piano Mattei, di cui la cooperazione allo sviluppo è una componente essenziale.

Il Continente africano, che include i principali Paesi di origine e transito dei flussi migratori verso l’Italia, sta affrontando trasformazioni profonde che comprendono una crescita demografica senza precedenti, instabilità politica, insicurezza alimentare e crisi climatiche.

In un’ottica di crescita e prosperità di lungo periodo, il Documento evidenzia, in primis, la necessità di rispondere alla crescita demografica con il potenziamento dei servizi di base e la creazione di posti di lavoro, attraverso la promozione del settore privato e dell’imprenditorialità locale e il sostegno alle amministrazioni pubbliche nell’ammodernamento dei quadri regolatori nazionali.

Inoltre, il Documento suggerisce che il nuovo approccio della cooperazione italiana, ispirato da una strategia di partenariato mutuamente vantaggioso definito insieme ai Paesi partner, non potrà che favorire una riduzione dei fattori di spinta delle migrazioni, sempre se gli interventi saranno inquadrati in un più ampio Piano di azione europeo e internazionale di rilancio delle relazioni con il Continente (si parla di Continente verticale Europa-Mediterraneo-Africa).

In Nord Africa – regione che assume una valenza strategica peculiare per il rapporto di interdipendenza che lega le due sponde del Mediterraneo e la sfida rappresentata dalla gestione dei fenomeni migratori - gli interventi di cooperazione italiana nel triennio 2024-2026 si concentreranno sulla creazione di opportunità di lavoro, soprattutto per giovani e donne, sulle attività di formazione professionale, sul sostegno al settore privato e sulla sicurezza alimentare, anche attraverso la cooperazione con aziende italiane del settore agricolo.

In Africa Occidentale e Sahel l’Italia punterà al rafforzamento dei servizi essenziali - in particolare sistemi sanitari ed educativi - ed allo sviluppo di catene di valore sostenibili nel settore agroalimentare.

Nel Corno d’Africa, il Documento sottolinea che il maggior impegno italiano sarà diretto alla collaborazione intergovernativa, in particolare investendo in infrastrutture, energia, agricoltura sostenibile e innovazione imprenditoriale. Verrà favorito il coinvolgimento del settore privato anche per creare incubatori per l’avvio di start-up.

Incisivi interventi di cooperazione sono poi previsti in Uganda (infrastrutture), Mozambico (sanità, agricoltura, ambiente, sviluppo urbano), Tanzania (formazione, salute, economia del mare), Malawi e Zambia. Inoltre - sulla scia di quelli già adottati o in via di adozione con Tunisia, Mozambico, Etiopia, Kenya e Senegal - si continuerà a perseguire l’obiettivo della finalizzazione o rinnovo di Piani pluriennali di cooperazione con Paesi africani identificati come prioritari.

 

 

l’europa orientale

L’aggressione russa ha reso Ucraina e Moldova una priorità per la cooperazione italiana. Il governo si è impegnato ad assistere la popolazione ucraina con aiuti umanitari, ricostruzione delle infrastrutture critiche e dei servizi di base. Nel 2023 è stato aperto un ufficio della Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) a Kiev, che seguirà anche le attività nella vicina Moldova. L’Italia lavorerà poi alla ricostruzione post-bellica in linea secondo una logica di "build back better" - per rendere le infrastrutture più resilienti e sostenibili – e nell’ottica di preparare un futuro ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea (nel luglio 2025 Roma ospiterà la Ukraine Recovery Conference).

Anche la regione del Caucaso, ed in particolare l’Armenia e l’Azerbaigian, saranno oggetto di speciale attenzione da parte della cooperazione italiana, con l’obiettivo di una stabilizzazione dell’area e di un suo avvicinamento all’UE.

 

Sin dall’inizio del conflitto l’Italia ha assicurato il proprio sostegno politico, militare, finanziario e umanitario all’Ucraina, cui si sono aggiunte anche l’accoglienza dei rifugiati ucraini in fuga dalla guerra e il contributo materiale per il recupero delle infrastrutture energetiche.

Per l’analisi di

In conseguenza del perdurare della grave crisi internazionale in Ucraina, il decreto-legge n. 200/2024 (A.S. 1335, si veda il dossier) ha prorogato fino al 31 dicembre 2025, previo atto di indirizzo delle Camere, l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative ucraine, nei termini e con le modalità previste dall'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14).

Da ultimo, il 21 gennaio 2025 al Senato e il 22 gennaio 2025 alla Camera, in seguito alle comunicazioni rese dal Ministro della Difesa ai sensi del l'articolo 1 del decreto-legge n. 185 del 2022, sono state approvate le risoluzioni che impegnano il Governo, tra l'altro, a proseguire il sostegno militare all'Ucraina (al Senato la risoluzione n. 6 Craxi, Terzi Di Sant'Agata, Pucciarelli, Petrenga, Barcaiuolo, Ronzulli, Galliani, Rosso, Lotito, Damiani, Trevisi, Ternullo, Silvestro, Paroli, risultando assorbite o precluse le altre proposte di risoluzione presentate.

Alla Camera è stata interamente approvata la risoluzione n. 6-147 Bignami, Molinari, Barelli e Lupi; sono state parzialmente approvate le risoluzioni n. 6-148 Braga e altri, n. 6-152 Faraone e altri, nel testo riformulato, la risoluzione n. 6-151 Richetti e altri e, infine, nel testo riformulato, la risoluzione Della Vedova e Magi n. 6-153).

 

 

balcani

Il Documento ribadisce l’interesse strategico dei Balcani occidentali per l’Italia, sia per i forti legami storici, economici e culturali bilaterali esistenti che per il loro ruolo nel controllo dei flussi migratori.

L’Italia sostiene con forza l’ingresso dei Balcani nell’Unione Europea, considerandolo un passo fondamentale per la stabilità regionale. La cooperazione italiana del triennio 2024-2026 sarà orientata a progetti di cooperazione regionale, da realizzarsi in più Paesi e ambiti di intervento in sinergia con iniziative e strumenti UE. Un’attenzione particolare sarà dedicata all’Albania, partner storico dell’Italia con cui si rafforzeranno ulteriormente i rapporti economici e culturali.

 

 

medio oriente

Anche il Medio Oriente resta un’area prioritaria per la politica estera italiana e l’azione della cooperazione si concentrerà in Paesi di tradizionale intervento quali Libano, Giordania, Palestina e Iraq. Riconoscendo che la crescita economica e l’occupazione sono fattori chiave per la stabilità della regione, fortemente provata da guerre e crisi umanitarie, gli interventi del triennio 2024-2026 riguarderanno soprattutto la formazione e la creazione di opportunità lavorative, lo sviluppo rurale, le infrastrutture, il contrasto al cambiamento climatico e la tutela delle fasce vulnerabili della popolazione (fra cui rifugiati e minoranze etniche e religiose).

Il Documento sottolinea inoltre che la consueta attenzione sarà dedicata all’evolversi della situazione in Siria e Palestina, dove l’Italia intende accrescere il suo contributo nell’assistenza umanitaria, nella ricostruzione delle aree colpite dal conflitto e nella promozione di iniziative di pace.

 

asia

Il Documento puntualizza che gli interventi della cooperazione in Asia nel triennio considerato saranno uno strumento per il rafforzamento del Partenariato di sviluppo Italia-ASEAN, attraverso il coordinamento della sede AICS recentemente riaperta ad Hanoi. Oggetto di particolare attenzione saranno l’Afghanistan e il Pakistan; in quest’ultimo Paese - tra i più popolosi al mondo e tra i principali luoghi di provenienza dei flussi migratori verso l’Italia – si punterà soprattutto nei settori della formazione, dell’agricoltura e della valorizzazione del capitale umano e del dialogo interreligioso al fine di depotenziare le cause profonde delle migrazioni forzate.

Altri interventi sono previsti in Bangladesh, Sri Lanka, Kirghizistan e Tagikistan, soprattutto negli ambiti della formazione e delle risorse idriche e ambientali.

 

america latina

Il Documento chiarisce che gli ambiti di principali intervento in America Latina saranno soprattutto quello ambientale, della promozione della sostenibilità e biodiversità, della prevenzione delle catastrofi, della lotta al cambiamento climatico e della tutela dei diritti umani. In particolare, in Colombia il focus sarà su tutela della biodiversità e sostegno ai processi di pacificazione. La sede AICS di Bogotà potrà coordinare programmi regionali per l’America meridionale, mentre la sede AICS in El Salvador guiderà l’azione in America centrale, incentrata su istruzione, inclusione sociale, sicurezza alimentare e ambiente. Consueta attenzione sarà poi dedicata a Cuba, in particolare per lo sviluppo di modelli di agricoltura sostenibile e di tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale.

 

sids

Per quel che riguarda i Piccoli Stati Insulari in via di Sviluppo (SIDS), particolarmente vulnerabili al cambiamento climatico ed al degrado ambientale, gli interventi della cooperazione italiana si concentreranno sull’adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, sulla gestione sostenibile delle risorse naturali e su energia, agricoltura e pesca.

 

i paesi prioritari

Il Documento ha identificato 38 Paesi prioritari, di cui 23 in Africa. L’elenco è stato aggiornato per rispondere al nuovo contesto globale, ad esempio in Ucraina, e rafforzare il focus sulla regione africana (sono stati inseriti Ciad, Costa d’Avorio, Eritrea, Ghana, Guinea, Libia, Mauritania, Malawi, Congo, Tanzania, Uganda e Zambia).

Come di consueto, la lista dei Paesi prioritari – che non si applica all’intervento umanitario (pertanto l’Italia continuerà ad intervenire anche in altri Paesi in caso di emergenze umanitarie, soprattutto protratte) - non esclude la possibilità di intervento della cooperazione italiana anche in altri Paesi di interesse, purché essi siano inclusi nell’elenco predisposto da OCSE-DAC dei Paesi che possono beneficiare dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo. Il Documento richiama, poi, l’attuazione delle Linee guida sul Nesso Umanitario-Sviluppo-Pace, che prevedono l’individuazione dei Paesi pilota in cui realizzare attività concertate fra questi settori, sulla base di un’analisi di contesto complessiva. In questa fase è stato individuato un Paese per ognuna delle tre aree (Libano, Etiopia e Colombia).

 


 

3. I settori di intervento

 

 

Il capitolo 3 del Documento delinea i settori e le tematiche su cui si concentrerà la cooperazione allo sviluppo italiana nel prossimo triennio 2024-2026, tenendo conto dell’esperienza acquisita in determinati ambiti dagli attori del sistema italiano di cooperazione, nonché del contesto nei Paesi di destinazione degli interventi e delle priorità da questi indicate nei propri piani nazionali di sviluppo.

 

Il capitolo sottolinea nuovamente, in apertura come l’Agenda 2030 e i suoi Obiettivi di sviluppo sostenibile rappresentino uno dei capisaldi della Strategia italiana della cooperazione allo Sviluppo. In particolare, le priorità di azione del triennio 2024-2026 sono direttamente correlate ai 5 Pilastri dell’agenda 2030 (Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partenariato) ed agli Obiettivi e Target di sviluppo sostenibile.

 

L’obiettivo di fondo, per il triennio in questione, è quello di concentrare l’azione italiana nei seguenti settori prioritari e tematiche trasversali in cui l’Italia vanta una consolidata e riconosciuta esperienza:

 

istruzione, formazione e lavoro dignitoso

Il Documento evidenzia l’impegno a garantire a tutti l’accesso a un’istruzione inclusiva (in particolare per le categorie più vulnerabili) e di qualità, precondizione per uno sviluppo comunitario duraturo e sostenibile e per la realizzazione personale e professionale.

Particolare rilevanza sarà attribuita all’istruzione primaria e secondaria, all’alta formazione (per studenti, professori, imprenditori e funzionari pubblici) e alla formazione professionale e tecnica, soprattutto orientata a filiere strategiche (ad esempio quelle del tessile, dell’agroalimentare, del turismo e delle energie rinnovabili).

Come modello virtuoso viene indicato quello dei programmi di formazione civica, linguistica e professionale per i lavoratori stranieri regolarmente presenti in Italia, nel quadro normativo come modificato dalla Legge n. 50/2023, in grado di conseguire un positivo impatto sul territorio dei Paesi di intervento in termini di crescita del settore privato locale e di avvio di economie di scala.

 

 

 

L’Obiettivo 4 si propone garantire un'istruzione di qualità, fattore rilevante per migliorare la vita delle persone e rendere attuabile uno sviluppo sostenibile. I target da monitorare comprendono: l'accesso per tutti all'istruzione di ogni ordine e grado (scuola dell'infanzia, primaria, secondaria e terziaria); la qualità dell'istruzione impartita; il possesso delle conoscenze e delle competenze per l'occupazione e per lo sviluppo sostenibile; l'eliminazione delle disparità di genere nell'istruzione e la parità di accesso per i più vulnerabili; il monitoraggio delle strutture scolastiche, in modo che siano adatte alle esigenze di tutti.

Per approfondimenti, v. capitolo Goal 4 - Istruzione di qualità del rapporto ISTAT 2024.

 

 

agricoltura e sicurezza alimentare

Il Documento sottolinea che la promozione di sistemi alimentari sempre più sostenibili e competitivi sui mercati internazionali sarà centrale nell’azione della cooperazione italiano per il triennio 2024-2026.

L’obiettivo, come ricorda il Documento, è quello di garantire la sicurezza alimentare e un reddito dignitoso ai piccoli produttori ed operatori economici del settore, preservando al contempo la biodiversità e le risorse naturali.

L’Italia può condividere con i Paesi partner il proprio modello di produzione agricola e le competenze all’avanguardia delle aziende della sua filiera agroalimentare basata sulla Dieta mediterranea (prodotti stagionali di qualità, filiere corte, sostenibilità ambientale), in termini sia di utilizzo di tecnologie esistenti (ad esempio per l’irrigazione e la meccanizzazione dell’agricoltura) che di ricerca e sperimentazione di nuovi strumenti.

In particolare, il Documento evidenzia l’impegno dell’Italia, nel triennio considerato, ad offrire la propria expertise in importanti settori come quello della pesca sostenibile e ad affrontare la sfida della sicurezza alimentare - in connessione con quella del cambiamento climatico, che mette a rischio la disponibilità di cibo ed acqua per ampie fasce di popolazione - collaborando con attori della filiera e del settore privato italiani e locali.

 

L’Obiettivo 2 si propone di garantire all'intera umanità l'accesso a un'alimentazione sana e nutriente, attraverso la promozione di un'agricoltura sostenibile. I target da monitorare comprendono: il buon funzionamento del mercato agricolo, attraverso un equo accesso alla terra e alla tecnologia; politiche di sostegno allo sviluppo rurale; politiche di conservazione della diversità genetica vegetale e animale e di promozione di pratiche agricole a basso impatto ambientale.

Per approfondimenti, v. capitolo Goal 2 - Porre fine alla fame del rapporto ISTAT 2024.

 

 

ambiente e cambiamento climatico, riduzione dei rischi ed energia

Il Documento rileva che la sostenibilità ambientale e climatica sarà integrata in ogni azione del sistema italiano di cooperazione allo sviluppo. Strumento prioritario per interventi di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico sarà il Fondo italiano per il clima, che, con una dotazione di 4,4 miliardi di Euro, coprirà uno spettro molto ampio di iniziative sia pubbliche che private, molte delle quali in Africa, ad elevato impatto climatico (cfr. quadro normativo).

Un ruolo centrale avranno le strategie di economia circolare e riduzione degli sprechi nella produzione e offerta di cibo e acqua e quelle di generazione decentralizzata di energia da fonti rinnovabili, attraverso la promozione di nuove tecnologie e il maggior coinvolgimento del settore privato e delle donne nella lotta ai cambiamenti climatici e nell’economia verde.

L’Italia considera inoltre importante condividere l’esperienza del Sistema di protezione civile nazionale e di quello europeo per il miglioramento delle capacità di gestione e prevenzione delle catastrofi naturali che il cambiamento climatico in atto rende più frequenti.

 

L’Obiettivo 13 mira all'adozione di misure urgenti e di impatto sostanziale per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze. I target da monitorare comprendono: l’integrazione nelle politiche, nelle strategie e nei piani nazionali di misure di contrasto ai cambiamenti climatici, al fine di rafforzare la resilienza dei territori rispetto ai rischi legati al clima e ai disastri naturali; la promozione della conoscenza sui fenomeni; la sensibilizzazione di cittadini e istituzioni.

Per approfondimenti, v. capitolo Goal 13 - Combattere il cambiamento climatico del rapporto ISTAT 2024.

 

 

salute

Il Documento ricorda che la salute, intesa come stato di benessere bio-psico-sociale, è un diritto umano fondamentale e universale e un presupposto irrinunciabile per uno sviluppo sociale ed economico sostenibile di tutti i popoli.

L’Italia ritiene necessario rafforzare sistemi sanitari di qualità, che garantiscano un accesso equo ed inclusivo, attraverso la collaborazione con tutti gli attori coinvolti (personale sanitario, amministratori locali, ricercatori e accademici), la formazione e la tecnologia (ad esempio per la promozione della telemedicina, essenziale per raggiungere zone remote o interessate da conflitti e crisi umanitarie).

L’Italia considera prioritaria la lotta alle malattie trasmissibili – attraverso il rafforzamento dei servizi di prevenzione, diagnostica e sorveglianza epidemiologica, nonché la diffusione di vaccini sicuri, efficaci ed a prezzi accessibili – e la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie mirate alla tutela della salute nella sua visione più olistica, che implica considerazioni sulla salute animale e degli ecosistemi.

 

L’Obiettivo 3 si propone di garantire la salute e di promuovere il benessere per tutti e a tutte le età. I target da monitorare comprendono: la riduzione della mortalità materno-infantile; la lotta alle epidemie; il contrasto alle malattie trasmissibili ed alle malattie croniche; la promozione del benessere e della salute mentale; il contrasto alla diffusione degli stili di vita poco corretti; la diminuzione della mortalità dovuta incidenti stradali.

Per approfondimenti, v. capitolo Goal 3 - Assicurare la salute per tutti del rapporto ISTAT 2024.

 

 

acqua e igiene

Il Documento pone l’obiettivo dell’accesso universale all’acqua potabile ed ai servizi igienico-sanitari, anche attraverso la promozione di tecnologie innovative ed efficienti per la gestione e il riutilizzo delle acque reflue, la sanificazione delle acque in aree rurali e la desalinizzazione.

 

A tal riguardo si ricorda che nella prefazione del Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2024, intitolato “L’acqua per la prosperità e la pace”, viene sottolineato che “la crisi idrica che stiamo affrontando oggi può avere diverse manifestazioni e ripercussioni. Da un lato, i rischi di inondazione sono in aumento. Dall’altro, metà della popolazione mondiale sta affrontando una grave scarsità idrica. Tra il 2002 e il 2021, la siccità ha colpito più di 1,4 miliardi di persone, causando la morte di quasi 21.000 di esse. Diciamolo chiaramente: questa situazione potrebbe portare a una crisi sistemica nelle nostre società. Se l’umanità ha sete, le questioni fondamentali relative all’istruzione, alla salute e allo sviluppo sostenibile passeranno in secondo piano, eclissate dalla quotidiana lotta per l’acqua” e che “il 50% dei posti di lavoro nei paesi ad alto reddito dipende dall’acqua, percentuale che sale all’80% nei paesi a basso reddito”[1].

 

L’Obiettivo 6 punta a rendere accessibili a tutti acqua pulita e adeguati livelli d'igiene. I target da monitorare comprendono: investimenti nelle diverse attività del ciclo dell’acqua, dal prelievo alla distribuzione, fino al trattamento delle acque reflue; la promozione di una maggiore efficienza nell'utilizzo dell'acqua in tutti i settori (civile, industriale, energetico, agricolo), attivando sistemi di monitoraggio; investimenti nella manutenzione e nello sviluppo delle infrastrutture idriche; la promozione di pratiche di riciclo e raccolta.

Per approfondimenti, v. capitolo Goal 6 - Acqua pulita e servizi igienico-sanitari per tutti del rapporto ISTAT 2024.

 

 

industria, innovazione, infrastrutture sostenibili

Il Documento mette in luce l’impegno della cooperazione italiana nel triennio 2024-2026 di diffondere la consolidata e riconosciuta esperienza dell’Italia nello sviluppo di filiere industriali nei settori dell’agroalimentare, delle costruzioni, del turismo, del tessile e dell’energia.

Gli interventi saranno volti ad incrementare le capacità produttive, l’occupazione e il reddito delle comunità locali. La gestione dei programmi dedicherà spazio all’innovazione, alla ricerca, al ruolo delle donne e all’utilizzo di tecnologie rispettose dell’ambiente, per favorire modelli di consumo e produzione più sostenibili e inclusivi.

 

L’Obiettivo 9 rappresenta un obiettivo trasversale rispetto all'Agenda 2030 e propedeutico al raggiungimento di altri obiettivi di sostenibilità, poiché infrastrutture, innovazione e industrializzazione sono volani essenziali dello sviluppo sostenibile. I target da monitorare comprendono: il potenziamento e l'ammodernamento delle infrastrutture per l'erogazione di quei servizi (sanità, istruzione, approvvigionamento energetico e idrico, sicurezza e giustizia, trasporti, gestione dei rifiuti) che favoriscono la crescita economica e il miglioramento del benessere sociale; l’equità nell'accesso alle infrastrutture da parte di tutti i potenziali fruitori; il sostegno all'attività produttiva, intesa quale fonte primaria di occupazione e reddito; la promozione degli obiettivi di inclusione e sostenibilità attraverso lo sviluppo della capacità tecnologica, innovativa e di ricerca dell'apparato produttivo.

Per approfondimenti, v. capitolo Goal 9 - Imprese, innovazione e infrastrutture del rapporto ISTAT 2024.

 

 

città, insediamenti umani inclusivi e sostenibili

Il Documento evidenzia il sostegno italiano allo sviluppo di un’urbanizzazione sostenibile, che garantisca l’accesso delle popolazioni all’abitazione, ai servizi, alle infrastrutture, all’occupazione ed alla vita della comunità. In particolare, l’Italia, grazie alla sua storia e tradizione, promuoverà il potenziamento delle così dette città secondarie, che permettono un maggior equilibrio delle dinamiche urbane, sociali, economiche ed ambientali e favoriscono un rapporto più integrato con la campagna e i sistemi di produzione alimentare.

 

Fra i target in cui si declina l’Obiettivo 11, trattato più ampiamente al punto precedente, rientra anche il potenziamento degli sforzi per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo (11.4).

Per approfondimenti, v. capitolo Goal 11 - Città inclusive, sicure, resilienti e sostenibili del rapporto ISTAT 2024.

 

 

salvaguardia e promozione del patrimonio culturale

Il Documento ricorda il valore strategico delle iniziative culturali, che rappresentano un settore di tradizionale esperienza dell’azione italiana in grado di rilanciare lo sviluppo economico non solo in termini di creazione di impiego per la tutela dei siti del patrimonio culturale materiale (incluso il patrimonio naturale) ma anche per l’indotto turistico collegato alla loro valorizzazione. A tal fine, sarà importante sostenere le industrie culturali, creative e sportive, l’artigianato e il turismo responsabile.

 

L’Obiettivo 11 mira a garantire la sostenibilità urbana, fattore cruciale per la gestione dei consumi energetici, della protezione dell’ambiente e della salute pubblica. I target da 11.4 Potenziare gli sforzi per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo;

Per approfondimenti, v. capitolo Goal 11 - Città inclusive, sicure, resilienti e sostenibili del rapporto ISTAT 2024.

 

 

demografia, uguaglianza di genere, rafforzamento del ruolo delle donne

Il Documento considera l’uguaglianza di genere un tema prioritario e trasversale, da integrare in tutte le iniziative di cooperazione del triennio 2024-2026 attraverso la valorizzazione della prospettiva di genere nella preparazione, progettazione, attuazione, monitoraggio e valutazione di ogni intervento.

L’Italia considera prioritario proteggere le donne tutelandone la salute e la sicurezza nonché promuovendone il ruolo nell’economia, nella formazione, nella lotta all’insicurezza alimentare ed ai cambiamenti climatici e nella costruzione della pace. Particolare spazio avranno le politiche demografiche e di pianificazione domestica, orientate alla conciliazione fra vita lavorativa e familiare.

 

 

L’Obiettivo 5 propone di eliminare ogni forma di discriminazione e violenza verso tutte le donne, incluse pratiche quali i matrimoni precoci o forzati e le mutilazioni genitali. I target da monitorare comprendono: la garanzia della parità tra tutte le donne nei diritti e nell'accesso alle risorse economiche, naturali e tecnologiche; la partecipazione delle donne in parità di condizioni a tutti i livelli decisionali politici ed economici; la valorizzazione del lavoro domestico non retribuito; la promozione di responsabilità condivise all'interno delle famiglie, conformemente agli standard nazionali; l’accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti in ambito riproduttivo; la diffusione dell’uso di tecnologie abilitanti, in particolare quelle dell'informazione e della comunicazione, per promuovere l'emancipazione della donna; la promozione di una legislazione improntata alla parità di genere.

Per approfondimenti, v. capitolo Goal 5 - Parità di genere del rapporto ISTAT 2024.

 

 

buon governo, pace e sicurezza umana

Il Documento ribadisce il tradizionale impegno della cooperazione italiana al rispetto dei diritti umani, allo sviluppo dello stato di diritto, al rafforzamento istituzionale ed al consolidamento dei processi di pace. A tal fine, si utilizzeranno combinatamente vari strumenti, fra cui non solo assistenza finanziaria ma anche tecnica e giuridica, formazione e programmi di contrasto alla diffusione della criminalità organizzata e di pratiche corruttive che minano la democrazia e lo sviluppo sostenibile.

In tale contesto, il Documento assegna inoltre un ruolo centrale alla gestione delle cause delle migrazioni forzate, attraverso, da un alto, la promozione di canali di mobilità legale e, dall’altro, la collaborazione con i Paesi partner, il settore privato e le competenti organizzazioni internazionali per favorire la riduzione dei fattori di spinta delle migrazioni e il reintegro dei migranti di ritorno.

 

L’Obiettivo 16 è volto alla promozione di società aperte, pacifiche e inclusive, basate sull'accesso universale alla giustizia e su istituzioni responsabili ed efficaci.

I target da monitorare comprendono: la promozione dello stato di diritto; un pari accesso alla giustizia per tutti; la lotta al crimine organizzato, alla corruzione ed agli abusi di potere in tutte le loro forme; lo sviluppo a tutti i livelli di istituzioni efficaci, responsabili e trasparenti; il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, in conformità con la legislazione nazionale e con gli accordi internazionali; la promozione di una legislazione non discriminatoria e di politiche di sviluppo sostenibile.

Per approfondimenti, v. capitolo Goal 16 - Pace, giustizia e Istituzioni solide del rapporto ISTAT 2024.

 

 

transizione digitale

Il Documento individua nella transizione digitale un fattore in grado di accelerare lo sviluppo sostenibile dei Paesi partner, contribuendo a migliorare la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici (in particolare salute ed istruzione), promuovere l’innovazione e favorire la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica (soprattutto nelle aree rurali). L’azione della cooperazione nel triennio considerato potrà includere percorsi di trasformazione digitale capaci di creare occupazione e una riduzione dei fattori di spinta delle migrazioni.

 

L'Obiettivo 17 è incentrato sul rafforzamento dei mezzi di attuazione dell'Agenda 2030 e sulla promozione del partenariato globale per lo sviluppo sostenibile ed ha carattere trasversale rispetto ai vari Obiettivi, che propongono, invece, mezzi di attuazione specifici. I target da monitorare comprendono: il rafforzamento della cooperazione Nord-Sud, Sud-Sud, la cooperazione triangolare regionale e internazionale e l'accesso alle scoperte scientifiche, alla tecnologia e alle innovazioni; la condivisione della conoscenza attraverso un meccanismo globale di accesso alla tecnologia; la promozione nei Paesi in via di sviluppo della crescita, dello scambio e della diffusione di tecnologie rispettose dell'ambiente, a condizioni favorevoli, attraverso patti agevolati e preferenziali stabiliti di comune accordo; l’impegno a rendere operativo entro il 2017 il meccanismo per il rafforzamento della tecnologia della banca e della scienza, della tecnologia e dell'innovazione per i Paesi meno industrializzati; il rafforzamento dell'uso della tecnologia avanzata in particolar modo nell'informazione e nelle comunicazioni.

Per approfondimenti, v. capitolo Goal 17 - Partnership per gli obiettivi del rapporto ISTAT 2024.

 

 

disuguaglianze, inclusione e disabilità

Il Documento sottolinea l’importanza di “non lasciare indietro nessuno” e intervenire sulle norme e prassi discriminatorie con un approccio inclusivo, a tutela delle categorie più vulnerabili, fra cui le persone con disabilità. Si tratta di un aspetto che verrà sistematicamente integrato in tutti gli interventi della cooperazione italiana per il triennio 2024-2026.

 

L’Obiettivo 10 punta all'adeguamento delle politiche e degli strumenti legislativi, in ogni Paese, per ridurre le disparità basate su qualsivoglia fattore. I target da monitorare comprendono: la promozione dell'inclusione sociale a livello globale, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, stato economico o altro; la correzione delle disparità di accesso alla sanità, all'istruzione e ad altri servizi e delle marcate disparità di reddito che minacciano la coesione sociale; la promozione delle pari opportunità nei risultati, anche eliminando leggi, politiche e pratiche discriminatorie e promuovendo legislazioni, politiche e azioni appropriate a tale proposito; l’adozione di politiche - in particolare fiscali, salariali e di protezione sociale – volte a raggiungere progressivamente una maggior uguaglianza.

Per approfondimenti, v. capitolo Goal 10 - Ridurre le disuguaglianze del rapporto ISTAT 2024.

 

 

 


 

4. Gli strumenti

 

 

Il capitolo 4 del documento si occupa della governance del sistema della cooperazione italiana, sia bilaterale che multilaterale, individuando gli attori istituzionali, economici e della società civili che operano nel sistema, sotto il coordinamento del Maeci. 

 

 

Il capitolo si apre sottolineando la “centralità” dell’azione di coordinamento assegnata al Maeci, all’interno del quadro di riferimento rappresentato dall’Agenda 2030 e “nell’ambito degli indirizzi politici definiti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri”.

 

L’obiettivo di fondo, per il triennio in questione, è quello di rafforzare la governance della cooperazione italiana, accentuando il coordinamento strategico e le sinergie operative tra i suoi principali attori istituzionali, in collaborazione con il settore privato, gli enti territoriali, la società civile e le università.  Una menzione viene fatta anche alla “cooperazione non istituzionale e spontanea, come i missionari, le fondazioni, gli enti benefici e religiosi, i corpi civili di pace”.

 

Per quanto riguarda la cooperazione bilaterale, il documento indica l’impegno a una maggiore coerenza nella programmazione degli interventi, riducendone il numero dei progetti per aumentarne dimensioni, impatto e durata. Come modelli virtuosi vengono indicate grandi progettualità, dell’ordine di 200-300 milioni di euro, in grado di conseguire un significativo impatto sul territorio, finanziabili attraverso la combinazione dei diversi strumenti della cooperazione, con il coinvolgimento di grandi donatori internazionali e di istituzioni finanziarie regionali e nazionali.

 

Il documento ricorda poi l’esigenza di “fare squadra in un sistema multi-attore”. La necessità di coordinamento si pone per tutti gli attori del sistema, in particolare per:

-        le amministrazioni dello Stato e gli enti pubblici;

-        le organizzazioni della società civile (tra cui vengono citate anche le associazioni delle diaspore);

-        gli enti territoriali;

-        il sistema universitario;

-        il settore privato.

 

Per quanto riguarda il contesto europeo, il documento pone l’obiettivo di una maggiore partecipazione degli attori della cooperazione italiane all’attuazione della politica di sviluppo Ue, in tutte le sue forme: sovvenzioni, finanziamenti misti e delega di attività. La cooperazione europea è infatti ormai da considerarsi un “canale strategico”, sia per le risorse finanziarie di cui dispone che per la capacità di affiancare gli interventi bilaterali nazionali. Ottenere l’affidamento della gestione di programmi di cooperazione per conto dell’Ue, rappresenta inoltre il riconoscimento della credibilità dello Stato membro, “su cui investire in maniera ancor più proficua nel prossimo triennio”.

 

Il documento sottolinea che il rafforzamento della componente bilaterale non deve essere visto in contrapposizione con quella che viene definita la “tradizionale vocazione multilaterale italiana”. Al contrario – si rileva – il potenziamento dello sforzo bilaterale è funzionale ad un sempre maggiore consolidamento del ruolo italiano a livello internazionale.

L’Italia considererà il ricorso alle organizzazioni internazionali nei contesti bellici e di forte instabilità e per valorizzare le loro competenze tecniche. Una particolare attenzione sarà prestata al monitoraggio dell’efficienza ed efficacia di quanto realizzato con i fondi italiani.

Il documento evidenzia il sostegno italiano al sistema di sviluppo Onu, con particolare attenzione alle organizzazioni con sede in Italia. Tra queste vengono citate in primo luogo quelle del cosiddetto “polo romano” delle Nazioni Unite (FAO, PAM e IFAD), che costituisce il terzo per importanza dopo New York e Ginevra, ed è punto di riferimento globale sui temi dello sviluppo agricolo e della sicurezza alimentare.  Vengono poi citati gli altri centri ospitati nel nostro Paese, come il centro di formazione CIHEAM (Centre International de Hautes Etudes Agronomiques Méditerranéennes) di Bari, la Base di pronto intervento umanitario di Brindisi e le diverse istituzioni della formazione e ricerca (come il Polo Onu di Torino e quello scientifico di Trieste).

 

Un quadro più dettagliato della collaborazione italiana con le organizzazioni internazionali è analizzato nella scheda di approfondimento dedicata a questo tema, allegata al documento (pagg. 57-67). 

 

La scheda dà conto della programmazione delle diverse modalità di partecipazione italiani nei contesti multilaterali, soffermandosi su:

-        la Presidenza italiana del G7 (che in realtà si è già conclusa);

-        il sostegno al sistema Onu;

-        la promozione degli organismi internazionali con sede in Italia;

-        il sostegno ai Partenariati globali (in particolare in ambito sanitario ed educativo);

-        il sostegno alle banche e fondi multilaterali di sviluppo (compresa la Banca europea per gli investimenti e le iniziative a favore dell’Ucraina).  


 

5. La finanza per lo sviluppo

 

 

Il capitolo 5 affronta il tema delle misure per assicurare adeguate risorse alla cooperazione, anche attraverso nuovi strumenti finanziari e percorsi di riforma delle istituzioni finanziarie internazionali

 

 

Il punto di partenza è la considerazione che “le risorse della finanza allo sviluppo non stanno dirigendosi prioritariamente verso i quadranti geografici (es. l’Africa) che più ne avrebbero bisogno”. Per molti Paesi poveri, inoltre, l’ammontare del debito raggiunge spesso livelli di insostenibilità, facendo loto perdere di interesse persino nei confronti dei crediti di aiuto, compresi quelli forniti a condizioni particolarmente vantaggiose.

 

E’ dunque necessaria – si legge nel documento - una ristrutturazione dell’architettura finanziaria globale, per renderla più giusta e più efficiente. Anche grazie al suo ruolo in queste istituzioni, l’Italia si impegna a sostenere il processo di riforma delle banche e dei fondi multilaterali di sviluppo. Nel triennio 2024/2026, inoltre, l’Italia svolgerà un ruolo di primo piano nel negoziato multilaterale per la definizione delle priorità delle singole istituzioni, e per migliorare l’architettura finanziaria nel suo complesso, con una particolare attenzione all’Africa.

 

L’obiettivo italiano è promuovere una maggiore efficienza e un maggiore effetto leva tra le risorse pubbliche nazionali, quelle europee e quelle internazionali. Sarà inoltre favorita la promozione di partenariati pubblico-privati nell’ambito della finanza d’impatto.

 

Con l’espressione “impact investing”, o “finanza d’impatto”, si intendono gli investimenti in imprese, organizzazioni e fondi che generano un impatto ambientale o sociale positivo e misurabile, affiancato a un rendimento finanziario

 

L’Italia – si legge ancora del documento- svolge poi un ruolo attivo, in diversi formati internazionali, per evitare la spirale del debito, anche in seno al Club di Parigi e all’iniziativa G20 nota come Quadro comune per il trattamento del debito. 

 

Un quadro più dettagliato degli strumenti finanziari per lo sviluppo sostenibile e il clima è analizzato nella scheda di approfondimento dedicata a questo tema, allegata al documento (pagg. 68-77). 

La scheda dà conto dei diversi fondi e strumenti finanziari disponibili per gli interventi di cooperazione, tra cui:

-        il Fondo italiano per il clima;

-        i fondi multilaterali per il clima, come il Green Climate Fund;

-        le attività di Cassa Depositi e Prestiti;

-        il Fondo Rotativo per la cooperazione;

-        i crediti concessionali

-        i fondi previsti dalla legge 125/2014 (garanzia delle imprese e Sviluppo+). 

 

 

 

 


 

6. L’impegno per un nuovo protagonismo dell’Italia

 

 

Il capitolo 6 del documento enuncia alcuni impegni, da realizzare nel triennio di riferimento, per valorizzare il ruolo del nostro Paese nel settore globale dell’aiuto allo sviluppo. 

 

 

Il brevissimo capitolo sottolinea la coincidenza del periodo di programmazione 2024/2026 con la presidenza italiana del G7 (che pure, come detto, si è ormai conclusa).

 

Per rafforzare le risorse destinate allo sviluppo, il documento conferma l’impegno a promuovere la collaborazione tra tutti gli attori del sistema italiano di cooperazione e il ricorso a strumenti di finanzia innovativa

 

Il coinvolgimento del settore privato viene poi indicato come essenziale per stabilire un modello incentrato sull’efficacia e l’efficienza della cooperazione.  

 

Viene inoltre confermata l’intenzione di procedere ad un aumento tendenziale della quota di risorse rispetto al prodotto interno lordo, “impegnandosi in un percorso di avvicinamento graduale all’obiettivo dello 0.7 per cento” fissato dall’Agenda 20230.  

 

Vengono infine indicati alcuni settori nei quali il nostro Paese “può legittimamente aspirare ad avere un ruolo di sprone, oltre che di leadership”, come quelli della sicurezza alimentare e della formazione professionale. 

 



[1]     Per approfondire l’argomento, si rinvia al capitolo 7 “Cooperazione transfrontaliera” del Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2024